SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTRE MISSIONI NEL MONDO! · indegnità è tipica di chi avverte che c’è...

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fONDAzIONE DON ORIONE ONLUS Via Cavour, 238 - 00184 ROMA - Tel. 06 4788 5686 Codice Fiscale 97302630583 Con l’invio di offerte Intestate a: OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma • Conto Corrente Postale n° 919019 • Conto Corrente Bancario BANCA POPOLARE DI VICENZA - AG 5 Roma - IBAN: IT27 F057 2803 2056 75 57 0774 043 Con legare per testamento Alla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la formula da usare correttamente è la seguente: “Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede in Roma, Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”. SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero) BPVIIT21675 Intestato a: OPERA DON ORIONE, Via Etruria 6 - 00183 Roma La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppo con attività missionarie e di promozione umana per famiglie, bambini, disabili e anziani... Essa tiene “la porta aperta a qualunque specie di miseria morale o materiale”, come gli ha insegnato Don Orione. COME AIUTARE LA CONgREgAzIONE E LE NOSTRE MISSIONI SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTRE MISSIONI NEL MONDO! www.donorione.org RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, CDM Bergamo - Anno CXII n. 6 Giugno 2017 “Felici gli occhi che vedranno l'Occidente e l'Oriente unirsi per formare i bei giorni della Chiesa!” (Don Luigi Orione)

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fONDAzIONE DON ORIONE ONLUSVia Cavour, 238 - 00184 ROMA - Tel. 06 4788 5686

Codice Fiscale 9 7 3 0 2 6 3 0 5 8 3

Con l’invio di offerteIntestate a: OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma

• Conto Corrente Postale n° 919019• Conto Corrente Bancario BANCA POPOLARE DI VICENZA - AG 5 Roma - IBAN: IT27 F057 2803 2056 75 57 0774 043

Con legare per testamentoAlla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la formula da usare correttamente è la seguente:“Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede in Roma,Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”.

SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero) BPVIIT21675Intestato a: OPERA DON ORIONE, Via Etruria 6 - 00183 Roma

La Congregazione di San Luigi Orione èpresente in molti Paesi in via di sviluppocon attività missionarie e di promozioneumana per famiglie, bambini,disabili e anziani...Essa tiene “la porta aperta aqualunque specie di miseriamorale o materiale”,come gli ha insegnatoDon Orione.

COME AIUTARE LA CONgREgAzIONE E LE NOSTRE MISSIONI

SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTREMISSIONI NEL MONDO!

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

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Anno C

XII

n. 6 Giugno 2017

“Felici gli occhi che vedranno l'Occidente e l'Orienteunirsi per formare i bei giorni della Chiesa!” (Don Luigi Orione)

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RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA

Direzione e amministrazioneVia Etruria, 6 - 00183 RomaTel.: 06 7726781Fax: 06 772678279E-mail: [email protected]

Spedizione in abbonamentopostale BergamoRegistrata dal Tribunale di Roman° 13152 del 5/1/1970.

Nostro CCP è 919019 intestato a:OPERA DON ORIONEVia Etruria, 6 - 00183 Roma

Direttore responsabileFlavio Peloso

RedazioneGiampiero CongiuAngela CiaccariGianluca Scarnicci

Segreteria di redazioneEnza Falso

Progetto graficoAngela Ciaccari

Impianti stampaEditrice VELAR - Gorle (BG)www.velar.it

FotografieArchivio Opera Don Orione

Hanno collaborato:Flavio PelosoOreste FerrariAchille MorabitoLaureano De La Red MerinoHery RasoamiaramananaSilvestro SowizdrzałFabio MogniMarialuisa RicottiFulvio FerrariAlessandro Belano

Spedito nel GIUGNO 2017

3EDITORIaLEElogio dell’indignazione

La rivista è inviata in omaggio a

benefattori, simpatizzanti e amici e a

quanti ne facciano richiesta, a nome

di tutti i nostri poveri e assistiti

6IN cammINO cON PaPa fRaNcEScOIn un cammino di “Speranza” con Papa Francesco

8IL PRImO DOPO L’uNIcO: PaOLO DI TaRSOLa strategia dell’annuncio

14“SPLENDERaNNO cOmE STELLE”Mons. Bronisław Dąbrowski

12cON DON ORIONE OGGISe vuoi formarti, servi!

15DOSSIERMissione nell’orizzonte dell’ecologia umana

19aNGOLO GIOvaNILa mia vocazione: un dono della Divina ProvvidenzaIl cyberbullismo si può vincere?

10STuDI ORIONINIPontecurone e la nascita di Luigi Orione

22SaN LuIGI ORIONEL’unità dei carismi attorno a san Luigi Orione

24PIccOLE SuORE mISSIONaRIE DELLa caRITàMicrofono alla gioia

27IN bREvENotizie flash dal mondo orionino

Sommario

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30fOTOSTORIaFratelli d’Italia

26mONDO ORIONINOUn messaggio di salvezza per l’umanità

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IL DIRETTORE RISPONDENel peccato mi ha concepito mia madreRicordando Don Pietro LazzarinEx Allievi con Il coraggio del bene

Don Orione oggi

In copertina: Tortona 16 maggio 2017.Le autorità religiose posano davanti all'urna di San Luigi Orione.(Foto di Luigi Bloise)

FLAVIO PELOSO

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EDITORIaLE

È il termostato che riequilibra il clima dell’anima.

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“Stato dell’animo indignato, risentimento vivo so-prattutto per cosa che offende il senso di umanità,

di giustizia e la coscienza morale”. Così l’enciclopediaTreccani definisce l’indignazione.L’indignazione è un atteggiamento che la Bibbia descrive pre-sente in Dio e negli uomini di Dio. L’indignazione versoil male, il peccato, verso tutto ciò che mortifical’uomo, verso ciò che offende Dio è uno deisegni dell’esperienza di Dio. L’esperienza diindegnità è tipica di chi avverte che c’èqualcosa che non è degno di Dio (in-di-gnus) e dell’uomo che vive di Dio.In queste note, non guarderemotanto l’indignazione nelle sue mani-festazioni esterne, o semplicementepsicologiche (l’arrabbiarsi, l’alzare lavoce, l’aggressività, ecc.), che ovvia-mente vanno considerate e control-late, quanto piuttosto l’indignazionecome esperienza spirituale.L’indignazione spirituale è l’avvertire lacontraddizione tra la santità di Dio e ilpeccato e, conseguentemente, è ricono-scere la miseria (l’indegnità) dell’uomo,che sono io, il fratello, o il vicino, la società,la Chiesa. È la reazione, interiore anzitutto,di fronte allo scarto tra il bene e il male, trail dover essere (ideale) e l’essere (la vita con-creta). È un sentimento che rilancia e ri-scalda la passione per il bene e il bello, unaspecie di termostato dell’anima.

Lo sdegno di DioLa Bibbia è piena di pagine che descrivono losdegno (o anche l’ira, la collera) di Dio. E non èsolo una attribuzione di sentimenti umani a Dio,ma una manifestazione della santità di Dio edell’intollerabilità del male. Sono molte le espres-sioni del tipo “Davanti al tuo sdegno chi può resi-stere?” (Naum 1,6); “Dio scaglia sull’empio lafiamma del suo sdegno” (Giobbe 20, 23); “Sdegnoe ira contro i ribelli” (Rm 2,8).È uno sdegno che il credente riconosce giusto: “Si-gnore non castigarmi nel tuo sdegno” (Sal 38,2);“Pesa su di me il tuo sdegno…” (Sal 88,8). Sa peròanche che può confidare nella misericordia di Dio

ELOGIODELL’INDIGNaZIONE

L’indignazione è una forzadi rettificazione del proprioe altrui modo di pensaree di vivere.

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Evidentemente, va escluso che ilpeccato di cui si parla sia l’atto ses-suale in sé oppure il concepimento,perché, anzi, questi sono le espres-sioni umane più alte della nostra im-magine e somiglianza con Dio.Basta guardare al riguardo la presen-tazione grandemente positiva dellasessualità nell’Esortazione post sino-dale di Papa Francesco Amoris lætitia150. Qui si intende la condizioneumana nella quale siamo generati,caratterizzata da una radicale pro-pensione al peccato.

“Il cuore umano è inclinato al malefin dalla adolescenza”, si legge in Ge-nesi 8, 21. Il riconoscere questa fon-damentale inclinazione, che rendepiù facile fare il male che fare il bene,porta Davide, nel Salmo 50, e cia-scuno di noi a riconoscere la impo-tenza nel sottrarci a tale condizionenegativa e a porre tutta la nostra fi-ducia nell’azione provvidente dellagrazia Dio che interviene a salvarci:«Dove abbondò il peccato, sovrab-bondò la grazia» (Rm 5, 20).

Caro Padre. (…) Non le nascondo un certo imbarazzo quando, recitando ilSalmo 50, arrivo alla frase: «Ecco, nella colpa sono stato generato, nel pec-

cato mi ha concepito mia madre» (51,7). Di quale peccato si parla?

Giorgio Ugliano

Leggendo sul Don Orione oggi diAprile 2017 il sintetico e bellis-

simo articolo su Don Valdastico Patta-rello nel centenario della sua nascita(Vetrego, 2 gennaio 1917), vorrei ag-giungere che il missionario orioninofu accolto al “Soranzo” di Campo-croce (Venezia) nel 1930 (quando io

nacqui) dopo che da un decennioquella casa era diventata proban-dato. Essa diede alla Congregazionenei successivi sessant’anni oltre 120sacerdoti. Devotissimi e cordiali osse-qui!

Lidio Buttolo(orgoglioso ex allievo orionino)

Grazie, carissimo signor Buttolo. Hopartecipato all’ultimo incontro del 1°maggio degli Ex Allievi dell’IstitutoMarco Soranzo di Campocroce e hopotuto constatare il fervore, il sensodi appartenenza, il bene che in questiincontri ricevete e date. Mando un sa-luto a tutti gli Ex Allievi d’Italia. Mi rac-comando: ritrovandovi date sì unosguardo al retrovisore dei ricordi, maper guardare con più sicurezza lastrada che c’è davanti. Viva DonOrione e avanti con il coraggio delbene!

I l 26 aprile scorso, è morto il nostro

caro Don Pietro Laz-zarin, a 94 di età.Da 76 era religiosoorionino, da 65 sa-cerdote.Queste figure sacer-

dotali, colonna dell’Opera DonOrione non dovrebbero essere la-sciate andare nel dimenticatoio mavalorizzate, imitate e ricordate perla gloria di Dio e per l’onore degliorionini.

Ubaldo Vinci

Q uanto ha lavorato, Don Pietro,nella umiltà e nel silenzio!

E in punta di piedi, come sempre havissuto, se ne è andato al Padre.

Nestore Pelliccia

Incanta vedere una persona dedicatacon fedeltà a un’opera, a una mis-sione, a un ideale. È eroismo quoti-diano, fatto di piccole cose.“È molto più facile essere un eroe cheun galantuomo”, fa dire Pirandello auno dei protagonisti delle sue opere.Ai nostri giorni, nei quali impera solociò che fa notizia sensazionale, leemozioni più che l’amore, è ancor piùgrande il valore di “galantuomini”come Don Pietro, ben diversi dai“turututela” appariscenti e inconsi-stenti.

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IL DIRETTORE RISPONDE

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NEL PEccaTOmI Ha cONcEPITO mIa maDRE

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RIcORDaNDODON PIETROLaZZaRIN

FLAVIO PELOSO

perché “Il Signore non conserva persempre il suo sdegno…” (Sal 103,9),per cui prega: “Nello sdegno ricordatidi avere clemenza” (Ab 3,2) e ricono-sce: “Hai deposto tutto il tuo sdegno”(Sal 85, 4.6).

anche Gesù, nei vangeli,è più volte descrittoindignatoPer esempio di fronteall’ottusità legalista: “È lecito in giorno di sa-bato fare il bene o ilmale, salvare una vita otoglierla? E guardandolitutt’intorno con indigna-zione, rattristato per la du-rezza dei loro cuori, disse aquell’uomo: Stendi la mano! La stesee la sua mano fu risanata” (Mc 35).La manifestazione più eclatante del-l’indignazione di Gesù è descritta nelfamoso episodio, quando “Gesùentrò nel tempio e scacciò tutti quelliche vi trovò a comprare e a vendere;rovesciò i tavoli dei cambiavalute e lesedie dei venditori di colombe e disseloro: La Scrittura dice ‘La mia casasarà chiamata casa di preghiera mavoi ne fate una spelonca di ladri’” (Mt21,12-13). Non fu un fatto emotivoma teologico a muovere Gesù, fu l’af-fermazione della santità di Dio e delsuo tempio.

Il valore dell’indignazioneL’indignazione è una forza di rettifica-zione del proprio e altrui modo dipensare e di vivere. I maestri di spiritoparlano di retta intenzione.Nella vita spirituale occorre certo pre-occuparsi dei modi non buoni, manon anestetizzare l’indignazionefrutto della retta coscienza. Finché, adesempio, si prova “indignazione” perla corruzione, per l’asservimento agliidoli quotidiani, per idee e costumi di-sumani, per comportamenti sleali,per i tradimenti dei propri doveri…si deve ringraziare il Signore!Il cuore è ancora vivo. Mentre, av-verte Papa Francesco, chi “ha ripie-gato il riferimento del cuore all’oriz-zonte chiuso della sua immanenza edei suoi interessi non impara dai pro-pri peccati e non è autenticamenteaperto al perdono. È una tremenda

corruzione con apparenza di bene. Bi-sogna evitarla” (EG 97).

Indignazione versosé stessiL’indignazione verso sé stessi deve di-ventare pentimento, dolore, compun-

zione, giudizio serio, responsabile,proprio di chi ama. Quanti at-

teggiamenti di indignazionee di indegnità negli uominidi Dio, nei santi, in DonOrione! Ricordate i trequaderni di peccati concui si presentò alla confes-

sione da Don Bosco?L’indignazione verso sé stessi

(voce della coscienza) ci portaalla confessione e alla conversione. Laconfessione umile e lo scoprirsi pecca-tori è indice di un cuore vivo, sensibile,che ha relazione con Dio e, dunque,con ciò che non è degno di Lui. La co-scienza della propria indegnità è unodei segni più sicuri della santità, dellavicinanza a Dio. Il pentimento porta anon fare l’abitudine alle cose inde-gne, alla mediocrità, al “mondo”.A volte, il pentimento è l’unico atto dibene, veramente nostro, da offrire aDio. Il resto è grazia. È una verità pro-fonda: siamo indegni di Lui che, in-vece, ci vuole bene! Questa coscienzaumile apre il cuore allo Spirito, allaconversione, alla riconoscenza gio-iosa. Il pentimento è un frutto del-l’amicizia e della comunione con Dioe non semplicemente un senso dicolpa psicologico. Non “ho peccato”,ma “contro di Te, Signore, ho pec-cato” (Sal 50) confessa il credente.

Indignazione verso gli altriL’indignazione verso il prossimo devediventare misericordia (correzione epromozione fraterna) e fiducia.“La speranza ha due bellissimi figli: losdegno e il coraggio”, osservavaSant’Agostino. “Lo sdegno per la realtàdelle cose, il coraggio per cambiarle”.L’indignazione manifestata nell’agiredi Dio, di Gesù, dei Profeti, dei Santi…non è mai per una rottura, o una divi-sione, o una sconfitta dell’altro (falsaindignazione, falso zelo), bensì per unaelevazione di vita, per la crescita delbene. Lo “sbattere la porta”, il “cantar-gliele chiare”, l’”inchiodarlo al muro”non è santa indignazione. Occorre fareattenzione perché, spesso, con le ap-parenze virtuose dell’indignazione sicamuffano l’invidia, l’odio e altre mo-tivazioni tutt’altro che nobili. Una indi-gnazione che non ricerca il bene delprossimo, che non nasce e non tendealla comunione con il fratello diventamortificazione, violenza, vendetta,ipocrisia. “Umili sì, ma umiliati e avvilitimai!” ripeteva Don Orione, ed anche“Correggere sì, ma umiliare, mortifi-care, mortificare mai!”. Nell’umiltà re-sponsabile avviene il passaggiodall’idealismo spirituale alla maturità divita, dove ciò che conta è restar vivi,dar vita, fare un passo e… “avanti inDomino!Ave Maria e avanti! Dio vede e prov-vede!” (Don Orione).

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“La speranza ha due bellissimifigli: lo sdegno e il coraggio”,osservava Sant’agostino.

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La speranza non delude“La speranza non delude! Non èfondata su quello che noi possiamofare o essere, e nemmeno su ciò incui noi possiamo credere. Il suofondamento, cioè il fondamentodella speranza cristiana, è ciò che dipiù fedele e sicuro possa esserci, valea dire l’amore che Dio stesso nutreper ciascuno di noi...C’è questasicurezza: Dio mi ama. “Ma in questomomento brutto?” – Dio mi ama.“E a me, che ho fatto questa cosabrutta e cattiva?” – Dio mi ama. Quellasicurezza non ce la toglie nessuno. Edobbiamo ripeterlo come preghiera:Dio mi ama. Sono sicuro che Dio miama”... “E non dimenticatevi: lasperanza non delude”...

Intorno a noi tutto geme“Quando rompe la comunione conDio, l’uomo perde la propria bellezzaoriginaria e finisce per sfigurareattorno a sé ogni cosa; e dove tuttoprima rimandava al Padre Creatore eal suo amore infinito, adesso porta ilsegno triste e desolato dell’orgoglio edella voracità umani. L’orgoglioumano, sfruttando il creato, distrug-ge. ...Il Signore però non ci lascia solie anche in questo quadro desolante cioffre una prospettiva nuova diliberazione, di salvezza universale.È quello che Paolo mette in evidenzacon gioia, invitandoci a prestareascolto ai gemiti dell’intero creato. Sefacciamo attenzione, infatti, intorno anoi tutto geme: geme la creazionestessa, gemiamo noi esseri umani egeme lo Spirito dentro di noi, nelnostro cuore. Ora, questi gemiti nonsono un lamento sterile, sconsolato,ma – come precisa l’Apostolo – sono igemiti di una partoriente; sono igemiti di chi soffre, ma sa che sta per

venire alla luce una vita nuova...Però, nello stesso tempo, ilcristiano ha imparato a leggeretutto questo con gli occhi dellaPasqua, con gli occhi del

Cristo Risorto. E allora sache stiamo vivendo iltempo dell’attesa, iltempo di un anelito cheva oltre il presente, il

tempo del compimento. Nellasperanza sappiamo che il Signorevuole risanare definitivamente con lasua misericordia i cuori feriti e umiliatie tutto ciò che l’uomo ha deturpatonella sua empietà, e che in questomodo Egli rigenera un mondo nuovoe una umanità nuova, finalmentericonciliati nel suo amore”...

La carità è una grazia“Chi ama ha la gioia della speranza, diarrivare a incontrare il grande amoreche è il Signore. ... Cc’è il rischio chela nostra carità sia ipocrita, che ilnostro amore sia ipocrita... L’ipocrisiapuò insinuarsi ovunque, anche nelnostro modo di amare.Questo si verifica quando il nostro è unamore interessato, mosso da interessipersonali; e quanti amori interessati cisono … quando i servizi caritativi in cuisembra che ci prodighiamo sonocompiuti per mettere in mostra noistessi o per sentirci appagati: “Ma,quanto bravo sono”! No, questa èipocrisia! o ancora quando miriamo acose che abbiano “visibilità” per faresfoggio della nostra intelligenza odella nostra capacità. Dietro a tuttoquesto c’è un’idea falsa, ingannevole,vale a dire che, se amiamo, è perchénoi siamo buoni; come se la caritàfosse una creazione dell’uomo, unprodotto del nostro cuore. La carità,invece, è anzitutto una grazia, unregalo; poter amare è un dono di Dio,e dobbiamo chiederlo. E Lui lo dàvolentieri, se noi lo chiediamo.La carità è una grazia: non consiste nelfar trasparire quello che noi siamo, maquello che il Signore ci dona e che noiliberamente accogliamo; e non si puòesprimere nell’incontro con gli altri seprima non è generata dall’incontro conil volto mite e misericordioso di Gesù.

una via di salvezzaPaolo ci invita a riconoscere che siamopeccatori, e che anche il nostro mododi amare è segnato dal peccato. Nellostesso tempo, però, si fa portatore di

un annuncio nuovo, un annuncio disperanza: il Signore apre davanti a noiuna via di liberazione, una via disalvezza. È la possibilità di vivere anchenoi il grande comandamentodell’amore, di diventare strumenti dellacarità di Dio. E questo avviene quandoci lasciamo guarire e rinnovare il cuoreda Cristo risorto. Il Signore risorto chevive tra noi, che vive con noi è capacedi guarire il nostro cuore: lo fa, se noilo chiediamo. È Lui che ci permette,pur nella nostra piccolezza e povertà,di sperimentare la compassione delPadre e di celebrare le meraviglie delsuo amore. E si capisce allora che tuttoquello che possiamo vivere e fare per ifratelli non è altro che la risposta aquello che Dio ha fatto e continua afare per noi. Anzi, è Dio stesso che,prendendo dimora nel nostro cuore enella nostra vita, continua a farsi vicinoe a servire tutti coloro che incontriamoogni giorno sul nostro cammino, acominciare dagli ultimi e dai piùbisognosi nei quali Lui per primo siriconosce”...

“aprire il cuore”“Siamo convinti che Dio ci vuole benee che tutto quello che ci ha promessoè disposto a portarlo a compimento?Ma padre quanto dobbiamo pagareper questo? C’è un solo prezzo:“aprire il cuore”. Aprite i vostri cuori equesta forza di Dio vi porterà avanti,farà cose miracolose e vi insegneràcosa sia la speranza. Questo è l’unicoprezzo: aprire il cuore alla fede e Luifarà il resto... Questo è il paradosso enel contempo l’elemento più forte,più alto della nostra speranza! Unasperanza fondata su una promessache dal punto di vista umano sembraincerta e imprevedibile, ma che nonviene meno neppure di fronte allamorte, quando a promettere è il Diodella Risurrezione e della vita.Questo non lo promette uno qualun-que! Colui che promette è il Dio dellaRisurrezione e della vita... Se noi oggiabbiamo il cuore aperto, vi assicuroche tutti noi ci incontreremo nellapiazza del Cielo che non passa mai persempre. Questa è la promessa di Dioe questa è la nostra speranza, se noiapriamo i nostri cuori”.DO

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Dio mi ama. Sono sicuro che Diomi ama”... “E non dimenticatevi:la speranza non delude”...

Durante il 2017 Papa francesco hadedicato le sue udienze del mercoledì

al tema della Speranza.Ha sviluppato la tematica con un excursus

nella Sacra Scrittura. Riportiamo qui alcunedelle frasi utilizzate commentando vari passi

della lettera ai Romani.

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“molte cose in poche parole”. (Sir 32,8) La predicazione, diceva già Paolo VI,deve essere “semplice, chiara, diretta,adatta” (Evangelii nuntiandi, 33). “Lasemplicità – gli fa eco Papa Francesco– ha a che vedere con il linguaggioutilizzato.Dev’essere il linguaggio che i destina-tari comprendono per non correre ilrischio di parlare a vuoto. Frequente-mente accade che i predicatori si ser-vono di parole che hanno appresodurante i loro studi e in determinati

ambienti, ma che non fanno partedel linguaggio comune

delle persone che liascoltano.

Ci sono parole proprie della teologiao della catechesi, il cui significato nonè comprensibile per la maggioranzadei cristiani. Il rischio maggiore per unpredicatore è abituarsi al proprio lin-guaggio e pensare che tutti gli altri lousino e lo comprendano spontanea-mente” (Evangelii gaudium, 158).Alcuni anni fa, l’allora Cardinale Jo-seph Ratzinger scrisse che “se lagente si allontana è anche perché gliabbiamo dato l’impressione che il cre-dere sia un «sistema» complesso,mentre invece è tutto così facile: c’èun Dio, un Dio che è Amore e che havoluto incontrarci nella persona diGesù di Nazareth”. Occorre ripartireda qui.Del resto, “gli enormi e rapidi cam-

biamenti culturali richie-

dono che prestiamo una costante at-tenzione per cercare di esprimere leverità di sempre in un linguaggio checonsenta di riconoscere la sua per-manente novità. Poiché, nel depo-sito della dottrina cristiana «una cosaè la sostanza […] e un’altra la ma-niera di formulare la sua espres-sione»” (EG, 41).È una delle sfide più urgenti che ab-biamo davanti, anche perché la nostrasocietà – specie quella occidentale –non è più naturaliter christiana!In questo Paolo è di molto aiuto, per-ché ha dovuto e saputo traghettare ilmessaggio cristiano da un ambientepalestinese ad uno ellenistico. Lostesso sforzo, peraltro, lo hanno fattogli evangelisti, e in particolare Luca, icui destinatari erano per lo più cristianiprovenienti dal mondo ellenistico.

Non con una facciada funeraleAlla luce dell’epistolario paolino,sorge spontanea una domanda: cometradurre lo zelo apostolico di Paolonelle «Corinto» di oggi, raffinate,ricche e corrotte? Comeannunciare il Van-gelo nelle fa-velas ,

nelle villas, nelle baraccopoli, neicampi profughi…? Come passare “dauna pastorale di semplice conserva-zione a una pastorale decisamentemissionaria” (EG, 15)? Paolo VI – ci ri-corda Papa Francesco –, già nel 1975invitava a recuperare il fervore per “ladolce e confortante gioia di evange-lizzare, anche quando occorre semi-nare nelle lacrime […] Possa il mondodel nostro tempo – che cerca oranell’angoscia, ora nella speranza – ri-cevere la Buona Novella non da evan-gelizzatori tristi e scoraggiati,impazienti e ansiosi, ma da ministridel Vangelo la cui vita irradii fervore,che abbiano per primi ricevuto in lorola gioia del Cristo” (Evangelii nun-tiandi, 80; cit. in EG,10).

Forse si è sedimentata un po’ di pol-vere, forse siamo stati ossessionati“dalla trasmissione disarticolata diuna moltitudine di dottrine che sitenta di imporre a forza di insistere”(EG, 35), dimenticando che “quandosi assume un obiettivo pastorale e unostile missionario, che realmente arrivia tutti senza eccezioni né esclusioni,l’annuncio si concentra sull’essen-ziale, su ciò che è più bello, piùgrande, più attraente e allo stessotempo più necessario.La proposta si semplifica, senza per-dere per questo profondità e verità, ecosì diventa più convincente e ra-diosa” (ivi). Occorre ripartire dalcuore del vangelo, dal suo nucleo fon-damentale: “Ciò che risplende è labellezza dell’amore salvifico di Diomanifestato in Gesù Cristo morto e ri-sorto” (EG, 36).È il poter dire con Paolo: “Sono statocrocifisso con Cristo e non sono più ioche vivo, ma Cristo vive in me. Questavita nella carne, io la vivo nella fededel Figlio di Dio, che mi ha amato eha dato se stesso per me” (Gal 2,20).

Strategie dell’annuncio“La Chiesa ha la missione di annun-ciare la misericordia di Dio, cuore pul-sante del Vangelo, che per mezzo suo

deve raggiungere il cuore e la mentedi ogni persona… La prima veritàdella Chiesa è l’amore di Cristo” (Mi-sericordiae vultus, 12). Come? NellaEvangelii gaudium Papa Francesco ciha invitato a una nuova tappa evan-gelizzatrice e ci ha indicato le “vieper il cammino della Chiesa nei pros-simi anni” (EG, 1). Ma per non cammi-nare invano, occorre ricordare che“la centralità del kerygma richiede al-cune caratteristiche dell’annuncioche oggi sono necessarie in ogniluogo: che esprima l’amore salvificodi Dio previo all’obbligazione moralee religiosa, che non imponga la veritàe che faccia appello alla libertà, chepossieda qualche nota di gioia,stimolo, vitalità, ed un’ armoniosacompletezza che non riduca la predi-cazione a poche dottrine a volte piùfilosofiche che evangeliche.Questo esige dall’evangelizzatore al-cune disposizioni che aiutano ad ac-cogliere meglio l’annuncio: vicinanza,apertura al dialogo, pazienza, acco-glienza cordiale che non condanna”(EG, 165). Le strategie dell’annuncio,pertanto, sono tante, ma forse quellache le riassume tutte sta nello«sguardo», “lo sguardo del Buon Pa-store, che non cerca di giudicare, madi amare”(EG, 125).

“Si rimane ammirati dalle risorse im-piegate dal Signore per dialogare conil suo popolo, per rivelare il suo mi-stero a tutti, per affascinare gente co-mune con insegnamenti così elevatie così esigenti. Credo che il segreto sinasconda in quello sguardo di Gesùverso il popolo, al di là delle sue de-bolezze e cadute” (EG, 141).Ecco perché anche “la Chiesa ha bi-sogno di uno sguardo di vicinanza percontemplare, commuoversi e fer-marsi davanti all’altro tutte le volteche sia necessario” (EG, 169). Non sitratta di annacquare o, peggio, dicambiare la dottrina! Si tratta di ap-prendere l’«arte dell’accompagna-mento» (sacerdoti, religiosi e laici),“perché tutti imparino sempre a to-gliersi i sandali davanti alla terra sacradell’altro (cfr Es 3,5).

Dobbiamo dare al nostro cammino ilritmo salutare della prossimità, conuno sguardo rispettoso e pieno dicompassione ma che nel medesimotempo sani, liberi e incoraggi a matu-rare nella vita cristiana” (EG, 169).

calore umanoe sinceritàAnche in questo Paolo ci può esseredi aiuto. Proviamo a fare qualcheesempio, dando uno sguardo alla let-tera ai Filippesi definita come «letteradella tenerezza di Dio». “Vi porto nelcuore – scrive all’inizio della lettera –[…]. Dio mi è testimonio del profondoaffetto che ho per tutti voi nell’amoredi Cristo Gesù” (Fil 1,7-8).L’amore profondo tra Paolo e i fedelidi questa comunità – prima comunitàcristiana d’Europa – gli fa scriverequesta lettera per invitarli all’unità.L’Apostolo aveva ricevuto un’acco-glienza molto calorosa in quella città.La comunità di Filippi amava moltoPaolo, al punto di inviargli degli aiutiquando si trovava in prigione a Roma(cfr. Fil 4,15-16). Paolo sa che la gio-vane comunità ha problemi al-l’esterno e all’interno.Il cambiamento di tono in 3,2 lasciasbigottiti: “Guardatevi dai cani, guar-datevi dai cattivi operai, guardatevida quelli che si fanno circoncidere”.Non meno forte l’ espressione di3,18: “Perché molti, ve l’ho già dettopiù volte e ora con le lacrime agliocchi ve lo ripeto, si comportano danemici della croce di Cristo”.Alcuni predicano Cristo con buonisentimenti, altri per invidia, con spi-rito di rivalità, con intenzioni nonpure (cfr. 2,15-17). Paolo non si fa il-lusioni: nella fede bisogna crescereancora; bisogna soprattutto compor-tarsi da cittadini degni del Vangelo,stare saldi in un solo spirito (cfr. 1,27).La strada non sarà facile, perché è unagrazia non solo credere in Cristo, maanche soffrire per lui (cfr. 1,29). Egoi-smi e trionfalismi, vanagloria e rivalitàpossono essere debellati solo dal-l’umiltà e dagli stessi sentimenti chefurono del Signore Gesù (cfr. 2,2-5).Tanto calore umano nella lettera, maanche tanta sincerità! Soprattutto cosìsi educa una comunità.DO

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IL PRImO DOPO L’uNIcO: PaOLO DI TaRSOACHILLE mORABITO

La STRaTEGIaDELL’aNNuNcIOcome parlare nel nostro tempo di Gesù cristo, che“è lo stesso, ieri, oggi e sempre”? come annunciare la«buona novella» nei nostri ambienti? una delle sfide,forse la più importante, è quella del linguaggio.

“ciò che risplende è la bellezzadell’amore salvifico di Diomanifestato in Gesù cristomorto e risorto” (EG, 36)

È una grazia non solo credere incristo, ma anche soffrire per lui.

S. Paolo predicatore.Il mosaico si trova a

Vèria (l’antica Berea),in Grecia.

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di raccogliersi a pregare durante ilmese di maggio davanti a una imma-gine della Madonna del S. Rosario di-pinta nel muro nel cortile di una casadi proprietà de’ miei buoni vecchi,una corona di rose adornava l’Imma-gine. Un anno, tutte le rose appassi-vano, come il solito, meno una che siconservò sempre fresca e bella.Le buone popolane vivamente sor-prese interpellarono Don MicheleCattaneo, canonico, il quale, control-lato il fatto, ebbe a dire: Questo è ilsegno di una grazia speciale che il Si-gnore vuol fare al nostro paese. Circaun mese dopo nasceva Don Orione.Mamma Carolina era stata assiduaalla pia pratica del mese di maggio”.La cosa allora finì lì, senza che venissefatto alcun riferimento personale.Passarono venti anni e la signora Gaz-zaniga - che aveva seguito a Tortonail figlio Don Alessandro, diventato ca-nonico - “era assidua alla pratica reli-giosa in duomo, quando il chiericoOrione era Custode; e sentendo con

quanta pietà recitava il S. Rosario,comprese che il chierico Orione, fi-glio di Carolina, era proprio la graziaspeciale di cui parlava Don Michele,grazia elargita dalla nostra cara Ma-donnina”.

Nemmeno un mese dopo il fatto dellarosa che non appassiva, il 23 giugno1872, nasceva dunque il quarto, edultimo, figlio di Carolina e VittorioOrione. Fu battezzato nel pomeriggiodel giorno successivo, fungendo dapadrino il fratello maggiore Bene-detto. Nel certificato di battesimo, ilvice parroco dichiara: “baptizavi in-fantem natum heri, hora octava ve-spertina, ex Orione Victorio: Alojsius”.Ci fu un disguido nell’assegnazionedel nome: in chiesa ebbe il nome diLuigi, mentre, nella mattinata dellostesso giorno (24 giugno), in Munici-pio, ne era stata registrata la nascitacol doppio nome di Giovanni Luigi.In famiglia il bambino sarà sempre

chiamato col secondo di questi duenomi, Luigi, in ricordo del fratellinopremorto. Negli atti civili verrà inveceusato il primo nome Giovanni, che ri-cordava il Santo del giorno del batte-simo.Prima ancora che il bambino com-pisse un anno, Rattazzi moriva, il 5giugno 1873 a Frosinone, e VittorioOrione ebbe il problema di pensaread una nuova sistemazione della fa-miglia. Trovò presto una soluzione ab-bastanza favorevole. Subito al di là divia Emilia, di fronte al palazzo Rat-tazzi, c’era la casa dei signori Mar-chese che “erano miei parenti - diràDon Orione - per via di mia madre;erano terzi parenti”. I padroni occu-pavano il piano superiore della casa emisero a disposizione della famigliaOrione il pianterreno, con un tenueaffitto che mamma Carolina trovò“modo di diminuire, o addirittura diannullare, (...) in cambio dei servizidomestici che lei s’era impegnata direndere”. Qui Luigino passò la sua in-fanzia e la fanciullezza.

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FLAVIO PELOSO STuDI ORIONINI STuDI ORIONINI

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L’11 febbraio 1858, VittorioOrione – nato a Tortona il 3 di-

cembre 1825 - e Carolina Feltri – nataa Castelnuovo Scrivia l’11 dicembre1833 - pronunciarono il loro sì nellaChiesa Collegiata di S. Maria Assuntain Pontecurone in una cornice digrande semplicità.Dopo il matrimonio Vittorio Orioneavrebbe potuto sistemarsi a Tortonadove, in località “La Fitteria”, posse-deva una casetta. Fissò invece la suaresidenza a Pontecurone, giacché inovelli sposi - lui aveva 32 anni e Ca-rolina 24 - avevano incontrato labuona sorte di essere accettati gratui-tamente quali portinai della villa che

l’onorevole Urbano Rattazzi teneva inpaese, sulla via maestra, Via BertarelliGalliani n.56. Don Orione conferma:“La mia famiglia è stata per quasi 15anni portinaia della famiglia di Ur-bano Rattazzi, che è stato Primo Mi-nistro”. Il celebre Ministro di Statotrascorreva a Pontecurone il periodoestivo e trattava e conversava spessocon loro confidenzialmente, ancheperché conosceva bene - con perso-

nale soddisfazione e orgoglio - i sen-timenti garibaldini di papà Vittorio.Nel modesto “rustico” di detta villanacquero tutti i figli di Vittorio e Ca-rolina: Benedetto nel 1859, Luigi nel1864 (morì quando aveva 14 mesi),e Alberto nel 1868. Luigi – San LuigiOrione - vi nacque il 23 giugno 1872.Collegato alla nascita di Luigi Orioneviene ricordato un fatto, che può es-sere considerato più di un semplicecaso o di una fortuita coincidenza. Ilcanonico Don Alessandro Gazzanigane parla in due diverse lettere e lo de-finisce “ormai vecchia notizia”.Così racconta: “A Pontecurone al-cune donne avevano il pio costume

PONTEcuRONE E LaNaScITa DI LuIGI ORIONE

Il 23 giugno 1872, nasceva aPontecurone il quarto, edultimo, figlio di carolina evittorio Orione.

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"La mia famiglia è stata perquasi 15 anni portinaia dellafamiglia di urbano Rattazzi,che è stato Primo ministro".

“Il chierico Orione, figlio dicarolina, era proprio la graziaspeciale di cui parlavaDon michele, grazia elargitadalla nostra cara madonnina”.

Pontecurone

Pontecurone 1947. Casa Marzolati dove don Orione visse con i fratelli dal 1873 ospiti Marchese.

Tortona 1907. Carolina Feltri,mamma di Don Orione, al Paterno.

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esperienziale. Il campo di servizio èuna scuola di formazione nell’ “ethosorionino” (elemento coagulante cheattrae, spinge e muove tutte le ener-gie dell’essere orionino).Offre anche molte possibilità per at-tuare l’indicazione capitolare di “for-mare i religiosi alla collaborazionecon religiose e laici”.

alcune testimonianze“Accanto ai disabili ho capito chedevo riorganizzare i miei valori.Ho imparato da loro cos’è la felicità eche l’amore è il suo unico linguaggio.Mi sono anche accorto di quantosono importanti i piccoli dettagli percostruire bei rapporti con tutti quelliche hanno partecipato al campo diservizio.Non dimenticherò mai i momenti dipreghiera: quello del mattino perorientare la giornata “religiosamente”e l’eucaristia della sera per ringraziareDio e condividere i gesti di servizio, lebelle esperienze di comunicazione…Alle volte pensavo che stavo assag-giando un po’ di Cielo”. (Luigi, volon-tario ed ex-allievo orionino)

“Nel campo di servizio con gli anziani,dove ho partecipato come dipen-dente, ho visto il carisma orionino piùchiaramente, più incarnato…Ho sco-perto quanto è grande la famigliaorionina: oltre ad alcuni dipendenti,c’erano volontari universitari e giovanidi tre parrocchie, due preti orionini equalche religiosa, anche orionina.Tutti noi siamo riusciti a fare dimenti-care agli anziani per un po’ di giorni iloro dolori e sofferenze”.(Sylwia, dipendente orionino)

“Dal campo di servizio con il gruppodi ragazzi difficili ho riportato lezioniindimenticabili per la mia vita. La gior-nata era lunga e c’era tempo pertutto: giochi, lunghe passeggiate,

gare nell’acqua, momenti di riposo...I ragazzi erano instancabili e hannomesso alla prova l’autenticità del mioamore verso gli altri, la mia capacitàdi ascolto, tolleranza, pazienza, gene-rosità... Credo di avere messo in pra-tica la fede che molte volte inparrocchia non capisco e non so sesono credente o no. E Don Orione ela sua famiglia mi sembrano stupendi.Le suore e i preti, che in parrocchia misembravano troppo seri, qui li ho tro-vati molto semplici ed erano i primi aservire gli altri e sempre avevano unaparolina per i momenti di stanchezzae di difficoltà. Erano due suore e unprete e li ho trovati molto vicini. Gra-zie per la loro nascosta presenza”.(João Cristian, laico orionino)

“Eravamo di età diverse (adulti e gio-vani) e il rapporto con Don Orione eradovuto a situazioni diverse: c’eranopersone consacrate, altri volontari, al-cuni di un ramo di Don Orione che sichiama ISO. C’era anche un prete, ilresponsabile del campo di servizio,molto simpatico. Tutti ci siamo inte-grati bene, anche se la provenienzanon era la stessa. Ci siamo trovati nelcampo di servizio in trenta prove-nienti da cinque diversi luoghi dove lafamiglia di Don Orione lavora.Gli adulti hanno contribuito con laloro esperienza e i giovani oltre allabuona disponibilità hanno messo unagrande quantità di energia, di creati-vità e di gioia. Per me è stata la primaesperienza di questo tipo. Mi è sem-brata molto arricchente a livello di re-lazioni, di servizio. Si sente che in queigiorni si allarga il cuore a una famigliaben numerosa. Senti che Dio ti sor-prende in ogni angolo. Credo di es-

sermi innamorata di più di DonOrione e mi incanta la famiglia che hoscoperto in quei giorni. Ah, ho anchescoperto i miei difetti. Voglio ognigiorno migliorare il mio stile di vitaorionino”(Hna. María Antonia, religiosa orionina)

“Questo era il quinto campo di servi-zio a cui ho partecipato con ungruppo di disabili intellettuali. E anchequesta volta è diventato un laborato-rio di grandi insegnamenti: la gra-tuità, la pazienza, il lavoro in equipe,la collaborazione, le relazioni affet-tive, l’ascolto, …Sento di avere ag-giunto al mio DNA certe tratti orionininuovi, scoperti nei rapporti con i pa-renti della famiglia carismatica chenon conoscevo. Molti dei partecipantimi han riferito che con la esperienzadi convivenza di questa decina digiorni sentono molto più chiara, mi-gliorata e arricchita la loro identitàorionina. “È - dicono - una buona in-tegrazione a tutta la formazione cari-smatica più intellettuale che si fa neigruppi del MLO durante l’anno”.(P. Jean Emmanuel, religioso orionino)

arriva l’estate.Pianifica bene!È ora di fare programmi per l’estate.Pianifica anche tu, caro lettore, questigiorni. Sono molti e c’è tempo un po’per tutto. Partecipa a qualche campodi servizio orionino. È pensato per l’in-tera famiglia. Ti aiuterà a formarti nelcarisma in modo esperienziale. Lì po-trai toccare la carne di Cristo e raffor-zare i vincoli affettivi con dei parenti,orionini come te. Se servi, ti formi, disicuro. Coraggio. Provaci!

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SE vuOI fORmaRTI, SERvI!L’esperienza di servizio “a servizio” della formazione esperienziale.

Nella speranza sappiamo cheil Signore vuole risanaredefinitivamente con la suamisericordia i cuori feriti eumiliati e tutto ciò che l’uomoha deturpato nella sua empietà.

Il 14° Capitolo generale nella sceltadelle priorità per l’intera Congrega-

zione ha segnalato, oltre alla vita co-munitaria, i temi della formazione edel carisma. Oggi nessuno mette indubbio l’importanza di essere ben for-mati per poter svolgere un servizioqualitativo all’interno delle nostreopere di carità.

formazione?Sì, ma quale formazione?Al sostantivo formazione il Capitoloha aggiunto due aggettivi: esperien-ziale e condivisa. Cioè, non è suffi-ciente la formazione intellettuale chepuò ridursi all’accumulo di nozioni, dicultura orionina… E, d’altra parte èimportante che tale esperienza, si fac-cia insieme, cioè coinvolgendo tutti irami della famiglia carismatica.Questa seconda caratteristica venivaraccomandata con queste parole:“promuovere itinerari di formazionecomune, condivisa con tutta la Fami-glia carismatica”.

I campi di servizio ei laboratori di formazionecarismaticaIn questo numero del Don Orioneoggi, già estivo, offriamo, caro let-tore, una proposta formativa 100%orionina, di qualità già constatata. Sitratta di approfittare delle opportu-nità che possono offrire alcunigiorni spesi nel servizio agli altri econ gli altri, come laboratorio diformazione esperienziale orio-nina per tutta la famiglia. Mal’argomento che ci impegna e cipreoccupa in questo contestonon è il tema del ‘servizio’, maquello della formazione al cari-sma nella nostra famiglia. Infatti,desideriamo che questa sia buona,genuinamente orionina, per questoparliamo dei campi di servizio orga-nizzati nelle nostre opere di carità nel

tempo estivo. Siamo convinti cheun’esperienza di servizio, fatta in fa-miglia (religiosi, religiose e laici) siauna delle iniziative che possono ga-rantire veramente una formazione in-tegrale.Oltre al valore in se di qualsiasi gestodi carità, i campi di servizio sono unafonte ispiratrice per quella formazionedi cui abbiamo tutti più bisogno: unaformazione che faciliti la crescita per-sonale nella spiritualità incarnata,“pratica”, vissuta.In questo modo i campidi servizio rispon-dono alla richie-sta dell’ultimoCapitolo cheinvita a “favo-rire forme diattuazione delcarisma in strut-ture nelle quali ci siameno burocrazia e piùspazio per esperienzesemplici e fra-terne di servi-

zio”. Allo stesso tempo i campi di ser-vizio sono insuperabili spazi per“esperienze di convivenza (per reli-giosi, religiose, laici) concrete con ipoveri nei quali tocchiamo e ser-viamo la carne di Cristo”.La Congregazione attraverso i campidi servizio, ha in mano un prodottoeccezionale per fornire e garantire atutta la famiglia carismatica una for-mazione autenticamente orionina.Di fatto un campo di servizio può

convertirsi nel luogo di in-contro per religiosi, reli-

giose, laici, volontari,dipendenti, amici, ex-

allievi, adulti, gio-vani… per tutti imembri dellanostra famiglia.È l’esperienza

di formazionemigliore e anche la mi-

gliore formazione

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Lascio al Papa e Santo GiovanniPaolo II dire perché il confratello e

arcivescovo Bronisław Dąbrowskisplende in Cielo come stella. Di luiscrisse appena seppe della sua morte,il 27 dicembre 1997.“Era un grande uomo che ha fatto unagran quantità di bene. Era importanteper la sua profonda spiritualità e la suaformazione teologica. Come sacer-dote e soprattutto come vescovo, è di-ventato parte della storia della Chiesain Polonia dopo la seconda guerramondiale. Ha tenuto il posto di segre-tario della Conferenza Episcopale Po-lacca in un periodo molto difficile dicomunismo in Polonia. Ha compiuto isuoi doveri con grande competenza,tatto e conoscenza. Ha difeso i dirittidella Chiesa con grande devozione erisoluzione, ovunque siano stati minac-ciati o ingiustamente limitati. C’erano molteplici occasioni che lo ri-chiedevano, soprattutto come mem-bro del governo congiunto e dellaCommissione episcopale. Era eccezio-nale per il suo grande talento e capa-cità di dialogare con pazienza. La suafede in Gesù Cristo, la luce che è ve-nuta nel mondo, era per lui un potere

incessante nel suo servizio alla Chiesae al popolo. La sua fede gli diede fidu-cia, ottimismo, pace interiore, insolitoautocontrollo e gioia cristiana che sidiffuse agli altri. In situazioni difficiliegli era un solido sostegno e un puntodi riferimento sia per i laici cattolici, siaper i sacerdoti e i vescovi. Io, comemetropolita di Kraców, avevo l’occa-sione di lavorare per anni con l’Arcive-scovo Dąbrowski alla Conferenza deiVescovi della Polonia. Bronisław Dąbrowski, Arcivescovo tito-lare di Adrianotere, Ausiliare di War-szawa e Segretario dell’Episcopatodella Polonia, è nato a Grodziec (Kóńin)ed è morto il 25 dicembre 1997, a 80anni di età, 61 di professione religiosanella Congregazione di Don Orione,52 di sacerdozio e 36 di episcopato.

Egli offrì la sua vita al Signore fin dagiovane di 15 anni, essendo nato il 2novembre 1917, quando fu accolto, il25 novembre 1932, nell’Istituto diDon Orione in Zduńska Wola. Fu man-dato in Italia, a Tortona, per gli studi diTeologia, conoscendo, ascoltando, av-vicinando il nostro santo fondatore,Don Luigi Orione. Al giovane chiericopolacco che si offriva missionario interre lontane, Don Orione disse: “Tuvuoi andare missionario: la tua mis-

sione sarà nella tua Polonia...”.La violenza della guerra, scatenata nelsettembre 1939, costrinse Bronisław atornare in Polonia e a frequentare icorsi clandestini organizzati dal Semi-nario di Varsavia. Partecipò alla insurre-zione di Warszawa, e venne internatonel campo di lavoro di Heillbron vicinoal campo di concentramento di Da-chau, segnato dal numero 68699. Ritornata la pace in Polonia, fu impe-gnato nelle attività di Izbica Kujawskae di Via Barska 4, a Varsavia. Già nel 1950, il Primate di PoloniaCard. Wyszynski chiamò Don Bronisława collaborare negli uffici dell’Episco-pato Polacco. Il 19 gennaio 1962, funominato Vescovo. Da questo mo-mento in poi la sua vita fu tutta spesain favore della Chiesa e della societàpolacca con ruoli importanti e grandimeriti, come ha scritto Papa GiovanniPaolo II. Anche nel multiforme e movi-mentato ministero episcopale, Mons.Dąbrowski tenne il cuore e gli occhisulla sua cara Famiglia religiosa: “Il no-stro Fondatore – scriveva - è la nostraguida, il nostro esempio ... Mi sento emi sentirò sempre un vero figlio, e fe-delissimo, della Divina Provvidenza,nel solco caritativo di Don Orione ...”. Fu uno dei protagonisti della storia re-cente della Chiesa in Polonia. È mo-dello di grande valore spirituale e unintercessore in cielo per la Famigliaorionina.

Con il mese di gennaio prende il via uno speciale dossier dal titolo "Missione,

missioni e messaggi" attraverso il quale cercheremo di raccontare la bellezza

della Chiesa in uscita, in missione.

«Il “coltivare e custodire” non comprende solo il rapporto tra noi e l’ambiente, tra l’uomo e il creato, riguarda anche i rapporti umani.

I Papi hanno parlato di ecologia umana, strettamente legata all’ecologia ambientale. Noi stiamo vivendo un momento di crisi; lo vediamo nel-

l’ambiente, ma soprattutto lo vediamo nell’uomo. La persona umana è in pericolo: questo è certo, la persona umana oggi è in pericolo, ecco l’ur-

genza dell’ecologia umana! E il pericolo è grave perché la causa del problema non è superficiale, ma profonda: non è solo una questione di

economia, ma di etica e di antropologia. La Chiesa lo ha sottolineato più volte; e molti dicono: sì, è giusto, è vero… ma il sistema continua come

prima, perché ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Quello che comanda oggi non è l'uomo, è il

denaro, il denaro, i soldi comandano. E Dio nostro Padre ha dato il compito di custodire la terra non ai soldi, ma a noi: agli uomini e alle donne.

noi abbiamo questo compito!» (Papa Francesco, Udienza generale, Piazza San Pietro 5 giugno 2013)

M i s s i o n e n e l l ’ o r i z z o n t e d e l l ’ e c o l o g i a u m a n a

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È diventato parte della storiadella chiesa in Polonia.

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17“SPLENDERaNNO cOmE STELLE”

vescovo orionino, fu segretario dell’episcopato, protagonista della storia religiosa e civile della Polonia.

FLAVIO PELOSO

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La Chiesa, in tutto il suo essere e agire, quando evange-lizza, quando celebra, quando compie opere di carità,è impegnata nella promozione dello sviluppo umano inte-grale. La profonda percezione della connessione interdi-sciplinare tra le diverse questioni sociali ha incoraggiatoPapa Francesco a riformare la Curia Romana e a creare ilDicastero per la Promozione dello Sviluppo Umano Inte-grale, che ha assunto le competenze degli ex Pontifici Con-sigli per la “Giustizia e la Pace”, per la cura “pastorale deimigranti e delle persone itineranti”, per la “pastorale sani-taria” e di “Cor Unum”. Speriamo fermamente che la crea-zione di questo nuovo Dicastero consentirà un approcciopiù completo e olistico della Chiesa cattolica alle temati-che relative ai migranti, ai bisognosi, ai malati, agli esclusie agli emarginati, ai detenuti e ai disoccupati, così comele vittime di conflitti armati, disastri naturali e tutte leforme di schiavitù e di tortura.Questo nuovo Dicastero perseguirà il lavoro della ChiesaCattolica di spargere la luce del Vangelo sulle questioni so-ciali del nostro tempo.

Carità come missione, carità come espressione del-l’evangelizzazione.

Infatti, l’evangelizzazione non sarebbe completa se nontenesse conto dell’intima relazione tra il Vangelo e la vitaconcreta dell’uomo, sia personale che sociale. Tra evange-lizzazione e avanzamento umano, sviluppo e liberazioneesistono profondi collegamenti. La Dottrina Sociale dellaChiesa è capace di illuminare i segni dei tempi con il Van-

gelo ed è uno strumento insostituibile evangelizzazionedella realtà sociale.

Gli obiettivi sono dunque eminentemente pratici.

Dietro i numeri e le statistiche sulla povertà, sulla malnu-trizione, sulla migrazione, sulle malattie e sull’esclusionesociale ci sono persone reali, famiglie e comunità che vi-vono tali flagelli nella loro vita quotidiana e concreta. Soloavvicinandosi a loro, condividendo le loro lotte quotidiane,è possibile comprendere i loro bisogni e impegnarci neinostri diversi livelli di competenze per realizzare il cambia-mento sociale che li permetterà di diventare artigiani di-gnitosi del proprio destino.

Su quali linee di azione di carità si dedicherà si impe-gnerà prioritariamente il nuovo Dicastero?

Una particolare attenzione di questo Dicastero sarà dedi-cata alle iniziative di riduzione della povertà, di mobilita-zione sanitaria, di sostegno umanitario.Offrirà accompagnamento e ispirazione cristiana ad agen-zie umanitarie e a gruppi correlati, ecc. In definitiva, que-sta fusione in un unico Dicastero impegnato nel serviziodello sviluppo umano integrale ci offre l’opportunità di ri-progettare il nostro cammino, di darci nuove regole e discoprire nuove forme di impegno, di costruire esperienzepositive e di rifiutare quelle negative. La fusione diventacosì un’opportunità per il discernimento, mediante il quale

formare una nuova visione per il futuro,per favorire lo sviluppo umano integrale

della persona umana in tutti i luoghi e inogni momento.

Eminenza, nel mese di aprile si è svolto il Congresso“Prospettive per il Servizio dello Sviluppo umano Inte-grale”, a 50 anni dalla “Populorum Progressio” di PaoloVi. Qual è l’insegnamento che ci rimane da quellagrande enciclica?

Nella sua Lettera Enciclica Populorum Progressio, PapaPaolo VI ha sottolineato un aspetto vitale della visione cri-stiana sullo sviluppo, proponendo come forza principalela carità cristiana. La carità è motivata dal desiderio di ren-dere l’amore di Cristo pienamente visibile agli uomini ealle donne contemporanei e dal desiderio di rispondereall’amore di Dio rivelato in Cristo con l’amore ai nostri fra-telli e sorelle.

Già 50 anni fa, il beato Paolo VI ha riconosciuto il fatto chele cause del sottosviluppo non sono principalmente di or-dine materiale. Ci ha invitati a cercarle in altre dimensionidella persona umana: prima di tutto, nella volontà, chespesso trascura i doveri di solidarietà; in secondo luogo nelpensiero, che non sempre dà una direzione adeguata allavolontà; insomma nella mancanza di amore che solo per-mette di sperare in uno “sviluppo dell’intero uomo e ditutti gli uomini”. Il progresso consiste nel passare “da con-dizioni meno umane a quelle più umane”.

Da inizio 2017, per volontà di Papa Francesco, è natoil Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano Inte-grale. Cosa agisce quindi la Chiesa in questo ambito?

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IL VANGELO,STRUMENTO PER LO SVILUPPOUMANO INTEGRALE

Missione nell’orizzonte dell’ecologia

Alcune considerazioni del cardinale Peter Turkson, Prefetto del nuovo Dicastero vaticano,che ha presieduto il Convegno “Prospettive per il Servizio allo Sviluppo Umano Integralea 50 anni dalla Populorum Progressio”, tenuto nell’aprile scorso nella Sala del Sinodoin Vaticano e a cui ha partecipato anche Don Flavio Peloso.

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Missione nell’orizzonte dell’ecologia umana

Cardinale Peter Turkson

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Ciò a volte convive con un discorso“verde”. Ma oggi non possiamo fare ameno di riconoscere che un vero ap-proccio ecologico diventa sempre unapproccio sociale, che deve integrare lagiustizia nelle discussioni sull’ambiente,per ascoltare tanto il grido della terraquanto il grido dei poveri» (LS, 49).Approccio ecologico e approccio sociale,devono procedere quindi di pari passo af-finché il giusto equilibrio tra i due, contri-buisca a favorire lo sviluppo umanointegrale della persona umana in tutti i luo-ghi e in ogni momento.

Negli ultimi anni l’Opera Don Orione, attra-verso la collaborazione della FondazioneDon Orione onlus, ha realizzato una seriedi progetti agro – alimentari, volti a so-stenere le popolazioni più bisognose

delle missioni orionine.Più volte abbiamo parlato del feeding pro-

gram (programma di alimentazione) i cui beneficiari sonosoprattutto i bambini delle missioni orionine di India e Fi-lippine, ma in questo breve spazio, vorremmo ricordareanche quei progetti sono stati realizzati in Kenya, CostaD’Avorio, Togo, Burkina Faso, Mozambico e Madagascar.Grazie a questi progetti, infatti, è stato possibile non solofavorire il reinserimento sociale delle cosiddette categoriesvantaggiate mediante la formazione agraria, la creazionedi orti pedagogici, la coltivazioni di vari prodotti agricolie gli allevamenti di animali da cortile, ma anche fornirecontributi concreti per il sostentamento, sia alimentare siaeconomico, delle strutture che hanno portato avanti taliiniziative. Altrettanto importanti sono stati poi quei pro-getti che negli anni hanno cooperato per finanziare la co-struzione di pozzi d’acqua, di dighe come quelle diMarsabit in Kenya o per l’istallazione di cisterne per la rac-colta dell’acqua piovana.Ricorda Papa Francesco nella Enciclica Laudato si’: «Vor-

rei osservare che spesso non si ha chiara consapevo-lezza dei problemi che colpiscono particolarmente gliesclusi. Essi sono la maggior parte del pianeta, miliardidi persone. Oggi sono menzionati nei dibattiti politicied economici internazionali, ma per lo più sembra chei loro problemi si pongano come un’appendice, comeuna questione che si aggiunga quasi per obbligo o inmaniera periferica, se non li si considera un merodanno collaterale. Di fatto, al momento dell’attua-zione concreta, rimangono frequentemente all’ul-timo posto. Questo si deve in parte al fatto che tantiprofessionisti, opinionisti, mezzi di comunicazione ecentri di potere sono ubicati lontani da loro, in areeurbane isolate, senza contatto diretto con i loro pro-blemi. Vivono e riflettono a partire dalla comoditàdi uno sviluppo e di una qualità di vita che non sonoalla portata della maggior parte della popolazionemondiale. Questa mancanza di contatto fisico e diincontro, a volte favorita dalla frammentazionedelle nostre città, aiuta a cauterizzare la coscienzae a ignorare parte della realtà in analisi parziali.

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HERY RASOAmIARAmANANA

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aNGOLO GIOvaNI

mi chiamo Rasoamiaramanana An-driamahandry Heritiana, per gli

amici Hery, anzi Don Hery perchésono stato consacrato sacerdote il 30ottobre del 2016! Nato in Madaga-scar, ad Anosy Avaratra il 2 maggiodel 1982, ho conosciuto la Congre-gazione di Don Orione neglianni1995-98 attraverso l’apostolatoche alcuni chierici orionini svolgevanonella mia parrocchia.Mi colpì subito la bella e serena testi-monianza di questi giovani e mi chie-devo: “Ma perché lo fanno? Perchésono così entusiasti?” Devo confessareche tutto questo ha fatto riemergerein me un piccolo desiderio che avevonel cuore già da tempo: diventare sa-cerdote! Ma avevo paura di manife-starlo ed ero un po’ combattuto anchese avvertivo che poteva essere undono di Dio per la mia vita. Non ho esi-tato a pregare il Signore per avere lucee idee più chiare.Mi impegnavo nello studio e cercavodi partecipare alle attività parrocchiali,fino a diventare responsabile della miacomunità di base! Importante fu la de-

vozione alla Madonna e come piccolosegno, costruimmo, con la collabora-zione di tutti, una piccola grotta con lastatua della Vergine di Lourdes. Nel2002 conseguì la maturità e fu allorache decisi di parlare con il parroco diquel mio desiderio.Egli mi suggerì di partecipare ad unasettimana vocazionale che si tenevaad Antsofinondry. A chi mi chiedevacome era andata rispondevo:” Sonocontento! Mi piace la Congregazionedi Don Orione! Credo di aver capitoquale è la mia strada!”. Fu così che nel2003 entrai nella Famiglia orionina, adAntsofinondry, cittadina alla periferiadella capitale Antananarivo. Qui ho vis-suto per due anni, prima come aspi-rante e poi come postulante.Mi son trovato bene ed ho potuto ap-prezzare lo spirito di sacrificio e di de-dizione dei Padri orionini e dei lorocollaboratori verso il mio popolo.Senza tante storie, ni sono deciso adentrare in Noviziato, a Bonoua, inCosta d’Avorio. È stato un anno impor-tante perché ho scoperto concreta-mente lo spirito di Don Orione,attraverso uno stile di vita semplice, es-senziale. Ho avuto modo di confron-tarmi con altri giovani.

Sentivo dentro di me nascere senti-menti di meraviglia e di gioia. E mi di-cevo: “Sto facendo un cammino!Chiedo a Dio che, con la sua grazia, mifaccia scoprire la sua santa volontà”.Forte di questa esperienza, ho prose-guito gli studi di filosofia e di teologiaad Anatihazo, continuando il mio di-scernimento. Con l’aiuto dei formatori

ho approfondito diverse cose: il sensodella consacrazione, la dedizione aifratelli, la disponibilità al servizio innome di Gesù Cristo. Dopo i tre anni difilosofia, ho avuto la gioia di fare il ti-rocinio a Faratsiho, cittadina sull’alto-piano centrale dell’isola malgascia,dove l’Opera Don Orione è presentecon una parrocchia, la scuola Collegio-Liceo Saint Paul (con più di 1600 al-lievi!), una mensa scolastica e unpiccolo Seminario per giovani in ri-cerca vocazionale.Qui ho fatto esperienza nell’insegna-mento presso la scuola, nell’anima-zione vocazionale, nelle realtàparrocchiali. Lavorando con i sacer-doti ho avuto modo di vedere concre-tizzato il carisma di Don Orionesoprattutto a favore dei fratelli più bi-sognosi. Dopo due anni ho iniziato lateologia ad Anatihazo e, nel 2014, miè stato proposto di continuare glistudi in Italia.In questo periodo ho pronunciato ilmio sì per sempre (professione perpe-tua) ed ho ricevuto il Diaconato.A fine settembre del 2016 sono tor-nato in patria ed il 30 Ottobre, sonostato consacrato sacerdote! Ciò chepiù mi ha sostenuto in questi anni èstato il dialogo e l’ascolto: prima conDio e poi con i fratelli!E in questo cammino gli strumenticoncreti per andare avanti sono statila formazione umana e cristiana, glistudi, il progetto personale di vita, ildialogo con i formatori e, soprattutto,con il Signore! Voglio ringraziare,affidando a Lui, tutte le persone, ini-ziando dalla mia famiglia, che mihanno sostenuto, aiutato e incorag-giato in questa splendida avventura!Dio le benedica tutte!E allora…“Arahaba ry Maria, dia rosoindray ny dia” (Ave Maria e avanti!)

La mIa vOcaZIONE:uN DONO DELLa DIvINaPROvvIDENZa

Ho potuto apprezzare lo spiritodi sacrificio e di dedizione deiPadri orionini e dei lorocollaboratori verso il mio popolo.

Al serviziodello sviluppoumanointegrale

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SILVESTRO SOWIZDRZAł aNGOLO GIOvaNIaNGOLO GIOvaNI

In questi giorni ho sentito parlare unragazzo youtuber, che nei suoi video

parla del più e del meno, in modo unpo’ disordinato (forse era uno dei suoiprimi video), toccando diversi temi,come fanno spesso i giovani d’oggi.Tra le righe accenna anche che faquesti video per poter realizzare il suosogno: guadagnare un po’ di soldi percomperarsi una “Porsche”. Il metodoè il solito: firmi un contratto con You-Tube, pubblichi dei video e, secondodeterminate condizioni (non so preci-samente quali e quante, tra essequella di raccogliere un buon numerode «I like - ‘mi piace’»), puoi riuscire afare un po’ di quattrini. Insomma,niente male per uno “start up”.Comunque, il video è fatto bene e,potrei dire, è quasi professionale perun ragazzo giovane. Mi fa pensareche, pur essendo giovane, sia uno cheha già imparato qualcosa nella vita.Nel video il ragazzo dice qualcosa disé stesso, poi tocca un altro argo-mento, cambia discorso, poi cambiadi nuovo argomento, insomma non faannoiare e non fa chissà quali discorsiche oggi non sia da giovani.Ma mi è piaciuto questo suo video,perché saltando velocemente da unargomento all’altro, ha toccato untema che ha richiamato la mia atten-zione. A un certo punto ha detto: “Sa-pete, è successo che una ragazza hamesso su Instagram una sua foto equalcuno le ha scritto sotto «sei unapezzente». E quella se ne è talmentepreoccupata da stare male per tresettimane, è andata in crisi, non riu-sciva a concentrarsi ed è stata boc-ciata a scuola in 3 test di seguito.Se fosse successo a me – continua ilragazzo – avrei cancellato il ‘post’ eme ne sarei fregato. Non avrei per-messo di ridurmi in quelle condizione,di perdere delle lezioni importanti ascuola e di farmi bocciare, solo per-ché uno stupido mi ha offeso”.Sicuramente c’è qualche differenzatra la sensibilità dei ragazzi e quella

delle ragazze in queste situazioni.Comunque mi ha fatto molto piacerel’intervento del ragazzo che indicavaalla ragazza uno dei modi in cui ca-varsela quando si è vittime del cyber-bullismo. Ho subito pensato a tantialtri giovani che hanno subito tali of-fese e non hanno saputo reagire inmodo adeguato. Di qualcuno che si èaddirittura suicidato, ne abbiamo sen-tito parlare anche negli ultimi mesi!

Non si tratta di diventare insensibili,ciechi o sordi a quello che ti dicono oscrivono gli altri, o di ignorare tuttoquello che di negativo viene detto neituoi confronti, perché tutti commet-tiamo degli errori e sempre abbiamoqualcosa da migliorare. Per cui anchealle osservazioni occorre prestare unagiusta attenzione, saper discernere seesse sono rivolte realmente per il no-stro bene e quindi sono necessarieper la nostra crescita, o se invecesia più opportuno capire quale sialo scopo della persona che ci ri-volge la critica.Tuttavia anche le critiche giustehanno bisogno di essere espressein modo corretto, cioè in un con-testo opportuno, con un atteg-giamento positivo e con le paroleequilibrate che corrispondonoalla realtà. Se vuoi correggerequalcuno e gli rivolgi una giustacritica, ma non gli vuoi autentica-mente bene o sei arrabbiato, faraisolo del male e non raggiungeraimai l’effetto desiderato.

come reagire in questesituazioni?Come aiutare le persone, come nelcaso della ragazza descritto sopra, atrovare il giusto modo di reagire inqueste situazioni? Innanzitutto, credoche bisognerebbe convincerle ad ac-cettare se stesse così come sono, edaiutarle a scoprire il valore che tuttinoi abbiamo agli occhi di Dio (la pro-pria dignità e il loro valore per glialtri uomini).Ma tale equilibrio si può tro-vare solo se entriamo nella re-altà della fede in Dio, che èl’unico in grado di garantirlo.Una volta avevo sentito unsacerdote che riflettevasulle cause dell’incredu-lità degli uomini e leha riassunte sinte-ticamente in 3:la prima viene

dal fatto che gli uomini non credononell’amore infinito di Dio, perchél’amore umano, a causa dell’egoismo,è molto limitato e quindi gli uomininon riescono a credere che qualcunopossa perdonare degli assassini e ad-dirittura dare la vita per loro.La seconda viene dalla falsa imma-gine di Dio, rimasta dopo il peccatooriginale, quando il Diavolo ha anneb-biato la vista dell’uomo con la men-zogna che Dio è dominatore, è leggee divieto. Da quel momento l’uomoha cominciato ad avere la paura diDio. La terza è legata un po’ alleprime due, cioè l’uomo che ha unafalsa immagine di Dio e ne ha paura,non si sente amato e benvoluto daLui, per cui cerca l’apprezzamentodegli uomini, tenta di comperare o di

guadagnare un po’ di amoredandosi alla vanagloria.

Ad ogni costo vuoleapparire davanti agliuomini, è abbando-

nato a sé stesso,pensa di veniredal nulla, cheandrà al nulla esi sente nulla;allora cerca lasua identitànegli altriche ne con-d i z i o n a n ol ’op in ione.

Così facendo sidiventa schiavi

gli uni deglialtri.

Si può uscire da questocircolo vizioso di sentirsi“un pezzente”?In questi giorni ho partecipato a unbell’incontro dei rappresentanti dellerealtà orionine nella Parrocchia“Ognissanti” a Roma, in occasionedelle celebrazioni della festa di SanLuigi Orione (che ricorre il 16 mag-gio). Mi hanno edificato molto le testi-monianze di alcune persone chehanno dato senso alla loro vita fa-cendo del bene, come diceva DonOrione, mettendosi al servizio deglialtri e specialmente dei poveri.Addirittura da qualcuno si sentivaquasi una nota di tristezza per aver co-nosciuto tardi Don Orione, ma co-munque sempre felici di poterpartecipare alla vita della sua Famigliacarismatica.Quando mi stavo chiedendo qualefosse quella particolarità che rendefelici le persone che fanno volonta-riato con Don Orione o appartengonoalla sua Famiglia carismatica, mi è ve-nuto in mente un momento della vitadi Don Orione, dopo il terremotonella Marsica e il suo incontro con Er-nesto Campese, segretario di Prefet-tura del Ministero degli Interni. IlFunzionario, del tutto estraneo allafede, capì in pochi minuti che c’erada fidarsi di quel prete che dedicavatutto se stesso a salvare i bambinisenza pensare a sé: “Gli orfani cheavrei incontrato sul mio cammino liavrei inviati a Lui con i mezzi di cuipotevo disporre, o glieli avrei segna-lati perché avesse pensato Lui a rile-varli”.Quella volta Campese capì quantofosse importante avere quella fedeche ridà senso alla vita; Don Orionegli indicò come ritrovarla dicendo-gli: “Vedi ogni giorno di fare unpochino di bene”. È vero, quandofacciamo del bene aiutando glialtri, usciamo da quell’egoismoche ci chiude in noi stessi: aiu-

tiamo i fratelli disastrati, ma poi ca-piamo che quei fratelli disastrati aiu-tati dagli altri potremmo essereanche noi. Così, in Gesù tutti ci rico-nosciamo fratelli e figli di Dio, non piùfigli di nessuno, ma figli voluti e amatie anche capaci di dare la propria vitaper gli altri, come una delle cose piùbelle. Ritroviamo il senso della vita ecominciamo a capire quale sia il signi-ficato delle parole che affermano cheGesù è la via, la verità e la vita, sia perme, sia per gli altri. E non ci sentiremopiù dei “pezzenti”, perché siamomolto di più.desiderando compiere lasua volontà. Dobbiamo fidarci di Dio,confidare che la sua volontà è chetutti gli uomini siano salvati e arrivinoalla conoscenza della verità.

Papa Francesco ci stimola ad una te-stimonianza gioiosa e coinvolgente:“Dinanzi alla diffusa sensazione diuna fede stanca e ridotta a meri ‘do-veri da compiere’, i nostri giovanihanno il desiderio di scoprire il fa-scino sempre attuale della figura diGesù, di lasciarsi interrogare e provo-care dalle sue parole e dai suoi gestie, infine, di sognare, grazie a Lui, unavita pienamente umana, lieta di spen-dersi nell’amore”.

Don Orione gli indicò come ritro-varla dicendogli: “Vedi ogni giornodi fare un pochino di bene”.

IL cybERbuLLISmOSI Può vINcERE?

Non si tratta di diventareinsensibili, ciechi o sordi a quelloche ti dicono o scrivono gli altri,perché tutti commettiamodegli errori e sempre abbiamoqualcosa da migliorare.

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Spirito ma è andato al cuore ed esat-tamente alla carità”. Infine alle 11:00nel santuario Madonna della Guardia,la Santa Messa dedicata ai bambini eragazzi delle scuole della città, presie-duta da Don Pietro Sacchi, animatorevocazionale e membro della pastoralegiovanile. Nel pomeriggio il suonodelle campane a festa hanno richia-mato e sottolineato maggiormentel’attenzione al momento celebrativosolenne delle ore 18.00.

La celebrazionedella Divina LiturgiaCon grande fermento in santuario siattendeva l’inizio della Divina Liturgiain Rito Bizantino – Ucraino, presiedutada Sua Beatitudine il Patriarca dellaChiesa Greco-Cattolica Ucraina Svja-toslav Shevchuk. I fedeli hanno se-guito la speciale celebrazione conparticolare interesse, coadiuvati dauna libretto e da una guida che haspiegato loro lo svolgimento dellevarie parti del rito. Nell’omelia il patriarca a chiesto in-cessantemente “pace nel mondo el’intercessione di Don Orione, perchépossa sempre guidare il cammino difede nel Cristo“.

Gli orionini in ucrainaIn molti si sono chiesti il perché diquesto evento particolare e del singo-lare rito con cui quest’anno si è cele-brata la solennità di san Luigi Orione.A spiegarlo è stato Don Egidio Monta-nari, uno dei primi sacerdoti inviatidalla Congregazione in Ucraina nel2001. Don Egidio sottolinea l’impor-tanza di questa celebrazione, inquanto, quest’anno la Congregazionefesteggia  i 15 anni di presenza inUcraina, per l’esattezza a Leopoli(L’viv). “È un momento significativo –spiega il missionario orionino - che av-viene tra la Chiesa Greco-Cattolicaucraina e la Congregazione di Don

Orione, rafforzando il  legame di ami-cizia e comunione tra queste realtà.Si sta realizzando anche un grandedesiderio dello stesso San Luigi Orionein cui in un suo testo viene detto chenella Congregazione si celebrerà intutti i riti, si dirà il Padre Nostro intutte le lingue: la nostra presenza inUcraina all’interno della Chiesa Greco-Cattolica  è già un passo in avanti ri-

guardo a questa profezia”.È significativo anche il fatto che il Pa-triarca sia stato ausiliare di Mons.Miguel Mykycej, Vescovo orioninoEmerito dell’Eparchia Santa María delPatrocinio in Buenos Aires degliUcraini, e che circa un anno dopo l’or-dinazione episcopale (2009) fupresente all’inaugurazione della cap-pella-oratorio a Leopoli. “Questa ce-lebrazione – prosegue Don Egidio -diventa quindi motivo di ringrazia-mento e riconoscenza per gli orioniniverso la Chiesa Greco-Cattolicaucraina che da subito li ha accolti

molto bene”. A Leopoli, attualmente,la Congregazione è presente conquattro sacerdoti (tre italiani e unucraino), un chierico di voti tempora-nei, studente di filosofia e otto semi-naristi che vivono nel monastero “Ss.Apostoli Pietro e Andrea”. Di frontead esso c’è la cappella che attual-mente funge da chiesa parrocchiale el’oratorio, punto di riferimento impor-tante per il quartiere. Inoltre, unaparte dell’edificio del monastero èadibita a casa-famiglia per i disabilisei  dei quali vivono con la comunitàreligiosa, e una quindicina frequen-tano un  laboratorio occupazionalediurno. C’è anche un “Centro Caritas”in cui sono registrati circa quattro-cento poveri ai quali si consegnanosoprattutto generi alimentari.

concludendo…Quella di martedì 16 maggio è stataveramente una giornata storica! Dalcielo San Luigi Orione benedica que-sto evento perché per la prima voltanel suo Santuario è stata celebratauna Messa nel Rito Bizantino-Ucraino:sia questo un segno ulteriore che evi-denzia l’universalità della Chiesa, acui Don Orione ha donato la sua vita,pregando per l’unità di essa e per por-tare tutte le anime “a Dio, al Papa ealla Chiesa”.

Tutto il mondo orionino ha ricor-dato e celebrato lo scorso 16

maggio, la solennità liturgica di sanLuigi Orione.Particolarmente atteso era il giornodella festa a Tortona, ove quest’annoa celebrare la solenne liturgia è statoSua Beatitudine il Patriarca dellaChiesa Greco-Cattolica Ucraina Svja-toslav Shevchuk.

Le sante messedel mattino della festa

Al mattino di martedì 16 maggiosono state celebrate tre Sante Messe.La prima alle 8:00, presieduta da

Mons. Pier Giorgio Pruzzi, Direttoredel settimanale diocesano “Il Popolo”che nella sua omelia ha affermato:“Guardiamo e imitiamo l’entusiasmodi Don Orione che ebbe una fede in-trepida e chiediamogli di aiutarci adessere coerenti alla nostra vocazionecristiana”. Poi alle 9.30 la SantaMessa “di famiglia” presieduta dal Di-

rettore Provinciale Don Aurelio Fusicon la particolare presenza delleopere di carità orionine in Tortona, ibambini del Piccolo Cottolengo e glianziani della Casa di Riposo del Centro“Mater Dei”. Don Aurelio nell’omelia,sottolineando le parole di Don Orionesu come dev’essere fondamentaleanche nella nostra vita ricercare la ca-rità, si è rivolto ai fedeli dicendo: “I po-veri, gli umili, i deboli, gli anziani,questi sono il segreto, l’amore, ilcuore, la gioia, il calore che DonOrione ha trovato in tutta la sua vitamettendo in pratica le parole di Paoloai Corinzi: non ha cercato la vana glo-ria o altre qualità che sono dono dello

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SaN LuIGI ORIONE

“Guardiamo e imitiamo l’entu-siasmo di Don Orione che ebbeuna fede intrepida e chiediamo-gli di aiutarci ad essere coerentialla nostra vocazione cristiana”(mons. Pier Girgio Pruzzi).

“I poveri, gli umili, i deboli,gli anziani, questi sono ilsegreto, l’amore, il cuore, lagioia, il calore che Don Orioneha trovato in tutta la sua vita”(Don aurelio fusi).

con grande fermento in santua-rio si attendeva l’inizio dellaDivina Liturgia in Rito bizantino –ucraino, presieduta da Suabeatitudine il Patriarca dellachiesa Greco-cattolica ucrainaSvjatoslav Shevchuk.

L’uNITà DEI caRISmIaTTORNO aSaN LuIGI ORIONEIl 16 maggio 2017, presso la basilica Santuario “madonna della Guardia” di Tortona (aL)è stata celebrata con grande solennità la festa liturgica di san Luigi Orione.

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SaN LuIGI ORIONE

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dal 28 agosto 2016 sono concitta-dine pontecuronesi.Danno la loro testimonianza: il Mae-stro della Corale Parrocchiale “SanLuigi Orione” Gian maria Franzin,Luigia Guidi, Giulio Bergaglio, GianLuigi Berri e maria Assunta Gastaldimanzolati.Il maestro Franzin, dopo aver spie-gato la sua parentela con DonOrione: “Il fratello Benedetto di DonOrione, sposò la zia di mio padre…”- prosegue con i ricordi d’infanzia delsuo papà, chierichetto del Santo:“Il ricordo che mio padre conservavadi lui, era di questo sacerdote che loaccoglieva sempre con un sorriso” eaggiunge: “Da Don Orione ho impa-rato 3 cose fondamentali: Affidarsipienamente alla Provvidenza… vuoldire ogni giorno muoversi con questopensiero e quindi essere certo che semi sacrifico per gli altri avrò sicura-mente un aiuto; poi la ricerca appas-sionata che aveva Don Orione diDio…come compagno di ogni giorno,cioè accompagnare il respiro insiemea Dio; e infine vorrei dire tante cose... io ho frequentato il Dante Alighieri,sono cresciuto in un luogo fondatoda Don Orione…e mi ritengo fortu-nato e orgoglioso di essere pontecu-ronese”.

È la vota poi di Luigia Guidi, inse-gnante, che ricorda i suoi giochidi bambina con le piccole accoltenella Casa Don Orione, che per lei,all’epoca, era come un “nonnobuono”, custode delle sue amichesenza genitori; e condivide con i pre-senti un episodio personale: “Nel1972, centenario della nascita, sisvolse in Piazza Matteotti, dove la miafamiglia di origine abitava, una festacommovente, coinvolgente, special-mente per mio papà, malato e soffe-rente, ma sempre orgoglioso diessere stato chierichetto di Don Luigi.Quella sera papà ebbe una sospen-sione della sua depressione ma …quindici giorni dopo “volo” dal tetto

di casa. Non morì subito, ebbe mododi parlare con me e mia mamma e dirichiedere i sacramenti. Più tardi, in-sieme al dolore e lo stordimento capiiche Don Orione aveva dato al suochierichetto un aiuto, e a noi, un po’di pace”. Da allora Don Orione è di-ventato per me e mio marito Leoneun compagno di viaggio che ci haspinti fra le braccia della Madonnaper “aprirci”.Con affetto e simpatia Giulio Berga-glio ripercorre la sua “storia” conDon Orione: “Ho fatto il chierichetto,ma non con Don Orione...però misono inginocchiato tante volte doveanche lui si è inginocchiato e forsequalcosa è passato dalle ginocchia alcervello!!...”, prosegue raccontandogli anni delle scuole medie quandocon un suo compagno, divenuto poisacerdote orionino, ogni mattina sifermava in Duomo ad accendere unacandela alla Madonna del Buon Con-siglio. E chiudendo il suo raccontodice: “Man mano che passano glianni ci si innamora sempre più delSanto. Luigia ha detto che per lei DonOrione è come un nonno, per me ècome un papà e un amico. Un papàperché deve accettare tutto comesono, come fa un padre con il figlio,e un amico perché gli si può diretutto…”.Gian Luigi Berri, di Piccagallo, chesta coltivando il progetto di restau-rare parte dell’alloggio dove è nataCarolina Feltri, mamma di DonOrione, racconta il suo rapporto finda bambino con i Figli e le Figlie diDon Orione sottolineando in partico-lare il bel ricordo delle suore orionine

durante gli anni del collegio: “Ho unattimo ricordo delle consorelle…al-l’epoca in collegio vi vivevano e col-laboravano 4 suore. Sono entrato a12 anni ed ho frequentato sia lemedie che le superiori. Ho un bel ri-cordo perché le suore facevanoanche da mamme…medicavano, pu-livano, davano da mangiare, segui-vano 220 convittori e non era facile…questo è un ricordo che difficilmenteposso dimenticare…”Infine maria Assunta Gastaldi man-zolati parla con dolcezza dellamamma, devotissima del Santo: “Hoil privilegio di abitare da molti anni,(da quando mi sono sposata), nellacasa dove il nostro amato Luigino ècresciuto da quando aveva 1 annofino a quando andò a Valdocco, e perme è un onore. Sono legata a DonOrione fin da piccola grazie alla de-vozione che mia mamma mi ha tra-smesso. Abitavamo al Groppo e iofrequentavo l’asilo delle suore e giàda piccola respiravo il Carisma e loSpirito di Don Orione. È vivo ancorain me il ricordo di Suor M. Gabriella,molto dura… ma meravigliosa” e concommozione ricorda le suore ciechece al Santuario insegnavano i canti aibambini.Le PSMC nella vigilia dell’apertura delXII Capitolo Generale del loro Ordine,hanno voluto rinnovare il contattocon l’imprinting del Santo.Il giorno seguente, 3 maggio, hannoufficialmente aperto il loro XII Capi-tolo generale a Tortona, al terminedella solenne celebrazione eucari-stica tenuta in Santuario dal Vescovodi Tortona, Padre Vittorio Viola. DO

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Il 2 maggio una quarantina di suore,di tutte le età, provenienti da quat-

tro continenti sono arrivate al paesenatale del Padre Fondatore. Sta pio-vendo, ma quasi non se ne avvedono.Raggiungono velocissime la casettadove nacque San Luigi Orione, gui-date dalla Superiora generale Sr.Maria Mabel Spagnuolo.Entusiaste sfiorano i pochi umili ar-redi, accarezzano gli oggetti, scat-tano foto ricordo e ascoltano alcuneparole di spiegazione storica. Poi via,a visitare qualche luogo orionino spe-ciale e a ricordare che l’ardore di ca-rità del Santo non è nato dal nulla, ma

è stato educato e coltivato in questopaese da persone che la Divina Prov-videnza ha messo sul cammino delpiccolo Luigino.E ancora ad inginocchiarsi e a pregaredavanti al Fonte battesimale in SantaMaria Assunta, richiamando il mo-mento del battesimo di Luigi Orione.

Per concludere il pomeriggio nell’Ora-torio di San Francesco, la chiesa deiragazzi, dove il Servo di Dio andava acantare e a pregare, dopo la messadelle 11 nella Collegiata. Linfa.Linfa vitale per le Piccole Suore Mis-sionarie della Carità, che dal paesedel Santo traggono energia ed entu-siasmo, per poi trasmetterlo e river-sarlo sui deboli, gli ultimi, i sofferenti.In San Francesco alcune persone delpaese raccontano la storia della lorodevozione a Don Orione e la parteci-pano a tutti i presenti, condividendoanche l’emozione di alcuni ricordipersonali con le suore orionine, che

Testimonianze raccolte a Pontecurone in occasione delXII capitolo generale delle PSmc.

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mARIALuISA RICOTTI

affidarsi pienamente allaProvvidenza… vuol dire ognigiorno muoversi con questopensiero…

Poi via, a visitare qualche luogoorionino speciale e a ricordareche l’ardore di carità del Santonon è nato dal nulla, ma è statoeducato e coltivato in questopaese…

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(Foto di Claudia Nalin)

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fILIPPINEDon Orione Cup 2017

Lo scorso 10 aprile si è svolto a Lucena (Filip-pine), un singolare torneo di calcio che haavuto come protagonisti i religiosi orionini inMontalban. Le comunità orionine nelle Filip-pine si sono riunite a Lucena per assistere epartecipare alla prima edizione del torneo dicalcio “Don Orione Cup”, una manifesta-zione sportiva organizzata per promuoverela fraternità e lo spirito sportivo. All’eventohanno aderito i seminaristi, i novizi, i religiosidi voti temporanei e i sacerdoti della Congre-gazione. Quattro le squadre dei religiosi scesiin campo per contendersi il primo posto.

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bRaSILE NORDOrdinazione diaconaledi Sebastião BertoldoTigre Filho

Nel pomeriggio del 23 aprile, nella par-rocchia “Nossa Senhora das Graças” aCaucaia (CE- Brasile), la Famiglia orio-nina ha ringraziato il Signore per l’ordi-nazione diaconale di Sebastião BertoldoTigre Filho, studente del 4° anno di Teo-logia. Il neo Diacono è nativo di Anadia,nello stato di Alagoas, e ha iniziato il suocammino vocazionale nella Congrega-zione orionina nel 2007, nel seminariodi Itapipoca (CE). La celebrazione Euca-ristica e l’ordinazione diaconale è statapresieduta dall’Arcivescovo Metropolitadi Fortaleza Mons. José Antônio Apare-cido Tosi Marques, che nella sua omeliaha parlato dell’ideale di una comunitàecclesiale: perseverare nell’ascolto del-l’insegnamento degli Apostoli, nella co-munione fraterna, nello spezzare il panee nelle preghiere.Il Diacono Sebastião, nei suoi ringrazia-menti, ha citato più volte l’apostoloPaolo, un uomo scelto da Dio per lagrande missione di predicare il Vangelo,così fiducioso nella misericordia delPadre. Egli ha anche ricordato con af-fetto suo padre defunto e la madre che,non potendo essere presente, è statarappresentata da due sorelle.

GENOvaLaboratorio orionino sui media

Si è svolto dal 27 al 29 aprile 2017 presso il Piccolo Cottolengo di Genova, il I Laboratorioorionino sui media che ha avuto come slogan “Comunichiamoci”. Presenti un decina didelegati provenienti dall’Italia, dalla Spagna e dalla Polonia guidati da Don Fernando For-nerod, Consigliere generale responsabile della comunicazione della Congregazione.Sono intervenuti a questo primo appuntamento il vaticanista di Panorama, Orazio LaRocca, Enrico Selleri, conduttore e autore televisivo di TV2000 e Vittore De Carli, giorna-lista professionista e presidente della Sezione Lombarda dell’UNITALSI. Proprio Don For-nerod presentando l’incontro ha sottolineato che “I nostri modelli sono Gesù e DonOrione, che sono stati dei comunicatori fuori dal comune. Per avvicinarci a loro occorresentire e credere che siamo un’intera famiglia che comunica insieme, che cammina in-sieme e che ha la sinodalità come stile”. “Non esiste concorrenza - ha proseguito DonFornerod - tra le diverse parti della famiglia. Il nostro obiettivo qui a Genova non è solocreare un’equipe, ma cercheremo di condividere uno spirito di collaborazione che ci fac-cia essere più forti e incisivi sia nella comunicazione ad extra, ma anche ad intra”.

LIbRIDon Orione ieri e oggi

Scrive Fabian Pitreţi, autore del libroDon Orione ieri e oggi: “Questo libronasce da due esperienze personali chehanno dato sostanza e gusto a questimiei anni di formazione: la ricchezzaricevuta dalla testimonianza di fede,la fede vissuta e non solamente pen-sata, e la bellezza di testimoniare lavocazione. Infatti, fin da piccolo semi-narista, ho sempre sentito lo slancioche nasceva in me nell’ascoltare unprete, una suora o un laico mentreraccontavano la loro vita e ciò che ilSignore aveva operato in loro”. Il volume presenta i colloqui dell’au-tore con 2 vescovi, 9 sacerdoti e unseminarista della Congregazione diDon Orione; da questi dialoghi emer-gono la testimonianza di vita, di fedee di sequela Christi dei religiosi orio-nini che vivono il loro servizio nellasemplicità, nella solitudine o nella vec-chiaia, e che, a prescindere dall’età odal ruolo avuto, hanno portato avanticon autenticità la missione che il Si-gnore ha affidato loro perpetuandocosì il volto di Don Orione nel tempo,fino ad oggi.

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credo che non ci fosse modo mi-gliore per onorare la Madonna nel

centenario della sua manifestazioneai 3 pastorelli di Fatima che andare di-rettamente sul posto per poter co-gliere ancor meglio il messaggio cheha voluto consegnare agli uomini.Guidati da Don Oreste Maiolini e ac-compagnati dal Vicario ProvincialeDon Gianni Giarolo in quaranta reli-giosi ci siamo dati appuntamento a Li-sbona per iniziare insieme ilpellegrinaggio a Fatima, precedutodalla visita alla capitale del Portogallocon sosta obbligatoria alla casa diSant’Antonio di Padova.Già alla sera del primo giorno, nono-stante la stanchezza, abbiamo presoparte al rosario e alla fiaccolata che siè snodata dalla cappella dell’appari-zione lungo tutto il piazzale delimi-tato dalla monumentale chiesa nuovache si trova dalla parte opposta delSantuario, oltre la grande spianata(Cova da Iria) che può ospitare300.000 persone.Il nostro albergo era all’interno del re-cinto e al secondo piano, dove eranole nostre camere, due targhette ricor-davano che in una camera avevasoggiornata Giovanni Paolo II° in oc-casione del suo primo pellegrinag-gio a Fatima, il 13 maggio 1982dove andò per ringraziare la Ma-donna del suo intervento nel de-viare la traiettoria della pallottolanell’attentato subito il 13 maggiodell’anno prima in piazza S.Pietro; dall’altra parte delcorridoio un’altra camera

ricordava il soggiorno sempre di Gio-vanni Paolo II° il 12 e 13 maggio del2000 e di Benedetto XVI° il 12 - 13 -14 maggio del 2010.Suggestivo è stata la visita alle case diFrancesco e Giacinta Marto e poi aquella di Lucia. Pioveva a dirotto,come capita spesso a Fatima e sottola pioggia abbiamo visitato il luogodove l’angelo del Portogallo è ap-parso ai 3 pastorelli.

Molto toccante è stata la preghierache abbiamo potuto esprimere da-vanti alle tombe di Francesco, mortoad appena 10 anni il 4 aprile 1919;di Giacinta, morta ad appena 9 anniil 20 febbraio 1920 e poi di Lucia,morta il 13 febbraio 2005, non piùbimba come i suoi due cugini, madopo una vita lunghissima spesa a te-

stimoniare e a diffondere il messag-gio della Madonna.Per tutti però, sempre i 3 pasto-relli. Nel messaggio di Fatima, aldi là delle visioni apocalitticheche ancora adesso fanno discu-tere i devoti e gli esperti, restachiaro il volere della Madonna dipregare perché il suo cuore im-

macolato trionfi sul mondo edi fare sacrifici per la conver-sione dei peccatori.

Molti vanno all’inferno perché nes-suno si sacrifica per loro.Francesco e Giacinta, proclamati santida Papa Francesco il 13 maggioscorso, hanno interpretato in modoinequivocabile la richiesta di Maria.A noi sconcerta un po’ questa peda-gogia che chiede a bambini di farsi in-terpreti attivi di conversione deipeccatori attraverso il sacrificio dellavita stessa, ma se guardiamo gli eventida una certa distanza il quadro si fapiù chiaro e vediamo che nel 1517Lutero affisse le sue 95 tesi alla portadella Cattedrale di Wittenberg dandovita ufficialmente alla riforma prote-stante; nel 1717 viene fondata la mas-soneria; nello stesso anno delleapparizioni, nel 1917, Lenin favoriscein Russia la rivoluzione comunista;tutti eventi catastrofici per il mondo,eventi ai quali Maria, avvocata del-l’umanità, risponde apparendo a 3bambini analfabeti e consegnandoloro un messaggio di salvezza per

tutta l’umanità. Allora fio-risce spontaneo sullenostre labbra il canticobiblico:“con la bocca dibambini e di lat-tanti hai posto unadifesa contro ituoi avversari,per ridurre al si-lenzio nemici eribelli”. (Sal 8)

uN mESSaGGIO DISaLvEZZa PER L’umaNITàIn pellegrinaggio a fatima nel centenario delle apparizioni della madonna.

francesco e Giacinta, procla-mati santi da Papa francescoil 13 maggio scorso, hannointerpretato in modo inequivo-cabile la richiesta di maria.

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ROmaFesta di San Luigi Orione a monte mario

Pio XII l’ha definito “padre dei poveri e benefattore dell’umanità dolorante e abban-donata”. Giovanni Paolo II l’ha presentato al mondo come “una geniale espressionedella carità cristiana, lo stratega della carità”.Anche al Centro Don Orione di Roma – Monte Mario si è festeggiato il Fondatore, SanLuigi Orione, che qui vive nella comunità religiosa e nelle sue varie attività: Centro DonOrione per anziani, persone con disabilità, Scuola di Formazione Professionale, Parroc-chia Mater Dei, Centro Sportivo, Casa di accoglienza, tutti sotto lo sguardo della Ma-donnina, la statua dorata alta 9 metri benedicente su Roma.

cOSTa D'avORIOOrdinazione diaconalea Bonoua

La grazia del Signore si è manifestatanuovamente nella tenda orionina inCosta d'Avorio con l'ordinazione diaco-nale del ch. Yves-Dieudonné Gyengani.Lo scorso 22 aprile, vigilia della dome-nica della Divina Misericordia, è stato or-dinato diacono, il chierico originario delBurkina Faso, Yves-Dieudonné Gyengani,che sta terminando la sua formazioneal Teologico “Don Orione” di Anyama-N'dotre. La celebrazione è stata presie-duta da Mons. Vincent Landel arcives-covo di Rabat (Marocco).Quest'evento ecclesiale e anche con-gregazionale, è stato ispirato dalla gioiadel Cristo risuscitato che ha dato allaCongregazione un nuovo diacono nonsoltanto per il servizio della mensa eu-caristica, ma anche per quello dei po-veri che la Divina Provvidenza affideràalla giovane Provincia religiosa del-l'Africa. Preghiamo il Signore che lo aiutiin questo suo nuovo impegno.

ROmaOrdinato Diacono Pavlin Preka

Il chierico Pavlin Preka, dall’Albania, è stato ordinato diacono il 30 aprile a Roma nellaParrocchia santa Maria Mater Dei. Ha presieduto la celebrazione Mons. Ilson Montanari,Segretario della Congregazione per i Vescovi. Era presente anche il Direttore generaleP. Tarcisio Vieira, numerosi sacerdoti e le PSMC. Numerosi anche i fedeli provenientidall’Albania, tra cui la sua mamma, le sorelle, il fratello, i parenti, gli amici, e i parroc-chiani della parrocchia Orionina di Bardhaj in cui Pavlin è cresciuto.Significativa la presenza dei nostri confratelli missionari Don Giuseppe De Guglielmo eDon Rolando Reda. L’ordinazione ha suscitato grande gioia in tutti gli orionini, special-mente nei confratelli che l’hanno visto proseguire nella formazione, e nella sua famiglianaturale che durante la celebrazione aveva occhi solo per lui. È segno di speranza perla provincia Mater Dei nella quale c’è tanto bisogno di nuovi sacerdoti e vocazioni. Pa-vlin è il settimo diacono attualmente presente nell’Istituto Teologico Monte Mario inRoma e l’unico dell’Europa, dopo l’ordinazione di sei chierici l’8 dicembre 2016. Unagioia grande per i formatori dell’ istituto Teologico.

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fINaLE EmILIa (mO)L’incontro degli Ex Allievi

Il 23 Aprile 2017 a Finale Emilia (MO)Si è  svolto il 51 incontro degli Ex Allievidi Don Orione. Nonostante che il vec-chio Seminario sia tornato, da moltianni, nelle mani della Diocesi continual’impegno di ritrovarsi nel nome di DonOrione anche grazie alla collabora-zione di alcuni Ex Allievi  che abitanonella zona. In un clima sereno è  statoapprofondito il tema dell’anno: “ConDon Orione verso le periferie” seguitoda tutti con attenzione. Poi la SantaMessa, il gruppo fotografico e il pranzo.Erano presenti: Don Luigi Battistotti,Don Ivo Caprai, Don Alberto Bindi eDon Fulvio Ferrari Economo generalee  Bruno Schinardi Segretario del Con-siglio Nazionale Ex Allievi.

fOGGIaLa festa al santuario dell’Incoronata

Si sono conclusi domenica 30 aprile i festeggiamenti per la solennità della “Madre diDio Incoronata” a cui è dedicato il santuario di Foggia. È uno dei santuari più frequentatid’Italia, la Madonna Incoronata attira devoti di tutto il meridione d’Italia, attratti dalMessaggio dell’apparizione avvenuta nel 1001. È stato affidato agli Orionini nel 1950.Come ogni anno il primo momento dei festeggiamenti è quello del mercoledì, que-st’anno il 26 aprile, con il rito della vestizione e dell’incoronazione della statua dellaMadonna. Quest’anno è stato confezionato un nuovo abito, offerto comunità di Castel-luccio Valmaggiore. A presiedere il rito e la santa Messa che è seguita è stato il Direttoreprovinciale Don Aurelio Fusi.Alla tradizionale Cavalcata degli Angeli, che si è svolta venerdì 28 e a cui hanno aderitocirca quindici paesi con una quarantina di carri, è stata ispirata dal tema “Maria ci rivelala gioia dell’amore familiare”. La Festa dell’Apparizione si è svolta sabato 29 mentre lafesta si è conclusa domenica 30 con la celebrazione presieduta dal Mons. FrancescoPio Tamburrino, vescovo emerito di Foggia-Bovino, che ha benedetto l’olio (donatodalle varie comunità dei paesi viciniori) e acceso la lampada votiva.

bRaSILE NORDOratorio orionino in festa a Brasilia

Il 1 maggio la Pastorale Giovanile orionina della parrocchia S. Luigi Orione di Itapuã,ha ospitato un torneo con vari tipi di giochi, nell’Istituto D. Orione, un ambiente orio-nino che è diventato un vero e proprio oratorio festivo a Brasilia. L’incontro è iniziatocon la Santa Messa a cui hanno partecipato circa 150 giovani. La manifestazione ade-risce all’invito fatto dal Direttore generale P. Tarcisio Vieira a ricordare il 125° anniver-sario dell’apertura dell’Oratorio San Luigi di Tortona, la cui celebrazione avverrà il 3luglio prossimo. Per ricordare questo momento storico del cammino della Congrega-zione alcune iniziative sono già state realizzate, mentre altre iniziative si svolgerannonelle diverse comunità del Brasile e del mondo orionino.

mESTRE (vE)82° raduno Ex-Allievi

Domenica 23 aprile 2017 si è svoltol’82° raduno degli Ex-Allievi dell’IstitutoBerna di Mestre. L’assemblea si èaperta col saluto del nuovo Direttoredell’Istituto Don Stefano Bortolato equello del Presidente della Sezione Ex-Allievi, Amedeo Ubizzo.Don Nello Tombacco ha poi sviluppatoil tema proposto quest’anno “Con DonOrione usciamo verso le periferie”.Presente all’incontro anche Don FaustoFranceschi che ha parlato della suaesperienza di 9 anni di missione inIndia con la proiezione di un documen-tario. Fratel Renzo Zoccarato ha quindiespresso la sua riconoscenza per i suoi60 anni di vita religiosa orionina e dellasua lunga permanenza in questa scuolaalla sequela di Don Orione.In ogni intervento mai è mancato ilriferimento a Don Orione e al suogrande carisma citandone ripetuta-mente le parole e gli insegnamenti,al punto da avvertire che il SantoFondatore era presente, vivo nellospirito anche in questa sua opera.È seguito il gruppo fotografico e poi lasanta Messa nella cappella celebratada Don Stefano, Don Nello , DonFausto e Don Luca.

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POLONIaOrdinazione diaconalea Włocławek

Sabato 6 maggio, è stato ordinatodiacono il Ch. Michał Pawłowski.La celebrazione, presieduta dalVescovo ausiliare di Łowicz (Polonia)Mons. Wojciech Tomasz Osial, si èsvolta nella Parrocchia “Sacro Cuoredi Gesù” di Włocławek. Alla cerimoniahanno partecipato numerosi fedeli,molti religiosi orionini, le PiccoleSuore Missionarie della Carità, ifamiliari e gli amici di Michał. A tutti ipresenti il ringraziamento da parte delneo Diacono per la partecipazione, lagentilezza e la preghiera.

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ALESSANDRO BELANO fOTOSTORIaD

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RIcORDIamOLI INSIEmE

Deceduto il 20 maggio 2017 a Buenos Aires (Argentina) Nato a Horocholyna (Ucraina), aveva 82 anni dietà, 63 di professione religiosa, 54 di sacerdozio e 26 di episcopato.Mons. Mykycej ha svolto la sua missione nello spirito di Don Orione con una assoluta fedeltà alla Chiesae al Papa, e per essi a Cristo, nonché di particolare predilezione per “gli ultimi”. È rimasto sempre moltolegato alla Congregazione e ha incoraggiato e favorito l’inizio della missione orionina in Ucraina, nel2001. Il 24 maggio 2009 ha assistito l’arcivescovo di L’viv (Leopoli), Igor Voz’njak, nella celebrazione diconsacrazione della chiesa dedicata a San Luigi Orione in un popoloso quartiere periferico di Leopoli,dove si è impiantata la Congregazione. Infatti, la missione orionina in Ucraina è la realizzazione del suosogno. La sua famiglia d’origine partì dall’Ucraina, quando ancora era bambino; la sua famiglia religiosaè tornata in Ucraina e cresce, oggi, con l’entusiasmo e la speranza di un bel gruppo di seminaristi ucraini,accompagnati da tre missionari italiani e da un sacerdote ucraino, don Yuriy Blazhyyevskyy.Don Egidio Montanari, primo missionario orionino in Ucraina, dopo aver appreso della morte di Mons.Mykycej, ha scritto ricordando la recente visita di Sua Beatitudine il Patriarca della Chiesa Greco-CattolicaUcraina Svjatoslav Shevchuk al Santuario di Tortona per la commemorazione di Don Orione, il 16 maggio2017: "Con il Patriarca a Tortona abbiamo parlato molto di lui. Siamo in Ucraina grazie a lui. Ha aspettatola visita del Patriarca al cuore della Congregazione per andarsene. Tutta la nostra comunità si unisce allaChiesa Ucraina e alla Congregazione. Riposi in pace."

Sabato, 3 giugno 1939. Giorno digloria (e di vacanza) per le scola-

resche tortonesi. Fin dal mattino,schiere cinguettanti di studenti si re-cano, a turno, al Santuario della Ma-donna della Guardia, in Tortona. Dapprima gli alunni delle scuole ele-mentari e, dopo di loro, i giovani al-lievi del Collegio Dante Alighieri.Si inginocchiano davanti la statuadella Madonna. Canti e preghiere.Subito dopo, un valente oratore, chesa parlare direttamente al cuore, li in-trattiene con parole di fede e di inco-raggiamento. Parla della “Mammaceleste”, facendosi piccolo e sem-plice, come piccoli e semplici sono isuoi ascoltatori. Promesse di bene ealtri canti. Al termine, le schiere, gui-date dai direttori didattici e dagli in-segnanti, si incamminano per lacentrale via Emilia. In testa, la ban-diera italiana. Il corteo festoso sisnoda lentamente dal Santuario per levie di Tortona. La banda dei chiericiorionini precede l’interminabile co-lonna, eseguendo i brani più vivi ebrillanti. Fiati e tamburi. Giunti allaCasa Madre, la sede centrale del ce-lebre oratore, il corteo si arresta. Ilportone si spalanca e, in un batterd’occhio, il cortile interno della CasaMadre si riempie di giovani.La scena è impressionante. Centinaia

e centinaia di ragazzi gridano, applau-dono, reclamano don Orione, l’oratoredel mattino, per ringraziarlo di quantoha fatto per loro. Ha parlato per più didue ore. È stanco e senza voce, mal’insistenza dei piccoli lo convince.Quella schiera rumorosa e festante gliricorda altri ragazzi, da lui radunatiquando, giovane seminarista, diedeinizio all’oratorio festivo in quellostesso cortile. Il pensiero vola a cin-quant’anni prima, al 3 luglio 1892:“Un oratorio di giovanetti è stata lapietra angolare della nostra Istitu-zione. E la Santissima Vergine, in mo-menti, allora, di grande afflizione e diviva persecuzione, maternamente sidegnò prendere fin d’allora, sotto ilsuo manto celeste, non solo l’oratorio,del quale avevo posto in sue mani lachiave, ma tutta la moltitudine, senzafine, dei Figli della Divina Provvidenzache sarebbero venuti poi, di ogni ge-nere e colore”.Gli alunni rimangono in attesa, impa-zienti. Finalmente don Orione li accon-tenta e scende in mezzo a loro. Appare,e un applauso spontaneo, devotissimo,si alza dalla meravigliosa adunata. Par-lerà? Don Orione, la mano sinistrastretta sul cuore, sorride benevolmentee fa cenno di volere parlare. È una vocefioca, appena percettibile, ma si fa, viavia, sempre più forte. Ed ecco, ora lo

sentono tutti, anche i più lontani.Don Orione ringrazia insegnanti ealunni per quella colorata e festosapresenza. Vorrebbe salutare e avvici-nare uno alla volta. Ma come fare? Edallora, ecco la soluzione, improvvisa,“carismatica”. Consegnerà il suo sa-luto con un gesto simbolico. Lo de-porrà, quel suo ringraziamento, sullabandiera che i giovani baldi innalzanoal cielo. Prende il drappo fra le mani.La voce ora è squillante: saluta il tri-colore e con trasporto sincero stampail suo bacio sul vessillo. Don Orione ècircondato da insegnanti e alunni,mentre accosta il lembo alle labbra.Lo scatto del fotografo immortalaquel gesto semplice, ma carico di af-fetto e significato. Una foto rara. Unaistantanea preziosa: verde, bianco erosso, ma soprattutto giallo e bianco.Amor di Patria e amor di Chiesa, fusinella stessa tenace azione di “instau-rare omnia in Christo”, portare tuttoe tutti a Cristo: “Noi amiamo la nostrapatria, ma tutto il mondo è patria peril figlio della Provvidenza che ha perpatria il Cielo”. È il gesto di chi seppeincarnare la carità nei contesti varie-gati di ogni umanità, facendosi pie-montese con i piemontesi, calabresecon i calabresi, argentino con gliargentini, brasiliano con i brasiliani.Fratelli d’Italia. Fratelli del mondo.

S. E. mONS. mIGuEL mYkYCEjVescovo Emerito dell’Eparchia “Santa maria del Patrocinio en Buenos Aires” degli ucraini