BUGNO ART GALLERYModern - Contemporary - Photography

di Stefano CeCChetto

Bugno Art gAllery

S. MARCO 1996/D, 30124 VENEZIAtel. 041 5231305 fax 041 5230360

info@bugnoartgallery.itwww.bugnoartgallery.it

© Bugno Art Gallery 2013

fotografie di Gaetano De Rosa

la fotografia di “Aminotic stardust” è di YoRick PhotoGRaPhY

Progetto grafico Andrés dAvid CArrArA

L’itinerario bizantino che Stefano Curto intra-prende per presentare questi suoi nuovi lavori riparte da Venezia: la città dove tutto è comin-ciato nel 2010 con una bella mostra nell’ap-propriata sede dei Batioro e Tiraoro, e dove Stefano si è presentato ufficialmente al mondo dell’arte quale artefice di un suo personale lin-guaggio espressivo. Da lì il suo percorso ha sviluppato poi i rico-noscimenti internazionali che si sono puntual-mente verificati: da Londra all’Australia; dalla Biennale di Venezia al Caffè Florian; da Parigi a Torino; sempre presente in prestigiose mo-stre che hanno confermato l’assoluta originali-tà e il fascino indiscutibile delle sue opere.E ora la scena ritorna a Venezia, ma il pal-coscenico si allarga, la presenza diffusa del suo operare – che indaga i tempi di una realtà sensibile – è la testimonianza arcaica di un in-ventario della coscienza e si conferma come la documentazione di un passaggio epico tut-tora in via di definizione. Le sue opere raccontano – come le storie di un antico affresco – il percorso umano e arti-stico della sua vita e restano le finestre aper-te al mondo della sua vasta e poetica ricerca iconografica. I cristalli impenetrabili che l’arti-sta utilizza per realizzare i suoi lavori sono pie-tre preziose che rivelano i bagliori dell’infinito, sono gemme incastonate nello spazio del suo universo interiore.Nei lavori di Stefano Curto, il tempo non è solo il trascorso del quotidiano, ma è la cifra inde-lebile di un ricordo dei luoghi e delle cose: un diario di viaggio pieno di rimandi autobiografi-ci, ma anche testimonianza consapevole della propria epoca.La vicenda artistica di Stefano Curto ripar-te quindi da Venezia, ma è destinata ad ar-rivare ancora lontano, le molte partenze che contraddistinguono il suo procedere hanno in comune l’eterna ricerca di una consapevo-

lezza, o per meglio dire di una ‘luce diversa’, costantemente cercata per dare a questi suoi lavori, non la semplice diversificazione di un tono espressivo, ma la concreta realtà di un punto di vista particolare: ogni spazio abita-to dalla collocazione delle sue gemme è uno spazio dell’anima.Proviamo quindi a ripercorrere questo itine-rario partendo dal concetto che si tratta es-senzialmente di un intreccio che si dipana nello sviluppo di una presa di coscienza. Le mostre veneziane di questo percorso si pre-sentano come capitoli di un umano racconto che Stefano Curto sviluppa per indagare la simbiosi degli opposti e per determinare un concordato equilibrio armonico tra rivelazione e denuncia.

EvolutionInvolution Una trasformazione

Osservando l’opera di Stefano Curto, Evolutio-nInvolution, mi torna in mente una citazione di Goethe: “Non sempre è necessario che il vero prenda corpo; è già sufficiente che aleggi nei dintorni come spirito”. Gli aspetti della visione alchemica dell’univer-so e della vita che più mi affascinano e con i quali mi sento in sintonia sono quelli dell’Ora del Tramonto e dell’Aurora: il crepuscolo nel quale l’immaginario si immerge per poi con-fondersi nella notte e l’alba nel quale riemerge per ricongiungersi al mondo. Questa nascita, o meglio la filosofia di questa ri-nascita, mi sembra anche il concetto primario che ispi-ra tutta l’opera di Stefano Curto; il suo lavoro parte dal manufatto quale procedimento natu-rale di un’estensione dello spirito: l’immagine sgorga dalla materia come un’apparizione, non sempre decifrabile all’istante, ma che di-venta poi identificabile grazie ad un processo di immedesimazione.

JAPAN 2006136.623 Cristalli Swarovski

incastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)

200 x 150 x 3 cm - 150 Kg

IL DISTRUTTORE DEL FALSO 64.171 Cristalli Swarovski

incastonati su plexiglas (Swarovski gems on plexi)

200 x 150 x 3 cm - 150 Kg

Il fondo cosmico di questa sua nuova spirale che si dipana nei toni del bianco e che diventa viola, in una convergenza di cromatismi che agitano la forma di una realtà apparente è l’identificazione dell’estetica alchemica.Sebbene l’alchimia sia una pratica antichissi-ma, la sua fascinazione cattura ancora molti artisti contemporanei che ritrovano in questo processo la fusione perfetta tra lo spirito, la mente e il divino. In questo modo tutti gli ele-menti del mondo sono intimamente legati gli uni agli altri e ritrovano la loro perfetta colloca-zione nell’universo.Stefano Curto è un’artista ‘sperimentale’ nel senso autentico del termine in quanto, parten-do dal pensiero, egli elabora le sue sperimen-tazioni per la ricerca di una perfezione che rimanda all’ideogramma del cerchio come rappresentazione del Cosmo. Le sue spirali e i cerchi concentrici delle sue forme attingono al passato per proiettare la dimensione di un futuro ‘sostenibile’, poiché creare è anche crearsi nel ritrovare se stessi dentro all’opera e alla sua trasformazione.L’artista è un medium che tenta di captare un messaggio; il principio di analogia che lo scuote e lo incita a rivelare questo messag-gio è lo stesso che lo induce a non rivelare, a tenere nascosto il segreto della percezione o a celarlo all’interno dell’opera stessa, come in questo caso dove il simbolo tibetano dell’unio-ne cosmica: lo yantra, resta mimetizzato nello sfondo dei cromatismi per essere scoperto soltanto da coloro che saranno in grado di ri-conoscerlo. In tutto il lavoro di Stefano Curto, il passato e il futuro sono intimamente connessi nel punto misterioso nel quale s’incontrano. Le gemme non sono in questo caso simbolo di ricchezza, di vano lusso o apparenza, ma sono la forma apparente di una ricerca puntuale e costante che l’artista svolge sulla via del meraviglioso.Ogni giorno cerchiamo la ‘conoscenza’ in tutte le cose che ci circondano, è un processo spi-rituale – a volte inconscio – che ci permette di proseguire un percorso finalizzato alla Involu-zione-Evoluzione della nostra coscienza.In ogni sua nuova opera e anche nei suoi nu-merosi viaggi in Oriente, Stefano Curto prose-gue nell’esplorazione di questo labirinto cer-cando di non perdere il fragile filo di Arianna che lo guida nella ricerca instancabile dell’Ol-tre, questa forza sottile, questa vibrazione fon-damentale è la traccia che lo porta a ricon-durre la molteplicità delle cose sconosciute al senso più profondo dell’esistenza. Riportando ogni volta tutto a casa con un ba-gaglio sempre più leggero.

Pointy Print‘Umano, troppo umano’

Immaginiamo che tutto il mondo reale sia

qui; dentro alla vastità dell’opera, dentro al processo d’identificazione tra l’artista e il suo lavoro e che l’immensità del grande spazio universale possa essere utilizzato come offi-cina, laboratorio in progress per la nascita di nuove utopie.Immaginiamo inoltre che l’arte sia una forma di terapia per portare alla luce l’universo pa-rallelo del nostro inconscio e che l’artista sia il medium per realizzare questo obiettivo: si tratta quindi di colpire il segno, di centrare il bersaglio.Possiamo anche immaginare che davvero tut-to il nostro destino sia inciso nel tracciato di una mano dove al centro del palmo c’è una stigmate, una ferita rosso sangue che iden-tifica il percorso della sofferenza universale dell’umanità.La superba volontà del fare, che distingue il lavoro di Stefano Curto, sta tutto nell’identi-ficare il bersaglio e poi colpire l’obiettivo: le sue opere – come lance acuminate – vengo-no scagliate verso tutte le denuncie del no-stro difficile trascorso, verso tutta la desolata inquietudine che ci attraversa, per aiutarci a

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riconoscere quel momento stupendo e terri-bilmente pericoloso della consapevolezza di noi stessi.Man hurt man: l’uomo ferisce l’uomo, è la di-chiarazione sostenibile che Curto imprime nel palmo di questa sua Pointy Print: un’opera che indaga il tema dell’appartenenza al gene-re umano, frutto di un’ispirazione che prende forma dentro all’esperienza di un ‘attraversa-mento’ nelle baraccopoli/slum dei villaggi in-diani. Dove è ancora possibile riconoscere i segni e i segnali di un’esistenza parallela, e dove il tempo è l’entità sospesa di un trascor-so al limite della sopravvivenza.Malgrado la profonda maturazione che si per-cepisce in ogni sua nuova opera, Stefano Cur-

IL CUSTODE DEI DESIDERI 118.105 Cristalli Swarovski incastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)200 x 200 x 3 cm - 150 Kg

THE MARVELLOUS FLIGHT OF COEXISTENCE110.175 Cristalli Swarovskiincastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)150 x 200 x 3 cm - 150 Kg

Opera esposta alla54° Esposizione Internazionale d’Artedella Biennale di Veneziapadiglione Italia – Regione VenetoVilla Contarini – Piazzola sul Brenta24 Giugno – 24 Novembre 2011

Artwork exhibited at54° Esposizione Internazionale d’Artedella Biennale di Veneziapadiglione Italia– Regione VenetoVilla Contarini – Piazzola sul Brenta2011 June 24Th – November 24th

to mantiene l’autentica innocenza delle origini e la medesima immagine del mondo: a lui non interessa una realtà separata e divisa, il suo universo appartiene all’immaginazione plane-taria di una grande concertazione cosmica dove le esperienze s’intrecciano in una fitta rete di rapporti culturali e morali, e dove le sto-rie e le fatiche dell’esistenza quotidiana forma-no – nella sua particolare espressione artistica – un’unica, grande tessitura di risonanze.Nell’esperienza di Pointy Print si conferma la violenza e la dolcezza di un curioso destino: il gesto, nella sua immediata esecuzione espri-me, ancora una volta, il momento e il luogo di una metamorfosi: l’analogia di un’imma-gine scaturita da quell’impulso istantaneo è paragonabile al taglio di un nuovo cordone ombelicale, è la violenta accelerazione di una rinascita.

The Marvellous Flight of Coexistence Imprimere per Esprimere

Si tratta di imparare ad ascoltare la voce de-gli altri, imprimere un segno per diramare la vexata quaestio delle differenze, delle disso-nanze. Il Meraviglioso volo della Coesistenza è ancora tutto dentro ai parametri dell’utopia, ma l’arte viaggia su canali diversi, percorre i sentieri dell’energia e procede in uno spazio percettivo indipendente dalla realtà. Sono sempre stato affascinato dall’idea che il pen-siero appartenga alla dimensione dei ‘tempi sospesi’, collocato in quella porzione dell’esi-stenza che riusciamo ad estrapolare dal no-stro quotidiano.L’arte è decisamente l’affermazione di una pausa e come tale vive nella percezione leg-gera dell’attimo. L’opera – concepita come formulazione del pensiero – si presta quindi a

un gioco etereo tra visibile e invisibile, e ricon-duce la sua collocazione all’essenza-assenza della gravità e alla lievità del sogno.Il tappeto di Stefano Curto segue una strate-gia di redenzione, i simboli delle diverse cre-denze si fondono dentro a un’unica religione possibile: la convivenza. L’eterno ‘vegliare’ dell’artista – affinché emerga una santità del vivere civile – è dunque rappresentabile sol-tanto attraverso le storie narrate dalle sue ico-ne mistiche; è nelle ombre e nelle trasparenze dei suoi segnali che lo spazio-tempo della rappresentazione emerge in una luce visibile che diventa testimonianza e monito nello stes-so tempo.Il tappeto è ondulato perché mosso dall’ener-gia cosmica dell’impresa, e i simboli si con-fondono nelle pietre per poi riemergere solo a contatto con la luce, con l’illuminazione di una verità incontestabile. Quello di Stefano Curto è

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il nuovo tappeto per una devozione universa-le: è attraversato da piedi differenti e toccato da mani che rivelano intenzioni diverse, ma che ritrovano – nella profondità dell’essere – l’immagine di una liturgia condivisa.L’artista ritorna quindi come il Testimone ar-bitrario della speranza per nuovi messaggi spirituali; sempre sul punto di trasfigurarsi, sempre al confine di una mistica ascesi, che non trova pace in nessun luogo e in nessuna casa, perché il suo luogo di appartenenza, la sua dimora riconosciuta resta l’universo mon-do, dove si parla ancora una lingua matrice e dove l’uomo impara a riconoscere gli uomini, per cogliere i frammenti di ciò che ancora ci unisce a ancora ci distingue.

Amniotic Star DustTutta la polvere che ci resta

Basterebbero le differenze a spiegare quest’opera – forse la più intrigante e la più completa tra gli ultimi lavori dell’artista – le dif-ferenze che trapelano dallo sconfinato magma di luce che emerge da tutto il suo splendore, le differenze cromatiche che insinuano modi-fiche sostanziali nella percezione dell’opera stessa. Stefano Curto affronta in questo suo lavoro il tema della Fine, non come rassegnazione, ma come consapevolezza ultima: memento mori di ogni esistenza possibile.Pulvis est et in pulverem reverteris è la frase che traspare dalla massa amniotica del colo-

re: “Polvere sei e polvere ritornerai”, l’artista accoglie questa verità estrema come una ri-velazione consapevole e la diffonde come monito. Insinuata dentro a una trama di luce e celata nei riflessi, la forza di questa dichiara-zione ultima prende forma nel mare magnum del colore, dentro a quel rosso che scorre come il sangue e che trascende il Verbo per diventare vita.In questo caso l’opera non è più allegoria della rappresentazione, ma ritorna ad essere testimonianza autentica del pensiero dell’arti-sta che, nel suo transumanare, non rinuncia a confermarsi artefice del messaggio e adem-piere così al suo ruolo specifico.Stefano Curto racconta la genesi del suo lavo-ro con un ricordo personale: “Non a caso molti anni fa ho scelto, o forse sono stato scelto, da queste gemme che mia madre mi ha messo in mano sperando, a ragione, che coagulassero in me la voglia di esprimere la mia creatività. Quando ho visto brillare nel palmo quei cristal-li mi sembrava di stringere le stelle e me ne sono innamorato immediatamente”.La consapevolezza di questo suo procedere lo porta poi a comunicare un mondo interiore che si svela e si rivela, sempre nella discre-zione del ‘vedo non vedo’, come un timido suggerimento che affiora dal pulviscolo di queste sue gemme; ma la forza del messag-gio è indiscutibile e ogni inimicizia tra lo spirito e la materia è superata dalla fascinazione del manufatto. Lo stesso Stefano Curto parlando di quest’opera dichiara: “Ho voluto darle tridi-

HOME00000200900000 73.180Cristalli Swarovski

incastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)

200 x 150 x 3 cm - 150 Kg

THE INFINITE BLACK EXPANDED in 2011

110.000 Cristalli Swarovski incastonati su plexiglas

(Swarovski gems on plexi)200 x 200 x 3 cm - 150 Kg

mensionalità, ingravidarla e protenderla verso l’esterno fino quasi a veder esplodere la vita e la morte in essa contenute”.Amniotic Star Dust è il fondamento di questo legame reciproco, l’Alfa e l’Omega di tutte le vicissitudini umane. Si tratta di un’opera completa che racchiude al suo interno ogni verifica dell’esistenza, qui l’artista realizza la summa di una spiritualità concorde: la pol-vere come comunità di destino, prima an-cora che di provenienza, processo armo-nico di una bellezza che vede nel principio dell’umanità – ma ancor di più nella sua Fine – la consapevolezza di un continuo rinnovarsi, il carisma di una rinascita.

L’itinerario bizantino di queste mostre ve-neziane percorre quindi la traccia diffusa di un luogo/non luogo: la dis-locazione delle opere distribuite in sedi diverse sembrano

stimolare il moto di una ricerca, la curiosità di una scoperta. In un percorso che si di-pana come una spirale, l’enfasi di questa ricerca torna sempre al punto di partenza, come nel vorticoso ritmo spazialista delle Enphasis, dove l’artista riconduce lo sguar-do alla vertigine di un’indagine circoscritta che prelude al tema di una ricognizione in-teriore quale unica strada percorribile per la riscoperta di se stessi: riconoscere per riconoscersi.Le sue abbaglianti aperture di luce, le fluo-rescenti isole luminose che sprofondano e poi riemergono con l’effetto ipnotico di una introspezione, altro non sono che la di-chiarazione di uno stato d’animo. I segni e i segnali del suo linguaggio inconfondibile restano impressi in ogni suo lavoro come la dichiarazione di un’identità rivelata, come l’incessante biografia di un autoritratto.

Sviluppare un tema per Stefano Curto signi-fica coinvolgere/portare dentro al proprio mondo anche gli altri e renderli partecipi di un emozione che travalica il personale per diventare universale.

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by Stefano CeCChetto

L’ORO MALATO53.148 Cristalli Swarovski incastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)200 x 150 x 3 cm - 150 Kg

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The byzantine itinerary that Stefano Curto undertakes to show his new works starts off from Venice: the city where everything be-gan in 2010 with a wonderful show at the appropriate premises of “Batioro” and “Tira-oro”, and where Stefano introduced himself officially into the world of art which is the ar-tefice of his personal expressive language.From there, he then worked on international recognition which promptly came: from Lon-don to Australia; from the Venice Biennale to Caffe Florian; from Paris to Turin; he has always been present at prestigious shows that confirmed his complete originality and the undeniable fascination of his works. And now his return to Venice, but this time the stage is grander with the widespread presence of his works – which investigate the times of a sensitive reality – it is the ar-chaic testimony of an inventory of knowled-ge and it gets affirmed in the documentation of an epic transition that is still working out its definition today.His works narrate – like the stories of an an-cient fresco – the human and artistic path of his work and the windows lie open on a world of his vast and poetic iconographic research. The impenetrable crystals that the artist uses in his works are precious stones that reflect flashes of the infinite; the gems are set in the space of his inner universe. In Stefano Curto’s works, time is not only daily experience, but it is also the indelible cipher of a memory of places and things: a travel dairy full of autobiographical referen-ces, but also of the informed testimony of his own times. Stefano Curto’s artistic event starts up again then from Venice, but it is destined to go great distances. The many departures that distinguish his journey share the eternal se-arch of an awareness, or better yet, a “dif-

ferent light”, constantly sought out in order to give these works, not simple diversifying of expressive tones, but the concrete reality of a specific point of view: each space in which the gems lie is a space of the soul. Let us try to follow this itinerary starting from the concept which is more or less a storyli-ne that unravels in the development of an awareness. The Venetian shows of this itine-rary are like chapters of a human story that Stefano Curto unfolds in order to investigate the symbiosis of opposities and to create a composed and harmonic balance of revela-tion and accusation.

EvolutionInvolution A Transformation

Looking at Stefano Curto’s work, “Evolutio-nInvolution,” I am reminded of a quote from Goethe: “It is not always needful for truth to take a definite shape; it is enough if it hovers about us like a spirit.” Those aspects of the alchemical vision of the universe and life that most entrance me are those which I feel to be in harmony, like those of “Ora del Tramonto” and “Aurora”: the twilight in which the imaginary emerges and then loses itself in the night and dawn in which it re-emerges to come out into the world. This birth, or better yet, the philoso-phy of this re-birth, seems to me the main concept which informs all of Stefano Curto’s works; they start from the man-made object whose natural development is an extension of the spirit: the image flows out of the ma-terial like an apparition that is not always understandable immediately, but that slowly becomes identifiable due to a process of empathetic identification. The cosmic basis for this, his new spiral,

POINTY PRINT - Black86.578 Cristalli Swarovski

incastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)

150 x 150 x 3 cm - 50 Kg

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POINTY PRINT - White 86.578 Cristalli Swarovski

incastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)

150 x 150 x 3 cm - 50 Kg

that develops in tones of white to become purple, is a chromatic convergence that shakes up the shapes of an apparent reality and identification of the alchemical aesthe-te. Although alchemy is a very ancient practice, it still facinates many contemporary artists who find a perfect fusion between spirit, mind and the divine within this process. As such, all the elements of the world are inti-mately related to each other and they find their perfect position in the universe.Stefano Curto is an “experimental” artist in the genuine sense of the word. He starts from a thought which he elaborates on through experimentation in order to find a perfection that recalls the ideogram of the circle that represents the Cosmos. The concentric circles and spirals in his shapes draw on the past in order to project

the dimension of a “sustainable” future, be-cause to create is also to create oneself, so as to be able to find oneself in the work and its transformation. The artist is a medium that tries to capture a message; the principle of analogy that arou-ses it and incites it to reveal this message is the same one that induces it not to reveal: to keep the secret of the perception hidden or to conceal it within the work itself, as in this case where the Tibetan symbol of cosmic union, the yantra, remains camouflaged in the background of colours in order to be discovered only by those who are able to recognize it. In all of Stefano Curto’s works, the past and the future are intimately connected at the mysterious point where they meet. The precious stones are not a symbol of wealth in this case, of vain luxury and appearan-

ces; instead, they are the apparent forms of precise and constant research that the artist carries out on “the road of wonders”.We look for “awareness” every day in the things that surround us, in a spiritual pro-cess - sometimes unconsciously – which al-lows us to follow a path that is aimed at the “Involution-Evolution” of our consciousness. In each of his new works and also in his numerous trips to the Orient, Stefano Cur-to carries on his exploration of this labyrinth trying not to lose the delicate thread of Ariadne that guides him in his untiring re-search of the “Beyond”, that subtle force, that fundamental vibration which is a trace that leads him to bring back the multiplici-ty of things unknown to the most profound meaning of existence. This something that he brings back home every time in baggage that is always lighter.

Pointy Print‘Umano, troppo umano’ [“Human, too hu-man”]

Let us imagine that the entire world is here; in the vastness of the work, within the pro-cess of identification between the artist and his work, and that the immensity of this great universal space can be used as a workshop, a laboratory in progress for the creation of new utopias. Let us also imagine that art is a form of the-rapy to bring the parallel universe of our un-consciousness to light and that the artist is the medium to carry out this objective: this is about hitting the mark, honing in on the target. We can also imagine that all our fate is car-ved on the trace of a hand where there is the stigmata in the middle of the palm, a red

EMPHASIS SERIES40.000 Cristalli Swarovski incastonati su plexiglas ogni colore(Swarovski gems on plexi each color)100 x 100 x 3 cm - 150 Kg ogni colore (each color)

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wound of blood that identifies the road of hu-manity’s universal suffering. That superb desire to create which distin-guishes Stefano Curto’s work lies completely in identifying the target and then hitting upon his aim: his works – like pointed swords – are thrown against all the accusations of our difficulties, towards all that desolate restles-sness we pass through, in order to help us recognize that fantastic and terribly dange-rous moment of an awareness of ourselves.

Man hurt man: the sustainable statement that Curto imposes on the palm of this Pointy Print: a work that investigates the the-me of belonging to the humankind and the results of an inspiration that takes form within the experience of a “crossing-over” into the slums of Indian villages. This is where it is still possibile to recognize signs and signals

of a parallel existence, and where time is the suspended element of a bygone era on the edge of survival. Despite the profound maturity that can be perceived in each of his new works, Stefa-no Curto maintains a genuine innocence of the origins and the same image of the world: he is not interested in a reality that is split up and divided. His universe belongs to the planetary imagination of a great cosmic plan where experiences intertwine in a close-knit network of cultural and moral relationships, and where the stories and the fatigue of daily existence form – through a specific artistic expression – a large and unique woven fa-bric of resonances. The delicacy and violence of a strange fate are confirmed in his Pointy Print experien-ce: the gesture, in its immediate execution expresses yet once again the moment and

place of a metamorphosis: the analogy of an image that has springs from that instanta-neous impulse is comparable to the cutting of the umbilical cord, an violent acceleration of a rebirth.

The Marvellous Flight of Coexistence Imprimere per Esprimere [“Impress to Ex-press”]

This is about learning to hear the voice of others, imprinting (or impressing) a sign to announce the vexata quaestio of differences and of disonances. The Marvelous Flight of Coexistence completely lies within the para-meters of utopia, but art travels along diffe-rent channels and runs along lines of energy to proceed into a perceptual space that is outside of reality. I have always been fasci-nated by the idea that thinking belongs to the

dimension of “suspended time”, in that part of existence that we are able to extrapolate from our daily lives. Art is decidedly the affirmation of a pause and as such it lives in the light perception of a moment. The work – conceived as a for-mulation of thought – lends itself, therefore, to an etherial game of the visible and invisi-ble, and leads back to its state of belonging to the absence-essence of gravity and the lightness of a dream.Stefano Curto’s carpet follows a strategy of redemption, the symbols of different credo-es are fused within a single possible religion: cohabitation. The eternal “vigil” of the artist – until the sanctity of civilized life emerges – is, therefore, only representable through stories narrated through his mystic icons; it is in the shadows and transparencies of his signals that the space-time element of the work co-

AMNIOTIC STARDUST164.842 Cristalli Swarovski incastonati su plexiglas (Swarovski gems on plexi)200 x 200 cm x 3 cm - 75 Kg

EVOLUTION INVOLUTION104.741 Cristalli Swarovski incastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)150 x 3 cm - 35 Kg

SHE IS MY GOD160.661 Cristalli Swarovski incastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)200 x 150 x 3 cm - 150 Kg

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mes out as a visible light that becomes a wit-ness and accusation at the same time. The carpet is undulated because it has been informed by the cosmic energy of the endea-vour, and symbols become blended and in-distinct only to re-emerge upon contact with the light, with the illumination of an irrefutable truth. This work by Stefano Curto is the new carpet for universal devotion: it is crossed over by different feet and touched by hands that reveal diverse intentions, but that reco-ver – in the very depths of being – the image of a shared liturgy. The artist thereby returns as the Arbitrary Witness of hope for new spiritual messages; it is always on the point of transforming itself, always on the edge of mystical acents, which do not find peace anywhere or any possibi-lites, because its place of belonging, its re-cognized home remains the world- universe,

where a matrix language is still spoken and where man has learnt to recognize man, in order to gather up the fragments of what still unites and distinguishes us.

Amniotic Star DustTutta la polvere che ci resta [“All the dust that remains”]

The differences alone are enough to explain this work – perhaps the most intriguing and finished among the artist latest works – tho-se differences which seep out of the limit-less magma of light that emerges from all its splendour, chromatic differences which speak of great changes in the perception of the work itself. Stefano Curto confronts the theme of the End in this work, not as resignation, but as the last awareness: memento mori of every pos-

DICRANORRHINA DERBY155.837 Cristalli Swarovski

incastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)

200 x 150 x 3 cm - 150 Kg

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SINDONE NERA17.843 Cristalli Swarovski

incastonati su plexiglas(Swarovski gems on plexi)

150 x 200 x 3 cm - 150 Kg

sible existence.Pulvis est et in pulverem reverteris is the sentence that shines through the amniotic mass of colour: with “You are dust and unto dust you shall return” the artist takes in this extreme truth like a knowing revelation and he spreads it as a rebuke. Wound through a texture of light and concealed in its reflec-tions, the force of this last statement takes form in the magnum sea of colour, inside that red which flows like blood and transcends the Word to become life.In this case, the work is no longer allegorical of representation, but it is a return to being an authentic witness to the thought of the artist which, in its transhumance, does not refuse to confirm itself as an artefice of the message and thus fulfill its specific role. Stefano Curto narrates the origins of his work with a personal memory: “It was no accident that many years ago, I chose, or perhaps I was chosen by, these gems which my mo-ther placed in my hands hoping, rightfully so, that they would work themselves within me to form a desire to express my creativity. When I saw them shine in my palm, these crystals seemed to hold the stars and I fell in love with them immediately.”The awareness of his way of proceeding brought him to communicate with an interior world that reveals and hides itself, with a di-screet “now I see, now I don’t”, like a faint suggestion that comes out of the fine dust of his gems; but the strength of the message is undeniable and each enmity between spirit and matter is overcome by the fascination of the final work. Stefano Curto himself says of this work: I wanted to give it three dimensio-nality, impregnate it and make it extend out towards the outside almost until it seems to explode with the life and death within it.”Amniotic Star Dust is the principle behind this mutual bond of Alpha and Omega of all human events. This is a complete work that holds within it every examination of existen-ce. The artist has created the summa of a uni-fied spirituality: the dust is like a community of destiny, preceding even its provenance, that harmonic process of beauty that can be seen in the principle of humanity – but much before its End – the awareness of continuous renewal, the charisma of a rebirth. The byzantine itinerary of these Venetian shows follows, therefore, a widespread tra-ce of a place/non-place: the dis-location of these works in different places seems to sti-mulate the impulse of research, the curiosity of a discovery. In a journey that unfolds like a spiral, the emphasis of this research always goes back to its starting point, like the diz-zying spatial rhythms of Emphasis, where the artist brings the gaze back to the vertigo of a

circumscribed investigation that is a prelude to the theme of interior recogniztion, the only road for which is the discovery of oneself: re-cognizing in order to recognize oneself: His flashing outbreaks of light, those fluore-scent luminous islands that sink and then re-emerge with the mesmerising effect of intro-sprection, is none other than the declaration of a state of being. The signs and signals of his inequivocal language remain imprinted on each of his works like the declaration of a revealed identity, like the neverending bio-graphy of a self-portrait.To Stefano Curto, the development of a the-me means involving/bringing others into his world and making them participants in an emotion that moves from the personal to the universal.

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