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a cura di d.ssa Pina Ferraro Consigliera di parita’ effettiva Per la provincia di ancona ESPERTA METODOLOGIA DI INTERVENTO E POLITICHE DI CONTRASTO ALLA VIOLENZA DI GENERE Provincia di Ancona Seminario Rete Antiviolenza FERMO 22 MARZO 2013

Transcript of Seminario Rete Antiviolenza...

a cura di d.ssa Pina Ferraro

Consigliera di parita’ effettiva

Per la provincia di ancona

ESPERTA METODOLOGIA DI INTERVENTO E POLITICHE DI CONTRASTO ALLA

VIOLENZA DI GENERE

Provincia di Ancona

Seminario Rete Antiviolenza FERMO 22 MARZO 2013

La voglia di studiare, progettare, creare servizi specializzati e, quindi, di approfondire la conoscenza e lo studio del fenomeno della violenza di genere contro le donne ed i minori, si concretizza, al termine dell’attività di ricerca relativa al progetto pilota “Rete Antiviolenza tra le città Urban Italia” (1999-2001).

a cura di Pina Ferraro

Ed è così che nasce

E, qualche anno più tardi,

Il Servizio Sociale Professionale

presso la Questura di Catania

a cura di Pina Ferraro

a cura di Pina Ferraro

79%

11%

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3% 3%

Il luogo del maltrattamento sulle donne in base alle risposte degli operatori

. Casa

. Strada

. Automobile

. Luogo di lavoro. Parcheggio

. Discoteca

. Altro

a cura di Pina Ferraro

69%11%

3%3% 6%

8%

Il luogo della violenza sessuale sulle donne in base alle risposte degli operatori

. Casa

. Strada

. Automobile

. Luogo di

lavoro

. Discoteca

. Altro

a cura di Pina Ferraro

Le risposte fornite dagli/lle operatori/trici intervistati hanno messo in evidenza quelle che continuano a rimanere delle questioni aperte e sulle quali le risposte delle istituzioni sono state spesso insufficienti:

1) un problema culturale: stereotipi e pregiudizi rappresentano un ostacolo ancora consistente, che spesso si traduce in atteggiamenti di "chiusura" e scarsa capacità di riconoscimento della violenza.

a cura di Pina Ferraro

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Immediatamente dopo qualcosa avviene nel nostro paese:

1) Emersione del fenomeno della violenza di genere contro le donne all’interno delle istituzioni;

2) Maggiore dialogo tra questi ultimi e i centri

antiviolenza esistenti;

3) Nascita di altri centri antiviolenza sulla spinta dei dati delle ricerche nazionali (1^ e 2^ fase);

4) Avvio di una lunga e sofferta concertazione, con i governi che si sono succeduti, al fine di varare una legge organica sulla violenza alle donne (ivi compresa la legge sullo stalking);

… a cura di Pina Ferraro

“La violenza fatta alle donne designa tutti gli atti di violenza fondati sull'appartenenza al sesso femminile, che causano o sono suscettibili di causare alle donne danno o delle sofferenze fisiche, sessuali, psicologiche e che comprendono la minaccia di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica sia nella vita privata«

(dichiarazione dell'ONU sulla eliminazione della

violenza contro le donne - novembre 1993)

La violenza di genere

a cura di Pina Ferraro

Ma perché si parla cosi’

tanto di violenza di

genere?

e come mai negli ultimi

anni sono sorti tanti

servizi, protocolli e

iniziative?

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• Movimento femminista anni 70; • Gruppi femminili di riflessione politica; • Primi Centri contro la violenza donne, fine anni 80 (Milano, Roma, Firenze)

L’obiettivo prioritario dei Centri Antiviolenza si basa sull’importanza di creare una relazione di genere tra donne (l’operatrice e la donna che chiede aiuto) e darsi forza attraverso questa. I centri antiviolenza inizialmente non sono pensati come «servizi», piuttosto come luoghi di relazione tra donne in cui attivare forme di ascolto e di mutuo aiuto.

Il Centro Antiviolenza vuole essere un “luogo altro” che permetta alla donna di raccontare il proprio vissuto e di ricevere ascolto, al fine:

di acquisire consapevolezza delle proprie qualità,

competenze e risorse per elaborare difese e soluzioni per sé e per i propri figli;

di tracciare, insieme all’operatrice di accoglienza,

un percorso di superamento e di uscita dalla violenza, attraverso un progetto che vada verso la conquista dell’autonomia personale, la ricostruzione della stima e della fiducia in se stessa e il riconoscimento della violenza subita;

L’operatrice d’accoglienza è una figura professionale preposta a svolgere attività mirate alla costruzione di un progetto di uscita dalla violenza.

L’attività è finalizzata a valorizzare e promuovere le risorse personali delle donne che si rivolgono al centro, attraverso la definizione di un progetto personalizzato, che ha lo scopo di favorire l’uscita dalla situazione di violenza.

L’operatrice di accoglienza realizza tale attività sostenendo e rafforzando la soggettività femminile, integrandosi con le altre professionalità del centro antiviolenza ed utilizzando le risorse disponibili nel territorio.

Il primo contatto con il centro avviene sempre su richiesta diretta della donna stessa, attraverso il Telefono Donna.

Inizia il percorso di accompagnamento alla fuoriuscita dalla violenza, e partendo sempre dalle risorse e dai desideri della donna, viene elaborato insieme all’operatrice un progetto di vita alternativo.

All’interno di questo percorso vengono attivate, se necessario, le consulenze legali e psicologiche (interne al centro e in stretta connessione e lavoro d’equipe).

Inoltre sarà attivato il lavoro di rete tra tutti i servizi che sono, o possono essere, coinvolti nel percorso di accompagnamento della donna alla fuoriuscita della violenza.

La relazione di accoglienza viene gestita in un ottica di genere, ciò significa che l’operatrice deve essere in grado di:

individuare gli stereotipi sull’identità femminile e

sul rapporto tra i generi che incidono nel mantenimento dello stato di vittima;

mettere in gioco nella relazione d’accoglienza aspetti di valorizzazione dell’identità femminile;

a cura di Pina Ferraro

Una vittima ogni tre giorni. Queste sono le cifre di una guerra che si consuma tra le mura di casa

La violenza domestica.

O.M.S.

E’ la violenza tra le mura domestiche la prima causa di morte o invalidità permanente delle donne tra i 14 e i 50 anni. Sempre più spesso la vittima vive sotto lo stesso tetto dell'autore della violenza.

a cura Pina Ferraro

Il Cammino delle Istituzioni

Convenzione per l’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (CEDAW) adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 1979 e ratificata dall’Italia nel 1985.

ONU - IV Conferenza Mondiale sulle donne - Pechino 4-15 settembre 1995

Approvazione della legge italiana n.66 "norme contro la violenza sessuale" 15 febbraio 1996

Direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri "Azioni volte a promuovere l'attribuzione di poteri e responsabilità alle donne" Obiettivo 9: promuovere efficaci iniziative di contrasto della violenza. 27 marzo 1997.

a cura di Pina Ferraro

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Indagine Istat sulla sicurezza dei cittadini "violenze e molestie sessuali", L. Sabbadini, 1997-98 (la prima)

Avvio di un lungo e tuttora ricco periodo di finanziamenti Europei Daphne (1997)

Progetto Pilota Rete Antiviolenza tra le città Urban Italia – 1999-2001 e 2003-2004

Legge 154 del 4.4.2001 "Allontanamento dalla casa familiare"

Progetto Arianna e avvio Numero unico antiviolenza 1522 – (27.12.2005)

Il Cammino delle Istituzioni/2

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Decreto Legge n.11 del 23 febbraio 2009 “Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori”.

Nel 2009, in occasione del 30° anniversario della CEDAW Convenzione ONU per l'Eliminazione di tutte le forme di Discriminazione Contro le Donne, la Piattaforma ha lanciato la campagna di sensibilizzazione Lavori in corsa: 30 anni CEDAW

Al via primo Piano nazionale antiviolenza (2010)

L'Italia firma la Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica (SET 2012)

Il Cammino delle Istituzioni/3

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Unione Europea – Comitato dei Ministri Raccomandazione REX (2002)5 del Comitato dei

Ministri agli Stati membri sulla salvaguardia delle donne dalla violenza 30.04.2002

Raccomanda ai governi degli Stati membri di:

1) considerare la violenza maschile sulle donne un prodotto

della ineguaglianza di genere e del predominio maschile;

2) agire contemporaneamente sui diversi livelli che ne

consentono la sopravvivenza, livelli che possono essere in

estrema sintesi indicati nel modo seguente: prevenzione;

servizi di assistenza alle vittime e di riabilitazione;

formazione e istruzione; aspetti sanitari; statistiche e

ricerche; legislazione e pratica giudiziaria.

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3) dare riconoscimento e sostegno anche finanziario alle ONG e alle organizzazioni di donne impegnate su tali tematiche;

4) promuovere la collaborazione tra tali

organizzazioni della società civile e i livelli politici e tecnici delle istituzioni.

Unione Europea – Comitato dei Ministri Raccomandazione REX (2002)5 del Comitato dei

Ministri agli Stati membri sulla salvaguardia delle donne dalla violenza 30.04.2002

La violenza e i maltrattamenti

contro le donne

dentro e fuori la famiglia

2007

La violenza e i maltrattamenti contro le donne I numeri della violenza

NEL CORSO DELLA VITA

6 mln 743 mila donne 16-70 anni hanno

subito almeno una violenza fisica o sessuale

nel corso della vita, pari al 31,9%

5 MLN Violenza sessuale: 23,7%

3 MLN 961mila Violenza fisica: 18,8%

La violenza e i maltrattamenti contro le donne UN FENOMENO SOMMERSO

Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate, il sommerso è elevatissimo: 93,8% - il 95,6% delle violenze da un non partner - il 92,8% di quelle da partner

la maggioranza delle vittime che hanno denunciato il fatto non sono state soddisfatte del lavoro svolto dalle forze dell’ordine (51,4%) )

1522 Presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le pari opportunità - è istituito un numero verde nazionale a favore delle vittime di violenze di genere e atti persecutori, attivo H/24, con la finalità di fornire un servizio di prima assistenza: sociale, psicologica e giuridica, da parte di personale femminile dotato delle adeguate competenze, nonché di comunicare prontamente, nei casi di urgenza e su richiesta della persona offesa, alle forze dell’ordine competenti gli atti persecutori segnalati e indicare il centro antiviolenza più vicino.

a cura di Pina Ferraro

Indagine sul femminicidio in Italia 2006: nr. 101 casi

2007: nr. 107 casi

2008: nr. 113 casi

2009: nr. 119 casi

2010: nr. 127 casi

2011: nr. 92 casi

2012: nr. 124 casi

Tutti omicidi commessi tutti da: marito, convivente, amante, fidanzato, ex marito, parente, figlio.

a cura Pina Ferraro

A rendere impuniti, di fatto, la grande maggioranza degli episodi

A rafforzare nei responsabili il senso di impunità

Ad aumentare il senso di impotenza delle vittime

a cura di Pina Ferraro

PERCHE’ LE DONNE NON DENUNCIANO/1

Paura (per sé e per i propri figli) di comportamenti vendicativi da parte dell’autore della violenza, soprattutto nel caso in cui vi siano state minacce

Temere di dover incontrare il maltrattatore faccia a faccia nel corso del processo

Sentimenti di imbarazzo e di vergogna

Paura di non essere credute

Paura di essere giudicate

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PERCHE’ LE DONNE NON DENUNCIANO/2

Senso di impotenza;

Sentimento di protezione nei confronti del partner violento e speranza in un suo cambiamento;

Desiderio di dimenticare l’accaduto;

Negazione, minimizzazione e altri sintomi propri di chi subisce un trauma;

Dipendenza economica dal maltrattatore;

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Percorso iniziato nel 2004

(sottoscrizione del protocollo di

intesa in data 31 gennaio 2008)

a cura di Pina Ferraro

Partner del Progetto

• Comune di Catania • Comune di Misterbianco: Assessorato Servizi Sociali • Comune di Motta S. Anastasia: Assessorato Servizi Sociali • Comune di Randazzo: Assessorato Servizi Sociali • Facoltà di Scienze Politiche • U.P.S. – Provveditorato agli Studi • Questura di Catania • Comando Provinciale Carabinieri • Azienda A.S.L. n. 3: Servizio di Psicologia Servizio di Neuropsichiatria

Infantile Servizio Tutela Sanitaria Materno

Infantile Servizio di Salute Mentale

• Assessorato Prov.le alle Politiche Scolastiche e pari Opportunità

• Procura della Repubblica

• Tribunale per i Minorenni

• Azienda Ospedaliera O.V.E. – Ferrarotto – S. Bambino

• Azienda Ospedaliera “Cannizzaro”

• Associazione Italiana Avvocati per la Famiglia e i Minori

• Associazione Le Onde Onlus

• Associazione Thamaia Onlus

• Cooperativa Sociale Marianela Garcia

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Sviluppo della rete di distretto e

modalità’ di gestione della rete/1:

L’azione di sistema prevista riguardava il potenziamento e l’estensione della rete antiviolenza, nata con il progetto Urban di Catania e Misterbianco, con l’inserimento del Comune di Motta S. Anastasia (D.S.S.16), e di altri comuni che ne facevano richiesta, attraverso un ciclo di seminari di formazione ad un gruppo di max 30 operatori/trici, di tutti i servizi coinvolti, che sono diventati, successivamente, referenti della Rete Antiviolenza del Distretto Socio Sanitario D16.

a cura di Pina Ferraro

I seminari avevano come obiettivo la costruzione di strumenti comuni per l’analisi della violenza sulle donne e nella famiglia, lo scambio di informazioni ed esperienze tra gli operatori/trici di tutti i servizi coinvolti e che possono essere “nodi di rete”, nonchè la definizione di un protocollo comune sulle modalità di lavoro futuro della rete.

Sviluppo della rete di distretto e

modalità’ di gestione della rete/2:

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Gli incontri della rete antiviolenza, sono stati preceduti da una formazione ai referenti della rete stessa, realizzata da esperte sulle tematica Ciò ha consentito la costruzione di un linguaggio comune e condiviso da tutti/e gli/le operatori/trici rispetto al fenomeno della violenza di genere e alla metodologia di intervento.

Inoltre gli incontri hanno favorivo la conoscenza reciproca e le attività svolte dal Centro antiviolenza “Thamaia” e la modalità di gestione della Casa Rifugio ad indirizzo segreto, prestando molta attenzione sulle professionalità di ciascuna operatrice analizzando specificatamente la metodologia di intervento utilizzata.

a cura di Pina Ferraro

Gli incontri tra i partner hanno reso evidente che, al fine di individuare linee comuni di collaborazione e allo scopo di realizzare interventi integrati, si doveva cominciare ad usare una modalità comune di rilevazione della violenza alle donne all’interno dei vari servizi. A tal fine è stata utilizzata una matrice di raccolta dei dati, utile a rilevare in ciascun ente, le attività espletate all’interno di ogni Ente e quali, tra queste, potevano essere funzionali ad interventi di contrasto e prevenzione della violenza sulle donne.

a cura di Pina Ferraro

La volontà unanime, espressa dai singoli referenti, di approfondire la conoscenza del fenomeno della violenza di genere e promuovere un’efficace azione di sensibilizzazione, ha previsto la pianificazione e la programmazione congiunta di cicli seminariali per estendere la sensibilizzazione ad altri/e operatori/trici degli enti coinvolti.

Oltre ai seminari, sono state realizzate due iniziative destinate esclusivamente ai partner referenti, che hanno affrontato il fenomeno della violenza sulle donne con riferimento a tematiche psico-sociali e legali-giudiziarie.

a cura di Pina Ferraro

Gli incontri hanno avuto ad oggetto, anche la definizione della collaborazione dei soggetti della Rete, rispetto agli ingressi presso la struttura di ospitalità ad indirizzo segreto, allo scopo di far emergere le linee di collaborazione attuabili.

Ciò ha messo in evidenza la necessità di una stabile e

consolidata prassi operativa con i Servizi sociali comunali, direttamente coinvolti nella definizione e messa in atto dei percorsi progettuali di fuori uscita dalla violenza, che vedono protagoniste le donne prese in carico ed i loro eventuali figli minori.

Così è emersa la necessita, evidenziata dai referenti

all’unanimità, di realizzare singoli incontri di sensibilizzazione, relativi alla tematica della violenza di genere, presso le sedi istituzionali dei Servizi aderenti alla Rete antiviolenza.

La necessita’ di condividere gli obiettivi/2

a cura di Pina Ferraro

L’INFORMAZIONE/1

Una importante attività, svolta durante tutto il periodo degli incontri con la rete antiviolenza è stata l’attività di informazione.

Tutti/e i/le referenti/e sono state informate,

di volta in volta, delle novità locali, regionali e nazionali, in tema di politiche di contrasto al fenomeno della violenza di genere e di interventi attuati in altri contesti (ad esempio il Progetto Arianna, che ha previsto l’attivazione di un call center nazionale - 1522), al servizio delle donne vittime di violenza, e l’avvio di specifiche attività volte a costruire reti locali all’interno di alcuni territori pilota, in ambito nazionale.

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Inoltre, gli incontri di rete hanno reso

possibile la costante informazione sulla mappatura aggiornata dei servizi e delle realtà del terzo settore operanti nel distretto socio-sanitario D16

Infine, i referenti della rete, sono stati

compiutamente informati sull’andamento dei rapporti tra i Centri aderenti alla rete antiviolenza nazionale e il Ministero delle Pari Opportunità e della Sanità, con il quale si è instaurato un confronto periodico sulla problematica della violenza di genere, sugli interventi attuabili ed il reperimento di nuovi fondi di finanziamento.

L’INFORMAZIONE/2

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OBIETTIVI RAGGIUNTI E PROPOSTE

In definitiva, gli incontri di rete, hanno creato una fitta rete di collaborazione tra i partner che, avendo avuto modo di confrontarsi e, a volte scontrarsi, su modalità operative differenti e a volte in apparente contrasto tra loro, hanno facilitato la creazione di un linguaggio comune e una sicura base operativa su cui poggiare le progettualità future, nel pieno rispetto delle reciproche autonomie.

a cura di Pina Ferraro

a cura di Pina Ferraro

PROGETTO INTERNAZIONALE

“Wosafejus: Perché lei non denuncia? Capire e migliorare la sicurezza e il diritto delle

donne alla giustizia

a cura di Pina Ferraro

La messa in opera del progetto internazionale sul territorio catanese ha consentito la ripresa dell’attività della rete antiviolenza che, stimolati e, supportati dall’attività di formazione e informazione prevista dal progetto (anche con partner stranieri), ha pianificato delle azioni congiunti e costruito un percorso condiviso di attività a breve, medio e lungo termine.

Implementazione della rete antiviolenza

CONCLUSIONI

Il lavoro di rete è un percorso… e come tale necessita

della volontà di essere “percorso” e, soprattutto, necessita

della volontà istituzionale degli enti coinvolti a renderlo

operativo, consentendo la costante partecipazione dei

referenti agli incontri, ai seminari e, non da ultimo,

rendendosi disponibili ad una progettazione condivisa e alla

costruzione di un linguaggio comune che permetta alla

donna ed ai minori vittime di violenza, di sentirsi “sorretti”

da una rete fatta di persone prima di ogni altra cosa. a cura di Pina Ferraro

IMPORTANTE: Occorre agire con forza e, tutte

insieme , per cambiare la cultura in noi e attorno a noi

L’informazione e la conoscenza

approfondita delle normative e delle politiche di genere sono il primo passo per il cambiamento

grazie