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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXX - N. 2 - 14 gennaio 2016 PAG. 2 Una manovra da 35 miliardi LA LEGGE DI STABILITA’ NON RISOLVE IL PROBLEMA DELLA POVERTA’ E DELLA DISOCCUPAZIONE Acqua fresca per il Mezzogiorno. Mance elettorali su casa, cultura e sicurezza. Beffati i lavoratori pubblici, sgravi per le imprese TAGLI ALLA SANITÀ E ALLE REGIONI Passa la Rai di Renzi Pieni poteri all’amministratore delegato al servizio del governo BONUS ELETTORALE DI RENZI AI DICIOTTENNI I GIOVANI DEVONO POTER USUFRUIRE GRATUITAMENTE DELLA CULTURA E DELLO SPORT Approvato il Collegato Ambientale alla Legge di Stabilità 2016 PER L’AMBIENTE, ANCORA FUMO NEGLI OCCHI Nessuna certezza di finanziamento per il riciclo né tagli alle fonti fossili. Nella Legge non c’è traccia di misure anti-smog per le città ma arrivano sostanziosi incentivi per grandi impianti a biomasse Nuovo processo per i medici accusati di omicidio colposo di Cucchi Indagati cinque carabinieri accusati di aver pestato il giovane romano Compromesso storico tra Obama e Putin L’ONU VARA UN PIANO PER STABILIZZARE LA SIRIA CONTRO L’IS La Nato invia aerei e navi per difendere la Turchia PROTETTO DA UNA MISSIONE MILITARE ONU A GUIDA DELL’IMPERIALISMO ITALIANO Governo di unità nazionale in Libia per combattere l’IS Renzi al premier libico designato Serraj: Pronti a intervenire in Libia contro l’IS L’odiosa soluzione adottata dai nuovi padroni “per far quadrare i conti” IL PMLI CONDANNA I LICENZIAMENTI ALLA CAREMAR DI ISCHIA Solidarietà ai lavoratori in lotta COMUNICATO CONGIUNTO PRC, PMLI E GRUPPO NO TAV Lavoriamo per la costruzione di un Comitato Antifascista Permanente a Biella No alle ronde fasciste di Forza Nuova NON È ADESSO IL MOMENTO DI CREARE IL SINDACATO DAL BASSO PROPOSTO DAL PMLI? DIALOGO LETTORI Questa rubrica è aperta a tutti i lettori de Il Bolscevico, con l’esclu- sione dei fascisti. Può essere sollevata qualsiasi questione inerente la linea politica del PMLI e la vita e le lotte delle masse. Le lettere non devono superare le 50 righe dattiloscritte, 3000 battute spazi inclusi. Ennesima rapina ai danni del popolo SBLOCCATI 45,5 MILIONI DI FINANZIAMENTO AI PARTITI PARLAMENTARI Tutte le cosche parlamentari, eccetto M5S, votano il ddl presentato dall’ex tesoriere di SEL PAG. 3 PAG. 5 PAG. 14 PAG. 12 PAG. 6 PAG. 9 PAG. 11 PAG. 14 PAG. 3 PAG. 4

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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XXXX - N. 2 - 14 gennaio 2016

PAG. 2

Una manovra da 35 miliardi

La Legge di stabiLita’ non risoLve iL probLema deLLa poverta’

e deLLa disoccupazione Acqua fresca per il Mezzogiorno. Mance elettorali su casa, cultura e sicurezza. Beffati i lavoratori pubblici, sgravi per le imprese

TAgli AllA sAniTà e Alle regioni

Passa la Rai di Renzi Pieni poteri all’amministratore delegato

al servizio del governo

BonUs elettoRAle di Renzi Ai diciottenni

i giovani devono poter usufruire gratuitamente

deLLa cuLtura e deLLo sport

Approvato il collegato Ambientale alla legge di stabilità 2016

per L’ambiente, ancora fumo negLi occhi

Nessuna certezza di finanziamento per il riciclo né tagli alle fonti fossili. Nella legge non c’è traccia di misure anti-smog per le città ma arrivano sostanziosi

incentivi per grandi impianti a biomasse

nuovo processo per i medici

accusati di omicidio colposo di cucchi

indagati cinque carabinieri accusati di aver pestato il giovane romano

compromesso storico tra obama e Putin

L’onu vara un piano per stabiLizzare La siria contro L’is

la nato invia aerei e navi per difendere la Turchia

PRotetto dA UnA missione militARe onU A GUidA dell’imPeRiAlismo itAliAno

Governo di unità nazionale in libia per combattere l’is

renzi al premier libico designato serraj: Pronti a intervenire in libia contro l’is

l’odiosa soluzione adottata dai nuovi padroni “per far quadrare i conti”

il Pmli condAnnA i licenziAmenti AllA cARemAR

di ischiAsolidarietà ai lavoratori in lotta

comUnicAto conGiUnto PRc, Pmli e GRUPPo no tAV

lavoriamo per la costruzione di un comitato Antifascista

Permanente a Biellano alle ronde fasciste di Forza nuova

non è Adesso il MoMenTo di creAre il sindAcATo dAl BAsso

ProPosTo dAl PMli?

DIALOGO LETTORI Questa rubrica è aperta a tutti i lettori de Il Bolscevico, con l’esclu-sione dei fascisti. Può essere sollevata qualsiasi questione inerente la linea politica del PMLI e la vita e le lotte delle masse. Le lettere non devono superare le 50 righe dattiloscritte, 3000 battute spazi inclusi.

ennesima rapina ai danni del popolo

sbLoccati 45,5 miLioni di finanziamento ai partiti parLamentariTutte le cosche parlamentari, eccetto M5s, votano il ddl presentato dall’ex tesoriere di sel

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2 il bolscevico / legge di stabilità 2016 N. 2 - 14 gennaio 2016

Una manovra da 35 miliardi

La Legge di stabiLita’ non risoLve iL probLema deLLa poverta’

e deLLa disoccUpazione Il 22 dicembre il Senato ha ap-

provato in via definitiva la legge di Stabilità 2016, manco a dirlo col solito sistema del voto di fiducia su un unico maxiemendamento del governo comprendente tutte le modifiche approvate alla Camera, così da evitare il voto articolo per articolo. Le modifiche apportate attraverso emendamenti al testo originale varato due mesi prima dal governo consistono in gran parte di misure marchetta per soddisfare, secondo la vecchia e sperimentata logica democristia-na dell’“assalto alla diligenza”, gli appetiti degli scherani del gover-no e delle cosche parlamentari e relative clientele.

Ma soprattutto consistono di altre mance elettorali, come quella da 2,6 miliardi sulla sicurezza e la cultura, che vanno ad aggiungersi e a rafforzare quelle già esistenti sull’abolizione della Tasi e la ri-duzione dell’Imu, sull’elevamento del limite per i pagamenti in con-tante da 1.000 a 3.000 euro e sui corposi sgravi fiscali per diversi miliardi alle imprese. Il che ha fatto salire il totale della manovra da 28,6 a 35,4 miliardi, finanziati per metà in deficit, aumentando dall’1,4% al 2,4% il rapporto de-ficit/pil e scontando un aumento del pil nel 2016 dell’1,6%, tutto da dimostrare. E per l’altra metà da tagli alla sanità e alle Regioni e alla Spending review sulla spe-sa statale, vale a dire tagli lineari alle risorse di tutti i ministeri, più qualche spicciolo dal condono agli esportatori di capitale (“vo-luntary disclosure”) e dai gestori delle sale giochi.

Un robin Hood per i ricchi

Quello del nuovo duce Renzi è un gioco dei bussolotti, col quale punta da una parte a rastrellare a man bassa voti a destra con una politica fiscale di mance eletto-rali ai più abbienti, agli evasori, alle imprese, alle scuole private, alle “forze dell’ordine” e ai diciot-tenni al primo voto, e dall’altra prendendo le risorse dalla sanità, dalle Regioni, dalla spesa statale per i servizi pubblici sociali e assi-stenziali, ossia facendone pagare il conto ai lavoratori e alle masse popolari più povere e disagiate, come un Robin Hood alla rove-scia. Uno sporco gioco di cui fa parte integrante anche il rinvio al 2017 della stangata da 16,8 miliardi di aumenti delle aliquote Iva e delle accise e di taglio del-le detrazioni fiscali (per lavoratori dipendenti, spese mediche, ecc.), già concordato con le autorità europee e che avrebbe dovuto scattare quest’anno, ma che re-sta sempre sospeso sulla testa delle masse. Anche perché non è scontato che la Commissione eu-ropea approvi tutte le furbate di Renzi sui conti della manovra.

A fronte di ciò la legge di Sta-bilità di Renzi non concede che briciole ai pensionati, agli eso-dati e ai poveri, e non dà pratica-mente nulla per il Mezzogiorno e i disoccupati, se non i crediti di imposta per chi investe al Sud e assume col Jobs Act senza tute-le, che servono solo ad arricchire i padroni senza creare vera occu-pazione. Proprio il giorno dopo l’approvazione della legge, l’Istat ha diffuso i dati sull’occupazio-

ne che denunciano un aumento record dei contratti a termine, schizzati nel terzo trimestre 2015 al massimo storico di 2 milioni e 560 mila. E secondo uno studio di tre economisti italiani, tra gen-naio e ottobre 2015 l’incidenza dei contratti a tempo determinato sul totale è salita, mentre è scesa corrispondentemente quella dei contratti a tempo indeterminato. E questo nonostante le vanterie di Renzi sull’efficacia del Jobs Act, tanto che nel raffronto tra il terzo trimestre 2015 e quello 2014 il saldo tra gli aumenti di dipendenti a tempo determinato e indetermi-nato è di 130 mila unità a sfavore di quest’ultimo.

Che cosa aspettano le dire-zioni sindacali a proclamare uno sciopero generale nazionale di 8 ore con manifestazione a Roma sotto Palazzo Chigi per cacciare via Renzi e il suo governo neofa-scista, interventista, filopadrona-le, antioperaio e piduista?

misure marchetta“Chi parla di marchette ha no-

stalgia del passato, invece la Sta-bilità è un’inversione di marcia, è piena di notizie concrete, che le polemiche sulle banche hanno oscurato: giù le tasse e difesa dei più deboli”. Parola di Renzi. Ed eccole allora alcune delle misure marchetta inserite all’ultimo tuffo nel maxiemendamento del gover-no.

Aumentati di 23 milioni i finan-ziamenti alle scuole private, 3 in più del preventivato, che così sal-gono a 228 in totale. 4 milioni in più l’anno anche per le accademie non statali di belle arti e 1 milione per le scuole italiane non statali all’estero. Eliminata la supertassa sugli yacht di lusso sopra i 14 me-tri messa da Monti nel “salva Ita-lia” del 2011. Via anche il balzello previsto dal fisco per i contratti di compravendita dei calciatori. Ar-rivano poi 8mila euro di incentivo alla rottamazione dei camper e la moratoria per i contenziosi fi-scali ai concessionari privati delle spiagge demaniali. Salvato il Gran Premio di F1 a Monza, che sarà fi-nanziato dall’Aci in quanto “even-to sportivo di rilievo nazionale e internazionale”. Resa strutturale l’agevolazione Iva per i marine re-sort, equiparati ai campeggi.

E poi, a pioggia, 70 mila euro l’anno per tre anni per il museo della civiltà istriano-fiumano-dalmata, 500mila euro all’istitu-to Suor Orsola Benincasa e alla fondazione Pagliara di Napoli, ma anche al museo Maxxi di Roma. 10 milioni per il Comitato istituzio-nale paritetico per i problemi della minoranza slovena, 12 milioni per il comune di Campione d’Italia (“in considerazione delle parti-colari condizioni geo-politiche”), 10 milioni per la proroga della convenzione tra il ministero dello Sviluppo economico e Radio Ra-dicale, e così via. Passato anche un “emendamento Sisal”, che ri-duce il prelievo del ministero delle Finanze e aumenta il payout ai giochi che abbiano avuto un calo almeno del 15% annuo nell’ultimo

triennio, che secondo M5S è fatto apposta per il Superenalotto.

Approvato anche il fondo “umanitario” di 100 milioni per risarcire con un’elemosina i truf-fati delle quattro banche salvate dal governo, tra cui Banca Etruria in cui è coinvolta la famiglia del-la ministra Boschi. Sono invece saltate per eccesso di indecen-za altre proposte come la dero-ga dall’obbligo di Valutazione di Impatto Ambientale per il nuovo aeroporto di Firenze, deroga che avrebbe fatto molto comodo al trio Renzi-Nardella-Carrai; così come la proroga a tutto il 2016 del contratto della gestione del siste-ma di tracciabilità dei rifiuti Sistri alla Selex, società di Finmecca-nica gestita da un renziano doc. Stop anche al finanziamento di un milione per la fondazione Roma-Europa, gestita dalla moglie del deputato Pd Marco Causi.

tagli a sanità e regioni

Bloccato da due anni a 110 miliardi, nel 2016 il Fondo sani-tario sale a 111 miliardi, col che Renzi si vanta di averlo aumenta-to di un miliardo, mentre in realtà lo ha tagliato di ben 4 miliardi. In-fatti per l’anno prossimo il Fondo avrebbe dovuto aumentare a 115 miliardi, come stabilito dal patto per la salute. E siccome il Fondo dovrà restare fermo a 111 miliardi per tutto il prossimo triennio, e il bilancio delle Regioni è costituito per l’80% dalla spesa sanitaria, queste dovranno tagliare 3,9 mi-liardi nel 2017e altri 5,4 nel 2018, più 1 miliardo a carico delle Re-gioni a statuto speciale.

Non ci saranno le 6.000 as-sunzioni per far fronte alla sen-tenza della corte europea contro i turni di lavoro massacranti negli ospedali italiani, che pure il mini-stro Lorenzin aveva promesso per scongiurare il recente sciopero nella sanità, manco a dirlo repe-rendo i soldi dallo stesso fondo sanitario nazionale attraverso gli “efficientamenti”. Si ricorrerà in-vece a contratti flessibili fino a lu-glio, prorogabili fino a ottobre, in attesa di stabilire i bisogni effettivi

da coprire poi tramite un concor-so straordinario, ma solo per il 50% dei precari.

briciole a pensionati, esodati, poveri,

mezzogiornoInvece della vagheggiata pro-

messa dell’estensione degli 80 euro ai pensionati c’è solo l’ele-mosina dell’allargamento della no-tax area, portandola da 7.750 a 8.000 euro come per i lavoratori dipendenti, ma solo per gli ultra settantacinquenni. 4,1 milioni di pensionati avranno così 49 euro medi a testa l’anno: 4 euro in più al mese! La misura doveva scat-tare dal 2017, ma è stata anticipa-ta a quest’anno. Tanta generosità si spiega pensando che le risorse vengono prese dal fondo sociale per l’occupazione e la formazio-ne. In compenso ci sono tagli a patronati e Caf, anche se in misu-ra ridotta rispetto ai previsti 150 milioni.

Approvata anche la settima (e ultima) salvaguardia per gli eso-dati. Ma riguarda solo 26.300 persone, mentre la stessa Inps ne conta 49.500. Per Renzi e Poletti gli altri 23.200 non esistono.

Per il Mezzogiorno, poi, non c’è un bel nulla: a meno che non si voglia immaginare di equipara-re il misterioso “masterplan” per il Sud, promesso la scorsa estate da Renzi in risposta al disastroso rapporto Svimez, alla miserevole elemosina del credito di imposta per quattro anni alle aziende che investono in macchinari e impian-ti nel Meridione. O al prolunga-mento di un anno delle detrazioni fiscali piene per i contratti Jobs Act.

Per l’aiuto ai poveri è stata confermata la social card per le famiglie con almeno tre figli mino-ri ma, sorpresa, non consentirà di fare la spesa ma darà solo il diritto a sconti in negozi convenzionati.

beffati i dipendenti pubblici

Per il rinnovo dei contratti dei

3,2 milioni di dipendenti pubblici scaduti da 6 anni ci sono solo 200 milioni. Una mancia da 7,8 euro lordi a testa, meno di 5 euro netti! Con in più la beffa che con tale “aumento” chi già beneficiava del bonus di 80 euro potrebbe supe-rare la soglia massima e perderne il diritto.

In compenso c’è una nuova stretta sul turn over: fino a tutto il 2018 la spesa per l’assunzione di personale non dirigenziale a tempo indeterminato non potrà superare il 25% di quella soste-nuta per i dipendenti pensionati nell’anno precedente. Ai ministeri si chiede un “efficientamento” (leggi tagli lineari) da 3,7 miliardi, più 216 milioni nel 2016 e 700 nel biennio successivo di “risparmi” sugli acquisti centralizzati. La Spending review (ovvero i tagli alla spesa) ammonta in totale a 7,3 miliardi solo per il 2016.

Dopo la mobilitazione degli ultimi giorni e le proteste dei sin-dacati, i lavoratori delle Province incassano il ricollocamento in altri uffici pubblici di Comuni e Regio-ni per i primi due anni, ma poi, dal 2017, scatteranno le procedure di mobilità.

mance elettorali su tasi, imu, contante a

3.000 euroLa cancellazione della Tasi sul-

la prima casa toglie 3,5 miliardi di finanziamenti ai comuni, che non si sa ancora quando e come verranno rimborsati dal governo. Renzi la voleva cancellare anche per le abitazioni di lusso (dato che anche questi proprietari votano), ma dopo l’ondata di indignazione popolare che ne è seguita, ha de-ciso di mantenere la tassa su ca-stelli e ville di superlusso. In com-penso ha trovato lo stesso il modo di strizzare l’occhio all’elettorato più abbiente, che può godere di una riduzione del 50% dell’Imu (il governo voleva il 100%, ma non è passato) sulle seconde case se date in comodato a figli o paren-ti fino al secondo grado, anche nello stesso comune di residenza dove il proprietario possiede già

una prima casa. Possibile anche comprare la prima casa in lea-sing, come l’automobile.

Un altro segnale all’elettorato di destra Renzi l’ha lanciato am-miccando all’area dell’evasione e dell’elusione fiscale, con l’innal-zamento da 1.000 a 3.000 euro del limite per i pagamenti in con-tante. Vale anche per pagare gli affitti (rigorosamente in nero, ov-viamente), ma non per riscuotere le pensioni e per i money transfer (potrebbero servire ai “terrori-sti”). Per zittire le critiche ha poi fatto aggiungere nel maxiemen-damento la possibilità di pagare con bancomat e carte di credito anche i caffè e i parchimetri: sur-reale!

mance elettorali su sicurezza e cultura

Il piano demagogico-eletto-ralistico di Renzi per combattere il “terrorismo” attraverso nuovi stanziamenti per la sicurezza, la cultura e i giovani, aumenta da 2 a 2,6 miliardi. Saranno finanziati in deficit aumentando dal previ-sto 2,2% (già molto ottimistico) al 2,4% il rapporto deficit/pil, scon-tando un via libera da parte della Ue, ancora tutto da dimostrare, al pari di quello concesso alla Fran-cia per la lotta “antiterrorismo”. Di conseguenza il saldo da finanzia-re dell’intera legge sale dagli ini-ziali 28,6 miliardi a 35,4 miliardi.

Per la sicurezza è stato stan-ziato un miliardo, incluso il bonus da 80 euro al mese per gli appar-tenenti alle “forze dell’ordine” che superavano il tetto per averne già avuto diritto come dipendenti pubblici. Altre risorse sono desti-nate in particolare al settore della Difesa. Istituito anche il credito d’imposta (15 milioni) per favori-re l’acquisto da parte di cittadini di impianti di videosorveglianza elettronica.

Via libera anche al bonus elet-torale di 500 euro per i diciottenni (quelli che, guarda caso, votano per la prima volta) da spendere in libri, cinema, musei ecc., a cui si aggiungono 1.000 euro una tan-tum per l’acquisto di strumenti musicali per gli studenti dei con-servatori (si veda articolo a pag. 3), e la destinazione del 10% dei proventi della Siae ad attività per la promozione della “creatività dei giovani autori”.

generosi sgravi alle imprese

Saltata la riduzione dell’Ires per il 2016, rinviata al 2017 per-ché l’extra-deficit dello 0,2% è servito a Renzi per finanziare il più redditizio pacchetto elettorale “sicurezza-cultura”, le imprese si dovranno “accontentare” di in-cassare la cancellazione dell’Imu e dell’Irap agricola per 600 milio-ni, altri 500 milioni per l’Imu sui macchinari imbullonati, 831 milio-ni di sgravi per le assunzioni nel quadro del Jobs Act, 433 milioni per la detassazione dei premi di produttività e soprattutto 800 mi-lioni l’anno fino al 2023 di super-ammortamenti al 140% del valore degli investimenti: un’occasione ghiotta, tra l’altro, per occultare i falsi in bilancio. Ci sono infine 208 milioni di sconto fiscale di Irpef al 10% su salari derivanti da accordi aziendali legati alla produttività.

Acqua fresca per il Mezzogiorno. Mance elettorali su casa, cultura e sicurezza. Beffati i lavoratori pubblici, sgravi per le imprese TAgli AllA sAniTà e Alle regioni

Un’eloquente immagine dello sfascio della sanità di Renzi e Lorenzin

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N. 2 - 14 gennaio 2016 legge di stabilità 2016 / il bolscevico 3Bonus elettorale di renzi ai diciottenni

i giovani devono poter usufruire gratuitamente della cultura e dello sport

Renzi ha infilato nella legge di stabilità, approvata alla Camera lo scorso 20 dicembre, un bonus di 500 euro per partecipare ad “ini-ziative culturali e sportive”, da de-stinare a chi compirà 18 anni nel 2016. Il nuovo duce si gongola di avere rilanciato la cultura, ma la sua non è altro che una trovata pubblicitaria.

Innnazitutto, non si capisce per quale motivo i destinatari siano so-lamente i diciottenni: per stimolare l’interesse e l’accesso alla cultura, non serve forse un piano ben più organico, che coinvolga i giova-ni in generale? Inoltre, perché non operare delle oculate distinzioni di reddito, e quindi destinare più sol-

di a chi proviene da famiglie biso-gnose, togliendoli a quelle abbienti e ricche che non ne hanno alcun bi-sogno? Perché, infine, non interve-nire seriamente a favore dell’istru-zione pubblica, tagliare le tasse e destinarvi più fondi, al posto che demolirla e renderla sempre più costosa ed esclusiva, come è stato fatto con la “Buona scuola”? Per-ché, contestualmente, non raffor-zare le attività extracurriculari, che languono prive di fondi? Questo mentre è sempre più difficile per le famiglie povere acquistare il mate-riale didattico e i libri.

Inoltre non ha senso legare il “rilancio della cultura” alla “lot-ta al terrorismo” (ormai il mantra

di tutte le azioni del governo), la-sciando non troppo implicito che i combattenti islamici antimperiali-sti, anche all’interno dei Paesi im-perialisti, compiano i loro attacchi perché ignoranti e non in risposta alla guerra ultradecennale che de-vasta il Medioriente, oltre che in conseguenza delle politiche discri-minatorie e islamofobiche della maggior parte dei governi europei, compreso il nostro, ed al degrado delle periferie. Ma è qui che il go-verno smaschera il suo becero raz-zismo, perché non potranno bene-ficiare del bonus proprio i giovani nati o cresciuti in Italia figli di ge-nitori extracomunitari. Quindi una fetta notevolissima dei ragazzi

maghrebini, arabi, sudamericani, asiatici ecc. che affollano le clas-si italiane, resteranno totalmente esclusi. Il piddino Francesco Boc-cia, presidente della Commissione Bilancio della Camera, ha avuto la faccia tosta di ammettere candi-damente che “è mancato il corag-gio di estenderlo anche ai ragaz-zi stranieri residenti in Italia anche se nati altrove”, rimandando tutto a “prossimi provvedimenti”. Cioè alle calende.

Meglio che niente? In realtà no, perché dietro questo tappabu-chi che in realtà fa acqua da tutte le parti, il governo nasconde il fat-to che non sta prendendo assolu-tamente nessuna misura per risol-

vere veramente i problemi legati all’accesso all’istruzione ed alla cultura.

Renzi pensa di poter andare avanti a elemosine e paghette, ma è chiaro che ai giovani serve ben altro. L’accesso ai musei, al teatro, al cinema, allo stadio, alle palestre, alle piscine e a tutte le manifesta-zioni musicali, teatrali, culturali e sportive deve essere gratuito per gli studenti e i giovani disoccupa-ti e scontato del 50% per il resto dei giovani. Contemporaneamen-te bisogna finanziare l’istruzione pubblica e la cultura, prendendo i soldi dall’esorbitante spesa mi-litare per la guerra imperialista (a cui la legge di stabilità desti-

na 500 milioni di euro). Il mate-riale didattico deve essere fornito gratuitamente agli studenti, i qua-li devono avere la possibilità di ri-cevere anche ripetizioni gratuite. Ogni scuola deve essere dotata di una biblioteca attrezzata e fornita. Le aule scolastiche devono essere aperte per attività extrascolastiche autogestite dai giovani.

Invece il bonus di Renzi è pro-pagandistico e demagogico e puz-za di operazione elettorale. Fallita, peraltro. Secondo recenti sondag-gi, il 55% dei diciottenni è orienta-to per l’astensione (Ipr Marketing) e l’affluenza alle elezioni politiche fra chi ha meno di 25 anni sarebbe inferiore al 50% (Demopolis).

approvato il collegato ambientale alla legge di stabilità 2016

Per l’amBiente, ancora fumo negli occhiNessuna certezza di finanziamento per il riciclo né tagli alle fonti fossili. Nella Legge non c’è traccia

di misure anti-smog per le città ma arrivano sostanziosi incentivi per grandi impianti a biomasseIl Collegato ambientale, in re-

altà ddl sulle “Disposizioni in ma-teria ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali” è stato appro-vato la scorsa settimana in via de-finitiva alla Camera con 169 sì, 32 no e 11 astenuti. Si chiude così un percorso legislativo travagliato, se considerato che il ddl in questione è nato come “collegato ambienta-le” alla legge di Stabilità del 2014 ed ha trovato la sua affermazione solo insieme alla varata Legge di Stabilità 2016, ben due anni dopo.

il “collegato ambientale” alla legge

di stabilità 2016L’art. 56, tra le “Disposizioni

in materia di interventi di bonifi-ca da amianto” prevede l’istituzio-ne di un credito d’imposta al 50% per la bonifica con un “limite di spesa complessivo di 5,667 milio-ni di euro per ciascuno degli anni 2017, 2018 e 2019”, potrebbe far pensare a risorse fresche, anche se molto limitate vista la portata del problema nel nostro Paese. Pur-troppo non una parola sul dove poi l’amianto rimosso dovrà esser conferito: oggi i moduli dedica-ti nelle discariche, anche quando previsti, assai raramente vengono realizzati a causa della paradossale contrarietà delle comunità locali, e così l’amianto già presente sul ter-ritorio rimane in discariche a cielo aperto o viene spedito all’estero, con costi ambientali ed economi-ci esorbitanti.

A titolo d’esempio, nell’art. 15 si parla ad esempio di “appositi accordi e contratti di programma” che il ministero dello Sviluppo economico e quello dell’Ambien-te possono (non devono) stipula-re, e per stabilire il livello degli in-centivi “anche di natura fiscale” si rimanda a un decreto che dovreb-be arrivare tra altri 6 (!) mesi;

La legislazione nazionale, per la prima volta nella storia, fa riferi-mento agli incentivi per l’acquisto

di prodotti derivanti da materia-li riciclati senza però dare alcuna certezza di finanziamento; a tito-lo d’esempio, nell’art. 15 si parla di “appositi accordi e contratti di programma” che il ministero del-lo Sviluppo economico e quello dell’Ambiente possono, e non de-vono, stipulare. Inoltre per stabili-re il livello degli incentivi “anche di natura fiscale” si rimanda a un decreto che dovrebbe arrivare tra altri 6 mesi.

Nel ddl torna poi l’illusione di far funzionare lo strumento degli acquisti pubblici verdi (Gpp) già da anni presenti nella normativa nazionale, senza prevedere san-zioni per gli inadempienti.

Per incrementare la raccolta differenziata e il riciclaggio (art. 23) si chiede ad ogni regione di elaborare metodi standard per la contabilizzazione della raccolta, che potrà dunque rimanere diversa da regione a regione, prevedendo un’addizionale all’ecotassa grazie alla quale finanziare gli incentivi per l’acquisto di prodotti e mate-riali riciclati, ma anche qui senza né premi né sanzioni per quanto ri-guarda gli obiettivi di riciclo.

Se da una parte rimangono molti dubbi sulla certezza dei fi-nanziamenti per il riciclo, dietro la criptica formulazione dell’art. 46 si nasconde una certezza per le discariche che potranno tornare ad accogliere rifiuti con potere ca-lorifico inferiore (Pci) superiore a 13mila kJ/kg, con un inaccettabile spreco di risorse.

Più in generale e senza i giusti approfondimenti, il Collegato am-bientale pare promuovere il rici-clo, ma prova a farlo senza l’impe-gno di risorse certe, che nel tempo sono invece state stanziate con successo per promuovere la rin-novabilità dell’energia con scarsi successi. Se davvero si fosse vo-luto dare il via al “ciclo virtuoso”, sarebbe stato sufficiente interve-nire abbassando l’Iva ai prodotti riciclati senza perseguire ancora una volta strade di finanziamento di facciata, opportunistiche, incer-te e accidentate, rimandando al de-creto annunciato da qui a 6 mesi

qualsiasi esito definitivo.Nessun decreto potrà inve-

ce sanare una falla fondamentale, quella che vede ancora l’orizzonte dell’economia circolare racchiu-so essenzialmente nella dimen-sione della raccolta differenziata e del riciclo degli imballaggi (che rappresentano il 7% dei rifiuti to-tali), senza un disegno organico che parta dall’origine, ossia dal-la gestione dei flussi di materia e nell’intervento diretto sulla produ-zione di materiali riciclabili anche e soprattutto per quanto riguarda i predetti imballaggi, che alimenta-no la nostra economia.

È lo stesso Realacci (PD) pre-sidente della Commissione am-biente della Camera, che in Par-lamento inquadra il Collegato ambientale come un “provvedi-mento non risolutivo. Per affron-tare il tema della green economy dovremmo agire a 360 gradi, dai meccanismi fiscali alla stessa leg-ge di Stabilità; mi piacerebbe che quella dell’anno prossimo avesse il segno di una sfida su una nuova economia a misura d’uomo”. Pro-prio quello che la legge di Stabi-lità 2016, Collegato ambientale o meno, continua a non avere.

Alcune misure, in linea di prin-cipio, sarebbero condivisibili, quali ad esempio le norme contro le trivelle d’estrazione poiché, di fatto, il governo ha ammesso uf-ficialmente che l’estrazione di pe-trolio non è un’attività strategica per l’Italia e di aver sacrificato in questi anni lo sviluppo sostenibile del Paese agli interessi dei petro-lieri. Ci sono i finanziamenti per il Grab (Il grande anulare per le bici), le risorse destinate alle bo-nifiche dei siti inquinanti, l’isti-tuzione della nuova ecotassa sul-le discariche che premia i comuni più virtuosi, il ritorno del vuoto a rendere, l’introduzione delle com-postiere di comunità e la respon-sabilità del trasportatore in caso di sversamento in mare di sostanze pericolose. Di fondamentale im-portanza resta però il fatto che la Legge non contiene alcun accen-no sul bloccare i sussidi alle fos-sili, abbandonare definitivamente

la ricerca e l’estrazione selvaggia e improduttiva sia in mare che a terra degli idrocarburi, misure es-senziali ed alla base alla vera svol-ta ecologica di ogni paese, se la si persegue veramente. Anzi, sono scandalosi gli incentivi previsti per i grandi impianti a biomasse che vengono “generosamente fo-raggiati” anche se nella sostan-za rappresentano “inceneritori” in miniatura, poco o per nulla reddi-tizi dal punto del recupero energe-tico, ma certamente altamente in-quinanti e comunque divoratori di risorse dal momento in cui il com-bustibile proviene da vegetazione coltivata che si porta dietro tutta l’energia ed il lavoro di filiera e di coltivazione.

Di contro, su di un tema di pres-sante attualità come l’incremen-to esponenziale di polveri sottili

nelle grandi città, la Legge rive-la l’assoluta mancanza di inter-venti per aiutare le stesse città ad uscire dallo smog destinando, ad esempio, più risorse per l’acquisto di treni, tram e metro, incentivan-do così le persone ad usare i mezzi pubblici e a ripensare ad un nuovo tipo di mobilità urbana.

Servono invece misure deci-se e lungimiranti come l’intro-duzione di una ancor più efficace legge sugli ecoreati, un interven-to nazionale per contrastare de-cisamente il consumo di suolo, una dura lotta alle agromafie, la semplificazione delle procedure di abbattimento degli ecomostri abusivi e, soprattutto una netta svolta dall’utilizzo di combusti-bili fossili alle reali rinnovabili con un pesante intervento a fa-vore del fotovoltaico. Altrettan-

to essenziale per iniziare un rea-le sviluppo sul riciclo e sulla sua filiera di recupero-produzione, è come accennato il taglio dell’Iva sui prodotti derivanti da materie riciclate che però il governo Ren-zi, al soldo di banchieri e petro-lieri, si è ben guardato dal pro-porre. Ma d’altra parte cosa ci si poteva aspettare da questo gover-no dopo l’esito della Conferenza dell’ONU di Parigi? Solo fumo negli occhi alla popolazione e nuove opportunità per i capitali-sti che si muovono tra le Leggi confezionate su misura per i loro interessi, come pesci nell’acqua. Solo il socialismo potrà realizza-re le aspirazione del popolo ita-liano e dell’intera umanità per-ché esso non persegue il profitto di pochi potenti ma mira al sod-disfacimento dei loro bisogni.

Accade nulla attorno a te?

RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano la lotta

di classe e le condizioni di vita e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi, nel quartiere e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno ribollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti.

Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua disposizione le seguenti rubriche: Lettere, Dialogo con i lettori, Contributi, Corrispon-denza delle masse, Corrispondenze operaie e Sbatti i signori del palaz-zo in 1ª pagina. Invia i tuoi “pezzi’’ a:

Via A. del Pollaiolo 172/a - 50142 FirenzeFax: 055 5123164 - e-mail: [email protected]

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4 il bolscevico / interni N. 2 - 14 gennaio 2016

Passa la Rai di Renzi Pieni poteri all’amministratore delegato al servizio del governo

La nuova Rai renziana e di go-verno è fatta: il 22 dicembre, subi-to dopo aver messo in saccoccia la legge di Stabilità, Renzi ha fatto vo-tare definitivamente dal Senato an-che la sua “riforma” della Rai, che in buona parte aveva già anticipato col rinnovo dei vertici effettuato il 4 agosto con la vecchia legge Ga-sparri, quando si era assicurato la maggioranza del nuovo Consiglio d’amministrazione (cda), nominan-do personalmente il direttore gene-rale e spartendosi a mezzadria con Berlusconi la presidenza dell’ente, con l’elezione della super allineata Monica Maggioni.

Di conseguenza l’attuale di-rettore generale, nella persona del fedelissimo Antonio Cam-po Dall’Orto, renziano della pri-ma ora e creatore mediatico della Leopolda insieme al berlusconia-no direttore di Canale 5, Giorgio Gori), dall’entrata in vigore della legge acquisterà i poteri di ammi-nistratore delegato (ad) dell’azien-da Rai, equiparata a tutti gli effetti ad una società privata, pur mante-nendo tutti i poteri attuali.

Secondo le nuove norme, quin-di, come per qualsiasi altra società “pubblica” come Eni, Enel, Fer-rovie ecc., l’amministratore dele-gato è nominato dal cda su propo-

sta dell’azionista di maggioranza, il Tesoro: cioè il governo. Solo che non si tratta di una società che vende prodotti o servizi, ma gesti-sce la diffusione pubblica di infor-mazioni, opinioni, cultura, e come tale ha il potere di condizionare l’opinione pubblica. E l’ad ha pie-na facoltà di nominare a sua volta i direttori di reti e di testate, e perfi-no l’assunzione, la nomina, la pro-mozione e la collocazione dei sin-goli giornalisti, nonché di firmare contratti fino a 10 milioni di euro. Avrà anche piena autonomia nel-la gestione economica, con la fa-coltà di nominare per esempio il capo del personale e della finanza aziendale.

È vero che il cda può opporsi alle nomine decise dal capo, ma per farlo deve avere la maggio-ranza dei due terzi dei componenti (attualmente 9, che scenderanno a 7 a regime), di un Consiglio rigi-damente lottizzato dove il gover-no ha comunque la maggioranza e l’ad ha pure diritto di voto. Inoltre, con la “riforma” del canone inse-rita nella legge di Stabilità, che non sarà più pagato direttamente alla Rai ma addebitato a rate nella bolletta Enel col pretesto del recu-pero dell’ingente evasione fiscale, l’azienda si troverà a dipendere fi-

nanziariamente dalle erogazioni decise volta a volta dal governo. Mentre i soldi recuperati (si par-la di 180 milioni reali al massimo, e non 420 come stimato da Me-diobanca) copriranno a malapena i 150 milioni l’anno già scippa-ti da Renzi e che hanno costret-to l’azienda a mettere sul mercato la rete pubblica di trasmettitori di Rai Way.

È evidente che tutto ciò met-te direttamente nelle mani del-la presidenza del Consiglio, ossia del nuovo duce Renzi, le leve di una formidabile macchina media-tica per il controllo dell’opinione pubblica. Cosa di cui ha un estre-mo bisogno per supportare la sua “narrazione” sul paese ormai “in ripresa” e in vista delle diffici-li amministrative di primavera a Roma, Milano e Napoli, e soprat-tutto del referendum plebiscitario sulla sua controriforma neofasci-sta e piduista della Costituzione.

Lo denunciano anche il segre-tario generale e il presidente della Federazione nazionale dei giorna-listi (Fnsi) Raffaele Lorusso e Giu-seppe Giulietti, e il segretario del sindacato dei giornalisti Rai (Usi-grai), Vittorio Trapani, che in una nota congiunta scrivono: “Il pre-sidente del Consiglio aveva pro-

messo di togliere la Rai ai parti-ti e restituirla ai cittadini, e invece l’ha messa alle dirette dipendenze del governo. Con un doppio col-po, Palazzo Chigi ha portato sot-to il proprio diretto controllo i due pilastri dell’autonomia e dell’in-dipendenza dei servizi pubblici: fonti di nomina e finanziamenti”. “Da oggi – spiegano infatti Fnsi e Usigrai – la Rai sarà guidata da un amministratore delegato, quindi da un capo azienda con molti più po-teri, scelto direttamente dal gover-no. Allo stesso tempo, con la legge di Stabilità, il governo si prende il controllo anno per anno anche dei finanziamenti del Servizio Pubbli-co, uno degli strumenti più forti per condizionare la gestione e le scelte editoriali della Rai”.

Completato un altro punto del piano P2 Anche il presidente della com-

missione parlamentare di Vigi-lanza sulla Rai, Roberto Fico del M5S, ha attaccato il provvedimen-to definendolo una “legge Gaspar-ri 2.0”, denunciando che “in pe-ricolo ci sono il pluralismo e la libertà di informazione con gravi conseguenze per gli equilibri de-mocratici”. A sua volta il chiama-

to in causa, il senatore di FI Mau-rizio Gasparri, ha auspicato che sia la Consulta a bocciare “una leggina che sarà stracciata per la sua palese illegalità”, in cui “co-manda tutto un amministratore de-legato scelto dal governo, negan-do quattro sentenze della Corte costituzionale”. Ma la sua è solo una ripicca per il fatto che sia sta-to Renzi a completare quel che lui stesso aveva portato a buon punto per conto di Berlusconi. Così che ora è il piduista di Rignano a co-glierne i frutti invece che il pidui-sta di Arcore.

Ma il disegno è sempre lo stes-so: quello scritto nel piano della P2, che non a caso tra i suoi punti metteva anche quello del “dissol-vimento della Rai” come servizio pubblico e del suo diretto control-lo da parte del governo. Un dise-gno cominciato a essere attuato già con Craxi e Berlusconi, attraverso la legalizzazione delle tv private e la creazione dell’impero Mediaset, protetto da tutti i governi di destra e di “sinistra” che si sono succedu-ti fino ad oggi, compreso l’attuale, e che ora si realizza compiutamen-te con la controriforma della Rai attuata dal nuovo duce Renzi.

E già Renzi e Campo Dall’Or-to lavorano alacremente al nuovo

organigramma dei direttori di rete e di tg che, manco a dirlo, vedo-no in pole position altri personag-gi fabbricati in vitro nel laborato-rio mediatico della Leopolda. Non a caso, appena approvata la legge, il rappresentante del PD in com-missione Vigilanza, Michele An-zaldi, ha ricominciato ad attacca-re il tg3 presentando una denuncia all’Agcom perché avrebbe la ten-denza “a favorire l’opposizione a discapito delle forze di maggio-ranza” (sic): segnale eloquente di un imminente “cambio di passo” alla testa di un tg ritenuto anco-ra non abbastanza allineato con la nuova segreteria PD, nonostante gli sforzi del sempre servizievole Maurizio Mannoni.

Significativo poi che Mattarel-la non abbia profferito verbo su questo ennesimo golpe piduista di Renzi, limitandosi a controfir-marlo alla stregua di un atto di or-dinaria amministrazione: ma non era stato proprio lui, nel 1990, a dimettersi da ministro in dissenso con la legge Mammì che legaliz-zava le tv abusive di Berlusconi? Evidentemente o ha perso la me-moria o sta continuando ancora a pagare pegno per la dorata poltro-na del Quirinale che gli ha pro-cacciato il nuovo duce.

il goveRno Renzi annunCia Che non inteRveRRà PeR evitaRe il mostRuoso monoPolio, Caldeggiato dal “Piano di RinasCita demoCRatiCa” della P2

Con l’acquisto di Rizzoli i Berlusconi controllano il 40% dell’editoria

Un appello sottoscritto da numerosi scrittori denuncia che questa fusione è una “minaccia anche per loro e per la libertà di espressione”. Ancora più pesante diventa il condizionamento sull’editoria scolastica

Dopo l’assalto alla rete nazio-nale di trasmettitori e ripetitori di Rai Way messo a segno nel marzo scorso, il 4 ottobre la Mondadori di Berlusconi ha acquistato per 127,5 milioni la Rcs Libri (Rizzoli, Bompiani, Fabbri, Bur, Sansoni, La Nuova Italia, Marsilio, Sonzo-gno, Etras), dando così vita al più grande colosso dell’editoria mai esistito in Italia, in Europa e for-se nel mondo, con una quota di mercato nelle grande distribuzio-ne di quasi il 40%, con punte del 70 o addirittura dell’80 per cento in alcuni settori, e un fatturato di circa mezzo miliardo.

Come si evince dallo stesso comunicato stampa diffuso dalla società di Segrate subito dopo il perfezionamento dell’accordo, l’acquisizione di Rcs Libri “con-sentirà al gruppo Mondadori di consolidare la propria presenza in Italia nel mercato dei libri trade e nell’editoria scolastica, e anche

gli illustrati a livello internazio-nale. L’operazione comprende l’intera quota (99,99%) posse-duta da Rcs nella società, con le sottostanti partecipazioni. Al clo-sing queste includeranno anche il 94,71% di Marsilio Editore spa”.

Dalle grinfie del Biscione Fi-ninvest si salva, per ora, solo la Adelphi che è stata esclusa dalla cessione con il 58% delle quote azionarie che saranno cedute al socio Roberto Calasso.

Non solo. Berlusconi, assieme alla famiglia Hazan, ha rilevato anche le radio di Rcs contenute in Finelco (cioè radio Montecarlo, Virgin e Radio 105) unendole con Radio 101 di Mondadori. Da rile-vare che le radio di Finelco, cioè le ex radio Rcs, sono leader in Italia per crescita di ascolti. Inol-tre il settore radio è uno dei pochi in crescita come raccolta pubbli-citaria nei “media”.

Un impero editoriale in grado

di condizionare a proprio piaci-mento il mercato dei libri in Italia minando alle fondamenta la liber-tà di pensiero e di espressione come denuncia l’appello lancia-to nei mesi scorsi da Umberto Eco contro l’acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori e sottoscritto da numerosi scritto-ri e personalità del mondo della cultura e dell’editoria. Un impero che sarà in grado di condizionare fortemente anche il mercato im-ponendo prezzi e modelli distri-butivi che spazzeranno via tutta la concorrenza a cominciare dalle piccole case editrici storiche.

Insomma, dopo “il dissolvi-mento della Rai in nome della libertà di antenna” si realizza an-che il mostruoso monopolio edi-toriale caldeggiato nel “piano di rinascita democratica” della P2 per “controllare l’opinione pub-blica nel vico del Paese” portato avanti da Craxi e da Berlusconi, e ora da Renzi, che ha già an-nunciato di non voler intervenire sulla vicenda e di passare la palla all’Antitrust.

“Il governo - ha ribadito il mi-nistro della Cultura Franceschini – non deve intervenire. Sarà l’An-titrust a valutare”. Una posizione pilatesca perché si sa già che il Garante per la concorrenza ha 30 giorni di tempo prolungabili di altri 30 per aprire un’istrutto-ria e eventualmente decidere di bloccare l’operazione. Ipotesi che a Segrate non hanno preso nemmeno in considerazione dal

momento che durante la tratta-tiva Mondadori ha ottenuto uno sconto di 7,5 milioni proprio per essersi accollata il rischio, prati-camente inesistente, di “eventua-li provvedimenti dell’Antitrust”.

Da ciò si capisce chiaramen-te che l’occupazione del servizio pubblico radio televisivo e la con-quista del monopolio dell’editoria costituiscono la contropartita che il nuovo Mussolini ha concesso al delinquente di Arcore per avere il via libera su Palazzo Chigi esatta-mente come previsto nelle clauso-le segrete del patto del Nazareno.

E che le cose stiano affettiva-mente così lo conferma il fatto che Renzi non ha nessuna inten-sione di fermare il vorace espan-sionismo della Fininvest. Eppure basterebbe semplicemente fare finalmente una seria legge sul conflitto di interessi e abolire la legge Gasparri, che consente im-punemente a Berlusconi di som-mare le quote di mercato della tv con quelle dell’editoria e dei gior-nali senza superare i tetti stabiliti da quella infame legge ad perso-nam per impedire al pregiudicato di Arcore di avere il monopolio assoluto. Ma si capisce benis-simo, dalla sfrontatezza con cui Berlusconi è entrato nelle partite Rai, Telecom e Rizzoli, che è più che sicuro che Renzi non ha nes-suna intenzione di farlo. Perché, almeno finché avrà bisogno di lui per portare avanti le sue “riforme” neofasciste e piduiste, il patto del Nazareno detta legge.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 5/1/2016

ore 16,00

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N. 2 - 14 gennaio 2016 interni / il bolscevico 5

Nuovo processo per i medici accusati di omicidio colposo di cucchi

Indagati cinque carabinieri accusati di aver pestato il giovane romano“Quello che spero è che ades-

so si faccia chiarezza sugli aspet-ti medico legali e su quanto con-sulenti della Procura e periti della Corte di allora abbiano segnato le sorti di sei anni di processo per la morte di mio fratello. Oggi sento per la prima volta parlare di ‘vio-lentissimo pestaggio’ e mi viene da chiedere cosa c’entra questo con la caduta nominata nella pe-rizia. Oggi qualcuno ci dovrebbe delle scuse”.

Lo ha detto la sorella di Stefa-no Cucchi commentando il verdet-to dei giudici della V sezione del-la Cassazione che il 15 dicembre hanno annullato l’assoluzione di 5 medici dell’ospedale Pertini e di-sposto nei loro confronti un pro-cesso d’appello-bis per omicidio colposo.

La sentenza della Cassazione insieme all’avvio di un’inchiesta bis della procura di Roma che nel-le settimane scorse ha iscritto a di-verso titolo cinque carabinieri nel registro degli indagati potrebbe-ro finalmente segnare un punto di svolta nell’assassinio di Stato del giovane geometra romano di 31 anni, arrestato dai carabinieri la notte del 15 ottobre del 2009, tra-dotto a suon di botte, manganella-te, calci e pugni, prima nella sta-zione Appia, poi alla caserma Tor Sapienza e infine affidato alla po-lizia penitenziaria per il ricovero urgente presso l’ospedale Pertini dove Stefano morì il 22 ottobre

del 2009 a sei giorni dall’arresto a causa del feroce pestaggio subito.

Sul banco degli imputati nel nuovo processo d’appello saliran-no il primario Aldo Fierro, i medi-ci Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preipe e Silvia Di Carlo. Diventano invece defi-nitive le assoluzioni degli agen-ti di polizia penitenziaria Nicola Minichini, Corrado Santantonio e Antonio Domenici, del medico Rosita Caponetti e degli infermie-ri Giuseppe Flauto, Elvira Martelli e Domenico Pepe.

Per quanto riguarda invece l’inchiesta-bis, il 10 dicembre la procura di Roma, nel quadro dei nuovi accertamenti avviati dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal Pubblico ministero (Pm) Gio-vanni Musarò, ha inoltrato una ri-chiesta di incidente probatorio per chiedere al Giudice per le indagini preliminari (Gip) una nuova peri-zia medico legale sulle lesioni pa-tite dal giovane la notte tra il 15 e 16 ottobre 2009 quando “Stefano Cucchi fu sottoposto a un violen-tissimo pestaggio da parte di ca-rabinieri appartenenti al comando stazione di Roma Appia”.

“Leggendo queste cose mi im-magino cosa avrà potuto soffrire Stefano in quella notte - ha detto la sorella, Ilaria - noi non abbiamo mai smesso di sperare e a questo punto possiamo dire che finalmen-te io e la mia famiglia ci stiamo avvicinando alla verità”.

Nella richiesta di incidente probatorio si legge fra l’altro che: “Fu scientificamente orchestrata una strategia finalizzata a ostaco-lare l’esatta ricostruzione dei fatti e l’identificazione dei responsabi-li per allontanare i sospetti dai ca-rabinieri appartenenti al comando stazione Appia”.

Nell’inchiesta sono indagati cinque carabinieri della stazione Roma Appia: si tratta di Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessan-dro, Francesco Tedesco (tutti per lesioni personali aggravate e abu-so d’autorità), nonché di Vincen-zo Nicolardi e Roberto Mandolini (per falsa testimonianza e, il solo Nicolardi anche di false informa-zioni al pm). In particolare, ai pri-mi tre si contesta, dopo avere pro-ceduto all’arresto di Cucchi per detenzione di droga e dopo aver eseguito una perquisizione domi-ciliare, “spingendolo e colpendo-lo con schiaffi e calci, facendolo violentemente cadere in terra” - si legge nel capo d’imputazione - di avergli cagionato “lesioni perso-nali, con frattura della quarta ver-tebra sacrale e della terza vertebra lombare”.

Nello specifico, scrive ancora la procura nella premessa alla richie-sta inoltrata al Gip: “non si diede atto della presenza dei carabinieri Raffaele D’Alessandro e di Ales-sio Di Bernardo nelle fasi dell’ar-resto di Stefano Cucchi. Il nomi-nativo dei due militari infatti non

compariva nel verbale di arresto, pure essendo gli stessi pacifica-mente intervenuti già al momento dell’arresto di Cucchi e pur aven-do partecipato a tutti gli atti suc-cessivi”. Un fatto a dir poco ano-malo al quale si aggiunge un’altra inquetante circostanza finalizza-ta al tentativo di allontanare ogni sospetto dagli indagati, ossia: “Fu cancellata inoltre ogni traccia di passaggio di Cucchi dalla compa-gnia Casilina per gli accertamen-ti fotosegnaletici e dattiloscopici al punto che fu contraffatto con bianchetto il registro delle persone sottoposte a fotosegnalamento”. Inoltre, si legge ancora, che “nel verbale di arresto non si diede atto del mancato fotosegnalamento”. Inoltre, sostengono ancora gli in-quirenti: “Stefano Cucchi non fu arrestato in flagranza per il delit-to di resistenza a pubblico ufficia-le perpetrato presso i locali della compagnia carabinieri di Roma Casilina né fu denunciato per tale delitto, omissione che può ragio-nevolmente spiegarsi solo con il fine di non fornire agli inquiren-ti alcun elemento che potesse spo-stare l’attenzione investigativa sui militari del comando stazione ca-rabinieri di Roma Appia”. Quan-to accaduto nella stazione Casi-lina, si legge ancora, “fu taciuto agli altri Carabinieri che avevano partecipato all’arresto di Stefano Cucchi”. Per quanto riguarda gli indagati Mandolini e Nicolardi, ri-

spettivamente Comandante e ap-puntato scelto della Stazione Ca-rabinieri Appia all’epoca dei fatti, sono indagati per aver taciuto da-vanti ai giudici della Corte d’As-sise ciò che sapevano in merito alle condizioni di salute di Stefano Cucchi e delle responsabilità dei carabinieri accusati del pestaggi.

La richiesta di una nuova peri-zia medico-legale, in sede d’inci-dente probatorio (il cui esito avreb-be valore di prova in un eventuale processo) è basata sulle risultanze di una consulenza del radiologo Carlo Masciocchi, il quale nelle radiografie ha trovato una frattura lombare recente sul corpo di Cuc-chi. Per gli inquirenti questo ele-mento di novità “rende necessaria una rivalutazione dell’intero qua-dro di lesività anche ai fini della sussistenza o meno di un nesso di causalità tra le lesioni patite da Stefano Cucchi a seguito del pe-staggio, e poi la morte”.

Ma non è tutto, perché agli atti dell’inchiesta bis ci sono anche al-cune intercettazioni telefoniche del settembre del 2015 fra l’ex moglie e Raffaele D’Alessandro, uno dei carabinieri indagati, che smentiscono totalmente le palesi falsità dichiarate dai massacratori in divisa durante la prima inchie-sta e al processo.

Davanti al Pm la donna ha con-fermato il contenuto delle intercet-tazioni e ha riferito di aver appre-so dall’ex marito carabiniere “che la notte dell’arresto Stefano Cuc-chi era stato pestato da lui e da al-tri colleghi della Stazione Appia”, e che in particolare il militare le disse: “Gliene abbiamo date tante a quel drogato di merda”. Lo stes-so carabiniere, aggiunge l’ex mo-glie, ascoltata lo scorso 19 otto-bre, “raccontava anche di pestaggi ai danni di altri soggetti, che era-no stati arrestati o che comunque avevano portato in caserma in al-tre circostanze. Ricordo in par-ticolare che Raffaele mi parlò di un violento calcio che uno di loro aveva sferrato al Cucchi. Preciso che Raffaele raccontava che il cal-cio fu sferrato proprio per provo-care la caduta. Quando racconta-va queste cose Raffaele rideva, e davanti ai miei rimproveri, rispon-deva: ‘Chill è sulu nu drogatu è merda’... mi raccontava anche di pestaggi ai danni di extracomuni-tari, anche se non si trattava di pe-staggi di questo livello”.

Agli atti dell’inchiesta ci sono anche le testimonianze di due mili-tari della stazione Appia, Riccardo Casamassima e Maria Rosati. Da-vanti agli inquirenti hanno confer-mato ciò che l’allora comandante dell’Appia, maresciallo Mandoli-ni, a ottobre del 2009, riferì a loro e al comandante della stazione di Tor Vergata: “Il Mandolini met-tendosi una mano sulla fronte mi disse: ‘È successo un casino, i ra-gazzi hanno massacrato di botte un arrestato’. Poi si diresse ver-so l’ufficio del comandante del-la stazione, il maresciallo Enrico Mastronardi. All’interno dell’uffi-cio c’era anche il carabiniere Ma-ria Rosati la quale ebbe modo di ascoltare qualche cosa in più. In particolare, come riferitomi dal-la Rosati, Mandolini fece il nome dell’arrestato (Cucchi) e aggiunse che stavano cercando di scaricare la responsabilità sugli agenti della polizia penitenziaria”.

Mentre Luigi Lainà, detenuto

con Cucchi nell’ottobre del 2009, ha aggiunto: “Dissi a Cucchi che se era stata la penitenziaria a ridur-lo in quelle condizioni, noi avrem-mo fatto un casino. Cucchi mi ri-spose che era stato picchiato dai carabinieri all’interno della prima caserma da cui era transitato nel-la notte dell’arresto. Aggiunse che era stato picchiato da due carabi-nieri in borghese, mentre un terzo, in divisa, diceva agli altri due di smetterla”.

La prima inchiesta da parte dei Pm di Roma fu avviata all’indo-mani della morte di Cucchi e si concluse il 5 giugno del 2013 con il processo di primo grado davan-ti alla Corte d’assise di Roma che assolse i tre agenti della polizia penitenziaria imputati e i tre infer-mieri del Pertini finiti sotto pro-cesso. Condannati invece a pene comprese fra gli 8 mesi e i 2 anni di reclusione 6 medici. Il 31 otto-bre 2014 la Corte d’assise d’ap-pello di Roma addirittura mandò assolti tutti gli imputati “perché il fatto non sussiste”. Il 12 gennaio 2015 vengono depositate le moti-vazioni della sentenza contro cui il pg di Roma Mario Remus presen-ta ricorso in relazione all’accusa di omicidio colposo. Nel frattem-po si dispone la trasmissione degli atti al Pm per nuove indagini sul-le violenze subite da Cucchi e la Procura di Roma apre un’inchie-sta-bis.

Insomma, come ha detto il pg Nello Rossi nella sua requisito-ria in Cassazione: “Non c’è alcun dubbio di natura oggettiva che le violenze subite da Stefano Cuc-chi sono state poste in essere in un arco di tempo che va dalla perqui-sizione notturna a casa dei genitori di Cucchi (dove Stefano è arriva-to ancora illeso) alla fine della sua permanenza a piazzale Clodio per la convalida del suo arresto”.

La morte di Stefano Cucchi è stato “un fatto di eccezionale gra-vità” perché il giovane “è sempre, dico ‘sempre’, stato nella custo-dia di uomini appartenenti a cor-pi dello Stato che legittimamente lo avevano arrestato e ne avevano limitato la libertà ma che proprio in ragione di questo potere aveva-no l’assoluto dovere di custodir-ne l’integrità fisica e di rispettar-ne la dignità”, ha continuato il pg della Cassazione Nello Rossi. La “gravità” della vicenda di Stefano Cucchi “rende meritorio l’impe-gno dei suoi familiari e dei loro di-fensori nella loro ostinata ricerca della verità”, ha sottolineato Nel-lo Rossi. Che ha chiesto ai giudici della V sezione penale della Cas-sazione di non “mettere una sorta di pietra tombale sulle cause della morte di Cucchi perché si forme-rebbe una sorta di improprio giu-dicato sulla inconoscibilità del de-cesso” e questo peserebbe anche sulle altre inchieste in corso su questa vicenda.

Infine, sui nuovi “sviluppi in-vestigativi” il Pg Rossi ha detto che “le violenze nei confronti di Stefano Cucchi indubitabilmente ci sono state per cui resta l’auspi-cio che i nuovi accertamenti fac-ciano luce sulla parte ancora oscu-ra e inesplicata di questa vicenda. Non si deve essere ciechi e sordi. Su un caso umano e processuale già molto complicato, si innesta il fatto nuovo di un’indagine che ri-parte nei confronti di altri sogget-ti”.

la polizia chiede nuove armi per reprimere le masse in lotta

Il convegno di ANPF (Associa-zione Nazionale Funzionari di Po-lizia) tenuto a Roma il 27 ottobre, per presentare il libro “Dieci anni di ordine pubblico” (una ricerca a cura di A. Forgione, R. Massucci, N.Ferrigni), ha trattato il tema del-la gestione dell’ordine pubblico, con specifica attinenza alle mani-festazioni, derubricate, come già da anni pericolosamente tentano di fare i governi che si sono susse-guiti, da alto momento di rivendi-cazione e lotta a semplice assem-blamento sedizioso. Con furore antidemocratico i funzionari di po-lizia puntano il dito contro le 9.490 manifestazioni del 2014, che a noi sembrano ben poche, se si consi-dera che sono solo 24 al giorno su un territorio che conta ben 110 province e soprattutto se si consi-dera come i governi succedutisi negli ultimi anni, da ultimo il go-verno del nuovo duce, abbiano ac-centuato e allargato i confini della repressione delle masse popolari.

Un allarme pretestuoso, dun-que, che serve a sostenere la richie-

sta repressiva di nuovi strumen-ti legislativi contro i manifestanti più agguerriti e di nuove armi an-tipopolari come proiettili di gom-ma, fucili marcatori a vernice, task force addestrata a dare la caccia ai manifestanti più combattivi.

Una richiesta fascistissima che certo va rispedita al mittente. Ma una cosa va messa in evidenza: con queste dichiarazioni in primo luogo si rivela sempre più chiara-mente il carattere antidemocratico e neofascista delle istituzioni bor-ghesi dello Stato italiano, di cui è principale responsabile il nuovo duce Renzi. In secondo luogo tale carattere è talmente radicato ormai che i vertici dei funzionari di Poli-zia, i tecnici della repressione dello Stato borghese, possono permet-tersi, senza che nessun partito bor-ghese si scandalizzi, il tentativo di ergersi apertamente a soggetto po-litico “propositivo”, perseguendo, come dicono sul loro sito, lo scopo di partecipare “al dibattito sul ruo-lo della gestione dell’ordine pub-blico nel più ampio contesto della

sicurezza”, rivelando apertamente e senza pudore la propria posizio-ne di campo contro i manifestanti, la loro voglia di “menare” i conte-statori, criminalizzare il dissenso, blindare, vietare, escludere, gasa-re, scatenare la caccia all’uomo.

Se non siamo ancora all’OVRA, la polizia politica del fascismo, poco ci manca e certo i presuppo-sti politici ci sono tutti.

Questo convegno è la ripro-va che il nuovo duce Renzi vuo-le intensificare la repressione del dissenso con nuovi, più violenti e raffinati metodi, ma sempre nello stesso stile di Mussolini, Craxi e Berlusconi. E pertanto fa leva sui settori più antidemocratici e forca-ioli delle “forze dell’ordine”. Ba-sti considerare che questo provo-catorio convegno dei funzionari di polizia è stato ospitato presso la Sala polifunzionale della presi-denza del Consiglio dei ministri.

Il Partito marxista-leninista ita-liano stigmatizza il tentativo di criminalizzare la protesta e dice “No!” con la massima decisio-

ne nuovi strumenti di repressio-ne delle manifestazioni. Piuttosto si smetta con la repressione delle masse, a cominciare da quella dei No TAV in Val di Susa, si smet-ta di blindare le città e di istituire invalicabili zone rosse, basta con le intimidazioni, le identificazioni a tappeto, i lacrimogeni ad altezza d’uomo e non, le cariche ai lavo-ratori, le manganellate alle studen-tesse e agli studenti, gli sgomberi dei senza casa e dei migranti.

Le masse popolari e i manife-stanti hanno il diritto sacrosanto di manifestare e questo diritto non può e non deve essere sottomes-so a restrizioni di natura fascista e tanto meno represso nelle piazze con nuove armi, come chiedono i funzionari di Polizia, sostenuti dal governo del nuovo duce. Tut-te le forme di lotta di massa che i manifestanti decidono per porta-re fino in fondo la loro giusta lotta sono sacrosante, anche se non cor-rispondono e sempre più non cor-risponderanno alla definizione do-minante di legalità.

Numero di telefono e fax della Sede centrale del PMLI e de “Il Bolscevico”

Il numero di telefono e del fax della Sede centrale del PMLI e de “Il Bolscevico” è il seguente 055 5123164. Usatelo liberamente, saremo ben lieti di comunicare con chiunque è interessato al PMLI e al suo Organo.

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6 il bolscevico / interni N. 2 - 14 gennaio 2016

In base al 2 per mIlle

I contribuenti danno solo spiccioli ai partiti parlamentari

Solo 16.518 su 41 milioni di contribuenti hanno versato una donazione. Il più beneficiato il PD, il quale ha incassato 199.099 euro da parte di 10.157 contribuenti

I contribuenti italiani hanno ri-filato una bella batosta economi-ca a tutti i partiti parlamentari: dal PD a Forza Italia, da Sel alla Lega Nord negandogli la destinazione del 2 per mille dalla loro Irpef.

Il nuovo ladrocinio escogitato dalle cosche parlamentari per con-tinuare a rubare i soldi al popolo anche dopo l’abrogazione della vecchia legge sul finanziamen-

to pubblico dei partiti è stato in-trodotto dal governo Letta con la legge 13/2014, che ha convertito il decreto legge 149/2013, per il “su-peramento del finanziamento pub-blico diretto ai partiti”. Tale nor-ma ha introdotto “la possibilità” a partire dal 2014 con riferimento ai redditi del 2013 di destinare il due per mille delle imposte dovute al Fisco al finanziamento ai partiti;

oppure, sempre per la stessa fina-lità, di usufruire di uno sconto sul-le imposte dovute del 26 per cento per erogazioni liberali comprese tra i 30 e i 30mila euro.

Una truffa architettata ad arte dalle cosche parlamentari che però non ha fruttato il bottino spe-rato dal momento che la stragran-de maggioranza dei contribuenti si è rifiutata di esercitare l’opzione

sfiduciando per l’ennesima volta tutti i partiti del regime neofasci-sta anche sul piano economico ne-gandogli i finanziamenti.

Il nuovo raggiro sta nel fatto che, anche il cosiddetto “finanziamen-to volontario privato” al pari della vecchia legge è sempre e comun-que a carico del bilancio pubbli-co e l’elemento “privato” consiste semplicemente nella discrezionali-tà concessa al singolo contribuen-te di decidere se destinare o meno il 2 per mille delle proprie imposte ai partiti o di ottenere sconti fiscali dalla sua attività di finanziamento. In ogni caso si tratta sempre e co-munque di soldi pubblici rubati al popolo e regalati ai partiti.

I dati diffusi dall’Agenzia del-le entrate confermano che il nuo-vo meccanismo di finanziamento dei partiti si è rivelato un vero e proprio flop. Solo 4 contribuenti su 10mila hanno sostenuto con i 2 per mille dell’Irpef il loro partito politico di riferimento. A barrare la casella di Unico o del modello 730 targato 2014 sono stati soltan-to 16.518 cittadini sugli oltre 41 milioni che hanno presentato la dichiarazione al Fisco. Il tutto as-sicurando agli undici partiti e mo-vimenti in corsa (non è presente il M5S che ha dichiarato di non vo-lere né “finanziamenti pubblici né quelli del due per mille dei contri-

buenti”) un finanziamento di poco superiore ai 325mila euro. Bricio-le rispetto ai 7,750 milioni accan-tonati in un apposito fondo dal go-verno Letta che introdusse il 2 per mille dell’Irpef ai partiti politici, in fretta e furia, a febbraio dello scorso anno per tener testa alle po-lemiche sui finanziamenti pubbli-ci alla politica ritenuti troppo esosi per le casse dello Stato, soprattut-to in un periodo di profonda crisi economica.

La fetta più grossa è tocca-ta al PD che ha racimolato circa 200mila euro versati da appena 10mila donatori con una media di 20 euro a testa. Al secondo posto, ma con poco più di 28mila euro, si posiziona la Lega seguita con 24.712 da Forza Italia. Fuori dal podio si colloca Sel con poco più di 23mila euro, mentre le opzio-ni dei 511 sud tirolesi hanno as-sicurato al Sudtiroler Volkspartei 16.600 euro. Oltre 6mila euro in più rispetto ai 9.326 euro destinati da 510 sostenitori di Fratelli d’Ita-lia, e comunque oltre il doppio di quanto raccolto da Scelta civica con i 7mila 102 euro optati da solo 156 cittadini. Tant’è che il valore medio di tutte le opzioni non arri-va ai 20 euro per contribuente.

Il “2xmille volontario dei cit-tadini ai partiti politici” avreb-be dovuto sostituire gradualmen-

te l’intera fetta di finanziamento pubblico che comunque conti-nuerà a rimpinguare le casse dei partiti almeno fino a tutto il 2017 anno in cui dovrebbe essere azze-rato del tutto. Dovrebbe: perché visto come sono andate le cose le cosche parlamentari sono già al lavoro per varare al più presto una nuova legge sul finanziamen-to per evitare la bancarotta nono-stante che, secondo l’ultima rela-zione della Corte dei Conti, nel 2013 hanno ricevuto oltre 54 mi-lioni di finanziamenti statali sotto forma di rimborsi per le spese del-le varie campagne elettorali politi-che e amministrative. Forte è dun-que la tentazione di reintrodurre il vecchio finanziamento pubbli-co come hanno già più volte so-stenuto da tutti i partiti parlamen-tari con alla testa gli ex tesorieri Ignazio Abrignani (Forza Italia) e Ugo Sposetti (PD). Ma forte è an-che la possibilità di una legge in senso presidenzialista stile ameri-cano che punta ad agevolare mag-giormente le erogazioni da parte di grandi finanziatori che di fatto avranno la possibilità di comprar-si uno o più partiti e condizionar-ne la linea politica, candidature e programma, con buona pace della stessa democrazia borghese e del-la tanto decantata libertà di voto e di espressione.

ennesima rapina ai danni del popolo

sbloccatI 45,5 mIlIonI dI fInanzIamento aI partItI

parlamentarITutte le cosche parlamentari, eccetto M5S, votano il ddl presentato dall’ex tesoriere di SEL

Il 14 ottobre scorso la banda di ladri di stanza a Montecitorio e Palazzo Madama è entrata di nuo-vo in azione e in meno di 3 ore ha messo a segno l’ennesima rapina ai danni del popolo.

Dopo un breve passaggio alla Camera, nel volgere di un pomeriggio il Senato ha approvato in via definitiva il ddl Boccadutri che permette ai partiti di incassare 45,5 milioni di finanziamenti pub-blici relativi al biennio 2013-2014 anche se i bilanci non sono sta-ti verificati come invece impone l’articolo 9 della legge 96/2012.

La norma, che prende il nome dall’ex tesoriere di SEL, Sergio Boccadutri passato al PD, è stata approvata a tempo di record col voto favorevole di tutte le cosche parlamentari; contrari solo il M5S e una parte dei senatori leghisti. I sì sono stati 148, 44 no e 17 as-tenuti.

In poche ore il provvedimen-

to è stato analizzato, emendato e votato a stragarande maggioranza da PD, FI, Cor, Ap. Un solo iscrit-to a parlare (Vito Crimi M5S), circa 200 emendamenti del M5S cancellati con un semplice colpo di spugna e votazione record in pochi minuti.

Sel si è pilatescamente astenu-ta, mentre la Lega che alla votazi-one finale del 9 settembre 2015 alla Camera aveva votato com-patta per il sì al provvedimento, al Senato ha cambiato idea e ha votato in ordine sparso con diversi senatori che hanno votato a favore o si sono astenuti. Segno evidente che sia Sel che la Lega non aspet-tano altro che passare all’incasso magari cercando di nascondere la mano.

Il ddl Boccadutri presentato in-sieme a Teresa Piccione (PD) si intitola non a caso: “Modifiche all’articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, concernenti la Com-

missione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici”. La norma tra l’altro fa piazza puli-ta anche delle delibere adottate da-gli Uffici di presidenza di Camera e Senato che a fine luglio aveva-no “congelato” l’erogazione della tranche del finanziamento pubbli-co che i partiti avrebbero dovuto incassare prima della pausa es-tiva. Non solo. Il ddl Boccadutri cancella anche la decisione del-la Commissione di garanzia che si occupa del controllo dei bilan-ci dei partiti. Questo organismo è composto da cinque membri: uno designato dal primo presidente della Corte di Cassazione, uno dal presidente del Consiglio di Stato e tre dal presidente della Corte dei conti. Sono tutti magistrati con la qualifica non inferiore di con-sigliere di Cassazione. Il formale atto di nomina congiunto, invece, spetta ai presidenti di Camera e

Senato. Quando il documento va in Gazzetta Ufficiale, la Commis-sione entra in carica.

Tale commissione fu istituita dalla legge del governo Letta per garantire ai partiti parlamentari i finanziamenti pubblici almeno fino al 2017, anno in cui dovrebbe scatttare l’abolizione totale.

La prima Commissione istitu-ita dopo l’entrata in vigore della legge Letta si era di fatto sciolta pochi mesi dopo il suo insedia-mento con le dimissioni in massa di quasi tutti i suoi membri. La nuova Commissione insediatasi nel marzo 2015 si era subito dichi-arata impossibilitata a svolgere le dovute verifiche sui bilanci 2013 e 2014 dei partiti per mancanza di personale.

A denunciare le difficoltà è sta-to lo stesso presidente della Com-missione di garanzia, il magistra-to contabile Luciano Calamaro, che in una lettera a Laura Boldri-

ni il 30 giugno 2015 ha ammonito di non essere in grado di svolgere con serietà il proprio lavoro.

Le cosche parlamentari invece di mettersi in regola con la legge e rendere trasparenti i loro bilan-ci, hanno pensato bene di aggirare l’ostacolo votandosi in tutta fretta la solita leggina ad hoc.

Dunque è chiaro che, pur di in-tascare il malloppo, le cosche par-lamentari sono disposte a tutto e arrivano ad esautorare perfino le leggi e le decisioni degli organi is-tituzionali e parlamentari che essi stessi hanno votato.

Il senatore bersaniano Miguel Gotor, relatore del ddl, si è detto addirittura orgoglioso di essere: “tra senatori del partito democra-tico che nel 2013 non hanno vota-to la legge che ha abolito nel cor-so di questa legislatura, per di più per decreto-legge, il finanziamento pubblico ai partiti”. Secondo Gotor e tutte le cosche parlamentari che

lo sostengono con alla testa il PD, il finanziamento pubblico ai parti-ti, peraltro già abolito con il 90,3% dei voti dal referendum popolare del 1993 e poi resuscitato sotto va-rie forme proprio dai governi di “centro-sinistra”, non rappresenta il tradimento della volontà popo-lare e dunque una vera e propria rapina a colpi di decreti legge ai danni del popolo, ma, addirittura: “un principio di garanzia demo-cratica... un elementare bisogno di giustizia. Bisognerebbe avere la dignità di difendere i partiti e non lisciare ipocritamente il pelo all’opinione pubblica alimentando una condanna generalizzata e in-discriminata che li equipara ad as-sociazioni a delinquere”.

Quando si tratta di intascare i soldi e difendere i propri privilegi le leggi vengono sfornate alla velocità della luce con il voto favorevole di tutte le cosche parlamentari e senza nemmeno discuterle in Aula.

Ripartizione finanziamento derivante dal due per mille dell’IRPEF - dichiarazioni 2014 su redditi 2013 - importi in euro

Schede valide Base imponibile 2 per mille erogato

Donazione procapite

Fratelli d’Italia 510 4.663.225 9.326 18,3

Lega Nord per l’indipendenza della Padania 1.839 14.069.975 28.140 15,3

Movimento Politico Forza Italia 829 12.356.127 24.712 29,8

Partito Autonomista Trentino Tirolese 39 328.208 656 16,8

Partito Democratico 10.157 99.549.734 199.099 19,6

Partito Socialista Italiano 591 4.843.016 9.686 16,4

Sinistra Ecologia Libertà 1.592 11.643.331 23.287 14,6

Scelta Civica 156 3.551.244 7.102 45,5

Sudtiroler Volkspartei 511 8.300.165 16.600 32,5

UDC 114 1.542.109 3.084 27,1

Union Valdotaine 180 2.008.491 4.017 22,3

TOTALE 16.518 162.855.625 325.711 19,7

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N. 2 - 14 gennaio 2016 corruzione / il bolscevico 7

Maroni indagatoIl governatore della Lombardia, tra l’altro, si è fatto accompagnare dalla sua collaboratrice

per “piacere personale” nella sua visita in GiapponeLa partecipazione di Maria Gra-

zia Paturzo al viaggio a Tokyo nel 2014 nell’ambito del World Expo Tour era “legata esclusivamente al piacere personale del presidente” fascioleghista della Regione Lom-bardia, Roberto Maroni. Lo scrive il Giudice per l’udienza prelimi-nare (Gup) di Milano Chiara Valo-ri nelle motivazioni della senten-za con cui lo scorso 20 novembre nel prcesso con rito abbreviato ha condannato a 4 mesi il dg di Expo spa Christian Malangone, accusa-

ta di induzione indebita per aver ricevuto da parte di Maroni pres-sioni a favore della sua ex collabo-ratrice Maria Grazia Paturzo.

Per quanto riguarda gli altri quattro imputati, il Gup ha assol-to la società Expo ma ha rinvia-to a giudizio davanti alla decima sezione penale (prima udienza il 4 febbraio) l’ex segretario gene-rale del Pirellone Andrea Gibelli, ex deputato leghista e attuale pre-sidente di Ferrovie Nord Milano; il capo della segreteria di Maroni,

Giacomo Ciriello, e Mara Carluc-cio, ex collaboratrice del governa-tore leghista.

Per lo stesso reato, a cui si ag-giunge anche l’accusa di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente per un secondo filo-ne d’indagine, risulta indagato lo stesso Maroni.

Stando all’inchiesta condotta dal Pubblico ministero (Pm) Eugenio Fusco, Maroni ha imposto che Ma-ria Grazia Paturzo (non indagata), con la quale, secondo il pm, aveva

una “relazione affettiva”, fosse inse-rita nella delegazione della Regione Lombardia per un viaggio a Tokyo nel 2014 nell’ambito del World Expo Tour e che fosse spesata da Expo. Da qui, secondo l’accusa, le presunte pressioni su Malangone, e l’accusa di induzione indebita con-testata al dg e al leghista.

“Non emerge in alcun modo agli atti - scrive tra l’altro il Gup - quale apporto la Paturzo avreb-be potuto offrire alla delegazione in Giappone”. E la rinuncia di Ma-

roni al viaggio, quindi, secondo il giudice è una “conferma diretta del fatto che la partecipazione era legata esclusivamente al piacere personale del presidente”.

Il gup sottolinea inoltre che “l’ingerenza” di Maroni nella scel-ta di Maria Grazia Paturzo “appare del tutto arbitraria ed esorbitante rispetto al potere conferitogli dal-la sua qualità” di presidente della Regione. Ruolo che, si legge nelle motivazioni, “è stato strumentaliz-zato per ottenere quanto desidera-

to”, cioè la “compagnia della Pa-turzo nel viaggio” a Tokyo.

Nel secondo filone d’indagine il boss fascioleghista del Carroc-cio è accusato di turbata libertà nel procedimento di scelta del contra-ente perché secondo il Pm ha favo-rito l’assegnazione di un contratto di collaborazione con l’ente Eupo-lis alla sua ex collaboratrice Mara Carluccio. In questa tranche l’ex dg di Eupolis Alberto Brugnoli ha già patteggiato il 7 novembre una pena a 8 mesi di reclusione.

7 arresti

strade di roma: “appalti pilotati, materiali scadenti, 650mila euro ai funzionari corrotti”

Mentre i processi per “mafia capitale” in cui sono coinvolti de-cine di boss politici e mafiosi che fanno capo alle verie cosche par-lamentari sia di centro-destra che di “centro-sinistra” con alla testa il PD sono ancora nella fase istrut-toria; il 15 dicembre la procura di Roma ha scoperchiato un altro scandaloso mercimonio all’ombra del Campidoglio inerente gli ap-palti per la manutenzione di stra-de, fogne, marciapiedi ecc... affi-dati a imprenditori compiacenti in cambio di laute mazzette per un totale complessivo finora accer-tato di 650 mila euro in relazione a 33 appalti del valore di 16 mi-lioni.

7 funzionari pubblici del Co-mune di Roma sono stati arresta-ti e altri 18 risultano indagati con l’accusa di corruzione e per aver eluso i controlli sui lavori effet-tuati. Nel carcere di Regina Coe-li sono finiti Francesco Pantaleo e Stefano De Angelis, del dipar-timento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana “S.I.M.U”; Roberto Brondi, Piero Seguiti, Doriano Carbonari e Paolo For-naciari, impiegati rispettivamente presso i Municipi V, IX, X e XII di Roma e Franco Ridenti, tecni-co della Azienda Ospedaliera San Giovanni Addolorata.

Nell’ordinanza di arresto il Giudice per indagini prelimina-ri (Gip) Massimo Di Lauro sotto-linea che le manette si sono rese necessarie per evitare il rischio di reiterazione del reato. Secondo il Gip, infatti, è “prevedibile” che se i funzionari venissero lasciati in libertà troverebbero “altri impren-ditori compiacenti, anche in con-siderazione dell’appetibilità de-gli onerosi lavori straordinari per il Giubileo appena iniziato”. Si tratta di “individui che non hanno esitato a barattare la loro funzio-ne pubblica con alcune migliaia di euro, incuranti delle difficoltà del-la Capitale che hanno contribuito ad aggravare omettendo per la vil moneta il monitoraggio di appalti essenziali per il decoro di una città che fa purtroppo fatica ad assicu-rare ai suoi abitanti una qualità di vita consona al suo rango di me-tropoli europea”.

Tra gli indagati figurano fra gli altri: Fabio Stefano Pellegrini del Simu, Luca Gaveglia del Muni-cipio IV e Giampietro Cirilli, già

funzionario del Municipio VIII, ora pensionato ma ancora con le mani in pasta.

“Gli imprenditori pagavano i funzionari per risparmiare sulle spese dell’appalto - ha chiarito an-cora il Gip - Si risparmiava sullo spessore dell’asfalto, sulla fresa-tura (cioè quello che levi) e sulle bonifiche, vale a dire la parte infe-riore del sottofondo. Quest’ultima voce, per capirci, può funzionare così: se devi scavare 20 cm, ti fan-no fare 10”.

A svelare l’“estesa e quasi en-demica attività corruttiva” sono stati gli imprenditori Luigi Mar-tella e il suo braccio destro Ales-sio Ferrari, entrambi arrestati lo scorso 14 ottobre insieme al fun-zionario del dipartimento Svilup-po infrastrutture e manutenzione urbana “Simu” di Roma Capitale, Ercole Lalli, con l’accusa di essere i principali collettori del “pervasi-vo sistema corruttivo”.

Messi con le spalle muro da-gli investigatori che hanno seque-strato alcune pen drive con tutta la “contabilità occulta” delle im-prese che fanno capo al “Gruppo Martella”, i due imprenditori han-no deciso di collaborare spiegando nel dettaglio, appalto per appalto, tutti coloro che hanno percepito tangenti: somme variabili nel tem-po da poche migliaia di euro ad ol-tre centomila, pari ad una percen-tuale variabile dal 3 al 5 per cento del valore dell’appalto.

Secondo la procura questa po-trebbe essere solo la punta di un iceberg tangentizio che travalica perfino la “terra di mezzo” di Buz-zi e Carminati e rischia di inghiot-tire l’intera amministrazione capi-tolina. Infatti, “tutto lascia pensare che il sistema coinvolga gran parte delle imprese che operano nel set-tore” della manutenzione urbana. Lo stesso Ferrari, del resto, ha par-lato di una “richiesta generalizzata da parte dei funzionari”, dicendo-si convinto che “chiedessero an-che agli altri come costantemen-te chiedevano a noi”. Un’inchiesta dunque che è destinata ad allargar-si nelle prossime settimane e che punta molto in alto lasciando in-travedere l’esistenza di un “livello superiore” a quello dei funzionari.

In una intercettazione, ad esempio, si cita “la parte politica” con cui interagiva l’imprenditore Martella: un riferimento che rima-

ne oscuro, come quello ad un mi-sterioso “Number One” al quale uno dei funzionari coinvolti si sa-rebbe rivolto lamentandosi di una inadempienza degli imprenditori chiamati a pagare.

E pensare che tutto ciò accadeva proprio mentre il nuovo duce Ren-zi dimissionava l’amministrazio-ne Marino e prometteva di ripulire la Capitale dalla banda di Buzzi e Carminati col varo della falsa legge anticorruzione e commissariando il Campidoglio in vista del Giubileo coi suoi prefetti Gabrielli e Tronca a vigilare sui relativi appalti.

il primo segretario del Pd siciliano si è riciclato in ben 8 diversi partiti

il boss genovese, dal Pd a Forza italia

Mentre in Sicilia Renzi e Fara-one sono in campagna acquisti per il PD tra i fedelissimi di Cuf-faro e Lombardo, dal canto loro Berlusconi e Miccichè sono in campagna acquisti per FI tra i piddini. E acchiappano addirit-tura l’ex-segretario del PD sici-liano, Francantonio Genovese. Non è stato, del resto un lavoro arduo per Miccichè, che si è do-vuto soltanto recare a Messina a siglare il patto con il pregiudica-to Genovese, appena scarcerato dopo 19 mesi ma con obbligo di dimora. Genovese infatti è un abitudinario del cambio di ca-sacca: ha militato in ben 8 partiti nella sua carriera politica.

Insieme al boss, lasciano il PD, passano a Forza Italia anche Franco Rinaldi, deputato regio-nale e cognato di Genovese, nel consiglio di presidenza dell’Ars. Con lui Forza Italia mette un pie-de nell’organo di “autogoverno” del Parlamento siciliano. Anche la deputata nazionale del PD Maria Gullo passa a Forza Ita-lia. Il PD perde inoltre più di una decina di consiglieri comunali a Messina. Tra questi Paolo Da-vid, ex-capogruppo in Consiglio comunale, coinvolto nello scan-

dalo gettonopoli e con l’obbligo di firma davanti ai vigili urbani all’inizio e alla fine di ogni seduta consiliare. Altro che salto della quaglia! Un intero stormo, anzi un clan, è migrato, azzerando i vertici del PD messinese.

Genovese, come detto, è stato in carcere 19 mesi per lo scandalo degli enti di formazione professio-nale, che fanno riferimento alla sua famigghia. Una truffa miliona-ria di fatture gonfiate, attraverso le quali le società dell’ex boss PD ricevevano rimborsi pubblici ero-gati dalla regione Sicilia, guidata dall’altro boss PD, Crocetta.

Genovese, classe 1968, è il massimo esponente della Dc messinese. Grazie al padre Lu-igi (senatore democristiano per oltre vent’anni) e al nonno Anto-nio Gullotti (più volte ministro), la famigghia gode di un serbatoio di voti di circa 20.000 elettori e di un giro d’affari milionario nei settori immobiliare, dei traghetti, della formazione professionale e alle telecomunicazioni.

L’impegno politico di Geno-vese inizia a 18 anni col movi-mento giovanile della DC. Passa al Ppi di Rocco Buttiglione, che segue nel 1995 nel Cdu. Torna

al “centro-sinistra” con l’Udr di Cossiga, per poi tornare al Ppi, del quale diventa segretario pro-vinciale. Passa quindi alla Mar-gherita, sotto il cui simbolo entra nell’Assemblea regionale sici-liana. Alle elezioni regionali del 2001 raccoglie 13.832 voti. Nel 2005 è sindaco di Messina per il PD. Decade dalla poltrona di primo cittadino, a causa di un ri-corso. Diventa il primo segretario regionale siciliano del Partito de-mocratico, vincendo le primarie con l’85% dei voti, e vene eletto per la prima volta alla Camera dei deputati. Nelle travagliate vi-cende del PD siciliano, Genove-se si inserisce con la fondazione della corrente “Innovazioni” di Salvatore Cardinale.

Nel dicembre 2012 è il più votato in tutta Italia tra i candi-dati alle primarie per scegliere i parlamentari del PD, con 19.590 preferenze. Un risultato che lo porta a confermare la propria poltrona a Montecitorio.

Dopo le dimissioni di Bersa-ni, con il quale si era schierato alle primarie del 2012, sostiene l’antidemocratica ascesa ai ver-tici del PD di Matteo Renzi. Ma il nuovo duce, quando si tratta di

fare votare Montecitorio per l’ar-resto del suo grande elettore, lo scarica, preoccupato dall’avvici-narsi delle elezioni europee.

Dopo 19 mesi trascorsi tra carcere e arresti domiciliari, è tornato da pochi giorni in libertà ma con obbligo di dimora a Mes-sina. Ma ha già raccolto un’altra denuncia, relativa al tentativo di concussione di un ex burocrate regionale e il riciclaggio di contri-buti pubblici destinati ai corsi di formazione. Genovese avrebbe incontrato nella sua segreteria Ludovico Albert, ex-direttore ge-nerale del dipartimento regiona-le alla Formazione, quando sulla poltrona di governatore sedeva Raffaele Lombardo. Un incontro fissato per chiedere l’aumento dei contributi pubblici erogati dalla Regione Siciliana agli enti di formazione gestiti dalla fami-glia Genovese a Messina.

Adesso si ricicla nel partito del neoduce Berlusconi, questo bandito con l’animo da merce-nario, disposto a prostituirsi al miglior offerente e che lascia il PD perché mai gli ha assicura-to quell’impunità che lo stesso partito di Renzi aveva garantito a tanti altri boss inquisiti come lui.

Una delle tante strade dissesta-te di Roma

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Calendariorosso

3FEBBRAIO1943

5MARZO1953

6MARZO1919

18MARZO1871

9APRILE1977

25APRILE1945

5MAGGIO1818

8MAGGIO1945

16MAGGIO1966

14LUGLIO1889

5AGOSTO1895

9SETTEMBRE1976

28SETTEMBRE1864

1°OTTOBRE1949

7NOVEMBRE1917

15DICEMBRE1969

21DICEMBRE1879

14MARZO1883

Anniversario della fondazione della Terza Internazionale

Anniversario della morte di Marx

Anniversario della Comune di Parigi

Anniversario della Fondazionedel PMLI

Anniversario della nascita di Lenin

Giornata internazionaledelle donne

Giornatainternazionaledei lavoratori

Viva il 1° Maggio.Manifesto sovietico

dell’epoca di Lenin e Stalin

Anniversario della nascita di Marx

Anniversario della Liberazione dell’Europa dal nazifascismo

Anniversario della fondazione della Seconda Internazionale

Anniversario della fondazione della Prima Internazionale

Anniversario della fondazione della Repubblica popolare cinese

Anniversario della nascita di Engels

Anniversario della fondazione de “Il Bolscevico”

Anniversario della nascita di Stalin

Anniversario della nascita di Mao

Anniversario della fondazione dell’Urss(Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche)

Not

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Conclusione della battaglia di Stalingrado

8MARZO1910

22APRILE1870

1°MAGGIO1890

28NOVEMBRE1820

30DICEMBRE1922

26DICEMBRE1893

2016

Anniversario della morte di Stalin

Anniversario della pubblicazione del“Manifesto del Partito Comunista”

Anniversario della morte di Lenin

FEBBRAIO1848

21GENNAIO1924

Il n.33 del 2015 de “Il Bolscevico”-dedicato alla 39ª Commemorazione di Mao, eccezionalmente pubblicato anche in fomato cartaceo

Roma, 28 marzo 2015. Il PMLI nelcuore della manifestazione nazionale dei metalmeccanici della FIOM

Anniversario della Liberazione dal nazifascismo

Anniversario della morte di EngelsI soldati dell’Armata rossa di Stalingrado festeggiano la resa

dell’esercito nazista

Stalin durante la Paratadella Vittoria. Mosca 9 maggio 1945

Manifesto tedesco del 1914 per la Giornata Internazionale delle donne

Milano, parata dei reparti partigiani dopo la Liberazione della città e la �ne della guerra

Anniversario del lancio u�ciale della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria cinese

Fuoco sul quartier generale. Manifesto del 1967

Wuppertal (Germania), 5 agosto 2015. Accanto al monumento ad Engels, il compagno incaricato dal CC del PMLI, tiene alto il manifesto dedicato dal Partito al 120° Anniversario della morte

Anniversario della morte di Mao“La navigazione dipende dal timoniere, la rivoluzione dal presidente Mao”, 1968

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N. 2 - 14 gennaio 2016 PMLI / il bolscevico 9Buon 2016

AvAnti Anche A piccoli pAssi

Auguri per il Nuovo Anno 2016. Per fare ancora insieme un pas-so avanti piccolo o grande sempre insostituibile e fonte di nuove energie, coraggio, idee contro il nuovo Mussolini e per l’Italia uni-ta, rossa e socialista.

Patrizia Pierattini

Firenze, 26-28 dicembre 1998, 4° Congresso nazionale del PMLI. I primi quattro pionieri del Partito: al centro Giovanni Scuderi, da si-nistra Nerina “Lucia” Paoletti, Mino Pasca, Patrizia Pierattini

comunicAto dell’orgAnizzAzione di viggiù (vArese) del pmli

solidarietà del pmli alla cgil e alla casa del partigiano di saronno

L’Organizzazione di Viggiù del Partito marxista-leninista ita-liano (PMLI), esprime la propria solidarietà militante antifascista alla CGIL e alla Casa del Parti-giano di Saronno (Varese) per le oltraggiose e provocatorie scrit-te fasciste apparse sui muri delle suddette associazioni.

I fascisti, con quest’azio-ne infame e provocatoria, si dimostrano ancora una volta, come la storia ci insegna, ne-mici giurati della classe opera-ia, dei lavoratori e delle loro or-ganizzazioni politiche, sociali e sindacali.

Di fronte a questa ennesima provocazione di matrice nazifa-scista nella nostra provincia, il PMLI rivendica la messa fuori legge di tutti i gruppi nazifasci-sti in base alla XII disposizione transitoria finale (comma primo) che vieta sotto qualsiasi forma la riorganizzazione del disciolto partito fascista, in base alle leg-gi n. 645 del 20 giugno 1952 e

n. 205 del 25 giugno 1993 che puniscono l’apologia del fasci-smo e le pratiche xenofobe e discriminatorie che tale ideolo-gia si porta dietro.

Inoltre invita tutte le forze so-ciali, sindacali, democratiche e antifasciste, in particolare la classe operaia, a mobilitarsi per dare una forte e decisa risposta di piazza e di massa alla cre-scente teppaglia fascista che rialza la testa grazie anche al clima politico che le marce isti-tuzioni borghesi e il governo del nuovo duce Renzi in testa stan-no imprimendo al Paese con politiche economiche e socia-li (attacchi ai sindacati, ai diritti dei lavoratori, all’istruzione pub-blica, ecc.), e con controrifor-me istituzionali, di matrice fero-cemente neofascista e piduista sempre più simili a quelle del ventennio mussoliniano.

L’Organizzazione di Viggiù del PMLI

28 dicembre 2015

Saronno (Varese), dicembre 2015. Le oltraggiose e provocatorie scritte fasciste apparse sui muri della CGIL

l’odiosa soluzione adottata dai nuovi padroni “per far quadrare i conti”

il pmli condAnnA i licenziAmenti AllA cAremAr di ischiA

Solidarietà ai lavoratori in lottaPubblichiamo il comunica-

to stampa stilato il 30 dicembre 2015 dall’Organizzazione isola d’Ischia del PMLI contro la pri-vatizzazione e i licenziamenti della Caremar.

Il comunicato è stato fra l’al-tro rilanciato da diversi quotidia-ni locali e testate on line fra cui: “Il Dispari”, “Isolaverdetv.com”, “Quischia”, “Geonews.com” e “IlGolfo24.it”.

L’Organizzazione isola d’I-schia del PMLI, nel ricordare che la privatizzazione della Ca-

remar è solo l’ultimo atto di una scellerata politica regionale se-guita sia dal “centro-sinistra” che dal centro-destra, complice la superficialità espressa dalle amministrazioni dell’isola, uni-te dalla incapacità di difendere gli interessi dei lavoratori e delle popolazioni, denunciano la de-cisione odiosa e vergognosa, adottata dai nuovi padroni della compagnia dei trasporti maritti-mi, di licenziare, da domani 1° gennaio 2016, lavoratori già oc-cupati anche da trent’anni, allo scopo di “far quadrare i conti”

dell’azienda! È la soluzione che la storia

del capitalismo ripropone pun-tualmente: gli interessi dell’a-zienda si difendono solo ai dan-ni e alla faccia degli interessi dei lavoratori!

Domani, mentre tanti festeg-giano il nuovo anno, quattordici famiglie non hanno motivo per far festa ma saranno costrette ad iniziare il nuovo anno sen-za lavoro, senza soldi, senza prospettive, perché il padrone di turno ha già “fatto la festa” ai loro capifamiglia!

Il PMLI isola d’Ischia solida-rizza con quanti sono stati colpi-ti dalla micidiale scure dei nuo-vi padroni della Caremar; invita le forze politiche e sindacali, le associazioni d’ogni tipo, i lavo-ratori, i giovani, i pendolari, le popolazioni dell’isola ad essere presenti giovedì 31 dicembre, a Porta di Massa, accanto ai la-voratori in lotta per costringere l’azienda a rivedere le decisio-ni prese.

L’Organizzazione isola d’I-schia del PMLI

Ischia, 30 dicembre 2015

La critica di Mao a deng Xiaoping: un insegnaMento antirevisionista ancor oggi preziosodi Eugen Galasso - Firenze

Credo che, in occasione del 122esimo anniversario del-la nascita di Mao (26 dicem-bre scorso) “Il Bolscevico” (mi riferisco al n. 1 del 2016,) non potesse farci regalo più gradi-to e bello della pubblicazione di questi testi di Mao. Mi riferisco, in particolare (non solo, certo), alle “Critiche a Deng Xiaoping”, gennaio 1976 (a p.7 del nume-ro citato de “Il Bolscevico”) dove Mao da un lato ribadisce che “la lotta di classe resta l’asse at-torno a cui ruota tutto il resto”, ossia la contraddizione fonda-mentale, il perno della dialetti-ca, per un marxista-leninista. Al tempo stesso la critica a Deng è chiarissima e senza veli né “remissioni”: “E’ rimasto al gat-to bianco o nero e non gli inte-ressa se si tratti di imperialismo o di marxismo”. Ancora: “Non capisce nulla di marxismo-leni-nismo e rappresenta la borghe-sia... Xiaoping non ha mai par-lato con onestà”.

Critiche senza appello, come si vede. D’altra parte, però, Mao afferma, dialetticamente che “Non bisogna esagerare... verso chi ha commesso errori e presenta dei difetti. La politi-ca del nostro Partito è sempre stata quella di imparare dagli errori passati per evitare quel-li futuri e curare la malattia per salvare il paziente”. Nessuna condanna senza appello, dun-que, anche di chi, come Deng, si era già reso responsabile di gravi errori, di revisionismo di destra; nessun cedimento, in altri termini, al “revisionismo di sinistra” che naturalmente avrebbe voluto Deng “al rogo subito”. D’altronde, come è chiaro nelle “Importanti istru-zioni del presidente Mao” (otto-bre 1975-gennaio 1976, pp.4-6 stesso numero), Mao afferma con chiarezza che: “Xiaoping è dalla parte di Liu Bing” (revisio-nista di destra), ribadendo nel contempo che “Unità e stabili-tà non vogliono dire che la lotta di classe è scomparsa”, anzi al

contrario “Cos’è stata la Grande Rivoluzione culturale? E’ stata lotta di classe... Li Shaoqi (altro revisionista di destra, con idee che avevano profondamente in-fluenzato Deng) parlava dell’e-stinzione della lotta di classe ma lui non si era estinto e vo-leva proteggere il suo gruppo di rinnegati e duri a morire” (testi presenti a p.4 del giornale cita-to ).

Poi, nel testo del 7 aprile 1976 “Nota alla risoluzione del CC del PCC sulla destituzio-ne di Deng Xiaoping” (a p.7 del giornale citato), nella quale la destituzione di Deng da “tutti gli incarichi all’interno e all’ester-no del Partito, consentendogli di restare membro del Partito per verificare il suo comporta-mento futuro”. Decisione sag-gia ed equilibrata, dove il com-portamento futuro di Deng è ben noto, con il suo ritorno “alla grande” al servizio del revisioni-smo, facendo girare nuovamen-te all’indietro la ruota della sto-ria, possibilità che né Mao né gli

altri Maestri avevano mai esclu-so.

Fra gli estimatori del revi-sionista Deng Xiaoping ora è spuntato Hervé Denès, tradut-tore, studente di cinese in Cina (1964-1965) all’epoca della Ri-voluzione Culturale, con il li-bercolo “Douceur de l’aube” (Dolcezza dell’alba), Montreu-il, L’Insomniaque. Racconta di una sua love-story con una stu-dentessa cinese (lui, da studen-te, era là come lettore di fran-cese) seminando a ogni piè sospinto calunnie contro Mao e la Rivoluzione culturale, sen-za dimostrare nulla (ovvio), ma continuando ad affastellare ipo-tesi sulla sparizione della sua amata.

Testo di nessun rilievo stori-co, ha tuttavia precise finalità: denigrare Mao e la Rivoluzio-ne culturale, ridimensionare il Grande Balzo in avanti, spar-gendo a piene mani favolette imperialiste da “guerra fredda” sulla cattiveria comunista, ecc. Basti dire che, per Denès, tut-

to torna sereno quando il revi-sionista Deng Xiaoping nella primavera del 1979 riabilita l’e-conomia di mercato. Un libret-to che certo non dispiacerà (pur nell’ufficiale riconoscimen-to della figura del Grande Timo-niere) all’attuale regime fascio-

revisionista dominante in Cina, che non a caso in questi gior-ni sparge terrorismo psicologico anti-Stato islamico non meno di quanto facciano gli imperiali-sti europei, nordamericani e i loro vassalli nelle altre parti del mondo.

“time” citA il pmli

La pagina web del Time con il servizio del fotografo Jan Banning intitolato “Incontriamo i comunisti rimasti nel mondo”, tra cui com-pare la sede centrale del PMLI e de Il Bolscevico, con la compagna Cinzia Giaccherini. Il servizio completo è pubblicato sul n. 48/2015

richiedete la maglietta rossa del pmli

Possono richiederla, con una donazione volontaria, i militanti, i simpatizzanti e i

sostenitori del PMLILa donazione va inviata con versamento su

conto corrente postale n. 85842383 intestato a: PMLI - via Antonio del Pollaiolo 172/a -

50142 Firenze

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2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI N. 3 - 22 gennaio 2015

www.pmli.itSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANO

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N. 2 - 14 gennaio 2016 cronache locali / il bolscevico 11ComuniCato Congiunto PRC, PmLi e gRuPPo no taV

Lavoriamo per la costruzione di un Comitato antifascista Permanente a Biella

No alle ronde fasciste di Forza NuovaPubblichiamo integral-

mente il comunicato congiun-to PRC, PMLI e gruppo NO TAV di Biella per la creazione di un Comitato Antifascista Permanente che è stato ri-preso il 23 dicembre dal gior-nale on-line “News biella”.

A seguito di tale presa di posizione, il gruppo neo-fascista di Forza Nuova ha emesso un vomitevole con-trocomunicato che ha trovato ampio spazio su tutti i giorna-li locali.

Domenica 20 dicembre 2015 la Città di Biella, medaglia d’oro per la lotta di Liberazione, ha ri-cordato i suoi martiri, le vittime del rastrellamento nazifascista, i fucilati in piazza San Cassiano.

In queste occasioni di com-memorazione occorre avere il coraggio di denunciare anche il preoccupante rafforzarsi di for-

mazioni neo-fasciste e il loro di-sinvolto scorrazzamento per la città - nelle ore notturne - sotto forma di ronda.

Che tipo di sicurezza può vantare di avere la Città di Biel-la dove, indisturbati, vegliano squadracce di militanti di Forza Nuova?

Questa organizzazione trae ispirazione dal ventennio mus-soliniano ed ha assunto quale modello di riferimento ideologi-co ed organizzativo le formazio-ni antisemite e antirazziste del nord Europa. Numerosi sono gli esponenti di Forza Nuova inqui-siti per apologia del fascismo o per violenze gravissime, a sfon-do xenofobo.

Biella deve e può ritenere questa presenza ed operare offensiva della propria storia e cultura antifascista. E dovrebbe agire con rigore tenendo pre-sente che questa organizzazio-

ne è già stata condannata con la sentenza n. 19449 emessa l’8 gennaio 2010 dalla Corte di Cassazione Quinta sezione pe-nale proprio per la natura nazi-fascista.

Anche la sezione locale del partito Lega Nord non è di meno, caratterizzandosi con una propaganda politica volta più a soffiare sul fuoco del di-sagio sociale che a risolverlo. Speculano sul senso di insicu-rezza mettendo gli uni contro gli altri, fomentando l’emargi-nazione, dimentichi che le mi-sere condizioni e l’estrema po-vertà di immigrati, disoccupati, alcolizzati e tossicodipenden-ti, ecc., sono frutto del mercato globale e guerrafondaio; e igno-rano le gravi responsabilità, an-che locali, del depauperamento economico e produttivo del ter-ritorio, conseguenza della de-localizzazione di capitali ed in-

dustrie nei paesi extraeuropei a cui si somma la piaga dell’eva-sione fiscale.

Le nostre organizzazioni au-spicano pertanto la costituzione di un locale Comitato Antifasci-sta Permanente (CAP) che vi-gili, informi e soprattutto pren-da iniziativa nei confronti delle formazioni o gruppi politici che ripercorrono pericolosamen-te, con richiami razzisti, xeno-fobi, omofobi, antisemitici, e, in generale con intolleranza alla multiculturalità, le stesse tappe e slogan percorsi e gridati dal nazional-fascismo italiano nel ventennio.

La Federazione biellese del Partito della Rifondazione

ComunistaL’Organizzazione biellese

del Partito marxista-leninista italiano

Il Gruppo NO TAV di BiellaBiella, 21 dicembre 2015

nell’appennino bolognese

gLi oPeRai SaeCo in Lotta PeR

difendeRe i PoSti di LaVoRo

La multinazionale Philips vuole licenziare la metà dei dipendenti

�Dal nostro corrispondente dell’Emilia-RomagnaE’ dal 26 novembre, cioè

da quando hanno avuto la notizia che 243 operai su 558 sarebbero stati licenziati, che i lavoratori della Philips di Gaggio Montano, nell’Appen-nino bolognese, presidiano i cancelli della fabbrica, nono-stante il freddo sempre più in-tenso.

La Saeco, storica azien-da produttrice di macchine da caffè ad uso domestico, che negli anni “d’oro” è arrivata

ad impiegare anche 1.500 la-voratori, è stata rilevata nel 2009 dalla multinazionale olandese Philips che l’ha pro-gressivamente spolpata, spo-stando via via la produzione in Romania, dove la manodo-pera costa meno e i guadagni dei magnati capitalisti posso-no essere lauti anche a fronte di un calo della domanda.

A rimetterci, secondo i piani dei padroni, ovviamen-te devono essere sempre e solo i lavoratori, ma oltre ad essi a rimetterci sareb-be tutta la vallata che per-derebbe una delle principa-li fonti di lavoro, e difatti a mobilitarsi sono stati anche gli abitanti e i negozianti che si rifiutano di vendere i prodotti a marchio Philips e portano generi alimentari e utili ad affrontare il fred-do al presidio dove gli ope-rai indossano sciarpe rosse con la scritta “La Saeco non

si tocca”, mentre una fila di magliette rosse cucite insie-me sono appese lungo la valle.

Per alcuni di loro la perdita del lavoro sarebbe una vera e propria tragedia perché in casa c’è chi ha un familiare già licenziato in precedenza sempre dalla Saeco, e in que-sta zona, ancor più che altro-ve, trovare un posto di lavoro sarebbe alquanto problema-tico, a meno di spopolare la valle per cercarlo altrove.

La storia è quella già vi-

sta, con i padroni che prima impongono con il ricatto della delocalizzazione un aumento della produttività, poi una vol-ta spolpati i lavoratori si getta-no via spostando la produzio-ne nei paesi dell’Est.

Al ministero dello Svilup-po economico è in corso una trattativa per convincere la Philips a ritirare i licenziamen-ti ma il timore è che finisca come in molti altri casi pre-cedenti con il governo Renzi che finge di interessarsi delle sorti dei lavoratori e la Philips che ne approfitta per guada-gnare tempo con alla fine l’u-nico risultato di una piccolis-sima riduzione degli esuberi, ma solo fino al successivo at-tacco padronale.

Ma i lavoratori sono decisi: “Noi da qui non ce ne andia-mo!” e intanto hanno portato la loro protesta fino a Bolo-gna dove sono scesi in piaz-za il 22 dicembre scorso.

Bologna, 22 dicembre 2015. Il presidio dei lavoratori Saeco in piaz-za Nettuno

Prendendo a pretesto le provocatorie devastazioni avvenute in coda al corteo del Primo maggio e ad esso estranee

Il regIme neofascIsta scatena la repressIone contro I no eXpo

SOLIDARIETÀ DEL PMLI �Redazione di MilanoDopo i primi cinque mani-

festanti arrestati con l’accusa gravissima di “devastazione” e gli altri identificati e denuncia-ti a piede libero, appena fini-to l’EXPO, si è messa in moto la macchina repressiva del re-gime neofascista. Nel mese di novembre sono riprese le per-quisizioni nelle case di alcuni manifestanti incolpevoli, la po-lizia si è presentata alle 5 del mattino, a casa di una ragazza poco più che ventenne, portan-do via i suoi effetti personali e portandola in questura dove le hanno preso il dna. In seguito è stata rilasciata con pesanti e

gravi accuse.Le “forze dell’ordine” si sono

poi presentate in altre case, da 4 di queste hanno prelevato al-trettante persone per portarle in carcere, dove sono tuttora de-tenute.

La repressione era nell’aria ed era prevedibile che avreb-be colpito e pescato a caso fra coloro che il 1° Maggio scorso erano in piazza a contestare l’EXPO delle speculazioni, del-la cementificazione di aree agri-cole, del lavoro sottopagato o non pagato affatto, della gestio-ne commissariale che sacrifica i diritti, le libertà e la qualità della vita di tutti, dei soldi pubblici dre-

nati per gli affari dei soliti pesce-cani capitalisti e delle mafie che si sono aggiudicati gli appalti milionari, addirittura senza gare, andando ad ingrassare il marcio e corrotto sistema capitalistico di cui sono parte integrante.

I provocatori atti vandalici perpetrati in coda al corteo da soggetti oscuri, estranei al cor-teo stesso, hanno dato buon gioco dopo il Primo Maggio a spazzare via dalla scena pub-blica anni di lavoro del comitato No Expo e degli altri movimenti e centri sociali sui contenuti, di condivisione e di lotte frutto di un percorso faticosamente co-struito in precedenza.

Noi marxisti-leninisti del-la Cellula “Mao” di Milano del PMLI, siamo solidali con le lot-te del comitato No Expo, i mo-vimenti studenteschi ed i cen-tri sociali e contro gli arresti ai danni di manifestanti accusati ingiustamente del reato di de-vastazione e saccheggio, detri-to giuridico che dovrebbe scom-parire dall’ordinamento, reato introdotto in Italia sotto il regime fascista col Codice Rocco del 1930 e usato oggi per punire atti contro la proprietà e l’ordine costituito con un’intensità ab-norme e tipica della repressio-ne di mussoliniana memoria rin-verdita dal nuovo duce Renzi.

CLamoRoSe diChiaRazioni deL Pm antiCamoRRa aRdituRo SuLLa tRattatiVa Stato-CamoRRa PeR La CattuRa deL BoSS zagaRia

“nessuno si illuda: lo Stato non ha vinto sul clan dei Casalesi”

�Redazione di Napoli“Ritengo che sia possibile

che vi sia stato uno scambio a seguito di una sorta di trattativa che riguarda il ritrovamento del boss dei Casalesi Michele Za-garia”. Sono queste le clamoro-se dichiarazioni che il pubblico ministero anticamorra e compo-nente del Consiglio Superiore della Magistratura, Antonello Ar-dituro, ha rilasciato davanti alla Commissione parlamentare an-timafia lo scorso 23 ottobre, pre-cisando i motivi, a suo avviso, che hanno portato alla cattura, il 7 dicembre 2011 dopo una lun-ghissima latitanza, di Zagaria. Ipotesi suffragata dalla scom-parsa della ormai famosa pen-drive del capoclan (contenen-te presumibilmente la memoria informatica dell’organizzazione malavitosa) dal covo in cui fu ar-restato, ma anche da un parti-colare che Ardituro ha precisato

solo in sede dichiarativa per la prima volta e in maniera pubbli-ca: Michele Zagaria, nello spo-stamento dal carcere di Napo-li a quello in cui poi sconterà il 41 bis a Novara nel 2011, arri-vò con quasi 1.200 euro addos-so in contanti: “una cifra spropo-sitata per un detenuto – precisa Ardituro - e che comunque qual-cuno gli aveva consentito di te-nere. I fatti che sono emersi - ha detto il pm anticamorra, riferen-dosi ai momenti della cattura del boss e al giallo della chiavet-ta usb - si possono ascrivere a due ipotesi: o si tratta di un fat-to corruttivo singolo, da parte di un singolo. O la seconda ipotesi è che questo scambio sia avve-nuto in un contesto più ampio di buoni rapporti tra chi lo ha cat-turato e il latitante, in un conte-sto di abboccamenti, da collega-re anche a una serie di arresti che avevano colpito il clan con

la cattura di Iovine e Schiavone. Ritengo questa una ipotesi con contorni ancora non nitidi ma è quella investigativa su cui ho la-vorato”.

Il presidente della Commis-sione parlamentare antima-fia, Rosy Bindi, ha affermato in sede di dichiarazioni di Arditu-ro che “sembrerebbe che dalla ricostruzione Ardituro propen-da più per la seconda ipote-si che per la prima: insomma, se c’è stato uno scambio, que-sto è avvenuto a conclusione di una sorta di trattativa che è ini-ziata precedentemente”. D’al-tronde Ardituro ha anche fatto riferimento ad una serie di im-prenditori vicini al clan di Zaga-ria che hanno costruito una ini-ziativa antiracket per “ripulirsi” e avere la possibilità di conti-nuare a lavorare con le pubbli-che amministrazioni sfuggendo alle interdittive antimafia. In ul-

timo lo stesso magistrato inqui-rente ha voluto sottolineare che la DDA di Napoli ha avviato le indagini inevitabili per scopri-re le complicità delle istituzioni nazionali e locali nella cattura di Zagaria, soprattutto in ordi-ne alla pendrive scomparsa e all’ingente quantità di soldi tro-vata in contanti in mano al ca-poclan. Nel suo libro-verità “Lo Stato non ha vinto – la camor-ra oltre i casalesi”, Ardituro ha puntato l’indice contro le istitu-zioni in camicia nera, perché “sono stato troppe volte compli-ci, troppe volte conniventi, altre volte distratti”. Continua il pub-blico ministero: “I boss sono in carcere, ma il groviglio delle re-lazioni, dei rapporti, delle trame indicibili, è ancora lì, forte. Per sconfiggere la camorra che va oltre i casalesi e continua a fare affari, non basta arrestare boss e affiliati”. 25

Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-Trasporto Aereo - Sciopero del personale Enav Spa, Alitalia Sai Spa,

Consulta, WFS Ground Italy, Aviation Services, Aviapartner Handling - Personale non dirigente

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

14 Usb-Nazionale - Sciopero Vigili del Fuoco

GENNAIO

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12 il bolscevico / dialogo e lettere N. 2 - 14 gennaio 2016

DIALOGO LETTORI Questa rubrica è aperta a tutti i lettori de Il Bolscevico, con l’esclu-sione dei fascisti. Può essere sollevata qualsiasi questione inerente la linea politica del PMLI e la vita e le lotte delle masse. Le lettere non devono superare le 50 righe dattiloscritte, 3000 battute spazi inclusi.

NoN è adesso il momeNto di creare il siNdacato dal basso proposto dal pmli?

Salve,vi scrivo per dialogare con voi in

merito al ruolo del sindacato. La pre-messa è che da una parte il governo Renzi sta distruggendo i sindacati, li vuole rendere marginali, dall’altra parte sono i sindacati stessi a non reagire come si dovrebbe accettan-do le leggi di questo governo o non criticandolo come si deve rinchiu-dendosi nel silenzio (che somiglia ad un assenso alle riforme governative, vedi CGIL).

La vostra proposta per rifonda-re il sindacato partendo dal basso, dal popolo, mi trova completamente

d’accordo e la domanda che vi pon-go è: non è adesso il momento di creare questo sindacato dal basso, visto e considerato che tutti gli altri sindacati si lasciano insultare, dileg-giare, offendere da questo governo in questo momento?

Grazie.Alessandro - Firenze

Salve,dialoghiamo con piacere con te

su un tema della massima importan-za: l’esigenza di un nuovo sindaca-to che sappia rispondere agli attac-chi dei governi e dei padroni e faccia

veramente gli interessi dei lavoratori e dei pensionati. Il “titolo” che dai alla tua mail recita: Se non ora, quando? In questo modo crediamo tu intenda dire che le condizioni economiche in cui versano le masse popolari, gli at-tacchi ai diritti dei lavoratori, l’atteg-giamento arrendevole, quando va bene, o connivente dei vertici sinda-cali, sono arrivati a un tale livello che richiederebbero immediatamente la creazione del sindacato dal basso proposto dal PMLI. Un ragionamento che oggettivamente non fa una grin-za e finché rimaniamo su di un pia-no teorico, difficilmente contestabile.

Altresì notiamo con piacere che sei d’accordo con la proposta del PMLI, quella di costruire dal basso un grande Sindacato delle lavoratri-ci e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati fondato sulla demo-crazia diretta e sul potere sindacale e contrattuale delle Assemblee ge-nerali dei lavoratori. La nostra è una proposta strategica, di lungo respiro, non perché ci piace perdere tempo o sottovalutiamo la gravità degli attac-chi che vengono portati contro i la-voratori e i sindacati. Si tratta di un progetto a lunga scadenza perché le condizioni necessarie per la sua realizzazione al momento non sono dietro l’angolo, ma richiedono un ra-dicale cambiamento dell’attuale si-tuazione sindacale e politica.

In sintesi vogliamo dire questo: già adesso non mancano di certo le motivazioni che rendono necessaria la creazione del sindacato proposto dai marxisti-leninisti, un sindacato li-bero dalle logiche della compatibilità e della collaborazione con i capitali-sti, dove vige la democrazia a tutti i livelli anziché la burocrazia e il ver-ticismo come ora. Allo stesso modo riteniamo indispensabile abbattere il capitalismo e instaurare il sociali-smo per rompere veramente le cate-ne dello sfruttamento. Poi però dob-biamo scontrarci con la realtà, con la situazione oggettiva, non quella che noi vorremmo fosse. Non basta pro-clamare questo nuovo sindacato se non ci sono le condizioni per la sua

realizzazione. Certo noi lo crediamo possibile,

ma non nell’immediato, anche per-ché i marxisti-leninisti non intendo-no creare una nuova sigla sindacale, la quale si andrebbe ad aggiungere alle tante già esistenti senza cam-biare sostanzialmente nulla, ma un sindacato che raccolga la stragran-de maggioranza dei lavoratori priva-ti, pubblici, precari, dei pensionati. Questo ha come passaggio obbli-gato lo scioglimento di organizza-zioni come Cgil-Cisl-Uil, sindaca-ti di regime più attenti alle esigenze dei padroni, dei governi e delle loro controriforme (come dici tu stesso) che dei lavoratori. Richiede anche lo scioglimento dei sindacati non con-federali (USB, Cobas e simili), spes-so espressioni dirette di piccoli par-titi o correnti trotzkiste o operaiste o anarco-sindacaliste che si comporta-no come tali: settari e corporativi e comunque incapaci di rappresentare milioni di lavoratori e pensionati, più bravi a dividere che unire, a separare le lavoratrici e i lavoratori più avan-zati dal resto delle masse lavoratrici.

Capirai che ciò richiede un per-corso lungo che non si può comple-tare dall’oggi al domani. E allora ce ne stiamo con le mani in mano? Cer-tamente no. I compagni, militanti e simpatizzanti del PMLI, ed elemen-ti che condividono semplicemente la linea sindacale del PMLI, già stan-no cercando di portare all’attenzione delle lavoratrici e dei lavoratori que-

sta nostra proposta, lavorando prin-cipalmente nella Cgil perché al mo-mento è l’organizzazione sindacale che raccoglie la maggioranza del-la classe operaia del nostro Paese, senza escludere a priori i cosiddet-ti “sindacati di base” in particolari si-tuazioni dove questi hanno la mag-gioranza della rappresentatività dei lavoratori. Per avere successo si dovranno creare altre condizioni: la crescita del PMLI e la presenza nel sindacato di un numero maggiore di suoi militanti o sostenitori, una cor-rente organizzata che lavori dentro e fuori la Cgil alla creazione del Sinda-cato delle lavoratrici e dei lavorato-ri, delle pensionate e dei pensionati, solo per citarne alcune.

Ma non scoraggiamoci, proprio ora che anche in una parte della Cgil comincia pian piano a farsi strada, seppur ancora in maniera confusa e nebulosa, l’idea che occorra qualco-sa di nuovo per scompaginare l’at-tuale situazione sindacale italiana e fornire ai lavoratori e ai pensionati uno strumento sindacale più efficace per difendere i propri interessi. Intan-to dobbiamo essere tra i più attivi nel nostro posto di lavoro e nella Cgil, ricercando l’unione con tutti i settori della sinistra sindacale, senza rinun-ciare al progetto sindacale strategico del PMLI. Propagandandolo nei luo-ghi di lavoro, nella CGIL e ovunque possibile, occupandoci delle questio-ni concrete delle masse lavoratrici e pensionate.

Stiamoin cordata

stretti l’uno all’altrosostenendoci

reciprocamentetenendo ben alta la bandiera

dell’antimperialismoCon i Maestri e il PMLI

vinceremo!

Domenica 24 gennaio, ore 11, davanti al busto del grande Maestro del proletariato internazionale

PMLI e PCDI CoMMeMorano assIeMe LenIn a CavrIago

Domenica 24 gennaio 2016 in piazza Lenin a Cavriago (Reggio Emilia), commemorazione pub-blica organizzata dal PMLI.Emi-lia-Romagna e dalla Federazione di Reggio Emilia del PCDI in oc-casione del 92° Anniversario del-la scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale.

Ritrovo alle ore 11, discorsi uf-ficiali dalle 11,30.

Partecipiamo numerosi per rendere omaggio a Lenin.

Spazziamo via il governo del nuovo duce Renzi.

Applichiamo gli insegnamen-ti di Lenin sui membri del Partito.

Con Lenin per sempre, contro il capitalismo e l’imperialismo per il socialismo!

Coi Maestri e il PMLI vincere-mo!

“Il Bolscevico” ancora una volta

sull’imperialismo ci dà la linea giusta

Sì, carissimi compagni, anche stavolta “Il Bolscevico”, n.48 del 2015 (ma non ne dubitavo, non ne dubito mai) ha fatto centro. Citando alcuni commenti della stampa bor-ghese (“Il fatto quotidiano” che non è certo un organo marxista-leninista), “Il Bolscevico”, ancora una volta ci dà la linea giusta: “Lo Stato islamico, piaccia o non piaccia, è una realtà” e quindi bisogna comunque tenerne conto, mentre bombardare, oltre ad essere la soluzione peggiore, quella dell’imperialismo accaparratore, che vuole estendersi senza freni e acqui-sire il dominio di zone ad alta densità di materie prime (petrolio, gas, ecc.), dominando anche politicamente, con un’ulteriore “prova muscolare” (l’im-perialismo, come ci insegna Lenin, non si smentisce mai sia a livello di base economica sia a livello ideolo-gico-politico), è controproducente, creando una spirale infinita, basata sullo schema azione-reazione.

Ma, cosa ancora più importan-te, come ci ricorda Lenin, da marxi-sti-leninisti distinguendoci bene dai pacifisti (ora quasi silenti, tra l’altro, guarda caso) e anarchici, sempre in-feudati alla borghesia, sappiamo che bisogna capire che “Il filisteo non ca-pisce che la guerra è la continuazio-ne della politica e quindi si limita a dire ‘il nemico attacca’ e ‘il nemico invade il mio paese’ senza doman-darsi per quale motivo si combatta la guerra, con quali classi, per quale fine” (Lenin, “Intorno a una caricatu-

ra del marxismo e dell’economismo imperialistico” - agosto-ottobre 1916, Opere complete, Editori Riuniti, vol. 23, p. 30). Ma è Mao a ricordarci che “esistono guerre giuste e ingiuste” e che “Tutte le guerre giuste sono pro-gressiste e tutte le guerre che impe-discono il progresso sono ingiuste. Noi comunisti ci opponiamo a tutte le guerra ingiuste, che impediscono il progresso, ma non ci opponiamo a tutte le guerre giuste, progressiste” (Mao, “Sulla guerra di lunga durata”, Maggio 1938, Opere scelte, Edizioni in lingue estere, vol. 2°, p. 154).

La lezione dei Maestri qui si inve-ra ancora una volta, essendo quel-la dello Stato Islamico (che sarei fa-vorevole a riconoscere pienamente come Stato) una guerra almeno par-zialmente giusta, in quanto antimpe-rialista, anche se finalità, ideologia e metodi sono totalmente alieni dal marxismo-leninismo il che, peraltro, credo debba essere ben chiaro.

Eugen Galasso - Firenze

auguri per un anno di lotta contro

l’imperialismo e il governo renzi

Tanti cari auguri di buon e rosso 2016 dalla martoriata Calabria a tutti i compagni del PMLI e a tutti i lettori del glorioso “Il Bolscevico”!

Sarà un anno di lotta contro l’im-perialismo, nemico di tutti i popo-li della terra, e in particolare in Ita-lia contro il governo del nuovo duce Renzi che ha rimesso la camicia nera all’Italia proseguendo nell’ope-ra di attuazione del regime neofasci-sta secondo i dettami della P2 al ser-

vizio della borghesia italiana e della Ue imperialista.

Appoggiamo i movimenti islamici antimperialisti!

Spazziamo via il governo Renzi!Per l’Italia unita, rossa e sociali-

sta!Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Giordano – Paola (Cosenza)

Un buon 2016 rosso e marxista-leninista

Un buon anno 2016 rosso, mar-xista-leninista a tutti voi compagne e compagni!

W il PMLI! Coi cinque Maestri vinceremo!

Lorenzo Santoro – Bergamo

I più rossi e rivoluzionari auguri

A tutti i compagni/e del PMLI i più rossi e rivoluzionari auguri di un 2016 di grandi successi sia in campo politico che di nuovi compagni.

Sempre col PMLI e con i cinque Maestri!

I compagni di Ferrara

sono in cerca di un partito che rifletta al

meglio gli insegnamenti del marxismo-leninismo

Salve compagni,sono un giovane che da qualche

tempo ha abbracciato il marxismo-leninismo e attualmente sono in cer-ca di una realtà partitica che rifletta al meglio gli insegnamenti del mar-xismo e al contempo proponga va-lide proposte mirate al raggiungi-mento del potere politico da parte del proletariato affinché esso pos-sa mettere fine al capitalismo e alle sue mostruose contraddizioni che, come mostra lo sviluppo storico che ha portato alla formazione del capi-talismo monopolistico di Stato, con-tinuano ad acuirsi mostrando come il capitalismo abbia fatto il suo tempo visto il configgere antagonistico dello sviluppo delle forze produttive con la proprietà privata capitalistica e la sua forma di appropriazione indebita.

Leo, via e-mail

Piazza Lenin, Cavriago (Reggio Emilia), 18 gennaio 2015. Militan-ti e simpatizzanti dell’Emilia-Romagna, della Lombardia, del Pie-monte e delle Marche del PMLI, uniti con rappresentanti del PCd’I, dell’Anpi di Reggio-Emilia e due compagni del Congo e del Burki-na Faso, commemorano il grande Maestro del proletariato interna-zionale Lenin in occasione del 91° Anniversario della scomparsa. Al centro il compagno Denis Branzanti, accanto a destra, il compa-gno Alessandro Fontanesi, Segretario Provinciale di Reggio Emi-lia del PCd’I. Appena dietro Branzanti, il compagno Angelo Urgo, Segretario del Comitato lombardo del PMLI (foto Il Bolscevico)

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N. 26 - 2 luglio 2015 esteri / il bolscevico 15

www.pmli.it

l’Ufficio politico delPARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANOSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

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I marxisti-leninisti italiani si stringono solidali ai familiari delle vittime incolpevoli degli attentati terroristici a Parigi.Questi attentati, non condivisibili ma comprensibili, sono la diretta conseguenza della criminale guerra che la santa alleanza imperialista, della quale fa parte la Francia di Hollande, conduce contro lo Stato islamico. Ed è facilmente prevedibile che essi continueranno e investiranno tutti i paesi della suddetta coalizione. Per evitarli l'unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato islamico.I popoli non hanno alcun motivo per appoggiare questa guerra che fa unicamente gli interessi degli imperialisti, cioè del capitalismo e delle classi dominanti borghesi, che per sostenere le loro economie e "spazi vitali" usano le armi per sottomettere i popoli che si ribellano al loro dominio e per depredare le ricchezze, soprattutto il petrolio e le materie prime, dei loro paesi.Attualmente è il Medio Oriente, in particolare la Siria, l'Iraq e la Libia, che fa gola all'imperialismo americano, europeo e russo. Nonostante essi siano in contraddizione e in lotta per l'egemonia in quella regione, ora sono uniti per combattere lo Stato islamico, che rappresenta il maggiore osta-colo per i loro piani di dominio nel Medio Oriente.Gli amanti della pace, della libertà e dell'autodeterminazione dei popoli, dell'indipendenza e della sovranità dei paesi, non possono quindi stare dalla parte degli aggressori imperialisti, ma da quella dello Stato islamico aggredito. Il PMLI, nonostante non condivida assolutamente la sua ideologia, cultura, tattica, strategia e tutti i suoi metodi di lotta, azioni e obiettivi, non può non ap-poggiarlo nella sua lotta contro gli imperialisti. Perché è interesse comune liberare il mondo dall'imperialismo, che è la causa delle guerre, dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, dell'esi-stenza delle classi, delle ingiustizie sociali, della fame, della disoccupazione, della disparità terri-toriale e dei sessi, del fascismo, del razzismo, dell'omofobia, dell'emigrazione. E' la barbarie dell'imperialismo che genera barbarie.Non esiste un imperialismo buono, quello russo o cinese, e un imperialismo cattivo, quello ameri-cano o europeo. Tutti gli imperialismi sono cattivi e nemici dell'umanità. Lottano tra di loro per il dominio sul globo anche a costo di scatenare una guerra mondiale. Devono essere fermati.Il contributo più grande che il popolo italiano possa dare a questa lotta antimperialista universale è quello di opporsi a ogni atto interventista e guerrafondaio del governo imperialista del nuovo duce Renzi. Esso è presente in armi in Iraq e Afghanistan, ed è pronto a bombardare con i Torna-do e i Droni lo Stato islamico nel territorio che questo ha strappato all'Iraq. Aspetta solo di avere la contropartita a cui tiene tanto, quella della guida della missione militare in Libia.Il popolo italiano deve rifiutarsi di diventare carne da cannone per l'imperialismo italiano e, nel caso in cui l'Italia partecipasse a una eventuale guerra mondiale imperialista, deve sollevarsi anche in armi, se occorre, per imperdirla.Questo governo è una iattura per la sua politica interna ed estera, bisogna cacciarlo.14 novembre 2015, ore 9,04

Perché gli attacchi terroristici a Parigi.E' la barbarie dell'imperialismo

che genera barbarie

Comunicato dell’Ufficio politico del PMLI

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14 il bolscevico / esteri N. 2 - 14 gennaio 2016

Compromesso storico tra Obama e Putin

L’Onu vara un PianO Per stabiLizzare La siria COntrO L’is

La Nato invia aerei e navi per difendere la TurchiaIl Consiglio di Sicurezza

dell’Onu approvava all’unani-mità il 19 dicembre una risolu-zione sulla Siria che prevede la proclamazione della tregua, l’elaborazione di una nuova Costituzione entro 6 mesi, lo svolgimento di elezioni entro i prossimi 18 mesi. Un percorso che dovrebbe portare alla pa-cificazione del paese, la condi-zione necessaria per condurre la lotta contro lo Stato islamico (Is).

La risoluzione indica che “non appena i rappresentanti del governo siriano e dell’oppo-sizione avranno avviato i primi passi di una transizione politica sotto gli auspici dell’Onu”, nei negoziati che dovrebbero ini-ziare nel mese di gennaio, scat-terebbe il cessate il fuoco nel paese. Non è definito il mecca-nismo di “monitoraggio, verifica e segnalazione” di questo ces-sate il fuoco, la cui responsabili-tà ricade sull’Onu.

Ciò che è importante della risoluzione Onu lo sottolineava anzitutto il ministro degli Este-

ri russo Sergej Lavrov: “la vo-tazione unanime dei membri del Consiglio di Sicurezza deve aprire una strada per creare un ampio fronte contro il terrorismo sulla base della Carta dell’Onu, appoggiandosi a tutti coloro che stanno contrastando il terrore in terra, compreso l’esercito della Siria, le milizie curde, i reparti dell’opposizione patriottica si-riana. Un contributo in tal senso sono le azioni delle forze aero-spaziali della Russia, intrapre-se sulla base della richiesta del legittimo governo della Repub-blica Siriana”. Col che l’impe-rialismo russo ribadiva la “legit-timità” del suo intervento in Siria a sostegno del regime di Assad e metteva in evidenza come la necessità del momento fosse la stabilizzazione della Siria per procedere contro l’Is.

Il testo della risoluzione era stato elaborato nell’incontro ini-ziato il 18 dicembre a New York del Gruppo internazionale di so-stegno alla Siria, cui partecipa-vano i ministri degli Esteri di 18 paesi, diretto di fatto dal russo

Lavrov e dal Segretario di Stato americano John Kerry. Il gruppo che proseguiva il lavoro avviato dalla Conferenza di Vienna del 30 ottobre scorso sulla pacifi-cazione della Siria, dove i diret-ti interessati, i siriani di Assad e quelli dell’opposizione non era-no presenti; era la conferenza organizzata dai paesi imperiali-sti che hanno alimentato la cri-si siriana e che la considerano uno degli aspetti della crisi re-gionale, quella dove da più di un anno è entrato in gioco lo Stato islamico (Is) e si è forma-ta la santa alleanza imperialista per combatterlo.

Affinché l’alleanza si possa concentrare contro il nemico comune, lo Stato islamico, i due capifila imperialisti Barack Oba-ma e Vladimir Putin sono addi-venuti a un compromesso sulla sorte di Assad che ha sblocca-to l’accordo all’Onu. Nella riso-luzione un passaggio indica che “il popolo siriano deciderà il fu-turo della Siria”, alludendo alle elezioni che si terranno sotto la vigilanza dell’Onu. Il desti-

no di Assad potrebbe non es-sere deciso a breve tanto che il segretario di Stato america-no Kerry affermava di non vo-lersi focalizzare in questa fase su “un cambio di regime”, altre fonti Usa sottolineavano che a Mosca non sarebbero contrari a che Assad si possa fare da par-te durante la fase di transizione, prima comunque delle elezioni.

Come spiegava Obama, gli Usa avevano rinunciato a por-re come condizione prelimina-re la partenza di Assad con “un calcolo realista, Assad dovrà andarsene ma per adesso c’è una soluzione-ponte, che tiene conto degli interessi di Russia e Iran, e della popolazione alawi-ta che non vuole finire schiac-ciata. Bisogna che al più pre-sto tutte le parti concentrino le energie contro i jihadisti di Da-esh”.

Nel discorso di fine anno Pu-tin sottolineava che i raid rus-si in Siria sostenevano gli sfor-zi dell’opposizione siriana che combatte lo Stato Islamico come quelli dell’esercito fedele

a Bashar al-Assad. E annuncia-va l’appoggio russo alla bozza di risoluzione che Kerry aveva discusso nei giorni precedenti nel corso della sua visita a Mo-sca e che in quel momento era ancora in discussione all’Onu. Il piano russo per la Siria “coinci-de negli aspetti chiave con quel-lo americano”, sosteneva Putin.

La guerra contro l’Is era l’o-biettivo imperialista principale, a Washington come a Mosca, confermava Obama nella con-temporanea conferenza stam-pa di fine anno dove ripeteva di non voler inviare truppe terre-stri perché il Pentagono stima-va che ci sarebbero “centinaia di morti americani al mese, mi-gliaia di vittime tra i siriani, die-ci miliardi di dollari di spesa”. O piuttosto perché la Casa Bian-ca ha già da tempo deciso di di-simpegnarsi in parte dallo sce-nario mediorientale e rafforzarsi invece nell’area del Pacifico per fronteggiare direttamente la sua più pericolosa concorrente, il socialimperialismo cinese.

I raid aerei che durano da

un anno e mezzo non bastano, prendeva atto Obama, “anche la Russia riconosce che dopo tanti sforzi non è riuscita nep-pure a spostare le lancette” e la lotta contro lo Stato islami-co sarebbe proseguita da parte dell’America e degli alleati occi-dentali con i raid aerei e i colpi mirati a eliminare i leader.

La forza militare imperiali-sta schierata a distanza si raf-forzava con la decisione del consiglio Nato di Bruxelles del 18 dicembre di dare il via libe-ra all’invio di aerei radar, caccia e navi nel Mediterraneo orien-tale per incrementare la difesa della Turchia “in considerazione della situazione instabile del-la regione”. Una decisione che mette anche l’alleanza milita-re imperialista schierata in pri-ma fila nella guerra all’Is e che serve anche a far sentire all’al-leato turco Erdogan il sostegno dei paesi imperialisti occidentali nello scontro che ha aperto con l’imperialismo russo dopo l’a-battimento del caccia di Mosca sugli affollati cieli siriani.

PrOtettO da una missiOne miLitare Onu a guida deLL’imPeriaLismO itaLianO

governo di unità nazionale in Libia per combattere l’is Renzi al premier libico designato Serraj: Pronti a intervenire in Libia contro l’IS

Lo scorso 28 dicembre il pre-sidente del Consiglio Matteo Renzi riceveva a Palazzo Chi-gi il premier libico designato, Fayez Al-Serraj, che significati-vamente metteva Roma quale sua prima tappa del tuor euro-peo dopo l’acquisizione dell’in-carico affidatogli dall’accordo politico firmato il 17 dicembre a Skhirat in Marocco. Renzi, a quanto si apprende da una nota di Palazzo Chigi, ha assicura-to a Serraj che “la nuova Libia potrà contare sul deciso soste-gno che l’Italia, in coordinamen-to con la comunità internazio-nale, intende assicurare per la riabilitazione dei servizi essen-ziali, la creazione di solide pre-messe per lo sviluppo econo-mico e sociale nonché per la stabilizzazione del Paese, con particolare riferimento alla lotta al terrorismo e al traffico di es-seri umani. L’Italia è pronta a rispondere con tempestività, e nel necessario quadro di legali-tà internazionale, alle eventuali richieste di assistenza che la li-bia dovesse rivolgere”. In altre parole confermava la disponi-biltà dell’imperialismo italiano a guidare la missione internazio-nale per “stabilizzare” la Libia e contro “il terrorismo”, leggi lo Stato islamico (Is). Finalmen-te l’imperialismo italiano aveva di fronte l’interlocutore neces-sario, che aveva contribuito e non poco a costruirsi, per ave-re il paravento di una richiesta

formale per mettere i piedi nel piatto in Libia.

Non a caso il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni era, assieme al ministro spa-gnolo, l’unico ministro europeo presente a Skhirat e quello che più di altri, in concerto con quel-lo del Marocco, ha lavorato per chiudere a tutti costi un nego-ziato tra i due governi libici che durava da oltre un anno. Nella città marocchina il 17 dicembre veniva firmata l’intesa per la for-mazione di un governo di unità nazionale libico in una cerimo-nia cui prendevano parte circa 200 tra parlamentari, esponenti tribali e politici libici oltre ai mi-nistri degli Esteri di Italia, Ma-rocco, Qatar, Turchia e Tunisia. L’accordo è stato successiva-mente controfirmato dall’inviato dell’Onu in Libia, il tedesco Mar-tin Kobler.

L’accordo era firmato da 90 deputati del parlamento di To-bruk e da 27 deputati di Tripoli che avevano con loro la delega di altri 42 deputati del Congres-so nazionale, il parlamento del-le forze islamiche che ha sede nella capitale. L’intesa creava un Comitato di presidenza di cui fanno parte 6 personalità già scelte dall’Onu, il premier Fa-yez Serraj, i tre vicepremier, e altri esponenti di Tobruk e Tripo-li, delle formazioni del Fezzan, il sud della Libia, e della Cirenai-ca. Il Comitato ha il compito di formare la lista dei ministri che

costituiranno il governo vero e proprio che dovrebbe insediarsi a Tripoli entro 40 giorni dalla fir-ma dell’intesa.

Il governo di unità naziona-le dovrà definire il testo di una nuova Costituzione che entro un anno sarà sottoposto a refe-rendum popolare; dopo l’appro-vazione della nuova Costituzio-ne il governo dovrà organizzare le elezioni per la formazione di un nuovo Parlamento e del go-verno definitivo. Nello stesso lasso di tempo dovrebbe tra le altre disarmare le diverse mili-zie che operano nel paese da quattro anni, da quando fu ro-vesciato il regime di Moham-mar Gheddafi. Il compito più delicato sarà quello di riprende-re il controllo delle zone occu-pate dalle milizie islamiche che hanno dato l’adesione allo Sta-to islamico.

Gli ultimi passi per conclude-re il negoziato erano stati posti il 13 dicembre alla conferenza internazionale sulla crisi in Li-bia tenuta a Roma e promos-sa dal segretario di Stato Usa, John Kerry, assieme al ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Ma né Nuri Abusahmain, presi-dente del parlamento di Tripoli, né Agila Hissa, il suo omologo di Tobruk, accettavano i termini cui si stava chiudendo il nego-ziato e neanche un intervento in extremis di Martin Kobler che era volato di corsa a Tobruk il 16 dicembre era riuscito nell’in-

tento. Altri gruppi politici dei due parlamenti avviavano ne-goziati paralleli a quello dell’O-nu “senza intermediari” stranie-ri. A Skhirat la firma dell’intesa col timbro dell’Onu per conto dei due parlamenti era appo-sta dai vicepresidenti. E non è l’unico problema che i promo-tori dell’intesa hanno tentato di lasciarsi alle spalle pur di chiu-dere il negoziato con un certo numero di consensi e poter dar vita a un governo provvisorio e presentarsi all’Onu per poter avere il via libera all’intervento, anche militare cui da tempo la-vorano i servizi segreti italiani e non solo.

La copertura dell’Onu all’in-tervento in Libia arrivava il 23 dicembre con la risoluzione del Consiglio di sicurezza che esor-tava tutti gli Stati a rispondere positivamente alle richieste di aiuto che verranno nei prossimi mesi dal “legittimo” governo li-bico, quel nuovo esecutivo che nascerà dagli accordi di Skhirat entro il mese di gennaio. Il Con-siglio dell’Onu approvava all’u-nanimità la risoluzione sul futu-ro politico della Libia sulla base del testo dell’accordo firmato in Marocco.

“La risoluzione è un impor-tante passo verso la stabiliz-zazione del paese. È una de-cisione alla quale l’Italia ha contribuito in modo determinan-te”, commentava il ministro de-gli Esteri Gentiloni. L’imperiali-smo italiano freme per passare all’incasso e assumere final-mente quel ruolo guida in Li-bia auspicato, anzi richiesto in maniera palese fin dallo scor-so settembre quando il premier Matteo Renzi intervenendo all’Assemblea generale dell’O-

nu aveva sottolineato che “l’Ita-lia è pronta a collaborare con un governo di unità nazionale nei settori chiave” e ad assumere “se il governo libico lo chiederà, un ruolo guida per un meccani-smo di assistenza e stabilizza-zione con il sostegno della co-munità internazionale”.

Secondo l’ambasciatore libi-co all’Onu “la risoluzione Onu 2214 chiede a tutti i Paesi di combattere il terrorismo in Li-bia, cosa che rappresenta una lampante autorizzazione che comporta soltanto l’onere, per i differenti Paesi, di informa-re in anticipo la Libia e coordi-narsi con lei”. Se questa non è già una richiesta di interven-to militare, poco ci manca. In ogni caso l’imperialismo italia-no si è dichiarato pronto a met-tere a disposizione delle Nazio-ni Unite un contingente militare

per addestrare l’esercito libico e mettere in sicurezza a Tripoli gli edifici in cui dovrà schierarsi il nuovo governo e in cui torne-ranno ad operare le ambasciate straniere. Allo scopo il premier Renzi ha preventivamente infi-lato nella Legge di stabilità un pacchetto di circa 700 milioni di euro per finanziare le operazio-ni militari in Libia da qui a due-tre mesi. Per finanziare un con-tingente da schierare a difesa di obiettivi strategici come raffi-nerie e campi petroliferi, o per interventi volanti dalle navi a terra, secondo le più recenti in-discrezioni sullo studio affidato al generale dell’Esercito Paolo Serra, consigliere militare delle Nazioni Unite in Libia, indicato anche come probabile coman-dante del contingente degli al-meno 5 mila “caschi blu” dell’O-nu in Libia.

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N. 2 - 14 gennaio 2016 stato islamico / il bolscevico 15

42 movimenti islamici alleati all’is Dal Medioriente all’Africa e all’Asia

Il centro studi australiano In-stitute for Economics and Pea-ce ha recentemente pubblicato il secondo Global Terrorism In-dex che ha censito nel mondo almeno 42 movimenti islamici alleati allo Stato islamico (Is); di questi, trenta organizzazio-ni avrebbero fatto formale patto di obbedienza e dodici promes-so fedeltà e sostegno al Calif-fato proclamato il 29 giugno del 2014 nella regione a cavallo tra Siria e Iraq e guidato da Abu Bakr al Baghdadi.

Lo Stato islamico ha intan-to abbattuto fisicamente il con-fine tra Siria e Iraq come defi-nito dall’accordo Sykes-Picot, ufficialmente noto come Accor-do sull’Asia Minore, un accor-do segreto siglato il 16 maggio 1916 tra i governi del Regno Unito e della Francia, le due potenze coloniali che definiva-no le rispettive sfere d’influenza nel Medioriente in seguito alla sconfitta dell’impero ottoma-no nella prima guerra mondiale imperialista. La costruzione del Califfato prospetta una comuni-tà islamica ancora più larga nel Medioriente e in Nordafrica e ha fatto da richiamo a diverse or-ganizzazioni islamiche dell’area e anche oltre.

Fra le prime organizzazioni di una certa dimensione a dare la loro adesione allo Stato isla-mico vi è stata quella libica di Ansar Al Sharia che controlla-

va la regione attorno alla città di Derna e successivamente di Sirte; Boko Haram che è attivo nel nord della Nigeria, in alcune aree del Camerun, del Niger e del Ciad. Nel primo anno di vita lo Stato islamico raccoglieva tra le altre l’adesione delle “Brigate di sunniti liberi di Baalbeck” in Libano, di Ansar Beit Al Maqdis nel Sinai egiziano, Tehrik - e - Khilafat in Pakistan, Afgha-nistan, India,Turkmenistan e Uzbekistan, Biff (Bergsamaro Islamic Freedom Fighters) nel-le Filippine.

Nel censimento dell’Institute for Economics and Peace alcu-ne di queste organizzazioni non sono citate, ne compaiono altre e la conferma che esistono mol-

ti altri gruppi in varie regioni del mondo che in origine alleati di Al Qaeda, si sono divisi sull’ap-poggio all’Is.

Organizzazioni e movimen-ti più o meno forti sono presen-ti dalla Penisola Arabica sino ai territori palestinesi e all’Egitto,

dove esiste la “Provincia del Si-nai” dell’Is, alla Tunisia dei molti “foreign fighters”; dall’Algeria di Junda al Khalifah al Mali dove

l’Is raccoglie nuove adesioni in seguito alle scissioni di mo-vimenti legati a al Qaeda, fino alle lontane Filippine e Malesia.

Anche AssAd comprA il petrolio dell’is

Alla faccia della polemica scatenata da Putin sull’acquisto da parte della Turchia del pe-trolio dell’IS risulta che il petro-lio dell’IS viene comprato anche dal governo di Bashar al Assad, sostenuto da Mosca, da quan-do al regime è venuta a manca-re proprio la provincia siriana di Deir Ezzor, ex riserva di petrolio del clan Assad, sottratta dall’IS al controllo di Damasco.

La produzione che si attesta tra i 34mila e i 40mila barili al giorno, come rivela un’inchiesta del Daily Beast, viene acquista-ta per la maggior parte dai re-sidenti dello Stato Islamico. Il secondo consumatore non è la Turchia, come sostiene Pu-tin, gridando allo scandalo per rinfocolare le tensioni antimpe-rialiste, ma proprio il regime di Bashar Al Assad.

Assad ha sempre acquistato il petrolio proveniente dalle aree conquistate dall’IS, tramite un intermediario, George Haswani, un siriano con nazionalità rus-sa e siriana legato al clan de-gli Assad, addestrato in Russia e messo a capo di una compa-gnia di progettazione d’impian-ti, la HESCO, che si occupava degli impianti di estrazione poi conquistati dallo Stato Islamico.

IS vende al regime di Assad anche il gas naturale. Rivela-zioni che mettono a nudo tutte le ipocrisie usate dagli sciacal-li alla guida delle potenze im-perialiste per farci accettare la guerra all’IS. Addirittura Putin, che accusa la Turchia per rin-focolare la tensione in Medio oriente, è esso stesso coinvolto nel commercio di petrolio e non sarebbe da stupirsi se anche

altre potenze imperialiste, che spingono per la guerra all’IS, fossero coinvolte, a partire dalla stessa Francia.

Diventa sempre più eviden-te che una delle ragioni dell’ac-canimento imperialista contro l’IS nasce proprio dal fatto che i combattenti antimperialisti dello Stato islamico hanno sottratto ai regimi fantoccio delle poten-ze imperialiste, e dunque a que-ste stesse, la gestione di un set-tore di vitale importanza, quello dell’estrazione del petrolio.

Comunque sia, queste rive-lazioni sottolineano come l’IS abbia un sistema di estrazione, trasporto e commercio del pe-trolio che non potrebbe esistere senza l’appoggio della popola-zione. Dispongono di ingegneri, alcuni provenienti dall’Europa, di tecnici e di operai in grado di

gestire il processo di estrazio-ne e stoccaggio, di centinaia di camion e relativi autotrasporta-tori e di un congruo numero di intermediari che provvedono a esportare petrolio fuori dallo Stato, con proprie autocisterne. L’IS è uno Stato, ha un eserci-to ed ha una popolazione che lo sostiene. Bisogna farla finita con tutte le ipocrisie che ven-gono sparse a piene mani dal-le potenze imperialiste per far-ci accettare la guerra contro di esso. Bisogna battersi per co-stringere le potenze imperiali-ste a rinunciare alle risorse de-predate ai Paesi della regione e lasciare che le popolazioni loca-li si autodeterminino e risolvano da sole i conflitti attualmente in atto nella regione.

BomBardamento mirato in siria

israele assassina leader Hezbollah con la complicità di Putin

Samir Kuntar, il libanese dru-so, ex militante del Fronte di Li-berazione della Palestina e at-tuale leader di Hezbollah, è stato assassinato il 19 dicem-bre a Jaramana (Damasco), assieme ad altre otto persone, durante un attacco aereo mira-to lanciato dai sionisti israeliani con la complicità degli imperia-listi russi.

Kuntar era noto in tutto il mondo arabo. Aveva trascor-so 29 anni in una prigione isra-eliana per aver preso parte, all’età di 16 anni, ad un attac-co armato (nel 1979) a Naharia, nel nord di Israele, in cui erano state uccise quattro persone. Dopo la scarcerazione avve-nuta nel 2008 in seguito a uno scambio di prigionieri tra Israele e Hezbollah, Kuntar era entrato a far parte della leadership del movimento sciita libanese.

Migliaia di sostenitori di Hezbollah e di altre organizza-zioni libanesi e palestinesi han-no partecipato ai funerali di Sa-mir Kuntar sepolto nel cimitero “militare” di al Rawdat Sayida Zeinab.

Israele non ha rivendicato uf-ficialmente il raid aereo su Da-masco, tuttavia esponenti del governo Netanyahu, come il ministro delle costruzioni Yoav Gallant, e alcuni parlamentari

hanno espresso soddisfazione per l’eliminazione di Kuntar.

“Gli israeliani si sbagliano se pensano di aver chiuso il con-to con l’uccisione di Samir Kan-tar. Devono sapere che hanno aperto nuovi conti. Israele non ha ancora imparato la lezione, questa volta ha commesso la più grave delle stupidità”, ha av-vertito Hashem Safieddine, diri-gente di primo piano di Hezbol-lah che tra l’altro ha aggiunto: gli israeliani non possono aver lanciato i loro cacciabombar-dieri contro Damasco senza aver avvertito in anticipo il co-mando militare russo che ope-ra in Siria. Mosca e Tel Aviv in-fatti hanno stabilito nelle scorse settimane un coordinamento per evitare “incidenti” nello spa-zio aereo siriano. Quando i rus-si cominciarono alla fine dell’e-state i bombardamenti in Siria, il premier israeliano Netanyahu si precipitò a Mosca e ottenne da Putin il via libera a una inte-sa tra i due Paesi nei cieli della Siria. In sostanza i russi hanno garantito agli israeliani la con-tinuazione dei loro raid contro Hezbollah e l’esercito siriano e così coprono con le loro for-midabili difese antiaeree i jet di Tel Aviv quando sorvolano la Siria e compiono i loro attac-chi.

Leggete sul n. 1/2016 le opere inedite di Mao sulla battaglia antirevisionista contro Deng

Settimanale

Fondato il 15 dicembre 1969Nuova serie - Anno XXXX - N. 1 - 7 gennaio 2016Studiamo la battaglia antirevisionistadi Mao contro Deng per tenere il PMLI rosso e combattere il revisionismo

1893 - 26 Dicembre - 2015. 122° Anniversario della nascita di Mao

A Pechino, il 18 agosto 1966 Mao passa in rassegna, per la prima volta, il potente esercito della Grande Rivoluzione Culturale Proletaria dalla Torre della Porta di piazza Tian Anmen

Speciale Mao

Page 16: Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie Una ... · devono superare le 50 righe dattiloscritte, 3000 battute spazi inclusi. ennesima rapina ai danni del popolo sbLoccati

N. 26 - 2 luglio 2015 esteri / il bolscevico 15

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PARTITO MARXISTA-LENINISTA ITALIANOSede centrale: Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]

Per evitare gli attacchiterroristicicessare dibombardare l’Is

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