SIGILLO DEI SIGILLI

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 FILOTEO GIORDANO BRUNO NOLANO SIGILLO DEI SIGILLI Accomodato per tutte le disposizioni dell'animo da comparare e delle abitudini da raggiungere. 1. Tra le altre cose mi ha insinuato queste quel Divino spirito che mai ha il suo ri po so tr a gl i animi non chiari: a te che esiti e che ti infiammi appena verso la cosa stessa devi porre ciò in principio, così che come da esso sei eccitato esternamen te tu sia inci tato internamente, renda culto a Dio primo e prossimo, e che tu sempre es pri ma ma gni ficenza al pr inc ipe , il nume invochi e la luce ammiri. 2. Tre in seguito in ogni arte umana ricorda doverci essere: primo si esamino i singolari prima che divengano (che siano); per secondo siano studiati con sforzo e con completa considerazione; per terzo quelle cose che sono state pensate e messe in ordine siano offerte agli altri e virilment e difese. 3. Riguardo a queste l'antichità ci ha tramandato che tre Dei presiedono a tutte le arti: Pallade, Vulcano, Mar te. Questa è una oper ante trin ità della divinit à, che sta dav anti sempre a Gio ve, sommo arc hit etto delle cose, cosicché come tutta la trinità sta a Giove, così Vulcano e Marte a Pallade. 1

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FILOTEO GIORDANO BRUNO NOLANO

SIGILLO DEI SIGILLI

Accomodato per tutte le disposizioni dell'animoda comparare e delle abitudini da raggiungere.

1. Tra le altre cose mi ha insinuato queste quel Divinospirito che mai ha il suo riposo tra gli animi nonchiari: a te che esiti e che ti infiammi appena verso lacosa stessa devi porre ciò in principio, così che comeda esso sei eccitato esternamente tu sia incitatointernamente, renda culto a Dio primo e prossimo, eche tu sempre esprima magnificenza al principe, ilnume invochi e la luce ammiri.

2. Tre in seguito in ogni arte umana ricorda doverciessere: primo si esamino i singolari prima chedivengano (che siano); per secondo siano studiati consforzo e con completa considerazione; per terzoquelle cose che sono state pensate e messe in ordinesiano offerte agli altri e virilmente difese.

3. Riguardo a queste l'antichità ci ha tramandato chetre Dei presiedono a tutte le arti: Pallade, Vulcano,Marte. Questa è una operante trinità della divinità,che sta davanti sempre a Giove, sommo architettodelle cose, cosicché come tutta la trinità sta a Giove,così Vulcano e Marte a Pallade.

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4. Vediamo che ci sono tre vestigia anche nellanatura, di questi tre che regnano nell'arte divina; ilvestigio di Pallade è l'ordine con il quale sono

disposte le cose, quelle di Vulcano il veloce progressoe il pronto andare come nel parto, quello di Marte lastruttura tradita da coloro che sono generati e chepossono generare.

5. Così anche i singoli della fonte perenne: 1.profuiscono, 2. nascono, 3. mentre ritornano allapropria origine rifluiscono nello stesso: 1.divengono2. crescono 3. si perfezionano; da ciò Orfeo chiamò lostesso principio, medio, e di termine.

6. A sana mente cercare e raggiungere ciò ticostringe la necessità, per la quale l'uomo posto indiscrimine desidera e si aggancia come dicono allepenne dell'alba, così per volontà di Giove il quale pernon attutire l'ingegno umano, o che pur vivace nonmuoia * * * , aggiunge un'impellente povertà alladurezza delle cose.

7. Ricordati che Prometeo non piacque alle divinità,come chi spargendo i tesori degli Dei, tenta dimettere il genere umano nel torpore, o come chipromiscuamente fa qualcosa di comuneeccellentissimo da cose degne e non degne.

8. Abbi dunque tu e conserva con te il gusto di questopoco e salutare nettare del liquore, con il quale,mentre tu espurghi subito i letargici umori del fiumeLeteo, facilmente per prima cosa una vita celeste con

gli Dei celesti, e subito proseguirai in un circuitosovraceleste con i sopracelesti, per cui conl'abbondanza di volgo attonito comprenderai nonessere di grande livello i giacenti Carneade, Cinea eMetrodoro.

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9. Anche se avrai prova che il tempo secondo ipitagorici è imbecillissimo e stoltissimo (alcune voltecon esso tutte la cose sono distrutte dall'oblio), nonpotrai provare la concezione del tempo di Simonide(con il cui beneficio tutte le cose sono ricercate,

imparate, ritrovate, le dimenticate ritornano chiare ele precise pullulano).

10. La natura ha dato a tutti, per quello che gli basta,le ali che ciascuno ricerca, però vi sono alcuni che levogliono dispiegare per dividere e spingere quell'aereche non solo conduce e si presta come da spingereper volare, ma anche si mostra per dividere; infattidopo che ti sarai mosso lavorando a dividerlo essostesso ti promuoverà con gratitudine sostenendoti.

11. Noi incontriamo cose, segni, immagini, spettri efantasmi. Le differenze di questi sono odiabili per ciòche è deforme e cattivo e appetibile perciò che èbello e buono, e i composti dai due o tre di questi,l'amabile buono, l'odiabile deforme; similmente saràfacile da (con)prendere ciò che è né eccellente nédeficiente nel sensibile, a paragone dell’intelligibileastratto, ed è difficile da comprendere ciò che èremissivo, o eccessivo nel sensibile e per sua natura

massimamente intelligibile (essendo senzaastrazione).

12. Per mezzo di queste la natura adorna il senso, laconcupiscenza, l'intelletto e la volontà, per cui ègioievole vedere, toccare in genere, immaginare,cogitare.Il primo ricordare, raziocinare e capire, da cui nasceper seconda cosa il ricordato, che è uso chiamareintelletto acquisito o abituale, alle quali va aggiunta

la formazione le cui specie sono l'opinione in genere,l'aporia, lo scrupolo, la sinderesi, la fiducia e laseduzione in genere che eccita il desiderio,l'ambizione, la curiosità e la fiducia e una certabattaglia che ti incita verso abominazione, terrore,orrore. Tutte queste cose generano qui la scelta e lafuga e perciò l'assenso e il consenso.

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13. In questi vi è la semplice conoscenza o il concettoprimo, la numerazione, la misurazione, il soppesare, ildividere, il distribuire, il distinguere, l'ordinare, ildefinire la proposizione, l'argomentare, l'intelligere,

che è il semplice concetto secondo e operazione dellamente (che così ci piace chiamare).

14. Disposte da noi queste cose in questo modo,anche da te, come devono essere capite,comprendendole e tenendo alla mente ciò che diesse, la natura che hanno e il modo con cui possiamodivenire facilmente contemplatori di esse, per primacosa le idee sulle esemplari delle quali tutti i generiche esistono e le specie dei generi vengono prodotte,

queste preesistono nella mente del primo operatore esubito sotto il loro influsso o fanno emergere alla lucegli individui secondo la loro specie a preferenzaintegra e incorruttibili; o nella distribuzione esuccessione della materia fluttuante alcune cosecontinue e moltiplicate fanno venire alla luce secondodeterminati ordini. Queste cose, dunque, dalla primamente subito sono comunicate all'intelletto permezzo del quale le cose che sorgono nella natura,(dopo che erano preesistite in un certo modonell'archetipo immenso) divengono quasi un margine

incluso e sussistenti naturalmente in questo modo.

15. In questo campo attraverso il senso, come fosseuna porta, le cose metafisiche vengono riportate allefisiche, le fisiche divengono ragionevoli e daesaminare con i sensi interiori dell'uomo, dove siperpetuano le facoltà più immateriali.

16. In questo modo dal mondo supremo che è fonte

delle idee, nel quale si dice che ci sia Dio o che vienedetto essere dentro Dio, la discesa è verso il mondoideato, che attraverso di esso e da esso si dice siafatto, e da questo per lo stesso, che di tutti e dueprecedenti è contemplativo, che è dal primo per ilsecondo così che conosce il primo per il secondo.Perciò vi è un certo circolo tra il primo e terzodiscorso e dal terzo un ricorrere al primo, o se

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preferisci con un certo riflettersi, vi è un discenderedal primo al terzo, dal terzo un salire al primoattraverso il medio.

17. Quanto mirabile sarà la tua costruzione seconfermerai questa a tutte e due le nature; se poisarai vago ed errabondo, al contrario sarai oppressoda una caligine confusissima che chiamano ombradella morte. Così potrai concepire e generare lafabbrica e la serie del triplice mondo con memoria eintelligenza, non senza quelle cose che in esso sonocontenute.Come con propagante luce avrai chiaro lo stessoutero e la matrice ammirevole, dal vespro all'alba,dalla mezzanotte al mezzogiorno, così lo potrai

abbracciare quando lo incontri.

18. Di poi non è da tralasciare che comenaturalmente i sensi e i loro organi, così le facoltà ele azioni vengono riportate ad unità come ad ununico centro, per cui attivano il vicino atrio dellamemoria per il triclinio della cogitativa, nonaltrimenti, per beneplacito di colui che desideraricordare il prezzo dell'opera è di attraversare nellostesso ordine la via. Perciò infatti alcune cose viste e

udite migliaia di volte, importunamente ti sfuggono, ealcune, una volta sola e casualmente venute incontatto con i sensi, in cui sono per fare una cosa piùche duratura, colpiscono i penetrali della memoria;poiché queste cose prese dalla stessa fantasia e statedigerite con la cogitativa, quell'altro però o condimenticanza hanno disperso nei fori, o senza alcuninteresse hanno perso la cosa con cui erano venuti incontatto.

19. Non senza motivo Socrate definì la dimenticanzacome una certa non sensazione, il quale se con lastessa ragionevolezza avesse similmente chiamatocome non sensibilità il seme gettato nella memoriama non concepito, avrebbe spiegato una cosa piùprofonda.

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20. Se dunque più vivacemente la fantasia avràcolpito le specie sensibili, la cogitazione non si apriràe se non apre la cogitazione portinaia, la stessamadre delle Muse indignandosi niente avrà recepito.

21. Daranno perciò eccitazione quelle cose, chenell'insieme del discorso, muovono l'affetto dellacogitazione e della forte fantasia e con queste glizelanti, i dispregiatori, gli amanti, gli odiatori, itimorosi, i gioiosi e gli ammiratori, e riportando lesensazioni su una bilancia con le specie dello zelo,del disprezzo, dell'amore, dell'odio, della paura, dellagioia, dell'ammirazione e della specie dello scrutinio,ci adattiamo alla forma della cosa da ricordare.Inoltre le più forti e le più veementi imprimono delle

certe più forti conseguenze e ciò con più veemenza.

22. Queste cose poi se non le comporta la tua naturao quella delle cose da concepire, il tuo lavorocomporti all'affetto; l'esercitazione infatti in questecose non riesce mai ad aprire la via ad abitudinipessime o ottime, ma verso l'intelligenza (per quantoè possibile all'uomo) e la di lui attività secondo leforze di ognuno.Ciò è confermato dal fatto che sono più attivi quei

popoli e quelle genti nei quali è più immediata lalibidine e l'ira e da questi stessi intensamente odiantied amanti immediatamente empi, o se si convertonoladdove li spinge l'amore e lo zelo divino sono subitoreligiosi; dove lo stesso principio materiale puòparimenti essere vicino alla virtù più grande o alvizio.

23. Questo amore genitore di tutti gli affetti, gli studie gli effetti (che è gemello vicino alla causa data),

l'antichità chiamò grande demone, che se tu con luicon arte ti sarai conciliato, senza alcun dubbio nienteti rimarrà di difficile. Così come conviene abbiamospiegato da dove, quasi come un'arte, si possaconseguire non solo la memoria delle cose ma anchela verità e la sapienza umana riguardo a tutte le cose.

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PRIMA CAUTELA

24. Proprio verso queste cose e soprattutto verso lamadre delle Esperidi, spieghiamo le cautele del tuttonecessarie.La prima di queste è da desumersi dalle cose chesono presenti ai sensi interni (alle quali siamoconsueti assegnare delle forme); alcune sono lefigure, gli idoli, le immagini, i simulacri, gli esemplaripuri, oppure in virtù di una macchinosa fantasiaconfusi, disgiunti, compatti ed ordinati; altri in veritàimmessi con questo modo nella successiva facoltàfantastica quasi come partorienti. Tra le cose sensibilisono di primo genere quelle che portano con sé lafacoltà di allargare la conoscenza, indumenti agliaccidenti dei sussistenti composti.Di secondo genere, quelle affezioni che non essendoindumenti dei composti, minimamente per la lorostessa azione, in verità con essi e attraverso di essinel pensiero sono immessi nell'atto presentedell'intelligenza e della memoria.

25. Bisogna dunque elencare le specie dei fantasmi(sui quali è necessaria una riflessione), per esserefelici negli atti delle successive facoltà; si adattanopoi, quando vengono ridotte in simile modo, quellecose che per se stesse non sono adatte a ricevere insé delle forme non sensibili.Nel modo in cui raffigurerai queste cose, se desiderisapere, consulta il magistero ottimo della naturacondottiera, che dalla esterna figura del lupo e perciòdai lineamenti visibili, introduce negli interni pecorinisensi, la conoscenza della inimicizia e la paura dellamorte.Aver ciò considerato è il principio, secondo il quale lamemoria concepisce e ritiene nel tempo, generando,e con alcune lievi specie, attraverso l'occhio, muove ivari affetti dell'anima.

SECONDA CAUTELA

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26. Guardatevi poi di non concepire la memorialegata ad un organo corporeo (come si suolecredere), quasi che essa agendo a favore della cosaintrospettata faccia contrarre la facoltà dell'anima.

Ciò poi avviene a quelli che con gli occhi chiusiricercano lo spirito nella testa, presumono di poterfare un paragone di memoria, o le cose tralasciaterichiamare alla memoria, o quelle confuse discutere,o quelle esplicite displicare. Non infatti quella stessaazione non annulla l'animo, perciò questaopposizione sempre più lo intorpidisce. Quanto,infatti, si ha più insistenza e più urgenza tantomaggiormente veniamo resi senza memoria.Dico che gli animi degli altri affetti hanno unaconsiderazione sospetta e dannosa per le persone

severe. Qui solamente i miserelli muovono la manoalla fronte, ora percuotono la nuca, già col ditocolpiscono la testa e tuttavia, questo è dimostrato dauna esperienza continua, viene meno quella speranzadi ricordare che c'era prima.

27. E certamente non so quale cosa sacra ci sia fra lemani che più temperatamente e più sobriamentenutrita, conciliante l'insonnia a chi non cura le cosedivine, provoca l'aspetto di rivelazioni desiderate e

delle stesse nutrisce e conserva memoria; le cosesupposte nel capo di colui che dorme o rimosse incolui che è subito sveglio, o toglie subito all'insonnela memoria, o anche se si ricorda di aver sognatotuttavia non sa ciò che ha sognato; che se tuttaviafosse stato meno tempestivo, ancora di menodifficilmente ricorderà e in parti staccate. E sappiamoche è per sé manifesto (sebbene noto a pochi) che èsegno di grande stoltezza in coloro che per ogni cosadella testa non controllano il contatto attraverso ilmovimento delle proprie mani. E appena capisco il

mistero di alcuni galilei, che all'improvviso si sonomostrati come grandissimi teologi e promuovevanogli altri alla loro capacità con l'imposizione dellemani, penso sia da assicurare che non siano messe lemani altrui sulla testa senza discernimento. Ma a ciòda cui eravamo partiti ritorniamo.

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28. Non ritenere che si possa avere o farecomparazione di memoria per qualcosa di introspettopiuttosto che per ciò che è l'aspetto o il suoprospetto; ne proviene una certa effusione che nondagli occhi ma da una facoltà dell'animo senza nome,

che è nel genere dell'intenzione o dell'intendere, siintuisca l'oggetto posto dentro di sé come postodavanti a sé, e ciò che senza dubbio chiaramentesperimentiamo di non discernere la cosa posta allapupilla, in modo più remoto la possiamo conoscere,tanto più all'animo è da riferire di quanto la sappiamolontana dai confini della materia.Si abbia dunque un intervallo; nel modo, infatti, in cuiti viene incontro, (così dice uno dei principi filosofici),la grandezza del cielo, può la forma internamentericevuta non essere tanto grande?

Ricorda dunque, che non quelle cose che sono in noi,ma le cose stesse sono da considerare attraversoquelle che sono dentro di noi; sebbene infatti siapresente l'immagine dell'anima, non come essastessa, ma intendiamo l'animo come guardandoloattraverso di essa. Senza ragione stimerai diconservare nell'animo una certa figura di quelle coseche il senso aveva percepito, di cui poi l'animo siraffiguri e che ammetta un certo vestigiodell'impressione; la specie che segue, accedendo allaraffigurazione dell'animo necessariamente avrà

distrutto l'altra precedente.

 TERZA CAUTELA

29. Qui aggiungi che Euridice, mentre guarda indietroverso gli inferi, viene privata della luce avita, e Orfeoperde essa stessa; chi infatti impunemente ripeterà amemoria ciò che ha dimenticato?Chi mettendo le mani all'aratro e voltandosi indietro èadatto a raggiungere la meta?Con più semplice e singolare intenzione emassimamente semplice, l'animo progredisce,risultando unito almeno nella facoltà (della memoria),anche se non era riuscito ad arrivare ad unaconcezione unitaria. In questo è attinente il nostrodetto:

Evadendo dalla cieca pentopoli dei sensi

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non adatto a superare la sommità del monte

si volta indietro nato da Loth esitò verso Sodoma,

tramutata in pietra senza sensazioni.

La nostra Mnemosine si debilita, non richiesta

abbandona insieme i remi e le vele. Affinché dunquenon vi sia una facoltà nella poppa e l'altra dormanella prora, desistano nel frattempo da opere aliene,né disturbino, non essendo capaci di portare ilminimo aiuto alla potenza.E' abbastanza chiaro che più facilmente e piùaccuratamente una volta assopiti i sensi interni,nessuno dubita che come massimamente tende aguardare qualcosa, così viene reso più ebetenell'udito. Anche senza la luce degli occhi Omerotanto volse per l'interno amore, che in lui avràcercato di concorrere ad asserire uno dei principifilosofici sia le arti ricevute divinamente sia quelleumanamente acquisite. Egli comprese che mentre lacapacità del corpo veniva meno, cresceva la capacitàdell'anima, e rese chiaro che è da credere che la virtùsi perfeziona nell'infermità.

QUARTA CAUTELA

30. Finalmente astenendoci dalle cose Circee, opozioni, stiamo attenti che l'animo attratto dalleapparenze sensibili, faccia una tale fissità di sé inquelle cose, così da privarsi delle delizie della vitaintellettuale.Ebbro del vino, delle passioni dei corpi e di autoritàvolgare (la quale appena udita nelle orecchie senzaluce divina o della ragione, non senza discriminedella vita eterna viene introdotto dal nobilissimotriclinio del nostro convenire) pernotti perpetuamentecon l'incertezza del presuntuoso domicilio

dell'ignoranza, e lì esagitato dalla turbata fantasiacome da un'insonnia, lasciate le innate alidell'intelligenza. Erompi, e contemplato il volto diProteo, mai trovi le specie acconciamente formatenelle quali riposare. Tralasciamo dunque; tralasciamo di ammirare quellespecie, colpite dai sensi, che sono come ombre dellecose, e poniamo in noi attenzione da ritornare ad

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ascoltare nell'animo il discorso del domesticointelletto agente.Qui infatti si hanno i festini degli Dei, i quali sono giàconvenuti e già bussano alla porta per pranzare connoi.

Ricerchiamo quelle cose negli oggetti, cosicchéconsideriamo che mai le immagini corrispondono allaperfezione, non gli esemplari e per questa causa,come meno esplicito e certamente diverso e altro(come può essere alieno l'ente da ciò che èl'accidente dalla sostanza, e il suono da ciò cherisuona).Infatti ciò che si deve concepire della verità dellecose non può essere espressa da alcuna speciesensibile, ma come per accenni, l'essenza delle cosesi insinua in noi attraverso i suoi accidenti.

E la stessa essenza, noi, con le nostre parole ancor dipiù mancanti, non esprimiamo abbastanza,attraverso alcune note e segni.Per la qual cosa i Pitagorici, Platone e coloro cheriflettono una teologia negativa, pensano che sidebba tener lontano ogni affermazione positiva nelladivina predicazione e narrazione, cosicché qualunquecosa (anche perfetta) si possa dire e pensare delprincipio delle cose, lo stesso per il ricorso allaragione, eminentissima e inattingibile, si deve anchepropriamente negare.

IL QUINTUPLICE E SEMPLICE GRADO DELLAPROGRESSIONE

IL PRIMO GRADO DELLA PROGRESSIONE

31. Verso questo quadruplice progresso delle potenzeconoscitive, bisogna avere questa regola, che dalsenso, il quale riguarda i corpi, saliamo senza erroreverso la fantasia, che riguarda i simulacri dei corpi,da questa verso l'immaginazione, che consiste nelleintenzioni dei simulacri, e di poi verso l'intelletto che

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medita circa le nature comuni delle singoleintenzioni. Tra queste cose i sensi hanno il più basso grado diconoscenza di un tale progresso, ottenendolasoltanto per proprio attingere le altre cose e perciò è

paragonato alla linea retta, l'intelletto invece alcerchio, agisce completamente verso le sue cose,intorno a sé contempla.La ragione media ha un atto che non èsemplicemente retto o circolare e perciò la suaprogressione verrà assimilata alla linea obliqua.Al senso appartiene ciò che è fuori dall'anima, noncome conoscenza completa, ma piuttosto comeannuncio al conoscente; alla immaginazione nonsoltanto conoscere queste cose ma anche quelle chesono nell'anima, in quanto azioni dei sensi; alla

ragione inoltre investigare se stessa; all'intelletto,poi, anche se stesso conoscere.Giudichiamo che il senso è nostro perché sentiamosempre; sull'intelletto sono ambigui i Platonici, sia peril motivo che non lo usiamo sempre, sia perché èseparato; separato dicono, poiché non tende verso dinoi, ma piuttosto noi siamo rivolti verso la suasuperiore natura. Ma sbagliano e si sbaglia a direcosì; conviene di più che capiamo che esso tendeverso di noi, e noi verso di lui, per cui esso è nostro enoi di lui.

Noi sempre di lui, poiché illuminandoci sempre ci hapresenti in perpetuo, quantunque esso non sia a noiperpetuamente presente e conseguentemente essonon sempre è nostro per il fatto che non sempreintendiamo né sempre siamo illuminati.Noi dunque abbiamo perfettamente il senso anche senon lo usiamo perfettamente; perfettissimamentericeviamo dall'intelletto che agisce in noi senzaintermissione; le potenze medie, che ricevono ilnome dalla immagine universalmente detta, agisconoin noi in parte e in parte le possediamo.

Le forme delle cose nella mente sono del tuttoessenziali; le forme da questa sempre impresse nellaragione sono quasi essenziali; quelle cose che connovità e quotidianamente risultano dalla mente nellaragione vengono giudicate ancora meno essenziali;quelle cose che vengono condotte nella ragione dallaimmaginazione sono quasi accidentali, quelle che daisensi vanno verso l'immaginazione esistono come

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accidentali. Ma qui non è da dissimulare che il sensosi può dire in due modi: l'inferiore, qui, è quello chenon discerne nessuna qualità o la natura della cosa,ma è sentito come un'affezione portata da qualitàcorporee, e il superiore che sente completamente la

natura e la qualità. Il primo è stupido e comedormiente, conviene anche alle piante, il secondo èproprio solo degli animali. C'è anche un terzo modo,che il senso significa. Epicuro infatti chiama sensoogni conoscenza, Democrito ed Empedocle intelletto,i Pitagorici mente e spirito nutritore, e loconcepiscono in ognuno secondo una propriaragione, e certamente per i nostri princìpi noigiudichiamo che tutte queste cose concorrono in ununico principio.La mente infatti, che muove la massa dell'universo, è

ciò che dal centro il seme figura, porta fuori ordinimirabili nella sua persona, intesse di tali egregietecniche ricercatissimamente le piante e le vene dellepietre che ancora non mancano dello spirito dellavita, caratterizza e rende pingui, dalle quali tutte levirtù animali fruiscono abbondantemente, ed èrisaputo da coloro che non sono ciechi nellaconsiderazione della scienza naturale.Se tu qui insisti con la tua contemplazione, noninvano crederai di essere dotato di senso.

SECONDO GRADO DELLA PROGRESSIONE

32. Considera inoltre che in noi è duplice il gradodella immaginazione: la prima la sperimentiamonell'anima che ragiona, padrona del discorso e delgiudizio, quasi simile alla ragione; la secondanell'anima o la vita che in noi manca di ragione e daquesta impressa; questa immaginazione non usaragione e discorso, quanto piuttosto è portata da uncerto istinto attinente alle passioni del corpo, ed ècome un principio del senso comune e degli altrisensi.I Platonici e gli Aristotelici dicono che negli animalibruti vi è la seconda senza la prima. Ma questadivisione è forzata (più voluta che vera) ed esige lacredulità della fede piuttosto che essere provatacome vera e convincere la ragione. Molto più facileinfatti è carpire, piuttosto che concludere con

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dimostrazione, che l'intelletto in tutte le cose,secondo una sua ragione, non è indito e insito, e lamente individua è più intima alle cose quanto esse sidifferenzino al loro interno, e la mente è così fecondache in tutte le cose partorisce a seconda di quello che

ha capito il proprio intelletto (oggetto conosciuto),che liberamente puoi chiamare, se bene senti, sensoo mente propria o istituto.Come infatti non vi è nessun colore in atto senza laluce, anche se altrimenti di più, l'altro poi di menoesplica se da se stesso, così non conosce niente inalcun modo senza la partecipazione dell'intelletto; èquella infatti, secondo le diversità delle cose e lamoltitudine delle specie, diciamo che discende intutte le cose secondo una progressione analogica, ilsenso invece sale, la stessa immaginazione da qui, la

ragione poi da lì, parimenti discende e sale, cosicchéla stessa virtù e lo stesso principio del conoscerericeve diversi nomi dalle diverse funzioni e terminimedi differenti.Plotino (che non rifiuta questa distinzione se non extoto, tuttavia a noi sembra consentire per grandeparte) da qui forse la terza specie di immaginazionecolloca nella parte vegetale e nega che essa è unadiscursione attraverso le forme come la prima, eintuito delle forme come la seconda, ma dimostra cheuna forma in vigore all'interno in se stessa espressa e

impressa nella materia, dove l'azione naturale ècome una certa immaginazione e come un agentesostanziale.Affine a questa sentenza vi è quella che vuole chequella natura è intelletto infuso e operante. Ecertamente da una non imbelle connessione provienead una unione, forte unità ed identità, che vieneperfezionata dalla facoltà elementativa e vegetativa,da questa per la concupiscenza del senso, da questoper la ragione e l'immaginazione, dai quali finalmenteverso la volontà e l'intelletto; da questi si può avere

una conclusione dimostrativa, che se nel senso vi èpartecipazione di intelletto, il senso sarà lo stessointelletto.Questa trasfusione di potenza, da una potenzanell'altra, non appartiene alla materia ma alla forma.Ed è difficile vedere come ci sia continuità da unaforma all'altra, e come al di là della materia la formasia divisibile per natura o per la ragione; dunque una

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semplice essenza ha una efficacia totale e semplicequasi primaria che nel soggetto è necessariodividere, distinguere, moltiplicare, ed una identicariceva diverse denominazioni secondo i diversi atti,tanto che si può dire: il senso dentro di sé sente

soltanto, nell'immaginazione sente perfettamente disentire; anche il senso, quello che è già una certaimmaginazione, si immagina dentro se stesso, ed hala percezione di essere immaginato nella ragione; ilsenso, che è già ragione dentro di sé, argomenta eavverte di argomentare nell'intelletto; il senso che ègià intelletto, dentro di sé capisce, intuisce la suaintelligenza o nella mente divina; la mente divina poi,nella sua viva essenza, possiede e ritrova tutte lecose e dà luce all'intelletto fino al profondo dellamateria.

Qui è la luce che in tenebre densissime, come nelprofondo della materia, risplende in modo più ampiodi quello con il quale possa essere compresa esuperata dalle tenebre; conserva una certauguaglianza e proporzione nella natura secondo lacapacità delle specie; come le tenebre così anche laluce della stessa cosa. Questo intendono i cabalistiquando dicono: non è che si nasconda dal calore dilui, attingi da un termine ad un altro termine, dallaradice della scala al culmine, o dal culmine allaradice, e le tenebre da te non saranno oscurate, e

dicono molte altre cose.

IL TERZO GRADO DELLA PROGRESSIONE

33. Al di sopra dell'immaginazione, che è mobile circale cose mobili, considera l'atto della ragione mobilecirca le immobili, e sopra questo a riguardo dellecose immobili bisogna considerare l'atto immobiledell'intelletto, cantano i Platonici.Dicono che la stessa forza stabile è il propriointelletto al quale i comunissimi e certissimi princìpidelle atri e delle scienze, e la stessa diversità dellecose e delle opinioni, va riportata ai voti e sullabilancia e per la forza dell'intelletto che sempreesamina qualcosa all'istante, è conveniente che siistruisca qualcosa.

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Ma dirà qualche altro: perché la ragione non è ora lostesso intelletto e qui subito in attività quando iviavrò detto che tiene fuse nelle argomentazioni idiscorsi e le progressioni?E' grandemente differente il servo dal principe, il

pratico dal teorico; ma che cosa impedisce che lostesso qui serva, lì comandi, ora speculi e operi?E come dici che l'essenza è la stessa, perché nondovrei dire che la stessa è la forza dell'essenza, cheper la materia e per varietà degli organi e degli attiviene promossa a diversi atti?Che forse una stessa identica luce non si mostraespressiva di qualità contrarie e diverse?Nell'azione uno stesso ed identico calore, una stessaed identica forza del calore, opera non solo cosediverse nelle diverse cose, ma le cose contrarie in

quelle disposte contrariamente.Dirai forse diversa e contraria la forza del calore, conla quale la cera si liquefà e il fango indurisce; con laquale alcune cose crescono e altre cose decrescono ealtre deperiscono; queste e quelle risorgono?Collocheremo forse nel calore naturale cose diverseper genere, e nello stesso genere differenti neglieffetti dentro la stessa specie, e capacità parimentidifferenti e diverse per atti diversi nel genere e nellaspecie?Perché là dove Plotino disse che vi era una specie di

ragione primaria mediana e quella fral'immaginazione e l'intelletto, una speculativanascente dall'intelletto e un'altra attiva più vicinaall'immaginazione, delle quali dell'altra è più lontanadalla mente sempre nella fatica e al servizio dellecose esterne, mentre la speculativa ha una ragionecontraria; perché non dovrei dire che la stessapotenza hic et nunc passiva, affaticantesi,allontanantesi, tunc et ibi sorgente non affatica eattiva?Certamente vi è una stessa forza naturale con la

quale una parte della terza nel suo luogo riposa o simuove naturalmente e con la quale verso il suoluogo, distintamente si pone e si dirige; tuttavia perspecie un movimento differisce da qualunque altro.Perché dove attiene ad una ragione triplice (la primamassima ed ideale è nell'intelletto con la quale essastessa è intelligenza, della quale né l'essenza nél'azione è nella materia, una seconda seminale nella

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natura della stessa anima, della quale nella materianon vi è tanto l'essenza quanto l'azione; la terzaformale, cioè la forma sostanziale del corpo, dellaquale sia l'essenza che l'azione sono insieme nellamateria), lì non disse che la semplice ragione si

esprime in modo triplice secondo la varietà deisoggetti?

IL QUARTO GRADO DELLA PROGRESSIONE

34. Al di sopra dell'atto della ragione collocano l'attodell'intelletto che dicono duplice, come infatti al disopra dell'anima quasi corporea, vi è la stessa anima

simpliciter , così anche sopra l'intelligenza animale viè la stessa intelligenza simpliciter.Alle quali cose aggiungiamo che ad uno stessoidentico e virtuale principio bisogna riferire la voce,che viene formata dagli organi vocali, dove è come inse stessa e nella sua origine quella che è nell'aria, equella che è negli organi dell'ascolto; lì è prodotta, lìè diffusa, lì è sentita; chi dunque dirà essere diversala forza con la quale procede, con la qualeprogredisce e si effonde e con la quale viene udita?Similmente, in modo innumerevole ed infinito,

secondo un numero molteplice viene intromessa, sevi sono, da infiniti sensi distinti per numero.Ad uno stesso ed identico virtuale principio si riferiscela luce nel sole, dove è come in se stessa e quasiassoluta, la luce nello spazio mediano o etere, e laluce nei corpi illuminati, e perciò cessa di essere nelcorpo, se aveva cessato di essere nello spazio medio,e cessa di essere nello spazio medio se non èsull'orizzonte semisferico.Dunque un proprio soggetto riconosce una solasemplice radice ed ad un solo virtuale principio. Di

qui si faccia un giudizio proporzionale dal primointelletto alle altre intelligenze, dal primo e superioregrado di conoscenza agli altri gradi.Una sola luce illumina tutto, una sola vita vivificatutto, discendendo per gradi determinati dai superioriagli inferiori, e dagli inferiori ai superiori, e come ènell'universo così nelle sue immagini.

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E per ciò che più altamente scende non solo saràcospicua la vita di tutti, una sola luce in tutti, unabontà, e ciò che costituisce l'insieme dei sensi sonoun solo senso, l'insieme delle notizie sono una solanotizia, ma tutte le cose finalmente come notizia,

senso, luce, vita, sono una sola essenza, una solavirtù, e un solo modo di operare.L'essenza, la potenza, l'azione; essere, potere, agire;l'ente, il potente e l'agente è uno solo: cosicché tuttele cose siano una sola, come e bene seppeParmenide che tutto è uno e ente.L'iniziare è ciò che è iniziato, il fare è l'essere fatto,l'illuminare è l'essere illuminato, il superiore el'inferiore non sono l'ente, ma attributo dell'ente, nonsono ciò che è uno, ma ciò che è di uno, o da uno o diuno.

Abbiamo voluto trattare questo non a motivo del fattoche qui si considera che loro nature noi insegniamo ditentare, meditare e fare l'unità in ogni moltitudine ein ogni diversità l'identità. Chi infatti non dispone,cerca, capisce e fa l'unità, niente dispone, nientecerca, niente capisce, niente fa; chi da un sensomolteplice, da un grado molteplice di conoscenza nonraggiunge un unico senso e un'unica indistintaconoscenza non è in possesso di alcun senso, dinessuna conoscenza; finalmente colui che non laconosce e con essa non opera, niente conosce e

niente opera. Secondo i gradi, infatti, dellapartecipazione all'unità, in modo partecipatoconoscono e agiscono.

LA CONTRAZIONE MOLTEPLICE

LA PRIMA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

35. Da ciò che veniamo per dire, viene occultato ilmodo in cui una molteplice capacità deriva da unamolteplice contrazione. Deriva poi dalla contrazionedel luogo che tutti quelli che si sono rifugiati nellesolitudini dell'isolamento siano stati inventori di tante

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arti, scienze, virtù e abitudini, maestri, capi e pastoridi popoli.Pitagora, libero per un decennio dalla frequenza degliuomini, rese se stesso grande e veracecontemplatore della natura delle cose. Con una

solitudine di venti anni Zoroastro fece progressi diogni magia e divinazioni, come anche Xamolxis,Abbaris ed altri.Dal deserto dell'Oreb, Mosé ebbe un ammirabilesuccesso sopra i maghi di quel faraone. Si riporta cheGesù Nazareno non abbia cominciato a dire edoperare cose mirabili, prima di avere un conflitto coldiavolo in un luogo deserto. Raimondo Lullo, daprincipio stolto e idiota, dopo l'eremitaggio si mostròprofondo in molti ritrovati. Paracelso, che si gloria piùdel titolo di eremita che di quello di dottore e

maestro, si mostrò principe ed autore di medicinanuovo ed a nessuno inferiore.Da qui, una volta oziosi contemplatori, agli Egizi e aiBabilonesi, i Druidi ai Galli, i Magi ai Persiani, i Fariseiai Giudei, i Ginnosofisti agli Indiani, i Monaci aiCristiani, i Babassi ai Maomettani, dettero ottimeistruzioni come contemplatori delle cose naturali emoderatori dei costumi secondo le leggi.Ma tra questi troverai parecchi che per sfuggire lefatiche e le preoccupazioni umane, attratti dall'amoredell'ozio e della gola, pochi in verità per amore della

virtù, cioè per proseguire verità e bontà, si sonoseparati dalla abitudine degli affari, che se alcuniappariranno tali tra di essi, questi stessi sarannocoperti dalla moltitudine immonda e invidiosa.Sentenzio che anche tra coloro che in modoceleberrimo ritennero che l'ozio serve alla distruzionedegli uomini ed alla abolizione della pace, i cui dottoriemanarono la sentenza, che talvolta nella umana ecivile conversazione sostengono che gli uomini nontemono la morte come pena delle malefatte, e non soin quali sordide fantasie possano aver fiducia,

(secondo i tanto vari e sezionati dogmi loro), secondoi quali si ha una più certa credulità di Bacco e diCerere che verso le cose fatte bene riguardo agli Deiretributori, che già riducono all'antica barbarie popolipericolosi, e allontanano dal fine verso il quale sonodiretti da tutte le leggi.Essi sono giustamente da eliminare come zizzania delmondo, come gramigna, e cavallette e per di più

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come scorpioni e vipere, da estirpare dallefondamenta, come essi nelle lussurie dell'ozio,dell'avarizia e dell'ambizione sono da castrare coltempo che passa con un antidoto velenoso, il mondosapiente giudicherà tardi come proprio male.

Ma da questa specie di depravata contrazionepassiamo alle altre.

LA SECONDA SPECIE DELLE CONTRAZIONI

36. Con contrazione dell'immaginazione al sitoconcepita per indifferenza delle cose distanti e vicine,abbiamo visto alcuni agitarsi nell'alto e difesoculmine, e diritti stare nell'aria appoggiati su un unicopiede; e similmente e per di più, per imprudenza,affaticati dalla atra bile, cadere dagli alti precipizi chepercorrevano.

LA TERZA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

37. Per una certa contrazione dell'orizzonte verso ilcentro (dalla quale per caso anche altre) da alcuni

religiosamente affetti portata per grande spazio laforza dell'animo, che non è ristretta nei terminicorporei, come impadroniti con la vistadell'intelligenza, sono riportate cose perspicue alsenso che non si inganna.Così tramandano che l'anima di un Clazomeniovagava in tal modo, che abbandonato il corpo,annunziava cose vere successe lontano; anche aCornelio sacerdote, abitante a Padova, dicono chefosse presente la guerra di Tessaglia, da riportare ilsuo ordine e il suo finale con completezza. Anche Pio,

pontefice dei nostri giorni, lo stesso giorno ed ora alpopolo romano che allora aveva convocato apubbliche preghiere, vide il successo della guerranavale al di là dello Ionio.

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LA QUARTA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

38. Per contrazione della intenzione nella specie dellacosa da conoscere, l'animo si espone alle divineinsonnie, visioni e rivelazioni; a colui che veramente

capisce niente è difficile.

LA QUINTA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

39. Per la fede affettiva può prevalere unacontrazione e si crede che possa dominare l'animo aldi sopra dei corpi, cosicché non senza ragionediciamo che noi possiamo comandare ai monti.

Inoltre questo avviene veramente e massimamentequando c'è una certa corrispondenza tra il principioattivo e quello passivo.In coloro infatti che non sono inclini all'affetto deltimore, dell'amore, della speranza, della letizia, dellatristezza e generalmente del consenso, abbiamomanifestato una volta che gli Dei non possonoprodurre effetti mirabili; sappiamo che questo tra iprincìpi magici e medici è il primo e il principale.Sopravanzano i medici, nei quali molti confidano, contimore penetrando i sacrifici, che i dispregiatori di

essi non attingono; superstiziosi e rustici energumenividi, ma non i più cauti e i più versati. Ancheincantando non vincono, non risolvono, nonmuovono, non inculcano lo spirito, pur dandosi aduno spirito più veemente che cercano di inculcare,muovere, risolvere e vincere. Di qui quelle artificiosefascinazioni, di più quei giuramenti medici.E certamente portiamo a termine adirati queste cosenaturali con animo concitato, cose che a noi, quieti epacati sono impossibili.

LA SESTA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

40. Per una certa contrazione, commosso da unacerta pietà verso il padre, il muto figlio di Creso acose mai udite (come si pensa) tirò fuori la lingua per

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proferire le parole; ciò giudicheremo che non possaavvenire per altra ragione che per il motivo chel'animo riposto in quel corpo, vigilando per via delsuo veemente affetto, si avvicinò a proferire ildiscorso che gli era già noto; che poi abbia

pronunciato il nome non ascoltato di Creso non si puòcredere.Di molti poi, come del figlio di Pollione e di altri chenell'infanzia avevano parlato si deve giudicare chenon vi sia stata una tale complessione del corpo sì datogliere del tutto le specie che prima aveva ricevuto,e perciò nel corpo di lui si sono accorti che talicomplessioni non potevano consistere più a lungo.

LA SETTIMA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

41. Per una certa contrazione proveniente dal timore,io stesso essendo solo in mezzo alle fascine di uningente e antichissimo serpente, l'aspètto, che erauscito da un'apertura della parete domestica,chiamai il padre che dormiva nella stanza vicinasillabando, il quale accorrendo con altri domesticicercando un bastone, ricercando il seguente presentepronunciando più veementemente parole irate, comeanche gli altri capivo che dicevano con minor forza,

temendo per me nel modo che io credo di capire.Dopo molti anni queste cose, come di nuovosvegliandomi da un sogno revocai alla memoria deigenitori non senza la loro ammirazione, essendoseneessi stessi dimenticati.Qui spetta considerare come possa esserci unmiracolo che un nato sordo, e conseguentementemuto, rettamente con il proprio spirito possa parlare,evitando uno spirito alieno infuso attraversomaleficio.Inoltre, infatti, a coloro che hanno giudizio, sembra

impossibile che qualcuno preferisca qualcosariguardo ai loro propositi, riguardo ai quali non sonoabituati; lo stesso pronunciare le stesse parole, chenon aveva udito mai, né imparato, è una implicita opiuttosto dispiegata contraddizione, che i nostrimoderatori affermano non possa essere un soggettodi un miracolo.

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A questo principio non percepito come ben distinto, iPlatonici asseriscono che le forme delle cose sononaturalmente insite nel nostro animo.

L'OTTAVA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

42. Per contrazione, inoltre, che proviene da untimore improvviso al centro del cuore, e in altre partiinterne, per uno spirito contraente e spingente,avviene che gli animali guariscono da molte malattie,come conseguentemente crediamo di poter curare imali nascenti da cause contrarie attraverso il lorocontrario. Tralascio che facendo una certa contrazione dentrol'animo bene sviluppato si può sanare il proprio el'altrui corpo, come cantò Zoroastro, come fecePitagora, Apollonio e Abbaris.Anche lo spirito, dopo che si è profuso attraverso iraggi partiti dagli occhi, se contrae di nuovo lediverse affezioni dai diversi soggetti, subiscecertamente nell'animo simili passioni.Di qui per il solo aspetto conferiscono la nausea, lostupore, la dolcezza, il tremore e simili cose e altriincitamenti; vedendo poi arrivare un altro male noistessi sentiamo dolore in quella stessa parte;vedendo un altro che versa il sangue, sveniamo.Certamente dobbiamo giudicare che qualcosa dispirituale porta all'esterno qualcosa contrattonell'interno.Ciò proviene non solo dalla vista, ma anche dallafantasia e dall'olfatto, e alcune volte per l'odore dellecose semplici o di alcuni farmaci contraiamo forzapurgativa, ascoltando qualcosa di orrendo, anche segiudichiamo favoleggiante, abbiamo paura econtraiamo anche per questo delle malattie.

LA NONA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

43. Per la contrazione che nasce dal desiderio dellacupidigia vediamo che provengono fatti di diversogenere e similitudine della cosa immaginata, vista o

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desiderata; ciò che conobbe anche Giacobbe chemesse davanti alle pecore e agli arieti delle verghescorticate e senza colore, faceva sì che i feti nonnascessero con un semplice colore.Le pregnanti mandano avanti il loro feto secondo una

specie nota e più ardentemente desiderata.

LA DECIMA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

44. Per contrazione dei sensi esterni, mentre a causadel sonno riposano dal compiere i propri atti,sperimentiamo che i sensi interni, quasi comevegetanti, in modo più vivace riescono a cogliere leproprie specie. Ed anche ritroviamo che alcuni piccolisensi che sono partecipi della loro natura, in quelmomento dimostrano maggiore potenza.Di qui Democrito, desiderando allontanare la mentedai sensi, si tolse gli occhi, dai quali pativaimpedimento. Non solamente, infatti, è da vederemaggiore efficacia in pochi sensi, facendo unacontrazione di numero, ma anche che perdiminuzione della grandezza, ospita che lo stessosenso sia unito di più grande efficacia. Tra molti induttori è manifesto come il senso, quantopiù è angusto, tanto più è perspicace. Per cui dalladebolezza di moto da parte dell'organo, siamocostretti a restringere gli occhi, da contrarre purangustamente il centro della pupilla.Dico che le aquile da noi, e i serpenti dalle aquile piùcertamente sono visti.

LA UNDICESIMA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

45. Qui si aggiunge una quasi miseranda specie dicontrazione, che vediamo manifestarsi in certepersone rudi, sporche, ipocritucole, delle quali alcuneseguono gli sporchi desideri venerei, affaticati dallabile in loro più atra e grassa di quanto sia lecito innatura, altri le futili e pecorine rivelazioni, uccellandoche escono dalla perturbazione della loro porcinafantasia; come perseguiamo tutte queste cose, se

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qualcuno desidera saperlo, porga l'animo a ciò chescriviamo qui sotto.Per questo sono del genere degli uomini bestiali,coloro che con crude e amare erbe e del ventosolegume del pasto e del raffreddato grasso del

fanciullo cotti bene e subito spogliati al silenzio dellanotte nell'aria temperatamente fredda, in ciòsopravanza che per il calore in queste circostanzemedicato, ritornando nascoste dall'interno e conl'attenuato grasso penetrante con lo spirito i poridella carne, i contenitori della libidine facilmenteintingono e lentamente portano a termine con semeartificioso.Frattanto, nella meditazione dei piaceri venereiconcausati dal precedente proposito e dal presentestimolo incitati, incorrono in una certa lenta

orripilazione, attraverso la quale sono così legatiall'atto della cogitazione fantastica, che lentamente,per un lungo tempo della notte seguono il vento dellalibidine e gestendo essi stessi il succo, dopo avervegliato, ciò che rimane nelle stesse vestigia non valea persuadere nessuno; hanno fissa nella mente diessersi rapportati all'abbraccio notturno di veriuomini o di donne desiderate.E certamente si mostra verosimile e confacente allanatura che in questo frattempo sono gratificati di unnon piccolo piacere; l'effusione poi non matura come

nell'atto del coito ordinario ma avviene in modotalmente organizzato e lento che riposando con ilcorpo, con il solo impulso della cogitazione vieneemesso un peregrino effluvio e un umore alieno peruna continua e lente gestione dei vasi della libidine.Ecco una delle contrazioni dell'animo immondo, versola quale sappiamo che è sufficiente un artificio, con ilquale o la natura viene diretta o che sia messo alservizio della natura che è già in opera.Cercano di persuadere (ed è necessario persuadersiche tali voluttuosità siano necessarie), ed a ciò

collabora la potenza dei demoni, che per fare cosacredibile, attraverso parole celebri o ritenute sacre, econ altri sospetti di nascosto significato, comequando si usano gesti adoperati senza pensarci,superstiziosi e noti; alle quali cose poi non essendocapaci di aggiungere nulla per conto proprio, sonoperò di tale efficacia nell'animo dei creduli, daturbare fortemente la fantasia (senza la quale

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alienata da affetti di tale modo non possonocomportare che gioco o nulla).Fisicamente, infatti, avviene che per un certo timoretemerario (in cui l'amore rustico si avvicinaall'audacia) la fantasia riesce a turbare la loro attesa

più comodamente e più efficacemente.E' di facile constatazione che queste cose sonoimpossibili ai più nobili animi e agli ingegni più feliciche possono porre l'atto della immaginazione al disopra dell'oggetto fantasticato.Queste cose, infatti, (come anche altre cheprossimamente riferiremo) non per più temperati edivini ingegni, i quali tengono in dominio la materiadella melanconia, al di sopra della quale si pongonoper la fortezza del loro pensiero, ma ne vengonosommersi alcuni per la debolezza della ragione,

immersa nel quadro di una natura più crassa.

LA DODICESIMA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

46. Volgiamoci ai non di più ingegnosi apocalitticinostrani, che mentre si affaticano pessimamente conla stessa specie della puzzolente melanconia,differiscono tuttavia in conclusione per la differentelibidine; questo grandemente detestiamo, chetalvolta gli stolti danno nutrimento ad una turpissimastoltezza, non solo propria ma anche di altri ignorantied asini (ai quali appaiono come profeti e rivelatori dipietà).Costoro quasi disprezzando il naturale nutrimento,dopo essersi adagiati nella magrezza e dopo averabbracciato viziosamente la confusione saturnina, adalcuni (per perturbare la fantasia) con adattissimeprevie meditazioni (che credono pie) essi stessi nelfavore dell'ombra della notte subiscono una qualchetristezza, nella quale lasciando andare se stessilentamente ai flagelli, fanno venire il caloredall'interno nelle parti esteriori, che questo piùrimesso interiormente sia inteso nello spirito piùampiamente come stupore melanconico, e che nondia nessuna occasione a conseguire un'estasi,richiamando la cogitazione dell'animo alla morte diun qualche Adonide e aggiungendo alla tristezza unacerta tristezza soave (abbiamo imparato, infatti, che

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non manca nelle lacrime una loro libidine), subisconoun'orripilazione di un altro genere e nel frattempo isensi perturbati nella capacità, facilmente, perapprodo del proprio spirito, si uniscono allaintelligenza di alcuni di questi immondi spiriti irrisori,

quando non so, come termine ultimo, in quale apertaintuizione e conversazione, dei tristi e miseri uominisi credono talmente promossi da udire e percepirecose, che mai sarebbero potute cadere nella lorocogitazione.Abbiamo conosciuto che l'impeto della fantasiaturbata sia arrivata in alcuni a tal punto che dei numitrapassati, la specie dei quali più intensamenteavevano contratto nell'animo più fervore della piùardente fantasia, trovassero le cicatrici.

LA TREDICESIMA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

47. A questo genere di contrazione minimamenteavrei riportato ciò che crediamo avvenne in Tommaso d'Aquino, uomo eminente per lacontemplazione; costui, infatti, avendo radunate leforze dell'animo si sentiva rapito nel cieloimmaginato in modo tale che lo spirito animalesensitivo e motivo è talmente riportato all'unità che il

corpo veniva elevato dalla terra nel vuoto aereo; ciò imeno eruditi riportavano al miracolo, e fiduciosinell'ignoranza arcana e presuntuosa non facilmentecredono che noi sappiamo che ciò possa facilmenteprovenire dalla potenza dell'animo, e molto primaZoroastro.Non so se verso questa specie di contrazionevogliono riferire i signori teologi il ratto di Paolo, cheegli stesso non seppe bene se avvenisse nel corpo ofuori del corpo.

LA QUATTORDICESIMA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

48. Vi è anche la peggiore contrazione che in ragionedi un vitto contrario che si oppone al diametro pernaturale complessione, con il quale in coloro che

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sono malissimamente nutriti, si forma un tale umorenelle parti vitali del corpo, che questi sono resi peralterazione del proprio spirito dementi e fanatici, odiventano energumeni per accessione di qualcosa diperegrino.

Per alcuni corpi semplici, infatti, non è difficileaccedere subito volentieri alla natura a loroaccomodata, e come ed anche da qualunque seme,in un corpo ben collocato e disposto, è naturaleprovenga la vita spirituale e animale, così aqualunque concetto che bene si presenta l'animosubito l’afferra ovunque.Per questa ragione, aggiungendo l'undicesima e ladodicesima specie della contrazione, subito perun’arte nata, i sapienti vengono resi semplici, credulie superstiziosamente contemplativi, ma in essi il

sapiente spirito non è proprio ma congiuntoimperiosamente con le cose proprie.Perciò i furiosi, gli stessi spiriti intellettivi con alcuniescrementi di animali vicini al temperamento diSaturno, abbiamo sperimentato più frequentemente illoro comportamento; anche un monaco a Brescia inmia presenza, io stesso in cura, con questa arterepentinamente sembrava diventato profeta, grandeteologo, e esperto in tutte le lingue, egli stessoessendo stato chiuso in carcere per consiglio deimonaci che riferivano tanta sapienza ad un cattivo

principio, con il potere di una acetosa pianta,temperata con il succo di un frutto pestato, evacuatidagli umori melanconici e lo spirito, tale e qualesempre era stato, asino apparve.

QUINDICESIMA SPECIE DELLA CONTRAZIONE

49. Vi è infine, veramente lodevolissima, quellacontrazione dell'animo propria ai filosofi per la qualeAnassarco paziente ferito affliggeva di più crudeletipo il tiranno Nicreonte, morso da cani rabbiosissiminon impallidì nemmeno; con la quale Lorenzoinsultava virilmente gli avversari stando sulle braciardenti come su un tappeto di rose.Che dire? Forse una più veemente delizia, un timore,una speranza, una fede, una indignazione, un

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disprezzo della cosa porta lontano dalla passionepresente?Inoltre e anche prassi della perfetta filosofia chequando qualcuno si dedica intensamente allaspeculazione si allontana dagli effetti corporei da

sentire minimamente il dolore. Crediamo vi siamaggior forza in colui che arriva al punto da nonsentire dolore, che in un altro che resista ad undolore fortemente sentito.Per niente, infatti, Epicuro giudica veramente virtuosochi perde il senso del vizio, quanto piuttosto chi ècommosso da un altro aspetto della cosa, questi nonsoffre le angustie della morte.Alcuni essendo tratti massimamente dall'amore delladivina volontà (che vedevano con chiarezza), nonerano mossi da nessuna paura che li sollecitasse in

un altro modo. Dirò intenso l'amore della virtù chenon riesce a parare il timore di una cosatemporanea?Io non avrei mai facilmente creduto che colui cheteme per le pene corporee fosse mai congiunto allecose divine; il sapiente e il virtuoso non sentendodolore è veramente e perfettamente beato (nellecondizioni della vita presente), se tu vuoi considerarele cose con l'occhio della ragione.

50. Da qui hai la possibilità di contemplare in quantimodi frugalmente, inutilmente e dannosamente lospirito si contragga, le forze si riuniscono, l'animo sivolga a speculare, a capire le cose speculate, eritenere le cose capite, che tu valga a formare econcepire nuove impressioni, le simili per le consimili,le proporzionali per le comproporzionali, le diverseper le loro analogie e infine e più industriosamenteintendere le cose contrarie attraverso gli opposti.Da ciò ne deriva quella considerazione che conferiscea regolare l'intelligenza, il giudizio e gli effetti. E' da

considerare più importunamente perché te ne tengalontano per non correre spesso con la fantasia, noncomprendendo le cose, e come portato da esse (cosìriferiscono avvenne ad Antiferone) che tu siacostituito nel numero di coloro che vengono trascinatipiuttosto che agiscono in proprio. Tali abbiamo detto sono coloro che per il vitto, per lasolitudine, il silenzio, l'ombra, il profumo, le fiamme, il

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calore, il freddo, il tepore, hanno contrazione dispirito, e mancando questo da qui incorrono in unamiserevole mancanza di senno, avendo la fantasiadisturbata dalla ricerca vana di fantasmi.

PRIMA PARTE DEL SIGILLO DEI SIGILLI

FINE

SECONDA PARTE DEL SIGILLO DEI SIGILLI

1. Come le festuche, la paglia, le pellicole e altre cosedi questo genere, gettate nel fuoco, al modo di quellecose che sono dette dotate di senso si contraggono,quasi per fuggire la vicina e presente corruzione, si

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rifugiano e per quel che possono cercano di andarealtrove, così nessuno anche se non dotato di senso esenza un principio naturale con il quale meglio siimpernia e viene protetto nel presente stato.Se poi vuoi andare più profondamente, niente

troverai talmente mutilato, diviso e morto che siadestituito dall'interna cura di se stesso (qualunqueesse sia).Dunque per le perfezioni dell'animo siamo convertitiad istituire un magistero domestico dell'animo nostro;vi è anche in coloro che esulando dal patrio mondodella luce e dell'intelligenza, avendo come nellacoppa una naturale facoltà che presiede, sotto ilcomando della quale, come una scintilla che riceve lasua sfera, richiama ai ritardanti il corso e anchesenza saperlo fa questo cambiamento.

Quanto più potente è l'animo sopra i corpi, tanto piùpotenti ha queste diversioni, da non essere impeditodalle proprie naturali disposizioni e azioni, pervorticosi impulsi della materia che disturba.Abbi dunque conoscenza, conosci le diversioni eguarda in tal modo contro tanta cieca caligine dascacciare, sì possa avere evasione da qualcheapertura.Considera per prima cosa i quattro interni rettori degli atti: amore,arte, magia, matematica.

I QUATTRO RETTORI

L'AMORE

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2. L'amore è ciò in virtù del quale tutte le cose sonoprodotte, è in tutte le cose, funzionante nelle coseche funzionano, con il quale svolgono la loro funzionele cose che funzionano, poiché egli stesso è il vigoredelle cose che funzionano, riscalda le cose fredde,

rende chiare le oscure, eccita quelle che dormono,vivifica quelle morte, le cose inferiori trasportandolecon una forza divina le fa camminare nelle sferecelesti; per il suo servizio le anime rimangono neicorpi, con la sua guida si elevano allacontemplazione, con il suo volo, superata la difficoltàdella natura, si uniscono a Dio; ci insegna ciò che nonè nostro, ciò che è nostro, chi siamo noi, chi gli altri;rende a noi, soggette e sotto il nostro controllo cosedi altri e pone altri a nostri capi e dominatori; lastessa necessità, che incombe su tutto, è soggetta

solo all'amore.Per avere con debito culto dell'amore non guardandosolo ai tre luoghi ma a tutti, richiamandoli non tre enon sette volte, ma sempre convergendo verso diesso.

L'ARTE

3. Riguardo all'arte, dobbiamo riportare alla menteche quanto più squisitamente le cose naturali sono

dirette verso il proprio fine che le artificiali, tantomeno se di loro si ha una giusta considerazione;perciò ben capì Aristotele come la considerazionemaggiore non è maggiore della ragione, della periziae dell'intelligenza.Sperimentiamo infatti in noi che l'arte in assolutoniente maggiormente considera, e l'arte conclusa nonha bisogno di discorsi di alcuna ragione, sia perchéoperiamo con la similitudine della natura, sia perchéla natura coopera con noi, allora dunque l'arte agisceperfettamente quando è connessa con l'agente

naturale; così si può infatti paragonare che vi sia unaconnessione tra arte e natura, sia perché l'arte è unacerta imitazione della natura, e sia perché come èimpossibile che le cose naturali siano esperte di arte,così nemmeno le cose artificiali possono mancare diuna natura.Niente infatti è artificiale che non sia al di dentrodella natura; come dall'arte conosciamo quale sia la

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ragione o la natura, così è da riferire alla natura ilprincipio dell'arte e della ragione. Affinché dunque sipossa pervenire ad un arte somma e definita, bisognache ti unisca con l'anima del mondo e che tu agiscaunito ad essa, che per fecondità naturale è piena di

forme e genera un mondo pieno di forme simili.Queste forme, come capì anche Plotino, sonoracchiuse nei semi e tutte insieme formano quasi deipiccoli mondi. Onde, essendo questa anima presenteovunque essa totalmente, e nel tutto e in ogni partetotalmente, perciò secondo la condizione dellamateria in qualunque cosa anche esigua e divisa,possiamo intuire il mondo se non riesci a intuire ilsimulacro del mondo, cosicché senza difficoltàpossiamo dire con Anassagora che ogni cosa sta intutte le cose, perfezionandosi. Dunque ogni cosa, al

modo che l'anima di quella essenza sembrarichiedere quella determinata materia, non èavventizia a una certa sentenza e determinataconsiderazione (così infatti l'arte, che è posteriore edemulatrice, fabbrica), ma come dall'interno genera laforma presente come dispiegazione della natura.Considera dunque da dove trae emanazione l'artemirabile.

LA MATEMATICA

4. Tutti i sapienti consentono a ritenere necessaria laconoscenza per i bisogni dell'anima; infatti le cosevisibili sono immagini di quelle invisibili.Come in uno specchio quelle cose che sono delmondo intelligibile diventano presenti nel mondosensibile, qui si esprimono nel movimento e nellavarietà, là nella perpetua e stabile ragioneconsistono.La matematica  insegnando ad astrarre dalla materia,dal moto e dal tempo, ci rende intellettivi econtemplativi delle specie intelligibili.Perciò Pitagora, Platone e tutti coloro che hannotentato di immettere in noi cose profonde e difficili,quasi mai hanno usato altri mezzi se non imatematici.Anche lo stesso nemico dei matematici, ilmaggiormente logico Aristotele (per il quale vale dipiù argomento che argomentando), quando cercava

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di spiegare le cose più profonde della natura, quantevolte spinto dalla necessità ricorse alla matematicache aveva ripudiato?Per noi giustamente si dà il passaggio delle immaginidei corpi e delle ombre, che sono le cose, sensibili,

oscure, attraverso la matematica, che per Platonesono le cose intelligibili oscure, fino alle idee, che perlui sono le cose intelligibili chiare, come anche lachiarezza di quelle giunge alla nostra ragione permezzo della matematica.Dico che tra la matematica e la fisica vi è un luogoche conserva in una certa intercapedine lecaratteristiche intere dei profluvi di alcuni corpinaturali, dei quali erano soliti usare i Maghi perrovinare qualcuno. In questo modo si espresseEraclito e lo confermano Epicuro, Sinesio e Proclo, noi

minimamente lo ignoriamo, e massimamente losperimentano i negromanti.

LA MAGIA

5. In che cosa consiste la magia, che con mezzamatematica è quasi equidistante negli estremi fisici emetafisici?Queste cose sono di duplice genere: una che per lacredulità e la forza della fede, o per altre non lodabilispecie di contrazioni mortifica il senso, con il quale lapropria ragione per qualche cosa di estrinseco vienequasi del tutto assorbita, tanto che la natura sitrasformi meglio nell'immagine di qualcosa dideteriore, (queste cose sono usuali presso i maghireprobi, a che i quali portano un uomo o un altrospirito animato al simbolo di alcuni spiriti influenzali,in virtù dei quali o per unione con le sostanzeappositamente preparate, cose mirabili, nei corpi,negli affetti, nelle arti e nelle regioni e parti delmondo operano veramente o apparentementealterando, commuovendo, trasformando, occultando,manifestando, legando, sciogliendo, deducendo, einducendo); un'altra, poi, vi è che per una federegolata e per altre lodabili specie di contrazioni, etanto lontana dall'usare una qualche perturbazionedel senso, che lo sorregge quando è claudicante, lo

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corregge quando sbaglia, lo rafforza e lo ammoniscequando è imbecille e ottuso.Quando questa funziona, per virtù di un grandedemone (che è amore), unisce l'anima al corpo con lospirito, e ancor di più, unisce e concatena una forza

separata e divina allo spirito, attraversa l'anima etutte le cose universali a tutti attraverso pochi o moltimezzi, non essendo nascosta la duplicità che l'anima,una superiore e più intellettuale che dipinge in sestessa il bello, e una inferiore che sta in un'altra. Laprima si riporta alla superiore, la seconda verso laVenere inferiore e volgare, ed essa è madre delladuplice cupidità, nella quale consiste il senso delledue nature, che per sé è detto vita, e questo sicontempla in tutte le cose naturali, infatti da questosenso vi è appetito nelle parti dei corpi e nelle

precipue membra del mondo, quali grandi esseriviventi e Dei, cosicché tutte queste cose vanno versoil suo luogo e camminano nei circuiti vitali.Se infatti non avessero un senso vivo di queste cose,mai si muoverebbero verso una conveniente ragioneo dentro di essa.Per questo dissero bene, (anche se ciò non è bencapito da molti) che l'opera della natura è operadell'intelligenza.La magia naturale ha un comune principio con quellasuperstiziosa e divina, che tutte le cose per un certo

intimo incitamento rifuggono dal male secondo leforze e perseguono il bene, e alcune si muovono dasé, alcune da altri, alcune si muovono per unprincipio intrinseco, che sempre è mancante o di unoche manca, altre poi dall'esterno che alcune volteconsistono in cose mancanti ad altri; alcune cose simuovono naturalmente, altre per violenza, altresenza ripugnanza.Qui la simpatia e la non simpatia, considerandoanche la forza di tutte e due, diviene socia perl'applicazione dei princìpi con i princìpi, degli agenti

con i pazienti, emula così della natura onnipotente equasi come essa direttrice e governatrice per un finesuo proprio.

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I QUATTRO OGGETTI

6. Bisogna ora trattare dei quattro oggetti: lume,colore, figura e forma.Essi sono da comprendere in quadruplice modo,secondo una certa analogia, desunta dai gradini diuna modalità quadruplice: metafisicamente,fisicamente, razionalmente, moralmente.

IL LUME

7. Concepisci dunque il lume, insieme ai Platonici,come fuoco e forma del cielo, immagine della vita delcielo (come ciò che nella vita celeste e intellettuale,sia luminoso in un corpo celeste, al modo che nellamente è l'intenzione, nella voce è discorso o parola)accesso da Dio nel sole, nel quale vi sono le altrequalità, le cui principali sono il calore vitale e blando,

l'azione motrice e formatrice di tutte le specie.E' un lume più intimo di quello per il quale il sole dase stesso emana luce, dal quale si ha una luce digenere differente, che come l'immagine del sole sispande dappertutto.Da questo lume, dunque, che non è acceso presso dinoi, verso il lume effuso che accende, di poi versoquello che si diffonde corporalmente, e di poi versol'intimo che è principio delle effusioni, e finalmenteda ciò che si trova nel corpo separato come unseparato verso un qualcosa di semplicissimo e

indiviso, come da una voce scritta e impressa con isuoi caratteri nella materia, verso quella ascoltata ecioè diffusa nell'aria, e di poi a quella portata lontano,e poi ai princìpi organici del parlare, finalmentearriviamo alla semplice e individua facoltà, sotto il cuiimperio obbediscono gli organi.Quel lume primo e iniziale, se non nella durata, è pernatura tuttavia prima del sole: lo capì Morfeo e gli

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Egizi i cui misteri Mosé porta avanti nei suoiammaestramenti. Perciò gli antichi Caldei tutti, gliEgiziani, i Pitagorici, i Platonici e tutti gli altri ottimicontemplatori della natura, questo sole (che Platonechiamò figlio visibile e immagine del sommo Dio, al

sorgere del quale Pitagora cantava inni con la lira, eche sorgente Socrate salutandolo veniva rapito inestasi) tra le altre stelle che hanno vista e udito, noncarenti di memoria ed esaudenti le preghiere,adoravano più ardentemente; di questi non si devecondannare l'idolatria, ma giravano gli occhi corporeialle immagini viventi e a ottime vestigia delladivinità, e come per un culto esterno, che Diorichiede anche da noi, andavano verso una interna epiù ardente religione dell'anima.Noi, che siamo condotti per la conoscenza delle cose

sensibili a quelle intelligibili, con un simile progressosiamo portati divinamente alle cose non corporeeattraverso quelle corporee, avendo noi duplicenatura.Salmeggiando, dunque, con il corpo e con l'anima,con il senso e con l'intelletto, e con tutte e due lefacoltà e attraverso gli strumenti di ciascuna facoltà,ricercando le cose divine, sia i templi e i luoghi, siacoloro che dimorano in essi, con un culto gemello, lanatura proclama da ogni parte che così dobbiamofare; questa cosa, anche dalle stelle che guardano

questa unica fonte di luce, al di sopra di tutti gliinnumerevoli reggitori del mondo, ci insegna ariconoscere un solo principe, padre e Dio.

IL COLORE

8. Il colore si dimostra essere quella qualità subitodopo la luce, e che è creduta differire, per questostesso, dalla luce per il fatto che è una qualità visibiledi una superficie estesa, mentre la luce non subiscealcuna estensione ma appare in ogni luogo in undeterminato tempo.Questo non è visibile se non per la luce, infatti ilcolore non sembra essere altro che una affezionedella luce, alla somiglianza della quale produce leimmagini, che non sono intelligibili se non alla lucedella ragione; e così le immagini più vicine alla

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ragione sono maggiormente intelligibili, come i coloripiù vicini alla luce sono maggiormente visibili; comeinfatti di per sé la luce è recepita dalla vista, così sipresentano le specie razionali all'intelletto, il coloreall'occhio, le immagini alla ragione.

La luce è anche la forma originale di ogni cosavisibile e del colore. La luce, parimenti, si diffonde intutti i colori, trapassa nei vari colori quando èrecepita da soggetti diversi, e così, come la luce sipone nei confronti di tutti i colori, che essi sono nellediverse materie una luce diversamente partecipata,così la prima luce si ha verso tutte le luci sensibili, inmodo che esse stesse siano luci diverse,partecipando in diverso modo della sua luce.

LA FIGURA

9. Vi è figura in verità, con una quantità ma nonsenza qualità, e con qualità ma non senza quantità,ma nella quantità la qualità, non luce, non colore, nonvestigia di luce e colore (questa cosa infatti talvoltagiudichiamo con il tatto), non nella pura quantità, nonla pura qualità, ma l'unità dalle due nelle due.Nel suo genere, per quello che la luce presenta allavista, la natura è rivelatrice attraverso di essa delle

cose grandemente profonde e arcane, e la stessanatura ci indica le ragioni attraverso la figura visibile.Questa è quel fuoco che Prometeo, prendendolo dinascosto dagli Dei, offrì agli uomini, questa è l'alberodella scienza del bene e del male; essa stessa èinfatti similitudine della forma.

LA FORMA

10. Vi è una forma di prima grandezza, per se stessae in se stessa sussistente, semplice, senza parti,principio dell'essenza e di ogni sussistenza ecasualità, che si comunica alle cose senza subirediminuzione, nella quale ogni forma con la qualecomunica è eterna ed una; essa stessa infatti è la

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forma assoluta dell'essere, e quella che dall'essere atutti, per cui viene male chiamata padre e datore diforme, cosicché non vi sia una forma delle membra edelle parti del mondo o di tutto l'universo, ma formedell'universo e una forma assoluta delle parti di esso.

Ed è forma infinita poiché è in tal modo in ogniessere, che non ha termine in questo o inquell'essere, non si contrae verso questa o quellamateria o soggetto come per opposizione; la materiaviene detta infinita se questo o quell'essere non èdeterminato dalla forma. Questa forma quando donal'essere in alcuni gradi, da tutti è detta discendere, lamateria è detta ascendere per questi stessi gradiverso la forma e dalla differenza, diversità e alienitàdi partecipazione di questa materia e di questaforma, procedi nei suoi gradi con differenza, alienità e

diversità degli enti.Questa forma universale di essere è la luce infinita,che ha relazione con tutte le forme al modo in cui laforma della luce essenziale alle forme della lucepartecipativa, dei lumi e dei colori. Attraverso diquesta, la materia si estende secondo le diversefigure partecipate in diversi modi e in diversi esseri oenti.

LA PROGRESSIONE DELLA PRIMA FORMA NEL TERNARIO

11. La prima forma che diciamo iper-usia o nellanostra lingua super-essenza, dal sommo della scaladella natura degli enti, all'interno e profondomateriale protendendosi nel mondo metafisico èfonte delle idee ed elargitrice di tutte le forme eprofusore dei semi nel grembo della natura; nelmondo fisico imprime sul dorso della materia levestigia delle idee, come un'unica immaginemoltiplicantesi secondo la specie nel numero degli

specchi messi di fronte, nel mondo razionaleraffigurando le ombre delle idee, numerate secondo ilsenso con quelle specifiche per l'intelletto,illuminando le tenebre, i colori e le intenzioni dellecose secondo la di lui capacità.Nella stessa prima causa le forme vengono detteentità, bontà ed unità; nel mondo metafisico sonodetti ente, buono, antecedente i molti; nel mondo

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fisico, enti, buoni, molti; nel mondo razionale daglienti, dai buoni, dai molti.

SPIEGAZIONE DELLA FORMA ATTRAVERSO IL DUODENARIO

12. Le forme intrinseche delle cose naturali siesplicano con dodici ragioni (secondo le qualiassumono dodici denominazioni); sono infatti specie,figure, simulacri, similitudini, immagini, spettri,esemplari, indizi, segni, note, caratteri, sigilli; le cuidifferenze e distinzioni non ricercare presso ilgrammatico, né dal filosofo volgare, ma medita per testesso.Infatti non iniziamo alcun progresso da conseguire sevogliamo spiegarvi queste con altri nomi; crediamoinfatti che una pura sinonimia è nulla tra i nomi.Chiunque, dunque, secondo la propria facoltà tenti dimoltiplicare la differenza al numero duodenario.

LA MOLTIPLICAZIONE DELLA FORMA INTRINSECA DEI DODICI INDUMENTI

13. Questi dodici indumenti vengono moltiplicati in sestessi direttamente, riguardo a tutte le altre cosevengono dedotti per comparazione (in obliquo).Infatti non soltanto la specie, la figura, il simulacro ele altre cose enumerate sono indumenti delle formeessenziali, ma mentre i singoli sono dedotti attraverso il numeroduodenario, dagli stessi ne provengono centoquarantaquattro.Si dice infatti I specie della specie, II specie della figura, III speciedel simulacro, IV specie della similitudine, V specie delle immagini,VI specie degli spettri, VII specie degli esemplari fino alla specie delsigillo. Di poi I forma della specie, II forma della figura, III forma

del simulacro, fino alla forma del sigillo. Così daccapo le altrespecie dell'indumento vengono dedotte singolarmente attraverso lealtre.Questa deduzione è significativa in quella figura che abbiamo giàsupposto, dove i singoli elementi della ruota intrinseca vengonodedotti per tutti quelli della ruota estrinseca, o quelli che sono nellalinea retta stabilita fuori del cerchio, entrano nel cerchio attraverso

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A, dal qual punto, attraverso l'ordine delle linee tese, scorrono dellealtre, assunte obliquamente.A significa dunque la specie, B la figura, C il simulacro, D lasimilitudine, E l'immagine, F spettro, G esemplare, H indizio, Isegni, K nota, L caratteri, M sigillo.Queste cose sono enumerate in un ordine tale che i primi sette, come per la pittura e la scultura e la specularità, possono essere riferite, etra questi in modo più acconcio i primi che gli ultimi, i cinqueseguenti attraverso una posizione più confusa e universale, e gliultimi tre in modo imminente attraverso la descrizione letteraria.

LE DODICI VOCI DELLE FORME E LA LORO DEDUZIONE

14. A questi succede la considerazione delle dodici voci delle forme,

con le quali formiamo ciò che ci serve per scoprire, per giudicare e per ricordare. Queste dodici sono originali designati attraverso idodici elementi: A significa la risoluzione, B la composizione, Cl'addizione, D la diminuzione, E la somiglianza del capo, F latrasposizione, G l'astrazione, H la concretezza, I la denominazione,K l'etimologia, L l'interpretazione, M la consonanza.Queste vengono moltiplicate, riportate fra se stesse incentoquarantaquattro; cosicché si mantenga una certa convenienzanella deduzione; questa tuttavia viene insinuata in questo modoconfusamente, mantenendo l'unico ordine di combinazione:I risoluzione della risoluzione, II risoluzione della composizione, III

risoluzione dell'addizione, IV risoluzione della diminuzione, Vrisoluzione della similitudine del capo e degli altri che succedonofino alla completezza degli altri dodici, di poi tredicesimo,addizione della risoluzione; XIV addizione della composizione, XVaddizione della addizione, XVI addizione della diminuzione, XVIIaddizione della somiglianza del capo e degli altri, fino alla suacompletezza di quattro volte (doppi). Non altrimenti se si deve andare a completare ordinatamente tutto ilnumero degli altri che seguono come è evidente, nella propria figuradove nel cerchio dell'elemento inferiore vengono significatidirettamente, negli elementi del cerchio superiore vengonosignificati in obliquo, ed al contrario.Lì vengono denotate dodici combinazioni, per primo in mododoppio, con dodici tratti di linee da un cerchio in un altro, poicentoquarantaquattro, poiché dopo aver congiunto la A del cerchioinferiore alla stessa A del cerchio superiore, dicendo composizionedella composizione, conseguentemente dalla A procede nella sualinea verso tutti gli altri elementi del cerchio superiore, e per primoverso B, dicendo risoluzione della composizione, secondo verso C,dicendo risoluzione della addizione e, così daccapo, riguardo agli

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altri elementi, è uguale il giudizio e la prassi. Nella prassi, se vi èqualcuno di questi che tu non riesci ad accomodare con la tuacapacità, lo ometti; infatti non siamo così solleciti da non lasciarealcunché da elaborare agli ingegni degli altri, come anche nonsiamo a tal modo destinati, da mancare in quelle cose che ci sono più necessarie.

LE FORME DELLE DODICI COSE

15. Le forme delle dodici cose generali sono anche esse dodici: ledieci categorie (essenza, sostanza, quantità, relazione, abito,quando, ubi, sito, azione, passione) alle quali aggiungiamo L ilmoto, M la causa.Le specie di queste forme le spieghiamo per quello che segue.

Quelle cose che sono espresse al sostantivo quando diciamoessenza, sussistenza, sostanza, e non essere, sussistente, sottostante,tali cose tuttavia ricorda che sono quali sia denominate attraversoaltre, sia che denomino altre; nella prassi vengono prese in modoconcreto, astratto, nella potenza attiva, nella potenza passiva,nell'atto, nell'abito, nell'efficacia, nell'efficienza, nell'effetto eimplicano tutti i modi che si possono implicare. Nell'essenza è infatti implicito ente, essere, entità, essefacere,essefieri, esseposse active, esseposse passive, essededisse,esseaccepisse, (ed oltre, per le forme se piace).In un modo piuttosto rude ma più espressivo e di più squisita

significazione, nel dire vengono detti essificare, essificari,essificabile, essifica, essificativum, essificasse, essificatum.Similmente nella sostanza è implicito il sottostante, il sottostare, lasostanzialità, il sostantificare, il divenire sostanza, l'essere divenutosostanza. Similmente si deve concepire delle altre forme. L'uso diqueste è massimamente accomodato verso le operazionidell'intelletto nel modo che si manifesta nell'una o nell'altra.Se nell'argomentazione vogliamo provare che qualche cosa ègrande, bisogna tentare di prendere i termini medi o le cause dellasua grandezza o della sua magnificenza dal fatto che ha compiutograndi cose, del fatto che ha compiuto grandi cose, del fatto che ègrande, e o del fatto che può diventare grande, o del fatto che puòfare grandi cose, ha fatto una cosa grande, è stato fatto grande.Similmente ciò va fatto per le altre formazioni implicite nellagrandezza, e incominciando subito dal principio della tavola conaltri termini, dalla di lui grande essenza, essere, sostanza,sussistenza, mole, numero ed altri; similmente nella memoria dellagrandezza ci rifugiamo con i termini grande, magnificare,magnificato e per più e per tutti, accomodando ciò con ordine, comenoi abbiamo insinuato con la nostra propria arte.

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Sono dunque certi i termini di sé e degli altri, con indumenti e leforme; di sé velati, riflessi, o riportati prendendo l'obliquo, astratto,sostantivo, assumendolo per questo, direttamente, concretamente edaggettivamente; per gli altri progressivamente da un terminerisalendo ad altri astrattivamente, concretamente, obliquamente,direttamente, aggettivamente, sostantivamente, attivamente oassumendoci in altro modo.L'astratto riforma il concreto, e al contrario, l'efficacia all'efficienza,l'atto all'abito, l'essere il potere e l'agire, e al contrario.Finalmente tutte le cose formano le altre cose e da tutte sonoformate, e mentre tutte le cose attraverso tutte le altre vengonoformate e raffigurate, per ricercare, trovare, giudicare, pensare,ricordare, da tutte possiamo essere promossi attraverso tutte.

LE DODICI FORME DELLE INTENZIONI

DIVISE IN TRE CLASSI

16. Non altrimenti, noi dobbiamo procedere in questo genere nelledodici forme delle intenzioni, nelle quali 1. A significa genere, B ladefinizione, C la proprietà, D l'accidente; 2. E opposizione, Fmodalità, G equipollenza, H conseguenza; 3. I distribuzione, K comparazione, L divisione, M distinzione.

LE DODICI FORME DEI COSTUMI DISTRIBUITI IN TREORDINI

17. Nelle forme morali: 1. A significa la giustizia, B la prudenza, Cla fortezza, D la temperanza; 2. E la legge naturale, F la leggedivina, G il diritto delle genti, H il diritto civile; 3. I il necessario, K l'onesto, L l'utile, M il dilettevole.

LE DODICI FORME DELLE FORME

18. Ci sono anche dodici forme delle forme, con le quali tutte le cosevengono distinte, divise, contratte, limitate, definite e giudicate, lequali comportano tutte combinazioni artificiali.Tra queste A significa il primario o secondario, B l'assoluto orelativo, C l'atto o la potenza, D in maniera assoluta o secondo undeterminato aspetto, E intrinsecamente o estrinsecamente, F

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veramente o apparentemente, G per sé o per accidenti, Hcomunemente o propriamente, I necessario o contingente, K mediamente o immediatamente, L naturalmente o in manieraattributiva, M principalmente o riduttivamente.

I DODICI FONDAMENTI PROSSIMI DELLE FORME

19. I fondamenti delle forme hanno una duplice differenza. Alcunisono prossimi, che propriamente sottostanno a tutti i modi diconsiderare, altri poi sono primi, i quali non solo servono per laconsiderazione, ma sottostanno a tutti i modi di essere.Dei fondamenti prossimi A significa se è, B cosa è, C da che cosa è,D quanto grande è, E che qualità ha, F dove è, G quando è, H in chemodo è, I con che cosa è, K circa quale cosa è, L a cosa serve, M per 

quale motivo è.

I DODICI FONDAMENTI PRIMI DELLE FORME

20. Nei primi fondamenti delle forme A significa il divino esuperessenziale, B l'ideale, C l’intelligibile, D il cosmico, E ildemoniaco, F il sensitivo, G il vegetativo, H il primo composto, I

l'elemento, K il costume, L il raziocinio, M il discorso.Verso queste cose ed altre simili hanno investigato i Maghi, daiquali i Cabalisti hanno derivato il significato per la spiegazione delquaternario nel duodenario, nel nome di quattro lettere che puòessere dedotto a dodici, e i quattro lati della Gerusalemme tipica indodici porte, e i quattro spiriti cardinali a dodici attraverso i gemellicollaterali di ciascun singolo, e i quattro cardini del mondo nelledodici distribuzioni delle case, e i quattro angoli della terra nelledodici vicissitudini del principato.Tutti questi numeri duodenari riportati in sé trapassano nei sottospecificati centoquarantaquattro enti, e oltre moltiplicando semprecon la stessa proporzione, discorrendo, arrivano fino ad individuiinnumerevoli, da quelli generalissimi attraverso quellimaggiormente generali ai generali, gli speciali con l'esplicazionespecialissima della monade superessenziale.

I PROSECUTORI DELLE DODICI ARTI,E PER PRIMO I QUATTRO INDIZI

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21. Oltre a queste vi sono i prosecutori delle dodici arti di cuiquattro sono indici: sensibili, immaginabili, razionabili, intelligibili.Sono sensibili quelle cose che, come le pitture e le scritture,incontrano la specie e le ragioni delle cose attraverso i sensi esterniverso gli interni. Tra queste cose in verità siamo massimamentemossi da quelle visive; attraverso queste stesse in noi vengonoinsinuate le specifiche differenze delle cose, e alcune volte, per ognidove gettate con gli occhi le specie considerate, e più propriamentele lettere e i caratteri e le figure, l'armonia, la ragione e l'ordine dellesfere hanno per oggetto la conoscenza dei rettori del mondo, efinalmente (ad un solo principio al di sopra di tutto, per il motivoche in una cosa sola, anche le differenze, le cose varie e quellecontrarie cospirano alla sua unità) cercano di promuovere ildesiderio della nostra conoscenza.Vi sono poi le ragioni immaginabili che nella assenza della

sensazione esterna offrono a noi i fantasmi di questa; e la stessacosa che si mostra in tempi e luoghi determinati ce la fanno intuire,sempre e dovunque; quelle cose che nel mondo fisico non hannocomposizione, non hanno divisione, non hanno una quantità definitao non superano il numero stabilito o che nemmeno riescono atoccarlo, questa divide, compone, unisce a forza e amplifica.Vi sono di poi le cose ragionevoli sopra le quali già dette,discutiamo, esaminiamo, argomentiamo, ricerchiamo, troviamo,allontanandoci dalla materia tendiamo verso l'intelletto e risaliamoa cose più alte e più pure.Infine vi sono le specie intelligibili, attraverso le quali, lasciato il

cammino, in un solo attimo possediamo tutte le cose, viviamo beati,imitiamo la eterna intelligenza della mente. Dopo che infatti,attraverso la specie razionale, quasi come ciechi per mano, a poco a poco, con successione, con continuazione e cammino, approdanti,abbiamo giudicato la sfera con il tatto, e la stessa con una specieintelligibile quasi oculare, subitamente conosciamo ogni discorsoargomentativo. Siamo promossi a questi atri attraverso le specieintelligibili, nelle quali comprendiamo di più con un unico approdoche se con innumerevoli atti attingessimo altrove. Ciò illustra queldetto: Meglio un giorno solo nei tuoi atri che mille anni.La mente presiede molto bene lontano sopra gli intelligibili, nellaquale la specie è la stessa cosa che l'atto, l'atto che la potenza, la potenza che l'essenza; la mente comprendendo totalmente il tuttoessendo tutta insieme tutto comprende, e con perfetto possesso non presa da alcuna ombra delle vicissitudini, ed essa stessa è quellaintesa dai Cabalisti quando dicono: Mille anni davanti ai tuoi occhi,sono come il giorno di ieri, che è passato.

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SECONDO I QUATTRO TESTIMONI

22. Rimangono i quattro testimoni: l'astrazione, la contrazione, ilnumero e la misura, senza i quali non vi è niente che si possatrovare.

L'astrazione, riguardo a questi (testimoni), è da dire che apportanon poca cosa. Riguardo alla varietà delle cose, infatti, è utile anzinecessario considerare una cosa senza l'altra (come una sfera senzamateria), sebbene sia impossibile, cattivo e falso, nella maggior  parte delle cose, enunciare o credere che uno sia senza l'altro. E'noto che senza di essa a noi non può arrivare alcuna notizia,speculazione e prassi; ai sensi, infatti, non vengono incontro quellecose che veramente sono, quantunque di esse ne venga come unospecchio e un enigma, e ciò che viene sentito è detto segno di ciòche è. Ciò per l'universale ordine delle cose, per la loro connessione,corrispondenza e similitudine, come per una generazione, sorgente

dall’amore del primo guado, sono segno, esemplare e figura.La verità dunque non consiste nelle cose sensibili; ciò che è vero,sempre è, rimane, fu sempre e sarà sempre (da ciò quell'ottimodetto: niente di nuovo sotto il sole), essa è separata dai nostri sensi,ai quali è soggetta non la sostanza, ma alcune di lei affezioni, colori,ordini, figure, moti continui, alterazioni, e ciò che è sempre in unmodo e in un altro si presenta, ma non ciò che è vero ed elementare.Questo dunque tramite l'astrazione, quasi rimuovendo visibili veli,viene insinuato. Per questo motivo vi è una grande solerzia adintrodurre una considerazione matematica per la molteplicità degliesempi e anche per la considerazione di un solo ente.

Contrazione. Vogliamo poi portare avanti l'intelligenza dellacontrazione; da essa infatti deriva la conoscenza come da unvestigio e da una impressione di ogni moltitudine, diversità,contrarietà ed uniformità; infatti attraverso diverse figurazioni sicontraggono nel grembo della materia queste stesse, passando lasostanza più divina in quella corporea densa e oscura, contenendolain sé come dentro i suoi limiti. Così infatti per un processo unitario anoi discende l’intelligibile uno e vero, come è necessario che noi alui risaliamo attraverso l'astrazione. Ciò infatti tentiamo, avendonelle specie infiniti individui, innumerevoli specie, in molti generimedi, e questi in alcune cose determinate dieci o dodici, e le stessecose riuniamo in un analogato supremo di tutti, così che attraversole stesse intenzioni, quasi per prosecuzione della contrazioneopposta, contraiamo l'essere molteplice e l'infinito particolare,nell'essere specifico e generico, e questo verso l'essere in generemassimamente universale, e ciò all'essere semplice o all'essenza,come il posteriore nell'antecedente, l'effetto nelle cause, di questequelle parziali in quelle comuni, e di quelle, le prossime e leimmediate, verso quelle più remote e immediate, e di esse leseconde alle prime e quelle molteplici ad una sola. Esiste dunque

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una duplice contrazione: una con la quale la forma assoluta divienequi, o ci forma di questo o di quello, come la luce che è per primacome in se stessa, di poi per un certo progresso diviene di questo odi quello, (mentre tuttavia dalla sua sostanza niente mette e della propria integrità non viene meno); l'altra contrazione vi è quando lanatura inferiore per un certo assenso ed abitudine ad obbedire, sia per un impulso naturale quanto conoscitivo, si riunisce in unamoltitudine partecipe e i molti partecipanti riunisce all'unità. La prima contrazione è con la quale, attraverso l'essenza, una formainfinita ed assoluta finisce in questa o in quella materia; la secondavi è quando, attraverso il numero, una materia infinita eindeterminata termina in questa o in quella forma.Con il numero si perfeziona ottimamente ogni contemplazione edisposizione dell'anima, come si crede anche senza paura che essoconcorra all'efficienza delle cose; qui basta che capiamo ilmercanteggiare, e questo vanamente consistente in sottili computialgebrici, ma da capire come elevato in una combinazione

razionale, dalla quale è sorto quel detto: "le cose sono da conoscerenel loro numero, i poeti ricevono pieni di entusiasmo l'elenco deinumeri dalle Muse, ai vati è Apollo che ispira i numeri", cosicchécapirai che i numeri niente altro sono che alcune ragioni chiare ometafisiche, o fisiche, o razionali, le quali riescono ad arrivare alconcetto con l'uno o con l'altro modo di conoscere, elevando lamateria e l'intelletto alla superiore spiegazione ed esposizione dellaforma e della luce.

La Misura. Anche la misura è regolatrice di tutte le cose nellequali cerchiamo la verità e la giustizia, ed è giudicata essere un principio attivo. Questa non è quella nota alla misurazione pratica,

ma quella con la quale soppesiamo la sostanza delle cose e imomenti della proprietà, con la quale definiamo e circoscriviamo iconfini delle cose e i termini congrui. Misuriamo infatti gli attiattraverso gli effetti, gli abiti attraverso gli atti, le potenze attraversogli abiti, le essenze attraverso le potenze, e tramite di essegiudichiamo che per noi è immensa la fonte delle essenze. E' eglistesso che veramente misura, perché tutte le altre cose anche inordine al contrario possono essere misurate, come le seguentiattraverso le antecedenti, e questo stesso è la mente, dalla quale presso di noi viene denominata la misura, ed essa stessissima èmisura di tutti, ed oltre a questa non si riesce a trovare un'altraadeguata. In quelle cose infatti che non hanno distinzione si trovauna perfetta concordanza.

TERZO DEI QUATTRO DIRETTORI

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23. Verso tutte le cose siamo diretti soprattutto per la similitudine, la proporzione, l'ordine e la simmetria.Il simile ama un altro simile, gode di un altro simile, è portato versol'altro a sé simile; il simile si eccita con il simile, si muove etrascina; il simile diviene simile, così è e viene conosciuto. Unavolta fatte le similitudini sappiamo fare ogni cosa, e preparate lestesse, possiamo perfezionare tutte le cose.Con la proporzione di quattro termini esistenti in un doppio genere, presi in doppia similitudine si arriva al valore dell'opera; infatti nonsoltanto le cose sono simili alle cose, ma sono come quelle ad altre, parimenti queste a quelle. Dalla consistenza della proporzione nellaspecie delle cose, nella loro disposizione viene fuori la bellezza, nelloro senso la grazia, nella loro ragionevolezza il piacere, nella lorointelligenza la gloria.Con l'ordine il caos fisico è trapassato nel bello spettacolo delmondo; con l'ordine il caos intelligibile ha districato il mondometafisico da quello eterno e lo ha mostrato distinto; con l'ordine il

caos immaginabile promuoviamo nel terzo mondo, simulacro diogni mondo precedente. L'ordine è in continua contestazione controil caso e la temerarietà.Finalmente solo con la concezione della simmetria conosciamoqualsiasi cosa che sia composta, complessa, unita, mista, copulataed ordinata. Quantunque contempliamo la parte dopo la parte, ilmembro dopo il membro, la specie dopo la specie, distinguendol'esteriore e l'intimo, tuttavia non avremmo raggiunto una completaragione se non per via di una armonica e consonante unione di tuttoa tutto, o almeno delle cose precipue alle precipue, e di conseguenzaquella essenza che consiste in una certa reazione delle parti, da cui

deriva quell'ottimo detto: "chi capisce, o capisce una cosa o noncapendola non capisce niente". Come dunque dalla periferia partendo il tratto di innumerevoli linee conferenti ad un puntovediamo il circolo, da più membri si va ad un solo individuo, comedella statua, dell'albero, del campo, dell'orto, dell'edificio, e diqualunque cosa di compatto percepiamo la figura; così trovata unasimmetria nelle cose che abbiamo davanti e nelle intenzioni che ci proponiamo di perseguire (pensiamo che quelle cose che sonocarenti, sia materiali che spirituali, non vadano portate oltre)facilmente arriviamo a nobilissimi effetti che ora vengonoenumerati:I quattro desiderati effetti dell'arte delle arti e del sigillo dei sigilli:

la Scoperta, la Disposizione, il Giudizio, la Memoria.

FINE

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