Servizio Documentazione · 2012. 3. 22. · Repubblica Democratica del Congo e ne costituisco-5 no...
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Servizio Documentazione
Visita ad limina
Vescovi del CONGO KINSHASA 16 gennaio - 14 febbraio 2006
Benedetto XVI e la Repubblica Democratica del Congo. Come Prefetto della Congregazione per la Dottrina delle Fede, il Card. Ratzinger si era re-
cato in visita nel paese africano nel 1987.
3
Una Chiesa dinamica al servizio
dell’unità e della pace
p. 4
Repubblica Democratica del Congo p. 7
Cenni storici p. 9
La presenza della Chiesa p. 14
Struttura ecclesiastica p. 50
I due viaggi di Giovanni Paolo II e le
viste ad limina
p. 52
Gli appelli del Papa p. 70
La beatificazione di due martiri p. 72
I N D I C E
UNA CHIESA DINAMICA AL SERVIZIO DELL’UNITA’ E DELLA PACE
I vescovi della Repubblica Democratica del Congo
vengono in questo inizio del 2006 in visita ad li-
mina. Una visita prevista nell'aprile 2005, ma la
morte di Giovanni Paolo II non ha permesso ai pa-
stori della chiesa del Congo di poter condividere con
il successore di Pietro le loro preoccupazioni pasto-
rali. Giungono ora a Roma, nel momento in cui
prende corpo la speranza di pacificare un paese
sconvolto dalle guerre che si sono susseguite per un
decennio, segnando profondamente anche il cammi-
no della chiesa. Quest‟anno infatti la speranza del
popolo congolese è rivolta allo svolgimento delle
elezioni generali con l‟augurio che siano libere e de-
mocratiche, passaggio necessario per uscire dallo
stato di miseria in cui versa gran parte della popola-
zione. Tra i grandi paesi cristiani del continente afri-
cano, la Repubblica Democratica del Congo ha co-
nosciuto due periodi di evangelizzazione: il primo ha
coinciso con la "scoperta" della foce del fiume Con-
go da parte di Diego Cão nel 1483, mentre la se-
conda è successiva alla Conferenza di Berlino
(1885). Una Chiesa dunque antica e giovane, ma
soprattutto dinamica, che vive la complessità del
paese. Una complessità dalle molte sfaccettature: le
guerre civili dopo l'indipendenza e dopo un lungo
periodo di dittatura (dal 1965 al 1997 con il presi-
dente Mobutu); il dopo dittatura difficile da chiude-
re; la lunga transizione verso istituzioni democrati-
che, liberamente elette, iniziata nel 1990 e che non
è ancora finita. Alle quali si aggiungono le oltre 250
lingue comunitarie, e culture, che compongono la
Repubblica Democratica del Congo e ne costituisco-
5
no al tempo stesso una ricchezza ed un elemento di
debolezza. Come risulta evidente nell‟attuale di-
spersione di oltre duecento formazioni politiche,
preoccupate più del potere che del servizio al bene
dell‟intera comunità del paese. I segnali di speranza
ci sono, e se ne è fatto interprete il Presidente della
Conferenza Episcopale del Congo, Mons. Laurent
Monsengwo, arcivescovo di Kisangani, in un suo
recente incontro con i vescovi francesi: “E‟ impor-
tante sottolineare il fatto che il nostro popolo, come
i suoi pastori, sente la necessità di un ritorno ai va-
lori del Regno, dispersi dal regime piuttosto corrotto
della Seconda Repubblica. Perciò l‟attenzione della
pastorale nel nostro paese è attualmente di evitare
che la crisi materiale, dovuta ad un depauperamen-
to disumanizzante, non si trasformi in una crisi mo-
rale dalle molte forme, difficile poi da estirpare. Co-
sicché l'accompagnare il popolo nella sua richiesta
di dignità umana e di democrazia ha di mira soprat-
tutto la costruzione di una società più virtuosa o
che, perlomeno, non renda eroica la pratica delle
virtù più ordinarie”. (…)
“Peraltro, scrutando i segni dei tempi e preoccupati
di essere le vedette del popolo di Dio, i vescovi han-
no individuato sempre meglio questi obiettivi, con-
frontandoli con gli imperativi socio-politici, economi-
ci e culturali del momento. Ne è scaturito tutto un
discorso sociale che ha creato un orientamento ed
una visione pastorale propria della nostra Chiesa
particolare. Un discorso sociale che è venuto ad ap-
poggiare gli altri campi dell'evangelizzazione.
Se ho insistito soprattutto su questa dimensione
sociale della nostra pastorale, non significa che in-
tendevamo trascurare le altre attività inerenti all'e-
vangelizzazione, particolarmente l‟annuncio del kér-
ygma, la catechesi, l'amministrazione dei sacra-
menti e la crescita della comunità cristiana. Lontano
da noi questo pensiero! E del resto funzionano in
modo piuttosto soddisfacente: le nostre comunità
ecclesiali sono dinamiche ed in crescita, le vocazioni
sacerdotali e religiose sono numerose, i nostri laici -
posti in differenti ministeri non ordinati o di servizio
- sono impegnati molto in diversi settori dell'evan-
gelizzazione e della vita della chiesa. (…)” (Mgr Lau-
rent Monsengwo, Entretien avec les Evêques de
France, Lourdes, 06 novembre 2005).
La Repubblica Democratica del Congo è dunque un
paese potenzialmente ricco ma dalle molte povertà
ed è in questo contesto che la chiesa cerca di porta-
re la luce del vangelo. Il Papa Giovanni Paolo II,
durante le sue due visite pastorali nella Repubblica
Democratica del Congo (allora Zaire) nel 1980 e
1985 e nelle due visite ad limina dei vescovi di que-
sto paese a Roma, nel 1983 e nel 1997, non ha
mancato di incoraggiare i vescovi congolesi a svol-
gere il loro compito di pastori in un paese dalle mol-
teplici realtà culturali, sociali e politiche.
La chiesa del RDC è ancora oggi davanti a grandi
sfide che necessitano una comunità cristiana unita
ed una visione non parziale e profonda della fede in
un contesto complesso. Il compito è veramente
grande.
* * * * La visita ad limina dei vescovi della Repubblica del Congo si svolgerà in due fasi. Il primo gruppo è costituito dai presuli delle province ecclesiasti-che di Kinshasa, Kananga e Mbandaka (dal 16 al
30 gennaio). Il secondo dai vescovi delle provin-ce ecclesiastiche di Kisangani, Bukavu e Lubum-bashi (da 1 al 14 febbraio). (Vedi l’elenco delle diocesi nel capitolo sulla struttura ecclesiastica)
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Superficie: 2.345.410 Km²
Ab.: 60.000.000 (stime 2001)
Densità: 23 ab/Km² Forma di governo: Repubblica
Democratica (semipresidenziale)
Posizione geografica
La Repubblica Democratica del Congo è situata al Centro-ovest del continente africano. Terzo paese africano per superficie, dopo il Sudan e l'Algeria, la
Repubblica Democratica del Congo si estende su una superficie di 2.345.410 km2, è confina con: Congo
(Brazzaville), Repubblica Centrafrica, Sudan, Ugan-da, Ruanda, Burundi, Tanzania, Zambia e Angola. Il 60% della sua superficie è ricoperto da foreste.
Popolazione Attualmente la popolazione della Repubblica Demo-
cratica del Congo è stimata in 60.000.000 di abitanti. Bandiera
Il colore della bandiera è blu cielo, ornato da una grande stella gialla al centro e da sei altre piccole stelle
gialle collocate verticalmente a sini-stra. La nuova costituzione del paese che è stata votata nel referendum del 18 dicembre
scorso prevede una nuova bandiera di colore blu cielo, ornato da una stella gialla nell'angolo supe-
riore sinistro ed attraversato per sbieco di una banda rossa finemente incorniciata di giallo.
Lingue Il francese è la lingua ufficiale. Le quattro lingue nazionali sono: lingala, kiswahili, kikongo e
tshiluba. Si contano inoltre più di 250 lingue co-munitarie che costituiscono il patrimonio culturale della Repubblica Democratica del Congo
Capitale Kinshasa, (foto) con oltre 5
milioni di abitanti Città principali
Lubumbashi, Kisangani, Bukavu, Matadi, Goma, Kindu, Bandundu, Mbandaka, Mbuji-Mayi, Kananga.
Religione
Cattolici 50%, protestanti 20%, musulmani 10%, Kimbanguisti 10%, Sette e Religioni tradizionali 10%.
Joseph Kabila, Presidente della Repubbli-
ca Democratica del Congo
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1275: data ipotetica della formazione del Regno
Kongo sotto Nimi ha Lukenie.
1482: Diego Cão, navigatore portoghese arriva alle
foci del fiume Congo e vi stabilisce una colonia.
1818: Fondazione del regno Mangbetu al Nord-est
del Kongo.
1874-78: Il Congo è esplorato da Henry Morton
Stanley, inizialmente per conto proprio, poi per conto
dell'Associazione Internazionale del Congo, l'AIC.
Settembre 1876: il re del Belgio, Léopold II, orga-
nizza una conferenza geografica internazionale fina-
lizzata alla creazione dell'Associazione Internazionale
Africana, l'AIA.
30 ottobre 1878: Léopold II conclude un accordo
con Stanley per la creazione di alcune stazioni in
Congo e per trattare con i capi locali, a nome dell'A-
IA, diventato poi Comitato di studi dell'Alto-Congo,
CEHC.
1883: Il Congo diventa Associazione Internazionale
del Congo, proprietà diretta di Leopold II.
1885: Durante la Conferenza di Berlino (nel corso
della quale l'Africa fu dichiarata res nullius, il che
permetteva agli europei di appropriarsene ufficialme-
ne e senza scrupoli), il Congo fu assegnato al re del
Belgio Leopold II, che costituisce a Bruxelles il gover-
no del Congo, 6 maggio, e sul posto, il sostituto di
Stanley, Sir Francis di Winton, prende il titolo di am-
ministratore generale.
L‟Associazione Internazionale del Congo diventa lo
Stato Indipendente del Congo, di cui rimane sovrano
Leopold II.
1891: Inizio dello sfruttamento intensivo dell'avorio
e del caucciù (gomma naturale), prodotti nel paese.
Le autorità dell'EIC cominciano a scontrarsi con la
resistenza dei capi locali.
1892: La spedizione geologico Bia-Francqui-cornetto
dimostra l'esistenza di risorse minerarie nel Katanga.
1903-1904: Gli abusi del regime leopoldiano sono
denunciati in Gran Bretagna per la Congo Reform As-
sociation.
24 luglio 1904: Creazione di una Commissione in-
ternazionale per indagare sulle pratiche di intimida-
zione e di assassinii, utilizzate per sfruttare le pianta-
gioni di caucciù.
13 dicembre 1906: Lo Stato Indipendente del Con-
go è annesso al Belgio.
1908: il Parlamento belga, sotto la pressione inter-
nazionale, dichiara il paese non più oggetto di pro-
prietà personale del re, ma soggetto al Regno. Cam-
bia il nome e diviene Congo belga.
1911: Il Katanga è collegata da rotaia all'Africa del
sud.
1913: Inizi dello sfruttamento industriale del rame.
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Nello stesso momento, vengono scoperti i primi dia-
manti nel Kasaï.
1921: Si sviluppa nel Basso-Congo (feudo del vec-
chio Regno Kongo), un movimento religioso di ispira-
zione cristiana fondato da Simon Kimbangu, da cui
prende il nome di “Kimbaguisme”.
1925: Si sviluppa nel Katanga la presenza islamica e
della setta Kitawala che predica la prossima partenza
del colonizzatore bianco.
1933-1934: Riorganizzazione amministrativa: il go-
vernatore generale Auguste Tilkens decreta una cen-
tralizzazione radicale.
1939-1945: Partecipazione di un contingente milita-
re del Congo alla II Guerra Mondiale.
1944: Rivolte nel Katanga e nel Kasaï provocate dal
reclutamento massiccio di lavoratori per le miniere
ed il deterioramento delle condizioni di lavoro.
20 febbraio 1944: Ammutinamento della Forza
Pubblica di Luluabourg.
4 aprile 1950: Interdizione della poligamia nel Con-
go Belga.
1951: Fondazione dell'Associazione “Coscienza afri-
cana”.
1955: Visita del re Baudouin nel Congo che lancia
l'idea di una comunità belgo-congolese.
1956: L'associazione “Coscienza africana” pubblica
un manifesto che rigetta l'idea di comunità belgo-
congolese. Intanto il figlio di Somon Kimbangu, Jo-
seph Diangenda, fonda la Chiesa di Gesù Cristo sulla
Terra per il profeta Kibangu (EJCSK che si costituisce
in chiesa nazionale del Congo).
Ottobre 1958: Patrice Emery Lumumba fonda il Mo-
vimento Nazionale congolese, MNC, all'epoca della
sua partecipazione alla Conferenza Panafricana di Ac-
cra.
1960: Si apre a Bruxelles la Tavola Belga-Congolese
(dal 20 gennaio al 20 febbraio) che fissa al 30 giugno
la data dell'indipendenza. Nelle successive elezioni
vince il MNC di Patrice Lumumba che viene eletto ca-
po del governo (Maggio 1960); Joseph Kasa-Vubu
diventa il primo Presidente del Congo (Giugno 1960);
Patrice Lumumba diviene Primo Ministro il 23 giugno
1960.
30 giugno 1960: Indipendenza del Congo. Il Congo
-belga diventa Congo-Léopoldville.
1961-1964: Si apre un periodo di guerre civili che
lacerano il paese.
24 novembre 1965: Colpo di stato militare ad ope-
ra di Joseph Désiré Mobutu, allora Capo di stato Mag-
giore dell'Esercito, il quale prende il potere e lo detie-
ne in modo autoritario fino al 1997.
1971: Cambiamento di nome del paese che diventa
Zaire. Viene avviata una politica di nazionalizzazione,
invocando un ritorno all'autenticità, e vengono inter-
detti i nomi cristiani considerati stranieri.
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1990: Inizio della transizione per preparare la fine
del regime del Presidente Mobutu e la creazione di un
parlamento multipartitico, con lo svolgimento della
Conferenza Nazionale Sovrana, presieduta dal 1992
al 1994 dal vescovo Mons. Laurent Monsengwo Pa-
sinya.
1996: Scoppia la Guerra civile nell'est del paese.
1997: Laurent Désiré Cabila, con l’appoggio di trup-
pe straniere, prende il potere, mentre Mobutu fugge
in Marocco dove muore di tumore nel settembre. Il
paese riprende il nome di Repubblica Democratica del
Congo (RDC).
1998: in agosto, scoppia una seconda guerra civile
6 gennaio 2001: Laurent Désiré Kabila è assassina-
to nel Palazzo Presidenziale di Kinshasa. Suo figlio,
Joseph Kabila, prende il potere.
2003: Dopo diversi negoziati viene formato un go-
verno di transizione per porre fine alla guerra.
18 dicembre 2005: si svolge il Referendum di rifor-
ma costituzionale per il varo della nuova Costituzione
del Paese, nel quale prevalgono nettamente i “sì”.
30 giugno 2006: previsto svolgimento delle elezioni
politiche generali.
LA PRESENZA DELLA CHIESA
1488: Inizio della missione nel Kongo.
1491: Il 3 maggio, battesimo dalle mani dei missio-
nari portoghesi del re Nzinga Nkuwu, diventato Joao
Ier Nzinga Nkuwu dopo il battesimo, e della sua cor-
te. Tutti gli abitanti del regno adottano la religione
del re. La capitale Baji prende il nome di San Salva-
dor. Durante questo periodo di evangelizzazione, è il
"patronato" portoghese che domina: il re del Porto-
gallo era incaricato, per diversi privilegi pontifici, del-
la cristianizzazione delle terre che il Portogallo
“scopriva”.
1509: Arrivo di una seconda spedizione missionaria.
1512-1513: Ambasceria del Kongo presso Papa Le-
one X, condotta da Enrico figlio del re Alfonso.
1518: Consacrazione a Roma da parte di Papa Leone
X di Don Enrico, il figlio del Don Alphonso Ier, re del
Congo, come vescovo titolare di Utica, primo vescovo
dell'Africa nera. (cfr Ecclesia in Africa, 32).
1548: Quattro Gesuiti (ancora vivente Ignazio di Lo-
yola) vanno a risiedere nel Regno del Kongo per a-
prirvi un collegio, ma si scontrano con la diffidenza
del re Dom Diogo 1 (1545-1561).
1585: Erezione della diocesi di San Salvador.
1591: Pubblicazione a Roma del primo lavoro
“scientifico” sul regno del Kongo, “Relatione sul rea-
me del Kongo e delle circonvicine contrade” redatto
15
dal geografo italiano Filippo Pigafetta. Questa pubbli-
cazione fece conoscere il Congo all'Europa e contribuì
notevolmente all'erezione di una sede episcopale a
Manza-Kongo.
1622: La Santa Sede, con la nascita della Sacra
Congregazione della Propagazione della Fede (“ de
Propaganda Fide”), prende in mano l‟attività missio-
naria e decide l‟invio di 400 Cappuccini in Kongo ed
in Angola.
1645: Arrivo dei Cappuccini che dirigono la missione
fino al 1703.
1774: Arrivo di sacerdoti secolari francesi.
1834: Decreto del 28 maggio del governo di Lisbona
che sopprime tutti gli Ordini religiosi maschili nei
possessi oltremare e nella metropoli.
1865: I Padri dello Spirito Santo (Spiritani) francesi
inaugurano la loro evangelizzazione del Kongo dopo
le delusioni dovute alle espulsioni.
1880: I padri Bianchi giungono nel Congo belga.
8 agosto 1880: Apertura a Boma, ad opera dei mis-
sionari cattolici, della prima scuola del Congo.
1888: Arrivo di missionari di Scheut.
1891: Arrivo delle prime suore Missionarie (Suore
della Carità)
1892: Nuovo arrivo di gesuiti nel Congo Belga.
1906: Convenzione fra la Santa Sede e lo Stato Indi-
pendente del Congo.
1907: Conferenza episcopale a Leopoldville
(Kinshasa).
1917: Ordinazione del primo sacerdote indigeno,
Stephane Kaoze.
1932: Prima Conferenza dell’Episcopato del Congo-
Belga e del Rwanda-Burundi.
1954: Apertura della prima Università del Congo,
l‟Università Lovanium di Léopoldville (Kinshasa),
aperta dai Gesuiti.
1956: Consacrazione del primo vescovo congolese,
Mons. Pierre Kimbondo.
1957: Costituzione della prima Facoltà teologica afri-
cana, “Lovanium”, a Leopoldville (Kinshasa).
1959: Mons. Joseph Malula, primo Arcivescovo auto-
ctono di Leopoldville.
1969: Mons. Joseph Malula viene creato Cardinale.
1972: inizio delle difficoltà nelle relazioni tra la Chie-
sa e lo Stato. XII Assemblea plenaria dell‟Episcopato
in cui la Chiesa ridefinisce la sua posizione nei con-
fronti della crisi in atto (vedi cenni storici del paese),
ma conferma la sua volontà di collaborare allo svilup-
po del paese.
1972: Pubblicazione del documento L‟Eglise au servi-
ce de la nation zaïroise
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1975: Pubblicazione del documento Notre foi en Jé-
sus Christ (Nota: all’epoca il regime di Mobutu aveva
radicalizzato le sue posizioni ideologiche per le quali
Mobutu= messia, mobutisme=religione, MPR, il suo
partito=Chiesa)
1975: Déclaration de l‟Episcopat zaïrois face à la si-
tuation présente (Nota: risposta dei vescovi a seguito
della decisione di statalizzare la scuola cattolica)
1978: Appel au redressement de la nation
(dichiarazione dei vescovi)
1980: Prima visita di Papa Giovanni Paolo II, nel
“centenario” dell‟evangelizzazione (v. Discorso ai ve-
scovi, 3 maggio 1980).
1981: L‟homme créé à l‟image de Dieu
(dichiarazione dei vescovi)
1985: Seconda visita di Papa Giovanni Paolo II in
occasione della Beatificazione della Suora Anuarite
Nengapeta, martire, “Agnese del continente africa-
no”.
1985: Messaggio dei vescovi in occasione del 25° di
indipendenza del paese.
1986: La vie consacrée dans l‟Eglise particulière du
Zaïre (documento dei vescovi)
1988: Le chrétien et le développement de la Nation
(documento dei vescovi)
1991: Mons. Frédéric Etsou-Nzabi-Bamwangwabi ,
CICM, succeduto al Card. Malula, viene creato Cardi-
nale nel Concistoro del 28 giugno.
1991: La vie et le ministère des prêtres au Zaïre
(documento dei vescovi)
1992 –1994: Mons. Monsengwo presiede la Confe-
renza Nazionale sovrana per la transizione verso un
sistema democratico
1994: Beatificazione a Roma di Isidoro Bakanja
Si apre un decennio di profonde trasformazioni
nel paese, che cambia nome da Zaire a Repub-
blica Democratica del Congo, e che è stato se-
gnato da una grave instabilità di tutta la regio-
ne dei Grandi Laghi e da un conflitto civile in-
terno ancora non del tutto risolto. L’impegno
della Chiesa congolese per la pacificazione non
è mai venuto meno, come testimonia la raccolta
delle informazioni pubblicate dalla Radio Vati-
cana tramite il Bollettino di Notizie dalla Chiesa
e i suoi Radiogiornali.
I VESCOVI DENUNCIANO LE INGERENZE
STRANIERE NELLA RDC E INVOCANO LA
FORMAZIONE DI UN GOVERNO DI
UNITA’ NAZIONALE
KINSHASA, 9 nov. ‟98 - Al termine della loro assem-
blea straordinaria, svoltasi a Kinshasa dal 2 al 7 no-
vembre, i vescovi della Repubblica Democratica del
Congo hanno fermamente condannato "l'aggressione
straniera" di cui è vittima il loro paese e hanno invo-
cato la costituzione di un governo di unità nazionale.
Durante i lavori i presuli si sono incontrati con il Pre-
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sidente Laurent Desiré Kabila a cui hanno chiesto, tra
l'altro, di rinunciare ad imporre la sua volontà con le
armi, di aprire un dialogo con tutte le parti sociali e
di assicurare quindi il ritorno alla democrazia. Nel
messaggio finale, indirizzato ai fedeli e a tutti gli uo-
mini di buona volontà, essi si soffermano sulla gra-
vissima situazione in cui versa la RDC: "A neanche
un anno dalla fine della cosiddetta guerra di libera-
zione scrivono i presuli dal 2 agosto 1998 il paese
subisce una nuova guerra" che pone "numerosi inter-
rogativi: da chi viene realmente? Quali sono i suoi
scopi? E‟ giustificata?". Secondo i vescovi , infatti,
non è un mistero che la RDC "sta subendo un'aggres-
sione straniera che ha dato una dimensione enorme
a questa guerra" che "come tutte le guerre provoca
massacri, saccheggi, dolore, rancori (...) insomma la
desolazione materiale e spirituale". "non vogliamo
vederci imposti dirigenti che servano interessi stra-
nieri", affermano ancora i vescovi, mettendo comun-
que in guardia i loro concittadini da tentazioni xeno-
fobe. Rivolgendosi ai paesi coinvolti nel conflitto, essi
denunciando "il piano di balcanizzazione" da essi
messi in atto nella Repubblica Democratica del Con-
go, ribadendo che "l'unità del nostro paese non è ne-
goziabile". Essi chiedono quindi l'organizzazione di
una conferenza internazionale che risolva definitiva-
mente la crisi nella regione dei Grandi Laghi. In con-
clusione, esortano i fedeli alla riconversione dei cuori,
condizione imprescindibile per riportare il paese alla
pace e alla riconciliazione.
(Fonte: Dia)
ACCORATO APPELLO DEI VESCOVI A FERMARE
LA GUERRA NELLA RDC
KINSHASA, 8 mar 01 Un appello a "fermare la guer-
ra" rivolto a tutte le parti in conflitto, l'appoggio al
"dialogo intergovernativo" perché "si giunga ad un
governo d'unita' nazionale" e la proposta d'una
Commissione per la verità e riconciliazione. Sono
questi i punti essenziali di un documento diramato
dalla Conferenza episcopale della Repubblica Demo-
cratica del Congo e diffuso il 5 marzo. I vescovi con-
golesi hanno tenuto la loro Assemblea a Kinshasa
dal 26 febbraio al 3 marzo. I vescovi, espresse le
condoglianze per l'assassinio del presidente Laurent
Desiré Kabila "alla famiglia, alle autorità del Paese ed
a tutta la nazione", condannano "fermamente" ogni
ricorso alla violenza. Riferendosi poi all'occupazione
di truppe straniere e di rivoltosi hutu nella parte o-
vest, i vescovi affermano che "il popolo congolese
esige più che mai la fine della guerra" e dichiarano:
"La maggioranza del nostro popolo non ha mai dato
il suo consenso alla attuale ribellione, né ha cessato
di condannare l'aggressione. L'esperienza – aggiun-
gono - ci ha insegnato che ogni potere conquistato o
conservato con le armi finisce per diventare oppressi-
vo, o repressivo delle libertà fondamentali e dei diritti
elementari dei cittadini". Il popolo "esige piuttosto la
costruzione d'uno Stato di diritto, d'una Nazione forte
e prospera nell'integrità del suo territorio e nella sal-
vaguardia della sua sovranità internazionale": "Ci
rallegriamo affermano poi i presuli per gli sforzi del-
la comunità internazionale per portare la pace nel
nostro paese" e rilevano: "Noi insistiamo perché il
ritiro delle truppe d'aggressione sia accelerato, al fine
di permettere al nostro paese di ritrovare la sua inte-
grità territoriale" . Incoraggiano quindi il "dialogo tra
congolesi" in un clima di comprensione e dichiarano:
"Noi domandiamo ancora una volta ai politici di non
prendere il popolo in ostaggio con la menzogna e l'in-
ganno, di non beffarsi di lui o di compiere atti che
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tradiscano la fiducia a loro conferita" . Infine i vesco-
vi dichiarano: "I risultati del dialogo tra noi congolesi
saranno palpabili e durevoli solo quando saranno il
frutto di una autentica riconciliazione attorno agli in-
teressi superiori della Nazione". Ricordato espressa-
mente l'appello del Papa al perdono reciproco, essi
concludono: "Tutti sappiamo che senza riconciliazio-
ne non ci sarà mai la pace tra noi. Ecco perché vi e-
sortiamo, con il Papa, ad offrirvi reciprocamente il
perdono, al fine di ricevere la pace": Su questa base
essi propongono, come frutto del dialogo intercongo-
lese, di mettere allo studio la formazione d'una
Commissione "Verità e riconciliazione". "L'amore reci-
proco affermano infine – è alla base di ogni impegno
a favore della riconciliazione, della pace, della rico-
struzione del nostro paese e del consolidamento della
Nazione congolese".
(Fonte: Fides)
LA CHIESA SOSTIENE IL DIALOGO
INTERCONGOLESE
KINSHASA, 27 set 01 – Le vie della pace per il gran-
de Congo passano per il dialogo tra le varie fazioni in
lotta. Ne sono convinti responsabili ed animatori, che
hanno avviato a Gaborone, ad agosto, la riunione
preparatoria del cosiddetto “Dialogo intercongolese”.
Si tratta di un tavolo di analisi e di proposte che coin-
volge governo, opposizioni armate, partiti politici,
esponenti della società civile. L‟iniziativa coinvolge
molti cattolici. Il 15 ottobre, la capitale dell‟Etiopia
Addis-Abeba, ospiterà un‟altra tornata del Dialogo
intercongolese. In vista di questo appuntamento, il
cardinale Frédéric Etsou Nzabi Bamungwabi, arcive-
scovo di Kinshasa, ha voluto indirizzare “a tutti i
compatrioti” un messaggio affinché la partecipazione
al Dialogo intercongolese sia seria, perché questo
tavolo “deve mettere fine alla guerra, riunificate la
Nazione congolese e gettare solide basi per uno Stato
di diritto nel nostro paese”. “Ai fedeli cattolici – ag-
giunge il cardinale Etsou – raccomando che alla fine
di ogni celebrazione eucaristica una preghiera specia-
le sia indirizzata a Dio per intercessione della Vergine
Maria, Regina della Pace, per la riuscita del Dialogo
intercongolese”. Il cardinale ha voluto anche che “a
partire dal primo ottobre, una novena di preghiera
sia fatta in tutte le parrocchie e comunità religiose
con la stessa intenzione”.
(Fonte: Dia)
I RELIGIOSI IMPEGNATI PER LA PACE
NELLA RDC
KINSHASA, 31 ott 01 - I religiosi della Repubblica
Democratica del Congo, sono impegnati per la ricon-
ciliazione e la pace, dando una seria testimonianza di
vita cristiana. Lo ha dichiarato padre Jean-Baptiste
Nsambi, segretario dell'Assemblea dei Religiosi del
Congo (ASUMA). "Vogliamo impegnarci per creare le
condizioni di riconciliazione e lavoro per la pace", ha
spiegato in una dichiarazione ripresa dall'agenzia
DIA, dei gesuiti di Kinshasa. "I religiosi - ha aggiunto
- non si lasciano abbattere dai problemi. E nelle di-
verse Congregazioni verifico una grande volontà di
ricostruire" il paese. Secondo padre Nsambi, esiste
una grande sintonia tra i consacrati e la popolazione
locale. "La sofferenza del popolo è la nostra" ma "non
si tratta più solo di denunciare le ingiustizie". Il ruolo
dei consacrati deve andare oltre, "per proporre, come
Chiesa, una via d'uscita e i religiosi devono dare l'e-
sempio". A livello interno, i progetti dell'ASUMA per
l'immediato futuro e a medio termine, sono rivolti a
23
dare il via ad una serie di attività a sostegno e inte-
grazione del lavoro svolto dalle diverse Congregazio-
ni. Il modo migliore, secondo padre Nsambi, è di co-
ordinare le attività delle Congregazioni e degli Istituti
di Vita Apostolica, per studiare i probelmi di interesse
comune e aprire la strada ad un'efficace collaborazio-
ne.
LA RIPRESA DEL DIALOGO INTERCONGOLESE
ACCOLTO CON SODDISFAZIONE DALLA CHIESA
SUN CITY - E‟ ripreso ieri a Sun City, in Sudafrica, il
cosiddetto "Dialogo intercongolese", il tavolo di dialo-
go cioè tra le diverse componenti politico-sociali della
Repubblica Democratica del Congo. Vi partecipano
anche delegati cattolici. L‟iniziativa venne decisa do-
po gli accordi di tregua di Lusaka del 1999. Come si
ricorderà, dal 1998 l'ex-Zaire è in preda ad una guer-
ra civile tra le forze governative, appoggiate da An-
gola, Zimbabwe, Namibia, e da una serie di gruppi
ribelli, sostenuti da Uganda e Rwanda. Gli accordi di
Lusaka hanno posto le basi per il ritiro delle forze
straniere sotto la supervisione internazionale. Una
sessione preliminare del Dialogo Intercongolese si è
tenuta già, ad ottobre, ad Addis Abeba. In prepara-
zione all'appuntamento di Sun City, esponenti della
Chiesa congolese sono tornati in questi giorni a solle-
citare tutte le parti coinvolte nei negoziati ad agire
nell‟interesse supremo della Nazione e ad impegnarsi
per la riuscita dell'assise, convocata per porre fine
alla guerra, riunificare la Repubblica Democratica del
Congo e porre le basi per la riforma delle istituzioni
politiche del Paese. Nella sua lettera pastorale per la
Quaresima, il vescovo di Mbujimayi, mons. Tharcisse
Tshibangu, esprime grande soddisfazione per l'aper-
tura del tavolo di dialogo, "una via obbligata attesa
da tre anni per dare al nostro Paese tutte le possibili-
tà di rifondarsi, riorganizzarsi e ripartire verso una
nuova era della sua storia". Un'era che porterà con
sé il rinnovamento politico, la crescita economica e lo
sviluppo integrale di tutto il popolo congolese. Per
questo, sottolinea il presule, le "sessioni devono as-
solutamente riuscire", pena un nuovo lungo periodo
di incertezze con le conseguenti frustrazioni, soffe-
renze e miserie che potrebbero convincere qualcuno
della necessità di porre il Paese sotto "tutela". Per il
buon esito dei negoziati i suoi partecipanti vengono
quindi esortati a guardare oltre agli interessi partico-
lari e a perseguire quelli della Nazione. Analogo l'ap-
pello del presidente dell'Associazione dei teologi cat-
tolici laici della Rdc (Atcl), Antoine Muikilu Ndaye,
che ha invitato i delegati a lavorare per il bene di
tutti e quindi soprattutto per il recupero della sovra-
nità nazionale della Rdc, senza cedere agli appetiti
dei Paesi stranieri che attualmente controllano una
parte del suo territorio.
(Fonte: Dia)
UN LIBRO SULLE VIOLAZIONI DEI DIRITTI
UMANI CONTRO LA CHIESA NELLA RDC
KINSHASA, 15 mag ‟02 - E' uscito in questi giorni
nella Repubblica Democratica del Congo un libro sul-
le violazioni dei diritti umani perpetrati contro la
Chiesa durante la guerra civile che ha insanguinato
in questi anni l'ex-Zaire. Il volume, presentato nei
giorni scorsi nella capitale Kinshasa, si intitola: "La
Chiesa profanata: cronaca delle violazioni dei diritti
del clero durante la guerra di aggressione 1998-
2000" ed è stato pubblicato dall'Associazione per la
rinascita del Congo (ArC in sigla), un'organizzazione
non governativa cristiana impegnata nella promozio-
25
ne dei diritti umani. Esso racconta le violazioni dei
diritti dell'uomo e del diritto internazionale compiute
in questi due anni contro il clero, i fedeli e i beni del-
la Chiesa dalle forze ribelli appoggiate dalle truppe di
occupazione rwandesi, burundesi e ugandesi e da
quelle governative sostenute dall'Angola, dalla Nami-
bia e dallo Zimbabwe. Il libro, è stato sottolineato
alla presentazione, vuole essere una denuncia di
quella che il popolo congolese considera come una
vera guerra di aggressione contro il paese ad opera
di Stati stranieri. Una guerra in cui la Chiesa, in
quanto unica istituzione sopravvissuta al dissolvi-
mento dello Stato, ma soprattutto per le sue ferme
prese di posizione in difesa della popolazione civile
vittima del conflitto, è diventata un bersaglio non
solo delle forze ribelli nel nord-est del paese, ma an-
che del governo. Il volume, alla cui stesura hanno
collaborato le Commissioni diocesane della giustizia e
della pace e diverse Ong, contiene, tra l'altro, diversi
rapporti sulla situazione dei diritti umani nei territori
occupati dai ribelli e nelle aree controllate dal gover-
no. Numerose anche le testimonianze personali di
persone che hanno assistito a questi fatti.
(Fonte Dia)
ANCHE ESPONENTI DELLA CHIESA OGGETTO DI
MINACCE NEL KATANGA CONGOLESE
KALEMIE 28 mag ‟02 Il clero e i religiosi della dio-
cesi di KalemieKirungu, nel nord Katanga congolese,
sono oggetto di continue minacce di morte da parte
delle autorità della "Coalizione democratica congole-
se" (Rcd), le forze ribelli che controllano gran parte
del territorio nordorientale della Repubblica demo-
cratica del Congo. Questo a causa delle ripetute pre-
se di posizione della Chiesa in difesa della popolazio-
ne civile vittima della guerra che continua ad insan-
guinare il paese. A denunciarlo sono gli stessi sacer-
doti della zona che in una lettera pubblicata dall'a-
genzia AnbBia riferiscono i casi più recenti. Il 6 mag-
gio un comandante della Rcd avrebbe detto testual-
mente ad un sacerdote: "Con le lettere del vostro
vescovo e le omelie nelle vostre chiese che scrivete
per ingannare la gente Þ per voi giunta l'ora di mori-
re come è morto mons. Kataliko [il coraggioso arci-
vescovo di Bukavu scomparso il 4 ottobre del 2000,
n.d.r]". Domenica 12 maggio due sacerdoti e due
laici sono stati malmenati da alcuni miliziani il cui
comandante avrebbe detto di avere ordinato il pe-
staggio "a causa delle prese di posizione della Chiesa
contro la politica della Rcd". Un'altra esplicita minac-
cia di morte è stata rivolta il 13 maggio da un mili-
ziano contro un altro parroco, don François Kayuma.
Nella stessa giornata alcuni uomini in uniforme han-
no fatto irruzione nella casa della famiglia di un sa-
cerdote incarcerato in passato dalle forze della Rcd.
Questi episodi si aggiungono agli innumerevoli altri
che dall'inizio della guerra nell'ex Zaire vedono la
Chiesa del paese bersaglio sia dei ribelli nei territori
da loro occupati, sia del governo. Proprio una setti-
mana fa, nella Domenica di Pentecoste, Mons. Lau-
rent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kisangani,
aveva duramente condannato la recrudescenza della
guerra nella regione, denunciando l'ostinato rifiuto
delle parti in conflitto ad intraprendere il cammino
della pace e riunificazione del paese e chiedendo un
più deciso intervento della comunità internazionale.
(Fonte: AnbBia)
LETTERA PASTORALE DEI VESCOVI DEL KIVU
27
SU SITUAZIONE NELLA REGIONE
GOMA, 12 ott 02 - Soddisfazione, ma anche appren-
sioni per il futuro. Sono questi i sentimenti prevalenti
dei vescovi del Kivu, nella Repubblica Democratica
del Congo, sull'attuale situazione nella regione dopo
il ritiro delle truppe straniere dal territorio congolese.
In base ai protocolli di intesa di Pretoria e di Luanda,
infatti, Rwanda, Burundi e Uganda hanno richiamato
in patria i propri contingenti militari che combatteva-
no affianco delle truppe ribelli nel nord-est del Paese
martoriato da anni di guerra civile. In una lettera pa-
storale pubblicata nei giorni scorsi al termine di una
sessione straordinaria a Goma, i vescovi del Kivu sa-
lutano "il coraggio dei paesi coinvolti nella guerra in
Congo, per avere tenuto fede agli impegni ritirando
le loro truppe", ma si dicono anche inquieti per il cli-
ma di insicurezza creato dall'assenza dell'autorità
dello Stato a Goma, che rischia di creare una nuova
instabilità politica e istituzionale. "Il grosso del lavoro
- rilevano presuli - deve essere ancora fatto, perché
il cammino verso la vera pace è ancora lungo e diffi-
cile". Un impegno che interpella innanzitutto i politici,
esortati dai vescovi ad anteporre l'interesse superio-
re della Nazione alle proprie ambizioni personali e a
dialogare con i propri avversari politici in modo fran-
co e sincero.
(Fonte: Apic)
APPELLO DEI MISSIONARI IN AFRICA PER LA
PACE NELLA RDC
ROMA, 26 ott 02 - I missionari delle congregazioni
attive in Africa chiedono l‟intervento della Comunità
internazionale per fermare nuova spirale di violenza
nell‟est della Repubblica Democratica del Congo. In
un documento, sottoscritto anche dai Saveriani,
Comboniani, dai Missionari della Consolata e dai Pa-
dri Bianchi, i sacerdoti Dehoniani denunciano la
“tragica condizione” dei civili nell'ex-Zaire. Dopo la
soddisfazione per le prospettive di pace suscitate da-
gli accordi di Sun City e di Pretoria e dal ritiro di mol-
te truppe straniere dai territori occupati nel Paese, la
popolazione martoriata continua, infatti, ad essere
vittima di scontri militari tra fazioni opposte. Il temu-
to vuoto di autorità e di sicurezza rischia ora di fare
saltare il processo di pace e di riconciliazione del Pa-
ese. “Negli ultimi mesi stanno accadendo cose disu-
mane – ha spiegato all'agenzia Misna padre Riccardo
Mis, consigliere generale per le missioni dei dehonia-
ni -. La popolazione è terrorizzata e anche la Missio-
ne dell‟Onu (Monuc) ha pochissime possibilità di in-
tervento". Le stime sulle vittime del sanguinoso con-
flitto nella Rdc, dove le potenze della regione dei
Grandi Laghi si disputano il controllo delle immense
risorse naturali del territorio, parlano di due milioni
di morti dal 1998. Un dramma che si consuma nel
silenzio dei mass-media. Di qui l'appello dei missio-
nari ai Capi di governo e ai responsabili delle istitu-
zioni europee. Le congregazioni chiedono, tra l‟altro,
l'assistenza immediata della Croce Rossa Internazio-
nale; l‟utilizzo di tutti mezzi internazionali possibili
per garantire l'attuazione dei recenti accordi di pace;
la mobilitazione e l‟orientamento in senso umanitario
dell'azione della Monuc, troppo spesso incapace di
agire anche nei casi di estrema emergenza. Chiedo-
no inoltre di affrontare il problema delle masse dei
rifugiati prive di qualsiasi assistenza, perché possano
tornare alle loro case e vivere degnamente e di libe-
rare le donne rapite e ridotte alla schiavitù e mettere
ordine nelle forze militari.
(Fonte: Comunicato)
MESSAGGIO DEI VESCOVI CONGOLESI SULLA
29
DRAMMATICA SITUAZIONE DEL PAESE
KINSHASA, 19 feb 03 - “Abbiamo visto la miseria
della nostra gente. Quando è troppo è troppo! Non
siamo più disposti a sopportare le tergiversazioni dei
belligeranti e la classe politica di questo Paese”. Con
queste dure parole esordisce il messaggio dei vesco-
vi della Repubblica Democratica del Congo, nel quale
si fa il punto su una guerra che dal 1998 ad oggi ha
fatto oltre 2 milioni e mezzo di morti e che nonostan-
te i passi in avanti ottenuti negli ultimi mesi a livello
diplomatico continua a sconvolgere il Paese. Nel do-
cumento di 5 pagine i presuli denunciano le varie re-
sponsabilità dei protagonisti di questa crisi: dalla
classe politica alle ribellioni armate, dalla società ci-
vile alla comunità internazionale, che nei fatti non
hanno voluto dare seguito al 'Dialogo intracongolese
di Sun City', e al cosiddetto 'Accordo globale e inclu-
sivo' raggiunto a Pretoria lo scorso dicembre. "Il di-
vario tra la parola data e l'attuazione di quanto pro-
messo – affermano - testimonia la crudele mancan-
za di volontà nel raggiungimento del bene comune”.
Tutto questo a spese della popolazione civile congo-
lese, la cui miseria ha raggiunto “livelli insopportabi-
li”. Secondo i presuli, anche lo stesso Accordo
'globale e inclusivo' di Pretoria non fa altro che per-
petuare, istituzionalizzandola, la frammentazione già
in atto sul campo di battaglia. Essi criticano in parti-
colare lo schema 4+1, che prevede un presidente,
affiancato da quattro 'vice', espressioni delle varie
parti in conflitto. Critiche non vengono poi risparmia-
te alla società civile congolese, anch‟essa pericolosa-
mente lacerata da conflitti interni. Dietro alla balca-
nizzazione dell'ex Zaire, denunciano ancora i vescovi,
vi sono poi gli enormi appetiti economici dei potenti,
tra cui molti Paesi occidentali, che si contendono le
sue grandi ricchezze naturali. "L'unità territoriale e la
sovranità nazionale dell'ex Zaire non sono negoziabi-
li", ribadiscono quindi con forza i presuli, che nono-
stante i limiti sopra denunciati, indicano comunque
nell‟applicazione dell‟Accordo di Pretoria la via per
raggiungere la pace nel Paese.
I protagonisti della crisi congolese, dovrebbero tor-
nare domani nella capitale sudafricana per una nuo-
va tornata negoziale, in cui verranno affrontati alcuni
dei temi più delicati (quali quello di un esercito co-
mune e il problema della sicurezza nella Rdc) che
implementeranno l'accordo firmato il 17 dicembre
scorso.
(Fonte Misna)
NUOVO APPELLO DEI VESCOVI PER LA PACE
KINSHASA, 24 mar 03 - “Il popolo congolese ha di-
ritto alla pace!”. A poco più di un mese dal dramma-
tico grido di allarme del 15 febbraio scorso e mentre
gli occhi del mondo sono puntati sulla guerra in Iraq,
i vescovi della Repubblica Democratica del Congo
lanciano un nuovo pressante appello, denunciando
con forza le nuove manovre militari in atto nel Paese
che “mirano a sabotare” il processo di pace. “Le noti-
zie dall‟est sul ritorno massiccio di truppe ruandesi e
burundesi nella Rdc”, rileva il Comitato permanente
della Conferenza episcopale del Congo (Cenco) in un
comunicato diffuso ieri, sono “un‟ulteriore prova del-
la cattiva fede dei nostri vicini che rischia di aggrava-
re la situazione umanitaria dell‟Africa dei Grandi Lag-
hi, già caratterizzata da un marcato deterioramento
delle condizioni di vita della popolazione”. Ancora
una volta i vescovi tornano quindi a chiedere con fer-
mezza il ritiro dal territorio della Rdc di tutte le forze
straniere, comprese quelle ugandesi, denunciando le
31
fazioni congolesi che “favoriscono questo smembra-
mento della nostra sovranità nazionale”. “Il cammino
della pace – ribadiscono - è salutare non solo per la
Rdc, ma per tutta l‟Africa dei Grandi Laghi. “L‟attuale
congiuntura internazionale – ammoniscono in conclu-
sione i presuli– non deve essere un pretesto per pri-
vare un intero popolo, che ha tanto sofferto, del di-
ritto elementare alla pace”.
(Fonte: Comunicato Cenco)
APPELLO DEI VESCOVI DELLA PROVINCIA
ECCLESIASTICA DI KISANGANI PER LA FINE
DELLE VIOLENZE A BUNIA
KISANGANI, 11 mag 03 - “Fermare la spirale della
violenza e avviare senza esitazioni tutte le iniziative
utili alla pace e alla riconciliazione fraterna”. Lo chie-
de l‟Assemblea episcopale provinciale di Kisangani
(Assepkis), nella Repubblica Democratica del Congo,
in una dichiarazione diffusa domenica in cui esprime
costernazione e preoccupazione per i nuovi massacri
a Bunia, nella provincia nord-orientale dell‟Ituri. Co-
me è noto, tra le vittime dei sanguinosi scontri inter-
etnici, scoppiati mercoledì scorso dopo il ritiro delle
ultime truppe ugandesi presenti nella regione, ci so-
no anche due sacerdoti e una ventina di fedeli della
parrocchia di Nyakasunza, alla periferia di Bunia, uc-
cisi sabato nel corso di un assalto delle milizie di et-
nia Lendu. “Le ultime notizie che ci arrivano da Bunia
generano in noi una profonda inquietudine (¼). La
situazione ci sembra troppo grave per non levare di
nuovo la nostra voce di pastori e condannare con
fermezza queste lotte fratricide che in più rischiano
di decimare la popolazione dell‟Ituri”, si legge nella
dichiarazione, firmata da mons. Laurent Monsengwo
Pasinya, arcivescovo di Kisangani L‟appello di mons.
Monsengwo è diretto altresì “alla Missione di osser-
vatori delle Nazioni Unite in Congo, la Monuc, al Con-
siglio di sicurezza dell'Onu, alle grandi potenze e a
tutte le parti implicate a prendere misure energiche
ed efficaci in vista della cessazione delle ostilità e
della pace in Ituri e nella Repubblica democratica del
Congo”. Intanto un missionario dei Padri Bianchi ha
fatto sapere che a "Bunia vige una calma relativa.
Le forze dell'Unione Patriottica Congolese hanno ri-
preso il controllo della città, cacciando, almeno per il
momento, i guerriglieri Lendu che l'hanno messa a
ferro e fuoco". Quanto al parroco e al viceparroco
uccisi il religioso dice che “si tratta di una vendetta
etnica. Nonostante la calma relativa - aggiunge il
missionario - vi sono ancora centinaia di persone ri-
fugiate nella missione dei Padri Bianchi di Bunia. In-
sieme a loro vi sono 3 Padri e alcune Suore".
(Fonte: Dichiarazione)
IL CARD. ETSOU SU PRESENZA MONUC NELLA
PROVINCIA DELL’ITURI
KINSHASA, 24 MAG. 03 - I vescovi della Repubblica
Democratica del Congo giudicano positivamente
l‟iniziativa del Segretario Generale dell‟Onu di raffor-
zare la presenza della Missione delle Nazioni Unite
nel Paese (Monuc) per fermare gli scontri scontri et-
nici nella provincia settentrionale dell‟Ituri. In questo
senso si è espresso il Presidente della Conferenza
episcopale Nazionale del Congo (Cenco), il Cardinale
Frédéric Etsou, che ha anche manifestato grande ap-
prezzamento per la decisione della Francia di inviare
un piccolo contingente militare per valutare la possi-
bilità di partecipare all‟eventuale forza multinazionale
di stabilizzazione. L‟arcivescovo di Kinshasa ha quin-
di espresso l‟auspicio che le altre potenze mondiali si
33
uniscano presto alla Francia “per salvare le vite uma-
ne nell‟Ituri e in altre parti del Congo”. Quanto al ve-
to posto dall‟Uganda e dal Rwanda - i due Paesi con-
finanti maggiormente coinvolti nella guerra per il
controllo delle risorse congolesi - alla presenza ad un
contingente francese tra le forze di interposizione, il
Cardinale Etsou l‟ha definita un‟inammissibile inge-
renza negli affare congolesi. Egli ha quindi reiterato
l‟appello dei vescovi ai politici e alla società civile del
Paese ad assumersi le loro responsabilità per ripor-
tare la pace nel Paese.
(Fonte: Comunicato Cenco)
LA CHIESA CONGOLESE SI MOBILITA PER
ACCOMPAGNARE IL PROCESSO DI
TRANSIZIONE ALLA DEMOCRAZIA NELLA RDC
KINSHASA, 15 ott 03. - La Chiesa cattolica nella Re-
pubblica Democratica del Congo (RDC) si mobilita
per accompagnare il processo di transizione naziona-
le, con un‟azione educativa delle comunità di base
per far crescere negli animi la cultura della pace. I
vescovi hanno così istituito un piccolo gruppo
d‟esperti chiamato “Osservatorio della Cenco, vale a
dire della Conferenze episcopale del Congo-
Kinshasa). In base ad una rilettura critica dell‟azione
socio-pastorale degli anni „90, l‟episcopato congolese
stima che è giunto il momento di occuparsi delle cau-
se della guerra, più che degli effetti. Bisogna quindi
investire nella formazione di base e di sensibilizza-
zione dei preti, dei religiosi e delle religiose, perché
contribuiscano alla crescita di una mentalità aperta ai
valori della democrazia, alla edificazione di uno stato
di diritto e alla promozione del buon governo.
L‟Osservatorio della Cenco ha stabilito un program-
ma di azione il cui l'obiettivo è quello di formare più
di 47mila animatori e animatrici su tutto il territorio
della R. D. del Congo. Saranno distribuiti kit peda-
gogici alle comunità ecclesiali e alle parrocchie. I kit
comprendono testi, poster, fumetti, programmi ra-
diofonici che illustrano le varie fasi del processo di
transizione che sta vivendo il paese, dal censimento
al referendum sulla nuova Costituzione, dalle liste
elettorali alle elezioni, previste per il 2005.
(Fonte Dia)
IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CENCO
ILLUSTRA ALL’AGENZIA DIA L’IMPEGNO DELLA
CHIESA NELL’ATTUALE FASE DI TRANSIZIONE
KINSHASA, 8 gen. 04 - “Nel 2004 la Chiesa nella Re-
pubblica Democratica del Congo è chiamata a svolgere
il suo ruolo di „Mater et magistra‟ e in particolare ad
accompagnare in modo ancora più incisivo la trasfor-
mazione del paese in uno Stato di diritto”. Lo afferma
padre Fulgence Muteba, segretario generale della Con-
ferenza nazionale dei vescovi del Congo (Cenco), in
un‟intervista all‟agenzia cattolica congolese Dia in cui
illustra quelli che saranno gli impegni prioritari nei
prossimi mesi della Chiesa locale, impegnata in prima
fila nel difficile processo di pacificazione e democratiz-
zazione del paese straziato da 43 anni di instabilità
politica e guerre civili. Un processo, sottolinea il sacer-
dote che deve coinvolgere la società civile dalla base,
a partire quindi dalle comunità locali, dai quartieri e
dai villaggi. Lo svolgimento di regolari elezioni, la fine
dell‟impunità, la pacificazione totale della RDC, il mi-
glioramento delle condizioni di vita della popolazione, il
controllo democratico delle enormi ricchezze del pae-
se: sono queste le principali sfide che attendono la
Chiesa congolese nel nuovo anno e che sono
“l‟‟emanazione dell‟annuncio del Vangelo nella nostra
35
società”. In questo senso, sottolinea padre Muteba, ai
cristiani spetta “l‟onere di promuovere questi valori
evangelici per il bene della nostra società”. Riferendosi
al 2003 appena concluso, il segretario generale della
Cenco, ha infine ricordato come l‟opera della Chiesa
congolese si sia caratterizzata soprattutto come testi-
monianza profetica, a partire dal forte messaggio pub-
blicato dai vescovi lo scorso febbraio: “Ho visto la mi-
seria del mio popolo. Troppo è troppo”, un vero e pro-
prio grido di allarme e una dichiarazione segnata
dall‟amarezza per la degenerazione socio-politica del
paese e per la drammatica situazione della popolazio-
ne. “Quel messaggio – spiega – ha segnato l‟inizio di
una nuova fase dinamica dell‟azione della Chiesa nella
società congolese”, un‟azione diventata oggi più incisi-
va per consentire la ricostruzione del paese su basi
autenticamente democratiche.
(Fonte: Dia)
NASCE IL BIMESTRALE CATTOLICO
“ALLÔ ELECTIONS” PER INFORMARE SULLE
INIZIATIVE DELLA CHIESA A SOSTEGNO DELLA
TRANSIZIONE ALLA DEMOCRAZIA
KINSHASA, 11 mar 04 - Offrire un supporto mediatico
alle diverse iniziative della Chiesa cattolica in vista del-
le elezioni congolesi previste per il 2005. È questo lo
scopo di "Allô Elections", un bimestr!ale cattolico appe-
na nato nella Repubblica Democratica del Congo. La
redazione della nuova rivista comprende laici, religiosi,
religiose e sacerdoti. Secondo i suoi promotori "Allô
Elections" vuole fornire un'informazione regolare delle
diverse iniziative avviate da parrocchie, movimenti,
associazioni, congregazioni e famiglie religiose in occa-
sione dell'imminente campagna elettorale. Tante inizia-
tive ma che mancavano finora di un elemento di rac-
cordo comune. "Allô Elections" va a riempire questo
vuoto.
La rivista pubblicherà documenti e interviste a persone
che si sono assunte particolari responsabilità nella
Chiesa, perché possano condividere le loro esperienze
e analisi sul processo elettorale.
(Fonte: Dia)
IL PIANO DI INTERVENTO DEI VESCOVI PER
TRANSIZIONE ENTRA NELLA FASE OPERATIVA
KINSHASA , 31 mar 04 - E‟ entrato nella fase operati-
va il piano di intervento dei vescovi congolesi a soste-
gno della delicata transizione alla democrazia che do-
vrebbe concludersi nel luglio 2005 con le prime elezioni
democratiche nel paese, dopo 43 anni di instabilità po-
litica e sanguinose guerre civili. Nel luglio 2003, in
concomitanza con l‟insediamento del governo di transi-
zione, la Conferenza episcopale nazionale della Repub-
blica Democratica del Congo (Cenco) ha lanciato un
vasto programma di educazione civica per preparare i
cittadini congolesi al voto, formandoli alle regole base
della partecipazione democratica. In queste settimane
le diocesi del paese hanno già cominciato ad organiz-
zare i corsi di formazione del personale cui sarà affida-
ta la conduzione del programma: sacerdoti, religiosi e
religiose, laici e movimenti ecclesiali, ma anche pastori
protestanti e altri leader religiosi. L‟obiettivo dei vesco-
vi è di coinvolgere il più possibile la società civile in
questa delicata fase di transizione per garantire la defi-
nitiva pacificazione e ricostruzione del paese su basi
solidamente democratiche. Solo attraverso le pressioni
interna dal basso e le pressioni esterne della comunità
internazionale, sottolinea infatti la Cenco, i dirigenti
politici congolesi saranno “costretti a rispettare i loro
impegni e patti”. Il piano esprime la nuova determina-
37
zione della Chiesa congolese ad accompagnare in mo-
do ancora più incisivo l‟attuale processo di pacificazio-
ne e quindi di passare dalla denuncia all‟azione, usan-
do la propria grande influenza e la sua capillare rete di
strutture socio-pastorali. Una svolta segnata dal mes-
saggio pastorale del febbraio 2003 “Ho visto la miseria
del mio popolo. Troppo è troppo!”, un vero e proprio
documento-denuncia sulla degenerazione socio-
politica del paese e sulla drammatica situazione della
popolazione stremata da anni di guerra civile.
(Fonte Dia)
L’IMPEGNO DEI LEADER CATTOLICI CONGOLESI
A RICOSTRUIRE IL PAESE
KINSHASA, 26 giu 04 - I leader e i militanti politici cat-
tolici della Repubblica democratica del Congo vogliono
fare la loro parte nella ricostruzione del loro martoriato
Paese in stretta collaborazione con la Chiesa e con le
altre forze sociali e politiche del paese. L‟impegno è
scaturito da una riunione il 20 giugno a Kinshasa nell-
‟ambito del programma di educazione civica lanciato
l‟anno scorso dalla Conferenza episcopale (Cenco) a
sostegno della delicata transizione alla democrazia che
dovrebbe concludersi nel luglio 2005 con le prime ele-
zioni democratiche nel Paese. Alla sessione gli espo-
nenti politici cattolici hanno ammesso “la loro parte di
responsabilità per la mediocrità generalizzata” che ha
caratterizzato questi 44 anni di indipendenza dell‟ex
Zaire e si sono impegnati con i loro concittadini a pro-
muovere “una coscienza nazionale e una cittadinanza
responsabile, vigile ed esigente”. Essi hanno altresì
promesso “davanti a Dio, al popolo congolese e alla
comunità internazionale di agire di concerto con tutti
gli uomini e le donne di buona volontà per la ricostru-
zione di una società congolese moderna e di una lea-
dership cristiana efficiente per il bene di tutti”. In
questo senso, hanno sollecitato i vescovi a predisporre
una pastorale specifica per i politici cattolici e a inco-
raggiare la formazione permanente dei fedeli ai valori
della pace, della non violenza, della giustizia, della tol-
leranza, e della cultura democratica.
(Fonte Apic)
I VESCOVI RIBADISCONO IL LORO FERMO
SOSTEGNO ALLA TRANSIZIONE DEMOCRATICA
KINSHASA, 8 lug. 04 – “Non siamo per nulla disposti
a tollerare che il processo di pace avviato al prezzo di
tanti sacrifici venga sabotato”. I vescovi della Repub-
blica Democratica del Congo ribadiscono il loro fermo
sostegno al processo di transizione alla democrazia
avviato un anno fa con la formazione del governo di
unità nazionale che deve preparare le elezioni generali
del 2005. “Anche se imperfetta questa fase merita di
essere sostenuta e la nostra Chiesa desidera che vada
a buon fine. Occorre salvarla a tutti i costi per instau-
rare un nuovo sistema politico eletto democraticamen-
te”, scrivono i vescovi nel loro messaggio "Fratelli che
cosa dobbiamo fare? L'ora della responsabilità è arri-
vata", pubblicato nei giorni scorsi al termine della loro
38ª Assemblea plenaria a Kinshasa. Con la recente
ripresa delle violenze in alcune parti del Paese, l‟ex
Zaire sta attraversando nuovamente un momento dif-
ficile, ma i vescovi vedono incoraggianti segni di risve-
glio della società civile, soprattutto nelle grandi città:
“Al di là dei disordini, degli attacchi contro certe istitu-
zioni internazionali e dei saccheggi, che disapprova, la
Chiesa saluta il coraggio mostrato dal popolo congole-
se nell‟opporsi alla violazione dell'integrità territoriale e
alla balcanizzazione del Paese. Vittima per tanto tem-
po della deriva politica - rilevano - esso si è assunto
39
ormai la responsabilità di contribuire alla costruzione
di una pace durevole e dimostra la sua volontà di
prendere in mano il proprio destino e di partecipare
attivamente alla costruzione di una società in cui regni
la giustizia, la democrazia e lo sviluppo”. I presuli am-
moniscono tuttavia il popolo congolese ad agire in mo-
do riflessivo e ordinato per non compromettere il deli-
cato processo in corso: “Occorre essere vigili senza
cadere nella trappola della manipolazione e della de-
magogia”. Il documento conclude quindi con un appel-
lo all‟unità e alla mobilitazione “per la buona riuscita
della transizione e delle elezioni”.
(Fonte Messaggio)
NASCE LA COMMISSIONE PER LA GIUSTIZIA E
LA PACE DEI GRANDI LAGHI
“Occhi aperti, cuore sensibile e mano pronta”. Que-
sti, i criteri indicati a nome del Papa dal segretario di
Stato, il cardinale Angelo Sodano. L‟occasione, il pri-
mo Congresso mondiale degli Organismi ecclesiali
operanti per la Giustizia e la Pace, conclusosi stama-
ni a Roma. Al centro dell‟iniziativa del Pontificio Con-
siglio Justitia et Pax, la questione del Congo, a due
anni dalla fine di una lunga e sanguinosa guerra civi-
le. Presente, infatti, anche il ministro per i Diritti U-
mani della Repubblica Democratica del Congo, Marie-
Madeleine Kalala, che ha richiamato l‟attenzione sul
difficile processo di normalizzazione e di pacificazione
del Paese, in attesa delle elezioni del giugno 2005.
A luglio scorso, per la prima volta i vescovi hanno
creato una Commissione per la giustizia e la pace dei
Grandi Laghi che riunisce Rwanda, Burundi e Repub-
blica del Congo, al fine anche di definire una visione
comune della pace nella regione.
(Radio Vaticana 31 ottobre 2004)
INCONTRO SUL RUOLO DELLA CHIESA LOCALE
NELL’ATTUALE TRANSIZIONE
ALLA DEMOCRAZIA
KINSHASA, 24 nov 04 - “La società congolese ha biso-
gno, un urgente bisogno, di una vera leadership cri-
stiana”. Lo ha detto padre Fulgence Muteba, Segreta-
rio generale della Conferenza episcopale del Congo
(Cenco), intervenendo domenica ad un incontro a Kin-
shasa sul ruolo della Chiesa locale nell‟attuale transi-
zione alla democrazia che dovrebbe concludersi
l‟estate prossima con le prime elezioni democratiche
nel Paese. L‟incontro è stato organizzato dalla stessa
Cenco, in collaborazione con l‟Apostolato dei dirigenti,
degli imprenditori e dei quadri cattolici (Apec, in sigla).
Alla platea di dirigenti presenti padre Muteba ha ricor-
dato le grandi responsabilità che li attendono: “I
leader cristiani congolesi – ha detto - devono impe-
gnarsi attivamente nella sfida della costruzione di un
vero Stato di diritto nella nostra società e diffondere i
valori evangelici in seno a tutte le istituzioni”. Il sacer-
dote ha quindi descritto il profilo del leader cristiano
“ideale”, partendo dai modelli biblici, da quelli proposti
dal Magistero e dalle esperienze di altri popoli. In con-
clusione, ha elencato i diversi ambiti in cui i leader cri-
stiani possono dare il loro contributo: i partiti politici,
le associazioni, l‟impresa.
L‟incontro di Kinshasa si iscrive nel quadro delle nume-
rose iniziative promosse in questi mesi dalla Chiesa
congolese a sostegno del delicato processo di riconci-
liazione e ricostruzione del Paese su basi solidamente
democratiche, dopo decenni di instabilità politica e di
sanguinose guerre civili. Un processo in cui la Confe-
renza episcopale, avvalendosi della grande influenza
della Chiesa locale e della sua capillare rete di struttu-
re socio-pastorali, è determinata a svolgere un ruolo
non marginale, come confermano anche i suoi reiterati
41
appelli e denunce sulla degenerazione socio-politica
del Paese e sulla drammatica situazione della popola-
zione stremata da anni di guerre e violenze.
(Fonte: Dia)
MESSAGGIO DI MONS. MONSENGWO SULLA
SITUAZIONE DEL PAESE ANCORA IN PREDA
ALLE VIOLENZE
KISANGANI, 18 dic. 04 - “Condanniamo tutte le vio-
lenze in corso nella Repubblica Democratica del Congo
e riaffermiamo con forza che l‟integrità nazionale e la
sovranità del Paese non possono essere negoziate.
Diciamo no alla balcanizzazione del Congo”. Lo sottoli-
nea, in un messaggio, il presidente della Conferenza
episcopale congolese e arcivescovo di Kisangani, mon-
signor Laurent Monsengwo Pasinya. Nel documento
intitolato “La nazione è in pericolo. Popolo congolese,
mobilitati”, il presule traccia un quadro della recente
crisi del Paese africano, ricordando a tutti le proprie
responsabilità. “Da qualche tempo informazioni sem-
pre più numerose e affidabili – scrive l‟arcivescovo di
Kisangani – segnalano ancora una volta la presenza di
truppe straniere sul territorio congolese. La ripresa dei
combattimenti provoca movimenti di popolazioni già
estremamente provate, creando così una nuova grave
crisi umanitaria”. “Questa situazione – aggiunge – di-
venta ancora più scandalosa e preoccupante perché si
verifica a qualche settimana dalla firma solenne
dell'accordo di Dar es Salaam, in cui i capi di Stato
della regione dei Grandi Laghi si erano impegnati a
risolvere in maniera congiunta i problemi dell‟area.
Adesso la pace nella regione è nuovamente minaccia-
ta”. “Constatiamo con indignazione – si legge ancora
nel comunicato – che ogni volta che il Congo avanza
verso la pace, forze visibili e invisibili cercano di fer-
mare il cammino di crescita verso uno Stato forte e
prospero”. La tensione nella provincia orientale del
Nord Kivu è nuovamente salita alla fine di novembre,
quando esponenti del governo ruandese, hanno mi-
nacciato un intervento militare oltre frontiera per fron-
teggiare la minaccia di alcuni gruppi ribelli ruandesi,
che dai loro campi-base stavano preparando nuovi at-
tacchi contro il Rwanda. Nel messaggio, il presidente
della Conferenza episcopale congolese “raccomanda”
Ad alcuni Paesi confinanti “di ritirare le proprie truppe
dal territorio congolese e di comprendere che le rela-
zioni di buon vicinato, la pace e lo sviluppo sono prefe-
ribili a una guerra inutile”. Il presule si rivolge, inoltre,
alla Comunità internazionale, alla quale chiede di
“prendersi le proprie responsabilità sanzionando in
maniera esemplare quanti seminano il terrore e viola-
no deliberatamente gli accordi internazionali che ga-
rantiscono la coesistenza pacifica tra i popoli”. Il
Rwanda, intanto, ha annunciato oggi ufficialmente di
non voler più inviare le proprie truppe sul suolo congo-
lese. Ma le parole del ministro degli Esteri, Charles
Murigande, non convincono Kinshasa, che accusa Ki-
gali di aver già oltrepassato i confini. Ad accrescere la
tensione poi anche scelte del Burundi. Due elicotteri
dell‟esercito di Bujumbura, infatti, hanno colpito nei
giorni scorsi strutture dei ribelli delle Forze di liberazio-
ne nazionale (FNL). La notizia, diffusa ieri dai vertici
militari burundesi, rischia di creare polemiche e tensio-
ni, visto che secondo un esponente della Missione delle
Nazioni Unite in Congo (MONUC), nella loro missione
gli elicotteri governativi burundesi avrebbero violato lo
spazio aereo congolese, compiendo un‟ incursione ol-
tre frontiera.
(Fonte: Misna)
I VESCOVI SULLE ELEZIONI PREVISTE
43
IL 30 GIUGNO 2005
KINSHASA, 7 feb 05. - I vescovi della Repubblica De-
mocratica del Congo tornano a chiedere con fermezza
che ciascuno faccia la sua parte per garantire il puntu-
ale svolgimento delle prime elezioni democratiche nel
Paese, previste quest‟estate, ma di cui nelle scorse
settimane era stato proposto il rinvio dopo la ripresa
delle violenze nelle regioni orientali. Le elezioni do-
vrebbero porre fine al periodo di transizione previsto
dagli accordi di pace che hanno dato vita ad un gover-
no di unità nazionale al quale partecipano anche i rap-
presenti dei diversi movimenti di guerriglia che si sono
combattuti nella guerra dal 1998 al 2003. In una di-
chiarazione diffusa il 5 febbraio, la Commissione per-
manente della Conferenza episcopale congolese
(Cenco) chiede innanzitutto al governo di transizione
di dimostrare con i fatti la sua reale intenzione di an-
dare al voto e al Parlamento di “elaborare senza indu-
gio una Costituzione nazionale che si ispiri alla nostra
storia e risponda alle aspirazioni profonde del popolo”.
Di fronte ai segnali contrastanti emersi in questi mesi,
il documento si appella anche alla comunità internazio-
nale, affinché sappia dimostrare “la sincerità e la tra-
sparenza delle sue intenzioni e la generosità nel suo
aiuto alla RDC”. Dopo avere ammonito i partiti a non
“manipolare e avvelenare il popolo”, i presuli ricordano
che questo, a sua volta, non può esimersi dalle sue
responsabilità come titolare ultimo della sovranità na-
zionale. Di qui il forte appello ai cittadini a prendere in
mano il destino del loro paese e a rinunciare a sac-
cheggi e profanazioni di luoghi di culto, “poiché – af-
fermano - un popolo che perde il rispetto del sacro
corre il rischio di ignorare i valori fondamentali della
vita e della società”. Da parte loro, i vescovi conferma-
no la loro volontà di continuare l‟impegno profuso in
questi due anni per preparare il popolo alle elezioni. In
conclusione, il documento invita i fedeli e tutti gli uo-
mini di buona volontà a vedere segnali di speranza
nell‟attuale situazione della RDC, senza però trascura-
re quelli più preoccupanti, come il progressivo ritiro
dello Stato dai settori dell‟educazione e della sanità, la
presenza di numerosi partiti senza riferimenti ideali,
l‟ancora alto numero di sfollati e rifugiati, i recenti atti
di profanazione contro chiese e gli ultimi sviluppi ne-
gativi nella regione del Nord-Kivu e dell‟Ituri.
(Fonte Dichiarazione)
LA CHIESA AVVIA UN CORSO FORMAZIONE IN
VISTA DELLE ELEZIONI
KINSHASA , 21 mar 05 - Si avvicinano le elezioni nella
Repubblica Democratica del Congo e la Chiesa cattoli-
ca avvia un corso di formazione per operatori diocesa-
ni e parrocchiali che dovranno aiutare i fedeli a com-
prendere lo svolgimento del processo elettorale.
I corsi si svolgeranno tra aprile e maggio e saranno
curati dal Cartec (Coordinamento per la riuscita della
transizione) della Chiesa cattolica congolese. Lo riferi-
sce l'Agenzia DIA di Kinshasa, secondo la quale il pro-
getto mira alla formazione di 500 animatori diocesani
e ben 50mila animatori locali. Il corso di formazione,
suddiviso in 5 moduli su altrettante materie (dottrina
sociale della Chiesa, democrazia, pace e costituzione,
leadership, educazione elettorale), è tenuto da una
decina di formatori che hanno seguito una sessione ad
hoc nel marzo di quest'anno.
L'obiettivo della CARTEC è quello di coordinare le atti-
vità d'educazione civica ed elettorale condotte dalla
Chiesa cattolica nella RDC. Su 47 diocesi congolese,
36 hanno beneficiato di sessioni di sensibilizzazione
organizzati dal CARTEC a favore di sacerdoti, religiosi
45
e religiose, laici responsabili di movimenti di azione
cattolica, membri della società civile, operatori educa-
tivi, delegati delle istituzioni pubbliche.
Questi programmi sono condotti in collaborazione con
altre confessioni religiose che operano nel paese. Il 29
luglio 2004, i capi religiosi congolesi hanno firmato un
protocollo d'intesa per definire l'ambito di collaborazio-
ne nei programmi per sostenere la popolazione verso
le elezioni che concluderanno il processo di transizio-
ne. La CARTEC collabora inoltre con la commissione
elettorale indipendente, la MONUC (Missione della Na-
zioni Unite in Congo), le organizzazioni non governati-
ve che operano nel campo educativo. Tra il materiale
prodotto dal coordinamento della Chiesa cattolica vi è
un kit pedagogico con una guida per l'elettore e figuri-
ne illustrate.
La Repubblica Democratica del Congo sta vivendo un
momento di profonda transizione, dopo l'insediamento
del governo di unità nazionale, formato in base all'ac-
cordo di Sun City (Sudafrica) dell'aprile 2003. L'esecu-
tivo deve preparare le elezioni politiche e presidenziali
che si terranno quest'anno.
(Fonte: Fides)
I VESCOVI SUL RINVIO DELLE ELEZIONI
KINSHASA, 25 giu 05 - In un documento pubblicato in
occasione del 45.mo anniversario dell‟indipendenza
della Repubblica democratica del Congo dal Belgio, la
Conferenza episcopale dell‟ex-Zaire esprime inquietu-
dine per il rinvio del voto che avrebbe dovuto chiudere
un periodo di transizione, durato due anni dopo il con-
flitto del 1998-2003. Ora “bisognerà spiegare al popo-
lo perché le elezioni non sono state organizzate nei
termini previsti dalla Costituzione”, afferma il docu-
mento, sottolineando l‟inutilità di individuare e punire i
responsabili. Analizzando la situazione socio-politica
del Paese, i 40 presuli individuano una serie di nodi
critici, tra cui la lentezza del processo di disarmo e re-
integrazione degli ex-ribelli, cui si aggiungono focolai
di tensioni “mantenuti da mano invisibile” specie
nell‟Est del Paese, dove la violenza armata “colpisce
soprattutto i civili”. Parlando di una “psicosi del 30 giu-
gno”, il documento evoca, inoltre, lo spettro di una
crisi profonda, provocata da due posizioni
“intransigenti”: da un lato coloro che vogliono una
proroga automatica della transizione e dall‟altro chi
esige a tutti i costi la fine del periodo “ad interim” en-
tro fine giugno, brandendo la minaccia di violenze. Il
documento, dal titolo “l‟avvenire del Congo dipende
dal suo popolo”, individua alcuni elementi di
“frustrazione sociale” in questi due anni di „transizione‟
dovuti alla gestione del potere da parte delle autorità
di governo. Diverse le cause che, secondo i presuli,
hanno generato “un malessere percepito ovunque”.
Fra queste si annovera la “mancanza di fiducia della
popolazione verso il governo, il saccheggio del patri-
monio nazionale (soprattutto nel settore forestale e
minerario), l‟occupazione pura e semplice di porzioni di
territorio nazionale da parte di truppe straniere e, in
fine, la cultura dell‟impunità”. In una fase in cui anche
la Chiesa è stata attaccata, i vescovi ribadiscono che il
presidente della Commissione elettorale indipendente
– padre Augustin Malu Malu, “accusato” da alcuni di
aver rinviato il voto, posticipato in realtà per motivi
organizzativi – pur essendo un religioso “non esprime
né impegna la Chiesa cattolica”. I responsabili del cle-
ro congolese insistono, quindi, sulla “necessità del dia-
logo”. Propongono la creazione di un struttura „ad hoc‟
che, attraverso la concertazione tra forze politiche e
società civile, definisca le condizioni e i limiti temporali
del prolungamento della transizione. Tra gli „imperativi‟
47
individuati dai vescovi, oltre a misure di sicurezza e un
programma sociale d‟urgenza per alleviare la “miseria
del nostro popolo”, resta prioritaria l‟esigenza di una
riconciliazione nazionale. In questo quadro anche la
Chiesa – conclude il documento – può svolgere un
ruolo importante attraverso una campagna di educa-
zione civica che facilita il processo elettorale. (E. B.)
(Fonte Radiogiornale)
I VESCOVI SU NUOVE VIOLENZE
KINSHASA, 13 lug. 05 - “Vittime non giustificate e
danni materiali imposti a un popolo già depauperato ci
rattristano nel più profondo del nostro cuore di pastori
e non possono, in alcun modo, lasciarci indifferenti”: è
quanto scrivono i vescovi del Comitato permanente
della Conferenza episcopale della Repubblica democra-
tica del Congo, in una dichiarazione inviata ieri
all‟agenzia MISNA. Nel documento, a firma del presi-
dente dell‟episcopato congolese, Laurent Monsengwo
Pasinya, arcivescovo di Kisangani, si “deplorano” le
violenze avvenute lo scorso 30 giugno a Kinshasa e in
altre città del Paese. In quella data, giorno
dell‟indipendenza dal Belgio nel 1962, migliaia di ma-
nifestanti erano stati dispersi dalle Forze dell‟ordine
durante le proteste contro il rinvio delle elezioni e il
prolungamento del governo di transizione, con un bi-
lancio finale di almeno una decina di vittime.
“Malgrado il nostro appello alla pacificazione e al con-
trollo – scrivono i vescovi – sono stati perpetrati mas-
sacri, saccheggi, violenze e stupri”, non solo durante
le manifestazioni di piazza, ma qualche giorno dopo
anche a Mbandaka, nella provincia dell‟Equatore, per
mano di soldati del riunificato Esercito governativo.
“Stigmatizziamo il fatto che questi atti indegni proven-
gano dalle Forze dell‟ordine, che dovrebbero mantene-
re l‟ordine nel Paese e garantire la sicurezza di perso-
ne e beni”, si legge nel documento. Per i presuli, è ri-
provevole che alcuni congolesi “si coalizzino con le for-
ze straniere per attentare alla vita umana e continuare
a distruggere il Paese e le sue strutture sociali”. Nel
documento, si chiede infine al governo una commissio-
ne d‟inchiesta per individuare gli autori di questi crimi-
ni.
(Fonte Radiogiornale)
LA CHIESA CONGOLESE SUL REFERENDUM
COSTITUZIONALE DEL 18 DICEMBRE
KINSHASA, 13 dic. 05 - La Chiesa cattolica nella Re-
pubblica Democratica del Congo non intende dare
indicazioni di voto sul progetto di Costituzione che
sarà sottoposto a referendum il 18 dicembre. Tutta-
via, secondo quanto riferisce l‟agenzia cattolica con-
golese Dia, diversi organismi ecclesiastici impegnati
nella preparazione delle elezioni sembrano propen-
dere per il sì. E‟ il caso del Coordinamento delle azio-
ni per la riuscita della transizione della Chiesa cattoli-
ca (Cartec, in sigla), la struttura della Conferenza
episcopale incaricata di coordinare le attività d'edu-
cazione civica ed elettorale promosse dalla Chiesa
locale, che nell‟introduzione a una guida preparata
per aiutare i cittadini a fare una scelta informata,
evidenzia i rischi che comporterebbe un‟eventuale
bocciatura del progetto costituzionale. Tra questi, in
primo luogo, il prolungamento della fase di transizio-
ne fino ad oltre il limite del 30 giugno 2006, la nuova
data fissata per prime elezioni democratiche del Pae-
se dopo anni di guerra civile e instabilità politica. Tra
le altre considerazioni a favore del sì evidenziate
dall‟opuscolo: i costi di un eventuale nuovo referen-
dum, la sicurezza ancora precaria del Paese e lo sta-
49
to di prostrazione della popolazione. Sulla stessa li-
nea il Centro studi per l‟azione sociale dei Gesuiti
che, al termine di un recente seminario, si è espres-
so per l‟approvazione del testo costituzionale, perché
“se i sì vinceranno, si potrà sperare che il 30 giugno
segni la fine della transizione”.
La nuova Costituzione sostituisce quella provvisoria
approvata il 2 aprile 2003 dopo gli accordi firmati a
Pretoria nel 2002 sotto l'egida del Sudafrica per por-
re fine alla guerra civile congolese scoppiata nel
1998. Essi prevedevano appunto la formazione di un
governo di unità nazionale con il compito di adottare
una nuova Costituzione e di preparare le elezioni po-
litiche generali da tenersi dopo due anni dalla sua
approvazione. Le elezioni dovevano svolgersi il 30
giugno scorso, ma secondo gli stessi accordi poteva-
no essere rimandate entro un termine massimo di 12
mesi, che è quanto stabilisce il nuovo testo costitu-
zionale approvato dal Parlamento congolese all‟inizio
dell‟estate passata.
(Fonte Dia)
Conferenza Episcopale del Congo (CENCO) Presidente mons. Laurent Monsengwo Pasinya
Vice-Presidente
mons. Tharcisse Tshibangu
Segretario Generale p. Léonard Santedi
Nunzio Apostolico Mons. Giovanni d’Aniello
Circoscrizioni Ecclesiastiche ARCIDIOCESI DI BUKAVU Arcivescovo metropolita: Amministratore diocesano, mons. F.X.Maroy Rusengo Diocesi di Butembo-Beni, mons. Melchisédec SIKULI Diocesi di Goma, mons. Faustin NGABU Diocesi di Kasongo, mons. Théophile KABOY
Diocesi di Kindu, Théophile KABOY, amm. apostolico) Diocesi di Uvira, mons. Jean-Pierre TAFUNGA ARCIDICOESI DI KANANGA Arcivescovo metropolita: mons. Godefroid MUKENG Diocesi di Kabinda, mons. Valentin MASENGO
Diocesi di Kole, mons. Stanislas LUKUMWENA Diocesi di Luebo, mons. Pierre-Célestine TSHITOKO
Diocesi di Luiza, mons. Léonard KASANDA Diocesi di Mbujimayi, mons. Tharcisse TSHIBANG Diocesi di Mweka, mons. Gérard MULUMBA Diocesi di Tshumbe, mons. Nicolas NDJOMO
51
ARCIDIOCESI DI KINSHASA Arc. Metr.: Card. F. ETSOU NZABI BAMUNGWABI (foto) Diocesi di Boma, mons. Cyprien MBUKA
Diocesi di Idiofa, mons. Louis MBWOL
Diocesi di Inondo, mons. Léon LESAMBO Diocesi di Kenge, mons. Gaspard MUDISO Diocesi di Kikwit, mons. Edouard MUNUNU
Diocesi di Kisantu, mons. Fidèle NSIELELE Diocesi di Matadi, mons. Gabriel NKEMBO Diocesi di Popokabaka, mons. Louis NZALA
ARCIDIOCESI KISANGANI
Arcivescovo metr.: mons. L. MONSENGWO PASINYA Diocesi di Bondo, mons. Philippe Nkiere Diocesi di Bunia, mons. Dieudonné URINGI Diocesi di Buta, mons. Joseph BANGA
Diocesi di Dungu-Doruma, mons. Richard DOMBA Diocesi di Isangi, mons. Camille LEMBI Diocesi di Isiro-Niangara, mons. Julien ANDAVO Diocesi di Mahagi-Nioka, mons. Marcel UTEMBI Diocesi di Wamba, mons. Janvier KATAKA
ARCIDIOCESI DI LUBUMBASHI
Arcivescovo metropolita: mons. F. SONGA-SONGA Diocesi di Kalemie-Kirungu, mons. D. KIMPINDE Diocesi di Kamina, mons. Jean Anatole KALALA Diocesi di Kilwa-Kasenga, mons. Fulgence MUTEBA Diocesi di Kolwezi, mons. Nestor NGOY Diocesi di Kongolo, mons. Jérôme NDAY
Diocesi di Manono, mons. Vincent KWANGA
Diocesi di Sakania-Kipushi, mons. Gaston RUVEZI ARCIDIOCESI DI MBANDAKA-BIKORO Arcivescovo metropolita: mons. J. KUMUONDALA Diocesi di Basankusu, mons. Joseph MOKOBE Diocesi di Bokungu-Ikela, mons. Fridolin AMBONGO
Diocesi di Budjala, mons. Joseph BOLANGI
Diocesi di Lisala, mons. Louis NKINGA Diocesi di Lolo, mons. Ferdinand MAEMBA Diocesi di Molegbe, mons. Ignace MATONDO
I DUE VIAGGI DI GIOVANNI PAOLO II
E LE VISITE AD LIMINA
G iovanni Paolo II ha visitato due volte lo Zaire, oggi Repubblica Democratica del Congo.
La prima, dal 2 al 5 maggio 1980, suo primo viaggio apostolico in terra africana, durante il quale visitò le
città di Kinshasa e di Kisangani, e consacrò alcuni vescovi tra i quali Mons. Monsengwo, attuale Presi-dente della Conferenza Episcopale del Congo (5° vi-
aggio internazionale, 2-12 maggio 1980,in Zaire, Re-pubblica del Congo, Kenya, Ghana, Alto Volta e Co-sta d'Avorio).
La seconda dal 14 al 16 agosto
1985 per la beatificazione del-la giovane suora zairese Maria Clementina Anuarite, ”Agnese
del continente africano”, morta martire nel 1964; in quella oc-casione visitò Kinshasa e Lu-
bumbashi (27° Viaggio interna-zionale, 8-19 agosto 1985, in
Togo, Costa d'Avorio, Camerun, Repubblica Centroa-
fricana, Zaire, Kenya e Marocco). Giovanni Paolo II ha anche incontrato i vescovi dello
Zaire (oggi Repubblica Democratica del Congo) nel corso delle loro due visite ad limina a Roma nel 1983 e nel 1997.
Diamo di seguito alcuni brani dei discorsi del Papa pronunciati in queste occasioni.
Annullo postale 27° viaggio
internazionale
53
Dal discorso di Giovanni Paolo II all’arrivo
in Zaire
(Kinshasa, 2 maggio 1980)
“2 (…) Saluto ognuna delle nazioni africane. Gioisco
con loro perché hanno preso in mano il proprio desti-
no. Penso alla bella eredità dei loro valori umani e
spirituali, ai loro sforzi meritori, a tutti i loro bisogni
presenti. Ogni nazione ha ancora un lungo cammino
da percorrere per forgiare la
propria unità; approfondire la
propria personalità e cultura;
realizzare lo sviluppo che si
impone in molti campi, e que-
sto nella giustizia, con la pre-
occupazione della partecipazio-
ne e dell‟interesse di tutti; in-
serirsi in modo attivo nel con-
certo delle nazioni. Per questo l‟Africa ha bisogno
dell‟indipendenza e dell‟aiuto reciproco disinteressa-
to; ha bisogno di pace. A tutti esprimo degli auguri
cordiali e sentiti”.
“5 (…) Conosco l‟attaccamento di molti abitanti dello
Zaire alla fede cristiana e alla Chiesa cattolica, grazie
ad un‟evangelizzazione che ha fatto rapidi progressi.
Decorre ora il centenario di questa evangelizzazione
che io vengo a celebrare con voi cari amici. È giusto
guardare il cammino percorso, lungo il quale Dio non
ha risparmiato le sue grazie per lo Zaire: una pleiade
di operatori del Vangelo sono venuti da lontano, han-
no consacrato la loro vita perché anche voi poteste
aver accesso alla salvezza in Gesù Cristo. E di figli e
le figlie di questo paese hanno accolto la fede. Essa
ha portato dei frutti abbondanti presso molti battez-
zati.
Sacerdoti, religiosi, vescovi, un cardinale, sono emer-
si dal popolo dello Zaire per animare con i loro fratelli
questa Chiesa locale e darle il suo vero aspetto, com-
pletamente africano e completamente cristiano, lega-
to alla Chiesa universale che io rappresento in mezzo
a voi. Nei giorni che seguiranno, riparleremo di tutto
ciò. La prospettiva di tutti questi incontri mi rende
profondamente felice. Sin d‟ora, a tutti questi Fratelli
e Figli, a tutti gli abitanti di questo paese, porgo il
mio caloroso saluto e gli auguri amichevoli che il mio
cuore formula per loro.
Che Dio benedica lo Zaire! Che Dio benedica l‟Africa!
Dall’omelia di Giovanni Paolo II per la Messa
alle famiglie
(Kinshasa 2 maggio 1980)
5 (…) Gli africani non hanno un rispetto ammirevole
per la vita nascente? Essi amano profondamente i
bambini. Essi li accolgono con grande gioia. I genitori
cristiani sapranno mettere i loro figli sulla via di
un‟esistenza riferita ai valori umani e cristiani. Mo-
strando loro in tutto uno stile di vita, coraggiosamen-
te riveduto e perfezionato, ciò che significano il ri-
spetto di ogni persona, il servizio disinteressato degli
altri, la rinuncia ai capricci, il perdono spesso ripetu-
to, la lealtà in tutte le cose, il lavoro coscienzioso,
l‟incontro di fede con il Signore, gli sposi cristiani in-
troducono i loro figli nel segreto di un‟esistenza riu-
scita che supera singolarmente la scoperta di un
55
“buon posto”.
6. Il matrimonio cristiano è inoltre
chiamato ad essere fermento di pro-
gresso morale per la società. Il rea-
lismo ci fa riconoscere le minacce
che pesano sulla famiglia come isti-
tuzione naturale e cristiana, in Afri-
ca come altrove, dal fatto di certi costumi ed anche
per il fatto di mutazioni culturali che si vanno genera-
lizzando. Non vi sembra di poter paragonare la fami-
glia moderna ad una piroga che naviga sul mare e
prosegue il suo corso in mezzo ad acque agitate e ad
ostacoli? Voi sapete quanto me come i concetti di fe-
deltà e di indissolubilità sono battuti in breccia
dall‟opinione pubblica. Sapete anche che la fragilità e
la rottura delle famiglie genera un seguito di miserie,
anche se la solidarietà familiare africana cerca di ri-
mediarvi per quel che concerne la presa in carico dei
bambini. I focolari cristiani - solidamente preparati e
debitamente seguiti - devono lavorare senza scorag-
giamento alla restaurazione della famiglia che è la
prima cellula della società e deve restare una scuola
di virtù sociali. Lo Stato non deve aver paura di que-
ste famiglie ma proteggerle. (…)
Dal discorso di Giovanni Paolo II al Presidente
dello Zaire Mobutu Sese Seko
(Kinshasa, 2 maggio 1980)
3. (…) Sono persuaso che, se le questioni africane
devono essere un fatto africano e non devono subire
la pressione o l‟ingerenza di blocchi o gruppi
d‟interessi qualunque essi siano, la loro soluzione po-
sitiva non può mancare di influire in maniera benefi-
ca sugli altri continenti.
Ma per questo è pur necessario che gli altri popoli
imparino a ricevere dai popoli africani. Questi non
hanno soltanto bisogno di ricevere un aiuto materiale
e tecnico. Essi hanno anche bisogno di dare: il loro
cuore, la loro saggezza, la loro cultura, il loro senso
dell‟uomo, il loro senso di Dio, che in molti altri non è
così vivo. Di fronte al mondo vorrei lanciare in questa
circostanza un appello solenne non solo all‟aiuto, ma
all‟aiuto internazionale vicendevole, ossia a quello
scambio in cui ciascuna delle parti porta il suo contri-
buto costruttivo al progresso dell‟umanità.
4. Vorrei ugualmente che fossero da tutti conosciuti,
fin dal primo giorno di questo viaggio, i sentimenti
che il Papa prova mirando l‟Africa come un amico,
come un fratello. Partecipando pienamente alla pre-
occupazione per la pace, ai problemi posti dalla cre-
scita e dalla povertà, in una parola, ai problemi
dell‟uomo, io provo una gioia profonda. L‟origine di
questa gioia è vedere che, nel corso degli ultimi anni,
numerose sono state le popolazioni che hanno potuto
accedere alla sovranità nazionale, al termine di un
processo talvolta delicato, ma che ha potuto portare
alla scelta del proprio avvenire.
È un fenomeno che comprendo molto bene, non fos-
se altro che per le mie origini personali. Io conosco,
io ho vissuto gli sforzi compiuti dal mio popolo per la
propria sovranità. Io so che cosa significa rivendicare
il diritto all‟autodeterminazione, in nome della giusti-
zia e della dignità nazionale.
Certo, questa non è che una tappa, perché occorre
ancora che l‟autodeterminazione rimanga in seguito
effettiva e si accompagni ad una partecipazione reale
dei cittadini nella guida del proprio destino: così e-
gualmente il progresso potrà più equamente essere
beneficiato da tutti. Certo, la libertà dovrebbe agire a
57
tutti i livelli della vita politica e sociale. L‟unità di un
popolo richiede anche un‟azione perseverante, rispet-
tosa delle legittime particolarità e condotta nello
stesso tempo in modo armonico. Ma oggi sono per-
messe tante speranze, sono offerte tante possibilità
che un‟immensa gioia riempie il mio cuore nella mi-
sura della fiducia che io ripongo negli uomini di buo-
na volontà desiderosi del bene comune.
Discorso di Giovanni Paolo II ai vescovi
dello Zaire
Kinshasa, 3 maggio 1980.
1. (…) Si può dire che esattamente un secolo fa ave-
va inizio la vera e propria evangelizzazione, ed ecco
oggi la fede cristiana stabilita in questo paese quasi
ovunque, la gerarchia ecclesiastica è organizzata,
alcuni figli di questa terra, “assunti di mezzo agli uo-
mini”, hanno preso in mano la guida della Chiesa, in
unione con la Chiesa che è a Roma. Io sono venuto a
rendere grazie con voi a Dio, a celebrare il centenario
dell‟evangelizzazione!
4. Un aspetto di tale evangelizzazione è
l‟acculturazione del Vangelo, l‟africanizzazione della
Chiesa. Molti mi hanno confidato che questo vi sta
molto a cuore, e a buon diritto. Ciò fa parte degli
sforzi indispensabili per incarnare il messaggio di Cri-
sto. Il Vangelo, certamente, non si identifica con le
culture e le trascende tutte. Ma il regno che il Vange-
lo annuncia è vissuto da uomini profondamente legati
ad una cultura; la costruzione del regno non può fare
a meno di attingere dagli elementi delle culture uma-
ne (cf. Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 20). E ancora,
l‟evangelizzazione deve aiutare queste a far scaturire
dalla loro tradizione vivente espressioni originali di
vita, di celebrazione e di pensiero cristiani (cf. Gio-
vanni Paolo II, Catechesi Tradendae, 53). Voi deside-
rate di essere insieme pienamente cristiani e piena-
mente africani. Lo Spirito Santo ci chiede di credere
che effettivamente il lievito del Vangelo, nella sua
autenticità, ha la forza di suscitare cristiani nelle di-
verse culture, con tutte le ricchezze del loro patrimo-
nio, purificate e trasfigurate.
A tale proposito il Concilio ecumenico Vaticano II a-
veva ben espresso alcuni principi che illuminano
sempre la strada da seguire in questo ambito: “...la
Chiesa... favorisce e accoglie tutta la dovizia di capa-
cità e consuetudini dei popoli, in quanto sono buone,
e accogliendole le purifica, le consolida ed eleva.
“...In virtù di questa cattolicità, le singole parti porta-
no i propri doni alle altre parti e a tutta la Chiesa, e
così il tutto e le singole parti sono rafforzate, comuni-
cando ognuna con le altre e concordemente operan-
do per il completamento nell‟unità...”
“...la cattedra di Pietro... la quale presiede alla comu-
nione universale di carità, tutela le varietà legittime,
e insieme veglia affinché ciò che è particolare, non
solo non nuoccia all‟unità, ma piuttosto la ser-
va” (Lumen Gentium, 13).
L‟africanizzazione abbraccia domini vasti e profondi,
che non sono stati ancora sufficientemente esplorati,
sia che si tratti del linguaggio per presentare il mes-
saggio cristiano in modo che giunga allo spirito e al
cuore degli zairesi; sia che si tratti della catechesi,
della riflessione teologica, dell‟espressione più conge-
niale nella liturgia o nell‟arte sacra, sia delle forme
comunitarie di vita cristiana.
5. Spetta a voi, Vescovi, di promuovere e armonizza-
re il progresso in questo ambito, dopo matura rifles-
sione, in grande accordo fra voi e anche in unione
59
con la Chiesa universale e con la
santa Sede. L‟acculturazione, per
tutto il popolo, non potrà essere del
resto che il frutto di una progressiva
maturità nella fede. Voi siete infatti
convinti come me che quest‟opera,
per la quale tengo ad esprimervi
tutta la mia fiducia, necessita di
molta lucidità teologica, di discernimento spirituale,
di saggezza e prudenza, e anche di tempo.
(…) 11. Penso ancora a tutta la partecipazione che la
Chiesa offre allo sviluppo del paese, non soltanto
preparando la coscienza dei cittadini al senso della
lealtà, del servizio gratuito, del lavoro ben fatto, della
fraternità - il che è suo diretto compito - ma provve-
dendo anche su molti piani ai molteplici bisogni delle
popolazioni aggravati spesso dalle avversità: a livello
della scuola, dell‟assistenza, ecc... È una supplenza
imposta alla Chiesa dalla carità - “caritas urget nos” -
e che il senso del bene comune della vostra patria vi
fa trovare normale.
Discorso di Giovanni Paolo II alla Conferenza
episcopale dello Zaire
(Kinshasa, 15 agosto 1985)
Cari Fratelli nell‟episcopato.
1. Il nostro incontro corona una giornata veramente
storica per la Chiesa dello Zaire. (…)
Sì, la prima zairese innalzata sugli altari ci ispira una
profonda azione di grazie. Ecco presentata allo
sguardo dei suoi fratelli e delle sue sorelle il frutto
ammirevole del Battesimo di questo popolo. Ecco che
dopo più di un secolo di pazienti sforzi dei costruttori,
l‟edificio della Chiesa in questa terra si trova consoli-
dato. Le opere di evangelizzazione, compiute con una
pazienza e una generosità eccezionali da tanti uomini
e donne venuti da altri Paesi, hanno dato esito a una
comunità vitale, in seno alla quale il Signore ha chia-
mato i propri pastori. Di tutto cuore mi associo
all‟omaggio che avete reso ai pionieri missionari ve-
nuti da lontano, e apprezzo la vostra determinazione
di unire in uno stesso corpo di operai apostolici sa-
cerdoti, religiosi e religiose, africani o no, poiché tutti
servono un‟unica fede nell‟unico Signore e Salvatore
Gesù Cristo. Quanto è significativo il fatto che nella
vita religiosa Anuarite sia stata guidata prima da una
direttrice spirituale venuta dal Belgio, poi da una su-
periora originaria del suo Paese, mentre un vescovo
missionario, che la consigliava e l‟ascoltava con fidu-
cia, venne a mancare qualche giorno prima di lei!
Vicinissima alle generazioni attuali, questa umile reli-
giosa dello Jamaa Takatifu prende tra il suo popolo il
posto dei santi che essa stessa venerava. Grazie alla
sua vita religiosa equilibrata e generosa, alla sua de-
vozione fino alla morte e alla verginità offerta al Si-
gnore, Anuarite è tra di voi un segno provvidenziale
della presenza di Dio nella sua Chiesa: essa testimo-
nia della grandezza della fede, mostra quale ammire-
vole trasfigurazione compia la grazia di Dio
nell‟essere umano a lui unito nel santo Battesimo.
Unita a Cristo nella morte ed entrata con lui nella vita
nuova del suo regno, possa essa trascinare i propri
fratelli e sorelle nella via di santità da lei tracciata!
Possa questa martire eletta da Dio diffondere viva-
mente la propria luce su tutte le vostre diocesi! (…)
“Come non ricordare anche, ora che abbiamo appena
vissuto la beatificazione di Anuarite, la vostra re-
sponsabilità nei confronti dei religiosi e delle religio-
se! Le persone consacrate offrono una testimonianza
61
insostituibile dell‟importanza della preghiera, del va-
lore della verginità, del bene costituito dalla vita co-
munitaria, della devozione alla Chiesa, dalla disponi-
bilità all‟aiuto verso gli uomini più poveri e più diso-
rientati. Tutti, uomini e donne, testimoniano attra-
verso la propria vita offerta e disinteressata la bellez-
za dell‟appello del Signore, gli uni dedicandosi più al
rendere lodi e all‟intercessione in monasteri da cui
esse si irradiano, altri assegnando un posto premi-
nente ai servizi spesso umili e discreti nel campo del-
la carità e dell‟educazione. Rispettando i carismi e le
strutture proprie di ciascun istituto, seguendo i ve-
scovi fondatori da voi stessi ricordati, vegliate affin-
ché i religiosi e le religiose ricevano tutto l‟appoggio
spirituale e tutta la formazione che permettano loro
di rispondere, attraverso tutta la loro vita offerta
senza chiedere nulla in contraccambio, alla grandez-
za dei voti attraverso i quali si sono impegnati col
Signore in seno alla Chiesa.
Nelle vostre comunità diocesane, le attività, le preoc-
cupazioni sono numerose. Animatori, sacerdoti, reli-
giosi o laici, che abbiamo incontrato insieme questo
pomeriggio nella Cattedrale, perseguono obiettivi
complementari in seno a svariati gruppi o movimenti.
Voi avete espresso molte delle vostre preoccupazioni
pastorali a questo riguardo, mettendo in evidenza
l‟ampiezza delle vostre responsabilità. Le tengo tutte
molto presenti. Del resto avevamo già affrontato in-
sieme molti di questi temi in occasione dei nostri in-
contri di lavoro due anni fa a Roma. Questa sera, mi
limiterò a dire che è compito del vescovo coordinare
tutti gli sforzi e orientarli verso l‟obiettivo primo che
è l‟unità di tutta la vita umana trasfigurata dalla luce
del Vangelo”
Discorso di Giovanni Paolo II ai vescovi dello
Zaire in visita «ad limina apostolorum» (Martedì, 12 aprile 1983)
(…) Noi abbiamo dunque celebrato insieme il cente-nario della seconda evangelizzazione dello Zaïre, dell‟evangelizzazione decisiva. Pur avendo ben chiare le difficoltà e l‟immenso lavoro che deve essere anco-ra compiuto, penso che occorra innanzitutto e sem-pre rendere grazie a Dio per l‟opera meravigliosa re-alizzata da coloro che, pieni di amore per voi e per Cristo, sono venuti da lontano a condividere con i vo-stri padri la fede che avevano essi stessi ricevuto e da voi, africani, che avete così bene dato loro il cam-bio, assunto le vostre responsabilità, continuando però ad accettare la collaborazione delle altre Chiese o delle congregazioni religiose. Ci si stupisce consta-tando che nello spazio di un secolo tanti progressi siano stati compiuti, tante anime convertite e battez-zate, tante comunità fondate, su tutto il territorio del vostro immenso Paese nel cuore dell‟Africa. È quindi importante prendere innanzitutto in considerazione l‟aspetto positivo di tutta questa vitalità, riconoscere con benevolenza il merito e gli sforzi della vostra Chiesa, lo slancio delle sue ricerche, il suo cammino generalmente entusiasta in alcuni campi, viste le dif-ficoltà e le imperfezioni provvisorie, insomma, le pro-messe di una giovane Chiesa che la Chiesa universa-le e la Santa Sede in particolare guardano con stima, amore e fiducia, formulando per essa voti ferventi, nella speranza anche di uno scambio benefico e di un aiuto reciproco. 3. La seconda tappa dell’evangelizzazione, come ho detto a Kinshasa, senza smettere di essere contrad-distinta dall‟annuncio missionario per quegli ambienti che non sono ancora stati toccati dal Vangelo, do-
63
vrebbe essere anche caratterizzata dalla perseveran-za, o meglio, dal rafforzamento della fede, dalla ma-turazione della Chiesa, dalla conversione in profondi-tà degli animi e delle mentalità, dall‟espressione tipi-ca, a tutti i livelli, della fede vissuta. Sì, è proprio questo lo scopo che bisogna prefiggersi, prima anco-ra di parlare di mezzi, di tecniche, di metodi, di strut-ture che hanno anch‟essi sicuramente la loro impor-tanza: far vivere il Vangelo, tutto il Vangelo alla po-polazione dello Zaïre. 4. È un’opera misteriosa, che fa appello alla grazia, alla profonda disponibilità degli annunciatori e di co-loro che accolgono il Vangelo. L‟impegno da proporre al popolo di Dio, è un impegno per la santità della vita, che suppone un annuncio, una catechesi, una predicazione, un‟azione pastorale adattata alle perso-ne e agli ambienti, ma più anco-ra l‟esempio vissuto di una tale santità, nei diversi campi che Gesù ha indicato come tipici dei comportamenti cristiani, in par-ticolare attraverso le beatitudi-ni: amore, perdono, sacrificio, giustizia, verità, purezza. Non è questo forse che voi domandate costantemente al popolo cristiano, e par-ticolarmente a coloro che, con voi, hanno una specia-le missione nella comunità: sacerdoti, religiosi, reli-giose, catechisti? I cristiani devono, per questo, con-servare il senso dei propri limiti, delle proprie debo-lezze, dei propri peccati, dunque della conversione che deve essere operata senza posa, con il desiderio di promuovere prima di tutto il progresso morale e spirituale, contando sulla misericordia di Dio; senza questo, essi rischiano di cadere nell‟illusione e nell‟ipocrisia. Ma essi nello stesso tempo devono dare prova di una grande speranza, e dunque d‟audacia evangelica: come già dicevo il giorno di Pasqua di
quest‟anno, non bisogna aver paura di sottomettere tutto alla potenza di Cristo al quale niente è impossi-
bile per il rinnovamento delle no-stre anime, delle nostre mentali-tà, delle nostre strutture di vita. (…) Come potrebbe una fede ve-ramente matura, profonda e con-
vinta non arrivare ad esprimersi in un linguaggio, in una catechesi, in una riflessione teologica, in una preghiera, in una liturgia, in un‟arte, in istituzioni che corrispondano veramente all‟anima africana dei vostri compatrioti? È qui che si trova la chiave del problema importante e complesso che mi avete sottoposto a proposito del-la liturgia, per non ricordarne oggi altri. Un progresso soddisfacente in questo campo non potrà che essere il frutto di una maturazione progressiva nella fede, che riunisca il discernimento spirituale, la lucidità te-ologica, il senso della Chiesa universale in un‟ampia concertazione. (…) Lo dicevo a Kinshasa, in questo campo come in tutti gli altri, la Santa Sede non vi libererà da nessu-na responsabilità; vi inviterà, invece, vi aiuterà ad andare fino in fondo alle vostre responsabilità. Que-sto cammino passa necessariamente attraverso la cooperazione, la coesione, l‟unità. Questa convinzio-ne, la Chiesa la trae dal suo messaggio e dalla sua esperienza. Lo ricordavo recentemente in America Centrale, tra l‟altro a Managua. C‟è un‟unità da promuovere e da perfezionare innan-zitutto al livello del vostro presbiterio, tra sacerdoti africani e sacerdoti venuti da altre Chiese, religiosi o secolari, tutti chiamati a cooperare alla stessa mis-sione e a testimoniare l‟aiuto reciproco fraterno in spirito di servizio; e, certamente, è fondata sull‟unita
65
primaria tra ogni Vescovo e i suoi sacerdoti. Questo si realizza sempre meglio quando i sacerdoti si sento-no più vicini al Pastore della loro diocesi che li visita e si interessa alle loro opinioni, e quando essi sono pronti, a loro volta, ad accettare un Vescovo nomina-to per le sue differenti qualità intellettuali, spirituali o pastorali, anche se appartiene ad un‟etnia differente. L‟accoglienza di un Pastore venuto da fuori, che cerca di adattarsi e di parlare la lingua, rappresenta anche una possibilità di apertura e uno scambio che ha sempre caratterizzato la Chiesa cattolica. A livello nazionale, so che la vostra Conferenza è do-tata di strutture che per-mettono un buon lavoro collegiale. Questo lavoro, che richiede un ritmo so-stenuto di riunioni, o per lo meno di assemblee ge-nerali, deve rimanere pri-ma di tutto un lavoro pro-prio degli stessi Vescovi con l‟aiuto eventuale di segretariati che rimangono al loro servizio - al loro posto subordinato - e io dico: di tutti i Vescovi dello Zaïre, soprattutto quando la loro responsabilità pa-storale è impegnata in gravi questioni riguardanti la teologia, la liturgia, l‟etica familiare, le decisioni in campo scolastico. Questa responsabilità delle Com-missioni episcopali competenti e soprattutto dell‟insieme dell‟Episcopato permetterà di giungere alle soluzioni di quelle questioni, molto più che non attraverso progetti di esperti elaborati in astratto. Penso anche che, per i grossi problemi ricordati, un accordo con i vicini episcopati d‟Africa rappresenti una garanzia supplementare di saggezza e di pruden-za, e allo stesso tempo possa preparare pastorali si-mili o convergenti sullo stesso continente. (…)
Discorso di Giovanni Paolo II ai vescovi della
Conferenza episcopale dello Zaire in visita "ad limina apostolorum"
(3 marzo 1997) (…) Venite da un Paese che attraversa una crisi diffu-sa e profonda, sulla quale la vostra Conferenza epi-scopale si è pronunciata in diverse occasioni. Questa crisi si traduce nella corruzione e nell‟insicurezza, nelle ingiustizie sociali e negli antagonismi etnici, nel-lo stato di totale abbandono in cui si trovano l‟educazione e la sanità, nella fame e nelle epide-mie... A tutto ciò si aggiunge ora una guerra, che colpisce in modo particolare le vostre Diocesi, con tutte le sue conseguenze tragiche. Quante sofferenze per gli Zairesi! In questi momenti drammatici, auspi-co che troviate qui conforto e forza per continuare con sicurezza la vostra missione episcopale in mezzo al popolo che vi è stato affidato. (…) Vorrei ricordare con emozione coloro che, nel vostro
Paese, hanno testimoniato eroicamente l‟amore di
Dio fino alla fine; Monsignor Christophe Munzihirwa,
Arcivescovo di Bukavu, molti
vostri sacerdoti diocesani, per-
sone consacrate e laici che
hanno fatto dono della propria
vita per salvare i loro fratelli.
Come voi stessi avete detto,
sembra che la Chiesa sia
“particolarmente bersagliata
negli episodi della guerra e
delle violenze attuali dello Zai-
re” (Messaggio dei Vescovi del-
lo Zaire, 31 gennaio 1997).
67
Che questi sacrifici siano uno sprone per l‟opera della
Chiesa nella vostra regione e ottengano da Dio per
tutto il popolo i benefici della pace e della riconcilia-
zione!
(…) Nella comunità cristiana i sacerdoti devono esse-
re modelli di vita evangelica, mostrando un‟effettiva
coerenza fra ciò che annunciano e ciò che vivono. Nel
loro ministero pastorale, avranno cura di escludere
“ogni etnocentrismo e ogni particolarismo eccessivo,
cercando invece di promuovere la riconciliazione e
una vera comunione tra le diverse etnie” (Ecclesia in
Africa, n. 63).
(…) È una responsabilità fondamentale per ogni Ve-
scovo mostrare una sollecitudine realmente privile-
giata nei confronti della formazione dei futuri sacer-
doti e della vita nei seminari. In effetti, “primo rap-
presentante di Cristo nella formazione sacerdotale è
il Vescovo” (Pastores dabo vobis, n. 65). Perché i se-
minari siano vere comunità di formazione al sacerdo-
zio, è indispensabile conoscere bene i canditati per
consentire un discernimento serio delle loro motiva-
zioni prima di accettarli, sapendo anche che “la chia-
mata interiore dello Spirito ha bisogno di essere rico-
nosciuta come autentica chiamata dal Vesco-
vo” (Pastores dabo vobis, n. 65). Una formazione u-
mana, intellettuale e morale di buon livello permette-
rà al futuro sacerdote di acquisire una maturità suffi-
ciente a renderlo capace di vivere il suo sacerdozio in
un provato equilibrio personale e di favorire l‟incontro
fra Cristo e gli uomini presso i quali sarà inviato. Vi
invito a vegliare sulla qualità della formazione spiritu-
ale offerta nei seminari. “Per ogni presbitero la for-
mazione spirituale costituisce il cuore che unifica e
vivifica il suo essere prete e il suo fare il pre-
te” (Pastores dabo vobis, n. 45). I futuri ministri del
Vangelo devono impegnarsi risolutamente lungo un
cammino di santità per divenire Pastori
secondo il cuore di Dio.
(…) Le difficoltà economiche e sociali
della società hanno un impatto negativo
su molti giovani. Nelle vostre relazioni
avete spesso sottolineato le ferite che li
segnano e le conseguenze dolorose che
ne derivano per il loro futuro. La pastorale della gio-
ventù è una delle vostre maggiori preoccupazioni. Gli
istituti scolastici e universitari della Chiesa cattolica
apportano un contributo importante alla formazione
umana e spirituale delle giovani generazioni, di fron-
te alle grandi necessità del vostro Paese. Voi deside-
rate anche essere attenti a quanti non hanno accesso
alla scuola o ne vengono esclusi, e a quanti sono
senza lavoro, lasciati a se stessi, senza speranza per
il domani. Tanti ostacoli al loro sviluppo devono esse-
re ancora superati! Incoraggiandovi a rimanere sem-
pre vicino ad essi e all‟ascolto delle loro domande,
insieme ai Padri del Sinodo africano, desidero nuova-
mente perorare con vigore la loro causa: “è necessa-
rio ed urgente trovare una soluzione alla loro impa-
zienza di partecipare alla vita della nazione e della
Chiesa” (Ecclesia in Africa, n. 115) e rinnovo ai gio-
vani dello Zaire l‟appello che è stato lanciato da que-
sto Sinodo a tutti i giovani dell‟Africa: interessatevi
allo sviluppo della vostra nazione, amate la cultura
del vostro popolo, adoperatevi per la sua ridinamiz-
zazione, fedeli alla vostra eredità culturale, perfezio-
nando il vostro spirito scientifico e tecnico e soprat-
tutto rendendo testimonianza della vostra fede cri-
stiana (cfr Ecclesia in Africa, n. 115).
(…) Cari Fratelli nell’Episcopato, mentre il vostro Pae-
se vive un tempo di grande prova e si trova a una
svolta decisiva per il suo futuro, esorto vivamente i
cattolici dello Zaire a contribuire con i loro connazio-
69
nali all‟edificazione di una società conviviale, dove
tutti i cittadini siano ugualmente riconosciuti e rispet-
tati nella loro dignità. Auspico che le elezioni previste
per i prossimi mesi possano aver luogo e permettano
al vostro Paese di porre in atto un autentico Stato di
diritto. Le comunità cristiane devono essere partico-
larmente sensibilizzate alle loro responsabilità per ciò
che concerne la promozione della giustizia e la difesa
dei diritti umani fondamentali. Per molti anni, e an-
che di recente, vi siete rivolti a tutti gli Zairesi, pre-
stando la vostra voce ai senza-voce, per ricordare le
esigenze della giustizia e della pace, per incoraggiare
e formare il popolo che vi è stato affidato. Conosco il
coraggioso ruolo svolto dai cattolici nel lungo proces-
so di democratizzazione che vive il vostro Paese, così
come nella ricerca del dialogo per una società miglio-
re. Attraverso questo impegno, la Chiesa non vuole
in alcun modo servire una politica settaria. Essa desi-
dera favorire la ricerca dell‟autentico bene dell‟uomo
e della sua vita in società. (…)
L’appello lanciato da Giovanni Paolo II nel suo discorso ai vescovi della Conferenza episcopa-
le dello Zaire in visita "ad limina apostolorum" (3 marzo 1997)
(…) Raggiungendo con il pensiero e con la preghiera
le vittime della guerra che imperversa nell‟Est del vo-
stro Paese, rinnovo in maniera pressante il mio ap-
pello affinché cessino i combattimenti.Auspico viva-
mente che le parti coinvolte dalla crisi della Regione
dei Grandi Laghi s‟impegnino rapidamente lungo il
cammino del dialogo e del negoziato per trovare una
soluzione pacifica ai problemi drammatici che si pon-
gono, nel rispetto dei principi dell‟intangibilità delle
frontiere internazionalmente riconosciute, della so-
vranità e dell‟integrità territoriale di ogni Stato. Come
avete recentemente scritto, “l‟unità nazionale resta
da preservare, sostenere e consolidare” (Messaggio
dei Vescovi dello Zaire, 31 gennaio 1997). A tal fine,
la comunità internazionale – comprese le Organizza-
zioni regionali africane – deve accrescere la sua azio-
ne politica (cfr Discorso al Corpo diplomatico, 13
gennaio 1997), trovando, al contempo, soluzioni ra-
pide al tragico problema umano e morale dei nume-
rosissimi rifugiati rwandesi che risiedono nello Zaire,
nelle campagne o dispersi nella foresta, e a quello
della moltitudine degli sfollati zairesi. Nessun uomo
di buona volontà può ignorare la sorte di queste per-
sone che, nelle regioni colpite dalle violenze, vivono
in condizioni che sono un insulto alla dignità umana,
e la cui vita è costantemente in pericolo. Nessuno
può disinteressarsene!
71
Deploro vigorosamente gli attacchi contro le persone,
così come i saccheggi e le distruzioni a cui sono stati
sottoposti gli istituti e i beni della Chiesa in molte vo-
stre Diocesi, che, in numerosi casi, erano le sole
strutture sociali che funzionavano ancora. (…)
Al termine della preghiera dell’Angelus
(23 agosto 1998)
In queste settimane, la violenza in Africa non accen-
na a diminuire. Il mio pensiero va in particolare alle
care popolazioni della Repubblica Democratica del
Congo, alle quali desidero esprimere spirituale vici-
nanza in quest‟ora di dolore.
Rivolgo un accorato appello alle parti in lotta affinché
non privino i civili dei mezzi necessari alla vita ed
evitino atrocità e massacri, saccheggi e depredazioni.
Chiedo, inoltre, a tutte le forze implicate nel destino
di quella Nazione di privilegiare il negoziato. Esso è
via umana, ragionevole, ancora possibile, capace di
risparmiare nuove lacrime e lutti, condurre ad una
soluzione pacifica e duratura ed impedire al conflitto
di estendersi oltre le frontiere del Paese. Affidiamo le
nostre speranze e le nostre attese a Maria, Regina
della pace.
L’appello lanciato dal Giovanni Paolo II
all’Udienza generale di del 9 aprile 2003:
“Mentre a Baghdad e in altri centri dell‟Iraq continua-
no gli scontri con distruzioni e morti, notizie non me-
no preoccupanti giungono dal continente africano, da
cui, nei giorni scorsi, si sono avute informazioni circa
massacri ed esecuzioni sommarie. Teatro di questi
crimini è stata la tormentata regione dei Grandi laghi
e in particolare una zona della Repubblica democrati-
ca del Con- go”.
CLEMENTINA A. NENGAPETA,
martire, religiosa professa della Congrega-
zione delle Suore della Sacra Famiglia, nata
a Wamba, Zaire attuale Repubblica Demo-
cratica del Congo, il 29 dicembre 1939,
morta a Isiro, Zaire attuale Repubblica Democratica
del Congo, il 1° dicembre 1964.
Tomba: Cattedrale di Isiro, Repubblica Democratica
del Congo.
Giovanni Paolo II ha beatificato Sr. Maria Clementina
Anuarite Nengapeta il 15 agosto 1985, durante il suo
secondo viaggio apostolico nel paese.
Memoria liturgica: 1° dicembre
La Beata Sr Maria Clementina Anuarite Nengapeta,
nacque nel 1939 da genitori pagani, alla periferia di
Wamba (Congo). In seguito venne battezzata nella
Chiesa cattolica insieme alla madre e alle sorelle.
Iniziò i suoi studi e si diplomò presso le Suore del
Bambino Gesù di Nivelles. Entrata nella Congregazio-
ne indigena della Santa Famiglia, emise la sua prima
professione religiosa nella festa della Madonna della
Neve il 5 agosto 1959.
Nella sua vita religiosa fu occupata come sagrestana,
aiuto cuoca e insegnante in una scuola primaria. Tut-
to eseguì con diligenza e amore.
La barbarie, l'odio razziale, non impiegano mezzi raf-
finati né troppo tempo per tradurre le idee in delitti.
Siamo nel Congo, in piena campagna contro gli euro-
73
pei: nell'anno 1961 scoppia la rivoluzione al grido:
"Fuori i bianchi!".
Quando nel 1964 vengono lanciati i paracadutisti bel-
gi, comincia un vero massacro rivolto a eliminare
tutti gli europei, i loro amici, i loro collaboratori.
In questo periodo, in questo ambiente, matura il
martirio di suor Clementina: "Era una religiosa d'in-
telligenza non eccelsa, ma d'un impegno e d'una vo-
lontà non comuni. Una religiosa illuminata, che non
intendeva mai rimanere nell'implicito sia nei proble-
mi di crescita umana che in quelli spirituali. Metteva
continuamente in crisi se stessa e l'ambiente nel
quale viveva; non si rassegnava all'ineluttabile ma
resisteva al male e ai pericoli, promuoveva le cose
che giudicava buone, correggeva se stessa e gli altri.
Più volte ci è stato assicurato che di fronte ad abusi,
quando le dirigenti chiudevano un occhio, lei reagiva.
Chiedeva il permesso di dare consigli e, ottenutolo,
partiva in quarta".
Il 29 novembre 1964 venne presa dai ribelli Simba
con altre consorelle e trasportata su di un camion a
Isiro, dove, nella notte del 1º dicembre 1964, per
avere energicamente rifiutato di acconsentire alle
malvagie richieste del capitano Olombe, dopo sel-
vaggi maltrattamenti venne barbaramente uccisa:
"Preferisco morire piuttosto che commettere pecca-
to". Prima di perdere completamente i sensi e perce-
pendo di avvicinarsi alla morte, trova la forza di per-
donare il suo carnefice: "Ti perdono... non ti rendi
conto di quanto stai facendo... il Padre ti perdoni!".
Madre Clementina si era preparata per tempo al sa-
crificio, con una vita permeata dall'amore di Dio, suo
punto continuo di consolazione e riferimento. A tutti
offre aiuto, trova per ogni persona un atteggiamento
affettuoso, delicato o la parola più adatta.
Per la sua eroica e gloriosa morte, Sr Maria Clemen-
tina è ritenuta l'"l'Agnese del Continente Africano".
Dall’omelia di Giovanni Paolo II per la
beatificazione di Maria Clementina Anuarite
(Kinshasa Zaire, 15 agosto 1985)
(..) È bello che proprio qui, nel suo Paese, il vostro
Paese, e nel giorno in cui si celebra la gloria della
Vergine Maria, la Chiesa proclami beata la sua figlia
Maria Clementina Anuarite. Noi possiamo ammirarla
e prenderla come modello, tanto più volentieri in
quanto ci è vicina nel tempo; ella rappresenta vera-
mente la vostra comunità cristiana e la onora con i
suoi meriti e la sua fedeltà al Signore. (…) Anuarite
si era impegnata senza riserve nel seguire il Signore;
a lui aveva donato la sua fedeltà e consacrato la sua
verginità. (…) Anuarite ha mostrato un‟audacia de-
gna dei martiri che, a cominciare da Stefano a Geru-
salemme, punteggiano la storia della Chiesa con la
loro imitazione eroica del Cristo. (…)
4 (…) Ciò che l’ha condotta al martirio è il valore pri-
mordiale della fedeltà. Martirio vuol dire precisamen-
te essere testimone: Anuarite fa parte di quei testi-
moni che attirano dietro di sé e sostengono la fede e
la generosità dei fratelli e delle sorelle.(…)
6 (…) Ecco infatti, per il centenario del Battesimo
della vostra patria, che abbiamo celebrato insieme
non molto tempo fa, il primo frutto; il frutto perfetto
della grazia del santo Battesimo, la prima zairese che
la Chiesa solennemente proclama beata, martire del-
la fede in mezzo a voi!
È un grande avvenimento nella storia della Chiesa
nella vostra terra. Mi rallegro di poter essere in mez-
zo a voi - come successore di Pietro - in questo gior-
no importante. E di poter cantare, con voi e con la
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vostra beata, il Magnificat mariano nella solennità
dell‟Assunzione. (…)
8. Così dunque la Chiesa vede oggi, sulla bella e ric-
ca terra dello Zaire, “il cielo aperto”: grazie alla so-
lennità dell‟Assunzione della Madre di Dio, grazie an-
che a questa prima beatificazione di una figlia della
vostra terra, grazie all‟impegno generoso di figli e
figlie di questo popolo nel servizio del Signore e
nell‟amore dei loro fratelli.
Il popolo di tutta la vostra terra si rallegra. L‟Africa
nera si rallegra. Tutta la Chiesa cattolica si rallegra e
rende grazie per la testimonianza dei suoi fratelli
d‟Africa.
La gioia di questa grande giornata abbia ad aprire un
capitolo nuovo nella storia del popolo di Dio su que-
sta terra santificata e benedetta.
Amen.
Dall’omelia di Giovanni Paolo II alla Liturgia
Eucaristica per la nuova Beata Maria
Clementina Anuarite
(Lubumbashi, 16 agosto 1985)
2 (…) Oggi, è una giovane figlia dell’Alto Zaire che
testimonia la fede in Gesù Cristo. Essa ha consacrato
la sua vita allo Sposo divino ed è stata fedele fino
alla morte.
La sua testimonianza, portatrice di fedeltà fino al
martirio, con la motivazione puramente, esplicita-
mente religiosa, ha fatto sì che l‟attenzione della
Chiesa e del popolo zairese si sia fissata in modo
speciale sull‟analisi del suo caso, in vista della beati-
ficazione, per proporre il suo esempio ai fedeli.
Non lo si può dimenticare: molte altre vittime della
violenza ingiusta e della guerra vi sono state in que-
sto Paese e altrove, i cui meriti sono ben noti a Dio.
Penso soprattutto ai sacerdoti, ai religiosi, alle reli-
giose e ai laici che hanno testimoniato un grande co-
raggio nel dono di sé e nel servizio al loro prossimo,
nell‟attaccamento alla loro fede o alle esigenze della
loro vita cristiana a rischio della loro vita. La luce che
emana dalla beata Anuarite risplende anche sul loro
sacrificio, noi li portiamo nel nostro ricordo ricono-
scente e nella preghiera che eleviamo anche per i
loro amici e la loro comunità. (…)
3. (…) In Anuarite noi riconosciamo la testimone di
una Chiesa che allora superava una grande tappa
della sua storia. Era come il punto di arrivo della pri-
ma evangelizzazione, quando una figlia di questa
terra la fecondò col suo sangue verginale.
In questo avvenimento, ora che è celebrato con la
beatificazione di Anuarite, noi vediamo un punto di
partenza. La Chiesa dello Zaire, ormai diretta da ve-
scovi figli del suo popolo, avanza verso la maturità
dell‟evangelizzazione in profondità. Le difficoltà non
le saranno risparmiate, la fedeltà potrà costare molte
pene, ma noi chiediamo al Signore che sia il vostro
sostegno con la grandezza della sua misericordia e a
gloria del suo nome (cf. Sir 51, 2-3), affinché insie-
me anche voi possiate dire: “Nulla potrà mai sepa-
rarci dall‟amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signo-
re” (Rm 8, 39).
(…) Fratelli e sorelle cristiani, la fede e l‟amore - che
sono benefici di Dio - siano per voi delle ragioni per
lavorare nella società con generosità: assumete pie-
namente il vostro ruolo nello sviluppo del Paese. Sia-
te portatori di speranza, siate fedeli ai grandi valori
umani quando contribuite all‟educazione dei giovani,
alla costruzione della civiltà nella pace. Siate aperti
al dialogo con coloro che non condividono la vostra
fede, e con i cristiani che non si riconoscono nella
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Chiesa cattolica. (…)
ISIDORO BAKANJA, Martire, laico, catechi-
sta, nato a Bokendela-Bekalaka, Repubblica Demo-
cratica del Congo, tra il 1880 ed il 1890, morto a Bu-
sira', Repubblica Democratica del Congo, il 15 agosto
1909.
Tomba: cimitero di Bokote, Repubblica Democratica
del Congo.
Il 24 aprile 1994, in Piazza San Pietro a Roma, nel
corso dell‟Assemblea speciale per l‟Africa del Sinodo
dei Vescovi, Giovanni Paolo II ha proclamato Beato
Isidoro Bakanja.
Memoria liturgica: 15 agosto
Nato verso il 1885 a Mbilankamba nello
Zaire (ora Repubblica Democratica del
Congo). Membro della Confraternita
dello Scapolare del Carmelo, morto per-
ché non ha voluto togliersi lo Scapola-
re. Isidoro è un giovane convertito al
cattolicesimo. Ricevette l‟istruzione dai
Missionari Trappisti belgi. Per lui lo Scapolare, insie-
me al Santo Rosario, era un segno visibile della sua
fede, più che un‟uniforme che distingue un soldato.
Per questo motivo, quando il suo padrone, ateo, gli
ordinò di togliersi lo Scapolare, egli si rifiutò, e in
cambio ricevette delle frustate che lasciarono sulla
sua schiena ferite incurabili. I sei mesi e mezzo suc-
cessivi vissuti nel tormento sono stati più penosi del-
le stesse frustate. Quando i Missionari stavano am-
ministrandogli gli ultimi Sacramenti, lo sollecitarono
di perdonare all‟uomo che lo aveva frustato. Isidoro
rispose: L‟ho già perdonato, e quando sarò nel para-
diso, ho l‟intenzione di pregare anche per lui. Morì
abbracciando lo Scapolare e il rosario l‟8 o il 15 ago-
sto 1909.
Due dei pochi documenti ufficiali ancora esistenti di
Isidoro sono la sua iniziazione alla vita cristiana e la
iscrizione alla Confraternita dello Scapolare del Car-
melo.
Omelia del Papa Giovanni Paolo II per la beati-
ficazione di Isidoro Bakanja, nel corso del Sino-
do per l'Africa, Piazza San Pietro,
Roma, 24 aprile 1994
(…) L'odierna celebrazione avviene mentre è in pie-
no svolgimento l'Assemblea Speciale per l'Africa del
Sinodo dei Vescovi. (…) Sei stato un uomo dalla fe-
de eroica, Isidoro Bakanja, giovane laico dello Zaire.
In quanto battezzato, chiamato a diffondere la Buona
Novella, hai saputo condividere la tua fede e hai te-
stimoniato Cristo con tanta convinzione che, ai tuoi
compagni, sei apparso come uno di quei valorosi fe-
deli laici che sono i catechisti. Sì, beato Isidoro, pie-
namente fedele alle promesse del tuo battesimo, sei
stato realmente un catechista, hai operato generosa-
mente per «la Chiesa in Africa e la sua missione e-
vangelizzatrice».
Nel corso dell'Assemblea speciale del Sinodo
dei Vescovi, nel giorno in cui proclamiamo i tuoi me-
riti, vogliamo rendere omaggio a tutti i catechisti,
questi collaboratori indispensabili per l'edificazione
della Chiesa nel continente africano. I catechisti pre-
cedono, accompagnano e completano l'opera dei sa-
cerdoti per il loro popolo. In numerose epoche stori-
che, essi hanno consentito alla fede di sopravvivere
alle persecuzioni. Essi sanno essere Pastori veri, che
conoscono le loro pecore e che le pecore conoscono;
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e, se necessario, difendono il gregge al prezzo della
loro vita.
(…) Hai perdonato i tuoi persecutori, come il tuo Ma-
estro sulla Croce; e hai dimostrato di essere artefice
di pace e di riconciliazione. In un'Africa dolorosa-
mente provata dalle lotte tra etnie, il tuo esempio
luminoso è un invito alla concordia e al riavvicina-
mento tra i figli dello stesso Padre celeste. Tu hai
praticato la carità fraterna verso tutti, senza distin-
zione di razza o di condizione sociale; ti sei guada-
gnato
la stima e il rispetto dei
tuoi compagni, molti dei
quali non
La lista dei santi che l'Africa dona alla Chiesa, lista che è il suo più grande titolo di onore, continua ad allungarsi. Come potremmo non menzionare, tra i più recenti, Clementina Anwarite, vergine e martire dello Zaire, che ho beatificato in terra africana nel 1985, Vittoria
Rasoamanarivo, del Madagascar e Giuseppina Bakhita, del Sudan, beatificate anch'esse durante il mio Pontificato? E come non ricordare il beato Isidoro Bakanja, martire dello Zaire, che ho avuto il privilegio di elevare all'onore degli altari durante l'Assemblea speciale per l'Africa?
Altre cause stanno maturando. La Chiesa in Africa deve provvedere a redigere il suo proprio Martirologio, aggiungendo alle magnifiche figure dei primi secoli [...] i
martiri e i santi degli ultimi tempi Esortazione apostolica post-sinodale “Ecclesia in Africa” del Santo Padre Giovanni Paolo II circa la chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice verso l'anno 2000
In copertina
Beata Clementina Anuarite Nengapeta
e Beato Isidoro Bakanja
Redazione: Pietro Coccco, Jean-Pierre Bodjoko,
Davide Dionisi, Lisa Zengarini
erano cristiani. Ci mostri così il cammino del dialogo
necessario tra gli uomini. (…)