STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO...

20
CHE COSA È L’ALTA FEDELTÀ E CI INTERESSA DAVVERO? CONTINUA LA SAGA… ESOTERIC X-03 AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA… NELL’OLIMPO ESOTERIC X-03 AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA… NELL’OLIMPO il classico non passa mai di moda il classico non passa mai di moda Lettore digitale Rotel RCD-06 e amplificatore integrato Rotel RA-06 Lettore digitale Rotel RCD-06 e amplificatore integrato Rotel RA-06 Quest’uomo una volta era un Deep Purple... RITCHIE BLACKMORE e la sua conversione folk-rock Quest’uomo una volta era un Deep Purple... RITCHIE BLACKMORE e la sua conversione folk-rock UNA TALPA VOLANTE CI HA STREGATO! UNA TALPA VOLANTE CI HA STREGATO! un concentrato di qualità Flying Mole CA-S3 HT EXCELLENCE immagini ad alta definizione dal DVD Crystalio VPS-2300 HT EXCELLENCE immagini ad alta definizione dal DVD Crystalio VPS-2300 GUIDA AI PRODOTTI CONSIGLIATI S(U)ONORA AMPLIFICATORI INTEGRATI GUIDA AI PRODOTTI CONSIGLIATI S(U)ONORA AMPLIFICATORI INTEGRATI STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO XXXVI • N. 393 • GIUGNO 2006 • MENSILE • 5,00

Transcript of STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO...

Page 1: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

C H E C O S A È L ’ A L T A F E D E L T À E C I I N T E R E S S A D A V V E R O ? C O N T I N U A L A S A G A …

ESOTERIC X-03AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA… NELL’OLIMPOESOTERIC X-03AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA… NELL’OLIMPO

il classico non passa mai di moda

il classico non passa mai di moda

Lettore digitale Rotel RCD-06 e amplificatore integrato Rotel RA-06Lettore digitale Rotel RCD-06 e amplificatore integrato Rotel RA-06

Quest’uomo una volta era un Deep Purple...

RITCHIE BLACKMORE e la sua conversione folk-rock

Quest’uomo una volta era un Deep Purple...

RITCHIE BLACKMORE e la sua conversione folk-rock

UNA TALPA VOLANTECI HA STREGATO!

UNA TALPA VOLANTECI HA STREGATO!

un concentrato di qualitàFlying Mole CA-S3

HT EXCELLENCEimmagini ad alta definizione dal DVD

Crystalio VPS-2300

HT EXCELLENCEimmagini ad alta definizione dal DVD

Crystalio VPS-2300

GUIDA AI PRODOTTI

CONSIGLIATI

S(U)ONORA

AMPLIFICATORI

INTEGRATI

GUIDA AI PRODOTTI

CONSIGLIATI

S(U)ONORA

AMPLIFICATORI

INTEGRATI

S T E R E O H I - F I L A P I Ù A U T O R E V O L E R I V I S T A A U D I O • A N N O X X X V I • N . 3 9 3 • G I U G N O 2 0 0 6 • M E N S I L E • € 5 , 0 0

Page 2: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

di Paolo Corciulo

Allo stesso modo oggi non tro-verete mai un classe D chesuona benissimo e costa una

miseria… Magari una o l’altra del-le caratteristiche richieste nei casiprecedenti sono compatibili con larealtà; tutte insieme, in ciascunodegli esempi, mai!A meno che non vi vogliate farconvincere, da qualcuno che lo faper interesse o incompetenza, che il“miracolo” è possibile, che tutti glialtri, produttori e consumatori, so-no come Berlusconi definì chi votaa sinistra …Questo breve ma incisivo preambo-lo, unicamente per chiarire il gine-praio in cui deliberatamente ci sia-mo infilati ma che proprio per que-sto merita di essere chiarito: l’arri-vo della classe D e dei suoi… “de-rivati” ha generato nell’enclavedell’hi-fi discussioni con toni benpiù esacerbati di quelli tipici delBar Sport, animate da quella tipicaparanoia del “o con me o contro dime” che troppo spesso sembra co-lorare il nostro hobby.In questo contesto ha poco sensoschierarsi per una o l’altra tecnologia,quando abbiamo appurato che quel-lo che conta è assolutamente l’abbi-namento (ottimale) di ogni elementodella catena e un risultato sonoro ra-gionevole e piacevole...Per ciò che ci riguarda, nel tempoabbiamo analizzato con l’abitualeequidistanza gli aspetti di questa tec-nologia che via via si sono palesati:l’ottimo utilizzo dei moduli Ice Powerda parte di chi li ha creati, le raffina-te evoluzioni hi-end di un costruttorecome Jeff Rowland, il sopravvaluta-to fenomeno del T-Amp... Proprio diquest’ultimo (se è il caso andatevi a ri-leggere quanto scritto allora), vale lapena di riassumere sinteticamente ilgiudizio (buono in relazione al costo- non attinente l’hi-fi per prestazioniassolute) per comprendere che quan-to verrà di seguito affermato non è as-solutamente in contraddizione conquanto già espresso: la classe D è lagrande rivoluzione nell’amplifica-zione del terzo millennio.Come molte “nuove tecnologie”,leggi compact disc, non necessaria-mente questo titolo equivale a unsalto in avanti qualitativo nell’im-

mediato; molto più spesso le rivo-luzioni o le evoluzioni che si radi-cano nel tessuto di un settore pre-sentano la caratteristica della co-modità, della versatilità o della ri-duzione dei costi di produzione. Tutto ciò ci porta alla memoria si-tuazioni che sanno di già visto e sen-tito: ricordate la prima apparizionedei transistor? Appena presentatiavrebbero dovuto sostituire in uncolpo solo le valvole, e in parte lohanno fatto, ma solo oggi possiamoaffermare che, in un certo senso, unao l’altra tecnologia si equivalgono seusate con criterio! E soprattutto chei componenti a stato solido sono co-struiti molto meglio di allora. Ci tro-viamo allora di fronte a un fenome-no molto singolare che ci spinge adazzardare alcune analogie con il pas-sato. Un amplificatore a valvole puòsuonare in modo molto differente infunzione del carico; bene, anchemolti classe D lo fanno, per giuntacon regole differenti rispetto alla no-stra esperienza! Stesso problema eancora meno possibilità di risolver-lo rispetto al passato! Siamo di fron-te a un universo dove gli estremi co-incidono? In parte sì ma sono co-munque degli estremi. La classe Dconsente di fare cose che non si po-tevano lontanamente immaginare equesto pregio ha già decretato il suc-cesso in alcuni campi tipo quelloprofessionale o quello di applica-zioni “embedded” dove il conteni-mento degli spazi e dello smalti-mento del calore è determinante ri-spetto ad altri valori. Invece, pro-prio questi valori sono da riparame-trizzare soprattutto in funzione del-l’utilizzo nei primi istanti di vita delprodotto. Cosa che, già ora, vale ilcosto del biglietto nel campo pro-fessionale…Lo farà anche in campo hi-fi?Questo speciale ha il compito di in-dagare, con un’analisi scevra dapreconcetti o fascinazioni di alcuntipo, le prospettive di un’area che,avrete capito, è intrigante e dallenotevoli potenzialità. Potenzialitàche verificheremo nell’immediato equindi in relazione all’offerta dimercato e alla sua varietà, senzatrascurare un riferimento alle even-tuali soluzioni concorrenti di tipotradizionale: nel tipico approcciocool che ci è proprio…

SUONO • giugno 2006 39

Chi ha paura della classe D?

?ISTITUTO ALTA FEDELTÀ

Avete mai visto un elefante volare con le sue orecchie? Siete mai riusciti a identificare un’autovettura familiare che tiene la strada come una sportiva,raggiunge velocità da Formula Uno e consuma come un’utilitaria?

Page 3: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

40 giugno 2006 • SUONO

ISTITUTO ALTA FEDELTÀ

di Fernando Marco Manunta

Sicuramente, uno dei motivi percui gli amplificatori in classe“D” e quelli realizzati con tec-

nologie affini e da essa derivate so-no stati finora tenuti in scarsa con-siderazione o addirittura rifiutatidalla grande massa dagli appassio-nati di hi-fi, è perché sono sistemi atempo discreto, come lo sono altri si-stemi audio digitali quali il CD, ilDAT o, più ancora, l’SACD. Si trat-ta di una posizione preconcetta, inquanto il concetto del “tempo dis-creto” è alla base dei sistemi audiodigitali, ma non ne caratterizza inpieno le qualità sonore (l’incorni-ciato sulla classificazione dei siste-mi audio, a cui rimando il lettore de-sideroso di approfondimenti, spiegail perché). Più sorprendente però è quello cheaccade ora: ma come, fino a ieri tut-to ciò che poteva essere anche soloassociato a un amplificatore in clas-se D era soggetto ad anatema e oraè il non plus ultra? Cosa pensare?Come sempre, la verità sta nel mez-zo ed è la più grande nemica delmarketing e del giornalismo “sba-razzino”. Cerchiamo dunque di ac-costarci agli amplificatori a com-mutazione senza preconcetti e dicapire se e come un circuito in clas-se D è in grado di fornire prestazio-ni audio veramente hi-fi.

L’OTTIMIZZAZIONE DELL’EFFICIENZA NEGLI AMPLIFICATORI AUDIOAbbiamo già visto (nell’articolo su-gli amplificatori in classe A nel nu-mero di Gennaio di SUONO) che unamplificatore audio è caratterizzatoda un’efficienza reale che varia dameno del 20% a circa il 65%. L’ef-ficienza è un parametro che ci dicequanta parte della potenza assorbi-ta dall’alimentatore viene poi “pas-sata” dall’amplificatore al carico,cioè ai diffusori. E il resto? Viene,ahimè, dissipato in calore. Dunque,un amplificatore in classe B di 50 Wper canale di targa con un’efficien-za del 65% dissipa, al massimo del

volume indistorto producibile, 53W in calore tramite i dissipatori sucui sono montati i transistor finali, ri-chiedendo all’alimentatore 153 W.Questo comportamento meno cheideale è una iattura, perché oltre cherichiedere, per l’appunto, la pre-senza dei dissipatori di calore (chesono ingombranti e costosi), deter-mina uno spreco di energia. Questopuò non essere un problema in unimpianto domestico, ma in automo-bile o in un walkman o, ancora, in unimpianto per PA, laddove le poten-ze richieste sono dell’origine delledecine di migliaia di Watt, doverprodurre o acquistare inutilmente il35% di potenza in più di quella ri-chiesta può essere costoso o impos-sibile, o anche può ridurre la fruibi-lità del sistema audio. Non solo:

la produzione di calore può rappresentareun problema di non poco conto quando l’amplificatore deve essere chiusoin spazi angusti e non ventilati, come,per esempio, all’interno del cabinet di un subwoofer,oppure in un’amplificatoreda incasso per applicazioni multi-room o car audio.

I motivi per desiderare un aumentodell’efficienza degli amplificatoriaudio sono quindi numerosi e fon-dati. Purtroppo, non è possibile au-mentare l’efficienza oltre il 78% teo-rico di un amplificatore lineare inclasse B. Anzi: anche questa cifrarappresenta un limite non raggiun-gibile con qualunque circuito linea-re. Per aumentare l’efficienza è quin-di necessario considerare in modo di-verso il concetto di amplificazione.Per la teoria dei circuiti lineari, unamplificatore è un circuito che, da-to un segnale di ingresso, restituiscein uscita un segnale avente lo stes-so andamento temporale ma la cui

potenza è maggiore di quella delsegnale in ingresso. Tale definizio-ne niente dice riguardo a come l’am-plificazione viene ottenuta. Nei cir-cuiti classici, il processo di amplifi-cazione viene ottenuto mediante l’u-tilizzo di schemi circuitali in cui idispositivi attivi lavorano in modolineare: cioè, essi variano il loropunto di lavoro (tensione ai capi deiterminali di uscita e corrente da lo-ro fornita) in modo lineare e pro-porzionale al segnale di ingresso.La regola vuole che questi disposi-tivi non vadano mai in saturazione oin interdizione, tranne che in casiestremi da evitare. Questo metodo difunzionamento assegna ai dispositividi potenza il compito di “modulare”la tensione dell’alimentatore e lacorrente che questo eroga al carico(altoparlante). I dispositivi di po-tenza sono percorsi dalla correnteche va al carico e “spezzano” la ten-sione in due parti: una parte risultaapplicata al carico e l’altra cade aicapi dei terminali di uscita dei di-spositivi stessi. Per una semplicelegge dell’elettrotecnica (P=V • I), lafrazione della tensione dell’alimen-tatore che cade ai capi di un dispo-sitivo di potenza, moltiplicata per lacorrente che attraversa il dispositivostesso, determina una produzionedi potenza all’interno del dispositi-vo stesso, che la deve a sua volta dis-sipare in calore. È questo il mecca-nismo per cui l’efficienza di un am-plificatore non è pari al 100%. Da-to che la potenza “sprecata” è datadal prodotto della tensione ai capidel dispositivo per la corrente che loattraversa, l’unico modo per azze-rarla è quello di azzerare il prodot-to di queste due quantità. Ciò è pos-sibile in due modi: azzerando la cor-rente che attraversa il dispositivo oazzerando la tensione ai suoi capi. In

queste due situazioni il dispositivofunziona rispettivamente in inter-dizione (corrente nulla) o in satura-zione (tensione nulla). In entrambi i casi, il dispositivo nondissipa alcuna potenza e quindi tra-sferisce tutta la potenza dell’ali-mentatore al carico.

Non esiste alcun circuito lineare in gradodi far funzionare i suoi dispositivi di uscitain una o in entrambe queste due condizioni per qualunque valore del segnale di ingresso.

Dobbiamo quindi rivolgerci a unadiversa tipologia di circuiti.

SOLLECITAZIONE IMPULSIVAED EFFETTO VOLANOSaltiamo di palo in frasca e parlia-mo per qualche riga di motori ascoppio. Che succede, il vostro ar-ticolista è uscito di senno? No,semplicemente si utilizza un’ana-logia per spiegare come un princi-pio di funzionamento diverso daquello dei circuiti lineari può otte-nere gli stessi effetti all’atto prati-co. Parliamo di motori a scoppio,allora! Il funzionamento è noto achiunque abbia la patente: un pi-stone si muove di moto rettilineoalternato in un cilindro grazie al-l’azione detonante di una miscelaaria-benzina accesa da una scintil-la e, tramite un convertitore di mo-to da rettilineo a circolare (il com-plesso biella-albero motore) mettein rotazione un albero o un pigno-ne. La cosa più interessante è chel’azione dell’esplosione della mi-scela nel cilindro è impulsiva (av-viene a intervalli più o meno rego-lari e per brevissimi istanti), eppu-re la nostra automobile o motoci-cletta si muove in modo regolare econtinuo, non certo a balzi! Come

Mr.T e i suoi compagniLe varie opzioni dell’amplificazione digitale

Grazie a un piccolo amplificatore per altoparlanti da PC, la classe D è stata “sdoganata”:possibile che quella fetta di appassionati e progettisti fino a ieri impegnati a realizzarecostosissimi amplificatori come i monotriodo con le 300B, la consideri oggi in grado di offrireprestazioni audio di alto livello?

Page 4: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

SUONO • giugno 2006 41

è possibile? Grazie alla presenzaprovvidenziale del volano. Il vola-no è una ruota applicata a un’e-stremità dell’albero motore che,grazie alla sua massa, applica un’i-nerzia alla rotazione dell’alberostesso. In pratica, l’inerzia fa sìche l’albero motore sia “forzato” amantenere una velocità di rotazio-ne costante a prescindere dal mo-do in cui gli viene applicata la for-za che lo fa ruotare. Se provassi-mo a smontare il volano dall’albe-ro motore della nostra automobile,come primo effetto non terrebbepiù il minimo e sarebbe quasi im-possibile da gestire ai bassi regimidel motore. Probabilmente non sa-rebbe proprio possibile accendereil motore. Se invece aumentassimola massa del volano, scopriremmoche il motore è diventato più “pi-gro”, cioè meno pronto ad aumen-tare o a calare di giri, ma dal fun-zionamento più regolare, più “ro-tondo”, con minori vibrazioni. Èquindi merito del volano se un’a-zione violenta e impulsiva comequella dell’esplosione della misce-la aria-benzina nei cilindri del mo-tore della nostra macchina si tra-sforma in una marcia piacevole erilassante. In pratica il volano fa“la media” dell’energia della deto-nazione della miscela, distribuen-dola in un ampio arco temporale erendendo il moto rotatorio dell’al-bero motore più regolare.È possibile sfruttare lo stessoprincipio in un circuito elettroni-co? La risposta è affermativa. Ab-biamo detto più sopra che la solu-zione ideale per massimizzarel’efficienza di un circuito di am-plificazione sarebbe quella di farfunzionare i dispositivi di potenzain interdizione (cioè a correntenulla) o, alternativamente, in sa-turazione (cioè a tensione nulla)per azzerare o comunque mini-mizzare il prodotto V • I del dispo-sitivo che rappresenta la potenza“sprecata”. Far lavorare un dispo-sitivo a corrente nulla significa“spegnerlo”, impedirgli di fornire

alcuna corrente al carico. Vice-versa, farlo lavorare a tensionenulla significa mandarlo in satu-razione, facendo sì che esso ap-plichi al carico tutta la tensione dialimentazione. Sono due situazio-ni ben diverse dal funzionamentolineare del dispositivo, in cui lacorrente e la tensione applicata alcarico variano linearmente con ilsegnale di ingresso, assumendoinfiniti valori adiacenti man manoche il dispositivo si allontana dal-l’interdizione e approssima la sa-turazione. Proviamo dunque a fa-re quanto appena detto: prendia-mo un classico stadio finale inpush-pull (cioè con un transistordi potenza NPN collegato trauscita e alimentazione positiva eun transistor di potenza PNP col-legato tra uscita e alimentazionenegativa) e facciamo sì che ognivolta che il segnale di ingresso èmaggiore di zero il transistorNPN vada in saturazione (appli-cando al carico l’intera tensionepositiva di alimentazione) e quel-lo PNP in interdizione, quando ilsegnale è negativo accada il con-trario e quando è nullo entrambi itransistor risultino interdetti:l’amplificatore avrà un’efficienza

molto prossima al 100%, perché idue transistor non funzionano maiin zona lineare, ma il segnale au-dio prodotto assomiglierà molto aun terrificante trapanare. Perché?Beh, perché abbiamo pesante-mente quantizzato il segnale, so-stituendo una successione infinitadi valori da esso assunti con tresoli valori, associando al segnaleoriginale un fortissimo rumore diquantizzazione. Ogni volta chemandiamo in saturazione uno deitransistor, è come se “dessimofuoco alla miscela” applicandouna delle due tensioni di alimen-tazione, brutalmente, al carico: cimanca il “volano”.Prima di parlare del volano, tor-niamo all’alta fedeltà e parliamodi audio digitale. Molti degli ap-passionati di alta fedeltà sannoqual è il principio alla base dellacodifica DSD del SACD: produrreuna sequenza molto fitta di bit icui valori sono tali per cui la me-dia analogica (si badi bene) è cir-ca uguale al segnale analogicooriginale che si vuole ricostruire.In un sistema di potenza questoapproccio non è praticamente rea-lizzabile (almeno per ora) perché idispositivi di potenza non sonosufficientemente veloci da per-mettere una frequenza di bit taleda garantire una qualità del suonoadeguata alla destinazione d’usodi un amplificatore ad alta effi-cienza. Ma consideriamo il princi-pio del DSD nella sua essenza. Ilflusso di bit viene inviato in in-gresso a un filtro passa-basso chene estrae il valor medio analogico,cioè il segnale codificato nel flus-so. Ma un filtro passa-basso effet-tua una specie di media (una me-dia mobile, calcolata sui campionicontenuti in una finestra tempora-le che termina nell’istante di os-servazione e ha una larghezza paricirca alla costante di tempo piùgrande del filtro) sommando l’a-rea dei bit a “1” e sottraendo quel-la dei bit a “0” (che vengono ineffetti considerati avere un valore

pari a “-1” per generare un’area disegno negativo) e “spalmando”quindi l’area di ciascun bit su unarco temporale molto ampio. L’a-rea del singolo bit è 1/fs, dove fs èla frequenza di campionamento.Dunque è sull’area sottesa dai bitche si gioca il processo di rico-struzione del segnale. Realizzarequesto concetto e ricordarsi cheesiste tutta una famiglia di modu-lazioni numeriche che sfrutta que-sto principio è un tutt’uno. Neparliamo più in dettaglio in un in-corniciato a esse dedicato, in que-sta sede è più importante tornareal nostro volano…La forma d’onda che viene pro-dotta da un qualunque circuito acommutazione è ben diversa daquella del segnale analogico checerchiamo di amplificare: a esserefortunati è una versione “scaletta-ta” del segnale analogico (se usia-mo una modulazione PAM, vede-re l’incorniciato), altrimenti è unqualcosa che visivamente non ri-corda neanche da lontano, nean-che guardandolo a occhi socchiu-si, il segnale originale. Eppure, inquella strana forma d’onda è rac-chiusa la forma del nostro segnaleanalogico. È compito del “vola-no” estrarla da quella strana se-quenza di impulsi, proprio come ilvolano del motore dell’automobi-le estrae un moto rotatorio regola-re da una sequenza di scoppi nelcilindro. Come è fatto il “volano”di un circuito di amplificazione acommutazione? È in genere unsemplice, rozzo ma efficace filtropassa-basso a due poli, realizzatotramite un’induttanza e un con-densatore. Questo filtro passa-bas-so elimina o comunque attenua lecomponenti armoniche fuori ban-da utile presenti nella sequenza diimpulsi, effettuando una sorta dimedia mobile (come detto prima)sugli impulsi ed estraendo la sa-goma del segnale analogico origi-nale. All’ingresso del filtro diuscita abbiamo una sequenza diimpulsi, all’uscita del filtro abbia-

Dossier Classe D

Fig. 1 • Raffronto tra le curve di efficien-za di un amplificatore lineare in classe B euno in classe D di pari potenza. Si osservicome l’amplificatore in classe D si avvan-taggi notevolmente rispetto a quello li-neare per bassi livelli di uscita

Fig.2 • Curve di risposta in frequenza di unamplificatore in classe D al variare del-l’impedenza del carico. È evidente la ten-denza del filtro di uscita a risuonare. Latendenza è tanto più accentuata quantomaggiore è il modulo dell’impedenza delcarico. Si tratta ovviamente di un circuitoprivo di controreazione.

Fig. 3 • Curve di distorsione di un amplifi-catore in classe D. Si noti che è pratica-mente assente il tratto di curva in discesa.Ciò è dovuto al fatto che i residui di dis-torsione sono di notevole entità.

Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3

Page 5: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

42 giugno 2006 • SUONO

ISTITUTO ALTA FEDELTÀ

mo un segnale analogico molto si-mile a quello applicato in ingressoall’amplificatore, ma di potenzaenormemente superiore. Con di-spositivi di potenza che non fun-zionano mai in zona lineare e unfiltro passa-basso abbiamo quindirealizzato un amplificatore chenon è lineare, nel complesso fun-ziona in modo lineare ma ha

un’efficienza molto elevata(Fig.1).

Nella maggior parte dei circuiti amplificatoria commutazione,il “volano”,il filtro passa-basso,è il maggiore responsabile della quali-tà sonora,perché determina in primo luogoil comportamento dell’amplificatore nei con-fronti del carico.

Vediamo come.

IL PREZZO DELL’ALTAEFFICIENZAIniziamo col far notare ai nostrilettori che un filtro passa-bassoLC, come ogni elemento costituitoda due dispositivi reattivi, è un ri-suonatore. Possiamo lavorare sulQ del dispositivo per abbassare ilpicco di risonanza e allargare lacampana, ma se vogliamo che la-

vori efficacemente sulla sequenzadi impulsi (cioè con un tempo dirisposta limitato in modo da “se-parare” la sua risposta caratteristi-ca dal segnale audio minimizzan-do le code a bassa frequenza e ren-dendo meno udibili le sue oscilla-zioni spurie) non possiamo abbas-sare il Q al di sotto di un certo va-lore. C’è poi il fatto che il filtro ha

La Fig.A mostra i componenti principali diun amplificatore in classe D: il buffer di in-gresso, il generatore di rampa, il compa-ratore, i driver e i dispositivi di potenzache pilotano il filtro.Il “cuore”di un amplificatore in classe D è ilcomparatore che confronta il segnale di in-gresso con quello prodotto da un gene-ratore di rampa (Fig. B 1). La tensione diuscita del comparatore è una sequenzadi impulsi la cui larghezza dipende dal li-vello del segnale audio in ingresso.Comemostrato in Fig. B 2-4, il segnale audiomodula la larghezza degli impulsi,produ-cendo uno squilibrio tra le aree che si tro-vano al di sopra e al di sotto della metà del-l’ampiezza totale degli impulsi.Se si applicatale sequenza di impulsi a un filtro passa-basso, si ottiene un segnale che ha valoremedio pari alla metà dell’altezza degli im-pulsi e andamento pari alla media dellearee.Tale segnale,essendo legato all’areadei vari impulsi, a loro volta legata all’an-damento del segnale di ingresso,è di que-sto copia più o meno fedele.Ovviamente,il comparatore non può,da solo,pilotare ilfiltro di uscita e, tramite questo, il carico:ènecessario affidare il pilotaggio a disposi-tivi di potenza quali transistor o MosFet.In Fig.C possiamo vedere l’andamentotemporale della corrente nell’induttanzadel filtro di uscita in funzione del susse-guirsi di impulsi. Il tratto in salita è relativoal momento in cui il dispositivo di poten-za che collega l’induttanza all’alimenta-zione (M1) è in saturazione, quello in di-scesa è relativo al momento in cui è in sa-turazione il dispositivo che collega l’in-duttanza a massa (M2). In Fig. D, invece,sivede la tensione applicata all’induttanza(l’onda rettangolare) e quella sul carico, avalle dell’induttanza, mediata dall’azionepassa-basso del filtro.Lo schema in Fig. Amostra una struttura a ponte: l’altopar-lante non è riferito a massa ma è pilotatoa entrambi i terminali da due stadi di usci-ta simmetrici,controllati dal comparatorein opposizione di fase. Certi circuiti com-paratori intelligenti sono anche capaci dipilotare i due rami del ponte in modalità“trifase”con un certo vantaggio per quan-to riguarda l’emissione di rumore spurio e

l’efficienza. Il pilotaggio a ponte,tra l’altro,elimina la componente continua del se-gnale in uscita dall’amplificatore e per-mette di utilizzare una sola alimentazioneinvece che due (una positiva e una nega-tiva). Richiede però un filtro di uscita bi-lanciato, con due induttanze.

Struttura di base e funzionamento di un classe D

Fig. A • Struttura di principio di un am-plificatore in classe D.Fig.B • Il funzionamento di principio delcomparatore presente in ogni amplifi-catore in classe D.Fig. 8. Andamento della corrente nel-l’induttanza del filtro di uscita di un am-plificatore in classe D.Fig. 9. Tensione all’ingresso e all’uscitadell’induttanza del filtro di uscita di unamplificatore in classe D.

Fig. A

Fig. C Fig. D

Fig. B

1 2

3 4

Page 6: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

SUONO • giugno 2006 43

solo due poli, quindi non ha unaselettività elevatissima e la sua fre-quenza di taglio deve essere la piùbassa possibile se vogliamo elimi-nare quante più armoniche e spu-rie possibile. Potremmo realizzareun filtro a più di due poli, metten-do in cascata più celle LC, ma poisorgono altri problemi legati prin-cipalmente alla resistenza parassi-

ta delle induttanze e all’ingombrodei componenti. Dunque, in uscitaall’amplificatore abbiamo un filtropassivo quasi-risonante e con fre-quenza di taglio vicina all’estremosuperiore del segnale utile. Che in-fluenza ha questo filtro sul com-portamento dell’amplificatore? Laprima che può venire in mente èl’impedenza di uscita, che può es-

sere scorporata in due componenti:quella esistente quando il disposi-tivo di potenza che pilota il filtro èacceso (circa uguale alla resistenzaserie parassita dell’induttanza) equella misurabile quando il dispo-sitivo di potenza è spento (pari inprima approssimazione alla resi-stenza serie parassita ESR del con-densatore). In entrambi i casi ab-

biamo valori pari a qualche deci-mo di Ohm. Dunque, il fattore dismorzamento di un siffatto ampli-ficatore è circa uguale a 10-50. Undato accettabile ma peggiore diquello di un buon amplificatore li-neare. Ma c’è un aspetto più im-portante, che ha a che fare conl’interazione reciproca tra elemen-ti reattivi del filtro e carico. La re-

Dossier Classe D

I sistemi di elaborazione dell’informa-zione (ampia categoria nella quale ri-cadono anche i sistemi audio) possonoessere suddivisi i quattro gruppi princi-pali in relazione alle caratteristiche dicontinuità o granularità delle variabiliindipendenti e di quelle dipendenti.Nel caso specifico dei sistemi audio, lavariabile indipendente è i l tempo,quella dipendente l’intensità del se-gnale sonoro. In un sistema audio ana-logico, sia il tempo che l’intensità sonovariabili continue: esse sono definiteper ogni punto di un intervallo presta-bilito e possono assumere, in quell’in-tervallo, qualunque valore. Per espri-mere il concetto in termini più collo-quiali, se consideriamo la durata tem-porale di un brano musicale, un siste-ma audio analogico produrrà (o gesti-rà, o elaborerà) il segnale audio delbrano in modo continuo dall’inizio allafine, per tutta la sua durata, senza checi siano “buchi” nel fluire del segnalestesso. Inoltre, tale sistema audio saràin grado di produrre (o gestire o elabo-rare) qualunque valore del segnalestesso in un intervallo prestabilito, sen-za cancellare o rifiutare alcun partico-lare valore o gruppo di valori in quel-l’intervallo.Pensiamo ora a un sistema un po’ di-verso: la televisione. Tutti noi sappiamoche il sistema televisivo (che sia PAL,NTSC o SECAM) è realizzato in mododa presentare sullo schermo un certonumero di fotogrammi fissi ogni se-condo: 25 nel caso del sistema PALadottato in Italia. Le immagini di questifotogrammi sono, come detto, fisse: so-no in effetti fotografie della scena davisualizzare. L’illusione del movimentoè data dal rapido susseguirsi delle im-magini stesse. Il trucco della TV è quel-lo di sfruttare la persistenza della reti-na, che “ritiene” un’immagine per circa1/16 di secondo, per dare la sensazionedi un movimento continuo, fluido, del-le figure mostrate nei fotogrammi.Dunque, il sistema video televisivo èun sistema tempo-discreto, perché ilsegnale non è definito per qualunqueistante temporale dell’intervallo di du-rata di una trasmissione televisiva, masolo per istanti ben precisi che si pre-sentano ogni 1/25 di secondo. Cosa ne

è dell’evento video originale per tuttigli altri intervalli temporali compresitra i fotogrammi trasmessi? Non è datosaperlo. È chiaro che, trattandosi di unariproduzione di un evento reale, pos-siamo immaginare che l’azione sia unasuccessione di eventi che costituiscanoun logico raccordo tra quanto mostra-to dai vari fotogrammi in successione,ma questa affermazione è meno scon-tata di quanto si pensi. Supponiamo,infatti, che la trasmissione mostri undocumentario su alcuni piccoli insettiin grado di muoversi a velocità moltoelevata, in particolare di saltare sul po-sto molto velocemente. Se l’immaginetelevisiva inquadra uno di questi inset-ti e noi lo vediamo immobile, possiamopensare che l’insetto, in effetti, non sistia muovendo. Ma è anche possibileche, tra un fotogramma e l’altro, l’inset-to spicchi un salto per poi ricascare sulsuo posto prima della ripresa del foto-gramma successivo. Anzi: se vediamol’insetto saltare in un’azione che com-prende una decina di fotogrammi,niente ci vieta di pensare che in realtàl’insetto abbia spiccato dieci balzi sulposto e che la macchina di ripresa ab-bia catturato dieci immagini di diecibalzi distinti colti in posizioni diverse.Dato che il sistema televisivo ha “but-tato via” le infinite immagini relativeagli istanti temporali compresi tra loscoccare dei vari venticinquesimi di se-condo, noi abbiamo perso qualunquechance di sapere cosa accade negliistanti trascurati. Questo fenomeno sichiama “aliasing”: quando un segnaleanalogico viene rappresentato soltan-to da un sottoinsieme di suoi valoritemporali, perdiamo informazione e ilsegnale tempo-discreto risultante di-viene in effetti il “rappresentante” di in-finiti segnali analogici: tutti quei se-gnali analogici che, negli istanti tem-porali conservati, assumono gli stessivalori del segnale tempo-discreto. L’u-nico modo per fugare l’incertezza nel-l’interpretazione del segnale dovuta

all’aliasing è quello di assicurarci chenon sia possibile alcuna azione di du-rata inferiore all’intervallo temporaletra due istanti in cui il segnale tempo-discreto è definito. Nel caso del segna-le televisivo, nessun movimento nel-l’immagine deve poter essere comple-tato in meno di 1/25 di secondo. Se sia-mo certi che questa condizione sia ve-rificata, allora siamo sicuri che ciò chevediamo immobile è realmente immo-bile e che un’azione che vediamo veri-ficarsi nell’arco di parecchi fotogrammiè realmente un singolo evento e non ilmescolamento di numerosi , rapidieventi simili tra loro ripresi in sequenzacon un insufficiente “densità” di foto-grammi. Limitare la velocità del movi-mento delle immagini video significalimitare la velocità di variazione delleimmagini, cioè: limitare la banda delsegnale video. Abbiamo intuitivamen-te applicato il fondamentale teoremadel campionamento di Shannon: quan-do si campiona un segnale analogicocon un periodo di campionamento t, labanda del segnale deve essere limitataa 1/(2t), altrimenti insorge il fenomenodell’aliasing. Teniamo presente questeconsiderazioni sui segnali tempo-di-screti, perché ci torneranno utili pocopiù avanti quando entreremo nel vivodella disanima sugli amplificatori inclasse D.Che succede, se invece di discretizzarela variabile indipendente, discretizzoquella dipendente? Facciamo un esem-pio: abbiamo un sensore di temperatu-ra che, in qualunque istante, può esse-re interrogato da un sistema a micro-processore (anche un PC). Dato che l’i-stante di interrogazione è casuale, lavariabile indipendente (il tempo), ècontinua. C’è però la necessità di tra-sformare la lettura analogica del sen-sore in un numero comprensibile al PC.Realizziamo questo compito tramiteun convertitore A/D. Tale oggetto effet-tua una misura del livello di uscita delsensore dandone una rappresentazio-

ne sotto forma di un numero binariorappresentato su un certo numero dicifre: supponiamo 16. Chi ha dimesti-chezza con la matematica a precisionefinita, sa che con sedici bit posso rap-presentare solo 65.536 numeri diversitra loro. Se i numeri sono codificati co-me interi senza segno, posso rappre-sentare tutti i numeri interi tra 0 e65.535. E se la misura della temperatu-ra è pari a 30.000,4? Questo valore non è compreso nell’in-sieme dei 65.536 numeri rappresenta-bili su 16 bit, quindi non posso ripor-tarlo. Devo allora rinunciare alla preci-sione assoluta e arrotondarlo al più vi-cino valore rappresentabile: lo trasfor-mo in 30.000, perdendo precisione equindi informazione. Questa operazio-ne di arrotondamento dei valori di unsegnale analogico per “costringerlo”nel numero finito di valori rappresen-tabili in una matematica finita si chia-ma “quantizzazione”. Anche la quantiz-zazione determina una perdita di infor-mazione e quindi un’incertezza nell’in-terpretazione dei dati “residui” perché,dato un segnale quantizzato, esistonoinfiniti segnali analogici da cui il se-gnale quantizzato può essere derivato.Il fenomeno della quantizzazione, pe-rò, essendo legato alla variabile dipen-dente, non produce aliasing ma un al-tro fenomeno: la cosiddetta distorsio-ne di quantizzazione che, per segnaliaventi spettro complesso, viene piùspesso trattata come un rumore, il fa-migerato rumore di quantizzazione.Non questa la sede per trattare di que-sto argomento, ma è utile accennarloperché esso è oggetto di uno dei pre-giudizi infondati che gravano sugli am-plificatori in classe D.Accenniamo infine ai sistemi digitali:essi trattano segnali che sono discre-tizzati sia nel tempo che nelle ampiez-ze, cioè segnali campionati e quantiz-zati. I segnali digitali soffrono sia delproblema dell’aliasing che di quellodel rumore di quantizzazione e neces-sitano di tecniche raffinate per la lorominimizzazione. Ci dà parziale sollievosapere che gli amplificatori a commu-tazione, a meno che non accettino iningresso segnali digitali, non sono si-stemi digitali.

Analogici, tempo-discreti, quantizzati e digitali.

I sistemi di elaborazione

Page 7: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

44 giugno 2006 • SUONO

ISTITUTO ALTA FEDELTÀ

sistenza del carico, infatti, “modu-la” il fattore di smorzamento delfiltro: più alta è la resistenza, mi-nore è il fattore di smorzamento,più il filtro tenderà a risuonare allasua frequenza di taglio. Per questomotivo, l’amplificatore mostreràun picco della risposta in frequen-za ad alta frequenza, tanto più pro-nunciato quanto maggiore è il mo-dulo del carico (Fig.2). In effetti,molti amplificatori a commutazio-ne mostrano risposte leggermentecalanti oltre i 10kHz con carichibassi (4-6 Ohm) e picchi anche dirilevante entità per carichi alti (8-16 Ohm): tutto ciò dipende dallastruttura del filtro di uscita. Se iprogettisti avessero cercato di li-nearizzare la risposta in frequenzaper il carico standard di 8 Ohmavrebbero ottenuto attenuazionidella risposta in frequenza inaccet-tabili sui 4 Ohm. Per ovviare a taleproblema sono stati studiati circui-ti molto originali che vedremo piùoltre, implementati su apparecchidi un certo prestigio. Qualcuno po-trebbe obiettare: ma perché nonutilizzare comunque filtri non riso-nanti a pendenza elevata, aumen-tando il fattore di smorzamentograzie alla controreazione? Nelleconfigurazioni tipiche dei circuitiaudio a commutazione (Philips,Tripath, Zetex, Apogee, Cirrus,Texas...), il ritardo di gruppo traingresso e uscita è molto elevato,molto più che in un circuito linea-re. Tanto elevato che l’applicazio-ne della controreazione è impro-ponibile: nel momento in cui il se-gnale di uscita è riportato in in-gresso, il segnale di riferimentoche l’ha generato non è più pre-sente, per cui l’amplificatore di-venterebbe al più un bell’oscillato-re. Per questo motivo, la maggior

parte degli amplificatori a commu-tazione non è reazionata e questa èun’altra caratteristica che ha con-tribuito a generare un luogo comu-ne riguardo a certi apparecchi diquesto tipo improvvisamente pas-sati dall’ostracismo più rigido al-l’onore degli altari. Ma non faccia-moci trarre in inganno: l’assenzadella controreazione non è un pre-gio, è una necessità dovuta a unpesante limite circuitale. Elimi-niamo il filtro, dunque! Non èquasi mai possibile: l’aliasingprodotto dal campionamento im-plicito nella topologia circuitaledella maggior parte dei prodotticommerciali a commutazione ren-derebbe l’ascolto impossibile, an-che a causa degli effetti perniciosidella distorsione di intermodula-zione. E poi c’è il rumore... La“chopperizzazione” della tensionedi alimentazione ad alta frequenzae le circuitazioni digitali di poten-za generano una notevole quantitàdi rumore ad alta frequenza (ilgrafico di Fig. 3 mostra chiara-mente che il limite inferiore dellacurva di distorsione è piatto ed èquindi dovuto alla presenza di re-sidui di rumore di commutazionedell’amplificatore). Parte di essoviene eliminato dal filtro di uscita(ecco un altro motivo per cui è ne-cessario) ma parte rimane a causadell’attenuazione limitata del fil-tro stesso (che si trasforma in unaspecie di filtro passa alto con atte-nuazione di circa 40-60dB alle al-te frequenze a causa della capacitàparassita tra le spire dell’induttan-za). Per questo motivo, la totalitàdegli amplificatori a commutazio-ne mostra dei residui di rumoreben visibili negli oscillogrammidel segnale di uscita e nell’analisispettrale effettuata per mostrare i

residui di distorsione. Il dato dirapporto segnale/rumore è in ge-nere buono quando la banda dianalisi viene limitata a 20kHz, madiventa decisamente misero nel-l’analisi a banda larga (in Fig.3 labanda del segnale misurato èesplicitamente limitata a 22kHz).Variabilità della risposta in fun-zione del modulo del carico, ru-more e impossibilità di applicarela controreazione... Riassumendo,dunque: ci sono almeno tre ele-menti negativi di cui tenere contonella progettazione di un disposi-tivo di questo tipo:

- la sensibilità al carico- il rumore ad alta frequenza- il problema del feedback

Ci sono già motivi sufficienti perpareggiare il grandissimo vantag-gio costituito dall’elevatissima ef-ficienza e conseguente riduzionedei costi di produzione e di eserci-zio. In particolare c’è da tenere inconsiderazione il comportamentocon i carichi reattivi. In situazionidi forte reattività del carico, il tipi-co amplificatore a commutazioneesaspera la sua sensibilità al cari-co, mostrando forti alterazioni del-la risposta in frequenza e pesantiringing nei transitori. L’aspetto po-sitivo è che in assenza di contro-reazione non possono comunqueverificarsi instabilità e oscillazionisostenute. Dunque è praticamenteimpossibile bruciare un altoparlan-te, a meno di non danneggiare ildispositivo di potenza. In ogni ca-so, tutti gli studi più recenti sugliamplificatori in classe D sono di-retti, come vedremo più avantinell’articolo, a rendere possibilel’applicazione di controreazione dianello.

SCENARI TIPICI DI UTILIZZOAbbiamo visto che un amplifica-tore in classe D, o di filosofia pro-gettuale simile, ha qualche proble-ma a lavorare in prossimità dellafrequenza di taglio del suo filtrodi uscita e soffre delle variazionidel carico, peggiorando le sueprestazioni.Per questo motivo:

l’utilizzo della classe D è stato finora limitato a situazioni in cui l’altissima fedeltà non era un requisito o laddove le caratteristiche del carico e la bandapassante fossero ideali per un correttofunzionamento del circuito.

Parliamo dell’amplificazione perPA (Public Address: discoteche,concerti live...), l’hi-fi car e l’am-plificazione dei sub-woofer. Inquest’ultimo caso il progettistaconosce a priori le caratteristichedell’altoparlante, può linearizzar-ne l’impedenza grazie a opportu-ne reti passive e deve ottimizzarel’amplificatore per lavorare suuna banda di 100-200Hz, un cen-tesimo della banda del filtro diuscita. Chi ha in casa un sub-woofer attivo con amplificatore acommutazione, probabilmenteutilizzato nel proprio impiantohome theater, può testimoniarecirca l’ottimo comportamentodell’amplificatore interno. Nelcaso degli amplificatori per PA eper hi-fi car l’imperativo è ridurreassorbimento, ingombri e dissipa-zione termica, pena l’attivazionedel limitatore di corrente del con-tatore della discoteca o la prema-tura scarica della batteria dell’au-to. In questo caso sono stati rag-giunti risultati incredibili: l’italia-nissima Power Soft, azienda diScandicci (Firenze) attiva da anninel campo delle amplificazioniPA, realizza amplificatori di po-tenza stereo da 2000 W per cana-le su 8 Ohm che trovano posto inchassis a standard rack di unaunità di altezza (4,4 cm di ingom-bro esterno, 4 cm di altezza dis-ponibile all’interno del cabinet,Fig.4)! È ovvio che se, in un im-pianto tipico da discoteca, si uti-lizzassero una decina di amplifi-catori lineari, ciascuno della po-tenza di 2000 W per canale, do-vremmo fornire all’impianto circa66 kW, buttando via 26 kW in ca-lore! Immaginate il calore in pi-sta? Invece, con amplificatori inclasse D di pari potenza dovrem-mo chiedere all’Enel una disponi-bilità di 45 kW, dissipando in ca-lore “solo” 5 kW!

Fig.4 • Un amplificatore PA stereo da 2000W per canale su 8 Ohm e 6000 W (!) su 2Ohm.L’altezza del cabinet è 4,4 cm.Si no-tino, sulla sinistra, le induttanze del filtrodi uscita. I dissipatori visibili nella fotoservono per disperdere il poco calore ge-nerato dai transistor in commutazione.L’efficienza dichiarata di questo amplifi-catore è del 90%. Dunque, la potenza dis-sipata dai transistor di uscita può arriva-re a circa 600 W. Molto meglio dei 3500-4000 W buttati via con un amplificatore inclasse B.

Fig.5 • Questo grafico mette chiaramentein evidenza la maggiore causa di dissipa-zione in un amplificatore in classe D: iltempo di commutazione non nullo deidispositivi di potenza.È responsabile di uncalo del 5-8% dell’efficienza.

Fig. 4

Fig. 5

Page 8: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

SUONO • giugno 2006 45

DALL’AMPLI ECONOMICO ALLE RAFFINATE SOLUZIONIHI-ENDIl mercato presenta una pletora didifferenti prodotti che utilizzanola tecnologia a commutazione, tal-volta all’insaputa dello stesso uti-lizzatore. Un segmento del merca-to audio casalingo (tralasciamoquello PA e quello dell’hi-fi car) incui gli amplificatori in classe D so-no utilizzati è quello degli amplifi-catori per PC. Nei piccoli diffuso-ri che più o meno tutti abbiamo ailati dello schermo del nostro com-

puter c’è in genere una schedina didimensioni lillipuziane con sopraun circuito integrato a commuta-zione in grado di produrre qualcheWatt. Alcuni utilizzano chip dellaPhilips (pioniera in questo setto-re), altri ricorrono al catalogo Te-xas, altri ancora alle proposte Apo-gee o Tripath. Anche il famigeratoT-Amp è nato per essere utilizzatocon due micro-diffusori da PC: pro-duce pochi Watt e presenta più omeno tutte le problematiche di in-terfacciamento descritte nei prece-denti paragrafi di questo articolo.

Tengo a sottolineare che questa ca-tegoria di amplificatori non puòessere considerata hi-fi ma ribadi-sco comunque la mia posizione ri-guardo a oggetti di questo tipo: seil loro suono vi piace, ascoltateli egodeteveli! Però non sono oggettihi-fi…Ci sono poi, come detto prima, gliamplificatori utilizzati nei sub-woo-fer attivi. In questo caso possiamo aragione parlare di hi-fi, perché nel-l’utilizzo specifico la resa qualita-tiva degli amplificatori a commu-tazione è in linea con le specifiche

che un prodotto hi-fi deve rispettare.

Attenzione, non è l’amplificatore in sé a essere hi-fi: è l’insieme composto dall’amplificatore, dall’altoparlante,dalle sue reti di linearizzazione e dal cabinet.

Se prendessimo due sub-wooferuguali e li “sbudellassimo”, estraen-do i due amplificatori e utilizzan-doli a banda estesa per pilotare i no-stri diffusori full-range, rimarre-mo delusissimi. Dunque, non fate-vi venire strane idee e usate quegli

Dossier Classe D

Data una serie di impulsi e un segnale dicontrollo, è possibile codificare detto se-gnale nella sequenza di impulsi interve-nendo su un solo parametro della se-quenza stessa. Il metodo più “vicino” alconcetto di analogico, ma che nel cam-po dell’audio di potenza non è (per ovviimotivi) praticabile, è quello della modu-lazione di ampiezza degli impulsi (PAM,Pulse Amplitude Modulation): variandol’altezza degli impulsi ne vario l’area equindi il lor peso nella media che rap-presenta il segnale analogico. Dunque, aimpulsi “bassi” corrisponde un segnaleanalogico di ampiezza ridotta, a impulsi“alti” un segnale di ampiezza maggiore.Ma per quanto detto prima, in questomodo i dispositivi di uscita non potreb-bero lavorare a tensione nulla, per cuil’efficienza ottenibile da un amplificato-re PAM sarebbe solo leggermente mag-giore di quella di un amplificatore audiolineare in classe B.Un’altra modulazione di impulsi, forsequella teoricamente più avanzata e per-formante, è quella cosiddetta PDM (Pul-se Density Modulation). Essa sfrutta l’as-sociazione tra la densità degli impulsidella sequenza e il valore istantaneo delsegnale analogico. A impulsi più vicini (equindi più “area piena” nell’unità di tem-po) corrisponde un segnale di ampiezzaelevata, a impulsi più radi corrispondeun segnale di ampiezza ridotta. Il meto-do è ottimo: gli impulsi sono tutti ugualie possono quindi essere realizzati da unsemplice circuito monostabile, inoltre idispositivi di potenza lavorano a tensio-ne nulla o a corrente nulla ed è possibileridurre quanto si vuole la discretizzazio-ne temporale (restringendo l’area delsingolo impulso) riducendo i problemidi aliasing. Purtroppo, l’implementazio-ne è difficoltosa e non mi risulta che siamai stata realizzata in alcun prodottocommerciale di potenza (mentre a livel-lo di segnale, se non erro, venne imple-mentata negli anni ’90 in una serie di ot-timi CD player JVC).Il sistema di modulazione quasi univer-salmente utilizzato è quello definito

PWM (Pulse Width Modulation), in cui ilsegnale analogico modula la larghezzadegli impulsi, cioè la loro durata tempo-rale, in funzione dell’ampiezza del se-gnale analogico. La modulazione vienerealizzata tramite il confronto del segna-le analogico con un segnale di riferi-mento a rampa avente periodo pari aquello della sequenza degli impulsi. Il si-stema è semplice da realizzare, necessitasoltanto di una base dei tempi (cioè diun clock) e il circuito che genera gli im-pulsi è lo stesso che effettua il confrontotra il segnale analogico e la rampa. Connumerose varianti, il PWM è utilizzato inquasi tutti gli amplificatori audio com-merciali in classe D.Una caratteristica comune a queste tremodulazioni a commutazione e che ledifferenzia dai sistemi digitali (perché, ri-cordiamolo, un amplificatore in classe Dnon è un sistema digitale) è il fatto chenon sono quantizzate: infatti, il parame-tro di modulazione (ampiezza, densità olarghezza degli impulsi) può assumerequalunque valore tra zero e il 100%, sen-za alcuna restrizione.Bene, abbiamo trovato alcuni metodiche ci permettono di raggiungere un’ef-ficienza elevata. Ma quanto elevata?Scartiamo, per i motivi spiegati più so-pra, la PAM e consideriamo la PDM e, so-prattutto, la PWM. Se consideriamo che isegnali analogici che i circuiti PDM oPWM gestiscono sono a media nulla(cioè il loro valore medio è pari a zero) eche lo zero è rappresentato da una mo-dulazione pari al 50% (cioè con impulsiche distano tra loro di un tempo pari al-la loro larghezza per un sistema PDM eimpulsi di larghezza pari alla metà dellafrequenza di presentazione per un siste-ma PWM), possiamo considerare che ildato di efficienza dipende per metà dal-la potenza sprecata quando gli impulsi

sono assenti e per metà dalla potenzasprecata quando gli impulsi sono pre-senti. Nel primo caso (impulsi assenti) ildispositivo di potenza che genera gliimpulsi è spento (corrente nulla) e la po-tenza sprecata è nulla. Nel secondo caso,il dispositivo è in saturazione (tensionenulla) e la potenza sprecata è pari allacorrente erogata sul carico per la tensio-ne residua del dispositivo. Nel caso incui il dispositivo sia un transistor, la po-tenza sprecata è pari a

VCEsat • Iout

dove VCEsat è la tensione di saturazionedel transistor (circa 100-400mV per untransistor di potenza) e Iout è la correnteerogata al carico in condizioni di satura-zione, cioè

(Vcc-VCEsat)/R

dove Vcc è la tensione di alimentazionee R la resistenza nominale del carico.Combinando le due formule, abbiamoche la potenza sprecata in presenza diun impulso è pari a:

VCEsat • (Vcc - VCEsat)/R VCEsat • Vcc/R

È evidente che se scegliamo transistorcaratterizzati da una VCEsat ridotta mini-mizziamo lo spreco di potenza. Se inve-ce il dispositivo di potenza è un MosFet,il calcolo è leggermente differente, per-ché la potenza sprecata in presenza diun impulso è pari a:

RDSon • Iout2

dove RDSon è la resistenza di canale in sa-turazione, che vale qualche centesimo diOhm per un buon MosFet di potenza.Anche in questo caso, scegliendo un

MosFet con una RDSon bassa minimizzia-mo le perdite. Tenendo presente che lapotenza media erogata (Ps) dall’alimen-tatore è, in entrambi i casi,

1/2 • Vcc2/R

che la potenza dissipata, cioè sprecata(Pw), sul dispositivo di potenza riguardastatisticamente solo metà del periodo1/fs e che la corrente istantanea sul cari-co (Iout) è Vcc/R, possiamo scrivere il da-to di efficienza come 1-Pd/Ps, formulache assume, nei due casi in cui il disposi-tivo è un transistor o un MosFet, le se-guenti espressioni:

η = 1- VCEsat /Vcc (transistor)

η = 1- RDSon /R (MosFet)

Queste espressioni danno un’indicazio-ne molto semplificata e approssimatadel dato effettivo di efficienza, perchénon tengono conto della presenza delfiltro di uscita, della fase del carico e delfatto che il tempo di commutazione deldispositivo di potenza non è nullo edesiste quindi un piccolo lasso di tempo,in corrispondenza di ogni passaggiodalla saturazione all’interdizione e vice-versa, in cui il dispositivo lavora in zonalineare o pseudo-lineare, dissipando unacerta potenza. In ogni caso, consideran-do una VCEsat di circa 500 mV per il tran-sistor e una RDSon di circa 50 m Ohm peril MosFet, possiamo ricavare, per un am-plificatore da 50 W su 8 Ohm dotato diun solo dispositivo di uscita e alimenta-to con una tensione di circa 60 V, un’effi-cienza pari a circa il 99,1% (transistor) e99,3% (MosFet). Caspita! Altro che il 60%di un “classe B”. Nella realtà le cose stan-no un po’ peggio: nelle commutazioni siperde un 5% buono di efficienza, altrapotenza viene dissipata nel rame e nelferro dell’induttore e altra ancora neldielettrico del condensatore. In ogni ca-so, l’efficienza tipica di un amplificatorea commutazione può raggiungere an-che il 90% (Fig. 1).

PWM, PDM, PAMCome funzionano e quanto sono efficienti?

Page 9: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

46 giugno 2006 • SUONO

ISTITUTO ALTA FEDELTÀ

amplificatori per lo scopo per cuisono stati progettati.Un gradino più sopra degli ampli-ficatori per sub-woofer possiamoporre gli ormai numerosi prodottigiapponesi per l’audio multicanale,presenti sul mercato già da parecchianni. Si tratta di amplificatori diottime prestazioni generali che pre-sentano spesso spunti circuitali ori-ginali. Segnalo tra questi un am-plificatore integrato multicanaleSony in cui la regolazione del vo-lume avviene direttamente sullostadio finale variando la tensione dialimentazione, conservando quin-di il rapporto segnale/rumore otti-male al variare del livello di uscita.Alcuni di questi amplificatori ri-corrono a modulazioni più perfor-manti e raffinate della solita PWM,come per esempio la PDM, e ge-stiscono talvolta il segnale audio informa digitale (perché, tipicamen-te, quello che esce da un decoderaudio multicanale è in formato di-gitale) tramite algoritmi di modu-lazione sviluppati in proprio e im-plementati tramite potenti DSP. Da-vanti a un tale sfoggio di tecnologianon si non può rimanere ammiratie, analizzando le prestazioni audiosoggettive (ascolti) di questi am-plificatori, non ci si può non chie-dere quanta influenza abbiano lescelte tecniche operate dai proget-tisti e la particolare percezione delsuono che sappiamo bene i giap-ponesi hanno. Ci vorrebbe un am-plificatore di questa categoria pro-gettato da un team europeo per ave-re una pietra di paragone!Analizzando questi amplificatori, sinota che grossi sforzi sono statidedicati all’ottimizzazione del fil-tro di uscita, tramite la realizza-zione di modulazioni che comple-mentano sinergicamente le carat-teristiche del filtro in modo da ri-durne le dimensioni (fisiche ed elet-triche) e rendere la risposta in fre-quenza meno sensibile al carico.Non è difficile trovare amplificatoriche mostrano solo una blanda sen-sibilità a carichi inferiori ai 6 Ohm,con risposte estese e regolari per ca-richi di valore più elevato. Il primo produttore occidentale aaver affrontato con spirito audio-phile l’argomento della classe D èstato certamente Tact Audio, chegià parecchi anni fa ha propostoun amplificatore stereo a commu-tazione, il Millennium, dalle pre-stazioni decisamente interessanti. Sitratta di un amplificatore circuital-mente non originalissimo, privo dicontroreazione, in cui grandissimacura è stata riservata all’alimenta-

zione e alla qualità del filtro diuscita, che utilizza induttanze abassissima saturazione e conden-satori in polipropilene ad altissi-ma velocità e bassissima ESR. Lagenerazione degli impulsi da ap-plicare al “super-filtro” di uscita èaffidata a un DSP che implementaun algoritmo proprietario definito“True Digital EquiBit PCM/PWM”in grado di compensare i deficitdel filtro ad alta frequenza e di con-vertire direttamente un flusso audiodigitale PCM in un flusso di im-pulsi PWM, mentre i MosFet dipotenza che pilotano il filtro sonorealizzati custom per la Tact ed esi-biscono un’elevatissima velocitàdi commutazione. La frequenza ditaglio del filtro è situata a 60 kHz.Nessuno che abbia ascoltato il pro-dotto Tact può aver espresso signi-ficative valutazioni di merito le-gate alla tecnologia scelta dai pro-gettisti. Purtroppo, Tact è rimastovittima dei preconcetti degli ap-passionati e ha pagato lo scotto diun nome troppo giovane. Non perniente, chi ha “lavato la faccia” al-la classe D per renderla accettabi-le agli appassionati più esigenti è unprogettista-produttore il cui nome èun mito: Jeff Rowland. Con i suoimonoblock in classe D Model 201(provato su SUONO n. 380 - Mag-gio 2005) e Model 501, Rowland èriuscito laddove altri nomi, sia purblasonati (Come PS Audio, peresempio), hanno fallito: convince-re i più diffidenti che un amplifi-catore in classe D può suonare mol-to bene. Eppure, la tecnologia scel-ta da Rowland ha già qualche anno,ed è stata sviluppata e utilizzata daun marchio che punta molto piùsullo styling che sui contenuti tec-nologici: Bang & Olufsen. Difatti,proprio lo staff della ditta danese hainventato e messo a punto la cir-cuitazione Ice-Power, consideratafinora il miglior esempio di am-plificazione in classe D di elevateprestazioni, anche se non mancanole critiche (vedere SUONO 363 -Dicembre 2003 e il link a classd.orgriportato nell’elenco degli appro-fondimenti). La tecnologia Ice-Po-wer (dove “Ice” significa “ghiac-cio” in relazione all’elevata effi-cienza dei moduli che anche allapiena potenza rimangono freschi,ma significa anche “Intelligent,Compact and Efficient”) sfrutta uncircuito autorisonante relativamentesemplice che, proprio grazie a que-sta proprietà di instabilità control-lata, ha un ritardo di gruppo tra-scurabile tra ingresso e uscita: perquesto motivo è possibile applica-

te la controreazione di anello, pre-levando il segnale di uscita a valledel filtro e confrontandolo a mon-te del modulatore degli impulsi. Inquesto modo la tecnologia Ice-Po-wer permette di raggiungere, senzagrandi acrobazie di calcolo nume-rico e senza frequenze di commu-tazione elevatissime, fattori dismorzamento molto elevati e ca-ratteristiche di rumore di fondo e didistorsione che rivaleggiano conquelle dei migliori amplificatori li-neari. Ma la caratteristica più inte-ressante di questo circuito è la qua-si totale indipendenza della rispo-sta in frequenza dal carico, grazie alfatto che il filtro di uscita è com-preso nell’anello di reazione. Latecnologia Ice-Power (brevettata eofferta in uso dietro pagamento dilicenza) è stata copiata in modopiù o meno smaccato, talvolta in-consapevolmente, da altri costrut-tori, come la Hypex, con proprimoduli UcD (Universal class-D)inventati dal fondatore Bruno Put-zeys, ex-dipendente Philips, e for-niti anche agli autocostruttori.Il prossimo passo nella tecnologiadegli amplificatori a commutazio-ne, comunque, pare sia la “classeZ” recentemente proposta da Zetex,un produttore di circuiti integrati esemiconduttori da anni specializ-zato in amplificatori in classe D.Nello sviluppo della tecnologia de-nominata classe Z, la Zetex ha de-ciso di percorrere la strada dellacomplessità. Difatti, un amplifica-tore in classe Z è costruito attornoa un potente processore digitaleche pilota i driver per i MosFet dipotenza. La particolarità è che laZetex ha sviluppato anche un pro-cessore di feedback digitale in gra-do di interagire con il processoreprincipale e capace di compensaretutte le non-linearità del filtro diuscita e gli effetti del carico. Graziea questo stratagemma, un circuitoin classe Z offre prestazioni stru-mentali degne dei migliori ampli-ficatori hi-end. La tecnologia inclasse Z della Zetex è stata adotta-ta da Theta Digital per i propri pro-dotti più recenti.

CONSIDERAZIONI FINALIDopo questa lunga e, spero, inte-ressante cavalcata nel territorio del-le amplificazioni a commutazione,traiamo qualche conclusione. Primadi tutto, possiamo riaffermare conforza che la classe D e le sue deri-vate (classe H, classe T, classe Z,Ice-Power) non sono tecniche di-gitali. Si tratta di tecnologie tempo-discrete ovvero campionate nel

tempo, ma in generale non soffro-no del problema del rumore diquantizzazione che, più del cam-pionamento in sé, è stato ricono-sciuto come causa delle cattive pre-stazioni sonore dei sistemi digitali(che sono anche quantizzati). È ov-vio che tutti quei circuiti integratiche realizzano amplificazioni inclasse D e che possiedono un’in-terfaccia di ingresso digitale pos-sono, in prima istanza, soffrire delproblema della quantizzazione, manon è la tecnologia in sé che nesoffre, è l’applicazione specifica: laquantizzazione non viene effettua-ta dal processore di potenza in clas-se D, è insita nel segnale digitaleche esso accetta in ingresso. In ognicaso, è possibile realizzare un am-plificatore in classe D senza usarealcun circuito digitale.Alla luce dell’analisi dei prodotticommerciali oggi disponibili, pos-siamo anche affermare che:

La classe D, di per sé, non è implicitamentemal suonante o ben suonante: dipendedalle applicazioni del principio della amplificazione a commutazione e dal budget investito nella progettazionee nella produzione.

Non per niente, esistono amplifica-tori in classe D che fanno parte abuon diritto dell’empireo dell’hi-end ma che non costano certo due li-re e, viceversa, amplificatori da po-chi euro che suonano decentementema che temo non possano essereconsiderati veramente hi-fi!Un’ultima considerazione riguardaun aspetto pratico legato alla classeD: il basso consumo garantito dal-l’elevata efficienza. In uno scenarioprossimo venturo in cui le risorseenergetiche saranno sempre piùscarse e il rispetto per l’ambienteuna necessità imprescindibile, laclasse D sarà probabilmente l’unicatecnologia praticabile per gli am-plificatori del futuro. Per questomotivo, ho l’impressione che taletecnologia subirà uno sviluppo no-tevole nei prossimi e ci riserverànon poche sorprese entro la fine deldecennio…

Per maggiori informazioni:• www.philips.semiconductors.com/p

ip/TDA1560.html• www.philips.semiconductors.com/p

ip/TDA8920BJ• www.tripath.com/• www.zetex.com/audio/audio07a.as

p?newsid=264• www.classd.org• www.powersoft.it

Page 10: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

di Fernando Marco Manunta

Iquattro amplificatori in classeD in prova questo mese pre-sentano peculiarità circuitali

che li distinguono nettamente l’u-no dall’altro. Il Flying Mole CAS-3 (A) è quello che, a un’analisitopologica e strutturale, mostra unapproccio più “concreto” alle pro-blematiche dell’alta efficienza, enon potrebbe essere altrimentitrattandosi di un’azienda votata alprofessionale. L’amplificatore èdifatti a commutazione a partiredall’alimentazione, realizzata tra-mite un convertitore AC-DC “ri-sonante”, mentre la parte di am-plificazione vera e propria sfruttala topologia proprietaria dellaFlying Mole, implementata in uncircuito integrato ASIC monoliti-co.Il finale Rotel utilizza la collauda-ta e performante tecnologia ICE-Power sviluppata da Bang &Olufsen (B). Le prestazioni offertedai moduli ICEPower sono note-voli in rapporto alla media deiprodotti di tecnologia analoga manon sono esenti da critiche (piùper l’implementazione pratica cheper l’idea in sé) ed è molto inte-ressante poter effettuare un con-fronto oggettivo e percettivo conun’altra idea originale come quel-la dei prodotti Flying Mole.L’amplificatore Onkyo invece dàl’impressione che la scelta dellaclasse D da parte dei progettistisia stata dettata più da esigenzecommerciali (sfruttare l’ondatacreata dagli ICEPower e dal T-Amp) o da un desiderio di sondareil mercato che non da reali neces-sità pratiche: difatti, l’alimenta-zione è di stampo classico, ingom-brante e costosa, e a fronte delle

dichiarazioni tecniche di rito neidepliant (in cui si parla di modula-tori PWM bilanciati a basso jittere altre accortezze), le misure mo-strano che l’applicazione dellatecnologia a commutazione è a li-vello poco più che scolastico.L’A9755 è un amplificatore da in-terfacciare con attenzione!Infine il Super T Amp ripercorre

le orme tracciate dal suo famoso econtestato predecessore: tutta l’ar-chitettura ruota attorno al chipdella Tripath (C), francamentenon il meglio a disposizione in talcampo!Dal punto di vista tecnico, la pal-ma di oggetto meglio pensato erealizzato spetta sicuramente alCAS-3. A fronte della sua limitata

potenza, e nonostante sia statopensato per affrontare lo stessomercato che il T-Amp si è suomalgrado creato negli ultimi anni,il CAS-3 presenta alcune soluzio-ni che testimoniano le capacità deiprogettisti. Partiamo dall’alimen-tatore: si tratta di un convertitoreAC-DC di tipo risonante. Questotipo di convertitori sfrutta la ten-denza naturale dell’anello di po-tenza a risuonare a una certa fre-quenza per eliminare i problemilegati allo spegnimento dei diodiraddrizzatori e al dead time tra unsemiperiodo e l’altro dell’ondache pilota il trasformatore. Il cir-cuito è strutturalmente semplicema deve essere attentamente di-mensionato e correttamente rea-lizzato. Il premio per la maggiorefatica rispetto a uno switchingclassico è un’efficienza molto ele-vata (si minimizzano le perdite sui

SUONO • giugno 2006 47

Dossier Classe D

Anatomia della classe freddaLo speciale sulla classe D, oltre all’introduzione di carattere teorico, prevede anche un percorso attraverso alcuni apparecchi che, per marca e tecnologia adottata, rappresentano quasitutto l’attuale mercato…

APPARECCHIO TIPO TECNOLOGIA ALIMENTAZIONE

Flying Mole CA-S3 Integrato Proprietaria a componenti discreti Switching interna

Flying Mole DAD M100 Finale mono Proprietaria a componenti discreti Switching interna

Rotel RMB1077 Finale multicanale Moduli IcePower B&O Due moduli con alim. integrata (250 ASP) e 5

(250A) con alim. switching comune

Onkyo A9755 Integrato VL Digital (onkyo) Lineare dual mono

AVA Serie 1000 Finale configurabile Moduli Hypex Lineare

Sonic Impact S. T-Amp Integrato Tripath Alimentazione esterna in CC

Nu Force iA7 Integrato Proprietaria Switching

LE TECNOLOGIE E TUTTI GLI APPARECCHI IN PROVA

A

C D

B

Page 11: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

48 giugno 2006 • SUONO

ISTITUTO ALTA FEDELTÀ

Sonic Impact Super T-Amp

Potenza massima d’uscita su un carico di 8 Ohm per una THD+N di1%= 9 Wrms, per una tensione in ingresso di 470 mVrms. La rispo-sta in frequenza (Graf.1) mostra il tipico andamento del chip T2024 ma sipuò apprezzare un’estensione in gamma bassa decisamente “normale” ri-spetto alla versione “normal” T-Amp. Tuttavia, la gamma alta subisce fortivariazioni in funzione del carico già a partire da 2kHz in certe condizioni.Anche il fattore di smorzamento non appare tra i migliori. La potenza(Graf.2) raggiunge i dati di targa ed evidenzia una distorsione abbastanzacontenuta in tutta la gamma utilizzabile. La distorsione da intermodula-zione (Graf.3) evidenzia componenti di ordine pari di una certa entità conun spettro comunque abbastanza pulito anche fuori banda senza residuid’alimentazione. In questo caso l’alimentatore esterno concorre diretta-mente con il risultato complessivo. Abbiamo utilizzato un alimentatorestabilizzato di qualità con una tensione continua abbastanza “pulita”.

0.2

0.4

0.6

0.8

0.1 0.2 0.3 0.4 0.5 Vrms

2

4

6

8

10

0

Graf. 2 Graf. 3

10 Hz 100 1.000 10.000 90.000

16R8R4RCarico Reale Simulato

-2

-6

4

0

2

-4

Graf. 1

Flying Mole CA-S3

Potenza massima d’uscita su un carico di 8 Ohm per unaTHD+N di 1% = 27,5 Wrms, per una tensione in ingresso di185 mVrms. La risposta in frequenza (Graf.1) evidenzia un’atte-nuazione variabile dell’estremo superiore in funzione del carico,mantenendo tuttavia un lieve incremento nell’estremo superiorecon il carico reale simulato. Lo smorzamento è abbastanza buono enon evidenzia significative variazioni al di sotto della gamma alta.La potenza rilevata (Graf.2) supera quella dichiarata e, per un pic-colo oggetto di questo genere, appare decisamente fuori da qual-siasi ipotesi. Inoltre, la distorsione di seconda e terza armonica èmolto contenuta, mentre la THD+N soffre di un tappeto di rumoreche manifesta molte spurie in banda e fuori banda. La distorsioneda intermodulazione evidenzia componenti di ordine pari di unacerta entità (Graf.3).

0.2

0.4

0.6

0.8

20 40 80 120 160

3

6

9

12

15

0200 mVrms

Graf. 2 Graf. 3

10 Hz 100 1.000 10.000 90.000

16R8R4RCarico Reale Simulato

-2

-6

-8

0

2

-4

Graf. 1

diodi e sui MosFet) e un tasso diemissioni spurie ridotto.Il circuito di amplificazione è, dalcanto suo, ancora più originale. Èbasato su un convertitore PWM ditipo bitstream che genera un flus-so di impulsi che pilota un altroconvertitore (questa volta di po-tenza) che genera un flusso di tipotrifase, cioè con impulsi simmetri-ci rispetto allo zero e tre stati leci-ti. La modulazione trifase offre ivantaggi di una maggiore efficien-za e minore produzione di spurie.Il circuito, realizzato in un inte-grato ASIC, deve essere caratte-rizzato da ritardi di gruppo moltoridotti: difatti, ben due anelli dicontroreazione sono presenti, unodigitale a monte del filtro passa-basso e uno analogico a valle diquesto. Anche se sembra più pro-babile che l’anello digitale vengautilizzato per realizzare una mo-dulazione di tipo risonante, sullafalsariga di quanto implementatosui moduli ICEPower e nei circui-to della Hypex (in prova nel pros-simo numero - D). In ogni caso, èprobabile che la soluzione FlyingMole sia quella dotata della mag-giore efficienza attualmente sulmercato. I grafici delle misuremostrano un comportamento tuttosommato buono, con l’inevitabilepresenza di spurie nell’analisi alarga banda ma con un andamentodel contenuto armonico coerentecon la topologia circuitale bilan-ciata dell’apparecchio. Si noti uncontenuto di armoniche pari di or-dine elevato più alto di quanto cisi aspetterebbe: si tratta probabil-mente di un “ripiegamento” dellospettro armonico dovuto all’alia-sing prodotto dal modulatore.Niente di nuovo da dire sui modu-li ICEPower usati nel Rotel: sitratta probabilmente della primaapplicazione commerciale dellatecnologia a commutazione auto-risonante che, con variazioni didettaglio, è stata adottata daFlying Mole e da Hypex. Questatecnologia, come detto, permettel’utilizzo della controreazione e faquindi sì che la risposta in fre-quenza e il fattore di smorzamen-to dell’amplificatore siano massi-mamente indipendenti dal carico.Certo, la tecnologia ICEPowerinizia a sentire gli anni, e infatti isuoi “cloni” più recenti mostranoprestazioni, sia strumentali che al-l’ascolto, migliori. C’è da dire chel’implementazione della tecnolo-gia ICEPower, almeno nei primimoduli, non era esente da critiche,più per la scelta di materiali non

Page 12: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

SUONO • giugno 2006 49

Dossier Classe D

Onkyo A-9755

Potenza massima d’uscita su un carico di 8 Ohm per una THD+Ndi 1% = 173 Wrms, per una tensione in ingresso di 1,245 Vrmsper la sezione finale e 220 mVrms per l’ingresso linea. La rispostain frequenza (Graf.1) appare molto condizionata dal filtro in uscita in al-ta frequenza con un andamento molto variabile in funzione del carico. Levariazioni potrebbero essere abbastanza percepibili e in certi casi si pos-sono facilmente rilevare anche con un microfono e due sistemi di alto-parlanti che identificano il comportamento agli estremi. La potenza suun carico resistivo da 8 Ohm (Graf.2) va oltre quella dichiarata e denotauna buona alimentazione anche se il fattore di smorzamento complessi-vo non è molto alto. La distorsione da intermodulazione (Graf.3) è av-vertibile e presenta componenti di ordine pari abbastanza contenute maquelle dispari di una certa entità. Sono presenti alcuni residui d’alimen-tazione e prodotti spuri fuori banda comunque molto contenuti.

0.2

0.4

0.6

0.8

0.2 0.4 0.6 0.8 1.0

8

16

24

32

40

0

1.2 Vrms

Graf. 2 Graf. 3

10 Hz 100 1.000 10.000 90.000

16R8R4RCarico Reale Simulato

10

6

8

0

2

4

Graf. 1

Rotel RMB-1077

Potenza massima d’uscita su un carico di 8 Ohm per unaTHD+N di 1% = 123 Wrms, per una tensione in ingresso di1,440 Vrms. Eccellente il comportamento della risposta in frequenza(Graf.1) al variare del carico. Le variazioni sono estremamente conte-nute e, sicuramente per un caso, la risposta più regolare è proprioquella che si riferisce a un carico reale simulato. ICEPower ha fatto ungrande lavoro nel filtro e nella insensibilità al carico. La potenza è ab-bastanza alta, quella dichiarata, (Graf.2) e la distorsione è contenutaentro limiti molto bassi con un andamento molto regolare e privo distranezze fino alla saturazione dove s’innalza rapidamente. Pratica-mente assenti le componenti da intermodulazione (Graf.3) e prati-camente invisibili anche fuori banda le spurie. Eccellente il lavorosvolto anche in considerazione dell’alimentazione switching che nonintroduce nessun disturbo!

0.2

0.4

0.6

0.8

0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 1.2 Vrms 1.4

7

14

21

28

35

0

Graf. 2 Graf. 3

10 Hz 100 1.000 10.000 90.000

16R8R4RCarico Reale Simulato

-2

-6

-8

0

2

-4

Graf. 1

adatti che per l’idea in sé. Da que-sto punto di vista, Hypex e FlyingMole ne dimostrano la validità. Ineffetti, la risposta in frequenza delRotel mostra come una certa di-pendenza della linearità della ri-sposta dal carico, sia pure conte-nuta entro un dB, ancora sussista.Peccato anche per il limite supe-riore “appiccicato” ai 20 kHz.Crea invece imbarazzo l’amplifi-catore della Onkyo in prova que-sto mese. Niente da dire sulla qua-lità generale della realizzazione,sul look, sulla robustezza, affida-bilità e versatilità dell’oggetto: daquesto punto di vista l’A9755 sur-classa il Flying Mole ed è sicura-mente paragonabile al Rotel.Però, un’occhiata alla “pancia” diquesto amplificatore fa sorgereuna domanda: perché la classe D?L’A9755, infatti, utilizza un’ali-mentazione di tipo classico co-struita attorno a due robusti, in-gombranti e pesanti trasformatori.Una semplice verifica con il pal-mo della mano dimostra che l’am-plificatore non è caratterizzato daun’elevata efficienza e le misuredi risposta in frequenza mostranoun’applicazione quantomeno “pe-diatrico-didattica” della tecnolo-gia in classe D, con una forte sen-sibilità della risposta in frequenzaal modulo del carico: su carichi da4 Ohm l’attenuazione oltre i 10kHz è sensibile, altrettanto evi-dente il picco della risposta sumoduli superiori ai 12 Ohm.L’Onkyo è un amplificatore il cuiinterfacciamento con i diffusorideve essere valutato attentamente.L’impressione comunicata dall’a-nalisi dell’A9755 è che la sceltadella classe D sia stata dettata dal-l’ufficio commerciale dell’aziendama che manchi (o mancasse, altempo in cui l’amplificatore è sta-to progettato) il know-how neces-sario per affrontare lo sviluppo delcircuito di potenza con cognizionedi causa. Da lodare comunque lavolontà di perseguire una propriastrada.E di strada, i prodotti dell’attualeproduzione, ne hanno fatta co-munque tutti parecchia: bastipensare ad esempio a un antesi-gnano del settore come PS Audioche esaminammo su SUONO n.360 (Settembre 2003): un classeD grosso, pesante e caloroso chenon ci aveva del tutto convintoné all’ascolto né alle misure eche non a caso è stato completa-mente sovvertito: oggi lo stadiofinale è stato sostituito con mo-duli ICEPower…

Page 13: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

ISTITUTO ALTA FEDELTÀ

Amplificatore integrato Sonic Impact Super T-AmpPrezzo: € 189,00Dimensioni: 8 x 22,80 x 18 cm (lxaxp)Peso: KgDistributore: Audio AzimuthVia Mario Mantini, 21 - 65125 Pescara (PE)Tel. 085.47.10.042 - Fax 085.47.10.042www.audioazimuth.it

di Paolo Perillie Gianfranco Machelli (utilizzo)

Il Super T-Amp è l’oggetto chedovrebbe migliorare le presta-zioni del predecessore grazie a

delle attenzioni rivolte più speci-ficatamente a un pubblico di au-diofili, visto che il T-Amp origi-nale era uno scatolotto di plasticacostruito con materiali economicia dir poco da prodotto tipicodel discount. La versioneSuper comprende infattiuna scheda completa-mente nuova e più cura-ta, uno chassis in allumi-nio a sviluppo verticale,connettori di ingressoRCA e uscite per diffu-sori che possono accetta-re collegamenti a forcel-la, cavo spellato e bana-nine; per ultimo ma nonin ordine di importanza,un potenziometro delvolume di maggior qua-lità. Nel prezzo di189,00 euro sono com-presi un manuale, un ali-mentatore switching da3A, un cavo RCA e uncavo per i diffusori, cosìda permettere agli acqui-renti un utilizzo imme-diato dell’amplificatoresenza necessità di acqui-sti separati.Il successo del T-Amp fudeterminato innanzituttodal costo ridicolo del-l’apparecchio, anche sepoi era necessaria un’ali-mentazione esterna equindi si richiedeva un ul-teriore esborso che, comun-que, nel totale non superavai 100 euro. Tuttavia è benericordare che la risposta eratagliata in banda, ora questonon accade! Molti audiofiligridarono al miracolo, convinti

di essere entrati in possesso di unoggetto che stracciava altri con-correnti di ben più blasonati mar-chi ovviamente anche molto piùcostosi. I forum di discussione sianimarono come non succedevada tempo e gli audiofili di mezzomondo si confrontarono in meritoa giudizi su questo oggetto basatosu un chip destinato a sonorizzaretelevisori di fascia bassa. In realtàil T-Amp presenta delle caratteri-stiche soniche particolari, proprioin virtù della sua destinazione ori-ginaria che prevede forti compro-messi: un suono dinamico quantobasta con un taglio marcato nelle

ottave più basse e un’esaltazionedi quelle alte così da sembrare piùdettagliato di quanto non sia in ef-fettivamente. Il suono del T-Ampè riconoscibile facilmente e pro-prio per questo significa che è ca-ratterizzato.Con la versione Super il tentativoè quello di inserirsi in manierapiù stabile (leggi esente da criti-che) nel settore audio (non di-mentichiamo che lo scopo origi-nario del T-Amp era quello difunzionare a batterie ed esserevenduto in accoppiata con dei dif-fusori di plastica, gonfiabili!)

UTILIZZOSono giunto all’esperienza

della classe D un po’ in ri-tardo rispetto ad altricolleghi. Non che la co-sa mi turbi o disturbi; latecnologia è per me soloun tramite, o una forma,in cui si concreta unapratica per me irrinun-ciabile: l’ascolto dellamusica. Semmai sono irisultati che scaturisco-no da una corretta appli-cazione della stessa chemi interessano e, talvol-ta, mi appassionano. Ilprimo approccio direttocon la classe D è statocon il Sonic Impact T-Amp, conosciuto (fami-gerato per alcuni) peressere utilizzato nel suoprecipuo campo d’appli-cazione: dar voce all’i-Pod della Apple - l’og-getto audio più deside-rato degli ultimi due an-ni – nella configurazio-ne desktop, ovvero pre-so in sandwich tral’iPod da 60 giga e unpaio di Wharfedale Dia-mond 9.0. Il risultatopratico non è disprezza-bile, difficile credere,però, che possa esserequell’ammazzagigantivagheggiato da alcuniappassionati e addetti ai

lavori. Poi è arrivato il

Super T-Amp, oggetto che seppurbasato sullo stesso cuore e funzio-namento della sua versione d’ori-gine, è stato proposto in formafunzionalmente e prestazional-mente ottimizzata tanto da render-lo spendibile in sistemi di una cer-ta ambizione, purché destinati aesprimersi in piccoli ambienti. Ho ascoltato il Super T-Amp oltreche in redazione, anche nel mioimpianto personale che, a prescin-dere dalla classe dei componenti(cdp Marantz CD-63SE legger-mente taroccato e speakers LinnTukan, 4 ohm per 87dB 1w/1m), èper forza di cose il mio riferimen-to abituale e mi spiace se scanda-lizzerò qualche lettore in turbe au-diophile, ma a me, mi piace. Purnon possedendo i muscoli e la ri-soluzione di un campione di clas-se hi-end, il Super T-Amp è asso-lutamente sorprendente per fluidi-tà e naturalezza d’emissione, pri-va d’ogni sensibile sforzo. Questavirtù è appaiata a un’intrinsecatrasparenza che può tardare a pa-lesarsi causa una gamma alta (ealtissima) non artificiosamenteesposta, oltre che di grana moltofine. Altrettanto sorprendente,quanto naturale, è la risoluzione,che svolge senza indugi groviglidinamici tonalmente complessi, apartire dai transienti, maneggiaticon una padronanza degna di benaltri calibri. Ricco il patrimonioarmonico attinto che - una voltatanto - rimane tale anche a bassilivelli d’ascolto. Tra i limiti, oltrea quello dinamico sullo spuntobreve (l’entità del “punch”, benrappresentato nei contorni, è piut-tosto fragile nella sostanza), c’èda segnalare una certa deviazionedall’optimum tonale, a favore ditinte che virano decisamente versoil caldo, ma senza stemperare latensione nel contrasto dinamico.

Normale o super?Dopo il successo, a torto o a ragione, del piccolo T-Amp, integrato portatile con amplificazione in classe T capace di erogare una decina di Watt, ecco che la Sonic Impact ci riprova con il Super T-Amp.

Tipo: stereo a stato solido Potenza:2 x 10W su 8 Ohm (15W su 4 Ohm) inclasse D chip Tripath con tecnologiaproprietaria in Classe T .

CARATTERISTICHE DICHIARATE

50 giugno 2006 • SUONO

Page 14: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

SUONO • giugno 2006 51

IN SINTESIFrancamente non è ben chiarol’obiettivo, o sarebbe meglio direle scelte con cui raggiungerlo, cheanimano la versione Super del T-Amp. I creatori della classe T, cheruota attorno a un chip, quelloTripath, da alcuni considerato ilpeggio suonante tra la pletora dipretendenti digitali (magari sitratta di invidia quindi non diamo

eccessivo peso all’informazio-ne..!) mantengono rispetto ai con-correnti l’a-tout del prezzo sensi-bilmente inferiore, anche se oggicon il Super T-Amp dotato diconnessioni e costruzione genera-le di qualità hi-fi, il costo si asse-sta pericolosamente vicino ai pro-dotti entry level di marche stori-che dell’alta fedeltà così da obbli-gare a un reale confronto tra laclasse T e quella canonica AB. Lìdove il T-Amp si posizionava insplendida solitudine, la versioneSuper invece si avvicina pericolo-samente a considerazioni di mer-cato e paragoni dove occorre, aesempio, tener conto di una sceltain parte incoerente come quelladello chassis di generose dimen-sione ma desolatamente vuoto:non vi poteva trovar posto, aesempio, l’alimentazione comeaccade nella piccola e talentuosa“talpa volante”? E vista la sceltadi un case di dimensioni abbon-danti (anche se il termine fa sorri-dere nel caso di questi lillipuzia-ni), perché abbandonare la possi-

bilità del funzionamento con bat-terie, originalità che avrebbe con-sentito di spendere fiumi di in-chiostro e ore di ascolti per deter-minarne l’influenza o meno?Apprezzabile invece, in chiavehi-fi, l’aumento di potenza e lascelta di non presentare più il ca-ratteristico taglio in basso, crocee delizia del famoso micro-prede-cessore.Complessivamente allora un giu-dizio positivo ma circostanziatoalla possibilità offerta a chi co-mincia di risparmiare, in relazio-ne al budget totale, in una primafase proprio sull’acquisto del-l’amplificazione, a favore deglialtri elementi dell’impianto senzapenalizzarne eccessivamente il ri-sultato finaleCerto è che la Sonic Impact è ri-uscita a ritagliarsi una figura diimportanza mondiale in quellostrano mercato (ultimamente unpo’ noioso) dell’hi-fi, provocandoreazioni, commenti, esagerazioniche da tempo avevamo dimenti-cato. Grazie Sonic Impact!

Dossier Classe D

Sonic Impact Super T-Amp

Il circuito del Super T-Amp è praticamente lo stessodel suo piccolo predecessore, tuttavia sono presentiinterventi significativi che non si devono assoluta-mente confondere solo con un restyling del piccoloscatolotto che ha fatto tanto parlare.Il chip è lo stesso impiegato nel precedente, quindi daquesto punto di vista nessuna variazione sul tema.Il TA2024 in questo caso però è messo nelle miglioricondizioni di funzionamento anche se non potràcerto “inventarsi” potenze e prestazioni significati-vamente differenti. In altri apparecchi avuti in pro-va, in cui erano utilizzati altri chip Tripath, (ad esem-pio il bellissimo Sonos Zone Player che usava unTP2040 per ogni canale) abbiamo potuto rilevareprestazioni al banco significativamente più interes-santi di quelle riscontrate con il T-Amp, mentre siacon il piccolo che con la versione Super, il compor-tamento ricalca fondamentalmente quello dichiara-to nel data sheet del costruttore.Tuttavia, il filtro, la disposizione dei componenti e la

migliore PCB in cui è istallato il TA2024 sono un deci-so passo avanti, almeno per quanto riguarda la bandapassante e la diafonia che in questo apparecchio ri-sultano del tutto rientrati nella normalità. Il potenzio-metro è di buona qualità del tipo a film isolato, di di-

mensioni molto contenute. Lo chassis è realizzato conun profilo estruso con due tappi uno anteriore e unoposteriore che ospita i connettori. La lavorazione la-scia un po’ a desiderare con spigoli leggermente ta-glienti e una superficie non proprio levigata.

Sul pannello posteriore sono presenticonnettori d’ingresso sorprendente-mente di ottima qualità: robusti e av-vitati direttamente al pannello in al-luminio; proprio la scelta di posiziona-re così i connettori è stata probabil-mente determinante, in quanto incommercio i connettori di questo tipovanno da una qualità alta ad una altis-sima! I connettori di potenza hannouna robusta meccanica anche se il cor-po del morsetto è in plastica. È presen-te al centro il connettore di alimenta-zione a 12 Volt in corrente continuache si possono prelevare dall’alimen-tatore in dotazione, da uno supple-mentare o da una batteria.

Page 15: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

ISTITUTO ALTA FEDELTÀ

Amplificatore integrato Flying Mole CA-S3Prezzo: € 790,00Dimensioni: 13,1 x 5,4 x 17,9 cm (l x a x p)Peso: 1,4 KgDistributore: Audio ReferenceVia Abamonti, 4 - 20129 Milano (MI)Tel. 02.29.40.49.89 - Fax 02.29.40.43.11www.audioreference.it

di Gianfranco Machellie Silvio della Rocca Colonna

Mole in inglese può significa-re “talpa”, o “neo”, oppure“molo” (quello del porto)

oppure “molecola”. Vista la “mo-le” di questo amplificatore sarem-mo stati propensi a affibbiargli ilsignificato di molecola che ben siaddice a qualcosa di estremamentepiccolo e complesso ma a benguardare il piccolissimo logo seri-grafato sul frontale descrive unanimaletto che sembra proprio unatalpa volante accessoriata conun’elica sul musetto.E infatti, ce lo conferma l’exportmanager della casa giapponese, invisita al Monaco Hi-End, propriodi talpa volante trattasi e la sceltasta ad indicare, più che un contro-senso o un paradosso, un inno allaforza di volontà. Se una talpa dasotto la terra può arrivare a volare,allora un piccolo pigmeo come ilCA-S3 potrebbe pure suonare co-me si deve! Questo almeno spera-no i due progettisti, ex Yamaha,che hanno dato vita all’azienda nel2000 basandosi sulla convinzione

che la tecnologia digitale fosse ma-tura anche per l’amplificazione…E il nanerottolo vola, e vola sor-prendentemente in alto: almeno agiudicare dall’accoglienza che ilprodotto ha ottenuto in giro per ilmondo, preceduto dai vari modelliprofessionali (di uno parleremo nelprossimo numero) dove la tecnolo-gia in classe D offre davvero tantivantaggi e poche controindicazio-ni. Il CA-S3 però si distacca radi-calmente dalla linea professionale(che continuerà ad essere persegui-ta con diverse novità all’orizzon-te): il suo costo è di circa ottocentoeuro, il cabinet e sì piccolo ma bencurato (ingentilito da un gradevoledisegno a sbalzo), le connessionid’uscita sono molto originali e bel-le, sicuramente al di sopra della fa-scia economica di appartenenza,trattandosi di boccole avvitabili in-tercambiabili a seconda delle ter-

minazioni a banana o forcella uti-lizzate nel cavo di potenza. L’in-gresso è unico e rappresenta il sa-crificio immolato sull’altare delleridotte dimensioni, oltre natural-mente al cavo di alimentazione ir-rimediabilmente fisso ma sicura-mente con una valenza tutta daesplorare in questo nuovo orizzon-te della classe D. L’amplificatoreintegrato (fa sorridere il solo clas-sificarlo in questo modo) FlyingMole è alto cinque centimetri, lar-go tredici e profondo quattordici,pesa poco più di un chilo, sul fron-tale spicca la manopola del volumee un solo led azzurro di servizio.Tutto qui? E che cosa volete di piùin un volume che è più o menoequivalente a due bei bicchieronid’acqua fresca?

UTILIZZOLa banda passante appare, a orec-chio, molto ampia, ben rappresen-tata negli estremi opposti, con unabuona dose dinamica ed una capa-cità di pilotaggio che sconvolge,soprattutto in virtù delle ridotte di-mensioni. Il suono in senso genera-le è quanto meno in linea con ciòche si può ottenere spendendo que-sta cifra, ma considerate che que-sto oggetto potrebbe rappresentare

la panacea per chi non possiede glispazi adeguati per poter inserire inambiente un amplificatore dalle di-mensioni classiche, senza per que-sto rinunciare alla qualità della ri-produzione, anzi! Davvero con ilFlying Mole si deve rinunciare apoco in termini di parametri audio-fili e, volendo essere iper-critici sipotrebbe dire che la dinamicaespressa negli estremi banda soffreun pochino nella gamma media ce-dendo un pizzico di microdinamicache si traduce in qualche incertezzanegli attacchi impegnativi e nellariproposizione del palcoscenicomusicale che dimostra qualchepecca nella localizzazione di voci estrumenti. In effetti l’immaginecentrale non è precisissima e co-stringe ad avvicinare i diffusori traloro con un conseguente restringi-mento della scena strumentale. Lecritiche finiscono qui in quanto an-che la timbrica di voci e strumentielettrici e acustici risulta moltoconvincente non prestandosi a nes-sun giudizio negativo. La musica ele melodie fluiscono con un buonsenso del ritmo generando piacered’ascolto e un elevato indice digradimento misto all’effetto di stu-pore legato alle piccole dimensionidell’oggetto che, udite udite, si ab-bina con sconvolgente disinvolturaniente di meno che con i B&W803D…Tra i diversi apparecchi oggetti diquesto speciale, non v’è dubbioche il CA-S3 sia quello che colpi-sce di più l’immaginazione: piùpiccolo del peccatore originale T-Amp ma con a bordo un’alimenta-zione, dotato di un vestito eccezio-nalmente di qualità inclusi gli ori-ginali connettori… Ci sono tutti glielementi per scatenare le aspettati-ve: che sia lui l’elemento in gradodi scardinare l’assioma de... l’ele-fante volante espressa dal direttorenell’apertura di questo dossier?Ma ogni medaglia ha la sua faccianascosta e nel caso della talpa è co-stituita da una ridotta disponibilitàdi Watt, che ne sconsiglia l’utilizzo

Una talpa in abito da seraOggetto d’indubbio fascino, persino ruffiano nella sua lussuosa confezione da super-amp per hobbit audiophili: chi si aspettava che la classe D continuasse a passare sotto silenzio, come puroelemento di sollazzo per pochi scalmanati audiofans dal saldatore facile, eccolo servito,la talpa della classe D vola, vola davvero.

Tipo: stereo a stato solido Potenza: 2x 20W su 8 Ohm (30W su 4 Ohm) inclasse D Risposta in Frequenza(Hz): 5 - 50.000 0, -3dB THD (%): 0,05Sensibilità/impedenza ingressi au-dio analogici: 1 RCA.

CARATTERISTICHE DICHIARATE

52 giugno 2006 • SUONO

Page 16: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

SUONO • giugno 2006 53

con diffusori di bassa sensibilità o“difficili” anche se il piccolo ami-co ha insospettatamente dimostratodi cavarsela bene anche con i gi-ganti, e dal costo già impegnativoche impone delle considerazionipiù raffinate sul reale valore del-l’oggetto: anche anche se al prez-zo, il Super T-Amp, non ha rivaliper noi, la palma di migliore inquesta tornata va al CA-S3. La vir-tù migliore di queste amplificazio-ni è quella di averci fatto riprovareil piacere d’ascolto di quando era-vamo ragazzi; di ascoltare solo lamusica e da questa lasciarci coin-volgere, senza distrazioni, senzaansie patologiche da voyeurismo

psico-acustico. Con le nanettescozzesi di uno di noi, il CA-S3 hatirato fuori una splendida, appa-gante, musicalissima gamma bas-sa, s’è buttato attraverso le colonned’Ercole dei transienti più velenosiriemergendone vincitore, ha alle-stito un palcoscenico caldo e ap-passionato dove si ha la sensazioneche l’artista non si risparmi mai esi esibisca solo per te, unico spetta-tore. Dategli pure il meglio che po-tete permettervi, ve ne sarà grato,ma abbiate un po’ d’accortezzanella scelta della cassa. B&W 803e Linn Tukan sono andati a mille,le ProAc Studio 110 molto meno.Visto che il distributore della Talpa

Volante è lo stesso di ProAc gliformuliamo una proposta: ci pren-diamo il ghiotto onere di provare ilCA-S3 con uno dei mini-monitorProAc, quale Response 1-SC o Ta-blette Ref. Eight. Siamo pronto ascommettere che sarà il matrimo-nio dell’anno, altrimenti sarà moltoappasionante azzardare e provarealtri abbinamenti, magari fuoribudget!

IN SINTESIIn chiusura, a tutti coloro cheavranno modo di ascoltare gli am-pli di cui sopra, una semplice maaccorata raccomandazione: fatevila vostra idea, non date ascolto aisedicenti amici esperti (“sedicenti”vale per entrambi i sostantivi,“amici” ed “esperti”. Ndr). Tirerangiù la solita menata di castronerie,associata non si sa su quale crite-rio, esperienza, metodo, onestà in-tellettuale. Fatevi una domanda erispondetevi sinceramente: cosavolete ascoltare a casa vostra, dasoli, nella vostra stanza, la vostracollezione di dischi o metter su unabancarella di audio-delikatessen?Se la risposta è per la prima ipote-si, non fate nulla per evitare l’a-scolto del Flying Mole CA-S3 e ri-manerne contagiati.

Dossier Classe D

Flying Mole CA-S3

In netta contraddizione con le dimensioni e la classedel prodotto, lo chassis e la fattura sono decisamentefuori dall’ordinario: l’elettronica interna è disposta suun telaio molto elaborato in metallo ferroso realizzatoin più sezioni, mentre il pannello frontale è in spesso al-luminio pressofuso. Infine l’amplificatore è racchiuso daun involucro di alluminio realizzato in tre segmenti. No-tevole la resa estetica e la sensazione di solidità com-plessiva. Anche il trattamento superficiale dell’allumi-nio, una anodizzazione con tonalità azzurrina è di eleva-ta qualità. Nel fondo sono presenti quattro inserti ingomma con la funzione di piccolo appoggio antiscivo-lo. È strano con il costruttore non abbia previsto un po-sizionamento anche in verticale che comunque non èassolutamente condizionato: basta apporre altri quat-tro dischetti in gomma e il gioco è fatto! La maggiorparte dell’interno è occupato dal circuito d’alimentazio-

ne che fa parte integrante del singolare progetto concui è stato sviluppato il CS-A3. mentre sulla sinistra èpresente il modulo di amplificazione realizzato princi-palmente con un circuito integrato e una piastra in ra-me di smaltimento del calore.A ridosso del pannello frontale (A) è installato il poten-ziometro del volume “nientepopodimenoche” un AlpsSerie Blu e la stadio d’ingresso realizzato con transistor

in tecnologia SMD su schedine separate. Da questo pun-to di vista la realizzazione appare decisamente unica nelsuo genere, in quanto abbina soluzioni di tipo futuristi-co a soluzioni del tutto tradizionali, come se fosse estre-mamente chiaro il contributo di ogni singola soluzionea scapito di altre. Inoltre, l’alimentazione e il filtraggiosembrano realizzati quasi allo stato dell’arte consideratele dimensioni quasi impossibili dell’apparecchio.

Sono presenti due ingressi RCA e una cop-pia di morsetti di potenza, Un’altra occa-sione di stupirci per il piccoletto! I con-nettori sono quanto di più pratico abbia-mo potuto mai utilizzare, almeno perquanto riguarda l’utilizzo di cavi spellatianche di grosse sezioni.Ecco però il limite:accettano solo cavi spellati anche di gran-de sezione. Per collegare un cavo termi-nato a banana viene fornito un adattato-re che personalmente,non utilizzerei per-chè non apporta significativi migliora-menti; anzi, il miglior collegamento èquello proposto: svito la ghiera, spello ilcavo, lo inserisco nel foro dove si intrave-dono il coni e stringo, con poco sforzo ot-tengo una coppia di serraggio unica.Dav-vero belli!

Page 17: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

54 giugno 2006 • SUONO

ISTITUTO ALTA FEDELTÀ

Amplificatore integrato Onkyo A-9755Prezzo: € 990,00Dimensioni: 43,5 x 14,4 x 43,1 cm (lxaxp)Peso: 17,6 KgDistributore: EurosoundVia Guinizzelli, 15 - 20127 Milano (MI)Tel. 02.26.19.841 - Fax 02.26.19.157www.eurosound.it

di Silvio della Rocca Colonnae Massimo Menchini

Un apparecchio nero non passamai di moda, non stanca mai;un apparecchio nero può es-

sere abbinato a tutto, anche alle tra-sparenti e luminose valvole. Tran-quillo, sobrio, rasserenante, fedelee ruffiano cabinet nero, cui conce-dere solo qualche macchia di chia-ro per una manopola o per il logo,per il display o per qualche piccolae discreta indicazione luminosa.Il frontale dell’A-9755 possiede ledimensioni classiche il cui design èreso piacevolmente plastico e leg-gero grazie a sfasature orizzontali ealla linea concava della superficie. Le due grandi manopole, una per ilvolume in cui è inserito un led az-zurro e l’altra per la selezione degliingressi che vengono indicati daled color ambra, risultano protago-niste assolute sia per dimensioni siaper essere costruite in alluminio,cosa rara per il segmento economi-co di appartenenza di questo inte-grato Onkyo.Anche le “comparse”, vale a dire lerimanenti manopole più piccole,non sono meno importanti e nonfanno assolutamente niente per ce-lare il “target”, come si dice adesso,cui è indirizzato questo integratone.Infatti la presenza dei selettori dei

toni alti e bassi, il selettore per lascelta e la somma di due coppie didiffusori e l’ingresso per la cuffia,sono scelte che individuano nellafascia dei giovani smanettoni i pos-sibili acquirenti dell’A-9755. Però,ad onor del vero, la scelta dei pro-gettisti Onkyo di prevedere ancheun tastino “pure direct”, che esclu-de dal percorso del segnale i poten-ziometri dei toni, e il “power ampdirect”, che permette di utilizzarel’integrato come un finale accop-piandoci un preamplificatore, la di-cono lunga sull’attenzione posta aun possibile sviluppo verso posi-zioni maggiormente audiophile. Atal proposito chi scrive non hamancato di effettuare una prova an-notando sul taccuino la maggiorequalità in termini di trasparenza e

tridimensionalità dell’immagine nelmomento in cui vengono esclusidal percorso del segnale i selettoridi tono! Un’altra piccola testimo-nianza di una certa cura anche deiparticolari meno evidenti è l’utiliz-zo di un potenziometro motorizzatodella Alps serie nera.

UTILIZZOPer quanto riguarda l’uso dell’A-9755 sono rimasto positivamenteimpressionato dal poderoso mu-scolo e da una dose di dinamica inpiù non espressa in precedenza inconfigurazione integrata.L’apparecchio necessita di qualcheora di rodaggio, ma non appare es-sere sensibile al riscaldamento vi-sto che già appena acceso dimostrale sue caratteristiche soniche senzamodificarle con l’andare dell’a-scolto. L’animo rockettaro si fa no-tare fin dalle prime battute, caratte-rizzato da dinamica eccellente ne-gli attacchi e da un effetto presenzache, se da una parte inficia non po-co la tridimensionalità dell’imma-gine, dall’altra permette di goderedell’evento sonoro in prima perso-na con una buona sensazione live.Il gruppo rock è ben disegnato neicontorni e anche il colore deglistrumenti non tentenna restituendo

all’ascolto attento anche il pathosche i musicisti hanno voluto infon-dere nella tecnica di esecuzione.Infatti gli slides e gli hummer-ondella chitarra elettrica risultanonettissimi, ricchi di un buon nume-ro di informazioni di contorno che,se non riguardano l’aspetto armo-nico, almeno risultano più che suf-ficienti anche per delineare le ne-cessarie separazioni tra gli altristrumenti interessati alla registra-zione. La voce, in questo caso ma-schile anche se l’estensione negliestremi alti è praticamente quelladi un soprano, è salda, materica econvincente anche se soffre di cre-scente esilità al crescere del volu-me d’ascolto impresso. Basso ebatteria sono netti e asciutti e nonpresentano timidezze negli attacchie code nei rilasci. Certo per chi de-sidera una maggiore aggressivitànelle note basse c’è sempre a dis-posizione il tastino del “loudness”il cui intervento però non è “pesan-te” e sembra compiere effettiva-mente il lavoro per cui è nato, valea dire aiutare l’ampli ad esprimersimeglio a basso volume nel rangedi frequenza inferiore. Passando alla musica jazz, si nota-no alcune pecche timbriche peral-tro parzialmente giustificate dal

Ci piace neroNero come l’animo del blues, nero come il jazz che, anche se suonato da bianchi, è sempre nero.Nero e buio come il più nero e buio dei localacci di Harlem o del Queen dove si fa la musica più nerache esiste. Nero come il più nero degli smoking, il vestito più elegante che si possa immaginare.

Tecnologia: a stato solido Ingressi: 6linea e 1 phono MM Potenza (W suOhm): 2 x 100 Risposta in Frequen-za (Hz): 10 - 100.000 +1, -3 dB THD(%): 0,08% Sens./Imp. Phono(mV/KOhm): 2,5/50 Sens./Imp. Line(mV/KOhm): 200/50 Rapporto Se-gnale/Rumore (dB): 70 phono, 100linea Controlli: alti, bassi, loudness.

CARATTERISTICHE DICHIARATE

Page 18: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

segmento di appartenenza: l’Onk-yo A9755 restituisce il sassofonosofferente di una punta di nasalità;il contrabbasso è limitato da una ri-proposizione un tantino esile dellabassa frequenza; il pianoforte èsufficientemente esteso nella di-mensione e nella risposta in fre-quenza ma manca del caratteristicotimbro percussivo. In senso gene-rale la grana musicale appare unpo’ grossolana tradendo una peral-tro giustificata mancanza di raffi-natezza che definisce la posizionedi questo integrato appena al disotto del gradino più elevato relati-vo alle apparecchiature di stampoaudiofilo. Anche l’ascolto con lamusica classica conferma tali im-pressioni, soprattutto quando il pa-

rossismo orchestrale richiede con-trollo della dinamica e della scenasonora. Con la celebre toccata e fu-ga di Bach, l’A9755 appare “seder-si” nel momento in cui è necessa-rio sostenere la pressione necessa-ria per una sensazione d’ascoltoemotivamente coinvolgente. L’or-chestra appare ordinata lungo lo

stage e più che sufficientementesuddivisa per sezioni strumentalimanifestando, in questo modo,l’attenzione posta dai progettistinei riguardi di alcuni parametristrettamente legati alla fascia qua-litativa superiore. Anche il detta-glio è di livello più che accettabilee non manca di informazioni di ti-po ambientale, caratteristica peral-tro non riscontrabile in apparec-chiature di questa categoria. Micorre infine l’obbligo di segnalarela buona impressione destata dallasezione phono MM che, innanzi-tutto, ha manifestato un basissimolivello di rumore oltre che ad unabuona espressione dinamica e unriscontro musicale di piacevoleinteresse.

IN SINTESIPer concludere questo Onkyo A-9755 mi appare come un buon am-plificatore integrato in considera-zione della fascia medio - economi-ca di appartenenza, un apparecchioda consigliare caldamente ai giova-ni che si avvicinano per la primavolta all’acquisto di un impiantoche sia in grado di rendere al me-glio innanzi tutto l’ascolto dellamusica rock e destare qualche inte-resse nei confronti degli altri generimusicali. La grande versatilità, te-stimoniata dalla presenza della se-zione phono, e l’aspetto estetico in-trigante giocano molto a favore diquesto Onkyo che si propone conpersonalità in questo difficile e af-follato segmento commerciale po-sizionandosi fin da subito nelle pri-me posizioni di classifica. Sul latoposteriore, tra le varie indicazioni,fate caso a quel “Made in Japan”che, se qualche anno addietroavrebbe fatto venire i brividi ai pu-risti e agli audiofili spinti, oggi nondovrebbe far inorridire più di tantoma, al contrario, far apprezzaremaggiormente questo prodotto chegode dell’esperienza tecnico-indu-striale di un paese che ha tracciatoun solco profondo nella ricerca enello studio scientifico.

SUONO • giugno 2006 55

Dossier Classe D

Onkyo A-9755

L’integrato A-9755, in barba a qualsiasi digressione su con-tenimento di costi, dimensioni e calore, proprio della classeD, sfoggia una realizzazione decisamente ad appannaggiodei migliori prodotti di classe medioalta, come d’altrondeOnkyo ha dimostrato i tanti anni. Lo chassis, l’accuratezzadelle lavorazioni, il layout e i componenti sono un esempiodi come le cose andavano fatte e dovrebbe continuare aessere fatte! Anche la sezione elettronica che si occupa del-la gestione e decisamente di classe superiore: ad esempio,in fase di accensione la macchina fa un check completodelle connessioni e dei carichi sui morsetti di potenze e so-lo se tutto è nei ranghi dal il via per l’accensione. La disposi-zione è estremamente razionale: subito dopo l’ingresso direte sono presenti i filtri, poi l’alimentazione viene portataai due trasformatori tradizionali (schermati, in quanto la se-zione di potenza si compone in due stadi completamentedual mono). Nella scheda principale sono disposti le ali-mentazioni, lo stadio di amplificazione e la gestione degliingressi. Sulla sinistra, in una PCB separata, è presente lostadio phono, invero realizzato con componentistica di altaqualità a componenti discreti senza uso di amplificatorioperazionali: una scelta decisamente inconsueta anche inconsiderazione della natura “digitale” della macchina! I con-densatori sono della Silmic, mentre quelli grandi di alimen-tazione della Nipon Chemicon for audio. Il frontale, le ma-nopole, i commutatori sono gestiti da microprocessore, ilvolume motorizzato è di tipo tradizionale, e la possibilità discorporare la sezione finale da quella pre sono tutti ele-menti che lasciano sconcertati per l’alto livello qualitativoin un prodotto che, per sua natura, dovrebbe invece esseredestinato ad un altro segmento di mercato!

La disposizione ricalca fedelmente la dis-posizione dei circuiti interni: sulla sini-stra in alto il pregiato ingresso phono,sotto gli ingressi e le uscite RCA,quattro li-nea uno diretto all’amplificatore e dueanelli di tape,e quasi al centro i connettoridi potenza.Ottima la meccanica in metalloricoperta da un isolamento in plastica.La vaschetta IEC non presenta il collega-mento a terra.

Page 19: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

ISTITUTO ALTA FEDELTÀ

Amplificatore finale Rotel RMB-1077Prezzo: € 2.350,00Dimensioni: 42,3 x 7,2 x 41,5 cm (l x a x p)Peso: 7,8 KgDistributore: AudiogammaVia Pietro Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)Tel. 02.55.18.16.10 - Fax 02.55.18.19.61www.audiogamma.it

di Carlo D’Ottavi

Che sia diverso lo si nota dalledimensioni, decisamente piùcontenute e dal peso, partico-

larmente ridotto, in funzione dellapotenza dichiarata di ben centoWatt per canale, che sono sette, suun carico di otto Ohm. Anche ilprezzo può apparire, in funzionedelle dimensioni, insolitamenteelevato ma questo è un apparec-chio che invece va ben osservato estudiato! Il progetto è infatti im-perniato su moduli amplificatoridella ICEPower, gli stessi utilizza-ti dalla dalla Jeff Rowland, comedire uno dei nomi appartenenti algotha dell’hi end. I moduli ICE-Power sono stati creati dal tecnicodanese Karsten Nielsen che, dopoaver brevettato questa soluzione,ha cercato e ottenuto la collabora-zione di una grande azienda perpoter sviluppare questa nuova tec-nologia e poterla offrire a terzi. Laconnazionale Bang & Olufsen hacreduto in questa idea e, intornoad essa è nata la società B&OICEPower per produrre e fornire aterzi i nuovi prodotti con questatecnologia. A quanto pare il suc-cesso sta arridendo a questa ini-ziativa se aziende importanti co-me la Rotel hanno chiesto e otte-nuto l’utilizzo di componenti chesi basano su questa tecnologia.

Il grande successo di ICEPower èprobabilmente dovuto proprio allanecessità di mercato che ha datoluogo al team di ricerca e svilupponato da un problema pratico diB&O, che, è inutile ribadirlo, èprobabilmente una delle aziende apiù alto contenuto tecnologico, didesign e di qualità sia nella produ-zione e sia nel lavoro nel nord Eu-ropa. Questa, prima fra tutte, hasentito il bisogno di realizzare si-stemi di altoparlanti amplificati,equalizzabili e potenti. Nel merca-to non ha trovato nulla di adatto eha fondato proprio il team ICEPo-wer. Ecco che da un esigenza, tral’altro antesignana per un modelloattualmente molto diffuso, si rea-lizza proprio una produzione adat-ta e completamente fuori daglischemi. I moduli ICEPower, uti-lizzati per B&O e venduti a terzeparti, sempre più presenti in tan-tissime applicazioni, sono partico-larmente apprezzati per la peculia-rità delle soluzioni in generaledella classe D e per le soluzioniembedded che ne derivano… Glieffetti che ne conseguono, moltoimportanti, si traducono in una ri-duzione notevole dello stadio dialimentazione, per cui trasforma-tori, condensatori di filtro e cosìvia più piccoli, come pure dei ra-diatori di raffreddamento. Si trattadegli elementi più ingombranti espesso costosi e potete immagina-re che una riduzione di costi e in-gombri possa essere particolar-mente allettante quando si ha a

che fare con un amplificatore asette canali. Il risultato, nel caso dell’RMB-1077 è un finale sorprendentemen-te piccolo ed elegante per la sua li-nea così slim. Il frontale è costitui-to da una lastra piegata a C in allu-minio con il solo tasto di accensio-ne rotondo, sulla destra. Con unapotenza così ci si potrebbe aspetta-re un gran quantità di alette di raf-freddamento dappertutto, e inveceno! Né esternamente né interna-mente c’è traccia di dissipatori, unbel risparmio senza dubbio!

UTILIZZOLa contemporanea presenza di unintegrato stereo Rotel della nuo-vissima serie 06 con tanto di usci-ta preamplificata, perfetta per col-legare il finale in prova, ci ha con-sentito un immediato confrontotra due mondi apparentemente po-co conciliabili. In tale configura-zione abbiamo connesso i due ca-nali principali a cui corrispondonoi due moduli ICEPower di mag-gior pregio. I diffusori scelti sonoormai a noi molto noti, le Proac

Studio110, un prodotto molto piùcompleto e raffinato di quanto ilsuo prezzo potrebbe suggerire.Comunque per saggiare fino infondo questo finale gli abbiamocollegato anche una coppia di So-nus faber da pavimento appenagiunte in redazione le quali rap-presentano un carico d’impedenzaparticolare, costante ma moltobasso, insomma un esame nonproprio facile. Diciamo subito cheil Rotel ha superato l’esame pilo-taggio in modo alquanto naturalesenza scomporsi più di tanto. L’u-nico limite, comune con entrambii diffusori, è una certa tendenza aperdere il controllo alle basse fre-quenze in situazioni per altro limi-te con programmi musicali parti-colari e comunque in alcuni mo-menti. Per il resto invece devo di-re di essere rimasto stupito per labuona raffinatezza generale e unafinezza di grana che, sbagliandopregiudizievolmente, non miaspettavo. Ascoltando musicaclassica si può apprezzare come iparticolari, i rumori, gli effetti am-bientali siano per la maggior parteben riprodotti, con cura e suffi-cientemente grazia. Anche la sta-bilità dell’immagine dei singolistrumenti è di ottimo livello; l’u-nica pecca sul fronte della scena èche questa non si sviluppa parti-colarmente in profondità. Gli stru-menti musicali tendono ad essereproiettati in avanti ed essere alli-neati ad altezza dei diffusori. Que-sta caratteristica non cambia mol-

Il digitale lì dove serveNell’attuale catalogo Rotel, che lentamente si sta allargando, gli amplificatori finali a più canali sono ben sei di cui uno per applicazioni professionali ma accomunati tutti da una tecnologia tradizionaletranne uno, proprio quello in prova, l’RMB-1077 di tipo digitale.

Tipo: multicanale Tecnologia: statosolido, classe D Potenza ( W suOhm): 7 x 100 su 8 Risposta in Fre-quenza (Hz): 10-80.000 +/- 3 dB Sens./Imp. ( V/KOhm): 1,2/- THD(%): <0,03 Fattore di Smorzamento:400 Ingressi: ingresso 5.1 canali.

CARATTERISTICHE DICHIARATE

56 giugno 2006 • SUONO

Page 20: STEREO HI-FI LA PIÙ AUTOREVOLE RIVISTA AUDIO • ANNO …innocent-key.com/wordpress/wp-content/uploads/2017/08/classeD_393_lores.pdf · lità del sistema audio. Non solo: la produzione

SUONO • giugno 2006 57

to inclinando o meno le casse ver-so l’ascoltatore, segno che di unacaratteristica specifica dell’ampli-ficatore in prova si tratta. Eviden-temente la capacità di evidenziaremolti particolari ha come contro-partita la tendenza a portare trop-po in avanti anche le sonorità piùlontane. Eppure il suono non ri-sulta affaticante o troppo aggressi-vo, segno di una buona risoluzio-ne. Dunque si tratta principalmen-te di un carattere sonoro che puòpiacere o meno ma rientra nellacorrettezza e non degenera mainel fuori luogo o nel cattivo gusto.La prova con un grande coro chedovrebbe essere dietro alla orche-stra inevitabilmente conferma loschiacciamento ma anche la bel-lezza delle voci e l’emozione diessere molto vicini e distinguerequasi ogni voce una per una. Pas-sando dai canali principali a quellisecondari, facenti dunque uso dei

moduli 250A, che dovrebberoavere in teoria qualcosa in menodei due 250ASP, francamente nonmi sembra di cogliere differenzesignificative nella resa sonora, ilcarattere rimane quello con glistessi pregi e difetti, quindi si puòessere tranquilli che nel caso diutilizzo simultaneo di tutti e sette icanali a disposizione e conside-rando comunque che la maggio-ranza del segnale passa per i cana-li frontali non ci saranno assoluta-mente problemi di omogeneitàtimbrica del sistema. Inoltre ladifferenza potrebbe essere nella

capacità simultanea di erogareenormi correnti su ognuno dei5+2 canali, ma, applicando unasana regola di buon senso, se equando questo accadesse ci trove-remo in una condizione decisa-mente sfavorevole dal punto di vi-sta sensoriale: vi immaginate chemuro di suono si genera in occa-sione di una concomitanza dieventi di questo tipo? Certamentela pressione dipende dalla sensibi-lità e dall’estensione dei diffusoricollegati all’amplificatore e anchedallo spazio in cui sono inseriti,ma, scartando ogni utilizzo impro-

prio dell’amplificatore (ovverocon diffusori che hanno la sensibi-lità di un “mattone” e per di piùinseriti in un hangar) in condizio-ni “normali” cinque o sette puntid’emissione con 100 Watt appli-cati, anche istantaneamente, po-trebbero tramortire un cammello!

IN SINTESIL’RMB 1077 ha rappresentato perme una piccola sorpresa, visto chefino ad ora, tranne qualche sporadi-co e molto costoso esempio, l’am-plificatore digitale sembrava essereun qualcosa di promettente ma an-cora di non ben definito. Questoprodotto sembra dimostrare che lastrada aperta comincia a produrrefrutti concreti e offrire apparecchirealmente significativi e utili all’u-tente finale. Un amplificatore finalemulticanale di qualità che, al con-fronto di certe soluzioni all in onedell’estremo oriente può sembrarecaro (in fondo è solo un finale…)eppure la sue qualità giustifica ilprezzo e le dimensioni compatterappresentano un ulteriore plus atutto vantaggio della facilità d’inse-rimento. Le qualità musicali e lasua notevole riserva di energia cisembrano tali da poterlo consigliareper ogni genere d’ascolto.

Dossier Classe D

Rotel RMB-1077

L’interno dell’RMB-1077, in relazione al peso e alle dimen-sioni appare inconsueto: ogni spazio è sfruttato in modorazionale e al limite. Effettivamente in un case da 42 x 36 x6 cm di spazio utile trovano posto 7 amplificatori da 100Watt ciascuno. La robustezza della struttura in lamiera diferro rinforzata è del tutto adeguata, considerando anchel’esiguità del peso di ogni stadio e la bassissima generazio-ne di calore. Inoltre, i profili in alluminio conferiscono unasolidità decisamente fuori dal comune, probabilmente do-vuta anche allo spessore di soli 6 cm. All’interno possiamonotare (verso il pannello frontale) i due moduli ICEPower250ASP completamente indipendenti che sono destinatiall’amplificazione dei canali anteriori ma, nulla vieta di im-piegarli anche in altre configurazioni in quanto le connes-sioni sul retro sono indipendenti per ogni canale. Questimoduli hanno bisogno di essere collegati esclusivamenteall’alimentazione e a un comando di controllo di stato, poiil gioco è fatto! Mentre gli altri cinque moduli in basso so-no i 250A che presentano le stessa caratteristiche dei pre-cedenti ma non sono dotati di alimentazione interna. In-fatti, sulla destra, accanto ai due moduli principali e sullapiastra a ridosso delle connessioni, sono presenti i compo-nenti necessari per l’alimentazione di tipo switching a cir-ca 50V dei moduli e dei servizi. Inoltre, vicino all’ingresso direte con vaschetta IEC è presente un adeguato filtro di rete(per e verso l’esterno) in quanto, è bene rammentarlo, gliamplificatori a commutazione producono una notevolequantità di disturbi che è bene fermare. Anche se i moduliICEPower sono progettati e realizzati per abbattere qual-siasi spuria in banda e sulla rete, Rotel ha ritenuto oppor-tuno dotare il suo apparecchi di un buon filtro di rete.

Gli ingressi sono sette come pure leuscite realizzate tramite coppie di mor-setti davvero ben fatti e solidi. A com-pletare la dotazione c’è la possibilità dicontrollare esternamente l’accensionevia cavo da collegare a due in-out a unatensione nominale di 12V con relativalevetta.