Scolozzi miriana malala yousafzai

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MALALA YOUSAFZAI UNA GIOVANE DONNA CHE HA LOTTATO CONTRO I TALEBANI PER L’EDUCAZIONE FEMMINILE IN PAKISTAN

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MALALA YOUSAFZAI

UNA GIOVANE DONNA CHE HA LOTTATO CONTRO I TALEBANI PER L’EDUCAZIONE FEMMINILE IN PAKISTAN

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BiografiaMalala nasce a Mingora in Pakistan, il 12 luglio 1997, in un villaggio pashtun nella valle dello Swat, in un contesto tradizionalista condizionato dalla religione islamica e dai precetti del Corano, dove nessuno si congratula con la famiglia quando nasce una femmina. La sua fortuna di primogenita è avere un padre insegnante, buon musulmano che sogna di diffondere l’istruzione a prescindere dal sesso di un bambino, e sostenitore del rispetto reciproco fra culture diverse. E così, Malala, nome che significa “oppresso dal dolore” diventa Gul Makai, un “fiordaliso”; la coraggiosa studentessa, cresciuta da un padre orgoglioso della sua intelligenza, diventa il simbolo di tutte le donne che combattono per il diritto alla cultura e al sapere. Le armi utilizzate in questa battaglia sono i libri, la conoscenza. In Pakistan le donne vengono costrette a vivere ai margini della società, ma Malala cresce in una famiglia “speciale” dove il padre continua a ripeterle: “Tu Malala, sarai libera!”.

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Biografia

La bambina cresce nella scuola del padre, s’innamora dei libri, affermando che nessun verso del Corano inneggia all’ignoranza femminile, né alla dipendenza della donna all’uomo.Le condizioni del paese peggiorano con l’arrivo dei talebani che impongono un regime oppressivo e di terrore. Il burka diventa obbligatorio, le bambine smettono di giocare perché devono aiutare nei lavori domestici, viene imposto il ritiro delle femmine dalle scuole, l’incubo dei kamikaze e delle bombe è all’ordine del giorno.“Ma noi ragazze di Swat” ,afferma Malala, “non abbiamo paura di nessuno e abbiamo deciso che andremo a scuola coi libri nascosti sotto i nostri veli”.

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Ad appena undici anni, la ragazzina, incoraggiata dal padre che in precedenza ha accompagnato in numerosi congressi, partecipa a interviste e ad un blog della BBC dove racconta, in lingua urdu, la sua quotidianità di bambina in epoca talebana.“Perché un bambino, un insegnante, un libro e una penna, possono cambiare il mondo” diventa il suo motto.In breve tempo la sua fama cresce a dismisura, Malala diventa eroina e paladina dei diritti delle donne. E diventa “pericolosa”. Quindi Malala deve morire.

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BiografiaLa mattina del 9 ottobre 2012 un attentatore blocca l’autobus sul quale Malala sta viaggiando con le compagne di scuola e spara tre colpi, uno dei quali penetra nel cranio della quindicenne.Per i talebani la ragazza è colpevole di aver gridato al mondo, sin da piccola, il suo desiderio di leggere e studiare.Ma Malala miracolosamente si salva e non vuole tacere. La sua guarigione sarà l’inizio di un viaggio straordinario dalla remota valle in cui è nata, fino all’Assemblea delle Nazioni Unite.

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BiografiaMolte persone l’hanno sostenuta durante la sua degenza in ospedale

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BiografiaIl 12 luglio 2013, in occasione del suo sedicesimo compleanno, parla al palazzo delle nazioni unite a New York, indossando lo scialle appartenuto a Benazir Bhutto e lanciando un appello all'istruzione dei bambini di tutto il mondo, con la consapevolezza di essere il simbolo di chi vuole difendere i propri diritti : "Oggi non è il mio giorno, è il giorno di tutti coloro che combattono per i propri diritti. I talebani non mi ridurranno mai al silenzio e non uccideranno i miei sogni". "Sono qui e oggi parlo per tutti coloro che non possono far sentire la propria voce - ha proseguito - pensavano che quel proiettile ci avrebbe fatto tacere per sempre, ma hanno fallito", ha detto, lanciando un vibrante appello "all'istruzione per tutti i bambini". Le sue parole sono state accompagnate dall'ovazione dell'assemblea: "Ecco la frase che i talebani non avrebbero mai voluto sentire: buon 16esimo compleanno Malala", ha detto l'ex premier britannico Gordon Brown, oggi inviato delle Nazioni Unite per l'educazione.

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BiografiaDopo il premio Nobel sfuggitole per pochi voti, la giovane attivista pachistana Malala Yousafzai ha ricevuto il 10 ottobre 2013 il premio Sakharoz per la libertà di pensiero, riconoscimento assegnato dall’Unione europea. Il premio le è stato consegnato dal presidente del parlamento europeo Martin Schultz a Strasburgo il quale disse: "Una sopravvissuta, un'eroina, una donna straordinaria", "icona globale" e "simbolo della lotta al fanatismo". La sedicenne pachistana ha rivolto agli europarlamentari un appello a dare «una penna e un libro» ai milioni di bambini cui è negato il diritto all’istruzione. «Questi bambini hanno fame di istruzione, e questo deve scuotere le nostre coscienze. Non possiamo immaginare un mondo senza istruzione». «Non sono d’accordo con quello che hai da dire, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo», ha esordito la ragazza citando Voltaire. «Il premio Sakharov è un riconoscimento prestigioso, che mi incoraggia a proseguire su questa strada». Malala ha poi ricordato alcuni dei precedenti vincitori del premio: Nelson Mandela e Aung San Suu Kyi. «Dedico il premio agli eroi dimenticati del mio paese, il Pakistan, che lottano ogni giorni per i propri diritti umani». L’Europa «è un grande esempio di unità», per questo «spero che sappia guardare oltre l’Europa, ai paesi dove le persone sono deprivate dei loro diritti basilari».

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BibliografiaIl libro “Io sono Malala”, con sottotitolo “La mia battaglia per la libertà e l’istruzione delle donne”, edito da Garzanti nell’ottobre 2013, nella traduzione dall’inglese di Stefania Cherchi, non è un romanzo ma la storia della vita di Malala . Un libro scritto a quattro mani con la giornalista e inviata di guerra Christina Lamb che, attraverso un linguaggio semplice, è riuscita a riportare ogni singolo pensiero di Malala, rispettando il tono colloquiale che si addice ad una ragazza della sua età. Il libro è composto da 284 pagine chiudendosi con una dedica da parte di Malala:

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Bibliografia

“A tutte le ragazze che hanno affrontato l’ingiustizia e sono

state zittite.Insieme saremo ascoltate.“

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Dichiarazione fondamentale dei diritti umani

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Dichiarazione fondamentale dei diritti umani

In origine la gente aveva diritti solo se faceva parte di un gruppo, come ad esempio una famiglia. Poi, nel 539, Ciro il Grande, dopo aver conquistato la città di Babilonia fece qualcosa di completamente inatteso: liberò tutti gli schiavi lasciandoli liberi di tornare a casa. Inoltre dichiarò che la gente avrebbe dovuto scegliere la propria religione. Il cilindro di Ciro, una tavoletta di creta che contiene le sue affermazioni, è la prima dichiarazione dei diritti umani della storia.L’idea dei diritti umani si diffuse rapidamente in India, in Grecia ed infine a Roma. I più importanti avanzamenti da quel momento in poi hanno incluso:-1215: La Magna Carta - dava nuovi diritti alla gente e sottoponeva il re alla legge;-1628: La Petizione dei Diritti - stabiliva i diritti delle persone;-1776: La Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti - proclamava il diritto alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità;-1789: La Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo e dei Cittadini - un documento francese che affermava che tutti i cittadini erano uguali davanti alla legge.

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Dichiarazione fondamentale dei diritti umani

Mentre alcuni dizionari definiscono la parola “diritto” come “un privilegio”, se viene usata nel contesto dei diritti umani stiamo parlando di qualcosa di più basilare.Ad ogni persona vengono conferiti certi diritti fondamentali, semplicemente per il fatto di essere un essere umano. Sono detti “diritti umani” perché non sono semplicemente un privilegio (che può essere tolto in base al capriccio di qualcuno).Sono “diritti” perché sono cose che è permesso essere, fare o avere. Questi diritti esistono per proteggerti da eventuali persone che vogliono danneggiarti o farti del male. Ci aiutano inoltre ad andare d’accordo tra di noi e vivere in pace.Molte persone sanno qualcosa dei propri diritti. In genere sanno di aver diritto al cibo e ad un luogo sicuro in cui vivere. Sanno di avere il diritto di essere pagate per il proprio lavoro. Ma ci sono anche molti altri diritti.Quando la gente non conosce bene i diritti umani, si possono avere abusi come la discriminazione, l’intolleranza, l’ingiustizia, l’oppressione e la schiavitù.Nata a causa delle atrocità e delle enormi perdite di vite durante la seconda guerra mondiale, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite è stata promulgata nel 1948 da una commissione capeggiata da Eleanor Roosevelt, (moglie del presidente degli Stati Uniti, Franklin D. Roosevelt), per fornire una comprensione generale dei diritti di ogni persona. Costituisce la base di un mondo fondato su libertà, giustizia e pace. Oggi gli stati che fanno parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU, nata nel 1945 poco dopo la fine della seconda guerra mondiale) sono 192 e tutti vi hanno aderito in accordo con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

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Dichiarazione fondamentale dei diritti umani

ARTICOLO 261. Ogni individuo ha diritto all’istruzione. L’istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e di base. L’istruzione elementare deve essere obbligatoria. L’istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l’istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito. 2. L’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.3. I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.

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Concludo con le frasi che esprimono il mio pensiero dopo esser venuta a conoscenza di tutto ciò che ho scritto nella

presentazione

“Sapevo che l’oppressore era schiavo quanto l’oppresso, perché chi priva gli altri della libertà è prigioniero dell’odio, è chiuso dietro le sbarre del pregiudizio e della ristrettezza mentale. L’oppressore e l’oppresso sono entrambi derubati della loro umanità.La libertà senza civiltà, la libertà senza la possibilità di vivere in pace non è vera libertà.” (cit. di Nelson Mandela)

“Tu Malala, sarai libera!” (cit. del padre di Malala)

Malala, nome che significa “oppresso dal dolore” diventa Gul Makai, un “fiordaliso”