SPONDILITE ANCHILOSANTE, quali sono i segnali d’allarme? · Ci sono anche altri elementi che...

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Anno V Numero 1132 Giovedì 08 Giugno 2017 S. Medardo AVVISO Ordine 1. ORDINE: Progetto “Un Farmaco per tutti”; 2. Linee Guida in materia di Tirocini Formativi e di Orientamento 3. FAF in farmaDAY Notizie in Rilievo Scienza e Salute 4. Spondilite anchilosante, quali sono i segnali d’allarme? 5. Foot roller e fascite plantare, quattro esercizi per la salute del piede 6. Da che cosa è causata la ciclotimia? Prevenzione e Salute 7. Malattie cardiovascolari, prima causa di mortalità nel mondo 8. Cosa succede al cuore quando si fa attività fisica? 9. Stanchezza d'estate: i consigli per fronteggiare i sintomi più semplici Meteo Napoli Giovedì 08 Giugno Variabile Minima: 18° C Massima: 27 °C Umidità: Mattina = 69% Pomeriggio = 51% SPONDILITE ANCHILOSANTE, quali sono i segnali d’allarme? La spondilite anchilosante è una malattia infiammatoria che interessa prevalentemente la colonna vertebrale ma che può interessare anche altri distretti dell’organismo, portando alla definizione di spondiloartrite. Quali sono i segnali d’allarme che potrebbero farci pensare a questa malattia reumatica? Per la spondilite anchilosante la diversa incidenza tra i sessi è peculiare: «È tra le poche malattie reumatiche infiammatorie a prediligere il sesso maschile. I suoi sintomi esordiscono in età giovanile, tendenzialmente tra i 20 e 30 anni di età», ricorda il professore. Quali sono i suoi fattori di rischio? «L’unico fattore di rischio riconosciuto associato alla malattia è la presenza di un gene, l’HLA B27. Tuttavia non tutti i pazienti con spondilite anchilosante lo presentano; inoltre si tratta di un gene riscontrabile fino al 10% circa della popolazione generale, quindi anche in soggetti sani. Pertanto non può essere considerato un certo marcatore diagnostico della malattia». I primi segnali d’allarme riguardano naturalmente la schiena: «Il sintomo principale è la lombalgia. La sua natura è infiammatoria e il mal di schiena tende a peggiorare con il riposo e a migliorare con il movimento». Diagnosticare la spondilite anchilosante il prima possibile è fondamentale per gestirne la progressione. Il suo trattamento negli ultimi anni ha conosciuto un’importante novità: «Le possibili sequele a lungo termine riguardano sempre la motilità articolare con la possibile formazione di solchi intervertebrali che irrigidiscono le articolazioni. Tuttavia, grazie ai successi della ricerca, è più raro vedere pazienti con la cosiddetta “colonna a canna di bambù”. Il merito è dell’introduzione dei farmaci biologici anti-Tnf ed ora anti-IL17 che hanno rivoluzionato le possibilità di intervento per la spondilite anchilosante». (Salute, Humanitas) SITO WEB ISTITUZIONALE : www.ordinefarmacistinapoli.it E-MAIL: [email protected] ; [email protected] SOCIAL Seguici su Facebook Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli iBook Farmaday Proverbio di oggi….…….. Chello ca nun se pava, nun se stima .

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Anno V – Numero 1132 Giovedì 08 Giugno 2017 – S. Medardo

AVVISO Ordine

1. ORDINE: Progetto “Un

Farmaco per tutti”;

2. Linee Guida in materia

di Tirocini Formativi e di

Orientamento

3. FAF in farmaDAY

Notizie in Rilievo

Scienza e Salute 4. Spondilite anchilosante,

quali sono i segnali

d’allarme?

5. Foot roller e fascite

plantare, quattro esercizi

per la salute del piede

6. Da che cosa è causata la

ciclotimia?

Prevenzione e Salute 7. Malattie cardiovascolari,

prima causa di mortalità

nel mondo

8. Cosa succede al cuore

quando si fa attività fisica?

9. Stanchezza d'estate: i

consigli per fronteggiare i

sintomi più semplici

Meteo Napoli

Giovedì 08 Giugno

Variabile

Minima: 18° C Massima: 27 °C Umidità: Mattina = 69%

Pomeriggio = 51%

SPONDILITE ANCHILOSANTE, quali sono i segnali d’allarme?

La spondilite anchilosante è una malattia infiammatoria che interessa prevalentemente la colonna vertebrale ma che può interessare anche altri distretti dell’organismo, portando alla definizione di spondiloartrite.

Quali sono i segnali d’allarme che potrebbero farci pensare a questa malattia reumatica? Per la spondilite anchilosante la diversa incidenza tra i sessi è peculiare: «È tra le poche malattie reumatiche infiammatorie a prediligere il sesso maschile. I suoi sintomi esordiscono in età giovanile, tendenzialmente tra i 20 e 30 anni di età», ricorda il professore.

Quali sono i suoi fattori di rischio?

«L’unico fattore di rischio riconosciuto associato alla malattia è la presenza di un gene, l’HLA B27. Tuttavia non tutti i pazienti con spondilite anchilosante lo presentano; inoltre si tratta di un gene riscontrabile fino al 10% circa della popolazione generale, quindi anche in soggetti sani. Pertanto non può essere considerato un certo marcatore diagnostico della malattia». I primi segnali d’allarme riguardano naturalmente la schiena: «Il sintomo principale è la lombalgia. La sua natura è infiammatoria e il mal di schiena tende a peggiorare con il riposo e a migliorare con il movimento». Diagnosticare la spondilite anchilosante il prima possibile è fondamentale per gestirne la progressione. Il suo trattamento negli ultimi anni ha conosciuto un’importante novità: «Le possibili sequele a lungo termine riguardano sempre la motilità articolare con la possibile formazione di solchi intervertebrali che irrigidiscono le articolazioni. Tuttavia, grazie ai successi della ricerca, è più raro vedere pazienti con la cosiddetta “colonna a canna di bambù”. Il merito – è dell’introduzione dei farmaci biologici anti-Tnf ed ora anti-IL17 che hanno rivoluzionato le possibilità di intervento per la spondilite anchilosante». (Salute, Humanitas)

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Proverbio di oggi….…….. Chello ca nun se pava, nun se stima

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Chi troppo s’inchina, mostra il sedere

PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1132

PREVENZIONE E SALUTE

MALATTIE CARDIOVASCOLARI, PRIMA CAUSA di MORTALITÀ nel MONDO

Le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte al mondo. Nel 2015 hanno provocato il decesso di circa 17,7 milioni di persone, rappresentando il responsabile del 31% di tutte le morti avvenute a livello globale. Circa 7,4 milioni hanno perso la vita a causa della malattia coronarica, mentre 6,7 milioni per colpa dell'ictus. Lo comunica l’Oms, precisando che oltre tre quarti dei decessi provocati dalle malattie cardiovascolari si verificano nei paesi a basso e medio reddito.

TIPOLOGIE – Rientrano tra le malattie cardiovascolari diverse patologie che

colpiscono il cuore e i vasi sanguigni: malattie cardiache coronariche, che riguardano i vasi sanguigni che

riforniscono di sangue il muscolo cardiaco; malattie cerebrovascolari, che colpiscono i vasi sanguigni che forniscono il

sangue al cervello; malattie arteriose periferiche, che interessano i vasi sanguigni che

trasportano il sangue alle braccia e alle gambe; cardiopatie reumatiche, che consistono nei danni al muscolo cardiaco e alle valvole cardiache

determinati dalla febbre reumatica, che a sua volta deriva da un’infiammazione provocata dai batteri streptococchi;

malattie cardiache congenite, che costituiscono malformazioni della struttura del cuore presenti fin dalla nascita;

trombosi venosa profonda ed embolia polmonare, che si presentano sotto forma di coaguli di sangue nelle vene delle gambe, che possono spostarsi e raggiungere il cuore e i polmoni.

L’attacco cardiaco e l’ictus di solito sono eventi acuti e sono causati principalmente da un’ostruzione che impedisce il flusso di sangue al cuore o al cervello. La causa più comune di questi fenomeni è costituita dall’accumulo di depositi di grasso sulle pareti interne dei vasi sanguigni che riforniscono il cuore o il cervello di sangue. L’ictus può essere provocato anche dal riversamento di sangue proveniente da un vaso sanguigno nel cervello o da coaguli di sangue. Generalmente, infarto e ictus si verificano quando sono presenti diversi fattori di rischio, come fumo, dieta squilibrata, obesità, sedentarietà, abuso di alcol, ipertensione, diabete e iperlipidemia.

FATTORI DI RISCHIO - Lo sviluppo di malattie cardiache e ictus è favorito da:

un regime alimentare scorretto, l’uso del tabacco, l’abuso di alcolici e l’inattività fisica. Gli effetti di questi comportamenti possono presentarsi nelle persone sotto forma di un aumento della pressione sanguigna, dell’incremento del glucosio e dei lipidi nel sangue, di sovrappeso e obesità. Questi disturbi, definiti "fattori di rischio intermedio", indicano una crescita del rischio di essere colpiti da attacco di cuore, ictus, insufficienza cardiaca e altre complicazioni. Ci sono anche altri elementi che aumentano le probabilità di sviluppare le malattie cardiovascolari, chiamati “cause delle cause". Consistono negli effetti delle principali forze che determinano i cambiamenti sociali, economici e culturali a livello mondiale:

la globalizzazione, l'urbanizzazione e l'invecchiamento della popolazione. Altri fattori includono la povertà, lo stress e i fattori ereditari.

PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1132

SINTOMI - Le malattie cardiovascolari spesso non presentano sintomi evidenti, per cui il primo segnale

dell’insorgenza della patologia è rappresentato dall’infarto o dall’ictus. I sintomi dell’attacco cardiaco includono: dolore toracico; dolore al braccio o alla spalla sinistri, al gomito, alla mascella o alla schiena; difficoltà respiratorie o mancanza di fiato; disturbi gastrici, nausea e vomito; sudorazione e pallore.

Le donne hanno maggiori probabilità di sperimentare fiato corto, nausea, vomito e dolore alla mascella.

L’ICTUS è invece caratterizzato dall'insorgenza improvvisa di:

intorpidimento e improvvisa debolezza dei muscoli del viso, del braccio o della gamba di un lato del corpo;

confusione, difficoltà a parlare o a comprendere un discorso; difficoltà a vedere con uno o entrambi gli occhi; difficoltà a camminare, vertigini, perdita di equilibrio o coordinamento; grave mal di testa; svenimento o incoscienza.

Le persone che sperimentano questi sintomi devono ricevere immediatamente assistenza medica.

PREVENZIONE - È stato dimostrato che smettere di fumare, ridurre il consumo di sale, aumentare

l’assunzione di frutta e verdura, praticare un’attività fisica regolare e bere gli alcolici con moderazione possono ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Inoltre, per le persone affette da diabete, ipertensione e iperlipidemia può essere necessario un trattamento farmacologico per ridurre il rischio cardiovascolare e prevenire attacchi cardiaci e ictus. (Salute, Sole 24 Ore) PREVENZIONE E SALUTE

COSA SUCCEDE AL CUORE QUANDO SI FA ATTIVITÀ FISICA?

Lo dicono tutti i medici: fare attività fisica fa bene al cuore.

Ma cosa succede al cuore quando si corre o si cammina a passo svelto? Che praticare esercizio fisico aerobico abbia effetti benefici sulla prevenzione e la riduzione del rischio cardiovascolare è ormai un fatto noto da anni, anche se i meccanismi non sono sempre conosciuti e potrebbero derivare da numerosi fattori, ormonali, meccanici, locali e sistemici – spiega il dr Alessio Cappelleri, cardiologo di Humanitas. Quando si fa esercizio fisico con continuità e costanza, ma soprattutto se si pratica un’attività aerobica come la corsa, camminare a passo svelto, o passeggiare in montagna, a livello cardiaco aumenta la formazione locale e anche sistemica, cioè in tutto il sistema cardiocircolatorio incluse arterie, vene e capillari, di un fondamentale vasodilatatore, il nitrossido di azoto (NO), che favorisce la vasodilatazione arteriosa, cioè la dilazione delle pareti delle arterie, aiutando quindi anche la diminuzione dei valori della pressione. Inoltre, l’attività fisica costante provoca una diminuzione della frequenza cardiaca a riposo, cioè quando non si svolge alcune attività fisica, con il conseguente calo del consumo di ossigeno miocardico e calo della pressione arteriosa sistemica, mentre fornisce un aumento della gittata cardiaca e della forza di contrazione miocardica. Per questi motivi l’esercizio fisico aerobico è importante sia nel soggetto sano, sia nel paziente cardiopatico a cui è raccomandata come terapia non farmacologica per la gestione della malattia cardiaca. (Salute, Humanitas)

PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1132

SCIENZA E SALUTE

FOOT ROLLER E FASCITE PLANTARE, QUATTRO ESERCIZI PER LA SALUTE DEL PIEDE

Chi soffre di fascite plantare può trovare sollievo massaggiando la pianta del piede. Come?

Grazie al foot roller, un piccolo cilindro acquistabile nei negozi di articoli sportivi e per la fisioterapia che viene fatto scorrere sotto il piede pochi minuti al giorno per il rilascio muscolare. Ma il foot roller può rivelarsi utile anche per chi vuole prevenire questa condizione. Ne parliamo con la dottoressa Lara Castagnetti, osteopata e specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa di Humanitas.

LA FASCITE PLANTARE È UNO DEI DISTURBI PIÙ COMUNI A CARICO DEL PIEDE

È un’infiammazione della fascia plantare, il tessuto fibroso che unisce il tallone all’avampiede. La fascia, oltre a fare da supporto, assorbe gli shock che si scaricano sul piede. Ecco perché movimenti ripetitivi come la corsa possono causare questo disturbo. Anche particolari condizioni anatomiche del piede, come il piede piatto, possono favorirne l’insorgenza. Il dolore spesso si concentra proprio all’altezza del calcagno e per lenirlo si può utilizzare il foot roller. Ecco quattro esercizi da svolgere con questo strumento (per il primo e il terzo si può usare anche una pallina da tennis):

«Seduti si poggia la pianta del piede nudo sul foot roller; lo si fa scorrere per 3-5 minuti lungo la fascia dall’avampiede al tallone. L’esercizio può essere svolto per due o tre volte al giorno, in particolare appena svegli, prima di alzarsi e camminare. È in questo momento, infatti, che il dolore è più intenso», ricorda la dottoressa Castagnetti. «Questo esercizio può essere praticato anche da chi non è colpito dalla fascite e vuole solo massaggiare il piede per prevenire questo disturbo. Lo consigliamo in particolare a chi fa running, proprio dopo aver corso»;

«Solo per chi già è stato colpito dalla fascite, suggeriamo di raffreddare il foot roller e poggiare il piede nudo. In questo modo si sfrutta l’azione analgesica del freddo contro l’infiammazione della fascia»;

NON DIMENTICARE LO STRETCHING PER I POLPACCI

«Da seduti si tiene la pianta del piede per terra e si poggiano l’alluce e le altre dita sul foot roller. Facendo pressione sull’alluce per una decina di secondi si fa stretching. Per rendere più efficace l’esercizio si può cercare di sollevare il tallone. L’indicazione è di farlo per due o tre volte al giorno, soprattutto al risveglio, e anche in questo caso in chiave preventiva», sottolinea la specialista;

«L’ultimo esercizio è utile per il rinforzo muscolare della fascia plantare, e non solo per un individuo già interessato dalla fascite. È un esercizio di prensione, ovvero bisogna cercare di prendere e sollevare con le dita dei piedi il piccolo cilindro».

A questi esercizi vanno aggiunti quelli per il soleo, il muscolo del polpaccio che si inserisce sul tendine d’Achille, e per il tendine stesso. Ad es., appoggiati al muro o su una sedia, si porta la gamba da “stirare” indietro, con entrambe le ginocchia piegate; bisogna piegarsi leggermente in avanti per avvertire lo stretching. (Salute, Humanitas)

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PREVENZIONE E SALUTE

STANCHEZZA D'ESTATE: I CONSIGLI PER FRONTEGGIARE I SINTOMI PIÙ SEMPLICI

Quasi sempre si dà la colpa al caldo, talvolta persino alla spiaggia.

Quante volte, abbiamo sentito l’espressione «il mare stanca». In realtà, non è sempre detto che si tratti di un malessere naturale o passeggero. Stiamo parlando della stanchezza d’estate. Molte persone si sentono affaticate e svogliate e si rassegnano in attesa che le energie tornino, così come se ne sono andate. Ma non è sempre colpa del cambio delle temperature. A volte, la stanchezza ingiustificata può essere un campanello d’allarme dell’anemia, frequente tra le donne e segno da non sottovalutare. L’anemia è una diminuzione del numero di globuli rossi nell’organismo e a causarla, può essere un’eccessiva perdita di sangue, come un’emorragia improvvisa oppure un ciclo mestruale particolarmente abbondante. Ecco, perché a soffrirne sono di più le donne. Si calcola che il 5% della popolazione femminile sana sotto ogni altro punto di vista, sia in realtà anemica. Una regola che vale sempre è non curarsi da soli: deve essere il medico a valutare, dopo aver sottoposto la persona ad alcuni esami del sangue a decidere come procedere. Se la situazione non è preoccupante, per vincere la stanchezza spesso può essere sufficiente ricorrere a un’alimentazione mirata, ricca e varia, a base di cibi ad alto contenuto di ferro, vitamina B12 e acido folico come carne rossa, fegato, legumi e uova. Una discreta quantità di ferro è presente anche nel cacao e nel cioccolato fondente. Se, invece, l’anemia è più importante, il medico può prescrivere fiale o compresse di ferro e di vitamine. Le donne con mestruazioni molto abbondanti dovrebbero fare i controlli più spesso delle altre: le perdite mensili di sangue sono una delle cause più importanti di anemia causata dalla

mancanza di ferro nell’organismo. (Salute, Il Mattino)

DA CHE COSA È CAUSATA LA CICLOTIMIA? La ciclotimia (dal greco: kuklos = cerchio e thumos = umore) è un disturbo dell’umore che si manifesta con l’alternanza di episodi maniacali ed episodi depressivi. I primi sono periodi più o meno lunghi in cui l’umore predominante del malato è agitato, espansivo o anche irritabile e manifesta una certa logorrea (impulso a parlare senza controllo), mentre aumenta l’autostima e diminuisce il bisogno di sonno.

I secondi sono periodi in cui l’umore predominante è depresso, con perdita di interesse per qualsiasi attività, sentimenti di autocommiserazione o di colpa eccessivi o immotivati, e anche pensieri ricorrenti di morte o di suicidio. Per questa

alternanza la ciclotimia si differenzia dagli altri disturbi dell’umore, che sono i disturbi depressivi, nei quali si manifestano solo episodi del secondo tipo.

Predisposizione. Caratteristica della ciclotimia è di essere endogena: ha origine cioè dall’individuo

stesso ed è indipendente da cause esterne all’organismo. Alcuni studiosi ritengono però che la ciclotimia non sia una vera e propria malattia, ma solo un’acutizzazione di una “personalità ciclotimica”, quindi predisposta a queste alternanze. Inoltre, stando ai dati statistici, la ciclotimia sembra marcatamente ereditaria e le donne sembrerebbero maggiormente a rischio. (Salute, Focus)

TRISTEZZA

PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1132

Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli

La Bacheca

PAGINA 7 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1132

Modulo 5/A:

SINTOMI IN FARMACIA: Ruolo del Farmacista

RINITE (I)

Definizione, Sintomatologia e Classificazione Che cos’è: la rinite è un processo infiammatorio che interessa la mucosa delle cavità nasali con conseguente congestione nasale (rinorrea e sintomi associati variabili a seconda dell’eziologia, es. prurito, starnuti, suppurazione, anosmia, ozena). L’eziologia è di solito virale, benché la rinite possa essere causata da irritanti. La diagnosi è solitamente clinica. Il trattamento prevede umidificazione dell’aria ambientale, ammine simpaticomimetiche e antistaminici. Una superinfezione batterica richiede un appropriato trattamento antibiotico. Classificazione: la rinite può essere acuta (raffreddore), cronica e allergica. Rinite Acuta (edema e vasodilatazione della mucosa nasale, rinorrea e ostruzione): è la tipica manifestazione di un comune raffreddore. Sono quasi sempre di origine virale; altre cause comprendono infezioni streptococciche, pneumococciche e stafilococciche. Il contagio avviene per contatto diretto per mezzo delle goccioline emesse con starnuti e colpi di tosse e la contagiosità è massima nel primo giorno di malattia. Rinite Cronica: è il più delle volte secondaria ad altre patologie delle cavità nasali, come le sinusiti, la deviazione del setto nasale e la presenza di un ingrossamento delle adenoidi, o può essere un prolungamento di una rinite subacuta infiammatoria o infettiva (può insorgere anche in caso di sifilide, TBC, rinoscleroma, rinosporidiosi, Leishmaniosi, blastomicosi, Istoplasmosi e lebbra) che sono tutte caratterizzate da formazioni di granulomi e distruzione di tessuto molle, cartilagine e osso. Ne derivano ostruzione nasale, rinorrea purulenta e sanguinamento frequente. Il rinoscleroma causa ostruzione nasale da parte del tessuto infiammatorio indurito nella lamina propria. Rinite atrofica: dovuta ad atrofia e sclerosi della mucosa; quest’ultima si trasforma da epitelio cilindrico pseudostratificato ciliato in epitelio squamoso stratificato e la lamina propria si riduce in spessore e vascolarizzazione. La rinite atrofica è associata a età avanzata, granulomatosi di Wegener ed eccessiva asportazione di tessuto nasale indotta iatrogenicamente. Un clima asciutto sembra aggravare la patologia. Rinite Vasomotoria: è una patologia cronica in cui una congestione vascolare intermittente della mucosa nasale porta a rinorrea acquosa e starnuti. L’eziologia è incerta e non può essere dimostrata alcuna allergia. Rinite Allergica: è caratterizzata da prurito stagionale (febbre da fieno) o perenne (rinite perenne), starnuti, rinorrea, congestionale nasale e congiuntivite causata dall’esposizione a pollini di alberi (es. alberi di: quercia, olmo, betulla, ginepro, olivo); pollini di piante: (gramigna, rampicante, erba cedolina, sorgo); pollini di erbe in estate (cardo, lanciuola inglese); altri pollini di erbe selvatiche in autunno (es. ambrosia). Spesso si considerano anche gli alimenti (uova, latte, bevande, eccetera) o sostanze presenti nell’ambiente di vita o di lavoro (allergeni domestici inalati: acaro della polvere, scarafaggi, forfora di animali, muffa). Almeno il 25% delle riniti perenni non è allergico. La rinite allergica, inizialmente limitata a una serie di episodi acuti, con il tempo può diventare cronica. La rinite allergica e l’asma coesistono frequentemente; non è ancora chiaro se queste derivino dallo stesso processo allergico oppure se la rinite sia un fattore scatenante occulto dell’asma. Le forme non allergiche di rinite perenni sono le riniti infettive, vasomotorie, atrofiche, ormonali, farmaco-indotte e gustative. La diagnosi della rinite allergica si basa sull’anamnesi e sui test cutanei. Il trattamento si effettua associando antistaminici, decongestionanti, corticosteroidi nasali, e, nei casi refrattari, con la desensibilizzazione.

Il link che vi “porterà” direttamente sulla piattaforma FAD del Provider.

https://fad.ocmcomunicazioni.com

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ORDINE: Progetto “UN FARMACO PER TUTTI” Il progetto ha come finalità l’utilizzo di farmaci, le cui confezioni siano integre, ma anche di prodotti diversi dai farmaci come presidi medico chirurgici o integratori e dispositivi medici non ancora scaduti provenienti da donazione spontanea da parte di cittadini e Aziende farmaceutiche, nonché di privati a seguito di cambio/fine terapia o decesso di un congiunto malato.

I colleghi volontari che intendono partecipare al progetto condiviso dalla Associazione Cattolici Farmacisti Italiani – sez. Napoli (UCFI) potranno farlo contattando gli Uffici dell’Ordine o inviando una e-mail all’indirizzo: [email protected]

FARMACIE - COME ADERIRE: Clicca sul link sottostante e compila il form in modo da avere le informazioni utili riguardo il luogo di consegna del contenitore per la raccolta dei farmaci.

http://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordineNuovo/news/1097-un-farmaco-per-tutti

Consegna dei Farmaci all’Elemosiniere del Santo

Padre,

Arcivescovo

KONRAD KRAJEWSKI,

“L’uomo che aiuta i poveri

per conto del

Papa FRANCESCO”.

FARMACISTI VOLONTARI: Come Aderire

RACCOLTI FINORA PIÙ DI 65.000 CONFEZIONI DI FARMACI E DISPOSITIVI DONATI AI SEGUENTI ENTI ASSISTENZIALI:

La Tenda, La Casa di Tonia, Emergency, Ordine di Malta, UNITALSI Campania, Stelle in Strada, Suore della Carità di Madre Teresa di Calcutta,

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