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SPIRITUALITÀ
E FELICITÀ
Angelo Brusco
Verona
13 maggio 2015
Si narra che un giorno Francesco d’Assisi vide un muratore e gli chiese: “Padrone mio, che fate?”
Quegli rispose: “Faccio muri da mattina a sera”.
Con la sua abituale mansuetudine Francesco chiese ancora: “E perché fate muri tutto il giorno?”
Rispose il muratore: “Per guadagnare quattro
soldi”.
“E perché volete guadagnare dei soldi, fratello
mio?” continuò a dirgli Francesco.
“Per vivere” fu la risposta.
“E perché vivete voi?” fu la semplicissima
domanda di Francesco.
Ma il povero muratore non seppe cosa
rispondere.
Già, perché viviamo?
La ricerca di una risposta a tale interrogativo fa
parte della condizione umana. Da sempre. Una
ricerca laboriosa, ripresa ogni volta che le
risposte si mostrano inadeguate.
Sarebbe giusto rispondere, al posto
di quel muratore: noi viviamo per raggiungere la
FELICITÀ?
La risposta è affermativa se pensiamo che la nostra vita non è forse un viaggio alla
ricerca della felicità.
La tensione verso la felicità abita ogni essere umano, anche se vari sono i termini con cui viene indicato ciò che rende la vita felice.
Infatti, nel vocabolario della gente ricorrono spesso parole come: benessere, salute, gioia,
salvezza, autorealizzazione…
“Quel dolce pome che per tanti rami
cercando va la cura de’ mortali…».
(Purgatorio, c. XXVI, 115-117).
«Già, perché
viviamo?»
Nel secolo scorso sono
nate grandi ideologie
per dare una risposta
esaustiva a tale
interrogativo:
comunismo,
nazismo, fascismo,
ed anche un certo
capitalismo…
I sogni elaborati da tali ideologie sappiamo che sono finiti in frantumi, con un corollario
spaventoso di milioni di morti e di inenarrabili sofferenze e distruzioni.
Oggi i sogni e le utopie sembrano affidate interamente alla Tecnologia.
Il filosofo Severino annuncia anzi che questa sarà la nuova religione.
Un dio (o un nuovo idolo?)
costruito dall’uomo…
Nonostante la grandezza delle scoperte della scienza e dei successi della tecnica, oggi l’uomo non sembra
diventato veramente più libero, più umano,
più felice…
Più che nel passato, l'uomo moderno ha
risorse per soddisfare i bisogni materiali, nello
stesso tempo, però, egli avverte che
“non di solo pane”
si può vivere.
Che senso ha vivere? C’è un futuro per l’uomo, per noi e per le nuove generazioni? In che
direzione orientare le scelte della nostra libertà per un esito buono e felice della vita? Che cosa
ci aspetta oltre la soglia della morte?
Afferma (Luis-Vincent Thomas):
“Il fallimento di un mondo ipertecnicizzato genera un bisogno immenso di spiritualità” .
E, in effetti, la questione spirituale è tornata
in primo piano.
QUALE SPIRITUALITA’?
Assistiamo, infatti, a una tendenza
che mira a far esistere
la spiritualità indipendentemente
dalla religione.
Sempre più numerosi sono
i non credenti
che rivendicano la possibilità di vivere delle esperienze e dei valori spirituali senza che vi
sia alcun riferimento alla religione.
Questa apertura sempre più marcata allo
spirituale non è senza ingenerare confusioni.
Dietro il termine ‘spiritualità’, infatti, si
nascondono un’infinità di concezioni differenti,
talvolta anche contraddittorie.
Tenendo conto di questa situazione,
appare utile operare alcuni chiarimenti, distinguendo tra
spiritualità umana, spiritualità religiosa
e spiritualità confessionale,
cioè determinata dall’adesione ad un
particolare credo religioso.
SPIRITUALITÀ UMANA
…è l’insieme delle ispirazioni e delle convinzioni con cui una persona elabora il suo progetto di vita e
l'insieme delle azioni e delle espressioni personali con cui concretizza quel progetto di vita.
Ancora:
“La spiritualità è quello spazio in se stessi, spazio non codificato in cui ogni
individuo, s’interroga sul senso della sua vita, della sua presenza nel mondo, sulla eventualità di una
trascendenza.
Questa domanda di senso, che segna la specificità
dell’uomo è presente durante tutto il percorso
di una vita, anche se si accentua
specialmente nei momenti di sofferenza
e nella vicinanza della morte”.
C. Jung ha scritto:
“Fra tutti i miei pazienti nella seconda parte della loro vita, diciamo al di sopra dei 35 anni, non ce n’è stato uno solo il cui problema, in ultima analisi, non fosse quello di trovare una dimensione religiosa alla
propria vita. E questo indipendentemente dall’adesione a una credenza particolare o alla
appartenenza ad una Chiesa”.
La spiritualità si pone come polo unificatore di tutti gli aspetti della vita umana e come risposta al bisogno di senso, di
armonia, di pienezza, di vita pienamente
riuscita, di trascendenza, intesa
come auto-superamento
La spiritualità è da vedersi come un processo in due fasi: la prima relativa alla crescita interiore, l’altra come manifestazione di
questo risultato nell’esperienza quotidiana
del mondo.
Tale definizione di spiritualità
- ricerca di senso, affermazione di valori, tensione verso la trascendenza -
non presuppone necessariamente una religione anche se, evidentemente, non la esclude.
Scrive il monaco Enzo Bianchi:
«C’è posto anche per una spiritualità senza religione,
senza Dio, per una spiritualità degli agnostici e dei non
credenti, di coloro che sono in cerca della verità perché sono
insoddisfatti di risposte prefabbricate, di verità
definite una volta per tutte.
È una spiritualità che si nutre dell’esperienza dell’interiorità, della ricerca del senso, del
confronto con la realtà della morte come
parola originaria e con l’esperienza del limite;
…una spiritualità che conosce l’importanza della solitudine, del silenzio, del pensare, del
meditare. È una spiritualità che si alimenta dell’alterità: va incontro agli altri e all’altro e
resta aperta all’Altro se mai si rivelasse».
Quando lo spirituale (i grandi interrogativi e le profonde aspirazioni...) trova la sua sorgente o la sua
risposta in una fede e nella relazione con Dio e si esprime attraverso un particolare sistema di credenze, simboli, riti, persone che fanno da
mediazione tra Dio e l’uomo…
…allora possiamo parlare di spiritualità religiosa, che assume connotazioni specifiche a seconda del credo religioso in cui è inserita
(religione cristiana, cattolica, giudea, mussulmana...).
I percorsi spirituali
I percorsi spirituali possono essere diversi, poiché ogni persona è diversa dalle altre.
C’è chi la cerca nelle religioni tradizionali; chi nelle varie sette, nei movimenti esoterici, in
varie teorie o tecniche per raggiungere la pace con se stessi e con l'universo.
Chi la cerca
all’interno di una
visione
agnostica o atea.
Per il cristiano…
La spiritualità umana diventa cristiana
quando si misura e si rapporta con la
persona e l'opera di Gesù e da lui attinge ispirazione, forza e
armonia.
In altre parole, la spiritualità cristiana
è l'esperienza dell'azione salvifica dello Spirito Santo
nei cristiani e la loro configurazione a
Cristo nella comunità ecclesiale.
Quale relazione tra spiritualità e felicità?
Per rispondere a questo
interrogativo dovremmo
accordarci sul significato di
felicità.
Ma è possibile? Le definizioni di felicità sono molte e assai diverse. La strada che intendo seguire è costituita da un altro
interrogativo:
«Cosa mi ha reso e mi rende felice?»
Cercando di rispondervi mi è venuta alla memoria
questa frase:
«La felicità non è una méta di arrivo
ma un modo di viaggiare».
E’ importante la maniera con cui si viaggia per cercare
«il dolce pome…tra i tanti rami»,
cioè tra le occasioni che offre la vita.
Ed è nel modo di viaggiare, che la spiritualità
gioca un ruolo significativo.
Tre modi di porsi di fronte alla vita
Immaginiamo un gruppo di escursionisti partiti alla conquista di una vetta difficile, e guardiamoli alcune ore dopo la partenza. In quel momento, possiamo
figurarci la loro comitiva divisa in tre tipi di persone.
Alcuni rimpiangono di aver lasciato l'albergo. Le
fatiche, i pericoli sembrano loro senza
proporzione con l'interesse del successo.
Decidono di tornare indietro.
SONO GLI STANCHI
Essi perseguono una
Felicità di tranquillità
Niente preoccupazioni, niente rischi, niente sforzi. Riduciamo
i contatti, restringiamo i bisogni, smorziamo le luci, induriamo l'epidermide,
rinchiudiamoci nel guscio.
L'uomo felice e colui che meno penserà, sentirà, desidererà.
Altri non sono dispiaciuti di essere partiti. Il panorama e bello. Ma perché salire ancora? Non sarebbe meglio
godersi la montagna dove si è, in mezzo ai prati o in pieno bosco? E si sdraiano sull'erba od esplorano i
dintorni aspettando l'ora del picnic.
SONO I GAUDENTI Essi perseguono una
Felicità di piacere
Lo scopo della Vita non è agire e creare ma godere. E questa la ricetta della felicità. L'uomo felice è quello
capace di assaporare più compiutamente l'attimo che tiene tra le mani.
Altri, infine, i veri alpinisti, non staccano gli occhi dalla vetta che si sono giurati di
conquistare. E riprendono la salita.
SONO GLI ARDENTI
Essi perseguono una
Felicità di sviluppo
La felicità non esiste come un oggetto che si può perseguire ed afferrare in sé. È solo l'effetto e
come la ricompensa dell'azione convenientemente diretta.
L'uomo felice è dunque colui che, senza cercare direttamente la felicità, trova per di più
inevitabilmente la gioia nell'atto di giungere alla pienezza e al punto estremo di se stesso,
in avanti.
Ognuno di noi porta dentro di sé i germi dei tre
tipi di persone appena descritti.
Ciò significa che possiamo vivere dei momenti da
STANCHI o da GAUDENTI, ma è bene per noi
fermarci lì e non puntare ad essere ARDENTI?
Per me la vera felicità è quella che abbiamo
chiamata
felicità di sviluppo
ossia di movimento.
COME RAGGIUNGERLA?
TRE MOVIMENTI
1° MOVIMENTO
INCENTRAZIONE
Centrazione su di sé
…non solo fisicamente ma intellettualmente e
moralmente, per conoscersi e coltivarsi.
Per essere pienamente noi stessi, dobbiamo lavorare
per tutta la vita ad organizzarci, a portare cioè sempre maggior ordine, maggior unità nelle nostre idee, nei
nostri sentimenti, nella nostra condotta.
In ciò sta tutto il programma, tutto
l'interesse (ma anche tutto l'impegno!) della
vita interiore, con il suo moto inevitabile verso oggetti sempre
più spirituali,
sempre più alti.
Da questo primo movimento
scaturisce
la felicità di crescere
interiormente in forza, sensibilità, padronanza di sé.
Tale movimento
ci domanda di reagire contro la tendenza al
minimo sforzo
che ci spinge od a fermarci sul posto od a ricercare
preferibilmente nell'agitazione esterna il
rinnovamento delle
nostre esistenze.
L’aiuto della spiritualità…
In questo primo movimento la spiritualità ci aiuta a guardare in noi
stessi, superando
la distrazione,
le eccessive preoccupazioni esteriori,
la superficialità…
Un uomo dalla vita frenetica si recò da un monaco di clausura.
Gli chiese: «Che cosa impari mai dalla tua vita di silenzio ?»
Il monaco stava attingendo acqua da un pozzo, lasciò andare in fretta il secchio
nell'acqua e disse al suo visitatore: «Guarda giù nel pozzo! Che cosa vedi?»
L'uomo guardò nel pozzo: «Non vedo niente»... rispose. Il monaco lasciò che
l'acqua si calmasse e tornasse immobile e poi chiese di nuovo: «Guarda ora!
Che cosa vedi nel pozzo ?» «Ora vedo me stesso: mi specchio nell'acqua».
Il monaco disse: «La vita è come l'acqua: quando è agitata
non riesci a vedervi nulla, ma quando è tranquilla riusciamo
a vedere noi stessi riflessi dentro».
Guardando dentro se stessi, è possibile rendersi
conto, come afferma l’abbé Pierre,
«che l’essere umano, proprio come un’aquila, è avido di orizzonti e spazi
illimitati, eppure è costretto a lottare, incapace di volare
davvero, quasi ne fosse impedito da una qualche
ferita (...)
Tale appare il cuore umano: intessuto d’ombre
e di luci, capace di gesti eroici e di terribili
vigliaccherie, teso verso ampi orizzonti e sempre
sul punto d’inciampare in ogni sorta di ostacoli, il più
delle volte interiori».
Nascono i grandi interrogativi:
*chi sono?
*Qual è il senso della mia vita?
*Cos’è che mi fa vivere?
Quanto è importante lasciarci lavorare da questi
interrogativi!
S. Agostino, che non si è sottratto a questo lavoro dello spirito, ha scritto:
«Signore, ci hai creati per te e il nostro cuore è
senza pace finché non riposa in te».
Molte sono le fonti a cui ricorrere per trovare risposte che ci aiutino a comprenderci e a
guardare avanti con fiducia.
La spiritualità cristiana presenta la persona umana come un essere fragile («ricordati che sei
polvere e in polvere ritornerai»), ma prezioso. L’uomo è sì polvere, ma polvere
luminosa e preziosa.
Polvere che s’innamora, che sa esprimere affetto, che si riconosce nella bellezza del corpo
reso palpitante, leggero e trasparente dalle emozioni, nella bontà che fiorisce in gesti di
solidarietà, nelle meraviglie della scienza e della tecnica, nelle profondità raggiunte dallo spirito.
Polvere amata da Dio.
E’ questo sguardo amorevole di Dio, reso manifesto in Gesù, che contribuisce a dare un senso d’identità alla
persona umana, rafforzandone l’autostima.
Vanno in questa linea le beatitudini evangeliche:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è
il Regno dei cieli».
«Beati i puri di cuore perché vedranno Dio».
2° MOVIMENTO
DECENTRAZIONE
Non possiamo progredire senza uscire di noi
unendoci agli altri. Ne nasce l’urgenza dell'amore che, in tutte le sue forme, ci spinge ad associarci ad
altri, l'amore la cui funzione e il cui fascino essenziali sono quelli di
completarci.
Da questo secondo
movimento scaturisce la
felicità di amare
in tutte le sue espressioni.
Per compiere questo secondo movimento
occorre reagire contro l'egoismo che spinge od a
racchiudersi in sé o a ridurre gli altri sotto il
proprio dominio.
Esiste un modo di amare, - cattivo, sterile - per cui tentiamo di possedere
anziché donarci.
L’aiuto della spiritualità…
Fa parte della spiritualità
la tendenza a autotrascendersi,
ad andare oltre se stessi, a passare
dall’egoismo all’allocentrismo.
Tale tendenza si esprime in tutte le
forme di amore autentico:
rapporti familiari, amicizia, servizio a chi
ha bisogno…
Nel Vangelo c’è una frase che indica fin dove può
arrivare l’amore
verso gli altri:
«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13).
E San Paolo:
«Non abbiate alcun debito con nessuno, se non
quello di un amore
vicendevole».
Come dimenticare la beatitudine evangelica:
«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia»?
3° MOVIMENTO
SUPER-CENTRAZIONE
Non solo sviluppare se stesso, nemmeno soltanto donarsi a un altro uguale a sé, ma anche sottomettere e ricondurre la propria esistenza a qualcosa o Qualcuno
più grande di sé.
Sentirsi parte dell’umanità e di un progetto che supera i progetti individuali, familiari e di altri
raggruppamenti e avvertire la responsabilità di partecipare, anche con piccoli gesti, alla
realizzazione di tale progetto.
Da questo terzo movimento scaturisce la
felicità di adorare.
Per compiere questo terzo movimento dobbiamo, in un modo o in un altro,
direttamente o attraverso un qualche tramite ampliato via via (una ricerca, un'impresa,
un'idea, una causa...), trasportare l'interesse finale delle nostre esistenze
nella crescita del Mondo attorno a noi.
La spiritualità
è fattore essenziale per l’attuazione di questo
terzo movimento.
Essa agisce:
*allargando gli orizzonti,
*aiutando a superare l’autoreferenzialità e
l’egoismo,
*promuovendo la pace e la fraternità,
*alimentando la speranza…
Gli esempi di persone e di movimenti che
hanno attuato questo terzo movimento sono
molti: nell’ambito sociale, politico,
scientifico, culturale e religioso:
professionisti e volontari
Nell‘ambito cristiano, il credente…
…è chiamato ad impegnarsi affinché possa
realizzarsi già su questa terra ciò che troverà pieno
compimento nella vita eterna, quando ci sarà…
“nuovo cielo e nuova terra,
dove Dio asciugherà ogni lacrima, dove
non ci saranno più né morte, né cordoglio,
né grido, né dolore“.
Beati gli operatori
di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
OSSERVAZIONI
Quello proposto è un percorso ideale, per cui è necessario
fare alcune utili osservazioni.
PRIMA OSSERVAZIONE
La felicità di cui si è parlato è il risultato di un lavoro impegnativo, i cui risultati non sono
garantiti in partenza.
Lungo il percorso si possono trovare ostacoli di vario genere: in se stessi, negli altri, nelle
circostanze esterne…
Tentazioni…
L’IO può essere tentato di far coincidere la felicità
unicamente nella salute, nel fisico giusto, nel
portafoglio pieno, nelle soddisfazioni immediate…
Può conoscere momenti di scoraggiamento, perdersi come in un
labirinto…
La felicità… La felicità che risulta da
questo itinerario può assumere le seguenti
connotazioni:
*serenità
*armonia
*forza interiore
*stabilità
*sicurezza
Senso di compimento…
Cioè… …quello stato d’animo paragonabile alla
fermezza e tranquillità
delle acque profonde del mare che resiste ai sommovimenti che avvengono alla superficie.
In termini biblici potrebbe essere descritta con lo stato d’animo descritto
dal Salmo 23:
*Tu sei il mio Pastore non manco di nulla…
*Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male,
perché tu sei con me…
SECONDA OSSERVAZIONE
Parlare di felicità in questi termini non significa ignorare o escludere tutti quei
momenti e realtà della vita -piccole o grandi -
che possono essere fonte di gioia e felicità.
Momenti e realtà che interessano
tutte le dimensioni della nostra
persona,
da quella corporea a quella intellettuale, emotivo-affettiva,
sociale e spirituale.
Al contrario, tutte queste esperienze
- l’amicizia, l’amore, la nascita d’un figlio, un
pasto, una gita, la contemplazione della natura e dell’arte, un
successo scolastico, la vincita di un concorso, una
creazione artistica, un regalo… -
vengono assaporate
senza essere assolutizzate.
Non è forse vero che abbiamo bisogno anche di piccole
felicità per perseguire la
GRANDE FELICITÀ?
Un augurio…
“Un commerciante si presentò al maestro e cercò di sapere da lui qual era il segreto di
una vita di successo. Il maestro gli rispose:
‘Fai felice una persona ogni giorno!’.
E, poi, dopo una breve pausa, aggiunse: ‘Puoi essere anche tu questa
persona’. E dopo un po’ soggiunse ancora:
‘Questo vale soprattutto quando sei
tu questa persona’”.
SIATE FELICI!