Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio...
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Stato dell’arte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze
Giulio M. Salerno
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La certificazione delle competenze al crocevia
tra persona, istituzioni e libertà• Dal cittadino inteso come soggetto guidato nei
suoi percorsi formativi dalle istituzioni • Alla persona che si apre alla libera prospettiva
dell’apprendimento per tutto l’arco della vita e in una pluralità di contesti di vita, di lavoro, del tempo libero
• Una nuova libertà di rilievo costituzionale: la libertà individuale all’istruzione e alla formazione (artt. 2, 4, 30, 33, 34, 35, 41 Cost.)
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Le competenze nei percorsi di apprendimento “formali”, “non formali” e “informali”
• Le competenze (intese come capacità di utilizzare conoscenze e abilità in contesti reali) scaturiscono da sempre più numerosi e diversi percorsi di apprendimento che si svolgono attraverso le libere scelte individuali nell’ambito dell’istruzione e della formazione, nel campo professionale e nelle relazioni sociali
• Ai percorsi di apprendimento formali (percorsi strutturati del Sistema nazionale dell’Istruzione e Formazione: scuole più IeFP) si aggiungono quelli “non formali” (negli organismi educativi esterni al SIF, nel privato sociale, nelle imprese, nel volontariato) e “informali” (altre libere modalità di apprendimento di competenze in ogni contesto di interrelazione sociale, anche nel tempo libero)
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L’obiettivo generale della validazione e della certificazione delle competenze
• Come può la persona rendere note con un’attestazione “ufficiale” (di rilievo pubblico, da tutti riconosciuta, collegata a standard omogenei e accettati) tutte le proprie competenze, comunque acquisite?
• Attraverso la validazione delle competenze acquisite al di fuori dei percorsi formativi “formali”, e la certificazione delle competenze comunque acquisite
• Mediante un procedimento “pubblico”: collegato a standard ufficialmente accettati
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I benefici “sociali” attesi dalla certificazione
• 1) Per la persona• Consente di avere consapevolezza del proprio
percorso formativo all’interno del sistema nazionale di istruzione e di formazione e dei sistemi regionali dei titoli e delle qualifiche regionali
• Consente di avere conoscenza delle possibili prospettive del proprio percorso formativo rispetto agli obiettivi e alle offerte di lavoro
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2) Per il mondo dell’istruzione e della formazione
• Assicura la comparabilità delle attestazioni dei diversi titoli, attestati, certificati etc. in relazione a parametri e riferimenti obiettivi e comparabili (in termini di competenze e di risultati di apprendimento)
• Favorisce il confronto tra le diversi componenti del sistema di istruzione e formazione: reciproco riconoscimento dei sistemi di certificazione
• Impone l’applicazione di una logica comune: l’apprendimento per competenze e risultati, il riconoscimento del saper fare (che sono già propri della IeFP, e meno presenti nella scuola)
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3) Per il mondo del lavoro
• Consente di conoscere la copertura di una certe competenze e qualificazioni professionali
• Avvicina la domanda e l’offerta di lavoro• E’ utilizzabile sia al momento dell’accesso al
mondo del lavoro, che nei momenti di transizione o di debolezza (da un lavoro all’altro, perdita di lavoro)
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La certificazione come “servizio” alla persona
• E’ un servizio che richiede oggettività, trasparenza, comparabilità: affidamento sociale e rilievo pubblico
• E’ offerto su richiesta individuale: principio di libertà• Deve essere svolto da operatori qualificati sia nelle
tecniche di valutazione che nelle specifiche materie delle singole competenze: qualità e collegamento “trasversale” con i mondi della formazione (particolarmente esperti nella valutazione delle competenze) e del lavoro
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La certificazione delle competenze: una strada doppiamente necessaria
• A livello globale (OCSE) dagli anni Novanta: per un mercato del lavoro globalizzato
• A livello sovranazionale: l’UE richiede un sistema nazionale di validazione degli apprendimenti acquisiti in contesti diversi dai percorsi dell’istruzione e della formazione, e un sistema di tendenziale corrispondenza dei livelli delle qualificazioni e delle competenze raggiunti in sede nazionale: il Quadro europeo di riferimento delle qualifiche EQF (per un mercato del lavoro davvero “europeo”: libertà di stabilimento)
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Vari atti europei (più meno vincolanti) ma comunque nella stessa direzione
• 2002: risoluzione del Consiglio sulla promozione di una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale;
• 2002: la successiva Dichiarazione di Copenaghen adottata dai Ministri di 31 Paesi europei e dalla Commissione;
• 2004: La decisione relativa al «Quadro comunitario unico per la trasparenza delle qualifiche e delle competenze (EUROPASS)»;
• 2006: La raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, relativa alle competenze chiave per l'apprendimento permanente;
• 2008: La raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio sulla costituzione del quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente (EQF);
• 2009: La raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, sull'istituzione di un sistema europeo di crediti per l'istruzione e la formazione professionale (ECVET)
• 2009: La raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, sull'istituzione di un quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualità dell'istruzione e della formazione professionale (EQAVET)
• 2012: La raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea sulla convalida dell'apprendimento non formale e informale
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Perché l’Italia ne ha particolare bisogno
• Il frazionamento dei percorsi dell’istruzione e formazione, le diverse modalità di apprendimento “non formale” (nelle imprese, nel privato sociale, etc.) e i molteplici percorsi informali)
• Le frazionate competenze istituzionali e funzionali in materia di istruzione e formazione
• richiedono necessariamente un sistema nazionale di mutuo e obiettivo riconoscimento delle competenze acquisite (mediante i vari titoli, i diplomi, le certificazioni professionali)
• per poter dare vita ad un mercato del lavoro davvero nazionale
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Un’esigenza comune in Europa• Vedi lo studio ISFOL 2011: Valutazione delle competenze
da esperienza: approcci e pratiche in Italia e in Europa• In alcuni Paesi la certificazione degli apprendimenti non
formali o informali è consolidata (Danimarca, Francia, Norvegia, Finlandia, Regno Unito, Spagna, Portogallo, Islanda)
• In altri Paesi vi sono sperimentazioni o affidato alle associazioni datoriali o sindacali o del terzo settore, oppure da agenzie formative che attuano programmi europei finalizzati allo sviluppo di modelli sperimentali (Repubblica ceca, Germania, Polonia, Ungheria)
• Maggiori difficoltà si riscontrano negli ordinamenti federali.
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Alcuni punti critici in Italia• In Italia le pratiche di validazione e certificazione si sono
sviluppate autonomamente a livello regionale in modo differenziato e anche con alcune buone prassi
• E’ mancato un assetto unitario • La permanente debolezza della formazione continua e
dell’educazione per gli adulti • La lunga assenza di un quadro complessivo e stabilizzato
delle qualificazioni (titoli e relative competenze) nazionali e regionali, referenziato rispetto al Quadro europeo delle qualifiche (EQF)
• La pluralità delle istituzioni coinvolte a livello nazionale (più ministeri), regionale e locale
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Alcuni passi verso la certificazione delle competenze, in anticipo rispetto al quadro europeo
• Il decreto del Ministero del lavoro n. 174/2001 (inattuato): nel libretto formativo del cittadino vanno riportate sinteticamente le certificazioni delle competenze acquisite al termine dei percorsi di formazione professionali o in esito a percorsi di formazione parziali o in caso di abbandono del percorso formativo, a seguito di esperienze di lavoro e di autoformazione, per l’ammissione ai diversi livelli di istruzione, etc.
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In seguito
• Il decreto 276/2003 ha ridefinito il libretto formativo del cittadino:
• Sono registrate le competenze acquisite durante la formazione in apprendistato, la formazione in contratto di inserimento, la formazione specialistica e la formazione continua, nonché in modo non formale e informale
• Testato e a regime in alcune Regioni• I risultati della certificazione delle competenze dono
registrabili nel libretto formativo (vedi accordo Stato-Regioni sulla certificazione delle competenze per l’apprendistato)
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Ancora• Il tavolo unico nazionale per gli standard professionali, di
certificazione e formativi, istituito dal Ministero del Lavoro nel 2006
• I Crediti formativi universitari (d.m. 270/2004)• Indicazioni in vari documenti, linee-guida, libri bianchi• Decreto MIUR 2010: certificazione dei saperi e
competenze nell’obbligo di istruzione • Nel d.lgs. 167/2011 (t.u. sull’apprendistato) : certificazione
delle competenze acquisite dall’apprendista possono essere certificate e registrate nel libretto formativo del cittadino sulla base del repertorio delle professioni previsto per l’apprendistato
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Ancora
• Accordo Stato-Regioni del 19 aprile 2012 per la definizione di un Sistema nazionale di certificazione delle competenze per l’apprendistato
• Nelle premesse si prevede che le Regioni intendono che questo accordo non ha valore limitato all’apprendistato “nelle more delle definizione di norme che disciplinino la materia in modo organico”: valore generale (quindi, come vedremo, sino alla definizione e implementazione delle linee-guida in attuazione del d.lgs. 13/2013)
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La prassi della certificazione delle competenze in sede regionale
• Alcune Regioni sono ancora in uno stadio iniziale o sperimentale, limitandosi ad alcune filiere e tipologie formative
• Altre Regioni hanno predisposto l’architettura normativa, ma l’attuazione stenta
• Altre Regioni hanno disciplinato e stanno applicando il procedimento di validazione degli apprendimenti non formali e informali mediante un sistema regionale di certificazione (in particolare, Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana, Umbria, Valle d’Aosta)
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Una breve premessa ricostruttiva della normativa statale
• Il d.lgs. n. 13 del 2013: decreto legislativo in attuazione di una complessiva delega legislativa contenuta nella cd. legge “Fornero” n. 92 del 2012
• In particolare art. 4, commi 51-61 (apprendimento non formale e informale in relazione all’apprendimento permanente) e commi 64-68 (Sistema pubblico Nazionale di Certificazione delle Competenze: SNCC)
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Altri recenti interventi normativi • Decreto legge n. 76 del 2013 (convertito con legge n.
99/2013): è istituita una nuova struttura di missione (temporanea, fino al 2015) presso MLPS con vari compiti tra cui:
• Art. 5, comma 2, lett. i-ter): promuovere l'accessibilità da parte di ogni persona interessata, nonché da parte del mandatario della persona stessa, alle banche dati, da chiunque detenute e gestite, contenenti informazioni sugli studi compiuti dalla persona stessa o sulle sue esperienze lavorative o formative.
• Diritto di accesso alle informazioni su sé stesso
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Ancora, una nuova Banca dati (centralizzata?)
- Art. 8: Nell’ambito del MLPS è costituita la Banca dati delle politiche attive e passive (del lavoro).- Raccoglie le informazioni concernenti i soggetti da collocare nel mercato del lavoro, i servizi erogati per una loro migliore collocazione nel mercato stesso e le opportunità di impiego. - Vi confluiranno vari banche dati, tra cui la “dorsale unica informativa” (vedi dopo): verso la centralizzazione delle banche dati?
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Le disposizioni nella Legge Fornero: apprendimento permanente
(commi 51-61)• Comma 51: Attribuzione della competenza per la la
determinazione “ a livello nazionale” delle politiche relative all’apprendimento permanente: Intesa in Conferenza Unificata (Stato-Regioni-enti locali), su proposta MIUR e MLPS, sentito MISE e “parti sociali”
• Stato regionale (non centralistico), distribuzione verticale e orizzontale delle competenze, ruolo delle parti sociali
• Competenza statale nella determinazione dei LEP e standard minimi in materia di istruzione e formazione (art. 117, comma 2, Cost.) (esercitata con il d.lgs. 13/2013, adottato previa Intesa in Conferenza Unificata)
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Il punto di partenza delle politiche nazionali per apprendimento permanente
• Art. 4, comma 51: “A partire dall’individuazione e riconoscimento del patrimonio culturale e professionale comunque accumulato dai cittadini e dai lavoratori nella loro storia personale e professionale”
• Importanza dei lemmi impiegati: individuazione e riconoscimento, cultura e professionalità, “comunque”, cittadini e lavoratori, storia personale e professionale: sapere e saper fare
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Come individuare e riconoscere il “proprio patrimonio culturale e professionale”?
• La risposta del comma 51: “da documentare attraverso la piena realizzazione di una dorsale informativa unica mediante la interoperabilità delle banche dati centrali e territoriali esistenti”
• Scelta non centralistica, ma non facile: unitarietà del sistema di documentazione e riconoscimento attraverso la cooperazione dei soggetti competenti nella formazione delle banche dati statali, regionali e locali (standard comuni minimi)
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Commi 52, 53 e 54
• Definizione dei tre aspetti dell’apprendimento permanente: formale, non formale, informale
• Definizioni tratte dalla normativa europea e internazionale (con problemi definitori; vedi documento OCSE 2007)
• Riconoscimento ufficiale di una importante rilettura non “statalista” e “scuola-centrica” degli art. 4, 33, 34, 35 (“lo Stato cura la formazione e l’elezione professionale deli lavoratori”) Cost.: il patrimonio culturale e professionale non deriva soltanto dall’apprendimento nei percorsi formali
![Page 26: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/26.jpg)
Apprendimento formale (comma 52)
• Formale: che si svolge nel sistema della istruzione e formazione (SIF), e si conclude con un titolo di studio, una qualifica o un diploma professionale (anche in apprendistato), o una certificazione riconosciuta, nel rispetto della legislazione vigente (specificazione aggiunta dal d.lgs. 13/2013)
• Alcuni problemi derivano, in sede di individuazione e riconoscimento dei titoli conclusivi dei percorsi di apprendimento formale, dalla frammentarietà strutturale del nostro SIF
![Page 27: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/27.jpg)
Apprendimento non formale (comma 53)
• Al di fuori del Sistema nazionale della Istruzione e Formazione
• Sulla base di una scelta intenzionale della persona in nome della libera determinazione del proprio patrimonio culturale e professionale
• “in ogni organismo che persegua scopi educativi e formativi, anche del volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese”
• Ulteriori problemi derivanti dalla pluralità e differenziazione dei soggetti operanti nell’educazione e formazione
• Il d.lgs. non aggiunge nulla
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Apprendimento informale (comma 54)
• Anche a prescindere da una scelta intenzionale• Nello svolgimento di attività nelle situazioni di vita
quotidiana e nelle interazioni che in essa hanno luogo, nell’ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero (anche qui il d.lgs. non aggiunge nulla)
• L’apprendimento è il risultato di processi che si svolgono in ogni contesto di interrelazione sociale: peculiarità (e specifici problemi applicativi) delle forme di individuazione e riconoscimento degli apprendimenti così acquisiti
![Page 29: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/29.jpg)
Comma 55: le reti territoriali dei servizi
• Con l’intesa in Conferenza unificata “sono definiti gli indirizzi per l’individuazione di criteri generali e priorità per la promozione e il sostegno alla realizzazione di reti territoriali che comprendono l’insieme dei servizi di istruzione, formazione e lavoro”: comprese università, imprese, sindacati, camere di commercio (comma 56).
• Da queste reti non possono essere escluse, dunque, le strutture formative accreditate!
![Page 30: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/30.jpg)
Alcune priorità sono stabilite dalla legge:
• A) “Il sostegno alla costruzione, da parte delle persone, dei propri percorsi di apprendimento”, facendo emergere i “fabbisogni di competenza delle persone in correlazione con le necessità dei sistemi produttivi e dei territori”
• Costruire un collegamento tra libera costruzione dei percorsi di apprendimento e necessità esterne (soprattutto le esigenze del mondo del lavoro)
![Page 31: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/31.jpg)
Inoltre,
• B) il riconoscimento dei crediti formativi e la certificazione degli apprendimenti comunque acquisiti
• C) fruizione di servizi di orientamento lungo tutto il corso della vita
• Ma il sistema delle reti territoriali va attuato senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica ! (comma 57)
![Page 32: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/32.jpg)
Comma 58: delega legislativa
• Autorizzazione all’emanazione di uno o più decreti legislativi d’intesa con la Conferenza Unificata (entro sei mesi: termine scaduto, ma entro 24 mesi dai decreti, quindi gennaio 2015, sono possibili decreti correttivi e integrativi!) per la definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni (riferiti a tutti gli ambiti di competenza: Stato e Regioni) per l’individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali, con riferimento al Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze (SNCC) (commi 64-68)
![Page 33: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/33.jpg)
Criteri direttivi nell’individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali
• E’ un servizio effettuato su richiesta dell’interessato, sulla base di idonei riscontri e prove, nel rispetto delle scelte individuali e pari opportunità, sulla base di “quadri di riferimento e regole definiti a livello nazionale in relazione ai livelli e sistemi di referenziazione dell’UE” per la comparabilità delle competenze certificate sull’intero territorio nazionale
• Collegamento di questo processo con le competenze certificabili e ai crediti formativi riconoscibili secondo il SNCC
![Page 34: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/34.jpg)
Ancora: il rapporto trasversale con le esperienze lavorative, con le istituzioni formative e con le imprese
• Riconoscimento delle esperienze di lavoro quale parte essenziale del percorso educativo, formativo e professionale
• Erogazione dei servizi da parte dei soggetti istituzionalmente competenti in materia di istruzione, formazione e lavoro, ivi incluse imprese, loro rappresentanze, CCIAA
![Page 35: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/35.jpg)
“Ente pubblico titolare” (secondo il d.lgs. 13/2013)
• E’ la PA – statale o regionale - titolare della regolamentazione dei servizi di IVCC; quindi:
• MIUR per i titoli di studio scolastici e universitari • Regioni per le qualificazioni rilasciate
nell’ambito delle proprie competenze• MLPS per le qualificazioni delle professioni non
organizzate in ordini o collegi• MISE e altre autorità per le professioni
regolamentate ai sensi del d.lgs. 206/2007
![Page 36: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/36.jpg)
L’ente accreditato o autorizzato diventa nel d.lgs.13/2013 “ente pubblico titolato”
• Nel d.lgs. N. 13/2013: è il soggetto, pubblico o privato, comprese le CCIAA, che è autorizzato o accreditato dall’”ente pubblico titolare”, o secondo norme di legge statale o regionale (comprese scuole e università), a erogare servizi di Individuazione, Validazione e Certificazione delle Competenze (IVCC)
• Non va confuso con l’Ente pubblico titolare (definizione creata sempre con il d.lgs.)
![Page 37: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/37.jpg)
Quindi
• La certificazione delle competenze non è un procedimento statale, né regionale
• Separazione del momento regolatorio da quello dell’erogazione del servizio
• E’ un procedimento rimesso alla differenziata disciplina delle molteplici autorità competenti sulla base di standard minimi nazionali
• E’ un procedimento attuato in base al principio di sussidiarietà orizzontale
• Sarà assicurata la necessaria unitarietà del sistema?
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I criteri ispiratori delle procedure
• Le procedure di convalida dovranno essere ispirate a:
• semplicità,• trasparenza,• garanzia della qualità• “valorizzazione del patrimonio culturale e
professionale” della persona
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Il decreto legislativo definisce standard e criteri generali
• Gli standard di certificazione delle competenze e “dei relativi servizi”
• I criteri per la definizione e l’aggiornamento – almeno triennale – del Repertorio nazionale dei titoli e delle qualificazioni (RNTQ)
• Le modalità di registrazione delle competenze certificate “anche con riferimento al libretto formativo e alle anagrafi del cittadino” (comma 68)
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E i costi di tale processo di riconoscimento?
• Senza nuovi oneri per la finanza pubblica• Facoltà per le Regioni (e Province autonome)
di stabilire la quota a carico della persona che chiede la convalida dell’apprendimento non formale e informale e la relativa certificazione della competenza
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Come si conclude il procedimento?
• Con il rilascio di una certificazione che documenta formalmente l’accertamento e la convalida delle competenze effettuati da un ente pubblico o da un soggetto accreditato o autorizzato (comma 65, secondo cpv.)
• Quindi il soggetto accreditato o autorizzato svolge una funzione di rilievo pubblico in regime di autorizzazione o accreditamento
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Documenti finali dei processi come atti pubblici
• I documenti di validazione (dopo individuazione e validazione) e i certificati (dopo la certificazione) sono atti pubblici (fatto salvo il valore legale dei titoli di studio) (art. 3, comma 4, lett. b)
• Applicabilità della disciplina legislativa sugli atti pubblici (falso, etc.)
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La certificazione delle competenze
• In riferimento a competenze acquisite in ogni contesto di apprendimento (formale, non formale e informale)
• Consiste in un atto pubblico finalizzato a garantire la trasparenza e il riconoscimento degli apprendimenti, in coerenza con indirizzi dell’UE (comma 65, primo cpv.)
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Cosa è la “competenza certificabile” secondo la legge Fornero
• Insieme strutturato di conoscenze e abilità acquisite nei contesti di apprendimento formale, non formale e informale, e riconoscibili anche come crediti formativi, previa procedura di validazione degli apprendimenti non formale e informale (comma 66)
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La “competenza” secondo il d.lgs. 13/2013
• E’ la “comprovata capacità di utilizzare in situazioni di lavoro, di studio o nello sviluppo professionale o personale, un insieme strutturato di conoscenze e di abilità acquisite nei contesti di apprendimento formale, non formale o informale”
• Da un insieme strutturato di conoscenze e abilità alla comprovata (e dunque riconosciuta mediante apposite prove) capacità di utilizzare tale insieme nei contesti reali
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Distinzione tra individuazione, validazione e certificazione delle competenze nel d.lgs.• Individuazione e validazione: processo che conduce, da
parte dell’ente titolato, al riconoscimento delle competenze acquisite in contesto di apprendimento non formale o informale, nel rispetto degli standard minimi del d.lgs. 13/2013
• Individuazione: sono considerate anche le competenze acquisite nei contesti formali
• Certificazione: rilascio di un certificato che riconosce formalmente le competenze acquisite nei contesti formali (anche in caso di interruzione del processo formativo) o di quelle validate acquisite nei contesti non formali o informali, nel rispetto standard minimi del d.lgs. 13/2013
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In sostanza
• Individuazione: ha per oggetto tutte le competenze (acquisibili in ogni ambito)
• Validazione: ha per oggetto solo le competenze acquisibili in contesti non formali o informali
• Certificazione: ha per oggetto le competenze acquisite in contesti formali e le competenze acquisite in contesti non formali e informali e che siano state validate
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Nuova importante definizione: la “Qualificazione”
La qualificazione è ogni titolo di istruzione e di formazione, compresi quelli delle istruzione e formazione professionale, e di qualificazione professionale rilasciato da un ente pubblico titolato nel rispetto delle norme generali, dei livelli essenziali delle prestazioni e degli standard minimi stabiliti nel d.lgs. 13/2013
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Validazione e certificazione - anche parziali - rispetto ai repertori codificati
• L’ente titolato può individuare e validare ovvero certificare soltanto le competenze riferite a “qualificazioni ricomprese nei repertori codificati a livello nazionale o regionale secondo i criteri di referenziazione al Quadro europeo delle qualificazione o “a parti di qualificazioni fino al numero totale di competenze costituenti l’intera qualificazione” (art. 3, comma 2, d.lgs.)
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Le procedure di IVCC e le altre normative rilevanti
• Le procedure di IVCC devono essere ispirate a semplificazione, tracciabilità, accessibilità della documentazione e dei servizi attraverso la dorsale informativa unica e nel rispetto del diritto di accesso agli atti amministrativi e della tutela della privacy (comma 65)
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Come assicurare unitarietà al processo di IVCC: le Linee guida e il Comitato Tecnico• Il possesso delle competenze deve essere
“comprovabile attraverso riscontri e prove definiti nel rispetto delle linee guida di cui al comma 5” (art. 3)
• Le linee-guida per l’interoperabilità degli enti pubblici titolari e delle relative funzioni sono “proposte” da un apposito Comitato tecnico nazionale e adottate con decreto interministeriale (MLPS, MIUR, MPA, MEF, sentito MISE), previa intesa con la Conferenza Unificata e sentite le parti economiche e sociali
![Page 52: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/52.jpg)
Il Comitato tecnico nazionale
• Copresieduto da rappresentanti dal MLPS MIUR, e composto da rappresentanti del Min. pubblica amministrazione, del MISE, del MEF, e delle altre PA centrali e regionali “titolari”
• Verifica il rispetto dei livello di servizio del SNCC nel rispetto principi di terzietà e indipendenza
• Organizza periodici incontri con le parti economiche e sociali per garantire informazione e partecipazione nell’elaborazione delle linee-guida, anche su richiesta delle parti (possibile ruolo attivo per gli enti di formazione).
![Page 53: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/53.jpg)
Contenuto delle Linee-guida• Identificare gli indicatori, soglie e modalità di
controllo, valutazione e accertamento degli standard minimi indicati nel d.lgs. (lett. a)
• Criteri per l’implementazione del Repertorio Nazionale dei Titoli di istruzione e formazione e delle Qualificazioni professionali (RNTQ), nell’ambito del sistema europeo dei crediti della IFP, e per l’aggiornamento periodico almeno triennale (lett. b)
• Progressiva realizzazione e “raccordo funzionale” della dorsale unica informativa (lett.c)
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Rapporto con il RNTQ e clausola di continuità
• Sono oggetto di certificazione unicamente le competenze riferite a qualificazioni di repertori ricompresi nel Repertorio nazionale (RNTQ), fatto salvo quanto previsto all'articolo 11 (art. 3, comma 3).
• Art. 11: fino alla completa implementazione del RNTQ, e comunque per un periodo “di norma” non superiore a 18 mesi (giugno 2014) gli enti titolati continuano a operare “mell’ambito delle disposizioni del proprio ordinamento” (clausola di continuità)
![Page 55: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/55.jpg)
Il sistema pubblico nazionale di certificazione delle competenze (SNCC)
• Su fonda su standard minimi di servizio omogenei sul territorio nazionale
• Nel rispetto dei principi di accessibilità, riservatezza, trasparenza, oggettività e tracciabilità (comma 64)
• E’ l’insieme dei servizi di Individuazione, Validazione, Certificazione delle Competenze (IVCC) erogati nel rispetto dei LEP e standard indicati nel d.lgs. 13/2013 (così nel d.lgs.)
![Page 56: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/56.jpg)
Principi del SNCC secondo il d.lgs. 13/2013
• Necessità dell’esplicita richiesta della persona (volontarietà)
• Semplicità, accessibilità, trasparenza, oggettività, tracciabilità, riservatezza, correttezza metodologica, completezza, equità e non discriminazione (art. 3, comma 4, lett. a)
• Una funzione para-amministrativa che richiede competenza e professionalità
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La dorsale unica informativa nel d.lgs. 13/2013
• I servizi di IVCC operano in raccordo e mutualità e si fondano “sulla piena realizzazione della dorsale unica informativa” mediante la progressiva interoperabilità delle banche dati centrali e territoriali esistenti e l’istituzione del RNTQ (art. 3, comma 4, lett. d).
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Qualità del sistema
• I SNCC si fonda su un condiviso e progressivo sistema di indicatori, strumenti e standard di qualità (art. 3, comma 4, lett. e)
• Importanza della qualità del sistema per assicurare la fiducia pubblica (delle persone interessate, delle imprese, delle istituzioni dell’istruzione e della formazione) nelle certificazioni delle competenze
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LEP e standard minimi di servizio: obblighi per gli enti titolari e titolati
• Devono essere rispettati dagli enti titolari e sono riferimento per la definizione degli standard minimi di erogazione dei servizi da parte degli enti titolati (art. 4, commi 3 e 4).
• Gli enti titolati, oltre le norme relative all’autorizzazione o accreditamento, per l’erogazione dei servizi di certificazione delle competenze in conformità con l enorme tecniche UNI, devono essere accreditati presso l’organismo nazionale italiano di accreditamento (art. 4)
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Standard: 1) di processo
• Standard minimi di processo che devono essere assicurati dall’ente titolare:
• 1) articolazione nelle fasi di identificazione (supporto alla persona), valutazione (accertamento del possesso delle competenze: se non formali o informali, mediante specifiche metodologie valutative, riscontri e prove idonee) e attestazione (rilascio dei documenti di validazione e certificazione)
• 2) adozione di misure personalizzate di informazione e orientamento
![Page 61: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/61.jpg)
Standard: 2) di attestazione
• 1) presenza di alcuni elementi minimi nei documenti e certificati
• dati anagrafici del destinatario • dati dell’ente titolare e dell’ente titolato con riferimenti
all’autorizzazione o accreditamento• competenze acquisite (denominazione, repertorio e
qualificazione di riferimento, denominazione descrizione e indicazione del livello del Quadro europeo delle qualificazioni, e la referenziazione ai codici statistici di riferimento delle attività economiche ATECO e della nomenclatura e classificazione delle untà professionali CP Istat)
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Ancora
• I dati relativi alle modalità di apprendimento e alla valutazione (percorso formativo e valutazione se formale, i dati essenziali dell’attività svolta se non formale informale)
• La registrazione dei documenti di validazione e dei certificati rilasciati nel sistema informativo dell’ente pubblico titolare, in conformità al formato del libretto formativo del cittadino, e in interoperatività con la dorsale informativa unica
![Page 63: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/63.jpg)
Standard minimi: 3) di sistema
• Adozione di uno o più repertori riferiti a qualificazioni rientranti nel rispettivi ambiti di titolarità
• Definizione di un Quadro regolamentare unitario delle condizioni del servizio
• Adozione di misure di informazione sui servizi• Rispetto, per il personale addetto, “di requisiti
professionali idonei al presidio degli aspetti di contenuto curriculare, professionale e di metodologia valutativa” (art. 7, c. 1, l. c)
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Ancora, interoperabilità informatica e altre normative rilevanti
• Un sistema informativo interoperativo nell’ambito della dorsale informativa unica (a fini di monitoraggio, valutazione, tracciabilità, e conservazione degli atti rilasciati)
• Conformità delle procedure alle normative su semplificazione, diritto di accesso e tutela della privacy
![Page 65: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/65.jpg)
Ancora, sugli enti titolati
• Collegialità, oggettività, terzietà e indipendenza nelle fasi di individuazione e validazione e nella procedura di certificazione e nelle commissioni di valutazione (art. 7, c. 1. lett. f)
• Gli enti titolari devono adottare criteri, soglie, modalità di verifica, monitoraggio e vigilanza nei confronti degli enti titolati (“ambiti soggettivo, strutturale, finanziario e professionale”) per verificare il rispetto degli standard minimi di erogazione dei servizi
• Elenco pubblico e telematico degli enti titolati
![Page 66: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/66.jpg)
Rapporto tra le certificazioni e gli standard previsti nei Repertori codificati
• Sono certificabili le competenze riferibili a standard previsti in repertori codificati a livello nazionale o regionale, relativi a competenze di base e a competenze tecnico-professionali, pubblicamente conosciuti e accessibili in modalità telematica (Accordo Stato-regioni aprile 2012 per la definizione di una sistema nazionale delle certificazioni delle competenze per l’apprendistato)
![Page 67: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/67.jpg)
I “Repertori” codificati
• Gli standard delle qualificazioni e relative competenze certificabili sono raccolti in repertori “codificati a livello nazionale o regionale”, pubblicamente riconosciuti – cioè adottati dagli enti titolari sulla base delle normative vigenti - e accessibili in un Repertorio Nazionale dei Titoli di istruzione e formazione e delle Qualificazioni professionali (RNTQ) (comma 67)
![Page 68: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/68.jpg)
Il Repertorio Nazionale dei Titoli e delle Qualificazioni professionali
• E’ istituito con il d.lgs. 13/2013 (art. 8, c. 1)• E’ il quadro di riferimento unitario per la certificazione
delle competenze, mediante la progressiva standardizzazione degli elementi essenziali dei titoli di istruzione e formazione (compresa IFP) e delle qualificazioni professionali, attraverso la loro correlabilità in un sistema condiviso di riconoscimento di crediti formativi in chiave europea (art. 8, c. 2)
• Il MLPS e MIUR lo rendono pubblico e accessibile telematicamente (art. 8, c. 4)
![Page 69: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/69.jpg)
Una struttura per sommatoria
• Costituito da tutti i repertori dei titoli di istruzione e formazione, compresi quelli della IFP, e delle qualificazioni professionali (anche quelle del repertorio dell’apprendistato), codificati a livello nazionale, regionale o di provincia autonoma (art. 8, c. 3)
• Deve trattarsi di repertori “pubblicamente riconosciuti” (previsti dalle norme vigenti) e devono rispondere ad alcuni standard minimi (art. 8, comma 3)
• Si pensi, ad esempio, al Repertorio nazionale dell’offerta di IeFP (Accordo tra le Regioni del 2010): le figure articolabili in specifici profili regionali; al Repertorio nazionale delle figure professionali (Accordo Stato-Regioni luglio 2011)
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Standard minimi dei repertori
• Identificazione dell’ente pubblico titolare• Identificazione delle qualificazioni e delle relative
competenze• Referenziazione delle qualificazioni “laddove
applicabile”, ai codici statistici di riferimento delle attività economiche e della nomenclatura e classificazione delle unità professionali (ATECO e CP Istat)
• Referenziazione delle qualificazioni al Quadro europeo delle qualificazioni (EQF)
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Accordo Stato-Regioni sulla referenziazione del SIF all’EQF
• 20 dicembre 2012: referenziazione del Sistema italiano di Istruzione e Formazione al Quadro Europeo delle Qualifiche per l’apprendimento permanente (EQF)
• Al termine di un procedimento non facile, anche a causa della frammentazione del SIF e della sua costruzione senza una visione unitaria e stabilizzata
![Page 72: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/72.jpg)
Quadro sinottico di referenziazione delle qualificazioni pubbliche nazionali
• Livello EQF – Qualificazione – (Autorità) - Percorso • 1 Diploma di licenza conclusiva del I ciclo di
istruzione (MIUR) Scuola secondaria di I grado • 2 Certificato delle competenze di base acquisite
in esito all’assolvimento dell’ obbligo di istruzione (MIUR o Regioni a seconda del canale di assolvimento) Fine del primo biennio di licei, istituti tecnici, istituti professionali, percorsi di IeFP triennali e quadriennali
• 3 Attestato di qualifica di operatore professionale (Regioni) Percorsi triennali di IeFP
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Quarto livello• 4. Diploma professionale di tecnico (Regioni) Percorsi
quadriennali di IeFP Diploma liceale (MIUR) Percorsi quinquennali dei
licei (o apprendistato di alta formazione e ricerca) Diploma di istruzione tecnica (MIUR) Percorsi
quinquennali degli istituti tecnici (o apprendistato di alta formazione e ricerca)
Diploma di istruzione professionale (MIUR) Percorsi quinquennali degli istituti professionali (o apprendistato di alta formazione e ricerca)
Certificato di specializzazione tecnica superiore (Regioni) Percorsi IFTS (o apprendistato di alta formazione e
ricerca)
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Gli altri livelli• 5 Diploma di tecnico superiore (MIUR)
Corsi ITS (o apprendistato di alta formazione e ricerca)
• 6 Laurea (MIUR) Percorso triennale (180 crediti - CFU) (o apprendistato di alta formazione e ricerca)
Diploma accademico di primo livello (MIUR) Percorso triennale (180 crediti - CFA) • 7 Laurea Magistrale (MIUR) Percorso
biennale (120 crediti – CFU) (o apprendistato di alta formazione e ricerca)
![Page 75: Stato dellarte della disciplina nazionale e regionale sulla certificazione delle competenze Giulio M. Salerno.](https://reader036.fdocuments.net/reader036/viewer/2022070312/5542eb5d497959361e8cb4f3/html5/thumbnails/75.jpg)
L’ottavo livello• Diploma accademico di secondo livello MIUR Percorso biennale (120 crediti -
CFA) • Master universitario di primo livello MIUR Percorso minimo annuale (min.
60 crediti - CFU) (Percorsi formativi in apprendistato di alta formazione e ricerca) • Diploma accademico di specializzazione (I) MIUR Percorso minimo
biennale (120 crediti - CFA) • Diploma di perfezionamento o master (I) MIUR Percorso minimo
annuale (min. 60 crediti - CFA) • Dottorato di ricerca MIUR Percorso triennale (Percorsi formativi in
apprendistato di alta formazione e ricerca) • Diploma accademico di formazione alla ricerca MIUR Percorso triennale • Diploma di specializzazione MIUR Percorso minimo biennale (120 crediti -
CFU) (Percorsi formativi in apprendistato di alta formazione e ricerca) • Master universitario di secondo livello MIUR Percorso minimo annuale (min.
60 crediti - CFU) (Percorsi formativi in apprendistato di alta formazione e ricerca• Diploma accademico di specializzazione (II) MIUR Percorso minimo
biennale (120 crediti - CFA) • Diploma di perfezionamento o master (II) MIUR Percorso minimo
annuale (min. 60 crediti - CFA)
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Monitoraggio: un compito diffuso
• Tutto il SNVC è oggetto di monitoraggio e valutazione da parte del MLPS, MIUR, e di tutti i tutti gli enti titolari centrali, regionali e della PP.AA., che possono avvalersi della ISFOL, INVALSI, INDIRE, ANVUR e UnionCamere (art. 9, co. 1).
• I risultati sono oggetto di valutazione triennale comunicata al Parlamento (art. 9, co. 2): formulazione forse poco chiara (chi fa che cosa?)
• Monitoraggio senza un vertice? E senza conseguenze?
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Disposizioni varie
• Le regioni a statuto speciale e le PP. AA. Provvedono nell’ambito delle proprie competenze
• Dal decreto legislativo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, salvo possibilità che gli enti titolari stabiliscano per i beneficiari costi standard da definire con le linee-guida.
• Possibili modifiche con decreti correttivi e integrativi entro 24 mesi.
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Alcune valutazioni conclusive
• Nella normativa statale vi è un ampio spettro di previsioni di carattere sin troppo programmatico e generale
• Molto è lasciato alle future linee-guida• Ampia discrezionalità lasciata agli enti titolari• Piuttosto imprecisato è il rapporto tra enti
titolari e enti titolati
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Cosa occorre
• Sarebbe auspicabile in sede di linee-guida una definizione più precisa degli aspetti operativi (soprattutto circa gli standard minimi)
• Occorre garantire un effettivo equilibrio tra il principio di sussidiarietà e l’unitarietà del sistema
• Occorre assicurare un reale monitoraggio del sistema
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Infine, una domanda e un suggerimento
• Il frazionamento dei percorsi di apprendimento viene affrontato con una strumentazione efficace?
• Si è dato avvio ad un processo; occorre adesso seguire con attenzione la sua attuazione, per evitare ulteriori rischi di “deriva” delle singole parti del sistema di istruzione e formazione, di autoreferenzialità di ciascuna attività – o autorità - di certificazione, o di inefficienza complessiva del meccanismo