Scoprite perché queste coppie di animali sono parenti fra di loro
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Transcript of Scoprite perché queste coppie di animali sono parenti fra di loro
le pagine dei ragazzi
Cari ragazzi, in natura anche tra gli animali ve ne sono alcuni
che possono essere considerati pa-renti . Forse in certi casi non è così facile indivi-duare il legame, ma non appena avrete letto ciò che li accomuna non potrete che essere d’accordo con quanto vi ab-biamo detto.
La rana e il tri-tone sono parenti, perché entrambi sono Anfi bi. La ra-na è un anfibio «anuro», cioè sen-za coda, mentre il tritone è un anfibio «urodelo», cioè con la coda.
La biscia d’acqua e la tarta-ruga formano una coppia, perché
Scoprite perché queste coppie di animali sono parenti fra di loro
entrambe appar-tengono all’ordi-ne dei Rettili.
Il fagiano e la quaglia sono «cu-gini», perché ap-partengono all’or-dine dei Gallifor-mi. Del resto en-trambi vivono nei campi e spesso
frequentano gli stes-si ambienti, cioè le campagne coltivate a erba medica.
La cicogna e l’airone cenerino fanno parte en-trambi dell’ordine dei Ciconiformi. Questa è una pa-rentela facile da indovinare, per-ché le loro forme si assomigliano troppo per non cons iderar l i in qualche modo «pa-renti».
La folaga e la gallinella d’ac-qua vanno in coppia, perché ap-partengono ai Gruiformi, anche se non assomigliano proprio alle gru,
ma tra di loro la somiglianza è molto evidente!
L’upupa e il martin pescatore sono cugini. L’avreste mai detto? Eppure appartengono entrambi ai
78 VITA IN CAMPAGNA 5/2015
fagiano
Biscia d’acqua folaga
Tritone
airone cenerino
quaglia
Tartaruga Gallinella d’acqua
Rana
cicogna
© 2015 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.
Coraciformi, una parola così stra-na che gli studiosi hanno coniato per quest’ordine di uccelli che hanno in comune, tra le altre cose, il piumaggio vistoso e l’abitudine di fare il nido nelle cavità.
Il pettirosso e il merlo, sebbe-ne siano così diversi, sono consi-derati parenti. Appartengono, in-fatti, alla famiglia dei Turdidi. Hanno un’altra cosa in comune: entrambi sono tra gli ultimi uccel-li diurni ad andare a dormire e si attardano fi n quasi al tramonto.
Maurizio Bonora
L’intervista “impossibile”a una volpe
Passeggiando in campagna mi sono im-
battuta in una volpe e le ho rivolto qual-
che domanda. Ciao, cosa fai da queste
parti? Non ti avevo mai vista prima.
Ciao. Tu non mi hai mai vista, ma sono an-
ni che vivo in questa
campagna. Mi muo-
vo soprattutto di
notte, perché ho
imparato che è
meglio non farsi
vedere. Mi vedi
adesso in pieno gior-
no perché ho i piccoli da nutrire e stanotte
non sono riuscita a procurare tanto cibo.
A me piaci tantissimo, ma ho sentito dire che rubi le galline...
Ecco la solita storia: la volpe mangia le galline! Certo che le mangio,
ma scommetto che le mangerebbe anche il tuo cane, se nessuno
gli riempisse la ciotola. La verità è che noi volpi preferiamo tenerci
alla larga dalle fattorie. Temiamo le persone e ci avviciniamo ai pol-
lai quando siamo veramente affamate. Di solito cacciamo animali
selvatici come uccelli, topi, talpe, lepri; mangiamo bacche e vermi
e, quindi, non abbiamo così bisogno di entrare nei pollai.
Però le penne di gallina sparse sul prato fanno pensare a te!
Ecco, ci risiamo! Chi ti dice che quella gallina l’abbia presa io? So
di sicuro che in giro ci sono dei cani randagi che possono averlo
fatto, per non parlare poi delle donnole e delle faine.
Tutti dicono che sei furbissima...
Questo è vero. Se non lo fossi sarei morta da un pezzo, invece ri-
esco a vivere nelle campagne facendomi scorgere pochissimo,
nascondendo i mie cuccioli e lasciando poche tracce della mia
presenza. Insomma, io vedo voi, ma voi non vedete me.
Prima parlavi dei tuoi cuccioli: quanti sono? Posso vederli?
Ho quattro cuccioli e ne partorisco da due a sei ogni anno. Li fac-
cio nascere in tane che scavo sotto le radici degli alberi o negli ar-
gini di fi umi e canali coperti da arbusti. È meglio che i miei cuccio-
li non ti vedano: potrebbero affezionarsi a te. Preferisco che impa-
rino a temere l’uomo per evitare pericoli futuri.
In montagna però ho visto delle volpi che prendevano cibo
dalle mani dei turisti.
Purtroppo certe mie compagne, in molte zone turistiche, si sono
lasciate quasi addomesticare e dipendono dal cibo che l’uomo re-
gala loro. Il pericolo è che si perda l’istinto della caccia e si abbia-
no problemi a procurarsi il cibo da soli, nei mesi in cui i turisti scar-
seggiano. Ora devo proprio scappare. È stato un piacere cono-
scerti, Marta!
Marta
VITA IN CAMPAGNA 5/2015 79
merlo
Martin pescatore
Upupa
pettirosso
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