SIEROPOSITIVE ONLUS real NETWORK lifeANNO 3 N. 1 03/2009 · 2015. 4. 23. · NETWORK lifeANNO 3 N....

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ALTRE MALATTIE FOCUS ON DIRITTI & DOVERI Il morbo di Alzheimer ICAAR e il futuro della ricerca italiana Libro bianco sul welfare La sfida futura è sulle patologie croniche: anche in questo caso dobbiamo puntare alla sostenibilità, perché durano tanto e durano sempre più a lungo consentendo l'allungamento delle prospettive di vita”. Guido Rasi TRIMESTRALE DI NPS NETWORK PERSONE SIEROPOSITIVE ONLUS ANNO 3 N. 1 03/2009 real life NETWORK

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ALTRE MALATTIE

FOCUS ON

DIRITTI & DOVERI

Il morbo di Alzheimer

ICAAR e il futuro della ricerca italiana

Libro bianco sul welfare

‘La sfida futura è sulle patologie croniche: anche in questo caso dobbiamopuntare alla sostenibilità, perché

durano tanto e durano sempre piùa lungo consentendo

l'allungamento delleprospettive di vita”.

Guido Rasi

TRIMESTRALE DI

NPSNETWORK PERSONE

SIEROPOSITIVE ONLUSANNO 3 N. 1 03/2009

reallifeNETWORK

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Il 19 maggio l’Ansa rilanciavauna notizia che ha fattoscalpore e ha catalizzatol’attenzione dei media perqualche giorno. E la notizia, percerti versi, è davvero unabomba: grazie ad una mozioneapprovata dal consiglioprovinciale di Roma, a partire

da settembre potranno essere installatidistributori di preservativi negli istituti superioridella capitale e della provincia che ne farannorichiesta. Personalmente esulto a questa notizia,anche se concordo con quanti sostengono chequesti provvedimenti debbano essereaccompagnati da interventi organici sul temadella sessualità, per insegnare ai giovani a viverlacon rispetto e consapevolezza. Interventi di questogenere, però, li aspettiamo da almeno trent’anni enon sono mai stati fatti. Perché, certo, parlare disessualità è difficile, soprattutto ai giovani. Qualemodello trasmettere? Quanto entrare in questionitecniche? Cosa dire per non urtare la sensibilità diragazzi che hanno background culturali e religiosidiversi? E per non far insorgere le loro famiglie?Nel dubbio, meglio lasciar perdere. Né lo Stato néi presidi dei singoli istituti vogliono maneggiarequesta patata bollente così i ragazzi vengonolasciati soli, in balia di genitori impreparati, diinformazioni spesso contrastanti, di leggendemetropolitane, dei loro esperimenti. Undistributore di preservativi può già essere unmodo per avvicinarsi ad un oggetto che provocaancora spesso, a quell’età, risolini imbarazzati earrossimenti plateali. Introdurre i preservativinelle scuole significa presentarli come qualcosa diquotidiano, utile, non stigmatizzabile. Come lamacchinetta del caffè. Vogliamo credere chel’introduzione di questo nuovo sconosciuto oggettonelle scuole sia occasione, almeno negli istituti chene faranno richiesta, per parlare quanto menodelle malattie sessualmente trasmissibili e dellaloro prevenzione. Ferruccio Fazio, per l’occasione,ha dichiarato che per contrastare l'Aids “tutti i

reallifeNETWORK

EDITORIALE

GIUGNO 2009

4 INTERVISTAGUIDO RASILA VIA ITALIANA ALLA SALUTE

6 NEWS MONDO

SOCIETÀ8 I VACCINI: UN OBBLIGO DI TUTTI,

UNA SCELTA? 10 HIVIDEO: AL VIA IL CONCORSO 200912 XENOTRAPIANTI

FOCUS ON10 CROI. UPDATE DA MONTREAL16 ICAAR E IL FUTURO DELLA RICERCA ITALIANA

18 LIFEOLTRE IL MIO MONDO

20 ALTRE MALATTIEIL MORBO DI ALZHEIMER

22 DIRITTI & DOVERILIBRO BIANCO SUL WELFARE: UN TESTO CON LUCI ED OMBRE

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mezzi sono utili”. Meno male, perché il PresidenteBerlusconi ha annunciato che “il prossimoministro della Sanità sarà Ferruccio Fazio. Perchévogliamo ridare a questo ministero il rango chemerita”. Ma se il futuro ministro della Sanità Fazioè favorevole all’utilizzo dei preservativi e ritieneche l’Aids sia un tema sul quale è necessariointervenire, perché allora la prevenzione dell’Hivsembra essere stata completamente dimenticata?Le ultime campagne di prevenzione ministerialierano state approvate dal precedente governo eattuate da quello attuale alla fine del 2008. Lericorderete tutti, si tratta della canzone degliAssalti frontali, “Quando sei lì per lì”, e dello spottelevisivo con Ambra Angiolini che, purtropposono stati in programmazione in radio e in tv perpochissimo tempo. Per quanto riguarda il branorap lo si può capire, le canzoni se non sono deicapolavori invecchiano in fretta, ma lo spot? Peròanche quest’anno il settore Salute del Ministerodel Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali harealizzato le “Pagine della Salute” dal titolo “Starebene con la prevenzione”. Come suggerisce iltitolo si tratta, cito direttamente dal sito internetdel Ministero, “di alcune semplici indicazioni cheaiutano a far capire quanto sia importante laprevenzione per la tutela della salute e quantosiano fondamentali le “azioni” che ogni persona

può compiereresponsabilmentedurante la propria vitaper non ammalarsi o,comunque, per ritardarela comparsa di unamalattia o anche perridurne la gravità”.La prevenzione comestile di vita, com’è giustoche sia. Ma se questovale per la lotta allemalattie cardiovascolarie ai tumori, perché non

vale per le malattie sessualmente trasmissibili? In attesa che venga approvato il disegno di leggeche prevede la ricostituzione del Ministero dellasalute, scorporandolo dal Ministero del lavoro edelle politiche sociali, a Fazio è stato attribuito iltitolo di vice ministro. Il Consiglio dei Ministri hachiesto al Ministro per i rapporti con ilParlamento di accelerare le procedure affinché ilprovvedimento venga approvato rapidamente.Non posso che manifestare la mia più vivasoddisfazione per un provvedimento che, spero,restituirà un ruolo di primo piano alla salute deicittadini.

Rosaria Iardino

A partire da settembrepotranno essereinstallati distributoridi preservativi negli istitutisuperiori della capitale e della provincia che ne farannorichiesta

Vedi alla voce generosità: «altruismo, disinteresse, nobiltà d’animo».Nessuno può essere confinato in una definizione: Marta era tutto questo, e molto di più.

In questo giorno amaro affiorano ricordi e vissuti, ognuno di noi è stato il depositario di un tassello, della tessera di un puzzle, che Marta ha generosamente lasciato scivolare nelle nostre mani.

Li ricomponiamo, e lo facciamo insieme, ricordando la determinazione, l’attaccamento alla vita, la sensibilità, l’attenzione agli altri.

Privilegio e fortuna di un incontro, che lascia molto ad ognuno di noi.Ogni suo attimo vissuto, ogni sofferenza, fragilità, sforzo, sorriso è lì a sussurrarci quanto preziosa sia la vita.

Il suo amato Renato Zero canta “ Non è vero che c’è sempre tempo, vivi tu tutto quello che c’è di bello, io devo andare”…

Questa è la tua lezione più preziosa cara Marta. Un addio inatteso, liberi pensieri che ti raggiungeranno, ovunque tu sia ora.

Medici Clinica Malattie InfettiveOspedale Sacco - Milano

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Il Professor Guido Rasi ci accoglienel suo ufficio per raccontarci ilsuo primo anno alla guida dell'Aifa.Professore, vuole riassumerci qualisono le competenze dell’Aifa?Questo primo anno mi ha permesso diavere una visione approfondita di quel-lo che è il raggio d’azione dell’Aifa. L’at-tività dell’Agenzia poggia sostanzial-mente su due pilastri: uno è quello au-torizzativo/ registrativo, ci occupiamocioè dell’autorizzazione e registrazionedi tutti i nuovi farmaci in commercio.L’altro è quello economico, l’Aifa fissa ilprezzo dei farmaci e regola la spesa far-maceutica globale. Ma non finisce qui, perché a monte tut-to questo implica che vi siano altri com-piti molto importanti, quali per esem-pio tutta l’attività ispettiva che è fonda-mentale. Si svolgono attività ispettivenell’ambito di quelle che si chiamanoGCP, cioè la verifica che negli studi cli-nici si prosegua secondo le Good Clini-cal Practice; e poi ancora nell’autorizza-zione delle officine, quindi relativamen-te a tutto quello che c’è dietro l’immis-sione in commercio di un nuovo farma-co. Questa attività non riguarda solo icriteri di sicurezza prima dell’approva-zione ma anche la farmacovigilanza,cioè cosa succede dopo che il farmacoè stato autorizzato.

E’ emerso da uno studio che la sani-tà italiana è considerata tra le mi-gliori e che piace agli italiani. La ri-cerca ha evidenziato però forti dif-ferenze tra nord e sud: la domandache ci si pone è se ci sia un piano ecome s’intende implementarlo percorreggere questa distorsione chein futuro tenderà ad essere amplifi-cata dalla devolution.Sono assolutamente d’accordo che il si-stema italiano sia un ottimo sistema e

sono contento che gli italiani ne abbia-no la percezione, qualche studio l’haposizionato al secondo posto in Europae devo dire che girando all’estero è ve-rosimile. Però è vero che abbiamo deigrossi squilibri dal punto di vista geo-grafico, le differenze tra nord e sud cisono, al sud non abbiamo centri di ec-cellenza, centri adeguati. Cosa può farel’Aifa per quanto riguarda la propriaazione? Quello che stiamo facendo è diserrare molto il raccordo con le regioni.Il cinquanta per cento di tutte le com-missioni dell’Aifa sono formate da rap-presentanti regionali con i quali stiamolavorando bene per fare in modo chequesta omogeneità venga raggiunta.Inoltre ho creato una serie di tavoli te-matici che vanno a dare supporto allanostra commissione tecnico-scientificasu tematiche scottanti, settori in cui ledisomogeneità sono più gravi, comequelli che si occupano di malattie di ge-

nere, delle problematiche legate agli an-ziani, di quelle in campo oftalmologicoe in campo pediatrico, che non gode an-cora di una sperimentazione adeguata.Sono una serie d’iniziative importanti,soprattutto l’ultimo tavolo relativo allamedicina generale per fare in modo cheil miglior farmaco venga messo a dispo-sizione in maniera uguale per tutti i cit-tadini italiani.

Negli ultimi vent’anni la vita mediaè aumentata significativamente. Perproseguire in questa direzione qua-li sono a suo parere le sfide chevanno ancora affrontate?Sfide ce ne sono tante. E’ vero che noisiamo arrivati ad avere un’aspettativatra le più alte del pianeta sia alla nasci-ta sia dopo i sessantacinque anni. Sap-piamo che il grosso della spesa sanita-ria avviene nell’ultimo periodo della vi-ta quindi dobbiamo mettere a puntouna strategia per la sostenibilità di que-sta fase. La sfida è poi sulle patologiecroniche: anche in questo caso dobbia-mo puntare alla sostenibilità, perchédurano tanto e durano sempre di piùconsentendo l’allungamento delle pro-spettive di vita. Direi che la strategianon è che quella dell’analisi continua:l’Aifa ha strumenti importanti per il mo-nitoraggio continuo della spesa farma-ceutica per cercare di avere nell’ambitodel tetto della spesa il contenitore pie-no della migliore qualità possibile difarmaci.

La spesa sanitaria nazionale è cre-scente, quella farmaceutica è decre-scente, qualità e risparmio sono in-versamente proporzionali. Qual’è laricetta per mantenere questi stan-dard?Qualità e quantità non necessariamentesono inversamente proporzionali. Noi

INTERVISTA

Guido RasiDirettore Generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa)

La via italiana alla salute

di Andrea Caldani

Guido Rasi, Direttore Generale del-l’Agenzia Italiana del Farmaco (Ai-fa), è nato a Padova il 09/01/1954.Specialista in Medicina Interna e inImmunologia e allergologia clinica,Rasi è Professore Ordinario di Mi-crobiologia ed è stato docente in“Immunology and Engenireed im-plants” all’Università di CaliforniaBerkeley.Sino alla sua nomina a DirettoreGenerale dell’Aifa nel luglio 2008 èstato, tra le numerose altre cari-che, Responsabile della sezione diMedicina molecolare dell’Istitutodi Neurobiologia e medicina mole-colare del CNR, componente delConsiglio di Amministrazione del-l’Istituto Superiore di Sanità e delCdA dell’Aifa.

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REALLIFE GIUGNO 2009 5

abbiamo semplicemente farmaci chescadono di brevetto e che quindi abbat-tono il costo pur mantenendo la qualitàdi sempre. Naturalmente questo rispar-mio deve permettere di riallocare le ri-sorse su farmaci nuovi che ovviamentehanno un costo maggiore. Quindi unariqualificazione conti-nua della spesa.

Big Pharma è in cri-si con l’innovazionee i relativi costi, co-sa ne pensa dellapossibilità di allun-gare la durata dellaprotezione brevet-tuale?Non credo sia quellala strada, o perlome-no credo che quellasia una strada corta.Io ritengo che si deb-ba prendere atto chec’è un cambiamentoprofondo dello scena-rio. I meccanismi regi-strativi avvenivanosecondo lo schema diun farmaco destinatoa una grande fetta dipopolazione, i cosìdetti blockbuster,mentre oggi spesso ifarmaci sono indiriz-zati ad una piccolaparte della popolazio-ne, a dei sottogruppi,e quindi bisogna pre-vedere iter registrati-vi coerenti con questasituazione. Si parlaquindi di nuove mo-dalità registrative piùveloci, più rapide,meno costose, perevitare che, come èsuccesso, il farmaconon sia remunerativorispetto all’investi-mento.Le regole del giocoapplicate ad un’altra partita non posso-no essere applicate ad un gioco futuro.

Cosa c’è di vero nell’ipotesi di can-cellare la norma che autorizza lavendita di prodotti da banco da par-te della grande distribuzione e del-le parafarmacie?L’iter parlamentare è abbastanza fermo.Mi sembra che in questo momento nonci sia nessuna vera azione, c’è statal’ipotesi di rimettere tutto come era pri-ma, c’è stata l’ipotesi di allargarla in

maniera massiva, io posso solo dire cheil farmaco da banco comunque si chia-ma farmaco, ritengo faccia parte dellaqualità del servizio sanitario nazionalela presenza del farmacista nel puntovendita. Tutto sommato penso che siaimportante non allontanare troppo il

farmaco dalla figura di un professioni-sta che da’ un indicazione in più.

Una proposta inglese vorrebbe auto-rizzare i medici generici alla vendi-ta degli OTC, secondo lei è una solu-zione per non rivedere il contratto?Non lo so, ma mi pare che nel frattem-po il contratto sia stato più o meno con-cluso. Non credo sia una buona soluzio-ne, forse in Inghilterra l’hanno fatto peril motivo che dice lei ma non lo caldeg-gerei per il nostro sistema.

Si parla di cellule staminali. Ha fat-to notizia la possibilità di produrresangue, ritiene possa essere fattibi-le nel breve termine?Nel breve termine no. Nel tempo me-dio/lungo credo che sia possibile quasitutto, tuttavia attualmente siamo un po’

più indietro di quantosi sperava. Sappiamoche sono cellule convarie tappe differen-ziative, quando dicia-mo cellula staminalepensiamo che siaun’entità unica, men-tre si tratta di una cel-lula per definizionetotipotente che biso-gna vedere a qualestadio di differenzia-zione si è fermata. Inquesto senso forse lestaminali adulte sonopiù vicine a quelloche è il nostro fabbi-sogno, anche se ce nesono meno e sono piùdifficili da reperire. Inpratica credo che neltempo lungo sarà pos-sibile, nel breve o me-dio no.

In Italia è quello chesi sta facendo, ossialavorare su cellulestaminali adulte,qual’ è la differen-za?Mettendo da parte iproblemi ideologici,la differenza sostan-ziale è che la cellulastaminale adulta è giàpiù vicina alla cellulache ci serve, la cellulaembrionale totipoten-te può diventare qual-siasi cosa, può diven-tare una cellula del-l’occhio, del piede,dei capelli.

Una cellula staminale adulta di un tes-suto della pelle è già molto più vicinaal suo commitment finale, cioè diven-tare pelle, quindi in un certo sensodobbiamo condizionarla meno, unacellula che ha una potenzialità alta puòfacilmente prendere una direzione sba-gliata. Quindi di cellule staminali adul-te ne abbiamo poche ma sono più vici-ne alla meta, delle altre ne abbiamotante ma sono più lontane dalla meta.Credo che la strada italiana sia moltointeressante. L

Il professor Guido Rasi.

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REALLIFE GIUGNO 2009 6

Tutto, ma non il condom!Il tenofovir, che appartienealla classe degli inibitorinucleotidici dellatranscriptasi inversa, è unfarmaco antiretroviraleutilizzato nel trattamentodell’infezione del virus Hiv-1 e, in circostanze moltolimitate, nella profilassi preesposizione (PrEP) e postesposizione (PPE). Se, peresempio, un medico entraaccidentalmente in contattocon sangue infetto vienetrattato con tenofovir, ma ilfarmaco può anche essereutilizzato in seguito adepisodi di violenzasessuale, rottura delprofilattico, scambio diago/siringa e altri casisimili. In situazioni diemergenza, insomma, incui non è possibileintervenire altrimenti maalle quali è necessariocercare di offrire unarisposta. Come sottolineatonel documento “Infezioneda Hiv e profilassi post-esposizione”, presentatonel febbraio dello scorsoanno alla CommissioneNazionale per la lottacontro l’Aids: “Laprevenzione primariaattraverso una riduzionedei comportamenti arischio costituisce la primalinea di difesa control’infezione da Hiv e la PPE èconsiderata un’importante

opportunità quando glisforzi preventivi abbianofallito o non fosseroattuabili”.Come segnalano diverseassociazioni di lottaall’Aids, però, da un po’ ditempo a questa partesembra che l'ultimatendenza sia quella diassumere il tenofovir comeforma di prevenzioneprimaria, sostituendoloall’uso del preservativo. Inalcuni locali americanivengono addiritturavenduti "party packs”, dettianche MTV dalle inizialidelle pillole checontengono, che sonoMetanfetamina, Tenofovir eViagra. Dal momento chetutto ciò che arriva dagliStates diventa in pocotempo un must anche inItalia, è indispensabilechiarire alcuni punti perchéquesta praticairresponsabile non sitrasformi in un pericolosorito collettivo.Innanzitutto va detto chementre i farmaciantiretrovirali presentanoeffetti collaterali moltopesanti, l’utilizzo delcondom non ne presentaaffatto. Inoltre, bisognaricordare che se l’efficaciadella PrEP è ancora oggettodi studio, quella delpreservativo è stataaccertata ormai da moltotempo. In ogni caso, ancheammesso che la profilassipre esposizione siaaffidabile nella prevenzionedell’Hiv, non previene dalcontagio di altre MST, comela sifilide, la gonorrea,l’HPV, l’herpes, l’epatite C,la Chlamydia. Ci sono poidomande alle quali nonsono ancora state daterisposte: quanto prima delsesso vanno assunti ifarmaci perché sianoefficaci? E quanto dura laprotezione? Cosa succedese la carica virale delpartner è molto alta? E nelcaso in cui chi si affida allaPrEP sieroconvertisse,potrebbe aver sviluppato

resistenze ai farmaci?Infine, per concludere,vorrei introdurre unpiccolo dubbio etico. Iltenofovir, così come ognialtro farmaco di questacategoria, non si puòacquistare in farmaciacome una sempliceaspirina, ma vieneprescritto e somministrato

esclusivamente allepersone sieropositive.Questo significa che l’unicomodo per procurarsi una diqueste pillole è acquistarlada una persona che,presumibilmente pernecessità economica, starinunciando al suo farmacosalvavita. L

A CURA DI SARAH SAJETTINEWS MONDO

Donne più deboli contro l’HivSi sa da tempo che, aparità di carica virale, ledonne con Hiv mostranouna progressione piùrapida della malattiarispetto agli uomini, manon si sapeva dare unamotivazione al fenomeno.Una ricerca del RagonInstitute of MassachusettsGeneral Hospital, delMassachussets Institute ofTechnology edell’Università di Harvard(Usa) ha individuato nelprogesterone ilresponsabile di questadiversa reazioneall’infezione. I ricercatori hannostudiato il comportamentodelle cellule dendriticheplasmacitoidi (pDCs),coinvolte nella primarisposta immunitariacontro il virus, e hannorilevato che la risposta delsistema immunitariofemminile è più forte.Secondo Marcus Altfeld delRagon Insitute ofMassachusetts GeneralHospital, questa maggioreattivazione del sistemaimmunitario può rallentarela replicazione del virus equindi essere un vantaggiodurante i primi stati dellamalattia. Se però lareplicazione non vienebloccata, il sistemaimmunitario può finire perstressarsi causando unapiù rapida progressionedella malattia.

Che cosa c’entra in tuttoquesto il progesterone?Secondo i ricercatori,questo ormone aiutal’attivazione delle pDCstanto che nelle donne inmenopausa i livelli diattivazione a seguito diinfezione sono simili aquelli maschili. Iricercatori sono ora allavoro per scoprire in chemodo il progesteronemoduli l’azione delle pDCse se sia possibileutilizzarlo per diminuire ilrischio di infezione da Hiv. Jo Robinson del TerrenceHiggins Trust sottolineaperò un altro aspetto delproblema donne/Aids:“Anche se esistono delledifferenze genetiche trauomo e donna, l'accessoalle cure rimane ancora ilfattore principale perimpedire che l’Hiv sitrasformi in Aids.Sfortunatamente, le donnesono svantaggiate anche inquesto caso, soprattuttonei paesi dell’Africa Sub-Sahariana, nei quali sonopiù suscettibili diammalarsi e hanno minoreaccesso ai trattamenti”. L

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REALLIFE MARZO 2009 7

Donne in rete promotrice a Torino di un dibattito sulla salute della donna

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità la Salute è uno “stato di completo benessere fisico, psichico e so-ciale e non semplice assenza di malattia”. E’ partendo da questo concetto fondamentale che l’Associazione Donne inrete, impegnata nella tutela della salute e del benessere della donna, ha organizzato una serie di incontri in diver-se regioni per “scoprire” lo stato dell’arte in cui versa la salute pubblica e ottimizzare le risorse pubbliche e priva-te con il fine di garantire i migliori servizi.Mercoledì 8 luglio, presso la sala A del Comune di Torino, si è tenuta la tavola rotonda dal titolo “Donne & Salute:un confronto tra idee e pratiche sul territorio di Torino”. Con il patrocinio del Comune e promosso da Donne in re-te, dal Centro Studi e Documentazione Pensiero Femminile e dall’Associazione Versodiverso, l’incontro ha rappre-sentato un’occasione di promozione della salute, di prevenzione e cura della patologie di genere. Hanno aperto i lavori l’assessora alla Sanità della Regione Piemonte Eleonora Artesio e Marta Levi, assessora alle Pa-ri Opportunità del Comune di Torino, che hanno esposto le diverse realtà e criticità del territorio, ma anche le nu-merose eccellenze del capoluogo piemontese pioniere, negli anni ’70, dei consultori autogestiti, come l’osservato-rio cittadino sulla salute della donna. Molteplici gli interventi della giornata, coordinati dalla giornalista Claudia Ferrero e da Antonella Cingolani, Vice Pre-sidente di Donne in rete. Si è parlato del rapporto tra alimentazione e salute, dei disturbi alimentari, della violenzasulle donne fisica e psichica, della depressione della donna e della salute riproduttiva, delle esigenze delle adole-scenti e di quella delle donne anziane; una panoramica a trecentosessanta gradi per presentare un quadro il più pos-sibile esaustivo della realtà torinese seguito da proposte concrete per migliorare i servizi esistenti. Tra le varie tematiche trattate la vaccinazione HPV: Rosaria Iardino, Presidente di Donne in rete, ha presentato undvd realizzato dall’associazione per informare le donne piemontesi sul virus HPV e sull’importanza della prevenzio-ne primaria che comprende il pap-test e la vaccinazione.Il dvd sarà trasmesso da diversi emittenti piemontesi all’interno degli spazi dedicati alle campagne sociali. L

Alessia Cicconetti

(dallo 0,5% del 1995all'1,2% del 2005) e le Mstsono in forte crescita (laClamydia è aumentata di10 volte nell'ultimodecennio)”.L'evento è concomitantecon l'uscita della guida“Travelsex”, uno strumentoche vuole aiutare i giovani(e non) a destreggiarsi tra ipericoli del sesso estivo.La guida sarà distribuita in30 sedi del Cts ed èscaricabile dal sitohttp://www.travelsex.it/. L

Cronaca di unastrage annunciataSono anni che leorganizzazioni sanitarie egli attivisti denunciano ilgravissimo pericolo Aidsche corre la Cina, i cuirappresentanti hanno peròsempre minimizzato ilproblema. Alla fine anche ilGoverno di Pechino hadovuto arrendersiall’evidenza e in un recente

comunicato il Ministerodella sanità ha dichiaratoche l’Aids nei primi novemesi del 2008 è haprovocato una media dialmeno un morto e mezzol'ora, divenendo la malattiainfettiva che uccide di più,superando tubercolosi erabbia come numero divittime. Malgrado questaammissione secondoUnaids, l'agenzia delleNazioni Unite per l'Aids, idati ufficiali diffusi daPechino sono ancorafortemente sottostimatirispetto alla realtà. L

PedroIl nome Pedro Zamoraprobabilmente nel nostroPaese non evoca nessunricordo, se non forse incoloro che si occupano dasempre di Hiv/Aids, mal’11 novembre 1994 furonoin molti, e in tutto ilmondo, a rammaricarsi perla sua morte. Quindici annidopo Oscar Dustin Lance

Black, sceneggiatore diMilk, e il giovane registaNick Oceano hanno portatosugli schermi la sua storiacon il film Pedro,presentato a febbraio alFestival del cinema diBerlino. Nato all’Havana edemigrato clandestinamentenegli Stati Uniti con lafamiglia in giovanissimaetà, Pedro è stato il primogay sieropositivo adapparire sulla televisioneamericana grazie alla suapartecipazione a “The RealWorld”, reality di Mtvseguitissimo dai giovani. Nel momento in cui scrivonon è ancora stata stabilitala data di uscita del filmnelle sale, ma è bene chechi è interessato a vederlotenga d’occhio laprogrammazione conattenzione: si tratta infattidi film sperimentale, abasso budget e dal temascottante, cheprobabilmente non farà piùche un passaggio fugace. L

Consigli di viaggio“Scrivi la tua pillolad'amore estivo” è il nomedella nuova campagnaestiva per il sesso sicurorivolta ai giovani epromossa dalla Societàitaliana di ginecologia eostetricia. La campagna, rivolta acontrastare il fenomenodelle gravidanze nonvolute, si prefigge anche dicombattere la diffusionedelle malattiesessualmente trasmissibili.Come spiega infatti ilprofessor Giorgio Vittori,presidente dellaassociazione: “I mesi estivisono quelli di massimaallerta: lo riscontriamo asettembre nei nostriambulatori. Manca laprotezione, è boom delricorso alla pillola delgiorno dopo, crescono leunder 14 che chiedono ilricorso all'interruzionevolontaria di gravidanza

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REALLIFE GIUGNO 2009 8SOCIETÀ

Vaccinare: un’opportunità,un dovere, una sceltaQuante volte capita di usare il termine “vaccinarsi” in senso lato per definire la possibilitàdi rendersi immune (protetto, non toccato, tutelato ecc.) da qualcosa, da qualcuno, da unatteggiamento? E’ diventato un modo per dire che godiamo di una barriera eretta in forzadi un’esperienza non gradita che ci ha messo al riparo dal replicarla.

“Vaccino” è una parola che viene dal la-tino vaccinus (di vacca) perché nel 1796Jenner compì la prima vaccinazioneiniettando nell'uomo una frazione di es-sudato di lesioni provocate dal vaiolovaccino. L’ipotesi era che con questa“sollecitazione” l’organismo dell’uomosarebbe stato stimolato a produrre an-ticorpi specifici (con minore virulenza)e avrebbe creato una barriera ai succes-sivi attacchi della malattia (come acca-deva nelle vacche).A partire da questa intuizione altri uo-mini hanno lavorato sui vaccini: Pa-steur, Ramon, Koch, Salk e Sabin, per ci-tarne alcuni. Oggi la capacità di una na-zione di riuscire a vaccinare la sua po-polazione è diventato uno degli indica-tori di crescita e di benessere perchéesiste un forte legame tra il tasso di dif-fusione di un vaccino (che deve posse-dere requisiti essenziali quali l'innocui-

tà, l'efficacia, la facilità di somministra-zione, il basso costo di produzione) e iltasso di benessere che si genera pressola stessa popolazione.Si può affrontare il tema delle vaccina-zioni da diversi punti di vista: la diffu-sione, la fascia d’età, la spesa, il rifiuto.Di fatto la distribuzione delle vaccina-zioni sul nostro pianeta è un altro mo-do per disegnare la mappa del benesse-re e dello sviluppo. Patologie che neinostri paesi sono considerate tipichedell’infanzia e, con attenzione, facil-mente superabili, in altri, dove le con-dizioni di partenza sono disastrose, so-no tra le principali cause di morte. Un aspetto molto importante che influi-sce sulla copertura vaccinale della po-polazione riguarda la modalità di som-ministrazione. Le tre principali malattieinfettive, malaria, tubercolosi e Aids,causano da sole globalmente oltre 6 mi-

lioni di morti all'anno che riguardano inmaggioranza paesi in via di sviluppo.Molto importanti per ridurre l'impattodi queste infezioni potrebbero essere ivaccini mucosali. Questi, bloccando ipatogeni all'ingresso, aumentano l'effi-cacia del vaccino e rispetto a quellisomministrati per via sistemica hannovantaggi sociali e pratici che li rendonopiù adatti alle necessità dei paesi nonsviluppati soprattutto per l’assenza diaghi e siringhe. La somministrazione in-tradermica permette invece una rispo-sta diretta ed efficace del sistema im-munitario attraverso lo strato dermicodella pelle, dove esiste un'alta concen-trazione di cellule immunitarie specia-lizzate insieme a un'organizzazione re-ticolare, che portano a un'attivazionesinergica della risposta immunitaria.In Italia esistono dei vaccini obbligato-ri per legge e vaccini raccomandati cheseguono un calendario vaccinale bendefinito. Esistono poi le vaccinazioniconsigliate per i viaggi in zone con si-tuazioni di alta endemia per determina-te patologie infettive. In questo contesto, il tema del federali-smo emerge anche in relazione alla ven-tilata revisione del piano nazionale vac-cini, aggiornato l'ultima volta nel 2005.La comunità scientifica considera neces-sario un aggiornamento più frequentedel calendario vaccinale, magari annua-le, anche in relazione all'esistenza delfederalismo, per cui le Regioni fannoscelte diverse fra di loro (v. il Veneto). Inquesto contesto occorre coniugare le esi-genze di risparmio economico con la ne-cessità di proteggere la salute della po-polazione, specialmente quella giovane.Il morbillo resiste in Europa a causadell'elevato numero di bambini che nonvengono vaccinati e che rende irrealisti-co l'obiettivo dell'eliminazione dellamalattia dal continente entro il 2010.Una ricerca condotta in 32 paesi euro-pei riferisce che nel 2006 e 2007 si so-no registrati più di 12.000 casi di mor-billo, soprattutto in Romania, Germa-nia, Gran Bretagna, Svizzera e Italia:

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ben l'85% dei casi sarebbe concentratoin queste cinque nazioni. L'obiettivo eradi raggiungere il 95% di copertura vac-cinale che permetteresse di ottenere la“herd immunity” (“immunità di gregge”che si crea quando in una popolazionesi riesce a vaccinare non meno dell’80%degli individui esposti). Il fatto è che ilmorbillo è considerato una malattia "fa-cile" senza conseguenze severe. I datiraccolti in paesi dell'Unione Europea ri-portano nel biennio considerato settedecessi per morbillo, mentre nel mon-do, soprattutto tra i bambini dei paesipiù poveri, i morti sono circa 250.000all'anno. Nonostante la vaccinazione in corso, inItalia dilagano le infe-zioni da HPV (Papil-lomavirus umano).Ogni anno si registra-no 3.500 casi di can-cro al collo dell'uterocon oltre mille deces-si, una mortalità inproporzione superio-re a quella del cancroal seno. Tra i vari pro-blemi, rispetto alla di-stribuzione del vacci-no, bisogna poi consi-derare anche le diffe-renze regionali. L'As-sociazione "Donnein-rete" ha svolto un'in-dagine in merito perfare il punto sulla pri-ma campagna vacci-nale anti-Papillomavi-rus. Dai dati dell'inda-gine emerge il persi-stere di difformità trauna Regione e l'altraanche se la coperturamedia della vaccina-zione risulta oggi del57%. In tema di malattiesessulamente trasmis-sibili l’argomento principale è quello delvaccino per l’AIDS. Il Premio Nobel perla medicina Luc Montagnier, scopritoredel virus Hiv, ha dichiarato di recenteche considera la strada per mettere apunto un siero terapeutico meno com-plicata rispetto a quella per arrivare a unvaccino preventivo e ipotizza che in ca-po a 4-5 anni la ricerca potrà aprire que-sta strada. Il virologo ha anche messol’accento sul momento di crisi finanzia-ria che mette maggiormente in discus-sione le già precarie risorse per la ricer-ca di base. L’aumento della popolazione anzianarende importante trovare una soluzio-

ne all’herpes zoster (fuoco di sant’An-tonio). Dal 2006 è disponibile negli Sta-ti Uniti il vaccino contro il virus vari-cella zoster (VZV) raccomandato pergli adulti sopra i 60 anni. Il vaccino èin grado di prevenire l'herpes zoster inmetà dei soggetti trattati e diminuire ilcarico di malattia e la nevralgia post-erpetica di oltre il 60%. In USA oltre il90% dei cittadini ha avuto la varicella eun terzo svilupperà lo zoster (metà dichi sopravvive fino agli 85), il che sitraduce in quasi un milione di casi al-l'anno.Uno dei grandi problemi dei paesi in viadi sviluppo sembra che stia trovandouna soluzione poiché, dopo oltre 70 an-

ni, sembra in via di definizione il vacci-no contro la malaria. Oltre alle malattie storicamente note ealle influenze stagionali (ogni anno di-verse e più virulente) si sono sviluppatealtre forme influenzali. Qualche annofa l’influenza da virus A/H5N1 (aviaria),più di recente la A/H1N1, per la quale èprevista la possibilità che il virus poten-zialmente pandemico possa riservarenuove sorprese il prossimo autunno, inconcomitanza con l'influenza stagiona-le. Soprattutto per quest’ultima sono sta-ti condotte delle simulazioni che hannodimostrato come l'infezione, attraverso iviaggi internazionali, possa assumere

carattere epidemico in Italia dopo ottosettimane dall'inizio della pandemia.

Di recente è stata completata la revisio-ne 2008 per la Guida alle controindica-zioni alle vaccinazioni, curata dal Net-work Italiano dei Servizi di vaccinazione(NIV). Si tratta di uno strumento di con-sultazione per gli operatori nel campodelle vaccinazioni,un supporto tecnicoper la corretta valutazione di controindi-cazioni o precauzioni alla somministra-zione dei vaccini. Può accadere, infatti,che alcuni sintomi o condizioni venganoerroneamente considerati come verecontroindicazioni o come situazioni cheinducono un atteggiamento di pruden-

za. Questi “limiti” di-ventano opportunitàdi protezione perse.Viceversa, la sommini-strazione di un vacci-no in presenza di verecontroindicazioni puòaumentare il rischiodi reazioni avverseanche gravi.Su queste reazioni av-verse si è sempre piùdiffuso nei paesi svi-luppati una sorta dimovimento di genito-ri che rifiuta di vacci-nare i propri figli. Difatto è grazie alle vac-cinazioni che si è ri-dotto drasticamente iltasso di mortalità permalattie infettive gra-vi e diffuse come lapoliomielite, il tetano,la difterite, l'epatite B,sia nei Paesi in via disviluppo che in quellioccidentali. Il vaiolo èscomparso a livellomondiale. Tuttavia,spesso i vaccini ven-

gono accusati di provocare reazioni, avolte gravi, solo perché si verificano inconcomitanza di una vaccinazione. Aigenitori preoccupati per la grande quan-tità di vaccinazioni necessarie per i lorofigli va spiegato che il sistema immuni-tario dei neonati affronta una serie disfide poiché sin dal primo minuto di vi-ta migliaia di batteri iniziano a viveresulla loro pelle, in gola o nel naso. I vac-cini che vengono somministrati nei pri-mi due anni di vita non sono quindi cheuna goccia nell'oceano di ciò che ognigiorno i piccoli incontrano e combatto-no con successo. L

Rosanna Di Natale

Un’immagine del virus HPV.

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HiVideo: al via il concorso 2009Mercoledì 17 giugno 2009 ha preso il via la seconda edizione di HIVideo, il contest rivolto ai giovani tra i 16 e i 26 anni chiamati a realizzare uno spot video e uno spot audioper la prevenzione dell’Aids e delle malattie sessualmente trasmissibili

HIVideo, il concorso promosso da NPSItalia Onlus, Network Italiano PersoneSieropositive, con il Patrocinio del Mini-stero della Gioventù e del Ministero perle Pari Opportunità, è giunto alla secon-da edizione. Dopo il successo della pri-ma, quest’anno molti volti noti delmondo del cinema hanno deciso di so-stenere questa importante iniziativa ac-cettando di interpretare gratuitamenteuno spot per promuovere il concorso. Ilvideo, diretto da Giorgio Casotti, è in-terpretato oltre che da Martina Stella,già testimonial della prima edizione, daClaudia Pandolfi, Anna Safroncik, DianeFleri, Giulia Elettra Gorietti, DanieleLiotti, Pietro Taricone, Fabio Troiano,Luciano Scarpa e Vincenzo Cantatore. Lo spot, trasmesso da All Music e Dee-jay Tv dal 21 giugno, racconta una not-te brava in una discoteca romana dove,

visti in soggettiva come in un video ga-me, si avvicendano una serie di perso-naggi che con fare misterioso chiedonoqualcosa al protagonista. Solo alla finesi scopre che l’oggetto passato di manoin mano è in realtà un preservativo. Lo spettatore diventa così protagonistain prima persona di una notte brava inuna discoteca. AMATI… AMA… DIVERTI-TI… USA LA TESTA. FERMA L’AIDS. Que-sto il claim che appare durante le imma-gini. Semplice ma d’effetto.La musica trascina il ritmo delle scenee scandisce i passaggi temporali, ac-compagnando il cammino del protago-nista. Lo spot ritrae un mondo cono-sciuto dai giovani, quello delle discote-che, e trasmette il concetto che divertir-si con prudenza è ancora più bello. L’in-serimento degli attori rimarca il conte-nuto e lo rafforza, dando allo spot

l’aspetto di un film generazionale. Così Giorgio Pasotti racconta come è na-ta l’idea dello spot e perché ha aderitoa questa importante campagna sociale:“M’interessava raccontare una storia dioggi, la classica serata in un locale, illuogo dove oggi è facile incontrarsi, co-noscersi ma anche perdersi. Mi piacepensare a questo spot come a un minifilm compresso in 30"; volevo catturarelo spettatore attraverso un argomento eun linguaggio che fanno parte del suoquotidiano. Non credo negli spot troppo educaziona-li e didattici. Credo invece nella possibi-lità di coniugare intrattenimento e qua-lità per veicolare il giusto messaggio.Abbiamo tenuto presenti le esigenze del-lo spettatore, privilegiando sempre il rit-mo della narrazione, breve e incisiva.L’ intento è stato quello di far capire chedivertirsi con sicurezza è ancora più bel-lo. Il messaggio inizialmente ambiguo sitrasforma e si rafforza man mano, finoal finale rivelatore. Spero che il concor-so abbia un buon seguito e che molti gio-vani, anche grazie a questo spot, parte-cipino con entusiasmo. Spero che i gio-vani vengano invogliati a proteggersi masenza rinunciare a divertirsi, continuan-do ad essere “vivi” e “felici”. Rosaria iardino, Presidente di NPS ItaliaOnlus, così spiega l’importanza di que-sta iniziativa: “Rafforzare la prevenzio-ne primaria attraverso campagne di co-municazione rivolte alla popolazione;promuovere comportamenti sessuali“sicuri” per ridurre il rischio di Hiv e dialtre infezioni trasmesse per via sessua-le; implementare la prevenzione secon-daria favorendo l’accesso al test. Sonoquesti i tre passi fondamentali per fer-mare l’Hiv-Aids. Ed HIVideo è uno stru-mento per iniziare a compierli creandoun’alleanza con i giovani, risorsa straor-dinaria in termini di energia comunica-tiva, ma anche poco informata sulle ma-lattie sessualmente trasmissibili e i me-todi di prevenzione realmente efficaci. Se di Hiv-Aids si parla poco, ancora me-no se ne parla ai giovani. E intanto ilcontagio non si ferma, anzi. Oltre aiMartina Stella durante la prima edizione di HiVideo.

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nuovi casi di infezione che ogni anno siregistrano per mancanza di prevenzio-ne, vi sono in Italia almeno 40 mila sie-ropositivi che non sanno di esserlo. Ma-lati inconsapevoli e potenziali killer deiloro partner.Bisogna ritornare a parlare dell’Aids edelle malattie sessualmente trasmissi-bili. Occorre far capire, soprattutto allenuove generazioni, quali sono i rischiche si corrono. Far capire che questa èuna malattia che si può prevenire usan-do la testa. Il problema è che l’Aids or-mai non fa più notizia. Il nostro obiettivo è quello di riaccende-re i riflettori e per farlo abbiamo decisodi usare i linguaggi e gli strumenti piùidonei a farci ascoltare. Per far capirealle persone quali sono i comportamen-ti corretti da assumere.

Se il messaggio è importante, anche ilmezzo con cui viene diffuso lo è. Perquesto abbiamo spostato l’informazio-ne sul web e coinvolto radio e televisio-ni nella diffusione di un spot sulla pre-venzioneAbbiamo scelto un concorso per la rea-lizzazione di un spot video per coniu-gare la forza del messaggio con il diver-timento e la creatività. Non possiamopensare di essere ascoltati dai ragazzise non impariamo il loro linguaggio.Ma attenzione, l’Hiv non è il virus deigiovani. Con HIVideo abbiamo solo rite-nuto più efficace inviare un messaggiomirato per evitare che uno spot genera-lista, rivolgendosi a tutti, finisca pernon guardare in faccia nessuno. L’auspi-cio, però, è che il concorso possa cattu-rare l’interesse anche delle persone più

adulte. A partire dai genitori, affinchésiano loro i primi a farsi promotori del-l’educazione sessuale dei propri figli e,al contempo, alzino il livello di atten-zione sui loro stessi comportamenti,spesso altrettanto rischiosi di quelli deigiovani.I numeri dello scorso anno ci dicono chesiamo riusciti a raggiungere un buon nu-mero di persone: oltre 50 mila giovanihanno visitato il nostro sito e oltre 100video hanno partecipato al concorso.Questo ci invoglia a continuare e a mi-gliorare, per raggiungere sempre piùpersone. Già in questa edizione abbiamopotenziato gli strumenti a disposizionedei ragazzi introducendo l’informazionedi genere. Oltre a uno spazio per rivol-gere le domande ai nostri esperti infet-tivologi, infatti, dal sito di HIVideo saràpossibile accedere a tre siti: Nps, don-neinrete e Gay Help Line. In questo mo-do per i ragazzi sarà più semplice entra-re in contatto con la realtà a loro più vi-cina e approfondire, oltre all’Hiv-Aids,tante altre tematiche importanti per laloro salute e il loro benessere.“Oggi in Italia mancano campagne infor-mative efficaci che possano rinnovareuna cultura della prevenzione. Recente-mente numerosi studi sociali hanno evi-denziato che nella fasce “giovani” dellapopolazione ci sono forti lacune infor-mative e spesso la conoscenza stessadella modalità del contagio è moltoscarsa”. Così Alberto Colzi, Amministra-tore Delegato di Abbott in Italia, che ha sposato entusiasticamente il progettosupportando la campagna di prevenzio-ne per diffondere attraverso i new so-cial media il virus dell’informazione ecombattere il virus dell’Hiv.Tutti i ragazzi tra i 16 e i 26 anni pos-sono partecipare al concorso realizzan-do un video di massimo 1 minuto o unospot radio della durata massima di 40secondi e caricarlo direttamente sul si-to www.hivideo.it fino al 10 novembre. I 25 spot più votati dagli utenti della re-te e i 5 selezionati da NPS verranno va-lutati da una giuria di esperti che decre-terà i due vincitori del contest, uno per la sezione denominata “Classic”,che comprende gli spot realizzati con lavideocamera, e uno per la sezione “Ra-dio”, che raccoglie invece gli spot audio.Culmine dell’iniziativa è HIVideo SpotAward, il mega evento di premiazioneche si terrà il 29 novembre, in occasionedella giornata mondiale di lotta all’AIDS,all’Alcatraz di Milano, dove una giuria diesperti proclamerà i vincitori delle duecategoria. Gli spot andranno on air sulAll Music e Deejay Tv. L

Alessia Cicconetti

Hai tra i 16 e i 26 anni?Gira uno spot video o audio sulla prevenzione dell’aidse lascia esplodere la tua creatività

Il 29 novembre 2009 all’ALCATRAZ di Milano si terra’ “HIVideo Spot Award”, il mega evento di premiazione dei migliori spot.Lo spot vincitore andrà on air su All Music e Deejay tv

Partecipa al grande concorso

HIVideo

Info e regolamento su www.hivideo.it

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Gli xenotrapiantiI rilevanti progressi raggiunti nel campo dei trapianti hanno portato a una domandasempre crescente d’organi, ampliando così il divario tra disponibilità e necessità. Lo xenotrapianto, ovvero il trapianto d’organi, cellule o tessuti tra specie animali differenti,permetterebbe di ovviare a questi problemi?

Fino ad oggi la ricerca scientificanel settore degli xenotrapianti,più che produrre risultati ecce-zionali, ha aperto grandi que-

stioni di matrice tecnica ed etica. Leproblematiche relative a questo speci-fico strumento scientifico interessanoalcuni aspetti relativi ai rischi sanita-ri, difficilmente quantificabili, ai pro-blemi di natura psico-sociale che po-trebbero insorgere negli individui chebeneficiano di tali trattamenti (inclusii loro parenti prossimi), alla creazionedi idonei strumenti legislativi ed, infi-ne, alla strumentalizzazione degli ani-mali per il raggiungimento del fine te-rapeutico.Nei trapianti tra organismi della stes-sa specie, la reazione di rigetto dell’or-gano è facilmente controllabile attra-verso la somministrazione di farma-ci; ma nel caso di trapianto tra spe-cie differenti la reazione immu-nologica è più rischiosa, poi-ché esiste una relazione diproporzionalità tra ilgrado di diversità ge-netica e la gravitàdella reazione dirigetto: ciò chemaggiormentepreoccupa è lapossibilità chetrapiantandoun organoanimale al-l’interno del-l’organismoumano, sia-no trasferitianche gli a-genti patoge-ni presentin e l l ’ o r g a n oanimale (favori-ti dall’indeboli-mento del siste-ma immunitariodei pazienti, che inseguito all’operazionesono sottoposti a lungheterapie immunosoppressi-

ve). Per tentare di ovviare a tali proble-matiche, si ricorre alla manipolazionegenetica: il pericolo che ne deriva è chei transgeni inseriti vadano a finire suun punto qualunque del genoma che liospiterà, con conseguenze imprevedi-bili anche per la salute pubblica.Accanto all’esigenza di tutelare la per-sona e la dignità umana, assume signi-ficativo rilievo, in questo contesto, lacontrapposizione tra i vantaggi tera-peutici a beneficio del singolo pazien-te ed i rischi per la collettività connes-si all’utilizzo della biotecnologia in pa-rola.Una delle questioni etiche fondamen-tali da esaminare, al fine di valutarela liceità o meno dello xenotrapianto,è rappresentata dalla valutazione delrischio sanitario: l’attuale livello di

conoscenze scientifiche non permet-te di giungere a conclusioni certe edunivoche circa i rischi che gli xenotra-pianti comportano, rendendo difficol-tosa la loro quantificazione e previ-sione. E’ necessario, pertanto, proce-dere con la massima cautela, promuo-vendo lo sviluppo della ricerca scien-tifica e della sperimentazione clinicasecondo criteri prudenziali, predi-sponendo al contempo nuove ed effi-caci forme di garanzia in grado dicontemperare diritti individuali e in-teressi collettivi.In considerazione delle difficoltà insor-genti nell’ambito della valutazione deirischi, la tradizionale tutela del consen-so informato al trattamento medico sirivela inadeguata. In questo particolarecaso, il consenso da parte del pazientedeve essere strettamente personale:dalla fase sperimentale, dunque, vanno

esclusi i minori e quanti non sono inpossesso delle piene facoltà

mentali. Al paziente dovrà es-sere fornita ogni indicazio-

ne sulla sua patologia esulla prognosi, sull’in-

tervento di xenotra-pianto e la conse-

guente terapia, sueventuali possi-bili trattamentialternativi, sul-le probabilitàdi successo esui rischi dirigetto, sullanecessità disottoporsi acontrolli me-dici per tuttala vita, cosìcome sulle ca-

utele da adot-tare in caso d’in-

fezione: questopotrebbe compor-

tare la messa inquarantena del sog-

getto trapiantato fino aquando non cesserà il ri-

schio di contagio.

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Ciò posto, anche i congiunti dovrannoessere informati sulle conseguenzeche il trapianto in oggetto potrebbe ar-recare al paziente e sui potenziali ri-schi di contagio in caso d’insorgenzadelle suddette infezioni; tuttavia, a lo-ro non potrà essere richiesto un con-senso in senso stretto, rimanendo ilpaziente il responsabile ultimo dellescelte sulla propria salute. Tutto questo richiederebbe la predi-sposizione di meccanismi pubblici disorveglianza e valutazione che con-durrebbero, probabilmente, ad unasensibile limitazione dei rapporti so-ciali dei soggetti riceventi e, ove ne-cessario, a forme di restrizione dellalibertà personale dei pazienti stessi odi terzi con cui dovessero entrare incontatto.Un altro problema etico legato allo xe-notrapianto riguarda la questione del-la modificazione dell’identità dellapersona quale conseguenza dell’intro-duzione di un organo estraneo nel cor-po umano. E’ necessario chiedersi: fi-no a che punto è accettabile una talemodificazione? L’identità personale èla relazione che intercorre tra l’irripe-tibilità di un individuo e il nucleo es-senziale del suo “essere persona” e del“sentirsi persona”, è una qualità intrin-seca al suo stesso essere, un valoremorale su cui fondare il diritto/dove-re di promuovere e difendere l’integri-tà dell’identità personale di ciascun in-dividuo.Non tutti gli organi del corpo umano,comunque, assumono pari rilievo nel-l’individuazione dell’identità dellapersona. Difatti, ve ne sono alcuni cheassolvono esclusivamente alla lorospecifica funzione ed altri, invece, cheuniscono alla funzione una forte e per-sonale carica simbolica, che dipendeinevitabilmente dalla soggettività del-l’individuo; infine ve ne sono altri, co-me l’encefalo e le gonadi, che hannouna relazione inscindibile, per la loropropria funzione, con l’identità perso-nale del soggetto, indipendentementedalla loro valenza simbolica. Appare pertanto di tutta evidenza che,mentre questi ultimi non potrannomai essere lecitamente trapiantati acausa delle inevitabili conseguenzeoggettive che produrrebbero nel rice-vente o nei suoi discendenti, i primiconsiderati come meramente funzio-nali e quelli con maggiore valenza per-sonalizzante dovranno essere valutati,caso per caso, proprio in ragione del-la carica simbolica che possono assu-mere per la singola persona.

Le considerazioni sin’ora svolte ri-guardano i trapianti tradizionali, ossiatra individui appartenenti alla stessaspecie, ma quali effetti psicologici sipotrebbero avere sulla persona tra-piantata con un organo animale? Que-sto quesito rimane privo di risposta,dal momento che solo a seguito di unacompiuta sperimentazione sarà possi-bile conoscerne i reali effetti.Prendendo in considerazione, invece,i nostri amici animali, si rende neces-sario precisare innanzi tutto che, no-nostante l’uomo ricopra una posizionedominante rispetto agli stessi e purcontinuando a strumentalizzarli per ipropri fini, esso sceglie di non causa-re loro sofferenze inutili.

A provocare il problema etico dell’uti-lizzo degli animali è stato soprattuttolo sviluppo delle ricerche biologichedi matrice evoluzionista, la quali han-no messo in evidenza l’esistenza di uncontinuum tra mondo umano e mondoanimale, riconoscendo che gli animalisono portatori d’interessi specifici,che sono in grado di provare piacere edolore e che possono avere delle pre-ferenze ed indirizzare le loro sceltenel tentativo di realizzarle. La bioeti-ca animale conferisce estrema rilevan-za alla nozione di sofferenza, facendoproprio il postulato secondo il qualegli animali non solo meritano un trat-

tamento che consente loro di averecondizioni fisiche confortevoli, ma aessi deve essere riconosciuta la possi-bilità di manifestare le proprie esigen-ze comportamentali.Secondo il suddetto orientamentobioetico, quindi, non deve escludersila possibilità di servirsi della specieanimale ai fini del progresso scientifi-co, ma tale utilizzo deve arrecare ilminimo coefficiente di sofferenza edolore possibile.Il sacrificio degli animali è un attoconsentito solo se necessario, cui l’uo-mo deve ricorrere esclusivamente peril raggiungimento di un beneficio im-portante e vitale per la propria specie,presupposto che rende accettabiliesperimenti su animali e/o manipola-zioni genetiche su di essi.In questo contesto un'altra questioneimportantissima riguarda la creazionedi idonei strumenti legislativi per laquale si auspica una cooperazione tragli stati finalizzata all’elaborazione diregole normative accolte dalla mag-gior parte delle nazioni. Dette regole,oltre a rendere omogeneo il tratta-mento scientifico dei dati, consenti-rebbero un facile e immediato acces-so al progresso del singolo per un be-neficio collettivo. Immaginando unarete di comunicazione scientifica, re-golata in modo uniforme sia nel-l’aspetto medico che legislativo, sa-rebbe possibile un più razionale uti-lizzo delle risorse economiche e diquelle animali.Appurato il bisogno di superare gliostacoli attualmente esistenti, è ne-cessario intensificare il supporto psi-cologico per i pazienti riceventi, oltreche per i loro familiari, dovendo inter-pretare il compimento del trapiantonon solo con l’atto puramente materia-le dell’impianto dell’organo, ma con lasuccessiva accettazione di natura psi-cologica dello stesso.In tema di ricerca scientifica è dovero-so porre attenzione alla luce di spe-ranza portata dai progressi ottenutinell’ambito delle cellule staminali, checostituiscono una valida risposta alproblema della carenza d’organi, attra-verso la produzione in vitro di tessutied organi per trapianti. L’importanzadei loro effetti terapeutici è messa inrilievo dal fatto che il crescente suc-cesso degli studi effettuati sulle pre-dette cellule sta riducendo gli sforziimpiegati nella ricerca sui trapianti traspecie diverse. L

Lavinia Caldani

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Dati interessanti sono stati presentatisulla neuro patogenesi e sull’inciden-za di danno cognitivo nei soggetti HIV-positivi. Diversi studi clinico-epide-miologici confermano la persistenzadei deficit cognitivi in era HAART. I ri-cercatori del CHARTER Study all’Uni-versità di San Diego in California han-no documentato un’ancora elevataprevalenza di compromissione cogni-tiva (NCI) in una coorte di oltre 1500pazienti geograficamente e demografi-camente eterogenei negli US, nono-stante la esposizione alla ART (Abs.154). Nello stesso studio, sia le co-morbilità che il grado di immunode-pressione contribuiscono ad aumenta-re il rischio di NCI. Conferme sullapersistenza delle alterazioni neurolo-giche in era HAART vengono da altridue studi presentati da ricercatori sta-tunitensi. Il primo, del National Neuro-AIDS Tissue Consortium (Abs. 155),dimostra che negli anni successivi al1999 la frequenza di alterazioni neu-ropatologiche associate ad HIV è anco-ra rilevante, soprattutto in soggetticon immunodeficienza ed elevate cari-che virali. Il secondo, condotto dal HIVNeuroimaging Consortium (Abs.156), dimostra una persistenza dellealterazioni alla risonanza magneticacerebrale spettroscopica (MRS) sia insoggetti con manifesto danno cogniti-vo che in soggetti asintomatici. L’insie-me di tali dati suggerisceche il problema del con-trollo del compartimentoneurologico in corso di te-rapia e della prevenzionedel danno neurocognitivodovrebbe essere una prio-rità nella ricerca e nellapratica clinica corrente.

Un ampio spazio nei lavo-ri congressuali è stato de-dicato alle tossicità dellaterapia ARV. Il gruppo del-lo studio D:A:D ha riporta-to i risultati dell’analisipiù recente sul rischio diinfarto del miocardio (MI)associato all’esposizionea singoli farmaci antire-trovirali. I dati su 33.308pazienti osservati per

178.835 anni-persona di follow-up di-mostrano che, tra i differenti farmacianalizzati, indinavir, lopinavir/r, ddI eabacavir risultano associati ad un au-mento del rischio di MI (Abs. 44LB).Tra questi, abacavir e ddI incrementa-no il rischio di MI per un’esposizionerecente. Tra gli altri farmaci, tenofovir,zidovudina, efavirenz e nevirapina,non incrementano il rischio di MI néper effetto cumulativo né per esposi-zione recente. Una conferma indirettasul ruolo di abacavir viene dall’analisidel French Hospital Database. I risulta-ti di uno studio nested caso-controlloindicano che l’esposizione recente didurata <1 anno ad abacavir aumenta ilrischio di MI in modo indipendente.Nello stesso studio un aumentato ri-schio di MI è stato associato all’espo-sizione cumulativa a lopinavr/r e fo-samprenavir (Abs. 43LB). L’insieme ditali dati, da interpretare con cautelaalla luce della possibile presenza dibias metodologici e di fattori di con-

fondimento non controllati, potrebbe-ro avere ripercussioni sulle scelte te-rapeutiche nella pratica clinica. Co-munque, abacavir non è risultato asso-ciato ad un aumentato livello di fatto-ri infiammatori, quali IL-6, hsCRP, D-dimero, che invece dimostrano un in-cremento nel tempo di follow-up indi-pendentemente dal tipo di esposizio-ne farmacologica (Abs. 150LB), men-tre un’associazione tra abacavir e iper-reattività piastrinica, dimostrata inuno studio di ricercatori irlandesi, po-trebbe essere alla base dell’aumentatorischio di eventi cardiovascolari asso-ciati all’esposizione recente al farma-co (Abs. 151LB). D’altra parte, sonostati presentati i risultati di diversistudi sui fattori di rischio modificabi-li nella popolazione HIV. Un’analisidello studio D:A:D (Abs. 145) ha di-mostrato che multipli fattori modifica-bili, quali fumo, ipertensione, BMI,diabete, oltre all’effetto di CD4, caricavirale di HIV e co-infezione da virusepatici, hanno un effetto significativosul rischio di morte. Nello studioFRAM negli US, condotto su soggetticon precedenti eventi cardiovascolari,l’infezione da HIV, pure dopo aggiusta-mento per i fattori di rischio tradizio-nali, si mantiene come un predittoredi aumentato rischio cardiovascolare,con un effetto simile a quello dei fat-tori tradizionali e maggiore in propor-

zione nelle donne che ne-gli uomini (Abs. 146).

Diversi studi sono staticentrati sul rischio di dan-no renale associato allamalattia e all’esposizionea farmaci antiretrovirali.Nella coorte SCOPE pressol’Università di San Franci-sco, 615 pazienti sonostati inclusi in uno studioprospettico per valutare iltasso di riduzione del fil-trato glomerulare (GFR)mediante calcolo delMDRD, in rapporto al-l’esposizione alla ART piùo meno efficace. I risulta-ti documentano che, a di-spetto di un controllo per-sistente della viremia di

REALLIFE GIUGNO 2009 14FOCUS ON

Update da MontrealII parte

Ancoraaggiornamenti dalla

16° Conference on Retrovirus

& Opportunisticinfections

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REALLIFE GIUGNO 2009 15

HIV, i pazienti trattati continuano aperdere valori di GFR a un tasso di 1.6mL/min/anno. Negli stessi pazienti gliincrementi di carica virale, più del de-clino di CD4, risultano predittivi di undeclino del GFR (Abs. 38). I ricercato-ri dell’Ospedale Carlos III di Madrid incollaborazione con l’Università di Li-verpool (Abs. 37) hanno riportato i ri-sultati di uno studio di farmacogeno-mica sui predittori di danno tubularein pazienti in terapia con tenofovir.Nello studio, una sostanziale propor-zione di pazienti (16%) presenta ano-malie della funzione tubulare e l’etàavanzata, il basso peso e la presenzadi polimorfismo GG a livello del geneABCC2-24 rappresentano dei preditto-ri indipendenti di aumentato rischiodi danno tubulare.

Numerosi dati sono stati presentati su-gli studi di farmacocinetica e farmaco-dinamica degli antiretrovirali. In parti-colare, sono stati riportati i dati su duenuovi pharmacoenhancers, ovvero far-maci induttori del metabolismo degliantiretrovirali. I farmacologi di Gileada Foster City in California hanno ripor-tato i risultati degli studi preliminarisul farmaco GS-9350. Il farmaco hamostrato nessuna attività antivirale fi-no a concentrazioni 90 ?M, mantenen-do una potente attività inibitoria delCYP3A umano, con molto ridotti effet-ti metabolici, quali inibizione dell’ac-cumulo di lipidi negli adipociti o inibi-zione dell’uptake di glucosio stimolatodall’insulina. Tali caratteristiche candi-dano il GS-9350 come potenziale far-maco booster di diversi antiretroviraliin clinica (Abs. 40). Dati interessantisono stati inoltre presentati sulla fasepre-clinica e clinica precoce del SPI-452, un nuovo enhancer farmacocine-tico. Il farmaco si è dimostrato un po-tente inibitore del CYP3A e un efficaceboost di diversi Pi in vivo, quali saqui-navir, atazanavir e darunavir. Alle dositestate, il farmaco si è dimostrato sicu-ro e ben tollerato (Abs. 41).

Infine, nuovi dati sono stati presenta-ti sul rischio di trasmissione materno-infantile e sui protocolli di profilassiin gravidanza. Un rischio consistentedi trasmissione materno-infantile(MTCT) rimane per le donne che acqui-siscono l’infezione da HIV durante lagravidanza e nel periodo di allatta-mento. In uno studio condotto in Bot-swana in cui alle donne veniva offertoun secondo test dopo l’esito negativodel test antenatale di screening, l’inci-denza di infezione era dell’1.3% du-rante la gravidanza e dell’1.8% duran-

te il primo anno di post-par-tum (Abs. 91). Da tali tassidi incidenza è stato stimatoche in Botswana, nel 2007,950 donne si dovrebbero es-sere infettate durante la gra-vidanza o nel primo annopost-partum, infettando 470bambini. L’infezione acquisi-ta in gravidanza o nel postpartum spiega il 43% del to-tale delle infezioni nei nasci-turi (1090 in totale nel 2007)e rappresenta quindi un pro-blema di elevata portata so-cio-sanitaria, anche in consi-derazione del fatto che talemodalità di infezione, piùdifficile da individuare aitest di screening, sfugge piùdi frequente ai protocolli diprevenzione della trasmis-sione materno-infentile(PMTCT). Il rischio di infezio-ne del bambino nel periododi allattamento è stato inda-gato in uno studio condottoin Malawi (Abs. 92). Di 2318bambini non infetti alla 14ªsettimana post-partum, 130(5.6%) si infettavano tra la14ª settimana e i due annidal parto. Il trattamento del-la madre, indipendentemen-te dal tipo di protocollo diprofilassi seguito nel bambi-no, riduceva tale rischio del65-79%. Un elevato valore protettivoaveva il trattamento della madre fuoridai criteri di eleggibilità delle terapianell’adulto, suggerendo che un tratta-mento precoce della madre nei primidue anni dal parto riduce significativa-mente la trasmissione dell’infezione albambino durante il puerperio. Diversistudi sono stati presentati sugli stru-menti per ridurre il rischio di resisten-za acquisita alla nevirapina nelle don-ne sottoposte a profilassi intra-partumcon singola dose del farmaco. Nellostudio IMPAAC 1032, 175 donne tai-landesi erano randomizzate a riceve-re, in aggiunta alla singola dose di NVPintra-partum, ZDV+ddI per 1 mese, oZDV+ddI+LPV/r per 1 settmana, oZDV+ddI+LPV/r per 1 mese. Rispettoai controlli storici (119 donne dallostudio PHPT-2 che avevano ricevutoesclusivamente ZDV nel periodo pre-natale e la singola dose di NVP intra-partum), l’incidenza di resistenza allanevirapina era molto bassa. La triplicecombinazione per una sola settimanaera in grado di ridurre l’incidenza diresistenza dal 31% al 3.6% con unamolto bassa incidenza di eventi avver-

si (Abs. 95aLB). Nello studio OCTANE,243 donne che avevano ricevuto lasingola dose di nevirapina intra-par-tum erano randomizzate a ricevere,non più di 6 mesi dopo, una terapiacon TDF+FTC+NVP o, in alternativa,TDF+FTC+LPV/r. Lo schema contenen-te lopinavir/r si dimostrava più effica-ce dello schema contenente nevirapi-na nel prevenire, ad un follow-up di 73settimane, il fallimento virologico o lamorte nelle donne trattate. Tale supe-riorità si dimostrava anche nelle don-ne che non presentavano resistenzaalla nevirapina al baseline, e alla supe-riore efficacia si accompagnava ancheuna minore incidenza di eventi avver-si (Abs. 94LB). L’insieme di tali datiindica la necessità di estendere il trat-tamento della donna nel post-partumal fine di aumentare i benefici, sullamadre e sul nascituro, dei protocollidi prevenzione intra-partum attual-mente in corso.

Andrea AntinoriDirettore Dipartimento Clinico,

Istituto Nazionale Malattie Infettive“Lazzaro Spallanzani” IRCCS, Roma

Il professor Andrea Antinori

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REALLIFE GIUGNO 2009 16FOCUS ON

ICAAR e il futuro della ricerca italianaLa prima Italian Conference on Aids and Retroviruses, tenutasi nello scorso maggio, si èchiusa con ottimi risultati sia in termini di partecipazione, sia per i contenuti scientifici.

Oltre seicento iscritti e oltre settecen-to presenze complessive testimonia-no quanto fosse sentito il bisogno diun ambito di dibattito scientifico adalto livello specificatamente dedicatoai risultati della ricerca italiana, pur inun contesto, Hiv/Aids, per il qualenon mancano occasioni di aggiorna-mento e congressi internazionali.I contributi selezionati per la presen-tazione, quasi tutti degni di figurarein congressi internazionali, sono sta-ti 189. Un orizzonte ampio di argo-menti quindi, non facile da sintetiz-zare in modo comprensibile in pocherighe. Mi limiterò quindi a qualcheannotazione, operando una scelta ar-bitraria di argomenti di cui mi augu-ro sia possibile comprendere, ancheai non addetti ai lavori, la possibilericaduta pratica. Mi scuso in anticipose, anche per brevità, dovrò dare perscontati argomenti e termini tecniciche richiederebbero una spiegazionepiù articolata. Lo studio di farmacocinetica e farma-cogenetica degli antiretrovirali rico-pre un ruolo strategico nel definireschemi terapeutici che possano, daun lato, adattarsi alle caratteristichedel singolo paziente, limitando gli ef-fetti collaterali e i rischi di insucces-so, e dall’altro consentire di sfrutta-re appieno le opportunità offerte dal-la disponibilità di nuovi farmaci. Il gruppo della Clinica di Malattie In-

fettive dell’Università di Torino, di-retta da Gianni Di Perri, cui è ricono-sciuta una indiscussa leadership inquesto settore anche oltre confine, hapresentato in collaborazione con laClinica di Malattie Infettive del SanRaffaele di Milano un interessantecontributo sulla farmacocinetica e lafarmacogenetica di maraviroc, un ini-bitore del secondo recettore di HIV-1,il CCR5, di recente introdotto nel-l’impiego clinico. Lo studio ha con-sentito di individuare un particolarepolimorfismo genetico associato aduna ridotta concentrazione di valledel maraviroc e di suggerire un ruolodella concomitante somministrazio-ne di darunavir nel mantenere eleva-ti livelli di questo farmaco.

Tra i numerosi contributi basati sudati di I.Co.N.A., uno studio italianodi coorte di ormai consolidata tradi-zione, uno di particolare interesseera focalizzato sui meccanismi dellaresistenza alla lamivudina nelle per-sone coinfette con il virus B dell’epa-tite. La lamivudina è infatti uno deifarmaci che risultano efficaci nell’ini-bire la replicazione sia di HIV-1, siadi HBV. Lo studio, presentato dai virologi diTor Vergata, guidati da Carlo Federi-co Perno, è stato attuato su campio-ni ottenuti da pazienti coinfetti che

avevano assunto a lungo questo far-maco, e ha evidenziato un profilo diresistenza nell’HBV più complesso diquanto in precedenza ritenuto. È sta-ta inoltre evidenziata l’esistenza dipolimorfismi della trascrittasi di HBV(quali il Q1308) in grado di modula-re la risposta alla lamivudina.Il gruppo di Maria Capobianchi, delloSpallanzani di Roma, ha presentatoun interessante studio sulla dinami-ca delle quasi specie di Hiv dopo so-spensione della terapia antiretrovira-le, suggerendo che l’interruzione de-termini una redistribuzione dellequasi specie virali segregate nei prin-cipali compartimenti cellulari, incre-mentando la variabilità del virus inciascuno di essi. La ricerca, attuatacon la modernissima tecnica di ultra-deep pyrosequencing, sottolineaquindi una ulteriore possibile impli-cazione negativa della interruzionedi terapia. Stefania Ferramosca e Stefano Rusco-ni, della Clinica di Malattie Infettivedel Sacco di Milano, hanno riferito suesperimenti in vitro attuati con uninibitore non convenzionale dellaproteasi, che si deve alla ricerca diun gruppo di fisici dell’Università diMilano, guidati da Ricardo Broglia. Ilnuovo composto, un peptide, non haselezionato virus resistenti nono-stante vari passaggi in coltura e rap-presenta una speranza per un futuronuovo farmaco, generato e sviluppa-to nell’ambito di un progetto tuttoitaliano.Contributi di particolare interessesono venuti dalla sezione immunolo-gica: alcuni di questi hanno riguarda-to i long term non progressors(LTNP), le persone con infezione daHIV-1 che sono in grado di rallentaremarcatamente o impedire spontanea-mente la progressione di malattia.Andrea Cossarizza, dell’Università diModena, ha descritto una più fre-quente espressione del CD127 suiCD4 degli LTNP. Il gruppo di Andrea De Maria, del-l’Università di Genova, ha portato uninteressante studio sui LTNP confet-

Il professor Massimo Galli

"Al conto finale, credo che si possa affermare che ICAARha conseguito i suoi obiettivi.Ha dimostrato la vitalità dellaricerca italiana, ha dato spazio

ai giovani ricercatori, ha ‘intercettato’persone

che non hanno l’occasione o l’opportunità di partecipare

a convegni nazionali e internazionali riservati

prevalentemente ai medici".

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REALLIFE GIUGNO 2009 17

tati con HTLV-2, dimostrando un fe-notipo NK del tutto peculiare.L’Azione concertata ELVIS, in uno stu-dio condotto da Agostino Riva dellaClinica di Malattie Infettive del Saccodi Milano, ha descritto un’espressio-ne più elevata di interleuchina 15 ne-gli LTNP. Il gruppo di Mago Clerici, dell’Univer-sità di Milano, ha descritto un inte-ressante meccanismo che può essereimplicato, attraverso la stimolazionedei toll-like receptors, nell’induzionedella protezione negli esposti ad HIV-1 che non si infettano.Il gruppo di Antonella d’Arminio Mon-forte e Giulia Marchetti, della Clinicadelle Malattie Infettive del San Paolodi Milano, ha descritto un’associazio-ne tra osteopenia/osteoporosi in pa-zienti HIV-1 positivi e ridotta espres-sione di IL-7 RA nelle cellule CD8+. Il lato oscuro della terapia è statostudiato sotto vari aspetti: il gruppodi Marco Borderi e Francesco Chiodoha portato dati sull’interpretazionedelle indagini strumentali per l’accer-tamento di osteoporosi, suggerendoche un approccio basato sullo Z-sco-re debba essere considerato più sen-sibile. Massimiliano Ortu e CristinaGervasoni della Clinica di Malattie In-fettive del Sacco di Milano, in colla-borazione con il gruppo di Carlo Fili-ce dell’Università di Pavia, hannoportato dati sull’impiego della ultra-sonografia nella diagnosi precoce enel monitoraggio della lipoatrofia.Il gruppo di Monza, guidato da An-drea Gori, ha discusso dati interes-santi sulla prevalenza e le cause didanno renale subclinico nelle perso-ne sieropositive, mentre contributisullo studio del rischio cardiovasco-lare sono stati offerti dal gruppo diGiovanni Guaraldi dell’Università diModena, ancora da I.CO.N.A., e dallastudio HERMES, guidato da PaoloBonfonti della prima divisione di Ma-lattie Infettive del Sacco e da TizianaQuirino delle Malattie Infettive di Bu-sto Arsizio.Maria Paola Trotta e Andrea Antinori,dello Spallanzani di Roma, hanno ri-ferito sui risultati di uno studio sul-le ‘vacanze terapeutiche’, dimostran-do che interruzioni brevi non piani-ficate della terapia possono esercita-re un effetto negativo rilevante sulrecupero immunitario.Buona parte della sessione sulle co-morbidità è stata dedicata a studi suitumori, con importanti contributi diI.CO.N.A. e del gruppo del San Raf-faele capitanato da Antonella Casta-gna, con la supervisione di AdrianoLazzarin.

Allo stesso gruppo si devono gli im-portanti risultati dello studio di sal-vataggio con raltegravir, maraviroced etravirina, che a 48 settimane haconsentito di ottenere una carica vi-rale inferiore a 50 copie/mL nel 92%e inferiore a 400 copie nel 100% deicasi in pazienti che erano incorsi pre-cedentemente in multipli fallimentiterapeutici.Molti altri contributi che hanno di-mostrato la vivacità della ricerca ita-liana in questo campo non possonoessere citati solo per carenza di spa-zio. Va però sottolineato che tutto ciòcontinua ad avvenire quasi miracolo-samente, in una situazione in cui al-la ricerca vengono attribuite risorsesempre più ridotte. Poiché, per altro,il costo della ricerca aumenta e i gio-vani ricercatori non possono vivered’aria, le prospettive future nonaprono spazi all’ottimismo. Il bando appena licenziato dal Mini-stero della Salute potrà forse ritarda-re l’agonia della ricerca italiana sul-l’Aids, ma non è certo sufficiente agarantirne l’ulteriore sviluppo, né laperseguibilità di obiettivi di alto pro-filo, che ci consentano di tenere ilpasso con gli altri Paesi industrializ-zati e di continuare a fornire contri-buti che possano avere ricadute si-

gnificative a vantaggio dei pazienti.La scelta di organizzare ex novo unconvegno come ICAR, e di ripeterlonel tempo, è stata difficile e sofferta.Nell’opinione di chi scrive nel nostroPaese manca ancora una grande ini-ziativa unificante che si occupi di ad-vocacy e di organizzazione del vo-lontariato sull’Aids. Nulla toglie, tut-tavia, che un’iniziativa come questapossa coesistere in futuro con ICAR.Al conto finale, credo che si possa af-fermare che ICAR ha conseguito isuoi obiettivi. Ha dimostrato la vita-lità della ricerca italiana, ha dato spa-zio ai giovani ricercatori, ha ‘intercet-tato’, come ama dire Adriano Lazza-rin, persone che non hanno l’occasio-ne o l’opportunità di partecipare aconvegni nazionali e internazionaliriservati prevalentemente ai medici.Può migliorare, tra l’altro, dando an-cora più spazio alla ricerca base e acontributi della ricerca sociale. Con-fido che la prossima edizione, affida-ta a Giampiero Carosi, possa essereancora migliore. L

Massimo GalliProfessore Ordinario Malattie Infettive

Università degli Studi di MilanoAz. Osp. - Polo Univ. "Luigi Sacco"

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REALLIFE GIUGNO 2009 18LIFE

Oltre il mio mondoE’ il 4 dicembre 2008, 3,40 del mattino, e siamo appena atterrati a Dushanbe, la capitale del Tajikistan. E’ buio, ma mi rendo subito conto di essere in un'altro mondo.

L'aeroporto è un capannone simile adun'enorme autorimessa fatiscente, ilparco aeromobile a terra sembra unmuseo del cielo. Non si capisce benedove bisogna stare, cosa fare, aspet-tiamo circa un'ora e nel frattempo os-servo le guardie simil-russe (le avevoviste solo alla televisione), con le lorodivise pretenziose ma prive di compu-ter decenti. I bagagli arrivano ammas-sati alla rinfusa sul cassone di un ca-mion di fabbricazione russa che avràcinquant'anni. Alle 5,30 siamo in strada su una Lada-Niva in avanzata fase di “decomposi-zione”. La città è semibuia, semideser-ta, non c’è un'auto, gli spazi sono am-pi e poco sfruttati, gli edifici, compre-si gli innumerevoli palazzi stile impe-ro russo, hanno bisogno di manuten-zione e ci sono un sacco di “bidonvil-le", malgrado siamo in centro città. Sono arrivato da due ore e la desola-zione mi assale marcatamente, mi ac-compagnerà per tutta la durata delsoggiorno. Quando, in Italia, un amicomi ha proposto di partecipare a que-

sta avventura ho accettato subito conentusiasmo e lo spirito con cui mi ac-cingo ad affrontare questi tre mesi inTajikistan è totalmente romantico.Tuttavia, sin dalle prime ore e dai pri-mi dettagli, mi rendo conto della po-vertà diffusa, delle condizioni sanita-rie pessime, dell'ignoranza dilagante,dell'assenza di tecnologia, della man-canza di regole condivise che di fattofa muovere la gente in un clima quasianarchico, cosa che da un lato mi affa-scina e dall'altro mi disorienta. La gen-te, ospitale come scoprirò in seguito,è triste, seria, tutta vestita di nero enon potrebbe essere altrimenti: la con-dizione generale è di povertà. D'al-tronde il Tajikistan era la più povera ela meno industrializzata tra le 15 re-pubbliche dell'Unione Sovietica, ancheper l'asprezza e l’inospitalità del suoterritorio, dove l'altezza media è di3000 metri, le aree coltivabili sono so-lo il 7% del suolo nazionale e a segui-to delle politiche di urbanizzazionepraticate in settant'anni dai sovieticic'è pure scarsità di legname.

Alcuni volontari che lavorano per unadelle numerose ong presenti a Dushan-be mi raccontano che la vita al di fuo-ri della capitale è ancora più difficile,data la condizione di rurale arretratez-za e la persistenza di usanze e regoleretaggio di un passato che è lungi dal-l’essere superato; ovviamente donne,vecchi e bambini sono le vittime desi-gnate. Se si dovesse, immaginariamen-te, invertire la condizione della donnacon quella dell’uomo, quest’ultimo siestinguerebbe. Non siamo attrezzati asopportare tanto, è la donna l’eroe diquesto mondo. Anche perché la popo-lazione maschile tajika è decisamenteindolente. Di origine persiana, il popo-lo tagiko si bea di essere un popolo dipoeti e cantori che non ha un buonrapporto con il lavoro e preferisce chesia la donna ad assolverlo.Le prime settimane volano, caratteriz-zate da un'iperbole di emozioni e sco-perte curiose che mi lasciano stupefat-to. Vivo e giro la città tranquillamen-te, la microcriminalità sembra non esi-stere (peculiarità dei luoghi con assen-

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REALLIFE GIUGNO 2009 19

za di democrazia), ma ho la consape-volezza di trovarmi in un paese dovediritti e doveri non sono così chiari econdivisi, e dove la dilagante corru-zione e la pesantissima burocrazia diquesta ònuova” repubblica potrebbefarmi piombare, per un qualsiasi inci-dente e mio malgrado, in una situazio-ne kafkiana senza fine. Tra le altre co-se nel Tajikistan non esiste un’amba-sciata italiana. La merce commestibile, tipo il pane lo-cale che si presenta sotto forma di unagrande piadina, viene venduta ai latidelle strade adagiata su una cassettarovesciata e passa di mano in manosenza involucro di protezione. Non cisono distributori di benzina (scopriròpiù tardi qualche stazione), e il servi-zio è fornito da camion autocisternaprovvisti di imbuto, taniche e botti-glie. Tutto funziona ad energia elettri-ca (il gas non viene distribuito ormaida oltre dieci anni),ma non c'è il concet-to di messa a terra ein più la fornitura su-bisce continue inter-ruzioni. I filobus so-no obsoleti, le colon-nine telefoniche so-no prive di telefono,c’è un’invasione diprodotti cinesi sca-dentissimi, quandopiove per più di duegiorni dai rubinettiesce acqua marronee non esiste serviziodi posta. Per le stra-de di Dushanbe gui-dano tutti come sestessero precipitan-dosi a spegnere unincendio, le macchi-ne sono quelle chesono, le regole chegestiscono il trafficonon arrivano a cin-que e il concetto di assicurazione au-to è inesistente. Sino a qualche anno fa le auto in cir-colazione erano pochissime e nella ca-pitale si girava ancora con carretti trai-nati da asini, ma ora il traffico è soste-nuto e il 40% degli automezzi sonoSUV delle marche più prestigiose. Ilmotivo di questo cambiamento è evi-dente di per se stesso, come un assio-ma che non ha bisogno di dimostra-zione: il traffico di eroina. Questa re-gione dell'Asia centrale è infatti strate-gica non solo per le sue grandi riservepetrolifere ma anche per la produzio-ne dei tre quarti dell'oppio mondiale,che rappresentano introiti di molti mi-

liardi di dollari. Quando l'Unione So-vietica si disgregò, Mosca perse il con-trollo di quasi 5.000 km di ex confinisovietici in Asia Centrale e nel Cauca-so e ci fu un massiccio aumento deltraffico di droga. Nel 1993, le guardiedi confine russe ritornarono in Tajiki-stan nel tentativo di contenere il flus-so di oppio dall'Afghanistan. Nel solo2002 intercettarono 6,7 tonnellate didroga, metà della quale eroina. Nel2005 però il presidente tagiko, speran-do di ottenere aiuti finanziari dagliUSA, chiese alle guardie di confinerusse di partire, sostenendo di esserein grado di assumersene i compiti. En-tro pochi mesi dal ritiro russo, il nar-cotraffico attraverso il confine aumen-tò di molte volte.Naturalmente tutte queste considera-zioni a carattere personale, per quantocuriose, colgono solo l'aspetto esterio-re del popolo tajiko e della sua capita-

le, rischiando anche di essere un tan-tino “provinciali” (non sono mai uscitodall'Europa). E' d'obbligo un approfondimento perverificare la bontà di quanto vedo equanto sento. Mi procuro, allora, varirapporti ed analisi geopolitiche su que-sta parte del mondo.Il dato che accomuna tutti questi rap-porti è la preoccupazione per la crisipolitico/economica che oramai è aduno stato avanzato.Illuminante è in particolare il dettaglia-to rapporto di Filippo De Danieli (ana-lista ed esperto ricercatore di ARGO,osservatorio italiano dell’area orienta-le) redatto nel luglio 2008 e dal titolo

significativo: Tajikistan:inquietanti se-gnali di instabilità .De Danieli ricorda la storia recente, laguerra civile, durata cinque lunghi an-ni (1992-1997) e scoppiata solo dopopochi mesi dall’indipendenza, quandoi sussidi provenienti da Mosca sono ve-nuti a mancare e l’intero sistema eco-nomico è crollato. Contestualizza la fi-gura del presidente (Rakhmonov), unosconosciuto dirigente locale del parti-to che ha gradualmente concentrato ilpotere politico e quello economico nel-le proprie mani con il benestare dellacomunità internazionale. Analizzal’economia del paese rilevando che cir-ca il 65% della popolazione vive sottola soglia di povertà e che la sopravvi-venza della popolazione ed il funzio-namento delle istituzioni dipende daingenti aiuti internazionali e dalle ri-messe degli emigranti.Osserva come l’economia basata sulla

coltivazione del cotone ela lavorazione dell’allu-minio stia in piedi solograzie agli aiuti del Fon-do Monetario Internazio-nale e di come questo ente abbia denunciato ilgoverno tagiko per averfalsificato documenti ri-guardanti prestiti ricevu-ti per ottenere maggiorifinanziamenti. Di come il tribunale diLondra, che ha giurisdi-zione sul mercato globaledei metalli, abbia accusa-to il governo di distrarrel’ 80-90% dei profitti deri-vanti dalla commercializ-zazione dell’ alluminiotagiko sul mercato inter-nazionale in una societàcon sede in un paradisofiscale. Infine, ricordan-doci che la posizionestrategica è la maggiore

risorsa di questo paese, conclude conuna dichiarazione di un diplomaticooccidentale di stanza a Dushanbe:“Noi governi occidentali abbiamo tut-to l’interesse di rimanere in Tajikistane di fare in modo che esso non si tra-sformi in un failed state. Questa non èuna di quelle aree del mondo dove cisi possa permettere di aver un paeseallo sfascio.”Scopro così che nella realtà del paesenon c’è niente di romantico, ma unconcentrato di problematiche com-plesse che rende il suo cammino de-mocratico ed il suo benessere di là avenire. L

Claudio Pasin

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REALLIFE GIUGNO 2009 20

La malattia di Alzheimer, che rappre-senta il 60 % di tutte le demenze,prende il nome da Alois Alzheimer(1864-1915), neurologo che ne de-scrisse tra il 1906 ed il 1911 le prin-cipali caratteristiche microscopichecerebrali. La malattia di Alzheimer èun processo degenerativo cerebraleche distrugge le cellule celebrali pro-vocando un declino progressivo e glo-bale delle funzioni intellettive asso-ciato ad un deterioramento della per-sonalità e della vita di relazione. Pro-gressivamente l'ammalato perde l'au-tonomia nell'esecuzione degli attiquotidiani della vita e diventa com-pletamente dipendente dagli altri.Può durare tra gli 8 e i 15 anni. La ma-lattia di Alzheimer colpisce in modoconclamato circa il 5% delle personedai 60 anni in su: in Italia si stimano500.000 ammalati, con una netta pre-valenza di donne.

CAUSELe cause sono sconosciute. Ci sono di-verse teorie: alcuni studiosi ipotizza-no una sola causa, altri parlano di piùfattori compresenti. Tra questi:o una predisposizione genetica;o fattori esterni (ad esempio un virus,

anche se non è dimostrato che l’Al-zheimer sia contagioso);

o disordine del sistema immunitario,che non riconosce più il cervello co-me proprio e lo autoaggredisce;

o sostanze tossiche;o fattori psicosociali (depressione,

trauma cranico, reazione allostress…).

ANATOMIAPATOLOGICA Dal punto di vista macroscopico le ca-ratteristiche che permettono di diffe-renziare un cervello anziano norma-le da un cervello Alzheimer sono di ti-po quantitativo. In entrambi i casi, in-fatti, è presente riduzione di peso evolume dell'organo, dilatazione del-le cavità ventricolari e, a livello del-la corteccia, allargamento dei solchicon assottigliamento delle circonvo-luzioni.La malattia è dovuta a una diffusa di-struzione dei neuroni causata princi-palmente dalla betamiloide, una pro-teina che depositandosi tra i neuroniagisce come una sorta di collante in-globando placche e grovigli neuro fi-brillari. Parallelamente si assiste aduna forte diminuzione di acetilcolina,molecola fondamentale per la comu-nicazione tra i neuroni. La conseguen-za di queste modificazioni celebrali èl’impossibilità per il neurone di tra-smettere gli impulsi nervosi e quindila morte delle cellule. L'esame micro-scopico del cervello malato presentale seguenti caratteristiche:o perdita neuronale, riguardante so-

prattutto i grossi neuroni corticali,considerata la causa principale deideficit cognitivi;

o gravi fenomeni regressivi che inte-

ressano i neuroni residui: all'internodi essi si osservano strutture fila-mentose (degenerazione neurofibril-lare di Alzheimer) ed inclusioniovoidali (degenerazione granulo-va-cuolare);

o placche senili, costituite da struttu-re di forma sferoidale, che si osser-vano anche nelle zone più antichedella corteccia cerebrale dell'anzia-no normale.

SINTOMILe caratteristiche cliniche della malat-tie possono variare da un soggetto al-l’altro, ma solitamente l’inizio è sub-dolo e il decorso progressivo e croni-co. I sintomi sono:o stress;o depressione;o modificazione del carattere;o disinteresse verso attività piacevoli

per il soggetto;o ripetitività;o sospettosità;o trauma cranico, che rende manifesta

una malattia cerebrale già presente.

EVOLUZIONEOggi si conoscono bene le fasi di evo-luzione del male, dovuto alla distru-zione dei neuroni, le cellule che con-trollano le funzioni superiori dellacorteccia cerebrale. Il decorso dellamalattia dura dagli 8 ai 10 anni e attra-versa 3 fasi.

1. La prima riguarda le capacità men-tali. La persona è ancora autosufficien-te, ma presenta disturbi della memo-ria sempre più ricorrenti. Nel malatodi Alzheimer, questi disturbi sonocontinui e accompagnati da altri sinto-mi: o perdita della capacità di ragiona-

mento e deficit di varie funzioni co-gnitive;

o alterazioni della personalità; o il pensiero astratto è impoverito, di-

minuisce la capacità di giudizio e ilrendimento lavorativo.

ALTRE MALATTIE

Il morbo di AlzheimerNel 1906 il Professor Alzheimer descrisse il caso di una donna di 51 anni, per quel tempo già anziana, con disturbi della memoria e delirio, che presentò poi all'autopsia un quadro molto particolare a livello cerebrale.

Il dottor Alois Alzheimer

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REALLIFE GIUGNO 2009 21

2. La seconda fase vede l’aggravarsiprogressivo dei disturbi: il soggetto èincapace di apprendere nuove infor-mazioni; si perde anche in ambientifamiliari, a causa di un disorientamen-to spazio-temporale; la memoria re-mota è compromessa.Caratteristichefondamentali di questa fase sono: o amnesia o afasia o agnosia o aprassia

3. Nella terza fase i sintomi si aggrava-no fino a perdere la capacità di ricono-scere i familiari, di esprimersi, mangia-re, muoversi da solo. Il malato deve es-sere assistito e controllato ogni mo-mento della giornata. Si manifestanodifficoltà nella deglutizione e il pazien-te viene alimentato artificialmente. C’èil rischio di complicanze: malnutrizio-ne, disidratazione, malattie infettive(soprattutto polmonite), piaghe, tumo-ri, patologie cardiovascolari. I pazientidementi raramente decedono per con-seguenza diretta della malattia, la cau-sa è da ricercare in una delle patologiesopra elencate, che insorgono nellostadio avanzato della demenza.

DISTURBI COGNITIVI Le manifestazioni cliniche della de-menza vengono classificate in duegrossi gruppi: i disturbi cognitivi e i di-sturbi del comportamento. I deficit co-gnitivi riguardano la memoria, l'orien-

tamento spazio-tempora-le, la capacità di atten-zione, giudizio e criti-ca, le funzioni nervosesuperiori. In genere la

malattia esordisceinsidiosamente condisturbi della me-moria modesti, mapoi sempre piùgravi e tali da in-terferire gravemen-

te con la vita quoti-diana del paziente.

DISTURBI DELLA MEMORIA

La compromissione della memoria èrichiesta per fare diagnosi di demenzaed è una componente essenziale delquadro neuropsicologico dell'Alzhei-mer. La memoria è una funzione co-gnitiva complessa; tutti i compartimnesici sono interessati in questa ma-lattia, anche se con gravità spesso nonuniforme. La memoria a breve termi-ne (MBT) è spesso colpita in misuraminima nelle fasi precoci della malat-tia. La memoria a lungo termine (MLT)risulta invece più gravemente compro-messa già nelle fasi iniziali, soprattut-to la memoria dichiarativa nella com-ponente semantica, episodica, auto-biografica.

DISTURBI DEL LINGUAGGIO All'inizio i disturbi dell'espressioneverbale si manifestano con un’“ano-mia”, ossia un’incapacità a reperire igiusti termini per esprimere un concet-to o per denominare un oggetto. Suc-cessivamente viene a configurarsi ilquadro di una afasia fluente: il pazien-te utilizza frasi fatte, parole “passpar-tout”, ed il linguaggio diviene vuoto eprivo di significato fino a dissolversiprogressivamente. Il deterioramentodelle funzioni del linguaggio (afasia)può manifestarsi nell’incapacità di ri-cordare nomi di individui e oggetti.

ALTRI DISTURBI Importantissima è la comparsa di di-sturbi aprassici, che costituiscono una

delle principali cause di disabilità: ilpaziente, pur non presentando deficitdi forza, non riesce più ad organizza-re atti motori finalizzati e coordinati ediviene incapace di utilizzare gli stru-menti della vita quotidiana con conse-guente difficoltà a mangiare, vestirsi,lavarsi, ecc.

TERAPIEFARMACOLOGICHEOggi purtroppo non esistono farmaciin grado di fermare e far regredire lamalattia e tutti i trattamenti disponibi-li puntano a contenerne i sintomi. Peralcuni pazienti, in cui la malattia è inuno stadio lieve o moderato, alcuni far-maci possono aiutare a limitare l’aggra-varsi dei sintomi per alcuni mesi. Que-sti principi attivi funzionano come ini-bitori dell'acetilcolinesterasi, un’enzi-ma che distrugge l’acetilcolina, il neu-rotrasmettitore carente nel cervello deimalati di Alzheimer. Perciò, inibendoquesto enzima, si spera di mantenereintatta nei malati la concentrazione diacetilcolina e quindi di migliorare lamemoria. Altri farmaci, inoltre, posso-no aiutare a contenere i problemi di in-sonnia, di ansietà e di depressione.

TERAPIE NONFARMACOLOGICHEFra le varie terapie non farmacologi-che proposte per il trattamento dellademenza di Alzheimer, la terapia diorientamento alla realtà (ROT) è quel-la per la quale esistono maggiori evi-denze di efficacia. Questa terapia è fi-nalizzata ad orientare il paziente ri-spetto alla propria vita personale, al-l’ambiente e allo spazio che lo circon-da tramite stimoli continui di tipo ver-bale, visivo, scritto e musicale. L

Alessia Cicconetti

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Lo scorso mese di maggio il Ministrodel lavoro, della salute e delle poli-tiche sociali Maurizio Sacconi hapresentato il suo "Libro Bianco sulfuturo del modello sociale".

Termine mutuato dal gergo normati-vo delle istituzioni europee, il LibroBianco è un documento che contie-ne proposte di azione in un settorespecifico, e spesso fa seguito ad unLibro Verde pubblicato per promuo-vere una consultazione tra le particoinvolte e/o interessate al tematrattato, quali istituzioni, parti so-ciali, imprese. Esso rappresentadunque una sorta di compedio dellelinee guida che dovrebbero orienta-re le future azioni di un governo nelsettore normativo interessato.

Il cardine su cui è imperniato il fu-turo del modello sociale delineatonell'ambizioso documento presenta-to dal Ministro è, ovviamente, la fi-scalità, che dovrà premiare le fami-glie promuovendo un "patto interge-nerazionale". E così si afferma chealle famiglie nelle quali vivono an-ziani e minori "vanno garantite op-portune agevolazioni fiscali o anchetrasferimenti monetari e in natura,sia pure con un attento controllo del-le condizioni di accesso". S parla poidi cumulo di crediti per prestazionisociali nonchè di contratti ed oraridi lavoro flessibili per le donne e gliuomini con a carico anziani non au-tosufficienti o familiari malati. Si ri-spolvera il sempre citato (e mai at-tuato) progetto di promuovere la co-stituzione di asili nido presso i luo-ghi di lavoro per agevolare la gestio-ne del menage familiare delle madrilavoratrici.

Ovviamente il modello di famigliache sarà destinatario di questi ambi-

ziosi quanto generici interventi disostegno è unicamente quello fon-dato sul matrimonio, mentre tutte lealtre forme di famiglie di fatto, chei numeri danno in costante aumentonel nostro paese, ne risulterebberoautomaticamente tagliate fuori.

Per quanto riguarda il sostegno a di-sabili ed anziani, si fa menzione diun generico strumento finanziariodestinato alla assistenza domicilia-re, che dovrebbe combinare risorsepubbliche e private prevedendo an-che forme specifiche di assicurazio-ni private. Proposta in teoria inte-ressante, ma che per essere valutatain concreto richiederebbe un gradoben maggiore di specificazione.

In generale, su tutti i principaliaspetti che compongono lo stato so-ciale, (sanità, pensioni, ammortizza-tori sociali), l'idea che permea il do-cumento del Ministro Sacconi èquella che insiste sulla necessità diaprire il modello sociale al mercatosecondo il principio della sussidia-rietà, per il quale gli Enti PubbliciTerritoriali (Regioni, Province, CittàMetropolitane e Comuni) possonointervenire nei confronti sia dei cit-tadini che degli enti e delle suddivi-sioni amministrative sottostanti so-lo come sussidio, vale a dire comeaiuto nel caso in cui il cittadino ol'ente sottostante non siano in gradodi agire in conto proprio. Alle comu-nità intermedie, dunque (famiglie,associazioni, istituti di partecipa-zione e di negoziato) sarebbe affida-to un compito sempre maggiore nel-la regolazione degli interessi con-fliggenti che almeno in parte contra-sta con le esigenze di uniformitàdelle politiche pubbliche.

In questa prospettiva di affidamen-

to alle comunità minori dei compitidi gestione degli interessi va ancheinquadrato il progetto di federaliz-zazione del sistema sanitario, basa-to sul principio della "responsabili-tà locale". Nella visione del Ministro, la respon-sabilizzazione delle formazioni lo-cali minori avrebbe dunque l'effettodi sanare la frattura esistente tranord e sud del paese, richiedendoun intervento massiccio sulla sanitàmeridionale, giudicata eccessiva-mente "ospedalecentrica", mortifi-cando così il territorio con l'assenzadi una rete efficiente e diffusa diservizi socio sanitari. Come si deb-ba però, nell'immediato, intervenirea sostegno dei pazienti che, in mol-te disagiate realtà del meridione,non hanno adeguato accesso alle cu-re, non è dato ricavarlo.

In conclusione, ciò che ci pare man-chi al documento del Ministro, al dilà dell'apprezzabile tentativo di ridi-segnare un modello di funziona-mento dello stato sociale, è propriola concretezza delle proposte attua-tive. Più che un documento pro-grammatico che indichi il percorsoda intraprendere secondo un preci-so schema attuativo, il Libro Biancoappare infatti come una suggestivaelaborazione teorica, che insiste sul-l'idea di superamento delle conflit-tualità sociali solo attraverso l'esal-tazione dell'interazione tra le forzein gioco, quasi che esse agissero tut-te su di un piano di parità. Ciò cheappare sminuito, in questa prospet-tiva, è proprio il ruolo primario deldiritto, della legge, che ha il compi-to di intervenire, anche con la suaforza cogente, laddove esistano di-sparità, per sanarle e regolarle,avendo sempre ben presente il per-seguimento del bene comune. L

A CURA DELL’AVV. MATTEO SCHWARZ - CONSULENTE LEGALE NPSDIRITTI E DOVERI

Libro Bianco sul Welfare: un testo con luci ed ombre

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ALTRE MALATTIE

FOCUS ON

DIRITTI & DOVERI

Il morbo di Alzheimer

ICAAR e il futuro della ricerca italiana

Libro bianco sul welfare

‘La sfida è poi sulle patologie croniche: anche in questo caso dobbiamo puntarealla sostenibilità, perché durano

tanto e durano sempre di piùconsentendo

l'allungamento delleprospettive di vita”.

Guido Rasi

TRIMESTRALE DI

NPSNETWORK PERSONE

SIEROPOSITIVE ONLUSANNO 3 N. 1 03/2009

reallifeNETWORK

REAL LIFE NETWORK / GIUGNO 2009

Trimestrale d’informazione dei Network persone Sieropositive OnIusRegistrazione Tribunale di Roma n. 359 dei 27/07/2007

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