Sassolino - cmdbergamo.org · La prima tentazione è quella di sempre: “è colpa sua” proprio...

16
A rrivare ad un incrocio e non valutare corret- tamente la precedenza è da assoluti irresponsabili, per se stessi e per gli altri. È chiaro che ci sono i segnali stradali, ma se uno non li ri- spetta sono perfettamente inu- tili. Si presentano poi tante altre occasioni nelle quali capita di trovarsi davanti ad incroci pericolosi. Vale per la vita di ciascuno, delle famiglie, delle istituzioni e anche per la Chiesa. Talvolta questi incroci segnano momenti esistenziali, altre comportano svolte significative ed impegnative. Una buona dose di coraggio non deve mancare, insieme a quella pru- denza evangelica che ci rimette continuamente nelle mani di Dio. Coraggio e prudenza sono indispensabili per conseguire una patente che abiliti a guidare costruttivamente la propria storia nelle strade del tempo e dello spazio. E questo vale anche nella vita della Chiesa. Non mancano situazioni di difficoltà, spesso disorientanti, che producono effetti negativi non solo per l’immagine, sa- rebbe irrilevante, ma per l’im- pegno, l’azione e la credibilità della comunità cristiana, spesso identificata con l’istituzione e la struttura. Sembra che, nell’immaginario collettivo, da tutto questo si salvi il mondo missionario, ma non è del tutto vero. Le famose “cattedrali nel deserto” rimangono segno di una dispersione passata e di una tentazione, talvolta, ancora attuale. E quei predicatori che richiamano all’essenziale e poi fanno incetta di soldi non sono ancora mosche bianche. Il bene però, cari amici, non ha prezzo e poi non guarda in faccia a nessuno, altrimenti non verrebbe da Dio! E il bene passa anche at- traverso i soldi. Nelle pagine seguenti è riportato parte del bilancio 2011 giusto per ren- derci conto di quello che è stato possibile “fare” grazie alla generosità di tante persone e realtà ma, ancora di più, questi numeri portano con sè volti e, soprattutto, stili di vita, che rispondono all’urgenza e bellezza dell’invito della mis- sione. È sugli stili di vita che ci incrociamo in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo. La prima tentazione è quella di sempre: “è colpa sua” proprio come Adamo ed Eva nel pa- radiso terrestre. La colpa è degli altri: quelli che hanno rubato approfittando della loro posizione, quelli che non la- vorano, gli immigrati che se- minano violenza e rubano i posti di lavoro e, via di seguito, per arrivare ai “soldi del Vati- cano e del Papa”. La seconda è quella del di- sfattismo: non cambierà mai niente, perché devo cominciare io, c’è sempre qualcuno che ne approfitta. “ Abbiamo sem- pre fatto così”: questa la tomba di ogni presente e l’impossi- bilità di ogni futuro. 1962 - 2012 50 anni di cooperazione tra le Chiese disegno di Massimiliano Beltrami Sassolini missionari... il sassolino nella scarpa maggio - giugno 2012 Anno VIII - n° 44 Incroci pericolosi! Coraggio e saggezza per una guida sicura centro missionario diocesano, gruppi missionari e missionari bergamaschi in dialogo

Transcript of Sassolino - cmdbergamo.org · La prima tentazione è quella di sempre: “è colpa sua” proprio...

Arrivare ad un incrocioe non valutare corret-tamente la precedenza

è da assoluti irresponsabili,per se stessi e per gli altri. Èchiaro che ci sono i segnalistradali, ma se uno non li ri-spetta sono perfettamente inu-tili. Si presentano poi tantealtre occasioni nelle quali capitadi trovarsi davanti ad incrocipericolosi. Vale per la vita diciascuno, delle famiglie, delleistituzioni e anche per la Chiesa.Talvolta questi incroci segnanomomenti esistenziali, altrecomportano svolte significativeed impegnative. Una buonadose di coraggio non deve

mancare, insieme a quella pru-denza evangelica che ci rimettecontinuamente nelle mani diDio.

Coraggio e prudenza sonoindispensabili per conseguireuna patente che abiliti a guidarecostruttivamente la propriastoria nelle strade del tempoe dello spazio. E questo valeanche nella vita della Chiesa.

Non mancano situazioni didifficoltà, spesso disorientanti,che producono effetti negativinon solo per l’immagine, sa-rebbe irrilevante, ma per l’im-pegno, l’azione e la credibilitàdella comunità cristiana, spessoidentificata con l’istituzione e

la struttura.Sembra che, nell’immaginariocollettivo, da tutto questo sisalvi il mondo missionario,ma non è del tutto vero.

Le famose “cattedrali neldeserto” rimangono segno diuna dispersione passata e diuna tentazione, talvolta, ancoraattuale. E quei predicatori cherichiamano all’essenziale e poifanno incetta di soldi non sonoancora mosche bianche.

Il bene però, cari amici,non ha prezzo e poi non guardain faccia a nessuno, altrimentinon verrebbe da Dio!

E il bene passa anche at-traverso i soldi. Nelle pagineseguenti è riportato parte delbilancio 2011 giusto per ren-derci conto di quello che èstato possibile “fare” graziealla generosità di tante personee realtà ma, ancora di più,questi numeri portano con sèvolti e, soprattutto, stili di vita,

che rispondono all’urgenza ebellezza dell’invito della mis-sione.

È sugli stili di vita che ciincrociamo in un periodo dicrisi come quello che stiamovivendo. La prima tentazione è quelladi sempre: “è colpa sua” propriocome Adamo ed Eva nel pa-radiso terrestre. La colpa èdegli altri: quelli che hannorubato approfittando della loroposizione, quelli che non la-vorano, gli immigrati che se-minano violenza e rubano iposti di lavoro e, via di seguito,per arrivare ai “soldi del Vati-cano e del Papa”.

La seconda è quella del di-sfattismo: non cambierà mainiente, perché devo cominciareio, c’è sempre qualcuno chene approfitta. “ Abbiamo sem-pre fatto così”: questa la tombadi ogni presente e l’impossi-bilità di ogni futuro.

1962 - 2012

50 anni di cooperazione tra le Chiesedisegno di Massimiliano Beltrami

Mis

-S

ass

oli

ni

mis

sio

na

ri..

.

il sassolino nella scarpa

maggio - giugno 2012

Anno VIII - n° 44

Incroci pericolosi!Coraggio e saggezza per una guida sicura

centro missionario diocesano,gruppi missionari e missionaribergamaschi in dialogo

E poi, tra le tante, ancorauna tentazione, quella dellaviolenza che assume i trattidella derisione, superficialità,maldicenza e persino della for-za. Terribile la connivenza conquesta tentazione che lasciaspazio a schizofrenie e cerca,implacabile, le sue vittime.

Uno stile di vita “missio-nario” ha la possibilità di dia-logare positivamente con ilpresente; sarebbe una risco-perta non indifferente ancheper la pastorale delle nostrecomunità chiamate oggi a vi-vere l’annuncio del Vangeloin un clima difficilmente di-sponibile a recepirne il mes-saggio.

Per questo azzardo alcuni“colori” di stile che potrebberodipingere oggi le nostre patentidi guida, renderle meno im-personali e capaci di affrontaregli incroci.

Di certo non può mancarela consapevolezza del ricevere.Oggi illudiamo noi stessi condeliri di onnipotenza e ansiedi prestazione, che compro-mettono spesso incontri e re-lazioni. Anche nel campo del-l’amore quando si perde la di-mensione del ricevere sono

davvero drammi e si svela unegoismo senza misura. Nellacomunità cristiana si ritaglianocosì spazi e ruoli di “potere”certamente contrari al Vangelo,ma anche ad ogni regola dipacifica convivenza. In un lin-guaggio acculturato ci verrebbeda invocare una ritrovata mi-nisterialita’ che non è neces-sario istituzionalizzare, ma èimpensabile non considerare.

Ricevere comporta dispo-nibilità, chiede assoluta gra-tuita’: potrebbe essere questauna seconda insostituibile di-mensione da tenere ben pre-sente sulla tavolozza dei coloriper uno stile di vita missionario.Non ci mancano esempi coin-volgenti di uomini e donneche, proprio in missione, hannomesso in conto di non riceveredavvero nulla in cambio. Annidi lavoro e di ministero spesicon la consapevolezza di tuttala precarietà che si accompagnaad ogni opera umana, ma conquella fiducia che, sperandocontro ogni speranza, l’uomodi fede accetta facendosi com-pagno di strada nell’avventuradi Dio.

“Noi che abbiamo lasciatoogni cosa per te, cosa avremo

in cambio, diccelo, Signore?”:domanda legittima che si in-contra proprio con la Provvi-denza di Dio, assolutamentegratis.

Anche la proposta di stra-fare può essere positiva quandosi tratta di carità. Come a direche, per fare del bene, occorreconsumarsi senza alcun rite-gno, fino alla fine. Un amoreche non ha misura è quelloche possiamo contemplaresulla croce, modello di ogniazione missionaria.

Infine, penso alla scelta diessere depositari di una spe-ranza che fa l’alternativa, quellafamosa del: “porgo l’altra guan-cia”, che chiede una robustaumanità ed una profonda ra-dice di fede.

Con queste convinzioni pen-so si possano affrontare gli in-croci non tanto per sfidare ipericoli, quanto per intercettarequelle povertà che anche oggisi presentano come emergenzee patologie di quel mondo, vo-lutamente dimenticato dai ric-chi, e così importante per ri-trovare il senso della vita, lasua dimensione profetica e labellezza unica dell’esperienzacristiana.

Ci siamo avventurati, an-cora una volta, per i sentieritortuosi dell’attualità con lapreoccupazione di ricollocareal centro della vita di ogni cri-stiano e della sua comunità ilfuoco della missione, l’orizzontedi quella missio ad gentes checi ricorda l’urgenza e la ne-cessita di farci annunciatoridel Vangelo. Le occasioni nonmancano. Sulla rete stradaleimpazzano negli ultimi annile rotonde, ritenute soluzionipiù opportune alla sicurezzadella circolazione. Nel camminodella vita è spesso impossibileevitare incroci, per questo ènecessario affrontarli sapien-temente.

Per la pastorale la provo-cazione di presentarsi agli in-croci pericolosi coraggiosa-mente e, soprattutto, confi-dando nella saggezza del Van-gelo, è impegno affidato a cia-scun credente ed alla sua co-munità, è possibilità di conti-nuare ad essere Chiesa credibilee coinvolgente.Una proposta!

2

don Giambattista

centro missionario diocesano

Il gruppo dei giovani in partenzaper l'esperienza breve in missioneestate 2012

Da quasi cinque anni mitrovo ad Isiro, nel nord-est della Repubblica

Democratica del Congo ed ognigiorno che passa capisco sem-pre più questo immenso donoche Dio mi ha dato per cercaredi testimoniare il suo amorein mezzo a questo popolo esoprattutto in una congrega-zione missionaria con MariaConsolata come protettrice.

Oltre le gioie e le difficoltàche la vita e la missione ci ri-serva, ci sono molte cose cheancora non riesco a compren-dere, ad accettare, molti perchéche restano senza risposte. Ilperché di un popolo che havissuto troppe violenze, tropperibellioni, sembra che non abbiapiù la forza di rimettersi inpiedi, di lottare, di gridare giu-stizia; il perché di una speranzanegata da troppe forme di in-giustizia, di soprusi perpetratida chi crede di poter dominaresugli altri; il perché di bimbiinnocenti che muoiono di famee malattie che si possono bencurare; il perché la chiesa localeche sembra non aprire gli occhisulla realtà, perché nessunosa o vuole dare una rispostain questa immensa nazioneche, come dicono molti, è be-nedetta da Dio, ma maledettadagli uomini, dove l’ostenta-zione dell’esteriorità è portataal massimo e quei valori chesono alla base della vita sten-tano ad essere custoditi e vis-suti.

Molte volte viene da chie-dersi: ma servirà a qualchecosa la nostra presenza? Sicu-ramente a noi serve per cre-scere, come uomini e comecristiani, come individui e comecomunità. Servirà a qualcosa

questa presenza se non per isoldi che pensano il biancopossa avere e dove sembra dia-mo fastidio? Mah...

Sembra che apparentemen-te nulla cambi: ingiustizie al-l’ordine del giorno, poveri sem-pre più poveri… Poi, all’im-provviso, un fulmine secco asquarciare il cielo, fulmini an-che assassini!

Il mese scorso è morta ful-minata in casa di un nostrolavoratore la sua figlioletta disette anni, e molti altri già du-rante la stagione delle piogge,perché qui ad Isiro siamo nelpieno della stagione delle piog-ge, piogge violente, che ridu-

cono le strade, se strade si pos-sono chiamare, a dei veri pan-tani che rendono quasi impos-

sibile muoversi in jeep e spessosi resta impantanati. Ma lascena che mi affascina semprepiù è di sera, dopo i vari tem-porali. Pian piano le nubi sidiradano, lasciando spazio nelcielo a svariati colori, dal nerocarico di pioggia, al grigio, sfu-mato di rosa ad un blu intenso,circondato da aloni rossi e pianpiano compaiono le stelle. Edecco, la Madre Consolata incielo.

La mente corre al quadrodella Consolata nella nostracappella qui nella Maison Pro-cure d’Isiro. I colori del cieloson pressoché identici ai colori

della Consolata, e questi coloriregali ci ricordano che Lei è laRegina del cielo, come a volerciricordare che Lei è qui, consuo Figlio, in mezzo a ogni po-polo e persone che soffrono enoi dovremmo essere altre suebraccia che tengono in braccioGesù, povero, affamato, soffe-rente e dimenticato.

E così, di colpo, mi ritrovodi buon mattino, su questestrade impantanate, strade cheportano anche al nostro centronutrizionale, Notre Dame dela Consolata (Gajen), accantoad una moltitudine di giovanimamme, provenienti dai campi,con un enorme cesto portatodietro la schiena, carico di le-gumi, destinati ad essere ven-duti ai vari mercati, con uno odue figli portati sul petto e se-guiti da altri, misere ciabattineai piedi, gambe infangate sinoalle ginocchia, ma con un voltosorridente, pronto al saluto ac-cogliente, felici di mostrarmi iloro figli, perché li possa pren-dere in braccio, far un pezzodi strada con loro, mentre midicono che, malgrado le diffi-coltà della loro vita, c’è sempre“Maman Maria” in cielo.

Strade infangate che ci con-ducono alla prigione centraled’Isiro, un grande capannonediviso in due parti, una per iprigionieri militari, l’altro peri civili: uomini , donne e bimbi,

3

Maria, madre di consolazione: una presenza

Sulla stradasenza paurad’infangarci

Il racconto della quotidianità è segnato dalla presenza

della Madre Mis

sio

ne

: r

ac

co

nto

ap

pa

ss

ion

ato

A llora come state? Qui ad Isiro abbastanza bene, riesco finalmente ascrivere, dopo che per un lungo periodo abbiamoavuto problemi con la connessione internet, unapioggia basta per mandare in crisi un sistema giàin crisi.Per noi missionari della Consolata, domani è ungiorno speciale: è la nostra festa patronale, festadella Consolata. Qui in Congo, con tutte le missioniConsolata del nord ci troveremo per festeggiaresolennemente la nostra Maman MARIA, come lachiamano qui.Vi invio due riflessioni, ma ci sarebbe da riflettereogni giorno.Un abbraccio

Ivo

anche piccoli se la mamma re-sta detenuta, tutto alla lucedel sole, privati di ogni dirittoumano. Ed in questi giorni,un giovane, vittima di un raptusdi follia o degli effetti di variemagie, secondo la più credutaversione delle persone, ha as-sassinato una terza persona acolpi di macete, costituendosilui stesso alla prigione e cosasuccede? Gli vengono saldatealle braccia ed alla caviglie,delle manette di ferro, saldatosulla pura pelle, creando lace-razioni sino all’osso e condan-nandolo così ad una mortelenta ed atroce. Si fanno tantirapporti, discussioni sui dirittiumani e… tutti tacciono, manon la voce di Maria Consolatache parla al cuore di ogni essereumano. Nel suo dolore morale,ma anche fisico, questo giovanenon ha mai smesso di chiedereperdono e quando il mercoledìabbiamo portato il cibo allaprigione ha chiesto il sacra-mento della confessione ed ilgiorno prima di morire ha chie-sto di ricevere l’olio santo, cheil nostro padre Tarcisio è an-dato ad amministrare. Il pen-sieri dei benpensanti e dei varibigotti di ogni tempo e di ognipaese, ascoltiamo la soave vocedi Maman Maria, che ci invitaalla conversione. Entrandonelle prigioni balza subito al-l’occhio una scritta, fatta daidetenuti, sul muro: la demo-crazia, un passo verso la mor-te.

Celebrando con loro la Mes-sa e portando cibo, medicinee sapone, una volta alla setti-mana, anche se non espressoa parole, trovo i loro sguardipieni di riconoscenza.

La strada è il luogo preferitoda Gesù, luogo d’incontri, e suqueste strade rincontriamotanta gente, storie diverse, sto-rie che ci conducono a visitaregli ammalati e celebrare lamessa il sabato o la domenica,nei vari ospedali, ed in ognicelebrazione il canto alla Ver-

gine Maria (Maman Maria,merci maman) si eleva in cielocome profumo d’incenso.

E queste strade, impanta-

nate o secche e polverose, ciriconducono a Gajen, il nostrocentro nutrizionale, dove in-contriamo molti bambini alla

scuola materna, gioiosi e pim-panti, ma anche i ragazzi distrada, i cosiddetti “enfant sor-cier”, cioè i bambini stregoni.La follia è legata alla supersti-zione che ha distrutto la loroinfanzia, poiché vengono ac-cusati dai familiari di esercitarepoteri occulti, costretti a subireumiliazioni e violenze indicibili,quanto basta per essere buttatifuori casa, hanno dai due aidodici anni. E poi i disabilifisici e mentali, gli orfani del-l’aids, e soprattutto i bimbimalnutriti, sono sempre uncentinaio al giorno.

È una pena vederli, sguardispenti, senza sorriso, esserifragili, stretti da braccia, moltevolte ancora più fragili, vistoche anche molte mamme sonomalnutrite o vittime dell’aids,braccia tremolanti. Ultima-mente è arrivata una mammamentalmente ritardata e pa-ralizzata ad una mano, ma allostesso tempo braccia amorose,braccia tese in cerca di unaiuto, di un conforto… ed allorasi, capiamo, stringendo questemani, intrecciando i loro sguar-di, vedendo i loro sorrisi, chele nostre braccia, devono esserele braccia della Vergine Con-solata, che tiene in braccio Ge-sù, che porta suo figlio aglialtri, che la nostra è presenzadi consolazione, forse donando,con tutte le nostre fragilità elimitatezze, quell’amore chegli è stato negato, o semplice-mente mai avuto, quella dignitànon riconosciuta e quella spe-ranza, che è la tenera ala chesostiene la nostra fede.

Che in questo giorno difesta la Vergine Consolata ciaiuti a camminare senza pauradi infangarci, fianco a fiancoalle persone e realtà che ognigiorno incontriamo, che ci aiutia comprendere il disegno, cheSuo Figlio ha concepito pernoi.

Ivo Lazzaroni missionario laico nella

Rep. Dem. del Congo

4

Quando incontro Carlo e glispiego che avrei dovuto scri-vere un articolo sulla sua

storia, lui mi risponde: “Ecco quiscrivi questo -e mi porge un libro-in questa frase è racchiuso tutto ilsignificato della missione!”

Così riporto sul mio taccuinola frase: “I poveri sono l’unico sa-cramento assolutamente universalee necessario per la salvezza.”

Mentre rifletto su queste parolemi torna in mente un passo delVangelo di Matteo: “Perché io hoavuto fame e mi avete dato da man-giare, ho avuto sete e mi avete datoda bere; ero forestiero e mi aveteospitato, nudo e mi avete vestito,malato e mi avete visitato, carceratoe siete venuti a trovarmi.” (Cap.25, 35-36)

E quando i giusti chiesero quan-do avessero compiuto tutti queigesti, Gesù rispose: “In verità vidico: ogni volta che avete fatto que-ste cose a uno solo di questi mieifratelli più piccoli, l’avete fatto ame.” (Cap. 25, 40)

La salvezza quindi passa attra-verso gli ultimi. Ma la scelta diCarlo Suardi, nato il 9 maggio 1957ad Alzano Lombardo, nasce innan-zitutto dalla sua famiglia, che at-traverso un’educazione basata suvalori fondamentali, ha posto inlui le basi per vivere una vita sobriae al servizio degli altri.

Carlo era ancora un bambino,quando inizia a sentire parlare dimissione. In quegli anni, un padresaveriano missionario in Bangladeshe amico di suo padre, gli raccontail suo vissuto in quelle terre lontane.In lui cresce curiosità ed interesse.

Nel febbraio del 1981, don Ba-silio Bonaldi, che era stato curatodell’oratorio ad Alzano per setteanni e con il quale Carlo aveva in-staurato una forte amicizia, partìper la Bolivia. Carlo, che già daanni pensava di fare un’esperienza

in missione, decise che era arrivatoil momento anche per lui di provarequest’esperienza.

Inizialmente voleva andare inBolivia insieme a don Basilio, mavisto che i posti disponibili eranostati tutti assegnati, venne indiriz-zato al Celim, dove stavano avviandoun progetto in Equador. Così nel-l’agosto dello stesso anno Carlopartì per l’Equador, ospite dei padriComboniani, con altre due volon-tarie insegnanti.

Loro avevano il compito del-l’alfabetizzazione della popolazionecampesina, mentre lui, che era di-plomato come perito meccanico,doveva insegnare la professione dimeccanico ai ragazzi della scuolaprofessionale. Non mancarono al-cune difficoltà. Dovette insegnareprima le basi della matematica, inmodo di permettere ai ragazzi diutilizzare macchinari come il tornio.E poi bisognava conquistare fiduciareciproca. Il progetto assegnatoglidoveva durare due anni, ma do-vendo portare a termine il suo im-pegno nella scuola, si fermò altrisei mesi. L’esperienza fu molto po-sitiva. Una volta rientrato durantei sette anni che trascorsero primadella sua partenza per la Bolivia, sireinserì nel mondo del lavoro, es’impegnò nelle varie attività dellaparrocchia: catechista, allenatoredi calcio in una squadra del CSI,responsabile del gruppo missionarioe infine membro del consiglio pa-storale.

Nel gennaio del 1990, fece unviaggio di visita in Bolivia, insiemea un suo amico. Lì ebbe modo dirincontrare don Basilio il quale glipropose due possibilità per unanuova esperienza in missione: selo desiderava poteva entrare in se-minario, oppure gestire la costru-zione e la manutenzione di alcunipadiglioni nuovi dell’ospedale PapaGiovanni XXIII, a La Paz. Carlo

decise di occuparsi dell’ospedale eall’età di 34 anni ripartì, attraversoil Centro Missionario Diocesano,per la missione in Bolivia.

“Auguro a tutti di vivere treanni così nella loro vita, perché inquegli anni ho sperimentato la vitadelle prime comunità dei cristiani.Si andava d’amore e d’accordo,ognuno occupandosi del suo campoma aiutandoci a vicenda. Il merco-ledì visitavamo le carceri di SanPedro con don Giuseppe Ferrari, eportavamo ai carcerati banane,arance, sigarette e caramelle. Al-l’ospedale seguivo gli operai e diri-gevo i lavori nei padiglioni nuovi:qualche volta mi chiedevo se servivoveramente a qualcosa. Ma un occhioin più non guasta mai e poi cercavodi mettermi sempre al loro fianco,in tutti i lavori da svolgere.”

Dopo i primi due anni, Carloscelse d’intraprendere il camminodel seminario, a La Paz. Ma dopotre anni di Teologia decise chequella non era la sua strada. “Nonso perché decisi di lasciare. Ognitanto mentre studiavo, piantavo lìi libri e tornavo all’ospedale. Nonsaprei spiegare il vero motivo dellamia scelta. In ogni caso il mio de-siderio era quello di continuare lamia missione, ma mi venne consi-gliato di prendere un momento dipausa, per rientrare e riflettere”.

Così Carlo nel 1997 tornò acasa. Riprese la sua vita di sempre:il lavoro, gli impegni con i ragazzidel calcio e inoltre, dopo la mortedel padre, dovette assistere sua ma-dre che è malata.

Con il gruppo missionario hanno

avviato una raccolta del pane raf-fermo che poi rivendono ai variallevatori, per raccogliere fondi perautofinanziarsi e sostenere le mis-sioni. “Un ricordo particolare, aparte le grandi risate, risale a quandoero in seminario e dovevamo pre-parare i giovani della comunità perla Cresima. Un giorno, vedemmoquesti ragazzi che giocavano a pal-lone e non ne volevano sapere dipartecipare alla preghiera, deci-demmo di sfidarli e se avesseroperso la partita, sarebbero dovutivenire alla messa delle sette la mat-tina dopo. Loro erano sicuri di vin-cere, ma nonostante le donne cheavevamo nella squadra e varie sbuc-ciature, abbiamo vinto. Io pensaisubito che la mattina dopo non sa-rebbe venuto nessuno, ma mi sba-gliavo. La mattina dopo, alle setteerano li, con il vestito elegante eparteciparono tutti alla messa man-tenendo la parola.”

Gli chiedo infine cosa ha portatoa casa da queste esperienze e mirisponde: “Io ho sempre cercato didare molto e ho sempre ricevutomolto. Sia in terra di missione, sianelle nostre parrocchie. Quandolavoravo con un operaio di nomeVictor, in Bolivia, ero io che impa-ravo il lavoro da lui, ma un giornolui mi disse che, da me, stava im-parando ad essere più buono. Sonoquelle cose che ancora oggi ti com-muovono.”

Oggi accudisce la mamma atempo pieno, ma il pensiero è sem-pre rimasto là… e attende sempre!

Stefania Lo Verdemissionaria laica in Brasile

5

Il racconto della vita di Carlo segnata dalla missione.

I poveri: sacramento

universaleEcuador, Bolivia, Alzano…

la stessa missione

Mis

sio

ne

: c

uo

re

ap

er

to

Un pomeriggio di fra-ternità con tutta la ca-rica umana di cui la

missione è capace. Il rincor-rersi dei nomi, delle comunitàdi provenienza e dei “territori”di missione dove attualmentesi vive, sono una splendidaoverture squisitamente apertaalla mondialità.

“Un grazie di cuore per ilservizio missionario che cia-scuno di voi ha svolto e svolgee anche per questo ‘ritorno’;di fatto già stasera voi aveterestituito la vostra esperienzaa questa Chiesa, anche attra-verso la mia persona, non sol-tanto la mia, ma anche di tantialtri che vi hanno ascoltato e,comunque, anche di missionariche sono tutt’ora in missionee che hanno ascoltato testi-monianze diverse dalla loro.Quindi sappiate proprio che

per me queste sono grazie delSignore di cui sono grato aLui e grato a chi me le comu-nica”: così il Vescovo Francesconel prendere la parola dopo idiversi interventi dei missio-nari.

A presentare il tema del-l’incontro l’intervento intro-duttivo di don Giambattista.Il “ritorno” della missione èun dono ed una provocazionealla pastorale. C’è una con-vinzione ribadita con forza dalVescovo: “La Chiesa Italianaha dichiarato in documenti digrande rilevanza che la missioad gentes, di cui voi siete te-stimoni, è il paradigma di ogniazione pastorale. Secondo mequesta è una bella dichiara-zione, ma non so quanto poiriusciamo a tradurla in impe-gno pastorale. È chiaro che èdifficile, impegnativo, credo

però che sia una strada e checoloro che tornano, in un modoparticolare, debbono contri-buire a perché questa stradavenga percorsa”.

La ricchezza della coope-razione tra chiese e dello“scambio di doni” impegnaogni comunità diocesana a vi-vere una cattolicità che è pro-pria della vita della chiesa,della sua identità profonda.La nostra Chiesa diocesanaha ricevuto davvero tanto dallastoria della missione e non èstata certamente avara nelladisponibilità e nell’impegno.

“La fraternità cristiana –ha concluso il Vescovo, ac-cennando alla sua prossimalettera pastorale - perché èuniversale? La fraternità cri-stiana non è semplicementeuna fraternità nella fede, per-ché anche i musulmani sonofratelli nella fede e tutti hannola loro fratellanza, tutti hannoi loro fratelli. Noi siamo fratellinel Signore, questa è la asso-luta novità cristiana. È nel Si-gnore. Quindi noi siamo fratelliperché figli in Cristo di DioPadre e, dunque, fratelli. Gesù

dirà a Maddalena, quando vaal sepolcro: ‘Va’ dai miei fratellie dì loro…’. È una fraternitàsacramentale quella dei cri-stiani, è per quello che è uni-versale. Noi siamo fratelli ditutti nel Signore e la fraternitàcristiana è il sacramento diquesta fraternità universale.

Dico queste cose perché iltema delle unità pastorali, co-munque alla fine, è un temaessenzialmente missionario.Noi non facciamo le unità pa-storali perché abbiamo menopreti, anche se questo certa-mente ci ha provocato e forsenon ci saremmo mossi senzaquesto, ma non è questa laragione che deve poi connotareil nostro cammino. È essen-zialmente la missionarietà checi spinge: comunità che con-dividono, fanno comunioneper una missione più efficace.Una missionarietà rinnova-ta”.

L’impegno di una fraternitàche non ha confini suona an-cora una volta come un donoed una provocazione e la mis-sione continua.

6

Mercoledì 27 giugno un incontro che si rinnova ogni anno

Il “ritorno”della missioneIn vacanza per alcuni giorni una cinquantina di missionari non hanno mancato l’incontro con il Vescovo Francesco

Mis

sion

e: “

rito

rno”

di u

n r

acco

nto

di f

ede

“Coltiva molto la pietàdei nuovi arrivati,pregate insieme:

procura ai nostri figlioli unistruzione religiosa. Hannobuone radici, ma è un dovereche abbiano sempre ad ap-profondire. Speriamo di ra-dicare nel cuore dei nostri fi-glioli l’amore per l’Apostolatoe in particolare per la Bolivia...”così in alcune sue lettere donBepo Vavassori, fondatore delPatronato S. Vincenzo, scrivevaa don Antonio Berta direttoredella Città dei Fanciulli a LaPaz Bolivia.

I figlioli a cui si riferivaerano tre giovani, due di ori-gine bergamasca, Egidio Mavere Giancarlo Breda, e un venetoCarlo Parisotto, tutti e tre in-viati come laici missionari dalPatronato, chiamati ad ani-mare ed educare i bambinipresenti nella Città del Fan-ciullo a La Paz.

In tutti e tre la passionemissionaria si trasformerà inuna ricerca più profonda edin una risposta “vitale”, che liporterà, alcuni anni dopo, adivenire sacerdoti.

Sono anni difficili per ilpaese boliviano, imperversala dittatura militare. I nostripreti bergamaschi in queglianni aiutano molto i “dissi-denti” presenti nelle liste diprescrizione e condannati alconfino. Li accoglievano clan-destini nella parrocchia diVilla Copacabana retta da DonBerto Nicoli o, tramite l’aiutodi un sacerdote boliviano, par-roco a Waki, una città al con-fine con il Perù, travestendolitalvolta da preti, li accompa-gnavano al confine per metterliin salvo.

Don Egidio Maver era natoa Cologno al Serio il 22 marzo1946. Il suo orizzonte, neglianni dell’infanzia e dell’ado-lescenza, fu la campagna dellabassa bergamasca. Ben prestoaveva intrapreso il lavoro dioperaio carrozziere.

Erano gli anni della rico-struzione e del boom econo-mico. Tensioni ed idee nuovearrivavano ovunque. Egidionon ne era affascinato più ditanto. Era e resterà una per-sona semplice, di poche pre-tese. Ma non ingenuo. Con illatte materno, aveva succhiatola saggezza e il buon sensodel contadino che sa com-prendere il mondo. La suafede era profonda, priva difronzoli. Un cattolicesimo for-mato dalla fedele frequenta-zione del catechismo, dallapreghiera e dai sacramenti.

Sotto lo spirito e lo slancioconciliare, dove si caldeggiavala volontà di partecipazioneattiva del laicato nella Chiesa,nel 1969 matura la volontà dipartire per una terra di mis-sione lontana, la Bolivia, de-stinazione la città del Fanciulloa La Paz come laico missio-nario del Patronato S. Vin-cenzo.

Colpisce molto la volontàdi un giovane di 23 anni che,come i discepoli del Vangelo,lascia casa e campi per mettersial seguito di Gesù ed a serviziodei fratelli più bisognosi.

In America Latina Egidiocomprese che il Signore lochiamava ad un impegno atempo pieno nel sacerdozio.Intraprese così il cammino diformazione seminaristica. Il24 novembre 1974 fu ordinatodiacono e l’8 marzo 1975 sa-cerdote a servizio della chiesaBoliviana.

La scelta di percorrere ilcammino di formazione sa-cerdotale nel seminario localee di farsi prete in quella Diocesimostra quale tipo di missioneintendeva realizzare e che ge-nere di missionario voleva es-sere. Si fece boliviano con iboliviani, mettendosi accantoa loro. Non volle essere lostraniero che veniva a fareproseliti con lo stile del con-quistadores, ma un fratelloche mette umilmente a dispo-

sizione l’esperienza e la gioiadi aver incontrato Colui cheti cambia la vita.

“Mi sono fatto tutto a tutti”,diceva l’Apostolo Paolo al ter-mine del suo percorso. Fu lostile missionario di Don Egidio.

Svolse con passione ed

umiltà il ministero di parrocoa Sacaba e Condebamba. Quin-dici anni di lavoro pastoraleintenso, in una realtà difficilee poverissima. Nel 1990 decisedi tornare in Italia, anche perstare vicino alla mamma Gina,ormai anziana.

7

La passione per la missione innamora del mondo

Il raccontodi una vita

Don Egidio e don Giancarlo: presbiteri fidei donum M

iss

ion

e:

sto

ria

di

vit

a

Venne nominato parrocodi Sant’Alessandro martire inCortenuova, nella diocesi diBergamo. Qui ebbe occasionee modo di farsi apprezzare eamare per la sua generosità ebontà d’animo. In quella co-munità rimase poco. Una re-pentina e grave malattia loportò alla morte il 7 gennaio1993, a soli 46 anni.

Don Giancarlo Breda nascea Dossello di Albino il 18 di-cembre 1942 da una famigliasemplice tradizionalmente dal-lo stampo bergamasco deltempo, frequentò fin da gio-vane il Patronato S. Vincenzosvolgendo il compito di assi-stente, prima dei ragazzi dellemedie e poi tra i giovani operai,frequentando parallelamentel’istituto magistrale conse-guendo il diploma.

Dai numerosi colloquicon don Bepo nacque la vo-cazione missionaria che lospingerà a partire nel 1967come laico missionaria per laBolivia in aiuto ai preti delPatronato don Berta e donGelmi (che diverrà vescovoausiliare di Cochabamba) allaCittà del fanciullo a La Paz.

Lì completa appieno la suavocazione missionaria matu-rando la decisione di diveniresacerdote, nel gennaio del 1971nella Chiesa del Patronato diBergamo per le mani del ve-scovo di Bergamo, mons. Cle-mente Gaddi, viene ordinatosacerdote, per poi ripartire

subito per la terra bolivianadove svolgerà diversi incarichida educatore e direttore all’istituto Mendez Arco, parrocotra i minatori a Kami e tra icampesinos a Santivanez, re-sponsabile nazionale degliscout boliviani e direttore dellacittà del fanciullo nella zonatropicale del Chapare dove il15 maggio 1992 a soli 50 anniimprovvisamente morì stron-cato da un infarto.

I sacerdoti e i laici che lohanno conosciuto in Bolivialo descrivono come un uomodallo stile sobrio, generosonel farsi prossimo agli altri.Era il più boliviano di tutti ipreti bergamaschi, non cono-sceva la fretta e a chi avevapremura diceva : “La Bolivianon è fatta per te!”

Fu lui l’ideatore di una ra-dio fra le varie parrocchie deisacerdoti bergamaschi. La co-municazione, in vista di unapiù profonda, fraterna comu-nione.

Chiamato ad assistere unamamma morente, ritorna acasa con il bambino più piccoloche terrà come suo figlio: ilpiccolo Ramiro.

Molti sono gli aspetti cheaccomunano le vite di donMaver e don Breda, gli studifatti nel seminario arcivescoviledi La Paz (grazie all’ aiuto deipionieri don Nicoli e don Fer-rari) il carattere e lo stile divita fraterno e orientato alservizio, facendosi amici di

tutti e privilegiando il dialogoe l’ascolto personale, dispen-sando consigli alla luce degliinsegnamenti di fede scaturitidalla Parola di Dio. Si potrebberiassumere la loro vita nellapassione che Dio ha incondi-zionatamente per ogni uomo.

Il vescovo mons. ToninoBello rispondeva alla doman-da: “Chi è chiamato a esseremissionario? Chi può dirsimissionario oggi?”. “Chiunque– affermava con convinzione- sia appassionato di Gesù,

della Chiesa e dell’uomo e ab-bia il cuore grande quanto ilmondo. Chi si lascia scavarel’anima dalle lacrime dei po-veri, assume quanto di buonogli altri sono capaci di dargli,interpreta la vita come donoe decide di camminare sullestrade del mondo come ope-ratore di giustizia, di pace eper la salvaguardia del crea-to...”.

In queste parole è racchiusa“l’essenza” della vita di questidue presbiteri italo-boliviani!

Matteo Attori

8

Attenzione: Abbonamento al “Sassolino”La campagna abbonamenti del nostro bimestrale ha riscosso un discreto successo, tra quelli che hanno rinnovato

l’adesione sacerdoti, religiosi, famiglie, singoli e gruppi missionari. Grazie! Ci sembra di offrire uno strumento positivorispetto alla formazione missionaria ed alla comunicazione con i missionari ed il loro servizio. A metà anno abbiamoanche pensato di riconsiderare l’elenco degli abbonati per togliere quelli che almeno dal 2009 non danno segni diricevere volentieri il notiziario. Chi fosse interessato a riceverlo e non avesse rinnovato l’abbonamento comunichianche solo il desiderio di continuare a riceverlo. Missionari e missionarie, sacerdoti e comunità religiose continuerannoa riceverlo. A loro chiediamo il ricordo nella Celebrazione Eucaristica e nella preghiera, a tutti gli altri collaborazione.

La quota di abbonamento di quest’anno è di 12,00€. La Redazione

il sassolino nella scarpa

Se lo vedi, ti sembra an-ziano e acciaccato; selo senti, lo trovi giovane

e lanciato. Solo uno schizzoessenziale di Benedetto XVI.Non a caso i giornalisti glihanno dedicato questo ritratto:“La gente accorreva da Gio-vanni Paolo II per vederlo, daPapa Benedetto per sentirlo”.

Sono sciabolate di luce al-cune frasi che gli escono spon-taneamente dalla bocca; sonopanorami infuocati quelli chedipinge nei suoi documenti odiscorsi. Man mano che passail tempo la gente lo apprezzasempre di più. È come un faroche, girando su se stesso, gettafasci di luce su tutti i problemidella Chiesa e della societàdel nostro tempo, così diversada quella che l’ha recentementepreceduta. Una guida illumi-nata sulla barca di Pietro inun mare agitato.Prova della sua vitalità giova-nile, tra le altre, l’istituzionedel Pontificio Consiglio per laPromozione della Nuova Evan-gelizzazione (21 settembre2010) e l’indizione di un Annospeciale della Fede, dall’ottobre2012 alla fine di novembredel 2013.

Tra queste due importantiiniziative il Papa ne ha volutaun’altra, la XIII AssembleaGenerale Ordinaria del Sinododei Vescovi che ha come tema:“La nuova evangelizzazioneper la trasmissione della fedecristiana”. Si celebrerà a Romadal 7 al 28 ottobre 2012, e ve-drà radunati attorno al Papaoltre 300 tra vescovi e cardi-nali, provenienti da tutte leparti del mondo.

La traccia degli argomentiproposti dalla base, consultataper tempo (Diocesi, Congre-gazioni, Movimenti, Associa-zioni) sono presentati nel testo

chiamato Instrumentum la-

boris, pubblicato dalla libreriaeditrice vaticana. Dopo unabreve introduzione, comprendequattro capitoli seguiti dauna conclusione. Il primo ca-pitolo: Gesù Cristo, vangelodi Dio per l’uomo; il secondo:Tempo di nuova evangelizza-zione; il terzo: Trasmettere lafede; il quarto: Ravvivare l’azio-ne pastorale.

Certamente una vera pic-cola miniera!.Si tratta di una grande mobi-litazione del centro e della pe-riferia, dei vertici e della base,per un argomento di impor-tanza vitale per la Chiesa disempre, in particolare per laChiesa di oggi.“Evangelizzare è la grazia e lavocazione propria della Chiesa,la sua identità più profonda.Essa esiste per evangelizzare…La Chiesa resta nel mondo percontinuare la missione evan-gelizzatrice di Gesù”( Paolo VI).

Gioia della fede, entusiasmo nel comunicarla

Non si tratta di inventarenuove verità, di rifondare unanuova Chiesa, quanto invecedi ridare vitalità a verità ap-pannate, splendore a compor-tamenti religiosi senza smalto,far ritrovare coraggio e fiduciaai cristiani presenti sulla scenadel mondo. “ Una nuova evan-gelizzazione per riscoprire lagioia del credere e ritrovarel’entusiasmo nel comunicarela fede” ha scritto BenedettoXVI nella lettera di indizione(La porta della fede, n. 7).

La fede è un dono di Dio,un insieme di talenti da traf-ficare, un fuoco da mantenereacceso, una luce da intensifi-care e proiettare sul mondo.Giustamente il Papa, che è

stato per 24 anni dei 27 delpontificato di Giovanni PaoloII, a capo del dicastero dellafede, la Congregazione per laDottrina della Fede, ha potutoverificare di persona, da unaparte la diffusione della fedecristiana e l’aumento dei cat-tolici nel mondo per il lavorodei missionari ad gentes, edall’altra anche la crisi di fedenei paesi di antica tradizionecristiana, soprattutto in Europae nell’America del Nord, vuoleridare slancio all’evangelizza-zione.

Occorre che la Chiesa ri-metta al primo posto la suamissione primaria che è quelladell’annuncio del Vangelo atutti i popoli. E tra i popolicristiani si impone un rinno-vato annuncio del Vangelo, lariproposta di Gesù come sceltadi vita. “All’inizio dell’esserecristiano non c’è una decisioneetica o una grande idea, bensìl’incontro con una Persona(Gesù) che dà alla vita un nuo-vo orizzonte e con ciò un di-rezione decisiva”.

La mappa dellaChiesa secondo Benedetto XVI

“La nuova evangelizzazione,ha scritto il Papa, riguardasoprattutto le Chiese di anticafondazione. In alcuni territorila pratica cristiana manifesta

ancora una buona vitalità eun profondo radicamentonell’anima di intere popola-zioni.In altre regioni è evidente lapresa di distanza della società,nel suo insieme, dalla fede,con un tessuto ecclesiale piùdebole. È uno dei tratti sin-golari del nostro tempo il fe-nomeno del distacco dalla fedeche si è progressivamente ma-nifestato presso società e cul-ture che da secoli apparivanoimpregnate dal Vangelo.” Unaprofonda crisi di fede ha toc-cato molte persone” ricordaancora il Papa” (Lettera di in-dizione n. 2).

Ci sono poi, purtroppo,delle zone che appaiono com-pletamente scristianizzate, incui la luce della fede è affidataalla testimonianza di piccolecomunità.

Dio non è esiliato,ma semplicementedimenticato

Si è verificato una preoc-cupante perdita del senso delsacro, giungendo persino aporre in questione quei fon-damentali che apparivano in-discutibili, come l’esistenza diDio, la fede in un Dio creatoree provvidente, la rivelazionedi Gesù Cristo unico salvatore,e la comprensione delle espe-rienze fondamentali dell’uomo,

9

Speciale Anno della Fede e Sinodo dei Vescovi

La fede: per condurregli uomini

fuori dal deserto“La nuova evangelizzazione

per la trasmissione della fede”:tema del prossimo Sinodo dei Vescovi M

issi

on

e:

Ch

iesa

ch

e c

am

min

a

quali il nascere, il morire, ilvivere in una famiglia, il rife-rimento ad una legge moralenaturale ed universale.Benedetto XVI ha parlato di“deserto interiore che nascelà dove l’uomo” nella sua vitanon lascia nessun posto né aDio né alla religione, volendosiunico artefice della proprianatura e del proprio destino.

Non si tratta di avversionee tanto meno di odio nei ri-guardi del cristianesimo, masemplicemente, del fatto che,agli occhi di molte persone, ilcristianesimo non ha alcunaimportanza e dunque se nepuò fare a meno perché “nellavita ci sono problemi moltopiù importanti e vitali dellareligione!”.Dio non è né accettato né re-spinto, è semplicemente as-sente, fino al punto che la suaassenza non è neppure avver-tita, affermano.

La nuova evangelizzazionedeve aiutare le persone aduscire dal ‘deserto interiore’in cui si trovano prigionieridi un mondo che ha esclusola questione di Dio dal proprioorizzonte. C’è da recuperaregente che si è persa nel desertoe non sa trovare la pista giustaper uscirne. “La Chiesa nelsuo insieme, ed i Pastori inessa, devono mettersi in cam-mino per condurre gli uominifuori del deserto, verso l’ami-cizia con il Figlio di Dio checi dona la vita, la vita in pie-nezza “(Omelia per l’inizio delministero petrino del Vescovodi Roma, 24 aprile 2005).

Occorrono “non evange-lizzatori tristi e scoraggiati,impazienti e ansiosi, ma mi-nistri del Vangelo la cui vitairradi fervore e la gioia delCristo. La nuova evangeliz-

zazione si propone come far-maco per dare gioia e vitacontro ogni paura. E per sve-gliare i dormienti prima cheli colga il sonno della morte

e non ci sia più possibilità direcupero delle occasioni per-dute.In questa situazione occorreguardare il domani con gli

occhi della fede, senza le la-crime della disperazione.

P. Rinaldi Giuseppe, missionario saveriano

10

“Evangelizzare è la graziae la vocazione propria

della Chiesa, la sua identità più profonda.

Essa esiste per evangelizzare…

La Chiesa resta nel mondo

per continuare la missione

evangelizzatrice di Gesù”

Paolo VI

“All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica ouna grande idea, bensì l’incontro con una Persona che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò una direzione decisiva”.

Benedetto XVI

Corretto e doveroso la-sciare spazio alla ren-dicontazione delle of-

ferte raccolte durante l’anno.L’ultimo Consiglio direttivodel CMD ha approvato il bi-lancio 2011 con particolare at-tenzione ad evidenziare la di-mensione di cattolicità e co-munione che unisce le comu-nità cristiane nel mondo e tro-va anche nella condivisionedei progetti una delle sueespressioni più significative.

Non sono semplicementenumeri, neppure riducibili aindispensabili progetti di so-stegno a strutture ed operemissionarie, non si tratta diun generico “far del bene”,ma lo spazio è quello della

fede e la ragioni sono quelledella speranza.

Scoprire che questi numeriparlano è coinvolgente. Sonoil racconto di una persona, diuna famiglia, di un gruppo e,persino, di un’intera comunità.Cosa non è la Chiesa!

Mentre alcuni “pensatori”si stanno scagliando sui con-tributi statali, dovuti per legge,alla chiesa cattolica, mentresi cerca di racimolare qualchesoldo con le imposte sugli im-mobili, giustamente rispettoa quelli che non sono per unservizio di pastorale e carità,e mentre non si perde occa-sione per attaccare i “soldi delVaticano”, c’è qualcuno chedi tasca sua, di solito sono

quelli che non parlano, nonsmette di pensare ai poveri, aqualunque povero, senza di-stinzione.

Il mondo missionario èespressione concreta ed ine-sausta di questa attenzione.Non lasciandosi trascinare nelbaratro dell’egoismo, coltivan-do un profondo senso di ec-clesialità, immergendo ognigesto di solidarietà nella squi-sita carità evangelica, l’ani-mazione missionaria si realizza

come impegno concre-to a servizio del Vangelo. Que-sta la ragione della sua origi-nalità e, soprattutto, incisività.E’ difficile trovare comunitàparrocchiali che, in modi di-versi, non esprimano atten-zione alle missioni, quasi im-possibile incrociare preti ereligiose che non sono segnatida questa fondamentale di-mensione della vita della Chie-sa. Per tutto questo grazie!

Franca Parolini

11

A chiusura del bilancio 2011

Numeri cheraccontano

il cuoreL’impegno di un anno in Diocesi

ha il volto “simpatico” di migliaia di persone M

iss

ion

e:

ra

cc

on

to d

i im

pe

gn

i

Pontificie Opere Missionarie

A chiusura di bilancio abbiamoraccolto a favore delle PontificieOpere Missionarie 446.135,27 €,così ripartiti:397.060,54 € nella Giornata mis-

sionaria mondiale (di questi:256.127,59 inviati a Roma,118.661,00 € ai missionariche hanno tenuto la predica-zione, 19.487,96 € il 7% dicompetenza del CMD,2.783,99 € l’1% di competenzadell’Ufficio Missionario Na-zionale CEI);

15.078,73 € nella Giornata del-l’Infanzia Missionaria (di que-sti: 13.872,44 mandati a Ro-ma, 1.055,51 il 7% di compe-tenza del CMD, 150,78 l’1%di competenza dell’UfficioMissionario Nazionale CEI);

33.996,00 € a favore della PontificiaOpera di San Pietro Apostolo asostegno dei seminaristi nel suddel mondo.

Le parrocchie che hannocelebrato la Giornata Missio-naria nel 2011, consegnandola loro offerta, sono 340.

Missioni diocesane

Risultano coinvolte 125 par-rocchie, poco meno di un terzodelle parrocchie della Diocesi,nelle diverse iniziative pro-mosse lungo l’anno ed in par-ticolare riguardo al tempo diquaresima che andrebbe par-ticolarmente dedicato a questaattenzione.Le offerte raccolte dalle par-rocchie ammontano a161.834,00 €, da privati80.413,27 €, da lasciti diversi350.000,00 € per un totaledi 592.247,27 €. Il sostanzioso contributo di“lasciti diversi” ci permette,anche per quest’anno, una se-rena possibilità di gestioneordinaria e straordinaria.

Progetti sostenuti

Sono 46 i progetti sostenutidalla Diocesi di Bergamo at-traverso il CMD nel 2011 perun totale di 1.118.438,48€. Ri-guardano alcune attenzionistraordinarie alle opere dellemissioni diocesane e ad alcunerisposte positive a richieste dimissionari bergamaschi rap-presentativi di diversi istituti.Possiamo evidenziare:la positività dei sostegni a di-

stanza nella modalità dei“Progetti” monitorati se-mestralmente con comu-nicazione ai diversi soste-nitori.;

le diverse iniziative di raccoltafondi: quaresima missio-naria, campagna Avven-to-Natale, bomboniere so-lidali…

il continuo aggiornamento delsito del CMD per una sem-pre più chiara e “nutrita”comunicazione rispetto al-le realizzazioni.

Valutazione etica della gestione del CMD

A fronte di una spesa digestione pari a 48.339,48€,è stato possibile recuperare20.543,47€ grazie alla per-centuale pari al 7% che puòessere trattenuta per di-sposizione delle PP. OO.MM. dalle raccolte lorocompetenti. Il disavanzo è stato di27.796,01€ pari all’0,68%del totale del bilancio.

Franco e Carmen economi del CMD

Nel settembre del 2011abbiamo proposto seiincontri intervicariali

per presentare e condividerele scelte formative dell’annopastorale che stava per iniziare.Con le dovute diversità, dovutealla presenza di gruppi più omeno impegnati sul territorio,sono intervenuti a questi in-contri circa 300 persone. Cer-tamente un buon risultato,che chiede una sempre mag-giore consapevolezza di cor-responsabilità e partecipazioneda parte di molti altri gruppimissionari. La convinzione èquella che la partecipazione el’impegno di tutti non può chemigliorare la “qualità” di pre-senza dei nostri gruppi a ser-vizio delle comunità parroc-chiali in un animazione mis-sionaria che non si riduca so-lamente ad iniziative di rac-colta fondi, ma aiuti a maturareuna coscienza missionaria neisingoli e nella comunità.

Un buon numero GruppiMissionari Parrocchiali, oggine possiamo contare in diocesicirca 200, e Commissioni Mis-sionarie Vicariali hanno benaccolto i percorsi formativiproposti.

Per alcuni gruppi e vicariatisi è trattato di completare ilcammino finalizzato al ride-

finire e rilanciare il gruppomissionario parrocchiale conuna consapevolezza maggioredella sua identità, presenza eservizio. Il testo di riferimentoè quello della CommissioneMissionaria Regionale: “Mis-sione: che passione!”

Hanno completato nell’an-no pastorale 2010-2011 l’iti-nerario proposto da questosussidio le Commissioni Vi-cariali di Trescore, Alzano,Scanzo-Seriate, Dalmine-Stez-zano, Calepio-Telgate, Gan-dino, le parrocchie della Valdel Riso, le parrocchie dellaValle del Lujo, il gruppo deivolontari Suore delle Poverelle.In queste realtà vi è stato l’ac-compagnamento del CMD conla presenza di un formatore.

Con il nuovo anno pastorale(2011-2012) sono stati propostii seguenti itinerari formativi:Educare alla missiona-rietà educandoci; “Beatacolei che ha creduto…”(Lc. 1,45); Coinvolti… inun mondo senza confini.

I vicariati che già avevanoabbracciato la proposta for-mativa durante il precedenteanno (2010-11), hanno nuo-vamente chiesto al CMD unsupporto nel cammino for-mativo.

Grazie all’accompagnamen-

to degli Incaricati Vicariali perla Pastorale Missionaria, anchele Commissioni vicariali Brem-billa-Zogno, Calolzio-Caprino,Capriate- Chignolo-Terno, Ghi-salba-Romano, Almenno-Villa,Mapello-Ponte hanno vissutouno dei percorsi formativi pro-posti dal CMD.

67 realtà parrocchiali (grup-pi missionari, comunità par-rocchiali, consigli pastoraliparrocchiali) hanno chiesto lapresenza di un testimone dellamissione, o di un formatore odi un animatore per il gruppoe per i ragazzi.

Nei singoli incontri si sonoaffrontate le seguenti temati-che: Missionarietà e consigliopastorale parrocchiale; Mis-sionarietà e proposte educativaai ragazzi; Missionarietà e fa-miglia; Missionarietà e coo-perazione internazionale.

Il cmd ha organizzato unpercorso di formazione mis-sionaria per i gruppi mis-sionari della città nel mesedi gennaio: la proposta, hacoinvolto, per tre sabati con-secutivi, una ventina di mem-bri dei gruppi missionari cit-tadini e delle parrocchie limi-trofe. Secondo il seguente pro-gramma:Educare alla missiona-rietà educandociAgli incroci della pastoraleparrocchiale la provocazionedella missionarietà; “Beatacolei che ha creduto…”(Lc. 1,45) La missione fruttoincontenibile della fede. Unaspiritualità “globalizzata” nelcuore dell’ordinarietà; Coin-volti… in un mondo senzaconfini. Da noi agli altri at-traverso il Vangelo.La missionarietà “scomoda”del dialogo.

12

A mo’ di rendicontazione

Lo zoccoloduro dellaformazioneIncontri e confronto per crescere insieme

Mis

sio

ne:

ra

cco

nto

di

imp

egn

i

Missionari bergamaschi

operanti nel 2011 e conosciuti dal CMD:

sacerdoti fidei donum nelle missionidiocesane: 23sacerdoti fidei donum in altre diocesidi missione: 10sacerdoti a servizi delle chiese eu-ropee 9religiosi: 364religiose: 293vescovi e nunzi apostolici: 14laici fidei donum: 30volontari e cooperanti: 32

Totale: 775 missionari bergamaschi

Sono così suddivisi:Albania: 3, Etiopia: 8, Papua N.Guinea: 4, Algeria: 1Filippine: 4,Paraguay: 5, Angola: 2, Francia: 2,Perù: 29, Antille: 1, Germania: 3,Polonia: 3, Argentina: 15, Ghana:3, Portogallo: 2, Australia: 3, Giap-pone: 14, Rep. Ceca: 1, Bangladesh:15, Gran Bretagna: 1, Rep. Dem.Congo: 12, Belgio: 4, Haiti: 1, Rep.Centrafricana: 2, Bissau: 1, HongKong: 6, Romania: 3, Bolivia: 48,India: 7, Rwanda: 4, Brasile: 121,Indonesia: 8, Senegal: 2, Burkina:2, Israele: 5, Sierra Leone: 2, Bu-rundi: 7, Italia: 131, Singapore: 1,Cambogia: 1Kenya: 18, Spagna: 6,Camerun: 16, Libia: 4, Sudafrica:3, Ciad: 1, Lituania: 1, Sudan: 3,Cile: 6, Lussemburgo: 1, Svizzera:10, Cina: 1, Madagascar: 5, Tanzania:12, Colombia: 8, Malawi: 31, Thai-landia: 7, Congo: 2, Mauritius: 1,Togo: 4, Costa d’Avorio: 23, Messico:10, U.S.A.: 11, Croazia: 2, Mongolia:1, Uganda: 8, Cuba: 5, Mozambico:25, Uruguay: 5, Ecuador: 20, Myan-mar: 1, Venezuela: 5, Egitto: 10, Ni-caragua: 1, Zambia: 9, Eritrea: 3,Nigeria: 2, Zimbabwe: 4.

La Chiesa, sì, è il pensieroche mi accompagna inquesti giorni.

È quello che ho vissuto in que-sti anni ed ho scoperto ognivolta con stupore.“Ho visto vivere la Chiesa”:così spesso, al rientro di unviaggio, si fissano nel miocuore volti, sorrisi, canti, strettedi mano e preghiere. E se lamemoria mi aiuta riesco anchea ritrovare la chiesa della gio-vinezza sacerdotale, quel “pri-mo amore” che è stato assolu-tamente determinante.

La Chiesa ha garantito perme, nel dono del sacerdozio,la risposta ad una chiamata.Neppure io riuscivo a crederciallora quando mi sembrava dinon potere fare altro che ilprete e di non aver bisogno diun qualunque garante. Sba-gliavo, è stato il tempo a far-melo capire, a “portarmi via”,piano piano, proprio con la“vocazione”, a farmi sperimen-tare che, per fortuna, c’era dimezzo la Chiesa.E più la incontro, la vivo e levoglio bene, più mi rendo contodi un mare di attenzioni e pri-vilegi che si riversano su dime. C’è chi non si stanca dipregare, chi si ingegna conti-nuamente nel servizio dellacarità, chi impegna tutte lesue forze nella missione, chinon demorde dalle “solite cose”rivestendole di passione e au-tenticità. Ed io sono in mez-zo.La Chiesa è questo ed altroancora, quello che non si riescea dire, ma ti afferra completa-mente.

Voglio bene a questa Chiesa,al suo volto missionario edalle sue mani di carità, allasua generale espressione dio-cesana ed alla particolare con-cretezza della parrocchia. Èquesto il cammino che ho per-corso, questo il sentiero, talvoltatortuoso, ma immanchevol-mente segnato da oasi di re-spiro e liberazione.

Il mio bene è riconoscenzaper la fiducia. Tanta e imme-ritata. Ho sempre creduto chela vocazione fosse un dono edil sacerdozio assoluta gratuita’.Non sono mai riuscito a dire:“il mio sacerdozio”, perché dimio non c’è assolutamentenulla se non lo spazio di uncorpo ed il tempo di una vita.Colui che chiama è il protago-nista, la Chiesa assume il tuttocome impegno, chi rispondeun privilegiato, senza arte neparte, che non può fare altroche accogliere il dono.

Mi sento proprio così inquesti giorni nei quali ricordoil sabato pomeriggio di 25 annifa quando, l’imposizione dellemani, l’invocazione dello Spiritoe l’assoluto amore di Dio, mihanno fatto il dono del sacer-dozio.

Sono prete e non finisco di

stupirmi. Ho potuto vivere ilministero assaporando la realtàdella Chiesa nella quotidianitàdella parrocchia e nella im-prevedibilità della missione;ho potuto allargare lo sguardoe respirare a pieni polmoninella missionarietà culture,tradizioni, linguaggi, esperien-ze; ho conosciuto il camminodel Vangelo verso l’uomo e lasua storia grazie al servizio alcentro missionario.

Molto di più, mi sono ac-corto che il Signore ha cam-

minato verso di me. Ho fattoun po’ di fatica, le infedeltànon le conto nemmeno, manon mi è mai mancato nulla equando poteva sembrare cosìero solamente io che non volevovedere.

Il mio bene è rinnovatoslancio, come se non avessiche oggi per essere prete. Èstato il sogno di quando sentivocrescere in me la vita, la realtàdi intensi anni giovanili, la ri-cerca del tempo presente e,chissà, il futuro di una gene-

rosità senza riserve.E nel cuore della Chiesa

vorrei imparare a gustare dipiù il dono nella condivisionecon gli altri presbiteri, nellaricchezza dei ministeri e delservizio, nell’urgenza delle coseda fare, nel fascino di una pre-ghiera che si fa carico del mon-do.

Il mio bene è essere pretee come vorrei che lo fosse perchiunque mi incontra. Ci pro-vo!

don Giambattista

13

Il dono del sacerdozio, il dono della missione

Un’esperienzatra le altre

nel cuore della Chiesa

Le tappe che segnano il percorso di una vita

sono occasione di condivisione Mis

sio

ne

: r

ico

no

sc

en

za

co

nti

nu

a

Sono prete da 25 anni… e sono volati. Poche parole per dire un grande mistero, unpiccolo grazie davanti al tanto che ho ricevuto.Condivido tutto questo con coloro che porto nelcuore e con coloro che, grazie a Dio, mi portanonel loro cuore e nella preghiera. Ne ho bisogno.Grazie a chi si è fatto presente in ogni modo.Grazie la Signore che non finisce di stupirmi!

Una percorso formativocondiviso a livello dio-cesano per camminare

insieme: questo l’obiettivo cheritorna anche quest’anno nellaproposta ai gruppi ed ai vica-riati animatori della missio-narietà diocesana.

Tre tracce che, facendo ri-ferimento alla concretezzadegli orientamenti diocesani,vogliono fa-vorire l’ap-profondi-mento, la ri-flessione edil confronto,per una“nuova par-tenza” dianimazionemissionarianelle comu-nità anchegrazie allacelebrazionedel 50esimodi coopera-zione tra leChiese dellanostra dio-cesi.

Nel cam-mino di questi anni ci siamosempre più concentrati nel-l’individuazione dello “speci-fico” di presenza ed impegnodei gruppi missionari nellecomunità . Abbiamo tenutosullo sfondo il lavoro del Si-nodo diocesano che ha avuto

a cuore la realtà ed il futurodella parrocchia. “La tensionemissionaria” è stata occasioneper prendere continuamentetra le mani l’impegno dei grup-pi e verificarlo alla luce delVangelo nella dinamicità dellamissione.

Nel solco di questo cam-mino diventa sempre più im-portante imparare a “condi-

videre” e sen-tirci “corre-sponsabili”nelle azionidi evangeliz-zazione chela pastoralepropone nel-le parrocchie,nei vicariatied in dioce-si.

Neiprossimi an-ni vogliamorilanciarel’impegnomissionarioper una“nuova par-tenza” arric-chiti dalla

storia ordinaria e straordinariache ha segnato il volto e l’espe-rienza della nostra chiesa.

50anni di missionarietàdiocesana sono una bagaglioprezioso, un’occasione positivae favorevole per aprirci alleprospettive future che, attra-

verso la missionarietà, ci chie-dono di dare un “volto conci-liare” alle nostre parrocchie.

Protagonisti responsabilie convinti: questa la meta che,attraverso un incontro pro-fondo con la Parola di Dio, ciprefiggiamo di raggiungere.

Ecco le proposte formativeper l’anno pastorale 2012-2013:

Prima traccia“Strada facendo…” (Matteo 10,7)Vita e fede s’intrecciano nellafecondità della testimonian-za.E il racconto diventa avvin-cente attraversando il mon-do.La missione che ci riguarda.“Aprire il libro della missione”è un invito che torna spessonel mondo missionario. Invitoall’incontro con testimonianzadi vita significative e coinvol-genti.Il percorso previsto attornoad alcune “parole significative”di evangelizzazione e testimo-nianza della carità vuole con-vincere rispetto a quella “vo-cazione battesimale” alla mis-sione che riguarda ogni cri-stiano.

Seconda traccia“Rimanete nel mio amo-re” (Giovanni, 15,9)L’impegno pastorale ha bi-sogno di cuore altrimenti èsoffocante.E l’amore si nutre alla scuoladella Parola che ama.La parrocchia così è proprio“fuori testa”.La “parrocchia missionaria”non può rimanere un sogno eneppure una pia esortazione.Rimescolare le carte non èsolo un problema di iniziativee proposte, ma soprattutto diidentità e di cuore. Ecco perchéla verifica di alcune attivitàpastorali vuole essere ragioneper “scavare a fondo” nelleragioni e nel vissuto di fede

di ciascun gruppo parrocchialeNon è un’operazione di ma-quillage , ma di esperienza difede.

Terza traccia“Il Signore agiva insiemecon loro e confermava laParola con i segni che laaccompagnavano” (Marco 16,20)L’alfabeto della missione com-pone coraggiosamente paroledi speranza.Abitare lo “Spirito” è vincereogni confine.La comunità cristiana scoprenel progetto il suo presente.Il mondo aperto, la realtà dellaglobalizzazione, l’incidenzadella mondialità, la consistenzadel movimento migratorio, laprovocazione culturale, la pos-sibilità di scambio e condivi-sione, sono tutte dimensioniche, affacciandosi alla sogliadella parrocchia, suonano dap-prima come una provocazionee poi come una possibilità.Entrare in questo “mondo”per recuperare il servizio e laprofezia è impegno di ognicomunità ed il gruppo mis-sionario è chiamato a fare lasua parte.

All’inizio dell’anno pasto-rale saranno pubblicati sulsito del CMD i percorsi com-pleti a disposizione dei gruppie delle parrocchie. Verrà pre-disposto anche un percorsoper i consigli pastorali par-rocchiali che aiuti a rileggerela lettera pastorale del Vescovoalla luce della missionarietà esono a disposizione gli atti delConvegno Missionario delmarzo scorso: “Parrocchia: vaiin missione!”

Lo strumento di riferimen-to indispensabile rimane ilsussidio regionale: “Missione:che passione!” per la meto-dologia ed i contenuti.La disponibilità dei formatoriè sempre gradita.

Franca Parolini

14M

issi

on

e:

form

azi

on

e i

nd

isp

en

sab

ile

Percorsi formativi gruppi missionarie commissioni vicariali nell’anno pastorale 2012-13

La missioneabita qui!Attorno al tema della fraternità che il Vescovo suggerisce alla sua Chiesa, rimettiamo in gioco la passione missionaria delle nostre comunità

Come ogni anno, la ripresadel cammino pastoraledelle parrocchie chiede

non solo un calendario di attivitàed iniziative, ma una propostaformativa per aiutarci a “con-dividere” la bellezza di questoimpegno. Una buona dose diimpegno è richiesta, insieme aldesiderio di dare sempre mag-giore “qualità” alla presenza deigruppi missionari in parrocchia,nel vicariato ed in diocesi.

Il percorso formativo trovala sua origine nell’annuale con-vegno missionario diocesano evuole condurre alla celebrazionedi quello dell’anno successivoe si sviluppa attorno a tre nucleiformativi declinati in una seriedi incontri. L’esito positivo del-l’interesse e delle richieste deglianni scorsi ci fa ben sperare ri-spetto all’impegno da giocareanche nella dimensione di quellaformazione permanente che de-ve diventare sempre più indi-spensabile per i nostri gruppi.

Le occasioni d’incontro sononumerose per favorire la piùlarga partecipazione. Abbiamoindicato una suddivisione vica-riale per questioni amministra-tive, ma se qualcuno avesse pro-blemi di data può scegliere l’in-contro che gli è più comodo.

Tema degli incontri:La missione abita qui!Strada facendo… (Matteo 10,7)Rimanete nel mio amo-re… (Giovanni 15,9)Il Signore agiva insiemecon loro e confermava laParola con i segni che laaccompagnavano… (Marco16,20)L’orizzonte della missio adgentes rinnova il camminopastorale della parrocchiaprovocata da un racconto difede che, al di là di ogni con-fine, conferma il suo impegnodi evangelizzazione.Un alfabeto che scrive paroleimbevuto di Vangelo e uma-nità.

15

Ripresa dell’anno pastorale per lecommissioni missionarie vicariali

Incontri intervicarialidi inizio anno

pastorale per i gruppi missionari

parrocchialiLa condivisione dell’impegno

formativo è segno di una missioneche coinvolge sempre di più

Mis

sio

ne

: fo

rma

zio

ne

co

nd

ivis

a

Mercoledì 19 settembreore 20.45

presso l’Oratorio di Gromlongo:

Vicariato di Mapello – Ponte

Vicariato diCalolzio – Caprino

Vicariato di Capriate – Chignolo – Terno

Giovedì 20 settembreore 20.45

presso l’oratorio di Levate:Vicariato di

Dalmine – StezzanoVicariato di Verdello

Vicariato diGhisalba – Romano

Sabato 22 settembreore 15.00

presso il Centro Missionario Diocesano

Bergamo:Vicariato di

Bergamo Nord-ovestVicariato di Bergamo est

Vicariato diBergamo sud – ovest

Vicariato diScanzo – Seriate

Vicariato di Alzano

Martedì 25 settembre ore 20.45presso la parrocchia di Zandobbio

Vicariato di Trescore. Vicariato di PredoreVicariato di Calepio - Telgate

Vicariato di Borgo di Terzo – CasazzaVicariato di Solto – Sovere

Mercoledì 26 settembre ore 20.45presso l’oratorio di Villa d’Almè:

Vicariato di Almenno SS, Ponteranica, Villa d’AlmèVicariato di Brembilla – Zogno

Vicariato di San Giovanni Bianco – SottochiesaVicariato di Branzi – Santa Brigida

Vicariato di Selvino – Serina Vicariato Rota Imagna

Mercoledì 26 settembre ore 20.45presso l’oratorio di Ponte Nossa:

Vicariato di Albino – Nembro. Vicariato di GazzanigaVicariato di Gandino. Vicariato di Clusone – Ponte Nossa

Vicariato di Ardesio - Gromo. Vicariato di Vilminore

Iragazzi, entrando nell’aula,si accorgono immediata-mente che l’incontro in

cui verranno coinvolti nonsarà una normale lezione sco-lastica.

I colori, le stoffe, gli oggettiappoggiati a terra attorno aiquali sono state posizionatele sedie in cerchio hanno creatoun ambiente che stimola laloro curiosità e la voglia disapere, conoscere e chiederesi legge dalle espressioni e dailoro movimenti.

In più ci sono un paio dipersone nuove, che li guardanocon un sorriso, invitandoli adaccomodarsi per dare inizioall’attività.

Gli occhi saltano da un og-getto all’altro, da una stoffaall’altra e qualcuno, timida-mente, accenna qualche nomestrano indicando qualche uten-sile mai visto, ma che ha l’ariadi arrivare da molto lontano.

È così solitamente che ha

inizio un incontro di educa-zione interculturale all’internodi una classe scolastica o inun gruppo di ragazzi in ora-torio.

Questa è la prima fase con-creta di una proposta che èstata programmata tempo pri-ma in un confronto tra le in-segnanti e gli animatori delCentro Missionario Diocesanoi quali entreranno nella scuolao in oratorio per proporre in-contri di animazione intercul-turale agli studenti.

La “solita” aula, dunque,per un paio d’ore si trasformae accoglie piccoli pezzi di mon-do che accompagneranno i ra-gazzi in un viaggio immagi-nario alla scoperta di storie,tradizioni, culture, il tutto os-servato dal punto di vista deibambini e dei ragazzi di tantealtre culture sparse per il mon-do.

Allo stesso tempo i com-pagni di classe, soprattutto se

di origini diverse da quellaitaliana, si trasformano in “te-stimoni” diretti delle abitudinie delle tradizioni dei loro paesi;lo stesso vale per quei com-pagni che hanno avuto la pos-sibilità di intraprendere unviaggio nel quale hanno sco-perto qualcosa di nuovo e cheora possono comunicare aipropri compagni per arricchirela discussione e aggiungeredettagli concreti.

Gli ingredienti più impor-tanti degli incontri di inter-cultura sono le storie e le te-stimonianze che giungono dalricco mondo della missione edal confronto con le diverseetnie a cui aggiungere, in modoanimativo, stimoli precisi ecollegamenti con la quotidia-nità degli studenti; il tutto dacondire con una buona dosedi curiosità e voglia di sapereche i ragazzi non mancanomai di dimostrare.

Grazie a queste attenzioniè possibile trasformare il grup-po classe o il gruppo di coeta-nei in un laboratorio in cui leculture e le conoscenze si in-trecciano e si mettono a con-

fronto col grande obiettivo di“portare” i ragazzi a percepirel’altro, vicino o lontano chesia, diverso e unico, come sti-molo per la curiosità, la vogliadi sapere e la capacità di nongiudicare solo dalle apparenze. I ragazzi si accorgeranno allafine che mentre dicono chisono e da dove arrivano, por-tano alla memoria la loro storiae scoprono quanti punti incomune hanno con i ragazziche vivono dall’altra parte delmondo.

Scoprire che il modo in cuiabbiamo imparato a vivere lanostra quotidianità nel nostropaese non è diverso dal modoin cui altri hanno dovuto in-ventarsi trucchi e strategie pervivere la propria quotidianitàin condizioni spesso difficili einimmaginabili, renderà l’in-contro con l’altro una veraesperienza di crescita recipro-ca.

L’auspicio è che gli adultidelle nostre parrocchie e deigruppi missionari, così comegli insegnanti più sensibili aitemi della mondialità possanooffrire altre occasioni alla mis-sione e al mondo per ritornarea scuola…cose da scoprire cene sono ancora molte!

Michele Ferrari

Per informazioni sui per-corsi di educazione allamondialità e richiedereinterventi rivolgersi di-rettamente al CMD, con-sultare il sito, scrivere [email protected]

16M

issi

one:

rag

azzi

e g

iova

ni p

rota

gon

isti

Direttore responsabile:Don Giambattista Boffi

Redazione:Via Conventino, 8 - 24125 Bergamotel. 035 45 98 480 - fax 035 45 98 [email protected]@diocesi.bergamo.itpromozionecmd@diocesi.bergamo.itwww.cmdbergamo.org

Aut. Tribunale n° 17 del 11/3/2005

Stampa: CENTRO GRAFICO STAMPA SNC

Fotografie: MICHELE FERRARI

A questo numero hanno collaborato: Ivo Lazzaroni, Stefania Lo Verde, Matteo Attori, Giuseppe Rinaldi, Franca Parolini, Michele Ferrari, Massimiliano Beltrami, Giambattista Boffi.

Garanzia di tutela dei dati personali ai sensi dell’art.13 del D. Lgs. n. 196/2003: i dati personali comunicatidagli interessati sono trattati direttamente per l’inviodella rivista e delle informazioni sulle iniziative del

Centro Missionario Diocesano di Bergamo. Non sono comunicati o ceduti a terzi.

Finito di stampare il 13 luglio 2012

PER SOSTENERE I PROGETTI: � direttamente alla sede del CMD � tramite ccp n 11757242 � tramite bonifico bancarioBanco di Brescia via Camozzi (Bg) IBAN: IT41G0350011102000000001400

Scuole, oratori, gruppi di ragazzi egiovani: sveglia!

La missioneva a scuolaUna proposta che rilancia l’impegno missionario

I ragazzi di 4^ e 5^ elementare del CRE di Petosino hannovissuto due pomeriggi al Centro Missionario Diocesanolasciandosi coinvolgere nella risoluzione del quiz multi-culturale che ha permesso loro di incontrare, seppur solocon la fantasia, il mondo intero.