Settembre 2009

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“Si narra che Francesco II, ultimo re di Napoli noto con il nomignolo di Franceschiello, ironizzando su se stesso diceva che alle volte nascevano delle persone così inca- paci di fare qualsiasi cosa che Dio per non farle morire di fame gli metteva in testa una corona… il sin- daco non è Dio e al massimo può mettergli sotto il sedere una sedia di assessore…” E’ costume di ogni nuova iniziativa editoriale aprire il primo numero con un articolo di fondo che ne esponga le motivazioni ed indichi gli scopi. Non mancheremo a que- sta consuetudine, ma lo faremo con poche e sem- plici parole. Le ragioni che muovono questa come ogni altra iniziativa editoriale sono, in verità, in se stesse, ri- siedono cioè nella neces- sità, mai eccessiva, di creare una occasione di scambio di idee sulla cui ricchezza e pluralità co- struire nuovi progetti e proposte di aggregazione e di crescita collettiva. E questa è anche la rispo- sta al quesito degli scopi perseguiti con la nuova iniziativa: produrre idee, se non sempre e necessa- riamente nuove, comun- que “diverse”, per resiste- re costruttivamente alla attuale violenta afferma- zione di un pensiero, o meglio di un “non pensie- ro”, unico. Quello su cui riteniamo opportuno brevemente soffermarci è, invece, sul metodo della comunica- zione che noi vorremmo proporre e richiediamo di condividere a chiunque sarà interessato e dispo- nibile a condurre con noi questa nuova iniziativa. Vorremmo che questa pubblicazione non sia una ennesima, per quan- to piccola, tribuna per “opinionisti”, ma sia lo strumento di espressione e comunicazione per “lanciatori di sassi”. Ca- pacità dialettica, mode- L’editoriale A Chi segue a pag. 2 segue a pag. 2 segue a pag. 7 segue a pag. 6 Gli occhiali di Gramsci Siamo dentro una crisi che ha effetto su tutta la specie e sul pianeta insie- me: c’è il rischio che que- sta circostanza ci chiari- sca la natura del proble- ma e ci spinga a cercare altre strade, sottraendoci al dominio del mercato capitalistico. Riforma della Costituzione Si può fare ma occorre chiarezza sul perchè e sul per chi pag. 2 Lavoro al centro: ex Ogr ex Rapanelli Merloni Umbria Olii pag. 4-5 Piano sociale umbro Si espropriano i comuni a vantaggio dei privati pag. 6 Cooperazione internazionale Reportage dal Congo Il dramma dei bam- bini soldati e dei bambini stregoni pag. 2 Casa dei popoli Qua la mano Cultura, sport e musica contro la paura dello straniero pag. 6 Lettera aperta al sindaco Mismetti I nodi del segno meno Rinnovare la democrazia rilanciando la partecipazione La città è sempre più una delle parole chiave per comprendere la realtà economica, sociale,politi- ca e culturale in cui si vi- ve e si produce; è quindi necessario intravedere le linee di evoluzione e i germi del futuro in gesta- zione dentro la realtà cit- tadina, senza adagiarsi nell’esistente e cercando di leggere al di là delle apparenze. Questo pensiamo essere il nodo politico e culturale da affrontare in un perio- do di profonde trasforma- zioni come questo. E’ dif- fusa esigenza di dar vita ad una riflessione svinco- lata sulle tendenze so- cioeconomiche della città di Foligno, dell’intera re- gione, nell’attuale situa- zione italiana ed interna- zionale. E’ necessario spostare i termini dell’approfondi- mento politico con la rico- struzione di un dibattito dal basso che comprenda e superi le ragioni dell’in- dubbio arretramento del movimento operaio nel paese, nella regione, nella città. Veniamo da degli anni in cui tutto proliferava: le ca- se, le imprese, i distretti industriali, le tasse,i con- sumi, i redditi( tranne quelli dei salariati e delle classi più deboli), la rendi- ta fondiaria su cui è co- struita la città. A questo meccanismo del- la proliferazione, con la gravissima crisi socio- economica che morde fe- rocemente anche la no- stra città, è in corso un periodo che si prevede non breve dal “ segno me- no”. Abbiamo ed avremo meno ricchezza da consu- mare, meno spazi dispo- Intervista a Massimo Liberatori L’asino. La musica. L’impegno. Frugale, refrattario ad ogni competizione. A terra tra le radici e le ali. Senza mollare mai, nemmeno in un momento nero ed ignorante come questo. La chitarra, gli occhi scintillanti tra i ricci ribelli, un buon sorriso accogliente e tanta musica ritmata da retaggi po- polari con incursioni fresche di attualità. Massimo Libe- ratori, parla chiaro con le sue canzoni, ma se gli domandi di fare quattro chiacchiere anche per una intervista, lo tro- vi cordiale e disponi- bile come lo sarebbe con un bambino che gli chiedesse di suo- nare la chitarra. Così ne abbiamo ap- profittato anche noi per offrire gradita presenza alla musica in Piazza del Grano. d) Se non ti ricono- scessero altri meriti, nessuno potrebbe negare che hai avu- to una parte importante nel rilancio della presenza del- l’asino anche dalle nostre parti… r) Non capisco bene se questa è la prima domanda, ma di si- curo è un affermazione che in questo momento mi arriva troppo invitante per non cogliere l’occasione di rispondere con il testo, in anteprima, di una canzone alla quale sto lavo- rando in questi giorni proprio per cercare di dare (anche

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Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli", via del Grano 11-13 Foligno (PG) Italia

Transcript of Settembre 2009

“Si narra che Francesco II, ultimo

re di Napoli noto con il nomignolo

di Franceschiello, ironizzando su

se stesso diceva che alle volte

nascevano delle persone così inca-

paci di fare qualsiasi cosa che Dio

per non farle morire di fame gli

metteva in testa una corona… il sin-

daco non è Dio e al massimo può

mettergli sotto il sedere una sedia

di assessore…”

E’ costume di ogni nuovainiziativa editoriale aprireil primo numero con unarticolo di fondo che neesponga le motivazioni edindichi gli scopi.Non mancheremo a que-sta consuetudine, ma lofaremo con poche e sem-plici parole.Le ragioni che muovonoquesta come ogni altrainiziativa editoriale sono,in verità, in se stesse, ri-siedono cioè nella neces-sità, mai eccessiva, dicreare una occasione discambio di idee sulla cuiricchezza e pluralità co-struire nuovi progetti eproposte di aggregazionee di crescita collettiva.E questa è anche la rispo-sta al quesito degli scopiperseguiti con la nuovainiziativa: produrre idee,se non sempre e necessa-riamente nuove, comun-que “diverse”, per resiste-re costruttivamente allaattuale violenta afferma-zione di un pensiero, omeglio di un “non pensie-ro”, unico.Quello su cui riteniamoopportuno brevementesoffermarci è, invece, sulmetodo della comunica-zione che noi vorremmoproporre e richiediamo dicondividere a chiunquesarà interessato e dispo-nibile a condurre con noiquesta nuova iniziativa.Vorremmo che questapubblicazione non siauna ennesima, per quan-to piccola, tribuna per“opinionisti”, ma sia lostrumento di espressionee comunicazione per“lanciatori di sassi”. Ca-pacità dialettica, mode-

L’editoriale

A Chi

segue a pag. 2

segue a pag. 2

segue a pag. 7segue a pag. 6

Gli occhiali

di Gramsci

Siamo dentro una crisiche ha effetto su tutta laspecie e sul pianeta insie-me: c’è il rischio che que-sta circostanza ci chiari-sca la natura del proble-ma e ci spinga a cercarealtre strade, sottraendocial dominio del mercatocapitalistico.

Riforma della

Costituzione

Si può fare ma

occorre chiarezza sul

perchè e sul per chi

pag. 2

Lavoro

al centro:

ex Ogr

ex Rapanelli

Merloni

Umbria Olii

pag. 4-5

Piano sociale

umbroSi espropriano

i comuni a vantaggio

dei privati

pag. 6

Cooperaz ione

internazionale

Reportage

dal Congo

Il dramma dei bam-

bini soldati e dei

bambini stregoni

pag . 2

Casa dei popoli

Qua la mano

Cultura, sport e

musica contro la paura

dello straniero

pag . 6

L e t t e r a a p e r t a a l s i n d a c o M i s m e t t i

I nodi del segno menoRinnova re l a democraz i a r i l anc i and o l a pa r t ec ipaz ione

La città è sempre più unadelle parole chiave percomprendere la realtàeconomica, sociale,politi-ca e culturale in cui si vi-ve e si produce; è quindinecessario intravedere lelinee di evoluzione e igermi del futuro in gesta-zione dentro la realtà cit-tadina, senza adagiarsi

nell’esistente e cercandodi leggere al di là delleapparenze. Questo pensiamo essere ilnodo politico e culturaleda affrontare in un perio-do di profonde trasforma-zioni come questo. E’ dif-fusa esigenza di dar vitaad una riflessione svinco-lata sulle tendenze so-

cioeconomiche della cittàdi Foligno, dell’intera re-gione, nell’attuale situa-zione italiana ed interna-zionale.E’ necessario spostare itermini dell’approfondi-mento politico con la rico-struzione di un dibattitodal basso che comprendae superi le ragioni dell’in-dubbio arretramento delmovimento operaio nelpaese, nella regione, nellacittà.Veniamo da degli anni incui tutto proliferava: le ca-se, le imprese, i distretti

industriali, le tasse,i con-sumi, i redditi( trannequelli dei salariati e delleclassi più deboli), la rendi-ta fondiaria su cui è co-struita la città.A questo meccanismo del-la proliferazione, con lagravissima crisi socio-economica che morde fe-rocemente anche la no-stra città, è in corso unperiodo che si prevedenon breve dal “ segno me-no”. Abbiamo ed avremomeno ricchezza da consu-mare, meno spazi dispo-

Intervista a Massimo Liberatori

L’asino. La musica. L’impegno.

Frugale, refrattario ad ogni competizione. A terra

tra le radici e le ali. Senza mollare mai, nemmeno

in un momento nero ed ignorante come questo.

La chitarra, gli occhi scintillanti tra i ricci ribelli, un buonsorriso accogliente e tanta musica ritmata da retaggi po-polari con incursioni fresche di attualità. Massimo Libe-ratori, parla chiaro con le sue canzoni, ma se gli domandidi fare quattro chiacchiere anche per una intervista, lo tro-vi cordiale e disponi-bile come lo sarebbecon un bambino chegli chiedesse di suo-nare la chitarra.Così ne abbiamo ap-profittato anche noiper offrire graditapresenza alla musicain Piazza del Grano.d) Se non ti ricono-scessero altri meriti, nessuno potrebbe negare che hai avu-to una parte importante nel rilancio della presenza del-l’asino anche dalle nostre parti…r) Non capisco bene se questa è la prima domanda, ma di si-curo è un affermazione che in questo momento mi arrivatroppo invitante per non cogliere l’occasione di risponderecon il testo, in anteprima, di una canzone alla quale sto lavo-rando in questi giorni proprio per cercare di dare (anche

Riforma del la cost ituzione

Claro che si !Si può fare ma occorre chiarezza sul perché e per chi

Ogni generazione umana hail diritto di organizzare l’esi-stenza secondo i propri con-vincimenti.I vivi hanno sempre e co-munque ragione sui morti.Se non altro perché i mortinon hanno possibilità disanzionare i vivi che disat-tendono le loro prescrizioni. La biologia non sostituiscemeccanicamente la genera-zione presente con la succes-siva. La società umana è costi-tuita dalla sovrapposizione didiverse generazioni che inte-ragiscono. Ogni individuonelle società democratiche ètenutario di diritti e doveripari a quelli di tutti gli altri;pertanto nei processi decisio-nali vige il principio: una te-sta, un voto.Nonostante questo assunto, èpur vero che nelle democra-zie liberali il peso sostanzia-le di ciascuno è proporziona-le alla capacità di produrrereddito o di consumare beni.Anche i fondamenti del pat-

to sociale non sfuggono allaprevalenza degli interessicostituiti;le costituzioni mitigano glieffetti delle disuguaglianzeper ridurre il rischio di insa-nabili conflitti sociali. In par-ticolari momenti storici, co-me avvenne in Italia dopo laseconda guerra mondiale,gli equilibri politici che de-terminano la definizione delpatto sociale, possono esse-re particolarmente avanzati,nel senso di salvaguardareal meglio, in quella partico-lare circostanza storica, an-che gli interessi dei cittadinisocialmente più deboli.La costituzione italiana, intal senso, è un esempio altoed illuminante di come unpopolo si possa dotare distato e governo immettendonel patto scritto obiettiviprogrammatici di equità,giustizia e libertà; vincolan-do poi le istituzioni create,non solo al perseguimentogenerico di quegli obiettivi

ma bensì all’obbligo di ri-muovere gli ostacoli di ordi-ne economico, sociale, cul-turale che, se non fosseronecessariamente abbattuti,non potrebbero permettereai più deboli di disporre del-la identica dignità e dellestesse opportunità che inve-ce devono rendere uguali,almeno nelle condizioni dipartenza, tutti i cittadini.Ogni generazione disponedel diritto di rifondare il pat-to sociale: pertanto anche lanostra costituzione, pur pre-vedendo procedure comples-se (rigide!) per essere modifi-cata, non può sfuggire a que-sta prerogativa che i vivi van-

tano sui morti. Lecito quindil’agire politico di chi inten-desse perseguire tale finalità,avendo però profonda consa-pevolezza che per disegnareuna architettura costituziona-le occorre maturare lucidoproponimento degli obiettiviche il popolo intende darsi.Adamantino dovrà risultare ilrapporto tra principi, fini emezzi; ovvero: quali i dirittifondanti; quali gli obiettivi in-dividuali e sociali da raggiun-gere ed a quelli conformareforma e natura delle istituzio-ni, che altro non sono che glistrumenti con cui la sovranitàagisce per l’affermazione del-le proprie volontà.

Non può ritenersi lecito, inbase ai cardini dei sistemidemocratici, perseguire mo-difiche surrettizie, preten-dendo di sganciare i fini daimezzi; squilibrare il sistemadi garanzia tra i poteri alte-rando pesi e contrappesi;salvare la forma ma svuota-re la sostanza con artificiprocedurali o forzature re-golamentari. La riforma della costituzio-ne si può fare a patto di av-viare un percorso trasparen-te e leale, che tendenzial-mente coinvolga ogni citta-dino senza spettatori passi-vi o privilegiate tribune vip.

Piero Fabbri

1947 Il Capo Provvisorio dello Stato Enrico De Nicola firma la Costituzione Reppublicana

costruire un comitato

I nodi del segno menocontinua da pag. 1

nibili per il consumo o al-tro. Non solo nei consumiprivati nelle città, ma an-che nei consumi pubbliciinferiori perché i costi ditransazione rischiano diessere compressi con mi-nor intervento pubblico emeno pubblica ammini-strazione.Per la straordinarietà delperiodo abbiamo bisognodi una classe dirigenteche sia dentro al proces-so di riposizionamentodella società, che ripensase stessa e si riquadrasotto “ il segno meno”.Ta-le ripensamento coinvol-ge in maniera decisiva ilmeccanismo della gestio-ne della comunità locale.A questo punto è urgentee necessario intraprende-re una strada innovativae alternativa della demo-crazia e della valorizza-zione e affermazione del-la società locale.La nostra idea di un nuo-vo Ente locale è una di-versa e più avanzata for-ma di democrazia, un di-verso sistema di relazio-ni tra governo locale, ter-ritorio e società’ Esso è inparticolare:Promozione di un rap-porto tra democrazia di-retta e rappresentanza,attraverso l’attivazionedi istituti intermedi dipartecipazione alle deci-sioni strategiche e allepolitiche e alle azioniconcrete dei governi lo-cali.Una alternativa al gover-no gerarchico del territo-rio e al centralismo auto-ritario, come sviluppolocale in rete ( municipa-lismo solidale ). Mobilitazione di energiesociali escluse o non va-lorizzate dallo stato e dalmercato, dando spazio erappresentanza agli atto-ri sociali più deboli negliistituti partecipativi.

Ciò comporta che l’entelocale attivi costituenti diprocessi partecipativistrutturati, inserendo gliobiettivi e le modalità delprocesso nel suo statuto.Nuove forme e nuovi at-tori per la qualità dellavita e dello sviluppo nelnostro territorio.L’orizzonte ed il contenu-to di governo della no-stra idea di municipio,indicano un’altra pro-spettiva di “ sviluppo” in-teso come valorizzazionedei caratteri distintivi delterritorio e attivazionedelle energie endogenedei soggetti locali auto-organizzati.I progetti di trasforma-zione locale auto-sosteni-bili si oppongono alla su-bordinazione e alla unifi-cazione nel mercato uni-co mondiale del neolibe-rismo.Il Municipio diventa di-fesa delle diverse vie disviluppo, e valorizza-zione delle differenzebiologiche, ambientali,socioeconomiche e cul-turali.L’Ente locale si costitui-sce come protagonista dimodelli di sviluppo alter-nativi, attivando reti so-ciali, non gerarchiche enon competitive. Esso di-viene soggetto promoto-re di una diplomazia del-la pace, di cooperazionedecentrata, e del soste-gno attivo ai territori po-veri del mondo.Lo statuto comunaleesplicita l’orientamento ele procedure per attuareuna gestione partecipatae socialmente condivisadel territorio. La parteci-pazione deve coinvolgereil maggior numero di abi-tanti, di attori sociali,culturali, economici; fraquesti ultimi, privilegiale imprese a finalità etica(ambiente, sociale), le

forme di finanza etica, diconsumo critico e dicommercio equo e solida-le. La costituente parteci-pativa deve riguardareinnanzitutto la costruzio-ne di scenari di futuro fi-nalizzati alla produzionesociale di un piano di svi-luppo locale integrato (socioeconomico e territo-riale) come riferimentostrategico condiviso diprogetti ed azioni speci-fiche.Il Municipio assume for-me di” Bilancio parteci-pativo” con riferimentonon ad un modello dato

ma come sperimentazio-ni che tengano contodelle peculiarità locali,sociali, ambientali, ditradizione civica e diesperienze partecipati-ve appartenenti al con-testo locale. In questadirezione assume comeelementi fondamentali:la statuizione della par-tecipazione, la reitera-zione sistemica e stabi-le del processo parteci-pativo in forme decisio-nali, l’impegno al pas-saggio necessario dellepolitiche attraverso laproduzione delle stesse

nei nuovi istituti parte-cipativi. In ogni caso ilprocesso partecipativonon deve limitarsi allaredistribuzione delle ri-sorse pubbliche dispo-nibili, ma deve riguar-dare le scelte che produ-cono nuova ricchezzaper renderla socialmen-te disponibile.Il nuovo governo della cittàattiva cantieri sociali di tra-sformazione urbana neiquartieri e nelle periferiecon lo scopo di contrastarela condizione di periferi-cità e emarginazione, ricostruendo lo spazio pub-

stia ed onestà mentale èquello che ci proponiamoe richiediamo.A chi giustamente si indi-gna per la repressione po-liziesca del dissenso ira-niano chiediamo di ricor-dare Genova ed i ragazzidella Diaz, bastonati (unoucciso) perché esprimeva-no un dissenso nella no-stra libera società demo-cratica.A chi giustamente denun-zia lo sfruttamento e lestragi sul lavoro semprepiù frequenti nelle econo-mie emergenti chiediamodi esprimere una ugualedenunzia per i mille mor-ti sul lavoro che macchia-no la nostra libera econo-mia sempre più deregola-ta ed aggressiva.A chi onestamente parte-cipa al sentimento di or-rore per le stragi delle ma-lattie endemiche, della fa-me, delle guerre indigeneo importate nei paesi piùpoveri del mondo chiedia-mo di esprimere il mede-simo sdegno per i nostri“respingimenti” che con-dannano all’annegamentoo al ritorno comunque al-la miseria ed alla morte dimigliaia di disperati chetentano raccogliere alme-no le briciole del nostroopulento sistema occi-dentale.Ma perché tutto ciò nonsia sola, anche se semprebenvenuta, esercitazioneretorica, ci proponiamo echiediamo di riuscire aconiugare i grandi temiuniversali con la concre-tezza del quotidiano e dellocale, perché una nuovasocietà più giusta e mora-le può nascere solamentedalla etica della vita fami-liare, lavorativa e socialein genere del quotidiano.“Che cento fiori sboccinoche cento scuole di pen-siero gareggino”.Quella che oggi proponia-mo vorrebbe, potrebbeessere una piccola scuoladi libero pensiero.

La redazione

PIAZZA DEL GRANORedazione: Foligno,Via della Piazza delGrano 11Autorizzazione Tribunaledi Perugia: n° 29 del 2009Editore : Sandro RidolfiDirettore Responsabile :Pietro FabbriImpaginazione :Andrea TofiData chiusura : 31 agosto2009Tiratura: n° 2000 copieTipografia: Mancini eValeriDistribuzione gratuitaPeriodicodell’Associazione“Luciana Fittaioli”

Telefono 0742/510520associazionefittaioli@yahoo.itwww.associazionefittaio-li.org

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3G u e r r a i n C o n g o

Bambini stregoni, bambini soldatiLe diverse fazioni si avvalgono di bambini per le peggiori nefandezze

Come tutti sanno, recente-mente nel Congo c’è statauna guerra. Dico “guerra”anche se non è esattamen-te la parola adatta per de-finire quello che lì è suc-cesso. E continua a succe-dere.Nel Congo, soprattuttonella parte est al confinecon Rwanda e Burundi,quello che è accaduto sono“semplicemente” massacridi popolazione civile indi-fesa e basta. Nelle guerre si suppone checi siano due eserciti che siscontrano. Nel Congo ci so-no varie bande di criminali.Ovviamente ognuna di que-ste bande risponde e ricevefinanziamenti da qualchepaese o multinazionale cheha il vizietto di pretendereprivilegi per lo sfruttamen-to delle enormi risorse mi-nerali strategiche che ci so-no in quel paese. Soprattut-to nelle regioni di Katanga eKivu.Queste bande invadonoterritori, massacrano lapopolazione –soprattuttole donne, dopo averle vio-lentate “rigorosamente”davanti ai figli- e aspetta-no. Cosa aspettano? Che i

capi si mettano d’accordoper la ripartizione del po-tere. Nel frattempo, quan-do le bande arrivano neivillaggi le bande rivali, oquello che si chiama “eser-cito”, e quasi tutti gli uo-mini del villaggio, scappa-no per salvare la loro pel-le lasciando indifese ledonne e bambini. Questa èuna caratteristica moltodiffusa tra gli uomini con-golesi. Dopo che il conflitto è mo-mentaneamente termina-to, le diverse bande sisciolgono e gli ufficialipassano ad integrare ilnuovo esercito centrale,che è composto da assassi-ni delle diverse fazioni. Dali in poi hanno le mano li-bere per rubare e corrom-pere tutto quello che sipuò. Ognuno, in base alsuo grado militare, ha unaporzione dei ricavati delle“mazzette” che ricevonodalle ditte che sfruttano iminerali, oltre alle genera-lizzate e quotidiane rube-rie tra la popolazione. Nella zona di Bukavu, asud del lago Kivu, dove so-no stato recentemente duemesi per occuparmi di un

progetto di cooperazioneper conto del Ciss ( Coope-razione internazionalesud-sud ), queste “guerre”(invasione dal Rwanda escontri tra le varie frazio-ni), hanno prodotto la cifradi un milione ed ottocentomila morti. Più o meno,perché nessuno s’è messoa contarli.Ovviamente, finito il mas-sacro (mai prima!), arriva-no le Nazioni Unite congrande spiegamento diforze -e risorse- che stan-no lì a sperperare i soldiche ricevono per “garanti-re la pace” (quando mai?). Ovviamente sparisconoappena sentono qualchecolpo e ritornano quandotutto è finito. Mai si sonomessi in situazione di mi-nimo pericolo per salvarela popolazione civile. Que-sto è un aspetto che meri-terebbe di rivedereprofondamente i compiti ele funzioni delle NazioniUnite. Oltre la solita miseria,mancanza di tutto, sopru-si generalizzati, ecc. quel-lo che mi ha veramentesconvolto e conoscere i“bambini soldati” e i “bam-

bini stregoni”.I primi sono bimbi da 8/10anni che hanno avuto tut-ta la famiglia ammazzata. Le bande che hanno fattotali massacri in quella zo-na li portano via con loro. Per prima cosa li riempio-no di botte per fargli capi-re rapidamente che sonoschiavi dei capi; quindi glifanno un brevissimo alle-namento militare e gli dan-no un fucile, quasi semprepiù alto di loro, poi li man-dano a fare nuovi massa-cri, torture e stupri nellealtre “guerre”. Quando queste finiscono–perché i capi delle diver-se frazioni si mettonod’accordo- quelli che mira-colosamente sono sopra-vissuti, vengono “licenzia-ti” e mandati per strada.Per farla sintetica: primagli torturano e stupranomamme e sorelle e di-struggono tutto quello chec’è nel villaggio; ammazza-no davanti a loro; li pic-chiano a sangue; li invianoa fare nuovi massacri etorture e poi –ai pochi cherestano vivi- li buttano perstrada. Dove saranno ac-colti dal rifiuto e dal di-sprezzo del resto della po-polazione.Il Ciss appoggia alcuni“centri di recupero” di que-sti ex bambini soldati. Il ri-sultato? Si può facilmenteimmaginare.L’altro dramma nuovo dame conosciuto –dopo 30anni che vado in giro in

molte zone del mondo adir poco svantaggiate- èstato conoscere i “bambinistregoni”. Chiarisco subitoche questo non appartieneassolutamente alla culturaafricana. E un fenomenonuovo, purtroppo in cre-scendo, presente nel Con-go, soprattutto a Kinshasa,da una quindicina di annia questa parte.La spiegazione dei motividell’esistenza di questi“bambini stregoni” è moltosemplice: la fame della fa-miglia. Le madri di queste bambi-ni - che, oltre loro, hannodieci/quindici figli - ovvia-mente non hanno da sfa-mare a tutti (direi quasinessuno…), perciò ne de-vono cacciar via dalla fa-miglia alcuni. A questo punto s’inventa-no una scusa qualsiasi

(normalmente la morte diqualcuno della famiglia)per accusare il prescelto diessere “stregone” e il col-pevole di quella disgraziae poterlo poi cacciare via. La “confessione” del bimboche ammette tali “doti”,viene ottenuta a forza dibotte fino a che –sotto tor-tura- “confessa” di esserestregone. In alcuni casi siarriva a bruciarli vivi, in al-tri vengono abbandonati alloro destino.Quelli che vengono butta-ti per le strade affrontanouna vita di sofferenze in-descrivibile. Lo strazio è che questibimbi, per accettare talisofferenze e la loro peno-sa condizione sociale, fini-scono per credersi vera-mente stregoni.

Osvaldo Gualtieri

Piazza del la Repubblica e Piazza del Grano

I luoghi della politica e i luoghi dello scambio dei prodotti della vita

Due nuclei: uno al centro,uno al margine.Un cerchio che chiude il primonucleo, si spezza e si apre al-l’ingresso del secondo nucleo.Il cerchio diventa “piazza”dove di due nuclei, i due in-dividui, i due gruppi, le due

comunità si incontrano, siscambiano, si conoscono, siuniscono in una più ampia,sempre più ampia unica co-munità.L’ “agorà”, in greco antico, o il“foro”, nella lingua latina, so-no gli spazi al centro dellacittà chiusa e fortificata, dovegli abitanti della città si riuni-scono per decidere la politica,il governo della città.Ma a riunirsi, a discutere edecidere sono da semprenella storia quella parte,quella classe di cittadini chehanno il tempo da dedicarealla “politica”, perché sono li-beri dalle esigenze del lavo-ro, dalle emergenze della vi-ta quotidiana, coloro che vi-vono del lavoro e della fatica

degli altri, delle classi subal-terne.La “piazza” del mercato, del-le erbe, del grano, è invece illuogo della vita “vera”, il luo-go aperto oltre la città e lesue mura, dove gli uominiche faticano e vivono del lo-ro lavoro si incontrano perscambiare i loro prodotti e lìsi conoscono, si contamina-no lingue, usanze, culture,storie e conoscenze diverse.Piazza della Repubblica è l’“agorà” della politica, lo spa-zio dei governanti, Piazzadel Grano è il “mercato” deiprodotti della vita, lo spaziodei lavoratori.L’Associazione è in via dellaPiazza del Grano.

s.r.

blico attraverso la “ gestio-ne creativa dei conflitti “negli spazi contesi dellacittà ( spazi sociali, stradee piazze, ecc. ), attivandoattraverso la partecipazio-ne luoghi di costruzione diun nuovo rapporto tra isti-tuzioni, movimenti e so-cietà, realizzando un rap-porto positivo con le formedi resistenza, dissenso econflitto sociale. Occorre:attivare strategie positivenei confronti dei processidi riappropriazione dellacittà ( auto-recupero, auto-

costruzione, consolida-mento dei luoghi alternati-vi di socialità e auto-orga-nizzazione e occupazioni);attivare politiche urbane divalorizzazione della cittàdelle differenze ( età, gene-re, cultura, provenienzageografica, linguaggio, sti-le di vita, preferenze ses-suali, ecc.).Il “ nuovo municipio” rico-nosce il ruolo pubblico nel-la produzione e gestionedei servizi e dei beni fonda-mentali della riproduzionedella vita ( acqua, energia,beni ambientali, sanità,istruzione) contrastandonela gestione privata secondologiche di profitto; indivi-dua a questo fine forme dicontrollo e di gestione so-ciale, riattivando saperi etecniche locali, per supera-re il gigantismo dei grandiapparati aziendali ( pubbli-ci e privati) sovradimensio-nati e senza legami con ilterritorio, in favore di retiproduttive a carattere so-ciale e etico.Il “ nuovo municipio” assu-me come orientamento ge-nerale una politica di redi-stribuzione del reddito a fa-vore delle fasce più deboliattraverso sia una forte pro-gressività delle imposte e deitributi, sia lo sviluppo del si-stema dei servizi sociali.Si impegna a condurre unabattaglia contro il sistemacorrente di mobilità dellepersone e delle merci fon-dato sull’automobile e sultraffico privato motorizza-to, attraverso la sperimen-tazione su larga scala diforme ambientalmente so-stenibili di trasporto collet-tivo e lo sforzo teso a ridur-re, attraverso il rafforza-mento di reti di insedia-menti auto-centrati, glispostamenti pendolari dimassa.E’ fondamentale l’impegnoin un programma contro la

povertà e l’esclusione so-ciale in particolare sui pro-blemi della casa, dell’immi-grazione,attraverso proget-ti sperimentali integrati euna mobilitazione intensae continua di risorse finan-ziarie ed umane. E’ altresìimprescindibile una politi-ca di accoglienza, di rico-noscimento delle diversitàe nella promozione di for-me di cittadinanza inclusi-ve a livello culturale di ge-nere e di generazione.Una nuova idea di munici-pio è fortemente preoccu-pata delle conseguenzeeconomiche e sociali dellacrisi economica ed occupa-zionale che coinvolge l’in-tero paese ed ovviamenteanche la nostra città, deiprocessi di flessibilizzazio-ne e precarizzazione del la-voro. Essa si attiva a ricer-care le forme di supera-mento di strumenti di que-sta natura nella gestionedelle proprie attività. Si im-pegna a tutelare i diritti deilavoratori del proprio terri-torio, promuove una politi-ca del lavoro nei propri ter-ritori tesa a favorire la pie-na occupazione, la stabilitàdel posto di lavoro, il ri-spetto delle norme contrat-tuali e di sicurezza del la-voro, e a favorire lo svilup-po delle imprese a finalitàsociale e etica.Per questoriteniamo urgente e neces-sario coinvolgere tutti isoggetti disponibili sul ter-ritorio per costituire un Co-mitato contro la crisi.L’Associazione Fittaioli siimpegnerà in un lavoro diaggregazione di soggettidiversi che si riconoscanoin una idea di città che fun-ga da pungolo al lavoro del-l’Amministrazione locale eche contribuisca ad una ve-ra svolta a sinistra delle po-litiche cittadine.

Gianluca Tofi - Piero Dosi

4C o n t r a t t o m e t a l m e c c a n i c i

I l l a v o r o d i d o m a n i

Assistiamo alle prime con-seguenze dell'accordo fir-mato il 22 gennaio tra Cisl,Uil ed Ugl con Confindu-stria e Governo con la net-ta opposizione della Cgil. E' significativo che si tentiuna pesante accelerazionea partire dalla categoriadei metalmeccanici, la piùgrande ed organizzata.I sindacati di categoriaFim-Cisl e la Uilm hannodeciso di disdire il contrat-to in vigore, che i lavorato-ri e le lavoratrici si eranoduramente conquistaticon una vertenza duratacirca otto mesi con più di50 ore di sciopero e cheprevedeva alla fine di que-sto anno solo ed esclusiva-mente la scadenza dellaparte economica.E' un fatto nuovo, senzaprecedenti, decisamenteun atto autoritario che giànella formulazione dellarichiesta si riferisce allenuove norme, come se ilcontratto fosse una pro-prietà in capo alle segrete-rie dei sindacati, che ponegrandi dubbi di legittimitàA nulla è valsa la propostadella Fiom-Cgil di elabora-

re una piattaforma unita-ria riferita alla sola compo-nente economica.A parte la richiesta econo-mica formulata in base al-l’indice Ipca (113 euro al 5°livello in 3 anni), comun-que piuttosto scarsa, laproposta di Fim-Cisl e del-la Uilm recepisce quantoconcordato col Governo eConfindustria, facendo an-zi un passo avanti verso ilsuperamento del Contrat-to nazionale, verso la crea-zione degli enti bilateraliche trasformeranno il sin-dacato nel gestore di fondie servizi, sottacendo chenell'accordo da loro firma-to c'è l' impegno ad intro-durre la derogabilità aicontratti nazionali e la li-mitazione del diritto disciopero.Prendendo atto di ciò laFiom-Cgil, ha contrappo-sto una sua piattaformapresentata lo scorso 30giugno, che riguarda il so-lo aspetto economico rite-nendo intoccabile la partenormativa prima della suanaturale scadenzaLa proposta parte da unarichiesta economica di 130

euro in due anni per i livel-li 3°,4° e 5°, cercando, cioè,di non aumentare le diver-sità tra i lavoratori in unepoca in cui i salari sonolargamente insufficientiper tutti ed anzi chiedeche l'aumento sia garanti-to anche ai lavoratori incassa integrazione, inoltrechiede l'impegno del Go-verno a detassare i nuoviaumenti.Su questo ultimo punto èbene ricordare che tutti isindacati hanno insistitocon continuità durante ilprecedente Governo Prodi,ora Cisl ed Uil si sono ri-credute? Il Cavaliere rin-grazia vivamente.Nel mese di luglio con po-chissimo tempo per orga-nizzarsi e una situazionedifficile di crisi con la con-seguenza di lavoratori as-senti per cassa integrazio-ne la Fiom-Cgil ha organiz-zato assemblee per spiega-re la propria piattaforma,votata poi in un referen-dum che ha registrato chepiù del 94% dei votanti si ètrovata d'accordo.

Nico Malossi

Si tenta di abolire la contrattazione nazionale per indebolireil peso dei lavoratori e limitare il diritto di sciopero

U m b r i a O l i

La fantasia che distorce la realtàIl proprietario degli impianti vorrebbe far pagare i danni a famigliaridei 4 operai morti nell’esplosione del novembre 2006

Un atto quotidiano che mi-liardi di persone compionoogni giorno, quello di sve-gliarsi, recarsi al lavoro, pertentare di vivere la propriaesistenza in modo dignitoso.Un atto quotidiano che, perchi crede, si affianca alla re-cita della preghiera nellasperanza di riportare a casa,stanco ma sano, i mezzi perla sua sopravvivenza e perquella dei suoi cari.Ciò a volte non accade e cen-tinaia di esseri umani ognigiorno, vengono soccorsi do-po aver subito un infortunio;mentre alcuni, dannatamen-te troppi, non tornano peraver sacrificato se stessi agliinteressi di alcuni “generosipaladini” calatisi nei panni diindustriali.Senza parlare poi di certi po-litici, che, apparentemente,fanno a gara per accaparrar-si i favori dei lavoratori,mentre invece modificano epeggiorano regole e leggiche erano state conquistatecon anni di lotte e sacrifici.Tornando ai generosi paladi-ni è da segnalare come talu-ni personaggi, sulla pelle esulla vita delle persone alleloro dipendenze, non solonon rispettano le pur blandee poco efficaci leggi sulla si-curezza del lavoro, ma in-frangono le più elementarinorme del vivere comune.Scordandosi volutamente difar parte di una società orga-nizzata secondo regole civi-li, dove ognuno ha il suo ruo-lo e deve metterlo a disposi-zione della collettività per ilbenessere di tutti.

Gli industriali non possono enon devono ergersi al di so-pra di tutti come classe elet-ta, ma svolgere il loro impor-tante ruolo sociale (come im-pone anche l’art. 2087 delCodice civile), rispettando ladignità delle persone cheonestamente e umilmentevivono la propria esistenza.Proprio il contrario del casoesplicito e vergognoso dellaUmbria Oli di Campello sulClitunno e del comporta-mento del suo padrone sig.Del Papa, che per anni ha lu-crato sulla pelle dei lavorato-ri sino ad arrivare, con loscoppio del 14 novembre2006, ad erigere un riprove-vole monumento agli omici-di sul lavoro: 4 morti piùdanni consistenti alla zonacircostante. Dopo il disastro,cercando di sovvertire con isuoi legali l’evidenza dei fat-ti, a dispregio di qualsiasi re-gola di responsabilità delconsesso civile, ha messo inmoto una manovra giudizia-ria per svincolarsi da qual-siasi conseguenza, arrivan-do perfino a chiedere ai figlied ai parenti delle vittime un

risarcimento danni di 35 mi-lioni di euro.Tutto ciò grida allo scandaloe gronda vergogna. La Fiom-Cgil, insieme a l’inte-ra Confederazione, ha intra-preso una battaglia con for-me di lotte e mobilitazionecontinua, in parallelo adazioni legali che l’hanno por-tato sino alla costituzione diparte civile. Nel tentativo diporre un freno a questi attiignobili, ma più in generaledi porre un freno agli infor-tuni e agli omicidi sul lavoro.Ma per ottenere risultati si-gnificativi e duraturi c’è biso-gno di tutti per una battagliacomune di portata culturale.Occorre riappropriarsi distrumenti di lotta incisiviche non lascino mai caderel’attenzione, affinché questapiaga venga realmente scon-fitta; così che la salute e la si-curezza sui posti di lavoro,non sia più una opzione mauna pratica costante che sal-vaguardi sia la dignità sia lavita delle persone.

Francesco GianniniSegretario provinciale

Fiom-Cgil

Foligno perde il treno

Da tempo la città di Foligno,grazie anche alla sua posizio-ne centrale rispetto al territo-rio nazionale, ha sviluppatouna forte presenza ferrovia-ria essendo di fatto la cittàsnodo al centro dell'Umbria,da cui poter facilmente rag-giungere via treno Firenze,Ancona e Roma. Oggi questoschema e' messo in discus-sione dalla moderna disposi-zione delle linee ad alta velo-cità che di fatto non toccanol'Umbria, collegando Roma eFirenze in tempi record e dal-la difficile situazione della di-visione Cargo, che ha note-volmente ridotto il trafficomerci su Ancona. Oltre a que-sto, che di fatto già rappre-senta un problema non dapoco conto per la nostra re-gione, un'altra realtà ferrovia-ria di primissimo livello ri-schia oggi una lenta e pro-gressiva morte per spegni-mento: si tratta delle ex Ogr(Officine Grandi Riparazioni)che attraversano oggi un mo-mento assai difficile dal pun-to di vista delle prospettive

future. Ma andiamo con ordi-ne facendo un po' di storiadell'impianto Folignate. Le of-ficine nascono nel 1911 dive-nendo di fatto operative nel1919, estendendosi su unasuperficie di circa 69.000 me-tri quadri; nel 1938 verrà re-visionata la prima locomoti-va elettrica; successivamen-te, negli anni ‘80 le maestran-ze del luogo eseguiranno mo-difiche di alto livello profes-sionale sulle cabine del 444,storico locomotore conosciu-to col nome di "Tartaruga”,tuttora in servizio, arrivandoad occupare qualcosa come1.400 addetti crca.Nelle ex Ogr, ora Omc, attual-mente si eseguono revisionicicliche, ossia il locomotoreentra in officina, viene smon-tato pezzo per pezzo e i varicomponenti vengono poi re-visionati e rimontati fino allacompleta messa in serviziodel mezzo stesso, va da seche, data l'importanza del la-voro svolto, le maestranzeche operano nell’impianto fo-lignate sono altamente pro-

fessionalizzate e preparate,esprimendo in più campi(meccanica, elettronica, elet-trotecnica) un’eccellenza tec-nica di alto livello.Ad oggi pero purtroppo tut-ta una serie di fattori, a par-tire da una lunga serie diriorganizzazioni industriali(molte delle quali mai anda-te in porto o addirittura la-sciate a metà); insieme allascelta di Trenitalia di razio-nalizzare i costi (spesso adanno della qualità); uniti al-la totale mancanza o quasi diturnover e dirigenze, spesso,non all’altezza delle neces-sità; hanno portato una dra-stica riduzione dei livelli oc-cupazionali che oggi si atte-stano sulle 550 unità circa,con una riduzione di perso-nale di quasi due terzi rispet-to al passato, consegnando-ci un dato assai più pesantedei tagli operati a livello na-zionale. Dove il personale FFSS ne-gli anni si è ridotto di piùdella metà, passando da220.000 a 90.000 unità.

Nell’impianto folignate si riducono le maestranze, si perdono compe-tenze e scemano opportunità di lavoro a favore della esternalizzazione

5E x R a p a n e l l i

S i lavora in meno, s i lavora peggioLa pesima gestione ha ridotto il lavoro e i dirittiAbbiamo incontrato uno deilavoratori in cassa integrazio-ne che, per ragioni di oppor-tunità, ha preferito mantene-re l’anonimato, rispondendoalle nostre domande.(d) Non si parla molto di voi.Quaranta lavoratori in cassaintegrazione a Foligno a zeroore. Non interessano ai gior-nali, alla televisione.(r) Non siamo mica Noemi. Ilproblema è che l’informazio-ne non c’è più.(d) E allora facciamola.Parliamo di voi.(r) La crisi della ex Rapanellinon è da collocare nel solcodella crisi economica più ge-nerale che investe buona par-te dei paesi industrializzatie/o in via di sviluppo. Piutto-sto si innesca in un periodopessimo per l’economia delnostro paese.La crisi parte da lontano ed èimputabile principalmente aimancati investimenti industria-li con grossi ritardi nella ricon-versione dei processi produtti-vi, nella logistica e nella partestrutturale della fabbrica.Non c’era una forte flessionedi mercato e, l’anno scorso,quando l’azienda è andata de-finitivamente in crisi aveva-mo molte commesse di lavo-ro, ma Rapanelli non avevapiù liquidità per acquistare lematerie prime ed ha chiusodefinitivamente arrivando alconcordato preventivo.Una conduzione amministra-tiva che giudicarla pessima è

riduttivo.(d) Quali erano le condizioni?(r) La qualità del prodotto erabuona ed anche la nostra vitalavorativa era discreta. Con lenostre lotte e le contrattazio-ni sindacali avevamo ottenu-to integrativi aziendali dibuon livello, una marcata sen-sibilità sui problemi della sa-lute dei lavoratori. Gli inci-denti sul lavoro erano quasidel tutto assenti.(d) E poi?(r) Alla Rapanelli in liquida-zione si è sostituita una nuo-va società la Rapanelli Costru-zioni Meccaniche. Questa so-cietà è rappresentata al 55%dall’Amministratore unico,sig. Medici; al 15% dai figli delsig. Rapanelli; ed al 30% daSviluppUmbria ( Gepafim ).Quest’ultima ha avuto anche ilcompito di tranquillizzare gliistituti bancari.(d) Oggi cosa accade?(r) L’Amministratore unico, purnon avendo esperienza nel set-tore specifico, si muove benesui mercati nazionali ed inter-nazionali per la commercializ-zazione dei prodotti. Dove in-vece ci sono problemi è sullaqualità del prodotto.(d) Spiegaci meglio.(r) La nuova Amministrazioneha puntato essenzialmente atenere basso il costo del lavo-ro. Ha ricollocato soltantotrentasei dei cento lavoratoriin organico, per gli altri solocassa integrazione a zero ore.Ai lavoratori riassorbiti sono

stati azzerati tutti gli integra-tivi aziendali maturati neglianni. E’ stato applicato soltan-to il contratto nazionale di ca-tegoria ed è stata introdotta laprecarizzazione con contrattia termine di un anno. Di fattoi lavoratori sono più ricattabi-li e penso che certamente ca-lerà l’attenzione sulla preven-zione degli infortuni.(d) Come si è arrivati ad un ta-glio così drastico del persona-le?(r) Sono stati delocalizzati trereparti oltre la logistica. Han-no decentrato nel nord Italia,nell’alto Tevere, e nel sud Ita-lia. Hanno assunto nuovo per-sonale dirigente e con nessu-na esperienza nel settore. Quida noi è stato mantenuto sol-tanto l’assemblaggio.Da qui nascono i problemidella nuova società.(d) In che senso?(r) Quello di cui soffre la nuo-va azienda è principalmentelegato alla qualità del prodot-to. Non si formano nuove pro-fessionalità con brevi corsi diriqualificazione ed inoltre c’èun enorme deficit culturale.Ogni territorio ha le sue voca-zioni economico-produttive equindi la sua storia lavorativa.Facciamo un esempio: se il di-stretto delle scarpe delle Mar-che delocalizzasse settori dilavorazione in Umbria, certa-mente non otterrebbe un pro-dotto della stessa qualità, an-che con l’impegno delle mae-stranze locali.

(d) Le Istituzioni locali che ruo-lo hanno avuto nella vicenda?(r) Un ruolo attivo l’hannosvolto l’Ente Regione e la Ge-pafim. Il Comune di Foligno,attraverso l’Assessorato allosviluppo economico, è statoattento a verificare il grado diattendibilità del nuovo im-prenditore.(d) E gli Istituti di credito?(r) Le banche non finanziano iprogetti ma sono attente al ta-glio delle spese che quasisempre corrisponde a taglidell’occupazione……(d) E’ un quadro piuttosto com-plesso. Quali prospettive?(r) L’accordo stipulato con leparti sociali prevede che nelgiro di tre anni trentacinquelavoratori verranno ricolloca-ti in azienda, per gli altri cin-que, prossimi alla pensione, ilproblema non si porrà.(d) Si riuscirà a far rispettaregli accordi sottoscritti?(r) Con la ripresa autunnale ritor-neremo alla carica rivendicandoquanto stabilito. Anche se allostato non si muove una foglia.(d) E le Organizzazioni sinda-cali?(r) Sull’accordo raggiunto han-no ritenuto che in questo pe-riodo di crisi non si potesse ot-tenere di più. I sindacati sem-brano essere entrati nella logi-ca del “salvare il salvabile“.Noi ce ne occuperemo ancora.(r) Speriamo. Non vorremmoche per catturare l’attenzionedei media qualcuno di noi sidebba travestire da escort…..

A n t o n i o M e r l o n i s p a

La saga del fr igoScarse o nulle competenze manageriali, indebitamento a breve, pro-dotti di fascia bassa, compromettono il lavoro di migliaia di lavoratori.Si continua a parlare incessantemen-te dei risvolti che la crisi economicasta generando, ma ci sono realtà co-me l’Antonio Merloni S.p.a., aziendadell’Appennino Umbro-Marchigianoda oltre 4000 dipendenti e da alcu-ne decine di aziende controllate opartecipate che nel baratro della cri-si finanziaria ci sta navigando daquasi dieci anni.Come si evince infatti dalla rela-zione presentata dai commissarinominati dal Governo all’indoma-ni dell’ammissione all’Ammini-strazione straordinaria delle gran-di imprese in crisi (la cosiddetta“Legge Marzano”), dopo l’incre-mento di fatturato registrato nell’anno 2001 in cui si sfiorano i 1000mil.ni di Euro, a causa degli scarsiinvestimenti effettuati in promo-zione ed innovazione dei prodot-ti, non accorgendosi che lo scena-rio stava mutando radicalmente eche il terzismo non avrebbe avu-to futuro, nel giro di un biennio ilfatturato scende a 850 mil.ni diEuro, con un passivo di oltre 83mil.ni, con un indebitamento con-solidato già nell’anno 2000 pari adoltre 300 mil.niLe successive ricapitalizzazionemesse in atto dagli azionisti dimaggioranza nella figura del “Pa-dron” Antonio Merloni e della fi-glia Giovanna (detentori del 100%delle azioni), non hanno dato al-cun risultato in quanto sono ser-vite esclusivamente a tamponareun situazione debitoria disastro-sa, anche perché il debito contrat-to con le banche era a breve sca-denza, massimo 12 mesi, per cuidifficilmente ammortizzabile.Nel 2005 la famiglia Merloni nel va-no tentativo di salvare l’insalvabile

si espone nuovamente con gli Isti-tuti bancari per oltre 290 mil.ni, ipo-tecando gli stabilimenti di: Maran-gone e Santa Maria che hanno sedea Fabriano e lo stabilimento di Gai-fana che risiede nel nostro territo-rio e dove tanti nostri concittadiniprestano lavoro, non capendo co-me affermato in modo netto e ine-quivocabile nella relazione deiCommissari che la causa del disse-sto economico e finanziario era do-vuta alla completa assenza di figu-re manageriali di primo e secondolivello in grado di controllare e ge-stire la delicata fase che il gruppostava attraversando, concentrandola parte gestionale e decisionale to-talmente nelle mani del proprieta-rio fondatore. Nel loro documentoi commissari affermano inoltre chenon c’era la figura di un direttore ge-nerale e, che l’ufficio e la direzionemarketing era affidata a GiovannaMerloni e coniuge, privi di ogni spe-cifica competenza ed esperienza.La storia più recente, più volte pub-blicata sui giornali ed andata in on-da sui vari notiziari, vede l’AntonioMerloni S.p.a. in Amministrazionestraordinaria dal 15 ottobre 2008,a seguito del collasso finanziarioche ha prodotto un indebitamentonon facilmente quantificabile maoramai non più gestibile.Da quel giorno è trascorso circa unanno, in cui si sono prodotte piùombre che luci; nello stabilimen-to di Gaifana, che maggiormenteinteressa il nostro territorio, laproduzione va avanti a singhioz-zo (una settima al mese, due nelperiodo giugno-luglio, ma con so-ste che si sono protratte talvoltaper tre-quattro settimane), il nu-mero di operai che effettivamen-

te è utilizzando nel ciclo produt-tivo si aggira intorno ai 500-600dipendenti (circa il 50% della for-za lavoro), dipendenti che si sen-tono oramai esclusi, perché scar-samente coinvolti nei processi dilavorazione, dato che la cosiddet-ta “rotazione” o turn-over, cheavrebbe garantito a tutti pari dirit-ti, come espressamente richiestodai commissari nella relazione esottoscritto dalle organizzazionisindacali ha cessato di funziona-re. In una situazione di profondacrisi produttiva associata sia a fat-tori economici (mancanza di liqui-dità per l’acquisto delle materieprime) che strutturali (prodottinon in linea con le attuali richiestedi mercato, come denunciato an-che dagli stessi commissari, chedalle verifiche effettuate hannoconstatato che l’azienda pur dinon far scendere il fatturato dopol’exploit del 2001 aveva preso lamalaugurata decisione di conti-nuare a produrre prodotti della fa-scia medio-bassa che non garanti-vano alcun margine di redditivitàin quanto commercializzati per lopiù nei paesi dell’Est dove la con-correnza dei prodotti dell’orienteera schiacciante), si verificanoquotidianamente delle anomaliein quanto se da un lato ci sono cir-ca il 50% degli operai/e che si tro-vano in cassa integrazione, ci so-no alcuni reparti dove per caren-za di personale e non solo, si con-tinuano a fare gli straordinari; an-cora una volta si dimostra l’inca-pacità organizzativa di questaazienda e l’assoluta pochezza del-le organizzazioni sindacali chenon sono in grado di reagire con

fermezza a delle scelte sbagliate(esempio: accettare la sospensio-ne della “Rotazione”).L’incertezza e timori che attraver-sano i lavoratori dell’Antonio Mer-loni sono profondamente giustifi-cati, in relazione anche alla scar-sità di notizie che trapelano in ri-ferimento all’evoluzione dell’Am-ministrazione straordinaria , so-prattutto considerato che sin dal-l’inizio della vicenda il sito di Gai-fana è stato sempre quello a più al-to rischio di dismissione, ammes-so anche dagli stessi rappresen-tanti sindacali durante le sporadi-che assemblee che si sono tenute,anche grazie all’iniziativa di alcu-ni gruppi di lavoratori, nel perio-do immediatamente successivo al15 ottobre, in cui tutta l’attivitàproduttiva era ferma e i dipenden-ti erano tutti a casa.Quale sarà il futuro dell’AntonioMerloni s.p.a.?Cosa prevede in concreto il pianoindustriale, ammesso che ne esistauno, elaborato dai commissari ?Si citano spesso i finanziamentiche la comunità Europea ha mes-so ha disposizione delle grandiaziende in crisi, fra queste il grup-po Umbro-Marchigiano, è vero?Sono questi i quesiti ai quali leOO.SS. debbono giustamente dareuna risposta concreta, perché nonritengo accettabile il fatto che cen-tinaia di operai/e non sia messi aconoscenza dell’evoluzione in attonella propria azienda e che non sisentano affatto tutelati da coloroche in teoria sono i propri rappre-sentanti nei conflitti lavorativi!

Andrea TofiEx lavoratore Merloni

Senza contare che il perso-nale oggi presente nell’im-pianto, ha una età mediaassai alta e le poche assun-zioni effettuate nel temponon hanno garantito quelricambio necessario a cuispesso si é ovviato ester-nalizzando lavoro, in con-dizioni non sempre tra-sparenti e non sempre ga-rantendo la qualità dellelavorazioni.Ad oggi, l'ultima riorga-nizzazione industriale alivello nazionale prevedeun graduale specializzar-si delle ex Ogr nella ripa-razione dei componenti,che una volta revisionatidovrebbero poi essere in-viati nei depositi (offici-ne dove si esegue manu-tenzione corrente) peressere rimontati. Riorga-nizzazione che se nongovernata, potrebbe por-tare a un ulteriore fuoriu-scita di lavoro dall’im-pianto ed alla ulterioreperdita di professiona-lità; da qui il grande livel-lo di attenzione del sin-dacato che ormai da tem-po si é schierato in difesadell'impianto, ingaggian-do spesso lotte non indo-lori con le varie dirigen-

ze, che spesso hannopreferito operare sceltenon ispirate da corretterelazioni sindacali.Sicuramente l'impegno alivello locale rimane altoper tentare di fermare unaemorragia di personale edi lavoro continua, mafondamentali restano lescelte a livello nazionaleche Trenitalia opererà daqui a pochi anni, che servi-ranno a farci capire se lamanutenzione dei locomo-tori sarà ancora un settorestrategico, in un mercatoche si avvia ormai alla li-beralizzazione, con tutti icontro che questa sceltacomporta e con lo spettrodi ciò che è successo inAlitalia sempre ben pre-sente.Da questo dipende il futu-ro del nostro impianto or-mai prossimo al secolo divita, augurandoci che lapresenza ferroviaria, cheda sempre incarna l'ideadel progresso che avanza,non sia ridotta nella nostraregione a semplice testi-monianza storica.

Marco BizzarriSegreter ia F i l t -Cgi l

Ferrovier i

delle manutenzioni

collaboratori, Mohamed Aka-laj e Maria Rita Cacchione. Se-condo Francesca Gianformag-gio, succeduta alla presidenzadella Casa dei popoli a MariaRita Cacchione, per la convi-venza pacifica tra etnie diver-se è indispensabile l’attenzio-ne delle istituzioni, specie inun momento storico in cui ilbinomio “sicurezza-immigra-zione” rischia di generare unasuperficiale xenofobia diffusa.A Foligno il Comune, tramitegli assessori Mario Margasini e

Rita Zampolini, ha sempre col-laborato con le iniziative pro-mosse dall’associazione ren-dendo sempre più concreta ladefinizione di “città aperta”che caratterizza la nostra co-munità. Negli anni l’attività siè concentrata su iniziative so-cio-culturali di significativospessore tra le quali: la media-zione linguistica, presso l’o-spedale di Foligno, in partico-lare nei reparti di ginecologiae pediatria, in collaborazionecon l’associazione “Un pontedi mamme”; i corsi di madre-lingua per i figli di immigrati,che rischiano di perdere la co-noscenza delle proprie linguedi origine; iniziative sulla con-dizione femminile. Un appun-tamento annuale (da novem-bre a maggio) molto apprezza-to è la rassegna cinematogra-fica “Giovedì al cinema - Un al-tro cinema è possibile”, con lacollaborazione del PoliteamaClarici. Si proiettano pellicole,

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Siamo dentro una crisiche ha effetto su tutta laspecie e sul pianeta insie-me: c’è il rischio che que-sta circostanza ci chiari-sca la natura del proble-ma e ci spinga a cercarealtre strade, sottraendocial dominio del mercatocapitalistico.Per questo serve il poteremediatico: produce uneffetto di mascheramen-to della realtà e ci indiriz-za verso vicoli ciechi checontinuano ad alimenta-re e irrobustire lo sfrutta-mento, a mantenercischiavi e contenti.

Se noi sostituiamo albisogno i desideri, arri-vando a rischiare la vitasolo per entrare nelloscambio ineguale delmercato, si crea un atro-

ce meccanismo che cischiaccia senza consentir-ci di vedere la realtà perpoter conquistare il dirit-to al cambiamento.Nessuno potrà farlo dasolo, ma ognuno puòcontribuire ad arrivarciinsieme a tutti quelli cheancora tengono gli occhiaperti per capire e nonper subire.Scrivere queste righe emetterle a disposizionedi chi legge è solo un pic-colo passo, ma è indi-spensabile farlo perchéchi riesce a capire sappiache non è solo e che nondovrà disperare mai del-l’umanità. Se tu ti arren-di, è l’uomo che haperso.

ClementinaCiccarelli

Gli occhiali di Gramscisegue da pag.. 1

alcune in lingua originale, sot-totitolate, con un comune de-nominatore: la promozionedell’uguaglianza tra tutti gli es-seri umani. “Non si vuole met-tere in rilievo l’aspetto folklo-ristico di culture diverse dallanostra – spiega il curatore del-la rassegna, Roberto Lazzarini– quanto sottolineare le somi-glianze e i valori universali cheaccomunano tutti gli uomini,attraversando anche culturediverse”.L'associazione nel 2008 ha

prodotto anche uno spettaco-lo teatrale, a conclusione di unlaboratorio tutto al femminilediretto da M. Rita Cacchione.Attraverso storie di donne di-verse per età, culture e originigeografiche si è tessuta unacomunicazione profonda diesperienze personali, analiz-zando le trasformazioni in at-to nella città per cogliere insie-me ai problemi le nuove pro-spettive che si stanno apren-do, valorizzare tutte le cultu-re d'origine e tutte le lingue eproporre una strada per altrefuture esperienze.Numerosi anche gli incontripubblici. Tra i più recenti,quello sulla analisi delle leggisull’immigrazione “Liberi eduguali contro ogni discrimina-zione” con Manlio Marini, RitaCerioni, Francesco Di Pietro,Suzana Korriku, Anna MariaPaci; quello per il 60° anniver-sario della Dichiarazione deidiritti umani in collaborazione

con Caritas, Amnesty Interna-zionale e la società di lettura“Sovversioni non sospette” e itesti letti da Meryem Lakhoui-te; quello sulla tesi di laurea“Gli albanesi in Italia e in Um-bria” con Enkeleida ResnjakuKaraj intervistata da RobertoSegatori e, infine, quello su“Oltre le differenze: culturefemminili a confronto traNord e Sud del Mediterraneo”con Fiorella Giacalone e Zoubi-da Wakrim. Casa dei popoli or-ganizza anche sport che, sepraticato in maniera sana, puòcontribuire a fare cultura. Al-l’ultima edizione del “Torneodei popoli”, sfida di calcio a 5,si sono confrontate le squadredi Albania, Perù, Ecuador, Ma-rocco, Ucraina, Macedonia eItalia (Foligno) con la vittoria

del Marocco. Infine, per ribadi-re il valore dell’integrazionecome fondamento di crescitaconcorde di tutti i ragazzi e leragazze fin dalla prima infan-zia, Casa dei popoli promuoveogni anno la festa dei “Giochidi primavera” in collaborazio-ne con la coop. sociale "La Lo-comotiva"; il gruppo Scout Fo-ligno II e, da quest'anno, Emer-gency. Il 30 maggio scorso,Piazza del grano ha ospitato lafesta trasformandosi in un’on-da multicolore di bambini, conle loro famiglie, che per ungiorno hanno restituito al gio-co e all’incontro uno spazioper lo più destinato agli adultie alle loro attività. Il Consigliodirettivo della Casa dei Popoliè composto dalla presidenteFrancesca Gianformaggio, dal-le vice presidenti Blessing Ehi-giator e Hanane Oulad Tahar edalla segretaria-tesoriera Pao-la Pietrobon.

Pino Casarola

Un libro da leggere perché pur parlando di unepoca precis: il secondo dopo guerra, ne estrael'oscuro male per renderlo attuale, al di là de-gli eventi che lo generano. Già la scelta di nonconnotare perfettamente l'epoca è una indica-zione precisa, non casuale; il luogo dei fatti è inuna regione di confine, un paesino anonimo trale montagne, isolato, eppure coinvolto nelle vi-cende della guerra.Tutti gli equilibri di una piccola comunità, incui le regole non scritte determinano i rapportitra i concittadini, vengono sconvolti dall'arri-vo di uno strano individuo che tutti finisconoper chiamare “L'Anderer” - l'altro, la diffiden-

Bertolt Brecht, il grande poeta e drammaturgo tedesco, neglianni trenta del secolo scorso, scriveva un testo intitolato “ Di-scorso di un lavoratore ad un medico “ da cui proviene “ I no-stri cenci” il cui significato è tutt'oggi valido. Brecht immaginache un lavoratore dica ad un medico:“ quando veniamo da teci strappiamo di dosso i nostri cencie tu ascolti qua e là sul nostro corpo nudo.Ma sulla causa della nostra malattiaun solo sguardo ai nostri cenci ti direbbe di più....”Questo brano sintetizza in poche righe il passaggio da un mo-dello clinico ad un modello socio-ecologico di tutela della sa-lute che identifica la sanità con le “ scienze della salute “( la me-dicina, la sociologia, la psicologia, l'antropologia culturale, la bio-logia, la chimica, la fisica, le scienze della comunicazione e del-l'informazione, tutte quanti cooperanti al benessere psico-fisi-co dell'uomo), la tutela della salute con la prevenzione, la pro-pria utenza con la comunità locale e con il suo ambiente, la co-munità stessa non con un insieme di “pazienti “, ma con unimpaziente raggruppamento di soggetti attivamente impegna-ti ( o da aiutare a diventare attivamente impegnati ) sul frontedel controllo, e del governo, delle proprie condizioni di vita,di lavoro, di relazione, di sano e non distruttivo interscambio-metabolico con il territorio di appartenenza.I cenci che la gente lascia in anticamera, quando va dal medi-co per far ascoltare il proprio corpo nudo, altro non sono chequelle condizioni sociali, economiche, culturali che chiunquesi occupa di prevenzione, tutela e promozione della salute, nonpuò affatto rimuovere dalla propria attenzione.Quei “ cenci “ rappresentano tutto ciò che provoca le profon-de e persistenti disuguaglianze in materia di salute presenti sianel mondo intero che nel nostro Paese.Lo sapeva bene e ce lo ricordava Don Milani ( per bocca deisuoi ragazzi, estensori di quella “ Lettera a una professoressa“): non c'è nulla di più ingiusto che trattare in modo uguale i di-suguali.

P.D.

SETTEMBRE 2009

Il Rapporto di Philippe Claudel za , il senso di colpa per ciò che è avvenuto eche non si vorrebbe far riemergere scatenanouna follia omicida che ha una dimensione col-lettiva. Il nazismo non è solamente una tragicapagina di storia ma è un fenomeno da analizza-re e Philippe Claudel crea un laboratorio dovei sentimenti del branco vengono analizzati dachi ha già conosciuto la deportazione. Il protagonista , Brodeck, scrive le sue memo-rie, non si sa per chi, in un epoca in cui si vuo-le solo chiudere col passato, oppure egli consa-pevolmente interroga noi, progenie di un futu-ro non ancora immaginabile, ma in cui la fobiadell'Altro, le frustrazioni per i cambiamenti eduna continua incertezza rischiano di farci sci-volare in una similare epoca oscura.

n.m.

I cenci delle scienze della salute

A Foligno opera dal 2001 la“Casa dei popoli”, un’associa-zione che ha come obiettivol’integrazione, la convivenzapacifica e la cooperazione trala comunità dei cittadini e lenumerose minoranze etnichepresenti sul territorio.Nel folignate sono consistentile presenze di stranieri, a par-tire da gruppi di albanesi, ma-rocchini, romeni, seguiti daimmigrati dell’America latinae da un crescente numero didonne dell’Est europeo che la-

vorano nelle famiglie. Il boomè avvenuto nel periodo suc-cessivo al terremoto del 1997con l’arrivo di immigrati extra-comunitari offertisi come ope-rai per la ricostruzione. L’occa-sione è stata propizia per l’in-tegrazione, ma la Casa dei po-poli ha avviato il suo progettoper l’inserimento sociale degliimmigrati dopo l’attentato al-le Torri Gemelle di New Yorknel 2001, quando un’ondata dixenofobia insidiava la possibi-lità di una convivenza pacifi-ca. E' stata Luciana Fittaioli avolere fortemente la nascitadell'associazione, forzando letappe di una collaborazionetra partiti, enti e associazioniinteressati all'iniziativa, ma in-certi nei tempi e modi di rea-lizzazione. Fondatrice accla-mata di questa importanteesperienza, Luciana ha tutta-via rinunciato alla presidenza,fidando nelle capacità e nel-l'impegno dei suoi più stretti

C a s a d e i p o p o l i

Q u a l a m a n oCultura, sport e giochi contro la paura dello straniero

sfogliando

"30 maggio 2009 giochi di primavera in Piazza del Grano . Sabina Antonelli di Emergency intrattiene bambine e bambini diFoligno raccontando una storia di pace. I piccoli inalberano palloncini donati dalla Magicaboola Street Band"

Leggendo i testi propostirispettivamente per il nuo-vo Piano Sociale Regionale(Psr) e la Delibera giuntaregionale 100/09 non sipuò che esprimere preoc-cupazione per la conse-guente ricaduta sui cittadi-ni umbri e per il significa-to politico implicito neidue documenti.La cosa che più stupisce èche ci sembra cambiato ilcentro delle politiche so-ciali, la persona, (l’utentedei servizi), sembra scivo-lare in secondo piano, co-me se la Regione Umbriaabbia voltato le spalle aduna conquista recente co-me la centralità dell'indivi-duo.Al suo posto in primo pia-no ci appare la famiglia,presente in tutte le areedel welfare indicate nelPsr, a cui viene conferito lostato di primo istituto diformazione, educazione,prevenzione ecc.... ovvia-mente al quanto bizzarrose si considera che proprioessa rappresenta, piutto-sto, l'istituto più rappre-sentativo del passato cheriesce solo con difficoltà afare i conti con il presente.Famiglie sempre più ri-

strette di fronte a proble-mi che iniziano ad emerge-re in tutta la loro comples-sità.

L'utente, ricondotto alruolo di inconsapevole“croce” della sua famiglia,non trova lo spazio perqualificare un concettochiave quale il “progettoindividuale” che a nostroavviso era uno dei punticritici del precedente Psr.Progetto individuale cheandrebbe definito attra-verso tutti gli ambiti dellavita, lo studio, il lavoro,l'abitare, la partecipazionealla comunità ecc... secon-do quando chiaramente in-dicato dai documenti del-l'Organizzazione Mondialedella Sanità e che invece cisembra confuso con unagenerica valutazione dia-gnostica del soggetto.Tornando alla famiglia, co-sì importante in questoPsr, non varrebbe la penaqualificare altri istituti persgravarne il peso? Al con-trario le si offrono risorsedicendo di riconoscere ildifficile lavoro di cura. Main un momento come que-sto non è una dispersionedi risorse che oltre tutto faun passo indietro rispettoa quanto fatto con la

L.162/98? In quest'ultimasi decise, al contrario dimolte regioni, di fornireun servizio alla personapiuttosto che un assegnoin denaro. In altri terminila vita indipendente, altroconcetto che dovrebbe es-sere portante, non è sola-mente un fatto economicoma un percorso.Più che una posizione con-vinta della Giunta Regiona-le ci sembra una manovrastrategica per agganciarel'Udc che dopo il “FamilyDay” potrebbe trovare inquesta apertura la scusapolitica per entrare inmaggioranza nelle elezio-ni del prossimo anno.Non vi è alcun dubbio chetra le novità più rilevantidel nuovo Piano SocialeRegionale c'è l'aspetto or-ganizzativo. Senza che visia stata una reale analisidella pregressa esperienzadel vecchio Psr si ricondu-ce la conduzione delle po-litiche sociali ad un secon-do livello istituzionale dinuova creazione, cioè ne-gli Ambiti Territoriali Inte-grati (Ati) dove verrannogestiti una serie di servizi,evidentemente eterogenei,che vanno dall'acqua, ai ri-fiuti ecc... Questa è già una

prima evidente contraddi-zione, si gestiscono servi-zi non assimilabili tra diloro, eppure, nel Psr, si de-finiscono gli elementi perl'integrazione con i servizisanitari, in primo luogo,come anche con i serviziscolastici, della prima in-fanzia, della formazione edel lavoro. In altri termini,è necessario integrare tut-ta una serie di politicheper evitare sprechi, so-vrapposizioni, ed in defi-nitiva una serie di servizi acomparti stagni ma il so-ciale viene gestito da unastruttura elefantiaca, sepa-rata, che si occupa soprat-tutto di altro. Detto ciò, vanotato come si sia tentatodi rassicurare che rispettoal precedente assetto nonvi sarà uno stravolgimen-to, si mantiene anche laprecedente struttura degliAmbiti sulla quale si spen-dono molte parole ma difatto è stato aggiunto unaltro livello tra Regioni eComuni, più pesante, conuna propria personalitàgiuridica. Si elimina cosìuno dei traguardi più si-gnificativi raggiunto negliscorsi anni, l'attribuzionedelle competenze e delleresponsabilità inerenti ilsociale agli Enti locali. La

gestione del territorio, latrasparenza, il processodemocratico ecc.. tuttoviene meno. Invece di ca-pillarizare attraverso unluogo democratico, presie-duto da un Consiglio elet-to, luogo di incontro escontro tra maggioranza eminoranza, a diretto con-tatto con i cittadini e daessi facilmente valutabile,si centralizza, si burocra-tizza ed infine si derogaad un altro ente, lontanodai cittadini e dal loro giu-dizio, senza sorta di oppo-sizione. Gli Enti locali ven-gono così avviliti tanto daessere “obbligati”, parolatestuale, ad allocare fondipropri, pari alla media de-gli ultimi tre anni, pressogli Ati stessi. Questo mec-canismo non incentiveràsicuramente i Comuni aspendere di più, inoltre,togliendo la gestione diret-ta è evidente che si per-derà l'analisi delle specifi-cità del territorio versouna generica gestione as-sociata che rischia princi-palmente di penalizzare ipiccoli comuni sottopostial veto di chi ha un eleva-to numero di residenti (siveda L.r.100/09 art.10).Tutto ciò in una regioneche ha solo 15 comuni sui94 complessivi che supe-rano i 15000 abitanti.Se questo rappresenta unprimo motivo di compres-sione dell'autonomia deiComuni verso una pesantecentralizzazione a vantag-gio della Regione, non me-

no il rapporto con il priva-to sarà rivolto a tutto van-taggio di quest'ultimo.Difatti, seppure si parlaancora di “sussidiarietà”come nel precedente pia-no, il concetto viene stra-volto, in nome di una par-tecipazione che non è tale.Precedentemente, la parterappresentata dai soggettipubblici si era disposta inmaniera paritaria con i va-ri soggetti che definivanoil quadro sociale, associa-zioni, cooperative, sinda-cati, istituti religiosi ecc....ora gli Enti locali sembra-no disporsi a coordinatorinella fase della co-proget-tazione, in cui viene menola loro responsabilità poli-tica di dar indirizzi chiari.Non bisogna dimenticareche tra questi soggetti ,posti così sullo stesso pia-no, vi è chi comunque hadegli interessi in causa,come la gestione dei servi-zi, che ognuno rappresen-ta comunque una visioneparziale determinata dalproprio punto di osserva-zionePiù di ogni altra cosa cisembra che con il nuovoPsr e con la Dgr 100/09 sivada verso la chiusura diuna stagione in cui l'Um-bria è stata avanguardianell'innovazione dei servi-zi socio-sanitari subendol'avanzata delle destre,prima che nei seggi eletto-rali, nei propri costumi,nelle proprie idee.

Nico Malossi

P i a n o s o c i a l e u m b r o

La famigl ia sgambetta la personaSi espropriano i comuni a vantaggio di privati ed apparati burocratici elefantiaci

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a me) una risposta su:perché l’asino oggi?Asino revolution benve-nuti benvenuti benvenu-ti a tutti quanti / voi colvostro tempo a respirarequi davanti con l’antennaspenta sulla videorice-zione / per un attimo li-beri dal rischio d’infezio-ne benvenuti in questastoria a dimensione ani-male / in questa storianaturale in questa storianostra da salvare asinorevolution è un cambio dicoscienza / una nuovaposizione un dovere,un’esigenza per ciò iocanto lontano dalla cortee dal suo giullare / iocanto storie con il mioasino e la sua rivoluzioneda imparare frugare elento lui refrattario aogni competizione / opu-lenti a a maltrattarci noicon disattenzione controogni sopruso lui si im-punta e non avanza / te-stardi noi da sempre sen-za uguaglinza e fratellan-za ci basta sempre menoper non stringerci la ma-no / a rischio di paralisicome “l’asino di Burida-no” *Ma io riguardo il mio asi-no e tutto quello che dalui devo imparare “l’asinoè un uomo buono” insie-me al principe Myskin ** Eccomi a cantare asinorevolution tra l’inno e illamento / asino revolu-tion poesia che soffia nelvento.d) il tuo canto così be-ne assemblato fra mu-sica e parole è specchiodella tua scelta esisten-ziale, del tuo modo civi-le e schivo di stare al

mondo. Dove ti sta conducendola ricerca creativa?r) Grazie!... “be”, questa èuna bella incognita, dovesto andando? L’ impres-sione è quella di percor-rere un cammino con unnon so che di religioso

anche se l’arrivo non lointravedo mai. Quandoinizio una nuova canzoneè perché mi sta spingen-do da dentro come una“gravidanza” e la sensa-zione è bellissima, mi fasentire vivo ma poi dopopoco che l’ho finita, è co-me se non fosse successonulla, come se fosse sta-ta lì da sempre, propriocome un figlio. Succedeanche che una volta

scrollata la fatica di dos-so mi prende una paurairrazionale che rischia diintristirmi se non riescoa riprendere…il cammi-no. Dire ora che la metapiù bella è il viaggio puòsembrare anche banalema in qualche modo sen-to che è proprio vero. d) L’impegno che dedi-chi ai bambini; la di-sponibilità generosaverso tante iniziative;

la tensione e l’attenzio-ne espressiva per con-tenuti pregni di uma-nità; cosa ti restituisco-no in termini di soddi-sfazione… insomma,quando ti guardi allospecchio, che Massimovedi?r) Ecco, questa domandapotrebbe essere la rispo-sta alla tua precedente: “dove mi sta conducendola ricerca creativa?”

Di sicuro mi ha portato aterra tra le radici e le ali(citando il titolo di unbellissimo lavoro degliamici Gang) e rileggendola tua domanda vedo pro-prio i bambini, i vecchiet-ti, i più sfortunati ecc...,personaggi delle mie can-zoni e spesso anche com-pagni dei miei concerti epenso che questa sia unacosa bellissima, la cosapiù bella che la musica

mi ha regalato. Lo specchio che tu dici,capirai allora, che nonpuò stare da nessuna par-te se non proprio nei loroocchi. d) Guccini, dice checon le canzoni non sifanno rivoluzioni e nonsi può far poesia, seid’accordo?r) Francesco Guccini, ol-tre ad essere un sensibi-lissimo cantautore con il

quale è difficile non tro-varsi in accordo, è ancheuna bellissima persona emi viene da pensare, an-che guardando lui, che laprima rivoluzione certecanzoni la fanno o la ma-nifestano proprio dentrochi le scrive; poi, chis-sà…magari…! d) Il mercato musicalecrea e distrugge musi-cisti (musici!) comequalsiasi prodotto;quali contromisureprendi per non finirenel tritacarne commer-ciale?r) Ma sai, c’ è un fatto na-turale che devo confes-sarti e cioè che io e ilmercato ci troviamo a vi-vere su due mondi che siguardano “in cagnesco”,per cui stando a come mimuovo e a quello cheesprimo, devo impegnar-mi molto poco per nonincorrere nei rischi deltritacarne. E questo nonsolo per quanto riguardala musica… d) Quali sono le tre le-zioni più importantiche hai appreso dallavita?r) …”gli esami non fini-scono mai” diceva Eduar-do e per cui anche le le-zioni non finiranno mai.Per risponderti dunque tidirò quello che mi passain testa in questo mo-mento sennò mi bloccoqui a pensare e chissà fi-no a quando…. Penso checercare di esserci con im-pegno e positivamentesia una cosa utilissima edimportante soprattutto infamiglia con i figli, ne vadel futuro di tutti ma ciòvale anche fuori casa.Un’altra cosa importantein tutto questo rumore èsenz’altro cercare diascoltare sempre con at-tenzione e magari cerca-

re di parlare poco, il giu-sto, e non è facile. (Io peresempio nella vita tendoad essere abbastanza si-lenzioso, anche se poinei concerti spesso parlotroppo). Un'altra cosa im-portante è non mollaremai, soprattutto nei mo-menti tristi e difficili, an-che quelli collettivi, co-me per esempio quellocosì nero e ignorante chestiamo attraversandoadesso qui in Italia.d) Ti va di chiuderequesta chiacchieratacon un aforisma?r) Non farmi mettere quia questo punto una spe-cie di “lapide”. Vorreichiudere invece ringra-ziandoti per il tono sem-pre toccante delle tue do-mande, che alla fine cre-do siano servite più loroa me, di quanto non ser-viranno le mie risposte aquanti si troveranno aleggerle e che comunquesaluto con grande affet-to. Sperando di trovarci pre-sto insieme nella vostrasaletta dedicata alla ca-rissima Luciana Fittaioli,ti e vi ringrazio ancoraper l’interesse.

p.f.

* Giovanni Buridano: fi-losofo medievale france-se e rettore dell’univer-sità di Parigi: teorizzavache la volontà agiscequando l’intelletto deci-de, altrimenti resta im-mobile. Da qui la satiraironica affibiatagli daisuoi colleghi dell’asinoche muore per non sce-gliere tra due balle di fie-no identiche.** principe Minsk da “l’i-diota” di Fedor Dostoev-skij

M a s s i m o L i b e r a t o r isegue da pag. 1

Con Maurizio Catarinelli in occasione della presentazione del libro”Ricette Anarchiche” presso l’Associazione Fittaioli

8R u g b yVero spirito dello sport“Il rugby è una buona occa-sione per tenere lontani 30energumeni dal centro del-la città durante il fine set-timana”, probabilmentequesta frase di Oscar Wil-de, rispecchia molto ilpensiero generale dellepersone riguardo al rugby,almeno in Italia.Molti però non sannoquanto il rugby sia un ve-ro e proprio stile di vita,una filosofia.Il rugby è in-fatti il gioco di squadraper antonomasia nel qualeprevale il gruppo rispettoal divismo del singolo,vantando molti valori anti-tetici al calcio e fondando-si su un principio meravi-gliosamente perverso: lapalla la puoi passare soloall’indietro. Proprio perquesto motivo tutti i gio-catori in campo devono in-terpretare al meglio il pro-prio ruolo, immolandosiper il bene della squadra.

Questo è sicuramente ungioco spettacolare, ma cherichiede molto sacrificio edisciplina nella prepara-zione atletica e fisica, maanche coraggio, amicizia,sacrificio, rispetto deicompagni, dell'avversarioe delle regole (cosa anchequesta che lo distinguemolto dal calcio di oggi, losport più seguito in Italia) Altra cosa bellissima, checaratterizza unicamentequesto sport, è il dopopartita. Già dalla fine del-la gara i giocatori di en-trambe le squadre si trova-no in mezzo al campo , ab-bracciati tra di loro, i vin-citori rendono onore aiperdenti e viceversa, poi sifa il famoso “corridoio” nelquale i vincitori omaggia-no con l’applauso la squa-dra sconfitta disponendo-si da entrambe le parti del-l’uscita del campo e for-mando appunto un corri-

doio, infine c’è il terzotempo, nel quale si ritro-vano i giocatori e i tifosidi entrambe le squadre permangiare e bere insieme.In tutto questo la squadradel Foligno Rugby sta otte-nendo grandi risultati no-nostante sia stata rifonda-ta da pochi anni; infatti larealtà rugbystica a Folignoebbe inizio negli anni ’70,vivendo anche momentientusiasmanti, poi peròper la mancanza di un ri-cambio generazionale do-vuto all’assenza di unasquadra giovanile, ma so-prattutto per mancanza difondi e di un campo dedi-cato dove giocare ed alle-narsi, la squadra smise diesistere, per tornare suc-cessivamente in vita, gra-zie anche alla grande pas-sione del presidente LuigiCoraggi, nell’aprile 2007con il ritorno in camponella Coppa Umbra.

Da lì la squadra venneiscritta al campionato perla stagione 2007/2008 diserie C piazzandosi al 5°posto alla fine della stagio-ne, ed al 4° nella CoppaUmbra, mentre nell’ultimastagione (2008/2009) haraggiunto il 5° posto incampionato ed il 3° nellaCoppa Umbra. Nell’aprile di quest’anno lasquadra è anche andata inProvenza (Francia) a gioca-re alcune amichevoli conalcune squadre francesi editaliane.Il Foligno Rugby può an-che vantare un grande set-tore giovanile compostoda under 19 (che in questastagione ha vinto la CoppaUmbra di categoria ) e un-der 17.Inoltre lo staff della squa-dra si sta dando da fareper diffondere il rugby an-che tra i più piccoli con il“progetto scuola” nellescuole medie e superioridi Foligno.Per chi fosse interessatopuò cercare informazionisul sito del Foligno Rugby:www.folignorugby.it

Davide Santocchia

Assonciandoci : il caso di Ipo in EtiopiaIncreasing People Oppor-tunities (Ipo), è un’associa-zione nata a Perugia intor-no al 2004 e ormai da anniattiva in progetti di colla-borazione allo sviluppo in Etiopia. Punti fermi delle iniziativee dei progetti che Ipo por-ta avanti grazie a volonta-ri italiani e collaboratorietiopi, sono il rispetto del-la cultura delle popolazio-ni locali e la difesa del ric-co patrimonio naturaledell’Etiopia.

In questo quadro si sonoinseriti i due più impor-tanti interventi dell’asso-ciazione. Quello nel sud est etiopico,in partnership con o.n.g.italiane (Coopi ed Lvia) edetiopi (Pcae), per la forma-zione di cooperative per laraccolta, lavorazione e di-stillazione di gommoresinenaturali (mirra, incenso,opoponax); quello che in-vece Ipo sta sostenendo dasola nel distretto di Anko-ber, rivolto a garantire l’ac-

cesso a cure dermatologi-che di base attraverso unaclinica dermatologica mo-bile e alla produzione dipomate ed altri rimediestratti da piante che inquella zona crescono spon-taneamente, come il timo ela camomilla.In occasione di ogni inter-vento l’associazione hasempre tenuto in granconto il parere dei rappre-sentanti delle autorità lo-cali e, cosa che non sem-pre è da darsi per scontata

quando si parla di coope-razione internazionale, haelaborato i suoi progettibasandosi molto su cultu-ra e tradizioni locali. Sia laraccolta delle resine, siaquella del timo sono infat-ti attività già praticate e in-torno alle quali Ipo ha for-mulato le sue proposte.Attualmente Ipo è presen-te soprattutto nella zonanord dell’Etiopia, intornoad Ankober. Qui sta realizzando il pro-getto “Community Herbal

Care”per la costruzione diun laboratorio galenico conannesso ambulatorio clini-co, per l'accesso alle curedermatologiche e il miglio-ramento delle condizioni disalute delle popolazioni del-l’altopiano etiopico. In Etio-pia l’accesso ai farmaci èpraticamente impossibile,soprattutto per le popola-zioni rurali che praticanoun’economia di sussistenza.Grazie al laboratorio ed al-l’ambulatorio, l’associazio-ne è riuscita a favorire il li-bero accesso alle cure delmaggior numero possibiledi persone ed ha visitato

centinaia di pazienti fornen-do gratuitamente diagnosie, quando è stato possibile,assistenza. Nel corso delle visite sonostati distribuiti medicinaliper la cura di dermatiti, ti-gna, scabbia ed altre ma-lattie dermatologiche cau-sate dalle scarse condizio-ni igieniche o dalle penosecondizioni lavorative cuialcune di queste personevengono sottoposte. Parte di queste pomate so-no state prodotte nel labo-ratorio organizzato da Ipo,grazie ai suoi volontari.

Andrea Mancini

ARTE IMMAGINE

EugenioMicciniNasce nel 1925 a Firenze ecompie gli studi in semi-

nario appassionandosi,so-pratutto alla filosofia gre-ca e alla letteraturalatina,influenza umanisti-ca che caratterizzerà i la-vori deimaturi anni settan-ta.Dopo la laurea in Pedago-

gia, inizia una complessaattività e militanza lette-raria, durante la qualecollabora con varie rivi-ste,tra le quali Quartiere,Letteratura e Il Menabò enel 1963 fonda a FirenzeIl Gruppo 70 ed inizia l'e-

sperienza della Poesia Vi-siva. Sono anni intensicaratterizzati da un forteimpegno ideologico edall'organizzazione dimostre, spettacoli, dibat-titi e pubblicazioni sullapoesia visiva.

Il decennio '60 è stato as-sai ricco di attività daparte del gruppo 70, a co-minciare dai due conve-gni organizzati a Firenzenel 1963, sul tema “Arte eComunicazione” e nel '64su “Arte e Tecnologia”,nei quali si discute di in-terdisciplinarità, di inte-rartisticità, cioè di quellepratiche in atto nelle arti,caratterizzate da opera-zioni multicodice omixed-media, operazioniche si potevano classifi-care come Poesia Totale,attuata, cioè, con la piùvasta sinestesia, inclu-dendo negli spettacolisuoni o rumori,gesti eazioni, materiali più di-sparati, giornali, riviste eperfino profumo e vivan-de. Nel 1969 organizza,sempre a Firenze, il Cen-tro Tèchne, la rivistaomonima ed i relativiquaderni, dedicati allapoesia visiva, al teatro, aldibattito culturale e poli-tico di quegli anni. Neglianni settanta partecipa alGruppo Internazionale diPoesia Visiva o Gruppodei Nove e dirige con Sa-renco la seconda e terzaserie della rivista LottaPoetica (Brescia).Nel 1983 fonda il GruppoLogomotives con AriasMisson, Blaine, Bory, De

Vree, Sarenco e Verdi. Nelcorso degli anni è incari-cato come cultore di Di-scipline Semiotiche allacattedra di Strumenti eTecniche della comunica-zione visiva presso la Fa-coltà di Architettura del-l'Università di Firenze edha insegnato Storia del-l'Arte nelle Accademie diBelle Arti di Verona e Ra-venna.Al lavoro di Miccini, no-tificato anche nell'Enci-clopedia Treccani, sonostate dedicate tesi di lau-rea e dottorato di ricerca,anche alla Sorbona di Pa-rigi ed è incluso in anto-logie e libri di testo sco-lastici, come Storia del-l'Arte Italiana, di CarloBertelli, Electa.E' invitato nelle più im-portanti mostre interna-zionali: Biennale Interna-zionale d'Arte di Venezianel corso di 4 edizioni; XIQuadriennale di Roma edinoltre allo Stedelijk Mu-seum di Amsterdam e alMuseum of Moderm Artdi New York (MOMA). Hapubblicato oltre settantalibri di carattere creativoe saggistica.Muore a Firenze il 19 giu-gno 2007.

Vania Buono

2001 - foto b/n dell’autrice