Sdeng! n°8

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Sdeng! Numero 8 nuova serie Novembre 2mila11 sdeng.it

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numero di Novembre

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© S d e n g !

N u me r o 8 ( n u o v a s e r i e ) - N o v e mb r e 2 0 1 1

I mma g i n e d i c o p e r t i n a : J u l i a n n e R i c c i a r d i

www.sdeng.it c o n t a t t a s d e n g @ l i b e r o . i t

A c u r a d i : Lo r e n z o Al u n n i , G i o v a n n i B e t t a c c h i o l i , S e r e n a F a c c h i n , G i u l i a T o n e l l i

( s i t o ) , M a rc e l l o V o lp i , o l t r e a g l i a u t o r i d e i s i n g o l i c o n t r i b u t i .

P e r t u t t i i co n t e n u t i d i S d e n g ! : S o me r i g h t s r e s e r v e d ( c r e a t i v e co mmo n s . o r g )

S D E N G ! è u n s u p p l e me n t o o n - l i n e a “L ’ Al t r a p a g i n a ” , D i r e t to r e R e s p o n s a b i l e : E n z o

R o s s i , Au t o r i z z a z i o n e d e l T r i b u n a l e d i P e r u g i a n ° 6 8 4 d e l 2 1 / 0 1 / 1 9 8 4 .

Sdeng! Numero8 nuova serie Novembre 2mila11

“Non torno a cena” Installazione e poesia

di Sanluca

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C ontrariamente a quanto vi

hanno insegnato a scuola o

nei corsi d’inglese comprati

in edicola, Our town si tradu-

ce con Piccola città. In questo numero di

Sdeng! noi ci aggiungiamo anche “di Castello”,

e vediamo un po’ perché.

Our town è uno spettacolo teatrale che

andò in scena la prima volta il 22 gennaio 1938,

a Princeton, per poi diventare un classico del

teatro del novecento. A dare un’occhiata in gi-

ro per YouTube se ne trova una versione con

Paul Newman. In Italia, il testo è stato chiamato

Piccola città ed è andato in scena per la prima

volta il 28 marzo 1940 a Milano, al Teatro Nuo-

vo. Si racconta che i cosiddetti cumenda che

affollavano il teatro reagirono alla scena finale

(quella del cimitero...) schiamazzando, urlando

insulti, sventolando le chiavi di ferro che aveva-

no in tasca e toccandosi platealmente le palle,

per usare un francesismo.

La piccola città di Wilder si chiama

Grover’s Corner, classico paesino della provin-

cia americana. Il testo ne racconta la vita di tutti

i giorni, apparentemente immobile. Ma il tema

profondo è quanto di questa quotidianità non ci

si renda realmente conto finché non si finisca

con il prendere atto – irrimediabilmente tardi –

di far parte niente di più che del nudo scorrere

del tempo. Ed è un tempo che Wilder riesce pa-

radossalmente a sospendere, pur mostrandone

l’ineluttabilità.

Piccola città ha avuto un adattamento ti-

fernate. L’ha scritto Ivan Teobaldelli a fine anni

novanta per il Laboratorio teatrale Ottobre, di-

retto da Valeria Ciangottini. Era un progetto

offerto al Festival delle Nazioni. Poi le cose

andarono storte (che i cumenda nostrani abbia-

no qualche responsabilità?), la Compagnia non

poté più contare sulle condizioni necessarie per

metterlo in scena e nel 2000 si è fermata, pur-

troppo.

Saputo dell’esistenza dell’adattamento,

abbiamo chiesto all’autore di poter leggerlo, ma

le cose non potevano essere così facili: il file

era in un computer che a un certo punto decise

di morire con tutti i suoi contenuti, e l’unica

copia dattiloscritta era in uno scatolone che, se

ancora esistente, aveva attraversato un trasloco

che lo metteva in pericolo. Ma, dopo qualche

mese di ricerca, ecco rispuntare il fascicolo, ed

eccolo in Sdeng!

La Piccola città di Teobaldelli è popolata

di figure familiari per chi frequenta Città di Ca-

stello, ma ciò che non cambia, oltre alle caratte-

ristiche del testo, è la verità esistenziale di

un’opera che, ci piaccia o no, fa uscire da teatro

(o dalla lettura) con quella tremenda ma mera-

vigliosa indecisione: disperarsi per quel che si è

appena capito o gioire di quel che di artistico si

è appena goduto?

Qui nella redazione a sette piani di

Sdeng! abbiamo deciso di riproporre il testo di

Ivan Teobaldelli esattamente come lui l’ha ripe-

scato, il dattiloscritto vero e proprio, nella glo-

riosa tradizione del “manoscritto ritrovato”. Lo

stage manager è indicato con “S/M” e gli altri

personaggi... insomma, li riconoscerete da soli.

Bando alla ciance. Piccola città, di Thor-

nton Wilder, adattamento di Ivan Teobaldelli.

Sipario.

Piccola città... di Castello di Lorenzo Alunni

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F iori, capellilunghibiondi, pattern, gioco, carillon, colori, carta, latte, marmellata, mele,

diario, treccia, Parigi. Sarebbero queste le parole chiave se dovessi “ingabbiare” il lavo-

ro di Julianne in una ipotetica definizione delle sue immagini (se solo fosse possibile

definire un’immagine!).

Già da queste parole avrei una piacevole sensazione, paragonabile ad una colazione all’aperto, ad

una passeggiata in un giardino fiorito o a quel momento in cui l’infanzia e l’età adulta si scambia-

no il testimone ma in maniera lenta e mai definitiva.

Julianne ha 13 anni, non vuole dimostrarne più, fotograficamente parlando, ma inconsciamente

insegna a tutti i fotografi (e non solo!) adulti una lezione da tenere sempre a mente, ovvero la ca-

pacità di vedere nelle cose di tutti i giorni lo spunto per un sorriso e lo stupore quotidiano.

Ho chiesto a lei delle parole per descrivere il suo lavoro, ed ha risposto così…

“Ecco per descrivermi bastano parole molto bizzare e originali, non so neanche io bene come so-

no fatta. Io nelle mie fotografie utilizzo quasi sempre oggetti perchè mi piacciono, sono per me

come delle belle modelle. L'ispirazione spesso mi viene appena mi sveglio la mattina, infatti molte

foto sono state scattate in quei momenti. Cerco di annotare le mie idee in un taccuino rosa con dei

brillantini. Mi piacciono i vestiti colorati, la cioccolata e la pioggia. I miei fotografi preferiti sono

Rène Burri e Eve Arnold.”

Introduzione di Serena Facchin

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di Giovanni Bettacchioli

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A ffezionati lettori, questo è l’articolo che la redazione di SDENG! non avreb-

be voluto farvi leggere. Ogni singola, scomoda lettera che vedete impressa

nei vostri monitor è infatti il sorprendente risultato di pressioni lobbistiche e

SINERGIE relazionali con personaggi politici e/o malavitosi piuttosto in-

fluenti. Quello che SDENG! non voleva portare alla vostra conoscenza è che domenica 4

Settembre 2011 è stata scritta (con l’inchiostro simpatico) una delle pagine più commo-

venti della storia tifernate dai tempi della cresima di Vitellozzo Vitelli. Quella maledetta

domenica di inizio settembre, un manipolo di uomini dallo schietto accento altotiberino e

dall’abbigliamento perlopiù adolescenziale ha deciso di lasciarsi alle spalle la casa, la fa-

miglia, la sicurezza economica e psicofisica per riconquistare simbolicamente un gengoso

sputo di anonima terra tifernate custodito gelosamente dalla confinante – ed indi per cui

ostile – Regione Marche. Non basterebbero tutte le parole di tutti i trattati filosofici di He-

gel (da cui gli scriventi prendono le dovute distanze) per descrivere il coraggio, il sacrifi-

cio e la pignoleria geopolitica di questi uomini e donne, la cui unica colpa è stata quella di

accarezzare un ruvido sogno castelano.

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P ochi minuti dopo la simbolica riconquista

dell’inutile exclave, infatti, le terrifiche apostrofa-

zioni dei cittadini apecchiesi, santangelinvadedini

e piobbichensi si sono materializzate al cospetto

dei nostri sotto forma di un devastante nubifragio che ha

spazzato via l’accampamento che essi avevano operosamente

costruito alle prime luci dell’alba, dilavando in un nonnulla i

sogni di gloria e la coscienza sensibile degli sfortunati parte-

cipanti.

I più scaltri hanno trovato riparo presso i ruderi di Cà S. Donato,

altri hanno resistito stoicamente esponendosi alla furia della tem-

pesta tropicale al grido di “M. Ruperto, io non diserto!” altri an-

cora, purtroppo, sono stati travolti da impetuose colate di fango

(rivelatosi con senno di poi termale) e sono stati recuperati notte-

tempo alla periferia di Metaurilia.

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C oncludiamo questa non esauriente

narrazione con un ammonimento

alla redazione di SDENG!: non si

può voltare lo sguardo alla storia,

soprattutto quando non c’è una vera storia da

raccontare. Che cosa pensate di fare, quindi,

voltare la testa senza volgere lo sguardo? Ruota-

re l’intero busto mantenendo fissa la posizione

della testa e dello sguardo? O correggere lo

sguardo in direzione della verità inclinando la

testa? EH?!

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La poesia che trovate nella pagina successiva è parte di un'installazione artistica ad opera di

Sanluca, al secolo Luca Santinelli. Le sue parole erano scritte in un foglio poggiato su di un

tavolo, accanto ad una sedia che reggeva una giacca "macchiata" di colore." (immagine sot-

to) L’installazione è stata presente dal 3 al 25 settembre presso lo spazio espositivo “Il Tor-

rione” di Città di castello, titolo della mostra, in collaborazione con Francesco Fantini:

“OLTRE LE 4 PORTE”.

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Gli autori di Sdeng! 8

Julianne Ricciardi amante della fotografia, nasce a Rouen (Francia) nel 1998. Frequenta la scuola

media Giovanni Pascoli di Città di Castello. Parla perfettamente il francese e l’italiano, Pratica dan-

za classica e contemporanea.

SANTINELLI LUCA in arte “SAN LUCA” poeta e pittore, nonche’ vignettista satirico per un

noto mensile, nasce nel 1969 a Citta’ di Castello (pg) dove vive e lavora. Il percorso di Sanluca è

arduo, quindi degno di essere perseguito fino in fondo, portando avanti il linguaggio pittorico che ha

scelto fino alle estreme conseguenze. C’è un fondo di sincerità nelle opere di Luca Santinelli, e il

surrealismo del contesto in alcuni soggetti, o i soggetti stessi in altre, è la maniera che l’artista usa

per comunicare il proprio bisogno di superamento della realtà quotidiana, laddove quest’ultima non

lo soddisfi appieno. Così anche la sua ricerca letteraria, che si abbevera alle fonti dei poeti surrealisti

francesi, cerca un percorso personale dove far convergere lo stesso sentimento di affrancamento

dall’oggettivo.

La volontà mitopoietica del fare artistico di Sanluca , propria di tutti gli artisti, è nel suo caso forse

all’inizio, ma ha individuato già la sua strada, e la sta percorrendo.

Ivan Teobaldelli “Co-fondatore del periodico "Babilonia", è autore, fra le altre cose, del romanzo

"Esercizi di castità" (Einaudi) e "La biblioteca di Sodoma" (Sperling & Kupfer). Il suo ultimo lavoro

è "Un bacio alla rosa selvatica. frammenti di biografie” (Edizioni uova Phromos), tratto

dall’omonimo monologo teatrale già andato in scena l’11 marzo scorso presso il Teatro degli illumi-

nati di Città di Castello e ora pubblicato, per iniziativa del centro studi “Pillitu-Meroni” in occasione

del centenario della morte di Alice Hallgarten Franchetti. Scrive dei suoi viaggi nei paesi del Medi-

terraneo sul mensile L'Altrapagina."

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