Sosta e Ripresa: pubblicazione del 1 Marzo 2013

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Poste Italiane S.p.A. - Sped. Abbon. Post. - D.L. 353/2003 (conv. in l. 27-02-04 n. 46) art. 1 comma 2 e 3 / Roma AmicI della F am ilia C hr isti associazione N. 1 - anno XLIII Marzo 2013 TRIMESTRALE CATTOLICO DI FORMAZIONE E CULTURA RELIGIOSA

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Pubblicazzione periodica di cultura cattolica

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N. 1 - anno XLIII Marzo 2013

TRIMESTRALE CATTOLICO DI FORMAZIONE

E CULTURA RELIGIOSA

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Il Conclave dopo la rinuncia(Pierluigi Natalia)

Il cammino spirituale di TommasaAlfieri(Metodio)

La barca di Pietro.Appunti per un simbolo architettonico(Bruno Napoli)

Un agostiniano viterbese sulle Ande(Elsa Soletta Vannucci)

Attività dell’AssociazioneAmici della Familia Christi

Le fonti di ispirazione in Tomassina

Alfieri(Aldo Cicinelli)

DIRETTORE RESPONSABILE: Pierluigi Natalia DIRETTORE: Mario Mancini VICE DIRETTORE: Bruno Napoli 347.9941590 E-mail: [email protected] www.amicifamiliachristi.orgC/C postale n. 81112385

intestato all’Assoc. “Amici della Familia Christi”Iscr. Trib. VT n. 1/07 del 21/3/2007

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Anno XLIII n. 1 - Marzo 2013TRIMESTRALE CATTOLICO DI FORMAZIONE E CULTURA RELIGIOSA

SOMMARIO

GuidoReni - Natività

Auguri di Buona Pasqua

dalla Redazione e dagli Amici

della Familia Christi

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Cristo Risorto di F

. Gonin

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Ingravescente aetate. L’etàavanzata. È questa la ragio-ne - e non c’è da dubitarne -

che ha spinto Benedetto XVI adeporre il pontificato. Il terzomillennio consegna alla Chiesauna novità epocale, sotto ognipunto di vista: il Papa rinuncia.Per quasi otto secoli, il prece-dente più famoso, (quello diCelestino V), è stata accompa-gnata dalla condanna dantesca(vera o presunta, dato che nonè certo se il personaggio citatonel 3° canto dell’Inferno sia propriolui) del “gran rifiuto” fatto per “vilta-de”. E certo un uomo della cultura edella sensibilità di Joseph Ratzingernon lo ignora. Ma il tempo di ogginon è il medioevo, con i suoi peri-coli di scismi e il suo temporalismoecclesiastico. Chiunque subentreràa Ratzinger sul soglio di Pietrocerto non subirà la sorte diBonifacio VIII, il successore diCelestino V che una feroce lettera-tura – di Dante, Silone e non solo –ha inchiodato a un’immagine forseingiusta di esclusiva ambizione. Maanche oggi, come allora non man-

cano, in ogni ambien-te, tentazioni di porrese stessi davantiall’interesse genera-le, scelte non diservizio, ma di po-tere.

Finisco questoarticolo nell’oraforse più adatta. Éil 12 marzo. I car-dinali hanno finito di concelebrare la

Missa pro eligendoRomano Pontefice e si

accingono a entrare inConclave dopo la rinuncia di Be-nedetto XVI. In un mese si sonoversati fiumi d’inchiostro, si sonospesi milioni di parole. Anche inquesto, l’affermazione di umiltàfatta da Benedetto XVI deve farriflettere. Noi tutti e soprattutto icardinali riuniti nella Sistina. Dioha già scelto il successore, ma spet-ta a loro riconoscere la volontàdello Spirito. Nell’esercizio di trat-teggiare un “ritratto” del nuovoPapa si sono cimentati in molti. Chiscrive questo articolo in quest’oranon intende seguirne l’esempio.

DI PIERLUIGI NATALIA

dopo la rinuncia

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Il ConclaveDI PIERLUIGI NATALIA

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Ma certo non ignora quanto dettoda Benedetto XVI nel Concistorodell’11 febbaio per motivare la suascelta: «nel mondo di oggi, sogget-to a rapidi mutamenti e agitato daquestioni di grande rilevanza per lavita della fede, per governare labarca di san Pietro e annunciare ilVangelo, è necessario anche il vigo-re sia del corpo, sia dell’animo,vigore che, negli ultimi mesi, in meè diminuito in modo tale da doverriconoscere la mia incapacità diamministrare bene il ministero ame affidato».

Avvisaglie non erano mancate, mala decisione è stata presa daRatzinger in un riserbo assoluto.Soprattutto è stata annunciata dopo«aver ripetutamente esaminato» lapropria coscienza «davanti a Dio».Del resto, già nel libro intervista“Luce del mondo” il Papa avevarisposto a una domanda su sue pos-sibili dimissioni, nel mezzo dellepolemiche per lo scandalo degliabusi fatti da religiosi, spiegando chenon ci si dimette in un momento dipericolo, ma solo in un momento diserenità o «quando semplicementenon ce la si fa più». Se questo fosseper Joseph Ratzinger un momentodi serenità è questione sulla qualeciascuno ha sicuramente una pro-pria opinione. Di certo, non manca-no, nel mondo e nella Chiesa – omeglio nella Curia – motivi per pen-sare il contrario, dagli scandali finan-ziari che sono tornati a turbare l’ani-mo dei fedeli, alle sfide poste dal set-tarismo sempre più pervasivo allaChiesa e al suo dialogo con le altrereligioni, alla stessa crisi economicache si protrae e che schiaccia i più

poveri, coloro nei quali siamo chia-mati a riconoscere il Cristo. E la spe-ranza è che: proprio queste prioritànella sua irrinunciabile azione mis-sionaria, siano tenute ben presentidal Conclave.

In quest’ora c’è bisogno di ricor-dare anche la libertà della scelta,della coscienza rettamente formata,la libertà della persona che in un cat-tolico, tanto più in un Papa, è sem-pre sinonimo di obbedienza a undovere più grande. La scelta diRatzinger è un segno profetico per-ché cambia una prassi consolidata alpunto da finire per essere ritenutavolontà di Dio e forse annuncia altricambiamenti. Quello che già PaoloVI aveva più volte ipotizzato, senzaconvincersi che i suoi tempi fosseromaturi per una simile rivoluzione,Benedetto XVI lo ha fatto. Il pontifi-cato può essere vissuto come unacroce da portare fino in fondo, comericorda la grande lezione data dallasofferenza di Giovanni Paolo II negliultimi anni della sua vita. Ma se que-sta croce non schiaccia solo chi laporta, minaccia di invalidare il servi-zio alla Chiesa universale, la si puòdeporre.

Certo è un evento epocale, nonsolo sul piano storico, ma anche suquello dottrinale. Un Papa, ricono-sciuto universalmente come grandeteologo, ha dichiarato che è possibileritirarsi e lasciare ad altri il pontifi-cato prima della sua scadenza natu-rale, che finora è stata sempre consi-derata la morte. Del resto, da tempoè già così per i Vescovi, quei Vescovi aiquali il Concilio Vaticano II avevarestituito la pienezza di un ruolo incomunione e non in contrapposizio-

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ne, come spesso accaduto, conil successore di Pietro.

Ratzinger ha parlato di vigoreche viene meno. E tutti i primicommenti si sono soffermatisull’aspetto delle forze fisiche,anche con più o meno docu-mentati giudizi di tipo medico.Meno sottolineato è stato il rife-rimento al vigore dell’animo. Ilservizio episcopale chiede unapienezza o almeno una suffi-cienza di forza d’animo perrestare concentrati sul presente,sul qui e ora. L’avanzare dell’etàpuò forse compromettere que-sta prioritaria attenzione. Locapì bene Paolo VI, quando poseun limite d’età sia al servizioepiscopale sia allo stesso dirittodei cardinali di eleggere il Papa.

Benedetto XVI è andatoanche oltre: il Papa di età piùavanzata dai tempi di LeoneXIII, cioè da oltre un secolo, haposto la questione dell’età inmodo diametralmente oppostoa come è stata valutata finora.

Questo impone a tutti noi diragionare diversamente. Si-gni-fica che il pontificato è ad tem-pus. Questo non cambia il depo-situm fidei, ma certo cambia ilvolto dell’organizzazione dellaChiesa. Siamo tutti chiamati,fedeli e pastori, a guardare allanostra appartenenza ecclesia-le, ai nostri compiti di servizio,ai nostri stessi pensieri identi-tari, con una nuova umiltà.Con il pontificato stesso nonpiù legato alla vita del Papa,tutti sapremo meglio di essereservi inutili.

JORGE BERGOGLIOè Sua SantitàFrancesco La sera del 13 marzo 2013, è eletto papaassumendo il nome di Francesco in onoredi san Francesco d'Assisi. È il primo Papa ad assumere tale nome, ilprimo Gesuita a diventare Papa ed il primoPontefice proveniente dal continente americano.

IL PRIMO MESSAGGIO PUBBLICO DI PAPA FRANCESCO

«Fratelli e sorelle, buonasera! Voi sapete che il dovere del conclave era di dare un Vescovo a Roma. Sembra che i miei fratelli cardinalisiano andati a prenderlo quasi alla fine delmondo, ma siamo qui. Vi ringrazio dell’accoglienza. La comunità diocesana di Roma ha il suo vescovo: grazie! E prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostrovescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamotutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca. E adesso, incominciamo questo cammino:Vescovo e popolo. Questo cammino dellaChiesa di Roma, che è quella che presiedenella carità tutte le Chiese. Un cammino difratellanza, di amore, di fiducia tra noi. [...] E adesso vorrei dare la Benedizione, ma prima– prima, vi chiedo un favore: prima che ilvescovo benedica il popolo, vi chiedo che voipreghiate il Signore perché mi benedica: lapreghiera del popolo, chiedendo laBenedizione per il suo Vescovo. Facciamo insilenzio questa preghiera di voi su di me. [...] »

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fino alla fine sostenne, anche nellaamarezza della incomprensione. Eancora 60 anni dopo ripeteva ai suoifigli spirituali chiamati alla consa-crazione:

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Dopo la com-memorazio-ne del Cen-

tenario di Tommasa Al-fieri (1910-2010), dopo il Convegno-Lampo su: ”L’Eredità spirituale diTommasa Alfieri” del 9 Giugno 2012,a Viterbo, il prossimo 8 Giugno 2013un altro evento di studio, questavolta a Roma, riunirà studiosi divarie discipline per illuminare la suafigura spirituale senza compromes-si. La sua “Opera”, come era consue-ta chiamarla, ha la sua caratteristicafondante, in piccoli gruppi di laiciconsacrati che alternano la vita incomune, da contemplativi, all’azio-ne in cammino in mezzo “al mondo”.Contemplativi in cammino, senzaabiti o distintivi. È solo l’anelito allaperfezione che li contraddistingue ene fa dei testimoni validi. Questal’intuizione che la “Signorina Masa”elaborò fin dagli anni ‘trenta, prece-dendo il Concilio Vaticano II e che

Donna e laicitànella Chiesa

IL CAMMINOSPIRITUALE DI TOMMASAALFIERIDI METODIO

“…perché noi siamo chiamati allaSantità, “siate perfetti come il PadreVostro che è nei Cieli è perfetto”.

Noi siamo chiamati alla Santità.La Santità non è una scelta libera, laSantità, cioè la risposta piena, gene-rosa, umile alla volontà di Dio non èuna cosa che posso fare o non possofare. Sarebbe come dire, non so, auna persona, a un figliolo che èfiglio di quel padre, che risponderequando il padre si rivolge a Dio e lochiama è una scelta. Non è una scel-ta, nasce da dei vincoli interiori, percui non rispondere a mio padre chemi sta parlando è sciocco, può esse-

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re volgare, molte volte è cretino fon-damentalmente. ... tutta la nostravita è tessuta di questa trama sacra,tutto, se si potesse vedere in traspa-renza, tutto. Come diceva Caterinada Siena “Tutto è governato dall’a-more infinito e dal sangue di Cristo”,tutto, e noi non ce ne accorgiamo,perché siamo disperati, c’abbiamotante cose in testa, perché non cisiamo mai decisi a dire adesso iocomincio a volere avere una vitainteriore, insomma che rispondaalla mia... alla grazia che il Signoremi ha fatto di essere cristiano, sonostato battezzato, devo cominciare acapire cosa vuol dire religione.Perché che vuol dire religione?Rapporto con Dio, relego. È un rap-porto con Dio.

Noi diciamo siamo di religionecattolica, ma ci rendiamo conto diquello che vuol dire religione?Religione non è mettere insieme deiriti, verranno anche quelli, religioneè scoprire un rapporto, per cui tranoi e Dio c’è un rapporto, più strettodice Tommaso d’Aquino del rappor-to che corre tra il mio corpo e la miaanima. E Tommaso d’Aquino conquesto ti indica che cosa è il rappor-to che tu hai, volente o nolente, conDio, molto più intimo che in ognirapporto che esiste tra il mio corpo ela mia anima, okay?

L’esempio di un rapporto di unainterdipendenza assoluta insomma,il rapporto dell’anima e il corpo è unrapporto... non ce ne è nessuno piùprofondo di questo, eppure il miorapporto con Dio è più profondo delrapporto della mia anima con il miocorpo. E io di tutto questo lascio chepassi il tempo. In quanto a finire più

o meno bene, e vabbè, lo speriamo.Ci raccomandiamo al Signore.

Tutti quanti, ognuno di noi speradi arrivare al momento in cui ren-derà la sua anima a Dio e in grazia diDio. Ma non è questo solo, è che tisei perduto tutto quello che Diovoleva fare di misericordioso nellatua anima, ti sei perduto il grado diamore che Dio, a cui Lui ti voleva fargiungere, perché nella vita eternanon si cresce nell’amore, è possibile,l’amore è una scelta, amare vuol direscegliere di voler bene, e nella vitaeterna non ci sono più scelte, tutto èdeciso. L’amore non cresce nella vitaeterna, assolutamente, cresce nellavita terrena, ma nella vita eterna noinon cresceremo di tanto così nell’a-more di Dio, e questo è realtà. Percui noi, il nostro grado di rapportocon Dio nella vita eterna lo costruia-mo qua.

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te, è stato ben presente a partire daiprimi secoli e per tutto l’arco dellastoria della Chiesa solo a titolo esem-plificativo si può citare tra i primipadri che ne hanno fatto menzione,S.Cipriano, vescovo di Cartagine (205+258), che in un inno a Lui attribuitomette a confronto la nave - barca conl’architettura della basilica: i con-trafforti sono i remi, il coro è la cabinadi poppa, la torre è l’albero maestro.Nel museo archeologico di Firenze èconservata una lucerna in bronzo delIV secolo a forma di navicella con-dotta dagli apostoli Pietro e Paolo, ilprimo che guida a prua e che sembrafare segno di direzione all’altro cheregge il timone; la luce delle candeleè collocata sopra quattro protuberan-ze (simbolo dei quattro angoli delmondo, o dei quattro evangelisti) cherende la nave più celeste che marinama comunque più solida (sembraquasi un moderno trimarano), nel-l’affrontare i simbolici flutti delmondo. (Fig.1)

S. Agostino fu ispiratore di molteraffigurazioni della barca per tutto ilmedioevo con un passo della suaopera intitolata ”De vita Beata”, (1, 1-14): “La vita in questo mondo è comeun mare tempestoso attraverso ilquale dobbiamo condurre la nostrabarca fino al porto. Se sapremo difen-derci dal far vela verso le sirene,(esplicito riferimento alla reinterpre-tazione della mitologia omerica in

“...Mi sono sentito come S. Pietrocon gli apostoli nella barca sullago di Galilea: il Signore ci ha

donato tanti giorni di sole e di brez-za leggera, giorni in cui la pesca èstata abbondante, vi sono stati anchemomenti in cui le acque erano agita-te e il vento contrario, come in tutta lastoria della Chiesa e il Signore sem-brava dormire. Ma ho sempre saputoche in quella barca c’è il Signore e hosempre saputo che la barca dellaChiesa non è mia, non è nostra, ma èsua. E il Signore non la lascia affonda-re….” (Benedetto XVI: dall’udienzagenerale del 27 Febbraio 2013)

Il simbolo della Chiesa come barcache solca acque ora calme, ora agita-

Appunti per un simbolo architettonico(Piccolo omaggio ad un uomo eletto pontefice)

La Barca di Pietro

Fig.1 Museo Archeologico Firenze Lucerna in bronzo raffigurante la navicella degli apostolidatata al IV secolo.

DI BRUNO NAPOLI

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chiave cristiana) essa ci porterà allavita eterna”. Possiamo constatarequesta carica ispiritava in un capitel-lo nella chiesa romanica di Cunault1

(1110 – 1120), un bassorilievo rappre-sentante una piccola barca in unmare in tempesta, e le figure di unasirena che sta tentando un uomooffrendogli un pesce - simbolo ditentazione subdola, essendo di per sé(il pesce) un simbolo positivo. Mentrel’uomo sta afferrando il (falso) dono,cioè sta cedendo alla tentazione, unaltro uomo trattiene la barca e mostracon una grande mano la Vergine chelo salverà, che è raffigurata nel vicinocapitello dell’ Annunciazione. E’ que-sta una commovente piccola- grandescena di movimento dell‘architetturamedioevale, che può sintetizzarel’importanza dell‘opera di S. Ago-stino, e come abbia contribuito amantenere vivi, pur reinterpretati,miti del mondo classico. (Fig. 2)

Giotto, per il giubileo del 1300, sucommissione del card. IacopoCaetani degli Stefaneschi, nipote diBonifacio VIII, disegna e realizza nel1298 sulla parete interna del quadri-portico che precedeva in quel tempola grande basilica di S. Pietro, ungrande mosaico rappresentante lanavicella degli apostoli nel mare intempesta.

Non solo i pellegrini, ma chiunquesostando in preparazione prima di

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entrare nell’area interna più sacra,poteva ammirare questo mosaicorealizzato da maestri romani, ritenu-to dai contemporanei la sua operapiù celebre. Oggi l’opera, che si trovasopra l’ingresso mediano della basili-ca, è frutto di un completo rifacimen-to operato intorno ai primi anni delXVII secolo che ha rispettato la col-locazione e il movimento delle figure,ma rifacendole completamente, se-condo la sensibilità artistica dell’epo-ca. Pietro, sulla destra, è fuori dallabarca ed è salvato da un Cristo severoche pare rimproverarlo per la suapoca fede, mentre Paolo regge iltimone tra gli apostoli pieni di timoree sbigottiti2. Si narra che il mosaicoper il suo realismo provocò in S.Caterina da Siena, prima del ritornodel papa da Avignone, al pensiero delcompito che si preparava a fare ripor-tando il papa a Roma, una grave con-

1 Chenehutte-Trevès-Cunault sulla Loira, è unpiccolo centro della omonima regione; lachiesa di Notre Dame, centro di pellegrinag-gio, dipendente dall’abbazia di S. Philibert aTournus, è una delle più importanti architet-ture del Romanico francese, eretta tra il 1110 eil 1120, di dimensioni notevoli, contiene 170capitelli scolpiti con motivi simbolici tra cuiquello menzionato.

Fig. 2 Cunault(Regione dellaLoira – Francia)Chies di NotreDame: capitello raffigurante la navicella e la sfinge che - sirena che tenta l’uomo (1110 – 1120)

2 Il mosaico originale di Giotto era di dimen-sioni maggiori di quello odierno, era di formarettangolare e comprendeva sullo sfondo unpaesaggio terrestre con una città turrita, comerinvenibile in un disegno del mosaico esegutoprima della sua distruzione attribuito al ParriSpinelli della seconda metà del ‘400, ora con-servato nel Metropolitan Museum of art aNew York.

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reo fatto erigere dal papa Leone XMedici nei primi anni del XVI secolo,recante il suo nome: Di fronte è lachiesa di “S. Maria in Domnica”, unadelle più antiche basiliche romane,costruita sopra una delle “domusecclesiae” (ville o case adattate inparte con ambienti per celebrare l’eu-carestia, tra il I e l’inizio del IV seco-lo), restaurata, intorno al 1513 sucommissione dell’allora card. Gio-vanni De Medici, poi papa Leone X,che era anche un colto e attentoricercatore e collezionista di opered’arte provenienti dal mondo roma-no. Infatti alcuni operai avevano tro-vato nella zona, alcuni pezzi di unascultura forse romana, che rappre-sentava una nave, un probabile exvoto alla dea Iside, protettrice deinaviganti ad opera di marinai/soldatinon italici, che avevano nell’area illoro quartiere, chiamato “castra pere-grina”. Il cardinale, divenuto pontefi-ce, la fa ricomporre, ne fa una copia ela fa montare dallo stesso Andrea

trazione delle sue membra che lerimase per il resto della vita. (v. pagi-na di copertina). (Fig.3)

Alquanto diverse appaiono alcuneopere che si pongono tra l’architettu-ra, la scultura e il fare giardino dal‘500 in poi, ben lungi anche questedal costituire una sufficiente disami-na di quel periodo, ma occasione diriflettere sul fatto che la barca diPietro (dentro la quale siamo anchenoi) pur viaggiando nel mare tempe-stoso, può avere anche qualcheperiodo di “sole” e “brezza leggera”,mediato propriodall’architettura.Infatti, a partire dal Rinascimento,con la progressiva rivalutazione delmondo antico che viene visto comedeposito di bellezza da riscoprire,simboli come questo vengono ripro-posti con rinnovato significato.

La prima immagine che si propo-ne è la fontana della Navicella sulcolle Celio (a Roma) o meglio la scul-tura di un modello di nave romanaposta su un bel basamento marmo-

Fig. 3 Roma - portico di S. Pietro: disegno attribuito a Parri Spinelli del XV secolo raffigurante il mosaico di Giottocon la barca degli apostoli: il disegno riprende il mosaico originario dell’artista,oggi completamenterifatto e ridotto di dimensioni

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Sansovino (autore delnuovo portico della citatachiesa di S. Maria) presso illuogo del ritrovamento,sulla piazza antistante lachiesa presso la villaCelimontana, (allora chia-mata Mattei). L’area, riccadi testimonianze visibilidella chiesa primitiva (oltrela citata S. Maria in Do-mnica, la basilica dei SS. Giovanni ePaolo, di S. Stefano Rotondo - di cuiabbiamo già trattato su questa rivista- le chiese e i complessi di S.Tommaso in Formis aggregata all’an-tico ospedale dei padri Trinitari, diorigine duecentesca (oggi barocca),di S. Sisto, di S. Gregorio Magno, tutteerette su ambienti preesistenti utiliz-zati dai primi Cristiani: i segni cristia-ni più antichi sono così simbolica-mente completati dal’acqua e dallabarca.

Il colto pontefice, provenientedalla illustre omonima famiglia fio-rentina, ma che aveva sottovalutatola questione Luterana che insorgevaproprio in quegli anni, dedito piùalle arti e alla caccia che alle graviquestioni politiche, vuole inserire suuno dei più alti colli di Roma, nonlontano dal Colosseo, questa “navi-cella” montata sulle acque mosse diuna fontana, di fronte ad una grandechiesa Mariana, a significare l’inscin-dibile connubio tra lei e la Chiesa,quasi a voler mettere la navicellasotto le ali protettive della Vergine.3 Inquesto senso, l’opera, risulterà, suomalgrado, un segno premonitoredelle tempeste che di lì a poco insor-geranno nella Chiesa compreso ilsacco di Roma avvenuto nel 1527. E’come se una mano misteriosa lo

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avesse voluto ammonire sul significa-to profondo di quella nave ritrovata,che di lì a poco avrebbe solcato acquemolto più tempestose dei simbolicizampilli della fontana. (Fig. 4).

Quaranta anni dopo, il card.Francesco Gambara, imparentatocon i Farnese, costruì tra il 1566 e il1578 la prima delle palazzine di cac-cia e il giardino all‘italiana nel giàesistente parco di caccia di Bagnaiapresso Viterbo, utilizzato dallo stessopapa Leone X, avente come fulcrouna grande fontana che il filosofo escrittore M. de Montaigne, in visitaBagnaia nel 1581, durante il suo viag-gio in Italia così descrive:”…Tra millealtre membra di questo eccellente

Fig. 4 La”Navicella” - frutto di un restauro - rifacimento dell’ inizio del XVI secolo, che orna la omonima piazza di Roma sul Celio

3 In quegli anni nel 1508, a Chioggia, nellaparte meridionale dell’isola di Brondolo erainiziata la costruzione di un grande santuariodedicato alla Madonna, detto “della navicella”,dopo la sua apparizione ad un contadino eallo stesso vescovo Lì recatosi per verificarel‘accaduto, raccomandando preghiere e peni-tenze per la salvezza della città che rischiavain quel tempo di essere sommersa dalle conti-nue piogge che funestavano la zona. LaMadonna era stata vista ripartire sullo stessorelitto ritrovato sul posto che venne conside-rato come una vera e propria reliquia miraco-losa e incastonato con una teca nel santuarioterminato nel 1529. Il ritrovamento anche aRoma, pochi anni dopo, il 1513, di una navi-cella può avere influito non solo nel suorestauro, ma anche per la scelta della sua col-locazione.

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da corona al cerchio centrale, cheportano scolpite sulle diagonaliquattro “navicelle”, che in originealludevano al combattimento (so-prattutto spirituale simboleggiatoappunto dai getti dell’acqua) dellaChiesa (la barca di Pietro) da tutte ledirezioni (le quattro vasche simme-triche), contro il mondo pagano (lapiramide), allora ben vivo, dal recen-te ricordo della vittoria di Lepantodel 1571 da parte di una flotta prove-niente da tutto il mondo cattolico diallora.

I mori (statue in peperino diventa-te scure nel tempo), mutano il signifi-cato della fontana, ma possono esse-re visti come simbolo della nuovaumanità (il nuovo Mondo e l’Africa)bisognosi della salvezza portata dallabarca - Chiesa. Così la fontana dei“Mori” con le quattro “navicelle”che sembrano dirigersi verso ilmondo esterno in tutte le direzioni,fino alla “fine del mondo”, usando lestesse prime parole del nuovo ponte-fice di nazionalità Argentina dopo lasua elezione, sormontato da quellestatue diventate nel tempo scure, (a

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corpo si vede una piramide alta, laquale butta acqua in assaissimi modidiversi, questa monta, questa cala.Attorno a questa piramide sono quat-tro laghetti belli, chiari, netti, gonfi d’acqua. Nel mezzo di ciascuno, unanavicella di pietra con due archibu-gieri, i quali tirano acqua e la bale-strano contro la piramide, ed untrombetto in ciascuna che tira anco-ra lui, acqua”. (Fig. 5)

La fontana che verrà poi detta “DeiMori” per le quattro figure di atleti,(simbolo del casato dei Peretti-Montalto, che avevano acquistato lavilla), e furono inserite al posto dellaoriginaria piramide per la visita dellozio, papa Clemente VIII, nel 1597.L’opera di Taddeo Landini, fiorentino(1550-1596), è un grande bacinoacquatico quadrato in asse alle duepalazzine, al centro di un magnificogiardino all‘italiana di 4 ha di esten-sione, posto su ben 5 livelli di terraz-ze sovrapposte. Rivolto verso il borgocittadino, si compone di un cerchiocomposto da tre vasche sovrappostesormontate dalle statue dei 4 mori eda quattro bacini quadrati che fanno

Fig. 5 Bagnaia (Viterbo) Villa Lante - 1l giardino all’italiana e la fontana detta “Dei Mori”; sono visibili nei bacini d’acqua, le navicelle, che sembrano dirigersi verso i quattro angoli del mondo(riprodotta nellacopertina)

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simboleggiare la buona novella chearriva a tutti gli uomini della terra)diventa una curiosa, ma non menoprofonda immagine profetica dellaChiesa nel suo volto più autentico,quello dinamico e missionario. Il giar-dino - labirinto, percorribile con lesue siepi in bosso, è un’altro simbolodi questa lotta, simboleggiando con lasua forma a graticola, il martirio di S.Lorenzo (graticole che vengono scol-pite anche nella fascia decorativa vici-no al sottotetto della 2° palazzina(fatta costruire dal Gambara). (Fig. 6)

Così tutto il giardino, di forma qua-drata e tondo centrale, (assimilabilealla forma della Gerusalemme Ce-leste) da cui scaturisce l’acqua verso iquattro bacini assume il suo movi-mento grazie alla navicelle che in ori-gine inviavano i loro getti verso il cen-tro (la piramide), sotto i quali vi eraun percorso circolare ancora oggipercorribile, dava alla composizioneun accento drammatico (in quantochi percorreva quel cerchio internoalla fontana poteva essere simbolica-mente colpito, o meglio bagnato daquell’acqua), diventava metafora di

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un percorso spirituale che ricordavaed ammoniva agli (illustri) ospiti -soprattutto ecclesiastici fino al ponte-fice - del carattere della missione aloro affidata per mezzo di quella pic-cola (umile) barca che non teme diavventurarsi nel mare per portare labuona novella, armata solo dell’ac-qua zampillante (l’acqua viva delvangelo di Giovanni) e da lì, difenderela casa comune.

Così infatti viene interpretata lacelebre ”Galera” di rame e piombofatta eseguire dal papa Paolo V (1605-1621) dall’architetto olandese HansVan Santen conosciuto con il nome diVasanzio e da Martino Ferrabosco,agli inizi del 1600, e posta al centrodella omonima fontana sul muroesterno dei giardini del Belvedere delVaticano, costruita nei minimi detta-gli, da cui “...spicca il gioco di 500zampilli d’acqua, formando le vele, eimitando i tiri del cannoni...” ( G .Vasi,1761); il papa Urbano VIII, al secoloMaffeo Barberini (1623-1644), laamava così tanto che la celebrò conun elegante distico latino che dice-va: “Bellica Pontificem non fundit

Fig. 6 Bagnaia (Viterbo)Villa Lante - Il fregio postosotto il cornicionedel villino del Card. Gambara,che riporta simboli riferentesialla graticola del martirio di S. Lorenzo.

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bosco. Al centro del ninfeo sottostan-te detto “Il teatro delle acque,” unAtlante (allegoria di Clemente VIII)sorregge un globo irto di spine - ilmondo - aiutato da Ercole (allegoriadi Pietro Aldobrandini).4 Dalla villaposta su un colle di fronte alla pia-na di Frascati, si vede Roma, sullaquale si staglia, netta, la cupola di S.Pietro.

In questo contesto, ai lati dell ‘edi-ficio principale della villa, sotto duelunghe terrazze che ne formanocome un basamento, terminanti condue grandi camini a forma di torri(sotto le quali c’erano le cucine) e

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machina flammas/sed dulcem belliqua perit ignis acquam” (La macchi-na da guerra dei papi non spara fiam-me, bensì la dolce acqua che dellaguerra spegne il fuoco). (Fig. 7)

Nella villa Aldobrandini a Frascati,il tema è riproposto in chiave più pae-saggistica, ma non meno intensa.Ancora è Clemente VIII che dona alnipote cardinale Pietro Aldobrandiniil 5 novembre 1598 la villa Belvedere,che viene completamente rifatta eampliata diventando una delle piùsontuose ed imponenti ville delbarocco Romano, un vero e propriomondo in miniatura. Qui si crea,immerso in un grande parco rappre-sentante tutta la terra fino alle colon-ne d’Ercole che si ergono in cima alla“Scala d’acqua”, uno scenograficocomplesso di terrazze, edifici, fonta-ne, giardini, sculture, in cui vienerappresentata e celebrata come spet-tacolo teatrale, l’allegoria di tutta laterra, compresa quella “selvaggia”,simboleggiata materialmente da altretre fontane “rustiche” sopra le dettecolonne d’Ercole immerse in un fitto

4 Per questa grande architettura, opera diGiacomo della Porta, continuata da CarloMaderno, per la parte idraulica da GiovanniFontana, e quella decorativa da GiuseppeCesari detto il Cavalier D’Arpino, si rinvia alla“Relatione” scritta da mons. Giovan BattistaPietro Agucchi, segretario del card. PietroAldobrandini e alla vasta bibliografia sull’ar-gomento di cui si segnalano gli scritti diCesare D’Onofrio e il contributo di MarcelloFagiolo dellArco: “Villa Aldobrandina Tusco-lana” - Percorso, allegoria, capricci “in Qua-derni” dell’Istituto di Storia dell’Architettura.Roma , 1971.

Fig.7RomaCittà del Vaticano -esterno dei giardinidel Belvedere:fontana detta della “Galera”,del XVII secolo.

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che dava alla villa l’aspetto simile aquello di una grande nave, al lati delsimbolico “circo” o ellisse che costi-tuisce l’ingresso monumentale allavilla, su due altre terrazze insistono 2fontane (poste simmetricamente ade-stra e sinistra del circo) a forma dinavicella, scolpite tra il 1607 e il 1609dallo scultore lombardo Ippolito Buti.(Fig. 8)

Nel contesto della controriforma enella villa che ospitò per ben duevolte il pontefice Clemente VIII, lefontane della navicella, ripetuteanche nel giardino segreto, si trovanonel piano di ingresso della villa stessae anche se piccole, rispetto alle impo-nenti architetture, non sono eludibiliper chiunque entri nella villa. Il pae-saggio inoltre è tutt’uno con le navi-celle, che si stagliano solitarie nelpiano terrazzato, sormontate dalletorri - camino (allegoria della colonnadella flagellazione). A loro volta lestesse fontane si ergono sopra duegrandi nicchioni - fontane, ai latidell‘ellisse d’ingresso a forma di circo(che rammentava il luogo del marti-

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rio di Pietro), a significare che leacque, pur ammaestrate dall’ordinedato dalla composizione architetto-nica, circondano, la “navicella”, soprae sotto. La umile barca di Pietro, con-tinua ad essere flagellata, ma pur pic-cola e semplice, resiste e da questascaturisce a sua volta acqua, segnoche la stessa (acqua) che la insidia,non prevale, non la fa affondare, ma ètrasformata in un gioco simbolico difrescura. (Fig. 9)

E’ proprio questa navicella e l’altozampillo che ne scaturisce - che era il

Fig. 8Frascati - VillaAldobrandini(sec. XVII): la navicelladel giardinosegreto.

Fig.9 Frascati: Villa Aldobrandini (sec. XVII): la fontana della navicella sul lato destro del palazzo (dall ‘interno della villa verso l’esterno), raffigurata in una incisione del XVIII secolo.

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stirsi, qualsiasi direzione si prenda, ditanta umiltà.5

L’importanza delle “umili” navi-celle è sottolineata dai grandi zampil-li d’acqua che dovevano scaturiredalla stesse. Tale risalto è messo ingrafica ed allegorica evidenza già nelprimo commento artistico della villa,che è la più antica veduta della stes-sa, opera di Matteo Greuter, che nellasua pianta prospettica del 1620,quando la villa era quasi terminata,ne raffigura l’insieme mettendo inampia evidenza le piccole navicellecon due altissimi (e sproporzionati)zampilli d’acqua, che ne segnalanocosì la presenza, che altrimenti sareb-be perduta nella grandiosità dellacomposizione. 6 (Fig.10)

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simbolo prediletto di Clemente VIII -di cui rimangono varie monete cele-brative - è stato visto come il moduloe l’archetipo della villa stessa...

Non solo, ma è possibile leggere lastessa villa (che sovrasta paesaggisti-camente e morfologicamente anchela basilica Petrina) come una grandenave immersa nel paesaggio verdeg-giante del colle omonimo, con la pruae la poppa simboleggiate dalle terraz-ze e dai camini e segnate dalla collo-cazione simmetrica delle due piccolebarche – fontane, ammoniscono isimbolici naviganti, ma soprattutto isimbolici timonieri, che la potenzaspirituale della cattolicità, deve rive-

5 Marcello Fagiolo dell’Arco, op. cit. pag. 64; èl’autore citato che assimila il palazzo - villaalla sagoma in fligrana di una nave: si aggiun-ge che effettivamente si può intravedere inquesto senso in filigrana, la forma di una spe-cie di traghetto con il traghettatore al centro, ei pennoni di prua e poppa rappresentati daicamini.

Fig.10 Frascati: VillaAldobrandini (sec. XVII)Particolare della stampa di MatteoGreuter del 1620.Notare gli altissimi zampilli d’acquache scaturiconodalle fontanedella navicella,che ne segnanola posizione nel complessodisegno prospettico.

6 Marcello Fagiolo dell’Arco, op. cit. pag. 63.

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Da diversi mesi noi, amici dellaFamilia Christi, ci riuniamo perla giornata comunitaria presso

la Chiesa della Trinità, tenuta dai PP.Agostiniani e, vivendo ore di preghie-ra fra queste antiche mura, abbiamoimparato a sentirci in sintonia conquesto Ordine ed avvertiamo il desi-derio di conoscere la storia di chi neha fatto parte, ha studiato in questeaule, ha sognato il sacerdozio, ha spe-rato di partire missionario per terrelontane. È stato così che spigolandofra libri, dèpliant, saggi e scritti vari, cisiamo imbattuti nella storia di P.Lorenzo Miccheli, seminarista aViterbo negli anni bui della guerra,rimasto legato d’affetto alla nostracittà anche quando, ormai divenutoVescovo, esercitava il suo ministero inPerù.

P. Miccheli era un sacerdote sempregioviale ed accogliente, anche se unpo’ timido al primo approccio. Eranato a Nazzano Romano, nei pressi diRoma e, come già detto, aveva sceltol’Ordine Agostiniano per la sua vitafutura. Mentre frequentava il Se-minario viterbese, la città era vittimadei più feroci bombardamenti alpunto che i Superiori decisero di chiu-

dere il Semi-nario e riman-dare tutti iragazzi a casa.Frà Renzo ri-prese gli studia guerra finita, nel 1946, a Carpineto Romano. Qui incominciòa sentir parlare di progetti esplorativida fare in Sud America coll’intento diaprire dei centri missionari.

Tutti sapevano in seminario chequel giovane contegnoso e riservatocovava una forte tifoseria per la squa-dra di calcio Juventus e che, forse, perquesta sua attrazione, aveva scelto ilnome di Delecta Juventus per il perio-dico da lui fondato e diretto con la col-laborazione di un altrettanto bellasquadra di amici seminaristi.

Il momento tanto sognato dellaordinazione sacerdotale arrivò il 23Giugno 1955, anno in cui fece ritornoa Viterbo con l’incarico di Maestro deiProfessi. Qui ritrovò alcuni amici dellaDelecta Juventus e con loro rispolverògli ideali che avevano cementato laloro amicizia. Passarono così 11 annisempre facendo progetti da mandarein cantiere in terra di missione. Arrivòl’anno 1966, anno in cui il Nunzio

sulle Ande

Un agostiniano viterbese

di ELSA SOLETTA VANNUCCI

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Page 18: Sosta e Ripresa: pubblicazione del 1 Marzo 2013

Apostolico del Perù fece presente aiSuperiori Agostiniani che si potevadare inizio ad una missione. Furonoscelti due sacerdoti per andare adesplorare quei territori della SelvaAndina che raggiungono vette vertigi-nose. Sulla Cordigliera delle Andevivevano popolazioni poverissimeche arrancavano su e giù lungoimpervi e strettissimi sentieri affian-cati da precipizi paurosi. Questi luo-ghi divennero la nuova patria di P.Lorenzo Miccheli che ebbe lì le suepiù ambite realizzazioni. Appena dueanni dopo l’arrivo fu nominatoAmministratore Apostolico nella Pre-latura di Chuquibambilla nel Dipar-timento del Purimac. La nomina glivenne direttamente dal Papa Paolo VI.Lo stesso Papa, nel 1976, gli fece per-venire la nomina a Vescovo. La consa-crazione avvenne nella cattedrale diChuquibambilla, che il neo-consacra-to aveva fondato nel 1970, con il nomedi “Esaltazione della Croce”. Eranocariche guadagnate “sul campo”: suquelle aspre montagne vivevano mol-ti giovani che non potevano studiareoltre le scuole elementari. Il Padrefece costruire una scuola media chesollevò la vita di molti ragazzi. Eglipensò anche al bene degli orfani,degli abbandonati e delle ragazzepovere per le quali furono aperti cen-tri di avviamento al lavoro. Gli amma-lati trovarono conforto ed aiuto nel

dispensario medico. E tutto questolavorio si svolgeva ad oltre 3.500 metridi altitudine dove giungere con ilmateriale edile richiedeva faticheimmani. Molte di quelle istituzionifurono consegnate alle cure di Suoreagostiniane venute dall’Europa.

Monsignor Miccheli aveva ancorain mente tanti progetti a favore delsuo caro popolo andino, quando lasalute cominciò a tradirlo ed a chie-dergli il conto di tante fatiche. Si deci-se a lasciar tutto quel cantiere di atti-vità solo dietro le insistenze deiSuperiori e degli amici sacerdoti.Rientrò in Italia, a Roma, dove incon-trò subito Giovanni Paolo II con ilquale avrebbe poi condiviso tantegiornate di forzata inazione e di gran-de sofferenza. La sua nuova casa fu,fino all’ultimo giorno della vita, a S.Prisca sul colle Aventino. Qui gli arri-vavano gli echi del mondo di fuori chenon lo aveva dimenticato: ad esempiola Rivista più prestigiosa americana,Life, lo propose per due anni consecu-tivi come “personaggio dell’anno”, perle sue attività e le opere a promozionedella vita umana.

Morì la mattina del 16 Giugno1994. La sua è una storia “comune” aquella di tanti missionari; non rac-conta fatti miracolistici o eclatanti,narra soltanto vicende quotidiane diun missionario dotato di grandivirtù eroiche.

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Page 19: Sosta e Ripresa: pubblicazione del 1 Marzo 2013

Mentre la nostra Rivistaandava in stampa il Con-clave ha eletto l’atteso

successore della Chiesa di Roma:Francesco.

La sua figura, semplice e mite, ci incoraggia sulla strada cheabbiamo scelto e ci fa unire conpiù fervore le nostre preghiere allesue.

Il nuovo anno 2013 si è apertocon l’Incontro comunitario mensi-le, a Viterbo, svolto nei locali dellaChiesa della Ss.ma Trinità, Dome-nica13 Gennaio. Dopo la S. Messaparrocchiale gli amici si riunisco-no nella Sala del Cenacolo (affre-schi del XVI secolo) per la medita-zione.

In questo spazio di approfondi-mento P. Fausto Gianfreda S.Jripercorre il mistero centrale dellafede cristiana secondo una formu-la breve di fede, ripresa dallaLettera di S. Paolo ai Galati (Gal4,6). Per facilitare questo percorsodi formazione P. Fausto ha messo adisposizione il suo testo: ”La figlio-lanza divina”. Ed Pazzini 2009.Dopo la catechesi e la pausa dicondivisione del pranzo, il pome-riggio si scambiano le risonanzepersonali, le domande ed i dubbiruminati fino a quel momento.

La recita dei Vespri chiude lagiornata.

Lo stesso programma èstato continuato a Febbraio,Domenica 10, con l’aggiuntadel Consiglio Direttivodell’Associazione (allar-gato agli amici che sivogliono interessare)per la approvazione delBilancio Consuntivo2012. Una doppia ri-correnza ha scaldato i cuori degliamici in questa data il passaggio alSignore dell’indimenticato Riccar-do Pugiotto ed il 101° compleannodel sig Mario Tiburtini, papà diRosella.

A Marzo, Domenica 10, dopo lagiornata dell’Incontro comunita-rio mensile, si è riunita a conclu-sione, l’Assemblea dell’Associa-zione.

Anche a Roma, nella Basilica diS. Lorenzo in Lucina, si sono svoltigli incontri programmati Domeni-ca 3 Febbraio e Domenica 3 Marzo.L’Associazione Amici della FamiliaChristi ha animato la Celebrazioneliturgica in Basilica delle ore 10,cantando la Messa degli Angeli eproclamando la letture. Dopo laCelebrazione liturgica, nella SalaLaurentina P. Fausto ha continuatole sue lezioni sul pensiero diSimone Weil.

Le attività dell’Associazione AMICI DELLA FAMILIA CHRISTIDI MARIO MANCINI

Associa

zione

AmicI della

Fam iliaChr isti

Page 20: Sosta e Ripresa: pubblicazione del 1 Marzo 2013

A Viterbo gli amici della FamiliaChristi hanno continuato il percor-so formativo della Lectio Divi-na settimanale sull’Anno dellaFede, dirette da Don Massimilianonella Basilica di S. Maria dellaQuercia.

Per la Quaresima la Lectio diDon Massimiliano è stata ingloba-ta nella “Lectio Diocesana” predi-cata dal Vescovo Mons Lino.

Insieme alla “Associazione Amici

L’ASSOCIAZIONEAmici della FAMILIA CHRISTI

BASILICASAN LORENZO IN LUCINA

DOMENICA3 FEBBRAIO

2013

ore 10,00

ore 10,45

[email protected]

AmicI della

Fam iliaChr isti

associa

zione

Sradicamento e radicamento

della società contemporanea nel pensiero di SIMONE WEIL

(1909-1943)

Celebrazione Eucaristicapresieduta dal Rettore della Basilica

Ristoro

ore 11,00 Percorso di riflessione su:

Conferenza tenuta da P. FAUSTO GIANFREDA, S.J.

DOCENTE PRESSO LA PONTIFICIA FACOLTÀ TEOLOGICA

DELL’ITALIA MERIDIONALE

terrà una riunione sul tema interculturale

AmicI della

FamiliaChr isti

associa

zion

e

L’AssociazioneAMICI DELLA

FAMILIA CHRISTI,nell’anno sociale 2012-2013, ogni

seconda domenica del mese, si riunirà in VITERBOpresso i locali della PARROCCHIA DELLA SS.MA TRINITÀ

(in piazza della SS.ma Trinità), per una giornata di preghiera, alloscopo di favorire la formazione dei laici secondo gli insegnamentidel Magistero della Chiesa. Oggetto degli incontri sarà l’approfondimento del contenuto essenziale della fede cristiana,

esposto a partire dal mistero centrale dell’adozione filiale.

P. Fausto Gianfreda, S. J., Docente presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia

Meridionale, guiderà il percorso di riflessione, secondo il seguente calendario:

Prossimi appuntamenti:

10 FEBBRAIO V T.O.

10 MARZO IV QUARESIMA

14 APRILE III PASQUA

12 MAGGIO ASCENSIONE

9 GIUGNO X T.O.

9,30 ARRIVO

9,45 LODI MATTUTINE

10,00 S. MESSA IN PARROCCHIA

10,45 RISTORO

11,15 PUNTI DI MEDITAZIONE

13,00 PRANZO

15,00 CONDIVISIONE DELLE RISONANZE

16,00 CONGEDO*

PROG

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LA PARTECIPAZIONE È LIBERA. OCCORRE, TUTTAVIA, NOTIFICARE

IN ANTICIPO LA PROPRIA PRESENZA ALPRANZO AD UNO DEI SEGUENTI RECAPITI

TELEFONICI: 347.99415900761.308494

[email protected]

* Al termine dell’incontro, i Soci (e gli amici interessati) si runiscono per le decisioni organizzative

BEATO DOMENICO BARBERI

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CARDINAL J. H. NEWMAN

Page 21: Sosta e Ripresa: pubblicazione del 1 Marzo 2013

AmicI della

Fam iliaChr isti

ROMA - Sabato 8 Giugno 2013Domus Mariae - Palazzo Carpegna - Via Aurelia 481

dalle ore 9,30 alle 14,00

DONNA E LAICITÀNELLA CHIESAIl cammino spirituale diTommasa Alfieri (1910-2000)

MODERATORE

Avv. FABRIZIO URBANI NERIAvvocatura dello Stato

RELATORI

Prof.ssa LUCETTA SCARAFFIAUniversità degli Studi di Roma La Sapienza

LA LAICITÀ IN TOMMASA ALFIERI E IL CONCILIO VATICANO II

Prof.ssa CECILIA NOVELLI DAUUniversità degli Studi di Cagliari

L’AZIONE CATTOLICA AL FEMMINILE NEGLI ANNI ’30 E LA FONDAZIONE DELL’OPERA REGINA CRUCIS

Prof. P. FRANÇOIS MARIE LÈTHEL, O.C.D.Pontificia Facoltà Teologica Teresianum

LA SPIRITUALITÀ MARIANA IN TOMMASA ALFIERI

Prof. P. FAUSTO GIANFREDA, S.J.Pontificia Facoltà Teologica

dell’Italia Meridionale

PAROLE DA(/E)LL’EREMO O MISTICA DELLE COSE

Dott.ssa DIANA NAPOLIÉcole des Hautes Études

en Sciences Sociales

TRACCE DI UN PERCORSO:LINEE DI UN PROGETTO

DI RICERCA SU TOMMASA ALFIERI

CONVEGNO

INGRESSO LIBERO

associa

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del Beato Domenico Barberi” èripresa la celebrazione della S.Messa l’ultimo Venerdì del mese: il22 Febbraio alle ore 17.30 nellaChiesa di S. Giacinta Marescotti.

Gli amici della Familia Christi neiVenerdì del periodo Quaresimale sisono uniti in preghiera alla Co-munità delle Clarisse del Mo-nastero di “San Bernardino”(Chiesa di Santa Giacinta) eserci-tando la Pia pratica della Via crucis

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e seguendo la recita comunitariadei Vespri.

Anche per la Liturgia dellaDomenica delle Palme gli amicidella Familia Christi si sono unitialla comunità delle Clarisse unen-do le voci del Coro nei tradizionalicanti processionali

Prosegue la collaborazione divolontariato con la Caritas Dio-cesana nella struttura del dormito-rio.

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Aprile 2013GIOVEDÌ 4

17,30 Lectio Divina (La Quercia)DOMENICA 7INCONTRO MENSILE A ROMA (Basilica di S. LORENZO IN LUCINA)GIOVEDÌ 11

17,30 Lectio Divina (La Quercia)DOMENICA 14INCONTRO MENSILE A VITERBO (Ss.ma Trinità)GIOVEDÌ 18

17,30 Lectio Divina (La Quercia)

VENERDI 26S. Messa Beato Domenico Barberi (S. Giacinta Marescotti - Viterbo)

GIOVEDÌ 217,30 Lectio Divina (La Quercia)

DOMENICA 5INCONTRO MENSILE A ROMA (Basilica di S. LORENZO IN LUCINA)

GIOVEDÌ 917,30 Lectio Divina (La Quercia)

DOMENICA 12INCONTRO MENSILE A VITERBO (Ss.ma Trinità)GIOVEDÌ 16

17,30 Lectio Divina (La Quercia)GIOVEDÌ 23

17,30 Lectio Divina (La Quercia)GIOVEDÌ 30

17,30 Lectio Divina (La Quercia)

VENERDI 31S. Messa Beato Domenico Barberi (S. Giacinta Marescotti - Viterbo)

GIOVEDÌ 1617,30 Lectio Divina (La Quercia)

SABATO 8Convegno a Roma sulla Prof.ssa Tommasa Alfieri (Domus Mariae - Roma)

DOMENICA 9INCONTRO MENSILE A VITERBO (Ss.ma Trinità)

Maggio 2013

Giugno 2013

I NOSTRI APPUNTAMENTI

Page 23: Sosta e Ripresa: pubblicazione del 1 Marzo 2013

Tommasina Alfieri si ispiròanche a S. Agostino e a SanFrancesco oltre che a San

Benedetto per l’ideazione della sua“opera”. Perché inserì un chiostromedievale in un eremo cinquecen-tesco quale S. Antonio alla Palan-

zana?Riprendendo il tema della spiri-

tualità mariana (Sosta e Ripresa3/2012 pag. 19) ecco la ispirata efervida preghiera che Dante attri-buisce a San Bernardo da Chia-ravalle (Clairvaux, Clara Vallis):

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Le fonti di ispirazione inTommasina Alfieri

“Vergine madre, figlia del tuo figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d’eterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana natura

nobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si accese l’amore

Per lo cui caldo ne l’eterna pace

Così è germinato questo fiore.

Qui se’ a noi meridiana face

Di caritate, e giuso, intra i mortali,

se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali

Che qual vuol grazia e a te non ricorre

Sua disianza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorre a chi domanda,

ma molte fiate liberamente a dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s’aduna,

quantunque in natura è di bontade.

(Divina Commedia, Paradiso, Canto XXXIII, vv 1-21).

DI ALDO CICINELLI

Eremo Sant’Antonio allaPalanzana, esterni

Page 24: Sosta e Ripresa: pubblicazione del 1 Marzo 2013

Secondo la interpretazione delpensiero del santo Abate cistercen-se, che il nostro grande poeta (for-mato in realtà alla FilosofiaScolastica Neoaristotelica di SanTommaso d’Aquino, ma anche allamistica neoplatonizzante di S.Bonaventura da Bagnoregio) iniziaa dare fin dal precedente CantoXXXI:

Bernardo, come vide li ochi miei

nel caldo suo calor fissi e attenti

li ochi suoi con tanto affetto volse a lei,

che i miei di rimirar fe’ più attenti.

Tommasa Alfieri conobbe emeditò certamente questi celebriversi sulla Donna per eccellenzaperché ha lasciato scritto: “Lavorodomestico, per l’andamento dellacasa comune, lavoro redditizio perprovvedere ai comuni bisogni ed aquelli di chi è ancor più bisognosodi noi. Il lavoro nell’Opera ha unospeciale senso. L’Opera desiderache le sue aggregate rimanganodonna nel senso più alto dellaparola, santifichino, ma non an-nullino le tendenze sante che ilSignore ha deposto nella loro natu-ra. Perciò nell’Opera tutte, relativa-mente alle possibilità e capacità diognuno/a, si interessano alla casa,al suo andamento materiale, eprendano parte ai vari lavorinecessari per il regolare e ordinatosvolgersi della vita di famiglia. E lofanno con l’interessamento caldodi chi si “dona” per la propria casae con quell’affetto che è lieto della

fatica come di una dimostrazionedi amore fraterno. Nella vita con-templativa i piccoli e molteplicilavori domestici entrano per dareun tono di semplicità squisita e dioperosità raccolta: sono un mezzodi unione tra le anime che si ritro-vano insieme nell’umiltà del lavorocome nella grandezza della pre-ghiera; mantengono in una linea direaltà serena; richiamano al valoredelle azioni piccole e modeste fatterientrare anche esse, con l’inten-zione di amore, nel concerto dilode che l’anima eleva a Dio; siaccompagnano alle luci della ora-zione e dello studio che affermanonella pratica quotidiana del sacrifi-cio”.

Perché parlare di uomini e non

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Chiostro dell’Eremo

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di donne? Di Santi e non di Sante?Di comunità maschili anziché fem-minili?

Come sopra scritto TommasaAlfieri inserì nel cortile dell’edificiodei Padri Cappuccini (che avevaacquistato a sue spese pressoViterbo) un chiostro ad archettirealizzato con antichi materialimedioevali provenienti da Cittàdella Pieve, materiali antichi da leiacquistati, recuperati, rimontatiintenzionalmente in un edificionato quando i chiostri ad archettiromanici non si costruivano piùperché sostituiti da cortili even-tualmente ad arcate. Provenivanoda un complesso conventuale fem-minile (forse Damianite? Od A-gostiniane?, o Benedettine? O

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Domenicane?).I Cappuccini sono un Ordine

Mendicante sorto nel XVI secoloquale ramo di più stretta osservan-za della regola di S. Francesco, fon-dato da fra’ Matteo da Bascio, rico-nosciuto nel 1528 da papa Cle-mente VII, con un programma dirinnovamento della vita dellaChiesa dell’epoca che sicuramentenon era ignoto all’Alfieri. Dolorosediscordie erano sorte da tempo trai Francescani, oggi definitivamentesuperate e ricomposte. All’epocaMassimiliano I d’Asburgo con altrisovrani europei chiese un energicointervento del papa: rispose LeoneX con il Breve Romanum Ponti-ficem dell’11 Luglio 1516 che indis-se un Capitolo Romano di tutti iFrancescani nella Chiesa dell’AraCoeli nel quale le differenti inter-pretazioni della volontà di SanFrancesco dettero vita a veri e pro-pri nuovi ordini religiosi. Ciò quan-do ancora Francescanesimo eFrancesco non erano stati risco-perti dal famoso storico protestan-te Paul Sabatier, che non potevanon essere noto all’Alfieri ancheper le polemiche suscitate dai suoistudi. Studi che mettevano innuova luce la grande umanità edoriginalità di Francesco eviden-ziando anche la energia dellarisposta delle Gerarchie Ecclesia-stiche e del Papato dell’epoca.

Per cui è alla Fede unitaria erobusta del medioevo quella a cuisi ispira l’Alfieri: dall’Alto Medio-evo monastico al Medioevo Co-munale dei frati mendicanti. Siispira alle Damianite di Santa

Page 26: Sosta e Ripresa: pubblicazione del 1 Marzo 2013

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Chiara, la quale restaurò anchematerialmente la muratura dellasua Chiesa in Assisi (come purefece Francesco) ed andò ad abitar-vi con le sue seguaci rifiutando dipossedere né dase, né campi, nédenari, ottenendo da papa In-nocenzo IV il “privilegio della po-vertà” nell’Aprile del 1223. Quindiquel Chiostro medioevale, forseneo-benedettino, inserito in unorganismo francescano cinque-centesco di estrema semplicitàpuò essere letto anche come valo-re simbolico, pensando allo straor-dinario coraggio di una donna delmedioevo che non solo si misecontro la sua famiglia, ma anchecontro la società dell’epoca, sce-gliendo la povertà, la castità, l’a-more, l’umiltà ed accettando per lesue consorelle la clausura papaleche le veniva imposta senza alcunodei privilegi feudali che Benedet-tini e Benedettine avevano accu-mulato nel tempo. Un provvedi-mento che pesò anche su altreNobili Donne seguaci di Francescocome, ad esempio, nel XIII secolo,nel Reatino, la Beata Filippa Ma-reri, perseguitata dai suoi fratellimaschi. Il “pauperismo” di originemedioevale, serpeggiato semprenella storia della Chiesa, sfociandotalvolta in posizioni apertamenteereticali e condizionando in uncerto periodo lo stesso francesca-nesimo, non interessava Tom-masa Alfieri, che invece precisamolto bene cosa debba intendersiper “povertà evangelica” rivolgen-dosi alle sue anime consacrate: ilnecessario sostentamento alla vita

della comunità ed una perfettarinuncia a qualsiasi tipo di suppor-to economico che non fosse quelloassegnato di comune accordo dallastessa comunità alle sue o ai suoicomponenti.

Scrive un valido cultore di anti-chità viterbesi che la MassaPalentiana fu coltivata già in tempiremoti, anteriori alla nascita delCastrum Viterbii (periodo longobar-do, VI sec. d.C.), il cui nome derive-rebbe da un Palentius, antico pro-prietario romano. Nel 1202, conproprio documento bollato che siconserva, papa Innocenzo III laconcesse al vescovo di Viterbo, e neltempo assunse il nome di SantoRomito o Romitorio, donde attual-mente: Eremo (l’eremita infatti è unromito).

Nel 1535 Giampietro de’ Grassi,vescovo di Viterbo, propose di ospi-tare i Padri Cappuccini nella suadiocesi, e successivamente il 30 set-tembre 1538 il cardinale NiccolòRidolfi, vescovo di Viterbo, donòloro il terreno della Palanzana, men-tre il Comune concedeva loro il per-messo di utilizzare parte dell’acquapubblica.

Il convento fu dedicato a San-t’Antonio da Padova, come è ancoraoggi. La costruzione proseguì lenta-mente e fu completata col secondopiano nel 1628.

Vi dimorò come novizio, tra il1693 e il 1694. San Crispino daViterbo, celebre frate cappuccinoconverso, illetterato, di cui in realtàsi conservano più di cento letteremanoscritte a molti rilevanti perso-naggi dell’epoca, che erano suoi figli

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spirituali, che invece mettono inevidenza sia un buonsenso praticosia una preparazione teologica rile-vante, dal Santo volutamente tenutanascosta per umiltà. Particolarequesto che certamente non sfuggìall’Alfieri, che contemplò nelle suefondazioni la modestia ed il silenzioe scelse di non comparire quasi mainegli scritti che pubblicò sotto altrinomi quali ad esempio quello dimonsignor Loreti.

Scrive infatti l’Alfieri nel testo chepiù avanti citeremo per esteso:Come è concepita nell’Opera la vita contemplativa: “Studio: tan-to per giovare alla preghiera quan-to per servire all’apostolato, lo stu-dio è considerato cosa essenziale

nell’Opera. Esso trova pienamente il suo

posto nell’opera perché è utile alraccoglimento e nello stesso temposi avvantaggia di esso. Lo studio sivolge innanzitutto all’approfondi-mento delle Materie Catechistiche,

della Storia Sacra, Storia dellaChiesa, Liturgia ecc... con par-ticolare attenzione alla Sacra

Scrittura della cui sapiente edumile conoscenza la preghiera

può avvalersi per le più sicureascese.”

Prosegue l’autore viterbe-se M. Galeotti: “Dal 19

marzo 1965 vi ha sedel’associazione religiosaFamilia Cristi che lo haacquistato dai Frati Cap-puccini.

L’associazione ha re-staurato tutto il comples-so religioso, riportandolo

agli antichi splendori, sotto la guidae l’impegno economico di Tom-masa Alfieri, nata a Roma il 5 giugno1910 e lì morta ii 26 marzo 2000.

Subito sulla destra è il piccolograzioso chiostro in mattoni rossicon pozzo esagonale. Il chiostro fufatto costruire da Tommasa Alfiericon i mattoni acquistati a Città dellaPieve in occasione dello smantella-mento di una chiesa quattrocente-sca.

Al suo interno è stata restaurata econservata la cella ove dormiva SanCrispino da Viterbo... vi è anche unabella immagine della Madonna delsilenzio” (Mauro Galeotti, L’Illu-strissima Città di Viterbo, Viterbo2002, pp. 209-212).

San Crispino da Viterbo

La cella nell’eremo di S. Antonio allaPalanzana ove dormiva San Crispinoda Viterbo

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BAGNAIA VILLA LANTE - VITERBO