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Magazine de la SIM onlus Italia

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1/2014 S I M i n t e r n a z i o n a l e 1/2014 S I M i n t e r n a z i o n a l e

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Questo giornale trimestrale è pubblicato in tedesco, inglese, francese e italiano. Tariffe dell’abbona-mento annuale:CHF 10.–; € 6.–. Redazione: Waltraud e Günter KunzLayout: FRANK.COMMUNICATION. Singen (D)www.frank-com.deProduzione:Jordi SA . lo specialista per i media. Belp, www.jordibelp.ch

La SIM è membro della e delLa SIM è membro della e del

Credo che l’esperienza che ho vissuto più vicina a un disastro naturale sia stata la Grande Tempesta, che nel 1987 devastò il Regno Unito. Io e mio marito eravamo sposati da poco e abitavamo in cima a un edifi cio di tredici piani. La notte della tempesta, le grandi fi nestre del salotto e della stanza da letto cominciarono a sbattere e a tremare, e il rumore dei venti di uragano che s’intensifi cavano era ancora più forte a quell’altezza. Un’esperienza davvero angosciante.

Sorprendentemente, quella sera riuscimmo a dormire e ancor più sorprendente fu il fatto che l’edifi cio dove vivevamo non subì alcun danno. Tuttavia, il giorno dopo scoprimmo che molti negozi del vicinato erano senza vetrine, che i camini di molte case erano caduti e che numerosi alberi erano stati sradicati, rendendo le strade impraticabili. Io lavoravo in una località chi-amata Sevenoaks (sette querce), nome che deriva dal fatto che sulla piazza centrale si ergevano sette querce maestose. Dopo la tempesta, la gente si divertiva a dire che ormai la cittadina avrebbe dovuto chiamarsi: «Una quercia sola».

Indubbiamente, per quanto possa essere stata devastante, questa tempesta non è comparabile al triplice disastro vissuto nel 2011 dal pastore Akira Sato e dalla sua chiesa a Fukushima, in Giappone: terremoto, tsunami e persino una fusione nucle-are! È diffi cile immaginarselo. Privati della casa e di ogni bene, i membri della Chiesa Battista di Fukushima furono evacuati assieme, il che probabilmente li ha uniti, facendoli diventare una «grande famiglia».

Allo stesso modo, sembra che il disastro abbia innescato un processo di unifi cazione in seno alle chiese giapponesi: diverse denominazioni si aiutano reciprocamente e i muri di divisione crollano. L’amore e la compassione, dimostrate dai cristiani durante le operazioni di soccorso, hanno generato una maggiore aper-tura al Vangelo. Nuovi convertiti chiedono di essere battezzati e nuove chiese nascono un po’ ovunque.

È meraviglioso apprendere che in Giappone si stanno aprendo nuove opportunità di servizio e anche in Guinea Equatoriale (vedi pag. 3), dove i giovani vanno di luogo in luogo a rac-contare alla gente quello che Gesù ha fatto per noi! In que-sta edizione troverete tante buone notizie riguardo alle porte che si aprono alla Buona Notizia. E tutto questo non può essere distrutto, non importa quanti edifi ci crollino o quanti alberi vengano sradicati. n

n Suzanne Green, Caporedattrice della SIM Internazionale

«SIM oggi» 1/2014 n www.sim.org2 Editoriale

Immaginate di arrivare nel cuore dell’Africa e di sentire parlare soltanto spagnolo! Vi trovate in un paese come nessun altro: siete in Guinea Equatoriale!

Qui molte persone si vantano di cacciare animali selvatici nella foresta tropicale, che si estende intorno alle città e ai villaggi. Infatti, per alcuni la carne di manzo, pollo o maiale è quasi immangiabile; è carne «per cittadini». Come ha detto qualcuno: «Chi si sognerebbe mai di man-giare carne del genere?» Il mercato locale offre un’ampia scelta di scimmie, gazzelle, roditori e, sembra incredibile, coccodrilli vivi! Riuscite a immaginare di tornare a casa dal mercato con un coccodrillo vivo per cena, lungo un metro, zampe e bocca legate per la vostra incolumità?

Ma consideriamo un argomento più importante. Dio sta operando in questo piccolo paese relati-vamente isolato e la chiesa si diffonde come un

fuoco fuori controllo. Le chiese sono stracolme e altre stanno sorgendo, dove giovani intra-prendenti vanno per città e villaggi a portare il Vangelo. Essi vi formano discepoli e nuove chiese nascono spontaneamente. All’inizio, un pastore locale cercò di mantenere le cose sotto controllo, ma poi vi rinunciò, chiedendosi: «Perché dovrei cercare di contenere un tal entusiasmo per Dio?»

Le sfideNondimeno, con un tale ritmo di crescita delle chiese, le sfide non mancano. Ci sono

pochissimi pastori formati e mentori in Guinea Equatoriale. C’è un’acuta scarsità di scuole bib-liche e di gente in grado di formare i responsa-bili nella Chiesa. La metà dei pastori, che vuole seguire una formazione teologica, si vede rifi-utare l’accesso agli studi per mancanza di posti. Inoltre c’è bisogno d’insegnamento teologico decentrato per le persone che vivono nei villag-gi e che non possono trasferirsi in città.

Ho assistito a un corso serale molto affollato all’unico Istituto Biblico interdenominazionale. La sete di studiare la Parola di Dio è strabiliante. Quella sera gli studenti si erano riuniti in strada sotto un lampione per approfittare di un po’ di rara illuminazione elettrica per leggere la Bibbia.

Recentemente è stato chiesto alla SIM di associarsi alla WEC, una missione evange-lica che ha una lunga storia in questo paese. Questa nuova collaborazione apre le porte ai missionari della SIM per servire Dio in Guinea

Equatoriale. Abbiamo bisogno di persone in grado d’insegnare e di fare discepoli in collabo-razione con la WEC, le chiese locali e le scuole bibliche.

Anche per i cristiani maturi si presentano oppor-tunità di lavorare con i numerosi giovani e la Chiesa è desiderosa di rispondere ai bisogni di vario genere. Attualmente, la Guinea Equatoriale occupa il quattordicesimo posto nel mondo per sieropositività e ha uno dei più alti tassi di con-tagio da HIV dell’Africa centrale e occidentale. Nonostante questa realtà, non si conoscono strut-

ture di sostegno ai sieropositivi. Essi sono respinti dalla società e sia il governo sia le chiese fanno ben poco per attaccare il problema alla radice.

I responsabili cristiani in Guinea Equatoriale ci hanno dato un’occasione meravigliosa di rispon-dere ai bisogni in maniera globale. Unitevi a noi nella nostra visione di vedere più vite trasformate da Cristo in questo paese diverso dagli altri. n

n Geoffrey W. Hahn, Vice Direttore Internazionale per le Americhe

R   I giovani vanno per città e villaggi a portare il Vangelo e nuove chiese nascono spontaneamente.

S  Dio sta operando in questo piccolo paese relativa-mente isolato e la chiesa si sta diffondendo come un fuoco fuori controllo.

S  In Guinea Equatoriale, la sete di studiare la Parola di Dio è strabiliante.

S  La SIM ha un’occasione meravigliosa di rispondere in maniera globale ai bisogni di un paese diverso dagli altri.

«SIM oggi» 1/2014 n www.sim.org 3Africa spagnola

La storia della «Chiesa Esodo» in GiapponeIl giorno del suo 54° compleanno, il mondo di Akira Sato crollò. Quel venerdì mattina si era svegliato per festeggiare ma alle ore 14.46 tutto era cambiato.

Era l’11 marzo 2011, data del triplice disastro nel Giappone nord-orientale. Prima di tutto, un ter-remoto di magnitudo 9.0 aveva devastato la zona, provocando altre tragedie. In pochi minuti, uno tsunami aveva inghiottito 20.000 vite umane e provocato un incidente nucleare nel primo reat-tore di Fukushima. Le autorità avevano emesso l’ordine di evacuare la zona.

Quale pastore della Chiesa Battista di Fukushi-ma, appena qualche chilometro di distanza dal reattore n° 1, Sato passò in modalità «soprav-vivenza» e cominciò a cercare i membri della sua chiesa. Nel giro di poche settimane, la sua chiesa, rimasta ormai senza locale dove riunirsi, fu invitata a trasferirsi in un terreno utilizzato per campeggi cristiani nella parte occidentale di Tokyo, a quasi a 300 chilometri dalla loro città Fukushima. Circa settanta dei suoi 200 membri si trasferirono in questo campo mentre il resto dei sopravvissuti trovò rifugio presso parenti in tutto il Giappone.

Sato ha scritto due libri sull’esperienza della sua chiesa, incluso il best seller: «La Chiesa Esodo». Riflettendo su questo periodo di «deserto», egli crede di essere nato per vivere questo tempo. Il suo compleanno e il nome della Chiesa sembra-no confermarlo.

Mura che crollano: un’occasione storicaTuttavia, Sato fa un’altra riflessione. Assieme ai muri degli edifici fatti crollare dallo tsunami, sono caduti altri tre muri:

1. Il muro che separa le chiese dalla società: Prima del disastro, le chiese locali erano quasi sconosciute alla maggioranza della popolazione. Il 99,5% dei giapponesi non è cristiano. Tuttavia l’impegno delle chiese e dei volontari cristiani, intervenuti a prestare soccor-so e ogni tipo di assistenza, ha messo in buona luce le chiese in tutto il paese.2. I muri tra le chiese e le diverse deno-minazioni: Accantonando le loro differenze, le varie denominazioni si sono associate per rispon-dere ai bisogni della collettività. La partecipazio-ne dei fedeli a una chiesa, che prima era in calo, ha raggiunto ora livelli molto elevati. Numerosi nuovi partecipanti, senza alcuna esperienza di appartenenza a una chiesa, si aprono a Cristo. In poche settimane sono stati battezzati dieci nuovi convertiti. Questa chiesa non aveva le risorse finanziarie per acquistare il terreno che aveva preso in affitto, così tre diverse denominazi-oni raccolsero i fondi per acquistare la proprietà. L’impegno comune delle dif-ferenti denominazioni è il seguente: «Ci adoperiamo per lavorare assieme, non per costruire muri tra di noi!»3. Il muro tra il Giappone e il resto del mondo: Dopo quest’orribile disastro, la Chiesa globale si è stretta attorno al Giappone. Il senso di comu-nione che ne è scaturito continuerà in futuro. Il popolo giapponese è sbalor-dito e commosso dalla generosità dei cristiani stranieri che continuano a dare, a venire e a servire.

Cresce l’aperturaLa distruzione di questi muri metaforici è il simbolo di una crescente apertura spirituale del popolo giapponese, cosa sconosciuta dalla fine della seconda guerra mondiale. Durante la prima fase delle operazioni di soccorso, le chiese distribuirono cibo e beni di prima necessità agli abitanti bisognosi. Spesso, nel veder arrivare i volontari, i bambini gridavano con entusiasmo: «Nonna, ritorna Gesù a portarci cibo e vestiti!»

In un villaggio, le acque avevano raggiunto il primo piano di quasi tutte le case, fino a livello delle mensole, dove erano alloggiati gli idoli domestici. Quando i membri della chiesa portarono gli aiuti, distribuirono anche verset-

ti biblici stampati che gli abitanti fissavano ai muri con delle puntine. Un anziano del villaggio

n Jeffrey S. Johnston,Vice Presidente di «Advancement, Asian Access»

S  Nel giorno del suo 54° compleanno, il mondo di Akira Sato crollò.

T  Questo è il momento di Dio per la chiesa in Giappone. L’amore che riscatta di Dio si sta manifestando.

S  L’impegno comune delle differenti denominazioni è il segu-ente: «Ci adoperiamo per lavorare assieme, non per costruire muri tra di noi!»

«SIM oggi» 1/2014 n www.sim.org4 Disastro …

disse ironicamente: «Lo tsunami si è portato via tutti i nostri idoli ma ora al loro posto sulle loro mensole c’è la Parola di Dio. Forse dovremmo diventare tutti cristiani!»

Il riavvicinamento delle denominazioni e la presa di coscienza della collettività spingono le chiese a guardare oltre i loro muri. La nuova rete missiona-ria delle chiese Miyagi Mission, prevede la creazione di 1.000 nuove chiese. Un pastore del distretto di Miyagi ha formato 33 gruppi nelle case tra i soprav-vissuti dello tsunami. Nel dis-tretto d’Iwate, la rete delle chiese «11 marzo» ha ripreso tale visione per servire i bi-sognosi e stabilire nuove chiese in tutto il nord-est del Giappone. Le comunità sociali sono commosse e vivificate dalle chiese. La luce di Cristo brilla nel mondo.

Ricostruire le vite e la collettivitàLe attività di soccorso hanno aperto la via all’opera di ricostruzione. Nel giro di due anni, numerose infrastrutture sono state ricostruite minuziosamente. Ora si tratta di aiutare la gente a ricostruire le loro vite e l’economia locale. Le chiese locali vi contribuiscono met-tendo a disposizione gruppi di consulenza e di sostegno e lanciando imprese sociali per sti-molare il rinnovamento.

La mancanza di tessuto sociale perdura. Per i sopravvissuti sistemati in alloggi temporanei, si tratta di rimettere radici. Numerosi sono quelli che si sentono ancora profondamente erranti, riferisce Akira Sato. Per il suo 55° compleanno,

dopo un anno trascorso al campo, il pastore Sato spostò di nuovo il suo gregge, stanzian-dolo proprio fuori della zona d’evacuazione, poiché l’accesso alla loro amata città era bloc-cato. Sato raccolse i fondi per costruire una nuova chiesa e un appartamento per gli anziani della sua chiesa. E decise: «Abbiamo perso la

nostra città e non potremo più farvi ritorno; allora costruiamone una nuova!»

Nel piantare una chiesa, essi devono affrontare numerose sfide da parte dei residenti di lunga data, che li definiscono «evacuati». Talvolta si sentono dire che sono rifugiati indesiderati, poiché contaminati dalle radiazioni. In mezzo a queste prove, Sato si consola pensando di essere nato precisamente per un tempo così par-ticolare. È stato preparato ad affrontare questa sfida come lo è stata anche la chiesa giapponese. Questo è il momento di Dio. L’amore che riscatta di Dio si sta manifestando. La Sua chiesa porta aiuto e speranza al popolo giapponese.

Alcuni missionari della SIM, in collaborazio-ne con Asian Access, sono stati mandati nel nord-est del Giappone. Pregate per una rac-colta straordinaria in Giappone…e per altri operai. n

Per ulteriori informazioni, visitate il sito di Akira Sato (in inglese): www.f1church.com

S  Akira Sato e il suo gregge affrontano numerose sfide nel pi-antare una chiesa da parte dei residenti di lunga data che li definiscono «evacuati».

S  La SIM e Asian Access hanno collaborato nel portare aiuto e spe-ranza alla gente del Giappone nord orientale.

S  La nuova rete missionaria delle chiese Miyagi Mission prevede la creazione di 1.000 nuove chiese.

La luce di Cristo

Prima che il triplice disastro si abbattes-se sul Giappone, una coppia di settantenni, membri di una chiesa battista conservatri-

ce, voleva fondare una chiesa iniziando un gruppo nelle case. Quando arrivò lo tsunami, le onde risucchiarono la donna fuori di casa, ma suo marito, afferrata-la strettamente per una gamba, riuscì miracolosamente a trarla in salvo. Il pi-anterreno della casa fu gravemente dan-neggiato e la coppia non aveva i mezzi per ripararlo. La casa fu marcata con lo spray come segno che doveva essere demolita. Quando un pastore dei fratelli mennoni-ti passò davanti alla casa, pensò che si potesse ricuperarla per farne una chiesa. La sua era stata distrutta dallo tsunami. Decise allora di mettersi in contatto con i proprietari, trasferitisi nel frattempo in un piccolo appartamento, i quali furono contenti di cedergli la casa. Il pastore dei fratelli mennoniti restaurò la casa, che oggi è diventata la nuova chiesa. Essa incorpora la sua congregazione e alcuni membri della chiesa originaria. Una croce illuminata al neon si erge all’entrata della chiesa, rischiarando il vicinato. La luce di Cristo brilla intensamente.

«SIM oggi» 1/2014 n www.sim.org 5… e buona notizia

Bruce Blackbell della SIM è cresciuto scivolando sulle onde di Cronulla Beach a Sydney, in Austra-lia. Perfettamente a suo agio sulla tavola da surf, egli cavalca le onde con i professionisti in modo del tutto informale. Bruce incontrò Cristo in un cam-peggio cristiano quando aveva dodici anni. Quello che l’aveva attirato era stato il pensiero di un mondo dopo di questo che durerà per l’eternità. Crescendo nella fede, egli imparò a conoscere e ad amare Dio per il suo amore, la sua misericordia, il suo perdono e la sua grazia.

Quando Bruce era adolescente, un gruppo dei suoi compagni di Cronulla Beach ebbe una visione di raggiungere altri surfi sti per Gesù. L’idea si diffuse in tutta l’Australia grazie a Brett Davis, che nel 1977 fondò i Surfi sti Cristi-ani. Ciò che era iniziato come una visione sulle tavole da surf è ora conosciuto come «Surfi sti Cristiani Internazionali» (CSI) che opera in 35 dei 120 paesi del mondo dove si pratica il surf. (I dettagli della storia del CSI sono riportati nel nuovo libro «Ground Swell» di Brett Davis).

Nel 2007 Bruce e sua moglie Marsha si trasfe-rirono con la loro famiglia in Perù per lavorare con la SIM. Il suo incarico è l’Insegnamento Teologico Decentrato (ITD), un corso di forma-zione teologica destinato agli studenti che non possono accedere a una facoltà di teologia per mancanza di mezzi o di opportunità.

Come molti prima di lui, Bruce portò l’ITD nella giungla amazzonica e sulle montagne delle Ande. In breve tempo fu anche attirato dai surfi sti peruviani. Chiama-to a diventare Direttore del Consiglio dei Surfi sti Cristiani in Perù, egli non tardò a ren-dersi conto che molti surfi sti avevano una profonda cono-scenza dell’oceano ma una conoscenza superfi ciale della Bibbia. Così si offrì di formare, disciplinare e preparare queste persone per mezzo dell’ITD. Perciò, in modo strutturale e sostenibile fi nanziariamente, l’insegnamento cristiano si è fatto strada in una delle categorie di persone meno esposte al Vangelo al mondo: i surfi sti.

Prendere la grande ondaIl surf attira migliaia di nuovi adepti, turisti e aspiranti professionisti che ambiscono a recarsi nelle più celebri spiagge del mondo. Per molti

si tratta principalmente di prendere la grande onda sperando di essere foto-grafati, di acquistare fama, guadagnare soldi e diven-tare professionisti. Alcuni passano l’intera giornata ad aspettare quell’onda, per poi scoprire che non è abbastanza!

Certe persone vivono esclu-sivamente per il surf, sacri-fi cando famiglie, lavoro, persino la casa. Molti non

hanno domicilio fi sso e abitano nelle automobi-li, sulla spiaggia o sotto gli alberi. Vivono come eremiti soltanto per il piacere di praticare il surf. Gli spettatori vengono da tutte le parti del mondo per assistere alle competizioni perché sono ado-ratori del surf. Alcuni professionisti hanno sentito parlare del Vangelo ma rifi utano di inchinarsi a Cristo per paura di perdere gli sponsor e di com-promettere le loro forti identità e i loro guadagni.

Raggiungere e insegnare ai surfi sti in tutto il mondoNel novembre del 2012, il CSI festeggiò il suo ventesimo anniversario. Questo raduno di atleti cacciatori dell’onda, che amano Gesù, ebbe luogo sulla spiaggia nord di Honolulu, nelle Hawai, che ha la fama di essere la culla del surf.

Il tema della conferenza era di lanciare una sfi da ai surfi sti cristiani a dare il primo posto a Gesù piuttosto che al surf. Furono avanzati suggerimenti per portare il Vangelo ai surfi sti di tutto il mondo. Bruce presentò l’ITD e risvegliò l’interesse per realizzare questo programma in diversi capitoli del CSI in tutta l’America Latina. La visione è di trovare e preparare nuovi respon-sabili mediante un corso di teologia decentrato internazionale e non denominazionale.

Per due settimane dopo la conferenza, Bruce partecipò e insegnò a un programma

n Tabitha Plueddemann

R  Bruce Blackbell (a sinistra) è un reclutatore di missio-nari per la SIM Australia. Bruce lavora come pastore part-time a Port Macquarie, una città di surf a nord-est di Sydney.

S  L’Insegnamento Teologico Decentrato (ITD) aiuta gli studenti che non hanno accesso, opportunità o fondi per l’istruzione teologica.

«SIM oggi» 1/2014 n www.sim.org6 Dalle onde …

Damaris e Marco Chilese, missionari della SIM-Svizzera, lavorano sull’isola La Réunion e sono essi stessi appassionati del surf. Essi riferiscono:

La Réunion è un vero paradiso del surf. Purtroppo, a causa di molti attacchi di squali, alcuni dei quali mortali negli ultimi anni, il surf è uno sport praticato in modo molto limitato. Abbiamo già potuto stabilire molti contatti con altri surfi sti. L’hobby in comune e la gioia di scivolare sulle onde creano presto legami di amicizia.

Ci sono sempre nuove occasioni per parlare di Dio e fi nora abbiamo potuto regalare una trentina di Bibbie per i surfi sti e Nuovi Testamenti con testimonianze di vita di surfi sti credenti. Desideriamo invitare presto i surfi sti a vedere un fi lm sulla storia di un surfi sta cieco credente, nella speranza che alcuni si interessino a conoscere Gesù.

Per ulteriori informazioni sui Surfi sti Cristiani, visitate il sito (in inglese):

http://christiansurfers.net

S  «Surfisti Cristiani Internazionali» (CSI) ha festeggiato recentemente il suo 20° anniversario. il CSI opera in 35 dei 120 paesi del mondo dove si pratica il surf.

T  Nel 2013, Bruce partecipò alla Conferenza per le Americhe in Equador, nel suo ruolo di Direttore dei Surfisti Cristiani in Perù.

d’evangelizzazione e di discepolato assieme ad altri professionisti del surf quali Andy Cor-rutthers, pastore dei professionisti della tavola lunga. Volontari del Giappone, Norvegia, Sudafrica, USA, Australia, Perù e Brasile par-larono alle folle addensatesi lungo le spiagge per assistere alle competizioni di surf per pro-fessionisti. La missione ebbe un grande suc-cesso e tre chiese locali associate chiesero che una squadra ritorni ogni anno in occasione della gara. Migliaia di persone di ogni nazione,

tribù e gruppo etnico entrano in competi-zione per l’ambita Triple Crown.

Recentemente, Bruce e Marsha sono tornati in Australia per lavorare come reclutatori di missionari per conto della SIM. Bruce lavora come pastore part-time a Port Macquarie, una città di surf a nord est di Sydney, che ospita campionati nazi-onali di surf dell’Australia. Egli continua a svolgere vari ruoli direttivi in America Latina, il più delle volte in qualità di Diret-

tore del Comitato dei Surfisti Cristiani in Perù e vi si reca due volte all’anno per promuove-re l’ITD e consegnare i diplomi. Grazie al suo lavoro, i surfisti latino-americani mettono radici nella Parola di Dio e sono formati a fare discepoli in tutte le nazioni. n

R  Il CSI cerca di raggiungere i surfisti in tutto il mondo, e alcuni decidono che cercare fama e denaro non basta.

«SIM oggi» 1/2014 n www.sim.org 7… fino ai cuori

Avanguardisti e influenti, educati ed eloquenti, colti e chic, i francesi hanno sempre sfornato artisti, filosofi e poeti di fama mondiale, collo-candosi all’apice della tecno-logia e della medicina.Eppure a livello spirituale lo sce-nario è completamente diverso. Meno dell’1% della popolazione professa la fede in Gesù Cristo. Di conseguenza, ci sono più medium attivi che medici di famiglia e in 35.000 delle 37.000 città e villag-gi francesi non esistono chiese evangeliche. Tutto questo fa balzare la Francia in cima alla classifica dei paesi con un grande bisogno spirituale.

Eppure la Francia non è estranea al Vangelo. Il rifor-matore Giovanni Calvino, di origine francese, scrisse delle opere che furono fonti di grande inspirazione per gli Ugo-notti, i membri della chiesa riformata di Francia dal XVI secolo. Il profilo e la storia spirituale della Francia furono sconvolti dalle violente persecuzioni che forzarono all’esilio mezzo milione di Ugonotti, i quali, alla fine del XVII secolo, partirono alla volta di paesi più clemen-ti, come l’America del Nord, portando con sé il loro sapere, le competenze e il cristianesimo evangelico. Dopo la loro partenza, uno scrit-tore parlò dal profondo del suo cuore in questi termini: «La Francia ha perso la sua anima».

Steve Cyr è originario del Quebec, un «puro-sangue». Laura Dytynyshyn Cyr è la figlia di David e Nancy Dytynyshyn, fondatori di chiese, trasferitisi dall’Ontario in Quebec, ed ex colla-boratori della SIM in Niger e in Francia. Conse-guito un master in teologia, Steve ha lavorato in una prigione di massima sicurezza come cappellano, pur continuando a essere diacono e predicatore nella sua chiesa di Montreal. Ha scelto suo suocero David come mentore riguar-do ai principi e alle pratiche per fondare chiese, poiché Dio ha messo nel suo cuore e in quello

di Laura l’appello specifi-co di portare la loro fede al

«vecchio continente». Essi hanno in progetto di piantare una chiesa in Francia in una delle 35.000 comunità che non ne hanno.

I liceali francesi consacrano ogni settimana sette ore allo studio della filosofia. Entusiasti all’idea di trovare una risposta alle questioni esistenziali e ai problemi che li preoccupano, essi costatano con grande sgomento che le loro speranze s’infrangono contro le conclusi-oni filosofiche pessimiste, che asseriscono che la vita è assurda e persino senza senso. Non è sorprendente che parecchi di loro mettano fine ai loro giorni in giovane età.

Come il Quebec, anche la Francia si trova a un bivio per quanto riguarda la spiritu-alità. La religione gestita dalle istituzioni è stata abbandonata ormai da tanto tempo. Il materialismo rappresenta il nuovo dio di queste culture post-moderne. Il bisogno di Dio non potrebbe essere più urgente. I cri-stiani dell’Esagono costituiscono una piccola maggioranza in crescita. Fondatori di chiese francesi e stranieri vedono formarsi nuove chiese anno dopo anno.

Per finire, è impossibile non ricordare che la lingua di Molière è parlata in venticinque paesi africani e in numerose regioni del mondo. Più della metà dei popoli non raggiunti dal Vangelo vivono in questi luoghi, in cui i mis-sionari sono troppi pochi perché è necessario imparare il francese. Aumentando il numero dei cristiani e di chiese in Francia, paese con un enorme potenziale d’invio di missionari, il Vangelo sarà sempre più presente nei paesi francofoni. Sosteniamo insieme Steve e Laura con la preghiera mentre stanno per partire in Francia per lavorare all’edificazione del Regno di Dio collaborando con un partner della SIM France Mission e con la Chiesa Calvary Chapel di Montreal che li manda. n

n Angela Brandle, direttrice della SIM Quebec

In effetti, ci sono più medium attivi che medici di famiglia e in 35.000 delle 37.000 città e villaggi francesi non esistono chiese evangeliche.

S  La città di Bourges sta molto a cuore a Steve e a Laura.

«SIM oggi» 1/2014 n www.sim.org8 Nuovi collaboratori del Quebec