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31 dicembre - Anche se necessariamente dobbiamo essere ottimisti, dobbiamo anche ammettere che i nostri politici fanno di tutto per rovinare ogni speranza, nella loro voglia distruttiva orientata dal tanto peggio tanto meglio, generano, almeno in me, un malessere che orienta alla speranza che possano veramente essere rimossi dalle loro sicurezze, come si faceva una volta per i politici negletti, si possa sperare per loro un periodo di lavori forzati orientati a far rimuovere almeno in parte qualcosa delle tante macerie che stanno creando nella nostra amata Italia. Sembra incredibile che persone datate di una intelligenza anche superiore alla media possano sperare per propri tornaconti il dramma di tutti gli altri. Eppure purtroppo è così, ci viene presentato ogni giorno dai mass media, invece di pensare e lavorare per il bene della nostra Nazione continuano a giocare a chi è il più forte e come far crollare chi è più forte di loro. Anche per questo dobbiamo essere ancora più vicini ai nostri giovani che saranno le vere vittime di un modo di fare politica che è orientato al male dell'altro per l'affermazione di se. Come incoraggiarli ai valori della fraternità e della convivenza tra i popoli e le contrapposizioni se chi ci governa ritiene meritevole di attenzione il gareggiare a demonizzare l'altro? Forse è questa la nota più negativa in assoluto di questo anno solare che il Signore ci ha donato di condividere, è come se un papà e una mamma invece di pensare al bene dei figli pensassero solo a se stessi e a chi deve primeggiare in famiglia. Si riuscirà a farli ragionare da adulti e da parlamentari, a me sembra così difficile. Tutto quanto accade a livello nazionale si trasmette anche negli atteggiamenti locali, e da questo deriva un appiattimento e un disimpegno da parte di chi nel territorio si dedica più o meno stabilmente a questo servizio, tutti aspettano di definire il con chi stare nella speranza che si vada a votare in tempi brevi e ci si possa sedere a propria volta in qualche scanno che viene messo a disposizione. Non c'é nulla di peggio di cui parlare, anche per questo non parlo quasi mai di impegno politico. Sarebbero solo pensieri negativi e non ne vale la pena. Non voglio certamente incoraggiare al disimpegno politico, ma è bene che chi decide di dedicarsi al bene comune lo faccia seriamente e non come gli scriteriati che pretendono di essere credibili cavalcando i vari malcontenti. A guardare bene sono stati loro stessi con il loro modo di governare a generarli. Ma tutti fanno finta che la colpa è degli altri, dimenticando o semplicemente o contando sulla

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31 dicembre - Anche se necessariamente dobbiamo essere ottimisti, dobbiamo anche ammettere che i nostri politici fanno di tutto per rovinare ogni speranza, nella loro voglia distruttiva orientata dal tanto peggio tanto meglio, generano, almeno in me, un malessere che orienta alla speranza che possano veramente essere rimossi dalle loro sicurezze, come si faceva una volta per i politici negletti, si possa sperare per loro un periodo di lavori forzati orientati a far rimuovere almeno in parte qualcosa delle tante macerie che stanno creando nella nostra amata Italia. Sembra incredibile che persone datate di una intelligenza anche superiore alla media possano sperare per propri tornaconti il dramma di tutti gli altri. Eppure purtroppo è così, ci viene presentato ogni giorno dai mass media, invece di pensare e lavorare per il bene della nostra Nazione continuano a giocare a chi è il più forte e come far crollare chi è più forte di loro. Anche per questo dobbiamo essere ancora più vicini ai nostri giovani che saranno le vere vittime di un modo di fare politica che è orientato al male dell'altro per l'affermazione di se. Come incoraggiarli ai valori della fraternità e della convivenza tra i popoli e le contrapposizioni se chi ci governa ritiene meritevole di attenzione il gareggiare  a demonizzare l'altro?

     Forse è questa la nota più negativa in assoluto di questo anno solare che il Signore ci ha donato di condividere, è come se un papà e una mamma invece di pensare al bene dei figli pensassero solo a se stessi e a chi deve primeggiare in famiglia. Si riuscirà a farli ragionare da adulti e da parlamentari, a me sembra così difficile. Tutto quanto accade a livello nazionale si trasmette anche negli atteggiamenti locali, e da questo deriva un appiattimento e un disimpegno da parte di chi nel territorio si dedica più o meno stabilmente a questo servizio, tutti aspettano di definire il con chi stare nella speranza che si vada a votare in tempi brevi e ci si possa sedere a propria volta in qualche scanno che viene messo a disposizione. Non c'é nulla di peggio di cui parlare, anche per questo non parlo quasi mai di impegno politico. Sarebbero solo pensieri negativi e non ne vale la pena. Non voglio certamente incoraggiare al disimpegno politico, ma è bene che chi decide di dedicarsi al bene comune lo faccia seriamente e non come gli scriteriati che pretendono di essere credibili cavalcando i vari malcontenti. A guardare bene sono stati loro stessi con il loro modo di governare a generarli. Ma tutti fanno finta che la colpa è degli altri, dimenticando o semplicemente o contando sulla smemoratezza di clientes prezzolati che fino a qualche giorno fa erano tutti a braccetto.

     Il nostro compito rimane quello di costruire la speranza, a maggior ragione in questa fase di disperazione procurata, la gente ha bisogno di riferimenti veri, persone dal volto e dal cuore pulito, altrimenti vive la disperazione di cui alcune volte leggiamo nei fatti di cronaca. Come trasmettere la gioia di vivere al di sotto del tenore di vita al quale ci si era abituati, non è un esercizio facile, però è opportuno che ci si alleni con impegno, anche perché è la via obbligata per la gran parte degli abitanti del nostro paese. Contemporaneamente è opportuno che si riprenda con entusiasmo la via della fede, non come rimedio al male peggiore, ma restituendo credibilità a ciò che si crede anche se raramente lo si vive. La fede resta l'elemento più importante che il Signore ha messo a nostra disposizione, sta a noi valorizzarlo avendo la certezza che anche in situazioni totalmente negative la persona di fede troverà sempre la forza di non lasciarsi abbattere dalla contrarietà. Questo dono non sempre siamo capaci di renderlo visibile anche tra i credenti, però è certamente la sfida

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che ci viene posta davanti solo la fede può  vincere la crisi, oppure la crisi genererà solo disperazione e disorientamento.

     Questa notte, ormai da molti anni la vivo sempre nella solitudine. Finché c'era mia madre stavamo insieme, quasi mai fino a mezzanotte, prevaleva la stanchezza e il bisogno di riposare, però si beveva qualcosa tanto per fare un brindisi augurale. Da quando il Signore l'ha voluta con se, resto per i fatti miei, rifletto sulla vita della parrocchia, della diocesi, prego per come mi è possibile, ho già mangiato le lenticchie rituali di buon augurio, da qualche anno ho preso l'abitudine di scrivere qualcosa, ma mi sono accorto che normalmente i pensieri di fine anno non sono particolarmente allegri. Forse il fatto è legato alla solitudine, o forse sono i bilanci che non tornano mai, non parlo dei bilanci economici, quelli sono facilmente inquadrabili; ma di quelli pastorali non sono mai soddisfatto per come vanno le cose. Molti dicono che sono troppo esigente, ma non penso che sia così, so che le energie a disposizione sono molte, per cui mi sforzo di valorizzarle in modo che non ci si impigrisca e si giochi al ribasso.

     E' un periodo complesso, ma sereno, anche perché chi mi collabora ce la mette propria tutta, per cui su questo posso stare sereno. Di meno sulla comprensione del proprio ruolo e delle responsabilità che ne derivano, per tutto questo ci vorrà del tempo e anche tanta pazienza. Anche perché il mondo gira e lo lasci in un modo e lo ritrovi in un altro. Per cui prima di tutto si deve riposizionare quanto già definito e poi ripartire verso altre mete. Il modo di lavorare deve sempre essere innovativo altrimenti si resta indietro nel tempo e non si riesce a vivere l'oggi che invece è indispensabile evangelizzare con la propria testimonianza e il proprio impegno. Sono giorni molto belli, i giovani non mi lasciano mai e mi stressano, ma io sono contento lo stesso, perché sono la mia vita. il motivo? In realtà non lo so, però è così. E' come se, senza di loro, mi sentissi in qualche forma di incapacità esistenziale. Non tutti gli adulti comprendono questa scelta pastorale, ma solo quelli che non hanno figli, chi ha i figli non comprende lo stesso, però è contento perché i figli hanno ripreso a partecipare la vita della parrocchia. Non quello che viene proposto sopra, ma quello che si vive sotto. Voi direte ma è giusto così? Io rispondo per adesso è così e va bene anche così, il futuro è nelle mani di Dio per cui non si può prevedere. Intanto godiamoci il presente che io vedo in modo molto colorato, sono i volti dei giovani il colore che da serenità all'oggi.

30 dicembre bis - Ma intanto è passato un nuovo anno, il Signore ci ha donato di poter fare esperienze totalmente diverse da quelle precedenti, di incontrare persone nuove, di cogliere anche il dramma di tante situazioni personali inimmaginabili e adesso ci dona di vivere il ringraziamento per quanto Lui ci ha voluto donare, senza averne alcun merito. Di cosa devo ringraziare il Signore? Prima di tutto per la comunità che mi ha affidato e di cui certamente non sono degno. Per la fiducia che mi ha accordato il Vescovo nella responsabilità di Vicario Generale, della quale lentamente colgo la novità che comporta nel mio leggere la vita della Chiesa diocesana dal punto di vista canonico e non solo pastorale. ma soprattutto devo ringraziare il signore per i tanti fanciulli e ragazzi che guardano alla mia persona con fiducia anche se non sempre riesco a corrispondere alle loro attese. Ma soprattutto devo ringraziare il Signore per la banda dei guerrieri, che movimentano instancabilmente la vita

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della comunità e rendono più interessante ogni serata, con il loro modo inquieto di leggere al vita.

     Non è facile rileggersi ogni giorno eppure è così, la parrocchia che il Vescovo mi ha affidato esige una disponibilità sempre nuova a riqualificare i parametri di comprensione, proprio perché è una comunità che si rigenera in modo sempre nuovo per cui non è opportuno leggerla in modo appiattito, sembrerebbe svilirla nella novità che il Signore le ha affidato come Sua presenza quotidiana, da leggere sempre in modo nuovo e da trasmettere in modo innovativo senza stancarsi mai. Oggi ho avuto modo di godere dei volti nuovi che il Signore mi ha affidato nella fase, molto delicata, della loro crescita. la gioiosità di Giulia, la creatività di Chiara, il sorriso di Maria José, la pazienza di Luigi, la disponibilità di Dario e la voglia di fare di tutti gli altri che io cerco di moderare tanto per non andare in affanno. Forse meriterebbero più spazio anche per valorizzare più pienamente le loro potenzialità. Ma alcune volte ho paura di rischiare troppo e allora ne mortifico la disponibilità e la creatività a favore del bene da condividere con più serenità. Sarà il bene vero per la comunità, questo non so dirvelo però questo ritengo di fare e così faccio.

     E' stato un anno incredibilmente intenso di attività e di volti nuovi, di esperienze inimmaginabili e di sensazioni che non sempre riesco a trasmettere con la gioia che mi comunicano. Il mio modo di vivere è ormai legato alla preoccupazione per i giovani nel tempo presente anche per questo alcune volte divento problematico oltremisura. Può anche sembrare strano, ma il fatto di non cogliere lo spazio del futuro per i giovani soffoca la gioia che il Signore comunque dona alla mia vita. La preoccupazione del futuro la fa da padrone, come anche l'attenzione ai giovani che da sempre cono il cuore dell'attenzione del mio impegno pastorale. Il fatto che tanti giovani pensino di impostare la propria vita lontano dal Signore sono un vero problema sul quale spendere le molte o poche energie che il Signore mi ha donato. Come farli incontrare con Gesù, quale via seguire perché possano riscoprire la gioia di sentirsi comunità cristiana. Poi li incontri sembrano spensierati, trasmettono la gioia di vivere e ti rassereni, cogliendo atteggiamenti da anziano nella preoccupazione che si accompagna all'analisi delle situazioni.

     Poi ci sono quelli stabilizzati Kevin che gioca a fare il capo banda, Monica che in alcuni atteggiamenti sposa il ruolo della donna del Capo, ma in realtà è lei che tende a prendere in mano la situazione, anche se le da fastidio essere al centro dell'attenzione. Si cerca di far maturare, ma non sempre la gente è attenta all'azione educativa, spesso si procede per preconcetti e allora si salvi chi può. I giovani sono tutti belli, soprattutto quando riescono ad essere se stessi, non sempre in realtà, gliene diamo la possibilità e allora corrono il rischio di diventare abbruttiti, di vivere situazioni estemporanee. Giornata intensa di relazioni umane, vissuta nella ricerca della verità sulla società di oggi, non è facile trasmetterla a chi è nel dolore ma comunque ci proviamo. Anche se non sempre con successo. Ci sono tanti drammi che sfuggono al nostro sguardo, anche per questo dobbiamo fare in modo, che la misericordia di Dio che ci viene affidata, in qualche modo riesca a sopperire al vuoto di valori e di rispetto umano che si accompagna al nostro tempo. Troppo spesso ci sovrapponiamo all'amore misericordioso del Padre con leggi e leggine che

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inaridiscono la gioia della vita di comunità, e che forse rendono difficile il comprendere che Dio ci ama di un amore immenso ed eterno.  

30 dicembre - In che cosa il Natale cambia il cuore dell'uomo, questo nessun può dirlo, se non parlando del proprio cuore e non certamente degli altri. Allora posso dire che, oltre la gioia che deriva dalla fede nella salvezza che Gesù ci ha donato di celebrare, aumentano le preoccupazioni per la situazione della fede nella nostra comunità e per estensione ritengo anche nella nostra città. Quello che mi preoccupa è la quasi totale non partecipazione degli uomini, al punto dal non riuscire a cogliere come si possa vivere la festa del Natale di Gesù senza vivere la festa con Gesù nella vita di comunità. Si è così sradicato il rapporto con la parrocchia da non cogliere in essa il luogo privilegiato della fede? O, peggio, la fede si è inaridita nel cuore dei battezzati al punto da non riuscire a suscitare entusiasmo, speranza nuova nella testimonianza? O ancora, la comunità non riesce a vitalizzare il proprio essere la gioiosa presenza di Dio in mezzo alla città. Sia come sia, il problema è abbastanza grave e merita tutta la disponibilità a coglierne la gravità se correlato al fatto che tutto si riduce a mangiare di più, organizzare recite e via a seguire. Cose che certamente non vanno demonizzate, anche perché appartengono all'anelito dei bisogni umani, ma la domanda è: in che cosa tutto questo concorre a vitalizzare la vita di fede? Cioè Gesù è venuto per questo?

     Prendere coscienza di essere una minoranza e sposare gli atteggiamenti che ne conseguono è quanto il Signore ci dona di sperimentare in questi tempi. Il resto di Israele è uno dei filoni messianici che si accompagnano agli scritti e alle attese veterotestamentarie. E' un anelito a fare esperienza dell'incontro con il Signore, si guarda indietro per trovare le tracce della Sua presenza nell'oggi dell'esistenza. E' probabile che ieri come oggi si faccia fatica a percepirlo presente nelle masse, che seguono altre forme di messianismo, allora dobbiamo educarci a coglierne la presenza nelle categorie che Gesù ci ha indicato come i destinatari del Regno che Lui è venuto a portare. E' bene dedicare più tempo agli ammalati, alle persone sole, ai poveri, pregare di più proprio per essere maggiormente immersi in questa opera di Dio. Che comunque dobbiamo rendere presente con la nostra testimonianza. Ma come vivere tutto questo in una realtà che sembra distratta in altre cose? Semplice guardando alla missione che il Signore mi affida che, evidentemente, è diversa da come la colgono gli altri. Ancora oggi Gesù incoraggia a non scandalizzarsi della Sua opera, incoraggia anche a guardarsi intorno con più attenzione, in particolare chiede di essere attenti alle marginalità, alla periferia dell'umanità.

     Insomma è bene rimuove ogni forma di narcisismo e di dedicarsi con entusiasmo a quanti cercano in noi l'incontro con Gesù. Siam capaci di cogliere nella fragilità che abbiamo davanti agli occhi la manifestazione dell'azione potente di Dio? Alcune volte anche noi uomini di Chiesa giochiamo a fare i potenti di questo mondo, dimenticando l'incoraggiamento di Gesù: tra voi però non sia così.  E' una delle regole basilare degli insegnamenti che ci vengono dal contemplare la grotta di Betlemme, la gioia nasce dal condividere con altri la propria povertà, come manifestazione di una fraternità animata dalla presenza di Dio cercata, trovata e donata. Sono i giorni della riflessione, della meditazione, della preghiera, non certamente quelli della dispersione o della confusione. Tra gli atteggiamenti che ci propongono i Vangeli, ci viene indicata

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quale via privilegiata per l'incontro con Dio, l'attenzione a tutto e a tutti quanti ci circonda come messaggio che Dio dona per cogliere la speranza e la Sua presenza. Nei racconti si parla di Giuseppe, di Maria, dei Magi, della stella, degli angeli, dei pastori, di Simeone, di Anna e ancora di tanti altri, oggi di chi possiamo parlare?

     I segni sono tantissimi, ma forse non sempre siamo capaci di coglierli come manifestazione dell'amore di Dio, il lavoro degli spazzini, le tante badanti che vivono la speranza lontane dalla loro terra e dalla loro famiglia, i catechisti che dedicano gratuitamente il loro tempo per la formazione dei ragazzi e dei giovani, gli addobbi che ciascuno si è sforzato di mettere per rallegrar l'ambiente nonostante i tempi non propriamente gioiosi, le mamme che passano ore davanti ai fornelli per rallegrare in modo nuovo la tavola, i giovani che pur disorientatati dal nostro tempo si sforzano di sorridere e di fare festa, gli amici che non si dimenticano di te anche se gli anni passano e non si vede spesso, i bambini che sono il sorriso del Natale che il Signore ci dona ogni giorno di contemplare come sua presenza. Ce ne sarebbero tantissimi altri di segni, anche se alcune volte prevale lo scoraggiamento è evidente che tutto è legato all'incapacità di cogliere pienamente l'opera di Dio e al soffermarsi troppo su ciò che guardiamo con gli occhi materiali e non con quelli spirituali. Il Signore non si è dimenticato di noi e ci guarda con benevolenza nella nostra incapacità di coglierne la presenza attenta e affettuosa. Insomma il Signore chiede di cambiare musica e di restituirgli la direzione dell'orchestra, solo in questo modo la melodia sarà più conforme al Natale del Suo Figlio Gesù. 

29 dicembre - Anche questa Domenica è scivolata in modo sereno e gioioso. Iniziata in modo stanco, per le troppe ore di sonno che mancano all'appello, si è poi rinvigorita come sempre, grazie alle celebrazioni il Signore sostiene oltre a dare pace. Molti si trascinano nella vita, anche perché non vivono la gioia dell'incontro con il Signore. Altri vorrebbero imporre l'incontro con il Signore ma questo non è possibile, è l'amore che spinge ad incontrarlo non il dovere o l'abitudine. Giorni comunque luminosi che esprimono pienamente la bellezza della realtà nella quale il Signore ci ha posti, possiamo perfino ammirare le cime dei monti innevate. Certo occorre imparare a elevare lo sguardo verso l'alto altrimenti si va sbattendo da un muro all'altro senza riuscire a gioire di quanto ci è stato donato da custodire. Come sempre i giovani impongono un presidio stabile agli ambienti pastorali, anche se in realtà cominciano ad affezionarsi ai loro spazi per cui generano minori preoccupazioni, anche tra loro si cercano senza litigare in modo eccessivo. resta la nota dolente della non partecipazione dei bambini, ma le cose cambiano sia nei catechisti che non abbandonano le postazioni, parlo di quelli stanziani non di quelli trapiantati che condividono le feste con i loro cari, sia nei contenuti che si fanno sempre più elaborati.

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     L'elemento dominante è la tombola, si non la conoscete perché è un gioco nuovo che ha delle caratteristiche antiche ma viene riletto e presentato in modo innovativo, al punto che si fa fatica a riconoscerlo per come lo abbiamo praticato nella preistoria della nostra esistenza. E quali sono queste innovazioni? Dovete chiederlo a quelli che lo propongono, però occorre ammettere che funziona sia per coinvolgere sia per l'attrattiva che riesce a suscitare. E' inutile aggiungere che io non proporrei mai, ma si sa che io sono controcorrente. Il sabato mattina è scivolato nelle confessioni e nella direzione spirituale di qualche natalino che ha stentano a vivere l'Avvento. Ma come Don

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Cono si è reso disponibile agli occasionali, diranno i bene informati. Della serie a Natale siamo tutti più buoni. Quindi ultimo incontro organizzativo per il servizio del Clan, da lanciare e vivere in serata in quel di Sant'Angelo. A mezzogiorno Battesimo numero 58, con grandi ricordi del nucleo storico che lo accompagnava, con qualcuno l'adolescenza è stata condivisa negli scout in modo festoso, anche se l'oggi si presenta non sempre con colori festosi. Poi breve escursione nostalgica in mezzo alla gioia dei ricordi mai dimenticati e sempre bisognosi di essere rivissuti, non dico il dove, altrimenti correrei il rischio di dover giustificare il non andare dai tanti altri. Mi sono accorto che ci sono studiosi che non solo approfondiscono ma trasmettono ad altri e non sempre in modo benevolo.

     Non posso non segnalare il ritorno alla casa del Padre della cara Maria in quel del Castello, giovane mamma che si è consumata in breve tempo. Abbiamo condiviso molte esperienze legate alla devozione della Madonna del Rosario, la gioia della nascita del figlio e tante iniziative benefiche che certamente l'hanno preceduta in cielo. Poi il male che ha cercato di combattere e adesso si chiude la scena terrena su di lei, ma non l'affetto dei tanti con i quali ha condiviso la sua storia. Purtroppo il tempo della festa non elimina totalmente il dolore anche se lo apre a una speranza sempre nuova. Come sempre si deve riprendere e continuare anche se con meno enfasi, però si prova a ripartire. Nel pomeriggio ancora un Battesimo, durate la celebrazione festiva, e poi partenza per la SS Trinità, dove erano già arrivati coloro che erano andati a piedi. Dopo un momento di verifica sulle riflessioni vissute lungo il cammino, si riparte verso Sant'Angelo per incontrare Francesco, un caro adolescente che vive con l'affetto gioioso dei cari le difficoltà che la vita gli chiede di affrontare. Un momento veramente bello di condivisione e di festa, è inutile dirvi che, anche in questo caso, è entrata in scena il gioco innovativo del momento proposto però nella sua formulazione rigorosamente classica.

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     Siamo stati bene insieme e anche i ragazzi all'inizio bloccati, lentamente hanno saputo esprimere bene la voglia di fare festa, la speranza è quella di poter tornare in modo più stabile per gioire e riflettere insieme. Intanto si è fatto tardi e, a piedi siamo tornati all'SS. Trinità per pianificare l'impegno del servizio che accompagnerà questa fase del cammino scout dei giovani alla fine del percorso educativo. Non è facile parlare di servizio, di gratuità anche perché l'ambiente nel quale viviamo non è molto attento al dono di se, come in ogni realtà prevale il senso dell'interesse personale e quando si parla di donarsi per amore di Gesù, sembra parlare della luna. Occorre comunque insistere anche per aiutare a cogliere il senso più vero dell'impegno formativo che è quello di cogliere nell'altro il fratello da amare e da servire. L'atteggiamento nolente che alcune volte si riscontra nella vita della società è frutto di un lungo  cammino di impostazione clientelare del vivere, per cui è che nessuno cerca di sforzarsi tanto la coscienza comune parla dei piaceri da ricevere e da dare e non dei doveri da vivere. Pur vivendo in questo tipo di mentalità, si deve impostare un cammino di scelta di vita che cammina controcorrente, non dimenticando però che i giovani amano passare le notti in allegria e non nella preghiera. Diciamo che forse ne sono usciti intossicati, quando non si è abituati a lavorare è un guaio. Magari la colpa va ricercata in noi adulti, che certamente non sempre siamo dei modelli spendibili per la loro crescita. Finalmente siamo riusciti a chiudere la giornata.

     Oggi è stata tutta una festa, e lentamente va delineandosi la comprensione più reale del sentirsi comunità parrocchiale, e anche la preziosità di viverla come famiglia, anche se non tutti colgono l'importanza di conoscere la realtà prima di mettersi a fare. Quello che è importante è che lo si viva comunque. Una celebrazione veramente festosa, semplice, lineare, tanti volti noti e meno

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noti. E con questo siamo arrivati a 60, per quest'anno abbiamo chiuso il Battistero. Eleonora è la nipote di una mia carissima compagna di classe, non dico il nome per la privacy, con la quale abbiamo condiviso gli anni giovanili del liceo scientifico, oggi si gode l'inquietudine dei figli e la gioia di continuare ad impegnarsi per il bene degli altri. Finalmente ci siamo goduti la pausa pomeridiana con serenità tra un messaggio e l'altro, ma senza interruzioni rumorose. Arrivano come sempre i guerrieri e ci si prepara al combattimento serale, sono arrivati gli aiuti per via naturale e in parte invocate dal cielo, sono arrivati anche gli animatori dei disastri ordinari: il capo banda, la sua donna, la scorta. Ma anche gli animatori non scherzano più tanto, prese le misure si interviene in modo più puntuale e deciso, diciamo che è meglio per loro altrimenti il dover recuperare è tutto lavoro suppletivo.

     Nel frattempo ho potuto vivere l'incontro con le famiglie in serenità. Il tema è stato preso della messaggio della CEI per il Sinodo sulla famiglia sui temi della evangelizzazione, della multiculturalità, del dialogo interreligioso e delle tante forme di modelli familiari che oggi come oggi vengono proposti. Ho ribadito l'importanza di partecipare alla vita della parrocchia come famiglia e l'impegno a non trascurare la famiglie per servire la parrocchia. La prima vocazione per chi sposa è custodire la propria casa. Buona l'attenzione e la sopportazione dei partecipanti tutti rigorosamente in coppia. Ho anche aiutato a leggere in modo diverso la realtà di Scalea nella sua diversa conformazione sia sociale, che religiosa e anche morale, incoraggiando al rispetto verso tutti. Questo non significa mistificare la verità, ma semplicemente capire che non tutti la colgono come parte della propria vita.  Forse quest'anno riusciremo a dare seguito al cammino formativo intrapreso lo scorso anno con poca fortuna. per colta della parrocchia che non seppe dare continuità all'esigenza delle coppie di stare insieme. Abbiamo pianificato ogni mese un incontro, anche per aiutare a valorizzare la preziosità del partecipare come famiglia alla vita della comunità, che in parte si sta già consolidando in alcune stabili disponibilità. 

27 dicembre - Diceva un antico adagio: non tutte le ciambelle riescono col buco. Quando questo accade, significa che c'é sempre qualche cosa che non funziona per il verso giusto. Nulla di particolare di cui preoccuparsi, però a farci l'abitudine può generare disillusione. Datemi ancora del tempo gridava il vecchio saggio, e il giorno dopo non c'era più. Quello che doveva fare avrebbe dovuto farlo prima, tutto qui. E' proprio così tutti ti cercano ma nessuno ti da del tempo in più, allora come avviare al problema di come suddividere il tempo? A chi donare il proprio tempo? Per una volta dobbiamo dire niente di più difficile, tutti hanno diritto al tuo tempo in modo uguale. Ma Gesù come avrebbe fatto? Difficile a dirsi, anche perché più volte i Vangeli lo presentano in ritardo sul tempo necessario e Lui ha sempre recuperato facendo dei miracoli, insomma anche se Lui arrivava tardi poi riusciva sempre a recuperare. Tutto sommato anche noi ci riusciamo magari senza fare miracoli eclatanti come quello della risurrezione di Lazzaro, ma sforzandoci di essere disponibili a cogliere il dramma del fratello e credibili nel sostenere il loro discernimento.

     Intanto è bene arrendersi a un dato di fatto non tutti riusciamo a vivere la bilocazione, è la realtà, spesso mi ci sono esercitato, d'altra parte rasentando i cento chili non dovrei trovare particolare difficoltà a sdoppiarmi, ma purtroppo niente da fare, non riesco a estraniarmi dal luogo nel quale mi trovo, alcune

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volte non mi riesce neanche con la mente, immaginate con il corpo. Che cos'é la verità? Gesù ci insegna che è la base della libertà, per molti oggi diventa la capacità di dire bene una menzogna. A secondo delle situazioni, a secondo delle persone, e anche a secondo della convenienza. Tutto è relativo diceva qualcuno degli antichi filosofi, oggi è una filosofia che molti sposano senza avere alcuna paura di fallire anche perché il disorientamento etico è pressoché generalizzato per cui ognuno ritiene di essere nel giusto, non essendoci più chi ha la potestà di rendere presente la meta da conseguire. Tutti hanno una propria meta da perseguire, ritenendo che sia questa quella giusta.

     Che giornata è stata? Stana, totalmente strana, iniziata con i migliori auspici dell'amore giovanneo è proseguita nell'aridità delle opinioni relativistiche e si è conclusa con la gioia di non dover fallire. In una della tante affermazioni sapienziali Gesù afferma che i poveri li avrete sempre con voi, io potrei parafrasare tale affermazione con il dire che i giovani li avrete sempre con voi. Ma allora è proprio una fissazione, e perché no, dopotutto è innocua per cui può essere uno slogan indolore del senso da dare alla vita. Si può essere giovani da vecchi? Certamente no. Si può stare da vecchi con i giovani? Certamente si, ma solo per imparare. Altrimenti si corre il rischio di farli morire prima del tempo. L'inverno cerca un po' di spazio anche dalle nostre parti ma fa fatica a trovarne, per cui assistiamo a momenti metereologici  totalmente contraddittori. Comunque per buona pace di tutti la neve è ritornata sulle montagne della Dorsale Appenninica e della Catena del Pollino. Non è ancora la classica innevata, riguarda solo le cime più elevate. Ma si lascia godere nel paesaggio collinare di San Marco.

     Cosa vuol dire essere fragili, semplicemente incompresi nelle proprie potenzialità, nella propria sensibilità e nei propri progetti. Insomma ci si rende conto di essere fragili quando si percepisce un rifiuto di te dall'ambiente che tu riterresti referente necessario per la tua crescita e la tua serenità. Insomma quando ti si chiude la porta in faccia ad ogni piè sospinto. Diventa tutto più difficile. Ma non definitivamente insolubile anche perché la memoria del Natale ci viene a ricordare la possibilità che comunque al di là dell'atteggiamento degli uomini, Dio comunque realizza il suo progetto i salvezza. La vera domanda allora è: quello che sto vivendo è quanto il Signore mi chiede? Se la risposta è positiva non devo temere nulla, altrimenti si può pure cambiare progetto senza tenere in nessun conto quanto accaduto. Ma allora cosa vuol dire amare la parrocchia? Significa metterla al primo posto nelle proprie preoccupazioni, significa anche dedicare del tempo per togliere la polvere dai banchi, riuscire perfino a sostare del tempo in preghiera per non lasciare solo Gesù. Insomma significa sentirsi a casa propria senza dover chiedere permessi a nessuno, con tutto ciò che comporta anche nei doveri e nella disponibilità a mantenerla dignitosa. Se questo non accade allora leggo la parrocchia come un ambiente nel quale, mi porto occasionalmente come un ospite, e ne quale spero di trovare dei servizi, ma certamente non il luogo dove faccio esperienza dell'amore e testimonio di appartenere all'amore di Dio.

26 dicembre - Sembra strano dover parlare di ciò che ognuno dovrebbe sapere fin dall'infanzia, ma tant'è che conviene farlo anche perché ci si rende conto che non tutto ciò che si dovrebbe è. L'importanza del silenzio nella vita spirituale. Per molti è opportuno porre la domanda se sanno che cos'è il

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silenzio. Di certo la vita spirituale ha esigenza degli spazi di silenzio sia prima che dopo il momento liturgico. A cosa serve il silenzio? A interiorizzare quello che il Signore trasmette, al punto che senza il silenzio la preghiera corre il rischio di diventare un soliloquio. A maggior ragione è importante il silenzio durante l'Adorazione Eucaristica, il momento della massima intimità con Dio nel mistero della sua presenza nell'Eucaristia. Capita di partecipare ad Adorazioni piene di testi da riflettere e da proclamare, chi organizza chiaramente o non prega e conseguentemente fa finta, oppure non comprende che è nel silenzio che il Signore da sempre ha comunicato la Sua volontà. Così è opportuno entrare in Chiesa sempre con largo anticipo rispetto alla celebrazione alla quale si intende partecipare, questo aiuta a prepararsi spiritualmente alla relazione con Dio, ma anche alle relazioni di fraternità con la comunità. Così come è importante mantenere il silenzio sacro anche dopo la preghiera per conservare nel cuore il più a lungo possibile quello che il Signore ci dona di condividere con Lui. Non tutti comprendono, non tutti sanno. Ma chi sa, perché non si impegna di più? 

25 dicembre - Che Natale ci è stato donato? Semplice, per alcuni tratti molto esuberante, in altri momenti più sereno. La situazione generale della società civile la fa da padrona e con la testimonianza della fede non sempre siamo capaci di supplire al vuoto di valori e di energie che la società sta attraversando, questa è la chiave di lettura semplice e complessiva che si accompagna alla nostra voglia di trasmettere la festa che deriva dalla celebrazione della nascita di Gesù. Lo leggevo con facilità in molti  volti dei fratelli e delle sorelle che nella Notte Santa si sono accompagnati alla gioia di cantare e di lodare il Signore. Gente buona, che vive in modo semplice e laborioso sforzandosi di costruire il futuro per i figli. Altri che con più difficoltà vivono la speranza facevano fatica a cantare la gioia del Natale. D'altra parte il mondo è fatto di situazioni molto variegate ed è bene che sia così. A questi si aggiunge il gruppo abbastanza numeroso dei gioiosi a tutti i costi che hanno animato la liturgia con grande entusiasmo generando quella capacità di leggere la presenza di Dio, che è capace di restituire speranza e voglia di sorridere nonostante le difficoltà che si accompagno alla vita di tutti. Però con la compagnia di Gesù tutto diventa più semplice.

     Nella Notte non tutti hanno avvertito la preziosità di vegliare per attendere la nascita liturgica del Bambino Gesù, molti forse non sanno nemmeno che c'é una Veglia di Natale, la coscienza dell'essere cattolici anche nell'azione liturgica non sempre valorizza il dono della Grazia di Dio. Insomma non c'é stata l'assemblea della manifestazioni migliori, mancavano in gran parte i bambini, questa assenza già in se penalizza la gioiosità dell'assemblea, con la loro vivacità tutto sarebbe diventato più esuberante. Ma comunque la liturgia è stata vissuta con intensità, senza sbavature e con grande partecipazione emotiva, insomma ho visto pochi sbadigli il che depone bene sul livello esteriore di partecipazione. Quello interiore è stato certamente migliore altrimenti nessuno avrebbe lasciato la comodità della propria casa per vivere il pellegrinaggio verso la Grotta simbolica della natività del Signore. L'altra caratteristica dell'assemblea è stata certamente l'affettuosità che si riusciva a cogliere nella naturalezza degli abbracci e dei sorrisi che hanno salutato il congedo e il ritorno festoso alle proprie case.

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     La liturgia del giorno ha corrisposto bene alla sua vocazione di essere il vero volto della parrocchia. Una bella presenza giovanile, molti innamorati, volti attenti e sorridenti, tanti amici visivi che hanno rallegrato il cuore del parroco anche se non con tutti ci si è potuti relazionare. Una liturgia molto gioiosa e partecipata. Molte famiglie presenti al completo, insomma è stata la foto della parrocchia ideale che Gesù ha voluto donarci per avere in mente come dovrebbe essere l'assemblea liturgica della comunità di San Giuseppe. Famiglie giovani, tanti ragazzi, gruppi di giovani e al centro lo sguardo ricolto all'altare del Signore, tanto per non dimenticare che non si viene per il parroco di turno ma per incontrare Gesù. Capita di non riuscire bene a trasmettere quello che si vorrebbe comunicare, anche gli evangelisti in alcune esperienze di particolare enfasi si sforzavano ma poi dovevano arrendersi non sempre trovavano le parole adatte o più semplicemente le parole non sempre riescono a comunicare le sensazioni del cuore, per me questa è una di queste situazioni dove le parole stentano a trasmettere le emozioni vissute, per le quali comunque ringrazio costantemente Dio.

     A tutto questo occorre aggiungere anche le situazioni di difficoltà, di malattia per alcuni amici e familiari con i quali resto in comunicazione e che generano tanta preoccupazione, anche queste situazioni hanno accompagnato e sostenuto la mia preghiera a sostegno del loro dolore e delle difficoltà che stanno vivendo in questa fase così particolare della propria vita. Il pomeriggio l'ho dedicato alla visita degli ammalati, alcuni dei quali ormai attendono con ansia che io mi ricordi di loro. Rimane poi la grande carrellata delle mille situazioni che ciascuno conserva nella mente e che in alcune occasione si ripresentano aiutandoti a ripercorre la vita alla luce delle tradizioni che fin dall'infanzia hanno accompagnato questi giorni. Rimane la preoccupazione per

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la situazione della fede a Scalea, che percepisco molto epidermica e legata, fuori misura, al devozionismo e alle tradizioni. Questo in nulla inficia la dedizione del cuore, però per quanto riguarda poi l'evangelizzazione delle nuove generazioni trova i Battezzati impreparati a testimoniare la fede nella quale credono e nella quale comunque confidano. E' il lavoro che ci affida il Signore, ed è nel perseguimento di questi obbiettivi che ci viene chiesto di  spendere la nostra vita.

     Guardando il panorama più generale che ruota attorno a questo periodo del Natale occorre rilevare che molti mettono in cantiere tante iniziative, però ritengo poco orientata alla comprensione della fede, della quale si cerca comunque di alimentare il significato, per cui si organizzano presepi, convegni, concerti, spettacoli, momenti di festa e via a seguire. Centinaia di persone ne vengono coinvolte, sia nell'organizzazione come anche nella partecipazione. Ma di tutto questo che cosa rimane nel cuore delle persone che vi partecipano? In che cosa si vitalizza la presenza di Gesù. In realtà in molti casi non c'entra per niente, ma forse il nostro tempo esige un fare attorno a Gesù senza rendere presente Gesù. Insomma si sa che è per Lui ma è bene non dirlo. Produrrà dei frutti, è difficile poterlo affermare. E' evidente che sono dubbioso, ma sono anche uno che ha sessanta anni per cui magari qualcuno più giovane può leggere la vita diversamente, la prudenza pastorale mi chiede di non avere fretta di accompagnare questo mondo, che raramente ha visto accanto a se una stabile presenza spirituale, e cercare di cogliere qualche momento di maggiore sensibilità interiore nel quale innestare i valori che il Natale ci dona di vivere da sempre

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     Insomma un Natale a tinte forti, che è stato bello vivere più che descrivere. Rimane poi tutto un mondo che sfugge o che semplicemente mi cammina accanto in modo anonimo che si legge con difficoltà, magari semplicemente sono io che non riesco a darne una lettura più specifica e puntuale. Intanto godiamo di quello che il Signore ci dona come Sua compagnia e che rallegra l'azione pastorale, se riuscissi a valorizzare ogni cosa forse farei fatica a contenere la gioia che ne deriverebbe. Questo lo sperimento ogni volta che guardo con più attenzione alle persone che magari in altre occasioni potrei ritenere inutili o marginali, invece il Signore mi dona sempre la capacità di comprenderne la preziosità e la possibilità che possano diventare energia nuova per la vitalità della parrocchia o più semplicemente per la sua creatività giovanile. Una parrocchia giovane è come una energia che esprime la sua

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capacità innovativa man mano la si lascia agire nella potenza che riesce ad esprimere.

 

 

     Ma allora come deve essere la parrocchia? A mio parere come la vedete nelle foto, piena di giovani felici di essere se stessi nei modi più diversi ed estemporanei, alcune volte anche in atteggiamenti contraddittori, però leggibili da parte di chi osserva che può così intervenire nelle situazioni fortemente negative o lesive della dignità di tutti, ma per il resto ognuno deve sentirsi protagonisti negli spazi della comunità, senza troppi adulti che fanno i saputelli del nulla, ma con la presenza di adulti che si rendono disponibili anche ad imparare dai giovani che hanno molto da insegnare, ma hanno anche molto da apprendere da chi sa accompagnarsi al loro passo e al loro modo di leggere la

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vita e la loro crescita. A che punto siamo? Non male, non male a queste foto potrei aggiungere quelle del gruppo Tiratardi, e una buona componente del coro e poi quello che più stabilmente è l'Oratorio, che è un bel gruppo di giovani che non vivono tanto male la sopportazione vicendevole. Dicevo questa mattina che adesso abbiamo bisogno di una ottantina di papà (magari ne basterà anche qualcuno in meno) che si rendano disponibili a stare in modo più stabile con i propri figli, con questa energia innovativa possiamo sperare di partire con il passo giusto..

24 dicembre - La Notte Santa ci chiede di vivere l'autenticità della fede, per cui la nascita di Gesù si attende facendo digiuno. Come penso stiano facendo tutti, in questo modo potranno partecipare alla Santa Veglia vigilanti e non dormienti. Molti hanno già avvisato che non ce la faranno a venire perché in missione, questa è una cosa buona, d'altra parte la nuova evangelizzazione, di cui tanto si parla da molti anni, esige forme nuove di testimonianza della fede che vedono i laici tra i protagonisti principali. Qualcuno certamente ha preparato pasti caldi per i poveri, che non mancano neanche nella nostra cittadini e poi come trascurare i malati e i sofferenti, come sempre sono al primo posto dei nostri pensieri. Come portare loro conforto, quale occasione è migliore del giorno del Natale. Il mangiare? Certamente è l'ultima cosa, d'altra parte forse una volta aveva una sua importanza, ma oggi come oggi, festeggiamo tutti i giorni per cui non c'è necessità di fare pranzi e pranzetti.

    Sì, c'é proprio da essere soddisfatti, quando tutti cogliamo pienamente quello che ci chiede il Signore e vi corrispondiamo con coerenza non abbiamo proprio di che rimproverarci. La solita predica da prete, per far rovinare la digestione di chi ha lavorato tutto il giorno per preparare il necessario per la festa familiare dell'anno. Ci mancherebbe altro, io sono il primo ad essere felice quando la famiglia vive insieme, ma proprio per questo vorrei che anche la famiglia che mi è stata affidata vivesse insieme questa fasta così bella. So bene, ormai da anni, che le prediche lasciano il tempo che trovano, le tradizioni la fanno da padrone. Una di queste è il classico cenone di Natale che non ha molto a che vedere con la spiritualità della Notte Santa ma a chi lo dici, chi ti ascolta.

     Però il massimo della devianza che ho sperimentato negli anni del mio ministero di pastore è stato lo scoprire che, in una comunità di questo mondo, si faceva il pranzo di famiglia il Venerdì Santo, giorno di astinenza e digiuno nell'insegnamento della Chiesa, questo ci deve anche far riflettere in che considerazione viene tenuto quanto la Chiesa insegna. E' probabile che anche qualche caro confratello della comunità facesse la stessa cosa nella propria famiglia proprio in ossequio alla inveterata tradizione. Quello che voglio dire è che ormai il tempo è maturo per una conversione più autentica al messaggio del Vangelo, molti si commuovono per come il Santo Padre vive l'autenticità dei gesti che derivano dalla fede  cristiana, ma quanti, tornando alle proprie case, cercano di imitarlo? Allora la comunità dei cristiani è incoerente, è superficiale. Penso di no, certamente però non comprende la gravità del tempo che viviamo, illudendosi di continuare a vivere una testimonianza del Vangelo soffocata da tradizioni che spesso ne sconfessano l'autenticità e la novità.

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     Noi che cosa riusciamo a fare, non molto cerchiamo di supplire alla distrazione dei molti, ma con serie difficoltà. D'altra parte da soli non si va da nessuna parte e, diciamolo pure, troppo spesso nelle parrocchie si vive una disponibilità occasionale certamente non sempre e necessariamente attenta  alle esigenze della parrocchia stessa. Si confida sempre nei classici cirenei d'occasione che a lungo andare diventano i personaggi che caratterizzano questo o quell'avvenimento liturgico, alcune volte ne diventano i padroni, ma semplicemente perché non c'é nessun altro disponibile a lavorare per la parrocchia. Come mai accade questo, semplicemente perché la gran parte dei battezzati vive lontano dalla vita liturgica ordinaria, per cui non si emozione nel preparare qualcosa che non coglie necessario per la propria vita. Questo può essere anche vero, d'altra parte nessuno ha detto che per conseguire la salvezza occorre fare questo o organizzare quello. Questo atteggiamento di discernimento sull'autenticità dei segni della fede esigerebbe però, un coinvolgimento sui temi sociali, una maggiore attenzione alle povertà, nell'accogliere le marginalità. Ma anche su questo fronte si tenta a trovare volontari disponibili e farsi carico della costruzione di una nuova società improntata sui valori del Vangelo. Insomma ci si lamenta per come le cose vanno, ma per cambiare non mi si deve infastidire, ci devono pensare gli altri.

     Ma allora Don Cono questo Natale? E' un Natale bellissimo, come sempre e forse anche di più, ricco di emozioni e di proposte  fino a soffocare, di sorrisi e di abbracci capaci di resuscitare il classico morto. Io ritengo che non esiste un padre totalmente soddisfatto dei figli, sarà anche per presunzione, ma ritengo che un papà ha sempre qualcosa in più da esigere dai propri figli. Tutto proseguo molto al di la del tabellino di marcia dell'autovettura che mi è stata affidata, certo è opportuno non accelerare in modo eccessivo altrimenti si disarticola l'andamento, ma se si cammina in modo ordinario, cosa che io non faccio assolutamente mai, le cose proseguono in modo ordinato. Di certo mancano molti elementi attivi sui fronti della famiglia e del mondo dei giovani. Lo so, direte voi, ma solo da noi mancano questi elementi. Forse no, però da noi non devono mancare, perché la parrocchia è giovane ed è piena di situazioni familiari molto particolari. Lo so che è un male comune, ma se uno vuole lavorare deve pure uscire dall'andazzo generale. Adesso ci si incammina per la Veglia, la musica cambia subito, anche perché l'impatto con la comunità reale rallegra sempre il cuore del Pastore, intanto un Santo Natale anche a chi resta a casa per stare in famiglia.

23 dicembre - Sono giornate veramente incredibili, volti gioiosi, sensazioni indimenticabili, voglia di cogliere relazioni sempre innovative. E' il dono del Natale che il Signore elargisce ai suoi servi fedeli. Camminiamo in modo spedito verso la Notte Santa, per cui nulla si può frapporre a questa novità di Dio nella storia dell'uomo, é Dio stesso che viene incontro alla nostra povertà e ci coinvolge nel mistero di  amore del Padre. Sono state giornate incredibili, anche perché visitate dalla grazia di Dio. Ieri abbiamo goduto di esperienze indimenticabili, prima di tutto come sempre la celebrazione festiva, quale momento insostituibile dell'amore di Dio per la comunità che mi è stata affidata. Ma il momento più esaltante è stato il pomeriggio quando i guerrieri si sono scatenati nella gioia di esprimente le loro capacità. Non male, realmente non male , un momento veramente bello da vivere con molta passione e partecipazione, certo come ogni cosa, ha bisogno di perfezione, però intanto

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godiamoci la gioia di sentirci vivi e di volerlo gridare agli altri. Non avrei mai pensato di poter vedere quello che ho visto, perciò è stato molto bello poterlo vedere, non ero solo ma anche altri hanno voluto fare esperienza della novità di quello che i nostri adolescenti sanno vivere e proporre come loro presenza in mezzo a noi.

     E' già notte fonda però devo comunque andare avanti, ho concluso la serata in quel del Casale per condividere, almeno in alcuni tratti,  la gioia dei diciotto anni con chi ne avverte la preziosità e la gioia semplice di comunicarlo anche agli altri. E' stato molto bello esserci, ma anche è stata immediata la percezione di essere fuori luogo, anche perché ero sempre con la testa altrove, per cui mi sono reso sconto di poter andare via senza inficiare in nulla la ricorrenza gioiosa. Anna è una cara ragazza che ho visto fidanzarsi in modo anti in età adolescenziale per cui ho partecipato volentieri alla sua gioia di sentirsi adulta e responsabile delle sue scelte. Troppo stanco per cui ho resistito fino al primo, ho salutato gli amici di sempre del Felicetto e sono andato via. Non ho acceso il computer anche perché ci voleva troppo tempo per elaborare le foto del pomeriggio da trasmettere per cui a letto e un riposo di gran lunga intenso e significativo.

     Intanto il tempo passa e oggi  stata una giornata incredibilmente lunga e illeggibile. E' cominciata con le visita e agli ammalati, ho corso il rischio di perdere chi mi aspettava con più enfasi. Però poi ho recuperato, intanto si è andato delineandosi il cammino di preparazione alla vigilia del Santo Natale. La serata è stata incredibilmente lunga, praticamente una no stop dalle quindici alle ventitré. In rapida sequela la tombolata con l'accoglienza, molto divertente e diversificata, non è sempre facile far passare una cosa antica per una novità, ma intanto ci si prova.  la novena e la santa Messa, la formazione dei battesimi, la preparazione del Coro, la formazione Biblica sul Presepio secondo Matteo,  e infine la fatidica tombolata Scout. Incredibilmente elaborata e ricca di riflessioni e di elementi innovativi. E' una opportunità? Difficile da poter definire, intanto ne ho gustato una parte, il resto l'ho lasciato all'Assistente associativo.

21 dicembre - Finalmente si entra nel clima Natalizio in questo caso non parlo di quello metereologico, che è sempre più caldo, ma di quello liturgico che ci incoraggia a guardare con tutta l'attenzione di cui siamo capaci alla Grotta di Betlemme. Cominciano ad arrivare gli auguri con le scuse per il largo anticipo, si intravedono i regali, i dolci sono ormai dappertutto, la gente si sforza di sorridere con più naturalezza, rientrano i giovani per il periodo delle vacanze, anche in parrocchia è tutto pronto per la Notte Santa. In realtà non abbiamo preparato ancora niente, per vivere meglio il tempo di Avvento che troppo spesso viene scavalcato e anche per questo non si riesce ad assaporare bene il Natale del Signore. Spesso, essendo figli della pubblicità, passiamo dalla Commemorazione dei Defunti alla preparazione del Natale. Invece l'Avvento ci è donato per farci assaporare il lungo cammino che è stato necessario per arrivare a una migliore comprensione del progetto di Dio.  Comunque adesso che siamo alla IV Domenica di Avvento possiamo anche sbirciare oltre l'immediato, per capire meglio che cosa ci aspetta quest'anno.

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     Intanto vi invito a spegnere il televisore quando la famiglia è tutta insieme, quindi quando si è a tavola, quando si gioca a carte, quando si è con gli amici, insomma quasi tutto il giorno, e quando siete soli tenetela accesa per non più di dieci minuti di seguito, per non correre il rischio di restare intossicati dalle cattive notizie. Almeno in questi giorni cerchiamo di leggere più in piccolo la nostra storia, in questo modo si spera di poter vivere meglio il periodo festivo che il Signore ci dona di condividere con i propri cari. Non vi chiedo di pregare, anche perché chi già lo fa, certamente lo continuerà a fare, chi non lo fa continuerà a non farlo, è inutile fare la predica a fondo perduto, chi stimola atteggiamenti nuovi non sono le prediche ma l'incontro con Gesù. Vi chiederei anche di ricordarvi delle persone care che il Signore ha chiamato a se e che per tanti anni ci hanno sostenuto nel cammino della fede, non si va al Camposanto solo in occasione del 2 novembre ma ogniqualvolta se ne ha il tempo.  Sono stati loro che hanno chiesto per noi il Battesimo introducendoci nella speranza cristiana, e sono stati  sempre loro che nella vita sociale hanno lavorato instancabilmente per la nostra crescita e gioiendo per i traguardi che abbiamo conseguito.

     Un'altra cosa importante da preparare  e da vivere è organizzare una festa per chi non se lo aspetta, insomma incoraggiarsi nell'accoglienza delle persone che normalmente ignoriamo. Questo ci permette di emancipare la parte più buona di noi stessi marginalizzando la parte negativa, quella egoistica, paurosa con la quale comunque dobbiamo fare sempre i conti. E' opportuno alimentare nella vita della comunità e della città che il Natale è la festa dell'accoglienza di tutti, proprio perché ci viene a ricordare che Gesù è quel fratello anonimo e sconosciuto che ci chiede di essere accolto nella nostra casa per un momento di fraternità e di gioia da condividere. Un altro atteggiamento che non dovremmo mai trascurare è quello di educare al senso della festa, il che significa mettersi in crisi per la perdita dei valori cristiani non tanto per gli altri quanto per se stessi, rimuovendo in modo definitivo il gusto per il vuoto che la vacanza incentiva. E' importante anche rimuovere tutte quelle manifestazioni che vorrebbero avere la presunzione di educare al Natale, far vivere il Natale, ma che vengono proposte solo per mettere in mostra se stessi.

     Insomma è opportuno cominciare a chiedersi in che cosa celebrare il Natale di Gesù mette in discussione il mio modo di vivere e incoraggia il cambiamento. oggi per riposare sono tornato a Scalea, è stata una bella giornata e, quando il sole riscalda la mia stanza esprime pienamente il senso di avere una casa sul mare. Nell'altra Scalea dove sono Parroco il sole è diverso, non riscalda molto insomma non si fa godere come dovrebbe. Si potrebbe parlare in senso ampio di una giornata luminosissima. Perfino i giovani mi sono sembrati più calmi del solito, hanno preparato tutto per la manifestazione, ma per piacere non mi chiedete di cosa si tratta, farei molta fatica a comunicarvelo, semplicemente perché non vogliono che assista alle prove neanche io. Detto tra noi ne faccio volentieri a meno, la cosa che cerco di appurare è quanti danni hanno prodotto nella giornata. La penitenziale? Trenta a due nella prima parte, cinque a quattro nella terza parte. E nella seconda? Non ci ho fatto caso ero troppo preoccupato per i rumori che sentivo provenire dal salone. Primo Pomeriggio con i sorrisi dei Tiratardi e quelli del Resto della Confermazione che ho appena intravisto, poi brevi stralci con gli scout lupetti ed esploratori, in serata con staff R/S argomento unico la Tombolata che

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fortunatamente è arrivata la traguardo, in realtà ci siamo anche confrontati sul prosieguo del lavoro di branca. Comunque tutto è stato vissuto con serenità e gioia, certamente ha inciso il bel tempo, ma anche il clima natalizio che si comincia a respirare.

20 dicembre - Non tutti e sempre lo comprendono, ma non è possibile vivere il Natale del Signore se non si assapora fino in fondo il tempo di Avvento. E, lentamente ma gradualmente, anche questo Avvento ci sta conducendo alla comprensione del mistero di amore al quale il Santo Natale incoraggia a volgere la nostra attenzione. Stranamente stasera sono più rilassato eppure anche oggi non è stato uno scherzo per intensità di impegni. Pianificazione dei lavori che si stanno facendo davanti alla Chiesa, preparazione del quadro delle celebrazioni natalizie, incontro di formazione biblica sull'accoglienza di Gesù e le difficoltà dei suoi genitori a comprendere il progetto di Dio, quindi in caserma per la definizione finale di una questione burocratica, ancora incontro con alcune situazioni di emergenza sociale, infine accoglienza delle marginalità. Nel primo pomeriggio Maria è venuta a rendere omaggio a Gesù Bambino, visita ad alcuni ammalati, arrivo dei primi guerrieri, la domatrice Chiara viene estromessa dalle sue responsabilità, celebrazione della Novena e Santa Messa, prove dei canti, confessioni al santuario proporzione sei a quattro e non dico più nulla, si ritorna per le prove e si chiude la giornata con gli adempimenti istituzionali fino a notte fonda. Diciamo che mi stanno sommergendo, comunque come ho già detto è importante saper nuotare e almeno in questo non sono proprio da buttare.

     Qualche nota da trasmettere anche per non incappare in... in cosa? purtroppo non posso neanche parlarne. Quello che posso dire e che  si aggira tra gli ignari e colpisce per come riesce solo lei. Non posso dire di più però la prudenza incoraggia a leggere meglio le amicizie proprio per evitare di pagarne le conseguenze, certamente non si può dire che non sia caritatevole, però se si evita di ricevere o di fare telefonate è molto meglio, insomma meglio stare bene e lasciarsi curare. Il Natale lo si assapora nell'amicizia che circonda la vita della persona, ma anche nella comprensione salvifica che si matura della venuta di Gesù. Dovrei sottolineare nuovamente la differenza che intercorre tra il fare Festa e il fare Vacanza, ma ritengo di averlo fatto già abbastanza per cui evito. Di certo noi dobbiamo fare in modo che la Festa del Santo Natale sia vissuta con intensità e impegno, con un coinvolgimento emotivo orientato a suscitare la conversione della persona. Quando uno invece del coinvolgersi nella Festa vive la Vacanza concorre semplicemente a far sviluppare quel clima di neopaganesimo che alligna anche in tanta parte della comunità cristiana. Non è sempre facile ma è importante fare in modo che tutti abbiano la possibilità di incontrarsi con Gesù Bambino, il resto sarà Lui stesso a promuoverlo.

     Quando in bello ci sono troppi soldi non è facile restare sereni, anche perché i lupi non mollano mai la preda che hanno annusato. Anche per questo è opportuno mantenersi dignitosamente poveri. No, vivere da  pezzenti non si augura a nessuno. ma anche l'essere ricchi non è necessariamente una benedizione. Ma che centra? Centra, centra non posso dirvi di più, ma si corre sempre il rischio di essere coinvolti in situazioni difficili da dirimere. Insomma si perde la pace che ci dona Gesù a determinate condizioni. I giovani erano

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agguerriti ma non hanno fatto grossi danni, mi è sembrato di trovare tutto quasi in ordine il che non è poco per i tempi che corrono. Sulle situazioni povertà, evito di parlarne, anche perché sembra che comincino ad accorgersene anche altri, meno male, pensavo di vivere in una comunità di ciechi. La giornata è stata luminosa, quasi primaverile, il lavoro procede, la novena si canta, il coro è gioioso, Luigi è più stabile, le piante vegetano, anche Monica è più serena, in realtà non ho visto Sonia che è sempre innovativa, alcune volte disastrosa. La luna rischiara la notte invernale di luce sempre più velata, la natura ripercorre il ritmo della notte e quasi quasi l'assecondo anche io.

19 dicembre - Si, è proprio così, noi certamente ci sforziamo di rendere presente il Signore, ma usiamo l'organizzare delle attività mentre il suo modo naturale di rendersi presente è attraverso l'amore. Ma per poter amare, occorre sentirsi amati, forse è proprio in questo valore il nodo centrale della non testimonianza, oggi come oggi non sempre e non tutti ci sentiamo amati, per cui necessariamente stentiamo a fare dell'amore il nostro modo di testimoniare la fede in Dio che è amore. Essere cristiani ci viene ricordato da più parti non è tanto un fare delle cose, quanto rendere presente l'amore di Dio attraverso di noi. E' facile? Non penso, per tanti motivi che spesso stento a capire la gente non guarda a Dio come la sorgente dell'amore. Per cui non si sente amato. E conseguentemente non ama. Questo è il rifiuto del Natale, che non vuole essere altro che la presenza dell'amore di Dio in mezzo a noi. Come sempre, Dio ci chiede di cercarlo nei poveri, negli abbandonati, negli ammalati. Non sempre ci riusciamo ma quando lo facciamo ci si sente immediatamente diversi, più vivi anche perché è la vita di Dio che genera entusiasmo, voglia di vivere.

     Abbiamo pregato anche questa sera, forse il dolore ha scelto di visitare la nostra comunità per aiutarci a vivere la confidenza in Dio in modo più pieno, come spesso accade ne faremmo volentieri a meno, ma evidentemente non sempre è possibile evitare il dolore, che, in prossimità delle feste diventa ancora più opprimente. Un brutto incidente sull'autostrada ha coinvolto indirettamente la serenità della comunità parrocchiale in un intenso momento di affidamento alla misericordia di Dio. Abbiamo pregato anche per coloro che sono afflitti dalla prigionia, per molti è una esperienza nuova per altri una situazione più abitudinaria, però il Signore ci chiede di essere vicini a questi nostri fratelli e sorelle e noi lo dobbiamo fare per trovare conforto negli insegnamenti del Signore. Non dobbiamo neanche trascurare quanti, sono veramente tanti, a Scalea sono agli arresti domiciliari. Certamente non dobbiamo appiattirci ne buonismo ad ogni costo, però è bene aiutare a cogliere l'umanità ferita in queste situazioni, una ferita che ha bisogno di essere curata dall'amore della comunità cristiana.

     Un vecchio proverbio popolare recita Can che abbaia non morde, fermo restando il principio che la regola generale come sempre può avere delle eccezioni, per cui è sempre opportuno stare in guardia. Però generalmente non è opportuno stare lì ad abbaiare quando non si ha la certezza che il padrone ne sia contento. Ne ho fatto esperienza spesso durante la visita pasquale alle famiglie, arrivo all'interno della proprietà, il cane fa il suo lavoro e non smette di abbaiare e per questo  viene rimproverato. Capita alcune volte che a fare il

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proprio dovere si riceve poi delle bastonate e allora è sempre opportuno osservare l'umore del padrone per capire se il proprio zelo viene compreso o viene vituperato. Ma allora, direte voli, uno deve vivere in riferimento al padrone o testimoniando l'impegno della chiamata. io ritengo che molto dipenda dal valore che vogliamo dare a queste parole. Ciò che comporta la salvezza o la dannazione dell'anima merita tutta la nostra coerenza, per tutto il resto vale quanto affermato precedentemente. Intanto si gioca a tombola e organizzano recita, anche questo è un modo di vivere il Natale del Signore, ma forse Gesù aveva in mente qualcosa di più serio.

     Che cos'é la serietà oggi? E' la coerenza che comunque il Signore dona a tutti di vivere con fede anche in una società che non sempre riesce a farne il cavallo di battaglia. Ritengo che non sarà facile riscaldare il Natale scaleoto ma noi ci sforzeremo di mettercela tutta. Nelle manifestazioni pubbliche prevale il senso dell'austerity, il Commissario ci chiede di prendere coscienza della situazione anomale che vive la nostra città anche se non tutti ne vogliono sentire parlare. Lo struzzo che nasconde la testa sotto la sabbia è una favola antica ma sempre attuale. C'è dell'inquietudine, è inutile nasconderlo, d'altra parte quando non si riesce a gestire le situazioni è sempre bene essere vigilanti. Per quanto è possibile si cerca di mantenere e di animare il messaggio del Natale anche se non è facile proprio perché l'ambiente non riceve sempre con naturalezza l'intensità dei valori spirituali. Cercheremo di essere accanto a quanti stentano a vivere con serenità il quotidiano, per non farli sentire troppo soli, magari non ci si riuscirà ma almeno il tentativo è stato fatto, senza incertezze e senza scoraggiamenti.

     Ma quello che Gesù ci chiede è quello di accoglierlo in ogni bambino o anche anziano che incontriamo nel nostro pellegrinaggio quotidiano, per fare in modo che si sentano visitati dal suo amore, anche per questo è opportuno che ci si organizzi in modo che nessuno si senta solo. Per cui chi può, cerchi di avere un elenco delle persone sole del quartiere e cominci a visitarle, avendo la certezza di andare incontro al Signore che viene. E' il modo più naturale di sentirsi accanto a Gesù Bambino nella grotta di Betlemme.

18 dicembre - Ma allora che cos'é il Natale del Signore? Certamente è un messaggio di amore che il Signore ci dona. Per quanto ci sforziamo di capire ci sfugge quasi tutto dell'azione affettuosa di Dio, qualcosa riusciamo a balbettare, ma la gran parte del messaggio rimane velata ai molti pur coinvolgendo nella salvezza tutti. D'altra parte parlare dell'amore non è facile anche perché non sempre riusciamo a partire da Dio, che ne è la sorgente. Però è proprio così, quando ci si avvicina a questa periodo dell'anno, dobbiamo lasciarci emozionare dalla Sua vicinanza e comprenderci al centro dell'amore misericordioso del Padre. Gesù nasce nella povertà di Betlemme per questo, è un mistero che ci si sforza di approfondire, ma che comunque rimane oltre la nostra comprensione. Ma è proprio necessario comprendere il progetto di Dio? Certamente no, quello che è importante è lasciarci coinvolgere in questo amore, che tutto perdona e tutto salva. L'annuncio a Maria, la perplessità di Giuseppe, la visita alla cugina Elisabetta, la difficoltà di trovare accoglienza sono parte integrante della nostra memoria, fin dall'infanzia questi racconti hanno accompagnato e sostenuto la volontà di farci comprendere meglio cosa

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significa amare e come si deve amare per essere pienamente docili a quanto il Signore ha pensato per il nostro bene.

     Gesù è venuto nel mondo per i nostri peccati, per i miei peccati, anche se biblicamente parlando è più giusto leggere per il Peccato del mondo. C'é questo grande combattimento in atto nella società di ogni tempo, uno scontro che appartiene da sempre al complesso rapporto dell'uomo con Dio. Dal momento della disubbidienza si determina in Dio che lo aveva creato come la creatura più perfetta, il desiderio di ristabilire quanto di buono Lui aveva pensato per noi. Per secoli Dio si è accompagnato alla storia dell'uomo e in tanti modi ha tentato di ristabilire l'antica amicizia. Ma, come recitano in modo quasi monotono i profeti, non è stato capace di corrispondere a questo amore e in più modi ha creato sempre situazioni nuove di contrapposizione all'amore di Dio. Proprio per questa difficoltà obbiettiva dell'uomo a corrispondere all'amore di Dio, è subentrata l'esigenza da parte di Dio di rendersi presente nella storia. Dio stesso che assume la natura umana, nulla poteva essere qualificato in modo più creativo, Dio stesso assume la natura dell'uomo per elevare l'umanità alla dignità di figli di Dio, in Gesù Figlio di Dio.

     Questo è il Natale dei cristiani, un inno di ringraziamento e un momento di riflessione orientato a rileggersi nella dinamica dell'amore di Dio, nel tentativo, per come lo Spirito ci dona, di corrispondervi. Riusciremo mai a restituirci all'amore di Dio, certamente si, anche se con i nostri peccati e con tutte le devianze, però ciascuno si sforza a donare la propria vita. Dobbiamo sempre imparare in modo nuovo, anche se il tempo a nostra disposizione non è infinito. Ma come ho già detto altre volte quello che conta è il cuore, il Signore guarda al cuore, all'amore con il quale ci sforziamo di corrispondere al Suo, e anche se non ci riusciamo Lui comunque comprende che noi vogliamo stare accanto a Lui e vogliamo sentirlo parte della nostra storia. Questo tempo di preparazione ci è dato per purificare il nostro modo di vivere e sforzarci di identificare la nostra vita con quella di Gesù. Ci si riesce? Spesso perdiamo di vista la meta della nostra vita e corriamo il rischio di smarrirci nei meandri del tempo presente. Magari non sempre ci riusciamo, ma dovremmo riflettere di più, pregare di più, cercare di più il nascondimento e il silenzio. Il Battista ci ricorda l'importanza di preparare la via al Signore nel deserto. E' importante comprendersi visitati dalla Grazia di Dio, tutto è opera dello Spirito Santo. Noi dobbiamo aprire la nostra mente e il nostro cuore: tutto è grazia.

17 dicembre - Oggi interruzione del servizio al centro anche perché mi aspetta un periodo molto intenso, per cui ne ho approfittato per mettere un po' d'ordine nelle carte della parrocchia. Poi mi metto in cammino per tentare di sistemare i capelli che aspettavano da tempo una ripassata. Sono ritmi totalmente rinnovati, che dipendono dal fatto di  dover presiedere la Novena al Divin Bambinello mi consente la mattinata libera e la valorizzo per gli arretrati pastorali. Per questo sono stato a visitare alcuni ammalati, tra i quali Maria, aspetta sempre con ansia che il parroco si ricordi di Lei. Come in tante altre situazioni non si deve fare altro che stare insieme anche perché a parlare ci pensano gli altri tu devi solo ascoltare e cercare di capire cosa determina la fragilità esistenziale che distrugge la speranza. Purtroppo c'è anche Rita che avrebbe diritto a una visita, spero sempre nella sua preghiera magari ha diritto a pensare anche qualcosa di male, ma dovrò trovare più tempo per

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incamminarmi in quel della Grotta. Infine la mattinata l'ho chiusa in Banca per porre la parola fine alla situazione della casa ereditata dalla Parrocchia dal caro Don Michele, almeno la fine burocratica anche perché per il saldo occorrerà aspettare i tempi previsti, ritengo almeno un mese ma il più è fatto. Si ritorna in parrocchia per ultimare una serie di permessi. Come sempre una sistemata in chiesa e il tutto si chiude con una carrellata veloce alla posta su internet.

 

 

     Poi, situazione totalmente innovativa, si va alla Bruca per un invito a pranzo ricevuto dal Capitano della Compagnia di Scalea. In realtà ne sta facendo esperienza da quando sono in questa parrocchia, una porzione della comunità molto viva e generosa è rappresentata dalla presenza di tante famiglie dell'arma a Scalea, per molti aspetti rappresentano una comunità nelle comunità. In tante cose sono totalmente autonomi nelle loro relazioni con spirito di corpo, in altre si coinvolgono attivamente e vivono in modo vivo l'appartenenza alla parrocchia. Ho già parlato delle tante mogli di carabiniere

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che offrono molto del loro tempo libero per il bene della comunità nel servizio catechistico, buona parte delle catechiste appartengono indirettamente all'arma, con quel che ne consegue in rigore e disciplina. Ma la riflessione che mi ha accompagnato oggi è che non mi era mai capitato di vedere tanti carabinieri vivere in modo così sereno e gioioso il rapporto con il loro Capitano, da portarmi a pensare naturalmente alla vita della comunità ecclesiale come parametro di riferimento anche in ordine al magistero che l'autorità rappresenta. Le foto, ammettiamolo, sono leggermente scure, ma in questo agevolano la privacy, però posso garantire che, come dice il nostro Vescovo, noi sacerdoti avremmo molto da imparare in ordine alla disciplina, alla disponibilità e allo spirito di corpo che si riesce ad assaporare stando con loro.

      E' stata una estemporanea veramente positiva che mi ha avvicinato ad un mondo che coglievo solo in ordine alla loro disponibilità a donarci sicurezza. Guardando alla vitalità della contrapposizione che si accompagna al nostro tempo in ogni parte d'Italia, Val di Susa, i Forconi, le Tifoserie contrapposte, le tante organizzazioni mafiose e via a seguire, è certamente positivo pensare che coloro che vengono sollecitati a tutelare l'incolumità e la libertà dei cittadini, riescano al loro interno a vivere situazioni di assoluta cordialità e fraternità. Siamo abituati a vederli in uniforme e sembra strano coglierli nella naturalezza con la quale si relazionano in modo scherzoso. Questo lascia ben sperare, soprattutto per i cittadini che, nel tormento del tempo presente, hanno bisogno di figure di riferimento che diano la possibilità di vivere il quotidiano, senza ansie e senza paure.

     Al ritorno in parrocchia la gioiosità dei bambini dell'Accoglienza, mette a dura prova la fragilità dell'azione educativa, si deve stare sempre in mezzo onde evitare derive relazionali, ma oramai l'impostazione dovrebbe tenere anche se esige vigore. Anche le mamme vengono con minore preoccupazione sapendo a chi  affidare e dove lasciare i propri figli. Infine resta sempre vivo  il problema ordinario della vita parrocchiale, che è quello di creare un ambiente educativo tra coloro che frequentano ormai costantemente gli ambienti dell'oratorio. Non è facile trovare persone che si appassionano allo stare con i giovani, mettendosi in gioco e anche in discussione. Come dico sempre, non si può pretendere una conversione immediata al metodo pastorale della maestrina che fa la lezione di catechismo, ma certo è bene sperare in tempi rapidi di maggiore dedizione ai giovani. Non è facile, lo so anche io, ma certamente è questa la strada che Gesù indica, ma a chi la indica? Mi guardo attorno e cerco di capire chi è che guarda a Gesù con più attenzione, perché se nessuno guarda a Gesù avoglia che Gesù indica la via da seguire.

     Magari se vi sforzate di guardare anche voi riusciremo a intravvedere qualcuno intenzionato a spendersi tutti i giorni per i giovani scapestrati, che poi sono la versione più autentica dello Scalea del futuro. O almeno lo spero. Educare chi è abituato a trasgredire non è proprio una passeggiata. Per adesso abbiamo preso le misure vicendevolmente, quando ci sono io tutto fila relativamente bene, qualcuno riesce perfino a salutare con qualche formula educativa. Ma non appena volto le spalle, per qualche attività, tutto si anima a dismisura ed esprime il meglio delle potenzialità esplosive che sono riposte in loro. Sto spingendo il giovane che il Signore mi ha affiancato a osare di più, ma per adesso coglie con difficoltà la preziosità del suo essere giovane in mezzo ai

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giovani. Io spero di resistere in frontiera, se il Signore mi sostiene penso di poterlo fare per almeno un anno, poi alzerò bandiera bianca. Magari nel frattempo  avrò trovato il modo di stecchirli tutti e allora tutto diventa più agevole anche per me. Finalmente potrò riposare anche io come fanno molti, magari solo per capire che cosa si prova. E' chiaramente una illusione ma alcune volte le illusioni aiutano a guardare con più fiducia al futuro.

16 dicembre - La Novena del Santo Natale introduce alla gioia dell'incontro con Gesù, anche per questo è bello lasciarsi cullare dalle tradizionali note che la rendono familiare a coloro che, come me,  la ripetono armai da decenni. E' il periodo necessario per vivere il distacco dalla quotidianità e immergerci in quel momento di magia che ha coinvolto tutti nel mistero di amore che la nascita di Gesù a Betlemme ha manifestato. L'immagine della Madonna, ormai nella condizione di dover partorire, che si mette in cammino con Giuseppe suo sposo da Nazareth per vivere un dovere civile del censimento, ci ricorda che spesso le attività sociali si incrociano con quelle spirituali. Questo legame era più immediatamente colto negli scritti dell'Antico Testamento, nel Nuovo si tende a emancipare lo spirituale spesso disincarnato dal contesto sociale. Insomma si assolutizza l'azione di Dio, non incoraggiandola a leggere come risposta alla povertà dell'uomo. E' soprattutto negli scritti apostolici che emerge questa scelta di campo, nella narrazione della vita di Gesù dei Vangeli, tutto è sempre presentato mediante una elaborazione anche se non sempre puntuale del contesto storico nel quale si sviluppa. Anche il nostro modo di narrare la fede spesso viene disincarnato dalla vita sociale. Questo non aiuta quel meccanismo di interazione che Gesù sintetizza nella relazione necessaria che deve sussistere tra il lievito e la pasta.

     La Novena ci dona anche di rileggerci nel lungo cammino che ci ha portato all'oggi della fede, ci ricorda i parroci che ci hanno accompagnato nella crescita con la loro testimonianza, i catechisti che ci hanno seguiti e sostenuti con tanta pazienza e poi le tante tradizioni religiose caratterizzanti le diverse esperienze che la comunità cristiana ha creato per suscitare emozione in occasione del Natale del Signore. A dire la verità, io non ricordo assolutamente il giorno della mia Prima Comunione, se ricordo bene non ho mai avuto Catechisti ma era semplicemente il parroco che ci faceva la Dottrina a Sicilì Don Francesco, a Mezzana Don Carmelo e a Scalea Don Tolentino. Per quanto concerne le tradizioni natalizie di Mezzana ricordo sempre che alla celebrazione di mezzanotte si faceva attraversare la chiesa con una stella di carta velina illuminata con una candela, un anno si incendiò e vi lascio immaginare la scena che ne è seguita,  ed è forse anche per questo che la ricordo bene. A Scalea ricordo che Don Tolentino iniziava a fare il presepe subito dopo i morti, sempre nella cappella di Santa Caterina, lo ha sempre curato personalmente, inizialmente lo aiutava Manlio che suonava anche l'organo, quando si è sposato sono subentrato io come aiuto scenografo, in realtà l'ambientazione era sostanzialmente sempre la stessa, anno dopo anno. Ad un certo punto fu inserito un pastore con la zampogna che funzionava solo con le monetine, che da allora e per molti anni acquisì il suo posto fisso davanti alla grotta.

     Poi c'era il momento tanto atteso della strina, cinque lire e non più di cinquanta lire a secondo degli anni che scorrevano, l'aspettavamo con ansia, erano gli unici soldi che vedevamo durante l'anno e alcune volte ce li

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sequestravano subito i genitori per evitare di spenderli  subito in cose inutili. La cosa che ancora oggi, soprattutto nei paesi interni continua a perpetuarsi è certamente la tavola imbandita con i piatti tipici e i tradizionali dolci del Santo Natale. Erano occasioni preziose per addolcire il palato. Ma rigorosamente tutto poteva cominciare al ritorno a casa, solo dopo la messa di mezzanotte, si poteva mangiare qualcosa. Adesso si trova tutto durante tutto l'anno per cui, necessariamente, perde l'intensità dell'emozione che ne deriva ma comunque merita di essere vissuto con entusiasmo. Nelle comunità nelle quali ormai da circa trenta anni vivo il Natale da parroco, quello che continua a rimanere nella mia memoria è la messa e la processione del Bambinello in quel di Belvedere alle sei di mattina il giorno dell'Epifania. Forse dipende dal fatto che si celebra alle tenue luci dell'aurora, o forse perché ci si restituiva all'infanzia ormai andata, vedendo tanti adulti e seniores Peppino, Domenico e Ciccio che, durante la processione per le vie semideserte,  sparavano le miccette, i petardi e i fuochi d'artificio (questi erano appannaggio esclusivo di Fiorenzo) restituendosi alla gioiosità che solo chi è ancora capace di sorridere e di restituirsi all'infanzia sa vivere e proporre.

     Oggi come oggi essenzializzo tutto, anche gli aspetti esteriori sono ridotti al minimo, quello che mi interessa di più è l'accoglienza delle persone e la capacità che il Signore ci dona di poter vivere al suo servizio nella gioia di sentirci amati da Lui e di far sentire gli altri amati da Lui. Chiaramente non sempre mi riesce, ma cerco di sforzarmi. Che Natale sarà? Certamente bellissimo, con tanti giovani che vivono in modo esuberante la vita della comunità e con tanti poveri che chiedono di essere accolti e amati dalla parrocchia. E' il Natale del Signore, per cui certamente non può deludere. Dal punto di vista pastorale, non siamo stabilizzati ma dei trapiantati,  ho già detto altre volte che non può andare per come dovrebbe a motivo della conformazione della parrocchia, ognuno lo vivrà e giustamente alla ricerca delle emozioni nelle comunità di provenienza. Spero solo di non doverlo vivere come è accaduto lo scorso anno con una chiesa piena di turisti arrivati a Scalea per le feste. Ma poiché sono pronto anche a questo, lo vivrò comunque bene ringraziando e lodando Dio per tutto quello che mi ha donato di sperimentare in questa nuova esperienza pastorale. intanto abbiamo cominciato come facevo a Mezzana con Don Carmelo e come facevo a Scalea con Don Tolentino cantando: Venite, adoriamo il Re Signore, che sta per venire.

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15 dicembre - Anche questa Domenica si è caratterizzata per la vivacità della partecipazione alla vita di comunità, ma soprattutto per la vitalità e la gioia con la quale i bambini dell'Accoglienza e i ragazzi della Confermazione hanno partecipato, con i loro genitori alla presentazione delle attività che caratterizzeranno questa fase del loro cammino formativo. In realtà le attività del Lucernario non vengono vissute in tutte le parrocchie e dove lo si fa non sempre si coglie la specificità di questo strumento che ha come obbiettivo introdurre le famiglie alla comprensione della formazione cristiana alla quale fanno aderire i propri figli. Rimane quindi indispensabile la partecipazione della famiglia al momento liturgico, altrimenti perde di significato, anche perché con i ragazzi ci sono altri momenti per presentare l'itinerario. Non sempre

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riusciamo a far capire l'importanza della formazione cristiana che chiaramente, ormai è risaputo non è orientata soltanto al ricevere i Sacramenti quanto e sopratutto a far maturare l'adesione a Cristo ai ragazzi che ci vengono affidati.

     Più si va avanti con l'età più si fa fatica a coinvolgere, ma questo appartiene al disagio educativo che caratterizza il nostro tempo, dove non tutti  i genitori  colgono sempre la preziosità di condividere con i figli i momenti della formazione, di ogni tipo di formazione. Generalmente si delega la mamma, questo accade per la scuola, per la salute, per le aggregazioni, mentre i papà sono in prima fila per le attività orientate alla formazione fisica. Naturalmente si generalizza, però questa è una situazione che, nelle situazioni in cui si perpetua, destabilizza il fatto formativo. Per la cronaca quasi tutti i genitori presenti per l'Accoglienza, mentre per la Confermazione solo presenza al femminile con quattro papà. Comunque sia, quello che è importante è la comprensione dell'attività da parte dei catechisti e la gioia di essere coinvolti che si è riscontrata nei ragazzi. Per l'Agape finale vale la stessa valutazione in riferimento all'intensità degli sforzi organizzativi, mentre sulla bontà dei prodotti nulla da eccepire. I bambini cercano con maggiore attenzione l'affetto dei genitori, mentre i ragazzi cominciano a giocare in autonomia, alcuni cercano di caratterizzare la loro presenza. Comunque tutti molto coccoloni e affettuosi, insomma è stata una bella ricarica di serenità, nel giorno in cui la liturgia ci chiedeva di vivere nella gioia.

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     La presenza dei giovani la seguo sempre con attenzione anche se mi sforzo di responsabilizzarli e di dare loro autonomia negli spazi oratoriali, alcune volte deludono altre volte riescono a corrispondere a queste intenzioni con più maturità. Oggi li ho intravisti, ho fatto il distratto ma mi sono sembrati sottotono, forse a motivo del tempo, insomma potevano stare anche da soli. Come sempre sono molto voraci e quindi presenti ai momenti di agape, d'altra parte stanno crescendo e consumano velocemente le calorie. Si fa fatica a coinvolgerli nelle iniziative formative, qualcuno comincia a sbirciare all'interno della Chiesa, non è molto ma deve bastare. San Giacomo ci ricordava di avere pazienza, qualcuno alcune volte riesce perfino ad essere riferimento normativo per gli altri più deboli. Purtroppo non è ancora uno stile di vita ma solo atteggiamenti estemporanei, occasionati da situazioni particolari. o forse anche dalla non partecipazione degli amici più stretti. e' anche da segnalare una particolare attenzione che alcuni adulti cominciano ad avere per questo segmento della nostra azione educativa e che, con il loro coinvolgimento attivo, ci permette di procedere con maggiore serenità. Comunque quello che è importante  è che i giovani continuino a partecipare e a crescere in un

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ambiente sano e accogliente, senza la paura di dover subire situazioni di intimidazione o di peggio.

     Il momento più bello è stato comunque quello della celebrazione comunitaria, che è stato vissuto con serenità e armonia, come se tutto andasse perfettamente bene, purtroppo non mi posso lamentare anche perché è andata proprio così. I Chierichetti molto compassati e sempre più coscienti del loro ruolo, il Coro che ha proposto armonicamente la gioia di cantare il Signore, i Bambinelli da benedire hanno fatto da corona all'altare, la Comunità che si è coinvolta attivamente perfino nel canto, insomma non poteva essere una Domenica migliore. Certo dovrei parlare anche dei tanti problemi che si accompagnano alla vita della comunità, ma certamente il Signore non lo vuole per cui me li tengo nel cuore, o forse è meglio dire nella mente, il cuore è meglio riservarlo per le persone che hanno problemi gravi e che chiedono più attenzione anche nelle nostre preghiere. Scalea, come ogni realtà sociale, ha bisogno di sentirsi amata, ma forse ancora di più deve sentirsi amata da Dio. Non è una impresa facile, ma è quello a cui tendiamo con tutte le energie che abbiamo a disposizione, certamente il resto deve farlo in Signore altrimenti non si va molto lontano.

     Dovevo scriverlo ieri, ma poi mi è sfuggito per la stanchezza. Alla domanda: Quante persone collaborano con Don Cono per far camminare dignitosamente il carrozzone? La risposta è che a conteggiare solo quelli più attivi e stabili nel servizio arrivo a elencarne a memoria oltre centocinquanta. In realtà sono molte di più, anche perché occorre aggiungere tutte quelle che collaborano occasionalmente e in modo ugualmente prezioso permettono di essere puntualmente presente nelle situazioni di emergenza del vasto territorio parrocchiale. Ci tenevo a dirlo anche perché se le cose vanno avanti non si possono ascrivere meriti a questi o a quelli, ma all'armonia con la quale tutti concorrono alla costruzione del bene comune della comunità che il Signore ci ha affidato. Sento anche l'esigenza di dire che tutti operano con particolare impegno, nella gratuità più assoluta. Tanto per sfatare il detto sciocco, almeno quanto lo sono coloro che lo esprimono: che al giorno d'oggi nessuno fa niente per niente. Ma allora va tutto bene? Manco per niente, almeno per come vorrei io, però certamente va bene per come può andare oggi e di questo non posso che ringraziare Dio. Buona notte e auguro a tutti sogni gioiosi.

14 dicembre - Vivere l'esistenza spendendosi per gli altri, senza mai cercare i propri interessi. Forse è questo quello che Gesù chiede ai propri discepoli, dico ai propri discepoli anche perché è evidente che nei Vangeli che si sono degli insegnamenti sul totale affidamento a Dio, che non tutti sono chiamati a vivere. Ma coloro che sono chiamati dovrebbero viverlo con maggiore coerenza. Vivere affidati e confidando totalmente in colui al quale ci si affida, rimane la ragione della serenità interiore con la quale si affronta il combattimento dell'esistenza. Occorre però che ci sia una motivazione spirituale matura che alimenta stabilmente la disponibilità a comprendersi totalmente altro dal come ci si percepisce, e a sforzarsi di comprendersi come ti percepisce Dio. E' questo lo sforzo che dobbiamo fare quando il Signore si rende presente alla nostra vita e ci chiede di coinvolgerci nel Suo amore. Non è un automatismo, anche per questo non sempre funziona in modo coerente. Ma si ha la possibilità di ricominciare sempre in modo nuovo mediante la preghiera, esercitandosi nella

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meditazione, lasciandosi emozionare dalla vita di carità. E' un modo diverso di vivere che vede in Dio il suo punto ineludibile di riferimento e nell'andare verso di Lui il senso dell'esistenza. Sostanzialmente è questo che Gesù ha voluto insegnarci, forse non sempre ci riesce con tutti, ma certamente continua a provarci e riesce a sfondare con molti.

     Certo molto rimane struttura, artificio mediatico, altre volte più semplicemente anelito interiore. Ma Gesù riesce a valorizzare tutto come manifestazione del Suo amore, per cui tutti dobbiamo avere fiducia che Lui ci vuole bene e che non rigetta nessuno, anche quando noi facciamo di tutto per allontanarci Lui non fa altro che incoraggiarci a stare con Lui. Potrebbe sembrare un discorso contraddittorio, ma non è così. Gesù vuole che nessuno si smarrisca o si allontani dalla Sua casa, per cui noi dobbiamo sempre vivere guardando con attenzione e rispetto a questo Suo anelito e per quanto è possibile sforzarci di corrispondervi. Sembra che oggi come oggi il mondo percorra strade che allontanano dall'incontro con la misericordia di Dio, basterebbe seguire uno qualsiasi dei nostri telegiornali o necrologi come sarebbe più giusto definirli, ma forse non è proprio così, alcune volte sono semplicemente i potenti a tentare di far allontanare dall'amore di Dio i semplici, ma poiché Dio abita i cuori non dovremmo correre il rischio di leggerci lontani dal Suo progetto di amore.

     Purtroppo non sempre come Chiesa abbiamo educato all'autonomia il protagonismo dei laici, per cui può anche capitare che uno stia in Chiesa dalla mattina alla sera ma poi non sia capace di guidare gli altri all'incontro con Dio, o ancora si può stare in chiesa per anni e non comprendere il senso della propria vocazione per cui si vive come fanno gli atei. ma più semplicemente il più delle volte si vive senza esprimere l'anelito profetico che dovrebbe caratterizzare la testimonianza del credente. La missione della Chiesa oggi è proprio questo, dare più spazio al protagonismo dei laici, correndo anche il rischio di devianze sperando che non siano quelle dottrinali ma solo metodologiche. per esperienza sappiamo che la non formazione porta al disprezzo delle capacità degli altri e all'omologazione della disponibilità positiva. la prudenza pastorale non dovrebbe mai diventare appiattimento propositivo, insomma nessuno deve diventare padrone di ciò di cui si è servi. Come esprimere tutto questo? Semplice basta guardare al bene degli altri e non al proprio, non a tratti ma semplicemente sempre. E' anche opportuno rimuovere l'ansia di sbagliare che alcune volte imprigiona la dedizione al servizio. L'errore è parte integrante delle persone che operano, non sbagliano mai solo coloro che non fanno mai niente.

13 dicembre - Festa di Santa Lucia, il suo culto è diffuso in tutto il mondo come protettrice della vista, con la celebrazione di questa festa si entra ufficialmente nel clima del Santo Natale. Non ci sono altre celebrazioni di santi importanti per cui tutto va orientato alla preparazione del Natale, si prepara il Presepe ci si prepara alla novena, si preparano i canti tradizionali e si gustano le famose crispelle che oggi mi sono state portate dagli amici della Lintiscita. Insomma inizia un periodo che incoraggia a mettere leggermente da parte i problemi e le tante difficoltà del nostro tempo, magari è meglio dire di ogni tempo e di dare più centralità ai valori della gioia, della fraternità, della condivisione insomma i valori del Natale, che comunque hanno sempre

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caratterizzato questi giorni da vivere nella propria famiglia. Da molti anni il mio modo di prepararmi e di vivere questo appuntamento è essenzializzato nella gioia di stare un po' di più con i ragazzi anche per questo lo scarso anno rimasi molto stupito del modo di vivere il Natale nella parrocchia che mi era stata affidata, per lunga tradizione i ragazzi non partecipavano alle celebrazioni.

     La speranza è che quest'anno si avvii una inversione di tendenza, non ci scommetto ma lo spero. La mia famiglia è la parrocchia per cui non posso che preparare bene il Natale in famiglia, non tutti comprendono questo grande dono, ma non è bene drammatizzare per far maturare la comprensione dei valori occorre molto tempo per cui non è opportuno avere fretta. Intanto c'è la famiglia dell'Oratorio che non penso mi lascerà solo neanche a Natale, forse è opportuno che prepari un pranzo per loro. Tanto per dare gioia anche al loro desiderio di fare festa. Come sempre ricordo che la festa è l'incontro con Gesù, per cui più resteremo in parrocchia con le proprie famiglie più vivremo la gioia di sentirci amati. Occorre alcune volte imparare ad amare, come anche è importante non trascurare di amare. Come sempre viene sottolineato occorre far sentire amati coloro che nessuno ama. Per cui è importante insegnare ad amare gli altri a coloro che sono amati. Non è bene amare se stessi, si finisce con il far inaridire l'amore. 

     Imparare ad mare l'incomprensione aiuta a cercare oltre le proprie impressioni, come anche incoraggia a riflettere i propri peccati anche se non sempre ne ne ha la maturità, per cui si finisce spesso a colpevolizzare sempre gli altri. E' il classico atteggiamento di infantilismo, che certamente non fa maturare la capacità di ringraziare Dio per tutto quanto continua a fare per noi. Il cielo è sereno, i ragazzi giocano, si addobbano gli ambienti, ci si sforza di sorridere, cresce la gioia dell'accoglienza potrebbe anche bastare per prepararsi all'incontro con la liturgia della nascita di Gesù. Isaia ci chiede di cogliere i segni dell'avvento del messia nell'opera che Dio compie per trasformare il dolore in gioia e l'infermità in vita nuova, le opere del Signore sono orientate a far maturare la speranza di una nuova creazione, dove il peccato viene sconfitto. E' Gesù il segno di questa nuova realtà nella quale siamo tutti inseriti mediante il dono della Grazia battesimale.

     E' anche opportuno rimuovere dal proprio parlare e dal proprio agire tutto ciò che può determinare resistenza alla gioia, si può provare ad eliminare o più semplicemente si rinvia tutto a dopo l'Epifania. certo la cosa migliore è rimuovere in modo definitivo tutto ciò che appartiene al male, non è facile? Se ci si impegna non dovrebbe essere difficile, d'altra parte non siamo soli ad affrontare il combattimento per cui non dobbiamo temere nulla. E' anche il tempo degli esercizi spirituali o dei ritiri, perfino tempo di condivisione e di carità. Insomma è tempo di preparare l'incontro con bambinello di Betlemme che viene in mezzo a noi nella povertà e che sollecita una maggiore attenzione anche da parte nostra. Abbiamo anche a Scalea molte situazioni povertà che ci chiedono di essere attenti alla loro condizione, su questo non sempre sono creduto, ma quando le cose si toccano con mano non si ha bisogno di altre attestazioni. Certo dispiace che la gente viva in modo così distratto dal non rendersi conto del fratello bisognoso che ha accanto. Ma èla nostra realtà, nella fretta di dover fare tante cose si finisce con il trascurare le situazioni esistenziali delle persone che le fanno.  

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12 dicembre - Tanto per aiutare a capire chi stenta a cogliere il senso della realtà e continua a pensarsi l'ombelico del mondo. E' il periodo dei sessantenni, questa sera ha coinvolto nella classica festa a sorpresa la maestra Irene con il coinvolgimento dei genitori e della classe, con tanto ben di Dio da condividere anche con i passanti. Scommetto che non la riconoscete, sarebbe una imprese difficile anche perché l'altra volta era ancora nel pancione della mammina volante, che vi ho presentato osannante nella preghiera, oggi ha un volto e un nome sarà Chiara per sempre, davanti a Dio e davanti agli uomini. Poi abbiamo Sonia, è una delle news dell'Oratorio, un vero mistero di varietà e vitalità incontrollabile. In realtà c'è anche tanta fragilità come in tanti, ma è bello leggerla nelle sue estemporaneità adolescenziali. Poi abbiamo un momento ufficiale di rappresentanza, presentazione del Libro a San Marco, forse sono i momenti più riposanti che il Signore mi dona di vivere. Ho aggiunto anche il Lucernario dell'Eucaristia, non poteva mancare la vita della comunità

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catechistica è quella più impegnativa e continua nella vita parrocchiale, anche la più gioiosa ed esaltante. E' così giorno dopo giorno che si consuma la vita del sacerdote, sempre presente e attento alle tante emozioni della comunità che viene sollecitato a vivere e ad animare, non sempre ci si riesce ma almeno ci si prova.

     In realtà spesso le vivo anche con grande apprensione, che comunque non mi toglie mai la gioia di esserci, quello che ancora non funziona bene è il problema dei numeri, sono esorbitanti o più semplicemente numeri che rendono difficile creare un rapporto personalizzato, che poi, educativamente parlando è quello che paga di più. Pochi secondi ciascuno non fa male a nessuno, insomma quello che si può dare si deve dare, quello che non si riesce a fare si lascia andare senza troppi rimpianti. In realtà i rimpianti ci sono, ma poiché non c'è soluzione sarebbe semplicemente del perdere tempo per cui meglio guardare avanti. Si,lo so anche io che dovrei trasmettere messaggi più gioiosi, d'altra parte basterebbe restringere il gruppo da servire e coccolarsi i migliori che d'altra parte fanno in tanti. Ma poiché ho il vezzo dell'osservare la vita della periferia senza trascurare quella del centro parrocchia, ci si deve abituare a sorridere e a piangere per come l'Apostolo insegna. Il Santo Padre ci ricorda ancora, qualora qualcuno avesse dei dubbi n proposito,  che occorre privilegiare i più abbandonati. Il che vuol dire farsi carico del disagio dei molti cercando in questo incontro una gioia diversa da condividere. Una gioia che non nasce dalla soddisfazione di se, ma dall'esser percepito dono dall'altro che il Signore ti fa  incontrare per strada.

11 dicembre - Può anche darsi che a farsi del male da soli si riesca a vivere meglio, o magari è l'unico modo per poter continuare a vivere. E' comunque una situazione che si ripresenta con una certa frequenza e con la quale è opportuno familiarizzare, anche semplicemente per non giocare allo stupore indotto dallo scandalo facile o al desiderio di rigettare ogni cosa così tanto per far vedere qualcosa di autoritario in una relazione educativa di responsabilizzazione. La giornata è scivolata velocemente con un sole molto luminoso che purtroppo ho potuto godere poco, nel frattempo cominciamo a leggerci in cammino verso il Santo Natale, senza alcuna presunzione, ma con la volontà di poterlo vivere nella gioia, per come il Signore ci dona. Si, lo so che è troppo presto, ma sono in molti a giocare di anticipo, per cui penso di essere in buona compagnia. E' già nell'aria, anche se non pienamente, però si comincia a sentire, ne ho avvertito chiaramente la presenza andando a Tortora sabato notte, e questo aiuta a stare bene anche perché sai di entrare in un periodo

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che ti appartiene solo in parte, ti viene donato perché tu lo condivida con gli altri e soprattutto con il festeggiato.

     Cosa vuol dire che il tempo vola? Semplice che ti percorre e tu non riesci a viverlo, insomma vuol dire che non stai vivendo ma che ti lasci vivere da altri. E' una cosa bella? Certamente no, però accade e non sempre si riesce a porvi rimedio. Mi era già capitato lo scorso anno durante l'estate, capivo di non vivere bene ma non c'era modo di cambiare i ritmi, adesso va ripresentandosi come tormentone quotidiano, meno male che c'é la preghiera altrimenti sarebbe difficile da sopportare. Anche perché a lungo andare stanca, ma stanca veramente? Non lo so, magari è solo la sensazione di questa sera. Certo sarebbe veramente bello avere tempi più lunghi da condividere con tutti coloro che ti cercano ma, come diceva una canzone di Gaber tu sei solo e noi siamo tanti. In questa condizione sociale permanente c'é solo un rimedio, dover raggruppare, la speranza è che non si scada nell'intruppare. Come sempre si dice è il nostro tempo, per cui è bene viverlo per come ci scorre accanto, avendo la certezza che il nostro affiancarci alla storia nella quale siamo inseriti ha una rilevanza che non sempre riusciamo a cogliere.

     Si parte per vivere alla sequela di Gesù e poi si finisce per con capire bene quello che ti va accadendo, cerchi di leggerlo come parte dell'impegno vocazionale, ma stenti a coglierne i parametri di riferimento, troppo spesso ti rendi conto di una solitudine ideale che ti circonda. Ma a questo punto come si deve procedere, come se nulla fosse certamente è questa la vita che il Signore ha preparato per te, come una mamma cucina ogni giorno e non è mai ringraziata, come il papà che si dedica con impegno alla vita familiare consumandosi spesso incompreso, così accade anche a chi consacra la propria vita al Signore, solo Lui può cogliere pienamente il senso di quello che devi vivere come partecipazione al suo ministero, d'altra parte è per questo che ci si consacra a Lui. Altrimenti sarebbe opportuno fare dell'altro. Giorno dopo giorno instancabilmente, cogliendo nello scorrere del tempo valori sempre nuovi del tuo dedicarti a Lui. Senza giustificazioni, senza appiattimenti, sempre con entusiasmo nuovo, sempre con gioia. Ma che senso ha? Non sempre è facile dare una risposta, ma è proprio necessario dare sempre delle risposte. Si deve vivere così è basta.

     Oggi i giovani li ho solo intravisti, poi partenza per San Marco per un convegno sulla storia della Chiesa, una delle mie grandi passioni del tempo libero. Avrei dovuto scrivere un libro anche su Il Casale sul Diamante, avevo anche raccolto molti documenti inediti, ma purtroppo non ne ho avuto il tempo. A Scalea neanche a pensare di poterlo fare, guardando ai tempi che mi sono concessi, se riesco a riposare ogni notte in modo regolare è già un dono del Signore. Dopo tanto tempo ogni mi sono fatto intravvedere in tipografia, ma ormai mi avranno licenziato anche loro, ore  e ore di lavoro, ma come ogni cosa si passa la mano, diamo spazio ai giovani che per adesso hanno più tempo. E' stato comunque bello rivedersi con amici di antica data, quanti ricordi condivisi e meritevoli di memoria ancora prima del lavoro c'é la vita, ed è proprio quella che poi incoraggia a lavorare bene insieme. Sono pensieri di chi sta abbastanza bene, so che in tante famiglie le situazioni esistenziali tolgono anche la capacità di pensare.

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     I soldi che non bastano, le bollette che aumentano sempre più, i figli che non si rendono conto delle difficoltà familiari e vorrebbero che tutto continuasse come sempre, insomma è il nostro tempo che prepara il Natale cercando di restituirgli un significato nuovo, forse è meglio dire vecchio. Ma come ogni cosa non vissuta per anni trasmette un qualcosa di innovativo, così anche il Natale, forse per troppo tempo lo si è colto solo sotto l'aspetto consumistico e adesso non è facile restituirgli i contenuti spirituali. Insomma per farla breve anche noi come i pastori dobbiamo riprendere il cammino nella notte della storia per comprendere meglio la luce che rischiara la storia. Voi mi direte, ma don Cono e i cenoni con i familiari quando li viviamo? Lo so, il problema è proprio questo. Dovremmo decidere di vivere cene e cenoni in modo parsimonioso per poter avere più tempo da dedicare all'incontro con Gesù ma anche da condividere con i poveri che ci pone accanto che facciamo fatica a cogliere come parte della nostra vita, non penso sia una cosa facile, ma la ricetta per vivere un Natale migliore è certamente questa. Mi veniva di augurarvi Buon Natale, ma ammettiamolo è ancora veramente presto, per cui l'augurio di una Santa Notte può bastare.

10 dicembre - Ci siamo lasciati in occasione dell'Immacolata, una giornata vissuta n modo memorabile come merita la Madre di Gesù, è stata tutta una sequenza di celebrazioni, di incontri e di festeggiamenti. Culminati in serata con la celebrazione  alla SS. Trinità, alla quale è seguita la processione per le contrade periferiche della parrocchia. Come sempre è stato un momento bello di festa semplice e condivisa con le persone che vivono di semplicità, di amicizia e di povertà. E' la campagna di Scalea, una realtà della quale nessuno parla, è abitata per lo più da persone che a più riprese vi si spostarono da Scalea vecchia, certamente avrebbe molto da insegnare a tanti cosiddetti cittadini. E' stata una manifestazione vissuta con il cuore e anche con l'esigenza di far vedere che ci sono anche loro. Non tutto è stato proposto nel tempo in modo pastoralmente lineare, ma lentamente e senza creare inutili traumi occorre sforzarsi di incoraggiarli a riscoprirsi comunità. Quando la confusione è così diffusa, e a Scalea c'é tanta confusione pastorale,  smaniare di fare pulizia significa uccidere la gran parte degli sprovveduti che vi si trovano coinvolti loro malgrado. Per cui deve prevalere la pazienza, la prudenza e certamente la linearità della proposta educativa. Ma anche questo non sempre è facile anche perché prevalendo il senso della devozione alla esigenza della formazione, anche in questo caso, una proposta forte corre i rischio di generare disorientamento. in serata sono ritornati dal casale i giovani dell'Oratorio, sono sembrati tutti euforici per l'esperienza vissuta, cioccolata per tutti e poi a casa. Giornata viva e intensa che come sempre ho vissuto all'ombra dell'Immacolata, per cui senza nessun problema.

     Ieri mattina ha piovuto come hai tempi di Noè in preparazione al diluvio,  gli effetti non si sono fatti aspettare. Subito si è creato un ambiente da emergenza con tombini che saltavano e strade impraticabili, la cosa buona è che il mare era calmo, per cui tutto ha avuto il suo sbocco naturale. Dopo la edificazione che ci è stata donata dall'ascolto del poema dell'Emanuele, vero modello di speranza che deriva dalla vita di fede nei tempi di disperazione e di disgrazia, mi sono dedicato alla visita ai sofferenti e al riordino degli aspetti burocratici. Mi sono anche concesso un momento di fraternità. Ho perfino cucinato, cosa che accade raramente a mezzogiorno, ma poiché pioveva c'era veramente

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poco da fare in alternativa. Poi, nel pomeriggio, il cielo si è rasserenato e tutto si è sbloccato e, anche se non sono mancate alcune situazioni di allagamento, abbiamo ripreso a vivere in modo ordinario. Questo vuol dire che i giovani sono venuti in modo più ordinato del solito, alle prese ancora una volta con lo spettacolo del non so cosa in preparazione al Natale, e ancora un rilancio di figure educative che provano inutilmente a mettere ordine dome semplicemente si deve organizzare il disordine.

     Questa dinamica educativa non sempre riesco a farla capire, anche perché gente è abituata a lavorare in ambienti protetti, per cui le situazioni di anomalia vengono lasciate al di fuori della vita parrocchiale. Ma se la parrocchia apre i suoi portoni alla comunità nella dinamica dell'accoglienza comunque, allora il primo problema è quello di avere educatori disponibili a rischiare se stessi sull'affetto verso i ragazzi e il secondo livello è rappresentato dalla capacità che hanno di percorrere la giungla nelle mille situazioni tutte diversificate che la vita dei ragazzi di strada presenta e difficili da leggere se non con il cuore e con la condivisione del proprio tempo. In poche parole deve essere il ragazzo a sceglierti come riferimento della sua crescita e questo accade solo se si riesce a trovare il tempo da condividere con loro. Senza questa disponibilità,  è inutile stare a fare i predicatori che di prediche ne sentono già troppe dalla mattina alla sera. Per l'altro verso la società li ha bocciati già più volte per cui ritengono, anche se ancora adolescenti, di non avere già nulla da perdere nel vivere di trasgressioni. Ma noi in che modo possiamo aiutarli? Semplicemente accogliendo tutti senza discriminazione, stando con loro, donando loro un po' di affetto di cui spesso avvertono una grande carenza, e infine soprattutto pregando per loro. Con loro è difficile anche perché raramente mettono piede in chiesa, almeno all'inizio, poi quello che  il Signore farà di loro non ci è dato saperlo.

     Non sempre tutto può andare bene nei rapporti educativi anche perché educare esige una grande maturità personale, una padronanza di sé, il non avere paura del giudizio dell'altro, la gioia di mettersi in gioco, non aver paura di poter fallire. Esige anche il possedere un ricco repertorio di strumenti di animazione e di proposte di contenuti da proporre mediante il gioco. Anche in questo caso troppo spesso chi vive questo ruolo non pratica una formazione orientata a cogliere il senso del proprio protagonismo educativo nelle varie situazioni che questa disponibilità esige. Questo significa che non basta essere una brava persone per essere un bravo educatore. Come anche non sempre una persona di preghiera è una persona capace di animare una assemblea. Anche per questo è importante che ognuno abbia la capacità di leggere i propri limiti e i propri entusiasmi per evitare di creare situazioni di appiattimento e di non comunicazione. Anche in questo caso una cosa è proporre ai bambini e ai ragazzi, una cosa diversa  è proporre agli adulti e giovani, non ci sono educatori validi per tutte e stagioni o per tutte le situazioni. Anche oggi il Signore ci ha donato di gioire per la sua presenza nella nostra vita e di aver condiviso questa sua gioia con le persone che soffrono e che vivono nel tremore questa fase della loro vita. Grazie Gesù per non avermi fatto stancare troppo presto. 

7 dicembre - Il Santo Padre ci chiede di incoraggiare a riscoprire e/o di aiutare a scoprire la Gioia del Vangelo, ha scritto una esortazione molto lunga che però

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la gran parte dei fedeli farà fatica a leggere integralmente. di certo la lettera è di sua mano anche perché si sviluppa secondo il suo articolare e sui contenuti che gli sono più cari. L'attenzione alle povertà, la gioia di vivere al servizio del Signore, la capacità di rimuovere il perenne lutto che si accompagna alla vita di tante comunità, il cercare l'autenticità dell'adesione a Cristo con l'impegno della propria testimonianza, la responsabilità della comunità dei credenti di rendere bello il cammino della fede. E via a seguire, sono sviluppati in circa trecento punti, per cui lascio immaginare l'intensità dei contenuti proposti. La gran parte dei contenuti, soprattutto quelli che fanno riferimento all'evangelizzazione, sono stati elaborati e proposti anche dai precedenti pontefici, questa volte di nuovo rimane la profonda convinzione e determinazione di poterli mettere in atto. In realtà sappiamo bene che ogni cambiamento esige oltre la buona volontà di chi lo propone, anche il coinvolgimento emotivo delle tante articolazioni educative, che come sempre cercano di strattonare da ogni parte i contenuti proposti per orientarli secondo la propria comprensione. Per cui non possiamo che continuare a pregare perché il Santo Padre goda di ottima salute in modo che abbia il tempo di portare avanti il lavoro di conversione ecclesiale che sta proponendo con tanto vigore.

     La vita della comunità scorre tranquilla d'altra parte siamo nel cammino di Avvento per cui non possiamo che assaporare quanto il Signore ci dona di poter vivere attraverso l'annuncio di speranza del Profeta Isaia che instancabilmente propone la capacità di leggere in modo nuovo la realtà nell'attesa della venuta del Messia. Anche se molto anche al suo tempo dovevano essere i profeti di sventura, lui resta legato alla certezza che Dio ha stabilito il bene per il suo popolo per cui nulla può scalfire il suo annuncio di speranza. Anche noi dobbiamo operare in modo che la gioia sia costantemente presente nel nostro cammino di preparazione verso il Natale del Signore, rimuovendo dalla nostra vita tutto ciò che può comportare tristezza, soprattutto quando se ne può fare a meno. Questo chiaramente non significa chiudere gli occhi davanti al fratello bisognoso, anzi il contrario, condividere anche con lui la speranza di cui siamo depositari. Il cammino di Avvento va vissuto in questa ricerca di quei valori che aprono alla speranza dei tempi nuovi di cui il Messia è portatore, e che noi dobbiamo incarnare nella nostra vita spirituale e sociale per essere anche per gli altri elemento di serenità e di pace. Sono i doni per i quali il Signore ha donato la Sua vita per noi, anche per questo non possiamo e non dobbiamo sciuparli o ignorarli.

    Poi, se a tutto questo si accompagna la cucina della festa di carattere familiare la gioia si colora certamente di entusiasmo rinnovato. E' il periodo delle crispelle, chi le fa con i peperoni, chi con le alici, chi semplicemente con la farina, di certo meritano un posto di rilievo nel nostro menù di questi giorni. Ma don Cono parlate dei valori e poi scadete nel mangiare? Beata gioventù, quando il mangiare è buono non si scade mai, anzi si cresce. Come è accaduto ieri, me ne tornavo da un impegno pastorale leggermente stanco e anche rattristato non sempre tutto va percome dovrebbe, quando all'arrivo ho sentito l'odore inconfondibile delle crispelle che mi venivano incontro, tutto è diventato più immediatamente gioioso, e i pensieri sono tornati positivi. Per il resto si lavora e si cerca di costruire la speranza, anche se non sempre è facile ma quello che conta è mettercela tutta, nessuno può rimproverare per quello che

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non si riesce a fare, sarebbe tristissimo poterlo fare e non farlo. Ma come dico spesso in questi ultimi tempi siamo leggermente oltre la possibilità di respirare in modo ordinato, anche se ancora non si avverte il senso dell'affanno. Non tutti ce la mettono tutta, ma certamente ognuno si sforza di fare quello che gli riesce di fare e lo fa con gioia, che è poi la cosa più importante.

     Ieri sera abbiamo terminato oltre l'una, anche per questo si riposa con serenità, troppo stanchezza per poter rileggersi nelle negatività che pure si accompagnano alle nostre giornate. Oggi giornata sacramentale, dopo il cosiddetto mese dei morti, abbiamo riaperto il fonte battesimale con la gioia di consacrare al Signore cinque fanciulli della comunità, è solo l'inizio, infatti tutto il mese di dicembre si caratterizza con la rinascita in Cristo di tanti nostri fratelli e sorelle, è il modo migliore per celebrare la nascita di Gesù in mezzo a noi. Forse anche per questo non avverto il problema di non avere spazi dove fare il presepio, basta vedere tanti bambini messi insieme con familiari e parenti, per ritrovarsi stabilmente nella grotta di Betlemme. Tra un Battesimo e l'altro abbiamo goduto di una giornata in mezzo alla natura a Bonicose con gli Scout. In realtà è stata una uscita con la Comunità Capi, ma non per questo è mancato l'elemento della gioia di stare insieme e la bellissima giornata a fatto il resto. Il momento più atteso come sempre è quello dell'agape dove si riesce ad esprimere il meglio della vita di fraternità, questo vale per tutti i gruppi anche per quelli più immusoniti, quando si mangia si cambia improvvisamente registro.  Secondo me è un problema vocazionale, dalle nostre parti la chiamata della tavola rasserena il cuore.

     Si va elaborando il Progetto Educativo del gruppo nello sforzo di orientare in modo mirato gli sforzi pochi o molti che siano che il gruppo riesce ad esprimere per la costruzione di una Scalea migliore, o più semplicemente per rendere visibile la Scalea più impegnata e bella, al di là di come la si vuole dipingere in questi ultimi tempi. Proveremo anche ad andare andare oltre, ma questo non dipende solo da alcuni ma dal coinvolgimento dei molti, non sarò facile ma un tentativo sarà utile farlo, se non va bene se non altro si è tentato. In parrocchia tutto più sereno del solito, i Tiratardi in quel di Cosenza, i Confermanti allineati e coperti, scorazzanti come sempre le anime inquiete dell'Oratorio ma meno chiassosi del solito, insomma sembrano perfino sopportabili nella loro intemperanza. La Comunità Maria mi ha aiutato a dare gioia ai momenti battesimali in attesa che anche Elvira contribuisca  alla gioia di dare  vita nuova alla comunità, deve nascere a giorni. La serata la chiuderò in quel di Tortora con una celebrazione all'Immacolata, loro poi continuano per tutta la notte, prete giovane idee giovani, capaci di scomodare. Per me sarà un assaporare la gioia che trasmette la Chiesa del futuro e quindi un guardare sereno al futuro che, come sempre, si presente migliore e più dinamico del passato, al di là di quello che affermano coloro che vivono perennemente con il torcicollo. 

5 dicembre - Siamo a ridosso dell'Immacolata e il tempo di Avvento ci chiede di essere attenti all'azione di Dio, senza distrarci troppo nelle cose del mondo. insomma la cosa importante e non perdere di vista quello che fa Lui, anche perché tutto il resto passa. Lui si prepara a compiere una azione capace di trasformare totalmente la vita del mondo, ci dona  nel nascondimento delle persone semplici di poter sperimentare una nuova creazione. Anche per questo

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le giornate scorrono intensamente serene, alla ricerca costante di dare alle tante cose da fare il giusto equilibrio, in modo da costruire il bene e non generare stress in coloro che mi collaborano più da vicino e che magari non erano tanto abituati a vivere la quotidianità della vita pastorale. Io resto sempre più immerso in tante cose, c'é di buono che sono un discreto nuotatore, per cui bracciata dopo bracciata non trascuro di respirare in modo ordinato e continuo, in modo da arrivare alla fine della giornata senza dover ansimare troppo. Ieri mattina mi sono incamminato di buon mattino verso San Marco, perché dovevo fare sosta al Casale, per un dovere verso la signora Margherita e non ho voluto sottrarmi ai miei impegni di memoria. Però ho organizzato in modo da farlo con calma insomma con il passo da lungomare, è la prima volta che lo faccio da quando, poco più di un anno fa, ho lasciato il Diamante.

     Infatti ho lasciato la macchina davanti all'istituto delle Suore, dopo i giorni della tempesta il Signore ci ha donato una splendida giornata di sole di quelle che rendono prezioso il Diamante. Mi sono incamminato verso la piazza per il caffè, come sempre a quell'ora ho incontrato penna bianca che come sempre me lo ha offerto, poi mi è venuta incontro Giovanna sempre gioiosamente sorridente per un veloce aggiornamento sulla vita di città, lungo corso Garibaldi ho ricevuto l'annuncio in diretta del matrimonio di Carlo uno degli scapoloni, sempre innamorato ma mai sposato, del borgo marinaro. Poi sono stato dalla Signore Margherita che mi ha parlato con molta passione, come sa fare solo lei degli ultimi periodi che hanno portato il marito Vincenzo all'incontro con la misericordia di Dio. Non nascondo che mi sono sentito sollevato da questo avvenimento, voi non potete capire ma lo capisco io. Necessariamente sono salito a fare un momento di preghiera ai piedi della Vergine Immacolata, ho controllato che tutto fosse in ordine, insomma come facevo quando ero parroco. Quindi sono sceso alla cappella di San Giuseppe, ho preso una michetta al forno e me la sono mangiata. Poi salutando un po' di persone ho ripreso il mio cammino, devo ammettere più gioioso e sereno, d'altra parte i ricordi belli sono veramente troppi.

     Il resto della giornata è trascorso negli impegni con i giovani e si è concluso con l'incontro interparrocchiale nella valle di Esdrelom, dalla quale si siamo incamminati che ci verso la fossa del Giordano che porta al Mar Morto. A questo punto ritengo che si debba naturalmente cominciare l'ascensione verso Gerusalemme, almeno questo prevede il pellegrinaggio che faceva Gesù con la Sacra Famiglia. Lo spero, anche perché in Palestina che io sappia non ci sono posti più in basso. In realtà ci sarebbe la Geenna ma, non è facile da localizzare e  spero comunque che non si debba bussare anche lì, d'altra parte non ci farebbero entrare essendo degli sconosciuti. E' stata comunque una bella rimpatriata che è trascorsa in modo abbastanza gioviale, della serie come è bello e gioioso stare insieme come fratelli. Alcune volte il Signore ci chiede di camminare insieme e basta, ritengo che non sempre Gesù stava ad insegnare o a pregare, certamente avrà avuto anche momenti di svago e di relax, anche se gli evangelisti certamente non ne hanno trasmesso memoria, anche perché avevano altre preoccupazione da comunicare ai loro lettori. Voglio dire che sono fasi della storia nelle quali occorre anche apprezzare il semplice condividere la gioia della vita comune, anche perché ai nostri giorni è molto importante, visto che non tutti ci riescono.

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     Intanto è tornata la nonna volante, abbiamo avuto tra le mani il nuovo documento del Santo Padre, dobbiamo solo avere il tempo di leggerlo visto che è molto articolato e complesso, però certamente è opportuno coglierne i contenuti per poterli poi incarnare nella vita della comunità. Anche se come ho già avuto modo di dire, il modo di comunicare del Santo Padre, quello che attira l'attenzione delle folle non è tanto fatto dai documenti e dai discorsi, di cui sono piene le nostre biblioteche e ai quali certamente anche lui necessariamente ha attinto, ma il suo modo di vivere da successore di San Pietro che è totalmente innovativo. Devo anche ammettere che molte attività fortemente strutturali e caratterizzanti questo o quel movimento non mi emozionano, le vivo come dovere di ufficio, ma non ritengo che siano necessarie per la salvezza che Gesù ci dona gratuitamente per cui mi chiedo spesso se veramente stare lì a ripetere sempre le stesse cose, tutti allo stesso modo è così necessarie per come affermano questo o quel leader.

     Insomma Gesù ci chiede di intruppare dei fedeli o a rendere libere le persone che aderiscono a Lui? ritengo che la risposta sia talmente facile che non meriti neanche di essere formulata. Una Chiesa troppo ingessata, ben articolata e diversificata alcune volte perfino in competizione, dove è vietato fare qualsiasi movimento che possa generare inquietudine, è quanto Gesù si attende dai suoi seguaci. Domande troppo essenziali, magari no. Semplici domande che la gente si pone e alle quali non sempre si riesce a dare il dovuto ascolto tutto presi come alcune volte siamo a sostituire gli insegnamenti di Gesù con questo o quella visione, con questo o con quel santone di turno. La preghiera davanti a Gesù eucaristico ha restituito all'ambiente parrocchia, la pace necessaria per chiudere una giornata benevolmente tumultuosa. Come sempre ragazzi giovani, genitori, fedeli, si sovrappongono e gli spazi non sempre sono sufficienti per accogliere tutti. Ultima news Giugiù si sposa. La notizia è arrivata in serata ed è un motivo in più per pregare per gli innamorati, che il Signore deve proteggere e incoraggiare. Questa sera abbiamo dato più protagonismo all'Immacolata, che è sempre nei nostri pensieri e che concorre certamente all'orientare la mia vita e quella della parrocchia, nonostante le tante fragilità,  alla gioiosa testimonianza di Gesù e all'accoglienza verso tutti. 

3 dicembre - La forza della vita di comunità non è nelle cose più o meno significative che riesce a organizzare ma è nell'amore con cui ci si relaziona in Cristo: Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Questo insegnamento, non sempre colto nella sua preziosità, rimane l'elemento fondante il senso vero del proprio vivere l'essere Chiesa. Altre volte ho già detto che questo valore non è negoziabile a tutti i livelli delle relazioni ecclesiali. Quindi vale nel rapporto con il proprio Vescovo, con i Confratelli nel Sacerdozio e e nelle relazioni con i fedeli. E' un atteggiamento che ti permette di vivere sempre libero da ogni meccanismo orientato alla falsità, anche perché non hai mai interessi personali da tutelare, ma sempre e solo l'amore di Gesù Cristo che tu devi donare. Potrei dire di più anche se una comunità stenta ad esprimere le sue potenzialità ma si relaziona con amore questo può bastare per evangelizzare, anche perché direbbe qualche autore classico l'amore di diffonde da se.

     Quando non c'è amore anche le attività più belle perdono di significato proprio perché non sono orientate a rendere presente l'amore di Dio, ma la

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realizzazione di cose proprie. Questo vuol dire che per emancipare l'amore si deve essere disposti anche a essere mortificati, c'é un bene assoluto da tutelare, per cui quello che può capitare a me non deve avere alcuna importanza. La divisione ha un suo ispiratore, presente da sempre nella storia dell'umanità e noi abbiamo imparato a chiamarlo in tanti modi, ma la costante della sua azione è una sola, contrapporsi all'amore di Dio. Per cui tutto ciò che ha la sembianza di contrapposizione o di prevaricazione si deve sempre guardare con sospetto, anche perché certamente non conduce a Dio. Va compresa come una cose da distruggere? Certamente no, anche perché l'azione di Dio può rendere presente il bene anche dalle azioni non buone, però certamente non deve essere emancipata o coccolata in quanto buona.

     Purtroppo non sempre si riesce a vivere un discernimento maturo delle azioni che si compiono anche per questo, in molti atteggiamenti sembra prevalere il male, però è bene essere prudenti soprattutto quando le proprie azioni possono coinvolgere anche gli altri, peggiorando così gli equilibri delicati che sono determinati dalla comprensione cosciente di quello che il Signore ci chiede di vivere come sua volontà. La maturazione di questa coscienza non è un automatismo, per cui è opportuno coltivarla senza avere mai  la presunzione di averla conseguita. Purtroppo anche nelle comunità cristiane frequentemente alberga la malapianta dell'inimicizia o peggio ancora della contrapposizione, come dicevo la maturità dell'educatore non sempre riesce a discernere il bene dal male. Ma solo perché perde di vista al centralità di Gesù e al centro mette se stesso, il proprio capriccio o peggio ancora viene spinto a questo atteggiamento da altri, che vorrebbero trascinare l'educatore cristiano a parteggiare per questi o per quelli.

     Non può che derivarne una sequenza infinita di negatività, anche perché la stessa conflittualità e la conseguente contrapposizione si ramificano a dismisura all'interno della comunità per cui la comunità stessa invece di essere nel mondo segno  dell'amore di Dio, corre il rischio di diventare un campo di battaglia tra le opposte fazioni. Queste situazioni sono presenti quasi dappertutto nella vita della comunità anche per questo il parroco deve essere sempre un uomo al di sopra delle parti, capace anche di solitudine, ma soprattutto stabilmente in dialogo con Dio, non necessariamente sempre in dialogo con gli altri. Anche perché spesso, per dialogo, oggi si intende il chiacchiericcio quotidiano che non porta da nessuna parte e forse, per chi ha responsabilità educative, è meglio evitare che diventi il modo ordinario di impostare le relazioni con e tra i fedeli. Parlare sempre svuota, svilisce, non parliamo dello sparlare che va evitato assolutamente perché semplicemente distrugge.

     La comunità cristiana è un bene prezioso che tutti cercano e vogliono sperimentare se conserva i suoi tratti originari: la preghiera, la carità e la condivisione, la vita comune. Sono germogli delicati dei quali si parla abbondantemente in questo tempo di Avvento. E' come l'azione di Dio, ha sempre bisogno di un cuore che si apra all'ascolto, anche per questo la vocazione è un frutto da cogliere in giovane età, quando non si hanno altri interessi che occupano la mente ed il cuore. Poi, magari con gli anni si cambia, si aggiungono altri e diversificati interessi, ma gli inizi di ogni vocazione sono contrassegnati da una profonda adesione al progetto di amore di Dio. Anche

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per questo, costantemente il Signore ci incoraggia a fare esperienza del deserto, che poi significa restituirsi all'intimità con Lui. Non sempre e tutti ci riusciamo ma quando ci si rende conto di non convertirsi il motivo è determinato dall'allontanamento dall'amore di Dio.

     E poiché il senso della nostra presenza è solo quello, quando questo accade ci si dovrebbe anche chiedere che cosa ci stiamo a fare. Forse noi non o sappiamo, ma quello che conta è che lo sappia il Signore, voglio dire che Lui non chiude mai la porta in modo definitivo, per cui anche quando secondo noi non c'é più nulla da fare, diamo sempre a Lui la possibilità di poter intervenire, avendo la certezza che dove arriva Lui noi certamente faremmo molta fatica a pensarlo possibile. D'altra parte è Lui che è morto per noi, ogni tanto ci penso ma non sempre sono convinto che io riuscirei a morire per Lui o per gli altri.

2 dicembre - Guardare alla vita di comunità come al bene più grande, in un tempo nel quale prevale l'individualismo, ti rende immediatamente una persona che stenta a cogliere il senso dell'esistenza. Questo è anche vero, anche perché l'esistenza alla quale si deve guardare non è certamente quella terrena, per cui tutto è perfettamente in linea con il messaggio evangelico. Guardare al cielo senza mai perdere di vista la terra. Ricordo che grosso modo questo mi fu detto da un eremita, presso il quale andai a fare gli esercizi spirituali, avevo intorno ai venti anni: Tu ti chiami Cono e devi sempre stare con la base per terra ma con la punta orientata al cielo. Magari non sempre mi è riuscito nel cammino della vita, però adesso lo vivo senza nessuno sforzo. Certo tutto è per grazia di Dio, d'altra parte poter celebrare ogni giorno avrà anche i suoi frutti, uno dei quali è certamente poter stare in contatto costante con Gesù nell'ascolto della sua Parola e nel nutrimento Eucaristico. Forse non sempre riesco a dare il meglio di me nel presiedere la liturgia, ma certamente Lui dona il meglio di se, ogni giorno, e questo fa la differenza positiva a mio favore.

     Non sempre è facile cogliere il messaggio messianico di Isaia, troppo complesso e articolato nei diversi testi plurisecolari che caratterizzano questa raccolta di scritti, però lo sforzo lineare è quello di aiutare il popolo a non scoraggiarsi di fronte alle contrarietà della vita. E' veramente instancabile la sua volontà di vivificare la fiducia in Dio. Oggi ha voluto restituire alla nostra memoria l'opera che Dio ha compiuto nel deserto e ci ha riproposto la Tenda del Convegno, la Gloria di Dio, l'osservanza della Legge. Il Vangelo continua a farci percepire il modo nel quale Gesù si renderà presente al momento della fine di ogni cosa, come sempre il linguaggio non è di facile interpretazione, ma anche l'argomento non è di quelli che si possono affrontare a tavola. Matteo cerca di operare per come riesce a cogliere nella preziosità del suo vocabolario, e, ammettiamo pure il risultato non è da rigettare del tutto, anche se non va assunto come categoria interpretativa definitiva degli ultimi tempi. Sappiamo bene che sono modi di interpretare quanto nessuno riesce a cogliere come parte della propria conoscenza materiale, ma solo dome disciplina di fede.

     Una giornata spesa in compagnia dei sacerdoti che si sono accompagnati per un po' di tempo alla vita della parrocchia. Oltre Padre Ernest che mi è stabilmente accanto nel ministero, ho goduto della compagnia di Don Paolo e di Don Antonio che mi hanno fatto scoprire un angolo molto sfizioso della

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parrocchia, poi li ho portati a visitare l'altra Scalea, che poi sarebbe più semplicemente la parrocchia che mi è stata affidata, che non conoscono neanche gli Scaleoti doc. Al ritorno dal tour conoscitivo abbiamo incrociato Don Luigi e Don Giovanni in visita alla Chiesa parrocchiale, e infine nel pomeriggio l'incontro programmatico con Don Franco e Don Giacomo. Insomma una bella rimpatriata di confratelli che aiuta a vivere meglio la gioia della famiglia presbiterale. In mattinata abbiamo avuto il disbrigo delle pratiche istituzionali riferite al Lucernario, un momento di fraternità vissuto in serenità e visitato dalla misericordia di Dio.

     Infine, tanto per chiudere in bellezza, una intervista sulla situazione sociale a Scalea e quali attese si accompagnano alla preparazione del Santo Natale quest'anno. Tutto molto professionale spero solo di non essere troppo pesante nell'impostazione delle attese, ma è un periodo che non mi riesce di cogliere molte positività. Mi piace pensare che la gran arte delle risorse restano inespresse, come se la gente tenesse per se quello che potrebbe dare agli altri. D'altra parte ritengo che sarebbe terribile se a Scalea non si riuscisse a fare più di quello che si propone in questo periodo. Occorre più entusiasmo per il bene comune, occorre alimentare la fiducia nelle istituzioni e dedicare più tempo alla città nella gratuità più autentica.

     Pomeriggio dedicato ai giovani e alla preghiera, come ogni giorno la novena all'Immacolata per rileggerci nel pellegrinaggio della vita che lei stessa guida con il suo esempio. Poi la condivisione del tempo con i bravi giovani che instancabilmente animano gli spazi oratoriali, volti sempre sorridenti persino qualcuno nuovo, altri che piangono l'amore perduto, c'é chi fa fatica ad accasarsi e passa il tempo a consolare gli altri, poi ci sono i veri atleti che non si staccano mai dal tavolo del ping pong, infine prove di discoteca in previsione dei veglioni di fine anno alternativi. Insomma non ci si annoia, magari ci si stanca, ma meglio così certo i giovani non si stancano mai. Si chiude con la formazione biblica si ricomincia con la formazione della Chiesa secondo gli Atti degli Apostoli. La potenza e la forza dello Spirito Santo non potevano essere descritti meglio. D'altra parte ieri come oggi chi alimenta e orienta il cammino della Chiesa è sempre Lui, anche per questo si può andare avanti con serenità e senza particolari ansietà.

1 dicembre - L'inverno bussa anche alle nostre porte, donandoci qualche malanno, nulla di impossibile da sopportare ma comunque rimane una destabilità fisica da condividere in modo attivo. Sarebbe tutto più facile se si potesse restare a letto, come fanno molti altri, ma questa evenienza io non l'ho mai contemplata per cui dovrà passare in piedi o per meglio dire all'aperto. Quando arriva faccio sempre fatica a capire da parte viene, anche perché ci sarebbe solo l'imbarazzo della scelta, però accade e allora si cerca di correre ai ripari in qualche modo. Comunque grazie ai tanti infermieri, che mi sollecitano con le più svariate medicine, sembra che il tutto stia rientrando in buon ordine per cui, il futuro si presenta già rosaceo. Ieri la vita della comunità si è impreziosita con la celebrazione del Lucernario di Avvento, insomma la Chiesa dipenda dai giovani e come sempre un'altra cosa, anche se noi più grandi corriamo sempre il rischio di volerli far invecchiare prima dei loro giorni. Il tempo non è stato dei migliori, però anche la pigrizia pastorale ha fatto la sua

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parte o più semplicemente in molte parrocchie i giovani sono semplicemente totalmente latitanti.

     Diciamo che lo zelo pastorale non rappresenta l'ansia di tutti spesso le energie migliori vengono spese per confrontarsi in argomentazioni sterili e non per costruire. Comunque non male, i giovani sono la scommessa sul futuro, e quando ci sono loro vuol dire che c'é ancora un futuro per la Chiesa.  In oratorio la compagnia teatrale, che prepara uno spettacolo sul valore delle pace, ogni giorno fa emergere una rappresentazione innovativa e creativa. Anche oggi pomeriggio momento di animazione veramente interessante, le vere protagoniste sono ancora le donne gli uomini sono relegati al ruolo delle comparse, che fanno e disfano a loro piacimento. Sembra che l'argomento della rappresentazione siano gli amori adolescenziali di cui è piena la loro età, gli strumenti più utilizzati sono il turpiloquio dei quartieri periferici arricchiti da una gestualità che manifesta bene le intenzioni dei belligeranti. Insomma ritengo che se la rappresentazione si si realizzerà senza finzioni, cioè secondo la natura degli attori,  farà spopolare. C'è tanta rabbia dentro, che non si riesce a far sbollire in alcun modo. Un po' è il nostro tempo troppo inquieto e destabilizzato, un po' sono le famiglie forse troppo allargate e complesse per avere dei parametri di riferimento educativi.

     Certamente contribuiscono anche le continue bocciature dell'ambiente didattico, per cui alcuni maturano la comprensione di non avere più niente da perdere a essere ancora bocciato. Ne esce una mistura totalmente esplosiva che si accende alle minime sollecitazioni. Altra motivazione è certamente l'esigenza di prevaricare sugli altri, atteggiamento spesso dettato dalla paura di essere messo sotto. Non è facile metterci mano, anche perché ti può esplodere anche tra le mani e te la spappola, devi sempre riuscire a togliere la miccia, ma appena ti allontani c'é qualcuno che la mette di nuovo e l'accende subito per evitare che la si possa staccare. Nulla di particolarmente grave almeno dal mio punto di vista, molti atteggiamenti sono migliorati, anche i peggiori elementi, se accolti con affetto,  alla lunga hanno un livello di maturazione. Certamente siamo molto lontani dalla vivibilità serena e gioiosa che la parrocchia deve saper esprimere per essere una presenza positiva nell'ambiente di Scalea. Dobbiamo anche affermare che abbiamo praticamente affidato quasi  tutto allo Spirito Santo che certamente non si aspettava tuta questa mole di lavoro. Ma certamente non siamo più solo celebrazioni e catechismo, siamo anche una forma di accoglienza per coloro che non avrebbero mai rimesso piede in parrocchia.

      Si lo che ci sono quelli che si scandalizzano, ma quando poi vai a chiedere una disponibilità hanno sempre cose più importanti da fare, per cui non ci si può contare se non per  chiacchierare, per quelle hanno sempre tempo da perdere. Diciamo che ci vorranno alcuni anni per far crescere, almeno in alcuni, nella vita della parrocchia la gioia di mettersi al servizio gli uni per gli altri. Si deve sperare nella sensibilità e nella maturità dei partecipanti alle varie iniziative. Anche perché molti restano bambini a oltranza e vivono di capricci, ma quando si riuscirà a smettere, ritengo che ai novanta anni le cose potrebbero cambiare anche perché poi subentra ordinariamente la demenza senile, per cui non si ha responsabilità per quello che si dice o si fa. Nel frattempo è ricominciato a piovere, con molta calme e insistenza, sarà una

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notte di intenso riposo. La speranza è che non si debba sconfinare nella dinamica delle emergenze sociali riferite alle calamità naturali, anche perché una volta servivano per ricevere finanziamenti statali, adesso servono solo a farsi piangere addosso.

     E' iniziata la novena all'Immacolata, si in parrocchia non si avverte molto, ma io la vivo intensamente nella memoria dei tempi mai del tutto andati, per cui mi immergo con impegno nella preghiera e mi sforzo di leggermi ancora sul Timpone del Casale con le passioni e le emozioni sempre nuove, che ne caratterizzavano la ricorrenza. No, nessuna nostalgia. D'altra parte uno dei comandamenti insegna a non desiderare le cose d'altri, semplicemente è la gioia dei ricordi che ritornano e che è bello rivivere anche se in situazioni e luoghi totalmente diversi. Che Domenica è stata? Molto bella, vissuta intensamente nella comunità. Può sembrare strano, ma oggi ho permesso a tutti coloro che mi collaborano nella pastorale di vivere con le proprie famiglie. E' stato un vero gesto di bontà che accade raramente, anche per questo è bello poterselo godere. Soprattutto chi per pranzo era invitato dalle proprie mamme certamente non è rimasto deluso per  l'organizzazione della mensa.

     Si cerca di trasmettere serenità, di sensibilizzare alla vita di carità, faccio il baby sitter soprattutto nel pomeriggio, poi in conclusione la lunga preghiera alla Madonna Rifugio delle Anime tanto per dare maggiore stabilità alla pace nella parrocchia e nelle famiglie. Ma non solo trasmettere, ma anche vivere in modo sereno. Nulla di particolarmente agitato nel territorio, magari si avverte del nervosismo per gli appuntamenti che vanno preparandosi, ma è anche normale che pia così. Stare vicino a tutti è praticamente impossibile, più che pregare non si può fare. Stare con i figli questo mi riesce in modo più agevole anche se non sempre gli stessi genitori lo comprendono, alcune volte prevale l'egoismo. Soprattutto per chi non era educato ai sacrifici non è facile cambiare stile di vita. Ma il nostro è un tempo cangiante, per cui è opportuno saper vivere bene per come viene di poter vivere. Ci sono anche bellissime esperienze di dedizione familiare che riconciliano totalmente con la storia dell'oggi, insomma non tutto è per come ci viene proposto, sappiamo bene che il bene vince sul male anche se chi grida di più  continua ad affermare il contrario.

29 novembre - Alcune volte i miracoli accadono, altre volte occorre non tentare la potenza di Dio e accontentarsi della grazia che già ci sta donando. E' in questa ottica che diventa un bene necessario ridimensionare alcune iniziative, proprio per renderle più immediatamente intellegibili grazie alle energie che il Signore ci dona. Anche perché ogni attività esige delle disponibilità educative e quando queste non ci sono potrebbero derivarne cose negative. Non è sempre facile, ma alcune volte occorre vestire e far vestire i panni dell'umiltà, proprio perché è importante non doversi rompere le gambe a tutti i costi tanto per far vedere agli altri quanto si è bravi, o più semplicemente permettere ad alcuni di ritenersi più capaci di altri, insomma per cose inutili al bene. Si cammina verso l'Avvento ed è importante cercare la volontà di Dio avendo la certezza che in questo è il bene e non nelle cose che riteniamo di poter fare per renderlo presente nella vita della comunità.

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     Un giornata veramente benedetta dal Signore e vissuta alla Sua presenza benedicente. Ci si prepara al tempo di Avvento per cui tutte le energie sono protese a cogliere il senso della Sua presenza nella nostra vita. Come poter trasmettere tutto il bene che Lui pensa per noi, non sempre è una impresa alla nostra portata, però sappiamo bene che il Signore vuole che trasmettiamo agli altri la speranza, il senso dell'attesa gioiosa della Sua venuta in Gesù, la gioia di poter camminare con la Vergine Santa incontro al Signore che viene. Perché tutto sia colto in pienezza è bello mettersi in cammino cogliendo in questo atteggiamento quanto il Signore sollecita perché possiamo sperimentare nel deserto il senso della ricerca e dello stare bene in sua compagnia. Intanto ho goduto della visita dormiente di Piero il pargoletto canterino che si è da sempre accompagnato alla vita della comunità. E' la prima volta che lo incontro e magari ha fatto il furbo per la paura che lo coinvolgessi in qualche impegno parrocchiale, magari è bene che cresca ancora qualche mese, poi ritento.

      Non saprei che cosa mettere maggiormente in risalto, a parte il momento traumatico del non vedere per alcuni momenti la schermata del sito,  per cui ritengo di poter concludere senza dare troppo spazio alle emozioni che ho vissuto in questo lungo giorno di festa che ancora una volta il Signore ha voluto donarmi.

28 novembre - Capita in alcune fasi dell'esistenza di poter pensare di fare qualcosa di particolarmente importante, le stesse cose lette alcuni anni dopo vengono ridimensionate alla loro realtà vera, alcune volte anche insignificante. Altre che potevano sembrare particolarmente inutili diventano preziose. Qual'é il criterio di analisi? Beh, effettivamente potrebbero essere più di uno. Il criterio più importante è certamente l'amore con cui la persona viene ricordata, e già in questo caso ti rendi conto che ti ricordano con affetto più le persone con le quali hai avuto momenti occasionali di incontro, che non coloro con i quali hai condiviso tanta parte della tua vita. L'altro criterio potrebbe essere a quante persone hai trasmesso la fede e chiaramente anche il contrario, con tutto ciò che ne consegue nella serenità o nell'animosità che ne deriva. Ancora un altro è certamente a quante persone ha i fatto del bene e a quante hai fatto del male, anche questa valutazione non è per niente agevole, anche perché alcune volte le situazioni diventano difficili da leggere nei suoi effetti. Ecco perché quando il Signore ti concede di poter rileggere la tua vita, non sempre i bilanci si trovano e per questo che poiché si ha ancora del tempo a disposizione è opportuno cambiare il proprio modo di agire e orientarlo più seriamente ai valori veri.

     Ci prepariamo ancora una volta a voltare pagina, un altro anno liturgico chiude i suoi battenti, l'abbiamo iniziato con la celebrazione dell'Anno della Fede, lo chiudiamo sullo stesso tema ma in modo più dimesso, cercando di aprire il cuore alla vita di carità e all'impegno socio politico. Leggersi persona che si rimbocca le mani non sempre è funzionale al ruolo che si ricopre nella vita sociale, ma alcune volte i ruoli diventano marginali rispetto alle incombenze e allora è opportuno svilire il ruolo e valorizzare maggiormente l'attenzione alla realtà che hai davanti agli occhi. Neanche questo è un esercizio agevole anche perché in una società fluida, come oggi viene definita, sembra che ogni sforzo sia vanificato, tutto ti sfugge di mano, tutto si sbriciola in poche pagine di storia. Anche la vita potrebbe essere colta nella sua

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frammentazione se non ci fosse la linearità della fede alla quale però è bene  non far perdere mai il suo significato di eternità. Ma anche la preziosità del frammento senza il quale l'eternità diventerebbe evanescente, incomprensibile, ma non per questo comunque meno importante.

     Oggi giornata di fraternità, con il ritiro dei sacerdoti della nostra zona pastorale. In realtà come sempre il buon giorno è arrivato con la preghiera e la celebrazione dell'eucaristia, durante la quale siamo stati introdotti alla vita delle corti orientali con il libro di Daniele, nell'omelia ho avuto modo di far riflettere sul ruolo dei ruffiani nella vita di corte. Sia in quelle piccole come in quelle grandi, anche nelle parrocchie non mancano mai. Con questo termine vanno intesi tutti coloro che cercano il proprio bene dal principe di turno, buttando il discredito e facendo disprezzare gli altri. Il Vangelo era l'intreccio tra la fine di Gerusalemme e la fine del mondo, per cui ho fatto solo un breve accenno cercando di non fare del terrorismo spirituale. Mi sono liberato velocemente dalle visite ordinarie e mi sono dedicato all'accoglienza dei confratelli preparando l'incontro con Gesù nell'Adorazione.

     Eravamo poco più di venti, ci si è confrontati con molta trasparenza mettendo anche in risalto gli aspetti negativi che si accompagnano alla nostra azione pastorale. Il contenuto centrale della giornata era rappresentato dai temi sociali per cui non sono mancati momenti di scoraggiamento ma anche di valutazione positiva dell'opera che le parrocchie svolgono a sostegno delle povertà del territorio. Certamente la percezione generale era quella della inadeguatezza a fronte delle richieste dei bisogni, ma forse ancora di più è emersa la solitudine nella quale le parrocchie sono chiamate a vivere la propria disponibilità a servire l'uomo e il territorio. Di certo è emersa l'esigenza di fare della parrocchia non solo il luogo delle celebrazione e della catechesi ma anche il luogo della carità. Insomma occorre ancora una volta operare una conversione pastorale e un orientamento diverso alla vita e agli impegni della comunità, restituendo, nella formazione dei laici che si accompagnano alla corresponsabilità del servire la comunità, la  centralità che devono avere le marginalità e le povertà del territorio. La volontà c'é, vedremo nella realizzazione qual'é il convincimento che guida l'analisi.

     Pomeriggio di fuoco con il tutto esaurito, in tutti i livelli degli spazi di aggregazione. Vano lo sforzo di cercare nuovi animatori, anche occasionali, non se ne trovano neanche al mercato dell'usato, per cui occorre procedere con le energie che attualmente si è riusciti a reperire nelle speranza che la batteria non si scarichi restando così a mezza strada. Anche se questo pericolo non c'é il pericolo di correrlo, piuttosto si manda tutto sottosopra, ma magari non se ne accorgerebbero molte persone. Intanto molti genitori cominciano a chiedere di essere ascoltati sui più svariati problemi, questo certamente è un bene, anche se non sempre il modo di leggere la realtà è percepito allo stesso modo. Ammetto che anche per loro non sempre è facile guardare avanti, anzi per la gran parte di loro deve essere molto più difficile, soprattutto sul fronte dei costi che la crescita dei figli comporta e del come poterli sostenere con dignità. Farli sfogare per alcuni è importante per altri certamente non basta, ma non si può fare molto di più. Intanto aumentano coloro che chiedono di attingere ai beni di consumo che la parrocchia riesce a ricevere e a dare.

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     Dopo gli incontri con i giovani dell'Oratori e un breve intervento sul lucernario con i Novizi, abbiamo terminato la giornata con l'Adorazione. Almeno su questo valore cerchiamo di non indietreggiare, avendo la certezza che la preghiera rimane uno dei pochi valori capaci di far percepire sereno anche il povero, purtroppo non tutti lo comprendono e allora i rischio è scadere nella disperazione. L'incontro con Gesù è un incontro che dona pace, d'altra parte è venuto per questo. Ma avendo trasformato la religione cristiana in una forma di devozione, molti si limitano a recitare le preghiere dimenticando di cercare mediante la vita spirituale la persone Gesù. Il livello di evangelizzazione è molto basso, anche per questo l'orientamento alla disperazione è molto alto. Di certo non si deve generare l'illusione che tutto possa essere risolto, altrimenti sconfiniamo nel fondamentalismo o nel senso magico del fatto religioso che certamente non manca di avere adepti nella nostra realtà ecclesiale, ma almeno occorre cogliere la preziosità di affrontare i problemi esistenziali con serenità. 

27 novembre - Certamente la Bibbia è il libro della fede per eccellenza, ma è da intendere come il libro della fede nel senso più complessivo del termine, anche perché la fede viene presentata agli ascoltatori con tutti i linguaggi allora conosciuti. Per cui passiamo dall'analisi storica a quella eziologica, dal linguaggio mitico a quello apocalittico, dalla letteratura sapienziale a quella profetica. E via a seguire. Insomma la Bibbia nella sua ansia di trasmettere la volontà di Dio al suo popolo non si stanca di cercare forme sempre nuove capaci di rendere intellegibile il messaggio di Dio nel linguaggio allora comprensibile per coloro che ne cercavano il senso e il significato, nelle varie aree dell'ambiente mediterraneo dove gli ebrei nel frattempo avevano preso dimora. L'obbiettivo è sempre lo stesso: permettere al credente di relazionarsi con il suo Dio, ma il modo di comunicarlo cambia a secondo della situazione storica che il popolo di Dio si trova a dover vivere. Come sappiamo gli ebrei si trovarono quasi tutti in Palestina per poco tempo ma nei secoli si sono diramati in Mesopotamia soprattutto dopo la deportazione Assiro/Babilonese, in Egitto all'epoca degli antiocheni e anche in Italia, per motivi commerciali ma in modo speciale modo la distruzione di Gerusalemme.

     Oggi l'ascolto della Parola di Dio ci ha introdotti alla Cabalah, un particolare modo di rendere intellegibile la comprensione del progetto di Dio che passava attraverso l'interpretazione del significato dei numeri e delle lettere dell'alfabeto ebraico. L'opera del cabalista era guidata dalla certezza che attraverso una corretta lettura del significato delle lettere dell'alfabeto ebraico si poteva cogliere il futuro anche perché i numeri e le lettere velavano la comprensione della volontà Dio. Per cui occorreva essere introdotti alla comprensione esatta del loro significato per penetrare il mistero del progetto di Dio. Questa analisi probabilmente inizia il suo corso proprio durante la deportazione babilonese, ma si articola e si diffonde fino a tutto il tardo medioevo, dove troviamo studi anche molto interessanti sul valore dei numeri per una migliore comprensione del futuro che nascosto in Dio però si svela per chi è introdotto alla comprensione delle lettere dell'alfabeto ebraico.

     Ma è vero? Tutto appartiene alla verità per chi crede in quella verità. Con questa massima coniata ex novo ad uso degli utenti ci inseriamo nel racconto dell'interpretazione del sogno di Baldassar nel libro di Daniele. Questo bravo

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giovane lo troviamo tra i deportati di Babilonia una prima volta con Nabucodonosor che lo accoglie nella vita di corte e comprende in lui il dono dell'interpretazione dei sogni, mentre oggi ci viene presentato ancora nella situazione di chi sa leggere il futuro nelle vesti, probabilmente abbastanza ordinarie in Babilonia, di chi interpreta i numeri e le lettere, cogliendovi il piano di Dio. Questo deve sempre incoraggiarci ad aprire la Sacra Scrittura nel senso più ampio del termine, con il cuore con la mente. La ricerca della volontà di Dio esige da parte nostre la valorizzazione di tutti doni che Lui stesso ci ha affidati, per cui non dobbiamo mortificare nulla delle capacità di cui Dio ci ha dotato.

     Conseguentemente la Bibbia non è solo un libro di fede, ma anche un libro che ci chiede di penetrare nella realtà storica, avendo la certezza che a una maggiore comprensione storica dell'avvenimento narrato, corrisponde la coscienza sempre maggiore di quello che il testo vuole comunicarci per aprire la nostra vita alla salvezza eterna. In che cosa il Signore viene incontro alla nostra esigenza di conoscenza e anche di comprensione della Sua volontà? Semplicemente nella nostra disponibilità a mettere al suo servizio tutto ciò che Lui stesso ci ha dato. Ma Don Cono è vera la possibilità di cogliere il futuro interpretando correttamente i numeri. Tutto è vero per chi vi crede. Con questa affermazione lapidaria chiudiamo l'argomento al quale da questa mattina la Parola ha incoraggiato la nostra comprensione. Intanto subentra un forte sonno, per cui vi saluto e soprattutto i giovani che dalle due di oggi pomeriggio si sono installati nella vita della parrocchia e non mi hanno permesso il riposo pomeridiano, necessario per affrontare con serenità e maggiore ardore la serata.

26 novembre - Il cammino educativo della parrocchia prosegue sereno, sostenuto dalla preghiera di coloro che la amano, e che si sforzano di trovare del tempo da dedicarle. Aumenta il numero degli adulti che si rende disponibile a sostenere l'accoglienza dei giovani nell'Oratorio, mentre va stabilizzandosi la disponibilità per la catechesi di iniziazione cristiana, sembra anche stabile e quindi non in crescita la partecipazione alla proposta formativa dell'Azione Cattolica adulti e del Cammino Neocatecumenale, è stabile anche quella ai gruppi di preghiera Comunità Maria e Maria Rifugio delle Anime. Stabile anche il gruppo dei volontari della Caritas anche se è in aumento la partecipazione occasionale alle varie attività di sensibilizzazione. Aumentano anche  i ragazzi che frequentano l'iniziazione cristiana e chiaramente i giovani che partecipano alle tante attività dell'Oratorio. tanto per dare una idea della vita di comunità in questa fase di ripresa dei ritmi invernali. Anche per questo è indispensabile che la preghiera sia solidale, intensa e stabile per ché il Signore incoraggi a leggere, sempre in modo nuovo, la propria partecipazione alla testimonianza del suo amore.

     Purtroppo devo ammetterlo le case vanno molto bene al di la di ogni aspettativa e questo certamente è opera del Signore. Certo anche io sto molto attento a non essergli di ostacolo, ma quando Lui si mette all'opera c'é poco da fare. Rimane comunque un piccolo rivolo di speranza rispetto ai gravi problemi che attraversano la nostra città, ma intanto è un riferimento sicuro per quanti stentano a impostare la propria giornata in modo diverso. Non voglio appesantire ulteriormente la mia analisi sulle situazioni di devianza sociale con le quali dobbiamo fare i conti ogni giorno, finirebbero con il generare angoscia

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e questo a me non piace e oltretutto non servirebbe a molto per cui ringraziamo il Signore per tutto quello che ci dona e operiamo perché nel frattempo tutto possa crescere orientato al bene della comunità. Si allungano i tempi della venuta in oratorio, il che certamente indica anche che le difficoltà nelle proprie famiglie si accentuano, ma significa anche che chi ha dei problemi sa di poter trovare in parrocchia persone disponibili a condividerli e ad aiutarli. Certo avremmo bisogno di essere sostenuti anche economicamente per venire incontro alle tante iniziative attivate, ma a chi ci si può rivolgere con questo lacrimatoio che ci circonda, si finirebbe con il dover aiutare coloro ai quali ci si rivolge, per cui meglio stringere i denti e continuare spensierati finché il Signore ci dona di poterlo vivere.

     Una giornata luminosa e rigorosamente fredda, attraversata da un'arietta capace di rigenerare le cellule già moribonde, insomma una giornata campale che incoraggia a cercare sensazioni sempre nuove. Ed è veramente bello farne esperienza, camminare sentendo la presenza della neve che apre a una comprensione nuove i gesti quotidiani. Tutto va stabilizzandosi per cui non si inconrano particolari intemperanze da educare, perfino i giovani sono diventati più obbedienti e rispettosi, per cui basta essere presenti e tutto scorre con serenità e gioia. Aveva proprio ragione San Giovanni Bosco, il sacerdote deve stare in mezzo ai ragazzi  familiarizzare con loro, è l'unico metodo capace di generare relazioni educative stabili e atteggiamenti di fraternità intergenerazionali. Solo in questo modo il parroco viene percepito dai giovani  parte integrante della propria crescita, persona con la quale ci si può confrontare in verità senza alcun atteggiamento di sudditanza o legato al ruolo che si incarna. Certo basterebbe togliere le tante celebrazioni vespertine alle quali partecipano normalmente gli ultrasessantenni (per far vivere loro la santità basterebbe la celebrazione mattutina) e tutto sarebbe più immediatamente possibile.

     Come rendere presente l'azione di Dio nella nostra città, le direttive partono sempre dallo stesso valore: l'amore. Ritengo che di celebrazioni, novene, processione ce ne siano abbastanza ma forse occorrerebbe maggiore testimonianza caritativa. Dicevo altre volte che sono presenti a dismisura visionari, presunti guaritori, apprendisti stregoni tutti animati da una intensa verve spirituale. Come mai si è arrivati a tutto questo ma non si è generato anelito alla vita di carità, una maggiore attenzione ai sofferenti, disponibilità verso i poveri? Per essere più esplicito molti amano contemplare la vera o presunta attenzione che Dio ha verso di loro ma è difficile poi cogliere la disponibilità che questa benevolenza dovrebbe naturalmente generare verso gli altri. Come ho già detto c'é molto narcisismo spirituale e poco amore verso gli altri. Per invertire la tendenza occorre svilire maggiormente il momento rituale ed emancipare quello caritativo. Insomma il cristiano deve sentire di essere tale quale si pone al servizio del fratello e non solo quando si contempla nell'intimità con il Signore.

     La gente vive intristita nei propri drammi personali per cui fa fatica a cogliere la gioia di sentirsi amata, però apprezza comunque la possibilità di poterlo essere. Di certo cerca nella vita di comunità quello che stenta a trovare nella vita di ogni giorno alcune volte persino nella propria famiglia si fa fatica a vivere e a testimoniare l'amore. Anche per queste situazioni è importante che

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la comunità dei cristiani viva un amore fuori ogni misura. Proprio perché tanti ne hanno bisogno per restituirsi alla speranza di poter vivere con gioia la propria appartenenza alla vita di comunità. da questo sentirsi amati e sostenuti nell'amore deriva poi la capacità di porsi al servizio degli altri con amore nella gratuità. e' quello che non i cristiani chiamiamo volontariato, quello vero, non quello che è una velazione dei contributi degli amici e che servono a finanziare finte associazioni che generalmente riconducono al proprio tornaconto. La gratuità della propria offerta quotidiana nasce dalla vita di preghiera, è il cuore dell'Apostolato della Preghiera, quello di contemplare la gratuità dell'amore di Dio, che si manifesta ogni giorno in Gesù Cristo, e che solo ci permette di rischiare sulla stessa disponibilità che Lui ci ha manifestato.

     E' solo da questo amore che deriva la nostra capacità di vivere totalmente al servizio degli altri e che ci permette di alzarci ogni mattina con l'unico intento di trasmettere l'amore con il quale Dio continua ad amarci. Si, certamente lo so che ci sono altri che si alzano pensando a quel male possono fare agli altri, ma anche per questo dobbiamo avere la gioia di poter servire l'amore di Dio anche per supplire alla loro deficienza di amore. C'è molta povertà nel cuore di molti fratelli e sorelle, che magari desiderano il male, non fa niente cosa volete che possano nei confronti dell'amore di Dio, proprio nulla. Dio è troppo più forte della loro povertà spirituale o forse, più semplicemente, dalla loro incapacità di corrispondere pienamente al suo amore. Perciò andiamo aventi con gioia e spensieratezza anche se guardando ai giovani con la semplice maglietta addosso, fa riflettere come nell'infreddolimento di sessanta anni, la prudenza corre il rischio di soffocare ogni anelito di libertà estetica, eppure sappiamo di essere stati chiamati a libertà, per cui non dobbiamo fare altro che sentirci liberati da ogni paura e lasciarci emozionare dall'essere chiamati da Dio a partecipare al suo progetto di amore verso ogni uomo.

     Alcuni nomi e alcuni volti diventano sempre più familiari, anche nelle loro estemporaneità, ma forse proprio per questo Dio li manda a me, perché io impari sempre più a dedicarmi a coloro che mai avrei pensato di poter incontrare nel mio ministero qui a Scalea. la scuola dell'amore non da dei diplomi a breve scadenza, in realtà non diploma mai nessuno anche perché continuiamo a restare tra i banchi, quali alunni diligenti, anche alle soglie del passaggio definitivo, però sempre contenti di poter stare dignitosamente e senza alcuna presunzione alla scuola dell'insostituibile Maestro di giustizia e di pace.

25 novembre - Il Signore si accompagna con pazienza al nostro cammino e lo rinvigorisce nei momenti di fragilità. Con questo pensiero di serenità interiore mi sono messo in cammino avendo la certezza che come sempre la strada non delude chi vive la determinazione di percorrerla con coraggio. Ma di cosa stai parlando sento chiedere con una certa insistenza, semplice l'esperienza che mi ha accompagnato il sabato con la branca R/S sull'Abatemarco. La mattinata era scivolata con impegni pastorali diversificati intervallati dal pensiero sul furto del secondo candelabro che è accaduto ieri mattina. Fortunatamente erano presenti tante persone della parrocchia, che molto rispettosamente hanno pensato bene di lasciar fare. Per cui vederselo scivolare davanti con tanta devozione lo vogliamo leggere come un vero atto di carità da parte della comunità a questi poveretti che evidentemente se la passano proprio male. La

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speranza è che ci abbiano trovato qualcosa tanto per non svilire la pazienza con la quale si sono preparati a questa azione. Abbiamo potuto appurare che erano più di uno e hanno preparato il tutto operando in più giorni di pazienti e devoti sopralluoghi all'aula liturgica. Purtroppo non tutti coloro che entrano in chiesa lo fanno per pregare il Signore. pazienza si guarda avanti e continua con gioia, anche se fa riflettere il degrado della sicurezza che stiamo vivendo nel territorio.

     Lo zaino come sempre è stato preparato in modo frettoloso,ma si trattava di una esperienza breve per cui non ho avvertito l'esigenza di una preparazione più accurata, l'unico dubbio era la tenuta delle gambe al passo ordinario. Ma mi è sembrato che tutto il macchinario si è mosso con il rispetto delle regole il che lascia ben sperare per il prosieguo dell'esperienza. In realtà non vedevo l'ora di rimettermi in cammino per cui è stato un vero momento di festa anche se vissuto per la gran parte sotto l'acqua. E i compagni di viaggio, molto gioiosi e disponibili. Vivere la strada fa sempre bene a ogni età, anche se la giornata non era l'ideale per apprezzare la bellezza dell'ambiente che ci circondava. In verità devo ammettere che il passo è stato troppo veloce per la mia età, ma l'ho mantenuto senza dover ricorrere alla classica sosta formativa. A cosa ho pensato? A niente, solo a camminare, percependo l'importanza di quello che il Signore mi donava di sperimentare, come se lo facessi per la prima volta. Anche la serata non ha deluso, i giovani erano contenti di stare insieme anche se certamente molto lontani dalla sensibilità spirituale che dovrei contribuire a far maturare. Insomma giovani normali anche hanno tante cose, anche molto belle, per la testa ma non molto posto per la presenza di Gesù.

     La Domenica è stata una occasione per rileggere in chiave politica la presenza di Gesù Cristo nella vita della comunità scaleota, e anche una occasione per incoraggiare a un impegno maggiore nella testimonianza dell'appartenenza a Cristo in riferimento all'attenzione verso le tante povertà vecchie e nuove che si accompagnano alla vita di ogni giorno. la povertà più grande che stiamo vivendo è certamente il vuoto politico che concorre ad adombrare totalmente la specificità della presenza di Scalea nell'Alto Tirreno cosentino. Tutto tace e tutti si guardano bene dal riprendere a servire la città nella sua componente sociale, e guardando al costante aumento delle povertà non è difficile prevedere a lungo andare un imbarbarimento delle relazioni sociali. Ma sembra che tutto questo non interessi molto, come sempre allontanandosi la scadenza elettorale sembra che nessuno abbia interesse a spendersi per il bene della collettività e per far sentire la voce e le esigenze di Scalea nei palazzi del potere, nella speranza di orientarne in qualche modo lo sviluppo. Molti ritengono o amano illudersi che tutto procedere come sempre dimenticandosi dell'immagine criminalizzata che si è determinata della realtà di Scalea attraverso i mass media.

     Ancora di più sembra che al senso di abbandono istituzionale che si accompagna in questo periodo alla vita della città, nessuno abbia la capacità di porre rimedio. O più semplicemente non si vuole rischiare qualcosa di proprio per gli altri. Insomma la testimonianza cristiana deve orientare a comprendere la preziosità dell'esserci proprio in queste situazioni nelle quali nessuno vuole esserci. Al degrado istituzionale si accompagna il degrado sociale che comunque è un problema atavico della nostra città di cui mai nessuno ha

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inteso porre mano seriamente. Al punto che molti ignorano totalmente ciò che realmente occorre intendere quando si parla della popolazione che abita questo territorio. Perché questo atteggiamento? In parte ritengo sia legato alla diseducazione di rischiare personalmente non avendo traguardi immediati da conseguire. Perché chi vive l'impegno politico è abituato a farlo guardando anche al proprio tornaconto, per cui in questa fase, purtroppo c'é veramente poco da guadagnare. La speranza è che proprio in virtù di questa nuova fase sociale possano emergere figure nuove, non necessariamente come persone, ma certamente nuove nel modo di intendere la costruzione della città.

     Nel frattempo occorre lavorare perché nella popolazione non prevalga lo sconforto, la voglia di prevaricare, di far emergere la violenza e che, soprattutto tra i giovani, non si diffonda eccessivamente la devianza. Le comunità cristiane si sforzano di continuare a vivere la loro opera di dedizione alla vita di carità, ma anche in questo caso gli sforzi non sono certamente adeguati alle esigenze sempre crescenti che hanno nella Chiesa uno dei punti stabili di riferimento per le emergenze ordinarie. Preferisco fermarmi qui, anche se certamente ciascuno potrebbe continuare molto meglio di me, anche perché  la realtà di Scalea si conosce abbastanza bene. Rendere presente Gesù significa per il nostro tempo non inseguire memorie e passioni personali, per quanto nobili e culturalmente interessanti, ma orientare ogni sforzo a rendere più vivibile il territorio, a generare entusiasmo per la vita comune e a spendersi nell'amore verso tutti coloro che il Signore ci pone acconto.

     I giovani come sempre non deludono e ci sono accanto sia per cercare conforto come anche per ricordi che non devono essere abbandonati per evitare che orientino ad azioni negative le loro energie. Ogni tanto si interviene per correggere qualche esuberanza ma per il resto tanta gioia di poter condividere con loro la loro crescita e il nostro invecchiamento. Qualche visita che orienta alla nostalgia dei tempo passati e all'esigenza dell'incontro nella volontà di trovare  serenità, per il resto tutto molto bello. Si riprende con gioia il lavoro catechistico arriva l'Avvento, è tempo di autenticità e di gioia soffusa per ascoltare meglio le voci che ci parlano dell'arrivo del Signore della storia nella ricorrenza annuale del Santo Natale. Intanto continua a scatenarsi la pioggia sostenuta dai classici lampi e tuoni che non mancano di vivacizzare questa serata di novembre, la neve scende sui monti e domani prevedo di vedere finalmente il Pollino tutto imbiancato, insomma arriva finalmente il clima giusto per sentirsi immersi nella stagione invernale. Dobbiamo sforzarci di vivere una maggiore autenticità e non la finzione, per cui occorre rimuovere tutto quello che poterebbe distrarci dall'incontro con la persona Gesù che, ormai lo abbiamo imparato bene, possiamo incontrare naturalmente  nei poveri e nei sofferenti, negli ammalati e nelle persone più sole e abbandonate. 

21 novembre - Alla fine, dopo tanto tempestare per noi indolore, è arrivata anche la neve. Vivere la ricerca interiore è parte integrante dell'impegno di ogni battezzato ma non sempre tutti riescono a trovare il tempo da dedicare la Signore. Ma cosa sono gli esercizi spirituali? Semplici sono giorni nei quali l'unico pensiero della giornata è come vivere sempre meglio l'incontro con Dio. E' un anticipo di Paradiso, nel senso che si cerca di dare tutto il tempo al Signore non avendo in questi giorni altro obbiettivo che questo. Al centro e cuore della giornata è la la Meditazione generalmente guidata da un esperto di

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vita spirituale in questo caso abbiamo avuto la fortuna di metterci in ascolto di un maestro di scienza biblica Mons. Pacomio sulla lettere ai Colossesi, generalmente sono due meditazioni al giorno. Poi si da spazio alla Preghiera silenziosa e personale, alla Liturgia delle ore,  alla celebrazione dell'Eucaristia, all'adorazione. Insomma sono gironi di beatitudine, intervallati di tanto in tanto, in emergenza, da informazioni riguardanti la vita della comunità. La vita della comunità rimane sempre nella mente e nel cuore per cui quasi tutta la preghiera è dedicata alla serenità che deve contraddistinguerne la vitalità e poi la gioiosa compagnia del volto sorridente dei bambini, conservata nella mente, fa il resto.

 

     Si comincia con la giornata dei passaggi. Certamente è stato un momento euforico di relazionalità esuberante, parlo dei ragazzi anche perché per noi adulti magari si percepisce della stanchezza, d'altra parte basta vedere nelle foto quelli che stanno seduti e si comprende subito chi vive e chi insegue la scena. una giornata veramente bella al di la dei miei distinguo sempre eccessivamente puntigliosi, in realtà tutti, catechisti e animatori, hanno cercato di donare totalmente se stessi per cui si deve ringraziare Dio per tutto quello che ci ha donato di sperimentare. Non sapevo come potermi dividere ho fatto quello che ho potuto, quasi sempre da seduto, il momento più significativo è certamente quello vissuto intorno alle tredici, ma anche tutti gli altri meritano la gioia di averli condivisi, soprattutto quelli con i bambini che si stanno affezionando eccessivamente a questo sconosciuto che il Signore ha mandato loro come parroco. Come sempre cerco di godermi la loro vitalità che diventa sempre contagiosa, almeno mentalmente che per il resto c'é veramente poco

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da contagiare. Un plauso va certamente anche ai genitori, che continuano a condividere al gioia dei figli con la comunità parrocchiale,  questo è veramente un grande dono che il Signore continua a farci e di cui non dobbiamo mai stancarci di ringraziarlo.

     Ma come spesso accade nella vita di ogni giorno anche questo al tramonto del sole è terminato. Molto lentamente ho salutato i giovani dell'Oratorio, anche loro sempre troppo affettuosi, che nel frattempo sono arrivati e parto per Cetraro, sede degli Esercizi Spirituali. Cambia totalmente la scena, all'improvviso mi sono ritrovato ad essere tra i più giovani, insomma me ne salgo in camera e all'improvviso la solita telefonata importuna: ma Don Cono quando scendete? Come sempre in questi casi temporeggio, cercando di ricordare cosa ho dimenticato, ma mi è sembrato tutto in ordine e allora ho rischiato il classico: Chi parla? Dalla risposta ho capito di aver dimenticato di animare l'incontro per le coppie che si stanno preparando al matrimonio delle quali ero convinto di dover vivere l'incontro nella settimana seguente. Ma ormai non c'era niente da fare per cui li ho incoraggiati a sostituirmi con l'impegno di recuperare in seguito. Serata condivisa fino a tardi con i tanti confratelli con i quali purtroppo ci si vede veramente poco, ma è soprattutto in questi casi di serenità spirituale, che si coglie meglio l'essere parte dell'unica fraternità sacerdotale. Lunghe camminate e lunghe chiacchierate tanto per rinfrescare i ricordi, ma anche per confrontarci sui problemi pastorali che si accompagnano alla nostra disponibilità sacerdotale.

     I giorni sono scivolati in modo semplice e lineare, sostenuti dalle meditazioni ma anche più semplicemente dalla esigenza di riposare un po' di più rispetto al solito e restare maggiormente in comunione con Dio e con i confratelli. Momenti di fraternità e anche spensierati, che ci restituiscono la nostra dimensione più umana, in poche parole quando non siamo troppo immersi nelle responsabilità che ci vengono affidate nel ministero ci comportiamo quasi come gli altri uomini. Anche l'atteggiamento dei Vescovi diventa più immediatamente relazionale e poco autoritario o istituzionale, ancora di più diventa paterno e gioioso. E' proprio così quando prevale l'amore tutto passa in secondo piano. Poi alla fine arriva una torta sacerdotale per la delizia della tavola, qualora ce ne fosse stato bisogno. Il donatario era ufficialmente anonimo, il classico segreto infatti prima di sera lo sapevamo già tutti, comunque la torta era veramente adeguata ai destinatari. Il tutto ha avuto come naturale completamento l'ordinazione diaconale di don Angelo, un caro giovane di Grisolia che inizia il suo servizio all'interno della Chiesa con la serenità e l'esuberanza tipicamente giovanili, ma con una maturità non giovanile, che lascia ben sperare per il prosieguo del suo impegno ministeriale. Erano presenti soprattutto i sacerdoti giovani, d'altra parte similis cum similibus, noi ci godiamo la loro amicizia ma anche la disponibilità paziente ad ascoltare i tanti problemi legati alla loro età, che io ormai guardo con grande distacco dall'alto dei miei sessanta. Ancora una volta un momento di esuberanza presbiterale accanto al nostro Vescovo, poi lentamente si ritorna in parrocchia.

     Accompagnato da un temporale insistente, in realtà in parrocchia c'ero stato anche in mattinata per accogliere la festa della Virgo Fideles animata dall'Arma dei Carabinieri, ha presieduto il caro Don Bruno con la sua naturale

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tendenza all'esemplarità che lo rende così esclusivo all'interno del presbiterio. Gli lascio sempre volentieri la presidenza anche perché così posso dedicarmi alla mia passione che è quella dell'animazione liturgica, in questo caso mi sono impegnato maggiormente nel canto. Da parte mia, nel saluto iniziale, ho anche ricordato di poter fare una compagnia di catechisti con le mogli dei carabinieri che vivono la loro disponibilità in parrocchia. Ho avuto anche modo di appurare che come al solito quando mi allontano, gli addetti ai lavori e alla tutela si disperdono e i ladri si sentono di più a loro agio, questa volta hanno potuto asportare senza problemi il candeliere elettrico di San Giuseppe. Come sempre nessuno si era accorto di niente il che fa capire con quanto affetto ci si relazione all'ambiente liturgico. Ma pazienza, la Chiesa certamente deve stare aperta, certo la si dovrebbe custodire con più attenzione, ma d'altra parte questi poveretti devono anche mangiare per cui, poiché io sono troppo vigilante, approfittano della mia assenza.

     Prima di tornare in Chiesa per l'Adorazione, sono passato dagli scout per la riunione dei Novizi, e poi dai giovani dell'oratorio per le attività dell'Immacolata, ma forse più semplicemente avevo nostalgia della loro inquietudine e ho scelto di stare un po' con loro e ascoltare i loro problemi. Dopo la preghiera ancora dagli scout con la preparazione del pernottamento che vivremo questo fine settimana in quel di Verbicaro. In realtà è stata una occasione per capire meglio cosa gira nelle teste dei capi branca, anche per non battere l'aria direbbe San Paolo. Intanto continua a piovere in modo dolce e suadente, questo modo di piovere è una vera benedizione chiaramente per la campagna. Certamente lo sarà di meno sabato se continua mentre noi faremo a piedi da Grisolia a Verbicaro, ma non fa niente, serve sempre a verificare la differenza che intercorre tra la teoria e la pratica. Insomma una cosa è leggere che Gesù camminava da un villaggio all'altro, standosene comodamente seduto in Chiesa, e una cosa diversa è camminare da un villaggio all'altro come faceva Lui. Diceva qualcuno che gli esami non finiscono mai, è proprio vero, siamo sempre sotto esami, anche quando si pensa di poter fare noi gli esaminatori.

16 novembre - Cosa attraversa la mente di una donna incinta? Un immenso numero di pensieri, ma forse quello che più genera apprensione almeno per il primo figlio, anche perché poi gli altri sei o sette nascono in modo meno problematico, è come cambia la vita. Effettivamente al nascita dei figli genera un cambiamento sostanziale sia nella dinamica della coppia, sia nella comprensione del proprio essere donna. Rimane comunque una esperienza che merita di essere seguita e anche sostenuta, quando poi questo accade nella gioia del Signore, ancora di più è opportuno leggerne i tratti della partecipazione al progetto di Dio. Sappiamo bene che non tutto è contrassegnato dalla volontà di partecipare all'azione creatrice di Dio anche per questo quando accade non dobbiamo stancarci di lodare e di ringraziare Dio. Valeria questo lo sa bene, anche per questo non si stanca di inebriarsi nel canto e nella gioia di pensarsi protagonista di una grande azione di Dio.

     Siamo stati a trovare Francesco, un caro giovane che vive a ridosso del Mulino. Provato dalla sofferenza, ma coccolato dall'affetto materno, insomma tutto ciò che gli è necessario per vivere nella speranza anche comprendendo la propria vita per alcuni aspetti bisognosa di essere maggiormente sostenuta.

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Non dobbiamo fare altro che venire incontro alle sue esigenze e questo permetterà a lui di vivere meglio e a noi di sentirci capaci di bontà. Ci sono giovani che disperano per molto meno, stare con lui aiuterà a gioire per molto meno. Anche le notizie sul fronte dei concorsi rallegrano il cuore per questa neo mamma che vede coronati i suoi tanti sacrifici, ancora una volta il canto si libererà in modo più gioioso anche se non è certamente di questo che può avere bisogno chi ha sempre cantato con gioia e perseveranza ai piedi della Vergine Santa. Sono cari ricordi che albergano stabilmente nel cuore, per cui non ci vuole molto per rallegrarsi anche per molto meno.

     E' proprio vero che il mondo è pieno di opinionisti che però hanno il gusto di non studiare quasi mai. A Belvedere Centro Storico vengono scoperte delle ossa nell'operazione degli scavi per il metano. Nessuno sa che dove è adesso l'istituto delle suore c'era la chiesa di San Nicola Magno, di tradizione normanna probabilmente la più antica della città di Belvedere. Certamente la più bella di opere d'arte e la più dotata di terreni. La stessa era praticamente a ridosso delle case di fronte, che furono costruite in seguito, nel settecento, alle stesse si congiungeva mediante un arco che faceva da atrio nel quale era custodita la Tela delle Anime Purganti che adesso è custodita al Museo delle Confraternite. La chiesa fu abbattuta per far transitare le carrozzelle dei nobili anche perché in quel periodo non c'era ancora la panoramica che sale da Santa Lucia, per cui per andare al Castello, allora molto abitato, si doveva passare per forza davanti a San Nicola, ma  chiesa ostruiva il passaggio per le carrozze più grandi. Siamo nel periodo del potere massonico per cui si decise, negli anni trenta di demolirne una parte, ma certamente non perché pericolante.

     Una giornata contrassegnata dalla serenità di poter lavorare con persone che comprendono bene il senso dell'impegno anche se ancora, non sempre, hanno la volontà di portarlo avanti con determinazione. Ci si guarda troppo attorno in chiave orizzontale per cui la verticalità, che è la volontà di Dio, alcune volte corre il rischio di essere asservita all'equilibrio delle relazioni umane. Insomma si appesantisce il senso di libertà che nasce dalla gioia di servire il Signore con quelle che sono gli equilibri, o più semplicemente la volontà di non mettere in discussione in modo eccessivo le proprie amicizie. Ma gli insegnamenti di Gesù incoraggiano ad essere più determinati, il problema è proprio questo qual'é lo spazio di Gesù nella nostra vita. Perché se Lui è presente allora non si da troppa importanza agli equilibri relazionali. Altrimenti si fa fatica a guardare avanti in modo deciso. Pur comprendendo bene che la paura di restare soli, di essere isolati dagli altri, è sempre presente nella vita delle persone. Certamente la fede incoraggia a non aver paura di niente altrimenti è meglio starsene in pantofole a casa.

     In realtà ci sono anche persone che non ce la fanno proprio a vivere il minimo di un impegno decente, praticamente diventano un problema in più per la vita della comunità. Ma almeno se ne avesse la coscienza. Niente da fare, magari perfino con una pesante presunzione e allora è veramente la fine, anche perché tanti si allontanano proprio per queste presenze ecclesiali. ma magari è un alibi altrimenti tutti ci si dovrebbe allontanare da tutti. Insomma occorre vivere l'esercizio della sopportazione, altrimenti ciascuno di noi ha delle negatività che lo possono rendere immediatamente insopportabile agli occhi di altri. La vita di comunità è così, l'altro è la croce, segno dell'amore con

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il quale Dio ci ama e che dobbiamo imparare ad amare per corrispondere al suo amore misericordioso. Nella capacità in cui ne faremo il tesoro più importante, cresceremo per come il Signore ci pensa, altrimenti ci attardiamo su sentieri che Lui certamente non ci indica.

     Vivere nell'attesa del giorno del Signore, significa anche stare sempre sereni, qualunque cosa accada occorre affrontarla con un sincero spirito di pace. Non c'é nulla che meriti la nostra distrazione dal Signore. E' nelle situazioni più difficili che ci si rende conto dell'importanza della preghiera, senza nessuna enfasi particolare, si prega e si cerca il bene possibile, si prega e si guarda agli altri con fiducia, si prega e si guarda a se stessi con gioia. Lentamente passano i giorni e si va avanti per come i Signore dona, tanto mancherà sempre qualcosa a una gioia piena per chi non impara a coglierla per come viene donata. Nella giornata il Signore dona di incontrare molte facce gioiose e belle, ugualmente può capitare di incontrare persone esaurite, occorre farne tesoro in modo che incontrandone altre magari meno immediatamente significative non ci si rabbui, ma le compensi con quelle che sono dono del Signore. Ad essere sinceri tutte sono dono del Signore, ma assimilarle tutte si diventa egoisti, ecco perché alcune volte si opera una selezione.

15 novembre - Ancora una settima e faccio un anno della mia permanenza a parroco di San Giuseppe Lavoratore, che mistero incredibile è la vocazione. Quante cose sono accadute e come il Signore ha reso possibili tante situazioni che mi hanno donato di vivere un anno incredibilmente diverso da tutti gli altri che ho vissuto al Suo servizio. Non sarebbe possibile parlare delle tante situazioni che ho dovuto affrontare, ma certamente diventa ineludibile il fatto che la vera novità è contrassegnata dalla vitalità della comunità. Ne ho già parlato altre volte per cui non vi ritorno però certamente Domenica avremo una dimostrazione di quanto vado dìcendo da  tempo. Come me la immagino? Semplice, sarà una Domenica spettacolare. Piena di luci, di gioia, di sorrisi. Qualche pianto certamente, aiuta anche a vivere una coreografia diversificata, però la nota saliente sarà certamente la gioia.

     Anche Gesù certamente era un tipo pensoso. I primi a rendersi conto della sua specificità furono certamente i genitori che facevano fatica a comprendere tutto quello che lui andava facendo e anche dicendo. Certamente  i discepoli spesso restavano stupiti da quanto andava affermando. La sua libertà nei confronti della legge, lasciava perplessi anche se i galilei non erano famosi per l'osservanza dei precetti mosaici. Però Gesù esagerava. Il Sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato, questo insegnamento non mancò di comprendere la totale novità di quando andava compiendo in giro per la Galilea. Anche se certamente tutti aspettavano il momento del suo andare a Gerusalemme. Magari si aspettavano che dovesse conquistare il Tempio, oppure fare dei segni prodigiosi capaci di manifestare la sua sovranità sul mondo e anche sui Sadducei. Insomma non si va a Gerusalemme per fare un viaggio qualsiasi. Certo camminare con tante donne al seguito, non deponeva bene, questa sua volontà di intrattenersi anche con loro nelle diverse situazioni della vita di ogni giorno non era una cosa positiva. La gente avrebbe potuto pensare male.

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     E poi Gesù viveva in un mondo tutto suo, non si curava di rispondere sempre agli interlocutori di turno, li ascoltava con attenzione ma poi continuava per i fatti suoi come se loro non avessero fatto alcuna domanda. Aveva il suo mondo di insegnare e di far capire, almeno a coloro che volevano cogliere nella sia presenza una novità definitiva di Dio. In realtà a loro dispiaceva che lui non stesse più attento alle relazioni, però non c'era assolutamente niente da fare. Continuava imperterrito per la sua strada e non c'era modo di farlo ragionare. Gesù era un tipo pensoso, anche per questo riusciva ad essere una costante novità anche di fronte a persone umanamente più preparate di lui. Ma quando apriva bocca, non c'era modo di poterlo contestare, tutti restavano ad ascoltarlo, chi non condivideva i suoi pensieri non doveva fare altro che andarsene perché tutti gli avrebbero dato contro. Forse anche per questo cominciarono a congiurare contro di lui, proprio perché non c'era proprio niente da contestargli, era importante creare delle contrapposizioni.

     Certamente ci sono anche quelli che stanno bene, parlo di un bene economico, magari sul bene mentale potrebbero anche sussistere delle riserve. Però è consolante sapere che ci siano persone che non hanno molti problemi se non quello di coinvolgere altri in situazioni impossibili. Tutto è certamente legato al non vivere altri problemi esistenziali, che tutto sommato non è proprio male. Certo sarebbe più interessante che condividessero i propri beni con gli altri, ma magari a questo non ci pensano proprio e allora si limitano a condividere la proprie chiacchiere. Per molti questo atteggiamento è già abbastanza. E Gesù che c'entra in tutto questo, praticamente nulla, ma per alcuni, in realtà non sono poi tanti, farcelo entrare è un modo per parlare di cose più importanti rispetto al''importanza che poterebbero manifestare se non ci fosse.

     Occorre necessariamente pensare al peggio? Certamente no, questo mai, occorre sempre pensare positivo proprio perché i futuro è abitato da Gesù e gli appartiene. Noi dobbiamo imparare da lui a vivere rendendolo presente nelle situazioni che lui privilegiava. Diciamo lo pure magari non è proprio facile, ma non è opportuno desistere prima di averci provato. Far incontrare i giovani con Gesù? E' una scommessa non da poco, sono troppo presi da troppe altre cose e interessi, ma proprio per questo è bello scommettere sulla possibilità che Gesù ha di entrare nella loro vita. Molto è legato al nostro entusiasmo e alla maturità della nostra fede. Magari se pregassimo un po' di più senza predicare troppo non sarebbe male. Diciamolo pure la nostra è una fede che stenta ad elevarsi troppo da terra. Ma qualche anno ancora il Signore lo dona per cui non dobbiamo fare altro che camminare per come lui ci chiede, guardando sempre con fiducia alla sua presenza.

14 novembre - Penso proprio che Domenica sarà una bellissima giornata campale, giornata dei passaggi con i ragazzi della catechesi parrocchiale, possiamo dire la carica dei duecento. Escludiamo l'Accoglienza, che abbiamo preferito accogliere in data da differire per evitare traumi e responsabilità eccessive. Stasera abbiamo pregato sapendo bene che ogni cosa, per riuscire bene, ha bisogno del sostegno del Signore. Anche se nonostante la preghiera ritengo che sarà una giornata tutta da sperimentare sia nella sua bellezza che nella sua intensità. Voi direte ma allora oggi non è successo niente di

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particolarmente interessante? In realtà il giovedì e il venerdì non vanno più considerati come giorni della settimana perché sono talmente intasati che devo solo lasciarmi portare dagli impegni già programmati. E il Sabato? Quello non lo considero perché cambia continuamente per cui va vissuto per come il Signore lo manda. Ed eccomi perciò già alla Domenica, che è sempre un giorno bellissimo. Quindi restano a relativa disposizione mia e della parrocchia il lunedì, il martedì e il mercoledì.

     Di alternativo oggi c'è stata la celebrazione in memoria di Suor Giuliva in quel di Sant'Antonia in Grisolia, anche se con la testa restavo rigorosamente ancorato in quel di Scalea con il pensiero alle attività della catechesi e dell'oratorio, ho cercato, come sempre mi capita in queste occasioni, di portare un anelito di speranza cristiana anche in queste situazioni di dolore. A parte il fatto che in Grisolia mi sento a casa per tanti motivi pastorali e personali, rimane la terra che ci ha donato un Vescovo e ancora vi sono i parenti per cui tutto viene riletto con la presenza di Mons. Crusco che ci ha guidato per tanti anni all'incontro con Dio. Non è stato difficile parlare di speranza anche perché Suor Giuliva ha vissuto incarnando pienamente la sua vocazione di Suora delle Piccole Operaie dei sacri Cuori, caratterialmente silenziosa, umile,ha sempre privilegiato un atteggiamento di estrema povertà che la rendeva immediatamente una di casa per tutti coloro che la conoscevano. Non ha mai cercato onori per se, sforzandosi sempre di onorare il vestito che indossava con dignità e orgoglio. Insomma una suora totalmente dedita all'amore di Dio e alla preghiera.

     Ancora di più occorre dire che ha vissuto per più di trenta anni con Suor Rosita e questo certamente ha contribuito a farle fare esperienza di santità già qui sulla terra. Probabilmente non sarà mai dichiarata Santa dalla Chiesa e innalzata agli onori degli altari, anche perché ritengo che,  sperando di sbagliarmi, non si troverà chi si lancerà ad onorare le sue virtù di eroismo cristiano, ma nel cuore di coloro che hanno avuto al fortuna di incontrarla e di conoscerla, certamente è già santa e ritengo che a Suor Giuliva, questo può anche bastare. Figura troppo schiva per essere appariscente, sempre all'ombra delle altre consorelle, adesso certamente vive nella gloria di Dio che ha sempre servito in modo semplice e con il cuore sempre aperto all'amore. Insomma una suora totalmente secondo il cuore di Gesù e Maria. Prima di ritornare in parrocchia mi sono fermata a casa di Rosaria la sorella di Mons. Crusco e ci siamo intrattenuti nei racconti dei problemi attuali e della gioia dei ricordi che continuano ad accompagnarsi alla sua tarda età.

     Al rientro, prima di tutto sosta in oratorio per capire a che punto si era e poi, rasserenato alcune volte mi preoccupo troppo, mi sono recato dai Novizi alla sede scout che si preparano a vivere la prima route del nuovo corso. Magari sembrano leggermente preoccupati. Tutto molto bene, o almeno abbastanza, solo leggermente in affanno, ma è giovedì per cui nulla di particolarmente nuovo. Meno male che poi la preghiere dà un po' di serenità e ci prepara a chiudere la giornata in compagnia di Gesù. Purtroppo ci sono coloro che soffrono di logorrea e corrono il rischio di far dimenticare quasi subito le parole che il Signore ci affida. L'unica soluzione e farli uscire in modo veloce correndo il rischio di diventare leggermente scostumato, ma d'altra parte meglio scostumato che distratto. Un pensiero durante la preghiera è andato anche ai

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lavoratori della terra in occasione della settimana del ringraziamento che quasi nessuno ricorda, ma meglio farne memoria per sostenere quanti vivono nella campagna e gioiscono ancora per i frutti della terra che non comprano al mercato che che producono loro stessi.

     La mente vaga per come ritiene al di là delle riflessioni che le si impongono, anche per questo, oltre ai luoghi che oggi ho visitato fisicamente, sono stato anche  a Roma, in Svizzera, a Cosangeles, al Castello, nell'Orsomarso, in quel di Aieta, con un pensiero fisso alla Foresta in attesa di notizie luminose e via a seguire in tutti i luoghi dai quali ricevevo delle telefonate, che per alcuni momenti mi distraevano da quello che stavo vivendo in quei momenti. Sempre in testa anche le neomamme della comunità, delle quali però di una non ricordo assolutamente il nome. Dopodomani glielo chiedo di nuovo, anche perché Gesù mi ha chiesto come si chiamava e non ho saputo dare alcuna risposta. In realtà pensavo che lui la conoscesse e invece niente da fare. Speriamo bene se non si è ricordata di Lei chissà se ricorda il mio di nome. Come sempre sono sommerso da affettuosità e devo stare attento, anche perché troppo dolce genera il diabete. Come sempre occorre godere del giusto altrimenti si  corre il rischio di mandare tutto a rotoli, non per nulla il Sapienziale oggi incoraggiava a maturare uno spirito sottile e paziente, legato alla prudenza e alla perseveranza.

13 novembre - Per stasera uova della Lintiscita e cucina trapper, tanto per concedermi un momento di relax. In realtà non ne avverto il bisogno anche perché la giornata è stata abbastanza piacevole e serena. La Lintiscita è una delle contrade che compongono la parrocchia, è una zona abitata da scaleoti doc provenienti dal Carmine, forse uno dei primi insediamenti rurali nella campagna, e che al Carmine tornano con breve sosta alla SS Trinità. Per la loro parrocchia di appartenenza hanno poco tempo, meno male che ci sono i bambini che a motivo del catechismo li veicolano dalle nostre parti, così posso godere anche della loro compagnia. E' gente semplice, buona che vive in piena armonia con il creato e proprio per questo non ha molto tempo a disposizione per girare. La campagna non va mai in vacanza. Ci sono molti bambini che vengono in parrocchia volentieri e anche qualche giovane che aveva perso la via, la sta riscoprendo. Insomma merita tutta la nostra attenzione e il nostro affetto, e poi vi abita Salvatore con la sua famiglia, lui da solo meriterebbe tutta la nostra attenzione. In realtà io lo chiamavo sempre Carmelo, semplicemente perché veniva ogni anno da mamma a chiedere i soldi come comitato del Carmine, della serie non si finisce mai di imparare.

     In una porzione della Lintiscita, che in realtà ha un altro toponimo legato alle piante che adesso non riesco a ricordare, d'altra parte l'età incide sui ricordi, c'è anche Simona la fidanzata canterina per eccellenza, con il suo fidanzato che è all'inizio della zona, tanto per mantenere la giusta distanza. Ma in realtà non si sono  iscritti al corso di preparazione al matrimonio, per cui devo dare per scontato che scivola anche quest'anno per il lieto evento. Il film era C'era una volta la campagna, per la nostra parrocchia di trapiantati è senz'altro la zona pastorale con il maggior numero di scaleoti, l'altra zona storicizzata dalla residenza di scaleoti è tra via Lauro e via Lao, ma è tutt'altra storia. Magari in tempi recenti, perché inizialmente era certamente la stessa cosa. Ma Don Cono come mai questa disquizione? Ma è semplice, cerco di

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mettere ordine nei miei pensieri e nel territorio della parrocchia anche se non è facile. Concludendo della Lintiscita abbiamo molti ragazzi nella catechesi, nessun catechista o componente i Consigli di partecipazione, abbiamo anche due nuclei familiari nella Comunità Maria e qualche giovane che anonimamente frequentano l'Oratorio. Non male in ordine alla partecipazione praticamente assente come rappresentanza pastorale. Dalla Lintiscita arrivano al parroco uova, alcune volte anche di papera. Bottiglie di vino che però non sono sicuro sia prodotto nella zona, anche perché non vedo delle vigne nel territorio. Non mancano mai i dolci fatti in casa. Infine regolarmente i frutti di stagione che non vengono mai fatti mancare. In realtà manca ancora il classico pranzo in famiglia, ma questo, come spesso accade, è per colpa mia.

     Guardando i miei coetanei volteggiare leggiadri, forse è meglio dire le coetanee, mi rendo conto di essere io la zavorra dei sessantenni. Effettivamente non le ritenevo capaci di tale leggiadria. In alcuni momenti ero realmente preoccupato per l'incolumità personale e invece niente di tutto questo. Niente invidia, solo la gioia di cogliere sempre qualcosa di nuovo in coloro che il Signore mi ha messo accanto in questo segmento del mio pellegrinaggio terreno. Io guardavo e mi stupivo, piacevolmente. Forse sono i figli che mantengono giovani, non penso dipenda dai mariti che generalmente si mantengono fuori dal gioco. A questa età? Certo anche i nipoti contribuiscono molto a dare la gioia e la voglia di essere vivi. Molto dipende anche dai tanti amici che vogliono essere coinvolti per esprimere la gioia di sentirsi in comunità. Insomma non è male partecipare a una festa di compleanno. Non ho le foto per cui qualche commento lo farò nei prossimi giorni. Per non parlare poi del DJ totalmente insospettabile e dell'animatrice della sala, ma di questa ne parlano già tutti per cui nessuna sorpresa. Non male, non male magari è da proporre più spesso. Io come sempre con la testa per i fatti miei ma partecipe nella giusta misura. La gioia non sempre riesco ad esternarla ma certamente la vivo e ne ringrazio sempre Dio che me la trasmette con tanta intensità. Con equilibrio, per dare equilibrio, non ce ne sarebbe stato bisogno erano tutti molto equilibrati. Ma a me piace non rilassarmi mai del tutto, non si sa mai.

     Giornata oggi di ordinaria follia pastorale contrassegnata dalla vita di preghiera, dal pellegrinaggio quotidiano in collina, dall'accoglienza dei nuovi giovani scaleoti in Oratorio che non riesco mai a capire bene da dove provengono. Incontro con gli adulti di AC con i quali ancora una volta ci siamo intrattenuti sul valore della vita eterna e l'importanza di crescere nella fede dell'amicizia che Dio ha voluto instaurare con noi in Gesù Cristo, ma ancora di più ho sottolineato sull'importanza di cercare il volto di Dio come il vero e unico bene della nostra esistenza. Non sempre la gioia dell'incontro con Dio riesce ad essere colta nella sua preziosità, poca fede, mancanza di preghiera, paura di ciò che sarà? Domande alle quali non si può dare una risposta univoca, anche perché il dialogo con Dio è un bene personale che nessun altro può analizzare. Ci si può sforzare di comprenderlo nella sua bellezza, ma mai con la presunzione di poterlo valutare. Possiamo dire che non possiamo parlare neanche di quello che il Signore pensa di realizzare su noi stessi immaginiamoci sugli altri. Intanto i fedeli custodi mantenevano la serenità all'esterno e negli ambienti oratoriali. Per chiudere la giornata nel Signore, come sempre alla spicciolata, sono arrivati i componenti del Cammino per

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mettersi in ascolto del Signore, con la Celebrazione della Parola. Fine della giornata.

12 novembre - E intanto abbiamo iniziato a riflettere il senso della vita con il Sapienziale, che scrive per alimentare la fede di Israele in ambiente culturale ellenista, insomma siamo in uno di quei cambiamenti epocali ai quali la Bibbia incoraggia ad abituarci, anche perché abbracciando secoli di storia, ci chiede di percorrerla nella sua interezza per poterne avere una comprensione più autentica. E' questo un tempo, diremmo noi, di intercultura per cui l'autore si sforza di creare un dialogo tra la fede del Popolo di Dio e la cultura ellenista, dominante in quel tempo. E' anche un periodo nel quale vengono coniati nuovi modi di trasmettere il senso di Dio, non più ancorato all'esperienza del deserto, ma sempre più contrassegnato dalla ricerca dell'intelligenza e della conoscenza della realtà. Anche il popolo va educandosi alla vita di corte e alle relazioni con i popoli pagani, non più intesi come ambienti da evitare e distruggere, ma compresi come luoghi nei quali comunque Dio si rende presente attraverso il suo Spirito, la ricerca della giustizia e la comprensione dell'altra vita come la vera meta verso la quale ogni uomo vive il suo commino terreno.

     A seguire ci siamo anche concessi, straordinariamente, un full breakfast mediterraneo, praticamente un cappuccino tanto per prolungare i tempi della fraternità liturgica, allargata in modo imprevisto al Felicetto e al Lauro. Dopo di che in un clima leggiadro e luminoso ho intrapreso il mio ordinario pellegrinaggio verso la collina, nella speranza rimasta delusa di poter intravvedere la neve sul Pollino, purtroppo ancora niente. Per il resto tutto molto bene, anche il viaggio rientra nella abitudini ordinarie per cui scivola con serenità e nel frattempo cerco di memorizzare il più possibile le situazioni che si accompagnano alla vita delle parrocchia che attraverso. Anche al Capoluogo spirituale della diocesi non si registra nulla di particolare, se non una eccessiva euforia che non ha motivo di sussistere. Attività legate al Lucernario, creazione del fondo di microcredito, piccole difficoltà pastorali facilmente affrontate, preparazione alla chiusura dell'Anno della Fede che si vivrà all'interno delle Unità Pastorali.

     Durante il rientro intravvedo come al solito, in quel di Acquappesa, la sempre più autonoma Daniela, che forse oggi correva il rischio di chiedere il passaggio. Nel frattempo mi raggiunge la chiamata della Daniela del Castello, ma evito di rispondere perché il tratto di strada è leggermente pericoloso. Mi ripropongo di collegarmi in seguito ma poi l'impegno mi sfugge e inutilmente cerco di recuperare in serata. Mi sta chiamando proprio adesso e mi parla del suo menage familiare. Abbiamo parlato della mille situazioni che la vita, con il matrimonio cambiano tante cose, io spero sempre il meglio. Ma alcune volte la vita mette a dura prova la gioia dei giovani. Con il passare del tempo si allentano le tensioni affettive e anche le persone più care corrono il rischio di essere trascurate a favore di un modo totalmente nuovo di leggere la propria vita. Ma questo non vuol dire certamente che ci si dimentica, semplicemente cambiano i valori ai quali dedicare il proprio tempo e purtroppo il tempo disponibile è sempre lo stesso, semplicemente occorre selezionare gli impegni e chi ne fa le spese il più delle volte  sono gli affetti.

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     L'Accoglienza fa emergere come al solito il lato più bello della vita parrocchiale, quella della gioia e dei sorrisi dei ragazzi, molto nutrita anche la presenza dei giovani che va stabilizzandosi in modo eccessivo per la loro esuberanza incontenibile e alcune volte inquieta, ma è la loro età per cui occorre gioire e combattere perché tutto sia vissuto con entusiasmo. Io resto vigilante e attento alle relazioni con i genitori, a cogliere la gioia dei bambini, la volontà di giocare e di correre, ma soprattutto il sentirsi voluti bene e accolti dalla parrocchia. La serata si spende nel celebrare la Presidente di AC che compie gli anni, Carmela vive in modo gioioso e sereno il suo essere al servizio del Signore, il suo essere mamma e moglie, ma ritengo soprattutto il suo essere nonna. La conosco da tanti anni e, anche se non si finisce mai di stupirsi, certamente colgo nella sua presenza un aiuto naturale per questa parrocchia, che anche le contribuisce certamente a far crescere con il suo sorriso e la sua disponibilità. Sono presenti gli amici che si accompagnano alla sua testimonianza di battezzata del nostro tempo impegnata a trasmettere la fede con serenità  e carità quotidiana. Auguri di ogni bene nel Signore e sempre con entusiasmo maggiore da vivere e da trasmettere a tutti noi.

     La serata scivola con semplicità nella gioia di stare insieme con gli altri, in realtà mi mantengo leggermente in disparte, il mio essere orso appartiene al  modo di relazionarmi e non riesco a cambiarlo come atteggiamento neanche nelle occasioni festose. Ho fatto un incontro con lo staff della branca R/S per programmare il pernottamento di fine mese e la route invernale, cerco di reinventarmi rileggendo interessi da vivere sempre in modo nuovo. Sono semplicemente più rilassato vivendo la sensazione di una gioia diffusa che mi circonda, magri non mi coinvolge pienamente, ma questo non ha grande importanza, anche perché io vivo stabilmente gioioso, per cui riesco a stare bene, ad essere contento, anche quando sono. E' un bene, è un male, non saprei dirvelo però è così, per cui non ne faccio un problema da analizzare ma semplicemente un atteggiamento da perfezionare. Da serenità, evita squilibri relazionali, appiattisce gli entusiasmi, esalta i momenti di abbattimento. Insomma è una tecnica orientata a generare un equilibro che aiuta a vivere sereni.

11 novembre - Il 10, una Domenica totalmente diversa da quelle alle quali vado abituandomi. Per cui niente immersione nella vita della comunità. Ma attività più impostate sul variegato che mi hanno portato in giro per la Diocesi. Comunque si comincia con la comunità, siamo in pieno autunno e anche il popolo di Dio risente del clima non più mite, per cui qualche fedele comincia ad accendere più volentieri il televisore, che non vivere il pellegrinaggio verso il luogo della comunità. Niente di particolarmente negativo, il Signore guarda al cuore dell'uomo e ne conosce i pensieri, per cui il buona Domenica è per tutti. Piove come solo il Signore la sa mandare, ma ogni tanto il sole impone la sua luminosità, insomma clima giusto per gli indecisi e gli insicuri. Meglio stare a letto.

     In cammino verso il monte Carmelo per fare omaggio alla nostra patrona, perché il pastore è in escursione con una porzione del gregge a lui affidato. Nove uomini e sei donne, questo è il popolo rimasto per ringraziare e lodare il Signore. La domanda è d'obbligo, ma quanti pullman sono partiti? Fa niente, d'altra parte la Vergine Santa è intronizzata per cui si celebra, si riflette, si

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canta. Poi si cambia d'abito e ci si prepara alla rappresentanza.  Riprendo il cammino verso la valle dell'Orsomarso, già terra dei Brancati e del loro fiduciario Mistorni. E' sempre una immersione nella bellezza del creato, ieri ancora di più perché pioveva a scrosci, suscitando una sensazione totalmente nuova. Il motivo è lì'inaugurazione di un monumento alla Pace, voluto da un emigrante di Orsomarso che agli inizi del secolo diciannovesimo andò a cercare fortuna in Brasile, lui ha avuto fortuna e ha voluto che anche il suo paesello di origine avesse questo monumento che ha patrocinato anche in altre grandi città del mondo. Io ero presente in rappresentanza del Vescovo che è andato a Roma per impegni, nell'intervento ho anche avuto modo di ricordare che le mie origini paterne sono brasilere.

   

   

     Una bella manifestazione arricchita dalla presenza delle istituzioni, dalla memoria dei paesani, dall'emozione del Brancati. E' il clima che si crea quando tornando dopo sessanta anni non si riesce a contenere l'emozione che si respira e che si vuole comunicare agli altri. Non è mancata una coloritura politica così cara al parroco del territorio, ma nulla di particolarmente invadente. Di certo da oggi in poi, dopo questo atto di totale ossequio, chi parlerà di don Mario come espressione di una parte politica non è nella verità delle cose. Ancora un cambio d'abito e in chiave sportiva, saltando totalmente il pranzo, ci si imbarca con l'Oratorio verso Sant'Agata per l'ipotizzata Sagra delle Castagne. Il clima è quello novembrino per cui si comincia a respirare il

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vento della Sila e tu riesci perfino a vederlo mentre inquieta, ondeggia e scuote gli alberi. Certamente occorre conoscerlo, averne fatto esperienza, averne familiarizzato la voce altrimenti fai come gli altri che dicono: fa freddo. Mentre sta accadendo qualcosa di totalmente diverso. E' l'invero, quello vero che sta entrando ancora una volta nella nostra storia e ci vuole ricordare che le stagioni in qualche modo vogliono essere presenti nella nostra storia.

     Il pullman al di la di ogni aspettativa ha fatto il suo dovere fino in fondo, e con una esuberanza che solo alcuni giovani sanno generare ci siamo portati in altra collina. Come sempre si incontrano tutti quelli della costa, perché le sagre servono a restituirci un po' di amore per le montagne che sono a ridosso delle nostre marine. E' una occasione per restituirci la gioia di scoprirci capaci di novità ambientale. Io ci vado tutti gli anni per cui si tratta anche di incontrare tantissimi amici che ormai ho imparato a conoscere e con i quali nelle esperienze di campismo ho condiviso tante esperienze ecclesiali. Purtroppo non c'é ormai da molti anni Don Ciro, altrimenti le castagne non sarebbero mancate di certo, ma lui si gode quelle della Serra, dove si è ritirato quale novello seguace di San Bruno,  per cui ci deve arrangiare con quello che si trova. Come potete vedere cambia totalmente la scena. Tutto diventa meno celebrativo e frugale.

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     Che  poi a dir la verità non è poco. C'era il Parroco Don Carmelino che faceva il Consiglio di AC, i fedeli di Cirella che si incamminavano nella serenità collinare, alcuni amici di Belvedere chiaramente di origine santagatese e via a seguire, oltre chiaramente le tanto agognate castagne fatte arrivare (mi dicono i bene informati al prezzo di cinquemila euro) non sempre si capisce da dove, ma quello che conta e che le abbiano trovato. Tre sacchetti sono finiti tra le mie mani, è risaputo che quando gli amici sono tanti non si finisce mai. L'aria era quella giusta per alimentare il desiderio di qualcosa di caldo da ingerire per cui ci siamo rilassati tra un locale e l'altro, mentre gli allegri giovani

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scorazzavano spensierati secondo il loro stile solito, in realtà qualcuno era poco equipaggiato e leggermente infreddolito. Il rientro è stato esuberante come l'andata per cui ci abbiamo messo pochissimo, della serie non si vedeva l'ora di arrivare.

     Oggi fino ad adesso è indescrivibile, non pensavo di aver trascurato tante carte da elaborare ed evadere. Insomma tutto il giorno alla scrivania per problemi burocratici e istituzionali. In verità verso le due avevo intrapreso una camminata tra i quartieri periferici, per capire dove e come vive la folta comunità di giovani, che all'improvviso mi è piovuta in parrocchia direttamente dai quartieri napoletani, ma anche  alla ricerca di un bar aperto. Camposanto, Madonnina, viale Europa, caffè da Daniela offerto da una coppia di sposini, Madonnina, megaparco il Mulino, Stazione e improvviso acquazzone che ha interrotto in modo violento il mio deambulare meditabondo richiamandomi ai problemi esistenziali. Mentre sostavo sotto una pensilina, il classico samaritano è venuto incontro alla mia indigenza e mi ha portato all'albergo per le cure del caso.

     Intanto è arrivato il pomeriggio infuocato delle attività pastorali, Incontro con I catechisti del'unità pastorale , incontro con il consiglio per gli Affari Economici, incontro per la Formazione Biblica. Diciamolo pure tutto molto positivo e interessante. Effettivamente alcune volte divento pesante, ma sostanzialmente sono soddisfatto per come vanno le cose anche se non sempre è facile codificarle in modo positivo. Ma di certo questo è espressione dei miei limiti analitici. mettere ordine pastorale in quel di scalea non è un problema di bacchetta magici, non sarà facile aiutare a cogliere il grande dono dell'appartenenza alla comunità, però è importante aiutare a rifletterlo almeno come ricerca di senso, altrimenti il rischio è che si devia senza cogliere questa azione come negativa per la crescita della vita cristiana. Costruire al vita della propria parrocchia è l'impegno ordinario che deve sentire proprio ogni battezzato, ma ancora di più deve coglierne il significato il catechista, altrimenti il rischio è che la devianza diventa ordinarietà e allora sarà veramente difficile aiutare a sentirsi parte di una determinata comunità.

    Ma tutto procede abbastanza bene, insomma ognuno si sforza per come riesce a contribuire ad annunciare il Vangelo alle famiglie delle diverse comunità. Anche sul piano economico, certo non tutto procede per come si dovrebbe e forse si potrebbe, ma ognuno sa quali sono i limiti di miglioramento della propria dedizione al Signore anche in questo campo, che sembra non abbia molto a che fare con la dinamica del regno di Dio. In realtà l'economia rimane un campo abbastanza importante anche nell'ambito della vita ecclesiale, quando tutto è sereno, nel senso che il bilancio è in attivo, allora tutto procede positivamente senza alcuna tensione, ma quando qualcosa si volge al passivo allora tutto diventa più difficile da accettare e da affrontare. Per adesso tutto procede bene. la giornata si è conclusa con la formazione biblica, Bella la partecipazione e anche la dinamica degli interventi anche se il rischio rimane sempre quello di cogliere la preziosità di intervenire sul testo del giorno ma su problemi generali che chiaramente non sempre è possibile affrontare nei tempi stretti che ci si concede.

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9 novembre - Una no stop incredibile dalle ore 6,00 alle 22,30 con breve pausa pranzo/riposo dalle ore 13,45 alle 14,30. Se vogliamo dare importanza ai numeri questi sono quelli di questa giornata campale veramente bellissima. Si comincia con l'ufficio della Dedicazione della Basilica Lateranense che ci chiede, in quanto cattolici, di vivere la piena comunione con il Santo Padre. Poi si continua con San Paolo di cui oggi ho scelto di ascoltare la chiusura della lettera ai Romani. Certo dalla lettera alla basilica costantiniana sono passati circa trecento anni, però è interessante cogliere il legame tra i due avvenimenti, sia per la drammaticità dei fatti accaduti in questa comunità, successivi alla lettera sia per ciò che di politicamente e storicamente glorioso ha avuto inizio con Costantino. Ma a me è piaciuto rileggere i saluti per la comprensione della comunità di Roma che si riesce a cogliere tra le righe. Poiché è molto significativa ve la propongo perché ciascuna la faccia propria cogliendo in essa tutta la ricchezza e la emozione che riesce a trasmettere.

     Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: ricevetela nel Signore, come si conviene ai credenti, e assistetela in qualunque cosa abbia bisogno; anch'essa infatti ha protetto molti, e anche me stesso. Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili; salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa.  Salutate il mio caro Epèneto, primizia dell'Asia per Cristo. Salutate Maria, che ha faticato molto per voi. Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me. Salutate Ampliato, mio diletto nel Signore. Salutate Urbano, nostro collaboratore in Cristo, e il mio caro Stachi. Salutate Apelle che ha dato buona prova in Cristo. Salutate i familiari di Aristòbulo. Salutate Erodione, mio parente. Salutate quelli della casa di Narcìso che sono nel Signore. Salutate Trifèna e Trifòsa che hanno lavorato per il Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore. Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia. Salutate Asìncrito, Flegonte, Erme, Pàtroba, Erma e i fratelli che sono con loro. Salutate Filòlogo e Giulia, Nèreo e sua sorella e Olimpas e tutti i credenti che sono con loro ... Vi saluta Timòteo mio collaboratore, e con lui Lucio, Giasone, Sosìpatro, miei parenti. Vi saluto nel Signore anch'io, Terzo, che ho scritto la lettera. Vi saluta Gaio, che ospita me e tutta la comunità. Vi salutano Erasto, tesoriere della città, e il fratello Quarto. (Rom. 16, 1,24)

     E' un testo bellissimo che certamente non mancò di suscitare le gelosie di tutti quelli che non erano stati nominati. Ma intanto scopriamo che c'erano le diaconesse, ritroviamo anche la coppia di suoi amici che abbiamo incontrato più volte nei suoi viaggi Aquila e Priscilla, che le comunità si riunivano in diverse case e probabilmente erano autonome le une dalle altre, che alcuni destinatari appartenevano alle famiglie altolocate della città, che la lettera non è stata scritta da Paolo ma da un suo stretto collaboratore. Inoltre viene più volte messa in risalto la familiarità con la quale Paolo si relazionava con alcune famiglie. Voi direte ebbe? e io rispondo ma allora non capite proprio? L'Apostolo ci fa entrare nella vita delle comunità cristiane di Roma del cinquanta/sessanta dopo Cristo e non vi emozionate? Pazienza ognuno ha le sue passioni. Rileggere i nomi di questi nostri fratelli è stato bellissimo, era come stare ad aspettare con loro l'Apostolo. Avvertire le loro trepidazioni e

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anche le difficoltà che certamente non mancavano, visto che siamo a ridosso della presa di potere di Nerone. cambio argomento anche perché mi accorgo che l'argomento non vi emoziona troppo.

     Poi mi sono incamminato per le strade della comunità e mi sono portato in via dei Saraceni a trovare alcuni fratelli della comunità parrocchiale di oggi, cambiano certamente le situazioni, ma non l'emozione di far vivere la gioia di incontrarsi con Gesù, almeno penso. Nel frattempo cambio l'ordine degli impegni festivi per cui organizzo le sostituzioni che di fatto mi vedranno assente, dopo qualche tempo, dalla vita di comunità domani mattina. Dopo aver incontrato tanti fratelli e sorelle con il caro Padre Ernest ci portiamo in quel di Grisolia al San Gaetano per una penitenziale delle comunità di Diamante. Una volta terminato lui è rimasto lì per il pranzo mentre io sono ritornato perché c'era la liturgia esequiale del caro Francesco, i cui familiari hanno avuto modo di sperimentare il dramma della malattia e della morte in terra di Calabria e soprattutto dalle nostre parti. la speranza è che si stia sempre bene, ma se sovviene qualche malattia è meglio chiamare subito le pompe funebri, che si fa prima. Quattro giorni di attesa per avere il corpo, tra un ospedale e l'altro che si rimbalzano le competenze, ormai non fa neanche notizia tanto è diventato normale non essere rispettati nei propri diritti e nella propria dignità.

     Alla fine la solita immersione nel mondo giovanile, leggermente ingestibile nella sua variegata espressione, ma comunque come sempre molto bella e variopinta nella sua volontà di esprimere se stessi. Come sempre non sono mancate le estemporaneità, come anche l'incoraggiamento a percorrere altre vie. e' un dilemma non facile da risolvere, provare a moderare o liberarsene, il demonio dice di liberarsene per non avere problemi oltretutto insostenibili, il Signore di riprovare a oltranza. Vedremo che vincerà il round finale. D'altra parte il pari è improponibile. Presiedo dopo qualche tempo la liturgia vespertina con animazione in chiave carismatica, anche perché il giovane è rimasto al San Gaetano per quella catecumenale della sera. Dopo l'intermezzo gioioso ed esaltante della Comunità Maria che si libera, questa sera particolarmente dinamica, nell'affidamento al dono dello Spirito, viso la liturgia con le Comunità di Scalea e con grande calma chiudo la giornata. Mi accorgo che il momento più difficile è il periodo dalle sedici alle diciotto, poi mi rivitalizzo e chiudo in modo abbastanza dinamico.

     Nel presiedere la liturgia penitenziale non ho potuto non pensare a Don Leonardo Aloise, quella comunità è la sua creatura prediletta, anche se non sono mancati i problemi relazionali e le incomprensioni, d'altra parte non esiste in nessun luogo una comunità perfetta, però nel proclamare il prefazio mi sono tornate le immagine del suo volerlo sempre cantare, anche quando ormai faceva molta fatica a motivo dei problemi alla gola. Poi la cosa più evidente è la mancanza del timoniere, si, i rematori ce la mettono tutta, ma in alcune manovre il cambio del timoniere determina sempre delle incertezze e delle devianze. Non sempre chi subentra riesce a correggere la rotta per tempo, proprio perché le persone non si conoscono molto. Con Don Leonardo era tutta un'altra cosa, predicava molto a lungo, diceva sempre le stesse cose instancabilmente fino a farle penetrare negli atteggiamenti passivamente. d'altra parte ognuno ha il suo modo di servire il Signore. 

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     Intanto uscendo dalla celebrazione il Signore mi ha benedetto con una pioggerellina tipicamente londinese, che certamente farà molto bene alle piante, sono i segni di un autunno che vuole stabilizzarsi, ma magari è sperabile che domani si dia un po' di respiro. Dati gli impegni esterni che devo presiedere e vivere, può far freddo, magari quello silano, ma la pioggia dovrebbe aspettare, sia come sia tutto andrà certamente per il meglio. I giovani, in molti casi, sono troppo trascurati dalle loro famiglie e stentano a dare stabilità affettiva ai loro atteggiamenti, che non mancano di esprimersi con eccessiva esuberanza ameno per uno che ha l mia età. Certamente non si riesce a fare di più, anzi si fa anche troppo,  per cui si affida il resto al Signore e si guarda al futuro con fiducia, nella speranza che nel frattempo non succedano guai irrimediabili. Pensieri tormentosi di un vecchietto che gioca a stare troppo con i giovani senza averne più la mentalità e forse neanche tanto le energie, finché dura si resiste, nel frattempo si spera e si prega perché emerga qualche novità positiva e sostitutiva, per andare avanti sempre con entusiasmo ma in modo più sereno.   

8 novembre - Continua ad accompagnarsi alle nostre giornata una splendida luminosità che arricchisce di colori sempre nuovi gli ambienti della parrocchia. Insomma tutto incoraggia a guardare con grande attenzione al cielo, cercandovi di cogliere quei segni di amicizia e di riconciliazione che il Signore certamente  non fa mancare a coloro che lo sentono presente nella loro vita. Ma guardando con più attenzione tra gli alberi del giardino, anche voi vi renderete conto della presenza di due pellegrini, anche se non si vede siamo nella zona della Grotta di Lourdes nei giardini parrocchiali. Mi sono detto ma che bravi hanno recitato il Rosario per ringraziare il Signore per la bella giornata. Ma poi guardando meglio non mi sono sembrati proprio dei pellegrini. Allora ho pensato, mah, forse saranno degli scout in qualche loro attività natura, infatti hanno anche gli zaini, forse stanno facendo una route, mi sono detto. Ma non mi sembra, non hanno l'uniforme. Sinceramente a questo punto non so proprio cosa pensare di più, per cui lascio a voi l'arcano da scoprire. Capita spesso che alcune persone si introducano negli ambienti parrocchiali, magari anche solo per bere, insomma la parrocchia è o non è la casa di tutti e allora cosa sono tutti questi interrogativi inquisitori?

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     Una giornata che si è arricchita di emozioni particolari, primo fra tutte il cogliere l'Apostolo Paolo nella disponibilità a giustificarsi nei confronti della comunità di Roma, per la severità con la quale aveva scritto in alcune parti la sua lettera. D'altra parte è una comunità che lui non conosceva se non per sentito dire, e poi era sempre la capitale dell'Impero. Certamente era emozionato al pensiero che doveva recarvisi, magari anche preoccupato, come lo avrebbero accolto, forse anche per questo si sforza di farsi conoscere e di presentare l'opera di evangelizzazione che aveva portato avanti da Gerusalemme fino all'Illiria. Insomma come quando si cambia parrocchia, anche lui cerca di capire che ambiente può incontrare, fermo restando che la realtà non si può immaginare ma si deve vivere, ciò che si immagina quasi in nulla corrisponde alla realtà che vi si incontra. Anche per questo si sforza di presentare il suo piano dottrinale e pastorale e di preparare i fedeli all'incontro con lui. Poi erano ancora tutti aperti i problemi con la comunità ebraica di Roma che certamente avevano sentito parlare della sua adesione alla nuova religione messianica che si annunciava ormai da alcuni anni anche nella capitale dell'Impero. Insomma non deve essere stato facile per lui pensare a questa nuova impresa che il Signore gli donava di poter vivere.

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     Poi mi sono gioiosamente incamminato verso il Castello, per un incontro testimonianza su Don Puglisi, ucciso dalla mafia nella sua parrocchia nel quartiere Brancaccio in quel di Palermo. E' stato organizzato ai piedi del Centro Storico, presso i Licei dall'Arcivescovo di Catanzaro Mons. Bertolone. Che dire, magari occorreva organizzare meglio l'audio e la platea, data la ricorrenza molto particolare e anche gli intervenuti che non hanno deluso le aspettative. I giovani che come sempre sono stati meravigliosi, hanno esercitato la pazienza nella disponibilità al sacrificio. Diciamo pure che un po' di stupore ha suscitato il primo intervento che invece di rivolgersi al relatore ha interpellato un caro confratello sulla sua testimonianza pastorale in quel di Cetraro. Che pensare, non lo so. Poi il tiro è stato rettificato è tutto è proceduto secondo i canoni ordinari, forse data la platea soprattutto giovanile si è ecceduto sul piano dottrinale. Comunque tutto molto bello e significativo, anche il livello dei contenuti si è mantenuto molto alto e aperto alla speranza di poter costruire il futuro con il proprio impegno e la propria coerenza.

     Una esperienza sempre innovativa è cogliere la presenza dei carabinieri, nei loro esponenti più rappresentativi alle manifestazioni di carattere religioso. In realtà h  anche imparato molto dal Capitano che guida la Compagnia di Scalea, questo mi ha aiutato a comprendere meglio il senso del dovere che si accompagna a tanti nostri fratelli che vigilano sulla nostra sicurezza e ci permettono di vivere con serenità il nostro servizio pastorale. Mi ha fatto anche capire quanto è importante avere il parroco giusto, capace di vivere nella povertà e nella coerenza, per poter indossare, come propria divisa, anche i valori del Vangelo. Stare con i confratelli in modo scanzonato è stata l'atra nota positiva della mattinata, quando non dobbiamo confrontarci sui massimi sistemi, o alcune volte fare i conti in bottega le cose procedono nella serenità e nella gioia di essere nella stessa barca e di starci bene insieme e non da soli.

     Ho rivisto con gioia ed emozione Anna, una delle più innamorate ragazze del Casale, la perenne Paoletta,  allora unica giovinetta del Castello, totalmente immersa nel suo amore con il quale volteggia in danze sempre più inebrianti. Avrei voluto incontrare e rivivere anche altri carissimi e gioiosi ricordi degli anni precedenti, ma non ho avuto troppo tempo per guardarmi attorno. E poi, quando c'è nervosismo ambientale meglio mantenersi ai margini per non restarne coinvolti. L'età dei giovanissimi è sempre molto interessante e accompagnata da atteggiamenti contrastanti, anche per questo è sempre interessante. Tanti pensieri e volti si sono accompagnati al mio sostare, senza distrarmi dalla relazione che veramente ci ha incoraggiato ad essere di più quello che il Signore ci chiede. Poi si rientra e salutando, quanti ne ho potuto incontrare, ho ripreso con serenità e tanti ricordi il ritorno in parrocchia ritornando dal quartiere Sant'Antonio Abate che per tanti anni mi ha visto come punto di riferimento per l'evangelizzazione della periferia di quella che è stata la mia parrocchia di allora.

     Indispensabile riposo pomeridiano e, come sempre alle tre si riprende per preparare la Domenica, poi arrivano i giovani dell'Oratorio insieme ai loro custodi, poi l'Azione Cattolica per la celebrazione festiva, dall'altra parte il maestro ha ripreso il suo lavoro per armonizzare i concertisti per il Natale. Poi si incontra il gruppo liturgico. Quindi come momento di euforia rilassante le prove con il coro, con il quale abbiamo preparato una celebrazione gioiosa e

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riflessiva. Infine cambia la scena e si ricomincia daccapo con l'incontro vissuto con i genitori alla sede scout. Anche qui tanti ricordi e tanti volti che non sono abituato a frequentare perché sono quelli degli scaleoti storici. Per dirla tutta sono quelli dell'altra Scalea, non quella che mi è stata affidata so che faccio fatica a farmi capire ma è proprio così. Posso forse affermare che vivere i piccoli numeri e i volti noti di un tempo, ai quali mi accorgo di non essere più abituato, mi pone in un atteggiamento disorientato ma interessante, in realtà è tutto da verificare e da riscoprire, ammesso che ne abbia la capacità e il tempo.

     Insomma fortunatamente anche oggi piano piano è arrivata la sera portando con se il meritato riposo notturno. In realtà mi porto dentro tanti interrogativi, ma so che non sono esistenziali, per cui non meritano particolari attenzioni, non sempre tutti comprendono che la vita di comunità è fatta di dedizione e di sopportazione. Stare insieme tra estranei non è mai facile anche per questo molti preferiscono starsene per i fatti propri, ma in questo modo non si costruisce nulla di vivibile per i nostri figli. Come sempre il problema non è quali attività fare, ma come farli sentire comunità cristiana, come camminare insieme come vivere nella costante ricerca dell'altro. Insomma il livello del fare attività è semplicemente la base da cui partire, ma la tensione che si deve far maturare nei ragazzi è sempre l'anelito verso il cielo che è la vera meta del nostro camminare. Solo guardando al cielo, noi riusciamo a cogliere tutto quanto di buono il Signore ci dona, perché Lui sia presente già adesso, ogni giorno nella nostra vita.  

7 novembre - Quando cominciai a pensare di poter scrivere il Diario di Viaggio, se ricordo bene ho cominciato al Casale sul Diamante, pensavo a un momento di relax alla fine della giornata lavorativa, nel quale davo vita a tutte le situazioni inesprimibili e anche divertenti che un sacerdote si trova a dover vivere nel suo ministero. Insomma nulla di particolarmente rilevante, anzi, magari realmente irrilevante, proprio perché non proponibile da parte di un sacerdote. Pensavo in poche parole a una forma di comunicazione che facesse da spalla alla rubrica centrale che per me rimane la Parola che la Domenica il Signore ci dona di condividere, come segno della Sua benevolenza sulla nostra vita. Purtroppo con l'andare del tempo la situazione si è totalmente invertita, per cui i Pensieri diventano sempre più una elaborazione troppo sofisticata, e anche troppo letta senza però quella particolare angolatura, che non esige una particolare dedizione, ma semplicemente vuole comunicare quasi una forma di disintossicazione alla fine della giornata. Insomma li si prende troppo sul serio e io devo sempre ricorrere le varie interpretazioni per sdrammatizzarne i contenuti.

     La preghiera di questa sera era veramente necessaria, per concedermi un po' di silenzio, ma anche per riposare fisicamente anche perché le giornate scorrono con ritmi troppo intensi almeno per la mia età, caricati da una preoccupazione crescente per il senso di responsabilità che la vita parrocchiale in quel di San Giuseppe esige. Per cui mi sono messo con largo anticipo, questo è stato possibile grazie alla creatività dei ritmi scout, che ogni tanto elaborano modi diversi relazionarsi. Ma questa sera è stata una vera benedizione. Insomma mi sono goduto in mini ritiro, l'orario ho vietato l'irruzione dei soliti amici importuni per cui mi sono potuto godere un po' di compagnia di Gesù in

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solitario stare davanti a Lui. Poi è iniziata la preghiera vera e propria, che ho inteso vivere e proporre  in continuità al periodo liturgico appena trascorso, con una particolare sottolineatura a sostegno della sofferenza di un caro Diacono, che da molti anni vive la sua disponibilità al servizio del Vescovo e della Chiesa diocesana. Per il resto il silenzio è stato particolarmente intenso e comunicativo. In realtà, come sempre accade, molti pensieri hanno attraversato lo spazio celebrale, ma ho cercato di dominarli e di rimuoverli senza dare loro troppo spazio nella riflessione.

     Dopo il momento spirituale, si è concluso il momento assembleare dell'Azione Cattolica con la definizione degli incarichi associativi, per cui è stato confermata nella proposta di nomina il presidente Carmela Sforza, come Vice Presidente Adulti è stata eletta Anna Bevacqua, Come Responsabile ACR è stata confermata Giusy Pasquino, prima o poi crescerà anche lei. Segretaria Tiziana Ciancio e Amministratrice Giulietta Conforti. Insomma il cerchio si è chiuso senza grandi novità, come sempre una celebrazione suppletiva dell'agape ha onorato il nuovo consiglio parrocchiale di AC. Così per tre anni dovremmo stare in santa pace, almeno su questo ambito della frontiera. In realtà l'AC ha bisogno di una seria rilettura, non in riferimento all'impegno che viene espresso con grande dedizione, ma in riferimento alle relazioni, male comune di tante realtà, le cose non sempre vanno per come l'associazione, ma soprattutto il Vangelo, insegna.

     Insomma la maturità in ordine alla ricerca della fraternità, nelle varie forme di aggregazioni ecclesiali, non sempre è una preoccupazione viva per cui il rischio rimane quello di far allontanare e non di far avvicinare gli associati. Troppo spesso si privilegia il rapporto istituzionale, che purtroppo però è inaridente le relazioni personali. Occorre pregare di più, cercando il protagonismo di Dio e dandogli più spazio anche nelle situazioni ordinarie che, nella Sua bontà, ci dona di poter vivere. La giornata è scivolata in serenità, quasi tutto il giorno davanti allo schermo, per preparare relazioni, comunicazioni, aggiornare il Sito e altre forme di approfondimento mediatico. Alcune volte nel rimproverare i giovani per il  tempo trascorso davanti ai vari schermi mi ci ritrovo totalmente. Durante la pausa pranzo dal balcone ho intravisto i filonari storici che sgattaiolavano dietro la canonica, mi è sembrato di riconoscere i protagonisti, ma per adesso non voglio sbilanciarmi, magari facciamo passare qualche giorno.

     Durante il pomeriggio come sempre immersione totale nel mondo dei giovani dell'Oratorio, dei ragazzi dell'Eucaristia e dei bambini che non ho capito cosa ci facevano correndo oltretutto il rischio di essere travolti dagli altri. C'è stato anche qualche scatto fuori misura di tipo western, ma ormai il popolo degli ultras sta imparando per cui sono attenti e si mantengono alla giusta distanza del possibile allungo del mio braccio. Dopo alcuni giorni di riflessione oggi abbiamo riavuto il gran pieno, insomma abbiamo vissuto quelle situazioni nelle quali si stenta a elaborare cosa va accadendo, o forse è più giusto dire che io stento, però sembra che i risultati non siano stati negativi. Mi è sembrato di capire che quelli impegnati stanno preparano le cerimonie dei passaggi non chiedetemi di più perché farei molta fatica a parlarvene. i giovani hanno parlato dell'importanza della vita e della fede, tutti gli altri non vedevano l'ora

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che gli impegnati se ne andassero per poter subentrare con il loro impegno disimpegnato.

     Come sempre tanti sorrisi e gioia da scambiare e da condividere, non ho ancora capito cosa ci manca però è veramente tutto molto estatico, nel senso che non si riesce a possederlo in nessun moda occorre solo esserne parte, altrimenti si correrebbe il rischio di rovinarlo. Insomma è tutto dono di Dio, io cerco di non sciuparlo, ma è difficile poterci riuscire anche perché si genera un coinvolgimento generale che travolge anche gli adulti che incautamente si trovano coinvolti a motivo dell'accompagnare i propri figli. Spero che si riesca a continuare sempre con un entusiasmo crescente, non può che generare un gran bene per tutta la vita di comunità. Giornata luminosa, da festeggiare con gli amici, che non mancano mai, è una dinamica relazionale troppo diversa da quella vissuta nei vari gruppetti. Insomma rientra nella dinamica dell'invitateli tutti al banchetto finché c'é posto nella sala. Che dire di più, se non grazie di cuore a tutti. 

5 novembre - Siamo alle solite, il delirio di onnipotenza, che è velato dentro ciascuno di noi, corre il rischio di mietere un'altra vittima illustre. Nel caso specifico tocca la Ministro della Giustizia. Non deve essere troppo difficile da capire, che in determinate situazioni, non si possono mantenere relazioni con tutti, ma purtroppo capita che, chi è chiamato a vivere ruoli super partes incappi in situazioni incompatibili e non colga l'incongruenza tra il ruolo che è chiamato ad esercitare e i propri legami personali. L'applicazione di questo principio basilare dovrebbe essere un punto di onore, ma regolarmente quando si arriva a determinati livelli si pensa di poter controllare tutto e tutti. Per cui quando si esce sulle pagine dei giornali, nel senso che tutti vengono a sapere quello che avrebbero dovuto sapere solo alcuni, poi si faccia fatica a trarne le naturali conclusioni. Fare spazio ad altri. Il che non significa che uno deve vivere coartato in cliché non rispettosi della propria libertà personale, però se questo destabilizza il significato di quello che uno è chiamato a vivere è opportuno che, con molta umiltà, ci si metta da parte e che si dia la possibilità di cambiare. Questo principio deve valere per tutti i ruoli istituzionali: Politici, Carabinieri, Sacerdoti, Professori e via a seguire se non si vive con coerenza e prudenza il proprio mandato è più positivo dare spazio ad altri.

     Finalmente un giorno rigorosamente autunnale, acqua, vento, nebbia, foglie che cadono insomma tutto ciò che concorre a stare meglio al coperto e a leggersi in una fase di cambiamento. Ti viene la voglia di sfidare il maltempo e di incamminarti contro vento sotto la pioggia, magari per pochi passi tanto per restituirti qualche sensazione innovativa e nuove emozioni esistenziali. Il soldato non usa mai l'ombrello mi disse una sola volta il mio capitano quando mi incrociò in procinto di uscire dalla caserma, in uniforme e  con l'ombrello aperto. Allora avevo venti anni e facevo il militare a Padova, però mi è rimasta sempre impressa, anche perché mi ha insegnato che se si deve combattere, in ogni situazione esistenziale, non è opportuno aver paura di qualche goccia di pioggia. In realtà, in questi ultimi tempi, soprattutto quando coinvolge anche la vita della comunità, mi preoccupa di più il cielo piovigginoso. Ma se sono solo, mi sforzo di continuare a vivere la dinamica del fronte, sempre e comunque avanti con grande entusiasmo.

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     Cosa mi preoccupa? Mi chiede qualche amico che studia gli umori e gli atteggiamenti del parroco, semplice che non tutto prosegua per come il Signore ci dona, d'altra parte l'essere vigilanti esige anche un po' di malessere personale. Nulla di particolarmente grave, semplicemente occorre essere attenti alle immaturità e alle devianze, di cui abbiamo già fatto ampia esperienza, per cui è opportuno non abbassare mai del tutto la guardia. Potrebbe sembrare assurdo ma in questo periodo chi da più modo di riflettere sull'opportunità di atteggiamenti non sempre positivi, sono proprio il segmento che amo di più, quello dei giovani. Un po' deriva dall'immaturità tipica di questa età, un poco dall'aver imbarcato tutti quelli che abbiamo incontrato per strada, per come insegna il Vangelo, infine dalla volontà di esser trasgressivi fuori misura, il che corre il rischio di generare una esplosione a catena di cui qualche botto ha già avuto modo di riscaldare alcune serate.

     So bene che sarebbe una cosa semplicissima quella di chiudere subito dopo le riunioni, e ognuno si vede i suoi problemi con le proprie famiglie, ma poi come si fa a predicare l'accoglienza, l'amore verso le marginalità, l'attenzione alle periferie, di cui tanto spesso ci si riempie la bocca senza dar seguito ad azioni conseguenziali? Come ho già detto molte volte la gran parte delle famiglie sono educativamente parlando evanescenti, totalmente immerse in problemi esistenziali, rincorrono stili di vita che quasi mai hanno in conto gli insegnamenti del Vangelo, anche se affidano a noi i loro figli per farli crescere secondo gli insegnamenti del Signore. E' un atteggiamento incoerente? Non del tutto, spesso accade di voler fare fare ai figli esperienze che gli adulti non vivono, ma di cui pure conservano una nostalgia per ciò che hanno vissuto da bambini e che poi, per tanti motivi, hanno trascurato ma non dimenticato. Alcune volte chiedo di essere aiutato ma spesso mi rendo conto che chi cerca di farlo ha, a sua volta, bisogno di un aiuto maggiore. Per cui sembra di voler lanciare in alto valori che stentano a camminare per terra.

     Situazione negativa? Per niente, è tutto abbastanza positivo, certo non si può sperare di poter accelerare, nulla di particolarmente grave, guardando al panorama che ci circonda c'é di che rallegrarsi. Serata piovigginosa, incoraggia la dinamica riflessiva. Occorre sempre fare buon viso a cattivo gioco, poi se teniamo presente che a me non piace per niente giocare, ma lavorare, comprendete bene la mia sofferenza legata al tempo che scorre in ciò che per me non ha molto senso, pur comprendendo bene, almeno a parole, che magari ha un senso pieno per gli altri. Le giornate sono molto corte, arriva velocemente il buio e con il buio la gente esce di meno, preferisce restare a casa propria nelle proprie comodità, e poi perché dovrebbe uscire, se non riesce a generare particolari interessi di coinvolgimento. Dimenticavo che stasera ci sono le partite, un elemento in più che impigrisce l'esigenza di relazioni esterne al proprio schermo.

     I bambini danno molto affetto, ma sono veramente dei guerrieri, d'altra parte li riceviamo in parrocchia dopo sei ore tra i banchi, per cui ne hanno di vivacità da scatenare. Si buttano addosso e chiedono anche loro affetto, non mi sembra di cogliere particolari situazioni di carenza affettiva o forse data l'età non l'avvertono, però guardandoli mi sembrano tutti molto collaborativi e gioiosi. Insomma sono un vero dono del Signore alla vita di comunità per vitalizzarla e trasmetterle la voglia di vivere la festa che solo loro riescono a

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comunicare con tanta intensità. Ma chiedono comunque di essere amati, questo è molto bello e significativo, come anche il fatto che la parrocchia riesca ad essere un ambiente amico con i suoi animatori ed educatori, non dobbiamo mai stancarci di essere un ambiente amico che accoglie tutti e prima di tutto i bambini, d'altra parte Gesù ci incoraggia ad imparare da loro per diventare come Lui. E' una delle tante cose che non sempre riesco a capire pienamente.    

3 novembre - La preghiera è l'elemento insostituibile di ogni attività pastorale, è quella tensione al primato della comunione che non sempre si riesce a rendere presente almeno come dinamica di fondo in molte comunità. Troppo spesso si privilegia il primato dell'apparire e questo non aiuta la testimonianza cristiana, che ogni comunità deve impegnarsi a rendere presente. La vita di comunione sembra impercettibile, quasi inesistente, ma quando viene meno ci rende subito conto del vuoto che si determina. Si generano divisioni, particolarismi che si imputano a mille situazioni che pure concorrono alle divisioni, alle contrapposizioni però il motivo fondante tale dinamica è l'abbassamento del livello della preghiera. Il demonio si inserisce dove trova degli spazi di odiosità, di rancore. Capita alcune volte che anche in persone di preghiera possano determinarsi questi spazi. Insomma dobbiamo stare attenti tutti, perché a passare dallo stare bene alla disperazione il passo non è eccessivamente lungo.

     Capita spesso? Ogni momento è quello buono, anche per questo è opportuno non distrarsi mai, sia nella vigilanza sia nella vita spirituale. Le due cose messe assieme determinano la vivibilità delle contrapposizioni, altrimenti prevale la volontà di distruzione. Non è un equilibrio difficile da mantenere, basta pregare. Però occorre pregare sempre per il bene di tutti, non per la propria parte o per i propri desideri. Occorre trovare persone disinteressate, non disimpegnate, ma sinceramente affezionate alla vita parrocchiale, non a ruoli dirigenziali, queste pensano prima di tutto a se stesse. Devono essere semplici, umili, silenziosi quasi annullati pubblicamente, ma proprio perché invisibili socialmente, diventano particolarmente preziosi spiritualmente. Nelle parrocchie ce ne sono tantissime. Ma proprio perché invisibili non tutti se ne rendono conto. Il problema diventa grave quando anche il parroco non se ne accorge, perché magari anche lui è preso da altri pensieri e non dalla comunione nella comunità.

     Ma Don Cono, a che proposito dirà qualcuno. Beh, ormai dovreste aver compreso che in alcuni pensieri spazio sulla vita delle varie comunità, e non mi soffermo troppo su quella che immediatamente il Signore mi ha affidato. Nella quale la mia percezione è che il Signore ci stia accompagnando con la Sua benedizione, anche se non mancano le volontà di prevaricare, ma poiché il pastore facente funzioni vigila, non dovrebbero esserci particolari pericoli. La gente pasce in modo docile, le periferie rumoreggiano ma in modo mite e rispettoso, la gente esprime il proprio parere in modo molto educato. E poi i tanti ragazzi e bambini donano una gioia immensa che certamente mi ricarica in modo sempre innovativo, alcune volte troppo? Può anche essere, ma non durerà a lungo. Quando non ci sono i veri protagonisti della parrocchia che sono i ragazzi ne approfitto per comportarmi da adulto carico di problemi e di

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pensieri non sempre positivi. O almeno la percezione che trasmetto sembra essere questa. A me non pare. Ma può anche essere.

     Comunque a me sembra che tutto possa accadere e anche  il contrario di tutto senza scalfire in nulla mia serenità e la gioia di servire il Signore. E nel Signore tutti coloro che mi chiede di amare, e anche di tenere a bade nelle loro ambizioni o presunzioni deviate. Quando vado via capita che tutto possa riemergere, ma non ne ho più la responsabilità per cui, si continua pregando perché tutto possa continuare per come il Signore dona di poter vivere. Tutto nasce dall'amore per la comunità cristiana, non questa o quella, ma la vita di comunità. Non è importante dove il Signore manda, è importante capire che per il tempo che sono in quel luogo è la comunità che sono chiamato a servire per come ne sono capace e per come il Signore mi dona. Insomma ognuno deve stare al suo posto, senza deviare troppo in particolarismi impropri e dannosi per la vita di comunità, la cosa buona è che io sono un nomade per cui prima o poi vado via. Qualcuno lo spera, qualche altro lo teme, io semplicemente preparo i miei bagagli e vado altrove, non è molto importante verso dove. Quello che conta è che il Signore mi dona di farlo ancora con naturalezza senza preoccuparmi troppo.

    La gente non sempre riesce a vivere bene la Domenica. Magari fa di tutto per angosciare anche gli altri. La Domenica è il giorno della comunità e della pace, il giorno della speranza e della gioia, è il giorno dell'incontro con il Signore. Insomma è un giorno nel quale tutto deve concorrere alla serenità del sentirsi amati e protetti da Dio. Anche per questo è opportuno che gli incontri si facciano in questo giorno anche perché è benedetto da Dio per cui tutto ciò che ne deriva è orientato al bene. Ma capita sempre, capita per tutti, magari no, però è bene che sia questo il modo in cui impostare la Domenica. Mi si dice che nel mondo c'é tanta cattiveria, ma è importante parlarne visto che già ne parlano tutti? No, meglio pregare e come dicevo all'inizio, pregare sempre per tutti così diamo a Dio la possibilità di aiutare i più bisognosi, altrimenti si corre il rischio di pregare sempre per gli stessi. Sono molti a chiedere di essere sostenuti nei loro drammi, è sempre un bene ascoltarli attentamente e pregare intensamente.

     Proprio per questo è importante che nella parrocchia ci siano i gruppi di preghiera suppliscono alla mancanza di tempo dei tanti e sostengono le difficoltà di tutti. Stasera serata benedetta, il gruppo Maria Rifugio delle Anime  è immerso nel rosario mensile, sono circa due ore di preghiera di cui la parrocchia si avvale senza averne particolari meriti, ma magari qualche merito lo ha e, semplicemente, io non lo conosco. Ma intanto ne raccolgo i frutti, non per me, altrimenti non ci sarebbe proprio nulla da raccogliere, ma per i bisognosi, i poveri, i giovani abbandonati a se stessi, per le famiglie che non hanno né arte, né parte. Insomma per tutti.

     Volendo chiudere la giornata in modo diverso e rilassante mi sono dedicato alla cucina, in realtà è un po' di tempo che non lo faccio. Forse è perché non sempre mi riesce di trovare il tempo necessario o forse perché il livello conseguito fino ad ora non è eccelso. Il mio piatto specifico, per alcuni versi e con leggere varianti è il piatto trapper, insomma quello del far west, veloce da preparare e veloce anche da consumare, non si sporcano i piatti, basta un

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tegame. Semplicemente è perché lo faccio in modo rilassante, per cui non deve occuparmi troppo tempo. Il mio vice vi si dedica molto, infatti quando cucina lui l'odore si sente anche nelle scale, quando lo faccio io non si sente niente anche in cucina, però la soddisfazione è la stessa, inoltre mangio qualcosa che da un senso diverso al sedersi ogni giorno al tavolo della cucina.

     Ho avuto anche modo di intravvedere alcune immagini del film su Abramo, che come sempre aprono scenari sempre più ampi alla volontà di salvezza di Dio. Dico più ampi anche perché noi seguiamo sempre la via stretta del segmento ebraico, mentre in Abramo noi abbiamo un segmento molto più ampio che coinvolge molti popoli e soprattutto i discendenti di Ismaele, quelli che oggi noi identifichiamo con gli Arabi. Inoltre la Parola di Dio ci ricorda che dopo la morte di Sara Abramo sposò altre donne dalle quali ebbe molti figli, dei quali ci vengono anche menzionati i nomi ma di questi la Bibbia non parla, anche perché viene seguito e messo in risalto il ramo dal quale nasceranno poi Davide e Salomone, mentre di tutti gli altri non si dice più nulla. Ma è chiaro che anche gli altri sono figli della promessa di salvezza e di posterità che Dio fece ad Abramo. Voglio dire che quando il Signore ci donerà di andare in Paradiso ritengo che ne vedremo delle belle. Ma Dio è Dio e con Lui non può discutere, occorre solo non stupirsi mai della sua volontà di amare salvare  ogni uomo.

2 novembre - Vi posso garantire che io ho fatto di tutto, ma devo ammettere di non esserci riuscito. Avevo pensato di vivere in modo più intensamente spirituale questo giorno e invece è stato tutto una enorme dispersione interiore. Come può accadere? E' semplice quando le cose si sovrappongono nel dover fare, la meditazione stenta a trovare il suo spazio nella giornata, per cui anche i momenti, che rimangono molto belli, dell'azione liturgica vengono appesantiti dalle difficoltà organizzative e non vengono vissuti con quella intensità che si sarebbe voluto. Dopo circa trenta anni ho presieduto la Santa Messa al Camposanto di Scalea, lo avevo fatto nell'anno dell'ordinazione, mi aveva ceduto la presidenza Don Tolentino, ricordo ancora qualche affermazione dei fedeli, che non trasmetto, ma ricordo e allora mi fece molto piacere, magari oggi non avrei dato peso. Poi fui mandato a Cirella come Vice Parroco di Don Egidio, così lasciai Scalea  iniziando il mio peregrinare per il territorio della nostra Diocesi. E' un pellegrinare che mi ha accompagnato per circa trenta anni. Ma oggi ero di nuovo qui, nessuna emozione particolare, solo, come sempre, il pensiero di dare un po' di speranza alla nostra cittadina e alle tante persone che si sentono oppresse dai problemi esistenziali.

     Ha preparato quasi tutto Don Franco, si è fatto carico nell'entusiasmo tipicamente giovanile della parte organizzativa. Sono cose che solo i giovani sanno vivere con entusiasmo, di questo devo chiaramente ringraziarlo. Noi più stagionati diventiamo essenzialisti, il che non depone bene per lo stile e l'azione liturgica. Creare il clima liturgico giusto è indispensabile per permettere al Signore di entrare con naturalezza nel cuore dei fedeli.  Avrei voluto restare un po' da solo, ma niente da fare, tutti ti stanno continuamente addosso per cui la solitudine resta una chimera. Gli impegni si accavallano agli impegni. E' stata una giornata particolarmente intensa, come molte altre, arricchita per giunta da una celebrazione esequiale per il fratello Francesco, del quale la settimana scorsa avevamo celebrato il 50° di matrimonio con la

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moglie la signora Ida. Lui era già molto ammalato ma non aveva voluto mancare a questo appuntamento così importante della sua vita matrimoniale. Nessuno mi ha saputo spiegare il perché alla celebrazione eucaristica oggi erano quasi tutti uomini, cosa rara dalle nostre parti. Però è stato proprio così.

     La serata, come accade ormai da tempo, l'ho spesa nel condividere l'inquietudine dei giovani che frequentano l'oratorio. E' una scelta pastorale che spero non mancherà di dare i suoi risultati, ma che per adesso non fa che creare problemi sempre nuovi alla vita sociale della comunità. Poi, in alcune occasioni, penso ai grandi Santi che hanno dato il via a questa esperienza pastorale ( San Filippo Neri, San Carlo Borromeo, San Giovanni Bosco) e mi ritengo fortunato, anche perché ancora in nulla sono interessato alle loro tante e gravi vicissitudini esistenziali. Voglio dire che i nostri problemi sono ancora niente in riferimento a quello che loro si trovarono a dover affrontare. Non siamo educati ad affrontare i problemi della vita, siamo stati educati a vivere al vita parrocchiale facendo catechismo e celebrando le messe, il resto devono farlo gli altri. Il problema è tutto quei, il doversi scomodare, lo sporcarsi le mani con i più poveri, sembra non debba far parte del nostro impegno ordinario.

     Lamenti senili che lasciano il tempo che trovano. In realtà è stato un bellissimo pomeriggio, speso in mezzo ai giovani che almeno dal mio punto di vista vanno sempre oltre il consentito, ma non per nulla loro anno quattordici/venti anni mentre io veleggio sui sessanta. Necessariamente il modo di vedere la vita è diverso. ma è proprio necessario dover imparare sempre, non dovrebbe potermi bastare quello che ho vissuto fino ad oggi. Quanta pigrizia in queste mie riflessioni, forse si chiama stanchezza. Sia come sia non va affatto bene, per una parrocchia che vanta il tasso giovanile più alto della diocesi. Mettercela tutta, facile a dirsi, ma poi non è facile esprimere tutti i giorni un impegno, sempre più intenso, dalle sei di mattina alle ventidue della sera. ma è proprio così, se la parrocchia deve vivere questi sono i suoi ritmi, altrimenti la facciamo morire prima del tempo. Tutti a letto e il diavolo più operare come desidera, questo non accadrà assolutamente mai. Non me lo permettono i ragazzi. Per cui è meglio mettersi l'animo in pace, rimboccarsi le maniche e continuare a lavorare senza lamentarsi troppo.

     Si, è proprio così, avrei voluto starmene un po' per i fatti miei. Pregare di più. Riflettere sulla vita dei miei cari, stare un po' di più con loro. Ma niente da fare e allora pazienza, sarà per un'altra volta, per adesso facciamoci coraggio e portiamo ancora un po' di gioia agli altri.

1 novembre - E' la festa di tutti i santi, è la festa di tutti, siamo in Cristo al comunità dei santi. Anche in questo caso non abbiamo grandi meriti, semplicemente riceviamo un dono che purtroppo non sempre riusciamo a valorizzare pienamente, ma il dono rimane. Anche perché chi lo ha fatto non è un bambino capriccioso che da e toglie a sua discrezione, Lui da e basta. La definizione di santità da parte della Chiesa vuole essere un incoraggiamento a guardare con più attenzione a quel determinato modello di vita per poter fare a nostra volta esperienza di benedizione da parte di Dio. La contrapposizione alla santità è possibile? Certamente, da sempre esiste chi si oppone all'azione di Dio, ma abbiamo anche imparato che basta restare legati a Gesù e tutto continua con serenità, nella gioiosa partecipazione del suo dono di amore. Molti

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in realtà fanno del terrorismo spirituale, drammatico atteggiamento soprattutto quando è rivolto ai bambini, occorre semplicemente compatirli anche perché caricano di significato ciò che non ha alcun significato. La santità nasce dalla volontà di Dio di coinvolgerci nel suo mistero di amore, non dobbiamo fare altro che lasciarci coinvolgere per trovarvi la pace vera che nasce da Dio e ci restituisce a Dio.

     Tornando per un momento  ieri, non posso che ringraziare il Signore per il momento di fraternità che mi ha concesso di condividere la gioiosità dei confratelli più giovani, quelli ordinati negli ultimi dieci anni. Si riesce a giocare, a scherzare sulle varie situazioni del ministero a gioire in semplicità e spontaneità, d'altra parte sono giovane ed è connaturale anche se già responsabili di comunità riuscire a viverlo con grande naturalezza. Tra noi adulti è leggermente più difficile, forse siamo troppo compresi nella responsabilità della missione che il Signore ci affida o più semplicemente abbiamo perso il gusto della gioiosità relazionale. magari può dipendere dal fatto che ne dobbiamo ascoltate tante di situazioni difficili o il perché è da ricercare in tutte queste cose messe assieme. Se vogliamo anche chi stenta a donarsi serenità e a donare serenità, nel suo giovanilismo ministeriale, riesce a vivere delle estemporaneità irrazionale e comunque orientate al disimpegno. E' vero alcune volte si pecca di autoreferenzialità, ma è proprio così grave avere una buona comprensione delle proprie capacità. D'altra parte qualche anno davanti a loro riescono ancora a vederlo. Insomma anche chi è portato a rompere, fa fatica a farlo con continuità proprio in virtù della giovane età, poi si diventa più cattedratici e determinati.

     Quando il governo è seduto chi è di vedetta corre il rischio di restare ucciso o, più immediatamente, si addormenta. A guardare tanti servizi televisivi, questa riflessione diventa connaturale al nostro sopravvivere in mezzo a una società omicida, dove sembra che tutto in modo deliberato sia orientato al disagio ambientale e  parli di morte. In morale si chiama peccato sociale, è una formula orientata a deresponsabilizzare l'individuo in determinate situazioni. Molti dei ragazzi che stiamo accogliendo in oratorio sembrano provenire da situazioni di peccato sociale. Non maturare il senso della responsabilità, essendo cresciuti in situazione di disorientamento morale diffuso, non aiuta a cogliere la differenza tra il lecito e l'illecito, per cui tutto ciò che si coglie come piacevole viene naturalmente vissuto. Si riesce ad educare? probabilmente è molto difficile anche perché noi relazioniamo l'educare all'insegnare, mentre nelle situazioni difficili l'educare cammina insieme al condividere. Nel senso che è più una azione esperienziale che non una attività didattica. In poche parole occorre stare insieme di più altrimenti non sarà facile trasmettere dei contenuti positivi.

     Ma poiché il tempo a disposizione è generalmente limitato le opzioni portano o all'abbandono delle marginalità, o alla percezione del fallimento dello sforzo educativo. In realtà nulla, necessariamente, deve essere colto come negativo anche perché il cuore dei ragazzi riesce a cogliere la bontà di quello che viene loro proposto, anche se non necessariamente riescono a corrispondervi. L'amore si diffonde da se, dicevano gli autori classici, per cui noi dobbiamo solo sforzarci di amare, anche perché il resto non ci appartiene, ne nelle capacità di analisi e di valutazione, ne nella comprensione degli effetti

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possibili. Troppo spesso ci rendiamo conto che il modo di ragionare dei giovani passa attraverso il cuore e non attraverso la mente. Magari riescono anche a soffrire più volte, ma non hanno poi sempre la capacità di staccare la radice del male. Anche perché  semplicemente non hanno una comprensione del male. Inoltre guardando a noi adulti, nelle nostre tante contraddizioni, si rendono conto che al di là delle tante idealità nella prassi ordinaria si perde quasi tutto. e allora perché idealizzare per poi lasciar perdere, tanto vale lasciar perdere senza idealizzare.

     Camminando in mezzo al popolo di Dio ci si rende conto della sua grande bontà. E' anche vero che non mancano i perdigiorno, ma sostanzialmente è gente che spende la sua vita al sevizio della propria casa, e che subisce tante ingiustizie, spesso anche da parte di noi operatori del sacro. Nn necessariamente partecipano alla santificazione del giorno del Signore, quando li vai a trovare sono sempre con i panni del lavoro, perché tornano dalla campagna e allora li leggi subito in una situazione di peccato. Poi cominciano a parlarti dei loro problemi, delle difficoltà che attraversano, di come si sentono abbandonati da tutti. Di come portano avanti i figli con tanti sacrifici e alcune volte non ci riescono nemmeno, allora antri con loro a casa ti siedi, prendi una tazza di caffè e li cogli nella loro essenza di appartenenza al popolo dei redenti. la gratuità della Croce non è acqua e non può essere centellinata con i conteggi umani, vedi in essi pienamente espressa l'azione di Dio e cerchi inutilmente di imparare qualcosa per poter andare avanti in modo semplice e gioioso. Poi li saluti e ti senti meglio, perché sei riuscito a trovare un po' di tempo da dedicare anche a loro, che forse tutti trascurano e di questo ti saranno riconoscenti per sempre davanti a Dio e davanti agli uomini.

31 ottobre - Oggi tutto il giorno in apnea, con un breve momento di respiro durante la celebrazione in mattinata, poi a seguire immersione totale un po' in tutto. Fino alla preghiera della sera dopo di che ho dichiarato finito il mio turno che in realtà comprendeva anche un altro incontro dal quale mi sono licenziato da solo. Meno male che San Paolo ha terminato la parte dottrinale e ci sta donando dei momenti riflessivi ed esortativi per cui non facciamo fatica a cogliere il tormento dei suoi pensieri e riesce perfino a darci serenità. Il suo chiedersi chi ci separerà dall'amore di Cristo, si conclude con l'affermazione che in tutto siamo più che vincitori in virtù del suo sacrifico sulla croce. In parole semplici vuole rasserenarci dicendoci che chi ha donato la sua vita per i nostri peccati, non ci abbandona certamente nella nostra condizione di fragilità. Anche il Vangelo era una comunicazione al cuore dell'uomo con il lamento di Gesù su Gerusalemme, come anche molto bella l'immagine di Dio che viene configurato a una chioccia che vuole proteggere la nidiata, ma purtroppo non ci riesce pienamente a motivo dell'inquietudine che si accompagna alla vita di quest'ultima.

     Poi c'è stato di tutto e di più, rapidamente e a seguire: San Marco tutto molto positivo, Cetraro gioioso pranzo con i giovani sacerdoti con alla fine l'amaro di routine, poi ancora convegno, al rientro in serata, mentre Ernest celebrava saluto frettoloso ma pieno di gioia interiore alle mamme in attesa dei propri fanciulli dell'eucaristia, poi giovani dell'oratorio nel frattempo è arrivato Padre Ernest, e io mi sono spostato brevemente dai novizi alla sede Scout, non male come allegra brigata. Quindi nuovamente in Chiesa per preparare l'aula

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liturgica alla preghiera. Tutto molto bello e significativo, ma non ne parlo per non stancarmi ulteriormente. Finalmente è arrivato il momento dell'intimità con Gesù, naturalmente lo abbiamo dedicato alla preghiera per i defunti e per la crescita nella vita di santità. Rimane sempre un momento rigenerante la vita interiore, la speranza nella vita senza fine e la coscienza di appartenere a Lui che, nonostante tutti i nostri limiti, guida la nostra vita al bene.

30 ottobre - Per chiudere il pensiero precedente, generalmente sono i pesci piccoli che incappano nella rete o all'amo, di chi sa attendere con pazienza al varco della storia. Anche per questo è importante fortificare i nostri giovani a lottare e a cogliersi capaci di autonomia liberandoli dalla dipendenza soffocante che spesso si riscontra in tante famiglie soprattutto da parte delle mamme. Occorre capire che la vita, una volta donata ai figli non si può possedere ad oltranza e che quanto più loro riescono a viverla nel bene in modo autonomo, tanto più deve esserci soddisfazione, per essere riusciti nell'impresa di generare un protagonismo in loro che oggi più che mai è indispensabile. Non è un problema legato solo al mondo esterno, ma è importante educare all'autonomia anche tra le mura di casa,  tenendo in debito conto gli strumenti di comunicazione scoiale che oggi sono alla portata di tutti, anche se non tutti gli adulti ne conosciamo le potenzialità, sia positive che negative.

     Poi arrivano le notizie belle, è nato Piero uno dei canterini, Daniela ha superato il concorso difficile da sperare, Irene si è sposata è una delle ultras del Signore, difficile non pensare tutto il bene possibile.  All'improvviso tante preoccupazioni spariscono e la mente si irradia di felicità. Se a tutto questo si aggiunge anche una giornata contrassegnata dagli elementi primaverili, luminosa. Allora mi rendo conto che è opportuno scaricare un po' di tristezza che mi porto dentro da alcuni giorni in collina, d'altra parte non mi appartiene, per cui non ho fatto altro che restituirla al legittimo proprietario. Tante emozioni, molti ricordi tanta gente che mi saluta e che per me sono perfettamente sconosciuti, insomma è la classica situazione dei piccoli paesi dove magari sono stato per alcune occasioni celebrative, è a pochi chilometri ma la vita cambia totalmente. Posso anche dire che la primavera è ancora più primaverile. Ma siamo in autunno inoltrato, dirà qualcuno, forse per tutto il mondo, ma per noi continua un clima incredibilmente bello, un mare trasparente ci sono perfino gli uccelli che cinguettano.

     Ieri sera ho vissuto una rimpatriata in quel di Grisolia per i dieci anni della fondazione della parrocchia, ambienti nei quali sembra che il tempo non passi mai. Sempre le stesse persone, magari leggermente invecchiate. Un po' catecumenali, un po' carismatiche, e ancora un po' argentine insomma la novità nella ripetitività. In alcune situazioni capita di ascoltare perfino gli stessi canti, cosa cambia? La maturità con la quale si riesce a vivere le ricorrenze. Cambia la testa e la voglia di vivere al festa. Alcune sono forzate, la gente ha altri problemi, altri pensieri, dovremmo essere più attenti anche a queste cose e non solo alle celebrazioni. Ci sono tanti modi di vivere la fede. C'é un modo turistico, cercando sempre altrove quello che il Signore ha posto accanto a noi. A cosa serve? A banalizzare lo straordinario che è l'ordinario da vivere  e ad emancipare come ordinario ciò che dovrebbe essere esperienza straordinaria. Ad invertire i termini non sarebbe necessario molto, basterebbe viere con più affetto ciò che ci viene affidato comprendendolo come il vero dono che il

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Signore ci ha affidato. E' la gioia che ogni giorno si irradia nella nostra vita aprendola alla fiducia nel futuro che ci viene donato da accogliere e da costruire.

     Qualcuno mi chiede della visita al Camposanto (altri dicono Cimitero) Il luogo dove vengono conservati i corpi dei morti, è presente in tutte le culture, fin dall'antichità nelle forme più svariate. In alcune forme culturali, per tradizione antichissima prevale l'esposizione dei corpi come nutrimento per gli animali nella dinamica come parte integrante della dinamica creatrice. Per quanto concerne la cultura cristiana, in quanto strettamente legata alla cultura mediterranea ebraica, greca e romana prevalse la conservazione dei cormi in luoghi specifici posti  fuori della città. Però mentre la tradizione ebraica li leggeva tra i luoghi impuri, che contaminavano nella comprensione cristiana in virtù della fede della resurrezione dei cormi vennero sempre compresi come luoghi nei quali, momentaneamente, venivano conservate le spoglie mortali dei defunti in attesa del ritorno di Gesù per il giudizio finale e la resurrezione dei corpi. Per quanto concerne la cultura occidentale, nella fase medioevale a motivo della pericolosità della vita all'esterno della città, ma anche come prefigurazione della Gerusalemme celeste, prevalse l'uso di creare delle cripte o fosse tombali al di sotto delle Chiese, nelle quali seppellire i defunti. Nel 1804 con l'editto di Saint Cloud, siamo al tempo dell'impero napoleonico, tale prassi venne vietata e si ritornò alla creazione di luoghi specifici al di fuori dell'ambiente abitato.

     Ai nostri giorni, anche a motivo degli spazi cimiteriali stiamo vivendo un nuovo cambiamento, riguarda la prassi più diffusa della cremazione, in alcuni periodi condannata dalla Chiesa anche perché vissuta in opposizione alla fede nella Resurrezione dei corpi, oggi viene accettata per venire incontro alle mutate esigenze di cui sopra. La visita al Camposanto rimante un atto di affetto e anche di riflessione, percorrere i viali dove riposano i nostri cari aiutano a leggere in modo più autentico e completo al vita della persona, ci si accompagna per alcuni momenti alle persone che ci hanno donato la vita e amato, serve anche a rivitalizzare la speranza proprio in virtù dell'amore che si è accompagnato alla nostra vita familiare. Infine per noi cristiani è un incoraggiamento a cogliere il valore più autentico della speranza che ci deriva dalla fede in Gesù Cristo, morto e risorto per donarci la vita eterna. E' questa speranza che aiuta a leggere questi luoghi non come ambienti di disperazione e di morte ma come il luogo della speranza e dell'attesa. E' con questo spirito che ci prepariamo a visitarli e a vivere in questi luoghi la preghiera, nella diversità delle formulazioni e delle sensibilità genera e incoraggia la vita di comunione con chi ci ha preceduto nell'incontro con la misericordia di Dio.    

29 ottobre - Quando l'acqua è torbida non è facile mantenere la rotta. Con questo assunto non certamente di grande livello filosofico o teologico sento di poter incoraggiare  a imparare e a insegnare il grande gioco del camminare con i propri piedi. Segnare la storia percorrendola, con tutti i problemi che questo comporta, è la grande sfida dell'educatore. La missione che tante volte Gesù ha indicato ai suoi discepoli è anche la nostra: date loro voi stessi da mangiare, a chi perdonerete sarà perdonato, andate e annunciate, ecco io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. Ce ne darebbero ancora tante di situazioni che Gesù prospetta ai propri seguaci, sempre inadeguati a viverle

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fino in fondo. Però lo sappiamo bene, Gesù ha una grande fiducia in noi, per questo ci chiede di seguirne fedelmente gli insegnamenti. Ma nella nostra società non sempre è chiaro come poterlo seguire, o meglio non sempre riusciamo a comprendere come cosa buona quello che ci viene chiesto. Anche per questo tergiversiamo, deviamo, nicchiamo, ci scoraggiamo e via a seguire. In questo atteggiamento mediale si inseriscono le mille tentazioni del nostro tempo che concorrono a fare di noi e dei nostri figli facili prede per i violenti che certamente non mancano in ogni ambiente come non mancano purtroppo anche in molte famiglie.

     Rendere presente Gesù nella vita dei giovani, non significa che i giovani riprendono ipso facto  frequentare la vita della parrocchia. Se tutto va bene significa che guarderanno con simpatia agli ambienti parrocchiali nel senso che non cercheranno di evitarli. Non è poco in momenti nei quali la Chiesa viene demonizzata. In realtà non è neanche molto tenendo presente che l'obbiettivo finale è quello di farli aderire al progetto di salvezza che Gesù ci ha donato. Però serve a rischiarare l'acqua, a renderla meno torbida e perciò meglio percorribile anche da loro che magari non sono avvezzi a trovarvisi dentro. Tanti giovani si smarriscono anche perché le uniche porte che trovano  aperte sono quelle dei locali da sballo. Troppo spesso gli ambienti parrocchiali vengono aperti solo per le celebrazioni e la catechesi, quasi mai si aprono semplicemente per stare insieme per accogliere l'ospite occasionale, il fratello di passaggio. Chiaramente per poter accogliere occorre anche che dentro ci sia il parroco di turno o l'animatore degli ambienti, insomma è importante non lascare aperte solo le sale, ma darle del calore, renderle vive.

     Mi si dice frequentemente che i giovani hanno tanti impegni, si quelli di un certo ceto sociale, ma ci sono anche molti poveri che non sanno dove andare, e a forza di bighellonare nel dolce far niente, corrono il rischio di deviare e di far deviare. Sono violenti? Ma se nessuno li accoglie lo diventeranno sempre di più. Per non parlare poi della degli spinelli, della droga e dei suoi derivati che chiaramente esprime una presenza capillare della malavita nei nostri ambienti, anche se ognuno cerca di far finta di non sapere niente. A molti genitori piace illudersi della presunta estraneità dei loro figli, non c'è categoria peggiore di educatore di chi stenta a guardare con serenità alla realtà, anche se non fa sempre piacere. Anche se l'Australia è lontana, la categoria degli struzzi è molto diffusa anche dalle nostre parti. Perché dedicare tempo ai giovani, tanto loro non danno mai offerte, chiedono sempre e non ringraziano mai. Solo perché rappresentano il nostro futuro, per cui non è un vuoto a perdere ma un investimento sicuro sulla costruzione della speranza che deve sempre guidare la nostra esistenza, e questa speranza sono loro. Lo so non tutti hanno questa passione, ma proprio per questo è opportuno cambiare ambiente, così nell'alternanza si varia anche l'attenzione ai vari ambiti della pastorale.

     Diciamo pure che quando l'acqua è torbida non si vedono tante malefatte, anche per questo è bello sguazzarvi dentro. Una volta lo facevano solo i bambini rimbrottati aspramente dai propri genitori, adesso piace anche a noi adulti, d'altra parte siamo la generazione cresciuta con i giochi televisivi, che spesso deprimono, ma in mancanza di meglio perché non coinvolgersi. Ed è per questo che assistiamo a ridicolaggini fatte da persone di ogni età e, dia nostri mass media, ci vengono proposte per ore al punto che ci si convince che è un

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modo giusto di spendere la vita. Per cui ai nostri giorni nessuno rimprovera nessuno, semplicemente occorre stare attenti a non sporcarsi troppo, il giusto che ti permette di guadagnare di più, tanto la giustizia italiana ha le maglie larghe per cui non è difficile uscirne puliti. Può sembra strano ma anche dalla pozzanghera più sporca si corre il rischio di uscirne puliti. D'altra parte la pubblicità servirà pure a qualcosa: Ava come lava. Ci si riferiva solo agli abiti, ma poi si è proceduto per estensione a tutti gli ambienti, per cui ciò che è importante è avere il detersivo adatto.

     Quanta maturità si incontra in coloro che educano alla maturità, non sempre si riesce a rilevarla in modo sufficiente, anche per questo occorre crescere nella pazienza, se non sono maturi gli educatori cosa si può pretendere dagli altri. Purtroppo si vive nella situazione di poter pretendere comunque altrimenti non si va da nessuna parte. E' la dinamica del prendere i valori dove si trovano, non necessariamente occorre cercarli dove si pensa di poterli trovare, magari lì si fa fatica a rintracciarne la presenza, anche per questo non è bene desistere dal cercarli ovunque e con l'attenzione a poterli cogliere in tutti gli ambienti anche in quelli più abbandonati o più semplicemente deviati. D'altra parte alla domanda: quando si comincia a diventare deviati? Non è facile rispondere, anche perché nessuno ha la capacità di seguire passo dopo passo con una certa fedeltà la vita dell'altro.

     E allora come fare, niente. Semplicemente si continua a trasmettere quello che il Signore ci ha affidato avendo la certezza che comunque Lui riesce a trovare la via del cuore, anche dove noi faremmo fatica a trovare un passaggio, un sentiero attraverso il quale incunearci nella vita del fratello. mentre noi cerchiamo, proviamo Lui è già arrivato, perciò ogni tanto facciamo spazio a Lui, mettersi da parte non sempre è un male. Con Gesù presente nelle nostre attività non esiste più l'acqua torbida, anche se molti pensano che non sia importante la Sua presenza, perché ci sono già loro, io ho sperimentato più volte che appena arriva Gesù tutto si rasserena, diventa agevole, si vive la pace. Magari ad alcuni questo da pure fastidio perché sono abituati a galleggiare nel torbido, ma che volete che vi dica ad ognuno la sua acqua. L'importante è non voler a tutti i costi infangare anche gli altri solo perché a loro non piace stare nell'acqua torbida.

28 ottobre - Non sempre all'amicizia corrisponde un impegno di disponibilità alla comunione, alcune volte proprio a motivo del'amicizia si ritiene di poter prevaricare nei rapporti istituzionali, allora l'unico strumento a nostra disposizione rimane il distacco. Non necessariamente deve essere un distacco reale, ma comunque deve esserci quello istituzionale altrimenti si corre il rischio di restare inficiati in una interconnessione relazionale che non costruisce comunità, ma è orientato a creare una comunella. Generalmente le nostre parrocchie sono formate da un minimo di cinquecento persone a un massimo di cinquemila, però coloro che gestiscono le cose della parrocchia sono molte di meno. E' vero c'è una graduale disaffezione al servizio del sacro, ma alcune vote dipende anche dai soliti maneggioni che non si distaccano mai dal centro e non permettono ad alcuno di intaccarne la centralità. Certo abbiamo imparato sin da piccoli che al centro della nostra vita c'é Gesù, ma come glielo spieghi a chi ha sempre pensato di essere lui l'ombelico del mondo? Ma è proprio necessario stare lì a spiegare tutto quello che l'altro

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dovrebbe sapere molto bene. Ma fa finta di non comprendere? Non è necessario basta sostituirlo e tutto procede certamente molto meglio e senza alcun problema.

     Il vivere in Cristo come quei servi inutili della parabola non sempre viene colto come un bene prezioso, molti si ritengono i padri fondanti l'esperienza della fede in quel determinato luogo o gruppo, proprio per questo è opportuno vivere degli interventi correttivi anche per non generare illusioni o peggio ancora presunzioni. Un altro elemento dispersivo in riferimento alla centralità di Gesù sono i pellegrinaggi, o come forse è più opportuno definirli turismo religioso. Molti fedeli partono continuamente per vivere da pellegrini verso le mete più svariate e i luoghi di culti più sconosciuti o più frequentemente quelli di grido, del momento. Ascoltate dei pellegrini al ritorno del loro pellegrinaggio e cercate di capire se parlano della loro esperienza con Gesù, che cosa ha suggerito loro, in che cosa sono trasformati. Generalmente si resta molto delusi anche perché sembra che Gesù non abbia comunicato proprio nulla di particolare, quasi tutti riprendono la vita di prima come se nulla fosse accaduto.

     Siamo in cammino verso un fine settimana particolare, quello della commemorazione dei Santi e dei Defunti, semplificando alcune volte si dice due sfaccettature della stessa medaglia, magari non è proprio così però certamente sono due momenti molto attesi e che esigono da parte nostra una adeguata preparazione spirituale. Cogliere la tensione alla santità come parte integrante della propria avventura terrena è quello che ci viene proposto fin dal momento del nostro Battesimo. Non sempre riusciamo a perseguirlo in modo lineare, alcune volte ci proponiamo in chiara controtendenza, però lo sappiamo bene, il Signore si attende che noi corrispondiamo pienamente ai suoi insegnamenti. E quando questo non accade? Dobbiamo sempre appellarci alla grande misericordia di Dio che si è manifestata nel dono della Croce di Gesù Cristo, segno dell'amore del Padre verso ogni uomo, soprattutto verso coloro che vivono nel peccato. La misericordia non è un termine nuovo, coniato da Gesù, ma certamente in Gesù ha manifestato in pienezza il suo significato.

     Fare il nostro pellegrinaggio al Camposanto, deve sempre più essere vissuto come un vero pellegrinaggio alle radici della nostra fede, anche perché sono stati i genitori a volerci battezzati, a prenderci per mano e a farci vivere i primordi della fede. Sono stati sempre i genitori a insegnarci le prime preghiere e i primi passi di pellegrinaggio verso i nostri santuari locali o verso le attività formative orientate a farci crescere cristianamente. Come anche ci hanno insegnato i gesti della fede: il segno della croce, la preghiera dell'Ave, la preghiera del Signore, l'andare a messa. Insomma siamo profondamente debitori nei loro confronti, riusciremo in questi giorni a trovare del tempo per stare insieme con loro? io spero di si, non devono sentirsi trascurati anche adesso che sono alla presenza di Dio. Anzi ancora di più devono sentire il nostro affetto e la nostra attenzione alla loro nuova condizione di vita. Dobbiamo restituirci del tempo per pregare con loro e per loro. Certamente ne saranno edificati, siamo o non siamo i loro figli?

     Oggi Mons. Lauro, il mio primo Vescovo ha compiuto novant'anni. E' un bel traguardo, umanamente parlando, anche considerando che lui ha sempre

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considerato importante vivere l'esistenza terrena come un costante anelito a camminare verso Dio. Non si è mai tirato indietro nel servire la comunità diocesana, ma anche prima nella diocesi Cosenza non si è mai sottratto alla sue competenze, umile, discreto, taciturno, uomo di preghiera. Insomma auguri di ogni bene per come il Signore desidera e vi dona. Si lo so, Mons. Lauro non ha mai utilizzato il computer, per cui certamente non leggerà mai il messaggio di auguri, ma quello che conta è che io l'ho scritto, poi il Signore vedrà come farglielo pervenire.  

26 ottobre - Però alla fin fine è proprio così, tutto si realizza con il contributo di ciascuno sia nelle cose piccole che in quelle più evidenti. La comprensione di questa verità basilare dovrebbe aiutare a non sentirsi inutili, ma questo non basta. La verità più profonda è che ogni nostra azione, anche la più insignificante e  umanamente trascurabile diventa preziosa e necessaria perché la persona arrivi poi nel tempo ad essere ciò che nel frattempo è diventato. Traslato, questa comprensione della realtà si può applicare anche al tempo, per cui anche la giornata più banale è indispensabile per dare significato ad altre più rilevanti. Nella vita familiare e sociale questo genera quella interdipendenza generazionale che rende preziose tutte le persone e le situazione della vita. Al punto che nella rotazione del tempo le mamme diventano bambine e le bambine devono fare da mamma alle mamme e così anche per i papà. Ecco perché è bene non svilire nessuno nella sua preziosità, anche perché non si può stabilire che cosa ci riserba il futuro.

     Ma è per questo motivo che ci si deve rispettare, ascoltare, relazionarsi nella fraternità e nella pace? Certamente no, sarebbe troppo utilitaristico e svilente. Le relazioni di fraternità nascono dalla maturità con la quale si aderisce alla fede, quando la fede non è presente è sufficiente la capacità di rispetto reciproco che è connaturale alla condizione dell'uomo, certo non è facile conseguire la dedizione all'amore che deriva dalla contemplazione della croce di Cristo, ma questo non riusciamo a farlo neanche tanti tra noi cristiani. Vivere in modo utilitaristico, non aiuta a trovare se stessi, ecco perché dobbiamo esercitarci a uscire da noi stessi per cercarci sempre più negli altri. da questo anelito e tensione verso l'altro matura la capacità ci comprendersi solidale e di esercitare la gioia di condividere la propria storia con gli altri.

     La gratuità del dono di se, non appartiene immediatamente a tutte le persone, per molti è assolutamente da evitare, per la gran parte è indispensabile maturare una disponibilità relazionale, sulla quale occorre esercitarsi. Questo impegno quotidiano di servizio alimenta la connaturalità con la quale si va a incarnare la testimonianza della fede in colui che è diventato dono di Dio per ogni uomo. In queste dinamiche interdipendenti per molti aspetti sparisce quasi totalmente quel modo di relazionarsi orientato all'affermazione di se stessi. Nel frattempo la vita scorre e ci si rende conto di aver maturato una comprensione totalmente diversa dell'esistenza. ma diversa rispetto a cosa. A domanda difficile, risposta impossibile. Solo ci si accorge che ciò che conta non sono tanto le cose da fare ma il lasciarsi fare, cresce la coscienza dell'importanza della preghiera come vero motore dell'azione e soprattutto ci incammina con serenità e dolcezza verso al meta per come il Signore chiede.

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     Pensieri tortuosi? Non necessariamente, più semplicemente pensieri emersi dopo una giornata particolarmente impegnativa, nel senso più complesso del termine, per cui non rimane una linearità proponibile ma ci si accontenta del fatto di non essere ancora crollati per il sonno.

25 ottobre - Quando nel VI secolo a.C. con l'Editto di Ciro, Re dei Persiani, fu concesso ai deportati ebrei in Babilonia di ritornare in Terra Santa, inizia un lungo e faticoso processo di rilettura della Storia della Salvezza, che coinvolgerà tutti gli ambienti religiosi e sociali di quella che, da allora, in poi sarà identificata come cultura e spiritualità giudaica. Anche La Torah sarà reimpostata tenendo conto delle mutate condizioni storiche e cultuali degli Ebrei. Anche la comprensione di Dio, della creazione, del peccato saranno inseriti, riletti e riproposti alla luce delle tradizioni religiose che gli esuli portarono con se. Di questo lungo e faticoso processo di ricostruzione materiale e spirituale troviamo ampie tracce nei profeti post esilici: Secondo e Terzo Isaia, Geremia, Baruc, Ezechiele, Gioele, Zaccaria, Malachia e altri che scrivono soprattutto per incoraggiare il ritorno degli esiliati e per sponsorizzare la costruzione del Tempio e della Città Santa.

     Inoltre leggendo gli Autori Sacri Esdra e Neemia ci rendiamo conto delle difficoltà  che i deportati trovarono al loro rientro e del ritrovamento o riedizione del Deuteronomio che da allora in poi codificherà il modo di vivere la religione della comunità giudaica, è seguendo queste norme anche anche Gesù, con Giuseppe e Maria,  esprimeranno la loro appartenenza al Popolo di Israele. Cambia anche la comprensione dell'altra vita e della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, la tradizione della Gloria di Dio che apparteneva alla spiritualità del Deserto e del Sinai viene sostituita con la visione del Trono di Dio che si immagina nel più alto dei cieli, circondato da varie categorie di angeli che, a secondo delle culture che le esprimevano, venivano definite e immaginate con nomi e rappresentazioni diverse. Tutto questo apparato scenico e rappresentativo resterà normativo nella diversità delle rappresentazioni culturali fino ai nostri giorni, al punto che ancora oggi quando pensiamo a Dio sostanzialmente non ci discostiamo troppo da queste immagini.

     Nella tradizione biblica inizia con Ezechiele, che la riprende chiaramente dall'iconografia babilonese e dei paesi orientali, la descrizione presso il trono di Dio dei quattro esseri animati che, semplificando molto, sono il Toro, l'Uomo, l'Aquila e il Leone le quattro forze della natura poste a vigilare il trono dell'Altissimo. Saranno riproposti con Daniele e dall'apocalittica in genere, infine li riproviamo nell'Apocalisse di Giovanni, e da qui l'iconografia cristiana li identificherà con gli evangelisti (ma siamo già nel IV secolo con San Girolamo) l'Uomo/Matteo, il Leone/Marco, il Toro/Luca e l'Aquila/Giovanni. Precedentemente, nel II secolo d.C. Ireneo ne aveva fatto già applicato la simbologia, anche se lui identificava il Leone con Giovanni e l'Aquila con Marco, spiegando anche il perché dei quattro Vangeli e legandoli alla perfezione che questo numero aveva in se. 

     Come mai Don Cono ci parla di queste cose? Prima di tutto per aiutarvi a capire che nel mio pensiero sono queste le preoccupazioni che si accompagnano stabilmente alla riflessione, ma anche perché la reimpostazione

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iconografica della nostra aula liturgica si ispira in parte a questa fase storica. Quando ho cominciato a pensare all'elaborazione artistica dell'aula liturgica mi sono reso conto che l'elemento tecnico che Don Michele aveva reso più presente (la risurrezione all'ambone, il logo del giubileo all'altare, il buon pastore alla sede) era il mosaico. Perciò per valorizzare l'esistente ho scelto di continuare con il mosaico l'abbellimento, inoltre il mosaico è antico come tecnica artistica, ma sempre nuovo nella sua proposta. Inoltre la nostra Chiesa è moderna nella sua costruzione ma antica nella sua impostazione architettonica, per essere più espliciti siamo in piena tradizione greco/ortodossa.  

  

     Abbiamo già detto che la nota caratterizzante la Cattolicità dell'ambiente liturgico Chiesa, per secoli è stata la presenza centrale del Tabernacolo

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nell'aula liturgica, che nella nostra chiesa assume la conformazione nella forma di Ostensorio.  Anche se gli orientamenti attuali tendono a marginalizzarne la presenza in una eventuale cappella laterale o feriale, volendo mettere al centro dell'azione liturgica la Comunità convocata attorno all'altare. Fortunatamente i nostri progettisti intesero costruire una Chiesa Cattolica nel senso pieno del termine, perciò hanno voluto conservare a Gesù la centralità nel luogo del nostro stare insieme. Per cui nella nostra aula liturgica tutto è orientato al Tabernacolo/Ostensorio. Come certamente ricordate era già incastonato tra i due angeli e nella raggiera di marmo, che, anche se non risponde pienamente al progetto complessivo non si è ritenuto, per adesso, necessario modificare o togliere.

     Il mosaico, a doppio livello artistico, che abbiamo posto a ornamento del nostro Tabernacolo/Ostensorio si ispira alla visione del trono dell'Altissimo che ne fa l'Apocalisse di Giovanni. Al primo livello ci siamo ispirati alla visione del capitolo 5, 11-14 nella quale si descrive l'azione di molti Angeli attorno al Trono, agli Esseri Viventi e agli Anziani che lodano: L'Agnello, che è stato immolato, è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione ... lode,  onore, gloria e potenza, nei secoli dei secoli. Amen.   Per il secondo livello ci siamo ispirati al capitolo 4, 6-8 dove in una visione egli vede e descrive l'azione osannante dei quattro esseri viventi, di cui abbiamo già parlato prima in Ezechiele, che lodano Dio con la nota formula liturgica: Santo, Santo, Santo il Signore Dio l'Onnipotente. Colui che era, che è e che viene. La scritta volutamente la si è lasciata in oro che nella tradizione iconografica è il colore della presenza di Dio, si è voluto sottolineare  che occorre una particolare disponibilità degli occhi, della mente e del cuore  perché questa presenza sia valorizzata e colta nella sua preziosità.

24 ottobre - Quando mi viene assegnata una parrocchia io guardo soprattutto due cose: l'ambiente Chiesa e l'età dei praticanti al vita della comunità. Ho ereditato anche situazioni particolarmente disastrate, ma in quest'ultimo incarico l'attenzione maggiore come intervento innovativo del parroco ha riguardato l'immobile Chiesa. Mentre per quanto concerne i praticanti, la foto scattata oggi a Sant'Angelo con il gruppo dell'Eucaristia, lo trasmette bene  tutto è già abbastanza bello e gioioso, per cui ho dovuto solo rettificare uno stile troppo scolastico e abitudinario che si era stabilizzato, per emancipare l'entusiasmo che già era dentro ciascun animatore e ragazzo. Andare a Sant'Angelo ha significato raggiungere il confine sud della parrocchia, un ambiente paesagistico molto bello, è una attività che, inquadrata nel mese missionario, vuole incoraggiare a conoscere meglio la parrocchia nella quale viviamo e che non tutti conoscono nella sua estensione e complessa articolazione. Qualche genitore fa fatica a capire l'opportunità delle iniziative nei quartieri, sapeste quanta fatica faccio io a capire tanti genitori che, ancora oggi, continuano ad accompagnare i figli solo perché devono ricevere i Sacramenti dell'Iniziazione Cristiana senza interessarsi in nulla della loro partecipazione liturgica e della vita cristiana familiare. Intanto mi conforta la gioia con la quale partecipano i ragazzi e questo può bastare anche ai genitori.

     Per quanto concerne l'ambiente Chiesa il lavoro è più delicato anche perché occorre respirare il luogo di culto e cercare di capire quale spiritualità trasmette, chiaramente è difficile che due sacerdoti abbiano gli stessi gusti

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liturgici per cui è normale che al cambio del parroco seguano i cambiamenti strutturali. Nelle Chiesa antiche sappiamo tutti che sussistono dei vincoli, ma per le nuove si può ancora intervenire con una relativa libertà di azione. Certo è sempre opportuno rispettare quanto di artistico è conservato nell'immobile, magari riutilizzandolo in contesti diversi e per funzioni diverse. Anche contro voglio è opportuno anche conservare tutte quelle opere che sono costate molte anche per rispettare la volontà dei donatari e il desiderio di chi li ha voluti realizzare. Fatto questo si comincia ad intervenire avendo cura che lo spazio liturgico trasmetta una sensibilità spirituale, in modo che chi entra in Chiesa sia orientato naturalmente all'incontro personale con Gesù, all'ascolto della Parola di Dio ed a una agevole partecipazione all'Eucaristia. Definito questo il resto è tutto opinabile e dettato dalla sensibilità di chi ha la responsabilità della Chiesa per il tempo che ne ha la responsabilità.

     Per quanto concerne la Chiesa di San Giuseppe è nata con i criteri liturgici dettati dal Concilio Vaticano II con successivi essenziali e artigianali abbellimenti di riqualificazione durante il ministero di Don Antonio. Ha vissuto una rilettura in chiave assembleare centralista che ne ha pesantemente mortificato gli spazi nel lungo periodo nel quale è stato parroco Don Michele, che ne ha anche abbellito con gusto molto diversificato e non sempre coerente l'ambiente. Adesso è stato riproposto un parziale ripristino dell'impianto strutturale iniziale, una lunga opera di alleggerimento di infrastrutture e barriere architettoniche che la rendevano praticamente difficile da leggere in modo lineare, non è stata trascurata l'importanza di una rivalutazione delle opere artistiche inserite nelle varie fasi. Adesso si attraversa il momento dell'abbellimento per il respiro assembleare, mentre per gli altri livelli (finestre istoriate e vele con i misteri della luce) purtroppo non è possibile intervenire sia per il dispendio economico che ne deriverebbe, ma anche per rispettare i sacrifici che la comunità ha fatto precedentemente. Insomma ci dovrà pensare il prossimo parroco se ne avrà la voglia e la possibilità.

     Io mi limiterò a intervenire a livello dell'azione liturgica invitando i fedeli a non alzare troppo gli occhi. Intanto purtroppo è terminato il tempo a mia disposizione, nel senso che siamo oltre il tempo consentito allo stare svegli, e interrompo qui la mia analisi strutturale della Chiesa che mi è stata affidata. Se ne avrò il tempo riprendo domani nell'esigenza di aiutarvi a capire il lavoro fatto in questo mio primo anno di ministero parrocchiale e quello che si vorrebbe realizzare. Può darsi pure che la cosa possa annoiarvi però vi posso garantire che il mio maggiore impegno e fare in modo che la Chiesa possa godere sempre della gioia e dei sorrisi dei nostri ragazzi e giovani che purtroppo non posso rappresentare pittoricamente sulle pareti, ma che io vedo nitidamente ogniqualvolta vi entro, anche quando la Chiesa è vuota io la vedo piena dei sorrisi dei nostri ragazzi, oltre che per la compagnia di Gesù eucaristico anche per questo sto sempre volentieri in Chiesa, non mi sento mai solo e mi riempie di gioia. 

23 ottobre - Si riprende con più serenità nella certezza che la presenza del Signore dona sempre la capacità di leggere al Sua presenza anche quando le cose sono orientate dal tormento degli uomini, per cui non sempre corrispondono al piano di Dio, ma frequentemente vorrebbero addomesticarlo a propria immagine. Insomma non l'uomo a immagine di Dio ma Dio a

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immagine dell'uomo, a proprio uso e consumo. Totalmente addomesticato ai propri desideri e passioni. Occorre essere sempre vigilanti soprattutto con chi si ritiene al di sopra degli altri, incoraggiare alla umiltà all'ascolto della Parola, alla partecipazione alla vita di comunità sono gli strumenti ordinari, sono alla portata di tutti, che occorre valorizzare per restituirsi alla piena comunione ecclesiale e per vivere il servizio alla comunità. La falsità si accompagna alla vita di ciascuno di noi e va sempre mortificata nel suo voler essere valore dominate nell'esistenza. Gesù incoraggia a essere vigilanti soprattutto verso le nostre passioni che alcune volte vengono lette come necessarie alla nostra gioia.

     Essere sereni, è un dono che ho cominciato a leggere parte integrante della mia vita al Castello, quindi parliamo di circa sedici anni fa. Da allora ritengo sia diventata una delle parole più ordinarie del mio vocabolario omiletico e spirituale. Ma come si fa ad essere sereni? Per molti aspetti è facile, occorre essere totalmente sradicati dalle proprie passioni o desideri. Per altri aspetti è ancor più agevole, basta lasciarsi guidare dalla Parola di Dio e guardare con distacco il giudizio degli altri. Per la mia vita sacerdotale si aggiunge un altro elemento, la piena comunione con il Vescovo e lo sforzo costante di comunione vera con i confratelli. Riesce sempre? Non è necessario, quello che è importante è che sia la dominante della mia vita anche perché molti cercano attraverso di me l'incontro con Dio, proprio perché non hanno serenità. Questo significa anche che non tutti coloro che dicono di cercare Dio, esprimono con coerenza questo anelito, magari vogliono solo un incontro con me e questa non ha grande significato. Bisogna sempre incoraggiare a cercare Lui, altrimenti si generano delle dipendenze senza senso che non portano da nessuna parte e spesso disperdono anche quello che Dio potrebbe raccogliere.

     Certo la società nella quale viviamo non aiuta a crescere sereni, anche per questo è indispensabile vivere come una terapia orientata a far maturare atteggiamenti che non sono connaturali, ma che certamente sono necessari in chi educa e in chi vuole orientare cristianamente la propria esistenza. La sorgente della serenità? Probabilmente è gioia di stare bene con tutti, quando non riesce si comincia a far maturare dei distinguo, genera disaffezione, delusione verso gli altri e distacco anche dagli affetti. Perché non dico come primo valore la preghiera? Semplice, perché deve essere connaturale alla persona che cerca serenità, il cuore deve essere pieno di amore e la vita totalmente orientata a Dio. Ma non basta, anche per questo molti che pure certamente pregano non sono sereni. Anzi alcune volte più pregano più si incattiviscono, si intristiscono. Come può accadere? In realtà non pregano cercano solo di radicalizzare propri convincimenti, propri traguardi e usano l'ambiente chiesa o gli strumenti di vita cristiana per conseguire traguardi che non hanno certamente Dio come meta, ma semplicemente le proprie soddisfazioni.

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     Anche per questo aumentano i veggenti, i maghi, i visionari, i profeti di sventura, i guaritori, i presunti esorcisti che possiamo trovare in tutte le categorie sociali ed ecclesiali. Si presentano tutti come persone di profonda spiritualità, necessariamente percepita dagli stessi più profonda, proprio questo li porta a percepirsi e/o a illudersi di essere diversi ed eletti rispetto agli altri, mentre in realtà sono degli specchi per le allodole, dei venditori di lucciole. Molti sono mestieranti che speculano economicamente sulla creduloneria molto diffusa tra i credenti e non. Altri più semplicemente sono persone profondamente provate dalla vita che si costruiscono nell'illusione di essere altro una nuova stabilità che purtroppo spesso passa attraverso forme di violenza psicologica, esigenza di avere dipendenza dagli altri o di generare dipendenza  sugli altri. Li caratterizza l'esigenza di una profonda angoscia che vivono e che generano attorno a loro, diffondendo sfiducia e paura.

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     Come si vince tutto questo tormentone? Non si deve fare altro che preparare lo zaino, caricarselo sulle spalle e mettersi in cammino. Alcune volte da soli, altre volte in compagnia, fermo restando il principio che quando si cammina si è sempre da soli, anche perché ognuno ha il suo passo. Quando si torna a casa si è pronti a ricominciare anche perché si è lasciato per strade tutte le tossine intossicanti l'organismo e lo spirito. E' quando si sta fermi che crescono le difficoltà. E' come l'acqua dello stagno e l'acqua del ruscello. Ecco, il problema è proprio questo, tante relazioni sono stagnanti, imputridite mentre hanno bisogno di essere purificate dallo scorrere. Sono gli equilibrismi di cui spesso facciamo esperienza nelle nostro esperienze ecclesiali, ai una parola di verità sempre alla ricerca della parola giusta che non scomoda nessuno. Alimentare la crisi nel cuore della persona è indispensabile per dare spazio all'azione di Dio.

     Mi chiedo sempre. Possibile che ai personaggi biblici Dio chiedeva sempre di andare, di scomodarsi e a noi chiede sempre di stare comodi e di essere sedentari? Come è possibile che fratelli e sorelle che ogni giorno leggono e ascoltano con attenzione la Parola di Dio, poi restano totalmente ancorati sempre allo stesso banco, sempre alla stessa devozione, sempre alle spesse persone. Però è così, è più facile convertire un ateo che un credente. Proprio a motivo dei convincimenti che ne guidano il rapporto con il Dio che lui venera e al quale innalza con devozione la sua preghiera quotidiana. E' certamente un Dio che ci costruiamo noi, la Parola certamente  chiede anche a noi come già ad Abramo, a Mosè, a Giona, alla Vergine Santa, a Giovanni il battezzatore e a tanti altri che ci hanno preceduto nell'amicizia con Lui di scuoterci dal torpore assonnante che troppo spesso si accompagna alle nostre giornate.

     Cambiare amicizia fa sempre bene, cambiare ambienti fa sempre bene. Anche perché ti obbliga a scomodarti e cercare energie nuove, ti obbliga a ricominciare, a rimetterti in discussione. Ti fa sentire debole, insomma ti dona pace. Perché solo Dio è la nostra pace, niente e nulla può sostituire la centralità della sua presenza. Tutto il resto imprigiona, toglie spazio al tuo essere libero, ti rende incapace di guardare al bene che Lui ti dona in ogni istante, troppo spesso ti vieta persino di elevare lo sguardo verso il cielo. C'è tanta luce nella nostra vita, non dobbiamo fare altro che aprire gli occhi.

22 ottobre - Troppo stanco per poter aggiungere qualcosa spero vada meglio domani. Comunque l'immagine si commenta da se come anche la sensibilità di chi ha colto il momento magico e unico della preparazione della mensa, anche se qualche momento dopo e caduto tutto per terra, insomma un mezzo disastro. Ma come ci insegna lo scoutismo a tutto c'è rimedio, anche se si è rotta l'Ampollina del vino che risaliva al tempo di Don Antonio e si frantumato il Calice comprato a Taizè negli anni '90, tutto è proceduto in modo gioioso e liturgicamente ineccepibile con tre chierichetti di cui uno anche brevettato. Siamo stati capaci anche di ricavare una croce, in realtà non è stato molto difficile con tutti gli esperti di nodi presenti nel campo. L'altro insegnamento che ne posso ricavare è che o si prepara in Chiesa o al parco fluviale dell'Argentino  tutto deve essere fatto sempre nel silenzio e nella preghiera per amore del Signore.

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21 ottobre - Eravamo nel 1991 alla Route regionale in Sila ... potrebbe essere uno dei tanti titoli possibili per raccontare la mia avventura scout, ma l'ho messa solo per creare una continuità tra il passato e il presente anche perché come sempre il futuro è nelle mani di Dio. Ieri, una delle tante gioie che il Signore mi ha donato di vivere questa Domenica è stata certamente quella di presiedere a una celebrazione con lo Scalea 1, in quel dell'Orsomarso. Dobbiamo dare un significato particolare a questo avvenimento? Certamente no, è solo una gioia in più che il Signore ha voluto donarmi. O almeno penso che sia così, ho cercato nel mio cuore qualche emozione particolare, ma sono stato abbastanza istituzionale, anche se nella celebrazione mi sono lasciato portare dai valori dello scoutismo. Ma procedendo con ordine nel secondo riquadro c'é Mons. Spingola che presiede la celebrazione dell'Eucaristia, è un sacerdote di Verbicaro molto affezionato alla sua terra e a anche a Don Antonio e a Don Michele, ci ha fatto il dono della sua presidenza e della sua presenza di pastore saggio e paziente. Un po' emozionato, è stato salutato da molti verbicaresi che lo conoscevano e lo hanno rivisto volentieri in mezzo a loro.

   

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     La Messa delle undici continua ad essere una vera festa per la presenza dei giovani e dei ragazzi, con i catechisti che certamente non si tirano indietro nell'impegno di animazione delle varie parti della liturgia. Abbiamo gioiosamente salutato Adele che si ritira in attesa del parto, abbiamo apprezzato molto l'opera che Dio sta realizzando nella nostra comunità. Severamente il Signore ci ricorda che chi si umilia sarà esaltato e viceversa, per cui io mi esalto umilmente nell'opera che Lui sta compiendo, onde evitare equivoci e subirne le dovute conseguenze. Poiché fa tutto Lui se la vede Lui, io non faccio altro che gioirne compiaciuto. A seguire subito in cammino verso l'Orsomarso per vivere questa nuova avventura che orienta a una giovanile esuberanza,è solo per dire qualche sciocchezza in realtà mi ha stancato molto, per cui lascio immaginare il prosieguo, così tanto per piangermi addosso come fanno un po' tutti. Ho indossato al stessa stola che avevo ventidue anni fa, l'aveva ricamata mia madre con i simboli scout, per cui rimane quella delle celebrazioni ufficiali. Effettivamente per me è stato tutto molto normale al punto da sembrare anormale.

     Conosco quasi tutti per cui nulla di particolarmente nuovo, Insomma ero a casa mia per cui tutto è scivolato in modo connaturale, le foto all'Argentino, alla natura, ai ragazzi il riposino per terra e via a seguire, tutto ciò che fa di una persona normale un figlio dei boschi. Al rientro una benedizione di 50° da mantenere nel più vivo riserbo per motivi scandalistici, purtroppo no tutto si può esternare per cui ci si deve accontentare. La festosa sosta all'Oratorio con i ragazzi e i giovani che bivaccherebbero volentieri qui davanti tutta la notte. Infine ho vissuto una situazione totalmente innovativa che si è creata attorno a Don Ernest, la gente viene da ogni parte, magari non tutti ne saranno contenti ma lui se la gode beata, e quando lui è contento lo siamo anche tutti noi che lo abbiamo accolto come un vero dono del Signore.

     Oggi, la mattinata è scivolata come quelle giornate classiche di routine burocratiche che ti assorbono ma non ti stancano. Pensi alle tante cose da fare e fai quello che riesci a fare che è molto di meno rispetto a quello che dovresti fare, è un caratteristica che si va normalizzando, anche per questo aumentano le carte sulla mia scrivania. Poiché la burocrazia in Italia si caratterizza per la lentezza non ne faccio certamente un problema. Il pomeriggio è passato senza neanche accorgermene, prima di tutto terapia disintossicante sulla spiaggia poi si parte, a seguire si susseguono: i catechisti dell'Accoglienza con i rallegranti animatori, ne parlo al singolare così mi illudo che ci sia qualche figura maschile. Gli operatori della Carità con i quali abbiamo preparato il materiale per il nuovo anno sociale e descritto le linee programmatiche che orientano i nostri sforzi. I Ministri Straordinari della Comunione e i ministeri Istituiti, per verificare il servizio agli ammalati e inserire qualche atteggiamento nel servizio prezioso che portano avanti con dedizione. Formazione biblica e stasera abbiamo riflettuto sul valore dell'attenzione agli emarginati e ai poveri in riferimento al banchetto escatologico. Infine incontro con i capi della branca Rover/Scolte per programmare i primi passi del nostro servizio educativo all'interno del gruppo Scout. Riesco anche a dirvi Buona Notte e non è poco.

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19 ottobre - Queste sono alcune delle scene che si sono accompagnate a questa giornata ancora una volta molto ricca di emozioni e di esperienze nuove. Si comincia la giornata con il Santo Rosario che come sempre ci incoraggia a conoscere Gesù Cristo in compagnia e con gli occhi della Mamma. Si continua con l'Eucaristia in compagnia di San Paolo che alla comunità di Roma cerca di far capire l'importanza della gratuità della fede per essere partecipi della salvezza che Gesù Cristo ha operato. Momento di ascolto e di confronto con chi porta il peso della sopportazione invece del parroco, restano momenti di relax formativo anche perché so di poter contare su persone estremamente disponibili agli orientamenti educativi anche se qualche difficoltà la vivono anche perché erano abituati a ritmi più da sedentari e questo nomadismo perpetuo non è sempre sostenibile  per tutti. Io sono totalmente d'accordo e cosciente delle difficoltà ma non mi riesce proprio di rallentare il ritmo delle attività, è troppo bello così. Poi inizia il tran tran ordinario che passa attraverso la preparazione della Domenica, avvisi, foglietti, biancheria liturgica.

     Mi accorgo di avere del tempo a disposizione e passo per i fiori, mentre li prepara decido di fare un piccolo pellegrinaggio per le vie della parrocchia, qualche ammalato da visitare, amici da salutare lungo il cammino, insomma per tornare alla meta ho impiegato circa un ora e mezza. E' comunque affettuosa l'accoglienza che mi fa la gente lungo le strade, è proprio un bel camminare. La prima via per evangelizzare passa proprio dall'affetto che si nutre per la gente che si deve incontrare, la nostra gente se si sente amata è capace di darti ogni cosa altrimenti è inutile predicare. E' lo sforzo maggiore che stiamo vivendo in questa fase pastorale, non vivere lamentosi e ripiegati su se stessi ma totalmente protesi alla ricerca degli altri, che poi sono anche tanti, oltre cinquemila. Quanti ne incontriamo? Quanti ne conosciamo? Quanti ne abbiamo cercati? Sono le domande che attendono delle risposte dagli animatori pastorali. Lo so qualcuno fa fatica, ma può anche riposare nessuno deve fare cose che non riesce a sentire parte integrante della propria dedizione a Gesù e alla Comunità. La gente vuole fare esperienza di comunità, per cui la comunità deve imparare ad accogliere la gente con la quale il Signore ci chiede di vivere la festa accanto a Lui.

     Poi mi incammino verso il Santa Caterina dove le Comunità Neo Catecumenali stanno vivendo la convivenza di inizio corso. Come sempre entro con discrezione e mi siedo un po' in disparte, serve solo a non essere continuamente distratti e poi ti permette di osservare e di ascoltare in santa pace. Noto immediatamente che la gran parte appartiene alla categoria anagrafica dei giovani, il che per una esperienza abbastanza pesante e severa non guasta. Si parla dell'importanza del Cammino e dell'impegno della testimonianza per la evangelizzazione del nostro tempo. Tutti temi che io tratto nelle omelia e in questa fase anche con i Catechisti del Cammino di Scalea. Occorre vivere il deserto per arrivare nella Terra Promessa, mentre alcuni ritengono di poterlo fare senza attraversarlo. Giosamente sereno, mi capita spesso quando non sono sollecitato a vivere il ministero che comunque comporta la preoccupazione della preparazione e dell'essere attento alla suscettibilità di chi ti ascolta. In realtà non mi interessa molto, il Signore ci ha resi liberi e almeno questo dono cerco di valorizzarlo senza tentennamenti, ma comunque resta una preoccupazione passiva. In questa esperienza ecclesiale,

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data la mai itineranza ministeriale ho molti fratelli e sorelle, posso dire che è l'unica esperienza dove le due componenti si equivalgono, nelle altre in genere devo parlare al femminile.

 

   

       La mattinata viene completata con il lavoro dei gruppi, e io mi inserisco e lavoro insieme con loro sui temi del mondo di oggi e della nostra esperienza di fede. Pranzo sereno e festoso, saluto un po' di amici, tutti molto affettuosi e gentili. Beve riposo in canonica e ci si prepara al pomeriggio, che purtroppo stento a organizzare perché scorra sereno, qualche problema emerge nella gestione degli spazi oratoriali a motivo dell'esuberanza di qualche frequentatore che si fa fatica a moderare. Mentre la Confermazione parte per la missione per i quartieri della comunità io mi intrattengo con i giovani e completo la preparazione della celebrazione. In questo mio non andare certametne stò perdendo qualcosa di molto buono, ma giovedì non mi lascio

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fregare e andrò anche io, dove? Ancora non lo so ma spero verso il fiume così ci si ferma a pescare. Si ritorna dalle Comunità e si completano i lavori dei gruppi. Arriva il momento fatidico della risonanza in plenaria. Interviene in scena Assunta che nel frattempo era stata delegata a fare da segretaria. Come si vede dalle foto sono quasi tutti i più giovani ad essere scelti. Non è male, anche qualche super esperto di comunicazione magari non è rimasto del tutto contento.

     Si procede per sorteggio insomma sei su diciannove, begli interventi e per alcuni anche molto significativi. Molto innovativo e maturo quello di un quattordicenne, figlio d'arte, che comunque non manca di stupire per la sua sincerità e autorevolezza nel comunicare la sua esperienza di crescita e le difficoltà che incontra con i suoi coetanei. Comunque somiglia certamente alla madre, anche perché il papà è sapientemente taciturno, della quale non faccio il nome per non incorrere nelle maglie della giustizia. Quando tutto sembrava concluso, a motivo del solito prete che, bonariamente, si è lamentato di non aver sorteggiato ancora nessuno, chi esce? Il fatidico numero 18 e la nostra Assunta. Chi è dirà la gran parte di voi, è una cara ragazza, una volta, adesso è un po' cresciuta. La conosco dalla su preadolescenza a motivo degli scout, noi andavamo sempre a convincere la mamma per farla partecipare, io ricordo che ci faceva entrare in una stanza tutta buia, senza finestre. Dopo tanti anni mi ha detto che era quella della nonna, e io che l'ho sempre immaginata in quella, bah, pazienza la prossima volta chiedo prima.

     O almeno io la ricordo così. poi avrà vissuto tantissime altre esperienze GMG a Denver, a Madrid, a Rio, evangelizzazione a Stoccolma e tantissime convivenze, ma per me rimane la giovincella che partecipò al campo di Tavolaro del Principe, quindici giorni abbastanza intensi di campismo magari visitato da qualche animaletto scomodo e fastidioso. E' rimasta, come la ha insegnato al mamma, semplicemente affidata al Signore. Ha fatto un intervento emozionato e leggermente agitato, molto intenso e testimoniale. E' riuscita a non svenire, magari per poco. Poi di corsa al bar per una grappa rigenerante, ma forse è solo un bicchiere d'acqua. Fine della giornata pubblica, saluto tutti cordialmente e in modo ufficiale lascio la Sala Convegni per rientrare in parrocchia.

     Come immaginavo trovo la Comunità Maria in preghiera, un gruppo di esaltati interiormente, questa sera mi sono sembrati particolarmente esuberanti, forse perché hanno ricompattato in ranghi. E' un gruppo di tradizione carismatica in chiava eccelsa, per cui essendo quasi tutti ministerialmente effusi io devo solo ascoltare e cercare di capire. Ma anche vedere, d'altra parte non ne posso fare a meno, un'altra probabile mamma volante che fa inebriare di spirito il suo bebè nel grembo e con questa siamo a due. E' una esperienza molto interessante vedere come, anche durante la maternità inoltrata, ci sono persone che non vogliono trascurare il loro esserci in parrocchia. E' veramente un bel segno e una testimonianza, anche se personalmente se io fossi il marito cercherei di farle ragionare un po' di più. Ma il sapienziale recita una donna saggia chi la può trovare?

     Anche oggi non ho corso il rischio di annoiarmi, lentamente, ringraziando il Signore ho chiuso le luci della Chiesa e mi sono ritirato.

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18 ottobre - Oggi siamo incoraggiati a riflettere  e celebrare la festa di San Luca, l'evangelista della misericordia di Dio e del protagonismo delle donne nella diffusione del regno di Dio. Eppure era un discepolo di Paolo, che, da perfetto giudeo certamente con le donne non ha avuto la mano leggera. Cosa non ha funzionato? Intanto Luca era ellenista, poi ha scritto le sue testimonianze sulla comunità primitiva e sulla sua storia di Gesù senza preconcetti legati all'appartenenza religiosa. Inoltre, è  evidente che a differenza degli altri evangelisti, non se l'è sentita di nascondere le azioni di affetto verso il Maestro e di sostegno verso la comunità dei discepoli, legate all'azione e all'impegno delle donne. Va certamente sottolineato che i destinatari dei suoi scritti erano le comunità di tradizione greca, dove le donne vivevano già una variegata ministerialità, che successivamente, gradualmente è stata mortificata a favore della esclusiva presenza maschile. Insomma Luca ci presenta un mondo che merita di essere conosciuto e compreso nella sua preziosità anche perché è molto vicino alla sensibilità del mondo cristiano contemporaneo. Bellissime e artisticamente elevate nella loro descrizione le tante scene della vita di Gesù, che dal modo di raccontarle  se ne ricava immediatamente delle splendide rappresentazioni sceniche.

     Ma oggi è stato anche un giorno nel quale sono stato incoraggiato a vestire i panni dell'umiltà, anche se non mi piacciono molto, ma di fronte alla realtà occorre maturare la coscienza del limite, e chiedere al Signore il dono del passo giusto per continuare in modo armonico la testimonianza della Sua presenza attraverso l'impegno missionario che il mese di ottobre incoraggia ed esige. Diciamo pure che lo vivo nell'ottica della carità che è il modo più perfetto di corrispondere all'amore di Dio. Formazione biblica serena ancora una volta sulla lettera di San paolo a Timoteo,  dolcificata da una splendida torta alla nutella. Se non altro ci si addolcisce il palato, anche se la prudenza in questo campo non è mai troppa, anche perché ho intravisto un'altra torta salire le scale della canonica, insomma il troppo storpia. Ma non mi è stato dato il tempo di verificare, anche perché è cominciata una no stop che si è interrotta solo alle due di pomeriggio.

     Come proseguire nell'abbellimento artistico dello spazio liturgico, come impostare la Scuola di Formazione teologica, come proseguire nella formazione cristiana, sosta alla Lintiscita da Salvatore per un momento di fraternità, sistemazione delle sale per le attività pomeridiane, accoglienza delle new entry tutte da scoprire, o magari già troppo scoperte, insomma non ci si annoia la parrocchia è dinamica e incoraggia a una lettura sempre innovativa e mai ripetitiva. Positiva la presenza dei vigilantes che rasserenano gli spazi dell'accoglienza e danno pace alla vita della liturgia comunitaria. Insomma si cresce nell'innovazione della disponibilità. Nel frattempo è arrivato il pomeriggio, con la gioiosità chiassosa degli utenti oratoriali. Celebrazione, gruppo liturgico veloce anche perché l'Eucaristia ha preparato quasi tutto, prove di canto senza la Chiara che ogni tanto incoraggia a riflettere e a pregare, con la Adelina che sposta sempre più la data del parto perché non vuole saltare le celebrazioni, con Simona che non decide la data del matrimonio, con Luigi sempre più gioiosamente presente e disponibile ad animare il coro. Insomma momento di relax canoro e di relazioni festose e sorridenti.

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     Unica nota stonata l'assenza di Don Ernest che ci è stato sottratto nel pomeriggio e ancora non ha dato segni di vita, è andato via per una liturgia penitenziale e ritengo che se la stia vedendo proprio brutta anche perché non ne uscirà in tempi brevi, se sopravvive spero di riuscire a intravvederlo domani mattina.  In realtà c'é anche fabiana che è un vero mistero di bontà e di gioia, è proprio così il signore ha benedetto questa parrocchia oltre misura e nel mucchio, poiché è sempre in mezzo benedice anche il parroco. Chiusura di giornata con gli scout ci si prepara ai passaggi in quel di Orsomarso, non dico di più anche perché non saprei come poter comunicare le sensazioni che mi comunica il percepirmi coinvolto in una nuova avventura, dico nuova anche perché come sempre di vecchio non rimane molto e questo è certamente un bene. La quiete dopo la tempesta raccontava uno degli incubi giovanili legati alla letteratura, o la quiete che precede il temporale recitano i giornali contemporanei. Ancora qualche giorno da spendere lo abbiamo per cui cercheremo di capire quel che accadrà anche se non tutti sanno leggere i segni o forse si illudono di saperli leggere, e questo è anche peggio.

     Buttare acqua sul fuoco, non sempre sortisce l'effetto desiderato ma intanto da modo di temporeggiare e di preparare l'eventuale azione di assorbimento. Serve a qualcosa? certamente si, anche perché non tutti guardano al progetto, molti pensano semplicemente alle cose da fare senza alcun collegamento progettuale, per cui interrompere una azione non significa necessariamente bloccare la realizzazione del progetto. Fermo restando che la base di ogni progetto è la vita di preghiera, per cui tanti problemi sono proprio legati all'aridità spirituale. Soprattutto chi ha responsabilità non dovrebbe mai distrarsi dall'impegno spirituale senza il quale stenterà sempre molto a cogliere la bontà di percorrere la via del bene ad ogni costo e correrà sempre il rischio di perdersi su vie non buone. Dai messaggi che ricevo posso segnalare il sereno su tutta la costa il che non è poco, dopo una giornata che in più di un frangente aveva minacciato tempesta in arrivo. 

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17 ottobre - La luna piena accompagna con i suoi bagliori questo tempo di profondo cambiamento.  La luna piena, con i suoi riflessi nel mare trasmette una serenità interiore e una gioiosità veramente da apprezzare, magari non tutti riescono perché non hanno il mare a due passi, ma chi può non dovrebbe perdersi questo spettacolo della natura. Oggi giornata di Ritiro del clero a Cetraro, sembrava essere partita con auspici negativi e invece poi lentamente tutto è andato regolarizzandosi al meglio. Insomma non sempre il mal temo previsto passa a diventare tempesta, alcune volte volge al meglio. Fermo restando che lo spettacolo più bello ancora una volta l'hanno donato i ragazzi dell'Eucaristia con la loro gioia di stare insieme e di vivere con entusiasmo la proposta formativa. Metà in Chiesa per la preparazione della liturgia festiva e gli altri in giro per i quartieri a trasmettere al gioia del Vangelo con la disponibilità missionaria.

     In realtà oggi la prova del nove era rappresentata dai giovani che frequentano l'Oratorio, anche in questo caso tutto molto bene, prima il film (San Filippo Neri prima parte) poi un breve dibattito per aiutare a capire meglio il significato dei nostri sforzi, vissuti proprio attraverso la metodologia oratoriale, per aprire la parrocchia a una comprensione diversa dell'essere Chiesa nel territorio. Sta migliorando molto anche il rapporto educativo con il team giovani. Si chiude nella pace del Signore con l'Adorazione che come sempre concorre a orientare al riposo il senso di una giornata vissuta nel Signore, spesa per il Signore, confortata dalla presenza del Signore. per la gioia di molti, ritengo di poter comunicare che sono dichiarati conclusi i lavori strutturali in Chiesa, anche se ancora rimangono da effettuare alcuni interventi artistici, che però saranno vissuti senza grandi manovre o patemi d'animo,  per cui scivoleranno con i tempi lunghi necessari.

16 ottobre - Dimenticavo di dire che il 15 ottobre per me rimane la data dell'affidamento alla mia guida pastorale della prima parrocchia a Verbicaro, eravamo nel lontano 1982. Non ci ero mai stato, e mi ero sempre chiesto dove portava quella strada che io notavo illuminata dalla marina. Andai da solo, visitai la Chiesa, era praticamente spoglia di ogni cosa, mi stabilii in una casa popolare al Pantano e rimasi lì per quattro anni, li ricordo sempre con grande gioia e nostalgia. Oggi è stata una giornata fresca, tipicamente autunnale anche se ancora non ci siamo, però mi ha fatto godere la montagna più del solito anche perché, quando piove, esprime al meglio i colori dei boschi. Prendo dimestichezza con i numeri è un esercizio difficile per me che ho sempre e solo pensato alle persone, ma ogni ministero contempla anche  un supplemento di grazia, per cui non ho dubbi che sopravviverò anche questa volta. Dalle ore 16,00 alle 21,00 una no stop di incontri vissuti tutti con serenità in un clima  familiare. della serie si prosegue in discesa senza alcun affanno, qualche difficoltà è legata all'esuberanza dei giovani, per cui prima o poi qualche botta in testa cadrà certamente loro dal cielo.

     Una estemporanea è stata la visita del BatMat del Casale, forse mi relazione con eccessiva affettuosità, dovrò imparare a moderarmi. Diciamo che è stato un momento di gioia veramente gratuito e inatteso. Sono quei doni che il Signore riserva per i suoi servi fedeli. In realtà la giornata è stata costellata di incontri gioiosi, come quello della mia famiglia adottiva, con la quale si continua a progettare la gioia del futuro della comunità. In penombra c'era

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anche l'altra, ho avuto modo di coglierne la presenza solo per qualche momento d'altra parte è tutta presa dal suo ruolo di protettrice del pargolo, quello del Bat per cui è inutile tentare di distoglierla da questo impegno. I bambini non sono solo i piccoli, ce ne sono a cinquanta anni, a sessanta e perfino agli ottanta, dopo è più difficile ma se uno si impegna ne trova qualcuno anche a quell'età. Qual'é la loro caratteristica? Semplice, non sanno mai cosa vogliono, il giocattolo che hanno non è mai troppo bello e ne vogliono sempre di nuovi, per cui privilegiano i capricci e non sono mai contenti del dono della grazia di Dio.

     Il lamento di Israele invoca la fine della schiavitù, e da più parti si innalza con veemenza verso il cielo nella speranza di essere ascoltato. Chiede serenità, pace e se questo è possibile la possibilità di poter pregare senza essere schedato tra gli amici o i nemici. Non sempre è facile poter esaudire la bontà di queste invocazioni, ma almeno li si ascolta nella speranza che prima o poi la tempesta passerà e con il bel tempo, si risveglierà la gioia di percorrere come comunità salvata dal Signore la terra benedetta che il Signore ci ha affidato da coltivare. Forse la trascuriamo troppo favorendo una sorta di narcisismo incapace di sacrificio e di disponibilità alla sofferenza e all'obbedienza, che è la prima e più importante virtù che Gesù stesso ha sperimentato e insegnato con il Suo esempio di dedizione alla volontà del Padre.

     Intanto ci godiamo la semplicità della gioia condivisa con i ragazzi e i giovani che si intrattengono negli ambienti parrocchiali. Si guarda alla loro vita sorridente e si cerca di imparare, anche se non sempre è facile tenendo conto le difficoltà che ci vengono presentate e che chiedono la nostra attenzione. Un mondo nuovo va spalancandosi davanti a noi ed è quello dei carcerati o ex, delle loro famiglie che siamo chiamati ad amare e ad accogliere, e soprattutto a pregare per loro, perché nella loro condizione trovino pace nel Signore. Intanto cerchiamo di rendere vivibile nella gioia condivisa la vita di chi soffre senza averne alcuna colpa e che tante volte viene gratuitamente criminalizzato, è una società strana la nostra, troppo spesso si disprezza l'altro semplicemente per esaltare se stessi.

     E' comunque una bella serata, la luna splende nel cielo e crea una scia di luce nelle acque del mare. Guardare al cielo dona sempre serenità e gioia. Anche nelle difficoltà della vita ciò che conta è avere la certezza che nulla è definitivamente disperazione. Con il salmista sento la capacità, che solo il Signore dona di guardare con fiducia anche al buio avendo la certezza che anche le tenebre in compagnia del Signore trasmettono una raggiante luminosità. E'proprio così, quello che conta è non stancarsi dal Signore, con la Sua presenza tutto diventa sereno e anche le situazioni più difficili, che in questo periodo non si accompagnano alla mia vita, possono essere colte nella loro frammentarietà e pochezza. I giovani di Scalea ci chiedono di abbassare il Tabor, la salita sembra difficile anche per loro che sono i più impegnati. Penso che ascolteremo le loro invocazioni e ci incammineremo percorrendo con loro  il deserto, così non correremo il rischio di non riuscire a salire. Bisognerà vedere come sapranno reagire alla sete, alla mancanza di cibo ma forse questa è una storia che abbiamo già vissuto in altre epoche storiche. 

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15 ottobre - Una giornata incredibile. ma poi a pensarci bene che cosa c'é stato di incredibile. Prima di tutto è la memoria di Santa Teresa d'Avila, una Santa veramente incredibile prototipo di ciò che le donne riesco ad essere quando le si lascia lo spazio di essere se stesse, forse anche per questo molti uomini hanno paura delle proprie mogli. Troppo forti per potersi ridurre ai ruoli tradizionali di angelo del focolare che per lo più, ai nostri giorni, nella gran parte delle case non c'é. Questa grande riformatrice del cinquecento spagnolo ci insegna a non avere paura di niente e di perseguire la via della perfezione senza nessuna difficoltà, avendo a cuore solo la certezza che Dio si accompagna alla nostra volontà di perfezione. La potenzialità che lei è stata capace di esprimere ha suscitato molte perplessità in più Direttori Spirituali, ma ha saputo continuare fino alla riformulazione totale della via di perfezione per come il Signore le suscitava interiormente.

     Poi a seguire ascolto di fedeli di Santa Domenica, pubblicazioni di matrimonio di sicura riuscita anche perché di Verbicaro, sopralluogo alla finitura dei lavori in Chiesa e via verso San Marco Argentano. Viaggio sereno anche se accompagnato dai tanti fermenti di immaturità che si accompagnano alla volontà di illudersi di essere dimenticando l'importanza dell'appartenere, ma il nostro è un tempo strano, per cui è importante coglierlo anche nella sua fragilità che genera atteggiamenti di irresponsabilità anche in chi dovrebbe essere guida per gli altri. Non dobbiamo mai stupirci della non maturità. Certamente è opportuno incoraggiare all'assunzione di responsabilità anche coloro ai quali piacerebbe perpetuare l'irresponsabilità  dell'infanzia anche in età adulta. Ma su questo si cammina all'unisono anche se in effetti non è facile prevedere gli effetti che ne deriveranno. Certo non è facile svegliarsi con una luna nuova, soprattutto per chi è abituato a dormire sonni tranquilli da tempo. La missione è per tutti, a cominciare da chi intende affidare al propria vita al Signore.

     Ho attraversato la Montagna di Fagnano in perfetto silenzio e aprendo i finestrini della macchina, anche per ascoltarne l'aria. E' un po' di tempo che mi piace salire in silenzio verso il centro diocesi, lo vivo come un momento di ascesi, o forse più semplicemente è un momento di riflessione sulle cose da fare e anche sull'importanza di cambiare mentalità. Durante il tragitto smetto di essere Parroco e inizio ad essere il Vicario. Non sempre mi riesce ma mi sto allenando. Anche oggi sempre con il Codice di Diritto Canonico sempre davanti agli occhi. ricordo le lezioni del pio professore Mons. Facciolo, uno dei tanti probabili Vescovi, che adesso è in pensione, non trascurate mai di leggere il codice è la stabilità della Chiesa. Ritengo che sia stato uno dei libri meno letti nel mio ministero sacerdotale e adesso lo devo sempre consultare, anche per non sbagliare canone di applicazione in riferimento alle norme che la Diocesi emana. Occorre una maggiore maturità, ma non è sempre facile coglierla in coloro che sono stati abituati ad avere molto senza corrispondere quasi in nulla.

     Ogni tanto mia figlia, l'ultima della serie, mi richiama agli impegni di padre responsabile, al quale anche io stento a corrispondere, però questi frequenti richiami mi fanno veramente bene, anche perché aiutano a cogliere la mia infedeltà agli impegni educativi assunti. Ma quanti figli ho generato? Veramente tanti. Molti non li conosco nemmeno. Meno male che ci sono loro a

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ricordarmi che sono il loro papà, o che più semplicemente li ho illusi di avere un padre sul quale avrebbero potuto contare. Mi vogliono comunque bene, ogni tanto mi chiamano, altre volte ci si incontra alle città universitarie dove vivono questa fase della loro crescita, anche dopo anni non cambia nulla è come se non ci si fosse mai allontanati. Qualcuno penso di averlo anche sposato, e cerco di capire se il matrimonio funziona, ma generalmente sono molto ermetici. Non mi dicono nulla, per adesso nessuno dei miei figli si è separato e sono circa una ventina, vedremo in seguito come andrà a finire, ma intanto ci si gode la gioia dei matrimoni, le nuove nascite, si gioca con i nipotini.

     Nel pomeriggio un susseguirsi unico di incontri, di volti, di sorrisi, di parole, di testimonianze, di riunioni, di programmazione, persino si è dato margine al dolore, ma poi si è ripreso con i giovani, con i bambini, perfino la nipotina Chiara, ormai è l'unica che posso sentire tale, anche perché gli altri sono tutti cresciuti. Infine ma non alla fine la nuova opera che darà il tono di uniformità a tutta la Chiesa, non vi dico nulla altrimenti dov'é la sorpresa e gli oh oh conseguenziali? Che cosa è successo? L'ho detto all'inizio una giornata incredibile e se ve lo dico io ci dovete proprio credere. Il Signore ha benedetto oltre misura questa fase della mia disponibilità  alla Sua volontà, anche se devo sempre stare attento alle possibili cadute, ma poiché cerco di non allontanarmi troppo da Lui penso di non avere molto da temere.

14 ottobre - Che sensazione strana si accompagna alcune volte alla vita, come un sentirsi sgonfiati dalla idealità per inseguire semplicemente il fare ordinario. Come un appiattimento che stenta ad elevarsi e che ti costringe a cercarti altrove rispetto a ove pensavi di poter essere. Così questa mattina ho cercato di tirare le fila, ma non riuscivo a ritrovarmi. Allora sono andato a trovare i miei per cercare di capire cosa stesse per accadere, e loro mi hanno consigliato di riposare di più. Io ubbidiente sono rientrato, dopo aver fatto visita a Don Michele e a Don Orazio, loro mi hanno ricordato che il parroco deve dare la vita per il gregge. Comunque ho cercato di riposare un po' di più anche per essere in forma nel pomeriggio per l'incontro con le istituzioni e i bambini e i ragazzi del catechismo con le loro famiglie. Poi sostanzialmente più niente, dovrei parlarvi della Lettera ai Romani che ci sta accompagnando in questi giorni e che certamente ha coinvolto emotivamente San Paolo, magari lo farà domani. Ogni tanto si intravvede qualche faccia affettuosa, ma è bene non approfittarne, che dona affetto generalmente ne vuole molto di più, per cui è bene defilarsi e lasciarli soli con Gesù, Lui riesce certamente meglio e con meno problemi a consolare gli sfiduciati.

     Mattinata tutto sommata trascorsa nel fare delle cose che comunque non impegnavano eccessivamente la mente, conseguentemente più impegnativa anche perché mi sto disabituando a operare ai livelli ordinari. Anche per me diventa più facile volare su marte che restare per terra, sono i limiti di chi cerca sempre di liberarsi dall'involucro di creta che cerca di imprigionare i pensieri. Nel pomeriggio il momento tanto atteso, come sempre con i bambini che trasmettevano gioia, i genitori leggermente preoccupati, la gran parte che ha continuato nei propri impegni ordinari senza preoccuparsi troppo delle attenzioni che i parroci chiedevano. Nell'insieme non è andato male, anche se la preparazione era precaria e approssimativa. Ma forse è questo che sappiamo organizzare e bisogna anche accontentarsi. Molto positivi invece gli interventi,

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tutti e tre orientati a ridare fiducia alla città, espressi con un linguaggio facilmente recepibile anche da parte dei bambini e dalle famiglie.

     Dicevo già ieri che non tutti si rendono conto della gravità della situazione che si è determinata e ne ho fatto esperienza io stesso anche se non posso comunicare i dettagli. Però effettivamente non è facile capire l'effetto di quanto accaduto sulla vita delle famiglie degli interessati e sulla vita della città. Di certo non è opportuno abbassare la guardia anche perché il problema certamente e lungi dall'essere risolto o forse può anche, semplicemente, averlo reso più complicato. L'equilibrio della vita sociale non è facile da mantenere e l'educazione alla legalità non è certamente una disciplina che ha molta fortuna ai nostri giorni. Si riprende con la speranza di poter continuare meglio rispetto a come si è cominciato, si ritorna in parrocchia e qualcosa è già leggermente cambiato in seguito agli ultimi accorgimenti. In serata l'incontro di formazione biblica durante il quale abbiamo colto l'incoraggiamento di Gesù che invitata a non fare della presunzione e di essere più attenti ai lontani.

     Poi un fuori programma, a serata inoltrata si cono presentati alcuni battezzati del castello con i quali ho cercato di cogliere il senso del dono della comunione  e l'importanza di sentirsi Chiesa di Gesù Cristo che cerca la comunione nella comunità. Al di la delle tante parole espresso i pensieri mi hanno restituito qualche sprazzo di vita degli anni d'oro vissuti all'ombra dei Carafa, nulla di particolarmente problematico anche perché semplicemente si tratta di tutelare il bene della comunità ed orientare e scelte alla possibilità che questo bene non sia distrutto o disperso. Ci si trova in difficoltà quando la comunione è frammentata e quando non c'è la disponibilità a coglierla come una situazione di peccato. Come sempre si cerca di incoraggiare all'equilibrio spirituale, anche se alcune volte di spirituale rimane veramente poco all'interno del cuore dell'uomo. ma l'uomo di Dio deve sempre orientare alla pace le scelte della propria vita e anche quella degli altri che ricorrono a lui.

13 ottobre - Cosa si può dire di una giornata particolarmente intensa, che è stata bellissima, che sono contento di essere sopravvissuto, che ho incontrato tanta gente simpatica, che c'era molta altra gente che forse non ho fatto neanche in tempo a salutare. Insomma è stato tutto un pieno di persone, una Domenica che ha corrisposto pienamente alla sua vocazione di essere il giorno della comunità. Come dovevasi dimostrare quando i ragazzi sono coinvolti partecipano, quando devono solo stare ci lasciano stare, ed è anche normale. Ma il problema rimane ed è come poter coinvolgere tanti ragazzi contemporaneamente. La domanda non è male, ma la risposta è praticamente inesistente. Insomma impresa veramente difficile da realizzare. Allora sarebbe opportuno non insistere troppo sul farli partecipare stabilmente visto che non si riesce ad animarne la presenza. Intanto ci siamo goduti la mattinata di sorrisi semplici e spontanei, avrei voluto donarvene una immagine ma fino ad ora l'operatrice non ha trovato il tempo di mandarmene una copia per cui, si rinvia alla prossima occasione.

     E' vero non c'è nulla di meglio dell'Accoglienza, è anche il gruppo che coinvolge maggiormente i genitori anche perché certamente da soli non possono venire. Siamo ancora leggermente rigidi nell'articolazione della proposta formativa, soprattutto quando si tratta di variare sul tema, ma il colpo

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d'occhio vi posso garantire che era veramente spettacolare. Come sempre breve intermezzo con la caritas per la pausa caffè, e lungo intrattenimento presso il Santa Caterina per la Convivenza. Cambia totalmente la scena, evito di aggiungere delucidazioni ma per non è stato facile trovare qualche sorriso. D'altra parte quando si è con gli adulti prevale il dramma dei problemi e non è facile trasmettere una gioia che magari non é dentro di sé, però essendo una celebrazione dell'Eucaristia. Forse ci prende eccessivamente sul serio. Va bene, vedremo alla prossima. Nel pomeriggio ancora un'altra assemblea ancora la Chiesa piena, ma questa volta da persone più coscienti, i Catechisti della Forania, magari troppo compassate e comprese nel loro ruolo. Non te ne va bene una? Ma no che va tutto bene, semplicemente come vi ho detto altre volte, la Chiesa è bella perché è varia.

     C'é stata una grande attenzione e una buona partecipazione,  forse si parla troppo della Luna, con alcune puntate su Marte, mentre facciamo fatica a camminare sulla Terra. Tutto qui, ritengo sia più opportuno leggere le difficoltà nelle quali ci si barcamena, ma forse si vive il timore di sguazzare nel pantano della realtà. O forse non è sempre facile organizzare una forma di protagonismo partecipativo. Magari ci si appiattisce sul già visto, semplicemente perché come capita per tutti, manca il tempo di organizzare tutto meglio e si finisce con il proporre per come si riesce. Che cosa rimane? E' qualcosa rimane  diceva il De Gregori nazionale, poi come sempre ciascuno raccoglie e conserva quello che gli sta più a cuore, visto che tutto è stato preparato con il cuore. Però rimangono formule propositive che rischiano di generare appiattimento e abitudinarietà, sarebbe necessario più calore e segni di affettuosità, ma poi bisogna vedere come sarebbero interpretati dagli astanti.

     Forse anche per questo ci si mantiene su formule espositive che non suscitano disorientamento e non lasciano spazio a interpretazioni malevoli. Poi ho completato la giornata con una bella celebrazione del Santo Rosario. Voi direte e dove sta la grande novità, ebbe vi posso garantire che l'ho vissuto proprio come una grande novità, forse è dipeso dal fatto che oggi si è celebrata a Roma la Giornata Mariana, però mi ha dato una carica di grande serenità interiore e anche un po' di forza in più. Il che mi ha permesso ci vivere l'Eucaristia con grande stanchezza, ma anche con la necessaria serenità interiore. Intanto tornano i migranti, diciamolo pure stiamo imbarcando un po' di gente eterogenea, forse troppo eterogenea e anche troppo disponibile. Ma Don Cono voi vi lamentate sempre che non trovate persone disponibili, ma vi garantisco che questi sono veramente eccessivamente disponibili. Quando si stabilizzano delle abitudini non è facile scuotere o orientare in modo nuovo il proprio modo di agire o di pensare.

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     Ci si prepara a un altro grande ballo di emozioni, non si riesce a capire quale livello di coinvolgimento si riuscirà a raggiungere, ma poiché noi non siamo educati a questo modo di procedere, si farà molta fatica a sposarne il metodo. Intanto Chiara ha trovato il tempo di inviarmi la foto e ve la trasmetto nel momento culminante dell'assalto all'Altare al momento del padre Nostro. L'altra è una mia estemporanea con Alessia, chi è? Farei fatica a parlarvene, quello che so è abita all'Impresa ed è della Confermazione. Per il resto è semplicemente una delle tante anime belle che il Signore pone sul mio cammino, e io devo essere attento a non deludere e a non trascurare, almeno per il tempo ci viene donato da condividere.

     Attorno alla parrocchia c'è un vasto sottobosco sociale, che esprime in modo più o meno tacito tante esigenze e marginalità, non sempre e a tutte si riesce a venire incontro, ma per quanto è possibile, ci stiamo sforzando di non alimentare troppo la disperazione che purtroppo è molto diffusa. la povertà va aumentando gradualmente e ci sono anche persone che si illudono, ma forse non hanno grande alternativa, su un cambiamento in tempi brevi, il che

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significa solo prepararsi ad affrontare sempre nuove povertà. Anche la disponibilità economica a sostenere l'azione della parrocchia non è eccessiva, ma il bilancio si mantiene sostanzialmente basso o almeno certamente al di sotto di quelle che sono le esigenze vive della comunità. Anche in questo caso sappiamo bene che nessuno può dare ciò che non ha, per cui si deve solo accettare la possibilità di ridurre il tenore di vita e i servizi della comunità.

     Domani sarà caratterizzata dall'incontro dei ragazzi con le Istituzioni politiche, militari e religiose, non so come andrà, ma non è molto importante. Quello che conta è il voler dare un segno di attenzione per ciò che è accaduto alla città, per la situazione che ne è derivata e anche per cogliere l'importanza di sostenere le istituzioni che si trovano ad operare in questa fase molto tumultuosa della vita della città.  In realtà, ritengo che molti si sforzano di chiudere velocemente questo capitolo, come se non appartenesse più alle preoccupazioni dell'oggi, ma sarebbe molto sbagliato assecondare questo atteggiamento, servirebbe solo a generare l'illusione che il problema è risolto. Mentre sappiamo bene che è molto radicato in profondità nel cuore della persona. In realtà ci sono anche persone che non si rendono assolutamente conto di ciò che è accaduto e vivono come se la situazione non esigesse un supplemento di disponibilità per costruire una vivibilità più partecipata e trasparente.

     Insomma, come sempre, la vita sociale è molto variegata e comunque esige da parte della Chiesa una disponibilità a condividere le preoccupazioni di chi è stato mandato a governarci, e a incoraggiare, con la nostra presenza, la fiducia nei cittadini di Scalea che certamente non vuole caratterizzarsi, per come purtroppo è stata da più parti presentata,  con la collateralità del malaffare e del crimine.  Chiudo con una nota di speranza che nasce scorrendo il filmato su FB della processione di San Daniele di Belvedere, tanta gente che si mette in cammino seguendo l'immagine di questo Santo martire, apre alla comprensione della vita come sequela e disponibilità a Cristo. Al di la dei tanti fenomeni di fragilità e di debolezza soprattutto, in riferimento al rapporto e all'uso del denaro, è importante vedere che la gente riesce ancora a comprendersi nella disponibilità a porre davanti a se Gesù Cristo. Già questo potrebbe bastare, se poi il cammino non resta solo esteriore ma tocca anche la sfera interiore, le cose non possono che prendere una piega ancora più positiva. 

11 ottobre - Una notte contrassegnata da frequenti temporali ha donato di poter riposare intensamente al punto da sognare, nulla di particolare ricordo la visita a una parrocchia e la gioia di salutare la comunità che mi ospitava, insomma cose da preti. Ma come avete fatto a sapere che ha piovuto se sognavate? La domanda sorge spontanea, ma la risposta è particolarmente facile, me lo ha detto una persona che a motivo della lontananza dei figli soffre di insonnia. Oggi ci ha accompagnato Gioele questo profeta escatologico che incoraggia alla confidenza in Dio e all'attesa dell'imminente intervento di Dio nella storia, un altro aspetto che lo caratterizza è la capacità che viene data a tutti di poter annunciare il Regno, poiché a tutti viene donato lo Spirito di profezia. E' un po' sconfortato per la situazione che viveva il popolo di Dio ma non si scoraggia. Gesù ci ha chiesto di essere vigilanti perché il male è sempre

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vicino alla nostra vita ed è pronto ad approfittare di ogni distrazione o superficialità.

      

  

      Il resto della giornata è scivolata all'insegna degli impegni pastorali e della disponibilità al dialogo. Non va neanche trascurato l'incontro di formazione biblica che ci ha incoraggiato a cogliere l'importanza della riconoscenza, che però non sempre viene manifestata. Abbiamo anche cercato di riflettere sulla situazione del popolo di Israele in riferimento alla composizione del libro sacro. E' sempre un terreno paludoso, ma non è male incamminarvisi con serenità,

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d'altra parte anche Mosè per ricondurre Israele alla terra dei Padri percorse il Mare dei Giunchi, luogo di paludi e difficile da affrontare per chi non lo conosceva. Quando si sceglie di entrare più o meno seriamente nel testo sacro occorre anche avere il tempo e la volontà di affezionarvisi, altrimenti è meglio utilizzarlo come fanno molti in modo magico o, più semplicemente ancora, fatalistico. La rivelazione esprime l'amore con il quale Dio si relazione a ciascuno di noi ma chiede anche di cogliere nel modo di esprimere tutti i valori umani che vi sono sottesi e che alcune volte appesantiscono il cammino di libertà che il Signore ci chiede di percorrere accompagnati dalla Sua presenza.

     Ma Don Cono esiste una Chiesa perfetta? La Chiesa è perfetta in quanto Corpo mistico di Cristo, ma nella sua espressione terrena denota anche tutte le fragilità e le diversità che caratterizzano ogni consesso umano. Per cui anche se visitati e sostenuti dalla Grazia di Dio, comunque si stenta sempre a corrispondere alla perfezione, verso la quale comunque occorre tendere instancabilmente. Questa era la situazione anche della comunità apostolica anche se ogni tanto Luca si sforza di far emergere la idealità che doveva caratterizzare la Chiesa di ogni tempo, da bravo storico quale era, non ha mai trascurato di metterne in risalto le diversità e frequentemente, pur nella tensione a smorzare i toni della polemica, anche le conflittualità e contrapposizioni. Anche oggi è necessariamente così, anche perché pur tendendo tutti alla realizzazione del Regno nel quale il Signore ci ha posti, è evidente che ciascuno lo fa con le attenzioni e i carismi che gratuitamente lo Spirito dona, ma che necessariamente sono diversi l'uno dell'altro. Anche per questo una parrocchia è diversa dall'altra, all'interno della parrocchia un gruppo è diverso da un altro, e perfino nella famiglia il marito opera in modo diverso rispetto alla moglie e via a seguire anche con i figli il discorso non cambia.

     Il pomeriggio è stato totalmente assorbito dal completamento dei mosaici del tabernacolo, è stata una operazione prolungata e molto complessa che ha avuto anche momenti di stanchezza eccessiva, ma che certamente da oggi in poi contribuirà a dare alla nostra chiesa parrocchiale un calore e un incoraggiamento a penetrare nel mistero di Dio. L'opera nella sua complessità si ispira al libro dell'Apocalisse e orienta l'attenzione alla contemplazione di Dio. Gli essere con sembianza umana e animale che poi saranno attribuiti nella simbologia ai quattro evangelisti, i serafini osannanti e custodi dell'assolutezza di Dio, tutto concorre ah creare una esigenza di attenzione. Esige attenzione anche la lettura delle frasi di cui sono depositari gli angeli e gli essere viventi, ma parlando di Dio necessariamente occorre una maggiore concentrazione per coglierne il senso più autentico. Il lavoro non è ancora completato nelle sue finiture, ma trasmette in pienezza il messaggio che vuole comunicare a coloro che si pongono di fronte al Tabernacolo in atteggiamento di ricerca e di preghiera.

     Intanto continua il mese missionario e si cerca di tutti modi di coinvolgere ed entusiasmare su questo tema i ragazzi. L'importanza della liturgia della festa, la Catechesi nei quartieri, visita agli ammalati, conoscenza delle attività caritas, la preghiera e il canto. Il problema è sempre quello di far capire che la missione è di tutti e non solo di coloro che sono chiamati dal Signore. Ammettiamolo anche per i catechisti alcuni modi di vivere questo mese

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diventano necessariamente innovativa anche perché generalmente si preferisce continuare a stabilizzare la partecipazione, facendo la scuola di catechismo anche se nella proposta formativa viene sollecitata la dinamica dell'innovazione metodologica e anche il Santo padre chiede di essere creativi nella trasmissione della fede. Non male, a lamentarsi si pecca, per cui non posso che ringraziare Dio per tutto quello che mi sta donando di sperimentare. Chiusura della giornata in compagnia del coso, per la prova dei canti di Domenica,è un vero momento di relax vissuto in modo sereno e gioioso, anche i componenti sono orientati a trasmettere una gioia vera e tante gioia di stare insieme, insomma è un momento di condivisione che a chiusura di una giornata non può che fare tanto bene.  

     Abbiamo avuto anche la fortuna di intruppare un po' di energie fresche anche per supplire ai naviganti, ma che fine avranno fatto in questa loro voglia di portare il Vangelo dappertutto alcune volte il troppo entusiasmo genera l'enfasi dell'andare sempre oltre e di non voler tornare. Ma perfino San Paolo tornava ad Antiochia dopo aver percorso mezzo Impero Romano tra mille peripezie, per cui prima o poi certamente riappariranno. Saranno stanchi morti, perché non è facile vivere lontani dalla comunità, dalla casa ma soddisfatti di tutto bene di cui hanno fatto esperienza. Ne avranno di cose da raccontare, in realtà sono leggermente riservati per cui la comunicazione non è garantita, ma qualcosa dovranno pure dirci. Nel frattempo guardiamo serafici al mare calmo che garantisce una navigazione tranquilla. Percorrere il mare, è una esperienza che non ho mai vissuto, in realtà non ne avverto neanche l'esigenza ma deve essere veramente bello, forse è una cosa per innamorati per cui farei fatica a coglierne pienamente il valore. Anche questo esprime il limite del comprendere i doni di Dio e l'importanza di non stancarsi mai di imparare cose nuove.

10 ottobre - Festa liturgica di Frate Daniele (Fasanella) martire di Cristo in Marocco in quel di Ceuta. E' una figura tipo del primo movimento francescano, molti volevano andare tra i mori per anelito di martirio a motivo della fede, appartiene a questa fase anche Sant'Antonio di Padova che però non poté, per varie traversie, fare l'esperienza della totale donazione di sé. Sembra che il Cognome sia una aggiunta successiva in onore di una famosa famiglia di Morano Calabro. Come sempre grande festa di popolo e di mercato, binomio inscindibile, provò a forzare contro un fraticello delle nostre parti che anelava al martirio  e per poco ci riusciva. Poi fu subitamente smentito e adesso tutto procede in serenità nella pace dei santi. Ho iniziato così perché ancora una volta mi è viene da riflettere sul dono della Vocazione, d'altra parte il mese missionario questa settimana ci chiede di comprendere meglio il senso della nostra donazione al Signore. E' evidente che ogni vocazione è un dono del Signore, da incarnare per rendere presente il Signore nel dono che Lui vuole essere attraverso di noi. Nonostante i nostri errori, fermo restando che se Lui vuole si può manifestare in mille modi diversi, ordinariamente per vivere l'incontro con Lui il Signore chiede a noi di renderlo presente.

     Ogni religione ha questa finalità, aiutare il credente a vivere l'incontro con Dio, e per fare questo anche altre religioni hanno le loro istituzioni religiose, per cui quando si corrisponde alla vocazione ci si inserisce in una dinamica di servizio all'amore di Dio che deve sempre avere un sapore universale. Questa coscienza non ha nulla a che vedere con il sincretismo religioso, ma deve

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educare a comprendersi nella complessità delle manifestazioni del sacro che si accompagnano alla nostra società e che spesso generano, quando sono vissute e proposte senza discernimento, il disorientamento tra i fedeli. Per cui la persona che si sente chiamata è una persona di preghiera, che si affida totalmente al Signore e, scomodando nuovamente San Daniele, non deve avere paura di offrire totalmente se stesso per Lui. Deve anche essere una persona di cultura e non per far capire agli altri che sono degli ignoranti, come accade quando il predicatore di turno sfoggia frasi in latino o in greco che poi sapientemente traduce per i poveri diavoli che altrimenti non potrebbero capire, ma perché non lo dice in italiano invece di tradurre non l'ho mai capito.

     Ma deve attrezzarsi di conoscenza per poter confrontarsi senza ansie  e remore con gli altri, mai per gusto di fare accademia ma sempre per cercare di comprendere meglio il significato della propria chiamata che lo si coglie sempre meglio proprio nella disponibilità a mettersi sempre in discussione nei propri convincimenti. Tra i tanti valori aggiunti deve anche imparare ad amare profondamente la comunità che gli viene affidata per il tempo in cui ne ha la responsabilità, come anche deve essere capace di  distaccarsene quando gli vien chiesto di servire altri. Senza portarsi dietro questo o quello che senza di lui non saprebbero che fare, sono infantilismi affettivi che non depongono bene sulla maturità di ambedue i referenti. Anche in questo caso non mi riferisco a questi o a quelli, visto che qualcuno si diverte ad interpretare il pensiero che neanche io riesco a definire. Certamente l'amore verso comunità nasce dall'amore con cui Dio ci ama per cui non ci appartiene ma ci attraversa. Lo so non sempre si riesce a vivere con questo distacco, e neanche è esigito, però chi vive la missione con maturità sa di avere sempre il bagaglio pronto ad andare oltre.

     Capita che alcune volte si perda di vista l'aspetto missionario e la persona chiamata, questo accade nella maggior parte dei casi,  non si allontana mai dalla propria casa, dal proprio lavoro, dalle proprie abitudini e magari per coprire queste sue dipendenze mette maggiormente in risalto le negatività degli altri, e a giustificazione del proprio non andare eleva innumerevoli motivazioni che forse nella dinamica missionaria non dovrebbero sussistere neanche nel pensiero. Gesù fin dalle origini ci ha tenuto a ricordare ai suoi seguaci che il Figlio dell'Uomo non ha un sasso dove poggiare il capo. Ma tante affermazioni dei Vangeli sembra che non sortiscano l'effetto desiderato, per cui la gran parte dei battezzati non pensa minimamente a vivere la missione però parla di questo e di quello che se la vivesse quotidianamente. Molti l'applicano all'impegno, non facile, di portare avanti la propria vita familiare, ma siamo proprio sicuri che Gesù intendesse questo?

     A maggior ragione questi stessi principi si devono applicare alle persone consacrate che devono essere educate in una piena libertà di coscienza a vivere nella totale obbedienza a Dio e nella totale obbedienza al proprio Vescovo. L'obbedienza a Dio è espressione della comprensione che ciò che viviamo non ci appartiene ma ci è stato affidato, l'obbedienza la Vescovo esprime la comprensione della propria vocazione non come un battitore libero ma nella coscienza di servire come Chiesa il Regno di Dio e che nella Chiesa siamo chiamati a vivere la comunione. La fedeltà al Vescovo è la misura della nostra disponibilità a costruire la comunione ecclesiale. Ma quando si avverte

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una discrepanza tra la volontà di Dio e la volontà del Vescovo? Quando non vi è una chiara contrapposizione al comandamento dell'amore, semplicemente bisogna seguire quanto è chiesto da Vescovo. Anche perché la comprensione della volontà di Dio non si può ridurre alla comprensione che ne posso avere io, può essere maturata in una cattiva coscienza, ma deve essere supportata da quanto il Signore ha affidato al Vescovo per il bene di tutta la comunità diocesana, della quale io sono pienamente parte.

     Normalmente si riesce ad esprimere questa testimonianza? Personalmente sono convinto che non sempre si vive questa disponibilità, magari non sempre in cattiva coscienza, però non è facile cogliere una piena disponibilità all'obbedienza anche in materia semplicemente disciplinare. Troppo spesso ci si adagia, ci si mette comodi, per cui la via della Croce si perde di vista e diventa semplicemente una azione liturgica di pietà popolare. E spesso la si vive, liturgicamente, con grande enfasi e partecipazione di popolo, ma quando ci viene chiesto di vivere l'abbandono delle nostre convinzioni non sempre siamo capaci di rimettersi in discussione. Alcune volte ci si arrocca, come se si fosse chiesa da soli e non nella comunione con il proprio Vescovo. Troppo spesso tutto questo dipende da una mancanza di formazione ecclesiologica e questo aspetto riguarda tutti i battezzati, ma altre volte è semplicemente un narcisismo pastorale, della serie meglio di me non c'é nessuno. La scimitarra sulla testa ricorda a tutti noi che la disponibilità alla croce di Cristo passa anche attraverso la mortificazione  a noi stessi per una maggiore luminosità della Croce. Facile, difficile, dipende da come si prega e da quanto si prega.     

9 ottobre - La Chiesa continua ad essere un mistero dell'amore di Dio, anche se non sempre riesce a mantenere una linearità nel suo modo di manifestarlo. Stiamo vivendo una fase sostanzialmente nuova del modo di essere Chiesa, è la novità è contrassegnata proprio dal modo in cui il Santo Padre vive il ministero petrino, che per molti aspetti diventa modello di riferimento per ogni responsabilità all'interno della Chiesa. Il modello è quello della kènosi, che in se non è innovativo visto che Gesù stesso lo ha sposato pienamente nel venire a stare in mezzo a noi. Però diventa nuovo nella volontà di ostentarlo come il modo esclusivo per rendere presente il servizio alla Carità che Gesù ha affidato alla Chiesa. Il che significa che essere presenza di Gesù Cristo esige l'umiliazione di non vivere la dignità che il ruolo esigerebbe, è accaduto anche a Gesù di essere criticato perché un rabbi non si sarebbe comportato come Lui si comportava e non avrebbe frequentato la gente che Lui frequentava, ma Lui continuò per come riteneva. Il finale lo conosciamo tutti per cui non è necessario sottolineare la gravità di sposare atteggiamenti innovativi. Poi però abbiamo imparato che c'é un finale terreno, che sostanzialmente non piace troppo anche se ci parla di amore e un finale definitivo che parla di gloria, di luce, di eternità. A me pare che quello definitivo spesso viene mortificato, per cui quello terreno non viene colto nella sua preziosità. 

     Ma questo modo di procedere alimenta anche la disaffezione di coloro che sono innamorati del ruolo che uno ricopre, anche perché ci si deve adeguare o più semplicemente perché non a tutti piace cambiare. Ma c'è un altro rischio che si accompagna a chi ama vivere l'abbassamento di se stesso, quello di emancipare una presunta autonomia decisionale per cui non temendo più l'autorità per i più svariati motivi ritengo di poter agire per come io ritengo. Ed

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è quello che in questo periodo la Chiesa sta vivendo. Ampliate dai mass media alcune affermazioni del Santo Padre vengono lette in discordanza con l'insegnamento ordinario del Magistero ecclesiastico e, sull'onda dell'essere più papi del Papa, incoraggiano allunghi innovativi. Sta accadendo più volte che all'interno della Chiesa Cattolica si vanno sposando atteggiamenti ed espressioni magisteriali che ordinariamente abbiamo inteso appartenenti alle chiese protestanti. Non è facile aiutare a cogliere la bontà della comunione senza il timore dell'intervento canonico, anche perché occorre farei conti con la maturità dei destinatari i quali non sempre colgono la bontà delle azioni, ma generalmente il proprio io come norma di analisi.

    Anche per questo non è mai opportuno abbassare il livello di autorevolezza, quando questo accade si mette a rischio la vita di comunione della comunità, anche molti altri sono pronti ai vari livelli a sostituire degnamente e in modo ridondante i vuoti istituzionali che si creano. Ma si riesce ad vivere con umiltà vestendo i panni dell'autorità, certamente si, se si vive con intensità la preghiera, altrimenti si corre il rischio di maturare un atteggiamento giustificativo capace di avvallare ogni presunzione e ingiustizia. Anche per questo nei ruoli di responsabilità ci devono stare persone equilibrate, che non amano gli eccessi e che non vivono forme di narcisismo anche se è spirituale, il narcisimo è comunque orientato a far  innamorare di stessi e non aiuta a costruire il bene,  semplicemente perché piace troppo il proprio bene. Capita spesso di innamorarsi di se stessi? Purtroppo ritengo di si, anche per questo si chiude sempre il cerchio attorno al proprio modo di vedere e di agire, mentre Gesù parla di una missione salvifica universale, noi ci rivolgiamo sempre alle stesse persone.

     Alcune volte il ministero viene colto come un accontentare i clientes  che hanno il solo compito di emancipare la fama e di lodare le presunte virtù dell'interessato, in modo da innalzarlo al di sopra degli altri, questo atteggiamento è abbastanza diffuso e non fa mai bene, anche se per assurdo fosse vero, non è diffondendo la vanagloria che si cresce nell'umiltà. E' un rischio che non sempre è bene correre, almeno secondo me, perché semplicemente non necessariamente costruisce ma il più delle volte concorre a distruggere, e allora perché accade? Poca maturità, non coscienza del ruolo, narcisismo spirituale, presunzione metodologica, incoscienza educativa, immaturità i motivi possono essere tanti e altri ancora, certamente occorre essere molto prudenti anche perché molti si accaniscono contro il bene che la Chiesa rappresenta e non è positivo fare loro da sponda. La spiritualità di comunione non è un optional nella vita di comunità ma ne è l'elemento cardine che da valore a ogni altra azione. Nella dinamica della comunione anche le azioni più umili e nascoste acquisiscono un grandissimo valore, non necessariamente riconosciute dall'uomo, ma certamente preziose agli occhi di Dio.

     La conversione è per tutti o solo per alcuni? Ritengo che chi viene in Chiesa lo faccia per convertirsi ogni qualvolta varca il portone d'ingresso. Chiaramente a cominciare da me stesso che sono colui che lo varca con più frequenza. Ci si riesce sempre? Ritengo di si, se lo si vuole ci si riesce. Ma allora perché accade che molti che pure vanno in Chiesa tutti i gironi non cambiano mai e neanche si pongono in atteggiamento di conversione. I motivi sono semplicemente quelli

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di cui sopra ho tratteggiato gli atteggiamenti anche per questo chi è preposto alla formazione non deve mai assecondare atteggiamenti di individualismo educativo e deve sempre incoraggiare la vita di comunione nella comunità. Quando uno preferisce stare da solo,o solo con coloro che la esano come lui, non concorre certamente a costruire il bene comune che è la comunità parrocchiale, Ma il più delle volte tende a usare la parrocchia per i propri scopi. Questo discorso purtroppo vale anche per molte forme di aggregazione che sono orientate a monopolizzare la vita di comunità o più semplicemente quella del parroco. Questa tentazione va sempre moderata e mortificata anche perché il parroco deve curare tutta la comunità e le aggregazioni stesse devono concorrere alla vitalità della comunità e non solo di se stessi.

     Il tempo della ricerca diventa perciò anche il tempo della crisi, è in questa situazione spirituale che deve maturare al propria disponibilità a concorrere una realtà che ci precede, ci attraversa e che continuerà anche dopo di noi se concorriamo a perpetuare quanto ci è stato affidato. E se non siamo lineari e coerenti nella proposta, se cerchiamo di appropriarci del Regno? Nulla di nuovo, è già capitato altre volte nella storia della Chiesa. A ognuno le proprie responsabilità, di certo il bene non si diffonde nell'atteggiamento del far finta di non vedere, ma non si diffonde neanche nell'atteggiamento di chi pensa che vede bene solo lui. Di chi ritiene di essere al di sopra degli altri, di chi ritiene di essere depositario di una verità che gli altri non possono capire.  L'umiltà genera la disponibilità a comprendersi parte del tutto e in questo tutto la parte è preziosissima soprattutto se si sente nel tutto con la propria specificità e ineludibilità. Anche per questo il lavoro del credente deve sempre essere orientato a valorizzare gli altri e a cogliersi valorizzato quando gli altri ti percepiscono come un elemento di comunione. E' il dono che il Risorto fa alla Sua comunità mediante il dono dello Spirito Santo: che siano uno perché io e te, o Padre, siamo una cosa sola.

8 ottobre - Che giornata è stata? Un po' strana e totalmente innovativa, vado lentamente entrando nel nuovo ruolo anche se non nascondo le difficoltà che incontro nel percorso che mi è stato affidato e nel quale mi ritrovo come il classico pesce fuor d'acqua. Più visibilità regionale, più attenzione agli atteggiamenti, più istituzionalizzazione nelle relazioni. Chi lo avrebbe detto che avrei dovuto in parte spersonalizzarmi per essere me stesso. Della serie mistero dello fede. Nulla di particolarmente innovativo semplicemente mi ritrovo più osservato anche da persone esterne al mio ambiente di lavoro per cui mi rileggo semplicemente in modo nuovo. Questo mi fa anche capire quanto doveva dare fastidio il mio fare scanzonato, a chi si trovava nelle situazioni di centralità istituzionale che adesso vado sperimentando. Ma poi per quale motivo sentirsi maggiormente osservato, è una bella domanda alla quale faccio realmente fatica a dare una risposta. Non comprendo ancora per esempio l'impegno di essere presente quotidianamente al Centro per rendere presente ciò che rappresento, ma ancora non sento di essere.

     Intanto mi faccio i miei bravi cento chilometri ogni giorno, attraverso le varie comunità di cui sono stato parroco, cerco di leggermi nelle situazioni molto variegate che attraversano, colgo l'emozione di sentirmi a casa mia anche nelle altre parrocchie e attraverso la Montagna con il suo colorarsi di autunno e infine eccomi in ufficio per alcune ore. Mi intrattengo sui temi propri

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del mio essere referente diocesano, cerco di cogliere il senso vero di ciò che mi viene comunicato, disbrigo la posta cercando di dare risposta ai quesiti proposti e via ci si avvia al ritorno perché nel frattempo sono passate le ore di ufficio e si torna alla marina, per vivere la mia vocazione più autentica l'essere il parroco di San Giuseppe lavoratore. Lungo il cammino che vivo in modo passivo cerco di leggere la diocesi per come la vedo, nei suoi problemi e nei suoi entusiasmi e poi con leggera stanchezza si torna in canonica per riposare un po'. Magari prima mangio qualcosa non senza aver fatto il sopralluogo all'andamento dei lavori che non finiscono mai.

     Il pomeriggio è vissuto nella gioiosità dell'Accoglienza, per cui l'unico problema è come poterli contenere nella loro esuberanza, ma le cose vanno abbastanza bene, certamente ci vorrebbe qualche altro animatore, ma per adesso dovrebbero sopravvivere. La cosa positiva è che vanno aumentando i ragazzi del prima fase di aggregazione. La gioia è contagiosa, per cui tra loro comunicano tra loro che è bello stare insieme, il resto viene da se. Genitori ansiosi, ragazzi sorridenti ed esuberanti, incontenibili nel loro entusiasmante modo di relazionarsi e di cercarsi. Ambienti che si riempiono in modo veloce, occorre correggere velocemente alcuni aspetti dell'attesa e dell'animazione proprio per venire incontro a questa euforia. Restiamo ancora in una versione troppo al femminile, non dovremmo fare fatica a cambiare il passo, ma per adesso stentiamo a trovare i tempi necessari. Su trentasei catechisti trentaquattro sono donne cosa vuol dire? Vorrà pur comunicare qualcosa. magari comunica un sentore di squilibrio educativo o è solo una mia percezione da perfettino?

     Poi arriva il grande momento della liturgia in onore di Don Michele, per lui è passato un anno umanamente parlando, per me sono passati undici mesi pastoralmente parlando, per i Signore è passato un momento. Tutto è relativo, è proprio vero, per cui non si deve fare altro che guardare al tempo che scorre nella disponibilità a viverlo con gioia nella certezza di esserci e poterlo riempire dei contenuti che il Signore ci ha affidato. Una bella celebrazione, è venuto anche Luigi il che è tutto dire, anche se esige il supporto di una spalla che gli dia sicurezza. La chiesa era abbastanza piena, anche molti giovani il che fa sempre piacere, insomma Don Michele dovrebbe essere soddisfatto di come è stato ricordato dalla sua comunità. Chissà come si è trovato nella Chiesa leggermente riletta nella sua strutturazione architettonica, non saprei dirvi niente, anche perché è entrato ed è rimasto in silenzio durante tutta la celebrazione, alla fine è andato via immediatamente alla fine della messa, per cui non saprei sinceramente che cosa aggiungere da parte sua. Resta la mia speranza e la mia sensazione di soddisfazione.

     In oratorio è stato fatto un buon lavoro, la sala computer è stata totalmente riqualificata, anche il televisore che ci è stato donato dal Vescovo ora esprime totalmente le sue potenzialità, certo magari occorrerà stare leggermente attenti alla leggerezza delle mani di alcuni frequentatori degli ambienti, ma è il rischio che si corre quando si accoglie e non si chiudono lo porte in faccia a chi bussa. Si parla molto dei profughi di Lampedusa, ma sarebbe utile parlare anche dei tanti profughi familiari dispersi nei nostri ambienti cittadini che nessuno accoglie anche perché se non paghi una tessera non ti apre nessuno. Per cui color che non hanno possibilità corrono il rischio di restare in mano agli

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scafisti anche nei nostri paesi, e faranno la fine che faranno se non decidiamo a rendere vivibili anche per loro, nella totale gratuità,  i nostri ambienti di accoglienza. Voglio dire che non serve scandalizzarsi di quanto va accadendo nel canale di Sicilia se nelle nostre case non viene mai accolto alcun povero. Serata serena di accoglienza e di gioia condivisa con gi giovani e il team di Confermazione, che cerca di vivere il protagonismo missionario nella testimonianza dei ragazzi.

     Buona notte alla falce della luna sì cheta mentre l'aria si fa bruna, dalla finestra mia voglio gridare contro il disco della luna. Così cantava alcuni anni fa il Branduardi, mi sono venuti in mente guardando verso il cielo e cogliendo nella luna il volto amico di cui parlava il nostro autore. Guardare in alto aiuta a capire che non siamo totalmente soli e che anche gli astri concorrono a dare vitalità nuova alla nostra esistenza. C'é una luna spettacolare, che si esprime con una sottile falce luminosa in un cielo sostanzialmente scuro. E' proprio vero che l'osservare il cielo da più completezza alla nostra esistenza e che guardare oltre il cielo aiuta a leggere più in profondità la nostra vita. E' lo sforzo che incoraggiano a viere gli autori apocalittici,penetrare nel mistero di Dio leggendovi la nostra condizione umana di oggi e di domani. Imparando a leggere il progetto di Dio nella dinamica del numero, che perciò diventa parte integrante della rivelazione e che attraverso la nostra capacità di leggerli, noi impariamo a cogliervi il senso vero della nostra esistenza. E' proprio così, alcune volte è importante dialogare con il cielo, soprattutto quando la terra stenta a corrispondere alla sua vocazione di amore.

7 ottobre - Nei nostri mass media una volta veniva trasmesso un bollettino che titolava avviso ai naviganti, ne riprendo le finalità anche se i contenuti non sono necessariamente attinenti. Oggi abbiamo navigato a vista in una stabile situazione di apnea, per chi non ha dimestichezza con il mare significa che praticamente non c'é stato il tempo di respirare. A me non era sembrato di avere dato appuntamento a tanta gente, ma loro si presentano non posso certamente mandarli via. e poi c'è stata l'operazione di chirurgia plastica che ha permesso a San Michele di abitare la sua nicchia, in realtà l'intervento è stato intenso e ha esigito una operazione complessa, ma i risultati sostanzialmente positivi, sono davanti agli occhi di tutti, anche dei dubbiosi della prima ora. La mattinata è scivolata in un batter d'occhio, a quanto detto occorre aggiungere la riqualificazione dell'impianto elettrico degli ambienti oratoriali, non ancora ultimati, che risalivano alla prima ora della parrocchia. La speranza di poter permettere a Don Ernest di non annoiarsi troppo dandogli uno sbocco internazionale, ma non è facile. E infine pubblicazione di matrimonio di amici di antica data e proprio perché antico ha stentato a riconoscerli. 

     Il discepolo deve superare il maestro perché l'azione educativa possa essere colta nella sua preziosità ed efficacia. Lo diceva anche Gesù, farete cose più grandi di me, anche se nella valutazione dei fatti non bisogna sempre avere fretta, non posso non esprimere comunque il mio stupore per l'opera che il Signore va realizzando in alcune persone con le quali ho condiviso i miei passi, anche se non sulla strada che adesso vanno percorrendo. La speranza è che questo li aiuti comprendersi in quel protagonismo che il Signore chiede di incarnare, anche se tormentato da molte scelte dolorose. Ma che cosa si deve

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chiedere al mettersi in cammino se non la capacità di percorrere fino in fondo il segmento che ci viene chiesto di affrontare? Ma se il segmento lo scelgo io, accade qualcosa di diverso? Non necessariamente anche se tecnicamente non è ciò che viene chiesto, la scelta deve sempre essere una disponibilità data ad altri o per meglio dire data all'Altro. Comunque, nonostante i miei pensieri tormentati, resta intatta la mia disponibilità allo stupore e spero di poterlo conservare ancora per molti giorni.

     Primo momento di formazione e di programmazione con tutti i Catechisti di Scalea. Questa iniziativa vede come primo momento l'incontro con il Commissario per testimoniare la nostra partecipazione ai problemi politici e sociali che si accompagnano alla vita della nostra città. In realtà a me è sembrato che non tutti sono coscienti della gravità della situazione, magari qualcuno non se ne è neanche accorto. Ancora di più è opportuno far comprendere prima agli educatori l'importanza di dare visibilità allo spirito di attenzione con cui le parrocchie e i battezzati seguono il servizio di chi opera per la crescita e riqualificazione del territorio. Le conseguenza della criminalizzazione che è seguita all'operazione per la restituzione della legalità a Scalea, probabilmente accompagneranno ancora per molto tempo il cammino delle nostre comunità, ma noi vogliamo concorrere a restituire speranza e ad incoraggiare all'impegno socio politico per restituire a Scalea la vivibilità, che ne ha sempre caratterizzato lo spirito di accoglienza e di fraternità.

     Anche per questo si è trasformata, magari in modo eccessivamente violento, da piccolo borgo di pescatori in una cittadina turistico residenziale, abbastanza rinomata e ricercata per i servizi turistici che riesce ad offrire. Abbiamo anche parlato dell'opportunità di operare in modo congiunto per la crescita dell'evangelizzazione in tutto il territorio della città. Buona la partecipazione dei catechisti, pur caratterizzata da diverse anime formativa si è mantenuta sostanzialmente silente, ma non poteva essere diversamente essendo il primo incontro. Il momento formativo di lunedì prossimo è stato pensato in modo semplice con alcuni canti e un momento di riflessione sull'impegno della preghiera per le istituzioni che da sempre caratterizza la vita della comunità cristiana. Per alcuni giustamente la celta della formula potrebbe mortificare la partecipazione dei piccolissimi, però si è voluto dare un taglio più riflessivo proprio a motivo della particolare situazione che stiamo vivendo. Nulla di particolarmente magico, ma un semplice incoraggiamento ad esserci per come possiamo e per come riusciamo.

     Scalea ha bisogno della evangelizzazione, lo andiamo ripetendo ma intanto si continua con la riproposto a di tradizioni sempre più storicizzate che probabilmente non incidono molto nella formazione delle coscienze. Ma allora perché si fanno, potrebbe dire qualcuno, forse per pigrizia, magari per mancanza di idee innovative o più semplicemente per l'assenza di testimoni credibili. Di certo occorre combattere l'appiattimento, una delle vie è certamente il rinnovamento della catechesi che è capace, anche a motivo degli strumenti e delle persone che è capace di coinvolgere, di scuotere dalle radici il torpore spirituale  e sociale che si accompagna alla vita delle comunità. Non si riesce a creare certamente la dinamica dei grandi numeri, ma necessariamente occorre leggere i piccoli segni che in germe rappresentano il nuovo che

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alimentato dallo Spirito diventa la gioia capace di trasformare la persona, la famiglia e via a seguire il contesto sociale nel quale si vive.

     La serata è scivolata serenamente con i giovani, che familiarizzano con gli ambienti, con i giochi magari leggermente di meno con il parroco, ma questo non ha una grande importanza, quello che conta è che ci siano, vivono il loro sostare all'ombra del campanile in modo sempre più responsabile, crescono nella coscienza della valorizzazione corretta degli spazi che sono stati costruiti per loro. E' vero non sempre questo accade, ma quando accade è un buon segno, avendo presente che si è partiti da molto lontano, concettualmente non geograficamente. Tutto si è concluso con la formazione biblica, stasera ci si è intrattenuto sui temi della conversione e del segno di accoglienza che il Signore ci chiede di essere per coloro che lo cercano. Essere segno nella società dell'anonimato, del numero esige una visibilità che non appartiene totalmente alle nostre capacità, ma che proprio per questo va colta nella sua bellezza, è il Signore che ci chiama ad essere manifestazione della Sua presenza, pur nella chiara coscienza che noi non riusciremo mai a renderlo pienamente presente, proprio a motivo della nostra fragilità.

6 ottobre - San Bruno di Colonia fondatore della Certosa di Serra San Bruno, è stato assorbito liturgicamente dalla Domenica, e anche se non gode di grande fama merita tutta la nostra stima. Ci chiede di ritornare alla fase della stabilizzazione del rito latino in territorio bizantino quale era la gran parte della Calabria del tempo. Il periodo storico è quello dell'insediamento dei normanni, lui venne mandato dal Papa come caposaldo della Chiesa di Roma e riferimento per i Vescovi delle istituente diocesi latine. La presenza della Certosa va compresa non solo come un evento spirituale, ma anche sociale e politico. La figura di San Bruna resta perciò un riferimento di sicura fede e di profonda spiritualità in una fase storico in cui anche il fatto religioso veniva vissuto in modo conflittuale, la sicurezza della persona era una chimera di cui pochi potevano godere e tra questi pochi c'erano certamente coloro che vivevano protetti dal saio all'interno del fortilizio che era rappresentato dalla Certosa. Era anche una presenza imprenditoriale orientata alla bonifica del territorio, un centro studi esclusivo orientato alla conservazione della tradizione culturale e spirituale delle popolazioni. Insomma era un vero complesso presidio, comprensivo dei vari aspetti che caratterizzavano la vita delle persone nella società del tempo.

     Oggi ci viene chiesto anche di fare memoria della Regina delle Vittorie, la Madonna del Rosario. Questa devozione legata alla tradizione mariana più autentica è  presente nell'anno liturgico dal periodo medievale, il Santo Rosario viene portato avanti da Domenicani, quale preghiera specificamente cattolica, anche nei conflitti interconfessionali ma assume una importanza tutta particolare dopo la Vittoria dei Cristiani contro l'Islam a Lepanto. Nelle nostre realtà è profondamente legata al Santuario di Pompei per cui anche feste molto più antiche della Madonna del SS. Rosario vengono celebrate per come viene codificato nella Supplica alla Madonna in questo Santuario. La Supplica resta un momento quasi magico di stasi liturgica per cui tutto si ferma per qualche momento e l'atto centrale della giornata resta l'affidamento a Maria. E' bello viverlo e proporlo così, anche se evidentemente l'attenzione a questa azione

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liturgica oggi come oggi viene surclassata da tante altre attività e spiritualità, che corrono il rischio di marginalizzarne la tradizionale centralità.

     Nulla di particolarmente grave, nel tempo del relativismo anche la Vergine Santa si abitua ad essere onorata in modi molto diversificati. A quest'ora, siamo alle ventuno, per esempio in chiesa si va svolgendo il momento mensile della preghiera al Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime legata alla figura di Natuzza. E' un lungo scorrere meditato dei misteri del Santo Rosario, dura circa due ore e i devoti lo vivono in silenziosa disponibilità con molta devozione e puntualità. I laici ormai sanno di non poter contare sempre sulla presenza del Presbitero, per cui si organizzano autonomamente, la preghiera non guasta mai anche se non sempre tutti l'apprezzano. Comunque è sempre bello entrare in Chiesa e trovare dei laici che pregano invece di parlottare del più e del meno. Si chiude ancora una Domenica molto bella e vissuta con intensità nella disponibilità allo Spirito Santo. Non poteva essere diversamente visto che il Signore ci ha tanto raccomandato di lavora tanto e alla fine di sentirci dei servi inutili. I ragazzi si concedono ancora degli sprazzi di vacanza liturgica, meno che i catechisti colgono la preziosità dell'esserci a ringraziare il Signore, quello dei ragazzi è un problema abbastanza serio anche perché fa cogliere la superficialità dei genitori nell'impegno di testimoniare la fede con e per i figli.

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     Anche se devo dire meno male, ma non spiego il perché altrimenti ci si potrebbe adagiare sul non partecipare per farmi un piacere. Buona la presenza dei giovani,possiamo dire così l'aula liturgica era piena per due terzi da loro, insomma ci voleva una foto. Anche se siamo partiti con meno settecento euro, per il suicidio di un microfono, non è stato facile riprendersi ma comunque non ha pesato troppo sull'andamento liturgico. Giornata di festa con i giovani per cui siamo stati negli ambienti dell'Oratorio per tutto il giorno, sembra che non si siamo aggiunti gravi danni alla struttura. Canti, giochi, pranzo, ballo, ancora giochi, relax e infine pittura insomma Oratorio di tutto e di più. Anche se ancora non tutti riescono a dare a questa parola la sua comprensione piena. D'altra parte chi non lo ha mai vissuto come può proporlo, insomma ci vorrà del

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tempo, ma ciò che conta è che la via sia dritta e gioiosa. Per adesso posso dire che i ragazzi sono diventati autonomi nella gestione degli spazi, meno nella gestione di se stessi. Gli animatori ce la mettono tutta e questo deve bastare per adesso, è tutta grazia di Dio per cui non si può che ringraziare.

     C'è chi pensa di guidare un autobus dimenticando di essere su una Panda, si può andare in sette e poi dove? Della serie c'é chi può. e poi scommetto che vi siete accorti che c'é una immagine che non appartiene al nostro repertorio ordinario, ma al mio sì. E' la famosa Lina della quale ho parlato tante volte, adesso è un po' sconsolata anche perché, con la morte della sua dirimpettaia Carmelina, può parlare solo con i piccioni, ma appena vede qualcuno si riprende è inizia la sua attività inquisitoria. Insomma è un vero personaggio del centro storico del Casale. Sono stato al casale per un dovere, ma diciamolo pure anche per la gioia di poter celebrare ai piedi dell'Immacolata, per dirla tutta mi sento in debito verso questa comunità anche perché non tutto sembra procedere per come dovrebbe andare, perfino il Giovane mi è sembrato sconsolato non che qualche volta sia stato particolarmente euforico ma adesso è in eccesso. Se ricordo bene solo il giorno della presa di possesso Insomma la Madonna deve metterci una toppa come ha sempre fatto in molte occasioni. Comunque per me è sempre una gioia esserci, vado sempre con molto riserbo celebrazione e via, quello che conta è pregare, il chiacchierare lo lascio sempre agli altri, questo già da molto tempo.

     Tanti saluti ai partenti e anche ai partorienti, quando si parte si cerca. E se si parte insieme è ancora meglio perché aiuta a cercarsi come comunità. Dei partorienti ho già accennato ieri, ma forse è meglio dire delle partorienti. Le vedo molto serene e gioiose, meglio così, verranno figli allegri e spensierati.

5 ottobre - Sembra aprirsi la via dell'autunno, con semplicità e linearità. Il clima è più rigido, siamo invitati a indossare occasionalmente il maglioncino, pioviggina con costanza senza particolare enfasi, nulla a che vedere con la violenza distruttiva di qualche giorno fa, ma con quel modo di essere che aiuta a riflettere. A cosa pensare? Praticamente all'esistenza. Dopo alcuni mesi i piccioncini sono tornati a fare il nido in oratorio. Avevo scritto un anno, ma poi ho pensato che non è neanche passato da quando ci sono io per cui è impossibile. Comunque sia ne abbiamo approfittato per dare un pulita e una sistemata più razionale e funzionale agli ambienti, anche se è praticamente inutile anche perché data l'estrema varietà dei fruitori tutto va rigenerato in tempi brevi. Ma è comunque una operazione necessaria, magari andrebbe fatta con più frequenza. Il turismo, c'è ancora qualche presenza di tradizione nordica, inglesi, russi, irlandesi per quello che si riesce a capire. Il segmento napoletano è sparito del tutto, sono rimasti solo i trapiantati nella comunità e ne rappresentano una buona parte anche se non sempre di facile aggregazione. 

     Alcune volte ci si sorprende sui fruitori dei servizi sacramentali, non ricordavo nemmeno di averli incontrati comunque mi trovo ancora una volta a presiedere  un matrimonio leggermente anomalo. Anche per questo necessariamente devo essere evanescente. Si è partiti con il soggiorno obbligato e si è arrivati all'altare. Dove l'incontro, non posso dirlo altrimenti vi accorgereste che frequento anche ambienti impensabili per i benpensanti. I

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casi della vita non debbono mai stupire l'ho già detto altre volte ma in questo caso hanno stupito anche me. Nel frattempo, scopro mediante sms che sono tornati dagli States gli sposini del Castello, ogni tanto ho pensato di chiamarli ma poi mi sono trattenuto per non creare squilibri, pesavo vi si fossero stabilizzati. E' proprio vero, alcune volte perdo il senso del tempo. I giovani preparano il giorno no stop di domani, anche in questo caso si va a parare la volontà di fare le cose in segreto con l'esigenza di coinvolgere tutti, praticamente un lavoro impossibile anche perché dovendo coinvolgere non si capisce quante persone rimarrebbe comunque il segreto del nulla per come già è accaduto in altre situazioni similari vedi il batmat.

     Ma vi garantisco che è comunque uno spettacolo che ritengo pochi avrebbero potuto immaginare alcuni mesi fa, con i giovani è così si innesta la molla e poi vanno per i fatti loro, verso dove? impossibile a dirsi, semplicemente per i fatti loro. Loro sono comunque belli a vedersi e poiché ho la gioia e la fortuna di averli sempre accanto, non posso che ringraziare il Signore per questo dono inaspettato. Al piano di sopra battesimi numero 45 e 46, non male e ancora l'anno non è terminato prevedo già un bel gruppo di Accoglienza fra qualche anno, comunque già da piccolissimi le donne sono le più dinamiche, il futuro degli uomini è tutto da inventare magari questo riguarda anche noi come Chiesa. Magari cambierà qualche status, con la mentalità dell'America latina che impera non sarà facile mantenere una Chiesa di tradizione canonica europea. D'altra parte la dinamica dello Spirito è quella di non codificare per mantenere una prassi mutevole e quindi non stabilizzabile. Anzi sempre nella tensione a cambiare verso dove? Come per i giovani, difficile a dirsi e perfino a pensarsi. Si cerca di capire e se ci si riesce a già qualcosa.

     Si canta e si vive in modo euforico, oltre le nostre potenzialità o forse è proprio vero che invecchio, mi preoccupo troppo delle fughe in avanti e cerco di stabilizzarle in ogni modo, ma per camminare non sempre è possibile stabilizzare. Forse è meglio lasciar correre in libertà, penso sempre al rischio di dover poi rimediare, gli anni pesano o forse è semplice prudenza? Ieri grande rimpatriata verbicarese, purtroppo l'occasione è stata dettata dalle esequie di Minuccio, un bravo lavoratore e padre di famiglia con il quale abbiamo anche vissuto delle giornate gioiose e spensierate sutta a Schina. è stato comunque molto bello vedere tanti volti dei tempi andati, sembrava di essere tornati in parrocchia in quel del Sacro Cuore. Mi ha aiutato a capire, qualora ne avessi bisogno che uno spicchio numeroso della comunità di trapiantati ha la sua ascendenza in Verbicaro. Anche se uno spicchio non può essere numeroso, ma data l'ora mi si deve concedere la possibilità di esempi approssimativi. Forse era meglio dire un segmento, ma si vada per segmento numeroso di trapiantati.

    I Confermanti, per riscoprire il loro Battesimo, in gruppetti sono andati in missione dagli ammalati con i Ministri Straordinari della Comunione, è una esperienza orientata alla valorizzazione di questo mese che ancora molti stentano a cogliere come un incoraggiamento a evangelizzare la propria parrocchia perché ormai si tratta di evangelizzare i nostri familiari. La settimana prossima si va ad animare i quartieri della comunità per far conoscere la parrocchia che ancora molti non conoscono nella sua estensione e

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bellezza. Anche il movimento carismatico si scopre, secondo il loro genere ecclesiale, espressione di un'agire dello Spirito orientato al bene della comunità. Non è male per chi ha sempre stentato ad essere colto parte del mistero di comunione. Si canta, ci si agita, si sforzano di coinvolgere, si entusiasmano gli astanti che li guardano con leggero distacco, non è facile coinvolgersi anche se ce la mettono tutta. Non male, anche il bambino in grembo, altro che Giovanni che sussultò nel grembo di Elisabetta, certamente si chiede in che gabbia di matti è andato a finire. In realtà di bambini in grembo ce n'è anche un altro che deve nascere, ma il fatto dovrebbe essere vissuto in modo più sereno anche perché il repertorio canoro è più sereno.

     Amori sotto il campanile? Non mi sembra, d'altra parte forse è troppo presto, anche se qualche prova di affettuosità occasionalmente si coglie. Nulla di particolarmente intenso, come dicevo semplici prove, più in la si vedrà per adesso è così. Intanto si vanno stabilizzando le presenze a seguire si stabilizzeranno anche le relazioni e con le relazioni gli affetti e con gli affetti i matrimoni, però per questo ci vorranno una decina d'anni, della serie ai posteri la contemplazione di un amore stabile nato a San Giuseppe e non in altri ambienti. Voi direte ma Don Cono la gente non deve venire in parrocchia per innamorarsi, è vero ma se la parrocchia è il luogo dell'amore di Dio, cosa c'é di così strano se qualche favilla di questo amore infiammasse i cuori dei nostri giovani. Mi direte, ma non sarebbe meglio parlare di amore vocazionale. Forse, ma per stasera non mi viene. Intanto si va a confermare la ripesa dell'esperienza della strada, ritengo nulla di particolarmente esaltante, ma certamente molto bello per la capacità che dona di rimettersi in gioco sul fronte della dinamica relazionale e non solo ideale. Anche se ormai resto sostanzialmente un dogmatico, per cui avrei da ridire pure sul Santo Padre, immaginatevi un poco sul resto.

3 ottobre - Quando si prega, quello che conta è sentirsi alla presenza di Dio, se questo lo si è vissuto alla fine si ha solo bisogno di silenzio per fare in modo che possa continuare il dialogo spirituale appena iniziato, troppo spesso e troppo presto si torna al chiacchiericcio ordinario e questo non depone bene in ordine al mantenimento del dono della compagnia di Dio. Ma allora dobbiamo fare come i monaci che ritornano silenziosamente nella loro cella? Che rispondere, è meglio che ciascuno uomo spirituale dia la sua risposta per evitare di codificare atteggiamenti che necessariamente sono legati alle esperienze personali. Comunque è chiaro che la preghiera è la risorsa principale della nostra fede, se vissuta con serietà è capace di trasformare la vita, e anche le situazioni più difficili vengono affrontate con serenità e gioia. Come sempre sottolineo l'importanza del silenzio, come il tempo di Dio e dell'ascolto della Sua voce. Anche questo atteggiamento esige un esercizio del cuore e della mente anche perché fare silenzio non significa recitare le preghiere sottovoce, ma fare totalmente silenzio atteggiamento indispensabile che ci permette di ascoltare Dio.

     E' facile, è difficile? semplicemente si deve fare altrimenti corriamo il rischio di inaridirci spiritualmente e diventare sempre più persone, che fanno della parvenza il senso della loro appartenenza alla Chiesa. Il Signore ci insegna che solo nell'affidamento allo Spirito è possibile sapere quali sono i desideri di Dio, il che significa che la preghiera esige un uscire da se stessi e un compenetrarci

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in Dio mediante il dono del suo Amore in Gesù Cristo, anche perché lo Spirito Santo è l'amore con il quale il Padre ama il Figlio. Ci viene chiesto perciò di entrare in questa dinamica di amore che ci coinvolge emotivamente, fa di noi delle persone spirituali ed educa all'ascolto costante non solo della volontà di Dio ma anche dei fratelli che sono la Sua presenza nella ordinarietà della vita di ogni giorno. Ma allora quante sono le persone che pregano? Io penso che pregano tutte le persone che vogliono vivere l'incontro con Dio, per come sanno e per come riescono, ma la buona riuscita della preghiera, in ordine alla nostra serenità e crescita spirituale, chiede di essere vissuta per come il Signore ci ha insegnato.

     Non è facile da affermare ma ieri in Italia che accaduto un grande miracolo, che ritengo la maggior parte dei cittadini avrebbe ritenuto impossibile da realizzare. I nostri parlamentari nella loro bontà di cuore si sono accorti della catastrofe verso la quale stavano portando il paese e hanno vissuto un momento di responsabilità politica. Lo so dovrebbe essere un atteggiamento normale per chi guadagna  in questo ambito il pane quotidiano, ma ritengo che non siamo abituati a questi gesti di responsabilità orientati al bene del paese. Dovremmo poter sperare in altri gesti di coerenza socio politica, ma non sempre è conseguenziale. Intanto però cerchiamo di apprezzare l'accaduto, che non è male per la nostra Italia. La speranza non delude recitava l'apostolo delle genti, per cui non dobbiamo fare altro che continuare a pregare perché chi è preposto alla salvaguardia degli interessi nazionali agisca conseguentemente al mandato ricevuto.

     Per un momento di serenità spirituale non c'é niente di meglio che Confessare i ragazzi di Comunione, con quelli della Confermazione è già più problematico. Sono sorridenti, trasmettono la gioia con la loro presenza, temono solo che tu chieda loro l'Atto di Dolore, ritengo di poter affermare con sincerità che la loro vera preoccupazione è proprio questa, anche perché per il resto hanno veramente poco da raccontare. Occorre dare serenità ai cuori anche perché le difficoltà non mancano e non dobbiamo noi concorrere allo squilibrio della persone, ma per quanto il Signore dona, è importante sforzarsi di dare pace. E' una situazione che non si consegue assecondando in modo capriccioso il desiderio di questo o di quello, ma orientando alla verità i propri atteggiamenti e le proprie scelte di vita. Non tutti colgono la grave responsabilità educativa che pesa sulle nostre spalle anche per questo molti ritengono di vivere il servizio educativo senza avere alcuna comprensione delle norme basilari delle relazioni di crescita. Per esperienza ho imparato chela vita di comunità del tempo dell'iniziazione cristiana resta il tempo normativo la vita affettiva verso la comunità parrocchiale. Anche per questo è opportuno che chi vie un'azione educativa con i ragazzi e i bambini metta da parte le proprie affezioni e si dedichi con umiltà a una comprensione piena della responsabilità educativa  che gli viene affidata come missione.

     I nostri ragazzi e giovani vivono spesso situazioni sociali fortemente contraddittori, per cui hanno bisogno, già alla loro età di un ambiente capace di far emergere in loro tutte le positività che in noi adulti non necessariamente trovano più spazio. Come ho già affermato altre volte è importante imparare ad ascoltarli, prima di avere la preoccupazione di riempirli di nozioni che sono difficili da capire anche a chi li propone. I ragazzi sono i destinatari privilegiati

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del Regno di Dio, ma spesso subiscono violenza o sono vittime della violenza che i genitori subiscono da parte della società. Troppo spesso restiamo incapaci di esprimere un parere di fronte alla pazzia che si accompagna ai drammi della vita familiare. Anche per questo ogni azione educativa non può fare a meno della partecipazione attiva dei familiari, solo in questo modo concorriamo alla costruzione dello stare bene, che necessariamente passa attraverso la cooperazione di tutti coloro che concorrono stabilmente alla crescita dei ragazzi.

     Intanto ci prepariamo a questo grande avvenimento che rappresenta la visita di Papa Francesco alla città di Frate Francesco, un uomo libero che si reca in pellegrinaggio nei luoghi di chi ha insegnato, seguendo l'esempio di Gesù Cristo, a vivere liberi anche da se stessi. Papa Francesco sta operando in modo straordinariamente innovativo, qualcuno bisbigliando dice eccessivamente  innovativo. Verso dove camminiamo come Chiesa? come sempre verso dove ci spinge lo Spirito di Cristo, senza alcuna paura e senza preconcetti inibitori. La barca di Pietro è solida e non ha paura dei marosi che ne insidiano la stabilità, d'altra parte il timoniere è Cristo per cui perché avere paura. Si, è proprio così, ancora una volta Pietro chiede di poter camminare incontro a Gesù, e fino ad oggi è un esercizio che ha vissuto con naturalezza e coraggio. Dobbiamo pregare perché il Signore tenda la sua mano nelle incertezze che necessariamente accompagnano anche Pietro, nelle sua scelte per il bene della Chiesa che nel nostro tempo gli è stata affidata.       

2 ottobre - Festa dei Santi Angeli, o per molti dell'Angelo Custode. Intanto proprio stamattina ricordavo la bella manifestazione popolare che per molti anni mi ha dato la gioia di stare per alcuni momenti insieme alla comunità rurale  in contrada Oracchio al Castello. Come tutte le feste nelle contrade era ampiamente benedetta, per cui la sera precedente si suonava e si ballava e via a seguire, mentre nella mattinata alla lunga passeggiata processionale che percorreva un sentiero collinare in alcuni punti leggermente pericoloso, faceva seguito un lauto pranzo con ciò che ne conseguiva in riferimento agli invitati a al vino. Insomma si stava insieme e sappiamo bene che Gesù benedice la gioia che deriva dalla condivisione delle cose semplici  che occasionalmente vivono i suoi fedeli. Al di là di questo modo popolare di onorarli è una festa che, per essere compresa, esige una profonda sensibilità spirituale, che nasce dalla volontà di vivere con impegno la gioia di dialogare con Dio. In realtà è necessaria anche una comprensione più semplice della realtà, magari è meglio dire fantastica, nel senso che nella società razionale che ci sta accompagnando non c'è molto spazio per loro.

     Quando eravamo piccoli, quindi parlo di cinquanta anni fa, tutto era popolato da questi messaggeri di Dio che ci seguivano in tutte le nostre azioni, ci proteggevano dal male, ci confortavano nei momenti di scoraggiamento. Insomma tutto era accompagnato da questi amici, per cui soprattutto nelle difficoltà non ci si sentiva mai soli. Anche nei libretti devozionali non mancavano mai figure angeliche rigorosamente azzurre e rosa anche se ci spiegavano che erano asessuati perché puri spiriti. Come spesso accade anche oggi non capivamo granché, ma comunque eravamo attenti anche perché allora venivamo anche interrogati, oggi almeno questo è radicalmente cambiato. A me sembra che anche nei catechismi questa presenza iconografica

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sia particolarmente essenzializzata. La preghiera dell'Angelo di Dio sopravvive tra le preghiere imperanti nella devozione quotidiana, non è male aiuta a capire che non tutto è dimenticato o trasformato.

     Nella Parola di Dio la presenza di creature celesti non è immediatamente presente nei testi più antichi, come sempre non faccio riferimento a come è codificata adesso la Bibbia, che sappiamo tutti ha avuto più rielaborazioni prima di arrivare all'articolazione attuale, ma per come è andata sviluppandosi nella memoria delle tradizioni. D'altra parte inizialmente Dio non parlava con tutti o per meglio dire parlava solo con pochi eletti, dei quali conosciamo anche qualche nome. Poi lentamente essendo diventato  l'interlocutore di tanta parte dell'umanità si è ritenuto che potesse avere delle difficoltà, per cui anche a motivo delle culture dei popoli vicini che veneravano molte divinità inferiori, lentamente e soprattutto dopo l'esilio babilonese, c.a VI secolo a.C. è entrato anche nel linguaggio biblico il ricorso a intermediari tra Dio e il suo popolo o con i delegati del suo popolo, che Lui stesso di volta in volta investiva con la missione di rendere presente la Sua volontà. Questo espediente serviva anche a preservare l'assolutezza e l'inviolabilità di Dio nella sua sovranità inaccessibile.

     Con l'avvento della cultura greca,  siamo circa nel IV secolo a.C. questo aspetto viene normalizzato nelle stratificazione di varie categorie angeliche, che per molti versi codificano ancora oggi la nostra comprensione di questa presenza della corte celeste: angeli, arcangeli, cherubini, serafini, potestà, troni, dominazioni. A ogni livello di perfezione e di vicinanza a Dio corrisponde nella lettura iconografica un modo diverso di raffigurarli con due ali con 1quattro ali con sei ali e via a seguire. Occorre sempre tener presente che a secondo della sensibilità dell'estensore del testo, variava anche il modo di descriverne le sembianze e le funzioni, per cui non sempre alle stesse parole corrisponde la stessa missione e la stessa raffigurazione. Per semplificare basti pensare che nella cultura latina ordinariamente abbiamo l'iconografia dei soli angeli e putti raffigurati con due ali, mentre la chiesa di tradizione greca ha conservato una variegata raffigurazione di questa presenze angeliche.  

     A tutto questo occorre aggiungere la variante degli angeli decaduti, tema che appartiene sostanzialmente al periodo apocalittico ed è orientato a spiegare il perché dell'origine e della presenza del male di cui il testo sacro, nella sua redazione più antica tratta in modo distratto. E' a questa fase redazionale storicamente siamo tra il II secolo a.C. e il IV d.C. che vengono redatti tutta una serie di scritti, che trattano dello scontro epocale tra gli spiriti del bene e gli spiriti del male. Data la varietà delle finalità e degli ambienti culturali nei quali vedono la luce sono molto variegati sia nei contenuti sia nel modo di descriversi, sia nell'uso dei termini delle categorie angeliche che utilizzano con estrema libertà e orientandoli alla finalità dello scritto stesso. Anche per questo quando si prendono in mano questi testi si ha l'impressione di un linguaggio aggressivo e terrorizzante, mentre in realtà è semplicemente criptico anche perché finalizzato a comunicare solo per gli iniziati e non per tutti.

     Ma se è questa la situazione che dire dei tanti che ancora oggi godono di rivelazioni private, di poteri carismatici, di particolari affezioni spirituali? Niente,

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assolutamente niente occorre solo aiutarli a crescere nella comprensione della fede incoraggiando a uscire dalla loro infanzia o dai loro problemi esistenziali. Ma se proprio fanno fatica a maturare una diversa comprensione di se stessi, e non sono dannosi per gli altri, si lasciano vivere tra i tanti che hanno bisogno di leggersi diversi dagli altri non nell'amore che necessariamente ci diversifica nel nostro rapporto con Dio, quanto piuttosto nel percepirsi caratterizzanti una specificità che non necessariamente va condivisa. Avendo tutti noi una comprensione della verità per come è codificata nel Credo. Nell'anno della fede, non sarebbe male ogni tanto richiamarlo come testo base nella meditazione personale, magari anche nello studio delle verità che danno serenità alla nostra vita sia nei momenti gioiosi sia in quelli più tragici.

     Purtroppo i creduloni, non i credenti, nella vita della chiesa ci sono sempre stati anche per questo aumentano i maghi, le fattucchiere, i veggenti e i depositari dei poteri spirituali più disparati. La nostra è una società molto confusa, anche per questo è opportuno che la vita della Chiesa sia vissuta e proposta in modo lineare e inequivocabile. I credenti hanno bisogno di una fede certa e di un amore infinito. D'altra parte sappiamo bene che Dio è paziente, non ha fretta, da parte nostra cerchiamo di pregare e operare per la loro serenità spirituale e il loro ritorno alla fede della Chiesa. Chiudo ancora una volta con il volto dei bambini, che non sempre riescono a illuminare il dolore degli adulti ma certamente sono gli unici che possono riuscirci. Anche per questo è importante avere sempre bambini per casa, sono la gioia della vita sono la speranza del futuro. Forse oggi in parlamento c'erano alcuni bambini, visto che è stata data un po' di speranza alla nostra Patria.

1 ottobre - Comincia l'anno scolastico, con la penna in mano e un solo quaderno con la copertina nera comincio la mia avventura tra i banchi, avevo un grembiule azzurro e la scuola era in una casa privata adibita ad hoc, avevo allora sette anni. La mia permanenza tra i banchi di scuola  è durata circa venti anni, nei vari ordini e gradi con alterne fortune e interesse. Poi ne ho passati altri trenta in cattedra insegnando varie discipline teologiche in tante scuole e istituti, come tante altre cose mai avrei potuto immaginare che il ragazzetto di sette anni potesse passare tanto del suo tempo sui libri per studiare. A cosa serve studiare? Prima di tutto a cogliere la profondità della propria ignoranza, anche perché ci si rende conto che per quanto ci si sforzi il cammino della conoscenza è sempre oltre noi stessi, al punto che più ci immergiamo, più ci viene chiesto di approfondire. Qualcuno preferisce smettere prima, ma solo per dire più sciocchezze, anche perché meno si legge più si parla.

     Poi per quanto concerne gli ultimi trenta anni il mio approfondire è anche legato alla trasmissione della fede che Gesù ci chiede di annunciare, non tanto la mia personale che certamente non avrebbe bisogno di tanto studio, ma semplicemente di una maggiore testimonianza, ma la fede che Lui ci ha affidato da trasmettere a tutti ha bisogno di un costante approfondimento proprio per evitare di strumentarla a proprio piacimento e per fare in modo, per quanto è possibile, che sia Lui stesso ancora oggi ad essere presente. Questa traslazione non sempre si riesce a viverla con immediatezza anche perché esigerebbe un mettersi da parte per lasciare sempre più spazio a Lui, ma è una operazione che non sempre riesce anche per questo il messaggio di Gesù corre il rischio di non essere colto nella sua esclusività e preziosità. Spesso diventa

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semplicemente una devozione, altre volte una sequenza di tradizioni, o più immediatamente delle ritualità alle quali partecipare.

     In realtà sappiamo bene che la presunzione di Gesù sarebbe quella di trasformare la nostra vita, in realtà non sempre gli è riuscito neanche quando percorreva le strade della Palestina, immaginiamoci adesso che prevale l'atteggiamento dell'usa e getta anche in materia di fede. Ma allora non conviene impegnarsi ad annunciare il Vangelo? Certo che conviene con l'unica presunzione di poter arrivare alla propria conversione, che oltretutto deve essere permanente al punto da poter dire che ogni giorno siamo chiamati a vivere in modo nuovo l'incontro con Gesù. Alcuni dicono che è difficile non per caso sono sempre tristi, malinconici incapaci di speranza, o più semplicemente bisognosi di sentirsi amati. Anche perché non hanno mai fatto esperienza dell'amore di Dio, in questo caso è veramente difficile vivere la testimonianza della fede, anche perché tutto deve partire dall'amore di Dio. E chi non si sente amato non riesce neanche a convertirsi.

     Quando comincio l'ascesa della collina spengo la radio e apro i finestrini della macchina, anche perché è bello sentire l'aria dei boschi, ha qualcosa di totalmente diverso rispetto a quella del mare, anche per questo è bello respirarla e lasciarsi trasportare dalle melodie che trasmette. Che cosa comunica? Non è sempre facile da capire anche perché il più delle volte non riesco a liberare la mente dai tanti pensieri che vi si accavalcano,in effetti penso la strada della collina non per svago ma per impegni, e lungo il cammino cerco di capire come possono svilupparsi o ancora meglio definirsi. In realtà il definire è una chimera, anche perché il più delle volte si tratta di creare gli equilibri necessari per evitare che si debordi. Lo so vorreste sapere di più, ma tutto è coperto dal segreto per cui discorso chiuso. Ormai è diventata abitudine, non riesco a camminare ascoltando la radio o dovrei dire facendo altro, mi piace solo sentire l'aria che si accompagna al mio camminare e mi coinvolge in una emozione difficile da definire.

     Poi si rientra e tutto diventa naturalmente gioioso, incredibilmente gioioso, senza alcuno sforzo apparente, tutti arrivano sorridendo, stanno insieme sorridendo, magari qualcuno piange però lo nascondo con la mia pancia così non si nota, altrimenti rattristerebbe la scena. E' incredibile come il Signore visita con la Sua pace la nostra comunità, alcune volte me lo chiedo, ma non riesco proprio a trovare una risposta capace di soddisfare l'interrogativo. E' così e basta, finchè dura perché no, ma è sempre meglio essere vigilanti, questo lo insegna il Signore e' sempre nella discesa che accadono gli incidenti. In realtà l'ultimo per me è stato in salito, anche se per l'altro che ha avuto la peggio era discesa, per cui conferma la regola. Chiudiamo con i sorrisi dei bambini dell'accoglienza, che hanno proprio meditato tanto tanto in questo primo appuntamento orientato alla contemplazione e alla preghiera per le missioni. Quello che conta a questa età è che ci siano, basta e avanza per tutta la settimana, anche quando si presentano quei visi lunghi non sonno più sorridere semplicemente perché non lo fanno da tanto tempo, basta sostituirli mentalmente con un bel viso di bambino e lo scenario cambia totalmente.

     Cosa feci in quel primo giorno di scuola? Ma naturalmente le aste, allora la scuola era seria, magari leggermente ripetitiva, ma sapevi già di che morte si

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doveva morire, non è come adesso che ogni giorno ne inventano una. Ah, che bei tempi. Così direbbero quelli con il torcicollo, ma in realtà è molto più bello oggi per cui sempre avanti con entusiasmo e gioia. 'Notte a tutti e possibilmente con tanti sogni pieni di bambini che giocano.

30 settembre - L'orticello di casa propria è il bene più prezioso che si tende a possedere, per molti è tutto il loro mondo,  per cui nulla e nessuno valgono il proprio tempo e la propria intelligenza se non la cura del proprio orticello. Generalmente chi ha questa comprensione della vita è una persona buona, serena, pensosa e magari anche zelante, purché nulla lo distragga dall'unico amore della sua vita che è il proprio orticello. E' un problema? Certamente no, ce ne sono di più gravi, per esempio quelli che vogliono rovinare l'orticello degli altri, o magari quelli che pensano che esista solo il loro di orticello. Certo non è facile trovare risorse in questi bravi e buoni fratelli e sorelle, vengono in chiesa, fanno le loro preghiere, vivono le loro devozioni, magari si organizzano un piccolo santuario nel proprio orticello così non devono uscire neanche per le incombenze religiose. Un po' si contribuisce a questa mentalità anche dall'alto con le preghiere eteree che creano collegamenti internazionali che però corrono il rischio di inchiodare sempre più le persone davanti al classico televisore. Sembra che in questo modo si raggiungono le persone dove vivono cosa che invece la parrocchia fa con molta difficoltà.

     Anche la parrocchia può semplicemente diventare una sequenza di orticelli, uno accanto all'altro ma che non diventano mai un unico orto comune, sempre ognuno per i fatti suoi, che come dicevo già prima non è la condizione peggiore. Ma semplicemente la parrocchia non è questo, ecco perché molti vivono con distacco l'ambiente parrocchiale, si è obbligati ad uscire fuori da se stessi e coinvolgersi nel dramma dell'altro o più semplicemente a confrontarsi, o persino a impegnarsi in qualche ambito pastorale, ma questo è già molto più difficile è di elite, anche per questo lo fanno in pochi. Quello che noto come costante interparrocchiale è che l'impegno pastorale è appannaggio delle donne, è difficilissimo trovare catechisti di iniziazione cristiana uomini. D'altra parte da sempre l'accudire i bambini è un problema di donna, perché un uomo dovrebbe emozionarsi a parlare della propria fede ai suoi figli o a quelli degli altri? Ma quale valore ha la fede per gli uomini? Forse sarebbe meglio dire la trasmissione della fede, anche perché la fede personale ritengo sia ancora abbastanza viva e sentita nel nostro popolo.

     Ci sono molti problemi nella nostra comunità, ci sono molte famiglie alla deriva con problemi anche gravi a livello economico che ciascuno cerca di affrontare e risolvere per come riesce e magari non sempre in modo corretto. Ma a fronte del disinteresse generale cosa può fare una mamma che deve far crescere dignitosamente i propri figli? Molte calpestano la loro di dignità per cercare di andare avanti in qualche modo. D'altra parte per come è la situazione politica a Scalea a chi ci si può rivolgere? Qualora ce ne fosse bisogno aiuta a capire come l'ambito politico e quello sociale fossero interconnessi per cui bloccato l'uno si sfalda anche l'altro, e nel frattempo aumentano le situazioni di povertà. Inoltre in virtù dell'estrema elasticità delle leggi aumentano le inadempienze a sostegno dei figli, per cui chi ama di più deve farsi carico di ogni disagio. Non c'é altra via d'uscita se non lo stringere i denti e andare avanti con coraggio cercando di non chiudere gli occhi di fronte

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alle invocazioni di aiuto e di sostegno economico e sociale che vengono da più parti.

     Verso dove stiamo camminando? Non è facile da capire, anche perché allungandosi i tempi della permanenza del Commissario prefettizio, che comunque dobbiamo sostenere con tutte le energie sociali e spirituali possibili, il livello politico sembra  vivere con eccessivo distacco la responsabilità di costruire comunque il tessuto delle relazioni sociali possibili. Certamente questo è retaggio di un modo di vivere l'impegno politico  a ridosso del periodo preelettorale per cui molti ritengono non opportuno esporsi eccessivamente prima del grande appuntamento. Dobbiamo invece ritenere che il tempo che stiamo attraversando esige una visibilità politica e istituzionale anche se non suffragata dal responso delle urne, la gente ha bisogno di referenti sociali e politici visibili nei luoghi di vita della collettività, occorre che ciascuno persona impegnata senta viva la responsabilità di restituire la fiducia nelle istituzioni a chi ha scommesso di costruire il futuro nella nostra città. 

     Certamente Scalea ha bisogno adesso, senza attendere la tornata elettorale che purtroppo si procrastina nel tempo, di leggersi capace di un modo politico di animazione del territorio e non tanto per criminalizzare i soliti noti, da parte di presunti duri e puri,  ma semplicemente per fare una analisi seria della situazione di degrado sociale e politico che attraversa da decenni tante parti del nostro comune e che a motivo della situazione attuale può portare alla sfiducia nelle istituzioni, alla perdita della leaderschip politica del territorio e alla conseguente paralisi della situazione economica. Dobbiamo insistere perché le persone impegnate in politica non abbiamo paura di essere, anche in questa fase critica e delicata, una presenza viva  e vivificante nella città, per restituire alla città la dignità di continuare a sentirsi una presenza importante nel territorio dell'altro Tirreno cosentino. Anche se criminalizzata da più parte la gran parte dei nostri concittadini continua con il suo impegno dignitoso e con molti sacrifici, nel disorientamento complessivo nel quale tutti viviamo, a portare avanti le proprie attività lavorative. Ma avverte con urgenza la presenza nel territorio dei referenti politici e amministrativi per costruire e orientare la progettualità per il futuro dei propri figli.

29 settembre - Due giorni di totale immersione pastorale nei quali oltre le ordinarie attività di ogni fine settimana ho celebrato tre Battesimi, due Esequie, due Matrimoni e una Processione. Ad un certo punto ho ritenuto di non reggere i tempi, ma come sempre poi il giorno si è allungato e tutto è proseguito con una sufficiente regolarità. Alcune volte si guarda troppo a se stessi, poi ci si rende conto che è il Signore ha guidare la Chiesa e tutto viene vissuto con una certa euforia. Intanto ci si prepara al mese missionario, che da poi il tono dell'impegno con cui la comunità vive la propria disponibilità all'annuncio, si sta progettando perché sia un momento di animazione e di evangelizzazione, il che significa un maggiore impegno e coinvolgimento dei catechisti e degli animatori nel preparare la vita nei quartieri e presso gli ammalati. Comunque la cosa importante è che non sia vissuto nei locali parrocchiali. La dinamica missionaria della Chiesa deve essere visibile all'interno della comunità. L'altro aspetto che il Signore sollecita a ciascuno di noi è quello di essere più attenti agli emarginati che ci sono accanto, e che spesso corrono il rischio di sentirsi abbandonati nella loro povertà. In questo caso il termine deve essere compreso

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nel suo valore complessivo e non solo sociale, altrimenti corriamo il rischio di fare i sindacalisti e non i seguaci del Signore.

     I Battesimi sono sempre un momento di festa, la gioia dei genitori e dei familiari è realmente contagiosa, inoltre la partecipazione della comunità alla loro gioia è veramente bella, per cui ogni volta è un incoraggiamento alla speranza, d'altra parte la vita quando la si lascia nascere è sempre portatrice di vitalità nuova che trasforma la vita della comunità familiare ma che concorre anche a dare entusiasmo e a dinamicizzare la vita della comunità. Come ho già detto altre volte non mi era mai stata affidata una parrocchia così giovane, perciò io stesso ogni volta devo immergermi in una gioia che ormai è quella del nonno che accoglie il nuovo nipotino, ma mi sforzo di non deludere i partecipanti e prima di tutto il bambino stesso che in questi casi si chiamano Noemi,  Dòminic e Mattia. Non sempre i pargoletti si sentono a loro agio anche perché capita che in alcune occasione debbano interrompere i loro ritmi naturali che a questa età sono normativi per la loro serenità, a questo si deve aggiunger l'uso dei vestiti di cerimonia che ordinariamente non utilizzano, per cui alcune volte le celebrazioni vengono vissute in modo nervoso da parte dei ragazzi. Comunque sono momenti molto belli, ogni bambino è il mondo che si apre alla vita e al futuro, anche per questo vanno accolti con affetto e gioia.

    Anche le esequie meritano tutta la nostra attenzione e mi sforzo di verle in un clima di festa, anche perché si tratta di onorare persone che hanno vissuto nei sacrifici e nella dedizione verso la famiglia. Capita spesso che di alcune persone si parli bene solo in occasione della morte, ma non perché durante la vita erano cattivi semplicemente perché il modo comune di relazionarci è fatto della contrapposizione e della critica vicendevole. Persino ai familiari, anche a quelli molto anziani che non si sopportano più, alcune volte devo ricordare che non staranno a lungo insieme e che se non cambiano registro correranno il rischio di vivere nei rimorsi per il tempo del non amore vicendevole. Qualcuno cambia registro per altri invece il modello ormai è quello acquisito per cui non è facile cambiare atteggiamenti. Però vedendoli poi piangere disperati in occasione delle esequie, alcune volte, mi verrebbe da dire qualcosa, ma come sempre prevale la disponibilità alla misericordia per cui sto zitto sugli atteggiamenti a mio parere sbagliati. Per quanto riguarda le esequie ho riscoperto il gusto del partecipare anche al cammino verso la Chiesa, che in molte situazioni mi sono trovato a dover mortificare, mi rendo conto, in questo atteggiamento, di vivere meglio il coinvolgimento emotivo e anche la percezione del dolore che accompagna il ritorno alla Casa del Padre dei nostri cari.

     Molti giovani sposano, ma non sempre sono pronti a vivere questo momento,  lo si percepisce agevolmente dal nervosismo che si accompagna a questi momenti. Io cerco di comprenderne le ragioni, e non è difficile rendersi cono dagli sguardi che ci si scambia su quali possono essere i problemi. La casistica è molto variegata, dal classico rapporto negativo suocera/nuora, alla preoccupazione per i debiti che si devono affrontare oppure più semplicemente dal fatto che comunque il matrimonio rappresenta un modo totalmente innovativo di spendere al propria vita, per cui è tutto da inventare e da scoprire. In questo caso prevale la preoccupazione di dare serenità e di incoraggiare alla vita di preghiera all'interno della famiglia nella certezza che la

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presenza del Signore nella vita della coppia certamente concorrerà a sostenere l'amore vicendevole. Non penso di avere molta fortuna nell'essere ascoltato, ma comunque resto a disposizione per il round di sostegno nelle situazioni di crisi. Purtroppo quando ritornano in chiesa passa abbastanza tempo per averne dimenticato a fisionomia, anche se in realtà parlo della mia nuova parrocchia della quale, a distanza di circa dieci mesi, conosco ancora veramente poco. Con il passare degli anni tutto si appiana in ordine alla conoscenza e alla continuità relazionale, tutto diventa più bello da vivere e da ricordare, ma per adesso è così.

     Ma oggi è stato anche il gran giorno del BatMat al Casale sul Diamante. Ve ho già parlato precedentemente, quello che era stato preparato in gran segreto, con la sottolineatura che i segreti dalle nostre parti lasciano il tempo che trovano. Come sempre parcheggio sul Corvino e risalgo per via Immacolata dove, immancabilmente, vigila Lina ormai è rimasta solo lei, che non manca mai di far sentire la sua voce ammonitrice e severa. Meno male che non stanca altrimenti sarebbe tristissimo passare e non essere rimproverati. Comunque sia, è stato bello ritrovarsi ai piedi dell'Immacolata, dovrei dire qualcosa d'altro ma preferisco tacere, seguendo la norma basilare che quando di qualcosa o di qualcuno non puoi parlarne bene evita di dirne male. Ho cercato di guardarmi attorno cercando gli sposi, ma poiché non avevano abiti particolari si mimetizzavano bene in mezzo agli altri. D'altra parte era tutto un segreto per cui non potevano fare diversamente. Voi giustamente mi chiederete ma c'era qualcun altro? Forse un duecento persone, ma tutto era in gran segreto. Insomma solo i familiari, gli amici intimi e qualche aggiunta redazionale.

     E' stata una bella liturgia vissuta in modo semiserio, d'altra parte si è costruita man mano andava avanti la celebrazione e gli oh sorpresi  degli invitati scandivano le varie fasi, poi i canti vissuti in modo spensierato e condivisi con naturalezza. Momento di grande serenità e spensieratezza, e gli sposi? In realtà non capivano neanche loro quello che stava accadendo, anche perché a forza di fare tutto in segreto, hanno stentano anche a loro a comprendere quello che stavano vivendo. Ma, anche se non si è capito bene come, siamo arrivati alla fine e anche Mattia tra uno strepito e l'altro, è stato riconsegnato segnato dal sigillo di Cristo. Ma come può accadere tutto questo vissuto in modo estemporaneo, semplice non sono io il parroco altrimenti tutto sarebbe andato diversamente, quindi da ospite non ho fatto altro che fare quello che era stato preparato e per come era stato preparato. Tanto per tirarmi fuori da eventuali critiche gratuite o d altre richieste similari. Potrei parlare anche dei tanti volti sorridenti che in più di una occasione mi sono stati di grande conforto, ma preferisco chiudere qui questa giornata veramente vissuta con l'entusiasmo dei primi vagiti sacerdotali.

27 settembre - Dopo molti  anni ho ripreso a partecipare agli incontri di Co Ca, ne avevo dimenticato la matrice rigorosamente bizantina che comunque ha affidato al dono dello Spirito Santo la decisione più importante che è quella della leadership formativa, ma per il resto non male parlando di una realtà comunque essenzializzata dal lungo servizio, non necessariamente sempre compreso nella sua preziosità,  prestato alla nostra città. Come sempre ci si inceppa occasionalmente su problemi di lana caprina, ma poiché la notte è giovane, si è preferito andare avanti in oltranza. Magari la note più gioiosa è

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stato l'incontro con Giovanna che si intratteneva in dolce compagnia, in realtà erano più persone, davanti alla Chiesa non la incrociavo in questi paraggi dal dicembre scorso, avrà pure qualche significato, magari per limiti miei stento a coglierlo. Però è stato certamente un modo bello che il Signore mi ha dato di chiudere la serata. Intanto siamo arrivati alla mezzanotte.

     Ci sono persone che mi vogliono troppo bene, per cui devo stare attento anche perché per loro ogni movimento può essere compreso come ombrosità e non per come può effettivamente essere semplicemente delle ovvietà. Si fa molta fatica a prendere le misure, ma sarà proprio necessario prenderle? Ebbene si, è proprio necessario altrimenti il rischio è quello del caos più assoluto. Diciamo che più di uno tende a prevaricare e non a servire, per cui meglio essere leggermente rigidi, tanto per mantenere alto il livello di attenzione della comunità. Entrando il Chiesa più di uno corre il rischio di non riconoscersi nel proprio luogo di culto abitudinario, anche perché ormai le novità sono talmente tante da creare del disorientamento anche a me che le seguo passo dopo passo. Voglio proprio vedere la faccia che farà Don Michele adesso che celebriamo il ricordo annuale del suo ritorno alla Casa del Padre. Chiaramente non gli ho detto niente, meglio anche anche lui si goda la sorpresa delle novità.

     Nella mattinata abbiamo ripreso gli incontri di formazione biblica, è un cammino orientato a comprendere il valore della Sacra Scrittura. Si rivolge a tutti ma come sempre vi partecipano gli ultras della vita parrocchiale. Con i quali ci si incoraggia a vivere momenti di autenticità testimoniale orientata alla gioia di vivere al servizio della comunità riscoprendosi comunione relazionale. La vita di comunione non sempre viene compresa nella sua preziosità anche perché la nostra parrocchia è una comunità molto eterogenea nella sua composizione, per cui purtroppo negli anni si sono stabilizzati più i gruppi di appartenenza che non la vita di comunione. Anche e nonostante il lavoro dei miei predecessori, le cose non sono progredite molto, anche perché si parte da molto lontano per cui il cammino è necessariamente lungo ed avrà bisogno di più generazioni di stabilizzazione per riconoscersi unica comunità parrocchiale. Incontro impostato su stile rilassato e conviviale per cui nulla di particolarmente difficile da affrontare. Anche se non è facile rimuovere la stratificazione delle abitudini.

     Stiamo ultimando la cappella delle Confessioni, ne frattempo si cerca di dare una stabilità alle immagini dei Santi che sono arrivate in parrocchia, molti si preoccupano per il fatto che la casa dell'Arcangelo San Michele, l'ho mandato a prendere proprio per onorare la memoria del mio predecessore, sia leggermente più piccola del formato della statua. E io pazientemente mi sforzo di spiegare che quando si è a riposo in casa, anche gli angeli tengono le li raccolte e non come quando sono a difendere al dignità di Dio contro il male. Per quanto concerne il tabernacolo siamo quasi alla fine dell'opera, sarà un vero vorticare di ali con il tema sotteso della globalità e della complessità delle relazioni umane. Anche in questo caso mi sono ispirato al libro dell'Apocalisse con i serafini che inneggiano al Signore con i titoli della gloria. In realtà questo è leggermente più difficile da spiegare, ma d'latra parte anche chi ha scritto l'Apocalisse non si è preoccupato troppo di spiegare tutto ai sui lettori.

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     In serata abbiamo celebrato il ringraziamento al Signore per il dono che Don Domenico è stato per la crescita spirituale della comunità, non abbiamo avuto la folla delle grandi occasioni, ma si è cercato di onorarne la memoria con tutto quanto era a nostra disposizione. Il mio sacerdozio è stato vissuto praticamente accanto a lui per cui non ho avuto difficoltà a parlarne nella dinamica della verità e dell'affetto. Come sempre molto dignitosi e solenni nella loro semplicità i familiari presenti, che ancora vivono un momento di prova accanto alla Croce di Cristo. Il canto liturgico rende più sereno il cammino verso l'imbrunire e da pace al cuore dopo una giornata tumultuosa, ricca di molte sensazioni determinate questa volta da situazioni di tristezza. Prima della celebrazione per Don Domenico abbiamo vissuto un momento di conforto con i familiari di Francesco che il Signore ha chiamato a se. La cosa innovativa è che erano presenti anche i nipoti più piccoli che facevano sinceramente tenerezza con il loro volto totalmente immerso nella comprensione del dolore per il caro nonno. Queste manifestazioni non  sono meno preziose, anzi incoraggiamo a cogliere il senso vero della vita.

     Il popolo della notte ha deciso di animare piazza San Giuseppe, per cui è piena notte, e cosa stranissima abbiamo persone che ballano, e magari bevono anche qualcosa tanto per mantenere alto l'entusiasmo, anche se la serata si presenta abbastanza calda. Non era mai accaduto neanche in piena estate. Camminare insieme portando addosso lo zaino non è una cosa facile da farsi, anche perché mi sembra di aver regalato l'ultimo zaino che ho avuto. In compenso conservo ancora la canadese che mi ha sempre accompagnato di tutti questi anni di campismo, se ricordo bene la comperai a Brescia, quando avevo ancora delle frequentazioni in quel di Mompiano. Ne faccio un problema tanto per far finta che lo sia, in realtà ritengo che non possa che farmi molto bene anche perché lo scoutismo ringiovanisce, chiaramente dentro. Purtroppo per l'anagrafe non cambia niente, ma dentro si si torna a respirare a pieni polmoni e non solo con i cavalli della macchina. Beh adesso mi incammino verso il letto, tanto per non perdere l'abitudine di dormire ogni sera con serenità e nella pace che il Signore mi dona. Buona notte anche a tutti voi, ma niente sogni altrimenti vuol dire che si dorme con difficoltà.

26 settembre - Una giornata incredibilmente soffocante per l'intensità degli appuntamenti pastorali, ma giosamente vissuta per la bellezza degli incontri avuti. Il primo come sempre con il Signore che non delude mai, il che non è poco per cominciare un nuovo giorno. Oggi ha voluto farci conoscere Aggeo, è un profeta minore del periodo post esilico, che incoraggiava il popolo di Dio a fere una verifica della propria vita e chiedeva loro di riprendere con più impegno la costruzione del Tempio di Gerusalemme. Anche perché i tempi dell'avvento messianico stavano compiendosi. In realtà, a guardare meglio, poi  sono passati alcuni secoli. Ma un giorno in più, un giorno in meno non hanno grande rilevanza di fronte alla speranza che deriva dalla fede. Poi si è dato inizio al vortice delle idee, delle proposte, dei tormenti, degli scherzi, della ricerca di senso, della non volontà di capire, della esigenza di confrontarsi. Arriva il marmista, arrivano alcuni fratelli mandati direttamente dal Signore, arrivano le statue, non arriva il bancomat, arrivano i pargoletti, arrivano gli sposi, arriva perfino la macchina. E infine nella pace che solo il Signore sa donare, arriva il momento di preghiera alla Sua presenza.

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25 settembre - Ma allora che cos'è un'aquila? E' una comprensione ampia della realtà, per cui ha bisogno di grandi spazi, di tempi lunghi, della possibilità di librarsi libera nel cielo, ma anche di poter calare in modo veemente verso il suolo fin quasi a schiantarvisi, ma solo per riprendere il suo volo capace di sempre nuovi movimenti e infinite altezze da conseguire in modo sempre nuovo. Forse è per questo che la figura di animale di cui parla Ezechiele, ripreso poi da Daniele e dall'Apocalisse diventa il simbolo  dell'evangelista Giovanni. Questo autore ha avuto la fortuna di aderire fin da giovane al messaggio dell'evangelo, ed ha avuto la fortuna di invecchiare, secondo la tradizione sembra sia vissuto più di cento anni, parlandone. Per questo il testo che porta il suo nome ha una profondità e tocca delle vertigini che esigono uno sforzo di comprensione maggiore e una dedizione alla lettura più intensa. Certamente il Signore lo ha benedetto con una vita lunga perché potesse incoraggiare anche noi a comprendere più in profondità il significato della presenza di Gesù in mezzo all'umanità.

     Leggere Giovanni ancora oggi esige una purezza di spirito e di mente e una apertura all'intelligenza della fede, senza queste caratteristiche il rischio che si corre è quello di percepirlo un testo incomprensibile e totalmente avulso dalla realtà. Proprio il contrario di quello che lui ha cercato di essere, un testimone dell'incontro con Cristo che attraverso il linguaggio del suo tempo si sforza di trasmettere le emozioni che ha vissuto stando in Sua compagnia, perché anche noi potessimo farne esperienza. Per aiutarci in questo cerca anche di tradurre in modo nuovo il messaggio, reinterpretandolo  sia nella lingua che nelle rappresentazioni. ma il lavoro più bello ed esclusivo che ha fatto è quello dell'articolazione dei segni in catechesi tematiche, al punto che la lettura complessiva del suo Vangelo ci permettere di avere una intenso e completa catechesi sul significo salvifico di Gesù Cristo compresa attraverso i segni sacramentali che ancora oggi caratterizzano la nostra adesione a Lui.

     Come viene fuori questo discorso così anomalo, semplice è frutto della riflessione che il Signore mi ha donato di vivere nel pomeriggio in Cattedrale, durante la celebrazione in memoria di Mons. Crusco. Chiaramente quello che ho detto precedentemente va applicato alla missione del Vescovo. Il quale deve avere la capacità di vivere libero per poter esprimere in pienezza tutto quanto lo Spirito dona loro di essere. Essere depositari e testimoni per un determinato periodo della fede della comunità. Comunicare in modo sempre nuovo la fede alla comunità che viene incoraggiata ad essere novità di Cristo proprio perché animata e visitata dalla fede. Ancora di più il Vescovo è figura della carità di Cristo che è attento a tutti coloro che hanno bisogno di speranza. Ma come ogni persona libera, capace di gesti impossibili ai molti diventa anche oggetto di invidia, e alcune volte di rifiuto. Ma può un Vescovo viere per come vogliono gli altri? Certamente no, altrimenti perde il significato della sua presenza, che principalmente è quello di rendere presente la libertà che Dio dona a coloro che confidano in Lui.

     Però può capitare che, magari per paura della solitudine o più semplicemente per mero calcolo umano, o ancora per reazione ai presunti torti subiti, l'aquila decide di essere se stessa e diventa ... Un'aquila non può diventare altro può essere solo se stessa. Ma magari alcune volte è per il ruolo che uno vie che ci si sente un'aquile e quando si dismette il ruolo non ci si

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legge più in ciò che si pensava di essere, insomma ci si coglie in una condizione difficile da esprimere, ma è quella che si sceglie per trasmettere se stessi al punto da diventare irriconoscibili anche agli amici più cari. Sì, può capitare di accorgersi di non essere ciò che si pensava di essere. E' un male? No, semplicemente è la realtà, il che vuol dire che può accadere a tutti. Giovanni ebbe la fortuna di poter invecchiare cercando sempre un significato nuovo da dare al proprio essere in Cristo e ci ha lasciato un tesoro del quale non ci si stanca mai di valorizzarne il messaggio. Troppo spesso alcuni messaggi smettono di essere tali, molto prima di cominciare ad essere testimonianza di ciò che durante la vita si è annunciato.

     Si può anche restare delusi, ma è sempre facile restare delusi degli altri, magari si spera di poterlo essere. Io spero sempre di non restare deluso di me stesso al punto da non riconoscermi più per come vivo quello che annuncio. Però può accadere, anche per questo è importante non perdere di vista chi ha avuto la capacità di una coerenza infinita anche perché è solo in questo caso che noi stessi diventiamo messaggio di speranza per gli altri. Dobbiamo abituarci ai piccoli numeri, ma alcune volte si corre il rischio di non riuscire più a contare, perché non c'é proprio nulla da contare. Emozioni, luminosità, tramonto radioso, nuova dinamica esistenziale. Giornata serena spesa al'ombra della Cattedrale con nell'orecchio l'aggiornamento di informazioni gioiose che mi venivano dall'Oratorio pieno di giovani. L'aquila vola in alto ma non perde mai di vista la sua nidiata, tutto quello che vive lo vive in vista del suo ritorno al nido, dove sa di trovare naturalmente la gioia di fare festa, è la sua casa, è la sua famiglia, sono i suoi piccoli.

24 settembre - Il vino quest'anno dovrebbe avere un alto tasso di zuccheri, San Francesco da Ncapaddierto ha gradito la festa e ha benedetto in modo particolare la vendemmia. Voi mi direte ma adesso parlate anche del vino e poi che ne potete sapere?  Diciamo che in alcuni paesi c'é ancora la sana tradizione di offrire al Signore le primizie della terra e poiché io indegnamente lo rappresento, mi concede di saggiare al suo posto quello che viene portato. Non è facile essere suoi rappresentanti soprattutto durante le  stagioni del raccolto. Parlo dell'uva doraca che ordinariamente viene utilizzata per il vino zibibbo, però vi incoraggio a diffidare dalle imitazioni, è un prodotto che si caratterizza per la sua bontà se coltivato sulle colline di Verbicaro altrimenti lo stesso prodotto coltivato altrove viene come viene. Insomma se è vero Verbicaro ve ne accorgerete subito, altrimenti anche se portato da Verbicaro avrà un'altra boccata. Voglio dire che non tutto ciò che si chiama Verbicaro è prodotto a Verbicaro. Comunque, ringraziando e pregando per chi ha addolcito questo serata, non posso che ripercorrere e leggere questo giorno come totalmente benedetto dal Signore.

     Intanto si è cominciato con Esdra, il quale finalmente, dopo molti anni sacrifici, scontri con i Samaritani e disperazioni, aiutato dai profeti Zaccaria e Aggeo veri sponsor ante litteram del suo tempo,   riesce a completare in qualche modo il Tempio di Gerusalemme. Insomma anche i deportati di Babilonia, rientrati dall'esilio, possono riprendere a celebrare la Pasqua secondo le norme mosaiche. Per iniziare la giornata non è male. Qualche dialogo spirituale nella serenità del cuore e della mente e  si va dal marmista. Che sta preparando un abbellimento per il Calvario della parrocchia. Infine si

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sale in modo deciso per la Città Santa in collina per vivere la responsabilità che il Signore mi ha affidato. Primo atto pubblico a favore di un caro giovane che avrei voluto vedere in gioiose nozze con una cara bimbetta del catechismo di Cirella, nella preistoria ministeriale, che se ne è uscito con la novità della interruzione del relazione prenuziale. Cosa vuol dire? Non lo saprei è semplicemente una delle tante formule per comprendere  quelli che una volta erano i fidanzamenti e che adesso non sappiamo più come chiamare.

     Chiaramente mi dispiace, anche perché li ho sempre guardati con affetto, ma comunque non ci si dovrebbe disperare, magari spero in un ripensamento, sono tutti e due molto interessanti come tipi e anche nella volontà di protagonismo, magari si dovrebbe pregare un po' di più. Vedremo quello che vorrà il Signore. La montagna esprime al meglio la luminosità dell'autunno, restituendo la gioia di vivere l'armonia con il creato. attraversarla dona sempre la capacità di estraniarsi dai tanti problemi che appesantiscono la mente e il cuore. Insomma è come una boccata di ossigeno, rigenerante i pensieri e libera la mente da ogni afflizione. Giornata molto bella e serena spesa in mezzo ai tormenti di chi stenta a vivere la volontà di Dio e di chi cerca in Dio un modo nuovo di essere. Sentire la presenza del Signore non può che generare serenità e pace, a prescindere dalle situazioni della vita. C'è anche chi si sforza di rovinare la giornata, ma do' poca retta, per cui tutto vien vissuto nell'armonia che il Signore dona.

     Poi arrivano quelli dell'Accoglienza, sono una vera ventata di novità dello Spirito, per cui non possono che essere accolti con entusiasmo e gioia. Ancora di più, comunque li si accolga loro vivono e donano entusiasmo e gioia. Cos'é il contagio? Semplice è la capacità di coinvolgersi senza l'esigenza di sollecitarlo. Ed è questo che i ragazzi stanno facendo, si cercano, si invitano, scherzano, giocano con i catechisti e gli animatori, i quali fanno di tutto per creare un clima di gioiosità e di coinvolgimento. L'avevo detto che quest'anno si sfonda. Per alcuni aspetti io riesco ad annusare l'aria buona, quella cattiva di meno, ma quando c'é la buona quella cattiva sparisce. D'altra parte abbiamo imparato fin da piccoli che basta aprire le finestre e l'aria cambia velocemente, certo se le finestre restano chiuse non è facile respirare bene, soprattutto quando si è in tanti. L'entusiasmo non basta occorre anche il vocabolario adatto, ma non è sempre facile andare stabilmente a scuola di creatività, è per questo che si scade nella ripetitività per cui occorre far maturare la pazienza.

    Team della Confermazione, team dei Giovani, team totalmente innovativo e da esplorare della branca Rover, incontro sereno con la Presidente che ogni tanto fa finta di porre dei problemi seri, ritornata giovanilmente festante dopo l'ennesimo momento di gioia familiare. Insomma come sempre i laboratori sono aperti alla ricerca della vitalità necessaria per sopperire all'eterna esigenza di accoglienza che la comunità esprime in mille modi diversi. Presenza importante, per la testimonianza che esprime Padre Donato, missionario degli Stimmatini che adesso vive in Indonesia il suo servizio ecclesiale, ha presieduto la celebrazione e ha donato un germe di testimonianza coraggiosa di vita cristiana. E ancora giovani che vogliono sposare, coppie che devono battezzare, coppie con i propri figli che cercano pace alla chiesa per la loro situazione familiare, persone bisognose che chiedono più attenzione alle loro povertà. Con un sottotono no stop assordante dei soliti volti noti, che

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cominciano a rendersi conto e si accorgono di essere diversi dal come si pensavano, e che vivono nella costante ricerca di esperienze nuove. E' la vita della nostra comunità, che come sempre esprime una grande, entusiasta  e variegata vitalità.

     Infine viene la sera, la canonica è stata pensata per gli eremiti anche perché tutto attorno vi sono strutture di uffici, o comunque ambienti inutilizzati per la gran parte dell'anno. E' vero c'é anche un condominio, ma alcune volte ho la percezione che sia disabitato magari lo è davvero. Per cui ad un tratto cala il silenzio, che ti accompagna fino all'alba dl nuovo giorno. E' un luogo ideale per pregare, per riflettere, magari alcune volte anche per angosciarsi, anche se a me per adesso non è mai accaduto. Certamente aiuta a comprendere il senso della giornata vissuta, cercando di cogliervi tutto quello che appartiene all'opera del Signore e quello che allontana dal Signore.    Una cosa il Signore me la ripete spesso: non allungare troppo. Al che io gli chiedo ma tu mi puoi garantire ... e Lui mi risponde: non posso. Al che io gli dico e allora devi pazientare anche se io non rallento. Come vi sarete resi conto tra me e Dio c'é una estrema confidenza, magari è semplicemente una scostumatezza da parte mia, ma se mi ha sopportato fino ad adesso e il più è fatto, ritengo che continuerà a farlo anche nel poco tempo che mi resta.

23 settembre - Mattinata istituzionale introdotta dalla figura veramente eroica di Esdra. Questo protagonista del dopo esilio babilonese vive tutto il dramma delle difficoltà di una comunità che rientra malvolentieri da Babilonia dove ormai si era stabilizzata e si trova a dover affrontare tutta una serie di imprevisti che orientano allo scoraggiamento i ritornati. E' un bravo credente che si fa carico di restituire speranza agli scoraggiati ma anche di rileggere in modo nuovo le norme che avevano regolato la vita del Popolo di Dio nella legiferazione che ne aveva fatto Mosè nell'esperienza del deserto. Insomma è una persona veramente interessante, che merita tutta la nostra attenzione e oltretutto ha molto da insegnare a chi governa in difficoltà ambientali. Anche la mia mattinata è trascorsa in attività governative e istituzionali. Certificati vari, incontro formativo sulla legalità, contatti con il Commissario, con il Capitano, carte matrimoniali all'Ufficio Anagrafe, visita ai familiari di Mons. Crusco per un momento di confronto e di consolazione, sopralluogo al laboratorio per vedere la situazione dei mosaici con una piccola variante bucolica, visita a casa di Maria, questa è stata la meno istituzionale ma più importante delle altre in ordine all'affettuosità. Rientro in parrocchia e fine della mattinata.

     Il pomeriggio è scivolato all'insegna dello stare con i giovani che a ondate successive si sono presentati negli ambienti oratoriali e hanno rallegrato con la loro presenza il mio cuore. Anche il servizio di animazione va stabilizzandosi con un team niente male che lascia ben sperare per la vitalizzazione degli spazi educativi. Continua anche il lavoro di riqualificazione degli ambienti nell'attesa di iniziare questo benedetto campetto che dovrebbe determinare una salto di qualità alla capacità aggregativa della parrocchia. Come sempre la burocrazia impera, non si può far altro che aspettare la conclusione del lungo iter iniziato a marzo e ancora in corso.  Serata conclusa con la Parola di Dio, per il manipolo di volenterosi che vuole rischiare al propria crescita nell'incontro con Gesù. Portano con se anche alcuni pargoletti che vitalizzano anche di sera gli ambienti della parrocchia. Ma ormai la giornata ha avuto la sua svolta positiva,

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per cui tutto procede in pace. Anche il tempo ha voluto dire la sua in ordine alla gioia, così si è mantenuto molto bello nella serenità soleggiata dell'autunno.

     Dicevamo del segreto che dura finché non si scopre. Cioè quasi subito anche perché ognuno ha la voglia di dirlo, anche se lo mantiene sulla punta della lingua, ma appena se ne presenta l'occasione tutto viene svelato nella ricchezza sempre inedita di nuovi particolari. Già San Filippo Neri ci parlava della difficoltà di mantenere chiusa una pentola bollente, per cui non si deve fare altro che aspettare che il coperchio cominci a saltellare, poi man mano tutto viene fuori. L'ultimo nel quale mi sono coinvolto è questo legame segreto che mi vede, mio malgrado, protagonista di nicchia. Solo in virtù di una presunta antica amicizia, devo stare al gioco. Creandomi garantite inimicizie da parte degli amici sempre di antica data che chiaramente si sentiranno offesi per il semplice fatto che non ho svelato loro il segreto. E' inutile dire che non sono quasi mai io a farlo, questo è accaduto anche per i trasferimenti sono sempre stati altri a comunicarlo ai miei parrocchiani e io sempre a smentirli finché mi è stato possibile. Anche in questo caso le grida al tradimento assordavano le mie povere orecchie, invece di apprezzare il fatto che solo io avevo saputo mantenere il riserbo per come era stato previsto.

     Alla gioia dei sentimenti si aggiunge il tormento degli impegni da mantenere, per cui si continua a correre inseguendo i minuti e cercando il significato del tempo che corre più di quanto io riesca a inseguirlo, poi invidio leggermente chi invece riesce, ancora oggi, a precedere il tempo senza farselo sfilare davanti. Guardare al bene esige attenzione alla persona, ma attenzione alla persona significa anche dimenticarsi di se stessi altrimenti arrivederci attenzione all'altro. La mentalità non sempre è quella dell'essere responsabili delle proprie azioni, per cui, alcune volte si fa veramente fatica a far capire che distruggere non è una barzelletta sulla quale poi si può ridere, per la semplice ragione che non è riuscita in quel che si perseguiva. Così ancora chi dice di avere tanto da fare è anche bene che lo faccia, con serenità stando un po' per i fatti propri. Non è necessario lamentarsi sempre dei troppi impegni da vivere senza mai togliersi davanti. Non è necessario essere sempre ai primi posti, alcune volte si parla di carrierismo spirituale anche se forse Gesù parla d'altro, respirare periodicamente è parte integrante dei ritmi che permettono alla persona di vivere bene.

     Grandi cose ha fatto il Signore per noi con queste parole il salmista rifletteva l'opera che Dio aveva compiuto nel ricondurre in patria i deportati di Giacobbe. Anche noi non dobbiamo stancarci di ringraziare Dio per tutto quello che opera in nostro favore. Quante volte Lui viene incontro alle nostre distrazioni e sopperisce alle nostre fragilità, magari non si aspetta neanche che noi lo ringraziamo, ma se lo facciamo, magari non ci resta neanche tanto male. Certo alla fine di una bella giornata non si può che ringraziare colui che mi ha permesso di viverla con intensità. I giovanissimi mi narrano dei loro amori e li vedo felici delle nuove conquiste che operano, scoprendosi nella disponibilità a sentirsi amati e ad amare in modo nuovo. Forse dovrei moderare i bollenti spiriti, ma chi ci riesce? Come provi a cominciare la predica ti girano le spalle. Poi ti consoli pensando che ci riusciranno certamente i genitori.  Magari colgo l'occasione di ringraziare anche le tante persone che si accompagnano alle mie preoccupazioni pastorali e mi sono di conforto e di supporto nel portarle avanti.

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Con tutto il cuore e sinceramente grazie a tutti, senza nessun segreto da velare per gli interessati di turno.

22 settembre - Una Domenica prettamente liturgica, dedicata quasi totalmente alle celebrazioni della festa. Per cui necessariamente è stata una giornata serena. I pargoli fanno ancora vacanza, ma non è bene dare molto peso, prima o poi torneranno a ringraziare il Signore nel giorno a Lui dedicato. Quello che conta è vivere sempre con fiducia, anche quando gli elementi spirituali a disposizione potrebbero generare disorientamento. Così mi vado rendendo conto che abbiamo alcuni esorcisti, cinque o sei visionari, persino persone dotate di particolari poteri terapeutici, sono  tutti pienamente convinti, anche perché hanno avuto l'avvallo di persone qualificate. Alcune volte mi chiedo, ma non ho il tempo di farlo spesso, perché hanno lasciate tutti questi valori specifici in una parrocchia che bisogno solo di persone che vivano normalmente la propria dedizione al Signore e alla comunità. Purtroppo quando non c'é ascolto della Parola si finisce con l'ascoltare solo se stessi. Questo non sarebbe poi particolarmente negativo, anche perché viviamo nella società degli opinionisti, il problema si pone quando si vorrebbe codificare, con il proprio modo di vedere o di pensare, la vita degli altri.

     La gente è molto affettuosa, oggi mi hanno salutato le rondinelle che ritornano ai loro nidi di provenienza in settimana, insomma si torna veramente alla vita di comunità. La comunità non delude mai, la gente è molto semplice, cerca di andare avanti per come riesce, ci sono ragazzi meravigliosi, ammettiamolo pure anche la vita familiare merita un apprezzamento positivo. Insomma significa che la gente sopporta abbastanza bene anche le contrarietà della vita. Ma, come ho già detto altre volte, la vera bellezza consiste nella totale novità che la comunità riesce ad esprimere. Si passa dai nuclei storici tipicamente Scaleoti come è accaduto per il battesimo di Noemi, alla prima immigrazione di Cosentini e Verbicaresi vedi il matrimonio di Salvatore e Mary Stella, per non riparlare dell'ibrido intercalabrese degli occasionali che sostano per poco tempo e poi riprendono il loro cammino come il matrimonio di ieri mattina. Insomma noia vai via perché qui non c'é posto per te. Per le celebrazioni stiamo provando a stabilizzare i volti classici che riprendono le posizioni storiche all'interno dell'aula liturgica.

     Come sempre tutto si svolge per mettere in risalto la Parola di Dio che resta l'elemento coagulante la diversità delle provenienze, quanta profondità trova il Signore? Non è facile da cogliere, d'altra parte non è neanche necessario come sempre non ci appartiene del tutto, sarebbe una vera presunzione sperare di entrare nel cuore degli invitati alle nozze dell'agnello. Questo è un aspetto che deve cogliere Gesù, Lui conosce i cuori e sa come orientarli al bene, nonostante i tanti nostri limiti. Certamente da molta serenità il sapere che non si è i destinatari ultimi della vita di fede, E' il Signore a convocare anche noi, per cui dobbiamo solo fargli spazio. Non é male anche la voglia di cantare la sua lode, che trova sempre più disponibilità nel cuore dei fedeli. Quando si canta con gioia vuol dire che il Signore ha fatto breccia nel mente, nel cuore, insomma nella vita e questo è un grande dono che Lui stesso ci ha fatto. Ancora una volta vale il principio che se crei spazio all'opera di Dio, non si genera il vuoto perché il Signore trova chi mettere al posto dei presunti insostituibili.

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     Non sempre si ritiene di dover intervenire e questo genera la morte della comunità e si genera la nascita delle comunelle degli amici, insomma ognuno si ricama il suo orticello e il Regno diventa appannaggio dei soliti noti, che si incensano vicendevolmente davanti, poi dietro va come va. Quando non si arriva al paradosso del veto incrociato, anche perché non vivendo la dinamica della comunione poi si è portati a far prevalere quella della contrapposizione. Come accade nel consesso delle nazioni, d'altra parte se ognuno deve portare avanti se stesso non deve fare altro che mettere da parte l'altro. Tra voi però non sia così ... Questo ammonimento di Gesù ci ricorda che Lui si attende un modo diverso di agire, che poi altro non è se non la via di santità che tutti siamo incoraggiati a percorrere con umiltà e con fede. In cosa consiste? E' semplicemente il morire a se stessi per far emergere la volontà di Dio.

     Non ci si può lamentare, in parrocchia si vive con una certa dedizione la vita vita di comunità, certo non mancano i carrieristi d'ufficio, ma tutto sommato è meglio che vadano altrove, altrimenti starebbero sempre tra i piedi e combinerebbero solo danni. Se ci sono ogni tanto troppo male non possono fare. Alcune volte si riscontra una disponibilità di facciata ma anche in questo caso non ci si deve preoccupare troppo, sono i piccoli numeri e magari non sono neanche dei numeri, la comunità è troppo più bella di chi pensa di rappresentarla per poter generare difficoltà interpretative sul suo essere. Magari a vivere distratti si vive meglio. Sarebbe tristissimo se si mettesse da parte l'opera di Dio per le piccole soddisfazioni personali. Alcune volte accade? Può anche essere, ma sappiamo bene che il Paradiso è una meta da conseguire e non la condizione che siamo chiamati a vivere sulla terra. Ma allora dobbiamo soffocare nei problemi? Non sia mai detto, il Signore ci ha donato la libertà dei Figli di Dio e come tali dobbiamo vivere.

     E' questo il compito dei presbiteri fare in modo che nelle comunità nessuno pensi di vivere per i fatti propri, o peggio di poter imporre il proprio punto di vista su tutti gli altri. Alcune volte si riesce altre volte di meno, molto dipende da come il presbitero vive la sua missione. Se guarda ai propri interessi fa pascere il gregge per come vuole, con tutto ciò che ne consegue privilegiando oltretutto chi lo alimenta di più, altrimenti nulla gli vieta di essere serenamente vigile e intervenire quando ci sono delle devianze. Anche se questo comporta malumori e alcune volte contrapposizioni, lui non deve fare altro che pregare e tutto procede per come vuole il Signore, non deve avere altra preoccupazione se non il bene del gregge del Signore che gli stato affidato e di cui dovrà rendere conto.

     E' stata una Domenica bellissima, molto variegata nella sua luminosità, vissuta con intensità, cercando la gioia di servire il Signore e cogliendo nel dono della comunità il dono più bello che il Signore potesse farmi. In realtà la giornata è stata frastornata da alcune grida che non sono riuscito a capire da dove arrivassero. Fatto sta che verso le 11,00 prima della Celebrazione, ma soprattutto dopo il Battesimo verso le 13,00 mi è sembrato di cogliere qualche inquietudine, che pero mi arrivava da lontano. Ma Don Cono siete anche sensitivo? C'è poco da essere sensitivi, si parlava di tradimenti di battesimi e matrimoni, di mancanza di fiducia a parer mio arrivavano dalla zona del Diamante. Sia come sia saprò essere più preciso Domenica prossima che mi troverò, ai piedi dell'immacolata, a vivere una gioiosa esperienza di vita

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sacramentale, con amici di sempre che decidono di metter su famiglia, non posso dire chi sono anche perché è ormai diventato un vero segreto di stato. Dovevo parlarvi di che cos'é un segreto dalle nostre parti, ma per adesso può bastare. 'Notte.   

21 settembre - Una giornata particolarmente luminosa si è accompagnata a momenti veramente gioiosi anche se in alcuni tratti difficili da definire. D'altra parte, può anche essere che il nervosismo si assorba in molti atteggiamenti,  uno di questi di cui oggi ho fatto esperienza è probabilmente  l'euforia. Non posso essere più specifico per non manifestare ciò che va tenuto in riserbo. Per cui purtroppo dovrete accontentarvi di quello che ho detto. Altra esperienza che però non ho condiviso in nulla, è la volontà di esorcizzare i problemi con la distrazione. A mio parere è particolarmente sbagliato non affrontarli con coraggio e determinazione, insomma il toro, se se ne ha la capacità, va preso per le corna e non per la coda. Diciamo così, stasera non sono particolarmente comunicativo, e tanto per continuare sulla stessa nota aggiungo che a parlare c'è sempre tempo, il guaio è che non tutti riescono a tacere. Si vive una situazione strana, è quella di mettersi facilmente in pantofole, ma magari se ne ha bisogno, anche perché si indossano gli scarponi quando si ha una strada da percorrere, ma se si deve stare in salotto sono disdicevoli, per cui meglio indossare una calzatura più adeguata.

     Qualcuno dice che mi piango addosso, in realtà sono tutti atteggiamenti senza alcun fondamento, così è come un esercizio accademico fatto da chi sa come poter gestire l'opposto di quello che si afferma. Ma allora a cosa serve affermarlo se poi si vive il contrario, semplicemente per preparare il modo migliore di poterlo vivere, il contrario. Quando uno è sereno, quando vive per come ritiene sia positivo, quando  nervoso, quando vive per fare piacere agli altri. Sono troppo deciso e perentorio, può anche essere, ma perché perdere tempo in chiacchiere quando tutto è così chiaro? Ma la Caritas è di carta o è autentica, non dipende certamente dal quanto si fa ma con quanto cuore si opera. Certamente è importante ascoltare esperienze, sono sempre manifestazione di vita vissuta, magari non necessariamente condivise, ma se sono esperienze vissute meritano di essere ascoltate. Alcune volte si fa fatica a vivere l'ascolto e si diventa insofferenti, tutto molto normale non tutti siamo chiamati a vivere la condivisione, molti, forse la gran parte,  privilegiano l'individualismo nell'ottica del vale ciò che vivo io, quello che comunicano gli altri lascia il tempo che trova e comunque non merita la mia attenzione.

     Chi non è abituato a percorre la strada non si rende conto della preziosità di incontrare gli altri, è quello che vivo in questa fase con più frequenza, sono quasi sempre in macchina, sempre al lavoro, mentre guido cerco di conservare alcune immagini degli ambienti che attraverso, ma non sempre mi riesce. Comunque mi sforzo nel dare significato a tutto quello che il Signore mi dona di fare. Cerco di farlo anche in modo spontaneo, così, per come viene. Magari è sbagliato, dovrei metterlo per iscritto come fanno altri, anche per essere più organico nella proposta, ma è un periodo che stento a codificare in modo sistematico quello che naturalmente penso sia necessario condividere con semplicità. Penso dipenda anche dal fatto che non sempre si riesce a vivere quello che si vorrebbe proporre e allora perché scrivere più di quello che si riesce a incarnare? Una volta avrei detto per la storia, oggi no, anche perché

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per la storia ho scritto già abbastanza, voglio dire che in qualche biblioteca sono conservati alcuni ambiti del sapere che ho affrontato in modo più scientifico.

     Adesso dedico il mio poco tempo alla parola di Dio, cerco di pregarla, di approfondirla, di entrarvi al punto di sentirmi parte integrante della narrazione, totalmente presente alle emozioni che l'autore cerca di comunicare. Forse è l'unico interesse vero della mia giornata, anche perché è ciò che rende veramente nuova ogni giornata, ogni incontro, ogni relazione. Vivere l'illusione di esserci o la realtà del non comprendersi come un essere, non è sempre facile anche perché alcune volte tutto ti attraversa e tu non ti rendi neanche conto se quello che accade lo vivi o ti possiede. Anche per questo è bello lasciarsi scorrere, penso che sia un lusso che non tutti si possono permettere, ma poiché lo posso fare perché no. Quante volte devo perdonare al mio fratello se pecca contro di me? A questa domanda Gesù rispose con la famosa frase settanta volte sette, il che vuol dire che si deve perdonare sempre. Ma l'altra domanda sarebbe e se pecca contro gli altri facendo loro del male in modo sistematico? E se a subire del male sono i bambini, i più indifesi? Certamente la risposta è facile, si deve perdonare comunque  evitando però che continui a fare del male a chi non può difendersi. Non sempre è facile però alcune volte, anche in parrocchia, occorre intervenire per la tutela dei più deboli.

     Capita che i violenti vestano i panni degli agnelli. Questo lo diceva anche Gesù, per cui non dobbiamo fare altro che evita re uno stile persecutorio, ma nella serenità è bene valutare il bene e il male che ne deriva. Chi vive il male probabilmente ha vissuto lui stesso, o magari vive ancora, situazioni difficili, per cui certamente ha bisogno di affetto, però non è lecito a nessuno avvallare i propri problemi con un atteggiamento lesivo della dignità dei  più deboli. Non per nulla occorre pregare per avere la capacità di discernimento, qual'é il bene e verso dove orientare l'intervento per correggere chi opera il male? Argomenti difficili da trattare, ma che sono sempre presenti nella vita di ciascuno di noi. Non è facile per nessuno fare discernimento, ma diventa più facile se si guarda alla propria vita familiare e su quali valori si sta cercando di impostare la propria serenità familiare, quella dei propri figli. Cosa ci si aspetta da chi frequenta la Chiesa, perché si frequenta la Chiesa. E' importantissimo che i ragazzi vedano i propri genitori frequentare la vita di comunità e praticare l'amore verso la comunità. Troppo spesso si vive e non si ama, questo non educa anzi genera disaffezione, allontanamento perfino dall'amicizia con Gesù.

20 settembre - A me sembra che tra le foto manchi un gruppo, ma non riesco a capire quale, magari non è vero ma la mia impressione è questa. Vuol dire che è proprio vero quello che dice Papa Francesco che si perde il gregge e non ce ne rendiamo neanche conto. Devo stare più attento, la settimana prossima mentre entrano li conto, così non corro il rischio che qualcuno mi sfugga. Giornata serena,  con ancora negli occhi i pargoletti gioiosi e sorridenti, il resto routine lavorativa, ci si prepara a un'altra Domenica sacramentale due Matrimoni e un Battesimo, parrocchia giovane eventi gioiosi che aprono alla vita e alla festa. Nel frattempo viviamo questo momento di formazione con il convegno ecclesiale diocesano, abbiamo deciso di rischiare grosso e così ci siamo imbarcati su una migliore comprensione della vita di carità all'interno della comunità ecclesiale. Dovrebbe essere connaturale alla sequela del

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Signore, eppure sembra difficile seguire Gesù su questa via privilegiata da Lui indicato con insistenza che è la testimonianza dell'amore verso ogni uomo.

     Alcune volte ci si rende conto che non è facile incamminarsi sulle vie della evangelizzazione, però è sempre opportuno sforzarsi di perseguirle con insistenza e coerenza, d'altra parte non c'é alternativa. Chi mi vuol seguire prenda ogni giorno la sua croce e mi segua dice il Signore. Cogliendo in queste parole la Sua volontà di incoraggiarci a perseguire la via dell'amore. Quante volte si impara ad amare? Ogni giorno e sempre in modo nuovo e in modo più intenso. Eppure non si stanca mai di imparare, anche perché la bellezza dell'amore è la varietà delle emozioni che riesce a far emergere anche nel cuore più indurito. Tanti saluti, tanti sacrifici condivisi insieme negli anni di impegno pastorale, tanti convegni organizzati e offerti per un laicato più maturo e disponibile a servire la comunità parrocchiale e diocesana. Si è camminato? Certamente si, anche se non tutti ne sono coscienti, d'altra parte non tutti hanno vissuto con la stessa intensità la gioia di costruire la vita diocesana.

     Come coniugare la vita di carità nell'impegno di evangelizzazione o nell'azione liturgica? E' proprio quello che ci sforzeremo di comprendere e di vivere durante quest'anno, Il Santo Padre ci ricorda che la Fede senza la Carità è morta, in realtà ci sono molte azioni di vita caritativa che non sempre comprendiamo nella loro bellezza e semplicità, ma al di la di quello che affermano i buontemponi in realtà ci sono molte persone che fanno della carità il senso vero della propria vita. Abbiamo molti testimoni, che proprio perché lo vivono con naturalezza non diventano un fenomeno da baraccone. Non è male come partecipazione al convenire, anche se forse come sempre accade al primo giorno si resta leggermente ingessati. Come è sempre è molto bello incontrarsi e condividere gli sguardi anche se non sempre si riesce a condividere l'entusiasmo.

19 settembre - La foto che ho inserito sulla Home ricorda una persona che ha segnato profondamente la mia vita spirituale Frere Roger, fondatore della comunità ecumenica di Taizé. Posso affermare con serenità che la maturazione della mia disponibilità vocazionale è maturata nel contesto di questa esperienza monastica, ma è proprio la figura spirituale di Frere Roger a guidare ancora oggi per sommi capi le scelte più salienti della mia disponibilità alla chiamata, nella diversità degli incarichi che mi viene chiesto di vivere come servizio ecclesiale. L'apertura incondizionata alla esigenza di spiritualità di tutti, la capacità di relazionarsi positivamente con gli altri che cercano Gesù anche se in modo totalmente diverso, la spiritualità di comunione e la disponibilità alla preghiera silenziosa, ma ancora più fondamentale la piena confidenza nel Signore, forse però il dono più esclusivo che imparai nell'esperienza di Taizé è l'amore per i giovani e la disponibilità ad ascoltarli e ad accoglierli sempre. D'altra parte ritengo che ciascuno di noi ha di modelli di riferimento che si accompagnano e sostengono la nostra ricerca spirituale.

     Questi valori sono sempre al centro della mia vita interiore e orientano la mia crescita spirituale, nell'ordine della pazienza, dell'accettazione delle ingiustizie, nella disponibilità alla correzione fraterna, nell'apertura al dialogo con tutti avendo la certezza che Gesù non desidera altro che attirare tutti a se.

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Il nostro compito rimane quello di incoraggiare nella gioia all'incontro con Cristo, perché ciascuno possa sentirsi amato, cercato e accolto in quella pace che solo Gesù riesce a donare. Questo modello di vita spirituale mi ha donato anche la capacità della pazienza e della serenità interiore che resta uno dei temi portanti del mio impegno pastorale. Anche nelle situazioni di contrarietà e di persecuzione, che non mancano neanche nella mia vita, cerco sempre di recuperare nella preghiera fatta soprattutto dell'ascolto della Voce interiore, l'energia capace di restituirmi all'amore di Dio che non viene mai meno.

     Questo permette anche di guardare quasi mai a me stesso, ma di leggermi sempre in relazione con chi fa più fatica di a portare avanti la propria esistenza. Questo mi permetta anche di baipassare, senza particolari problemi interiori, tutti quelli che vivono lamentosi, nell'incapacità connaturale a ringraziare il Signore, e che circolano attorno alla vita parrocchiale e che tante volte impediscono anche ai sacerdoti soffocandoli con le loro presunte esigenze, di dedicarsi alle persone sole e più abbandonate nella nostra società. La vita spirituale che promana dalla collina di Taizè incoraggia a guardare sempre avanti, volgendo la nostra particolare attenzione ai giovani che sono il futuro e aiutando gli adulti a mettersi al servizio gratuito dei nostri figli. Questo l'ho sempre vissuto come progetto pastorale e il Signore ha sempre benedetto gli sforzi di coloro che vi si sono coinvolti con generosità ed entusiasmo. Lavorare guardando con fiducia ai giovani, a tutti i giovani, è un imput che ho imparato salendo la collina di Taizè, dove ho visto i giovani in preghiera, nella disponibilità al servizio e nella gioia di vivere la comunità nella povertà dei mezzi e degli ambienti, ma nella ricchezza del proprio esserci.

   

 

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     Ma intanto i mesi passano, ci si era lasciati tra fine giugno e i primi di luglio ma adesso rieccoli totalmente padroni della scena della parrocchia. Chi sono i migrantes, dopo aver solcato in lungo e in largo le spiagge e i lungomari ritornano a casa, chiaramente quella del Padre misericordioso, e io non posso fare altro che accoglierli. Naturalmente con gioia grande anche perché rallegrano fuori misura gli ambienti della parrocchia. Sono stati tre giorni durante i quali tantissimi ragazzi e giovani hanno riattraversato il fatidico cancello e hanno alimentato la gioia del parroco anche perché, di questo sono sicuro, ne ha gioito anche Dio. Oltre i giovani che ancora non conosco pienamente ma riuscirò mai a conoscerli? Non credo. D'altra parte non penso neanche che sia importante, quello che conta e che loro si trovino bene in parrocchia. Non mi sono sembrati molto cambiati Accoglienza, Eucaristia e Confermazione all'incirca trecento ragazzi si preparano a far sentire la loro voce negli ambienti del Signore per dire che ci sono ancora e vogliono restarci con gioia. I catechisti ne sono contagiati, non è proprio male come ripresa, dobbiamo solo pregare perché il Signore doni energie nuove per essere sempre adeguati alle esigenze innovative dei ragazzi.

     Una visione diversa della vita è proprio quello che incoraggia a vivere il Signore, non incentrata su se stessi ma sull'amore verso gli altri, sempre disinteressato per non restare delusi e soprattutto per non appropriarsi di quello che appartiene a Dio e che ci ha semplicemente affidato. Come sempre si conclude con la preghiera, come dire restituiamogli la centralità nella nostra vita, facciamo in modo che trovi spazio in noi e apra i nostri cuori a una miglio comprensione di ciò che si aspetta. Tanto lo sappiamo bene lui non resta mai deluso, anche quando restiamo delusi di noi stessi, Lui ci viene incontro per

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incoraggiarci a riprendere con entusiasmo il cammino. ma si riesce a riprendere il cammino? Io penso di no, il cammino si continua sempre, semplicemente continuando a camminare anche quando ci si affianca a persone con le quali si è lavorato tanto insieme, non è mai la stessa cosa, ognuno ha un passo diverso e poi cambiano le situazioni della vita, gli ambienti nei quali si è lavorato. Insomma semplicemente si continua a camminare sforzandosi di farsi carico anche dei pesi dell'altro e viceversa.

     Un prezioso unguento in vasi di argilla recitava il sapienziale, è proprio così tutto si può disperdere facilmente, basta poco e tutto viene buttato per aria. Come può accadere? Semplicemente quando si perde di vista la volontà di Dio e si preferisce perseguire situazioni personali. Non è facile convertirsi all'amore, ma è l'unica via percorribile per coloro che ritengono di essere la novità del nostro tempo, almeno per se stessi. Avere coscienza dei propri limiti e dei propri entusiasmi, è quanto è necessario per chi ritiene di poter sostenere  il progetto di Dio con il proprio contributo attivo. Senza alcuna presunzione semplicemente con la certezza di esserci. Per la cronaca Frere Roger sarà ucciso da una signora mentre era in preghiera con i suoi freres e tanti giovani nella Chiesa della Riconciliazione. Così va la storia dell'uomo ecco perché non è bene stupirsi di qualcosa. Occorre semplicemente amare e poi accettare la vita per come il Signore dona, ma sempre con entusiasmo rinnovato e tanta gioia interiore da condividere sempre con tutti.    

17 settembre - In tanti piansero e alla fine piovve, della serie provvidenzialmente è arrivato l'autunno, per cui nessun rimpianto per chi deve riprendere il suo posto tra i banchi di scuola, e perché no anche per chi riprende dopo una più o meno lunga pausa la vita della parrocchia. Ed è così che sotto un acquazzone abbiamo accolto i pargoletti dell'accoglienza. E' la fascia più gioiosamente spensierata o almeno così la vedo io, poi magari i problemini li hanno anche i piccolissimi anche se a noi seniores sembrano cose da nulla. Ma poi dalla disperazione che esprimono nel pianto ci fanno capire che per loro sono molto importanti. Eravamo rimasti a una Domenica meravigliosa. Che cosa rende tale il Giorno del Signore? Per il parroco è importante che la Chiesa sia sempre piena, anche se essendo parroco la vorrei piena dei parrocchiani a me affidati non da turisti come troppo spesso avviene durante il tempo estivo. Per cui il mio sguardo è sempre rivolto al resto di Israele che comunque continua a vivere l'impegno della testimonianza con grande e generosa coerenza.

     L'altro motivo che rende gioioso il Giorno del Signore è la Celebrazione dell'Eucaristia da vivere in modo gioioso e grande ruolo in questo ambito certamente lo ha il Coro, che cresce sia nella gioiosità di essere al servizio della comunità sia per se stessi, comprendendosi nella disponibilità ad animare la festa attorno all'altare non solo per se stessi ma per tutta la comunità. Generalmente prima della celebrazione cerco di capire che tipo di assemblea il Signore ha convocato attorno all'altare e poi io mi regolo di conseguenza, alleggerendo il clima generale anche perché spesso la gente viene in chiesa appesantita dai tanti problemi del nostro tempo e anche da tanti altri problemi che ci si crea da soli tanto per affogare prima e poter così dare la colpa agli altri. La Messa rimane comunque il momento più bello nella vita del Sacerdote, anche perché esprime in pienezza il significato del ministero. Non sempre è

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facile vivere con intensità il mistero della partecipazione alla Croce redentiva del Cristo, ma certamente l'impegno deve essere sempre vero, anche perché questo riesce a fare la differenza tra il Celebrare la Messa e il Sentire la Messa.

     La Domenica diventa per questo la festa della comunità, ed è anche per questo che il non partecipare è peccato mortale, proprio perché non mi arricchisco del dona della grazia di Dio, e nello stesso tempo impoverisco con la mia non partecipazione la gioia della festa, che si vive in pienezza quando tutta la comunità vive intensamente la gioia di essere l'unica famiglia di Dio. E' Dio che chiama all'incontro, è Dio che prepara il banchetto, è Dio che si offre in cibo spirituale. Noi dobbiamo corrispondere all'invito, mangiare del banchetto preparato, alimentarci spiritualmente per riprendere il combattimento della fede nel mondo. Dovrei dire così, fortunatamente non tutti partecipano altrimenti dovremmo celebrare nello stadio e non in chiesa. Anche perché la nostra Chiesa non è molto grande, ritengo che riesca a contenere dignitosamente cinquecento persone, la parrocchia è oltre i cinquemila, fate i conti e poi ditemi dove dovrei metterli se venissero tutti.

     Come sempre faccio riferimento ai residenti, anche perché i turisti vanno considerati tali anche se abitano stabilmente per alcuni mesi il territorio. Ma tutti gli altri che non vengono a Messa che fanno la Domenica? Intanto chiariamo che grosso modo nelle varie celebrazioni, sono cinque quelle festive, ritengo che ne partecipino ordinariamente all'incirca un migliaio. Molti altri spero che vadano in altre parrocchie, magari quelle di provenienze. Altri vanno in pellegrinaggio in qualche santuario più o meno famoso. Altri ancora vivono la gioia dei sacramenti, magari a qualche battesimo dei parenti, o al matrimonio degli amici, o anche alle esequie di qualche conoscente. Insomma il numero dovrebbe necessariamente ampliarsi e anche di tanto.

     Allora possiamo stare sereni a goderci la vecchiaia incipiente? Certamente no, il Signore incoraggia a vivere con zelo la missione nella certezza che tutti hanno bisogno della salvezza che Gesù è venuto a portarci. Però dobbiamo convincerci che occorre andare con determinazione verso coloro che non vivono più la fede senza intrattenersi sempre tra coloro che sostano volentieri per i più svariati motivi in parrocchia. La chiesa è missione non intrattenimento ozioso tra i soliti noti. Ieri pomeriggio piccolo pellegrinaggio in quel di Cirimarco, voi giustamente mi chiederete dov'é. Mezza collina in territorio di Bonifati, si festeggiano i cento anni della parrocchia. Io sono andato per aprire i festeggiamenti, è una zona praticamente disabitata, bellissima come paesaggio con una chiesa di impostazione barocca. Ci ero già stato molti anni fa, ne conservo un bel ricordo la gente è semplice, vive di sacrifici, la chiesa è ancora il tutto della vita sociale, insomma un sereno momento di fraternità accanto al caro Don Giovanni, che ho conosciuto fin dall'adolescenza in quel di Verbicaro e che vive con particolare dedizione la semplicità del servire il Signore. 

     Oggi è stata una giornata piovosa. Per alcuni tratti anche fredda, incoraggiava il riposo, per chi ne ha avuto il tempo. Sto lentamente entrando nel nuovo ambito ministeriale che mi è stato affidato, non sarà facile ma spero solo di essere di conforto per i tanti problemi che alcune volte la vita di comunità comporto per chi non è più capace di vivere la gioia di stare insieme.

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Ma io cosa posso farci? Praticamente niente in ordine alla realizzazione delle richieste, tutto nel dare la serenità di essere ascoltati per alcuni aspetti sostenti nella speranza di orientare al bene la propria vita. Per quella degli altri occorre pregare il Signore, anche perché ogni vocazione è prima di tutto individuale, poi può anche diventare comunitaria, ma questo non sempre accade. Troppo spesso non ci si apre alla vita comune, ma si rimane chiusi in una forma di spiritualismo molto personalizzato, altre volte sconfina perfino nell'individualismo, quando non degenera nelle tante forme di esoterismo settario o di presunto elitarismo.

     In realtà la gran parte delle esperienze è con molta semplicità caratterizzata dalla gioia di sentirsi amati dal Signore, o più spesso sentirsi affidati alla Vergine Santa, per il resto è tutto molto personale. Questo atteggiamento è quello che fa stare meglio, anche perché la persona si sente amata e si sforza di amare per come riesce, senza particolari patemi d'animo o la pretesa di fare proselitismo. La gente prega, soffre, lavora, fa celebrare per i propri cari, vive la carità per quello che può, cerca di portare aventi la famiglia con grande dignità, sopporta le ingiustizie di cui alcune volte sono vittime più o meno tutti. Voglio dire che dobbiamo ringraziare sempre Dio perché ci ha messi in mezzo ad un popolo buono, paziente, affettuoso. S' è vero alcune volte si lamenta gratuitamente, ma riesce anche a gioire delle cose semplici. Ho saltato qualche appuntamento magari non è una cosa buona, ma alcune volte si deve restare da soli, per sentire meglio l'affetto degli altri.   

15 settembre - Provo a riprendere per non perdere momenti molto preziosi visitati dalla grazia di Dio e vissuti con intensità insieme al piccolo gruppo di pellegrini, con i quali abbiamo condiviso la vita di comunità. Per aiutare a capire siamo stati a Roma: Divino Amore, San Pietro, Cripte Vaticane; ad Assisi: Basilica di Santa Chiara, Basilica del Santo, San Damiano, Santa Maria degli Angeli; Perugia. Più essenziale di così si muore. I pellegrini rappresentavano tre anime della comunità parrocchiale i turisti che vengono a Scalea ormai da molti anni, gli scaleoti non praticanti la vita della comunità e coloro che sono attivamente impegnati per la crescita della parrocchia. A questi, per la sosta ad Assisi e per il ritorno si sono aggiunti gli Scout. Il viaggio è scivolato in serenità con la sosta al Divino Amore dove abbiamo vissuto un breve momento di preghiera, il pranzo a sacco, come cibo è stato certamente il più interessante anche perché si sa che ciò che si porta da casa è più appetitoso di quello che si trova nei ristoranti. Anche se Scalea è una città marinara, per cui mancano tutti i piatti caratterizzanti i paesi interni o forse i cari pellegrini li preparano quando vanno con i parroci dei loro paesi di origine. Il viaggio è servito per conoscere Cara Comara, che ha animato instancabilmente tutte le fasi del viaggio, solo quando aveva il sacco pieno altrimenti si chiudeva in un silenzio tombale.

     Lunga fila nel pomeriggio, al Portone di Bronzo per ritirare i pass, mentre il gruppo ne ha approfittato per fare una escursione in centro, e questo mi ha fatto pensare che stare in piazza non sarebbe stata una passeggiata agevole. Ho avuto un piacevole incontro con Mons. Kabongo che, si è fatto carico di organizzarci la celebrazione alle grotte vaticane e  mi ha fatto vedere dove abita il Santo Padre, lascia perplessi la volontà di semplicità e l'esigenza di relazione con tutti che sta guidando il suo pontificato. Appuntamento con gli altri alla Sinagoga, e rientro in albergo che nel frattempo aveva cambiato

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nome, sempre in campo artistico ma invece di Beethoven siamo passati a Giotto. Eravamo lì per questo, per cui cosa saltando la colazione, con giovanile zelo ci si è messi in cammino ed esercitando la virtù della pazienza e della perseveranza, ci siamo posizionati abbastanza bene, adesso si trattava solo di aspettare. Chi mangiava, chi dormiva, chi camminava, chi leggeva, chi parlava, chi faceva le foto e finalmente è arrivato il grande momento, così atteso.

     Il Santo Padre si è introdotto nella piazza con la gip e ha cominciato a percorrerla lentamente, si intratteneva molto volentieri dove erano i bambini, si è fermato anche a sorseggiare una bibita, molto sorridente e affabile. Pochi momenti davanti ai nostri occhi, la scena scorreva come in un film, si fermava spesso e il suo modo di relazionarsi era molto immediato e spontaneo. Penso che il giro sia durato una mezz'ora, non posso essere più preciso anche perché a me è sembrato un tempo interminabile. Non certamente per colpa sua, ma semplicemente perché quanto è passato davanti a noi, avevo affidato il mosaico dell'Angelo, colui che era, da benedire a una signora che era proprio avanti alle transenne. Ma per una incomprensione, quelli del servizio, pensando che fosse un dono glielo hanno preso e lo hanno portato sulla gip del Papa. Io ho visto al scena ma pensavo che lo avrebbero riportato indietro e invece niente, li ho visti allontanarsi e con loro anche il mosaico è sparito davanti ai miei occhi.

     Non ho capito subito quello che stava accadendo per cui quando mi sono ripreso ho chiamato la gendarmeria vaticana, chiedendo di rintracciare chi l'avesse preso per la restituzione, ma lui mi ha detto che non poteva farci niente anche perché erano quelli del servizio di sicurezza ad averlo preso. Per farla breve quando il Santo Padre ha quasi terminato il suo giro è ripassato vicino alla postazione nostra, il gendarme ha chiarito la finalità del dono e così sono rientrato in possesso del mosaico. Nella catechesi il  Santo Padre ha sottolineato la missione della Chiesa che è Madre ed ha cura dei suoi figli, come anche i figli devono avere cura della loro mamma. Un breve discorso poi tradotto in mote lingue e con il Padre nostro tutto si è concluso avendo sempre davanti agli occhi le tante persone, circa ottantamila, venute per ascoltare il Papa e per vivere un momento di cattolicità. La riflessione che più immediatamente si è accompagnata a questi momenti è che tutto è semplicemente animato dalla fede delle persone in Dio e dalla fedeltà di sentirsi Chiesa cattolica. Però l'elemento dominante ritengo sia certamente il senso della fede che si accompagna alla gente del nostro tempo. 

     Nel pomeriggio siamo ritornati in Vaticano e attraversando la Porta dei Cavalleggeri ci siamo introdotti alle Grotte Vaticane per la celebrazione della Santa Messa. L'abbiamo vissuta nella cappella ungherese, abbiamo visitato la Tomba di San Pietro e, attraversando la Basilica, ci siamo riportati all'aperto. Breve intermezzo per lo smarrimento e il ritrovamento di alcuni pellegrini del gruppo. Quindi in cammino per Assisi, dove siamo arrivati, leggermente stanchi ma in perfetto orario. Nella mattinata ci siamo accompagnati alle orme di Santa Chiara e di San Francesco, che ci sono stati presentati nella ricchezza della loro esperienza spirituale, poi abbiamo cercano di rileggerle, anche se con un po' di difficoltà, nelle grandi chiese monumentali costruite successivamente per ospitare i loro corpi mortali. Quindi nel pomeriggio, San Damiano che conserva

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la semplicità del poverello di Assisi, Santa Messa, visita dei luoghi e incontro con gli scout che avevo ripercorso una parte dell'itinerario a piedi.

     Sosta a Santa Maria degli Angeli e celebrazione del Santo Rosario nella spianata. Poi io sono tornato in alto per un incontro già programmato. Dopo aver sostato in piazza confrontandoci sulla importanza della vita spirituale nei giovani,  abbiamo avuto la fortuna di poterlo continuare all'interno della Cattedrale di San Ruffino, aperta a motivo delle pulizie alle quali partecipava con grande lena anche il parroco e le suore. Terminato l'incontro verso le ventitré, dopo aver sorseggiato una cioccolata calda mi sono restituito alla strada riscoprendo il mio essere rover di vecchio pelo e recitando il Santo Rosario, rigorosamente in inglese, mi sono riportato in albergo giù a Santa Maria degli Angeli percorrendo la via lucis.  Un po' di paura? No, d'altra parte quando ci si mette in cammino non è opportuno averne, altrimenti non si riesce a fare niente al buio. Il giorno dopo e siamo al tredici, mattinata culturale a Perugia alla scoperta della ricca storia dei monumenti di questa città. Ho avuto la fortuna di incontrare anche Maria Francesca che studia in questa città, tanto per vivere un momento di ricordi con gli affetti del Castello. Volersi bene aiuta a vivere e a farti sentire a casa tua in tutti i luoghi.

     Il rientro è scivolato in allegria e anche leggermente in velocità, nei fatti siamo arrivati in largo anticipo sul tabellino di marcia, meglio così abbiamo avuto la fortuna di riposare, Non senza fare pria un sopralluogo al cantiere tanto per rendermi conto dell'andamento dei lavori interni alla Chiesa. Durante il viaggio ho anche avuto modo di verificare che cresce l'affetto dei giovani nei confronti della parrocchia e la loro disponibilità a farla crescere con la loro gioia. Questo è certamente un grande bene, anche perché la presenza dei giovani è garanzia di serenità e di pace, certamente anche di problemi ma questo per mo non ha grande importanza quello che conta è che ci siamo i giovani, quando ci sono loro il resto scivola con allegria. Anche nella mattinata di sabato mi sono dedicato alla parrocchia, come sempre tante carte arretrate di sbrigare e la preparazione della Domenica. Non sono mancati lamenti lontani di disperazione, ma forse è una finzione, per cui ho lasciato scorrere a tempi migliori. Ho avuto l'incontro con i plenipotenziari del sacro, intrattenimento piacevoli sui presunti problemi di chi sta troppo bene e incoraggiamento vicendevole a lavorare sempre il Signore con serenità e gioia.

     Nel pomeriggio arrivano i giovani come ogni giorno, animano la vita dell'Oratorio, chiamo con urgenza Eugenio anche perché io devo andare a Cetraro Sant'Angelo per la celebrazione della Confermazione. Per una mia fantasia invece di seguire il lungofiume decido di attraversare il centro benedettino. Mentre salgo dal Borgo al Paese erano circa le diciassette e trenta, a un tornante, particolarmente stretto, all'improvviso sento dei rumori di lamiera, che mi avvisano che sono entrato in collisone con un'altra macchina. Dopo aver appurato che nulla di grave era anche accaduto agli occupanti dell'altra macchina, la mia sola preoccupazione è stata la cresima a Sant'Angelo, per cui ho lasciato la macchina in mezzo alla strada e mi sono fatto venire a prendere. Ho avuto modo di ammirare il paesaggio incantevole impreziosito dalla luce del tramonto. E' stata una celebrazione molto bella e semplice all'interno di una chiesa barocca della fine del settecento che deve avere avuto dei trascorsi gloriosi, è una comunità geograficamente isolata nella

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mezza collina cetrarese, anche il parroco Don Achille, che non vedevo da molti mesi, è stato molto rispettoso e attento nei miei confronti, tutto molto bello e affettuoso. Tanta frutta fresca e prodotti dell'orto da portare a case, insomma se non ci fosse stato l'incidente sarebbe stato tutto idilliaco e invece mi ritrovo ancora una volta ad essere accompagnato da altri.

    Ritorno lento a motivo del peperoncino diamantese che crea un ingorgo lunghissimo, per cui il traffico procede lentamente, nulla di particolarmente preoccupante con Arcangelo, già Don Arcangelo e oggi papà di una bellissima bambina che si chiama Grazia, mi ha accompagnato anche lei e si è addormentata quasi subito. Con il papà parliamo del più e del meno, ogni tanto mi chiedo se si è dimenticato che abbiamo fatto teologia quasi negli stessi corsi. E così siamo arrivati giusto in tempo per la celebrazione neocatecumenale.  Può anche bastare, magari della Domenica, che è stata bellissima, ve ne parlo domani se riesco ad avere il tempo di poterlo fare. Spero di poter vivere bene la preghiera mattutina anche perché tutta la mattinata sarà da dedicare all'incidente, sopralluogo con l'avvocato, vigili a Cetraro, carrozziere a Cirella, assicurazione a Scalea, bollo a Diamante, carta di credito da attivare a Scalea e via a seguire, tanto per dire qualcosa delle cose che dovrò necessariamente fare. Ma i preti non sono quelli che pregano soltanto.

9 settembre - In realtà non ho il tempo per esprimere tutto quanto il Signore mi ha donato di vivere in questi giorni, comunque qualcosa vorrei trasmetterla, anche per non perdere il ritmo della comunicazione. Il sette mattina pellegrinaggio al Pettoruto per la ricorrenza annuale dell'Incoronazione. Avevo preparato tutto con calma, ho tolto la Messa in parrocchia per arrivare in largo anticipo, adesso ho dei doveri di presenza ai quali non intendo venire meno e poi devo ringraziare la Madonna per il lavoro in più che mi ha affidato il suo figlio Gesù. Ma come sempre gli imprevisti non mancano e mi viene ricordato che avevo un altro appuntamento importante per cui prima di inerpicarmi su per la collina, ho fatto sosta al Castello per la preparazione al tanto atteso matrimonio. Come ormai ben sapete l'ascesa al Castello, che vive la situazione del Periodo dei Sangineto, per me diventa più di un pellegrinaggio, sia in riferimento alle memorie delle persone che incontro  che ai luoghi che devo percorrere. Anche questa volte non è stato diverso. parcheggio al Castello e mi incammino per via Mistorni verso la Chiesa Madre, passo davanti al Palazzo del Governo, quello Servidio, al Palazzo dei Principi De Paula, al Palazzo dei Sangineto e infine davanti a quello dei De Novellis, insomma in pochi minuti attraverso settecento anni di storia della Città.

     In Chiesa tutto sembra in ordine, l'umidità cresce ma so che il problema non è di facile soluzione. Come sempre gli sposi si fanno aspettare e io ne approfitto per dare uno sguardo intorno, tanto per restituirmi qualche pagina di vita che ormai ho messo in archivio. Arrivano sorridenti e assonnati, come sempre il futuro ha i tratti giovanili di chi si apre alla speranza che sa di dover costruire con il proprio protagonismo. Mi intrattengo, come sempre in modo frettoloso, ma mi sforzo di non darlo ad intendere, resto a loro disposizione per come mi è possibile cercando di stemperare in loro il clima troppo teso della vigilia. Magari ci riesco pure. Arrivo al Pettoruto giusto in tempo per la Messa solenne, tutti erano già vesti e pronti insomma come sempre si procede in

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ansia. Il Vescovo è sereno, sono presenti molte autorità politiche e militari, il coro insomma tutto sembra procedere con la solennità necessaria. Poi il Vescovo annuncia l'esigenza di digiunare per l'invito del Santo Padre per la pace in Siria, per cui viene eliminato il pranzo.

     Bellissima manifestazione coronata dalla tradizionale processione che si caratterizza con il fatto che non si capisce niente anche perché ognuno fa quello che ritiene per onorare la Madonna. C'è chi suona i mandacetti, chi i flauti, la bande delle gioiose marcette, i popolo i canti tradizionali, si tenta perfino un accenno di preghiera, a coronamento i fuochi. Insomma talmente intenso da ubriacare per le tante emozioni che riesce a trasmettere anche se molto diversificate e stridenti. Il momento più significativo è la vita alla Casa di Cura dove abbiamo incontrato ancora una volta nella sua sofferenza Don Saverio, che vive i suoi anni nella vecchiaia e lo portano dove lui non avrebbe voluto. Lungo la strada del ritorno dagli odori che avvertivo mi sono reso conto che l'invito del Santo Padre non ha intaccato la fame dei pellegrini, che d'altra parte, per ancestrale tradizione, salgono al Pettoruto anche per consumare il pranzo in famiglia a base di piatti tipici, per cui non sono mancate le tentazione per sostare e condividere la fraternità delle tante tavola imbandite di ogni ben di Dio.

     Verrebbe da dire, ma allora il Papa non lo ascolta nessuno? In realtà il Papa lo ascoltiamo tutti anche se non sempre siamo capaci di imitarne le virtù e la determinazione, però certamente riferendosi al digiuno probabilmente lo chiedeva soprattutto a noi uomini di Chiesa che lui intravede così abbondanti nelle dimensioni fisiche e poco motivati in quelle spirituali.  Per cui, se noi cominciamo ad essere più seriamente impegnati nella testimonianza, poi le comunità ci seguiranno con docilità, come d'altra parte hanno sempre fatto per secoli, anche con una testimonianza non sempre esemplare dei Pastori che il Signore ha chiamato a pascere il gregge e non solo a nutrirsene. Storia già ampiamente presente nell'Antico Testamento. Anche le tante veglie di preghiere che son state celebrate, vogliono rappresentare un modo diverso di vivere la sequela di Gesù Cristo, nei segni che sono propri della comunità cristiana e nella disponibilità a riscoprirsi chiesa che ascolta chi la guida nelle difficoltà del mondo. Naturalmente in questo dobbiamo crescere molto, ma gli esempi positivi certamente non mancano, neanche ai nostri giorni.

     Poi è arrivato il grande giorno della Festa della Regina del Mare, si comincia proprio celebrando ai suoi piedi, i si rilegge in alcuni momenti dell'adolescenza, come chierichetto di Don Tolentino e si cerca di guardare al futuro che è rappresentato dai nostri giovani ai quali affidiamo non delle tradizioni, che oltretutto non capirebbero, ma l'esempio della fiducia in Dio da non trascurare mai. La Chiesa non vuole essere un museo delle memorie ma vita vissuta nella sequela di Gesù e della sua Madre Santissima. Si continua nella comunità parrocchiale, dove sono presenti ancora dei volti sconosciuti, tutto molto gioioso e incoraggiante la vita di comunità. Poi si torna al Castello per il matrimonio di Alberto e Daniela. Entro in Chiesa con il canto Bonum est confidere, diciamo che dove sono stato io rimane impressa l'orma spirituale di Taizè. E' rimasta impressa anche in me tanti anni fa e ancora mi accompagna e mi sostiene sempre, guardo, questa volta i volti, e tra i tanti noti quello nuovo, nella sua versione attuale, di Silvia che io ricordo bimbetta che mi salutava in

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quel di Sant'Antonio buon giorno don Conone. Non vedo la più creativa, ma si sa che non c'é sempre spazio per chi si propone in modo più personalistico.

     Arriva il momento solenne dell'ingresso, chiaramente non dello sposo che non calcola mai nessuno, ma la sposa si introduce in tutto il suo splendore, magari leggermente riqualificata ma quel poco che non guasta. In questi casi cosa si può dire, nulla, semplicemente nulla si osserva e si gode la scena, ripetuta tante volte ma sempre nuova per l'emozione che riesce a suscitare. Daniela è per me come una figlia, incontrata nella sua adolescenza ha sempre partecipato alle tante attività del gruppo giovani, insomma parte integrante della vita parrocchiale. Come spesso accade non andavamo quasi mai d'accordo su molte cose, d'altra parte l'età condiziona sempre la comprensione degli aneliti individuali, ma comunque sempre insieme fino ad oggi. Ho cercato l'altra coppia Alberto e Antonella della quale conservo un caro ricordo nella preghiera quotidiana. Anche la sacrista era molto emozionata, insomma tutto secondo copione anche il fatto che mi sia dimenticato di firmare, per la confusione o per l'emozione?

     Poi si rientra per la festa della Madonna del Lauro, arrivo in tempo per il Padre Nostro e per distribuire la Comunione, poi lentamente inizia la manifestazione religiosa, con le soste agli altarini, le preghiere lungo il cammino, la grande manifestazione per mare, il fuoco pirotecnico, la banda, le bancarelle, l'infiorata su via Lauro insomma tutto ciò che concorre a fare della manifestazione alla Regina del Mare uno spettacolo che è bello conservare, anche perché genera un clima di festa, che di questi tempi, certamente non guasta. La giornata l'ho chiusa con una cena veloce in famiglia, anche perché il giovane oggi parte e ha voluto donarci un momento di fraternità, nulla di particolarmente elaborato salvo il fatto della gioia di stare insieme data la straordinarietà dell'avvenimento anche perché veramente le nostre vie si incrociano raramente.

     Intanto è cominciata la settimana dei pellegrinaggi, stamattina sono partiti quelli che andavano  Lourdes e domani mattina partiamo noi per Roma e Assisi. Come sempre sono esperienze molto personali ma la speranza è che si torni dai pellegrinaggi ricaricati spiritualmente e pronti a continuare a servire il Signore nella gioia che dona la vita di comunità. L'incontro con il Santo Padre, il percorrere i sentieri della tradizione spirituale francescana, il nostro sostare per gustare una esperienza di cattolicità e di autenticità evangelica, non può che alimentare la gioia di sentirci vivificati dall'amicizia con Gesù e dalla coscienza di essere parte della Chiesa. Ma serve anche a conoscersi meglio, a comprendersi meglio per riprendere il cammino di comunione in modo più naturale e sereno.  

     La nostra comunità, l'ho già etto altre volte è una comunità complessa nella sua composizione e lettura, una Scalea che non corrisponde in nulla al cliché ordinario con la quale si rappresenta la nostra cittadina, ma proprio per questo merita tutta la nostra attenzione e dedizione anche perché è una comunità bellissima. Che in nulla fa rimpiangere altre esperienze ugualmente belle, in più e caratterizzante la vita di comunità, c'é la gioia di guardare naturalmente al futuro senza avere alcun rimpianto per il passato, anche perché  non ha un passato da rimpiangere. I nostri monumenti da mostrare ai turisti sono i volti

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delle persone, la gioia dei bambini, la voglia di cercarci e di stare insieme in modo sempre diverso, ma soprattutto è la capacità di non sentirci e di non comprenderci, è proprio questo che genera un modo sempre nuovo di relazionarci. I ragazzi e i giovani non amano ripetersi, e anche quando lo fanno non annoiano mai, proprio perché lo fanno in modo talmente complesso da renderlo irripetibile.   

5 settembre - Gesù esce da Cafarnao e si avvia sulla riva del lago, lì incontra dei pescatori che pulivano le reti ... La storia ritengo la conosciate tutti per cui è inutile riproporvela. E' uno degli avvenimenti centrali della missione di Gesù, si tratta della scelta dei suoi discepoli, forse è meglio dire di quelli che avrebbero costituito il perno della nascente comunità cristiana. Certamente la vocazione deve sempre essere riqualificata, perfino la Vergine Maria ha vissuto questa fase costante di rilettura in riferimento alla missione Sua e del Suo Figlio, di questo ogni tanto ce ne dimentichiamo. Anche per questo persone comunque chiamate dal Signore, poi corriamo il rischio di impigrirci su noi stessi. La regola è chiara, o ci si rigenera oppure si scade nella ritualità. Che poi è il modo corrente di di dire apatia pastorale, la Chiesa diventa ripetitiva e corre il rischio di celebrare se stessa e non il Signore che invece è innovativo. La soluzione al problema è semplice occorre semplicemente accompagnare i nostri passi a quelli di Gesù, o forse è meglio dire per come ci dice Lui stesso stare dietro a Lui, così non si corre il rischio di deviare.

     Ma questa mattina per pochi momenti, mi sono riportato alla Scalea degli anni settanta, anche in questo caso sulla spiaggia del mare, non di Galilea ma del Tirreno, beh lo spettacolo era lo stesso, tante barche di pescatori che dopo aver levato le reti calate nella notte per la pesca, venivano tirate a riva e iniziavano il lento e meticoloso lavoro di pulitura da tutto ciò che nella calata era rimasto impigliato, tra queste cose c'erano anche i pesci. Normalmente erano portati ai signori del tempo, per recuperare qualche lire con la quale sostenere il pane quotidiano per la famiglia generalmente molto numerosa da sfamare. La pesca era l'attività ordinaria degli scaleoti, con tutti i problemi di povertà che ne derivavano, anche perché non sempre si pescava. Era la vita ordinaria di Scalea, non era ancora un centro turistico, non esistevano i lidi, a ricordare bene non c'era neanche il lungomare. Ci si incontrava nelle piazze che allora erano Caroprese, Mercato e Maggiore De Palma, anche presso il gruppo delle palazzine popolari, li si giocava a pallone.

     In realtà questo poteva accadeva anche lungo le strade, poiché le macchine erano veramente poche. Intanto inseguendo i ricordi il Vangelo è terminato e io mi sono ritrovato a fare la meditazione, meno male che era conosciuto per cui nessuna difficoltà a parlare di Gesù che passa e chiama, in realtà questo accade normalmente nei Vangeli, nelle nostre realtà, ieri come oggi, per cogliere la presenza di Gesù bisogna andare in Chiesa e questo certamente non rientra in quello che il Signore aveva pensato quando chiedeva ai suoi discepoli  e chiede oggi a noi  di vivere la missione. Vieta uno zelo maggiore un modo di vivere che assorbe quasi totalmente il nostro tempo imprigionandoci ai ritmi per conseguire lo stipendio, per cui si arriva alla sera, stanchi e incapaci perfino alcune volte di elevare lo sguardo a Gesù, con il quale pure camminiamo. La cosa importante è che Lui non distolga lo sguardo da noi, questo lo sappiamo bene non accade perché ci vuole troppo bene.

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     Il Signore ci dona di incontrare tante persone che concorrono a trasformare la vita quasi sempre nel bene, ma alcune volte nel male. Pomeriggio passato in quel di Cirella, per ricordare la cara Cesira e, questo non era previsto, Marcello. Persone con le quali ho condiviso qualche segmento di esistenza e dalle quali ho appreso la capacità di accettare la sofferenza e spesso l'ingratitudine degli altri. Siamo ormai nella fase storicizzata di Cirella, però quando vivo queste situazioni sembra che tutto si ripresenti con lucidità, per cui non faccio alcuna fatica  a rileggere alcuni momenti meritevoli di essere ricordati per il valore che hanno avuto nella mia crescita, ma anche per il bene della comunità. In realtà non do quasi mai peso agli atteggiamenti degli altri a meno che non siano lesivi per la vita della comunità. Ammettiamolo pure, frequentemente si vive con dei fuori ruolo. Cioè persone che sono lì, ma non sanno neanche loro che cosa ci stanno a fare. Allora è giocoforza incoraggiarli al discernimento, per valorizzare al meglio le loro capacità e anche le incapacità, perché davanti a Dio nessuno deve sentirsi inutile.

     Nel cammino educativo si possono creare anche situazioni di plagio, anche perché come sempre cercano l'incontro con Gesù i più deboli. In questo caso il compito dell'educatore rimane quello di non creare delle dipendenze, anche perché in questo caso non saremmo di grande aiuto agli altri, ma occorre operare perché l'altro impari a camminare con i propri piedi. Quando qualcuno fa resistenza è opportuno spingerlo fuori in modo dinamico perché comprenda che non c'é alternativa, deve imparare a camminare da solo. Purtroppo non tutti ne comprendono il valore, ecco perché poi si determina una forma di sequela che invece di vivere la gioia di stare con Gesù, va alla ricerca di questo o di quel prete, di questo o di quel santone, di questo o di quella maga, di questo o di quell'esorcista vero o falso che sia. Per rimuovere questo atteggiamento non ci sono regole precise, semplicemente occorre incoraggiare alla crescita, che si manifesta proprio nella capacità di decidere anche da soli la via da seguire.

     Percorriamo la via della pace, facciamo udire il grido della pace ci ricorda con insistenza il Santo Padre. Altre volte è stato un grido nel deserto, forse questa volta sarà diverso, complice il fallimento degli interventi militari in tanti paesi orientali che hanno creato più problemi di quanti ne hanno risolti. Il mondo è complesso, anche il cuore dell'uomo lo è. Però forse in alcune situazioni la gente non riesce a vivere relazioni di pace se non imponendola. Ma una pace imposta non merita più questo nome, per cui necessariamente si deve sempre perseguire la via del dialogo e della riconciliazione. Tempi difficili per farne esperienza? I tempi sono sempre stati difficili per una pace vera, anche per questo si cerca una pace negoziata che generalmente viene contratta tra i più forti a discapito dei più deboli che pure hanno concorso a crearla. Anche per questo alla parola Pace occorre sempre affiancare Giustizia, che nel linguaggio biblico vuole indicare l'attenzione ai poveri, agli ultimi altrimenti è solo illusione.

3 settembre - Cos'é la bacchetta magica? E' un elemento delle favole immediatamente insignificante, quasi invisibile, che interviene all'improvviso sulla scena orientandola e trasformandola in modo mirabolante. Inizialmente c'erano solo le bacchette magiche orientate alla determinazione del bene, successivamente anche il male ha preso le contromisure e adesso si assiste

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spesso a questi scontri epici tra il bene e il male, dove sembra che prevalga il male e comunque poi ordinariamente, come nella favole di una volta, si fa prevalere il bene. E' evidente che viviamo ancora in una cultura che fa del bene il senso vero della vita, anche se si fa più fatica a farlo prevalere. Alcune volte nell'impegno pastorale, vorremmo operare come con la bacchetta magica, anche se col tempo abbiamo imparato che è solo una finzione della storia. Ma poiché la storia è piena di finzioni, perché non sognare anche in questo campo. Ecco che manca l'organista ed eccolo apparire prodigiosamente, devi andare via improvvisamente ed ecco il sostituto, mancano due  catechisti e tu per sicurezza fai apparire tre. Voi direte ma così non è bello, praticamente viene meno il rischio, la voglia di sacrificio, l'ansia del futuro. Ma ne abbiamo proprio bisogno?

     Forse si, ecco perché ad ogni ripresa di attività si accantonano le bellissime immagini estive e si lascia scorrere il film della comunità del futuro. Sono film fatti bene, non manca proprio niente, tutto è perfetto, bellissimo. I genitori esaltati per la fede, gli animatori zelanti e instancabili nel preparare gli incontri formativi, il parroco che sorride a tutti, questo veramente può capitare solo nei film. E poi i ragazzi che partecipano con gioia e sorridendo alla Messa, gli anziani che cantano danzando i chierici che hanno preparato tutto senza trascurare nulla. Fine del film e inizia la realtà. Non posso descriverla anche perché ancora non abbiamo ripreso, ma magari qualcosa di diverso si riscontra, spero chiaramente in meglio. Ritengo che il Signore mi abbia benedetto con una benedizione speciale, mi ha anche detto che non è bene approfittare della Sua bontà, per cui sto zitto e vado avanti alla giornata facendo finta di preoccuparmi, come fanno tutti. Purtroppo ancora non ho imparato a lamentarmi, e per questo la gente mi guarda in modo strano, come un extraterrestre, ma prima o poi ci riuscirò anche io, allora penso che la gente sarà più contenta, perché mi potranno considerare pienamente uno di loro.

     Ci sono situazioni che non aiutano a sorridere, magari fanno anche dispiacere, poiché si parla di persone con le quali hai condiviso tanta parte della tua storia educativa e spirituale e che adesso stentano a trovare pace nella Chiesa, spero possano trovarne almeno nel Signore. Ma per esperienza so che le due realtà, il più delle volte, devono camminare insieme, altrimenti non si riesce a stare bene. Capita anche di incontrare persone che affermano di aver cominciato a stare bene quando si sono allontanati dalla Chiesa, ma non so fino a che punto sono sincere e che cosa vuol dire per loro lo stare bene. ritengo che vivere la Chiesa sia il modo ordinario di stare bene per come il Signore ci ha donato, il che chiaramente non esclude altre forme di serenità, direbbe Gesù Nulla è impossibile a Dio. Personalmente incoraggio a cercare la serenità per come la Chiesa insegna, anche se immediatamente potrebbe sembrare un vivere tormentato. Questo non vuol dire che stare nella Chiesa sia sempre uno stare bene, l'arte del non saper vivere riguarda anche molti credenti, però se uno ha la maturità di volerlo fare certamente nella Chiesa ci sono donati tutti i valori dell'equilibrio spirituale e psicologico, dovrei dire anche quelli materiali, ma siamo troppo bombardati dal desiderio del volere i beni del mondo per poter stare bene nella povertà di cui tante volte parliamo, anche se non sempre la testimoniamo.

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     La parrocchia è una famiglia, non necessariamente una famiglia felice, ma certamente è una famiglia. C'é un papà che si spera sia equilibrato, ma non sempre accade, in questi casi bisogna pregare perché rinsavisca per il bene di tutta la casa. Generalmente è una famiglia numerosa, quasi una cooperativa dove i soci si intravedono e partecipano occasionalmente alla vita e al mantenimento della baracca che accoglie tutti figli. Poi ci sono quelli che pensano di meritare di più, ma in questo Gesù è stato categorico, i primi saranno gli ultimi e gli ultimi saranno i primi, per cui per il loro bene si cerca di educare a stare sempre in fondo è anche per questo che nelle chiese tutti si mettono vicino alla porta. Generalmente chi viene in Chiesa lo fa perché cerca qualcosa, o i più maturi perché cercano qualcuno. Alcuni credono ancora alle favole e sperano nell'intervento della bacchetta magica, alcune volte può anche accadere, perché Gesù è così quando meno te lo aspetti interviene con potenza e crea disorientamento o anche stupore. Ma il più delle volte ci viene chiesto di camminare dritto, senza deviare, senza ansietà particolari, semplicemente in compagnia di Gesù. Ci viene garantito che in questo atteggiamento è la nostra pace.

     E' cominciata la stagione delle grandi pulizie, giornate intere per mettere in ordine il guardaroba da portare dietro, la scuola soprattutto ai livelli superiori è molto impegnativa, perciò è bene che tutti nei siano coinvolti. Sono i giorni dei cambiamenti di vita, cambia lo status ordinario e ci si immette nella condizione dei non protetti, insomma si comincia a fare da se stessi. Lontani dalla case comodose dei genitori, spesso in difficoltà a camminare da soli perché non educati a questo, comunque nella esigenza di provarci anche perché non c'è alternativa. insomma si parte. Alcune volte ci si fa male, altre volte si procede abbastanza bene, non sempre si può vivere la possibilità di guardare oltre le proprie preoccupazioni. Altre volte si incontra la persona che trasforma la tua vita. Altre volte è questa vita che cambia le persone. Insomma non si corre il rischio di annoiarsi. Auguri a tutti e buona strada, senza mai stancarsi, senza delusioni, con una grande passione per la cultura, con la volontà di esserci e di proporsi ma soprattutto con un grande amore per la ricerca del senso vero da dare alla propria vita. Non è facile ma è bello provarci. Diciamo meglio è giovane provarci.

     Meglio pregare, così tutte queste situazioni vengono assorbite nell'orbita di Dio e vengono lette con la sua visuale che troppo spesso sfugge totalmente alla nostra capacità dei comprensione. Non possiamo dare risposta a tutte le domande, non possiamo aiutare tutti coloro che chiedono, ma possiamo pregare per tutti, possiamo leggere in tutti la nostra vita. Possiamo comprenderci tutti alla presenza di Dio. Cosa cambia? Cambia tutto, semplicemente perché non lo comprendiamo, ma sappiamo che in questo modo cambiamo certamente anche noi. Ancora una volta la bacchetta magica non c'entra molto, però ci avvertiamo coinvolti in un mondo magico, forse ancora di più reale e straordinario, perché aperto alla speranza e alla gioia di poter fare ancora qualcosa di buono per tutti e non tanto e solo per se stessi.

2 settembre - E' così si riparte con un modo nuovo di vivere l'avventura del Vangelo nell'impegno ecclesiale, come molti di voi già sapranno il Vescovo Bonanno mi ha dato la responsabilità di essere suo Vicario. Questa nomina per me è molto importante, ma non per il prestigio che ne deriva per come

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qualcuno potrebbe pensare, ma semplicemente perché mi convince nella bontà del cammino ecclesiale che si accompagna alla mia vita sacerdotale, contrassegnato non dalla contrapposizione ma dal rispetto dei ruoli e dall'amore verso l'unica Chiesa di Gesù Cristo, nella quale siamo chiamati ad esprimere i nostri carismi e anche a fare esperienza dei nostri limiti. Mons. Lauro mi fece Assistente Generale dell'Azione Cattolica, Mons. Crusco suo Vicario per la Pastorale, e adesso questo nuovo impegno che come al solito affronto in modo semovente. Senza particolare ansietà, né patemi d'animo ma con la serenità di chi riceve in dono una grave responsabilità e ritiene di poterla vivere per come il Signore dona. Non posso che ringraziare il Vescovo per la fiducia che mi ha accordato nella sua bontà, tenendo presente che eravamo partiti in situazioni molto difficoltose di comprensione al servizio della comunione. Ma il Signore, che legge i cuori e li orienta alla conversione, ripaga sempre ampiamente grazie anche all'affetto e all'attenzione dei confratelli nei miei confronti che non è mai mancata. Se vogliamo è questa la sorgente della mia serenità, il bene che molti sacerdoti nutrono nei miei confronti, probabilmente non tutti, sarebbe eccessivo. Però ho avuto modo di fare esperienza di espressioni di affetto anche da parte di chi avrebbe avuto più di un motivo per desiderare del male per me.

     Oggi giornata dedicata all'attività lavorativa, si riprende e dobbiamo essere pronti. Come sempre si riparte con il convegno ecclesiale che quest'anno abbiamo orientato all'impegno sociale, della serie vogliamo farci male da soli. In una fase di forte recessione economica non sarà facile parlare di speranza e di orientare la formazione a una maggiore attenzione al mondo del lavoro. Però vogliamo provarci, d'altra parte cerchiamo solo di portare aventi il progetto della Chiesa Italiana, che magari in questa fase ha altri problemi per la testa con il Papa Francesco c'é poco da scherzare e poi è risaputo che si era schierati per altri. Lo Spirito Santo non ha voluto deludere i fedeli in basso, ma magari ha deluso qualcuno a mezza altezza. Noi cerchiamo di tenere la barra dritta, ci riusciremo? Forse sì, ci viene richiesto dalla situazione di disperazione che si accompagna a tante famiglie della nostra terra, che continuano a guardare con fiducia alla Chiesa. Non vorremo mica deluderli noi, certamente no, ecco perché dobbiamo rimboccarci le maniche e operare per poter costruire la speranza, direbbe l'apostolo contro ogni speranza. Riusciranno i nostri operatori pastorali a sposare il progetto, probabilmente non totalmente ma almeno orienteremo la formazione con maggiore attenzione all'oggi della Chiesa nelle nostre realtà. L'attenzione alla persona è l'impegno centrale dell'annuncio evangelico, per cui non corriamo il rischio di deviare da ciò che il Signore si attende da noi.

     Pomeriggio a mare per assaporare il clima settembrino e restituirci alla vocazione dell'immersione nell'acqua che è sempre un rinascere. Pomeriggio calmo e sereno, ormai c'é poca gente per cui si può vivere assaporando questo dono del Signore, che non sempre abbiamo il tempo di valorizzare per gli effetti benefici che ha nella vita dell'uomo. Anche il sole è mite, per cui si può restare esposti senza correre il rischio di restare arrostiti. Insomma una giornata molto bella. Poi si è ripreso con gli incontri di formazione per cui momento di relax prolungato, l'Accoglienza è l'articolazione più gioiosa della catechesi, sostanzialmente non si deve fare altro che guardare i ragazzi che stanno tra loro, cercando imparare, questo lo ha detto Gesù, dobbiamo imparare dai

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bambini per entrare nel Regno.  E' venuto a trovarmi Don Fiorino, giovane speranza ancora inespressa pienamente del nostro presbiterio, una vera potenza della natura che ha rischiarato con la sua semplicità spirituale la celebrazione serale. Insomma una cosa più bella dell'altra. La cosa più brutta di oggi? Il mio peso specifico che tende a rialzare la lancetta della bilancia. La cosa più bella? Tutto il resto. Tutti si attendono molto da me, io non faccio che rinviare al Signore, per cui non pesa nulla sulle mie spalle se non la gioia di rendere presente Gesù, magari non sempre ci riesco, questo chiaramente mi dispiace, ma non sempre nella quotidianità si può vivere come Gesù ci chiede, o magari sono i miei limiti, ma purtroppo è così.

     C' è un terribile accanirsi contro la Chiesa, da parte dei mass media e di tanti autori, che mettono costantemente in risalto le negatività che certamente accompagnano la vita della comunità cristiana e delle sue guide, ma se guardassero obbiettivamente dovrebbero metterne anche in risalto le tante positività. Invece niente, si spara sempre nel mucchio, a colpire tutti, a colpire sicuro e questo certamente non può che fare del male a chi ama la Chiesa e fa di tutto per renderla visibile nella preziosità della missione che Gesù le ha affidato: trasmettere a tutti la certezza che Dio ama ogni uomo e nella sua ansia di amare perdona ogni peccato. Purtroppo nella quotidianità non è facile rendere presente questa verità fondante la fede, troppa cattiveria, troppa devianza, volontà di predominio o peggio ancora il voler tradire la missione, diventando padroni di ciò che dovrebbe vedersi come dei servi. E si potrebbe continuare con le tante situazioni di contrapposizioni, delle separazioni, dei divorzi, delle convivenze. Insomma i problemi non mancano per criticare l'insegnamento della comunione, ma non possiamo fare altro che continuare a trasmettere questo insegnamento, anche perché non è nostro, semplicemente ci è stato affidato da chi per amore ha donato totalmente se stesso.