Scrittura Sibillina I Libri Fatales Della Storia Romana

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U NIVERSITA’ DEGLI S TUDI DI T RIESTE CORSO DI LAUREA IN STORIA Tesi di Laurea in Storia delle Religioni SCRITTURA SIBILLINA. I LIBRI FATALES DELLA STORIA ROMANA. Laureanda: Relatore: Sara Fattor Chiar.ma Prof.ssa Ileana Chirassi Colombo Correlatore: Chiar.ma Prof.ssa Paula Botteri ANNO ACCADEMICO 2006 - 2007 1

Transcript of Scrittura Sibillina I Libri Fatales Della Storia Romana

UNIVERSITA DEGLI STUDI DI TRIESTE CORSO DI LAUREA IN STORIA

Tesi di Laurea in Storia delle Religioni

SCRITTURA SIBILLINA. I LIBRI FATALES DELLA STORIA ROMANA.

Laureanda: Sara Fattor

Relatore: Chiar.ma Prof.ssa Ileana Chirassi Colombo

Correlatore: Chiar.ma Prof.ssa Paula Botteri

ANNO ACCADEMICO 2006 - 2007

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INDICE. INTRODUZIONE. ...................p. 4

I PARTE. Una breve panoramica degli studi ........................... p.12 La Sibilla in Grecia e a Roma. Un profilo....................p.17 I libri Sibillini nella divinazione romana............................p.21 I libri Sibillini, un repertorio rituale ispirato.......................... p.25 La Sibilla e la Fortuna. p.30 Il mito dellarrivo della Sibilla a Roma; per una lettura delle fonti antiche...................... p.32

II PARTEI libri Sibillini nella storia............ p.37

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL V SECOLO A.C. ..........p.39Le consulatazioni sibilline nell racconto storico-annalisito. p. 39 /504 a.C., I ludi Tarentini. p. 41 /496 a.C., Ceres, Liber e Libera. p. 45 /488 a.C., Attaccare Coriolano? p. 49 /461 a.C., Numerosi prodigia e un tumultus annunciato. p. 51 - 436 a.C., Pestilenze, terremoti, obsecratio e la vicenda di Spurio Melio. p. 56- 433 a.C., Problemi di salute. p. 58

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL IV SECOLO A.C........p.62399 a.C., Una pestilenza, il primo lectisternium, ed il primo tribuno militare con potesta consolare. p. 62- 390 a.C. Expiare i templi dopo loccupazione gallica. p. 68 - 364 a.C., I libri Sibillini e la clavifixio. p. 70 - 362 a.C., Il martirio per leterna salvezza della patria. p. 74 - 348 a.C., Una pace troppo duratura. p. 77 - 344 a.C. Laedes di Iuno Moneta e una opportuna pioggia di pietre. p. 78 - 326 a.C., Il quinto lettisternio: labitudine di invitare a pranzo gli dei. p. 80

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL III SECOLO A.C. ..........p.81Un secolo cruciale. p. 81 - 295 a.C., Vittorie e fulmini. p. 81 - 293 a.C., Lintroduzione del dio guaritore Asklepios /Aesculapius. p. 84 - 276 a.C. Il grande freddo e loccupazione dei templi, p. 89 - 248 a.C., I ludi Saeculares. p. 92 - 238 a.C., I giochi in onore di Flora. p. 93 - 228 a.C., Un delitto religioso. p. 98 Politica dei libri Sibillini e seconda Guerra Punica. p. 103 - 218 a.C., La sconfitta del Ticino e i prodigi. p. 104 - 217 a.C. /a, I terribilli signa seguenti alla sconfitta della Trebbia. p. 108 - 217 aC. /b, Gli errori di Caio Flaminio, la disfatta del Trasimeno ed i remedia di Fabio Massimo. p. 113 - 216 a.C., Il baratro di Canne: lorrore della fine, lo stuprum della vestali e il secondo delitto rituale. p. 117 - 212 e 208 a.C., Le profezie del misterioso Marcio e i ludi Apollinares. p. 119 - 207 a.C. La nascita dellandrogino. p. 124 - 205 a.C. Un aiuto esterno: la Grande Madre asiatica a Roma. p. 128

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CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL II SECOLO A. C.... p.131Un secolo ripetitivo: il monstrum ricorrente degli androgini. p.131 - 200 a.C., Un androgino neonato, uno di sedici anni e altri mostri. p. 133 - 196 a.C., Terremoti: la terra in crisi. p. 134 193 a.C., Alluvioni, fulmini e altri prodigi. p. 135 - 191 a.C., Il malaugurato passeggio dei bovi sul tetto, i fulmini e lo Ieiunium Cereri. p. 137 - 190 a.C., Ancora fulmini ed altri prodigi. p. 139 - 189 a.C, Manlio Vulsone ed il divieto di superare il Tauro. p. 141 -188 a.C., Pietre dal cielo, fuochi dalla terra. p. 143 - 187 a.C., Pestilenza e supplicatio p. 145 - 186 a.C., Pioggia di pietre, fulmini, ermafroditi: la destabilizzazione a Roma e in Italia. p. 145 -183 a.C., Piove sangue e nasce unisola nuova. p. 146 -181 a.C., Piove sangue, la statua di Iuno piange, la peste uccide. p.148 - 180 a.C., Continua la pestilenza. p. 149 - 179 a.C., Una tempesta e un mulo con tre zampe. p. 150 - 174 a.C., Prodigi, pestilenza e mostri. p. 151 - 173 a.C., Una flotta in cielo e pesci in terra: prodigia e supplicatio. p. 152 - 172 a.C., La colonna fulminata. p. 153 - 189 a.C., Prodigi che coinvolgono Fortuna. p. 155 -149/146 a.C., Celebrazione dei Ludi Saeculares. p. 156 -144 a.C., Acqua contestata: la politica degli acquedotti ed i Marcii. p. 157 - 143 a.C., Una sconfitta militare ed una prescrizione sibillina. p.158 -142 a.C., Fame, peste e un androgino. p. 159 - 133 a.C., Un assassinio sacrilego e la richiesta di aiuto all antIquissima Ceres. p. 160 - 125 a.C., Labominio dellandrogino e il carme sibillino di Flegonte da Tralles. p. 165 - 122 a.C., Loperato di Caio Gracco, la sua uccisione e un androgino. p. 166 - 119 a.C, Un androgino gettato in mare. p. 168 - 118 a.C., Un fegato incompleto, una pioggia di latte ed altri fenomeni. p. 168 - 117 a.C., Vari prodigi e un androgino a Saturnia. p.169 - 114 a.C., Uno stupro fulmineo. p. 170 - 108 a.C., Un caso di cannibalismo. p.171

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL I SECOLO A. C....... p.172I libri Sibillini e le profezie mediterranee. p.172 - 98 a.C., Un fegato anormale. p. 181 - 97 a.C., Ancora androgini a Roma. p. 182 - 95 a.C., Un androgino ad Urbino. p. 182 - 92 a.C., Due androgini ad Arezzo e altri mostri. p. 183 - 87 a.C., Il pericolo della monarchia. p. 185 63 a.C., La profezia dei tre Cornelii. p. 186 - 56 a.C., Il re dEgitto. p. 189 - 44 a.C., Il re di Roma. p.192 - 17 a.C., L imperium sine fine. p. 194 - Un epilogo inevitabile. p. 204

CONCLUSIONE...........p.205 APPENDICE................p.210 OPERE DI RIFERIMENTO PER I TESTI LATINI E GRECI UTILIZZATI.......p.214 BIBLIOGRAFIA..................p.216

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INTRODUZIONE.

Qualche parola sulla divinazione in generale. La divinazione, intesa come insieme di pratiche codificate di esplorazione di fatti non normalmente conoscibili dalluomo come la conoscenza anticipata degli eventi futuri - ha avuto e ha tuttora un ruolo notevole in quelle culture che presentano una diversa organizzazione del simbolico rispetto ai grandi sistemi monoteistici. Ci riferiamo ad esempio ai sistemi politeistici 1. In queste culture, dal punto di vista funzionale e antropologico, le pratiche divinatorie, lungi dal costituire un fenomeno marginale, rappresentano invece una risorsa in pi, a disposizione non solo dei singoli individui ma anche della intera societ. Costituiscono cio una fonte accreditata, capace di svolgere un ruolo risolutore a cui possono ricorrere tanto i singoli nella loro quotidianit quanto i gruppi per la risoluzione delle pi diverse situazioni di crisi nella vita collettiva 2.1

Sono le culture che non riconoscono un' unica e inconfutabile fonte di sapere e potere non

riconoscendo lunico Dio dei monoteismi, il quale non pu lasciare fuori controllo il vasto campo della elaborazione di saperi autonomi. Da ci il rifiuto, nelle culture monoteistiche della divinazione, ma anche delle pratiche magiche. SABBATUCCI 1989, p.VII IX; cfr. SABBATUCCI 1999, p.39. Per lanalisi dei sistemi politeistici, rimandiamo a SABBATUCCI 1998, vedi in particolare vol. I, pp. 9 19.2

VERNANT 1982, pp. 5 - 7. La fonte per noi pi completa sulla divinazione nel mondo greco

romano il de Divinatione di Cicerone. Un utile approccio all argomento costituito dallintroduzione e dal commento allopera di Cicerone del Pease, (PEASE 1923). Di questo lavoro molti aspetti sono ripresi nella traduzione italiana del de Divinatione, TIMPANARO 2001 (prima edizione 1988); cfr. l introduzione all edizione francese, KANY-TURPEN 2004. Sulla divinazione nel mondo antico, in generale, rimane notevole lopera in quattro volumi, BOUCHE LECLERQ 1879-82. Per un approccio storico-religioso e antropologico vedi il volume collettivo curato da J. Vernant Divination e rationalit (trad. it. Divinazione e

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Proprio per la loro importanza anche sul piano della vita comunitaria, le pratiche divinatorie sono state variamente istituzionalizzate e sottoposte al rigido controllo di organi speciali. La Sibylla, le sibyllai. In particolare, nel sistema politeistico dell antica Grecia, lattenzione e il controllo si sono concentrati sulla mantica cosiddetta ispirata o technos, cio quella mantica in cui la sfera extraumana, demonica o divina, contatta direttamente lumano scegliendo di parlare attraverso la voce di una persona ispirata, appunto, o posseduta 3. Lesempio pi eclatante di questa volont di controllo dato dal centro oracolare delfico, in cui la pratica della divinazione mantica non tecnica, era istituzionalizzata nella struttura del santuario oracolare4. Qui operava, in funzione sacerdotale, la Pythia, la prophetis, che forniva con il suo corpo il tramite attraverso cui il dio Apollo dava i responsi ai quesiti posti 5. Accanto e al di fuori della mantica ispirata istituzionalizzata e organizzata di Delfi e degli altri santuari, il mondo greco conosce anche un altro tipo di mantica, praticata da personaggi mitici, pseudostorici e propriamente storici, comunque difficilmente inquadrabili, utilizzatori di un modello mantico alternativo rispetto a quello offerto dalle grandi sedi oracolari ufficiali. Tali personaggi si presentano principalmente come itineranti, non collegati ad una sede oracolare. Possiamo ad esempio richiamare i famosi manteis mitici noti alla poesia esametrica, Tiresia, Calcante, Melampo, i quali si avvalgono soprattutto delle procedure della mantica tecnica 6 .razionalit, VERNANT 1982); e SABBATUCCI 1989.3

CHIRASSI COLOMBO 1995, p. 429-430 e CHIRASSI COLOMBO 1985. Sul tema della

comuicazione umano-divino e ladeguamento del linguaggio divino al linguaggio umano, vedi CHIRASSI COLOMBO 1998.4

Sul centro oracolare di Delfi, lo studio pi importante rimane la monografia in due volumi Nel termine greco la preposizione pro- significa in luogo di qualcuno; f econnesso con fm io dico Cfr. DELG. Il femminile proftis e usato

WORMELL-PARKE 1965.5

lelemento radicale del verbo

soprattutto per la Pizia, (cfr. Plat. Phaedr. 244a.) cfr. MILANI 1993, p.346

CHIRASSI COLOMBO 1985. Manteis

tecnici, con diverse mansioni, sono segnalati

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Collegati invece pi propriamente alla mantica ispirata sono i Bakides, personaggi storici, ben noti nella Grecia del V secolo a. C., fra cui il pi noto lindovino beota Bakis, i cui oracoli si riferivano ad eventi storici e mitici della Beozia 7. In questa categoria di figure itineranti, non legate ad una sede oracolare e utilizzanti tecniche proprie della mantica ispirata, si inserisce la Sibilla, figura di profetessa annunciatrice di sventure, guerre e calamit 8, alla quale il mito attribuisce una durata della vita straordinariamente lunga 9. Con i Bakides la Sibilla divide lutilizzo di una mantica ispirata ottenuta attraverso lo stato di entheos (posseduto dal dio o avente il dio in s) o comunque in stato modificato di coscienza. Tuttavia, rispetto ai Bakides, che appaiono rigorosamente storici, la Sibilla, o meglio le Sybillai, sfumano sempre in una dimensione mitica10

; la ricostruzione dei vari racconti riguardanti la storia e

la genealogia delle varie sibille fu un cruccio degli eruditi ellenistici e rimane ancora oggi un problema aperto 11. Comunque, aldil di una ricostruzione filologica, a noi importa notare che le molte Sibille locali ci attestano l ampia diffusione che, in diversi momenti dellaabbondantemente nei GEORGOUDI 1999.7

vari santuari greci oracolari come parte del personale; vedi

Cfr. Paus. IV. 27. 4; IX. 17. 5-6; X. 12. 11. Sui Bakides come personaggi storici, vedi in Sulle caratteristiche della profezie sibilline greche, vedi PARKE 1992, p. 17 ss. Cfr. Heracl. Fr. 92, D-K., frammento contenente la prima occorenza del termine Sibiylla, Cfr. tuttavia Arist. Probl. 954 dove i Bakides sono accomunati alle Sibille, in ununica Sulla Sibilla, la diffusione del suo mito e delle sue profezie rimane fondamentale la messa

particolare ASHERI 1993.8 9

che collega la profetessa ad un frammento di tempo della durata di mille anni.10

categoria.11

a punto di W.H. Parke, PARKE 1992; vedi anche POTTER 1990. Di fronte al fiorire di miti che vedevano la Sibilla legata a pi localit, alcuni eruditi, (Eraclide Pontico, Pausania, Varrone) dal quarto secolo a.C, redessero delle liste di sibille (PARKE 1992, p.37-67 ). La pi famosa di queste quella di Varrone, citata attraverso Lattanzio (Div. inst. I. 6), che elenca dieci sibille, fra cui si possono individuare tre sibille italiche, la Sibilla Cimmeria, la Sibilla Tiburtina e la Sibilla Cumana. Fu proprio questultima, sempre secondo Varrone, a portare i libri Sibillini a Roma; la Sibilla Cumana famosa per la descrizione di Virgilio nel VI libro dellEneide. Per gli antichi culti cumani e la Sibilla vedi VALENZA MELE 1977; VANOTTI 1999; per ipotesi dellesistenza in Cuma di un centro oracolare in epoca arcaica, vedi principalmente GUARDUCCI 1946; vedi anche PARKE 1992, p. 89 123.

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storia del Mediterraneo, trov un modello particolare di divinazione ispirata, mobile, che per certi aspetti pu ricordare, il modello storico del profeta itinerante ebraico 12. Uno studio sulle profezie sibilline pu quindi offrirci un paradigma di come diverse culture accolsero per i propri fini, una figura originariamente estranea, adattandola alle proprie esigenze e determinando cos lo sviluppo di un nuovo prodotto culturale. La parola scritta. Noi in particolare ci occuperemo dell adattamento del tema sibillino nellambito della religio romana. Come prima fondamentale osservazione possiamo dire che a Roma la profezia mobile, errante e soprattutto orale della Sibilla greca diventa testo, si immobilizza nella scrittura. Nell Urbs non era attivo un oracolo della Sibilla ma venivano ufficialmente conservati, i cosiddetti libri Fatales o libri Sibillini, cos definiti dalla tradizione accolta dagli storici, in particolare da Livio e variamente attribuiti ad una Sibilla, il pi delle volte alla Cumana, ma anche alla Eritrea. Il contenuto di questi testi scritti pone molti problemi. Per Virgilio, in et tardo repubblicana, i libri contenevano gli arcana fata, la

12

Cfr. CHIRASSI COLOMBO 2007. Enorme bibliografia sul profetismo ebraico. Come breve

introduzione allargomento, vedi SACCHI 1993. La figura della Sibilla venne altres accolta dalla comunit giudaica alessandrina, che a partire da non pi tardi della fine del terzo secolo adott la profetessa come portavoce di numerose profezie. La sibillistica ebraica and a confluire nella collazione degli Oracula Sibyllina , raccolta di 12 libri (di cui il III di particolare interesse nello studio degli adattamenti cui la Sibila venne sottoposta in ambito ebraico), messa assieme a Bisanzio nel VI d.c. E molto controversa e discussa la valutazione del materiale profetico degli Oracula; in particolare non risolta la questione delle caratteristiche profetiche pagane rispetto a quelle giudaiche, per cui in ultimo risulta difficile dire quali modifiche sub la Sibilla nella cultura giudaica e quali caratteristiche rimasero immutate. Edizioni degli Oracula Sibyllina: GEFFCKEN 1902; KURFESS 1951; vedi anche COLLINS 1983. Fra gli studi, vedi COLLINS 1983 e COLLINS 1987. Sulle caratteristiche pagane rintracciabili nelle profezie degli Oracula: PARKE 1992, p. 17 31, e su posizioni opposte COLLINS 1983 e COLLINS 1999.

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storia segreta di Roma

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. La Sibilla era rappresentata come conoscitrice di

tutta la storia romana, passata, presente e futura cio del destino, fatum, della citt14. Da tener presente che la conoscenza intera della storia, non solo del futuro, costituisce il sapere topico del mantis, lindovino tecnico greco 15. I libri Sibillini, che dovevano per definizione contenere la conoscenza allargata di tutto il tempo della storia, diventano parte integrante del sistema divinatorio romano e vengono consultati come un oracolo. Alla loro custodia e consultazione era preposto un apposito collegio, il quale poteva leggervi il contenuto solo e quando il senato ne avesse dato ordine, come avveniva in quelle occasioni di crisi per la comunit intera evidenziate dalla comparsa di un segno straordinario, un prodigio, evento che faceva scattare la ricerca dei mezzi attraverso i quali ristabilire il normale ordine delle cose. Questa doppia valenza dei libri Sibillini16

, intesi sia come depositari della

storia di Roma, che come fonte a cui ricorrere in occasioni di crisi, era ben presente agli scrittori latini. Secondo Varrone, la Sibilla non solamente aveva vaticinato i pericoli agli uomini mentre era in vita, ma aveva altres provveduto a lasciare attraverso le fonti scritte un mezzo che permettesse di conoscere ci che si doveva fare nel caso della comparsa di un prodigio13

Cfr. Virg. Aen. VI. vv.65-75; Enea al cospetto della Sibilla Cumana, le si rivolge con queste

parole: Tum Phoebo et Triviae solido de marmore templum / instituam [...] /Te quoque magna manent regnis penetralia nostris:/ hic ego namquam tuas sortis arcanaque fata,/ dicta meae genti, ponam lectosque sacrabo/ alma viros.[...] Con l espressione sortis arcanaque fata sono intesi i libri Sibillini; questi erano deposti e conservati nel tempio di Apollo sul Palatino Phoebo et Triviae solido de marmore templum. Con i lectos viros si allude al collegio dei viris sacris faciundis, preposto alla loro custodia. Cfr. CANCIK 1983, pp. 513 ss; lo studioso ritiene che dovesse esser opinione diffusa che la Sibilla avesse predetto i punti critici dellintera storia di Roma con tutte le mancanze, le disgrazie e le riparazioni cultuali e circostanziali richieste.14

In questo senso importantissimo il ruolo della Sibilla nel VI libro dellEneide di Virgilio, dove

la Sibilla la sanctissima vates, praescia venturi (vv. 65-66), che predice ad Enea le difficolt che dovr affrontare dopo il suo insediamento nel Lazio (vv.83-97) e lo conduce nell Averno, dove il padre Anchise presenta al figlio la rassegna dei suoi discendenti che faranno la grandezza della futura Roma.15 16

CHIRASSI COLOMBO 1985. Cfr. FEVRIER 2004; MAZUREK 2004.

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portentum (Varro. De re rust. I. 1. 3. )17: neque patiar Sibyllam non solum cecinisse quae, dum viveret, prodessent hominibus, sed etiam quae, cum perisset ipsa, et id etiam ignotissimis quoque hominibus [] ad cuius libros tot annis post publice solemus redire, cum desideramus quid faciendum sit nobis ex aliquo portento. Tale doppio linguaggio per, non deve essere considerato una caratteristica esclusiva dei libri Sibillini. Anche in Grecia abbiamo casi in cui il responso conservato consisteva nellindicazione riguardante lesecuzione di determinati rituali e atti espiatori 18. E importante invece notare come la mantica sibillina a Roma - dove il sistema divinatorio dominato dalla mantica tecnica - cristalizzi lesperienza della mantica a-technos-non tecnica-ispirata nella scrittura, capovolgendo cos la situazione greca . Roma cio mette al centro dell attenzione divinatoria un libro rivelato che non si pu leggere a piacimento, ma deve essere interrogato e funziona quindi come un oracolo19. Questo testo inoltre si presenta come contenitore di tutta la sua storia, come a dire che il fatum della citt gi stabilito, fissato nella scrittura. Ora, nonostante il fatto che la effettiva esistenza di un grande testo divinatorio custodito dallo stato romano e comunemente attribuito ad una Sibilla sia un dato storico certo, reale20, interessante17 18

riflettere sul fatto

Cfr. anche Serv. ad Aen. VI. 72. Un esempio dato da un oracolo di Apollo ad Argo per i Messeni, in cui ordinato di Ci non significa che i romani ignorassero le pratiche mantiche orali, le quali erano

celebrare i misteri; vedi PIERART 1990. Cfr. BREGLIA PULCI DORIA 1999, p. 279-28019

ampiamente utilizzate dai popoli mediterranei con cui la citt era in contatto e che potevano essere utilizzate anche in chiave antagonista alla potenza romana; cfr lesempio dello schiavo siriano Euno, capo della rivolta servile siciliana (139/136-132 a.C.; vedi Diod. 34-35, 2, 5-7; ROSSI 1980, pp. 35 ss.), di cui Diodoro Siculo dice che dava oracoli, . Euno si presenta come una figura che costruisce la propria influenza attorno alla capacit profetica e che inoltre rivendica per s anche un carisma di tipo regale. Proprio la capacit profetica era una delle principali caratteristiche attribuite dai romani ai mitici re del Lazio vetus (vedi nota 72). Euno dunque veniva a riproporre quel modello ideologico che la civitas per farsi tale aveva rifiutato.20

Per quanto riguarda leffettiva concretezza materiale dei libri Sibillini, le fonti antiche ci vennero bruciati dall'incendio verificatosi nel tempio di

informano che nell 83 a.C. essi

Iuppiter Optimus Maximus e ricomposti in un secondo momento, (Tac. Ann. VI. 12).

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come questo rimanga per noi, come del resto la Sibilla stessa, un oggetto, impalbabile. Infatti, nonostante i molti studi, dare una definizione delleffettiva natura dei libri Sibillini risulta problematico, sia in merito alla loro origine sia, in particolare, per quanto ne riguarda il contenuto, ed il modo in cui questo doveva essere organizzato. Coserano esattamente i cosiddetti libri Sibillini ? Al di l dei vari tentativi che sono stati fatti per cercare di determinare la natura di un contenuto ormai andato perso attraverso mezzi filologici, bisogna cercare di capire, quale valore funzionale i libri Sibillini avessero per la res pubblica romana. E in questo senso che intendiamo indirizzare questa tesi. Per un profilo della ricerca. Per comodit di esposizione abbiamo diviso la nostra ricerca in due parti. La prima parte costituisce unintroduzione alla tematica sibillina, e nella fattispecie vengono analizzate le particolari caratteristiche assunte dalla Sibilla a Roma. Questa prima parte si articola in cinque capitoli. Nel primo capitolo, esponiamo la storia degli studi, attraverso una breve panoramica delle teorie volte ad inquadrare la particolarit dei libri Sibillini fino ad ora proposte. Nel secondo capitolo intendiamo analizzare e riassumere le caratteristiche principali della complessa figura della Sibilla, in quanto propositrice di una particolare modalit mantica, e come questa venne ad adattarsi e a configurarsi nellorizzonte della cultura romana. Nel terzo capitolo esaminiamo lutilizzo dei libri Sibillini nella prassi divinatoria romana. Col quarto capitolo intendiamo analizzare la posizione particolare della mantica ispirata a Roma, e la presenza problematica dei libri Sibillini nell Urbs come rappresentanti di questa modalit divinatoria allinterno di un sistema basato principalmente sulla mantica tecnica. 10

-

Nel quinto capitolo presentiamo le fonti storiche riguardanti il racconto dellintroduzione dei libri Sibillini a Roma al tempo della monarchia; in particolare si cerca di ricostruire la storia di questa tradizione, considerata frutto di una rielaborazione annalistica. La seconda parte costituisce il momento pi impegnativo della tesi, in cui vengono sistematicamente presentate e analizzate tutte le fonti che ci rendono conto delle consultazioni sibilline nel corso della storia repubblicana di Roma. Cercheremo cos di delineare e ricostruire la storia delle consultazione sibilline e anche di ricostruire, per quanto possibile, il contenuto di un testo per noi andato irrimediabilmente perduto.

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I PARTE

Una breve panoramica degli studi.

Sono state formulate varie ipotesi, anche molto diverse tra loro, per capire quale doveva essere loriginario contenuto dei libri Sibillini. La maggior parte degli studiosi si sono proposti di delinearne le caratteristiche cercando di determinare la matrice culturale di questi testi. Considerando che le fonti ci hanno trasmesso il racconto di quello che costituisce il mito dacquisizione dei libri Sibillini, cio una narrazione che presenta questi ultimi come una raccolta di origine straniera che Roma acquista dallesterno e il dato attestato dalle fonti per cui i libri Sibillini erano scritti in greco21, molti studiosi li hanno considerati come un prodotto importato. I libri sarebbero stati introdotti a Roma dalle colonie della Magna Grecia con cui lUrbs si trovava in contatto sin dalle sue origini 22. A questo proposito, H.W. Parke, considerando che i primi frammenti profetici paragonabili a vere e proprie profezie sibilline ci sono attestati a Roma solo dallinizio del I secolo23

, esclude che in origine la raccolta contenesse

materiale effettivamente profetico. Il Parke ritiene, invece, che i libri si21

Da non dimenticare tuttavia che anche la prima annalistica romana (III a.c.) era scritta in

greco, perch doveva assolvere alla funzione di presentare al mondo ellenistico la storia di Roma, che si proponeva allora come la nuova forza egemone emergente. Sulla prima annalistica in lingua greca la bibliografia molto estesa. A livello orientativo, vedi DANNA 1987.22

BOUCHE LECLERQ 1882, IV, 286 290; DIELS 1890; WISSOVA,1912, p.462 ss.; 1923; Cfr. PARKE 1992, p. 163 ss.

NILSSON, 1951.23

12

configurassero come un repertorio di riti espiatori, remedia. Tale repertorio risulterebbe cos assimilabile, in parte, a quei particolari scritti circolanti nel mondo greco attribuiti ai theologoi, poeti epici di et arcaica e ai chresmologoi, figure ricorrenti, ad esempio, nelle commedie dAristofane (Uccelli, 974), che possono essere definite come dicitori di oracoli, rientranti anche essi nella categoria dei profeti itineranti greci 24. Il confronto con questi personaggi e le loro raccolte oracolari suggestivo; comunque sarebbe troppo semplicistico prendere in considerazione solo lelemento greco e considerare i libri Sibillini come un prodotto di matrice esclusivamente magno-greca. Altri studiosi, pur non tralasciando il dato secondo cui i Sibillini erano scritti in greco e attribuiti appunto ad una profetessa greca - hanno piuttosto rivolto lattenzione sulle caratteristiche presentate da alcuni dei rituali espiatori introdotti dopo la consultazione dei libri. Questi studiosi hanno rilevato un possibile riscontro di elementi etruschi o, pi generalmente, italici, e hanno quindi identificato i libri Sibillini come un prodotto originariamente etrusco o etrusco-italico. Al nucleo autoctono, in un secondo momento si sarebbe aggiunto materiale greco e magari autenticamente sibillino-oracolare. La contaminazione sarebbe avvenuta in et ellenistica. Queste ipotesi suggeriscono che la stessa attribuzione della raccolta alla Sibilla sia stata unaggiunta tarda per un prodotto di matrice diversa particolare rinnovamento dellassetto religioso di Roma 26. Soprattutto convinto dellorigine etrusca dei libri Sibillini R. Bloch. Lo studioso ha presupposto che i libri siano stati in origine redatti in etrusco, in un secondo momento ricopiati in greco, e attribuiti quindi alla Sibilla. L indagine del Bloch, parte dalla considerazione del particolare assetto multilinguistico e multiculturale dellItalia antica, ed dal fatto che i libri erano25

.

Lattribuzione sarebbe forse avvenuta nel III secolo a.C., un periodo di

24

PARKE 1992, pp. 163-164; pp. 229-231. In particolare sui

theologoi, pp. 209-227. I

chresmologoi, Secondo H.W. Parke, vanno considerati come professionisti che possedevano raccolte di oracoli, da cui estrarre versi adatti ad ogni occasione. Cfr. pp. 29-30. Vedi anche OLIVER 1952.25 26

HOFFMANN 1933, p. 18 ss; Cfr. GAGE 1955, p. 24- 38. DUMEZIL 1974, p. 591.

13

anche chiamati Fatales, come i corrispettivi Etruschi vari settori del campo religioso 28.

27

. Agli Etruschi infatti

attribuita una cospicua letteratura -testi scritti definiti libri- che abbracciano Un altro studioso, J. Gag, nel suo monumentale lavoro dedicato allo sviluppo del graecus ritus 29, indica proprio i libri Sibillini come ispiratori di una mistica apollinea-sibillina, che avrebbe progressivamente trasformato la religione romana attraverso lintroduzione di riti e divinit provenienti dalla Grecia. Lo studio di J.Gag risente della vecchia interpretazione secondo cui Roma avrebbe subito passivamente linfluenza dei culti stranieri e, in particolare, di quelli greci, che avrebbero irrimediabilmente e radicalmente corrotto loriginaria, vera religione romana30

. In realt, i rituali introdotti dai Sibillini

rispondevano ad esigenze ben precise e contingenti, che tenevano conto delle diverse influenze provenienti da tutte le culture nellorbita della citt. Fin dal secolo VI a. C. Roma si presentava come citt aperta pronta ad accogliere elementi religiosi altri31

. Tale caratteristica segue del resto un

modello piuttosto comune nei sistemi politeisti e variamente presente nelle poleis greche. I sistemi politici - politeisti si dimostrano infatti molto adatti allintegrazione dellaltro. Roma non si comportava diversamente, attuando un processo di assimilazione che puntava a far diventare romane realt27

BLOCH 1940; BLOCH 1963 ( trad. it. 1981) p. 87 97.; BLOCH 1965. DUMEZIL 1974, pp. Cicerone divide i libri etruschi in tre categorie: Cic. De div. I. 72; Libri Fatales degli

590-591; Vedi anche POTTER 1980, p. 476; GUITTARD 2007, p 238 ss.28

etruschi sono nominati in Cens. XIV; Cic. I. 10; Liv. V. 15; a questi ultimi si attribuiva la dottrina della successione dei saecula. Sulla divinazione etrusca e lutilizzo di libri oracolari Vedi DUMEZIL 1974, pp. 620-624; CAPDEVILLE 1997; BRIQUEL 1990; BRIQUEL 1993; GUITTARD 2007, pp. 289 ss.29

Apollon romain. Essai sur le culte dApollon et le dveloppement du ritus graecus

Rome, des origines Auguste (GAGE 1955). Per il concetto di ritus graecus, vedi infra, p. 123.30

Cfr. SHEID 1995, p.15; p.16. Tale , ad esempio, la visione che sottende al classico lavoro

di Wissova Religion und Kultus der Romer (WISSOVA 1912) ed al tentativo dello studioso di ricostruire la religione romana originaria attraverso il recupero degli elementi cultuali autoctoni. SCHEID 1995, loc. cit. Sullimportanza dellopera di G.Wissova, vedi anche BRELICH 1966, p.216.31

Vedi AMPOLO 1988.

14

altrimenti destinate a rimanere estranee, non comprensibili. In conclusione, possiamo affermare come le ipotesi finora proposte dagli studiosi, sullipotetico contenuto dei Sibillini siano molto varie e ognuna in s plausibile e articolata. Ci sembra tuttavia che nessuna di esse abbia dato una risposta esauriente al complesso problema della questione sibillina romana; rimane difficile individuare le diverse matrici culturali da attribuire ai libri Sibillini. I diversi studi, sembrano concorrere ad indicare nei libri della Sibilla un testo aperto nel quale, nel corso dei secoli effettivamente dovette confluire materiale di provenienza diversa. I libri pur riconosciuti dalla tradizione come segno tangibile di una rivelazione stabilita per sempre nella scrittura, in un preciso momento - nella sostanza devono essere considerati una raccolta divinatoria in fieri nella quale poteva andare a confluire, distribuito nel tempo, materiale di diversa origine. Un esempio, il fatto che nei libri Sibillini furono inserite le cosiddette profezie marciane scritte in latino - e le profezie della etrusca ninfa Vegoia 32. Tuttavia, se si tenta di spiegare il come e il quando non si spiega perch Roma avrebbe dovuto adottare un testo divinatorio di questo tipo. Soprattutto non si spiega perch questo testo fosse stato attribuito ad una Sibilla, una profetessa greca, che nel suo specifico ambito culturale occupava una posizione solo marginale. Nelle prospettive esaminate finora i libri si pongono come originariamente estranei alla cultura romana e come introdotti in essa, quasi casualmente. Potremmo invece considerare la presenza dei Sibillini a Roma non come un fatto subito, ma come un adozione volontaria, non come una introduzione imposta, ma come un acquisizione culturale voluta, o anche come una invenzione specificatamente romana. In questa prospettiva Roma avrebbe accolto la Sibilla e confezionato loggetto libri Sibillini per rispondere ad esigenze proprie. Aldil dunque della fattibilit di ricostruirne un ipotetico contenuto andato perso, volgeremo ora lattenzione sulla funzione svolta da questi nellambito della cultura e della politica romana. Cominceremo con losservare che essendo la Sibilla una figura originariamente greca essa dovette subire inevitabilmente dei cambiamenti32

Ser. Ad Aen. VI. 72.

15

strutturali delle sue caratteristiche durante il passaggio nella cultura romana; tali cambiamenti, o meglio adattamenti, dettero luogo ad una vera e propria trasformazione della figura stessa della Sibilla, che venne appunto reinventata. I libri Sibillini si presentano dunque come un prodotto originale romano.

16

La Sibilla, in Grecia e a Roma. Un profilo.

, 33

Un profilo della Sibilla non pu prescindere da una pur breve nota introduttiva sul posto che essa occupava in Grecia, in quanto figura originaria della cultura ellenica. La Sibilla, come la Pizia, si pone nel campo della mantica cosiddetta ispirata, ma dalla Pizia diverge per molti aspetti piano del mito/ mobilit verso storia /fissit. Sibilla mito mobilit Pizia storia fissit34

. Evidenziamo le

caratteristiche specifiche delle due figure, che risultano contrapposte sul

Rimane sullo sfondo il problema, molto ampio e complesso, riguardante la provenienza del loro sapere. In Grecia, Apollo il dio che fa proprio il campo della mantica ispirata; ma se la Pizia lo strumento perfetto della divinit, che parla attraverso essa, rimane incerta la natura della conoscenza profetica della Sibilla; infatti il rapporto Sibilla-Apollo non pare essere originario e rimane comunque conflittuale. Ci si riflette, ad esempio, nel problema sollevato dalla prima citazione riguardante la Sibilla, presente in un famoso frammento attribuito ad Eraclito35

, riportato da Plutarco nel trattato dei Moralia dedicato agli oracoli della

Pythia. Nel frammento, lespressione tn thon potrebbe essere stata unaggiunta di33

Sibilla, con bocca delirante, esprimendosi senza ridere, senza ornamenti n orpelli, attraversa con la sua voce mille anni per via del dio. Heracl. Fr. 92, D-K.34

vedi CHIRASSI-COLOMBO 1995. Heracl. Fr. 92, D-K., in Plut., Pyth. Orac. 397Ab, (riportato in calce). Il frammento, oltre ad

35

essere la prima testimonianza sulla Sibilla, sintetizza brevemente le caratteristiche principali del tipo sibillino .

17

Plutarco e non aver fatto parte della originaria frase eraclitea

36

. Lo scrittore

con laggiunta avrebbe inteso inquadrare la capacit profetica della Sibilla nella mantica ispirata apollinea. A proposito, significativo ricordare che Plutarco era membro del corpo sacerdotale delfico, il cui santuario in quanto struttura voluta per centralizzare il fenomeno della mantica ispirata, era certo interessato ad una vanificazione sistematica, non solo degli operatori del sacro individuali, ma anche delle modalit mantiche facenti riferimento a fonti divine diverse da Apollo37. Altre fonti ci avvertono di Sibyllai dotate di un potere chiaramente indipendente. Nel famoso trattato sulla malinconia, in un passo del Problema XXX dei Problemata Physik attribuiti ad Aristotele (Arist. Probl. XXX 9654 34-38) 38, le Sybillai -esplicitamente al plurale- sono personaggi femminili che rientrano nella categoria dei perittoi gli eccessivi nel sapere e nel potere. Sono qui inquadrate come personaggi che devono la loro eccezionalit solamente alla propria physis, natura, nella fattispecie alla particolare composizione della loro bile nera, che ricca di pneuma, soffio/spirito, e si inquadra come elemento immateriale, sostanza dotata di movimento in s; qualit che Aristotele riconosce nel primo motore immobile della sua Metafisica, e che diventa modello di identificazione del Divino, nella sua autonomia di generatore non generato di movimento39

. Gli pneumatici sono

gli uomini geniali poich hanno in s, nella propria natura, lessenza del Divino e per questo capaci di grandi cose, nel bene come nel male. La Sibilla, per Aristotele, in grado di profetare grazie alla sua caratteristica pneumatica, per cui la capacit profetica un tratto caratteristico della sua persona, non prodotta dalla ispirazione divina 40. A Roma il rapporto Siblla/Apollo appare esplicitato in modo inequivocabile solamente a partire da un certo momento: da che Augusto fece trasferire i libri36 37 38

MARCOVICH 1978, edizione dei frammenti di Eraclito. CHIRASSI COLOMBO 1985a. Sul Problema XXX e la particolare ricezione del trattato nella storia, si veda il commento Cfr.CHIRASSI COLOMBO 1985b. La natura malinconica in virt della sua eccezionalit pu essere considerata alla stregua di

PIGEAUD 1988.39 40

un teras, una mostruosit e i melanconici considerati una sorta di ibridi umani divini. Cfr. CHIRASSI COLOMBO 2007.

18

Sibillini dal tempio di Iuppiter Optimus Maximus al tempio di Apollo sul Palatino, atto che rientrava ampiamente nella politica apollinea del Princeps41

. Non per nulla il grande poeta dellet augustea, Virgilio, descrive nel Libro

VI dellEneide la trance di possessione della Sibilla in termini assolutamente analoghi a quelli che riserva la tradizione alla Pythia di Delfi. La Sibilla di Virgilio, che si situa dalla parte della parola 42, appartiene al mito. Invece nella storia, a Roma, la Sibilla affida le parole alla materialit fissa del libro. In tal modo la Sibilla romana si colloca in una posizione del tutto particolare, non solo rispetto alla Pizia, ma anche nei confronti alle Sibille greche. Infatti se in Grecia la Sibilla identificata essenzialmente attraverso la voce43

-come gi nel frammento eracliteo- a Roma essa si identifica

principalmente attraverso il libro. Qui la voce della Sibilla viene imprigionata nel testo scritto, azione che ha come risultato la creazione di un oracolo permanente, che di fatto sostituiva la persona e la voce della Sibilla. A Roma, la Sibilla dunque rinuncia alla caratteristica di mobilit, che era una delle sue principali caratteristiche in Grecia. Allo stesso tempo, proprio con questo fissarsi in un corpo testuale sempre disponibile, rinuncia alla scelta delloccasione per lintervento mantico. La Sibilla non parla pi quando vuole, ma il suo corpo diventato libro, disponibile ad un uso rituale sottoposto a disciplina 44. Sibilla: Grecia Origine: Legata alla voce Margine Sibilla : Roma Adattamento culturale: Legata al libro Centro

41

Sulla politica religiosa di Augusto, vedi GAGE 1955 p. 479-523; ZANCKER 1987; POCCETTI 1999 Le tradizioni di linguaggi oracolari in Grecia sono strettamente legate nella produzione alla

FRASCHETTI 1998 110-115; SCHEID 2001, pp. 85-105.42 43

formulazione orale del messaggio. Cfr. POCCETTI 1999; CRIPPA 1999. E interessante notare che anche quando il messaggio oracolare non era affidato alla corporeit umana esso era veicolato e organizzato in messaggi sonori. (per esempio , nel santuario di Dodona, dal fruscio della quercia sacra)44

Sul tema del corpo della Sibilla e della sua funzione di luogo segnico, vedi LINCOLN 1999.

19

Ma perch Roma attua questo processo? Perch a Roma la Sibilla viene associata al Libro? Sicuramente con questa scelta Roma ribadisce la sua originalit. Una figura che comunque in Grecia eccentrica - in ogni caso marginalizzata e mobile viene fissata in una struttura completamente nuova, che istituzionalizza la profezia sibillina e la rende fruibile in modo sistematico il modello della Pythia orale delfica. e strettamente ufficiale. Si pu dire che con la testualit della Sibilla romana viene rovesciato

20

I libri Sibillini nella divinazione romana.

Il funzionamento di un sistema divinatorio va studiato in modo organico in rapporto alla cultura di cui fa parte. Per comprendere la divinazione romana nella sua logica, e nei suoi meccanismi sar dunque indispensabile analizzarne il funzionamento allinterno di ci che definiamo religione romana. Principalmente la religione romana, o meglio, la religio si caratterizzava per essere un sistema funzionale alle esigenze dello stato45

;

non era cio rivolta al singolo in quanto tale, ma in quanto cittadino. La sua funzione era di garantire alla civitas, allinterezza della comunit organizzata in corpo civico, il sostegno dei propri reggitori divini46. Il mezzo con cui veniva assicurata alla citt tale appoggio era il cultus, il culto, la cui importanza primaria era ben presente nella coscienza degli antichi. A tal proposito possiamo leggere come Cicerone identificasse il culto con la religione stessa: religio, id est cultus deorum47. Ma cosa sintende per culto? Esso e, sostanzialmente, linsieme degli atti cultuali, cio dei riti tramandati dalla tradizione. Il sostantivo latino ritus definisce lesatto e corretto operare secondo un modello tradizionale rigorosamente fissato; lavverbio che ne deriva, rite, definisce lagire corretto48

, mentre inrite, dal significato opposto,

significa inutile, vano, senza efficacia49, per cui, in ultimo ritus si definisce propriamente come lazione efficace 50.45 46

Vedi SCHEID 1998. Sul dibatutto significato di religio, vedi, MONTANARI 1988. Sulla etimologia di religio

collegata al verbo religere (o relegere), fare trattenendosi cio attardandosi con supplemento di cura su ogni dettaglio delle operazioni rituali, vedi BENVENISTE 1969, II, p. 267-272.4748 49 50

Cic. Nat. D. II. 3. 8. Cfr. Fest. 337. 4. Fest. 364. 34 Il ritus latino ha la stessa radice dello ta vedico, termine che indica la struttura giusta e

ordinata del cosmo, fino a significare lo stesso ordine naturale fondato sulla legalit e regolarit, ordine giusto in quanto corretto e perci vero; BENVENISTE 1969, II, p. 100; sul valore fondante del rito nella religione romana, vedi anche SABBATUCCI 1975 pp. 213-214.

21

Importantissimo era dunque, per i romani, il rispetto delle procedure rituali nella celebrazione dei sacra o atti cultuali: uninfrazione anche involontaria della prassi poteva compromettere la rottura della pax deorum, ovvero compromettere il favore divino verso la citt, mettendone in pericolo lesistenza stessa 51. Possiamo dunque comprende limportanza politica che il corretto svolgersi degli atti cultuali aveva a Roma. Le pratiche divinatorie erano parte integrante della religio romana, finalizzate ad assolvere lo stesso compito dei sacra, quello di mantenere il favore degli di verso la res pubblica. In particolare, svolgevano due funzioni principali: da un lato garantivano che lagire umano fosse in armonia o comunque non contrario alla volont degli di, dallaltro indicavano i modi con cui ristabilire la concordia fra sfera umana e sovrumana nel caso di una rottura della pax deorum. Alla prima funzione erano preposti gli auguri. L auguratio o presa degli auspicia era destinata a garantire che lagire del gruppo fosse corrispondente alla volont degli dei. Allauguratio si ricorreva, ad esempio, prima di partire per una battaglia e prima di indire i comizi: essa consisteva principalmente nellesame della manifestazione della volont divina tramite losservazione di determinati fenomeni in particolare, il comportamento degli uccelli in quanto ritenuti segni, signa, indizi dell extraumano per orientare lumano52. Ora, nonostante tutte le precauzione atte al mantenimento dellordine fra civitas e divinit, poteva comunque avvenire che un azione empia o una mancanza rituale - anche involontaria - venissero ad incrinare la pax deorum. In tal caso gli di esprimevano la loro collera attraverso prodigia cio eventi particolari, eccezionali, esulanti dal normale andamento delle cose, quali, ad esempio, terremoti, pestilenze, fenomeni celesti, particolari nascite di mostri, apparizioni, piogge di sangue e pietre, ecc.. E indicativo dellimportanza di tali eventi la molteplicit dei termini utilizzati per indicarli: oltre a prodigium51

53

Cfr. SCHEID 1998 p.33 ss.; su concetto di Pax deorum, inteso come pace invocata,

chiesta agli dei, vedi SORDI 1985 p. 340. Pax deorum come pace fra l Urbs e le sue divinit, dipendente dalla corrispettiva concordia tra le classi, SABBATUCCI 1989, p. 170 ss.52

Sull'auguratio, rimane fondamentale il testo Contributi allo studio del diritto augurale, di

CATALANO 1960. Cfr. DUMEZIL 1974, pp. 584-590.53

La parola prodigium di etimologia non sicura. Secondo DELL, s.v. Prodigum deriva da

prod-agium, /prod-/ forma di /pro-/ davanti a vocale, /-agium/ forma connessa ad actum

22

troviamo i termini signum54, portentum55, ostentum56, e monstrum 57. Secondo Servio, cos Varrone spiega il significato di questi vocaboli Varro sane ita definit, ostentum quod aliquid hominibus ostendit, portentum quod aliquid futurum portendit, prodigium quod porro dirigit, [] monstrum quod monet. (Serv. Ad Aen. III. 336). Essi erano dunque sostanzialmente equivalenti, non differendo molto di significato nelluso 58. I prodigi, segni dellavvenuta rottura della pax deorum, dovevano essere adeguatamente espiati per evitare laggravarsi della collera divina e assicurare nuovamente alla civitas il sostegno delle divinit 59. Ci avveniva principalmente tramite atti cultuali, significativamente chiamati remedia o piacula 60.participio di ago, per cui il prodigium indica il segno divino mandato innanzi, prima, come avvertimento. Il termine , come vedremo, frequentissimo in Livio.54

Signum vocabolo che ha un uso tecnico in molti ambiti (vedi DELL, s.v.). Secondo E.

Benveniste, signum e sequi deriverebbero da ununica radice indoeuropea, per cui signum sarebbe loggetto che uno segue, specialmente linsegna.; il significato di segno si sarebbe modellato sul greco semeion. BENVENISTE 1948; cfr. MILANI 1993, p. 42.55

Portentum participio passato di portendo (presagire, pronosticare), composto di /por-/,

innanzi, prima e /-tendo/ porgere, presentare, vedi DELL, s.v. Il termine dunque di significato analogo a prodigium.56

ostentum composto da /-os/, adattamento di -/ops/, (obs, ob) contro, verso e

analogalmente a portentum da /-tentum/; vedi DELL, s.v. Cicerone, nel De divinatione, predilige ostentum in luogo di prodigium; cfr. TIMPANARO 2001, p. XLIII.57

Monstrum vocabolo usato per indicare in particolare fenomeni prodigiosi della realt

animata, ed termine appartenente al lessico religioso, come denota il suffiso /-strum/, comune anche lustrum. BENVENISTE 1966, II, p. 256-258. Deriva dal verbo monere, con lo sviluppo semantico da avvertimento ad oggetto che un avvertimento. (Vedi DELL, s.v.), per cui il mostro lessere la cui anomalia costituisce avvertimento degli dei. Cfr. MILANI 1993, 43. Il monstrum latino equivale al teras greco, termine che copre comunque anche i significati di prodigium. Vedi in particolare, CHIRASSI COLOMBO Teras ou la logique du prodige dans le discours divinatoire grec: una perspective comparativiste, articolo in corso di stampa. A Roma il monstrum per eccellenza landrogino, vedi infra, p. 125 ss.58

Come si evince, ad esempio da Cic. Nat. D. I. 93. Praedictiones vero et praesensiones

rerum futuram quid aliquid declarant nisi hominibus ea quae sint ostendi monstrari portendi praedici, ex quo illa ostenta monstra portenta prodigia dicuntur. Cfr. MILANI 1993, p. 42.5960

La mancata espiazione di un prodigio poteva compromettere lesistenza stessa di Roma. Sulle prassi consultativa dei libri Sibillini, attraverso i l collegio dei -viri sacris faciundis, Cfr.

SANTI 1995; SANTI 1996; SANTI 2000; SANTI 2005.

23

Proprio per trovare la tipologia rituale adatta ad espiare i dira prodigia si ricorreva alla consultazione dei i libri Sibillini. Alla lettura di questi era preposto uno specifico collegio, quello dei duumviri, poi decemviri e infine, sotto Silla, quindecemviri sacris faciundi. Solamente i componenti del collegio potevano avere visione degli oracoli contenuti nei libri61. Il collegio aveva la funzione di conservare e consultare ma solo sotto richiesta del senato62 - il contenuto dei libri; ai viri sacris faciundi veniva ordinato di adire ad libros, ossia recarsi ad interpretare il contenuto dei libri Sibillini per stabilire il rito espiatorio da applicare. La pratica divinatoria romana non affidava ai decemviri la valutazione della qualit di un prodigio, in quanto non spettava al collegio stabilire il significato di un fatto prodigioso in rapporto al consorzio umano. Di regola era proprio il senato a stabilire se un dato evento avesse bisogno di unespiazione e fosse da considerarsi perci un prodigio nefasto63

. Quando il senato affidava ai

decemviri lespiazione di un prodigio questo era gi stato considerato 'pericoloso'. Ai decemviri dunque non spettava linterpretazione esegetica del prodigio, ma solamente il compito di ricercare ladeguato rituale espiatorio nei libri Sibillini. I componenti di questo collegio, che agiva quando e solo se il senato ne dava ordine, non erano considerati individui carismatici. Si pu dire che agivano come dei funzionari e non quali depositari di una conoscenza particolare, come gli auguri e gli aruspici In questo senso i viri sacris faciundi erano interpretes dei Sibillini, in quanto dovevano applicare ai vari prodigia i remedia adeguati 64.

61 62

Cass. Dio. LIV. 17. 2.; Lact. Div. Inst. I. 6. Cic. De div. II. 112; Liv. XXII. 9. 8. Cfr. Cass. Dio. XXXIX. 15. 3. In et imperiale la Sull azione del senato nellaccoglimento dei prodigia, cfr. MAC BAIN 1982 pp. 7-43. Cfr. SANTI 1995 e SANTI 2006.

decisione senatoriale venne subordinata al potere del principe.63 64

24

I libri Sibillini, un repertorio rituale ispirato.

La raccolta di remedia che conosciamo come libri Sibyllini e/o libri Fatales doveva essere dunque, con tutta probabilit, un repertorio rituale abbinato ad un elenco di casistica di fatti straordinari. Considerando il procedimento di consultazione, per cui ad ogni prodigium corrispondeva un piaculum, la carica magistratuale dei viri sacris faciundis effettuava linterpretazione dei testi Sibillini secondo un criterio di tipo tecnico. In un simile contesto potremmo inquadrare i libri Sibillini come inerenti alla mantica tecnica. Tuttavia questa considerazione, che pure stata fatta65, non del tutto corretta e va discussa. Cicerone nel De divinatione propone la divisione delle pratiche mantiche, classificate come inerenti alla divinatio artificialis, la capacit divinatoria ottenuta dagli uomini attraverso lo studio e losservazione dei segni o, altrimenti, alla divinatio naturalis, la capacit divinatoria che procede direttamente dalla divinit Quinto: Nihil [] equidem novi, nec quod praeter ceteros ipse sentiam; nam cum antiquissimam sententiam, tum omnium populorum et gentium consensu comprobatam sequor. Duo sunt enim divinandi genera, quorum alterum artis est, alterum naturae. Quae est autem gens aut quae civitas, quae non aut extispicium aut monstra aut fulgora interpretandium aut augurum [] ea enim fere artis sunt, aut somniorum aut vaticinatiorum, haec enim duo naturalia putantur ? Cic. De div. I. 6.67 Se si considera che la follia, il furor la sigla della mantica ispirata, allora i libri Sibillini, nell ottica romana possono essere ascritti ad una fonte65 66

66

. Egli riprende questa dicotomia in pi punti del

trattato ed in particolare allinizio del primo libro, nellesposizione del fratello

Cos MONACA 2005, p. 24-25 Vedi Cic. De div. I. 33.; I. 49.; II. 11.

Non dir nulla di nuovo [...] n opinioni mie divergenti da quelle altrui: io seguo una dottrina antichissima e, per di pi, confermata dal consenso di tutti i popoli e di tutte le genti. Due sono i generi d divinazione, luno che riguarda larte, laltro la natura. Quale popolo c daltronde, o quale citt che non rimanga impressionata dalla predizione degli indagatori delle viscere di animali o degli interpreti di fenomeni straordinari e dei lampi o degli auguri [] (questi che ho enumerato si riferiscono allarte) ovvero dai presagi dei sogni e delle grida profetiche (queste due si considerano naturali)?67

25

dipendente dalla divinatio naturalis. Cicerone cos continua: Et cum duobus modis animi sine ratione et scientia motu ipsi suo soluto et libero incitarentur , uno furente, altero somniante, furoris divinationem Sibyllinis maxime versibus contineri arbitrati eorum decem interpretes delectos e civitate esse voluerunt. Cic. De div. I. 2. 68 A Roma, dunque, la mantica ispirata non era del tutto esclusa ma era fissata su un supporto, ossia il libro, ritenuto contenere le parole scritte espressione di un sapere naturalis 69. La mantica ispirata non era veicolata dalla vocalit di una persona fisica, (che rivela il messaggio al momento come la Pizia a Delfi), ma era fissata nella scrittura. Perch a Roma questa modalit mantica viene istituzionalizzata con un testo, e non come in Grecia attraverso la presenza di una persona in carne ed ossa, come appunto la Pizia nel santuario oracolare di Delfi? Sappiamo che Roma relegava l utilizzo della vocalit nella mantica ispirata a figure agenti nel tempo mitico delle origini 70. Faunus, ad esempio, il dio profetico il cui nome, secondo gli antichi, si collegava etimologicamente a fari (vaticinare, dire, cantare in versi) e fatum (temine che oltre al destino, indica il vaticinio) dicti autem sunt Faunus et Fauna a vaticinando, id est fando (Serv. ad Aen. VII. 47)71

. Fauno, in

particolare, manifestava il futuro con misteriose voci e richiami, voci che si udivano nei boschi e che erano espresse propriamente in versi 72.68

E poich le anime umane, quando non le governano la ragione e il sapere, sono eccitate spontaneamente in due modi, negli eccessi di follia e nei sogni, i nostri antenati, ritenendo che la divinazione manifestantesi nel furor fosse presente soprattutto nei versi Sibillini, istituirono un collegio di dieci interpreti di questi, scelti fra i cittadini.69

Il termine naturalis mantiene indefinita la questione della provenienza della conoscenza

profetica (dal dio o dalla natura): in particolare, Cicerone considera la Sibilla come profetante in qualit della sua natura e non perch ispirata dal dio.70

E' complessa e ancora non pienamente compresa la questione riguardante il valore del mito

a Roma, messa in luce a partire da unacuto e celebre studio di C.Koch, (KOCH 1936) e affrontata in seguito dalla Scuola Storico-Religiosa di Roma. (Per una storia degli studi vedi MONTANARI 1988, pp. 17-49) Cruciale, a riguardo, la valutazione del carattere demitizzato della religio romana a cui corrisponde una mitizzazione delle vicende storiche precedenti e immediatamente posteriori alla instaurazione della res publica.71 72

Letimologia del nome Faunus rimane discussa; vedi CARANDINI 1997, p. 175 ss. Cfr. Varro. De L. L.. VII. 36. Fauno, assieme a Iano, Saturno, Pico e Latino , secondo il

26

Ugualmente collegata al vaticinare ed allesprimersi in versi Carmenta (o Carmentis), altra figura extraumana dai contorni non ben definiti, il cui nome, per gli antichi, era legato etimologicamente a carmen 73. Carmenta nellEneide (Aen. VIII. 336 ss.) presentata come la ninfa, madre di Evandro, che profetizza al figlio la futura grandezza di Roma74

. Essa aveva uno statuto

particolare nel culto romano, come dimostra il fatto che avesse un proprio Flamen, il flamen Carmentalis75. Veniva riattualizzata nella pratica rituale, nei Carmentalia, festivit che avevano luogo in due giornate festive in gennaio, (Ovid. Fast. I. 461- 462; 417-18); tuttavia in questo periodo non era attivo un santuario oracolare, non era possibile interrogare Carmenta 76. Le prartiche della divinazione ispirate dunque, potevano connotare lattivit di personaggi pre-politici - agenti cio prima dell instaurazione dellordinamento civico della res publica. Tuttavia si pu dire che Roma, anche nel tempo dellattualit civica, non escludeva del tutto dal suo orizzonte la mantica ispirata, ma la reintegrava attraverso i libri Sibillini, recuperandola attraverso la scrittura riassumere con uno schema:77

. Possiamo

mito, uno dei primi re del Lazio vetus, personaggi caratterizzati da elementi particolari, quali teriomorfismo, metamorfosi, silvestrit, pastoralit, violenza, oracolarit e regali, che li segnano sia come selvaggi, pre-cosmici, che come appartenenti alla categoria degli antenati civilizzatori. Vedi BRELICH 1976, pp. ; CARANDINI 1997, p. 42; pp. 175-177. Per la definizione di antenato civilizzatore vedi BRELICH 1966, p. 16. Anche Picus apare fortemente legato alloracolarit orale; Il picchio, picus, era uccello auspicale presso Latini ed Umbri (Plin. N.H. X. 40-41; CARANDINI 1997, p. 172-173).73

Per un riassunto del dibattito moderno sull'etimologia del nome Carmenta, vedi Cfr.Ovid. Fast. I. 461 ss. Cic. Brut. XIV. 56 La collettivit extraumana delle ninfe ha una collocazione molto particolare nel politeismo Cfr. CHAMPEAUX 1997.

MONTANARI 1984.74 75 76

greco ma anche in quello romano; vedi CONNOR 1988; LARSON 2001.77

27

mantica ispirata CULTURA GRECA SI

affidata alla voce SI Pizia, Sibilla Nel tempo mitico : Faunus, Picus, Aio locutius, Carmenta, Egeria, Albunea

affidata alla scrittura (in forme cleromantiche, di importanza secondaria) SI libri Sibillini

CULTURA ROMANA

SI

A questo punto la scelta romana di una mantica ispirata scritta pone una serie di domande alle quali si cercato di rispondere, considerando che tale scelta dovette risultare alla fine di un preciso processo storico, in particolare del processo che port alla nascita della res pubblica e dello stato. In proposito, ha osservato Claudia Santi: la res pubblica romana, avendo respinto ogni ipotesi che vedesse un civis sovraordinato rispetto ad altri, non poteva ammettere una commistione del divino con lumano n ospitare un oracolo in senso proprio, [] la citt dovette sottoporre la mantica ispirata ad un processo di adattamento tale da renderla compatibilie con lindirizzo generale della civitas 78. Affidando la mantica allla scrittura, la si slegava cio dall oralit, al fine di prescindere dalla necessit di avere una persona fisica posseduta dal divino, operante nellambito della quotidianit della civitas. In una prospettiva pi ampia, si possono aggiungere alcune riflessioni sul passaggio oralit-scrittura. In particolare, in ambito antropologico, stato messo in luce come la cristalizzazione di tradizioni orali nella scrittura e nel libro, si configuri in quanto progressiva espropriazione dei sistemi di comunicazioni appartenenti alla collettivit da parte di nuclei castali, i quali proprio attraverso gli strumenti di comunicazione costituiti dal libro e dalla scrittura possono realizzare una forma molto efficace di potere. La comunicazione orale, fissata una volta per sempre, si distacca dal tempo reale nellimmobilit della trascrizione e diviene posseso delit. Progresiamente, forme particolari di comunicazione orale, come oracoli o profezie, vengono progressivamente relegati nella sfera del non credibile, o78

SANTI 1996, p.521. Cfr. BREGLIA PULCI DORIA 1999, p.279.

28

considerati non rilevanti 79. Dobbiamo aggiungere che, nel mondo antico, non solo a Roma vi fu un rifiuto della mantica ispirata legata a fome di comunicazione orale. Ad esempio, fra le popolazione italiche era piuttosto diffuso lutilizzo della scrittura nelle pratiche mantiche legate al sorteggio 80. Come il famoso oracolo prenestino della dea Fortuna.

79 80

DI NOLA 1979, p. 260. CHAMPEAUX 1997; MANETTI 1999; POCCETTI 1999, p. 21. ss; GUITTARD 2007, pp.

233 ss.

29

La Sibilla e la Fortuna.

Possiamo proporre un confronto tra lutilizzo romano dei libri Sibillini e le sortes dell oracolo della dea Fortuna a Preneste. Cicerone nel De divinatione descrive il procedimento oracolare prenestino, che si inquadrava come cleromantico, cio fondato sul caso. Loracolo funzionava in data fisse: si poteva consultare due giorni allanno 11 e 12 aprile, giorni festivi di Fortuna. Si poneva una domanda e le sortes - pezzi di legno di quercia che portavano scritti i responsi venivano mescolate ed estratte a caso dallarca di legno in cui erano riposte. Similmente ai libri Sibillini, le sortes prenestine erano ritenute di origine extra umana, come ci attesta il mito della loro origine, secondo cui erano state trovate, gi misteriosamente scritte, da Numerius Suffustius, personaggio nobile ed onesto, che era stato guidato da indicazioni ricevute in sogno. Il sogno, come noto, veicolo di comunicazione fra divino e umano ampiamente riconosciuto nelle culture del Mediterraneo antico. Leggiamo da Cicerone: Numerium Suffustium Praenestinorum monumenta declarant, honestum hominem et nobilem, somnis rebris, ad extremum etiam minacibus cum iuberetur certo in loco silicem caedere, perterritum visis, inridentibus suis civibus id agere coepisse ; itaque perfracto saxo sortis erupisse in robore insculptas priscarum litterarum notis. Cic. De div. II. 85 81. Come stato osservato, Preneste si affidava alla scrittura per far entrare tramite la pratica cleromantica la dea Fortuna, il caso, nellorganizzazione stessa del suo assetto civico. Roma, al contrario, come stato messo in luce da A.Brelich 82, aveva di fatto rifiutato la possibilit di un intervento della Fortuna nellambito del proprio81

Gli annali di Preneste raccontano che Numerio Suffustio, uomo onesto e bennato, ricevette in frequenti sogni, allultimo anche minacciosi, lordine di spaccare una roccia in una determinate localit. Atterrito da queste visioni, nonostante i suoi concittadini lo deridessero, si accinse a fare quel lavoro. Dalla roccia infranta caddero gi delle sorti incise in legno di quercia, con segni di scrittura antica.82

Nel suo importante studio Roma e Preneste. Una polemica religiosa nellitalia antica in

Tre variazioni romane sul tema delle origini: BRELICH 1955, p. 9-48. Sulla storia del culto della dea a Roma vedi CHAMPEAUX 1982 e CHAMPEAUX 1987.

30

orizzonte culturale, cio escludeva la possibilit di un intervento del fortuito nelle decisioni di interesse comune. Iuppiter, dio principale del pantheon romano , infatti, il garante di un ordine che si oppone allintervento dellimprevedibile dea Fortuna allinterno della citt 83. I libri Sibillini, conservati nel tempio di Iuppiter e posti sotto lazione ordinatrice del dio, non venivano dunque utilizzati come stato pur supposto collegio dei viri sacris faciundis. Per riassumere, i libri Sibillini possono essere interpretati in opposizione dialettica e polemica con le sortes; essi contenevano i fata ma anche le sortes di Roma e le sortes erano arcana, nascoste85, come le sortes prenestine che erano appunto, conditae in unarca di legno. A Roma le sorti, cio i destini, sono organizzate, non mescolate a caso, ma contenute nella struttura testuale propria del libro; nei libri Sibilini si conservava una rivelazione scritta che doveva essere interpretata, seguendo un metodo analitico di lettura testuale. Preneste con lutilizzo cleromantico delle sortes istituzionalizza lazione di Fortuna. Roma invece attraverso lutilizzo divinatorio dei libri Sibillini/fatales, allopposto rende simbolicamente possibile lintervento del fatum nella vita quotidiana della citt, un fatum che cos diviene permanentemente operante e controllabile 86.84

- in modo analogo a sortes,

ma offrivano un testo da interpretare, da sottoporre all attenta analisi del

83 84

Vedi BRELICH 1955, p. 26-27. Lipotesi formulata da Parke per cui i libri venivano aperti a caso va dunque rigettata. Cfr. I libri Sibillini erano appunto custoditi in un luogo inaccessibile, cfr. Gell. I. 19. 18; Lact. De Sarebbe utile a questo punto proporre un paragone coi libri Fatales degli etruschi. Tuttavia

PARKE 1992, p. 231.85

ira dei, XXIII. 1.86

di questi libri sappiamo troppo poco e non sicuro che essi venissero utilizzati come mezzo divinatorio. Vedi DUMEZIL 1974 pp. 620-657; CAPDEVILLE 1997.

31

Il mito dellarrivo della Sibilla a Roma; per una lettura delle fonti antiche.

Nel I secolo a.C. era sicuramente affermata la credenza per cui i libri erano stati portati a Roma, durante la fine della monarchia, dalla Sibilla Cumana. Varrone, secondo Lattanzio, nella sua lista di Sibille, aveva descritto la Cumana come colei che aveva venduto i libri Sibillini a Tarquinio Prisco: Septimam Cumanam nomine Amaltheam, quae ab aliis Herophile vel Demophile nominetur, eamque novem libros atulisse ad regem Tarquinium Priscum ac pro iis trecentos philippeos postulasse regemque aspernatur pretii magnitudinem derisisse mulieris imsaniam; illam in conspectu regis tris combussisse ac pro reliquis idem pretium poposcisse; Tarquinium multo magis insanire mulierem putavisse: quae denuo tribus aliis exustis cum in eodem pretio perseveraret, motum esse regem ac residuos trecentis aureis emisse; quorum postea numerus sit auctus, capitolio refecto, quod ex omnibus civitatibus et Italicis et Graecis praecipueque Erythris coacti adlatique sunt Romam cuiuscuque Sybillae nomine fuerunt. Lact. Div. Inst. I. 6. 9. Il racconto della vendita dei libri Sibillini riportata con significative varianti e da numerose altre fonti, in primis, dallo storico greco Dionigi dAlicarnasso: , . . . , . , . , , , . . Dion. Hal. IV.62.2.8787

Si dice che durante il regno di Tarquinio un altro evento meraviglioso sia accaduto alla citt di Roma, elargito dalla benevolenza di un dio o di un demone; questo la salv spesso, e non

32

Come si vede, Dionigi non identificava direttamente la venditrice dei libri con la sibilla Cumana ma cita una vecchia straniera 88. Inoltre, non lega lepisodio a Tarquinio Prisco, ma colloca lavvenimento al regno del Superbo. Non sappiamo quale fonte avesse utilizzato Dionigi. Aulo Gellio, che riporta sostanzialmente lo stesso episodio, scrive che esso si trovava negli antiqui annales89. Neanche Gellio identifica la Sibilla, e come Dionigi, ascrive lacquisto dei libri al Superbo 90. Possiamo anche prendere in considerazione un altro dato. Secondo Varrone, Nevio, nella sua opera Bellum Poenicum, aveva citato una Sibilla Cimmeria, legata ai misteriosi Cimmeri91

. Questi ultimi costituivano il mitico popolo del

regno dei morti ed nel paese dei Cimmeri che Ulisse (Od. XI) si reca per eseguire la nkyia, il rituale di evocazione dei defunti, al fine di poter interrogare lindovino Tiresia sul proprio ritorno in patria sovente accade per i popoli mitici, erano92

. I Cimmeri, come localizzati.

variamente

Generalmente erano ritenuti abitare le pianure a nord del Mar Nero; tuttavia sappiamo da Strabone che Eforo, nel V secolo a.C., li descriveva come gli antichi abitanti della Campania, collocati nei Campi Flegrei presso il lago Averno, questultimo considerato lentrata del regno dei morti93

. Si pu

per un breve periodo, ma per tutta la vita, da grandi sciagure. Una donna non romana venne dal principe con lintenzione di vendergli nove libri, pieni di oracoli sibillini. Poich Tarquinio non volle comprarli al prezzo proposto, essa se ne and e n bruci tre. Dopo non molto tempo, riport i libri rimasti e glieli offr allo stesso prezzo, ma venne derisa e stimata stolta per il fatto che proponeva lo stesso prezzo per un numero minore, quando non aveva potuto ottenerlo per tutti. Essa se ne and e brucio ancora la met dei libri rimasti, e riportando poi i tre superstiti, chiese lo stesso oro. Tarquinio, esterrefatto per le proposte della donna, fece chiamare gli auguri e, esposto loro il fatto, domand che cosa bisognava fare. E quelli, riconoscendo da certi segni che egli aveva respinto un bene mandato dagli dei, e dichiarando grande sciagura il l fatto che non avesse comperato tutti i libri, lo esortarono a pagare alla donna tutto il denaro che chiedeva, e a prendere gli oracoli che rimanevano. Quindi la donna, dopo aver consegnato i libri, e aver raccomandato di averne gran cura, spar dalla vista degli uomini.88

E importante considerare il fatto che sia una donna ed una straniera la venditrice dei libri, Aul. Gell. Noct. Att. I. 19. Cfr. Plin. N.H. 13. 84; Zon. VII. 11. Secondo Servio. (ad Aen. VI. 62) Varrone avrebbe Varr. ap. Lact. Div. Inst. I. 6. 7. cfr. Naev. Bell. Poen. Fr. 12 (Strezelecki). Sulla nekyia e la necromanteia, la sua diffusione nel mondo greco-romano e Mediterraneo, Strabo. V. 4. 5.

ad evidenziare lestraneit della raccolta dall assetto divinatorio romano.89 90

attribuito i Libri alla Eritrea.91 92

vedi OGDEN 2001 e CECON 2004.93

33

ipotizzare che Nevio, abbia creato ex novo la figura della Sibilla Cimmeria per ragioni letterarie94; oppure che avesse presente una leggenda simile a quella raccolta dall incertus auctor del De Origine Gentis Romanae: Secondo lanonimo autore di questo trattato del IV d.c., infatti, Enea, fuggito da Troia e approdato in Italia, consult la Sibilla, la quale profetava il futuro ai mortali e viveva presso la citt dei Cimmeri 95. Enea avrebbe cos chiesto del proprio destino alla Sibilla la quale gli predisse l insediamento nel Lazio. La vicenda sicuramente ispirata all episodio della nkyia omerica (a sua volta ripreso da Virgilio nel VI libro dellEneide). Al di l di questo, notevole che Nevio abbia scritto di una Sibilla Cimmeria, anzich Cumana; ma ancor pi degno di nota il fatto che in questo episodio la Sibilla non sia collegata ai libri Sibillini; invece Virgilio nellEneide, descrive i libri Sibillini conservati a Roma come rivelati dalla Sibilla Cumana e contenenti gli arcana fata della citt 96. Con queste premesse possiamo supporre che al tempo di Nevio, alla met del terzo secolo a.C., la tradizione di una Sibilla Cumana o meno venditrice dei propri libri a Roma non si fosse ancora formata. La met del III secolo potrebbe essere presa, dunque, come data ante quam non, per la formazione del mito dellarrivo dei libri Sibillini a Roma. E importante notare come sia una Sibilla la disvelatrice del fatum di Enea, anche secondo Nevio. Sappiamo inoltre che, sempre nel Bellum Poenicum - un testo che appare sempre pi denso di senso - Nevio aveva scritto di come Venere avesse consegnato ad Anchise i libri contenenti i suoi fata: Naevius [] dicit Venerem libros futura continentes Anchisae dedisse [] 97. Possiamo, dunque, supporre che, da un dato momento in poi i fata di Enea, figlio di Anchise, identificati con i fata Romana, vennero collegati alla Sibilla e

94

Sulla Sibilla Cimmeria come invenzione letteraria, vedi anche FLORES 1986; cfr. PARKE Vedi De Orig. Gent. Rom. 19 g. Aen. VI. . 67. Naevius, Bell. Pun. Fr. 9 (Strzelecki). La notizia viene da uno scolio all Eneide, Schol. Ad

1992, p. 91.95 96 97

Aen. VII. 123. (cod. Paris. Lat. 7930, saec. XI)

34

allo stesso tempo considerati contenuti in libri

98

. Il problema che

maggiormente si pone costituito dalla difficolt di specificare quando questo determinato momento venne a verificarsi. Forse, come ha suggerito L. Breglia Pulci Doria, ci avvenne in concomitanza con la sistematica valorizzazione del mito della discendenza romana di Enea del III secolo a. C.99 Potremmo dunque accettare il periodo del terzo secolo come il pi plausibile per la formazione del mito dellintroduzione dei libri Sibillini. Ci potrebbe avere un legame con lincremento della diffusione libraria nel mondo ellenistico che, cominciata nel tardo IV secolo, si diffuse anche in Italia nel III secolo a.C.100 Lintroduzione stessa del libro a Roma si fa spesso risalire al periodo ellenistico. A proposito interessante constatare che, secondo quanto riportato da Plinio, in un passo della Naturalis Historia dedicato allutilizzo del papiro, Varrone attribuisce linvenzione della charta al periodo della fondazione di Alessandria da parte di Alessandro Magno Et hanc Alexandri Magni victoria repertam auctor est M.Varro, condita in Aegypto Alexandria101

. Tuttavia bisogna tener presente che, delineare una

storia del libro a Roma, nonch del libro in generale, costituisce un problema tuttaltro che semplice, su cui il dibattito ancora aperto. Riportiamo a riguardo le osservazioni di A. Di Nola che, sotto la voce libro della Enciclopedia Einaudi, cos scrive: sebbene il libro presupponga, ovviamente, luso della scrittura, la transizione scrittura-libro, in sede storica, non si manifesta quasi mai in forma evidente ma, passa attraverso innumerevoli stadi in rapporto allevoluzione complessiva delle varie societ, con la98

BREGLIA PULCI DORIA 1988. BREGLIA PULCI DORIA 1988. Per lutilizzo della leggenda di Enea quale fondatore di

99

Roma, in III e II secolo a.C., vedi GABBA 1976, p. 94 ss; GALINSKY 1969; CARANDINI 2006, pp. 109-112. La formazione del mito della fondazione di Roma da parte di Enea costituisce un problema molto complesso che ha prodotto una enorme bibliografia - e non ancora risolto. A titolo orientativo, vedi le indicazioni bibliografiche in HORSFALL 1984, p. 228.100

Sulla produzione e commercializzazione ellenistica del libro, vedi CAVALLO 1990, pp. XIPlin. N.H. XIII. 2. 68.

XXIV; KLEBERG 1990, pp. 27-41.101

35

conseguenza che pu presentare tratti contradditori emergenti in lunghi periodi ed addirittura regressioni che determinano confusioni interpretative102

.

Per riassumere, allorch Roma assunse in un preciso periodo un testo divinatorio, di fronte al dualismo oralit/scrittura, opt apertamente e in modo specifico per la scrittura 103. A questo proposito si potrebbe aprire un confronto con la cultura ebraica, la quale ugualmente ha un testo che contiene la sua storia, la torh. E interessante a questo proposito notare che la mise en texte della Bibbia dei septuaginta risale allo stesso torno di tempo met terzo secolo in cui verosimilmente risale la creazione del prodotto culturale libri Sibillini104. Comunque mentre la comunit ebraica nella sua vita quotidiana ricorre al testo biblico della torah che rappresenta una autorit atta a fornire leggi, regole di comportamento, Roma ricorre invece ad un testo che pu proporre solo rituali, remedia. Infatti Roma, come vedremo, opta per il rifiuto del religioso come guida decisionale.

102 103

DI NOLA 1979, p. 74. Per un raffronto sulla problematica del passaggio da cultura orale a cultura scritta nella Sulledizione della Septuaginta, vedi DORIVAL-HARL-MUNNICH 1988.

cultura ellenistica, vedi HAVELOCK 1963. CARDONA 1981; CARDONA 1986.104

36

II PARTE.

I libri Sibillini nella storia

Nella seconda parte di questo lavoro intendiamo esaminare nei particolari le consultazioni sibilline attestate dalle fonti seguendo un ordine cronologico. Per la ricostruzione delle notizie riguardanti gli interventi Sibillini, si ricorso alla lista di prodigi, messa a punto da B. Mac Bain105

, la quale, a sua volta, si

basa sul lavoro di L.Wlker, risalente ai primi anni del secolo scorso 106. Considereremo solo le fonti che esplicitamente pongono lespiazione dei prodigia come affidata al collegio dei viri sacris faciundis. I molti casi incerti, in cui non chiaro se lespiazione fosse affidata ai pontefici, agli aruspici, o ai lettori dei libri Sibillini, non verranno presi in considerazione, in quanto risulta impossibile, il pi delle volte, determinare il corpo sacerdotale coinvolto. Questi casi incerti non sono molti fino al IV secolo a.C. Divengono pi frequenti negli ultimi due secoli della repubblica, come vedremo, periodo in cui lazione degli aruspici a Roma appare notevolmente aumentata 107.105 106 107

MAC BAIN 1982, pp. 82 107. WLKER 1903. Forse motivata dalla necessit di incrementata i legami con le citt e le famiglie nobili

etrusche; la tecnica aruspicale era infatti coltivata allinterno di queste ultime; MAC BAIN 1982, pp. 15 ss. BRIQUEL 1997, pp. 21-23. E nel II secolo a.C, inoltre, che si deve collocare la creazione, da parte del senato, del cosidetto ordine dei sessanta aruspici. Vedi Cic. De div. I. 92; Val. Max. I.1.1; (TORELLI 1975, pp.105-135; BRIQUEL 1997, pp. 21). Lanalisi del

37

Sul significato delle registrazioni storico-annalistiche degli eventi relativi ai prodigi, oggi gli studiosi sono per lo pi concordi a riconoscerne la piena pertinenza strutturale al tessuto narrativo della vulgata108. In particolare, la notificazione e conservazione in memoria di un prodigium, segnalava che, in un determinato periodo era avvenuta una rottura dell equilibrio uomini-dei, ma che questa si era risolta con lespiazione del prodigio 109. Per quanto riguarda la realt storica degli eventi prodigiali, Mac Bain ritiene autentiche le liste a partire dal III secolo. Prima di questepoca lattendibilit di ogni testimonianza andrebbe valutata caso per caso110. Tuttavia leffettiva realt storica delle consultazioni sibilline, qui non ci interessa direttamente. Infatti questi episodi, anche e soprattutto quando risultassero dei falsi, vanno intesi come corrispondenti ad un pattern ricorrente e dunque funzionante a livello culturale. Lessenziale rimane che la drammaturgia di tali episodi sia asservita ad un determinato schema, che si adatta, esplicitandolo, alla concezione di un modello fisso, stilizzato, utilizzato in modo specifico per le consultazioni dei libri Sibillini.

ruolo degli aruspici in rapporto ai decemviri rimane una questione aperta. In particolare, vedi MC BAIN 1982, pp. 82 107 e pp. 118-127.108

RAWSON 1971, p. 166.; MAC BAIN 1982; MONTANARI 1990, p. 45-48; SANTI 1996, p. SANTI 1996, p.510. MAC BAIN 1982, p. 8. Cfr. MONTANARI 1990, p. 48, nota 20.

509-510.109 110

38

CONSULTAZIONI E SOLUZIONI SIBILLINE NEL V SECOLO A.C.

Le consulatazioni sibilline nel racconto storico-annalisitico. Se abbiamo voluto fissare la creazione del dispositivo culturale libri Sibillini alla met del terzo secolo a.C., dobbiamo non solo confrontarci con il dato della tradizione storiografica antica, che fissa alla fine del VI secolo a.C. lacquisizione dei libri Sibillini, ma anche con il dato riguardante la creazione della magistratura incaricata della loro interpretazione, i duumviri sacris faciundis, che vede il collegio gi operante nel V secolo. Senza abbandonare la nostra ipotesi sopra esposta, si pu ipotizzare che, nel V secolo a.C., pur non essendo ancora costituita la raccolta divinatoria denominata libri Sibyllini il collegio duumvirale fosse comunque operante e potesse attingere ad un repertorio di remedia gi strutturato, ma non ancora organizzato in libro e non ancora attribuito alla Sibilla 111.

Leggiamo il passo di Dionigi riguardante la creazione della carica duumvirale, che, appunto, appare attribuita gi allo stesso Tarquinio: , , . . Dion. Hal. IV. 62. 4-5 112.111 112

Cfr. SANTI 2006, p.173, nota 17.

Tarquinio scelse tra i cittadini due uomini illustri e dopo aver assegnato loro due assistenti pubblici, li mise alla custodia dei libri. Ma poi fece gettare in mare, cucito in una pelle bovina come un parricida, uno di questi, Marco Atilio, che era stato accusato di tradimento da uno degli assistenti. Dopo la caduta dei re, la repubblica si assunse la custodia degli oracoli e nomin uomini autorevolissimi come custodi, i quali durante la vita ebbero solo questa responsabilit, essendo esonerati da ogni altro dovere militare e civile; e pose accanto a loro degli assistenti pubblici, senza i quali essi non potevano consultare gli oracoli.

39

Secondo Dionigi i duumviri erano coadiuvati da due assistenti pubblici greci113

. Inoltre il titolo di duumviro aveva carattere vitalizio e esentava dalle

cariche civili e militari. Tali caratteristiche sembrano descrivere i duumviri come diversamente ordinati rispetto agli altri cittadini in quanto titolari di particolari prerogative e dunque agenti in funzione della civitas, ma posti al di fuori di essa. Completamente diverso appare lassetto del collegio in epoca posteriore. Nel 367 a.C., si colloca la creazione dei decemviri sacris faciundis, composto per met da patrizi e per met da plebei. Non vi traccia che i componenti del nuovo collegio decemvirale godessero, in virt del loro ruolo, di uno status particolare rispetto agli altri membri della classe senatoria.114

113

Tale notizia indicativa dellintensit dei rapporti di Roma con la Magna Grecia in epoca

arcaica e va integrata con quella secondo cui alcune sacerdotesse greche del culto di Demeter sarebbero state fatte venire dalla Campania a Roma, per il corretto svolgersi del culto di Ceres istituito nel 496 a.C.; Cfr. Cic. Pro Balbo, 24. 55.114

Vedi Liv. VI. 42.

40

- 504 a.C. I ludi Tarentini. Il primo episodio legato ad una consultazione dei libri Sibillni, riportato da Plutarco e data al 504 a.C., nel quarto consolato di P.Valerius Publicola, ad appena un quinquennio dall istituzione della res pubblica. Nellanno, in coincidenza con la guerra imminente, si sarebbero verificate una serie di aborti e nascite di bambini malformati (cio prodigia segnalanti una crisi riguardante la riproduzione). Il console, dopo aver letto i libri, istitu dei sacrifici ad Ade e ripristin quei giochi, ludi che, in altra occasione erano stati prescritti da un oracolo di Apollo. Leggiamo il testo nella vita plutarchea di Publicola. . , t , , , . Plut. Popl. 21. 1-3. 115. La mancata partecipazione dei duumviri sacris faciundi - di cui, ricordiamo, listituzione era fatta risalire a Tarquinio Superbo - allepisodio, appare come un elemento anomalo. Si puo intendere che lo stesso Publicola avesse letto e interpretato i libri, per di pi senza prima ricevere lordine da parte del senato: dunque di propria iniziativa e senza mediazione, seguendo una prassi del tutto inusuale, in quanto ricordiamo che solamente i duumviri potevano avere laccesso ai libri per la consultazione, previo decreto del senato. Nel passo di Plutarco, dunque, il primo console Publicola avrebbe avuto un115

Lanno seguente Publicola fu di nuovo console, per la quarta volta. Ci si aspettava di dover affrontare una guerra contro i Sabini e i Latini che si erano alleati. Nello stesso tempo si diffuse nella citt un particolare timore religioso, poich tutte le donne incinte davano alla luce creature deformi e nessun parto si present perfetto. Publicola allora, consultati i libri Sibillini fece dei sacrifici propiziatori ad Ade, oltre a celebrare alcuni giochi, suggeriti da un oracolo di Apollo. Rassicurata cos la citt con la speranza del ritorno del favore divino, rivolse la sua attenzione ai pericoli che minacciavano da parte degli uomini. Cfr. anche Zon. II. 1.

41

rapporto esclusivo e privilegiato con i libri Sibillini

116

. Ci potrebbe dipendere

dalla volont di attribuire un ruolo prototipico alla figura del primo console. In particolare, e stato ipotizzato che Plutarco, nel riportare tale notizia, abbia seguito una fonte filo-Valeria di parte, forse dello storico Valerio Anziate, il quale avrebbe utilizzato memorie gentilizie tramandate dai suoi antenati. Intento della famiglia Valeria sarebbe stato quello di estendere la propria tutela sul collegio dei decemviri sacris faciundi attraverso la figura esemplare del primo console P.Valerio Publicola 117. Tuttavia le anomalie rinvenibili nel passo plutarcheo potrebbero non essere il frutto di una falsificazione posteriore, ma il ricordo di una memoria autentica, in cui la prassi normale e le funzioni del collegio erano ancora in formazione 118. Il piaculum, consistente nel sacrificio propiziatorio ad Ade, collegato alla celebrazione di ludi. Laccenno ci costringe ad aprire una brevissima interrogazione sul senso del termine ludus. Ricorriamo allo studio di G. Piccaluga che propone la definizione di ludi come rituali caratterizzati da elementi spettacolari. Tali elementi avevano, appunto, la funzione di sottolineare l aspetto ludico, che segnava, attraverso la gratuit del gioco-spettacolo, il valore di un tempo sospeso atto a riproporre il tempo mitico delle origini 119. Per tornare nello specifico, lepisodio si collega alla questione straordinariamente complessa dei ludi Tarentini/Saeculares. Su queste festivit sono sorte molteplici ipotesi interpretative, per quanto ne riguarda lorigine, la cronologia, e lindividuazione della loro prima celebrazione storica116

120

. I ludi Tarentini o Taurii erano considerati essere gli antecedenti

Al console era anche attribuita la celebrazione del primo trionfo e lorazione del primo 9; 9-11. Sullautenticit storica di Valerio Publicola,

elogio funebre, cfr. Plut. Popl. ARCELLA 1992.117 118 119

SANTI 2000, p.24. Per questa ipotesi cfr. SANTI 2000, p.24-25 e 28-30. Vedi PICCALUGA 1965. Il termine ludus copre una vasta area semantica; vedi DELL s.v.

ludus; PICCALUGA 1965, p. 32-52. Per una classificazione dei ludi, vedi DUMEZIL 1974, p. 562 ss.120

Copiosissima letteratura in proposito. Per una bibliografia, vedi COARELLI 1997, pp.

100. Vedi anche; GAGE 1934; PIGANIOL 1936; WAGENVOORT 1951.

42

dei ludi Saeculares121, che come indica il nome, si volevano celebrati ad ogni saeculum, termine sulla cui valenza torneremo in seguito. Nella sua cronologia dei ludi Saeculares, Censorino, presenta i ludi celebrati da Publicola come prima occorrenza di questi122. Le origini dei ludi Taurii/Tarentini sono descritte da Valerio Massimo123. Un certo Valerius, evidente antenato della gens Valeria, per salvare i suoi tre figlioletti, colpiti da un misterioso male, aveva fatto loro bere lacqua calda che sgorgava nel Tarentum, luogo extremo del Campo Marzio, ad unansa del Tevere, dove si trovava laltare sotterraneo di Dis e Proserpina124

. I figli

ne erano stati miracolosamente guariti; come ringraziamente, Valerio offr alle due divinit sacrifici, un lectisternium e giochi per tre notti125. Nel racconto esplicita la valenza salutare legata allutilizzo delle acque del Tevere riscaldate nel Tarentum, utilizzate in un rituale terepeutico atto ad ottenere una rapida guarigione. Un altro racconto, riportato da Festo e Servio Danielino colloca lorigine dei giochi al tempo di Tarquinio il Superbo, allorch una epidemia aveva colpito le donne in gravidanza, in modo che i bambini morivano in grembo. I ludi vennero allora istituiti in onore delle divinit infere, celebrati nel Circo Flaminio con sacrifici di vacche sterili (taureae) 126. Il racconto di Plutarco sembra presentare i ludi indetti dal console come una ripresa di celebrazioni pi antiche. Comunque, tutti tre i racconti che qui abbiamo preso in considerazione, quello che vede la celebrazione dei ludi Tarentini del 504 a. C. in quanto ordine dato dai Sibillini in risposta a nascite di feti malformati, quello dei figli121

Sullidentificazione dei ludi Taurei coi ludi Saeculares vedi Festus, s.v. Saecul. Ludi e Cens. De die nat. XVII. 10. Cfr. Festus, s.v. Saecul. Lud. Per la ricostruzione storica

Taurii ludi; cfr. anche Val. Max. loc. cit.122

delle celebrazioni dei ludi Saeculares, il documento fondamentale costituito da un passo riportato di Censorino,(riportato in Appendice) fonte tarda ma preziosa in quanto riprende a proposito le notizie di Varrone e dei primi annalisti. (COARELLI 1997, p. 102)123 124

Val. Max. II. 4. 5. Cfr. Zos. II. 3. Per la localizzazione del Tarentum e dellara sotterranea, vedi COARELLI 1997, pp. Per il lectisternium, vedi infra, p. 62. Festus, s.v. Taurii ludi; Serv. ad Aen. II. 140.

74-100. Per la sua caratterizzazione come luogo di acque salutari, vedi BOYANCE 1925.125 126

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di Valerius e quello che ricorda la malattia delle donne gravide durante il regno di Tarquinio il Superbo, presentano come pericolo incombente un possibile blocco nella riproduzione della generazione, per stornare il quale le celebrazioni effettuate riconducono al valore salvifico dei ludi in senso lato. Il problema della continuit della generazione e del rinnovamento del tempo appunto quello posto dai ludi Saeculares, di cui i Tarentini costituirebbero lantecedente. Fondamentali come segno della struttura temporale, in quanto i ludi Saeculares, al di l del problema posto dalla loro ricostruzione cronologica, scandivano la fine del saeculum, spazio di tempo dalla durata variabile combaciante con la durata di una generazione umana, di cui il numero di anni era variamente interpretato dagli antichi, e la cui determinazione costituiva comunque un problema127. Il passaggio da un saeculum allaltro costituiva un momento critico128; considerando che il saeculum era inteso come lasso di tempo combaciante con la durata di una generazione, possiamo gi definire i ludi Saeculares come atti ha favorire la continuit controllata della generazione umana.

127 128

Cens. De die nat., XVII. 6. Vedi GUITTARD 2007b. Le fonti romane ci attestano anche di una dottrina etrusca secolare, secondo cui la fine di

ogni saeculum, era annunciata da prodigi e poteva essere allontanata tramite opportuni rituali; Cens. De die nat. XXVII. 6; cfr