SCUOLA DELLE OPERE 2015 2016 PRIMA LEZIONE Monica … · quando siete andati lì, vi ha detto che...

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SCUOLA DELLE OPERE 2015 2016 PRIMA LEZIONE Monica Poletto Iniziamo questa nuova edizione della scuola opere, che porta titolo “fare con generare processi”: Qs parola, generare processi, l’abbiamo scoperta dal Papa, durante l’incontro in Bolivia; ha detto “mi piace molto l’immagine del processo, i processi, dove la passione per il seminare, per l’irrigare con calma ciò che gli altri vedranno fiorire sostituisce l’ansia di occupare tutti gli spazi di potere disponibili e vedere risultati immediati. La scelta è di generare processi e non di occupare spazi. Ognuno di noi non è che parte di un tutto complesso e variegato che interagisce nel tempo: gente che lotta per un significato, per uno scopo, per vivere con dignità, per “vivere bene”, dignitosamente, in questo senso.. Perchè qs frase ci ha colpito e perchè vogliamo dunque mettere a tema il generare processi che è lo scopo attraverso il metodo del fare con. Nelle ultime edizioni ci siam concentrati su aspetti interni, che erano fondamentali, gli strumenti dell’opera e le relazioni che le operano sviluppano. Soprattutto in un periodo in cui perdura la crisi dell’economia e recentemente si è aggrevata la crisi sociale , ci accorgiamo che molte opere sociali costituiscono un importante contributo al bene comune proprio in quanto generano ciò che nella ns società apre come veramente indispensabili, cioè processi di cambiamento e riscatti dal basso per famiglie e comunità , in sintesi generanno processi e attuano la sussidiarietà. Come esperienza personale, girando tanto, posso dire che mi è evidente che qcosa sta succedendo, perché nascono nuovi modi di fare opere sociali, magari per la crisi dello stato e della PA, perché tutto sta cambiando, tanti opere sociali stanno accettando sfida di qs cambiamento. Nascono opere nuove che sono più leggere e informali, anche per evidenti ragioni di mancanza di risorse ma non per qs meno signficative, capaci di aggregare e di rispondere ai bisogni. Abbiamo anche imparato il fatto che nella crisi la cosa più importante è non chiudersi in se stessi, ma vivere un paragone che ci aiuti a capire la realtà. Insomma, è il momento di guardarci intorno, cioè di guardare, per scoprire ql che succede, chi e come, perché a noi interessa il metodo, genera nuovi processi che cambiano il proprio contesto, Lavorando con le persone date per esempio. Qs per paragonarci e scoprire nuovi modi di fare opera sociale, diversi dai ns, desiderosi di trarre da qs ascolto un contributo per cambiare anche noi, perché Tutto ql che vive cambia. Iniziamo con l’Esperienza dell’Hogar di Cristo, come vedrete è una realtà veramente molto diversa da ns, è una realtà sociale molto povera e degradata. Ci sono cose molto più brutte delle immagini. Siamo stati tanto provocato da persone incontrate e anche dal loro metodo. Abbiamo preparato un breve video, è un tentativo di spiegare ql che abbiamo visto: la Prima parte spiega cosa è l’Hogar de cristo, e poi c’è un intervista a padre charly che ci spiega qual e il loro metodo.

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SCUOLA DELLE OPERE 2015 2016

PRIMA LEZIONE

Monica Poletto

Iniziamo questa nuova edizione della scuola opere, che porta titolo “fare con generare processi”: Qs parola, generare processi, l’abbiamo scoperta dal Papa, durante l’incontro in Bolivia; ha detto “mi piace molto l’immagine del processo, i processi, dove la passione per il seminare, per l’irrigare con calma ciò che gli altri vedranno fiorire sostituisce l’ansia di occupare tutti gli spazi di potere disponibili e vedere risultati immediati. La scelta è di generare processi e non di occupare spazi. Ognuno di noi non è che parte di un tutto complesso e variegato che interagisce nel tempo: gente che lotta per un significato, per uno scopo, per vivere con dignità, per “vivere bene”, dignitosamente, in questo senso.. Perchè qs frase ci ha colpito e perchè vogliamo dunque mettere a tema il generare processi che è lo scopo attraverso il metodo del fare con. Nelle ultime edizioni ci siam concentrati su aspetti interni, che erano fondamentali, gli strumenti dell’opera e le relazioni che le operano sviluppano. Soprattutto in un periodo in cui perdura la crisi dell’economia e recentemente si è aggrevata la crisi sociale , ci accorgiamo che molte opere sociali costituiscono un importante contributo al bene comune proprio in quanto generano ciò che nella ns società apre come veramente indispensabili, cioè processi di cambiamento e riscatti dal basso per famiglie e comunità , in sintesi generanno processi e attuano la sussidiarietà. Come esperienza personale, girando tanto, posso dire che mi è evidente che qcosa sta succedendo, perché nascono nuovi modi di fare opere sociali, magari per la crisi dello stato e della PA, perché tutto sta cambiando, tanti opere sociali stanno accettando sfida di qs cambiamento. Nascono opere nuove che sono più leggere e informali, anche per evidenti ragioni di mancanza di risorse ma non per qs meno signficative, capaci di aggregare e di rispondere ai bisogni. Abbiamo anche imparato il fatto che nella crisi la cosa più importante è non chiudersi in se stessi, ma vivere un paragone che ci aiuti a capire la realtà. Insomma, è il momento di guardarci intorno, cioè di guardare, per scoprire ql che succede, chi e come, perché a noi interessa il metodo, genera nuovi processi che cambiano il proprio contesto, Lavorando con le persone date per esempio. Qs per paragonarci e scoprire nuovi modi di fare opera sociale, diversi dai ns, desiderosi di trarre da qs ascolto un contributo per cambiare anche noi, perché Tutto ql che vive cambia. Iniziamo con l’Esperienza dell’Hogar di Cristo, come vedrete è una realtà veramente molto diversa da ns, è una realtà sociale molto povera e degradata. Ci sono cose molto più brutte delle immagini. Siamo stati tanto provocato da persone incontrate e anche dal loro metodo. Abbiamo preparato un breve video, è un tentativo di spiegare ql che abbiamo visto: la Prima parte spiega cosa è l’Hogar de cristo, e poi c’è un intervista a padre charly che ci spiega qual e il loro metodo.

Poletto Cosa significa nella tua esperienza generare processi? Padre Charly Penso che la prima cosa per noi sia rispondere, rispondere alla realtà che ci tocca, che ci viene data. Questo principio che il papa pone nella Evangelii Gaudium, cioè che dobbiamo iniziare processi più occupare spazi, é vincolato con l’altro principio, che la realtà é superiore all’idea. Rispondere é come assumere i problemi, i conflitti, le difficoltà. E quando noi iniziamo a rispondere, non abbiamo tutte le risposte, non abbiamo compreso tutto il problema. Questo modo di lavorare delle ONG, che vengono qui con un “enlatado” cioè con un progetto che é chiuso, che é già stato pensato, che non sta in dialogo con la realtà, non é il ns metodo. Iniziare processi é mettersi in discussione nel tempo, il tempo va manifestando le difficoltà, va mostrando il cammino, il tempo é la necessità di mettersi a rispondere, é la voce di Dio, che ci mostra la strada. Poletto Ql che dici come sta creando un tessuto sociale nella villa? come é ricostruito il tessuto sociale? Il Papa, quando siete andati lì, vi ha detto che il vs. metodo é corpo a corpo, artigianale non industriale, ma nel tempo qs metodo artigianale, uno a uno, genera anche un’organizzazione... Padre CHarly ….dà come frutto, l’organizzazione, la genera, l’organizzazione é flessibile, si va costruendo nella risposta. Poletto E cosa ha generato qs cuerpo a cuerpo? Sono due i principi, che ci ha dato: uno, cuerpo a cuerpo, che ha due punti: diversità e compromesso; e l’altro principio che ci ha dato è ricevere la vita come viene, tutta la vita nella sua integralità. Questo ci ha permesso di superare la pretesa di una risposta specifica; qdo uno concentra lo sguardo sull’integralità di una persona, si accorge che non può avere all’interno dell’istituzione tutte le risposte, allora deve uscire e rapportarsi col resto, ricostruire quel puzzle, dove stanno tutte le altri parti della risposta. Lì ci siamo resi conto che la risposta era frammentata e che siamo noi che diamo unità alla vita. Fare qs con una persona ha iniziato a diffondersi, cosi si è affollato di persone. E non potevamo accompagnare la totalità di qs persone, noi che eravamo una piccola equipe. Dato che eravamo una piccola equipe, abbiamo pensato di convocare gli stessi ragazzi presenti. E’ chiaro, quando abbiamo iniziato a convocarli per accompagnare altri, per accompagnarli all’ospedale, per andare al tribunale, i medesimi ragazzi che stavano consumando droghe, e il risultato era che loro stessi si sentivano meglio, perchè stavano aiutando altri, perchè non si sentivano soli, perchè avevano qc cui fare compagnia, da andare a trovare a dare una mano. Si sono iniziati a generare vincoli, e legami di cura, di empatia di solidarietà , di ospitalità nella villa.. Che pian pianino han generato un tessuto nella comunità, qs per noi é stato molto importante perche qs é il tessuto risultato dal prendere la vita come viene. Poletto io ho visto persone che veramente hanno ricominciato a vivere non per l’aiuto ma per la resp che glia vete dato... Si Quando uno guarda la totalità della vita e non un frammento, il tempo é un altro, se uno, se uno é vicino e guarda tutta la vita non c’è tempo, il tempo é la vita dell’altra persona. Se uno lo accompagna hai un momento in cui lo si deve curare, un altro in cui ql persona può essere parte aiutando un altro, e cosi le persone si vanno “desplegando” e vanno generando responsabilità. Romina é una ragazza che abitava per strada, durante molti molto anni, noi gli abbiamo dato da mangiare, e la invitavamo a farsi il bagno e a cambiarsi gli abiti, la curavamo quando era ammalata, quando la menavano, e lei non chiedeva niente di piu. A volte faceva casino per la strada, faceva del male a

qualcuno. Romina é stata bruciata viva ,la sua famiglia le ha fatto il funerale. Si per concorrenza con alcune donne in strada, le hanno tirato della nafta addosso e le hanno dato fuoco. Negli stessi gironi era stato dato fuoco a un altra ragazza, e la famiglia di romina ha riconosciuto il corpo carbonizzato che era dell’altra ragazza, romina rimase 8 mesi in ospedale, alcuni mesi in coma, poi fu dimessa. Successivamente rimase in cinta in un momento molto duro, perché era affetta da sifilide, era anemica, aveva molta febbre, stava veramente male. In piu aveva la pancia. In quel momento accetto di essere accompagnata all’ospedale, andammo all’ospedale, e a lei pesava che aveva abbandonato prima 4 figli, li aveva lasciati con i genitori dei suoi compagni, con le zie..li aveva lasciati. Allora cosa succedeva...se lei fosse andata sola all’ospedale, sarebbero arrivati i servizi sociali e le avrebbero portato via il bambino, per la situazione in cui era. Se non ci fosse andata, sarebbero arrivati i transa e i dealers, che le avrebbero offerto droga, per comprare il bimbo. Perché sai, i neonati si vendono... Allora accettò che la accompagnassimo all’ospedale, diede alla luce suo figlio, luca, divino, e quando lo vide si innamoro, capi che doveva fare qualcos’altro con la sua vita. Cosi le cercammo una comunità terapeutica, ci entrò per un periodo, era una comunità mista. Lì si innamorò di un ragazzo, nella comunità era vietato fidanzàrsi, per cui furono espulsi entrambi. Andarono in casa della famiglia di lui, che non era una casa molto a posto. Lei stette li con il bimbo e con il moroso, noi andavamo a trovarli, venivano al centro, poi le trovammo una casetta dove poteva stare; li romina si era un po’ staccata da noi. Alla fine le riuscimmo a trovare una casa dove finalmente si poterono installare tutti assieme. Oggi lei cresce il bimbo di una ragazza che sta male. Cura anche una ragazza che abitava per strada, che adesso ha 14 anni, la cura come fosse una mamma, coordina una casa, aiuta i compagni ad amministrare i soldi. Oggi é molto espansiva, sta bene, però perchè? Beh, sono stati molti anni al suo fianco, a darle responsabilità e a fargliele accettare. Perchè darle responsabilità é dirle: 'mi fido di te, ti stimo, credo che c’é qualcosa in te che é molto valido…questo é molto importante perché se uno trova il valore che ha, uno può anche scommettere su se stesso, crescere, perché c é qualcuno che crede in te. E questo é il contrario dell’assistenzialismo assolutamente: il controllo, il negare la libertà e l’assistenzialismo, il fare le cose per l’altro contiene un messaggio che é: io di te non mi fido, tu non puoi. per quella strada le persone non possono andare avanti. possono arrivare fino a un top e poi cadono. Poletto Io gli ho chiesto di raccontare perchè ci ha colpito molto come persona, realmente ho visto una persona protagonista della sua vita. La cosa che abbiamo potuto vedere in questi tantissimi incontri é una effettiva ricostruzione di tutta la comunità senza personalismi, ma attaverso qs metodo del “cuerpo a cuerpo”. É veramente interessante qs punto di metodo da porre all’inizio della Scuola, che si vede benissimo nell’esempio di romina. Il metodo é che sfuma la differenza tra assistente e assistito. Si capisce che ogni persona dentro un rapporto personale è posta dentro un contesto di responsabilità, tutti sono dentro un contesto di responsabilità, sono tutte persone che si sono sentite tali perchè qc gli ha detto “ora mi dai una mano, adesso sei con me, vivo conte una corresponsabilità”. Mi sembra sia un punto di metodo Interessante da guardare e per paragonarsi rispetto al metodo che noi abbiamo nelle ns opere sociali. Abbiamo incontrato altre storie di tossicodipendenti: Chi porta avanti l’hogar sono quasi tutti ex tossici. La cosa interessante (da cui la domanda sull’organizzazione) é che ho visto un grandissimo ordine, non un caos. Ci sono stati alcuni episodi, in se portatori di grandissimo disordine, che sono stati gestiti, perché erano tutte persone abituate a dire io, a prendersi responsabilità. É molto interessante capire e approfondire come da qs cuerpo nasce un’organizzazione adeguata. Mentre le organizzazione ns sono spesso un tentativo di difesa dall’invadenza di qs cuerpo a cuerpo. Dopo questo primo intervento, son contenta adesso che abbiamo la possibilità di sentire Suor fulvia, suore carita assunzione. Loro sono una realtà antica, non di nuova generazione almeno, presente in tante città e nel mondo. E il primo punto evidente, comune con charly é questo operare nelle loro periferie, e senza dubbio non vedo tanto dissimile il metodo. Ho chiesto a suor fulvia queste cose: come prima cosa chi siete e cosa fate; nascono da un carisma ecclesiastico, e anche come vs finalità che sembrano le più immutabili rispetto a uno statuto di associazione dialogano con nuove modalità di intervento che la realtà impone. Tenendo conto anche di qs: Ql che loro normalmente fanno sono due ambiti, socioassistenziale ed educativo, ambiti dove ci sono stati tagli di risorse e tanta pretesa standardizzazione da parte ente pubblico, per i tagli. Si trovano a dialogare in una situazione cosi, non in una totale assenza dello stato come in argentina. TI chiedo anche, dopo questa presentazione, cosa vul dire generare processi, come non generate assistenzialismo ma soggetti.

Suor Fulvia Noi siamo una congregazione religiosa, nata in Francia alla metà dell’800. Il ns fondatore è padre pernet, padre assunzionista, che lavorava nel campo dell’educazione. Si é reso conto che suoi ragazzi appartenenti alle famiglie povere, non andavano a scuola, é iniziato ad andare nelle famiglie per vedere cosa accadeva e ha incontrato il mondo della rivoluzione industriale, ha incontrato le famiglie contadine trapiantate in città, per trovare lavoro, perdendo relazioni sociali, e mancava possibilità di accudimento dei figli, o per condizioni precarie di igiene e malattia, o perché per gli orari lavoro non lo consentivano (spesso i fratelli curavano i più piccoli). Mancava presenza nella famiglia. Nel 1864 ha avuto qs intuizione: come sarebbe diverso se ci fossero delle donne che andassero a aiutare le mamme a fare le mamme e a sostenere la famiglia, ha pensato a fondare la congregazione che avesse come compito di sostenere la famiglia nel domicilio nel bisogno emergente, quindi la malattia, il bisogno sociale, l’accompagnare i bambini a scuola, preparare da mangiare. Il metodo principale, che è il metodo tuttora, é la condivisione del bisogno nella sua concretezza. Diceva nel 1864: “il ns secolo é un tempo di indipendenza, di razionalismo e di sensualismo, non si vuol sentire parlare di un altra vita, si uccide il soprannaturale nelle anime, spegnendovi la fede in Gesù, e nella sua Chiesa; la famiglia si disgrega, dio é bandito da ospedali scuole ospizi, da leggi e istituzioni civili, viene negato o disprezzato, il ricco abusa del povero, il potente del debole, tutto crolla nella società; per qs é necessario rifare la famiglia rigenerandola”. Lui intuisce da subito che la novità di qs metodo è che le suore possano essere accompagnate nella loro missione dalle allora “classi abbienti”, invita le religiose a farsi accompagnare da quelle che erano allora le persone dell’alta società. Crea quasi da subito intorno alle comunità delle religiose delle fraternità di persone sposate, di gente che si coinvolge con il lavoro delle suore, non solo elargendo soldi, ma condividendo la loro quotidianità. Qs é il ns metodo anche adesso, in risposta al bisogno che c’é adesso. Don giussani una volta ci diceva, lui ci ha molto aiutato a permettere che il carisma del Pernet restasse al passo dei tempi: se qc venisse adesso e se lo sentisse adesso parlare, rimanesse stupito dalle parole che sono un po diverse, pero capirebbe che é la stessa cosa. La forza del carisma é che è capace di creare e di inventare, di riconoscere e aderire a cose nuove, strade nuove, mezzi nuovi. Quali sono ora qs strade nuove? Per esempio, a partire dagli anni 80, in quasi tutte le città in cui siamo (nelle periferie di milano torino napoli roma trieste madrid). A un certo punto, nella complessità della società che cambiava, ci siamo resi conto che c’era bisogno di un rapporto più stretto coi servizi, sia sanitari che sociali, che operavano sul territorio. Perché qs? Perché qs rapporto consentiva di rispondere in maniera più adeguata ai bisogno delle persone incontrate. Quindi si é iniziato a dialogare con ente pubblico. E a chiederci che cosa qs cambiamento ci chiede? Spesso la realtà dà delle sollecitazioni, e qs sollecitazioni chiedono un cambiamento. Leggere i segni dei tempi significa leggere tutti i fattori. Il dialogo del ns carisma con la realtà e la pazienza del tempo ci permette di capire quali sono poi le forme, per esempio a milano nell’85 é nata un associazione di volontariato perchè le famiglie legate a ns opera han capito che per fare eventi culturali aggregativi essere una associazione di volontariato consentiva al carisma di esprimersi di più. Nel 1986 a mIlano la ppaa ha chiesto: fondate una cooperativa perchè per certi tipi di rapporto é indispensabile che ci sia una cooperativa. A trieste la coop non c’è. Sono proprio risposte che si legano al bisogno del territorio. Facciamo assistenza domiciliare: educativa, infermieristica, socioassistenziale. Questa è l’opera per noi irrinunciabile. Poi facciamo tante cose altre: cag centro diurno minori, assistenza ed nelle scuole. Questa domiciliarità cambia. Rispetto ai minori vuol dire che prima si andava nelle case e si stava li, con i bambini e le mamme. Ora sta cambiando perché cambia la concessione di famiglia, spesso sono monogenitoriali, i genitori lavorano, e non sono in casa; le situazioni abitative non consentono permanenza in casa, o perché ci sono coabitazioni, o perchè senza la mamma non ha senso stare li. per cui abbiamo esigenza di spazi superiore a prima, spesso è a casa ns. La stessa cosa avviene nel mondo infermieristico, si é capita l’importanza del collegamento con gli ospedali, sia per un continuo aggiornamento sia perché il malato percepisca una continuità di cura. Il fatto di creare rapporti continuativi permette qs continuità. Poi sono entrate in qs ultimi anni nella congregazione sono entrate donne suore medico. Anche qs ricchezza di professionalità ha permesso di rispondere, capendo meglio quali erano i segni. Qs é il grande metodo, si parte da ql che c’è, non c’è da inventare niente, ql di cui c’è bisogno il Signnore te lo dà. In questo senso mi colpiva quello che dicevi prima: Che nesso c é tra me e la persona che incontro? Credo che il nesso sia qs: ci é dato nell’incontro ciò da cui dobbiamo partire, ciò da cui dobbiamo partire non è un progetto o un obiettivo, pero l’obiettivo é dato da ql che accade. Non è stabilito a priori.

Poletto

Nella scuola 2015, parlando del rapporto collaboratori, abbiamo sottolineato come tu devi sempre partire dall’altro come risorsa, mentre é facilissimo partire da ql che manca ma qs non permette la successiva valorizzazione e cambiamento. Qs come é per le persone assistite o incontrate? Suor Fulvia Si, si parla molto di lavoro equipe; è questo: é aiutarsi a riconoscere ql che c è. Spesso é grande come un elefante ma non lo vediamo. Sono fissata su una cosa e non mi accorgo di un'altra che è molto più evidente e da cui sarebbe più semplice partire. Qs aspetto di condivisione che genera il metodo è la cosa che vivi tu, prima della cosa che vivi con l’altro. CI sono molti Esempi: abbiamo incontrato nel ns ambulatorio infermieristico una ragazza con il tumore al cervello, la situazione è peggiorata, non venendo lei hanno iniziato ad andare a trovarla a casa, la malattia sempre è come un’esplosione e i cari sono annichiliti, i genitori si prodigano tantissimo però facevano fatica a vivere; andare da lei ha generato processi: bere caffe, tirar su tapparelle. Il processo non ha dimensione cosmica, sono io che mi muovo. Un altro esempio, con una ragazza 18enne,l’abibamo seguita con educatrice a domicilio alle elementari, poi alle medie è venuta al centro diurno. Ha una sorella più grande, con molte pretese assistenzialistiche. QUnado ha finito le medie abbiamo avuto un dialogo intendo con i servizi sociali, perché chiedevano ancora un anno di centro diurno, mentre io volevo chiudere il progetto. A me sembrava che qs ragazza fosse pronta a dire io so prendermi cura di me stessa, e non entrasse nella logica famigliare. I servizi dicevano : come si fa a lasciarla? Noi abbiamo risposto: non abbiamo nessunaintenzione di lasciarla, la ns porta è sempre aperta e per li siamo qui, però deve venire lei. E quindi abbiamo fatto qs lavoro, lei è venuta per 6 mesi, fino alla fine della prima superiore, e poi non è più venuta. Questa anno , in quinta superiore, si è ripresentata a settembre, dicendo che avrebbe studiato da noi. perché hanno trovato un tumore a mia mamma, non ce la faccio a fare la maturità se sto a casa. Una mattina la mamma è morta improvvisamente, siamo andata da lei. Ha compiuto 18 anni settimana sorsa, e qualche giorno prima ha voluto organizzare da noi la cena del suo compleanno, perché non voleva stare a casa. Lei ha ringraziato: se non ci foste state voi, io non ce l’avrei fatta. Io ho detto: Qs noi é perché ci sei tu, se tu non fossi venuta qui a settembre se non avessi chiamato quando è morta tua madre, se non avessi chiesto per la cena del compleanno, noi non avremmo potuto far niente, io non sapevo del tuo compleanno. Lei mmi ha risposto ricordando una cosa successa in prima media, quando non l’avevamo portata in vacanza con voi, perché la usa era una pretesa. Avevo detto di no allora per aiutarla sbloccare qs meccanismo assistenzialista. A distanza di 8 anni ha ricostruito il senso del no alle vacanze. Qs cosa accaduta é una grazia, abbiamo avuto la possibilità di vedere quello che il lavoro quotidiano genera, cosa che può non accadere: questo ci dice che la misura non è la ns, il punto non è ciò che io vedo, ma ql che genera. A volte ci viene fatta la grazia di vederlo Poletto visto che hai accennato tante volte al rapporto coi servizi pubblici, costruire processi li, con loro é il punto su cui ci si incarta tutti. Spesso ci Sono infatti logiche contrapposte, Per taglio costi e per standardizzazione servizi. Da ql che tu racconti, mi piace l’idea che voi tendenzialmente volete lavorare con tutti, se lo scopo è il bene di q spersone, voi lavorate con tutti. Come avviene qs tipo di rapporto e dialogo? Che esp fai tu? Suor Fulvia ci sono aspetti di aridità e di dolore, che esistono. Evidentemente L’incontro con altro crea sempre una ferita, nel senso positivo del termine. Lavorare con la pubblica amm.ne....ho sempre presente un episodio appena entrata nell’ordine; prima insegnavo; tornavo arrabbiata da un incontro con i servizi sociali, raccontando a ns madre generale, gelsomina mi ha detto: sei chiamata a essere madre e sorella anche delle assistenti sociali. È una reciprocità in realtà. In ql che ci é dato ci sono date anche le assistenti sociali, l’assessore, e gli annessi e connessi. E’ evidente che é una fatica. Oggi l’ottanta per cento del mio lavoro é a tavoli con le cooperative, e a me non piace per niente. Ci siamo interrogate molto sia per il sacrifico di fare qs lavoro. Pero star fuori non permette di comprendere ciò che accade. allora guardiamo le persone che sono qua come date. Vediamo cosa accade. Tenendo davanti al questione contenuto e lo scopo mi sono accorta che son nati dialogo e confronto prima inaspettati. Essere in una strada più ampia é un aiuto enorme. Veder cosa succede nelle altre città é cmq la possibilità di non fissarsi in una forma precostituita. Pernet diceva lo zelo che dovete avere é atto fervente di carità, dico che é un atto non una fantasia o immaginazione, lo zelo è un atto che richiede la messa in azione dell’intelligenza del cuore e e della vita. Poletto

Entrambe le esperienze dicono di un primato della realtà. Per chi é nato nel 1800 tutte le modalità di sviluppo sono date da chiarezza scopo, una passione per le persone e il desiderio di servire ql che c’è e il contesto sociale dato esattamente come si presentano, e qs detta addirittura la forma dell’opera, che é emerso veramente con chiarezza che è uno strumento e non lo scopo. infatti qui hanno coop, là associazione, là chi lo sa cosa. Qs dinamica che fulvia ha spiegato è veramente interessante anche nei servizi. Ma cosa ha generato? Vediamo una serie di Foto delle loro realtà.