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LA SICUREZZA SUL LAVORO PARTE DAI BANCHI DI SCUOLA Insegnare Sicurezza Quaderno operativo per gli allievi da 17 a 18 anni

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LA SICUREZZA SUL LAVORO PARTE DAI BANCHI DI SCUOLA

Insegnare Sicurezza

Quaderno operativo per gli allievi da 17 a 18 anni

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

Ideazione del progetto sperimentale “La sicurezza sul Lavoro parte dai banchi di Scuola”Dott. Domenico Altamura, Dott.ssa Margherita Gobbi, Ing. Coalberto Testa

Istituti Scolastici partecipantiIstituto Comprensivo di Castel Maggiore (istituto capo! la dell’accordo di rete)Direzione Didattica di Castel MaggioreIstituto Comprensivo n. 2 di BolognaIstituto Comprensivo n. 5 di BolognaIstituto Comprensivo di Calderara di RenoIstituto Comprensivo di CastenasoIstituto Comprensivo di San Giovanni in PersicetoIstituto Comprensivo di Castello di Serravalle-SavignoIstituto Comprensivo di CeretoloIstituto Comprensivo di MinerbioIstituto Comprensivo di CrevalcoreIstituto Comprensivo di Loiano - MonghidoroIstituto Comprensivo di VergatoIstituto Comprensivo di MonterenzioIstituto di Istruzione Superiore “Luxemburg” di BolognaIstituto di Istruzione Superiore “Serpieri” di BolognaIstituto di Istruzione Superiore “Fantini” di VergatoIstituto di Istruzione Superiore “G. Bruno” di BudrioIstituto di Istruzione Superiore “Caduti della Direttissima” di Castiglione dei PepoliIstituto Professionale “Aldrovandi Rubbiani” di BolognaLiceo Scienti! co “Augusto Righi” di BolognaLiceo Scienti! co “Galvani” di BolognaLiceo Classico “Minghetti” di Bologna

GemellaggiIC Severi di Crispiano (TA), IPSIA Istituto Secondario (KR), IC Muro Leccese (LE) IC Quasimodo (RG).

Realizzazione a cura diIng. Coalberto Testa, Dott. Domenico Altamura, Dott.ssa Margherita Gobbi, Dott.ssa Silvia Brunini, Dott.ssa Elisa Mantovani, Dott. Roberto Gallingani, Arch. Andrea Vittuari, Geom. Fabio Landi, Andrea Spisni.

Collaborazioni e Patrocini• UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE EMILIA-ROMAGNA• REGIONE EMILIA-ROMAGNA• AZIENDA USL DI BOLOGNA• CITTA’ METROPOLITANA DI BOLOGNA• COMUNI DI: CASTELMAGGIORE, MALABERGO, VAL SAMOGGIA• SIRS-REGIONE EMILIA-ROMAGNA• COMANDO PROVINCIALE ARMA DEI CARABINIERI• UNINDUSTRIA• INAIL• IPLE

Partners• Gea SRL

Si ringrazia per la collaborazione Sig.ra Lorella Palmeggiani, Dott.ssa Maria Luisa Dignatici, Sig. Carlo Farini, Sig.ra Maria Grazia Sun, Sig. Nicola Corbo

Questo documento è scaricabile dal seguente link: w.bo.istruzioneer.it/la-sicurezza-sul-lavoro-parte-dai-banchi-di-scuola

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Insegnare sicurezza 17-18 anni 3

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

Indice

Capitolo 1 : La sicurezza a Scuola........................................................................pag. 41.1 Le ! gure, le mansioni, le attività

1.2 La Gestione della Sicurezza a Scuola: ruoli e adempimenti

1.3 Regolamenti scolastici e procedure di sicurezza

1.3.1 Esempio di regolamento recante disposizioni di servizio in materia di sicurezza

1.3.2 Esempio di disposizioni in materia di sicurezza

1.3.3 Esempio di regolamento di laboratorio

1.3.4 Esempio di procedure in materia di sicurezza

Capitolo 2: La sicurezza nel tempo libero..........................................................pag. 20

2.1 Droghe

Capitolo 3: La sicurezza sul luogo di lavoro.......................................................pag. 253.1 La Legge sulla sicurezza sul lavoro: Il Decreto 81/2008

3.2 Obblighi di tutti i lavoratori

3.3 De! nizioni Generali

3.4 Il Documento di valutazione dei rischi

3.4.1 Rischio Elettrico

3.4.2 Rischio Chimico

3.4.3 Rischio Incendio

3.4.4 Movimentazione manuale dei carichi, traino e spinta

3.4.5 Videoterminali ed ergonomia del posto di lavoro

3.4.6 Lavoratrici in stato di gravidanza

3.4.7 Stress da lavoro correlato, mobbing e burn out

3.4.8 Alcol e sostanze stupefacenti

3.4.9 Radon

3.4.10 Esposizione a Vibrazioni Meccaniche

3.4.11 Esposizione ai campi elettromagnetici

3.4.12 Rischio Rumore

3.4.13 Altri Rischi da valutare

3.5 Cenni sui Sistemi di Gestione della Sicurezza

3.6 Dispositivi di Protezione Individuale

3.7 La Sorveglianza Sanitaria

3.8 La gestioe dell’emergenza: cenni

3.9 Esempio di rischi in un comparto produttivo: Edilizia

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CAPITOLO 1LA SICUREZZA A SCUOLA

1.1 Le ! gure, le mansioni, le attività

Le Istituzioni Scolastiche di ogni ordine e grado per quanto espresso dalle Direttive Europee, recepite dalla normativa italiana, in base al D.Lgs.81 del 09 Aprile 2008, aggiornato ed integrato successivamente, rientrano fra le attività di lavoro che risultano obbligate ad applicare le misure di sicurezza e salute dei lavoratori durante le attività lavorative. Rientrano inoltre fra le atti-vità soggette alle procedure per l’ottenimento del certi! cato di Prevenzione Incendi . ( attività classi! cate al n°67 dell’elenco di cui al DPR 151/2011)

Negli edi! ci scolastici devono essere applicate le norme legate alla sicurezza che in relazione al tipo di attività scolastica e al grado di istruzione, possono variare.

Il Dirigente Scolastico, in veste di “Datore di lavoro” e “Titolare di attività”, deve garantirne l’applicazione e deve predisporre le indicazioni e le modalità operative comuni, legate a tutte le componenti scolastiche, in relazione alla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro in ambito scolastico. I lavoratori della scuola, a loro volta, sono obbligati al rispetto di quanto indicato, in adempimento all’art.20 del D.Lgs.81/08 (Obblighi dei Lavoratori) 1).

Gli enti Locali (ad esempio i Comuni), in relazione a quanto previsto dalla Legge 23/96, devono garantire l’adeguamento dei locali e dei sistemi impiantistici degli edifici scolastici, per garantirne il buon funzionamento. Tali enti sono anche preposti agli adeguamenti e alla predisposizione di tutti i sistemi di sicurezza previsti dalle normative attualmente in vigore.

Le ! gure che risultano parte attiva nell’attività di lavoro:

«datore di lavoro»:

il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore o, comunque, il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’orga-nizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa oltre all’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. Nelle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, per datore di lavoro si intende il dirigente al quale spettano i poteri di gestione, ovvero il funzionario non avente quali! ca dirigenziale, nei soli casi in cui quest’ultimo sia preposto ad un u$ cio avente auto-nomia gestionale, individuato dall’organo di vertice delle singole amministrazioni tenendo conto dell’ubicazione e dell’ambito funzionale degli u$ ci nei quali viene svolta l’attività, e dotato di autonomi poteri decisionali e di spesa. In caso di omessa in-dividuazione, o di individuazione non conforme ai criteri sopra indicati, il datore di lavoro coincide con l’organo di vertice medesimo; in ambito scolastico il Datore di lavoro è il dirigente scolastico.

«lavoratore»:

persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione sco-lastica, con o senza retribuzione, anche al solo ! ne di apprendere un mestiere, un’arte o una professione. Al lavoratore così de! nito è equiparato: l’allievo degli istituti di istruzione superiore ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, ! sici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alle stru-mentazioni o ai laboratori in questione; il volontario, come de! nito dalla legge 1° agosto 1991, n. 266;

«preposto»:

(Personale Docente, Dirigente dei Servizi Generali e Amministrativi, Direttore di laboratorio, Referente di plesso, ecc.)

persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’in-carico conferitogli, sovrintende alla attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la cor-retta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa;

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Le mansioni all’interno di un’Istituzione Scolastica

4 Dirigente Scolastico

4 Personale Docente

4 Personale Ausiliario

4 Personale Amministrativo

4 D.S.G.A.(Dirigente Servizi Generali Amministrativi)

4 Docente Responsabile di Laboratorio

4 Assistente Tecnico di Laboratorio

4 Educatori (Asili Nido)

4 l’allievo degli istituti di istruzione e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori,

attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, ! sici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videotermi-

nali

Le Attività

4 Attività Amministrativa

4 Attività di Docenza aEducativa aFormativa

4 Attività di laboratorio (per docenti e studenti)

4 Attività di pulizia

4 Sorveglianza, ausilio ai docenti

4 Attività complementari (Attività esterne a stages a gite scolastiche…)

4 Attività di laboratorio

Il D.Leg.vo 81 del 2008 prescrive misure per la salute e la sicurezza dei lavoratori sul luogo di lavoro in tutti i settori di attività: pubblici e privati. Rappresenta un momento fondamentale rispetto a questi temi in quanto un’attenzione costante ai problemi legati alla sicurezza.Non più a seguito di eventi dolorosi ma:

Preventiva Periodica

ProgrammataCoordinata

Continuativa

UNA SICUREZZA “RAGIONATA”1) Art. 20. Obblighi dei lavoratori1. Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli e+ etti delle sue azioni o omissioni, confor-

memente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.2. I lavoratori devono in particolare:a) contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all’adempimento degli obblighi previsti a tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;b) osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai ! ni della protezione collettiva ed individuale;c) utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto, nonché i dispositivi di sicurezza;d) utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione;e) segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le de! cienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di

cui vengano a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza; 38

f) non rimuovere o modi! care senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo;g) non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono compromettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;h) partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro;i) sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo o comunque disposti dal medico competente.

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1.2 La Gestione della Sicurezza a Scuola: ruoli e adempimenti

Gli “Attori” della prevenzione sono:• Il Datore di Lavoro;• Il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP);• Dirigenti e Preposti designati;• Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS);• Il Medico Competente;• I lavoratori;• Gli addetti alla gestione dell’emergenza• Addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione (ASPP)

Un esempio di possibile organigramma della sicurezza all’interno di una scuola

1.2.1 Il Documento di valutazione dei rischi

Il Datore di Lavoro è obbligato ad e+ ettuare una valutazione dei rischi esistenti per il proprio personale nei propri luoghi di lavoro riportandola in un documento chiamato “Documento di Valutazione dei Rischi” Si tratta di una “fotogra! a”, un mo-mento di prevenzione che si concretizza in un documento che deve essere il punto di partenza (non di arrivo) per risolvere i problemi. Deve essere aggiornato nel tempo in relazione alle modi! che intervenute e deve contenere un programma degli interventi.

La valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori rappresenta il più importante adempimento da parte del datore di lavoro per arrivare a una conoscenza approfondita di qualunque tipo di rischio presente nella propria realtà; passo que-sto che è preliminare alla fase di individuazione delle misure di prevenzione e protezione e di programmazione temporale delle stesse.La valutazione delle strutture, dei luoghi di lavoro, delle macchine, delle attrezzature e delle modalità di lavoro in genere si e+ ettua attraverso un confronto con l’Ente Locale destinatario di numerosi adempimenti relativi alla struttura dell’edi! cio scolastico ed agli impianti.

METODOLOGIA DI VALUTAZIONE DEI RISCHI

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ASPPMC

DL

Dirigente Dirigente

Preposto Preposto Preposto

Servizio di prevenzione e Protezione

Lavoratori Lavoratori Lavoratori Lavoratori Lavoratori

AddettiEmergenza

AddettiEmergenza

AddettiEmergenza

Gestione dell’emergenza

RLS

RSPP

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Principale scopo di tale valutazione non è da ritenersi solo la veri! ca dell’applicazione dei precetti di legge, ma la ricerca di tutti quei rischi residui che nonostante l’applicazione delle normative speci! che rimangono in essere nella struttura di lavoro. Si tratta infatti molto spesso di componenti di rischio legate al comportamento delle persone ed all’imprevedibilità di eventi fortuiti. Ogni rischio è stato valutato tenendo conto dell’entità del danno presumibilmente riscontrabile.

ANALISI RICOGNITIVA Il metodo adottato per l’analisi delle componenti di rischio è quindi basato su una indagine ed una valutazione attraverso l’utilizzo di liste di controllo previa analisi descrittiva dei luoghi di lavoro e delle attività svolte.L’uso delle check - list di controllo per a+ rontare il problema della valutazione rappresenta lo strumento più comunemente adottato in tutte le procedure e le problematiche della Sicurezza e Salute sul lavoro. Tale strumento presenta infatti:

• facilità e versatilità di utilizzo (adattabilità a una molteplicità di realtà scolastiche, possibilità di esaminare l’Istituto Scolastico secondo diverse fasi e diverse priorità);

• facilità di aggiornamento (aggiunta di nuovi questionari per nuove richieste normative, nuovi rischi, evoluzione delle conoscenze);

• versatilità per il successivo trattamento delle informazioni raccolte.

Tale sistema di analisi, una volta predisposto ed aggiornato, costituisce uno strumento che, fornisce una immediata visione degli aspetti critici e/o potenzialmente rilevanti, anche se non immediatamente evidenti; in tal senso esso costituisce uno strumento di veri! ca costante che tiene conto anche dei tempi di intervento degli adeguamenti necessari al superamento delle problematiche rilevate.

FATTORI DI RISCHIONell’analisi del fattore di rischio i vari punti di veri! ca sono stati esplicitati tenendo presenti, in linea generale, tre classi di rife-rimento:• le indicazioni speci! che e gli adempimenti previsti dalla normativa in vigore;• gli standard internazionali di buone pratiche;• la rispondenza ai criteri organizzativi e gestionali.

INTERVENTI DA EFFETTUAREQualora si siano ravvisate delle situazioni potenzialmente migliorabili verrà riportato nel documento una indicazione speci-! ca, riportante gli interventi proposti.

Per il piano di programmazione degli interventi di adeguamento, i soggetti individuati come responsabili della loro attua-zione, dovranno, tra l’altro, fare attenzione alla terminologia utilizzata nel documento; secondo tale ottica, il verbo dovere indicherà lavori più urgenti di quelli richiesti con il verbo raccomandare che a sua volta indicherà interventi maggiormente urgenti del verbo consigliare, ecc..

VALUTAZIONE DEI RISCHI Il documento di valutazione dei rischi contemplerà quei rischi speci! ci con caratteristica residuale rispetto all’applicazione della normativa.Il D.Lgs.81/08, infatti, prevede la programmazione degli interventi, considerando che gli stessi esulino dalle situazioni esa-minate dalle norme di attuazione già superate, ipotizzandone pertanto l’eliminazione, mediante criteri di priorità che ogni Istituto Scolastico potrà darsi, in relazione alle proprie possibilità. Diversi sono i rischi che corrispondono a speci! che violazioni delle norme di sicurezza per l’applicazione delle quali è da at-tuare un approccio “immediato”. Le eventuali situazioni rilevate dalla dirigenza scolastica che portano a contrastare un preciso precetto normativo saranno oggetto di una piani! cazione in vista delle forme di adeguamento, da condividere con il personale e con l’ente locale obbligato.

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CRITERI DI VALUTAZIONELa valutazione dei rischi si articola attraverso le seguenti fasi:

Fase 1: identi! cazione delle possibili sorgenti di rischio.

Fase 2: individuazione dei rischi, sia per quanto attiene la salute che per la sicurezza.

Fase 3: stima dell’entità del rischio e descrizione delle misure di prevenzione e protezione adottate nell’ambito del sistema di sicurezza scolastico.

Fase 4: stima dell’entità del rischio e descrizione delle misure di prevenzione e protezione adottate nell’ambito del sistema di sicurezza scolastico.

Fase 5: attività di informazione e formazione per tutto il personale della scuola.

La prima fase comprende un’attenta analisi dell’attività in relazione ai seguenti principali fattori:

- plessi scolastici e ambienti di lavoro (lavorazioni speci! che);

- ciclo produttivo;

- attività lavorative ed operatività previste;

- macchine, impianti ed attrezzature utilizzate;

- dispositivi di protezione individuale e collettiva presenti ed utilizzati;

- utilizzo di sostanze e/o preparati per la gestione delle pulizie;

- attività di cooperazione con ditte esterne;

- organizzazione generale del lavoro.

Ciò permette di avere una prima visione d’insieme delle attività lavorative, dell’operatività, degli ambienti di lavoro e dell’orga-nizzazione scolastica, permettendo al contempo di individuare le sorgenti di rischio potenzialmente dannose per le persone.

Nella seconda fase vengono individuati i rischi per la salute e la sicurezza e descritti gli interventi per la riduzione o l’eventuale eliminazione dei rischi stessi, da parte del sistema di sicurezza scolastico.

Nella terza fase si è procede con la stima del rischio, tenendo conto delle seguenti de! nizioni:

Probabilità: si tratta della probabilità che i possibili danni si concretizzino. La probabilità sarà de! nita secondo la scala di valori riportata nella tabella a pagina seguente.

VALORE DIPROBABILITA’ DEFINIZIONE INTERPRETAZIONE DELLA DEFINIZIONE

1 Improbabile

• Il suo verificarsi richiederebbe la concomitanza di più eventi poco proba-bili

• Non si sono mai veri! cati fatti analoghi• Il suo veri! carsi susciterebbe incredulità

2 Poco probabile

• Il suo veri! carsi richiederebbe circostanze non comuni e di poca probabilità• Si sono veri! cati pochi fatti analoghi• Il suo veri! carsi susciterebbe modesta sorpresa

3 Probabile• Si sono veri! cati altri fatti analoghi• Il suo veri! carsi susciterebbe modesta sorpresa

4 Molto probabile

• Si sono veri! cati altri fatti analoghi• Il suo veri! carsi è praticamente dato per scontato

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Danno: e+ etto possibile causato dall’esposizione a fattori di rischio connessi all’attività lavorativa, ad esempio il rumore (che può causare la diminuzione della soglia uditiva). L’entità del danno sarà valutata secondo la seguente scala di valori:

VALORE DIDANNO

DEFINIZIO- INTERPRETAZIONE DELLA DEFINIZIONE

1 Lieve • danno lieve

2 Medio• incidente che non provoca ferite e/o malattie• ferite/malattie di modesta entità (abrasioni, piccoli tagli)

3 Grave • ferite/malattie gravi (fratture, amputazioni, debilitazioni gravi, ipoacusie);

4 Molto grave• incidente/malattia mortale• incidente mortale multiplo

Rischio: probabilità che sia raggiunto un livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un pericolo da parte di un lavoratore. Nella tabella seguente sono indicate le diverse combinazioni (PxD) tra il danno e le probabilità che lo stesso possa veri! carsi (stima del rischio).

P (probabilità)

4 4 8 12 16

3 3 6 9 12

2 2 4 6 8

1 1 2 3 4

1 2 3 4 D (danno)

Scala di urgenza e priorità delle misure di prevenzione e protezione da adottare

• Azioni collettive indilazionabili R>8

• Azioni correttive necessarie da programmare con urgenza 4 R 8

• Azioni correttive/migliorative a breve e medio termine 2 R 3

• Azioni migliorative da valutare in fase di programmazione R=1

La quarta fase, quella conclusiva, si concretizza con la predisposizione di procedure per monitorare l’attuazione delle misure di prevenzione e protezione adottate, avendo cura di registrare i dati rilevati, oltre alla formazione rivolta a tutto il personale della scuola.

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PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO PRESI IN ESAME

I fattori di rischio presenti nei luoghi di lavoro, in conseguenza dello svolgimento delle attività lavorative sono stati ordinati in tre categorie:• Rischi per la sicurezza (di natura infortunistica) dovuti a: • strutture • macchine e attrezzature • impianti (elettrici, meccanici..) • sostanze e preparati pericolosi • incendio ed esplosioni.• Rischi per la salute (di natura igienico -ambientale) dovuti a: • agenti chimici • agenti ! sici (rumore, vibrazioni, campi e.m., cancerogeni) • agenti biologici.• Rischi trasversali (per la salute e la sicurezza) dovuti a: • organizzazione del lavoro • fattori ergonomici • fattori psicologici (stress correlato, burn out, mobbing..) • condizioni di lavoro di$ cili.

I rischi per la sicurezza, o rischi infortunistici si riferiscono al possibile veri! carsi di incidenti/infortuni, ovvero di danni o menomazioni ! siche (più o meno gravi) subite dai lavoratori in conseguenza di un impatto ! sico/traumatico di diversa natura (meccanica, elettrica, chimica, termica, ecc.).Di seguito sono riportati alcuni esempi di tali rischi:• Rischi da carenze strutturali dell’ambiente di lavoro (illuminazione normale e di emergenza, pavimenti, uscite, porte, locali

sotterranei, ecc.)• Rischi da carenza di sicurezza su macchine e apparecchiature (protezione degli organi di avviamento, di trasmissione, di

comando, protezione nell’uso di ascensori e montacarichi, uso di apparecchi a pressione, protezione nell’accesso a vasche, serbatoi e simili)

• Rischi da manipolazione di agenti chimici pericolosi (in! ammabili; corrosivi, comburenti, esplosivi, ecc.).• Rischi da carenza di sicurezza elettrica• Rischi da incendio e/o esplosione (presenza di materiali in! ammabili, carenza di sistemi antincendio e/o di segnaletica di

sicurezza).

I rischi per la salute o rischi igienico-ambientali sono responsabili del potenziale danno dell’equilibrio biologico e ! sico del personale addetto ad operazioni o a lavorazioni che comportano l’esposizione a rischi di natura chimica, ! sica e biologica.Di seguito sono riportati alcuni esempi di tali rischi:• Rischi di esposizione connessi con l’impiego di sostanze/preparati chimici pericolosi (per ingestione, contatto cutaneo

inalazione di polveri, fumi, nebbie, gas e vapori).• Rischi da agenti ! sici:rumore (presenza di apparecchiatura rumorosa durante il ciclo operativo) con propagazione dell’energia sonora nel luogo di lavoro vibrazioni (presenza di apparecchiatura e strumenti vibranti) con propagazione delle vibrazioni a trasmissione diretta o indiretta ultrasuoni radiazioni ionizzantiradiazioni non ionizzanti (presenza di apparecchiature che impiegano radiofrequenze, microonde, radiazioni infrarosse e ultraviolette, luce laser) microclima (temperatura, umidità, ventilazione, calore radiante, condizionamento) illuminazione (carenze nei livelli di illuminamento ambientale e dei posti di lavoro, non osservanza delle indicazioni tecniche previste in presenza di videoterminali).• Rischi di esposizione connessi all’impiego e manipolazione di organismi e microrganismi patogeni e non, colture cellulari,

endoparassiti umani.Tali rischi, sono individuabili all’interno della complessa articolazione che caratterizza il rapporto tra il dipendente e l’organiz-

zazione del lavoro con interazioni di tipo ergonomico, ma anche psicologico ed organizzativo.Di seguito sono riportati alcuni esempi di tali rischi:• Organizzazione del lavoro (sistemi di turni, lavoro notturno ecc.)• Fattori psicologici (intensità, monotonia, solitudine, ripetitività del lavoro, stress ecc.)• Fattori ergonomici (ergonomia dei dispositivi di protezione individuale e del posto di lavoro).

RISCHI PER LA SICUREZZA E DERIVANTI DALLE CARATTERISTICHE DEL LUOGO DI LAVORO

RISCHI PER LA SALUTE

RISCHI TRASVERSALI E ORGANIZZATIVI

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• Nomine (Responsabile del servizio di prevenzione e protezione, Medico Competente,

Addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione)

• Richiesta del Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza alle rappresen-tanze sindacali

• Costituzione del Servizio di Prevenzione e Protezione

• Elaborazione del Documento di Valutazione dei Rischi

• Informazione e formazione del personale

• Nomina degli addetti alla gestione dell’emergenza;

• Formazione degli Addetti alla gestione dell’emergenza;

• Fornitura dei Dispositivi di Protezione Individuale;

• E+ ettuazione delle visite mediche in base al protocollo sanitario;

• Predisposizione di un registro dei controlli periodici ove sono annotati tutti gli interventi ed i controlli relativi all’e$ -cienza degli impianti elettrici, dell’illuminazione di sicurezza, dei presidi antincendio, dei dispositivi di sicurezza e di controllo, delle aree a rischio speci! co e dell’osservanza della limitazione dei carichi d’incendio nei vari ambienti dell’at-tività. Tale registro deve essere mantenuto costantemente aggiornato e disponibile per i controlli da parte dell’autorità competente.

• Predisposizione di un piano di emergenza ed e+ ettuazione di prove di eva-cuazione, almeno due volte nel corso dell’anno scolastico

• Mantenimento delle vie di uscita costantemente sgombre da qualsiasi ma-teriale

• Mantenimento in e$ cienza di una agevole apertura e funzionalità dei serramen-ti delle uscite di sicurezza, durante i periodi di attività della scuola, veri! cando-ne l’e$ cienza prima dell’inizio delle lezioni

• Controlli periodici di attrezzature e impianti di sicurezza in modo da assicurar-ne la costante e$ cienza.

• Garantire il divieto di fumare o fare uso di ! amme libere nei locali ove vengono deposi-tate o utilizzate sostanze in! ammabili o facilmente combustibili.

• Deposito di I liquidi in! ammabili o facilmente combustibili e/o le sostanze che possono comunque emettere vapori o gas infiammabili, solo in quantità stret-tamente necessarie per esigenze igienico-sanitarie e per l’attività didatti-ca e di ricerca e nei locali all’uopo destinati.

• Deposito corretto del materiale negli archivi e nei depositi: materiali devono essere depositati in modo da consentire una facile ispezionabilità, lasciando corridoi e passaggi di larghezza non inferiore a 0,90 m.

1.2.2 Principali adempimenti a cura del Dirigente Scolastico

1.2.3 Requisiti di un edi! cio scolastico che l’Ente Locale proprietario deve garantire

SISTEMA DI VIE DI USCITAOgni scuola, deve essere provvista di un sistema organizzato di vie di uscita dimensionato in base al massimo a+ ollamento ipotizzabile in funzione della capacità di de@ usso ed essere dotata di almeno 2 per ogni piano uscite verso luogo sicuro. Gli spazi frequentati dagli alunni o dal personale docente e non docente, qualora distribuiti su più piani, devono essere dotati, oltre che della scala che serve al normale aJ usso, almeno di una scala di sicurezza esterna o di una scala a prova di fumo o a prova di fumo interna.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 11

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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NUMERO DELLE USCITE DEI LOCALI AD USO COLLETTIVO

Per ogni tipo di scuola i locali destinati ad uso collettivo devono essere dotati, oltre che della normale porta di accesso, anche di almeno una uscita di lar-ghezza non inferiore a due moduli, apribile nel senso del de@ usso, con sistema a semplice spinta, che adduca in luogo sicuro.

NUMERO DELLE USCITE

Il numero delle uscite dai singoli piani dell’edificio non deve essere infe-riore a due. Esse vanno poste in punti ragionevolmente contrapposti.

DEPOSITI

L’accesso al deposito deve avvenire tramite porte almeno REI 60 I suddetti locali devono avere apertura di aerazione di super! cie non inferiore ad 1/40 della super! cie in pianta, protette da robuste griglie a maglia ! tta.Ogni deposito dovrà essere dotato di almeno un estintore di tipo approvato, di capacità estinguente non inferiore a 21 A, 89 B, C ogni 150 m di super! cie.

SISTEMI DI ALLARME

Le scuole devono essere munite di un sistema di allarme in grado di avvertire gli alunni ed il personale presenti in caso di pericolo.Il sistema di allarme deve avere caratteristiche atte a segnalare il pericolo a tutti gli occupanti il complesso scolastico ed il suo comando deve essere posto in locale costantemente presidia-to durante il funzionamento della scuola.

1.3 Regolamenti scolastici e procedure di sicurezza

All’interno delle Istituzioni Scolastiche (come in ogni altro luogo di lavoro pubblico o privato), per consentire una cor-retta gestione di tutti gli aspetti riguardanti la salute e la sicurezza, in considerazione dei numerosi obblighi derivanti dall’ap-plicazione e dal rispetto della Legge, è importante impostare un insieme di regola da far rispettare a tutti i lavoratori mediante la predisposizione di un regolamento in materia di sicurezza che contenga disposizioni che il Dirigente Scolastico dovrà far osservare a tutto il personale, e un insieme di procedure per eseguire e svolgere le attività in modo corretto riducendo al minimo i rischi e adottando criteri uniformi da far attuare a tutto il personale scolastico. Le procedure rappresentano un insieme di azioni speci! che ! nalizzate allo svolgimento di un’attività.

Per gestire in maniera coordinata e continuativa gli aspetti inerenti la sicurezza potranno essere emanate dal Dirigente Sco-lastico:

1) Disposizioni di Servizio in materia di sicurezza (che possono essere assemblate in un vero e proprio regolamento)

2) Procedure

1.3.1 Esempio di regolamento recante disposizioni di servizio in materia di sicurezza

Art. 1

a) E’ fatto obbligo a tutto il personale rispettare le disposizioni di servizio in materia di sicurezza di cui al regolamento;

b) Le disposizioni evidenziate disciplinano il comportamento di ogni lavoratore e le procedure in riferimento all’attua-zione di quanto disposto dal D.Leg.vo 81/2008 in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;

c) La violazione delle disposizioni di servizio in materia di sicurezza è equiparabile alla violazione di ogni altra disposizione dirigenziale di servizio e attiverà i provvedimenti disciplinari per essa previsti dalla normativa vigente.

12 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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d) Le disposizioni di cui al presente regolamento vengono consegnate a tutto il personale dipendente dell’Istituto e ad ogni nuovo lavoratore che prenda servizio qualunque sia l’attività che andrà a svolgere e qualunque sia il tipo di contratto;

e) E’ fatto obbligo alle ! gure preposte di sovrintendere e vigilare sulla osservanza, da parte dei singoli lavoratori, dei loro obblighi e delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro riportate nel seguente regolamento e di comunicare immediatamente eventuali inosservanze al Datore di Lavoro;

f) E’ fatto obbligo alle persone delegate a compiti speci! ci di osservare scrupolosamente quanto contenuto nelle procedure per le quali sono stati individuati con delega.

g) E’ fatto obbligo a tutti i lavoratori di segnalare immediatamente al Datore di Lavoro, al Dirigente o al preposto le de! cienze dei mezzi di protezione collettivi ed individuali, dei dispositivi di sicurezza delle attrezzature e di ogni altra situazione di pericolo di cui vengano a conoscenza

Art. 2

Il personale docente e i docenti responsabili di laboratorio si intendono “di fatto” preposti rispetto agli studenti in base alla de! nizione dell’art. 2 comma 1 lett e) del D.Gls. 81/2008 e in quanto portatori di una posizione di garanzia prevenzionistica originaria, indipendentemente dalla delega ricevuta e fondamentale in quanto contenente la funzione essenziale del controllo.

Art. 3

Le disposizioni di cui al regolamento sono da intendersi immediatamente esecutive per tutto il personale e possono essere aggiornate ed integrate dal Datore di Lavoro dandone immediata comunicazione a tutti i lavoratori.

1.3.2 Esempio di disposizioni in materia di sicurezza

PERSONALE E ALLIEVI:

• E’ vietato introdurre all’interno dell’Istituto attrezzature, macchine, arredi, prodotti sostanze a qualsiasi altro materiale non sia stato approvato preliminarmente dal Dirigente Scolastico. Il Divieto vale anche per materiale donato gratuita-mente da soggetti terzi (ad esempio genitori).

• E’ vietato fare uso di solventi, reagenti, vernici, bombolette, apparecchi a pressione a meno che non espressamente autorizzato, per scopi didattici, dal Dirigente Scolastico e dalla presenza di locali adeguati e a norma..

• E’ rigorosamente vietato introdurre farmaci (fatta eccezione per i farmaci di uso personale da conservare in luogo inaccessibile ad altri soggetti) che non siano quelli autorizzati dal Dirigente Scolastico e dai protocolli sanitari adottati all’interno della scuola.

• E’ vietato stoccare materiale pesante sui piani alti delle sca+ alature; In generale occorrerà in ogni caso accertarsi preli-minarmente che le sca+ alature siano ancorate a parete prima di depositarvi qualsiasi materiale e che siano in grado di sostenere materialmente il materiale depositato.

• l’Ascensore dovrà essere utilizzato solo dal personale autorizzato dalla Dirigenza e nel rispetto della procedura riportata in allegato.

• E’ fatto obbligo di rispettare il divieto di fumo e vietata l’assunzione di bevande alcooliche e/o stupefacenti.

• E’ fatto obbligo al preposto designato, di attivarsi in caso di accertata violazione dell’obbligo di cui al punto precedente;

• E’ fatto divieto modi! care o manomettere qualunque tipo di attrezzatura;

• Tutto il personale della scuola è obbligato a seguire i moduli speci! ci legati all’informazione e formazione in ambito di sicurezza.

PERSONALE AMMINISTRATIVO

• E’ fatto obbligo di rispettare eventuali limitazioni previste dal Medico Competente e riportate sul certi! cato di idoneità.

• E’ fatto obbligo, per le lavoratrici, di comunicare, non appena ne vengano a conoscenza, il proprio stato di gravidanza al Datore di Lavoro.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 13

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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1.3.3 Esempio di regolamento di laboratorio

LABORATORIO DI INFORMATICA E MULTIMEDIALE

Uso del laboratorio e gestione degli accessi

• L’accesso al laboratorio è consentito esclusivamente agli insegnanti di Informatica, alle classi accompagnate dal docente e ai tecnici di laboratorio.

• Il laboratorio, se non utilizzato, deve rimanere chiuso a chiave.

• Il regolamento si applica a tutti coloro che a qualsiasi titolo sono autorizzati all’utilizzo dell’aula speciale.

• Al di fuori dell’orario scolastico il laboratorio è accessibile esclusivamente al personale addetto alle pulizie.

• L’accesso è vietato ad alunni se non accompagnati dal docente.

• Gli orari d’utilizzo del laboratorio saranno de! niti preventivamente dai docenti e degli assistenti tecnici.

• Le chiavi del laboratorio sono conservate in portineria ed in presidenza. Su autorizzazione del Dirigente copia delle chiavi potrà essere detenuta dal tecnico di laboratorio o da altri soggetti speci! catamente incaricati

• Attività in cui non siano presenti alunni potrà essere e+ ettuata dagli insegnanti o dai tecnici autorizzati (ad esempio per manutenzione). In tutti gli altri orari l’aula dovrà essere chiusa a chiave. il docente che utilizza il laboratorio al di fuori dell’orario di servizio dell’assistente tecnico è responsabile dell’apertura e della chiusura dello stesso, procedendo alla registrazione della propria presenza su apposito registro.

• Qualsiasi altro uso del locale per ! nalità diverse dalla programmazione dei corsi di informatica dovrà essere esplicita-mente autorizzata dal Dirigente.

• L’accesso all’aula di informatica potrà essere regolato con un sistema di prenotazioni da de! nire a cura della Segreteria.

• Ogni studente deve ! rmare il foglio nel quale è indicata la postazione del computer assegnato.

• I docenti che abbiano necessità di utilizzare personalmente le aule multimediali possono farlo ! rmando comunque il registro presente nei singoli locali..

• E’ fatto obbligo di e+ ettuare una pausa di 15 min ogni 2 ore di utilizzo del videoterminale, limitando l’uso per non più di 20 ore settimanali.

• E’ fatto obbligo di rispettare eventuali ulteriori disposizioni di servizio in materia di sicurezza emanate dal Datore di Lavoro.

PERSONALE COLLABORATORE

• E’ fatto obbligo di rispettare eventuali limitazioni di mansione previste dal Medico Competente e riportate sul certi! -cato di idoneità;

• E’ fatto obbligo, per le lavoratrici, di comunicare, non appena ne vengano a conoscenza, il proprio stato di gravidanza al Datore di Lavoro;

• E’ fatto obbligo di rispettare eventuali ulteriori disposizioni di servizio in materia di sicurezza emanate dal Datore di Lavoro;

• E’ fatto obbligo di conservare tutte le sostanze e i prodotti chimici utilizzati per le pulizie in contenitori chiusi, dotati di etichetta recante l’indicazione del prodotto ed i pericoli. I prodotti dovranno inoltre essere stoccati all’interno di locali o armadi chiusi a chiave e non accessibili ai non autorizzati;

• E’ fatto obbligo utilizzare le scale nel rispetto della procedura in allegato al presente regolamento

PERSONALE DOCENTE RESPONSABILE DI AULE SPECIALI E MULTIMEDIALI

• E’ fatto obbligo, per le lavoratrici, di comunicare, non appena ne vengano a conoscenza, il proprio stato di gravidanza al Datore di Lavoro;

• E’ fatto obbligo di rispettare ulteriori disposizioni di servizio in materia di sicurezza emanate dal Datore di Lavoro;

• E’ fatto obbligo, in quanto preposti, di rispettare e far rispettare dagli studenti il presente regolamento e i regolamenti speci! ci di laboratorio riportati in allegato;

14 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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Norme comportamentali per gli alunni

• Gli alunni non possono essere presenti nelle aule speciali e multimediali nelle occasioni in cui non vi sia sorveglianza (intervallo, inizio o ! ne delle lezioni..).

• Gli studenti potranno accedere al locale solo se accompagnati dall’insegnante , portando con sé solo lo stretto necessa-rio per l’attività legata alla didattica da svolgere e gli oggetti personali (portafoglio, abbonamento ai mezzi di trasporto, documento identi! cativo, ecc.) lasciando nella propria aula lo zaino con il resto del materiale scolastico. Nel trasferi-mento dall’aula al laboratorio gli alunni manterranno un comportamento calmo e controllato.

• E’ vietato introdurre ed assumente nel locale, cibi e bevande all’interno del laboratorio;

• Il buon funzionamento e Il montaggio delle apparecchiature deve essere controllato con cura dall’insegnante prima di iniziare la lezione. Gli alunni possono iniziare l’attività solo dopo aver ottenuto precise indicazioni e relativa autorizza-zione da parte del docente.

• E’ fatto divieto agli studenti di servirsi di qualsiasi strumento, materiale, sostanza presente in laboratorio senza l’au-torizzazione del docente presente. Gli alunni che si rendono colpevoli di danneggiamenti alle attrezzature o all’arredo saranno tenuti a rimborsare le spese di riparazione o, qualora non fosse possibile la riparazione, le spese per provvedere all’acquisto e al reintegro di quanto danneggiato

• durante la lezione è vietato allontanarsi dal proprio posto di lavoro senza autorizzazione dell’insegnante;

• E’ vietato caricare sui pc programmi, ! les o altro materiale informatico..

• durante l’intervallo gli studenti, dopo aver controllato che non sussistano elementi di pericolo connessi alle esperienze didattiche che stanno facendo; devono inoltre uscire dal locale lasciare sotto lo stretto controllo da parte del docente, rientrandovi al termine dell’intervallo, sempre in presenza dell’insegnante.

Norme generali sull’uso delle attrezzature in relazione al lavoro svolto

• Gli alunni possono registrare i propri lavori solo e unicamente all’interno di una cartella che indichi la classe ed il nome. All’interno saranno create sottocartelle nelle quali verranno inseriti i materiali di lavoro. I ! le non registrati come da indicazioni dei docenti saranno cancellati.

• È consentito utilizzare chiavette USB, purché si tratti di ! le di archivio, previo controllo ed autorizzazione del docente presente in aula.

• Gli studenti non possono cambiare le con! gurazioni dei programmi o selezionare applicazioni non visualizzate da icona, se non per esigenze didattiche ed in presenza del docente.

• È assolutamente vietato inserire qualsiasi tipo di password.

• Ogni docente è responsabile dell’utilizzo delle macchine e dei programmi durante le proprie ore di lezione. Eventuali malfunzionamenti registrati all’inizio delle lezioni vanno immediatamente segnalati al tecnico di laboratorio in forma scritta.

• In caso di furti o danni non accidentali verrà ritenuto responsabile il docente accompagnatore e la classe che per ulti-ma in ordine di tempo ha occupato l’aula multimediale; eventualmente, anche, lo studente o il gruppo di studenti che occupavano la postazione presso la quale è stato segnalato il danno.

• I computer vanno accesi all’inizio della lezione e spenti alla ! ne della lezione

• Al termine del lavoro ogni alunno deve disconnettere il PC.

• E’ vietato: spostare la strumentazione, scollegare i cavi e/o le prese di corrente.

Misure generali di prevenzione

• Non toccare mai con le mani bagnate le apparecchiature elettriche.

• Il Piano di Emergenza deve essere controllato per veri! care i percorsi sicuri da utilizzare in caso di pericolo.

• In caso di incendio non utilizzare acqua ma gli estintori a CO2.

• E’ rigorosamente vietato realizzare o modi! care qualsiasi connessione elettrica;

• In caso di insorgenza di malfunzionamenti elettrici (fumo, odori sospetti) avvisare immediatamente l’insegnante il quale provvederà a disinserire la tensione di alimentazione della rete mediante gli appositi sezionatori;

Insegnare sicurezza 17-18 anni 15

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE

La presente procedura fornisce le indicazioni necessarie per e+ ettuare acquisti di Dispositivi di Protezione Individuale con-formi alle normative tecniche inerenti la sicurezza. La presente procedura dovrà essere applicata ogni volta che L’Istituto Scola-stico dovrà provvedere all’e+ ettuazione di acquisti e di distribu-zione di Dispositivi di Protezione Individuale. In caso di con-segne successive dovranno essere applicati solo i punti inerenti la consegna. In caso di nuovo personale, dovrà essere applicata integralmente.

RESPONSABILITA’

La responsabilità di applicazione della presente procedura, viene assunta dal DSGA nominato titolare della procedura dal Datore di Lavoro e incaricato di e+ ettuare l’acquisto dei DPI.

PROCEDURA1. Predisposizione , in base alla mansione, dei libretti personali utilizzando copia delle schede DI DOTA-

ZIONE INDIVIDUALE2. Acquisto dei Dispositivi di Protezione Individuale per le varie mansioni in base alle dotazioni previste nelle schede;3. Veri! ca che i dispositivi di protezione individuale siano dotati di marcatura CE (sul dispositivo stesso) e siano accom-

pagnati da dichiarazione di conformità:la dichiarazione di conformità e la marcatura sono indispensabili per la confor-mità del prodotto alle normative vigenti.

4. Consegna dei DPI ad ogni lavoratore, con ! rma sul libretto stesso e sulla dichiarazione riportata in fondo al libretto; dovrà, inoltre, essere consegnata una copia delle note informative contenute nel modello.

5. Aggiornamento dei libretti in occasione di ogni consegna;6. Archiviazione dei libretti nell’apposito registro DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

In caso di incertezze o situazioni poco chiare, deve esser fatto esplicito riferimento al Dirigente Scolastico

Documentazione

Nell’aula multimediale deve essere depositata e disponibile la seguente documentazione:

• il presente regolamento esposto in maniera visibile

• Registro per la segnalazione di rotture, guasti, manomissioni e ammanchi di materiale

• Piano di evacuazione e modalità di comportamento in caso di pericolo o emergenza

1.3.4 Esempio di procedure in materia di sicurezza

1. Procedura per l’acquisto dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI)

2. Procedura per l’acquisto di macchine e attrezzature

3. Procedura per l’acquisto e la gestione di prodotti o sostanze chimiche

4. Procedura per utilizzo dell’ ascensore

5. Procedura per l’utilizzo di Scale portatili

6. Procedure in caso di attività di lavoro all’interno della scuola da parte di ditte esterne

7. ……………………………………………..

PROCEDURA PER L’ACQUISTO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

16 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE

La presente procedura fornisce le indicazioni necessarie per e+ ettuare acquisti di macchine o attrezzature conformi alle nor-mative tecniche inerenti la sicurezza. La presente procedura dovrà essere applicata ogni volta che l’Amministrazione dovrà provvedere all’e+ ettuazione di acquisti di macchine o attrezzature.

RESPONSABILITA’

La responsabilità di applicazione viene assunta dal DSGA (o u$ cio tecnico per gli Istituti Tecnici/Professionali) nominata titolare della procedura dal Datore di Lavoro e incaricato di e+ ettuare l’acquisto.

PROCEDURA

1) Modi! ca del capitolato di acquisto della macchina o attrezzatura inserendo la richiesta di quanto segue:1. Fornitura di dichiarazione di conformità della macchina (con il contenuto allegato alla presente procedura);

2. Fornitura di libretto di istruzioni in italiano e manutenzione d’uso in italiano dell’attrezzatura o macchina;

3. Fornitura di breve corso di formazione in fase di consegna dell’attrezzatura, con redazione di apposito verbale. La formazione dovrà essere relativa all’utilizzo dell’attrezzatura e dovrà essere e+ ettuata al personale che utilizzerà l’attrez-zatura stessa;

4. Il verbale di formazione dovrà essere conservato nel registro della formazione

2) In fase di consegna dell’attrezzatura veri! care che sia dotata di marcatura CE e che sia e+ ettuato la formazione del perso-nale;

3) Prima di procedere con il pagamento veri! care che siano stati consegnati i documenti di cui al punto 1;

4) Provvedere a fare copia dei documenti (che dovranno accompagnare l’attrezzatura) ed archiviare accuratamente gli ori-ginali. Relativamente alla vendita o cessione di attrezzature/macchine non conformi alla normativa, si tenga presente che è vietato vendere, cedere in uso o in comodato (anche gratuito) macchine o attrezzature . Pertanto, in caso di vecchie macchine o attrezzature dismesse, si dovrà provvedere a rottamarle. Qualsiasi altro tipo di operazione è vietata.

PROCEDURA PER L’ACQUISTO DI MACCHINE O ATTREZZATURE

PROCEDURA PER L’ACQUISTO E LA GESTIONE DEI PRODOTTI E SOSTANZE PER LE PULIZIE

SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE

La presente procedura fornisce le indicazioni inerenti le azioni relative all’acquisto di prodotti e so- stanze in genere La presente procedura dovrà essere applicata ogni volta che si e+ ettueranno acquisti di prodotti o sostanze per pulizie, disinfezione ecc.

RESPONSABILITA’La responsabilità di applicazione della presente procedura, viene assunta dal DSGA no-minato titolare della procedura dal Datore di Lavoro.

PROCEDURA1) In fase di richiesta preventivo, richiedere, oltre alla descrizione della sostanza e delle caratteristi- che:

1. Le schede tecniche di sicurezza delle sostanze e dei prodotti;

2. Un breve incontro di formazione e+ ettuato dal personale tecnico della ditta , che illustri le modalità ed eventuali problemi connessi all’uso della sostanza, compilando un verbale di avvenuta formazione;

3. Veri! ca che la scheda tecnica di sicurezza sia costituita da 16 punti;

4. Conservazione di copia del verbale nel registro della formazione.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 17

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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• Non salire in numero di persone oltre quelle previste dalla targhetta di utilizzo posta all’interno della cabina.

• Quando le porte sono in movimento di chiusura, non si deve contrastare il loro movimento inserendo le mani per impedirne la chiusura.

• Occorre avvisare se il piano ascensore non è a livello col piano esterno.

• Chiamare la manutenzione quando si avvertono rumori inconsueti.

• In caso di incendio non si deve utilizzare l’ascensore, se occupato, si deve abbandonare al più presto.

• In caso di arresto dell’ascensore mantenere la calma ed utilizzare i pulsanti di allarme o il citofono.

• Non premere continuamente il pulsante di chiamata ascensore; se è tutto in regola l’impianto provvede da solo e nel caso di manovra a prenotazione si evita che l’ascensore raggiunga i piani molte volte con conseguente accentuazione della usura.

• Controllare attentamente che le porte di piano siano debitamente chiuse.

• Non urtare con carichi le porte di piano e di cabina e le serrature; le deformazioni possono ingenerare malfunzionamenti e pericoli.

• E’ fatto divieto di utilizzo in caso di emergenza.

• E’ fatto divieto di utilizzo improprio o per trasporto di materiali e cose.

E’ fatto divieto di utilizzo in assenza di persone preposte al controllo o in periodi non sorvegliati

SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE SCOPO

La presente procedura fornisce le indicazioni per un utiliz-zo corretto delle scale doppie portatili in uso all’Istituto. La procedura si applica per le scale doppie auto-stabili (si reg-ge in piedi indipendentemente da appoggi esterni) fornite dall’Istituto in uso ai lavoratori. Per nessun motivo devono essere utilizzate scale non conformi alle norme di sicurezza o non speci! catamente in dotazione dell’istituto scolastico.

RESPONSABILITÀ

La responsabilità del rispetto della seguente procedura è a carico di ogni lavoratore che faccia uso di scale. A carico del DSGA e del preposto è invece la vigilanza sul corretto utilizzo da parte dei lavoratori

CARATTERISTICHE DI SICUREZZA DELLE SCALE PORTATILI IN USO AI PERSONALE DELL’ISTITUTO

• Devono essere costruite con materiale adatto alle condizioni di impiego, possono quindi essere in ferro, alluminio o legno, ma devono essere su$ cientemente resistenti ed avere dimensioni appropriate all’uso;

• in tutti i casi devono essere provviste di dispositivi antisdrucciolo (gomma, plastica zigrinata, ecc.) alle estremità infe-riori dei due montanti e di elementi di trattenuta (catene o piattaforme superiori ad incastro ) e montanti prolungati di almeno 50/70 cm;

• L’ultimo piano di appoggio in posizione eretta da parte del personale non deve superare l’altezza di ml. 2,00.

• Le scale Devono essere provviste di distanziatore o dispositivo analogo di adeguata resistenza che impedisca l’apertura della scala oltre il limite di apertura prestabilito;

PROCEDURA

• Durante il trasporto a spalla la scala deve essere tenuta inclinata e mai orizzontale, particolarmente in prossimità delle svolte e quando la visuale è limitata.

PROCEDURA PER L’UTILIZZO DEGLI ASCENSORI

PROCEDURA PER L’UTILIZZO DELLE SCALE PORTATILI

18 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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• Assicurarsi che la stessa sia integra nei suoi componenti; altrimenti non deve essere utilizzata la non idoneità all’uso

• La scala deve essere appoggiata su supporto stabile non sono ammissibili sistemazioni precarie di fortuna; (ad esempio piani inclinati, appoggi su terreni scivolosi o bagnati, su neve, ghiaccio, fango, ghiaia, ecc.).

• Durante lo spostamento delle scale, anche se limitati, nessun lavoratore deve trovarsi nella posizione di utilizzo.

• Le scale doppie non devono essere usate chiuse come scale semplici, poiché in tale posizione possono scivolare facil-mente.

• La scala deve essere utilizzata da una sola persona per volta evitando il trasporto di materiale, ad accezione degli attrez-zi necessari ad eseguire il lavoro; in ogni caso non dovrà essere superata la portata massima prevista dal costruttore.

• La scala non deve MAI essere lasciata incustodita.

• Se vengono usati utensili durante il lavoro sulle scale, questi vanno portati in borsa a tracolla o ! ssati alla cintura.

• Non si deve saltare a terra dalla scala.

• Evitare di salire sull’ultimo gradino in alto, in modo da avere un protezione rappresentata dal prolungamento dei mon-tanti e dagli ultimi due gradini.

• Nel caso in cui la scala sia di altezza non idonea al raggiungimento della quota di lavorazione occorre segnalarlo Im-mediatamente al Datore di Lavoro prima di eseguire la lavorazione.

• Per lavori eseguiti sulle scale il corpo deve esser e rivolto verso la scala stessa, con i piedi sul medesimo piolo e spostati verso i montanti.

• Le scale non utilizzate devono essere conservate in luogo riparato dalle intemperie e asciutto, lontane da sorgenti di calore e, possibilmente, sospese ad appositi ganci.

• Sulle scale doppie non bisogna stare mai a cavalcioni ed il predellino può servire solo per l’appoggio di attrezzi.

• Le scale non devono mai servire ad usi diversi da quelli per cui sono state costruite e tanto meno essere poste in posi-zione orizzontale per congiungere due piani.

• Le scale devono essere sistemate in modo che siano evitati sbandamenti, slittamenti, rovesciamenti, oscillazioni od in@ essioni accentuate; quando non sia attuabile l’adozione di detta misura, le scale devono essere trattenute al piede da altra persona che dovrà indossare il copricapo antinfortunistico.

• Durante la permanenza sulle scale a libro non dovrà passare altro personale sotto la scala;

• il sito dove viene installata la scala (sia quello inferiore che quello superiore) deve essere sgombro da eventuali materiali e lontano dai passaggi e dalle aperture (per es. porte);.

• Nelle scale doppie controllare che i dispositivi di trattenuta dei montanti siano in tiro prima della salita, onde evitare il pericolo di un brusco spostamento durante il lavoro.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 19

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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CAPITOLO 2LA SICUREZZA NEL TEMPO LIBERO

2.1 Droghe

DROGA E AMBIENTI DI LAVORO

Il consumo di alcol e droga sta diventando un fenomeno sempre più di+ uso in tutte le fasce di età e in ogni ambiente di vita. La problematica è di particolare complessità e va dunque a+ rontata con determinazione. I rischi per la salute legati all’abuso di sostanze psicotrope sono numerosi, tanto più se si considerano luoghi di aggregazione, in cui il pericolo si estende a molte per-sone. Negli ambienti di lavoro, dove le condizioni psico-! siche del lavoratore sono un presupposto fondamentale per garantire la propria sicurezza e quella degli altri, sia l’assunzione di bevande alcoliche che il consumo di sostanze stupefacenti sono tra i fattori che in@ uenzano negativamente il comportamento dei lavoratori, creando situazioni di forte rischio e condizionando il benessere durante le ore lavorative.La legislazione vigente nel nostro paese ha recentemente previsto un più accurato controllo sui lavoratori che svolgono man-sioni ad elevato rischio per sé e per gli altri, con l’obiettivo di disincentivare condotte pericolose.

Che cosa sono le sostanze stupefacenti?

Il termine “droga” conosce de! nizioni diverse a seconda dei criteri utilizzati per identi! carlo.

Dal punto di vista farmacologico, l’espressione “droga” si riferisce a qualsiasi sostanza, sintetica o naturale, la cui assunzione provoca una modi! cazione della coscienza e della percezione dell’umore.Dal punto di vista legale, vengono de! nite droghe le sostanze contenute in un elenco che periodicamente viene aggiornato dal Ministero della Salute.

Le conseguenze legate all’uso di sostanze stupefacentiNumerose sono le sostanze in circolazione e diversi i nomi con cui vengono chiamate, nomi che spesso cambiano da zona a zona.Le droghe possono essere classi! cate in base agli e+ etti ricercati da chi le usa:

4 allucinogene, in quanto stimolano alterazioni della percezione o della interpretazione della realtà (mescalina, LSD, DMT, ecstasy, cannabinoidi);

4 stimolanti, in quanto stimolano l’attività cerebrale (cocaina; amfetamine; ca+ eina);

4 sedative, in quanto deprimono e/o calano l’attività cerebrale (alcol, oppioidi come l’eroina).

Alcune sostanze sono poste a cavallo tra le categorie indicate poiché possono dare luogo ad e+ etti di+ erenti.Parlando di e+ etti è necessario sottolineare che questi possono variare in base alla personalità del consumatore, alla sua pre-disposizione emotiva e al contesto in cui avviene il consumo.Inoltre l’assunzione contemporanea di più sostanze, incluso l’alcol, può potenziare l’e+ etto ricercato e, soprattutto, può render-le più pericolose.

Cannabis

La cannabis (canapa indiana) è una pianta originaria dell’Asia Centrale ma ormai coltivata in tutto il mondo.

Il principio attivo ovvero la molecola che agisce nel cervello determinandone gli e+ etti è il Tetraidrocannabinolo (THC) la cui concentrazione varia a seconda del processo di produzione e del derivato dalla cannabis: è minore nella marijuana, maggiore nell’hashish, massimo nell’olio di hashish. Attualmente l’uso terapeutico è possibile in numerosi paesi; in Italia lo è in alcune regioni; il THC, prodotto sinteticamente, è registrato come farmaco antidolori! co, per la cura del glaucoma e come stimolante dell’appetito in situazioni di grave debilitazione ! sica (ad es. AIDS, tumori ecc.).La cannabis è classi! cata come “allucinogeno minore” in quanto i suoi e+ etti si collocano a metà strada fra gli allucinogeni che alterano e distorcono le percezioni di sé e della realtà esterna e i depressivi del Sistema Nervoso Centrale che rallentano le funzioni del cervello.Quando la cannabis viene fumata gli e+ etti compaiono nel giro di qualche minuto e hanno una durata di

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circa 2 ore; se ingerita gli e+ etti compaiono dopo 1 – 3 ore e hanno una durata di 8 - 10 ore. L’’ingestione comporta una maggiore di$ coltà di controllo della quantità di sostanza assunta e di conseguenza è più alto il rischio di incorrere in e+ etti collaterali sgradevoli.Gli e+ etti più frequenti sono: rilassamento e senso di benessere, loquacità, euforia, disinibizione, sonnolenza, rallentamento dei ri@ essi e della coordinazione motoria, aumento dell’appetito, diminuzione della pressione arteriosa, arrossamento degli occhi, aumento della frequenza del battito cardiaco.La cannabis e i suoi derivati sono sostanze illegali.Il principio attivo (THC) è riscontrabile nelle urine da 3 a 30 giorni ed anche ! no a 3 mesi quando si tratti di assunzioni elevate e protratte.

Cocaina

La cocaina viene estratta dalle foglie di coca, che è una pianta originaria del Sud America.

Dopo la ra$ nazione chimica la cocaina si presenta generalmente in polvere, cristallina, bianca e inodore, oppure in cristalli (free base o crack); può essere assunta per via nasale (sni+ ata), fumata o iniettata.La cocaina è una sostanza stimolante del Sistema Nervoso Centrale e provoca irritabilità, aggressività, ansia, riduzione della percezione della fatica ! sica e mentale, diminuzione della capacità critica, insonnia, sbalzi di umore, manie di persecuzione, aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa, ictus cerebrale, infarto cardiaco. L’uso prolungato per via nasale della cocaina provoca la perforazione del setto nasale.Il mix con altre sostanze come cocaina + alcol induce la formazione nell’organismo di una nuova molecola, il “cocaetilene” altamente tossico per il fegato e per il cuore.La cocaina è una sostanza illegale. Gli e+ etti sono quasi immediati e durano 5 minuti se fumata e 30 minuti se inalata o iniet-tata. La cocaina è riscontrabile nelle urine per un arco di tempo da 2 a 5 giorni.

LSD e altri allucinogeni

(mescalina, peyote, psilocibina, ecc.) agiscono in maniera devastante sul sistema nervoso centrale, creando pericolosi stati allucinatori.Aumentano anche i battiti cardiaci, creano vertigini, nausea, stati di ansia, panico e deliri di persecuzione. Possono portare a danni psichici permanenti anche a bassi dosaggi e già dalla prima assunzione.

Amfetamine, Metamfetamine

La famiglia delle amfetamine comprende numerose molecole di sintesi che hanno un’azione stimolante del Sistema Nervoso Centrale ed agiscono su memoria, appetito, a+ ettività e sonno.

Le amfetamine possono essere assunte per via orale, nasale (“sni+ ata”), iniettata o fumata con una pipa.Gli e+ etti indotti dall’assunzione sono: aumento della sicurezza e della ! ducia nelle proprie possibilità, maggiore lucidità men-tale e capacità di attenzione, euforia, voglia di parlare, irrequietezza, riduzione dellacapacità critica, diminuzione della percezione di fatica ! sica e mentale, mal di testa, manie di persecuzione, colpo di calore (ipertermia maligna), ictus cerebrale, infarto miocardico.Sul mercato illegale le amfetamine si possono trovare in polvere densa, il cui colore può andare dal bianco al rosa al grigio, in cristalli, gel o sotto forma di pasticca.Gli e+ etti hanno una durata molto più lunga di altri stimolanti come la cocaina, durano in media 4 – 6 ore e si manifestano entro 1 ora se sni+ ati, entro 1 – 3 ore se ingeriti, entro 5 – 7 minuti se iniettati.Il principio attivo delle amfetamine è riscontrabile nelle urine da 1 a 3 giorni.

Ectasy

L’ecstasy è un composto sintetico (MDMA = METILENDIOSSIMETAMFETAMINA) ad azione stimolante il Sistema nervoso Centrale.E’ generalmente commercializzata in pillole, capsule o anche liquido; il nome, il colore o la forma non danno alcuna certezza della composizione né degli e+ etti.Può essere assunta per via orale o nasale (“sni+ ata”).

Gli e+ etti indotti dall’uso sono sia stimolanti sia di tipo allucinogeno, si manifestano dopo circa 30 minuti dall’assunzione e hanno una durata di 3 - 6 ore.Viene de! nita sostanza “enctactogena” cioè sostanza che diminuisce le barriere emotive facilitando la comunicazione e la sintonia con gli altri (empatia) e l’introspezione. L’’ecstasy è una sostanza illegale.Il principio attivo è riscontrabile nelle urine per un arco di tempo da 1 a 3 giorni

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Eroina

L’eroina (diacetilmor! na) è un derivato semisintetico della mor! na ed ha una azione 10 volte più potenteL’eroina si presenta come una polvere bianca o marrone, spesso granulosa: può essere fumata oppure assunta per via nasale o per via endovenosa.E’ una sostanza deprimente le funzioni cerebrali la cui assunzione provoca intensa sensazione di benessere, calore, euforia, riduzione del dolore ! sico e psichico, di$ coltà a coordinare i movimenti.Si può manifestare la sindrome da iperdosaggio (overdose) caratterizzata da perdita di coscienza e depressione respiratoria con elevato rischio di morte.L’eroina fumata espone le prime vie respiratorie ed i polmoni al contatto con vapori caldissimi, causando danni ai tessuti ed alterazione della funzionalità polmonare.L’uso prolungato per via nasale dell’eroina provoca la perforazione del setto nasale.L’eroina è sostanza illegale ed ha un altissimo potenziale nel determinare l’insorgere di dipendenza.La comparsa degli e+ etti è praticamente immediata e la durata è di 5-6 ore. Il principio attivo è riscontrabile nelle urine per un tempo variabile da 2 a 6 giorni.

Metadone

E’ un oppiaceo sintetico utilizzato come farmaco, quindi sostanza legale, a tutt’oggi è riconosciuto dalla comunità scienti! ca come il trattamento farmacologico d’elezione per la cura delle persone a+ ette da tossicodipendenza da oppiacee. E’ impiegato anche nella terapia del dolore.Si presenta in forma di sciroppo e viene assunto per via orale.

Può essere prescritto solo dal medico, in particolare dallo specialista presso i Servizi Pubblici per le Tossicodipendenze.Al di fuori di questi ambiti l’uso e la detenzione di metadone è illegale.La sua azione ha una durata di 24 - 30 ore.Il principio attivo è riscontrabile nelle urine per un arco di tempo da 4 a 10 giorni.

Buprenor! na

La buprenor! na è il principio attivo di farmaci che vengono comunemente utilizzati nella terapia del dolore nella formulazio-ne a basso dosaggio (Temgesic in compresse e ! ale) e per il trattamento farmacologico delle persone a+ ette da tossicodipen-denza da oppiacei è usata nella formulazione ad alto dosaggio (Subutex compresse); in quest’ultimo caso può essere prescritto solo dal medico dei Servizi Pubblici per le Tossicodipendenze. Al di fuori di questi ambiti l’uso e la detenzione di buprenor! na è illegale.Il Subutex si presenta in forma di compresse sublinguali.La sua azione ha una durata di 24 - 48 ore.Il principio attivo è riscontrabile nelle urine per un arco di tempo da 3 a 5 giorni

Tipologie di testLa recente normativa inerente alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro ha reso obbligatoria l’esecuzione di test per la ricerca delle sostanze stupefacenti per i lavoratori che svolgono alcune mansioni. Per tali lavoratori la negatività del test è requisito indispensabile per il rilascio dell’idoneità alla mansione speci! ca da parte del medico competente.

Come si misurano le sostanze stupefacenti assunte

La ricerca delle sostanze stupefacenti prevede:

4 ANALISI DI SCREENING: analisi preliminari eseguite per evidenziare l’assunzione di stupefacenti. Qualora risulti positiva deve sempre essere e+ ettuata una ulteriore

4 ANALISI DI CONFERMA che serve ad escludere false positività dovute alla assunzione di sostanze diverse da quelle ricercate (ad es. farmaci, alimenti etc.,)

4 CONTROANALISI: consistono nella ripetizione delle analisi di laboratorio, su richiesta del lavoratore, sullo stesso campione di urine quando il lavoratore ritenga che il risultato del test non sia corretto. La spesa per queste analisi è a carico del lavoratore. La procedura prevede inoltre che venga redatto sempre un verbale che deve essere ! rmato dal medico competente e dal lavoratore.

In funzione delle caratteristiche delle sostanze, la sostanza stessa o i suoi prodotti di trasformazione possono essere rintracciati in diversi materiali biologici e in tempi di+ erenti:

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4 URINA: previsto nella normativa speci! ca per i luoghi di lavoro, è il materiale biologico utilizzato più frequentemente, consente di ritrovare i prodotti di trasformazione delle sostanze stupefacenti anche dopo giorni.

4 CAPELLO: Consente di valutare la situazione pregressa di assunzione di sostanze stupefacenti: le sostanze vengono incorporate nel capello attraverso lo scambio tra il sangue circolante e le cellule del bulbo pilifero. Il test, per i consuma-tori abituali, permette di rilevare l’assunzione di sostanze nei mesi precedenti. L’esame del capello, e+ ettuato dai SERT, rappresenta l’accertamento conclusivo dell’iter previsto dalla normativa speci! ca per i luoghi di lavoro.

4 SANGUE: utilizzato a ! ni legali (incidenti stradali, morti violente in genere), consente di dimostrare di aver agito sotto l’e+ etto della sostanza stessa (non è previsto dalla normativa speci! ca per i luoghi di lavoro).

4 SALIVA: utilizzata dalle Forze dell’Ordine durante i controlli per la veri! ca del rispetto del codice della strada, con signi! cato analogo ai test sul sangue senza essere invasivo (non è previsto dalla normativa speci! ca per i luoghi di lavoro).

Numerosi farmaci sono in grado di determinare una positività agli esami di screening nonostante non si siano assunte droghe:

Conseguenze sull’attività lavorativa legata all’assunzione di sostanze d’abuso

4 Riduzione della performance lavorativa riconducibile a condizioni di stanchezza, apatia, sonnolenza, riduzione della concentrazione.

4 Aumento del rischio di infortuni, circa 4 vv. maggiore nei consumatori di droghe in quanto l’assunzione di sostanze d’abuso determina un’alterazione dei tempi di reazione e riduzione della percezione del pericolo in ambito lavorativo.

4 Assenteismo: nei consumatori di droghe il tasso di assenteismo è doppio rispetto ai non utilizzatori.

Riferimenti normativi

DPR n. 309/1990 Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope,prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza:

• L’art. 124: favorisce il recupero dei tossicodipendenti al lavoro, avviandoli ad idonei programmi di riabilitazione e pre-vedendo, per i lavoratori assunti a tempo indeterminato, la conservazione del posto di lavoro per il tempo necessario al trattamento riabilitativo e comunque per un periodo ! no a tre anni;

• l’art.125: prevede accertamenti di assenza di tossicodipendenza per appartenenti alle categorie di lavoratori destinati a mansioni che comportano rischi per la sicurezza, l’incolumità e la salute dei terzi.

L’ Intesa Stato-Regioni 30 ottobre 2007 in materia di accertamento di assenza di tossicodipendenza(G.U. n.266 del 15 novembre 2007)

• All’Allegato I individua le mansioni che comportano rischi per la sicurezza, l’incolumità e la salute proprie e di terzi;

• istituisce l’obbligo della sorveglianza sanitaria per le suddette mansioni;

• l’assunzione sporadica di sostanze stupefacenti o psicotrope è assimilata alla tossicodipendenza.

Il D.L.81/08 Art.41, Sorveglianza sanitaria

• comma 4: nei casi e nelle condizioni previste dall’ordinamento le visite mediche (preventive, periodiche, in occasione di cambio mansione e preassuntive) sono altresì ! nalizzate alla veri! ca dell’assenza di condizioni di alcol dipendenza e di assunzione di sostanze psicotrope o stupefacenti;

• comma 4-bis del D.L.81/08: entro il 31 dicembre 2009, con accordo in Conferenza Stato- regioni, adottato previa con-sultazione delle parti sociali, vengono rivisitate le condizioni e le modalità per l’accertamento della tossicodipendenza e della alcol dipendenza.

La Conferenza Stato-Regioni 18 settembre 2008 (GU 8/10/08 n. 236)

• Identi! ca le procedure per gli accertamenti di assenza di tossicodipendenza o di assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope in lavoratori addetti a mansioni che comportano rischi per la sicurezza, l’incolumità e la salute di terzi applicative del provvedimento n. 99/CU del 30 ottobre 2007.

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Allegato IIntesa Stato-Regioni 30 ottobre 2007

Mansioni che comportano rischi per la sicurezza, l’incolumità e la salute di terzi

1) Attività per le quali è richiesto un certi! cato di abilitazione per l’espletamento dei seguenti lavori pericolosi:

• impiego di gas tossici (art. 8 del regio decreto 1927, e successive modi! cazioni);

• fabbricazione e uso di fuochi di arti! cio (di cui al regio decreto 6 maggio 1940, n. 635) e posizionamento e brillamento mine (di cui al decreto del Presidente della Repubblica 19 marzo 1956, n. 302);

• direzione tecnica e conduzione di impianti nucleari (di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1970, n. 1450 e s.m.).

2) Mansioni inerenti le attività di trasporto:

a) conducenti di veicoli stradali per i quali è richiesto il possesso della patente di guida categoria C, D, E e quelli per i quali è richiesto il certi! cato di abilitazione professionale per la guida di taxi o di veicoli in servizio di noleggio con conducente, ovvero il certi! cato di formazione professionale per guida di veicoli che trasportano merci pericolose su strada;

b) personale addetto direttamente alla circolazione dei treni e alla sicurezza dell’esercizio ferroviario che esplichi attività di condotta, veri! ca materiale rotabile, manovra apparati di sicurezza, formazione treni, accompagnamento treni, ge-stione della circolazione, manutenzione infrastruttura e coordinamento e vigilanza di una o più attività di sicurezza;

c) personale ferroviario navigante sulle navi del gestore dell’infrastruttura ferroviaria con esclusione del personale di camera e di mensa;

d) personale navigante delle acque interne con quali! ca di conduttore per le imbarcazioni da diporto adibite a noleggio;

e) personale addetto alla circolazione e a sicurezza delle ferrovie in concessione e in gestione governativa, metropolitane, tranvie e impianti assimilati, ! lovie, autolinee e impianti funicolari, aerei e terrestri;

f) conducenti, conduttori, manovratori e addetti agli scambi di altri veicoli con binario, rotaie o di apparecchi di solleva-mento, esclusi i manovratori di carri ponte con pulsantiera a terra e di monorotaie;

g) personale marittimo di prima categoria delle sezioni di coperta e macchina, limitatamente allo Stato maggiore e sottuf-! ciali componenti l’equipaggio di navi mercantili e passeggeri, nonchè il personale marittimo e tecnico delle piattafor-me in mare, dei pontoni galleggianti, adibito ad attività o+ -shore e delle navi posatubi;

h) controllori di volo ed esperti di assistenza al volo;

i) personale certi! cato dal registro aeronautico italiano;

a) collaudatori di mezzi di navigazione marittima, terrestre ed aerea;

b) addetti ai pannelli di controllo del movimento nel settore dei trasporti;

c) addetti alla guida di macchine di movimentazione terra e merci.

3) Funzioni operative proprie degli addetti e dei responsabili della produzione, del confezionamento, della detenzione, del trasporto e della vendita di esplosivi.

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CAPITOLO 3LA SICUREZZA SUL LUOGO DI LAVORO

3.1 La Legge sulla sicurezza sul lavoro: D.Leg.vo 81/2008

Il D.Leg.vo 81/2008 rappresenta, oltre che una pietra miliare nel campo della normativa inerente la sicurezza, anche un cambio di mentalità nella maniera di gestirla. Si tratta di un decreto che prevede un percorso molto impegnativo e soprat-tutto non occasionale o saltuario, che dovrà essere portato avanti nel tempo in maniera continuativa, prendendo in conside-razione il triangolo lavoratore – luogo di lavoro – mansione.

Luogo di lavoro

Lavoratore

Attività

Attrezzature

Il Triangolo della sicurezza

Il Decreto Impone una serie di obblighi piuttosto pesanti ripresi quasi completamente da decreti già esistenti e in-seriti in un Testo Unico e rappresenta il riferimento più importante per tutti i dirigenti, funzionari e lavoratori di un’azienda (pubblica o privata). I numerosi adempimenti, che prevedono spesso anche aspetti formali da rispettare, comportano un impegno no-tevole. Il modo più corretto per a+ rontare il Decreto in maniera costruttiva, è quella di porsi come obiettivo la creazione di un sistema di gestione della sicurezza a regime, che dovrà essere concreto attendibile e quindi non solo ipotizzato sulla carta. In tal senso il Decreto, all’art. 30, individua tale possibilità come elemento essenziale e fondamentale per una seria applica-zione ed attuazione dei numerosi adempimenti previsti in maniera tale da non limitarsi agli aspetti formali, ma di giungere, una volta per tutte, a realizzare un Sistema di Sicurezza vero e proprio. Ciò presupporrà un cambio di mentalità, percorsi di formazione impegnativi e periodici, e l’individuazione di alcuni soggetti che dovranno essere delegati formalmente per lo svolgimento di alcune funzioni inerenti la sicurezza.

3.2 Obblighi di tutti i lavoratori

Ogni lavoratore deve prendersi cura della propria salute e sicurezza e di quella delle altre persone presenti sul luogo di lavoro, su cui ricadono gli e+ etti delle sue azioni o omissioni, conformemente alla sua formazione, alle istruzioni e ai mezzi forniti dal datore di lavoro.

I lavoratori devono in particolare:o contribuire, insieme al datore di lavoro, ai dirigenti e ai preposti, all’adempimento degli obblighi previsti a tutela della

salute e sicurezza sui luoghi di lavoro;

o osservare le disposizioni e le istruzioni impartite dal datore di lavoro, dai dirigenti e dai preposti, ai ! ni della protezione collettiva ed individuale;

o utilizzare correttamente le attrezzature di lavoro, le sostanze e i preparati pericolosi, i mezzi di trasporto, nonché i di-spositivi di sicurezza;

o utilizzare in modo appropriato i dispositivi di protezione messi a loro disposizione;

o segnalare immediatamente al datore di lavoro, al dirigente o al preposto le de! cienze dei mezzi e dei dispositivi di cui alle lettere c) e d), nonché qualsiasi eventuale condizione di pericolo di cui vengano

Insegnare sicurezza 17-18 anni 25

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a conoscenza, adoperandosi direttamente, in caso di urgenza, nell’ambito delle proprie competenze e possibilità e fatto salvo l’obbligo di cui alla lettera f) per eliminare o ridurre le situazioni di pericolo grave e incombente, dandone notizia al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza;

o non rimuovere o modi! care senza autorizzazione i dispositivi di sicurezza o di segnalazione o di controllo;

o non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre che non sono di loro competenza ovvero che possono com-promettere la sicurezza propria o di altri lavoratori;

o partecipare ai programmi di formazione e di addestramento organizzati dal datore di lavoro;

o sottoporsi ai controlli sanitari previsti dal presente decreto legislativo o comunque disposti dal medico competente.

3.3 De! nizioni generali

Prevenzione: il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, per evitare o diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno;

Salute: stato di completo benessere ! sico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità;

Valutazione dei rischi: valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui essi prestano la propria attività, ! nalizzata ad individuare le adeguate misure di preven-zione e di protezione e ad elaborare il programma delle misure atte a garantire il miglioramento nel tempo dei livelli di salute e sicurezza;

Sorveglianza sanitaria: insieme degli atti medici, ! nalizzati alla tutela dello stato di salute e sicurezza dei lavoratori, in relazio-ne all’ambiente di lavoro, ai fattori di rischio professionali e alle modalità di svolgimento dell’attività lavorativa;

Pericolo: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni;

Rischio: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un de-terminato fattore o agente oppure alla loro combinazione;

Unità produttiva: stabilimento o struttura ! nalizzati alla produzione di beni o all’erogazione di servizi, dotati di autonomia ! nanziaria e tecnico funzionale;

Norma tecnica: speci! ca tecnica, approvata e pubblicata da un’organizzazione internazionale, da un organismo europeo o da un organismo nazionale di normalizzazione, la cui osservanza non sia obbligatoria;

Buone prassi: soluzioni organizzative o procedurali coerenti con la normativa vigente e con le norme di buona tecnica, adot-tate volontariamente e ! nalizzate a promuovere la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro attraverso la riduzione dei rischi e il miglioramento delle condizioni di lavoro, elaborate e raccolte dalle regioni, dall’Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL), dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro.

Formazione: processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori ed agli altri soggetti del sistema di prevenzione e pro-tezione aziendale conoscenze e procedure utili alla acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda e alla identi! cazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi;

Informazione: complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili alla identi! cazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi in ambiente di lavoro;

Addestramento: complesso delle attività dirette a fare apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impian-ti, sostanze, dispositivi, anche di protezione individuale, e le procedure di lavoro;

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3.4 Il Documento di Valutazione dei Rischi

Nell’ambito della redazione del documento di valutazione dei rischi di cui all’art. 28 occorrerà prendere in considerazione tutti i rischi presenti all’interno di un’attività. I rischi più rilevanti da prendere in considerazione variano in base alla tipologia di attività ma il decreto impone ad ogni Datore di Lavoro di e+ ettuare una valutazione almeno rispetto ai seguenti rischi:

3.4.1 Rischio Elettrico

3.4.2 Rischio Chimico

3.4.3 Rischio Incendio

3.4.4 Movimentazione manuale dei carichi, traino e spinta

3.4.5 Videoterminali ed ergonomia del posto di lavoro

3.4.6 Lavoratrici in stato di gravidanza

3.4.7 Stress da lavoro correlato, mobbing e burn out

3.4.8 Alcol e sostanze stupefacenti

3.4.9 Radon

3.4.10 Rischio Vibrazioni

3.4.11 Rischio Campi elettromagnetici

3.4.12 Rischio Rumore

3.4.1 Il Rischio Elettrico

All’interno di ogni luogo di lavoro (e quindi anche degli edi! ci scolastici) sono presenti sistemi impiantistici che debbono es-sere oggetto di continua attenzione. Essi sono presenti in tutte le aree di lavoro, le aule, i laboratori, ecc. ; fra le reti tecnologiche che vengono normalmente utilizzate, gli impianti elettrici sono quelle che possono dare adito a pericoli ed incidenti speci! ci.Per impianto elettrico si intende pertanto l’insieme di predisposizione e di installazioni di linee e reti di distribuzione con il ! ne di: produrre, convertire, trasformare, regolare, smistare, trasportare, distribuire l’energia elettrica. Fra i principali elemen-ti che lo compongono è possibile evidenziare: quadri elettrici, interruttori, scatole di derivazione, cavi elettrici, spine, sistemi di salvaguardia e sicurezza (Interruttori magneto-termici e di+ erenziali.

Normalmente, un impianto elettrico realizzato secondo quanto previsto dalle vigenti normative, quindi “a regola d’arte”, do-vrebbe essere considerato “sicuro”; tant’è vero che attivare un interruttore, azionare una apparecchiatura informatica, oppure in! lare e s! lare una spina da una presa elet-trica a parete, sono gesti che vengono compiuti quotidianamente, con la percezione di non temere alcun pericolo.

Purtroppo, però, a causa di errori commessi per super! cialità o mancata professio-nalità da parte degli addetti nelle fasi di manutenzione, di riparazione o modi! ca di parti sistema impiantistico, vengono a crearsi situazioni pericolose.

Tutto ciò anche in presenza di impianti già conformi e collaudati. Per rischio elettrico si intende quindi la possibilità che l’elettricità costituisca una sor-gente di pericolo per l’uomo; quindi, anche per le componenti scolastiche, quando i sistemi impiantiscici non sono stati realizzati in modo corretto ed idonei agli usi.In e+ etti, purtroppo, gli infortuni dovuti a cause elettriche, costituiscono ancora ora, un fenomeno piuttosto frequente.

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Dal punto di vista dei rischi legati all’utilizzo di impianti elettrici è possibile evidenziare le seguenti tipologie:

• INCENDIO

Rischio dovuto al surriscaldamento delle linee elettriche, a causa di corti circuiti o sovraccarico delle reti stesse. Inoltre fenomeni elettrici speci! ci : parti di linee surriscaldate;

• ESPLOSIONE

Componenti non idonei per capacità portante; archi elettrici, ecc. che possono indurre incendio od esplosione, in pre-senza di atmosfera potenzialmente esplosiva (Presenza di gas, polveri, vapori)

• FOLGORAZIONE (ELETTROCUZIONE)

che avviene quando si entra in contatto con parti di un impianto sotto tensione, o con parti di apparecchiature (“masse estranee”), che normalmente non dovrebbero essere percorse da corrente ma che, accidentalmente, si trovano in ten-sione per un contatto anomalo o errato, con parti attive dell’impianto stesso

Tale fenomeno è dovuto al passaggio di corrente nel corpo umano.

FENOMENI TIPICI DOVUTI AGLI IMPIANTI ELETTRICI

“Corto circuito”

Ha e+ etti immediati – Deve essere soggetto ad interruzione istantaneaIl corto circuito è praticamente una via preferenziale per gli elettroni che creano i @ ussi della corrente elettrica; normalmente, circola ordinatamente nei conduttori. Se però tali @ ussi incontrano delle linee che non presentano interruzioni od ostacoli lungo il loro cammino si propagano per quella via con grande intensità, si possono avere fenomeni di surriscaldamento localizzati, insu$ cienza di corrente per l’attivazione di protezioni, riduzione di isolamento.Gli ostacoli al cammino della corrente sono, ad esempio, i rivestimenti dei cavi elettrici, che impediscono alla corrente di @ uire da un cavo all’altro, quando questi vengono in contatto fra loro. La rottura dello strato isolante può dare luogo, ad esempio, al cortocircuito. Quando gli elettroni poi con@ uiscono in un punto dell’impianto, danno adito ad uno sviluppo di calore eccessivo, o alla formazione di archi elettrici. Le parti dell’impianto esposte al guasto, sono soggette a forti shock termici e sollecitazioni mec-caniche superiori ai limiti di tolleranza per cui sono state progettate.

Il “sovraccarico”

è una condizione anomala di funzionamento, che si veri! ca quando i circuiti elettrici sono percorsi da un @ usso di corrente superiore rispetto a quanto originariamente dimensionato e previsto. Anche in questo caso la conseguenza del guasto è l’innalzamento di temperatura in ambienti o aree di lavoro con presenza di materiali combu-stibili; in tal caso è possibile innescare una causa di incendio. Anche le componenti elettriche, come “prolunghe”, “adattatori”, “ciabatte”, possono subire alterazioni e shock termici, se sottoposti a carichi troppo elevati, correndo il rischio di surriscaldarsi e progressivamente prendere fuoco.

Contatti Diretti e Indiretti (Elettrocuzione)

L’elettrocuzione, consiste nell’attraversamento del corpo umano da parte della corrente elettrica; tale fenomeno è più comune-mente conosciuto come “scossa”. A$ nché si possa veri! care tale passaggio, la corrente deve avere un punto di entrata ed un punto di uscita. Pertanto, se accidentalmente una persona viene in contatto con un elemento sotto tensione, il passaggio di corrente avviene solo se il corpo umano è contestualmente in contatto con un elemento conduttore attivo; ad esempio la terra o la pavimen-tazione di un ambiente. Questo avviene quindi perché la persona non risulta su$ cientemente isolata e pertanto è soggetta la fenomeno della “Scossa”.

E’ bene però fare una netta distinzione fra “contatti diretti” e “contatti indiretti”“Per contatto diretto si intende il contatto di una persona con una parte attiva dell’impianto: per esempio, quando si tocca un ! lo elettrico scoperto o male isolato, oppure quando si toccano con entrambe le mani i due poli della corrente. Il corpo uma-no è così sottoposto ad una di+ erenza di potenziale, che provoca il passaggio di una corrente elettrica verso terra nel primo caso e attraverso le braccia nel secondo. Ciò produce una sensazione dolorosa (scossa elettrica), sempre pericolosa e talvolta mortale.”

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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Si intende, invece, per contatto indiretto, un contatto accidentale di una parte del corpo con componenti di apparecchiature che durante il normale funzionamento non devono essere in tensione, ma se invece lo sono a seguito ad un guasto o ad un difetto spesso non percepibile, l’involucro metallico dell’apparecchiatura elettrica, risulta in tal caso sotto tensione. la persona quindi In caso di contatto diretto a questo punto può essere investita dal passaggio della corrente.Questo è un fenomeno assai più pericoloso del precedente, perché l’apparecchiatura elettrica risulta normalmente utilizzabile durante le fasi di lavoro; pertanto la persona che la usa viene raggiunta da un @ usso di corrente elettrica che attraversa il corpo umano, a causa della tensione elettrica dell’involucro metallico dell’attrezzatura che sta usando.

Tali e+ etti possono essere nocivi per un essere vivente e quindi sul corpo umano, se il @ usso di corrente risulta molto elevato si ri@ ette sui seguenti fattori:

• Tipologia di contatto;

• Grado di tensione;

• Durata del contatto con il conduttore;

• Dall’ambiente in cui ci si trova.

A seguito di tali eventi è possibile individuare i seguenti e+ etti:

• Fase ustionante; (Bruciature e ustioni anche profonde)

• Arresto cardiaco e/o respiratorio; (Fibrillazione ventricolare)

• Contrazioni muscolari.

La dinamica dell’elettrocuzione dipende da molti fattori, quali la resistenza elettrica del corpo, le condizioni della pelle, la durata del contatto, la super! cie interessata al contatto. La pericolosità della corrente oltre che dalla sua intensità (che a parità di tensione dipende dalla resistenza del corpo umano), dipende anche quindi dalla durata del contatto, cioè dall’intervallo di tempo in cui la corrente agisce sul corpo umano.

COMPORTAMENTI IN CASO DI EMERGENZA

Come comportarsi in caso di folgorazione1. Staccare immediatamente la corrente agendo sull’interruttore centrale e non toccare assolutamente l’infortunato, pri-

ma di fare questa manovra; in caso contrario, anche il corpo del soccorritore si trasforma in un mezzo di conduzione per l’elettricità, innescando un meccanismo a catena per cui anziché soccorrere risulta vittima.

2. Se l’interruttore è molto lontano e se il suo spegnimento implica una forte perdita di tempo, staccare la spina e al-lontanare l’infortunato dalla fonte elettrica usando un bastone o un’asta di legno, una sedia o il manico di una scopa. L’importante è che il mezzo prescelto sia di legno, materiale che non fa da conduttore e che consente al soccorritore di rimanere isolato e quindi di non subire danni.

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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3. Valutare lo stato di coscienza dell’infortunato, chiamandolo ad alta voce e scuotendolo leggermente. Se questo è co-sciente va portato al Pronto Soccorso per valutare gli eventuali danni cardiaci e per trattare l’ustione: questa non va infatti assolutamente a+ rontata a livello casalingo.

4. Se l’infortunato è incosciente, occorre chiamare il 118 de! nendo chiaramente la serietà della situazione: nelle città più grosse, viene inviata un’ambulanza dotata di tutti gli strumenti necessari.

5. Stendere a terra la vittima con la schiena poggiata al terreno, il capo, il tronco e gli arti allineati.

6. Garantire il passaggio dell’aria sollevando con due dita il mento dell’infortunato e spingendogli indietro la testa con l’altra mano: la perdita di coscienza determina un rilassamento totale dei muscoli compresi quelli della mandibola. La lingua può cadere all’indietro e ostruire le vie della respirazione.

Protezione Contro I Contatti Diretti Generalmente la protezione contro i contatti diretti viene realizzata con tecniche di “protezione passiva”, cioè senza in-

terruzione automatica del circuito segregando le parti elettricamente attive in modo da renderle inaccessibili e quindi impedendone il contatto. Le misure di protezione, indicate nella parte 4 della norma CEI 64-8, possono essere di due tipi:

• protezione totale, destinata ad impianti accessibili a tutti;

• protezione parziale, destinata ad impianti accessibili solo a personale addestrato, le cui conoscenze tecniche e l’espe-rienza sono tali da costituire di per se una protezione contro i pericoli dell’elettricità.

Protezioni Totali Isolamento delle parti attive. Le parti che sono normalmente in tensione devono

essere ricoperte completamente da un isolamento non rimovibile, se non per distruzione dello stesso. L’iso-lamento deve resistere agli sforzi meccanici, elettrici e termici che possono manifestarsi durante il funziona-mento.

Protezione con involucri e barriere Vi sono parti attive che, per la funzione da

svolgere, devono essere accessibili e dun-que non possono essere isolati in modo completo (ad es. i morsetti).

In tal caso la protezione può essere e+ et-tuata mediante involucri e barriere. Per “involucro” si intende un “elemento co-struttivo tale da impedire il contatto diretto in ogni direzione”; la “barriera” è un “elemento costruttivo tale da impedire il contatto diretto nella direzione abituale di accesso.”

Protezioni Parziali

Ostacoli.

Devono impedire, oltre all’avvicinamento non intenzionale a parti attive, anche il contatto casuale con esse durante i lavori sotto tensione o di manutenzione.

Nei luoghi accessibili al personale addestrato devono essere rispettate distanze minime per i passaggi tra ostacoli, or-gani di comando e pareti (tali distanze sono riportate nella norma 64-8 /4).

Distanziamenti

La norma CEI 64.8 prescrive che il “distanziamento” delle “parti simultaneamente accessibili” deve essere tale che esse non risultino a “portata di mano”. Per parti “simultaneamente accessibili” si intendono quelle parti che possono essere toccate simultaneamente da una persona.

Si ritengono simultaneamente accessibili quelle parti che distano fra loro non più di 2,5 m. in verticale e di 2 m. in orizzontale

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Protezione Contro I Contatti Indiretti

• Le misure di protezione contro i contatti indiretti sono prevalentemente di tipo attivo Le protezioni hanno la fun-zione di interrompere il circuito in caso di guasto, impedendo ad eventuali tensioni pericolose che possono venire a crearsi, di persistere per un tempo su$ ciente a provocare e+ etti ! siologici pericolosi.

• Il sistema di protezione più utilizzato per gli impianti di distribuzione è quello coordinato dell’impianto di terra e degli interruttori di+ erenziali.

• L’e$ cacia del sistema di protezione dai contatti indiretti è legato al corretto coordinamento tra impianto di terra e interruttori di+ erenziali.

• Nel sistema di protezione contro i contatti indiretti la funzione dell’impianto di terra è quella di convogliare verso terra la corrente di guasto, provocando l’intervento delle protezioni ed evitando così il permanere di tensioni peri-colose sulle masse.

• Il principio base di un impianto di terra è quello della equipotenzialità.

• L’impianto di terra ha la funzione di rendere quanto più possibile equipotenziale l’ambiente, riducendo al massimo le di+ erenze di potenziale fra masse, masse estranee e terreno.

3.4.2 Il Rischio Chimico

La legge de! nisce come rischio chimico l’attività lavorativa che comporta la presenza di agenti chimici, siano essi parte inte-grante del processo lavorativo o come risultato dell’attività, e ne determina la protezione per i rischi per la sicurezza e per la salute che tali sostanze, interagendo con l’organismo umano, possono provocare (dlgs 81/2008 titolo IX art. 222).Gli agenti chimici che sono classi! cati pericolosi possono comportare un rischio per la sicurezza e la salute dei lavoratori a causa di:

• proprietà tossicologiche: tossicità acuta, cancerogenicità ecc. per i quali devono essere fatte valutazioni che costitui-scono una base per la de! nizione dei limiti di accettabilità e di utilizzo che devono essere un riferimento per i processi decisionali dei produttori.

• proprietà di reattività: esplosività, in! ammabilità, corrosività ecc.

• proprietà chimico-! siche di base della sostanza che caratterizzano la forma in cui essa è presente nell’ambiente: Peso molecolare, punto di ebollizione, densità, ecc.

• proprietà che ne determinano il destino ambientale: solubilità, tensione di vapore, ecc.

• incompatibilità ovvero possibilità che si veri! chino reazioni esplosive, esotermiche o si formino sostanze pericolose in presenza di speci! che classi di composti, proprietà intrinseche di reattività: auto-in! ammabilità ecc.

Queste proprietà vengono prese in esame e armonizzate, a livello europeo, dal REGOLAMENTO REACH, e le informazioni derivanti devono essere descritte nelle etichette e nelle schede di sicurezza (SDS), secondo il REGOLAMENTO CLP. Il rischio chimico, in ambiente di lavoro, deve essere valutato nel DVR.

REGOLAMENTO REACH

E’ un Regolamento europeo n. 1907/2006, che armonizza la classi! cazione di TUTTE le sostanze chimiche che circolano all’interno della Comunità Europea, creando un sistema uni-co ed e$ cace per la gestione del rischio derivante dal loro utilizzo; interessa le imprese di tutti i settori economici che le producono o le utilizzano nel loro processo e ha come obiettivo quello di assicurare un elevato livello di protezio-ne della salute umana e dell’ambiente, di acquisire maggiore conoscenza tossicologica delle sostanze, di promuovere me-todi alternativi per la valutazione dei pericoli, di convincere l’industria ad abbandonare le sostanze molto pericolose, so-stituendole con altre.Si è calcolato che all’interno della Comunità Europea pri-ma del 18 settembre 1981, siano state immesse sul mercato 100.106 sostanze chimiche (classi! cate in un registro appo-sito con la sigla EINECS), delle quali, per la maggior parte,

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mancano informazioni sulla pericolosità, e che dopo tale data ne siano state immesse 30.000 nuove (classi! cate con la sigla ELINCS); di questo altissimo numero, circa 5.000 sono classi! cate come “pericolose”, altre 900 sono soggette a “restrizioni” e 140 sono inserite nel programma europeo di valutazione. Se si prende in considerazione il fatto che circa 30.000 di queste sostanze sono commercializzate all’interno dell’UE in quantità superiore a 1 tonnellata all’anno, ci si rende conto dell’esigenza di poterle classi! care in modo armonico ed adeguato e anche la necessità di sostituire, quando è possibile, le sostanze più pericolose.

Il Regolamento REACH, composto da 15 titoli, 141 articoli e 17 allegati, per un totale di circa 1300 pagine, prevede:

• l’istituzione dell’AGENZIA EUROPEA DELLE SOSTANZE CHIMCHE (ECHA)

• la Registrazione delle sostanze prodotte e/o importate in quantità > 1 tonnellata/anno

• la Valutazione della sicurezza delle sostanze (queste due azioni spettano al produttore in concerto con l’Agenzia Euro-pea)

• l’ Autorizzazione delle “sostanze estremamente problematiche” per usi speci! ci

• Mantenimento dell’attuale sistema delle Restrizioni

• La Valutazione del Rischio

• Accesso del pubblico all’informazione (trasmissione delle informazioni lungo la catena di approvvigionamento ! no ai consumatori)

• L’uni! cazione delle norme

Queste ultime azioni sono di pertinenza dell’Agenzia Europea

Il Regolamento REACH si applica a tutte le sostanze chimiche: non soltanto alle sostanze chimiche impiegate nei processi industriali, ma anche a quelle usate nella vita quotidiana, per esempio nei prodotti di pulizia, nelle vernici e in articoli quali capi di abbigliamento, mobili ed apparecchi elettrici.

Istituisce un’Agenzia Europea delle sostanze chimiche, che ha il compito di gestire gli aspetti tecnici, scienti! ci, amministrativi e garantire la coerenza delle decisioni a livello comunitario.

L’Agenzia gestisce anche la procedura di registrazione e svolge un ruolo fondamentale nel processo di valutazione. Essa riceve inoltre le domande di autorizzazione e formula pareri e raccomandazioni nell’ambito delle procedure di autorizzazione e di restrizione. La sede dell’Agenzia è stabilita ad Helsinki.

Sono escluse dal campo di applicazione del Regolamento

• Le sostanze radioattive

• Le sostanze in transito assoggettate a controllo doganale

• Gli intermedi non isolati

• I ri! uti

• Il trasporto

• Le sostanze usate in medicinali, in alimenti e mangimi (per quanto riguarda la registrazione, valutazione e autorizza-zione)

perché soggette a normative speci! che sui luoghi di lavoro e sulla protezione ambientale.

R = registrationE = evaluationA = authorization ofC H = chemicals

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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I Protagonisti Del Regolamento Reach

Per adempiere agli obblighi stabiliti dal Reach, vengono individuate, al suo interno, le azioni e le ! gure di riferimento. • Fabbricazione: la produzione e l’estrazione di sostanze allo stato naturale• Fabbricante: ogni persona ! sica e giuridica stabilita nella Comunità che opera all’interno della Comunità e al quale

spetta l’obbligo della registrazione.• Importazione: introduzione ! sica nel territorio doganale della Comunità• Importatore: ogni persona ! sica e giuridica stabilita nella Comunità responsabile dell’importazione (se importa una

sostanza prodotta all’esterno della UE, deve richiederne la registrazione).• Utilizzatore a valle: ogni persona ! sica o giuridica stabilita nella Comunità, diversa dal fabbricante o dall’importatore,

che utilizza una sostanza in quanto tale o in quanto componente di un preparato, nell’esercizio delle sue attività indu-striali o professionali. I distributori ed i consumatori non sono utilizzatori a valle.

• Uso: ogni operazione di trasformazione, formulazione, consumo, immagazzinamento, conservazione, trattamento, ri-empimento di contenitori, trasferimento da un contenitore ad un altro, miscelazione, produzione di un articolo o ogni altra utilizzazione.

Il regolamento REACH si basa sul principio che ai fabbricanti, agli importatori e agli utilizzatori a valle spetta l’obbligo di fab-bricare, immettere sul mercato o utilizzare sostanze che non arrechino danno alla salute umana o all’ambiente.

Le disposizioni del REACH si fondano sul principio di precauzione.

VALUTAZIONE DELLA PERICOLOSITA’ DI UNA SOSTANZA (HAZARD)Per registrare una sostanza chimica vengono presi in esame i seguenti aspetti:

1. Identità della sostanza e proprietà ! sico-chimiche

2. Fabbricazione e usi

3. Classi! cazione ed etichettatura

4. Proprietà concernenti il destino ambientale

5. Valutazione dei pericoli per la salute umana

6. Valutazione delle proprietà ! sico-chimiche pericolose per la salute umana

7. Valutazione dei pericoli per l’ambiente

8. Valutazione PBT (persistenti, bioaccumulabili e tossiche) e vPvB (molto persistenti, molto bioaccumulabili);

se la sostanza viene classi! cata i PBT o vPvB si procede anche con la:

9. Valutazione dell’esposizione, ovvero per quanto tempo si può utilizzare una sostanza senza subirne i danni

10. Caratterizzazione dei rischi Il produttore può, inoltre, sconsigliare alcuni utilizzi per proteggere uomini e ambiente e può porre limiti speci! ci di con-

centrazione.

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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LE SOSTANZE DEVONO ESSERE UTILIZZATE SOLO PER GLI SCOPI PREVISTI DAL PRODUTTORE e negli usi con-sentiti, devono essere speci! cati anche i limiti entro i quali la sostanza è tollerata.

A questo punto le sostanze possono essere, o non essere, autorizzate: se ottengono l’autorizzazione entrano sul mercato, op-pure possono ottenere un’autorizzazione temporanea (Candidate list) in attesa di trovare sostanze che comportino un rischio molto inferiore per la salute e l’ambiente.

L’AGENZIA EUROPEA PER LE SOSTANZE CHIMICHE (ECHA)

Ad Helsinki è stata costituita l’Agenzia Europea per le sostanze chimiche che ha il compito di eseguire i controlli sulle sostanze, ma anche di divulgare i risultati. Essa sta costituendo un’enorme banca dati nella quale compaiono, tutte le valutazioni dei rischi fornite dai diversi produttori e tutte le informazioni a disposizione.

Tutta questa enorme mole di dati è pubblicata sul loro sito internet:

REGOLAMENTO CLP

E’ un sistema armonizzato europeo di classi! cazione, etichettatura che riguarda tutte le sostanze chimiche e le miscele SENZA LIMITI DI QUANTITA’ prodotte per anno, esclusi i preparati (miscele) che ricadono sotto altra normativa europea, come farmaci, dispositivi medici, alimenti e mangimi, cosmetici, le sostanze radioattive, gli intermedi non isolati, le sostanze per ricerca e sviluppo non immesse sul mercato e i ri! uti.

Fornisce le informazioni riguardo ai pericoli stabiliti dal produttore evidenziati dalle SCHEDE DI SICUREZZA e dalle ETI-CHETTE.

E’ composto da 7 titoli, 62 articoli e 6 allegati.

SCHEDA DI SICUREZZA

E’ uno strumento di informazione, destinato all’utilizzatore professionale, nella quale vengono riportate le informazioni rela-tive all’utilizzo in sicurezza e al corretto smaltimento del prodotto.

E’ fornita quando l’utilizzo della sostanza comporta un rischio e sono un completamento e approfondimento delle etichette.

Deve essere fornita obbligatoriamente dal produttore al primo acquisto; può essere richiesta (dall’utilizzatore professionale) anche per tutte le sostanze che non comportano rischi.

Non va confusa con la scheda tecnica del prodotto.

Deve essere redatta nella lingua dell’utilizzatore (per l’Italia in lingua italiana) in forma chiara e concisa; deve essere aggiornata ogni volta che il responsabile dell’immissione sul mercato del prodotto venga a conoscenza di nuove e rilevanti informazioni utili.

CONTENUTO DELLE SCHEDE DI SICUREZZA

Le schede di sicurezza sono composte, obbligatoriamente, da 16 punti:

1. Identi! cazione della sostanza/preparato e della società/impresa: nome IUPAC, n. CAS, n. REACH, nome impresa, numero in caso di emergenza ;

2. Identi! cazione dei pericoli: classi! cazione secondo il regolamento REACH, elementi per l’etichetta (pittogrammi da riportare in etichetta, indicazioni di pericolo (frasi H) e consigli di prudenza (frasi P), altri pericoli (VEDERE PARAGRAFO SUCCESSIVO);

3. Composizione/informazione sugli ingredienti;

4. Interventi di primo soccorso;

5. Misure antincendio;

6. Provvedimenti in casi di dispersione accidentale;

7. Manipolazione ed immagazzinamento;

8. Protezione personale/controllo dell’esposizione;

9. Proprietà ! siche e chimiche;

10. Stabilità e reattività;

11. Informazioni tossicologiche;

12. Informazioni ecologiche;

13. Osservazioni sullo smaltimento;

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14. Informazioni sul trasporto;

15. Informazioni sulla normativa;

16. Altre informazioni

E’ obbligatorio che la scheda sia a disposizione dell’utilizzatore professionale sul luogo di utilizzo del prodotto in modo che possa essere consultata direttamente, sia nelle normali condizioni di impiego che in caso di emergenza.

Ogni sezione della scheda fornisce informazioni su un aspetto speci! co del prodotto: caratteristiche, conservazione, utilizzo, precauzioni d’uso, smaltimento, come intervenire in caso di incidente, ecc.

IDENTIFICAZIONE DEL PERICOLO

Il CLP prevede 28 classi di pericolo e i relativi pittogrammi e frasi di pericolo e/o di prudenza.

16 CLASSI DI PERICOLO DI TIPO FISICO

Esplosivi

Gas in! ammabili

Aerosol in! ammabili

Gas comburenti

Gas sotto pressione

Liquidi in! ammabili

Solidi in! ammabili

Sostanze e miscele autoreattive

Liquidi piroforici

Solidi piroforici

Sostanze autoriscaldanti

Sostanze che, a contatto con l’acqua, emettono gas in! ammabili

Liquidi comburenti

Solidi comburenti

Perossidi organici

Corrosivi per i metalli

2 CLASSI DI PERICOLO PER L’AMBIENTEPericolo per l’ambiente acquatico

Pericoloso per lo strato di ozono

10 CLASSI DI PERICOLO PER LA SALUTE

Tossicità acuta Corrosione/irritazione pelle Gravi danni agli occhi/irritazione occhiSensibilizzazione respiratoria o cutanea MutagenesiCancerogenesiTossicità per la riproduzioneTossicità speci! ca di organo bersaglio - esposizione singolaTossicità speci! ca di organo bersaglio – esposizione ripetutaPericolo di aspirazione

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FRASI DI INDICAZIONE DI PERICOLO E DI PRUDENZA

LE ETICHETTE

I PITTOGRAMMI E LE FRASI DI INDICAZIONE DI PERI-COLO E PRUDENZA CONTENUTE NELLA SDS, DEVONO ESSERE RIPORTATI ANCHE SULL’ETICHETTA.

I contenuti dell’etichetta devono essere:

1. Nome, indirizzo e n. di telefono del fornitore

2. Quantità nominale

3. Identi! catori del prodotto (n°CAS (è un numero di inventario internazionale); nome IUPAC e/o nome commerciale; identità di tutte le sostanze componenti se la sostanza è una miscela)

4. Pittogrammi di pericolo (se previsti). Ogni pitto-gramma deve coprire almeno un quindicesimo della super! cie dell’etichetta e non può misurare meno di 1 cm2

5. Avvertenze (se previste), distinte con «pericolo» o «attenzione»

6. Indicazioni di pericolo (se previste)

7. Consigli di prudenza (se previsti)

8. Informazioni supplementari (previste da altri atti legislativi, ad es. normative su biocidi, prodotti ! tosanitari o detergenti)

Tutte le confezioni di prodotti che possono essere fonte di rischio chimico DEVONO ESSERE ETICHETTATE seguendo tali regole come ad esempio prodotti per pulizie, vernici, prodotti di cancelleria, imballaggi, ecc..

Esempio di etichetta

MISURE DI PROTEZIONE DAL RISCHIO CHIMICO

• La misura di protezione più importante è leggere le etichette delle sostanze che si utilizzano, ed eventualmente le schede di sicurezza, e seguirne le indicazioni.

• Utilizzare sempre il camice di cotone e a maniche lunghe.

• Utilizzare, se previsti, altri dispositivi di protezione individuale: occhiali, guanti, cappa aspirante, ecc...

• Durante l’utilizzo delle sostanze chimiche non consumare né cibi né bevande.

• Non distrarsi durante l’esecuzione di un’attività.

• Non avvicinare ! amme alle sostanze in! ammabili.

• Non lasciare incustoditi bunsen accesi.

• Evitare di stro! narsi gli occhi (e il viso in generale) durante l’utilizzo di sostanze chimiche.

• Proteggere eventuali tagli sulle mani.

• Utilizzare gli strumenti appropriati per il prelievo delle sostanze.

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• Utilizzare le sostanze chimiche nelle quantità previste.

• Evitare l’utilizzo improprio delle sostanze chimiche.

• Alla ! ne dell’attività, lavarsi le mani.

Link utilihttp://echa.europa.eu/it/http://echa.europa.eu/web/guest/support/guidance-on-reach-and-clp-implementation http://reach.sviluppoeconomico.gov.it/reach-in-breve http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?id=614&area=Sicurezza%20chimica&menu=reachhttp://www.sigmaaldrich.com/italy.htmlhttp://www.iss.it/cnsc/ www.ministerosalute.it (sicurezza chimica)http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_3_ambiente.html http://www.helpdesk-reach.it/seatool/ http://www.carabinieri/internet/Cittadino/Informazioni/tutela/Salute/ http://www.minambiente.it/pagina/reach http://www.ausl.bologna.it/asl-bologna/dipartimenti-territoriali-1/dipartimento-di-sanita-pubblica/piano-regionale-

delle-prevenzione/il-sistema-informativo-reach-clp/pagina-introduttiva-al-sistema-informativo-reach

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3.4.3 Il Rischio Incendio

Il lavoro svolto dal personale docente non determina l’introduzione nella scuola di sorgenti d’innesco (con possibili eccezioni per le lavorazioni all’interno di alcuni laboratori) , permettendo di considerare molto basse le probabilità che una qualsiasi azione possa provocare lo sviluppo accidentale di un incendio o di un’esplosione

Vengono tenuti in considerazione i seguenti obiettivi primari:

• A) stabilità delle strutture portanti in funzione di un tempo congruo di resistenza al fuoco per poter consentire il soccorso agli occupanti dei luoghi di lavoro e degli edi! ci stessi;• B) Limitazione dei principi di combustione, limitata propagazione e produzione di fuoco e di fumo; abbattimento del pericolo di propagazione delle ! amme ai locali contigui.• C) Incolumità degli occupanti dei locali nel caso di esodo verso luogo sicuro o spazi attrezzati di raccolta.• D) Sicurezza e basse possibilità di rischio, per le squadre di soccorso che debbono operare in condizioni di sicurezza.• E) Veri! ca di attrezzature ed impianti; accumulo di materiale in! ammabile al di sopra dei Limiti consentiti; formazione ed informazione del personale della scuola e degli allievi;• F) Veri! ca attraverso simulazioni dei tempi di esodo dagli edi! ci; controllo procedure di emergenza• G) Dotazione di speci! co registro per il controllo periodico dei sistemi antincendio.

MISURE DI PREVENZIONE ED ABBATTIMENTO:

PREVENZIONE: interventi di prevenzione protezione attiva protezione passiva

ABBATTIMENTO: sistemi e mezzi antincendio squadre e mezzi di soccorso

INTERVENTI PREVENTIVI SULLE STRUTTURE E SUGLI IMPIANTI:

CARATTERISTICHE DEI CORPI DI FABBRICA: strutture portanti e non solai scale e ballatoi ambienti a rischio incendio (Depositi, archivi, ecc.)

ISOLAMENTO DEGLI AMBIENTI: porte tagliafuoco compartimentazioni

IMPIANTI TECNOLOGICI: impianti elettrici impianti idro-termo-sanitari ascensori centrale ascensore centraline E.N.E.L. centrali termiche e di produzione calore aree di preparazione pasti

PROTEZIONE ATTIVA:

1- segnalatori di incendio 2- rilevatori di fumo

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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3- rilevatori di gas 4- sezionatori elettrici, idraulici, ecc. 5- intercettazioni e valvole di sicurezza 6- piani di emergenza

PROTEZIONE PASSIVA:

1-limitazione di materiali combustibili , in! ammabili ,esplodenti ecc. 2-lontananza da fonti di ignizione 3-rispetto dei divieti e distanze di sicurezza 4-procedure di lavoro adeguate 5-vie di fuga interne ed esterne 6-uscite di emergenza immediatamente apribili verso l’esodo 7- segnalazioni di sicurezza e luci di emergenza con alimentazione autonoma

MEZZI E SISTEMI ANTINCENDIO:

ESTINTORI PORTATILI: [CO2 (Laboratori e circuiti elettrici), polvere del tipo ABC] 1-estintori portatili

2-sistemi di spegnimento manuale, divieti e procedure

IDRANTI

1- manichette, lance, ecc. 2- adeguata pressione dell’acqua di alimentazione 3- attacchi motopompa esterni, UNI 70.

EQUIPAGGIAMENTO: eventuali dotazioni particolari per gli addetti all’emergenza incendi

VALUTAZIONE DEL RISCHIO INCENDIO

Nell’ambito di una corretta valutazione dei rischio incendio occorrerà analizzare e valutare tutti i seguenti elementi:

Caratteristiche Costruttive: separazioni, resistenza al Fuoco Delle Strutture, reazione al fuoco dei materiali: Occorrerà considerare la tipologia di fabbricato (muratura, cemento armato, le-gno), se ospita una sola attività a più attività e se occorre separarle con una struttura ! ssa (mu-ratura, parete in cemento armato) e quanto tempo la struttura è in grado di resistere al fuoco. Tale valore (Resistenza al fuoco) si esprime in minuti. Ad esempio, se una struttura è in grado di resistere 60 minuti (un’ora) all’azione del fuoco, si indicherà una resistenza al fuoco R60. Nella valutazione occorrerà inoltre considerare se sono presenti materiali che possono prendere fuo-co e bruciare facilmente (ad esempio legno, carta, tende, rivestimenti) e in questo caso si parlerà di classe di reazione al fuoco. Si tratta della capacità o meno di un materiale, di partecipare alla combustione (ad esempio classe 0 è un materiale che non brucia come la pietra, i mattoni, classe 2 è un materiale che invece può bruciare)

Presenza di materiali combustibili ed In! ammabili: Si valuterà la presenza all’interno del luogo di lavoro, di materiali combu-stibili (carta, cartone, plastica…) o di prodotti in! ammabili (benzina, diluenti..), in che quantità sono presenti e come sono conservati.

Sistema Delle Vie D’uscita: Larghezza, lunghezza, numero e tipologia delle uscite per ogni piano dell’edi! cio. Si considererà, in funzione dell’attività svolta e del numero di persone presenti , l’adeguatezza del sistema di vie di uscita in relazione al tempo che occorre per abbandonare l’edi! cio e mettersi in salvo in caso di incendio.

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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pericoli derivanti dalla loro presenza. Spazi Per Servizi Logistici e locali ad uso collettivo: mense, dormitori, sale riunioni possono rap-

presentare punti deboli dal punto di vista della sicurezza in quanto in caso di emergenza risulta più facile che ci possa essere panico e, in ogni caso, risulta più di$ cile gestire un’evacuazione e i tempi necessari per abbandonare il fabbri-cato sono più lunghi. In generale la gestione di un’emergenza in un luogo a+ ollato è più di$ cile e pertanto occorre valutare la situazione in maniera speci! ca.

Mezzi ed Impianti Fissi di Protezione ed estinzione degli Incendi (idranti, estintori,…): La valutazione prenderà in considerazione la presenza di impianti di spegnimento, la loro conformità la loro collocazione idonea e il loro corretto funzionamento.

Aspetti Gestionali: Occorrerà veri! care l’attuazione di tuti gli aspetti che riguardano la gestione della sicurezza. L’elaborazione del documento di valutazione dei rischi, la formazione del perso-nale (in particolare il personale addetto all’emergenza), il piano di emergenza, il registro delle veri! che, la corretta e regolare manutenzione degli impianti.

Spazi Per Depositi: Si valuterà la presenza di eventuali depositi ed il materiale che in questi de-positi è conservato. Si arriverà a calcolare il “carico di incendio”, cioè “ il potenziale termico della totalità dei materiali combustibili contenuti in uno spazio. In altre parole la possibilità che il ma-teriale contenuto in un locale contribuisca in maniera più o meno rilevante allo sviluppo di un evenuale incendio”

Impianti Tecnologici: La valutazione prenderà in esame tutta l’impiantistica del fabbricato : im-pianti elettrici, meccanici, centrali termiche, la conformità di tutti questi impianti ed eventuali

3.4.4 Movimentazione manuale dei carichi, spinta, traino

I disturbi e le patologia muscolo scheletriche sono problematiche che spesso sono riconducibili all’attività lavorativa e rappre-sentano un costo aziendale e sociale piuttosto rilevante. Il D.Leg.vo 81/2008, prevede numerosi obblighi a carico del Datore di Lavoro fra i quali quello di adottare tutte le misure organizzative necessarie e di ricorrere all’uso di appropriati mezzi mecca-nici per evitare la movimentazione manuale dei carichi.Per movimentazione manuale dei carichi si intende (art. 167) “le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori comprese le azioni del sollevare, tirare o spostare un carico che, per le loro caratteristiche o in conseguen-za delle condizioni ergonomiche sfavorevoli , comportano rischi di patologia da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso lombari.Il datore di lavoro dovrà adottare le misure organizzative necessarie e ricorre ai mezzi appropriati, in particolare attrezzature meccaniche, per evitare la necessita’ di una movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori.Nel caso non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi il Datore di Lavoro dovrà ricorrere ai mezzi appro-priati e fornire ai lavoratori stessi i mezzi adeguati, allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione manuale di detti carichi e adottare almeno le seguenti misure:- organizzare i posti di lavoro in modo che la movimentazione assicuri condizioni di salute e sicurezza; valutare, se possibile anche in fase di progettazione, le condizioni di sicurezza e di salute connesse al lavoro alla luce delle

indicazioni di cui all’allegato XXXIII;- adottare le misure adeguate atte ad evitare o ridurre i rischi, soprattutto quelli legati a patologie dorso lombari, tenendo

conto in particolare, dei fattori di rischio individuali delle caratteristiche dell’ambiente di lavoro e delle esigenze che questa attività comporta ai sensi dell’Allegato XXXIII;

- sottoporre i lavoratori addetti alla movimentazione manuale dei carichi a sorveglianza sanitaria sulla base della valutazione dei rischio e dei fattori individuali di cui all’allegato XXXIII;

- informare, formare e addestrare i lavoratori addetti alla movimentazione manuale dei carichi. Il primo passo da attuare in relazione a tale problematica è la valutazione dei rischio. A tal ! ne L’allegato XXXIII fornisce una importante linea guida per e+ ettuare tale valutazione.

Gli elementi da valutare risultano individuati (come elementi di riferimento) a livello di fattori individuali di rischio come di seguito speci! cato:1. caratteristiche del carico (carico troppo pesante, ingombrante o di$ cile da a+ errare, in equilibrio instabile, da movimenta-

re a distanza dal tronco, in grado di causare , a causa della sua conformazione o consistenza, lesioni in particolare in caso

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di urto);2. Sforzo ! sico richiesto (eccessivo, può essere e+ ettuato soltanto con un movimento di torsione del tronco, può comportare

un movimento brusco del carico, è compiuto con il corpo in posizione instabile);3. Caratteristiche dell’ambiente di lavoro (spazio libero insu$ ciente per lo svolgimento dell’attività richiesta, pavimento ine-

guale con rischio di inciampo o scivoloso con rischio di scivolamento, il posto non consente la movimentazione ad un’al-tezza in buona posizione, il pavimento presenta dislivelli che implicano la manipolazione a livelli diversi, il pavimento ed il punto di appoggio sono instabili, temperatura ed umidità sono inadeguate;

4. Esigenze connesse all’attività (sforzi ! sici che sollecitano troppo la colonna vertebrale, troppo frequenti o troppo prolunga-ti; pause e periodi di recupero insu$ cienti, distanze troppo grandi di sollevamento, ritmi imposti che non possono essere modulati da lavoratore;

5. Fattori Individuali di rischio (inidoneità ! sica a svolgere il compito in questione, indumenti , calzature o altri e+ etti perso-nali inadeguati; insu$ cienza della conoscenza, della formazione o dell’addestramento).

Di seguito, in considerazione dei fattori di cui sopra, viene e+ ettuata una valutazione utilizzando il criterio di Niosh, al ! ne di individuare un indice di sollevamento cui il personale risulta soggetto durante lo svolgimento della propria mansione;

Criterio

La valutazione del rischio connesso alla attività di movimentazione manuale dei carichi è preceduta da una analisi dello svol-gimento delle attività svolte dal personale dipendente nella quale si evidenziano, tra i compiti assegnati al lavoratore, quelli di movimentazione manuale dei carichi in considerazione delle caratteristiche, della durata e frequenza dei movimenti. All’in-terno dell’Istituto la sola mansione che può comprendere questo tipo di attività è quella del personale ausiliario costretto allo spostamento degli arredi per le pulizie. Si tratta, come si potrà evincere dall’analisi mediante Niosh, comunque di un rischio non rilevante.

Si tratta di un modello consolidato nel tempo attraverso il quale si è in grado di determinare il peso limite raccomandato e , conseguentemente, un indice di sollevamento. I parametri di Input per l’applicazione del criterio sono stati individuati in maniera indicativa in quanto si tratta di una mansione che non consente di stabilire a priori le movimentazioni che il perso-nale e+ ettuerà nell’arco di una giornata e tantomeno un peso standard. Si tratta quindi di un calcolo puramente indicativo in quanto è assolutamente impossibile analizzare in modo deterministico le movimentazioni che il personale svolge durante le ore lavorative.

ATTIVITA’ DI SOLLEVAMENTOA titolo di esempio, la valutazione dei rischi derivanti dalla movimentazione manuale dei carichi (MMC) viene e+ ettuata se-condo lo speci! co modello proposto dal NIOSH, che è in grado di determinare, per ogni azione di sollevamento, il cosiddetto “limite di peso raccomandato” attraverso un’equazione che, a partire da un massimo peso sollevabile in condizioni ideali, considera l’eventuale esistenza di elementi sfavorevoli e tratta questi ultimi con appositi fattori di demoltiplicazione.

Il NIOSH, nella sua proposta, parte dai pesi limite raccomandati per legge come di seguito speci! cato: Ciascun fattore demoltiplicativo previsto può assumere valori compresi tra 0 ed 1.

Quando l’elemento di rischio potenziale corrisponde ad una condizione ottimale, il relativo fattore assume il valore di 1 e pertanto non porta ad alcun decremento del peso ideale iniziale. Quando l’elemento di rischio è presente, discostandosi dalla condizione ottimale, il relativo fattore assume un valore inferiore a 1; esso risulta tanto più piccolo quanto maggiore è l’allon-tanamento dalla relativa condizione ottimale: in tal caso, il peso iniziale ideale diminuisce di conseguenza.

ETÀ Peso limite raccomandatoMASCHI

Peso limite raccomandatoFEMMINE

> 18 anni 30 kg 20 kg

15-18 anni 20 kg 15 kg

In particolari situazioni di lavoro, l’elemento di rischio è considerato estremo: il relativo fattore viene posto uguale a 0, signi! -cando che si è in una condizione di inadeguatezza assoluta per via di quello speci! co elemento di rischio. Ne deriva lo schema nella pagina seguente: per ciascun elemento di rischio fondamentale sono forniti dei valori quantitativi (qualitativi nel solo caso del giudizio sulla presa) che l’elemento stesso può assumere; pertanto, in corrispondenza di tale aspetto viene fornito il relativo fattore demoltiplicativo del valore di peso iniziale.

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N.I.O.S.H. - Modello per il calcolo del limite di peso raccomandato

Applicando la procedura a tutti gli elementi considerati (o comunque alle azioni di sollevamento maggiormente signi! cative) si può pervenire a determinare il limite di peso raccomandato nel contesto esaminato. Il passo successivo consiste nel calco-lare il rapporto tra peso e+ ettivamente sollevato (numeratore) e peso limite raccomandato (denominatore) per ottenere un indicatore sintetico del rischio.Lo stesso è minimo per valori tendenziali inferiori a 1; è al contrario presente per valori tendenziali superiori ad 1; tanto è più alto il valore dell’indice tanto maggiore è il rischio, secondo i parametri de! niti in tabella:

INDICE SINTETICO DI RISCHIOVa comunque precisato che la procedura di calcolo del limite di peso raccomandato è applicabile quando ricorrono le seguenti condizioni:

INDICE DEL VALORE SITUAZIONE PROVVEDIMENTI DA ADOTTARE

Inferiore / uguale a 0,75 Accettabile - Nessuno

Tra 0,76 e 1,25 Livello di attenzione- Sorveglianza sanitaria (annuale o biennale)- Formazione ed informazione

Superiore a 1,25 Livello di rischio- Interventi di prevenzione- Sorveglianza sanitaria (ogni 6 mesi)- Formazione ed informazione

4 sollevamento di carichi svolto in posizione in piedi (non seduta o inginocchiata), in spazi non ristretti;

4 sollevamento di carichi eseguito con due mani;

4 altre attività di movimentazione manuale (trasporto, spingere o tirare) minimali;

4 adeguata frizione tra piedi (suola) e pavimento (coe+ . di frizione statica > 0,4);

4 gesti di sollevamento eseguiti in modo non brusco;

4 carico non estremamente freddo, caldo, contaminato o con il contenuto instabile;

4 condizioni microclimatiche favorevoli.

Laddove il lavoro di un gruppo di addetti dovesse prevedere lo svolgimento di più compiti diversi! cati di sollevamento, si dovranno seguire, per la valutazione del rischio, procedure di analisi più articolate; in particolare:

a) per ciascuno dei compiti potranno essere preliminarmente calcolati gli indici di sollevamento indipendenti dalla fre-quenza/durata, tenendo conto di tutti i fattori, ad eccezione del fattore frequenza;

b) partendo dai risultati del punto a), si può procedere a stimare un indice di sollevamento composto tenendo conto delle frequenze e durata del complesso dei compiti di sollevamento nonché della loro e+ ettiva combinazione e sequenza nel turno di lavoro.

In ogni caso l’indice di sollevamento (composto) attribuito agli addetti che svolgono compiti multipli di sollevamento sarà almeno pari (e sovente maggiore) di quello derivante dalla valutazione del singolo compito più sovraccaricante (considerato con la sua speci! ca frequenza/durata).

Presentata la procedura, va solo ricordato che la stessa è stata formalizzata dal NIOSH dopo un periodo decennale di speri-mentazione di una precedente analoga proposta e tenuto conto di quanto di meglio avevano prodotto sull’argomento, diversi studi biomeccanici, di ! siologia muscolare, psico! sici, anatomo-patologici e, più che altro, epidemiologici.

Sulla scorta dei dati disponibili in letteratura si può a+ ermare che la presente proposta (a partire da 30 kg per i maschi adulti e da 20 kg per le femmine adulte) è in grado di proteggere all’incirca il 90% delle rispettive popolazioni, con ciò soddisfacendo il principio di equità (tra i sessi) nel livello di protezione assicurato alla popolazione lavorativa.

Va ancora riferito che in taluni casi particolari, all’equazione originaria del NIOSH possono essere aggiunti altri elementi la cui considerazione può risultare importante in determinati contesti applicativi. Agli stessi corrisponde un ulteriore fattore di demoltiplicazione da applicare alla formula generale prima esposta.

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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ESEMPIO DI CALCOLO DEL PESO LIMITE RACCOMANDATO E INDICE DI ESPOSIZIONE

(CP) Costante di peso (Kg.)

Peso massimo individuale

ETA’ MASCHI FEMMINE

> 18 ANNI 30 20

15-18 ANNI 20 1520

X

(A) Altezza da terra delle mani all’inizio del sollevamento

Altezza iniziale (A)

Altezza (Cm.) 0 25 50 75 100 125 150 <175

Fattore 0.78 0.85 0.93 1.00 0.93 0.85 0.78 0.000,93

X

(B) Dislocazione verticale del peso fra inizio e ! ne del sollevamento

Dislocamento (B)

Dislocazione (Cm.) 25 30 40 50 70 100 170 >170

Fattore 1.00 0.97 0.93 0.91 0.88 0.87 0.85 0.000,91

X

(C) Distanza orizzontale tra le mani e il punto di mezzo delle caviglieDistanza del peso dal corpo- Distanza Max. raggiunta durante il sollevamento

Distanza Mani _Caviglie (C)

Dislocazione (Cm.) 25 30 40 50 55 60 >63

Fattore 1.00 0.83 0.63 0.5 0.45 0.42 0.000,63

X

(D) Angolo di assimetria del peso (In gradi)

Rotazione Angolare (D)

Dislocazione angolare 0 30° 60° 90° 120° 135° >135°

Fattore 1.00 0.9 0.81 0.71 0.62 0.57 0.001,00

X

(E) Giudizio sulla presa del carico)

E$ cienza della presa (E)

Giudizio BUONO SCARSO

Fattore 1,00 0.9

X

(F) Frequenza gestuale (N° atti in un minuto) in relazione alla durata

1,00

Frequenza di durata attività

FREQUENZA 0.2 1 4 6 9 12 >15

Continuo (1 ora) 1.00 0.94 0.84 0.75 0.52 0.37 0.00

Continuo (1 -2 ore) 0.95 0.88 0.72 0.50 0.30 0.21 0.00

Continuo (2 -8 ore) 0.85 0.75 0.45 0.27 0,15 0.00 0.00

1,00

Quantità di peso in Kg. E+ ettivamente sollevato

Kg. 10,6

Insegnare sicurezza 17-18 anni 43

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ATTIVITA’ DI TRASPORTO DEI CARICHINon esiste per tali azioni un modello valutativo collaudato, come è quello dei NIOSH per azioni di sollevamento. Allo scopo possono ritenersi comunque utili i risultati di un’approfondita serie di studi di tipo psico! sico basati sullo sforzo-fatica percepiti, e$ cacemente sintetizzati da SNOOK e CIRIELLO. Con essi si forniscono per ciascun tipo di azione e per sesso, i valori limite di riferimento del peso (azioni di trasporto) (o della forza esercitata in azioni di tirare o spingere, svolte con l’intero corpo).

Nella tabella speci! ca riportata di seguito sono indicati solamente i valori di riferimento per le azioni di trasporto in piano dei carichi, mentre nel caso di presenza signi! cativa di azioni di spinta e traino di carichi si è ritenuto di e+ ettuare una valu-tazione più mirata che sarà pertanto integrata a parte nella sezione allegati del presente documento.

A livello operativo, individuata la situazione che meglio rispecchia il reale scenario lavorativo in esame, in relazione che si voglia proteggere una popolazione solo maschile o anche femminile, si estrapola il valore raccomandato (di peso) e rappor-tandolo con il peso e+ ettivamente trasportato (ponendo questo al numeratore e il valore raccomandato al denominatore) si ottiene così un indicatore di rischio del tutto analogo a quella ricavato con la procedura di analisi di azioni di sollevamento del NIOSH.

Azioni di Trasporto in piano: pesi (Kg) massimi raccomandabile per la popolazione lavorativa adulta sana in funzione di : sesso, distanza di percorso, frequenza di azione e altezza delle mani da terra

DISTANZA 2 metri 7,5 metri 15 metri

Azione ogni: 6s 12s 1m 5m 30m 8h 10s 15s 1m 5m 30m 8h 18s 24s 1m 5m 30m 8h

MASCHI ALTEZZA MANI

110 cm 10 14 17 19 21 25 9 11 15 17 19 22 10 11 13 15 17 20

80 cm 13 17 21 23 26 31 11 14 18 21 23 27 13 15 17 20 22 26

F E M M I N E ALTEZZA MANI

100 cm 11 12 13 13 13 18 9 10 13 13 13 18 10 11 12 12 12 16

70 cm 13 14 16 16 16 22 10 11 14 14 14 20 12 12 14 14 14 19

L’applicazione alle singole operazioni di movimentazione della metodologia analitica sin qui seguita, fornisce per ciascuna un indicatore sintetico di rischio. Tali indicatori non sono altro che il rapporto tra il peso e+ ettivamente movimentato nella speci! ca situazione lavorativa e il peso raccomandato per quell’azione. Sulla scorta dei risultati (indicatori) ottenuti è possibile individuare tutte le attività e quindi le aree dove vengono svolte, maggiormente richiedenti interventi di boni! ca a carattere preventiva e in funzione dei criteri di prevenzione da adottare.

INDICE SINTETICO: 0,75 = accettabile 0,76-1,25= in prossimità dei limiti di attenzione1,75= intervento di prevenzione primaria; > 3= intervento di prevenzione immediato

Peso limite raccomandato/Carico e+ ettivamente Sollevato = Indice di sollevamento

0,53

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VALORE DI INDICE LIVELLO DI RISCHIO PROVVEDIMENTI DA ADOTTARE

Inferiore / uguale a 0,75

Accettabile � Nessuno

Tra 0,76 e 1,25Livello di attenzione

� Sorveglianza sanitaria (annuale o biennale)� Formazione ed informazione� Se possibile, è preferibile procedere a ridurre ulteriormente il rischio con interventi strutturali ed organizzativi

Superiore a 1,25 Livello di rischio

� Interventi di prevenzione� Sorveglianza sanitaria (ogni 6 mesi)� Formazione ed informazione

INDICE SINTETICO DI RISCHIO

3.4.5 Videoterminali ed ergonomia del posto di lavoro Le postazioni a videoterminale sono presenti prevalentemente nell’ area amministrativa e nell’ aula di informatica. Va chiarito che di per sé il vdt non provoca disturbi, se esso viene utilizzato correttamente, e si interagisce con esso in modo non con-@ ittuale. I più accreditati organismi di ricerca hanno assodato che i campi elettromagnetici emessi sono al di sotto dei limiti prescritti dalla normativa vigente. Più concreti i rischi connessi all’a+ aticamento visivo.

Il parametro di riferimento è costituito da 20 ore settimanali, quale so-glia per ritenersi esposti a rischi da VDT. Parte del personale d’u$ cio ha dichiarato un utilizzo del videoterminale per un numero di ore settima-nali superiore a venti, pertanto è stato inserito nel protocollo sanitario e periodicamente (ogni 5 anni per il personale di età inferiore a 50 anni, ogni due anni per il personale di età superiore a 50 anni>) è sottoposto a visita medica. Fondamentale anche l’ergonomia della postazione.

Il personale dovrà essere formato in materia di videoterminali ed ergo-nomia del posto di lavoro.

L’obiettivo risulta quello di garantire comunque una postazione ergo-nomica a chiunque utilizzi il videoterminale, a prescindere dalle ore di utilizzo. Per comodità si riportano i requisiti più importanti che una postazione deve possedere per poter essere de! nita ergonomica:

PRINCIPALI MISURE DI PREVENZIONE ED ISTRUZIONI

Le caratteristiche delle apparecchiature e in particolare dei videoterminali, dei sedili, dei sistemi di illuminazione sono studia-ti da tempo e ciò ha permesso di de! nire standard, norme e indicazioni preventive. In questo senso si è indirizzato anche il D.Lgs 81/08, nel quale si precisa che ambienti, posti di lavoro e videoterminali siano sottoposti a veri! che e che siano e+ ettuati controlli periodici di alcune variabili come quelle posturali, quelle microclimatiche, illuminotecniche ed ambientali generali.

A tale proposito, l’ allegato XXXIV dello stesso D.Lgs. 81/08, fornisce i requisiti minimi delle attrezzature di lavoro, che sono stati rispettati, come precisato nel seguito.

È inoltre stato previsto un adeguato piano di sorveglianza sanitaria con programmazione di un’accurata visita preventiva even-tualmente integrata da una valutazione o} almologica estesa a tutte le funzioni sollecitate in questo tipo di attività. Di grande importanza sono le indicazioni correttive degli eventuali difetti visivi formulate dallo specialista in o} almologia.

I lavoratori addetti ai videoterminali saranno sottoposti a sorveglianza sanitaria periodica, per valutare l’eventuale comparsa di alterazioni oculo-visive o generali riferibili al lavoro con videoterminali, come meglio dettagliato nella sezione speci! ca.

Di fondamentale importanza, in! ne, la prevista informazione e formazione dei lavoratori addetti, come precisato nel seguito, nonché il previsto controllo periodico degli operatori, al ! ne di individuare difetti di postura o modalità operative e compor-tamentali di+ ormi dai contenuti del presente documento.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 45

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REQUISITI AMBIENTE DI LAVORO

Spazio

Come indicato al punto 2, lettera a) dell’Allegato XXXIV del D.Lgs. 81/08, il posto di lavoro deve essere ben dimensionato e allestito in modo che vi sia spazio su$ ciente per permettere cambiamenti di posizione e movimenti operativi.

Illuminazione

L’illuminazione generale e speci! ca (lampade da tavolo) deve garantire un illuminamento su$ ciente e un contrasto appropria-to tra lo schermo e l’ambiente circostante, tenuto conto delle caratteristiche del lavoro e delle esigenze visive dell’utilizzatore.

Evitare ri@ essi sullo schermo ed eccessivi contrasti di luminanza e abbagliamenti dell’operatore, disponendo la postazione di lavoro in funzione dell’ubicazione delle fonti di luce naturale e arti! ciale (in particolare tutte le postazioni sono state posizio-nate in modo da avere la luce naturale di ! anco)

Si deve tener conto della posizione di ! nestre, pareti trasparenti o traslucide, pareti e attrezzature di colore chiaro che possono determinare fenomeni di abbagliamento diretto e/o indiretto e/o ri@ essi sullo schermo.

Ove necessario, le ! nestre devono essere munite di un opportuno dispositivo di copertura regolabile per attenuare la luce diurna che illumina il posto di lavoro.

Distanza Visiva

Con gli schermi comunemente in uso è consigliabile una distanza visiva compresa tra 50 e 70 cm (vedi ! gura 1). Per gli scher-mi molto grandi, è consigliabile una distanza maggiore.

Parametri microclimatici

Le condizioni microclimatiche non devono essere causa di discomfort per i lavoratori e le attrezzature in dotazione al posto di lavoro, di buona qualità, non devono produrre un eccesso di calore che possa essere fonte di discomfort per i lavoratori (punto 2, lettera e), Allegato XXXIV, D.Lgs. 81/08).

Radiazioni

Gli schermi non devono emettere radiazioni. In base alle conoscenze attuali, essi non rappresentano un pericolo per la salute, neppure per le donne in gravidanza.

Irraggiamento Termico

Sia gli schermi che le unità centrali producono calore che poi deve essere smaltito aerando adeguatamente i locali. L’elevata presenza di schermi in un locale impone quindi una maggiore ventilazione. Occorre tenere presente che anche l’unità centrale produce calore.

I lavoratori dovranno provvedere ad areare regolarmente i locali di lavoro. In inverno sarà su$ ciente tenere le ! nestre aperte per pochi minuti in modo da cambiare l’aria in tutto il locale. In estate può bastare un piccolo ventilatore per dare ristoro.

Umidità

Il calore generato dai VDT può rendere l’aria asciutta, ed alcuni portatori di lenti a contatto provano disagio per tale circo-stanza. Si dovrà fare in modo, quindi, di ottenere e mantenere un’ umidità soddisfacente per garantire il confort generale dei lavoratori ed il fastidio possibile per i portatori di lenti a contatto.

Interfaccia Elaboratore Uomo

All’ atto dell’ elaborazione, della scelta, dell’acquisto del so} ware, o allorchè questo venga modi! cato, come anche nel de! nire le mansioni che implicano l’utilizzazione di unità videoterminali, si dovrà tenere conto dei seguenti fattori (punto 3), Allegato XXXIV, D.Lgs. 81/08).:

u so} ware adeguato alla mansione da svolgere e di facile uso adeguato al livello di conoscenza e di esperienza dell’utiliz-zatore;

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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u nessun dispositivo di controllo quantitativo o qualitativo utilizzato all’insaputa dei lavoratori;

u il so} ware dovrà essere strutturato in modo tale da fornire ai lavoratori indicazioni comprensibili sul corretto svolgi-mento dell’attività;

u i sistemi devono fornire l’informazione di un formato e ad un ritmo adeguato agli operatori;

u i principi dell’ergonomia devono essere applicati in particolare all’elaborazione dell’informazione da parte dell’uom

ATTREZZATURA DI LAVORO

L’utilizzazione in sè del VDT non deve essere fonte di rischio per i lavoratori addetti che dovranno disporre, come precisato nel seguito, di schermi moderni e adatti alle attività lavorative, così come di arredi stabili, facilmente pulibili e soprattutto re-golabili, in modo da poter adattare la postazione di lavoro alle proprie caratteristiche ! siche.

Gli operatori dovranno segnalare eventuali malfunzionamenti o situazioni di+ ormi da quanto speci! cato nel seguito.

Schermo

Come prescritto dall’Allegato XXXIV del D.Lgs. 81/08, gli schermi del VDT in dota-zione devono possedere le seguenti caratteristiche minime (punto 1, lettera b, Alle-gato XXXIV, D.Lgs. 81/08):

La risoluzione dello schermo tale da garantire una buona de! nizione, una forma chiara, una grandezza su$ ciente dei caratteri e, inoltre, uno spazio adeguato tra essi

L’immagine sullo schermo risulta stabile; esente da farfallamento, tremolio o da altre forme di instabilità

La brillanza e/o il contrasto di luminanza tra i caratteri e lo sfondo dello schermo risultano facilmente regolabili da parte dell’utilizzatore del videoterminale e facilmente adattabili alle condizioni ambientali

Lo schermo orientabile ed inclinabile liberamente per adeguarsi facilmente alle esigenze dell’utilizzatore.

È possibile utilizzare un sostegno separato per lo schermo o un piano regolabile.

Sullo schermo non devono essere presenti ri@ essi e riverberi che possano causare disturbi all’utilizzatore durante lo svolgi-mento della propria attività.

Lo schermo deve essere posizionato di fronte all’operatore in maniera che, anche agendo su eventuali meccanismi di regola-zione, lo spigolo superiore dello schermo sia posto un pò più in basso dell’orizzontale che passa per gli occhi dell’operatore e ad una distanza degli occhi pari a circa 50-70 cm, per i posti di lavoro in cui va assunta preferenzialmente la posizione seduta

Il lavoratore addetto potrà, In caso di problemi con le dimensioni dei font del sistema, modi! care le impostazioni del sistema operativo.

Tastiera e dispositivi di puntamento

Come prescritto dal D.Lgs. 81/08, la tastiera ed il mouse facenti parte del VDT in dotazione devono possedere le seguenti caratteristiche minime (punto 1, lettera c, Allegato XXXIV, D.Lgs. 81/08):

La tastiera separata dallo schermo, facilmente regolabile e dotata di meccanismo di variazione della pendenza onde consentire al lavora-tore di assumere una posizione confortevole e tale da non provocare l’a+ aticamento delle braccia e delle mani.

Lo spazio sul piano di lavoro tale da consentire un appoggio degli avambracci davanti alla tastiera nel corso della digitazione, tenendo conto delle caratteristiche antropometriche dell’operatore.

La tastiera deve possedere una super! cie opaca onde evitare i ri@ essi.

I simboli dei tasti su$ ciente contrasto e leggibili dalla normale posi-zione di lavoro.

Il mouse in dotazione alla postazione di lavoro posto sullo stesso piano della tastiera, in posizione facilmente raggiungibile e disporre di uno spazio adeguato per il suo uso. Il lavoratore addetto potrà, In caso di problemi o dolori ai polsi, richiedere al datore di lavoro di prevedere l’acquisto di tastiere speciali e/o mouse ergonomici.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 47

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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POSTAZIONE DI LAVORO

Piano di Lavoro

Come previsto dal D.Lgs. 81/08, il piano di lavoro deve possedere le seguenti caratteristiche minime (punto 1, lettera d, Allegato XXXIV, D.Lgs. 81/08):

Super! cie a basso indice di ri@ essione, struttura stabile e di dimensioni suf-! cienti a permettere una disposizione @ essibile dello schermo, della tastiera, dei documenti e del materiale accessorio.

L’altezza del piano di lavoro ! ssa o regolabile deve essere indicativamente compresa fra 70 e 80 cm. Lo spazio a disposizione deve permettere l’alloggia-mento e il movimento degli arti inferiori, nonché l’ingresso del sedile e dei braccioli se presenti.

La profondità del piano di lavoro deve essere tale da assicurare una adeguata distanza visiva dallo schermo.

Il supporto per i documenti, ove previsto, deve essere stabile e regolabile e deve essere collocato in modo tale da ridurre al minimo i movimenti della testa e degli occhi.

Sedile di Lavoro

Come previsto dal D.Lgs. 81/08, il sedile di lavoro deve possedere le seguenti caratteristiche minime (punto 1, lettera e, Alle-gato XXXIV, D.Lgs. 81/08):

Il sedile di lavoro stabile e permettere all’utilizzatore libertà nei movimenti, nonché l’assunzione di una posizione comoda. Il sedile deve possedere altezza regolabile in maniera indipendente dallo schienale e dimensioni della seduta adeguate alle caratteristiche antropometriche dell’utilizzatore.

Lo schienale adeguato alle caratteristiche antropometriche dell’utilizzatore e dotato di regolazione dell’altezza e dell’inclinazione. Nell’ambito di tali regolazioni l’utilizzatore potrà ! ssare lo schienale nella posizione selezionata.

Lo schienale e la seduta possedere bordi smussati. I materiali, facilmente pulibili, pre-sentare un livello di permeabilità tale da non compromettere il comfort del lavoratore.

Il sedile dotato di un meccanismo girevole per facilitare i cambi di posizione ed essere spostato agevolmente secondo le necessità dell’utilizzatore.

Un poggiapiedi potrà essere messo a disposizione di coloro che lo desiderino per far assumere una postura adeguata agli arti inferiori. Il poggiapiedi sarà tale da non spostarsi involontariamente durante il suo uso.

48 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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3.4.6 Lavoratrici in stato di gravidanza

ESEMPIO DI VALUTAZIONE DEL RISCHIO PER L’ATTIVITA’ SCOLASTICA

Il datore di lavoro valuta i rischi per la sicurezza e salute delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allattamento ! no a sette mesi dopo il parto, e in particolare i rischi di esposizione ad agenti ! sici, chimici o biologici, processi o condizioni di lavoro di cui all’Allegato C – peraltro non esaustivo – del D.Lgs. 151/2001. la valutazione, che amplia ed integra la valutazione del rischio dell’area omogenea in cui è presente la gestante, puerpera o in periodo di allattamento, consiste nella veri! ca della esposizione al rischio e negli interventi per ridurre o eliminare il rischio, compresa la eventuale possibilità di modi! care tem-poraneamente le condizioni o l’orario di lavoro delle lavoratrici stesse. Al ! ne di tutelare la sicurezza e la salute del personale femminile in stato di gestazione, puerperio o allattamento, con la presente valutazione dei rischi si è provveduto ad individua-re le categorie di lavoratrici per le quali è necessaria attuare provvedimenti a livello di mansione durante lo stato di gravidanza. Prendendo in considerazione le varie mansioni che una lavoratrice può ricoprire nell’ambito di un’Istituzione scolastica, il Da-tore di Lavoro potrà individuare immediatamente le misure da attuare non appena a conoscenza dello stato di gravidanza di una lavoratrice. Per procedere con tale individuazione si sono presi in riferimento in primo luogo il D.Lgs.151/01 e gli allegati A – B – C allo stesso, i quali elencano i lavori vietati (allegati A – B) e quelli che espongono a fattori per cui è necessaria una attenta valutazione, Ulteriore riferimento applicativo è stato il documento prodotto nel maggio 2003 dal Gruppo Tecnico di Coordinamento dei Servizi di Prevenzione e Sicurezza dell’Azienda USL della Provincia di Bologna “Linee Guida relative alla valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute delle Lavoratrici Madri”

I rischi presi in considerazione e valutati all’interno della scuola sono risultati i seguenti:

• FISICI (es. rumore, radiazioni, vibrazioni, microclima, campi elettromagnetici, microonde, ultrasuoni)

• CHIMICI (es. fumi di saldatura, vapori di solventi, oli minerali, stampaggio materie plastiche – Sostanze chimiche

tossiche, nocive, corrosive, in! ammabili)

• BIOLOGICI

• INFORTUNISTICI (es. aggressioni, conduzioni di macchine utensili, colpi, urti)

• LEGATI ALL’ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO (es. stazione eretta, posizioni a+ aticanti, lavoro su scale, solleva-

mento pesi, pendolarismo )

• ALTRI (es. lavoro a bordo di mezzi di trasporto)

La presente valutazione prende in considerazione i fattori di rischio derivanti da tali attività suddivise per mansioni così suddivise :

u Personale Amministrativo;

u Educatore scolastico o personale ausiliario

u Personale Esterno presente in ambito scolastico;

u Addetti alla distribuzione dei pasti ;

Valutazione rischio derivante da trasporto e sollevamento pesi

La movimentazione di pesi è praticamente assente per il personale che e+ ettua attività amministrative, mentre per il personale che e+ ettua attività di cucina, per educatori scolastici e personale ausiliario scolastico comprende le seguenti attività:

u Personale che e+ ettua attività di distribuzione pasti: Movimentazione di recipienti per alimentari con peso pari a 10 - 12 Kg;

u Personale esterno temporaneamente presente a scuola per attività didattiche complementari: movimentazione di cari-chi di varia natura in base all’attività svolta ;

u Educatori scolastici: sollevamento di bambini (Scuola dell’infanzia);

u Personale ausiliario scolastico: sollevamento di bambini (Scuola dell’infanzia) ed in occasione delle pulizie sollevamen-to di secchi parzialmente riempiti con acqua e detergente, per un peso complessivo di circa 5/6 Kg.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 49

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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Il personale addetto e+ ettua attività di movimentazione dei carichi correlate alla sua mansione speci! ca. Sulla base dei dati valutati nell’analisi delle attività per tutte le mansioni di cui sopra, si con! gura il rischio movimentazione manuale dei carichi. Per lo svolgimento dell’attività lavorativa normale da parte di una lavoratrice, la valutazione fornisce normalmente valori li-mite inferiori a quelli raccomandarti. La situazione risulta invece di+ erente nel caso di una lavoratrice in stato di gravidanza.

Valutazione rischio derivante da esecuzione di lavori pericolosi e faticosi

Le attività del personale che e+ ettua attività di cucina, gli educatori scolastici ed il personale ausiliario scolastico implicano la capacità della lavoratrice di muoversi all’interno dell’ambiente dove opera e all’esterno per eseguire quanto previsto dalla propria mansione e quindi al mantenimento della posizione eretta per gran parte della giornata. Per la pulizia (personale ausi-liario scolastico, vengono utilizzati attrezzi manuali oltre ad alcune eventuali attrezzature speci! che (lavapavimenti, scale). In generale alcune di queste attività comportano uno sforzo signi! cativo a carico anche dei muscoli addominali. Alla luce di quanto sopra si ritiene comunque che le attività di pulizia rientrino tra quelle attività che prevedano il divieto di adibire al lavoro la lavoratrice durante la gravidanza ! no al termine del periodo di interdizione al lavoro (tre mesi dopo il parto), in quanto a+ aticanti. Tale a+ aticamento è riconducibile all’e+ etto sinergico delle varie attività svolte con attrezzature manuali, sommate al mantenimento della posizione eretta per più di metà dell’orario di lavoro.

Per quanto riguarda le attività a carattere amministrativo, queste prevedono il mantenimento della posizione seduta per più dei 2/3 dell’orario di lavoro. Tale postura, qualora mantenuta per l’utilizzo del computer, può risultare dannosa per il feto nell’ultima parte della gravidanza, così come rilevato dall’Ispettorato Medico del Lavoro nella circolare del 5/11/1990. Per tale ragione l’interdizione anticipata dal lavoro del personale amministrativo è individuata a partire da due mesi dalla data presunta del parto.

Valutazione dei rischi derivanti dall’esecuzione di lavori insalubri (esposizione ad agenti ! sici, chimici e biologici)

Durante l’esecuzione delle operazioni di pulizia, da parte del personale scolastico ausiliario, vengono manipolati ed utilizzati preparati chimici.Dall’esito della valutazione dei rischi collegati a tale attività, si rileva che non vengono utilizzate sostanze nocive etichettate R 45 (Può provocare il cancro), R46 (Può provocare alterazioni genetiche ereditarie), R 61 (Può danneggiare i bambini non ancora nati), R 63 (Possibile rischio di danni ai bambini non ancora nati), od altre classi! cazioni che possano presupporre un possibile danno del feto (teratogene).La quantità di sostanze utilizzate è bassa e tra questo non sono presenti preparati classi! cati “Nocivo”.La classi! cazione del rischio per le attività che prevedono l’utilizzo di sostanze e/o preparati chimici è quindi di rischio basso per la sicurezza ed irrilevante per la salute.Nel complesso le sostanze utilizzate possono essere causa di un generico rischio di infortunio quali ustioni da contatto con acidi forti, irritazioni delle prime vie respiratorie per inalazione di vapori o aerosol e irritazioni agli occhi.

Valutazione rischio derivante da esecuzione di lavori pericolosi e faticosi

Per il indicato in premessa durante i primi tre mesi dopo il parto vige l’interdizione dal lavoro. Tenuto conto delle condizioni di lavoro si ritiene che non sussistano pregiudizi (previa comunque veri! ca da parte del Medico) alla ripresa dell’attività lavo-rativa dopo tre mesi dal parto, viste le attività svolte e le sostanze utilizzate; sono comunque da evitare, in relazione anche alla particolare condizione di maggior a+ aticamento psico! sico della lavoratrice in allattamento, alcune lavorazioni riportate tra le misure previste, di cui al capitolo 5 della presente relazione.

Valutazione dei rischi derivanti dall’esecuzione di lavori insalubri (esposizione ad agenti ! sici, chimici e biologici)

Dall’analisi delle schede di sicurezza relative ai preparati utilizzati si rileva l’assenza di composti contenenti piombo o altre sostanze chimiche che, attraverso l’assorbimento da parte del corpo della lavoratrice in fase di allattamento, possano essere trasferite al lattante.Si riporta il quadro riassuntivo delle misure previste ed i riferimenti normativi relativi, nel caso non sia possibile la modi! ca dell’orario di lavoro o della mansione della lavoratrice.

50 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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Mansione Attività svolte che espongono a rischi Riferimenti Misure di prevenzione previste

Impiegata amministrativa

Lavori sedentari per buona parte dell’orario di lavoro, comprendente l’utilizzo di videoterminale ed attrezzature d’u$ cio, con possibilità di alternare attività di VDT con altre, o con pause

Contatto e rapporti con il pubblico

Nessuna (solo astensione obbligatoria)

Salvo diverso parere medico.

Collaboratrici scolastiche

Scuola infanzia

Movimentazione di carichi superiori ai 3 Kg.

Esecuzione di operazioni manuali che implicano anche sforzi cospicui durante le operazioni di pulizia

Utilizzo di sostanze chimiche

Rischio biologico e da contatto (Primo soccorso)

(Malattie esantematiche - rosolia – epidemie)

Art.7 comma 1, D.Lgs. 151/2001, in relazione all’elenco di cui all’allegato “A” lett. F-G

Art.7 comma 4

Astensione PRE e POST parto

Collaboratrici scolastiche Scuola primaria e secondaria di Primo grado

E+ ettuazione di pulizia di aule e servizi igienici

Movimentazione di carichi superiori ai 3 Kg.

Esecuzione di operazioni manuali che implicano anche sforzi cospicui durante le operazioni di pulizia

Utilizzo di sostanze chimiche

Rischio biologico

(Malattie esantematiche - rosolia – epidemie)

Art.7 comma 1, D.Lgs 151/2001, in relazione all’elenco di cui all’allegato “A” lett. F-G

Art.7 comma 1, D.Lgs 151/2001, in relazione all’elenco di cui all’allegato “A” lett. A

Astensione nel PRE parto

Anche POST se vi è utilizzo di sostanze di cui all’All.1 o se la lavoratrice presenta patologie allergiche

Collaboratrici scolastiche Scuola primaria e secondaria di Primo grado

Servizio di custodia/controllo, di supporto alle classi, assistenza mensa

Rischio biologico

(Malattie esantematiche- rosolia – epidemie)

Art.7 comma 1, D.Lgs. 151/2001, in relazione all’elenco di cui all’allegato “B”

Art.7 comma 4, D.Lgs. 151/2001

Astensione nel PRE parto (in assenza di immunizzazione nei confronti del virus della rosolia)

Anche POST per tutta la durata dell’epidemia (in presenza di malattia in forma epidemica nella scuola)

Insegnare sicurezza 17-18 anni 51

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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Docenti Scuola Infanzia Esecuzione di operazioni manuali (sollevamento bimbi) che comportano sforzi cospicui.

Rischio biologico

Posizioni incongrue

Art.7 comma 1, D.Lgs. 151/2001, in relazione all’elenco di cui all’allegato “A” lett. F-G

Art.7 comma 4, D.Lgs. 151/2001

Astensione PRE e POST parto

Salvo diverso parere medico.

Docenti Scuola Primaria

Scuola sec.1° grado

Rischio biologico

(Malattie esantematiche- rosolia – epidemie)

Art.7 comma 1, D.Lgs. 151/2001, in relazione all’elenco di cui all’allegato “B”

Art.7 comma 4

Astensione nel PRE parto (in assenza di immunizzazione nei confronti del virus della rosolia)

Anche POST per tutta la durata dell’epidemia (in presenza di malattia in forma epidemica nella scuola)

Nota L’art.12, comma 1, del D.lgs. 151/2001 ha introdotto la facoltà, per le lavoratrici dipendenti di datori di lavoro pubblici o privati, di utilizzare in forma @ essibile il periodo dell’interdizione obbligatoria dal lavoro di cui all’art.4 della Legge 1204/71 (due mesi prima del parto e tre mesi dopo il parto), posticipando un mese dell’astensione prima del parto al periodo successivo al parto.

Per poter avvalersi di tale facoltà, la lavoratrice gestante dovrà presentare apposita domanda al datore di lavoro e all’ente erogatore dell’indennità di maternità (INPS), corredata da certi! cazione del medico ostetrico-ginecologo del SSN o con esso convenzionato la quale esprima una valutazione, sulla base delle informazioni fornite dalla lavoratrice sull’attività svolta, circa la compatibilità delle mansioni e relative modalità svolgimento ai ! ni della tutela della salute della gestante e del nascituro e, qualora la lavoratrice sia adibita a mansione comportante l’obbligo di sorveglianza sanitaria, un certi! cato del Medico Com-petente attestante l’assenza di rischi per lo stato di gestazione

Durante il primo anno di vita del bambino tutte le lavoratrici madri hanno diritto a due periodi di riposo della durata di 1 ora (eventualmente cumulabili), con diritto di sospendere le proprie attività (il periodo di riposo è uno solo qualora l’orario di lavoro sia inferiore a 6 h).Chiaramente le misure riportate in tabella assumono carattere indicativo. Resta ferma la necessita’ di adottare misure ulteriori in casi particolari o in base alle indicazioni del medico curante o del medico competente.In ogni caso, a partire dalla comunicazione della lavoratrice, di trovarsi in stato di gravidanza, il Datore di Lavoro deve e+ ettuare la valutazione del rischi in base al modello allegato e individuare, se non vi sono problemi ulteriori segnalati dal Medico (che potrebbero rendere necessaria anche l’interdizione immediata dal lavoro), eventuali misure preventive di tipo organizzativo (ad esempio modi! ca degli orari, cambio di mansione, inibizione parziale di alcune attività…) Vengono di seguito schematiz-zate le attività previste in caso di stato interessante della lavoratrice.

52 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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MODIFICA DELL’ORARIO DI LAVORO O DELLA MANSIONE

Il DDL VALUTA I RISCHI, PER LA GRAVIDANZA E PER IL PERIODO POST-PARTO, DERIVANTI DALLE ATTIVITÀ SVOLTE IN AZIENDA; INDIVIDUA I LAVORI VIETATI E QUELLI CHE RICHIEDONO PARTICOLARI MISURE (ALL A-B- DEL D.Lgs. 151/01); INDIVIDUA COMUNQUE LE MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE DA ADOTTARE, E LE ATTIVITA’ DI LAVORO COMPATIBILI, INFORMANDO LE LAVORATRICI (ALL. “C” del D.Lgs. 151/01

LA LAVORATRICE INFORMA IL DATORE DI LAVORO DEL SUO STATO DI GRAVIDANZA, FORNENDO LA CER-TIFICAZIONE ATTESTANTE LA DATA PRESUNTA DEL PARTO

L’ATTIVITA’ PUO’

COMPROMETTERE LO STATO

DI GRAVIDANZA

ESISTE POSSIBILITA’ DI

TRASFERIMENTO AD

ALTRA MANSIONE

IL DATORE DI LAVORO

AFFIDA ALLA LAVORATRICE

UNA MANSIONE IDONEA E

INVIA COMUNICAZIONE ALLA

DIREZIONE TERRITORIALE DEL

LAVORO

LA DIREZIONE TERRITORIALE

DEL LAVORO EMETTE UNA

PRESA D’ATTO CON

RACCOMANDAZIONI

L’ATTIVITA’ LAVORATIVA NON

CREA PREGIUDIZIO PER LO

STATO DI GRAVIDANZA

NON ESISTONO RISCHI PER LA

GRAVIDANZA E

L’ALLATTAMENTO

NON ESISTE POSSIBILITA’ DI SPOSTAMENTO IN ALTRO TIPO DI ATTIVITA’

IL DATORE DI LAVORO

ALLONTANA LA LAVORATRICE

E INVIA COMUNICAZIONE ALLA

DIREZIONE TERRITORIALE DEL

LAVORO, ATTIVANDO IL

PROCEDIMENTO DI

ASTENSIONE DAL LAVORO

LA DIREZIONE TERRITORIALE DEL LAVORO EMETTE IL

PROVVEDIMENTO DI ASTENSIONE PUO’ RICHIEDERE

ACCERTAMENTO AUSL IN BASE ALL’ESITO DEL QUALE IL

PROVVEDIMENTO POTREBBE ESSERE REVOCATO O MODIFICATO.

DINIEGO, ENTRO SETTE GIORNI DALLA RICEZIONE COMPLETA

DELLA DOCUMENTAZIONE.

DINIEGO, ENTRO SETTE GIORNI DALLA RICEZIONE COMPLETA

DELLA DOCUMENTAZIONE.

Dopo il parto, coerentemente con le considerazioni e valutazioni di cui alla presente relazione, le lavoratrici potranno ripren-dere la normale attività lavorativa, con le seguenti prescrizioni, anche in riferimento a quanto riportato agli allegati A, B e C al D.Lgs. 151/2001:- ! no a 7 mesi dopo il parto, è opportuno che le lavoratrici non siano addette all’esecuzione di operazioni che comportino esposizione a movimentazione dei carichi,a rischi chimici e a rischi ! sici ;- ! no a sette mesi dopo il parto, è da evitare l’utilizzo, da parte delle lavoratrici, sistematico di scale per l’esecuzione delle operazioni di pulizia;

Insegnare sicurezza 17-18 anni 53

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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- le lavoratrici in allattamento dovranno essere destinate ad attività che non prevedano il trasporto manuale di carichi (es. privi-legiare ambienti nei quali vengono utilizzati carrelli con secchi per MOP e non secchi da movimentare “a braccia”) o dove vi siano percorsi con lunghe rampe di scale.Per quanto riguarda il periodo di puerperio ed allattamento, per il personale che espleta attività di carattere amministrativo, non si rilevano prescrizioni particolari, anche alla luce di quanto riportato negli allegati A, B e C del D.Lgs. 151/2001.

Nel caso in cui la variazione delle condizioni di lavoro sia possibile

Non vi sono controindicazioni, per il tutto il periodo della gravidanza e nel post- parto, nell’attività di u$ cio, a condizione che durante il periodo di gravidanza la lavoratrice svolga attività al VDT per un periodo inferiore alle 20 ore settimanali, con possibilità di usufruire di pause posturali..

Nel contesto di attività di u$ cio, qualora non vi siano condizioni che richiedano di astensione anticipata (posizione per più dei 2/3 dell’orario di lavoro), la Lavoratrice ha la facoltà di astenersi dal lavoro a partire del mese precedente dalla data presunta del parto e nei 4 mesi successivi al parto. (vedi procedura). Si ricorda inoltre che nel periodo della gravidanza alla lavoratrice, deve essere garantita la disponibilità di un locale adegua-to, dove possa riposarsi, qualora ne abbia necessità, anche in posizione sdraiata.

INFORMAZIONE DELLE LAVORATRICI

Le informazioni fornite alle lavoratrici in età fertile vengono riportate nel documento di informazione, consegnato ad ognuna, al ! ne di ottemperare agli obblighi di informazione previsti dall’art.36 del D.Lgs. 81/08, richiamato dall’art. 11, comma 2, del D.Lgs. 151/2001.

CONCLUSIONI

Alla luce di quanto suesposto, sulla base del documento di valutazione dei rischi, sono emersi particolari problemi per quello che riguarda le seguenti mansioni:

4 Addetto alla distribuzione pasti e servizi di refezione scolastica;

4 Educatore scolastico o personale ausiliario;

Per alcuni di questi risulta rilevante la movimentazione manuale dei carichi, l’utilizzo di particolari attrezzature che possono a+ aticamento o sensibilizzazione legata all’utilizzo dei prodotti di pulizia, nonché i pericoli legati propriamente al posto di lavoro quali ad esempio lavori in altezza, all’interno dei locali di lavoro. Altre attività la cui analisi ha segnalato problemi per le lavoratrici gestanti sono state quelle degli assistenti di base, degli addetti alla refezione scolastica, e del personale scolastico legato alla gestione dell’handicap (educatori e personale ausi-liario) Per quanto attiene a questa categoria è presente una problematica legata sia alla postura e alla movimentazione ma-nuale dei carichi per il sollevamento o la movimentazione di bambini (nel caso di servizio presso la scuola dell’infanzia). In conclusione le attività sopra evidenziate, possono rappresentare elementi di rischio per le lavoratrici in stato di gravidanza, puerpere e allattamento.Pertanto, non appena il Datore di lavoro viene a conoscenza dello stato di gravidanza di una dipendente sarà tenuto a mettere in attuazione le procedura di valutazione più idonee in base alle informazioni contenute nel presente documento e quelle evidenziate dal controllo del medico competente, utilizzando il modello schematico riportata in allegato; quest’ultimo sarà archiviato, successivamente nell’apposito registro.

PROCEDURA

OGNI LAVORATRICE IN STATO DI GRAVIDANZA E’ TENUTA AD:

- Evitare da subito l’esposizione alle attività a rischio per le lavoratrici gestanti riportate nella stessa valutazione dei rischi in gravidanza, avvertendo del proprio stato il Datore di Lavoro e/o il Medico competente e/o il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza.

54 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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- Far pervenire, appena possibile all’u$ cio amministrativo della sede di appartenenza il certi! cato medico attestante lo stato di gravidanza, contenente le indicazioni della data presunta del parto.

- Rivolgersi direttamente in caso di “ gravidanza a rischio” e /o in caso di complicanza della gravidanza stessa, alla Direzio-ne Provinciale del Lavoro competente per territorio di residenza, presentando idoneo certi! cato medico (rilasciato ad es. dal Medico Specialista Ginecologo) al ! ne di ottenere l’astensione anticipata dal lavoro ( Legge 1204/71 art. 5 lett. a).

- In caso di disturbi o patologie varie ( malattie “comuni “), basta presentare il certi! cato del medico curante all’ Ammi-nistrazione (Datore di Lavoro).

- Rivolgersi al Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza e/o all’Organo di Vigilanza e/o Direzione Provinciale del Lavoro competente per territorio ove è ubicata l’Azienda e/o al Medico Competente se ritiene che non siano stati tute-lati i propri diritti a causa della decisioni assunte dall’ Amministrazione (Datore di Lavoro).

- Far pervenire al datore di lavoro entro 15 giorni dal parto, il certi! cato medico attestante la data dell’avvenuto parto.

- Per l’attività amministrative che non comportino astensione anticipata, la lavoratrice ha la facoltà di astenersi dal lavoro a partire del mese precedente dalla data presunta del parto e nei 4 mesi successivi al parto, a condizione che il Medico Specialista del Servizio Sanitario Nazionale (o con esso convenzionato), e il Medico Competente, attestino che tale operazione non arrechi pregiudizio alla salute della gestante e del nascituro.

IL DATORE DI LAVORO E’ TENUTO A:

- E+ ettuare la valutazione del rischio in base alla mansione della lavoratrice. La valutazione sarà e+ ettuata in base al modello allegato e, successivamente archiviata in registro gravidanze;

- Veri! care immediatamente con la collaborazione del Responsabile S.P.P. ed il Medico Competente, la possibilità di modi! care l’organizzazione del lavoro per renderla compatibile con lo stato di gravidanza la Lavoratrice;

- Comunicare immediatamente la situazione, in caso di mansione non compatibile, alla Direzione Provinciale del La-voro competente per territorio, a$ nché provveda a sospendere la Lavoratrice dal lavoro per il periodo previsto dalla normativa vigente.

- Inviare copia dell’atto di sospensione al Medico Competente.

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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3.4.7 Rischio stress da lavoro correlato, burn out, mobbing

La valutazione deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di la-voratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli, derivanti prevalentemente dall’organizzazione del lavoro, collegati allo stress lavoro-correlato, al burn out e al mobbing. Si tratta di tre elementi che spesso occorre considerare in maniera concatenata.

La sindrome di burn out è una malattia psicologica che colpisce soprattutto gli operatori dei servizi sociali , educativi e sanitari in generale. Il lavoratore subisce una specie di esaurimento emozio-nale: perde interesse per le persone con cui lavora, si sente apatico e si sente impotente di fronte a normali problemi che si presenta-no in un’attività lavorativa. Vi sono numerose manifestazioni della sindrome: vanno da riduzione delle performances, all’assenteismo, ! no a problemi più gravi quali assunzione di alcol, droghe . A li-vello ! sico i sintomi sono abbastanza simili a quelli dello stress: respiro a+ rettato, senso di esaurimento, disturbi gastrointestinali, insonnia. A livello comportamentale vi è facilità ad irritarsi, senso di frustrazione, facilità al pianto, ! no ad arrivare, nei casi più gravi a forme di depressione. In talune situazioni si rilevano anche atteg-giamenti di cinismo.

Lo stress, potenzialmente, può colpire in qualunque luogo di lavoro e qualunque lavoratore, a prescindere dalla dimensione dell’azienda, dal campo di attività, dal tipo di contratto o di rapporto di lavoro. Non tutti i luoghi di lavoro e non tutti i lavoratori ne sono necessariamente interessati. Considerare il problema dello stress sul lavoro può voler dire una maggiore e$ cienza e un deciso miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro, con conseguenti bene! ci economici e sociali per le aziende, i lavoratori e la società nel suo insieme.

Lo stress è uno stato che si accompagna a malessere e disfunzioni ! siche, psicologiche o sociali e potrebbe derivare dal fatto che le persone non si sentono in grado di superare i gap rispetto alle richieste o alle attese nei loro confronti. L’individuo è capace di reagire alle pressioni a cui è sottoposto nel breve termine, e queste possono essere considerate positive (per lo svi-luppo dell’individuo stesso), ma di fronte ad una esposizione prolungata a forti pressioni potrebbe avvertire grosse di$ coltà di reazione. Inoltre, persone diverse possono reagire in modo diverso a situazioni simili e una stessa persona può, in momenti diversi della propria vita, reagire in maniera diversa a situazioni simili. Lo stress non è una malattia ma una esposizione pro-lungata allo stress può ridurre l’e$ cienza sul lavoro e causare problemi di salute. Lo stress indotto da fattori esterni all’ambiente di lavoro può condurre a cambiamenti nel comportamento e ridurre l’e$ cienza sul lavoro. Tutte le manifestazioni di stress sul lavoro non vanno considerate causate dal lavoro stesso. Lo stress da lavoro può essere causato da vari fattori quali il contenuto e l’organizzazione del lavoro, l’ambiente di lavoro, una comunicazione “povera”, ecc.

In sostanza è una risposta dell’organismo a sollecitazioni esterne che ne tendono a modi! care l’equilibrio psico! sico. Le cause possono derivare da una sottostimolazione (troppo poco lavoro, scarsa responsabilità sul lavoro, mansioni ambigue…) o da una sovrastimolazione (troppo lavoro, esasperazione nei rapporti, troppa responsabilità). A queste si possono aggiungere fattori quali rumore, microclima sfavorevole, ritmi troppo intensi di lavoro, eccessiva ripetitività del lavoro stesso (e quindi monotonia, noia, e scarso interesse per il lavoro).

Altri fattori che causano stress possono essere:

rapporto con@ ittuale uomo – macchina

con@ itti nei rapporti con colleghi e superiori

fattori ambientali (presenza di pubblico...)

lavoro notturno e turnazione

I sintomi più frequenti sono : a+ aticamento mentale, indecisione, inappetenza perdita di peso, cattiva digestione, cefalea, ga-strite, insonnia, modi! cazione dell’umore, depressione ed ansia, dipendenza da farmaci.

Vi possono essere anche improvvisa comparsa di atteggiamenti trasandati, scarsa igiene personale e, come conseguenza sul lavoro assenteismo, ritardo cronico, pause prolungate, crisi di piano. A livello di decremento della performance si riscontra un aumento del numero di errori, incapacità di completare il lavoro. In ultimo, a livello relazionale si può manifestare incapacità di collaborare con i colleghi, esagerata critica, mancanza di socializzazione , insensibilità alle esigenze del colleghi.

In molti casi sono aspetti di$ cilmente individuabili (almeno per quanto riguarda la percentuale di “causa” da attribuire all’at-

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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tività lavorativa e non ad altri fattori dovuti alla vita personale dell’individuo (motivi familiare, ! sici, economici, sentimentali e comunque estranei al lavoro).

Si tratta di una novità introdotta dal D.Leg.vo 81/2008 rispetto alla quale sono ancora in corso di trattazione e studio al ! ne di individuare metodi e$ caci per una corretta valutazione.

Poiché i sintomi e le conseguenze dello stress, del burn out o del mobbing sono di tipo psico ! sico, risulta di fondamentale importanza il ruolo del Medico Competente più che del RSPP o del Datore di Lavoro.

Per quanto riguarda il mobbing occorre fare alcune considerazioni aggiuntive. Per mobbing si intende una azione ostile e non etica diretta in maniera sistematica da parte di uno o più individui generalmente contro un singolo che.

Tale azione pone il singolo in una posizione in cui è privo di appoggio e di difesa e lì relegato per mezzo di continue attività penalizzanti.

Il mobbing può essere di varie tipologie:

Verticale: quando è esercitato da un superiore nei confronti di un subordinato o viceversa da un gruppo di dipendenti verso un superiore;

Orizzontale: tra pari grado;

Collettivo: attuato nei confronti di un intero gruppo di persone e rappresenta molto spesso una strategia aziendale mirata a ridurre o razionalizzare gli organici;

Le fasi del mobbing sono le seguenti:

Segnali premonitori: fase breve e sfumata. Iniziano a rendersi palesi gli screzi relazionali tra la vittima e i colleghi o il supe-riore. Tali dinamiche si scatenano in seguito a cambiamenti apparentemente insigni! canti nell’ambiente lavorativo quali una nuova assunzione oppure un passaggio di carriera. Iniziano le prime critiche e i primi rimproveri.

Mobbing: si palesano tutti i comportamenti del mobbing, con incalzanti e reiterati attacchi nei confronti della vittima della quale si vuole screditarne la reputazione, impedirle ogni forma di comunicazione e di espressione isolandola socialmente dal contesto lavorativo, dequali! candola professionalmente e, attraverso continue critiche e richiami, demotivarla psicologica-mente.

U$ cializzazione del caso: La vittima denuncia il caso. La malattia assume il ruolo di causa e non di conseguenza e il mobbiz-zato viene additato dai suoi persecutori come soggetto psichicamente labile.

Allontanamento: In questa fase si concretizza il completo isolamento del mobbizzato. Iniziano a manifestarsi depressione e somatizzazioni. Il lavoratore non è più in grado di reagire a tale situazione progressivamente aumenta. Tale fase termina con le sue dimissioni o con il licenziamento.

Le manifestazioni ! siche conseguenti al mobbing sono: ansia, depressione, stato di preallarme, ossessioni, attacchi di panico, isolamento, anestesia reattiva, depersonalizzazione. A livello ! sico sono: cefalea, vertigini, tachicardia, disturbi gastrointesti-nali, senso di oppressione toracica, manifestazioni dermatologiche, disturbi del sonno, disturbi della sessualità. Nei casi più gravi si possono anche avere le seguenti manifestazioni: reazioni aggressive, abuso di alcool, di fumo, di farmaci;

In generale si presentano alterazioni dell’equilibrio socio-emotivo e disturbi del comportamento.

A livello lavorativo si può con! gurare, quindi, un danno psichico rientrante in un particolare aspetto del danno biologico quindi sempre ricorrente perché insito nel fatto illecito.

Occorre provvedere alla tutela, in particolare, della salute psichica lesa o messa in pericolo dalla cattiva organizzazione delle risorse umane, la tutela del rischio speci! co da stress lavorativo di una particolare categoria di lavoratori che in ragione delle peculiarità della prestazione lavorativa sono i soggetti più esposti alla sindrome in esame.

Posto che fattori che possano far pensare ad azioni di mobbing possono emergere soprattutto in fase di visita medica e che , comunque, le manifestazioni sono similari a quelle dello stress, in generale verranno e+ ettuati adeguati controlli periodici sui lavoratori, in quanto solo attraverso i singoli controlli (anche eventualmente integrati da questionari ) è possibile acquisire quelle conoscenze sulla base delle quali il datore di lavoro è in grado evitare il rischio speci! co dello stress lavorativo (ad esempio non assegnare turni notturni una persona che ha già manifestato e magari curato sindromi depressive) con una diversa orga-nizzazione del personale, secondo il normale criterio del prevedibile ed evitabile.

In linea generale si provvederà, inoltre, a:

- Dare ai singoli lavoratori la possibilità di scegliere le modalità di esecuzione del proprio lavoro;

- Diminuire l’entità delle attività monotone e ripetitive;

- Aumentare le informazioni concernenti gli obiettivi;

- Sviluppare uno stile di leadership;

- Evitare de! nizioni imprecise di ruoli e mansioni.

- Distribuire/comunicare e$ cacemente gli standard ed i valori dell’organizzazione a tutti i livelli organizzativi, per esempio

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tramite manuali destinati al personale, riunioni informative, bollettini;

- Fare in modo che gli standard ed i valori dell’organizzazione siano noti ed osservati da tutti i lavoratori

- Migliorare la responsabilità e la competenza del management per quanto riguarda la gestione dei con@ itti e la comunicazio-ne;

- Stabilire un contatto indipendente per i lavoratori;

- Coinvolgere i dipendenti ed i loro rappresentanti nella va-lutazione del rischio e nella prevenzione dello stress psico-! sico e del mobbing.

Gli aspetti di stress – burn out - mobbing sono spesso correlati fra loro e comunque saranno analizzati con l’indispensabile collaborazione del medico competente in quanto, come già precisato sopra, si tratta di aspetti che interessano l’equi-librio psico- ! sico di un individuo e non risulta semplice comprendere quanto l’eventuale modi! ca di tale equilibrio (con ripercussioni , anche pesanti, sui comportamenti e sul benessere), sia da imputare all’attività lavorativa e quanto alla vita personale. Dal punto di vista tecnico questi aspetti sono correlabili al luogo di lavoro, anche attraverso una corretta progettazione ergonomica del posto di lavoro.

3.4.8 Alcol e sostanze stupefacenti

ALCOL E LAVORO

Il Provvedimento 16 marzo 2006 della Conferenza Permanente per i Rapporti tra lo Stato le Regioni e le Provincie Autonome di Trento e Bolzano, pubblicato in Gazzetta U$ ciale - Serie Generale n. 75 del 30/3/2006 ha identi! cato le attività lavorati-ve che comportino un rischio elevato di infortuni sul lavoro ovvero per la sicurezza, l’incolumità o la salute di terzi ai sensi dell’art. 15 della Legge 30 marzo 2001, n. 125, pubblicata in G.U. n. 90 del 18 aprile 2001 (legge quadro in materia di alcol e problemi alcol correlati).

Si contano una settantina di mansioni identi! cate come pericolose per sé e per gli altri., tra i quali :• attivita’ per le quali e’ richiesto un certi! cato di abilitazione per l’espletamento di lavori pericolosi (gas tossici, generatori

di vapore, fochino, fuochi arti! ciali, ! tosanitari, impianti nucleari, ascensori. • dirigenti e preposti al controllo dei processi produttivi a rischio di incidenti rilevanti; • sovrintendenza ai lavori previsti dagli articoli 236 e 237; • mansioni sanitarie svolte in strutture pubbliche e private • vigilatrice di infanzia o infermiere pediatrico • attivita’ di insegnamento nelle scuole pubbliche e private • mansioni comportanti l’obbligo del porto d’armi, … • mansioni inerenti le attivita’ di trasporto con patente di guida categoria B, C, D, E, … • manovratori agli scambi o di apparecchi di sollevamento, personale marittimo , ….• piloti d’aeromobile; controllori di volo ed esperti di assistenza al volo;• addetti ai pannelli di controllo del movimento nel settore dei trasporti;• addetti alla guida di macchine di movimentazione terra e merci;• addetto e responsabile della produzione, confezionamento, detenzione, trasporto e vendita di esplosivi;• lavoratori addetti ai comparti della edilizia e attivita’ in quota, oltre i due metri di altezza;• capiforno e conduttori addetti ai forni di fusione;• tecnici di manutenzione degli impianti nucleari;• operatori e addetti a sostanze potenzialmente esplosive e in! ammabili, settore idrocarburi;• tutte le mansioni che si svolgono in cave e miniere.

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Il Datore di Lavoro: deve valutare, con le vari ! gure aziendali e il medico competente, il rischio legato all’assunzione di alcolici nella propria azienda e piani! care le azioni di prevenzione.Tra le attività svolte dall’Istituto Scolastico sono presenti attività rientranti nel Provvedimento:- vigilatrice di infanzia”)- mansioni inerenti le attivita’ di trasporto con patente di guida categoria B, C, D, E, Si procederà pertanto ad attuare quanto disposto dal Provvedimento coordinando le azioni in occasione della riunione annua-le in base alle indicazioni del Medico Competente.

ASSUNZIONE DI SOSTANZE STUPEFACENTI

La conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano durante la seduta del 18 settembre 2008 ha sancito l’accordo per l’accertamento di assenza di tossicodipendenza e di assunzione di sostanze stupefacenti da parte dei lavoratori impegnati in attivita’ di trasporto passeggeri e merci pericolose e in altre mansioni individuate nell’allegato I dell’Intesa del 30 ottobre 2007; il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ha elabo-rato un documento che individua le procedure per gli accertamenti sanitari di assenza di tossicodipendenza e di assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope nei lavoratori che svolgono mansioni che comportano particolari rischi per la sicu-rezza, l’ incolumita’ e la salute di terzi;Nello stesso accordo è stato e’ approvato il documento recante «Procedure per gli accertamenti sanitari di assenza di tos-sicodipendenza o di assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope in lavoratori addetti a mansioni che comportano particolari rischi per la sicurezza, l’ incolumita’ e la salute di terzi».Le procedure per gli accertamenti sanitari di assenza di tossicodipendenza e di assunzione di sostanze stupefacenti e/o psicotrope nei lavoratori, sono state predisposte allo scopo di de! nire ed attivare misure di sicurezza rivolte a tutelare l’ incolumita’ del lavoratore stesso e di terze persone. Pertanto, i principi generali a cui ispirare e su cui strutturare le procedu-re operative dovranno essere dettati da un indirizzo di cautela conservativa nell’interesse della sicurezza del singolo e della collettivita’, che prevedano la non idoneita’ di tali lavoratori allo svolgimento di mansioni a rischio nel caso in cui usino sostanze stupefacenti e/o psicotrope, indipendentemente dalla presenza o meno di dipendenza.Le procedure sono inoltre ! nalizzate ad escludere o identi! care la condizione di tossicodipendenza e l’assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope, al ! ne di assicurare un regolare svolgimento delle mansioni lavorative a rischio.Le procedure devono essere e+ ettuate in modo tale da garantire la privacy, il rispetto e la dignita’ della persona sot-toposta ad accertamento e non devono in alcun modo rappresentare strumenti persecutori lesivi della liberta’ individuale o tesi ad allontanare arbitrariamente la persona dalla sua attivita’ lavorativa.Il datore di lavoro comunica al medico competente, per iscritto, i nominativi dei lavoratori da sottoporre ad accertamento di assenza di tossicodipendenza e di assunzione di sostanze stupefacenti o psicotrope in base alla lista delle mansioni consi-derate nell’Allegato di cui all’Intesa C.U. 30 ottobre 2007.La comunicazione dovra’ essere fatta per tutti i lavoratori con mansioni che rientrano nella lista e successivamente periodicamente e tempestivamente aggiornata in riferimento ai nuovi assunti ed ai soggetti che hanno cessato le mansioni a rischio.La comunicazione dell’elenco complessivo dei lavoratori che svolgono le suddette mansioni dovra’ essere previsto, comun-que, con frequenza minima annuale.Pertanto, il datore di lavoro, sulla base della lista completa precedentemente presentata al medico competente, seleziona i lavoratori da inviare e sottoporre di volta in volta agli accertamenti previsti, mediante l’utilizzo di un processo casuale di in-dividuazione che escluda la possibilita’ di scelta volontaria da parte del datore di lavoro stesso.il lavoratore viene sottoposto ad accertamento di idoneita’ alla mansione anche (oltre al controllo sanitario periodico) quando sussistano indizi o prove su$ cienti di una sua possibile assunzione di sostanze illecite. Le segnalazioni di ragionevole dubbio, in via cautelativa e riservata, vengono fatte dal datore di lavoro o suo delegato, al medico competente che provvedera’ a veri! care la fondatezza del ragionevole dubbio e, se del caso, ad attivare gli accertamenti clinici previsti di sua competenzaIl Datore di Lavoro, insieme al Medico Competente, predisporrà la procedura di veri! ca inserendola, eventualmente, nel protocollo sanitario.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 59

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3.4.9 Radon

Il Radon si forma in seguito alla trasformazione dell’uranio naturale e il suo successivo decadimento, dando luogo ad altri elementi radioattivi, ! no a conclusione del proprio stato in piombo non radioattivo.

In termini di classi! cazione chimica, il Radon è uno dei gas rari quali il Neon, il Kripton e lo Xeno. Non reagisce con altri elementi chimici e, fra i gas conosciuti, è il più pesante (densità 9.72 g/l a 0°C, 8 volte più denso dell’aria). Il radon, decadendo, produce una serie di elementi radioattivi solidi (i cosiddetti ! gli del radon) che, legandosi al pulviscolo atmosferico, possono essere inalati ed irradiare il tessuto polmonare, prima di venire rimossi da processi naturali di pulizia bronchiale.

Il Radon proviene dal terreno dove sono maggiormente presenti i suoi precursori come lave, tu! vulcanici, graniti, argille. Quando questi complessi rocciosi si presentano porosi e fratturati c’è maggiore facilità di liberazione del Radon in super! cie e nella falde acquifere.

La di+ erente pressione fra suolo e luoghi chiusi permette al Radon di di+ ondersi negli ambienti, specie in quelli interrati e seminterrati. Si può disciogliere anche nell’acqua.

Negli spazi aperti, il gas viene diluito dalle correnti d’aria e generalmente raggiunge basse concentrazioni.

In un ambiente chiuso, come può essere un locale sotterraneo, il Radon può invece accumularsi e raggiungere anche concen-trazioni elevate. Poiché il Radon è un gas inodore ed incolore, non è facilmente e direttamente avvertibile dai sensi dell’uomo.

Il rischio per la salute causato dalla sua presenza è pertanto essenzialmente correlato all’esposizione al gas, che avviene all’in-terno dei locali di lavoro e delle abitazioni, ove le persone trascorrono la maggior parte del loro tempo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità pone il Radon tra gli “agenti cancerogeni” del Gruppo 1 e lo indica come seconda causa di tumori al polmone dopo il fumo.

Con l’emanazione del D. Lgs. 241/2000 sono state in! ne stabilite le regole per tutelare i lavoratori nei confronti dei rischi da esposizioni a sorgenti di radiazioni naturali e, per l’appunto, al Gas Radon.

Il Decreto impone ai Datori di Lavoro di individuare tutti i luoghi di lavoro interrati e seminterrati nei quali vengono svolte attività lavorative ma non indica una durata minima di permanenza, per la quale si è invece tenuto conto delle indicazioni pro-venienti dalle Linee guida pubblicate dalla Conferenza Stato-Regioni, che la individuano in 10 ore mensili. Il Decreto impone inoltre di e+ ettuare, in detti locali, rilevazioni per un periodo di almeno 12 mesi.

Le linee guida di cui sopra individuano come luogo di lavoro sotterraneo un locale o ambiente con almeno tre pareti intera-mente sotto il piano di campagna, indipendentemente dal fatto che queste siano a diretto contatto con il terreno circostante o meno;

Le concentrazioni del gas radon negli ambienti sotterranei o semi-interrati sono particolarmente suscettibili ad un numero di fattori superiore a quanto riscontrato in super! cie. Questi fattori includono:

- la natura dei materiali con! nanti (so$ tto, mura, pavimenti)

- l’ubicazione micro-strutturale e il contenuto del radio nei materiali con! nanti

- l’integrità di questi materiali (granulometria, porosità, fratture, micro-fratture)

- la prossimità di condotti che facilitano la migrazione del radon (fratture, faglie, contatti litologici)

- la stabilità tettonica della zona e la prossimità ad acquiferi super! ciali

- l’umidità ambientale, la pressione atmosferica, la provenienza dei venti

- le correnti d’aria sia negli ambienti stessi dovute a connessioni con l’esterno, sia lungo le faglie e fratture e gli e+ etti ciclici luni-solari delle maree del radon. Sul territorio nazionale, esistono aree geogra! che in cui tale gas è maggiormente presente. Il territorio bolognese, fortunatamente, non rientra in queste aree.

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3.4.10 Esposizione a Vibrazioni Meccaniche

L’esposizione umana a vibrazioni meccaniche si divide in:

• vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio

• vibrazioni trasmesse al sistema corpo interoLe prime provocano disturbi vascolari, osteo-articolari, neurologici e muscolari; le se-conde provocano in particolare lombalgie e traumi del rachide.

Scopo del documento è valutare i livelli di vibrazioni meccaniche a cui i lavoratori sono esposti durante lo svolgimento delle attività di lavoro. All’esito della valutazione saran-no adottate ed attivate speci! che misure di prevenzione e protezione, in particolare sarà valutata la possibilità di eliminare i rischi alla fonte o ridurli al minimo per garan-tire il non superamento dei valore limite di esposizione. In! ne per i lavoratori esposti s i dovrà garantire adeguata formazione e sorveglianza sanitaria.

Descrizione dell’attività

Orario di lavoro del personale

Personale suddiviso per mansione

Cognome e Nome Addetto Mansione

Dirigente Scolastico

Personale docente

Docente di laboratorio di................................

Assistente di laboratorio di..............................

Personale ausiliario

Amministrativo

Livelli di esposizione e valori di azione

A seguito della valutazione dei rischi si dovrà determinare il livello di esposizione a cui sono soggetti i lavoratori che fanno uso di macchine o attrezzature che producono vibrazioni interessanti il sistema mano-braccio o il corpo intero.

Il D.Lgs 81/08 art. 201 ! ssa i valori limite di esposizione che fanno scattare l’azione, riportati nella tabella sottostante

Vibrazioni trasmesse al sistema mano-braccio

Valore d’azione

Il valore d’azione giornaliero normalizzato a un

periodo di riferimento di 8 ore, che fa scattare

l’azione, è ! ssato a 2,5m/ s2

Valore limite di esposizione

Il valore limite di esposizione giornaliero

normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore,

è ! ssato a 5m/ s2 mentre su periodi brevi è pari a

20m/ s2

Vibrazioni trasmesse al corpo intero

Valore d’azione

Il valore d’azione giornaliero normalizzato a un

periodo di riferimento di 8 ore, è ! ssato a 0,5 m/ s2

Valore limite di esposizione

Il valore limite di esposizione giornaliero

normalizzato a un periodo di riferimento di 8 ore,

è ! ssato a 1m/ s2 mentre su periodi brevi è pari a

1,5m/ s2

Insegnare sicurezza 17-18 anni 61

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FASCIA DI RISCHIO

PROVVEDIMENTI DA ATTUARE NOTE

Basso Informazione e formazione dei lavoratori e sorveglianza Sanitaria se richiesta dal Medico Competente

Valore di esposizione A(8) al di sotto del valore d’azione pari a 2,5 m/s2

Medio

Informazione e formazione dei lavoratori, Sorveglianza Sanitaria obbligatoria, fornitura dei DPI antivibranti ed indumenti per la protezione dal freddo e dall’umidità.

Elaborazione ed applicazione di un programma di misure tecniche organizzative, volte a ridurre al minimo l’esposizione alle vibrazioni.

Valore di esposizione A(8) al di sopra del valore d’azione pari a 2,5 m/s2 ed inferiore al valore limite di esposizione giornaliero pari a 5 m/s2

Inaccettabile

Cessione immediata dell’esposizione ed individuazione delle misure di Prevenzione e Protezione, ! nalizzata a riportare l’esposizione al di sotto del valore limite di esposizione ed evitare eventuali nuovi superamenti

Valore di esposizione A(8) al di sopra del valore limite di esposizione giornaliero maggiore a 5 m/s2

Per il sistema corpo intero

FASCIA DI RISCHIO

PROVVEDIMENTI DA ATTUARE NOTE

Basso Informazione e formazione dei lavoratori e sorveglianza Sanitaria se richiesta dal Medico Competente

Valore di esposizione A(8) al di sotto del valore d’azione pari a 0,5 m/s2

Medio

Informazione e formazione dei lavoratori, Sorveglianza Sanitaria obbligatoria, fornitura dei DPI antivibranti ed indumenti per la protezione dal freddo e dall’umidità.

Elaborazione ed applicazione di un programma di misure tecniche organizzative, volte a ridurre al minimo l’esposizione alle vibrazioni.

Valore di esposizione A(8) al di sopra del valore d’azione pari a 0,5 m/s2 ed inferiore al valore limite di esposizione giornaliero pari a 1m/s2

Inaccettabile

Cessione immediata dell’esposizione ed individuazione delle misure di Prevenzione e Protezione, ! nalizzata a riportare l’esposizione al di sotto del valore limite di esposizione ed evitare eventuali nuovi superamenti

Valore di esposizione A(8) al di sopra del valore limite di esposizione giornaliero maggiore a 1 m/s2

Aggiornamenti

La valutazione sarà aggiornata periodicamente nel caso in cui gli elementi oggetto di valutazione subiscano variazioni e/o nel caso in cui emergano ulteriori elementi signi! cativi ai ! ni della sicurezza e della salute dei lavoratori e/o in relazione ai risultati della sorveglianza sanitaria.

Sarà pertanto necessario rielaborare una valutazione dei rischi, ogni qualvolta s’introduca un cambiamento tale da modi! care la percezione dei rischi sul luogo di lavoro, ad esempio quando viene avviato un nuovo sistema di lavorazione, vengono adot-tati nuovi utensili, nuove attrezzature, nuovi mezzi oppure quando si e+ ettua una variazione dell’organizzazione del lavoro da cui possano risultare nuove.

Per determinare la fascia di appartenenza e le misure di prevenzione da adottare si farà riferimento alla seguente tabella

62 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

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3.4.11 Esposizione ai campi elettromagnetici

Un campo elettromagnetico è caratterizzato dalla presenza contempo-ranea di :

u Un campo elettrico

u Un campo magnetico

Un campo elettrico (E) è una regione dello spazio in cui è presente una carica elettrica che determina una perturbazione dell’ambiente circostante in conseguenza della quale altre cariche elettriche vengo-no attratte o respinte.

Il campo elettrico:

u e’ presente anche quando un apparecchio elettrico è collegato alla rete ma e’ spento;

u e’ facilmente schermabile da oggetti quali legno, metallo, edi! ci;

u e’ generato dalla presenza di tensione;

u si misura in v/m (volt per metro)

Un campo magnetico (H) è una regione dello spazio in cui una carica elettrica in movimento (ossia una corrente elettrica) subisce una forza proporzionale alla propria carica.

il campo magnetico:

O si produce quando l’apparecchio elettrico viene messo in funzione e in esso circola corrente;

O non e’ facilmente schermabile pertanto risulta praticamente invariato all’interno o all’esterno di edi! ci

O e’ generato dalla presenza di corrente;

O si misura in a/m (ampere per metro)

alle basse frequenze il campo magnetico viene de! nito induzione magnetica (B) e si misura in tesla (T)

Un campo elettrico che varia nel tempo genera in direzione perpendicolare ad esso, un campo magnetico variabile anch’esso che determina, a sua volta, un nuovo campo elettrico variabile e cosi via. Tali campi concatenati producono nello spazio la propagazione di un campo elettromagnetico la cui variazione nello spazio può essere rappresentata da due onde , una elettrica (E) ed una magnetica (B).

Le due onde si propagano nello spazio alla velocità della luce . L’onda elettromagnetica trasporta energia anche a grandi distan-ze dalla sorgente, autopropagandosi continuamente.

La caratteristica fondamentale che distingue i vari campi elettromagnetici e ne determina le proprietà è la frequenza, che rap-presenta il numero di oscillazioni e+ ettuate dall’onda in un secondo (unità di tempo).

la frequenza si misura in hertz (Hz).

strettamente connessa con la frequenza è la lunghezza d’onda, che è la distanza percorsa dall’onda durante un tempo di oscil-lazione e corrisponde alla distanza tra due massimi o due minimi dell’onda.

la lunghezza d’onda λ di un campo elettromagnetico (in metri) è de! nita da:

λ = c/f

ove c è la velocità della luce(300.000 km/s),

f = frequenza (in khz)

quando un’onda elettromagnetica incontra un ostacolo penetra nella materia e deposita la propria energia producendo una serie di e+ etti diversi in base alla frequenza.

sulla base di questo, lo spettro elettromagnetico viene suddiviso in una sezione ionizzante, comprendente raggi x e raggi gamma, aventi frequenza molto alta (> 3000 � z) e dotati di energia su$ ciente per ionizzare direttamente atomi e molecole, ed una non ionizzante (NIR), le cui radiazioni non trasportano un quantitativo di energia su$ ciente a produrre la rottura dei legami chimici e produrre ionizzazione.

le NIR oggetto della nostra attenzione in quanto sorgenti di elettrosmog sono quelle aventi frequenze che vanno da 0 a 300 GHZ, che possono a loro volta venire suddivise in:

u campi elettromagnetici a frequenze estremamente basse (elf);

u radiofrequenze (rf);

u microonde (mo);

Insegnare sicurezza 17-18 anni 63

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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Il decreto Leg.vo 81/2008 impone la valutazione per determinare che siano soddisfatti i requisiti minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute e la sicurezza derivantidall’esposizione ai campi elettromagnetici in base alle seguenti de! nizioni:a) campi elettromagnetici: campi magnetici statici e campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici variabili nel tempo di fre-quenza inferiore o pari a 300 GHz;b) valori limite di esposizione: limiti all’esposizione a campi elettromagnetici che sono basati direttamente sugli e+ etti sulla salute accertati e su considerazioni biologiche. Il rispetto di questi limiti garantisce che i lavoratori esposti ai campi elettroma-gnetici sono protetti contro tutti gli e+ etti nocivi a breve termine per la salute conosciuti;c) valori di azione: l’entità dei parametri direttamente misurabili, espressi in termini di intensità di campo elettrico (E), in-tensità di campo magnetico (H), induzione magnetica (B) e densità di potenza (S), che determina l’obbligo di adottare una o più delle misure speci! cate nel presente capo. Il rispetto di questi valori assicura il rispetto dei pertinenti valori limite di esposizione.

- Il datore di lavoro valuta e, quando necessario, misura o calcola i livelli dei campi elettromagnetici ai quali sono esposti i lavoratori. La valutazione, la misurazione e il calcolo devono essere e+ ettuati in conformità alle norme europee stan-dardizzate del Comitato europeo di normalizzazione elettrotecnica (CENELEC). Finché le citate norme non avranno contemplato tutte le pertinenti situazioni per quanto riguarda la valutazione, misurazione e calcolo dell’esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici, il datore di lavoro adotta le speci! che linee guida individuate od emanate dalla Commissione consultiva permanente per la prevenzione degli infortuni e per l’igiene del lavoro, o, in alternativa, quelle del Comitato Elettrotecnico Italiano (CEI), tenendo conto, se necessario, dei livelli di emissione indicati dai fabbricanti delle attrezzature.

- A seguito della valutazione dei livelli dei campi elettromagnetici,qualora risulti che siano superati i valori di azione, il datore di lavoro valuta e, quando necessario, calcola se i valori limite di esposizione sono stati superati.

- La valutazione, la misurazione e il calcolo non devono necessariamente essere e+ ettuati in luoghi di lavoro accessibili al pubblico, purché si sia già proceduto ad una valutazione conformemente alle disposizioni relative alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz e risultino rispettate per i lavoratori le restrizioni previste dalla raccomandazione 1999/519/CE del Consiglio, del 12 luglio 1999, e siano esclusi rischi relativi alla sicurezza.

- Nell’ambito della valutazione del rischio il datore di lavoro presta particolare attenzioneai seguenti elementi:

a) il livello, lo spettro di frequenza, la durata e il tipo dell’esposizione;b) i valori limite di esposizione e i valori di azione di cui all’articolo 208;c) tutti gli e+ etti sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori particolarmente sensibili al rischio;d) qualsiasi e+ etto indiretto quale:

• interferenza con attrezzature e dispositivi medici elettronici (compresi stimolatori cardiaci e altri dispositivi im-piantati);

• innesco di dispositivi elettro-esplosivi (detonatori);• incendi ed esplosioni dovuti all’accensione di materiali in! ammabili provocata da scintille prodotte da campi indotti,

64 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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correnti di contatto o scariche elettriche;• l’esistenza di attrezzature di lavoro alternative progettate per ridurre i livelli di esposizione ai campi elettromagnetici;• la disponibilità di azioni di risanamento volte a minimizzare i livelli di esposizione ai campi elettromagnetici;• per quanto possibile, informazioni adeguate raccolte nel corso della sorveglianza sanitaria, comprese le informazio-

ni reperibili in pubblicazioni scienti! che;• sorgenti multiple di esposizione;• esposizione simultanea a campi di frequenze diverse.

Misure di Prevenzione

- A seguito della valutazione dei rischi, qualora risulti che i valori di azione sono superati, il datore di lavoro elabora ed applica un programma d’azione che comprenda misure tecniche e organizzative intese a prevenire esposizioni superio-ri ai valori limite di esposizione, tenendo conto in particolare:

a) di altri metodi di lavoro che implicano una minore esposizione ai campi elettromagnetici;b) della scelta di attrezzature che emettano campi elettromagnetici di intensità inferiore, tenuto conto del lavoro da svol-

gere;c) delle misure tecniche per ridurre l’emissione dei campi elettromagnetici, incluso se necessario l’uso di dispositivi di

sicurezza, schermature o di analoghi meccanismi di protezione della salute;d) degli appropriati programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, dei luoghi e delle postazioni di lavoro;e) della progettazione e della struttura dei luoghi e delle postazioni di lavoro;f) della limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione;g) della disponibilità di adeguati dispositivi di protezione individuale.- I luoghi di lavoro dove i lavoratori possono essere esposti a campi elettromagnetici che superano i valori di azione

devono essere indicati con un’apposita segnaletica.,- In nessun caso i lavoratori devono essere esposti a valori superiori ai valori limite di esposizione. Allorché, nonostante

i provvedimenti presi dal datore di lavoro in applicazione del presente capo, i valori limite di esposizione risultino su-perati, il datore di lavoro adotta misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei valori limite di esposizione, individua le cause del superamento dei valori limite di esposizione e adegua di conseguenza le misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento.

Sorveglianza sanitaria

La sorveglianza sanitaria viene e+ ettuata periodicamente, di norma una volta l’anno o con periodicità inferiore decisa dal medico competente con particolare riguardo ai lavoratori particolarmente sensibili ,tenuto conto dei risultati della valutazione dei rischi trasmessi dal datore di lavoro. Sono tempestivamente sottoposti a controllo medico i lavoratori per i quali e’ stata rilevata un’esposizione superiore ai valori di azione.

ValutazioneSi riportano in una tabella le condizioni “Giusti! cabili”. Si intende per giusti! cabile una situazione che può avvalersi di una valutazione del rischio sempli! cata in quanto non comporta apprezzabili rischi per la salute. Pertanto si riporta di seguito la Tabella che contiene alcuni esempi di attrezzature e situazioni “Giusti! cabili” per le quali non si ritiene necessario e+ ettuare , per il momento, ulteriori approfondimenti.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 65

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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Tipo di Attrezzatura/situazione Note

Tutte le attività che si svolgono unicamente in ambienti privi di impianti e apparecchiature elettriche e di magneti permanenti

Uso di attrezzature marcate CE, valutate secondo gli standard armonizzati per la protezione dai CEMLista soggetta a frequenti aggiornamenti:EN 50360: telefoni cellulari;

EN 50364: sistemi di allarme;

EN 50366: elettrodomestici;

EN 50371: norma generica per gli apparecchi elettrici ed elettronici di bassa potenza;

EN 50385: stazioni radio base e stazioni terminali ! sse per sistemi di telecomunicazione senza ! li;

EN 50401: apparecchiature ! sse per trasmissione radio (110

MHz - 40 GHz) destinate a reti di telecomunicazione senza ! li;

EN 60335-2-25: forni a microonde e forni combinati per uso alimentare o ceramico e similari;

EN 60335-2-90: forni a microonde per uso collettivo (uso domestico e similare)

Le attrezzature devono essere installate edutilizzate secondo le indicazioni delcostruttore.Non sono comprese le attività dimanutenzione.Il datore di lavoro deve veri! care sul librettodi uso e manutenzione che l’attrezzatura siadichiarata conforme al pertinente standard diprodotto

Apparati luminosi (lampade) Escluso speci! che lampade attivate da RFComputer e attrezzature informatiche

Attrezzature da u$ cio I cancellatori di nastri possono richiedere ulteriori valutazioni

Cellulari e cordless

Radio rice-trasmittenti Solo quelle con potenze inferiori a 20 mW

Basi per telefoni DECT e reti Wlan Limitatamente alle apparecchiature per il pubblico

Utensili elettrici manuali e portatili es.: conformi alle EN 60745-1 e EN 61029-1inerenti la sicurezza degli utensili a motoretrasportabili.

Attrezzature manuali per riscaldamento (escluso il riscaldamento a induzione e dielettrico)

es.: conformi alla EN 60335-2-45 (es. pistoleper colla a caldo)

Carica batterie Inclusi quelli ad uso domestico e destinati agarage, piccole industrie e aziende agricole(EN 60335-2-29)

Attrezzature elettricheApparecchiature audio e video alcuni particolari modelli che fanno uso di

trasmettitori radio nelle trasmissioni radio/TVnecessitano di ulteriori valutazioni

Apparecchiature portatili a batteria esclusi i trasmettitori a radiofrequenzaPiastre elettriche radianti per gli ambienti esclusi i riscaldatori a microondeRete di distribuzione dell’energia elettrica a 50 Hz nei luoghi di lavoro: campo elettrico e magnetico devono essere considerati separatamente.

Strumentazione e apparecchi di misura e controllo

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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Elettrodomestici in dotazione Sono inclusi in questa tabella anche le apparecchiature professionali per la cottura, lavaggio (lavatrici), forni a microonde ecc... usate in ristoranti, negozi, ecc...

Necessitano invece di ulteriori valutazioni i forni di cottura ad induzione.

Computer e attrezzature informatiche con trasmissione wireless

es.: Wlan (Wi-Fi), Bluetooth e tecnologie simili, limitatamente all’uso pubblico

Antenne di stazioni base Ulteriori valutazioni sono necessarie solo se i lavoratori possono essere più vicini all’antenna rispetto alle distanze di sicurezza stabilite per l’esposizione del pubblico

Esempio di attrezzature NON Giusti! cabili per le quali è necessario e+ ettuare approfondimenti

- Installazioni elettriche/macchinari con correnti assorbite

superiori a 100 A;

- Linee elettriche BT adiacenti a operatori con correnti su-

periori a 100 A;

- Macchine ed apparati per l’elettrolisi industriale;

- Saldature elettriche con correnti maggiori di 100A;

- Forni fusori elettrici e a induzione;

- riscaldamento a induzione;

- Magnetizzatori /smagnetizzatori industriali;

- Speci! che lampade attivate a RF;

- Dispositivi a RF per plasma;

- Apparecchi per diatermia (marconiterapia e radarterapia);

- Sistemi elettrici per la ricerca di difetti nei materiali;

- Radar;

- Trasporti azionati elettricamente (treni e tram);

- Apparecchi elettromedicali per applicazioni intenzionali di radiazioni elettromagnetiche fra cui elettrobisturi,stimolatori

magnetici transuranici,apparati per magnetoterapia, tomogra! RM;

- Essiccatori e forni industriali a microonde;

- Antenne delle stazioni radio base dove il lavoratore può avvicinarsi in prossimità delle antenne;

- reti di distribuzione dell’energia elettrica (cabine o elettrodotti posizionati a distanze che implicano un valore di espo-sizione maggiore di 3 micro tesla (minori di 2 mt per le cabine e 20 mt per gli elettrodotti

Insegnare sicurezza 17-18 anni 67

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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3.4.12 Esposizione a Rumore

Scopo del documento è valutare i livelli di esposizione al rumore a cui i lavoratori sono esposti durante lo svolgimento delle attività lavorative ai sensi dell’ art. 190 D. Lgs. 81/08, come richiesto nel Titolo VII capo II “Protezione dei lavoratori contro i rischi di esposizione al rumore duran-te il lavoro”.A seguito della valutazione saranno attivate speci! che misure di preven-zione e protezione; nello speci! co sarà valutata la possibilità di eliminare i rischi alla fonte o ridurli al minimo per garantire il non superamento dei valore limite di esposizione.

TERMINI E DEFINIZIONI

Livello di esposizione giornaliera al rumore (LEX,8h): valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizio-

ne al rumore per una giornata lavorativa nominale di otto ore.Si riferisce a tutti i rumori sul lavoro;

Livello di esposizione settimanale al rumore (LEX,8h): valore medio, ponderato in funzione del tempo, dei livelli di esposizio-

ne giornaliera al rumore per una settimana nominale di cinque giornate lavorative di otto ore

Prevenzione: il complesso delle disposizioni o misure adottate o previste in tutte le fasi dell’attività lavorativa per evitare o

diminuire i rischi professionali nel rispetto della salute della popolazione e dell’integrità dell’ambiente esterno

Pressione acustica di picco (peak): valore massimo della pressione acustica;

Rischio: probabilità che sia raggiunto il limite potenziale di danno nelle condizioni di impiego, ovvero di esposizione, di un

determinato fattore

Rischio residuo: rischio che permane dopo che sono state adottate le appropriate misure per ridurlo

Valore di azione il valore di esposizione oltre il quale si ha l’obbligo di attuare misure di tutela dei lavoratori esposti, come

l’informazione, di ridurre il rischio e di attivare la sorveglianza sanitaria

Valore limite il valore di esposizione oltre il quale l’esposizione è vietata

DESCRIZIONE ATTIVITÀ (Esempio)

Le attività svolte dai lavoratori dipendenti dell’Istituzione Scolastica di………………………………….. sono quelle che nor-

malmente vengono svolte negli ambiti scolastici. Il personale in servizio presso l’istituto, operando quasi esclusivamente nelle

singole sedi, risulta così de! nito: personale docente; personale docente di sostegno; personale amministrativo; personale au-

siliario. In merito alle attività degli addetti, va sottolineato come l’Istituzione Scolastica ………………………………………..

MANSIONI E ADDETTI

Cognome e Nome Addetto Mansione

Amministrativo

Personale ausiliario

Educatrice Nido

Personale ausiliario

Assistente Tecnico

Amministrativo

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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LIVELLI DI ESPOSIZIONE I valori limite di esposizione e valori di azione in relazione al livello di esposi-zione giornaliera al rumore e alla pressione acustica di picco sono i seguenti:valori limite di esposizione LEX,8h= 87 dB(A) e Ppeak = 200 Pa (140 dB(C) riferito a 20 (micro)Pa)valori superiori di azione: rispettivamente LEX,8h = 85 dB(A) e Ppeak = 140 Pa (137 dB(C) riferito a 20 (microPa))valori inferiori di azione: rispettivamente LEX,8h = 80 dB(A) e Ppeak = 112 Pa (135 dB(C) riferito a 20 (microPa)).Se l’esposizione giornaliera al rumore varia signi! cativamente, da una gior-nata di lavoro all’altra, è possibile sostituire il livello di esposizione giornalie-ra al rumore con il livello di esposizione settimanale a condizione che:- il livello di esposizione settimanale al rumore, come dimostrato da un con-trollo idoneo, non ecceda il valore limite di esposizione di 87 dB(A)- siano adottate le adeguate misure per ridurre al minimo i rischi associati a tali attività.Per determinare la classe di rischio e le misure di prevenzione da adottare si dovranno confrontare i valori di esposizione con i range indicati nella tabella seguente:

Classe di Rischio Misure

3 • Individuare immediatamente le cause dell’esposizione eccessiva;

LEX,8h ≥ 87 dB(A) o • Adottare misure opportune per riportare l’esposizione al di sotto del valore limite

Ppeak ≥ 140 dB(C) • Modificare le misure di prevenzione e protezione per evitare che la situazione si ripeta

2• Elaborazione di un programma di misure tecnico-organizzative per ridurre al

minimo l’esposizione ed i rischi che ne seguono

85 ≤ LEX,8h < 87 dB(A) • Obbligo di indossare i DPI

o 137 ≤ Ppeak < 140 • Sorveglianza sanitaria obbligatoria

dB(C) • Segnaletica obbligatoria

• Aree di lavoro ad accesso limitato

• Mettere a disposizione dei lavoratori DPI adeguati

1

• Formazione/Informazione dei lavoratori su:

Natura del rischio

Misure di prevenzione adottate per eliminare o ridurre al minimo il rischio;

Valori limite di esposizione e di azione;

80 < LEX ,8h < 85 dB(A) Sorveglianza sanitaria su richiesta del lavoratore o prescritta dal medico competente

o 135 < Ppeak < 137

dB(C)

0

LEX,8h ≤ 80 dB(A) o Nessuna

Ppeak≤ 135 dB(C)

Insegnare sicurezza 17-18 anni 69

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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MISURE DI PROTEZIONE E PREVENZIONE IN CASO VENGANO RILEVATI LIVELLI SONORI SUPERIORI ALLE SOGLIE DI ATTENZIONE

Il datore di lavoro dovrebbe eliminare i rischi alla fonte o ridurli al minimo e, in ogni caso, a livelli non superiori ai valori limite di esposizione, mediante le seguenti misure:adozione di altri metodi di lavoro che implicano una minore esposizione al rumorescelta di attrezzature di lavoro che emettano il minor rumore possibileprogettazione della struttura dei luoghi e dei posti di lavoroadeguata informazione e formazione dei lavoratori sull’uso corretto delle attrezzature di lavoro in modo da ridurre al minimo la loro esposizione al rumoreadozione di misure tecniche per il contenimento del rumore trasmesso per via aerea, quali schermature, involucri o rivesti-menti realizzati con materiali fonoassorbenti e del rumore strutturale, quali sistemi di smorzamento o di isolamentoadozione di opportuni programmi di manutenzione delle attrezzature di lavoro, del luogo di lavoro e dei sistemi sul posto di lavororiduzione del rumore mediante una migliore organizzazione del lavoro attraverso la limitazione della durata e dell’intensità dell’esposizione e l’adozione di orari di lavoro appropriati, con su$ cienti periodi di riposo.Se a seguito della valutazione dei rischi risulta che i valori superiori di azione sono superati, il datore di lavoro dovrà elaborare ed applicare un programma di misure tecniche e organizzative volte a ridurre l’esposizione al rumore.

Tra gli interventi tecnici da applicare:

- sostituire tutte le parti meccaniche danneggiate (cuscinetti, cinghie, ruote dentate)- aumentare la frequenza e l’accuratezza delle manutenzioni e dell’eventuale lubri! cazione dei sistemi di trasmissione delle

macchine in dotazione e degli impianti, utilizzando esclusivamente lubri! canti consigliati dal costruttore (il grado di vi-scosità deve essere adeguato) e veri! candone il funzionamento attraverso la ditta di manutenzione incaricata.

- evitare di utilizzare pressioni superiori a quelle e+ ettivamente necessarie ed eliminare le perdite di @ uidi eventualmente compressi dalle tubazioni e dai giunti

- al ! ne di limitare la propagazione delle vibrazioni alle strutture dell’edi! cio, è necessario installare idonee protezioni per le macchine ! sse

- applicare pannelli o strutture fono-isolanti alle attrezzature (Stampanti, ciclostili, ecc.) e rivestire i locali con pannelli fono-assorbenti, per attenuare i rumori ri@ essi dalle pareti e dai so$ tti.

Inoltre, i luoghi di lavoro dove i lavoratori possono essere esposti a rumore al di sopra dei valori superiori di azione, devono essere predisposte apposite segnaletiche. In caso di soglie rumorose legate alla refezione scolastica è necessario provvedere alla somministrazione dei pasti in più turni con un numero inferiore di bambini.Nel caso in cui, data la natura dell’attività, la scuola utilizzi locali di riposo, il rumore in questi locali deve essere ridotto a un livello compatibile con il loro scopo e le loro condizioni di utilizzo.

USO DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

Qualora i rischi derivanti dall’esposizione al rumore non possano essere evitati con le misure di prevenzione e protezione è necessario fornire ai lavoratori i dispositivi di protezione individuali per l’udito più opportuni. Tali dispositivi andranno ob-bligatoriamente indossati nel caso in cui l’esposizione al rumore sia pari o al di sopra dei valori superiori di azione.Per la selezione dell’otoprotettore, i principali fattori da considerare sono:

- marcatura di certi! cazione- attenuazione sonora- confortevolezza del portatore- ambiente di lavoro e attività lavorativa (alte temperature e umidità, polvere,

segnali di avvertimento e trasmissione di messaggi verbali, ecc.)- disturbi per la salute dell’utilizzatore.

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n. misura descrizione attrez./macchina/attività LeqdB(A)

Lpicco (C)dB(C)

tempo di misura(min:sec)

Attività manuale 73,5 - 15.00

Rumore ambientale a bordo strada 76,8 - 15.00

Rumore fondo u$ ci 63,2 - 15.00

Rumore fondo aule (con alunni/Allievi) 76,2 - 15.00

Rumore fondo preparazione pasti 75,7 - 15.00

Refezione scolastica…. 79,8 84,2 10.00

Rumore ambientale aule e locali comuni 71,6 - 10.00

Riguardo al corretto uso, occorre veri! care la compatibilità dell’otoprotettore con eventuali altri DPI della testa (elmetti, occhiali, ecc.), che potrebbero determinare una riduzione delle prestazioni dell’otoprotettore stesso.E’ fondamentale indossare i DPI per tutto il periodo dell’esposizione, se i protettori vengono tolti dall’utilizzatore anche per un breve periodo, la protezione e+ ettiva si riduce sensibilmente. I lavoratori devono essere addestrati e formati su come indossare correttamente gli otoprotettori, soprattutto gli inserti auricolari, in caso contrario viene pregiudicata di molto la loro protezione.I dispositivi di protezione individuali sono principalmente di due tipologie: inserti auricolari e cu$ e.I tappi o inserti auricolari, se inseriti nel modo corretto nel canale uditivo, proteggono l’orecchio da rumori non di elevata intensità. Le tipologie di tappi per orecchie sono le seguenti:- Tappi modellabili per tutte le orecchie, prevalentemente usa e getta, abbastanza comodi, igienici ed economici- Tappi su misura, modellati in base alla precisa forma dell’orecchio,sono riusabili, igienici, durevoli e necessitano di cura e pulizia

costante- Tappi pre-modellati, realizzati in silicone morbido, gomma o plastica, si adattano a tutti i tipi di orecchio. Sono riutilizzabili,

igienici, durevoli e necessitano di cura e pulizia costante.Gli inserti auricolari possono anche essere dotati di un archetto che facilita e rende più igienico l’utilizzo di questi otoprotettori. Tali dispositivi forniscono un’idonea protezione solo per rumori con intensità ! no a 95 dB, per valori superiori è necessaria l’adozione delle cu$ e.

PARAMETRI INDICATIVI DI MISURE PER SINGOLE ATTREZZATUREDurante la valutazione del rumore prodotto si considera la simultaneità di funzionamento delle varie attrezzature durante il nor-male ciclo lavorativo, accertandosi che le misure rappresentassero la situazione acusticamente peggiore e quindi a maggior rischio.L’identi! cazione delle lavorazioni svolte, e dei tempi relativi all’esecuzione delle stesse, durante le giornate lavorative sono state determinate in collaborazione con i lavoratori.Viene di seguito riportata una tabella con alcuni esempi di misure e+ ettuate:

CONCLUSIONI (ESEMPIO)

Dall’analisi non emerge il superamento dei livelli di azione imposti dalla normativa, inoltre non si ha evidenza di lavoratori particolarmente sensibili né sono noti, all’interno dell’Istituto Scolastico, soggetti ipersensibili al rischio considerato per pa-tologie, terapie o ipersuscettibilità individuale né sono occupati minori (legge n.977/1967) o lavoratrici in gravidanza (D.Lgs. n.151/2001). Quindi, non si riscontra, per quanto noto, l’esigenza di particolari tutele. È compito del medico competente, preso atto della valutazione, stabilire autonomamente i protocolli sanitari che vorrà adottare, e+ ettuando anche esami clinici e biologici e indagini diagnostiche speci! camente mirati al rischio. Attraverso l’espressione del giudizio di idoneità speci! ca alla mansione, inoltre, lo stesso medico competente indicherà le particolari e speci! che misure di tutela per i singoli lavoratori.

AGGIORNAMENTI

La valutazione sarà programmata ed e+ ettuata con cadenza almeno quadriennale da personale adeguatamente quali! cato. La presente valutazione sarà, comunque, aggiornata nel caso in cui gli elementi oggetto di valutazione subiscano variazioni e/o nel caso in cui emergano ulteriori elementi signi! cativi ai ! ni della sicurezza e della salute dei lavoratori e anche in relazione ai risultati della sorveglianza sanitaria. Sarà pertanto necessario rielaborare una valutazione dei rischi, ogni qualvolta s’introduca un cambiamento tale da modi! care la percezione dei rischi sul luogo di lavoro, ad esempio, quando viene avviato un nuovo sistema di lavorazione, vengono adottati nuovi utensili, nuove attrezzature, nuove macchine oppure quando si e+ ettua una variazione dell’organizzazione del lavoro da cui possano risultare nuove situazioni lavorative in ambienti diversi.

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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3.4.13 Altri Rischi da valutare

Il Datore di lavoro dovrà quindi proseguire con la valutazione di altri rischi , fra cui, ad esempio,- Valutazione rischio da radiazioni ottico arti! ciali;- presenza di atmosfere esplosive- Lavoro minorile e misure conseguenti- rischio biologico- rischio cancerogeno-……………………………………………..

E altri ulteriori rischi in funzione della tipologia di attività che l’azienda svolge. Ad esempio , se l’azienda lavora in ambiente sotterraneo o e+ ettua manutenzione e pulizia di cisterne o lavora all’interno di cunicoli (ambienti con! nati), occorrerà adottare ulteriori misure di prevenzione e il Datore di lavoro dovrà, ad esempio valutare anche il Rischio so+ ocamento: Tutte le volte che un lavoratore deve entrare in un ambiente con! nato (pozzi, botti, cisterne, cunicoli, galleria…) deve fare molta attenzione perché potrebbe rischiare di morire so+ ocato a causa della mancanza di ossigeno o a causa della presenza di vapori nocivi (irritanti, tossici, corrosivi) per inalazione. Misure di protezione potranno essere, ad esempio, l’utilizzo di bombole di ossigeno o maschere particolari per respirare. Tenere sempre un contatto (ad esempio essere legati con una corda ad un compagno che rimane all’e-sterno.

O, ancora, il rischio infortuni: Un evento traumatico dovuto ad un com-portamento sbagliato, alla mancanza di utilizzo di dispositivi di protezione individuale (casco, scarpe antinfortunistiche, occhiali di protezioni). Il ri-schio infortuni può esserci in tutte le attività lavorative perché si può cade-re su un pavimento scivoloso, Si può cadere da una scala, ci si può tagliare se una sega non ha una protezione adeguata, ci si può ustionare se non si hanno i guanti mentre si utilizzano sostanze chimiche pericolose: il rischio infortuni è il più frequente perché può essere dappertutto. L’infortunio può essere dovuto ad un urto, una caduta, uno schiacciamento e può deter-minare tagli, lesioni e altri danni ! sici anche gravi e permanenti.

72 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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3.5 Cenni sui Sistemi di Gestione della Sicurezza

L’articolo 30 del D.Leg.vo 81/2008 “Modelli di Organizzazione e di Gestione”pone le basi per indirizzare le aziende pubbliche e private verso una direzione precisa: la creazione di un Sistema di Gestione della Sicurezza. Si tratta di un elemento innova-tivo per la legislazione italiana in materia di Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro e rappresenta certamente un importante passo avanti che evidenzia la volontà del Legislatore di pervenire ad una gestione della sicurezza più e$ cace all’interno di ogni luogo di lavoro. Il decreto richiama, in sede di prima applicazione, i modelli de! niti dalle linee guida UNI-INAIL o il British Standart OHSAS 18.000:2007. Indipendentemente dai modelli scelti, la scelta di attuare un sistema di gestione della sicurezza rappresenta un momento decisionale molto importante ed impegnativo, soprattutto per un ente pubblico. Infatti in questo caso, l’indirizzo che nelle aziende private deve pervenire dalla proprietà o dal top management, nel caso di un ente pubblico deve pervenire da un organo politico che, nella maggior parte dei casi , pur sensibile al problema, non sempre ne percepisce appieno l’importanza dal punto di vista operativo.Senza entrare nel merito dei sistemi di gestione della sicurezza (nel seguito, per brevità, denominati SGS) si riporteranno una serie di strumenti operativi che prevedono un riordino completo di tutte le azioni che ogni attività (pubblica o privata) dovrà svolgere per ottemperare al Testo Unico, modellati per soddisfare le esigenza di un ente pubblico locale. Considerando che il decreto prevede numerosissimi adempimenti (alcuni dei quali molto complessi e di di$ cile attua-zione ), il presupposto di partenza del presente lavoro è quello di gestire tutti i nuovi adempimenti in maniera coordinata con strumenti operativi evitando di “subire” passivamente il decreto ritenendolo semplicemente un ulteriore aggravio delle normali attività. Poiché infatti in ogni caso i nuovi adempimenti dovranno essere attuati, risulta conveniente ritenerlo una nuova opportu-nità per rivalutare e reimpostare tutte le attività inerenti la sicurezza mediante una gestione permanente e controllata.Successivamente, se i vertici aziendali volessero porre nuovi obiettivi, si potrà implementare il sistema impostato per poterlo attivare a livello di vero e proprio SGS.Le problematiche legate al un SGS, una volta ottenuto l’input dai vertici aziendali (in questo caso politici), sono di due tipo-logie fondamentali:• problematiche legate al coinvolgimento del personale (A partire dai dirigenti ! no a tutti i lavoratori);• problematiche legate alla formalizzazione degli adempimenti. Si tratta di due aspetti di importanza primaria senza i quali non è possibile in nessun modo attuare un SGS. Nel primo caso è fondamentale che la volontà dei vertici sia reale e non solo formale e che l’impostazione del Sistema sia realmente ritenuta un aspetto strategicamente importante (a livello di costi e di bene! ci) e non solo un aspetto “d’immagine”. Solo così sarà possibile ottenere, nel tempo, un vero e proprio coinvolgimento di tutto il personale e ottenere, attraverso adeguati e prolungati momenti formativi , un reale cambiamento di mentalità. Nel secondo caso si tratta di creare meccanismi di comunicazione ed una diversa maniera di lavorare relativamente alla sicurezza. In entrambi i casi l’elemento fondamentale è l’informazione. Un Sistema di Gestione comprende la struttura organizzativa, la piani! cazione, i ruoli e le relative responsabilità, le proce-dure e le risorse umane, economiche e logistiche per attuare il sistema, mettere in atto la politica e raggiungere gli obiettivi. Si tratta di concepire diversamente la modalità di svolgimento di ogni adempimento in maniera da costruire un meccani-smo all’interno del quale ogni lavoratore ha un proprio ruolo. Da tempo esistono diverse norme e diversi Standard per i SGS. Tutti presuppongono volontà aziendali chiare e convinte e forniscono garanzia di miglioramento continuo. Lo standard più famoso e riconosciuto è il BS (British Standard) OHSAS 18000:2007 e rappresenta, ad oggi, l’unica norma che ha valenza ai ! ni della certi! cazione. Si tratta di uno standard che come logica di lavoro è completamente compatibile con le ISO 9000 e le Iso 14001 relative ri-spettivamente a sistemi di qualità e ambientali. L’obiettivo ! nale sarebbe pertanto quello di pervenire ad un sistema certi! cato qualità – sicurezza – ambiente. Il Cosiddetto Paradigma di Deming (PDCA) Illustra perfettamente in estrema sintesi quale sia il percorso che qualsiasi sistema di Gestione della Sicurezza deve attuare.

PLAN – DO – CHECK – ACTP – Piani! cazione D – Attuazione C – Controllo e veri! ca A – Correzione

Insegnare sicurezza 17-18 anni 73

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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La base di partenza (PLAN) è sempre rappresentata dalla politica della sicurezza che parte da un esame iniziale: si tratta di un documento con il quale i vertici aziendali stabiliscono (piani! cazione) chiaramente gli obiettivi da raggiungere in materia di sicurezza e salute sul luogo di lavoro e garantiscono l’impegno per il raggiungimento di tali obiettivi. La politica della sicurezza deve avere come requisito minimo di base il rispetto delle leggi in materia di sicurezza. Tale politica deve essere documentata e resa nota a tutta l’organizzazione aziendale. Deve inoltre essere rivista periodica-mente per veri! carne la congruità con il percorso attuato. Successivamente (DO) occorre attivare le risorse, i processi informativi e le procedure per realizzare le attività piani! cate. Il percorso di piani! cazione prevede l’individuazione di tutti i pericoli e la valutazione dei rischi in riferimento sia alle attivi-tà abituali sia alle attività non abituali (gestione delle emergenze). Tutte queste informazioni devono essere contenute in un documento che deve essere “dinamico” prevedendo aggiornamenti nel tempo, strumenti di controllo delle informazioni con-tenute e indicazioni sulle attività per ridurre/eliminare i rischi. Il documento deve essere elaborato indicando la metodologia adottata per l’individuazione dei fattori di rischio. La piani! cazione deve contenere un piano di miglioramento coerente con gli obiettivi aziendali. Esiste poi un momento di attuazione del Sistema in cui saranno attivi ruoli, compiti e responsabilità e saranno de! nite le modalità di svolgimento operativo, ed il momento successivo di veri! ca (CHECK) delle prestazioni (nei sistemi certi! cati si parla di Audit). Nel primo caso è fondamentale de! nire i momenti di formazione, i meccanismi di comunicazione, la gestione della do-cumentazione (comprese le registrazioni), sugli elementi “fondamentali del sistema” (DPI, Manutenzioni, gestione dell’emergenza, segnalazioni….) La veri! ca è invece indispensabile per individuare l’eventuale “mancato raggiungimento” di alcuni obiettivi o l’attuazione non corretta di qualche adempimento. In questi casi si parla di “non conformita” sulle quali occorre prevedere interventi spe-ci! ci de! nendo adeguate azioni correttive. In ultimo un SGS prevede il riesame (ACT) del sistema in cui i vertici politici analizzano periodicamente le prestazioni at-traverso indici prestazionali de! niti (ad esempio numero degli infortuni), veri! cano il raggiungimento o meno degli obiettivi pre! ssati e si prevedono le risorse per il raggiungimento dei nuovi obiettivi al ! ne di ottenere un miglioramento continuo nel tempo. Alla base di tutto il Sistema è evidente che risultano di fondamentale importanza i meccanismi di comunicazione.

Fig. 1 - schema sintetico del percorso che dovrebbe prevedere un Sistema di Gestione della Sicurezza (ILO/IOSH 2001 – Gui-delines on occupational Safety and Health Management System)

Il presente lavoro prevede una impostazione del Documento di valutazione dei rischi di tipo dinamico che consentirà, nel caso ci fosse volontà politica, di giungere agevolmente alla creazione di un Sistema di Gestione della Sicurezza. Il documento si compone di alcuni elaborati “principali” che individuano i pericoli e valutano i rischi presenti nei luoghi di lavoro e du-rante lo svolgimento della attività dell’Ente. In particolare per ogni luogo di lavoro viene predisposto un elaborato speci! co (denominato 2.1 - 2.n) nel quale viene analizzato nel dettaglio il luogo di lavoro inteso come “struttura” e vengono analizzate le attività svolte all’interno di tale luogo di lavoro. Gli elaborati 2.1 – 2.n comprendono, come si potrà vedere nella sezione speci! ca, tutte le valutazioni richieste dal decreto (valutazione del rischio incendio, valutazione rischio chimico, valutazione

PLAN

DO

CHECK

ACT

SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZA

• Politica

• Piani! cazione

• Identi! cazione dei pericoli e valutazione dei rischi

• Attuazione e Gestione Operativa

• Veri! ca delle prestazioni

• Riesame e miglioramento continuo

74 _Insegnare sicurezza 17-18 anni

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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movimentazione manuale dei carichi…). L’elaborato 1 è relativo invece ad una analisi generale dell’amministrazione, delle attività svolte e dei servizi resi.Completano il documento gli allegati ed i documenti generati. Gli allegati consentono di e+ ettuare aggiornamenti del docu-mento mirati e speci! ci senza intervenire sugli elaborati principali . Contengono inoltre una serie di registri sui quali saranno riportate tutte le attività in materia di sicurezza. I documenti generati costituiscono invece la parte “operativa” del documento. Mediante un semplice e ripetitivo percorso “trasversale” consentono di registrare tutti gli atti dell’Amministrazione e di utiliz-zare semplici modelli per attuare gli adempimenti previsti dal decreto.Il percorso previsto è sempre il medesimo:Una volta individuato, nominato e formato il personale delegato per l’attuazione di tutte le attività in materia di sicurezza (fra cui anche i preposti) il percorso da attuare sarà il seguente:

EsempioDi seguito uno schema esempli! cativo di inserimento del processo inerente l’attuazione del D.Leg.vo 81/2008 all’interno di un Sistema di Gesteione della Sicurezza.

ATTUAZIONE DELLA PROCEDURA (utilizzando il modello predisposto)

ARCHIVIAZIONE DEGLI ATTI ALL’INTERNO DEL REGISTRO.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 75

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

Acquisto e distribuzione DPISoggetto individuato, nominato dal Datore di Lavoro e formato per l’attuazione della procedura di acquisto e distribuzione dei dispositivi di protezione individuale: sig. Mario Rossi.

Il Sig. Rossi, delegato per l’attuazione della procedura n° 3 (PROCEDURA.DPI), provvederà all’acquisto dei DPI in base ai modelli (LIBRETTI.DPI) predisposti per ogni tipologia di attività , e+ ettuerà la distribuzione su tali modelli e, una volta compilati e ! rmati, procederà con l’archiviazione di tali modelli nel registro corrispondente (DOTAZIONI.DPI).

SISTEMA DI GESTIONE DELLA SICUREZZAESAME INIZIALE

POLITICA PER

LA SICUREZZA

PIANIFICAZIONE

E

ORGANIZZAZIONE

ATTUAZIONE

FUNZIONAMENTO

E GESTIONE

MONITORAGGIO

RIESAME E

MIGLIORAMENTO

Documento di valutazione dei rischi

• Documento di politica

• Impegno dei vertici aziendali

• Miglioramento (PIMI)

• Misura performance;

• Analisi Incidenti;

• Audit

• Ruoli e responsabilità

• Formazione e informazione sul sistema

• Sistema di comunicazione

• Documentazione controllo e aggiornamento

• Gestione Emergenza

Modelli Procedure Manuali e Regolamenti

Allegati Documenti Generali

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3.6 Dispositivi di Protezione Individuale

Un Dispositivo di Protezione Individuale (DPI) è una qual-siasi attrezzatura destinata ad essere indossata e tenuta dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo

I DPI devono essere impiegati quando i rischi non possono essere evitati o su$ cientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro.

I DPI devono a) essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un

rischio maggiore;b) essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro;c) tenere conto delle esigenze ergonomiche o di salute del lavoratore;d) poter essere adattati all’utilizzatore secondo le sue necessità.

Il datore di lavoro ai ! ni della scelta dei DPI:

o e+ ettua l’analisi e la valutazione dei rischi che non possono essere evitati con altri mezzi;

o valuta, sulla base delle informazioni e delle norme d’uso fornite dal fabbricante a corredo dei DPI, le caratteristiche dei DPI dispo-nibili sul mercato;

o aggiorna la scelta ogni qualvolta intervenga una variazione signi-! cativa negli elementi di valutazione.

o individua le condizioni in cui un DPI deve essere usato, specie per quanto riguarda la durata dell’uso, in funzione di:

a) entità del rischio;

b) frequenza dell’esposizione al rischio;

c) caratteristiche del posto di lavoro di ciascun lavoratore;

d) prestazioni del DPI.

Inoltre o mantiene in e$ cienza i DPI e ne assicura le condizioni d’igiene,

mediante la manutenzione, le riparazioni e le sostituzioni neces-sarie e secondo le eventuali indicazioni fornite dal fabbricante;

o provvede a che i DPI siano utilizzati soltanto per gli usi previsti, salvo casi speci! ci ed eccezionali, conformemente alle informa-zioni del fabbricante;

o fornisce istruzioni comprensibili per i lavoratori;o informa preliminarmente il lavoratore dei rischi dai quali il DPI lo

protegge;o rende disponibile nell’azienda ovvero unità produttiva informa-

zioni adeguate su ogni DPI;o stabilisce le procedure aziendali da seguire, al termine dell’utilizzo, per la riconsegna e il deposito dei DPI;o assicura una formazione adeguata e organizza, se necessario, uno speci! co addestramento circa l’uso corretto e l’utiliz-

zo pratico dei DPI.

I lavoratori invece devono rispettare i seguenti obblighi:• si sottopongono al programma di formazione e addestramento organizzato dal datore di lavoro

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• utilizzano i DPI messi a loro disposizione conformemente all’informazione e alla formazione ricevute e all’addestramento eventualmente organizzato ed espletato.

• provvedono alla cura dei DPI messi a loro disposizione;• non vi apportano modi! che di propria iniziativa.• al termine dell’utilizzo i lavoratori seguono le procedure aziendali in materia di riconsegna dei DPI.• segnalano immediatamente al datore di lavoro o al dirigente o al preposto qualsiasi difetto o inconveniente da essi rilevato

nei DPI messi a loro disposizione.

Esempio di Utilizzo di DPI

Protezione DPI

Testa

Mani

Piedi

Protezione contro la caduta dall’alto

Vie respiratorie

Udito

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3.7 La Sorveglianza Sanitaria

La sorveglianza sanitaria è e+ ettuata dal medico competente nei casi previsti dalla normativa vigente, qualora il lavoratore ne fac-cia richiesta e la stessa sia ritenuta dal medico competente corre-lata ai rischi lavorativi.

La sorveglianza sanitaria comprende:a) visita medica preventiva intesa a constatare l’assenza

di controindicazioni al lavoro cui il lavoratore è desti-nato al ! ne di valutare la sua idoneità alla mansione speci! ca;

b) visita medica periodica per controllare lo stato di sa-lute dei lavoratori ed esprimere il giudizio di idoneità alla mansione speci! ca. La periodicità di tali accerta-menti, qualora non prevista dalla relativa normativa, viene stabilita, di norma, in una volta l’anno.

c) visita medica su richiesta del lavoratore, qualora sia ritenuta dal medico competente correlata ai rischi professionali o alle sue condizioni di salute, suscettibili di peggioramento a causa dell’attività lavorativa svolta, al ! ne di esprime-re il giudizio di idoneità alla mansione speci! ca;

d) visita medica in occasione del cambio della mansione onde veri! care l’idoneità alla mansione speci! ca;e) visita medica alla cessazione del rapporto di lavoro nei casi previsti dalla normativa vigente;f) visita medica preventiva in fase preassuntiva;g) visita medica precedente alla ripresa del lavoro, a seguito di assenza per motivi di salute di durata superiore ai ses-

santa giorni continuativi, al ! ne di veri! care l’idoneità alla mansione.”.

Gli esiti della visita medica devono essere allegati alla cartella sanitaria e di rischio il medico competente esprime il proprio giudizio per iscritto dando copia del giudizio medesimo al lavoratore e al datore di lavoro.

3.8 La gestione dell’emergenza: cenni

Il datore di lavoro adotta le misure necessarie per la sicurezza e la salute dei lavoratori, e in particolare:• designa preventivamente i lavoratori incaricati dell’attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antin-

cendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave e immediato, di salvataggio, di pronto soccorso e, comunque, di gestione dell’emergenza

• organizza i necessari rapporti con i servizi pubblici competenti in materia di pronto soccorso, salvataggio, lotta antincendio e gestione dell’emergenza;

Gli addetti alla gestione dell’emergenza devono essere formati in materia di:• Prevenzione Incendi;• Primo soccorso;• Corretta Gestione dell’emergenza;• Procedure da seguire in caso di emergenza

I lavoratori incaricati della prevenzione e lotta antincendio e primo soccorso devono seguire adeguati corsi di formazione ed addestramento la cui durata dipende dalla tipologia di attività.In i luoghi di lavoro , è fondamentale che venga stilato un Piano di Emergenza, che consideri le varie possibili situazione di emergenza. In caso di emergenza è necessario che tutti sappiano cosa fare e non fare. Le procedure di allarme e di comporta-mento devono essere ben de! nite, conosciute da tutti e veri! cate mediante l’e+ ettuazione di prove di evacuazione

E’ importante anche avere un registro delle veri! che aggiornato e sul quale annotare regolarmente la manutenzione periodica e programmata su impianti e attrezzature.

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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Alcune misure di prevenzione importanti per ridurre il rischio:

• Installazione di impianti e dispositivi di rivelazione fumi, ! amme, scintille e gas in! ammabili, in grado di inviare al-larmi e comandare attivazioni di impianti di spegnimento automatici.

• Installazione un adeguato numero di estintori portatili. • Ventilazione naturale o arti! ciale degli ambienti dove si possono accumulare gas o vapori in! ammabili.• Installazione di impianti di spegnimento automatici (Ove necessario), • Realizzazione di apposita rete idrica antincendio sul perimetro esterno dei fabbricati .• Realizzazione di porte, portoni, corridoi, scale, rampe, ecc. adeguate per numero, dimensioni e distribuzione.• Installazione di sistemi e dispositivi automatici per l’evacuazione dei fumi e del calore in caso d’incendio • Compartimentazione di reparti “critici” con pareti aventi grado di resistenza al fuoco adeguato.• Formazione e addestramento degli addetti alla prevenzione e lotta antincendio.• deposito ed utilizzo di materiali in! ammabili e facilmente combustibili in misura limitata e in ambienti adeguati;• utilizzo attento di fonti di calore;• impianti ed apparecchi elettrici conformi ed utilizzati correttamente;• divieto di fumo;• utilizzazione di materiali incombustibili • adozione di adeguata segnaletica di sicurezza

E alcuni contenuti essenziali del piano di emergenza.• De! nizione del sistema di allarme;• Individuazione dei ruoli (coordinatore unico, squadre di addetti alle emergenza)• De! nizione delle mansioni (attività che ogni addetto deve svolgere)• Modalità comportamentali per gli addetti e per tutti i presenti

UN BUON PIANO DI EMERGENZA DEVE ESSERE SEMPLICE, SINTETICO E APPLICABILE

3.9 Esempio di rischi in un comparto produttivo: Edilizia

Il settore delle costruzioni rappresenta uno dei comparti più a rischio dal punto di vista della sicurezza.

All’interno di un cantiere esistono numerose attività e lavorazioni che espongono i lavoratori a rischi molto elevati e per que-sto motivo all’interno del D.Leg.vo 81/2008 è presente un intera sezione (Titolo IV) dedicata al settore dei cantieri edili. Vi sono adempimenti molto impegnativi che impongono ai datori di lavoro delle imprese , come anche ai soggetti committenti, un’attenzione costante e l’attuazione di azioni speci! che che tengono conto del fatto che si tratta di un settore ad alto rischio.

Di seguito sono indicati fra gli adempimenti più rilevanti e una tabella con l’indicazione di alcuni rischi fra i più rilevanti che derivano sia dalla tipologia di lavoro (ad esempio lavoro in altezza) sia dall’utilizzo di macchine e attrezzature pericolose.

All’interno dei cantieri, come si vedrà di seguito, occorre predisporre un ulteriore documento che si chiama “Piano di Sicurez-za” e che deve contenere tutte le misure di prevenzione per gestire la sicurezza all’interno di un cantiere .

In sintesi, all’interno di un cantiere edile in cui lavorano più imprese, il committente deve procedere come segue:

- Nominare un coordinatore per la sicurezza in fase di progettazione che deve elaborare il “Piano di Sicurezza e Coordi-namento”

- Nominare un coordinatore per la sicurezza in fase di esecuzione che si occupa di far rispettare il piano di sicurezza all’impresa e di garantire che il cantiere si svolga correttamente dal punto di vista della sicurezza facendo in modo che i lavoratori abbiano anche un comportamento adeguato e attenendosi a quanto previsto dalle norme;

- Veri! care che l’impresa che esegue i lavori abbia i requisiti per poter svolgere l’attività all’interno del cantiere;- L’impresa dovrà inoltre elaborare un proprio piano di sicurezza che prende il nome di “Piano Operativo di Sicurezza”

che è complementare al piano di sicurezza e coordinamento.

Esiste inoltre una ulteriore ! gura “garante” che deve accertarsi che ognuno svolga con attenzione quanto a proprio carico che si chiama Responsabile dei Lavori. Deve attuare un supervisione su tutti i soggetti in maniera tale che tutto si svolga nel rispetto della Normativa.

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PRINCIPALI ADEMPIMENTI IN UN CANTIERE EDILE CON MISURE DA ADOTTARE

Logistica del cantiere

durante i lavori deve essere assicurata nei cantieri la viabilità delle persone e dei veicoli.

Il cantiere, in relazione al tipo di lavori e+ ettuati, deve essere dotato di recinzione avente caratteristiche idonee ad impedire l’accesso agli estranei alle lavorazioni.

Il transito sotto ponti sospesi, ponti a sbalzo, scale aeree e simili deve essere impedito con barriere o protetto con l’adozione di misure o cautele adeguate.

Lavori in quota e ponteggi

• Il datore di lavoro, nei casi in cui i lavori temporanei in quota non possono essere eseguiti in condizioni di sicurezza e in condizioni ergonomiche adeguate a partire da un luogo adatto allo scopo, sce-glie le attrezzature di lavoro più idonee a garantire e mantenere con-dizioni di lavoro sicure, in conformità ai seguenti criteri:

o priorità alle misure di protezione collettiva (ponteggi) rispetto alle misure di protezione individuale;o dimensioni delle attrezzature di lavoro confacenti alla natura dei lavori da eseguire, alle sollecitazioni prevedibili e ad una circolazione priva di rischi.

• Il datore di lavoro sceglie il tipo più idoneo di sistema di accesso ai posti di lavoro temporanei in quota in rapporto alla frequenza di cir-colazione, al dislivello e alla durata dell’impiego. Il sistema di accesso adottato deve consentire l’evacuazione in caso di pericolo imminente. Il passaggio da un sistema di accesso a piattaforme, impalcati, passerelle e viceversa non deve comportare rischi ulte-riori di caduta.

• i lavori temporanei in quota possono essere eseguiti soltanto se le condizioni meteorologiche non mettono in pericolo la sicurezza e la salute dei lavoratori.

• Il datore di lavoro dispone a$ nché sia vietato assumere e somministrare bevande alcoliche e superalcoliche ai lavoratori addetti ai lavori in quota

• Nei lavori che sono eseguiti ad un’altezza superiore ai m 2 devono essere adottate, seguendo lo sviluppo dei lavori stessi, adeguate im-palcature o ponteggi o idonee opere provvisionali o comunque pre-cauzioni atte ad eliminare i pericoli di caduta di persone e di cose.

• ll montaggio e lo smontaggio delle opere provvisionali devono es-sere eseguiti sotto la diretta sorveglianza di un preposto ai lavori.

• Sopra i ponti di servizio e sulle impalcature in genere è vietato qual-siasi deposito, eccettuato quello temporaneo dei materiali ed attrez-zi necessari ai lavori.

• Il peso dei materiali e delle persone deve essere sempre inferiore a quello che è consentito dalla resistenza strutturale del ponteggio; lo spazio occupato dai materiali deve consentire i movimenti e le manovre necessarie per l’andamento del lavoro.

• Il piede dei montanti deve essere solidamente assicurato alla base di appoggio o di in! ssione in modo che sia impedito ogni cedimento in senso verticale ed orizzontale.

• L’altezza dei montanti deve superare di almeno m 1,20 l’ultimo im-palcato; dalla parte interna dei montanti devono essere applicati correnti e tavola fermapiede a protezione esclusivamente dei lavo-ratori che operano sull’ultimo impalcato”.

• Il ponteggio deve essere e$ cacemente ancorato alla costruzione al-meno in corrispondenza ad ogni due piani di ponteggio e ad ogni due montanti, con disposizione di ancoraggi a rombo o di pari ef-! cacia.

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• Gli impalcati e ponti di servizio, le passerelle, le andatoie, che siano posti ad un’altezza maggiore di 2 metri, devono essere provvisti su tutti i lati verso il vuoto di robusto parapetto e in buono stato di conservazione.

• Gli impalcati e ponti di servizio devono avere un sottoponte di sicurezza, costruito come il ponte, a distanza non supe-riore a m 2,50.

• In corrispondenza ai luoghi di transito o stazionamento deve essere sistemato, all’altezza del solaio di copertura del pia-no terreno, un impalcato di sicurezza (mantovana) a protezione contro la caduta di materiali dall’alto. Tale protezione può essere sostituita con una chiusura continua in graticci sul fronte del ponteggio, qualora presenti le stesse garanzie di sicurezza, o con la segregazione dell’area sottostante.

• I ponteggi di altezza superiore a 20 metri e quelli per i quali nella relazione di calcolo non sono disponibili le speci! che con! gurazioni strutturali utilizzate con i relativi schemi di impiego, nonché le altre opere provvisionali, costituite da elementi metallici o non, oppure di notevole importanza e complessità in rapporto alle loro dimensioni ed ai sovracca-richi, devono essere eretti in base ad un progetto comprendente un calcolo di resistenza e stabilità eseguito secondo le istruzioni approvate nell’autorizzazione ministeriale, un disegno esecutivo.

• Il datore di lavoro assicura che:

• lo scivolamento degli elementi di appoggio di un ponteggio è impedito tramite ! ssaggio su una super! cie di appoggio, o con un dispositivo antiscivolo, oppure con qualsiasi altra soluzione di e$ cacia equivalente;

• i piani di posa dei predetti elementi di appoggio hanno una capacità portante su$ ciente;

• il ponteggio è stabile;

• le dimensioni, la forma e la disposizione degli impalcati di un ponteggio sono idonee alla natura del lavoro da eseguire, adeguate ai carichi da sopportare e tali da consentire un’esecuzione dei lavori e una circolazione sicure;

• il montaggio degli impalcati dei ponteggi è tale da impedire lo spostamento degli elementi componenti durante l’uso, nonché la presenza di spazi vuoti pericolosi fra gli elementi che costituiscono gli impalcati e i dispositivi verticali di protezione collettiva contro le cadute.

• E consentito un distacco delle tavole del piano di calpestio dalla muratura non superiore a “20“ centimetri.

• E fatto divieto di gettare dall’alto gli elementi del ponteggio.

• E fatto divieto di salire e scendere lungo i montanti.

• Le aperture lasciate nei solai o nelle piattaforme di lavoro devono essere circondate da normale parapetto e da tavola fermapiede oppure devono essere coperte con tavolato solidamente ! ssato e di resistenza non inferiore a quella del piano di calpestio dei ponti di servizio.

• Le aperture nei muri prospicienti il vuoto o vani che abbiano una profondità superiore a m 0,50 devono essere munite di normale parapetto e tavole fermapiede oppure essere convenientemente sbarrate in modo da impedire la caduta di persone.

Insegnare sicurezza 17-18 anni 81

La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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La sicurezza sul lavoro parte dai banchi di scuola

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Scale• Le scale ! sse a gradini, destinate al normale accesso agli ambienti di lavoro, devono essere costruite e mantenute in

modo da resistere ai carichi massimi derivanti da a+ ollamento per situazioni di emergenza. I gradini devono avere pedata e alzata dimensionate a regola d’arte e larghezza adeguata alle esigenze del transito. Dette scale ed i relativi pia-nerottoli devono essere provvisti, sui lati aperti, di parapetto normale o di altra difesa equivalente. Le rampe delimitate da due pareti devono essere munite di almeno un corrimano.

• Le scale semplici portatili (a mano) devono essere costruite con materiale adatto alle condizioni di impiego, devono essere su$ cientemente resistenti nell’insieme e nei singoli elementi e devono avere dimensioni appropriate al loro uso. Dette scale, se di legno, devono avere i pioli ! ssati ai montanti mediante incastro. I pioli devono essere privi di nodi. Tali pioli devono essere trattenuti con tiranti in ferro applicati sotto i due pioli estremi; nelle scale lunghe più di 4 metri deve essere applicato anche un tirante intermedio. E’ vietato l’uso di scale che presentino listelli di legno chiodati sui montanti al posto dei pioli rotti. Esse devono inoltre essere provviste di: a) dispositivi antisdrucciolevoli alle estremità inferiori dei due montanti; b) ganci di trattenuta o appoggi antisdrucciolevoli alle estremità superiori, quando sia ne-cessario per assicurare la stabilità della scala.

• Quando l’uso delle scale, per la loro altezza o per altre cause, comporti pericolo di sbandamento, esse devono essere adeguatamente assicurate o trattenute al piede da altra persona.

o Il datore di lavoro assicura che le scale a pioli siano sistemate in modo da garantire la loro stabilità durante l’impiego e secondo i seguenti criteri:

o le scale a pioli portatili devono poggiare su un supporto stabile, resistente, di dimensioni adeguate e immobile, in modo da garantire la posizione orizzontale dei pioli;

o le scale a pioli sospese devono essere agganciate in modo sicuro e, ad eccezione delle scale a funi, in maniera tale da evitare spostamenti e qualsiasi movimento di oscillazione;

o lo scivolamento del piede delle scale a pioli portatili, durante il loro uso, deve essere impedito con ! ssaggio della parte superiore o inferiore dei montanti, o con qualsiasi dispositivo antiscivolo, o ricorrendo a qualsiasi altra soluzione di e$ cacia equivalente;

o le scale a pioli usate per l’accesso devono essere tali da sporgere a su$ cienza oltre il livello di accesso, a meno che altri dispositivi garantiscono una presa sicura;

o le scale a pioli composte da più elementi innestabili o a s! lo devono essere utilizzate in modo da assicurare il fermo reciproco dei vari elementi;

o le scale a pioli mobili devono essere ! ssate stabilmente prima di accedervi.

• Il datore di lavoro assicura che le scale a pioli siano utilizzate in modo da consentire ai lavoratori di disporre in qual-siasi momento di un appoggio e di una presa sicuri. In particolare il trasporto a mano di pesi su una scala a pioli non deve precludere una presa sicura.

• Per l’uso delle scale portatili composte di due o più elementi innestati (tipo all’italiana o simili), oltre quanto prescritto nel comma 3, si devono osservare le seguenti disposizioni:

o la lunghezza della scala in opera non deve superare i 15 metri, salvo particolari esigenze, nel qual caso le estremità superiori dei montanti devono essere assicurate a parti ! sse;

o le scale in opera lunghe più di 8 metri devono essere munite di rompitratta per ridurre la freccia di in@ essione;

o nessun lavoratore deve trovarsi sulla scala quando se ne e+ ettua lo spostamento laterale;

o durante l’esecuzione dei lavori, una persona deve esercitare da terra una continua vigilanza della scala.

o Le scale doppie non devono superare l’altezza di m 5 e devono essere provviste di catena di adeguata resistenza o di altro dispositivo che impedisca l’apertura della scala oltre il limite prestabilito di sicurezza.

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Protezione dei posti di lavoro

1.Quando nelle immediate vicinanze dei ponteggi o del posto di cari-camento e sollevamento dei materiali vengono impastati calcestruzzi e malte o eseguite altre operazioni a carattere continuativo il posto di la-voro deve essere protetto da un solido impalcato sovrastante, contro la caduta di materiali.

2. Il posto di carico e di manovra degli argani a terra deve essere delimi-tato con barriera per impedire la permanenza ed il transito sotto i carichi.

3. Nei lavori che possono dar luogo a proiezione di schegge, come quelli di spaccatura o scalpellatura di blocchi o pietre e simili, devono essere predisposti e$ caci mezzi di protezione a difesa sia delle persone direttamente addette a tali lavori sia di coloro che sostano o transitano in vicinanza. Tali misure non sono richieste per i lavori di normale adattamento di pietrame nella costruzione di muratura comune.

Sistemi di protezione contro le cadute dall’alto

Nei lavori in quota qualora non siano state attuate misure di protezione collettiva è necessario che i lavoratori utilizzino idonei sistemi di protezione “idonei per l’uso speci! co” composti da diversi elementi, non necessariamente presenti contemporane-amente “conformi alle norme tecniche,” quali i seguenti:

c) dispositivo di ancoraggio;

d) cordini;

e) dispositivi retrattili;

f) guide o linee vita;

h) imbracature.

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Lavori in prossimità di parti attive

Quando occorre e+ ettuare” lavori in prossimità di linee elettriche o di im-

pianti elettrici con parti attive non protette o che per circostanze parti-

colari si debbano ritenere non su$ cientemente protette, ferme restando

le norme di buona tecnica, si deve rispettare almeno una delle seguenti

precauzioni:

a) mettere fuori tensione ed in sicurezza le parti attive per tutta la durata

dei lavori;

b) posizionare ostacoli rigidi che impediscano l’avvicinamento alle parti attive;

c) tenere in permanenza, persone, macchine operatrici, apparecchi di sollevamento, ponteggi ed ogni

altra attrezzatura a distanza di sicurezza.

La distanza di sicurezza deve essere tale che non possano avvenire contatti diretti o scariche pericolose

per le persone tenendo conto del tipo di lavoro, delle attrezzature usate e delle tensioni presenti

Scavi e Fondazioni

• Nei lavori di splateamento o sbancamento se previsto l’accesso di lavoratori,”, le pareti delle fronti di attacco devono

avere una inclinazione o un tracciato tali, in relazione alla natura del terreno, da impedire franamenti. Quando la

parete del fronte di attacco supera l’altezza di m 1,50, è vietato il sistema di scavo manuale per scalzamento alla base e

conseguente franamento della parete.

• Quando per la particolare natura del terreno o per causa di piogge, di in! ltrazione, di gelo o disgelo, o per altri motivi,

siano da temere frane o scoscendimenti, deve essere provveduto all’armatura o al consolidamento del terreno.

• Nei lavori di escavazione con mezzi meccanici deve essere vietata la presenza degli operai nel campo di azione dell’e-

scavatore e sul ciglio del fronte di attacco.

• Il posto di manovra dell’addetto all’escavatore, quando questo non sia munito di cabina metallica, deve essere protetto

con solido riparo.

• Ai lavoratori deve essere fatto esplicito divieto di avvicinarsi alla base della parete di attacco e, in quanto necessario in

relazione all’altezza dello scavo o alle condizioni di accessibilità del ciglio della platea superiore, la zona superiore di

pericolo deve essere almeno delimitata mediante opportune segnalazioni spostabili col proseguire dello scavo.

• Nei lavori in pozzi di fondazione profondi oltre 3 metri deve essere disposto, a protezione degli operai addetti allo

scavo ed all’asportazione del materiale scavato, un robusto impalcato con apertura per il passaggio della benna.

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Pozzi, scavi e cunicoli

• Nello scavo di pozzi e di trincee profondi piu’ di m 1,50, quando la consistenza

del terreno non dia su$ ciente garanzia di stabilita’, anche in relazione alla pen-

denza delle pareti, si deve provvedere, man mano che procede lo scavo, alla ap-

plicazione delle necessarie armature di sostegno.

• Nei pozzi e nei cunicoli deve essere prevista una adeguata assistenza all’esterno e

le loro dimensioni devono essere tali da permettere il recupero di un lavoratore

infortunato privo di sensi.

• Le tavole di rivestimento delle pareti devono sporgere dai bordi degli scavi di

almeno 30 centimetri.

• Nello scavo dei cunicoli, a meno che si tratti di roccia che non presenti pericolo

di distacchi, devono predisporsi idonee armature per evitare franamenti della

volta e delle pareti. Dette armature devono essere applicate man mano che procede il lavoro di avanzamento; la loro

rimozione puo’ essere e+ ettuata in relazione al progredire del rivestimento in muratura.

• Idonee armature e precauzioni devono essere adottate nelle sottomurazioni e quando in vicinanza dei relativi scavi vi

siano fabbriche o manufatti le cui fondazioni possano essere scoperte o indebolite dagli scavi.

• Nella in! ssione di pali di fondazione devono essere adottate misure e precauzioni per evitare che gli scuotimenti del

terreno producano lesioni o danni alle opere vicine con pericolo per i lavoratori

• Nei lavori in pozzi di fondazione profondi oltre 3 metri deve essere disposto, a protezione degli operai addetti allo

scavo ed all’asportazione del materiale scavato, un robusto impalcato con apertura per il passaggio della benna.

• Nei pozzi e nei cunicoli deve essere prevista una adeguata assistenza all’esterno e le loro dimensioni devono essere tali

da permettere il recupero di un lavoratore infortunato privo di sensi.

• E’ vietato costituire depositi di materiali presso il ciglio degli scavi. Qualora tali depositi siano necessari per le condi-

zioni del lavoro, si deve provvedere alle necessarie puntellature.

• Quando si eseguono lavori entro pozzi, fogne, cunicoli, camini e fosse in genere, devono essere adottate idonee mi-

sure contro i pericoli derivanti dalla presenza di gas o vapori tossici, as! ssianti, in! ammabili o esplosivi, specie in

rapporto alla natura geologica del terreno o alla vicinanza di fabbriche, depositi, ra$ nerie, stazioni di compressione

e di decompressione, metanodotti e condutture di gas, che possono dar luogo ad in! ltrazione di sostanze pericolose.

• Quando sia accertata o sia da temere la presenza di gas tossici, as! ssianti o la irrespirabilità dell’aria ambiente e non

sia possibile assicurare una e$ ciente aerazione ed una completa boni! ca, i lavoratori devono essere provvisti di idonei

dispositivi di protezione individuale delle vie respiratore, ed essere muniti di idonei dispositivi di protezione indivi-

duale collegati ad un idoneo sistema di salvataggio, che deve essere tenuto all’esterno dal personale addetto alla sor-

veglianza. Questo deve mantenersi in continuo collegamento con gli operai all’interno ed essere in grado di sollevare

prontamente all’esterno il lavoratore colpito dai gas.

• Possono essere adoperate le maschere respiratorie, in luogo di autorespiratori, solo quando, accertate la natura e la

concentrazione dei gas o vapori nocivi o as! ssianti, esse o+ rano garanzia di sicurezza e semprechè sia assicurata una

e$ cace e continua aerazione.

• Quando si sia accertata la presenza di gas in! ammabili o esplosivi, deve provvedersi alla boni! ca dell’ambiente me-

diante idonea ventilazione; deve inoltre vietarsi, anche dopo la boni! ca, se siano da temere emanazioni di gas perico-

losi, l’uso di apparecchi a ! amma, di corpi incandescenti e di apparecchi comunque suscettibili di provocare ! amme

o surriscaldamenti atti ad incendiare il gas.

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Demolizioni

• I lavori di demolizione devono procedere con cautela e con ordine, devono essere eseguiti sotto la sorveglianza di un

preposto e condotti in maniera da non pregiudicare la stabilità delle strutture portanti o di collegamento e di quelle

eventuali adiacenti.

• La successione dei lavori deve risultare da apposito programma contenuto nel POS, tenendo conto di quanto indicato

nel PSC, ove previsto, che deve essere tenuto a disposizione degli organi di vigilanza.

• La demolizione dei muri e+ ettuata con attrezzature manuali deve essere fatta servendosi di ponti di servizio indipen-

denti dall’opera in demolizione.

• E’ vietato lavorare e fare lavorare gli operai sui muri in demolizione.

• Il materiale di demolizione non deve essere gettato dall’alto, ma deve essere trasportato oppure convogliato in appositi

canali, il cui estremo inferiore non deve risultare ad altezza maggiore di due metri dal livello del piano di raccolta.

• I canali suddetti devono essere costruiti in modo che ogni tronco imbocchi nel tronco successivo; gli eventuali raccor-

di devono essere adeguatamente rinforzati.

• Durante i lavori di demolizione si deve provvedere a ridurre il sollevamento della polvere, irrorando con acqua le

murature ed i materiali di risulta.

• Nella zona sottostante la demolizione deve essere vietata la sosta ed il transito, delimitando la zona stessa con appositi

sbarramenti

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COMANDO PROVINCIALE DI BOLOGNA

Comune di Valsamoggia

con il patrocinio e la collaborazione di:

Comune di Castelmaggiore