Sanità Lazio - n°0

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Anno I numero zero 5 febbraio 2011 IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’ S AGENZIA DI SANITA’ PUBBLICA Asp, prove di dialogo tra maggioranza e opposizione in attesa della svolta A PAGINA 9 LA CRONACA IN PRESA DIRETTA Pronto Soccorso, il sistema collassa Tutti protestano Ma nessuno sembra in grado di porvi rimedio A PAGINA 5 NOMINE E POLITICA SANITARIE Asl e Agenzie, fateci caso, governa ancora il centrosinistra Foschi lo ammette, Montino lo zittisce A PAGINE 4 anità Lazio la del LA FESTA E’ FINITA Connettiti a ONLINE - NEWS l’informazione a domicilio

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IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’

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Anno I numero zero5 febbraio 2011

IL PRIMO FREE PRESS DEDICATO INTERAMENTE ALLA SANITA’

S

AGENZIA DI SANITA’ PUBBLICA

Asp, provedi dialogotra maggioranzae opposizionein attesadella svolta

A PAGINA 9

LA CRONACA IN PRESA DIRETTA

Pronto Soccorso,il sistema collassaTutti protestanoMa nessunosembra in gradodi porvi rimedio

A PAGINA 5

NOMINE E POLITICA SANITARIE

Asl e Agenzie,fateci caso,governa ancorail centrosinistraFoschi lo ammette,Montino lo zittisce

A PAGINE 4

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3L’EDITORIALE

Si può parlare – meglio, scri-vere - di sanità senza esseretacciati di partigianeria, di es-

sere pro o contro, di stare dallaparte di chi governa o di chi sta al-l’opposizione? Riteniamo di sì. E to-gliamoci subito di dosso la classicafrase retorica del tipo” siamo dallaparte dei cittadini”, “o mettiamo alcentro l’utente, il paziente e i suoi bi-sogni”. Facciamo informazione ebasta, cercando di dire, di raccon-tare ciò che serve e possibilmenteciò che altri non dicono. Siamo sulmercato, c’è concorrenza. Dob-biamo distinguerci. Notizie utili, chemagari possono non far piacere anessuno. Non è necessariamenteun giornalismo di denuncia. Se lecose non vanno le raccontiamo, nondobbiamo per forza picchiare qual-cuno. E basta pescare nel cesto, didenunce, informazioni, spiegazioni,analisi ce n’è per tutti. Si può scri-vere un libro, in proposito, ce n’erauno in gestazione, dedicato proprioai disastri della sanità laziale, si inti-tolava “Oltre ogni limite”. E’rimastolì, incompiuto, perché l’evoluzione epoi l’involuzione dei fatti hanno su-perato la capacità di seguirlo. Civuole tempo per finire un libro, rac-contare la cronaca in presa diretta èpiù semplice. Ed è ciò che questaedizione di Sanità Lazio, espres-sione, filiazione e appendice di On-line news, quotidiano telematico di

nuova generazione proverà a fare.Senza fare sconti. Si può dire che aquasi un anno di distanza dalla cla-morosa affermazione di Renata Pol-verini la sanità del Lazio, a livello di“colonnelli”, è ancora guidata dagliuomini di Marrazzo? E diciamolo. E’un management affidabile? Il citta-dino, l’utente, il paziente possono te-stimoniare che funziona poco onulla, che i problemi sono rimastiquelli di un anno fa, che il modo diaffrontarli è rimasto sempre lostesso. Possiamo raccontare tuttoquesto, possiamo documentarlo? Ci

proviamo, con l’aiuto di chiunque vo-glia e possa darci una mano. Pienadisponibilità nei confronti del Gover-natore Polverini. Non possiamo diredi essere in piena sintonia con Este-rino Montino, che guida a sprazzil’opposizione, ma la nostra non èuna preclusione aprioristica. E ap-prezziamo talune prese di posizionedella Rodano, che di sanità masticaalmeno quanto il senatore Dome-nico Gramazio, uno degli uominichiave, in questo momento, dellapolitica sanitaria regionale. Soste-niamo con forza e simpatia alcune

espressioni di dissenso, di pole-mica, di proposta, come quella cheha portato ormai due anni fa, al fa-

moso “Barella day”. Gli allarmi lan-ciati in quell’occasione si sono tra-sformati purtroppo in emergenzecroniche. L’emergenza, il ProntoSoccorso, non funzionano a dovere,i pazienti anziani in barella nei corri-doi fanno gridare allo scandalo. Manon si riesce a svoltare. Ancora, vo-gliamo riportare sul pascoscenicodell’informazione tutti i “cold case”, icasi freddi di questi anni, tenuti sottotraccia dalla Giunta Marrazzo ecerto non in cima alla lista delle prio-rità della amministrazione Polverini.Il mitico, misterioso ospedale delGolfo, ad esempio, e quello dei Ca-stelli. Ma anche il dossier Forlanini,e quello del San Giacomo. E il casoRirei, e il nebbioso affaire Recup. Sipotrebbe andare avanti a lungo, per-ché nell’elenco ci sono le parziali so-luzioni di alcune vicende relative allasanità privata, altri buchi neri irrisolti,frettolosamente scopati sotto il tap-peto. E infine un’occhio alla quoti-dianità. La famosa rivoluzioneannunciata dalla Polverini è ancorasulla carta, siamo ai tagli dei postiletto, alle schermaglie con gli ammi-nistratori local. Le migliaia di posti inRsa promessi? Promessi e basta,appunto. La strategia sembra con-fusa, la squadra è fatta per metà equella metà e provvisoria (nel sensoche i commissari straordinari sonoovviamente a tempo). Aspettiamoun segnale.

La squadra di Renata? E’ solo sulla carta

IL “BORSINO” della sanità laziale

A sinistra dall’alto Sponzilli e Frati. A sinistra dal basso Foschi e Mandarelli.

Un panorama preoccupante, quello della sanità laziale.Dove quasi nessuno spicca per meriti e dove chi haqualcosa da farsi perdonare riesce quasi sempre afarla franca. La lavagna vede sempre una lista deibuoni risicata e una dei cattivi che scivola verso il bordoinferiore della tavola nera. Piace, fa rabbia e tenerezzainsieme il commissario del San Camillo Massimo Mar-telli, soffocato dalla burocrazia. Vuole tornare a com-battere nel suo reparto d’eccellenza al Forlanini.Sarebbe più utile all’azienda, dice, da quella parte c’èstato un crollo di interventi dopo la sua uscita di scena.,Fa rabbia e tenerezza un competitor, il prode Dome-nico Alessio, manager del San Filippo Neri in quotaUdc. Difende a spada tratta il buon nome di quel-l’azienda ospedaliera da accuse ingiustificate, ma il suocuore è nell’ospedalone di Monteverde, da dove lohanno brutalmente sfrattato un quinquennio fa. Bruttivoti ai protagonisti dell’affaire Umberto I. Il policlinicouniversitario è in scacco, dopo il commissario Cosi,eterno perdente,è stato messo al comando un direttoreanziano. lo ha messo lì Marrazzo, ma se lo tengonoanche la Polverini e Frati, in attesa che uno dei duemolli la presa. Non è un bello spettacolo. Stallo imba-razzante anche all’Ifo. Dove non sapendo chi scegliere(o meglio, lo sanno ma non lo vogliono dire) , hanno

piazzato a fare il direttore generale l’antico Capurso,capitano socialista di lungo corso. Come valutare l’in-gresso di Vitaliano De Salazar allo Spallanzani? E’come l’omino della Michelin, non cade mai, dall’Ama alS.Andrea, al super Irccs specializzato nella difesa con-tro le guerre batteriologiche. Poi scopriremo che èanche bravo. Fuori dal Raccordo Anulare si muovepoco o nulla. Ed è buon segno. Non ci sono apprezza-bili reazioni al lavoro di Mirabella nel Frusinate, men-tre anche gli operatori più scettici cominciano adapprezzare Sponzilli a Latina. Stressati dalla dama diferro Coiro i politici pontini di centro destra finalmenterespirano. Aria di crisi ai Castelli. Ci si capisce poco,meglio girare pudicamente .lo sguardo dall’altra parteper evitare giudizi affrettati. Dall'altra parte della barri-cata vogliamo dare un voto di fiducia al consigliere Fo-schi. Dice cose sensate, e proprio per questo vienerimbrottato dal suo capo, Esterino Montino, che dicose sensate ne dice poche. Piuuttosto inconsistentela presidente della Commissione sanità della Regione,Alessandra Mandarelli. Si muove molto, ma conscarsi risultati. Fuori classifica il governatore Polverini,non si capisce dove voglia andare a parare. Meno te-nero il giudizio sui suoi collaboratori: il loro mestiere èquello di farci capire dove sta andando il loro capo.

Nella foto grande a sinistra ilpresidente del Lazio, RenataPolverini. In alto il capo-gruppo del Partito Democra-tico alla Pisana, EsterinoMontino. Sotto Giulia Ro-dano, ex assessore regionaledella Giunta Marrazzo, oggi inconsiglio con l’Idv.

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4ATTUALITA’

Anno I numero zero5 febbraio 2011

IL RISIKO DELLE POLTRONETanti commissari, manager per tutte le stagioni. La sanità impantanata

Ma qui governa ancora il centro-sinistraIn attesa che si formi la squadra della Polverini, in campo c'è una armata brancaleone

E la classe dirigente dell’era marrazziana è ancora al suo posto

Se ci avessero raccontato questastoria un anno fa, quando Re-nata Polverini festeggiava a

champagne nel suo quartier generalenei pressi di Piazza del Popolo non ciavremmo creduto. Oggi dobbiamo con-statare che governare è più difficile chevincere, a giudicare dalla ragnatela diveti incrociati, di turbamenti, di dubbi, edi patteggiamenti, che impediscono allasanità targata Polverini di prendereforma. Non c’è niente da fare, lo di-ciamo più volte in queste pagine, neiposti che contano ci sono ancora tantimarrazziani, ma non basta. Il governa-tore Polverini ha insediato un sacco dipersonaggi noti, con storie politiche di-verse, transitati nelle giunte di centro si-nistra in diverse epoche e oggi “rivisitati”e corretti in chiave di centro-destra. Sa-ranno bravi, ma saranno anche obbe-dienti? La seconda riflessione è legataal potere di condizionamento dell’Udc.Vere o false le voci che corrono dietro adiverse delle nomine di queste setti-mane, il riferimento è sempre lo stesso.Quello? E’ in quota a Ciocchetti, a que-sto punto vero arbitro della situazione.La situazione bloccata all’Umberto I,con il braccio di ferro Frati-Polverini checonsegna il Policlinico Universitario –provvisoriamente – nelle mani del diret-tore amministrativo Capparelli (vicino alrettore, ma, dicono, anche all’Udc). Enon sarà di quella bandiera anche Bo-navita, nuovo direttore generale dellaAsl RmB dopo un lungo percorso nellasanità laziale? Bonavita è già stato inquella azienda come responsabile am-ministrastivo. Curioso il fatto che quelposto nella terna di governo sia liberoda un sacco di tempo. Bonavita di fattocopre entrambi i ruoli. Ma la cosa non èchiara e non piace ai maggiorenti del-l’ospedale. Così come appare curiosal’altra scelta legata sempre alla RmB,quella del direttore sanitario, tal Piroli,paracadutato in questa azienda di fron-tiera dal lontanissimo ospedale di Tar-quinia. Promozione importante, incaricoforse troppo gravoso. Che Piroli sia inquota Udc? Abbiamo già detto in altraparte del giornale della performance diVitaliano De Salazar. E’ arrivato alloSpallanzani. Sempre ad alto livello. Masull’appartenenza politica di questo per-sonaggio ci sarebbe molto da dire. Dipadrini politici ne ha avuti diversi, e nondello stesso colore. Al suo posto alS.Andrea, la Polverini ha messo la Cor-radi. Promossa da direttore sanitario acapo-azienda. Scelta interna nel segnodella continuità (vorremmo crederlo) oaltro. E che dire della salomonica deci-sione di congelare la situazione all’Ifostoppando pretendenti e candidatureper piazzare pro-tempore un vecchiosocialista(classe ’41) come Calpursi?

Sponzilli a Latina, per finire, ha servitoStorace e Marrazzo (ma è sicuramentebravo) e il direttore sanitario appena no-minato, Cosentino, si trascina una sciadi dubbi sulla sua matrice politica. Inpoche parole, la Polverini non hamesso ancora in piedi, a quasi un annodalla sua vittoria, una classe dirigenteben definita, con una propria omoge-nea personalità. Sembra una compa-gnia di ventura, con tutto il rispetto. Sea fronte di questa realtà si considera lostato pre-agonico della sanità del quo-tidiano romano e laziale i dubbi si infit-tiscono. Bene le idee rivoluzionarie,bene le campagne di prevenzione,bene i provvedimenti contro le liste d’at-tesa. Ma serve molto, molto di più. E infretta.

Giovanni Tagliapietra

Foschi (Pd): si dimettanoi nostri manager

E Montino lo zittisceA sinistra il consigliere regionale del PartitoDemocratico Enzo Foschi. Alla Pisana oggiè vicepresidente della Commissione Cul-tura, spettacoli e Sport e membro dellaCommissione Sanità.

A sinistra il governatore delLazio e commissario alla Sa-nità, Renata Polverini. A de-stra l’ex vicepresidentereggente Esterino Montino,oggi alla guida del gruppo delPd in Consiglio Regionale.

Adirlo a voce troppo alta si finisce per darefastidio, a tacerlo si fa la figura degli imbe-cilli. La Regione Lazio è ufficialmente gui-

data dal Centro destra che ha vinto le elezioni eche con l’aiuto interessato dell’Udc riesce a ga-rantire una relativa tranquillità di gestione allaGiunta. In realtà la situazione non è affatto cosìlimpida e serena. I cittadini che hanno voluto ilcambiamento non se ne accorgono tanto facil-mente, se non quando dicono digrignando i dentiche non è cambiato nulla. Per forza, verrebbe dadire, a mandare avanti le cose, in fin dei conti,sono ancora gli uomini del centrosinistra… E pur-troppo è così. E’ così nell’ambito della sanità,dove tra veti incrociati e tentennamenti cì sono dacambiare ancora quasi tutti i direttori amministra-tivi e sanitari delle asl, delle aziende ospedaliere,e assieme a loro altre figure apicali. Ma valeanche per le aziende regionali, dove in regime diincredibile prorogatio continua a mandare avantile cose, di fatto a decidere e governare , il vec-chio management marrazziano. C’è una nuovadirigenza all’Arsial, al cui vertice è stato collocatoErder Mazzocchi, e a Sviluppo Lazio (Massimi-liano Maselli) ma è un caso isolato. Clamorosa la

situazione all’Astral, l’azienda che controlla lestrade del Lazio, amministrata da Giorgi, un si-gnore che prima faceva il sindaco “rosso” diSezze. Bravissima persona, ma probabilmente diidee diametralmente opposte a quelle della Pol-verini. E siccome le cose vanno male, i cittadini silamentano e la capacità di gestione di questi mar-razziani non è poi così brillante, c’è chi non na-sconde l’imbarazzo e chiede con coerenza chetutti questi manager decidano di dimettersi inmassa, scindendo le loro responsabilità da quelledella Giunta. E’ una posizione che ha espressoapertamente un “pierino” della sinistra., il consi-gliere regionale Enzo Foschi. Apriti cielo, il solitoMontino è intervenuto a gamba tesa strapaz-zando il suo compagno di partito. Guai a giudi-care i compagni che sbagliano, guai asottolineare incongruenze e mancanze se sonoattribuibili a uomini del centro-sinistra. E’ una

bella lezione, quella di Montino, che attacca - giu-stamente – la Regione per il caos della sanità, perla crisi dei Pronto Soccorso, per le liste d’attesa.Ma tace sulle vere responsabilità. Che sono diuomini e di un sistema. I generali fanno le strate-gie, decidono, poi i colonnelli e i capitani e i te-nenti spostano truppe e salmerie. Pochi lo hannoscritto nei mesi scorsi, ma nella sanità (e nonsolo) prima di lasciare la poltrona gli uomini di po-tere del centro sinistra regionali hanno fatto cen-tinaia (migliaia se si allarga il quadro a tutta laregione) di nomine, piazzando e promuovendofedelissimi nei gangli del sistema. E sono questia mandare avanti la baracca, in qualche caso afrenare la linea Polverini. Il buon Foschi ha solle-vato la questione per coerenza e dignità, il terri-bile Montino ha perso l’ennesima buonaoccasione per tacere. Il potere conta più della co-scienza a posto.

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5ATTUALITA’

IN PRIMO PIANO

Il copione è lo stesso, sembra di ri-vedere un vecchio film in tv. L’eroe èun medico dell’emergenza, della

front line, Massimo Magnanti, quelloche due anni fa sulla spianata delS.Giovanni, a Roma, inventò il “barelladay”. Non si può tirare in ballo l’in-fluenza, con i suoi picchi di questigiorni, il problema è endemico, e si ag-grava. Certo, basta una variabile im-pazzita per fare andare in tilt unsistema che quotidianamente vive conl’acqua alla gola. Le ambulanze por-tano i pazienti ai Pronto Soccorso degliospedali, e restano in attesa che la ba-rella venga restituita. Ma non c’è postoe in attesa del ricovero il paziente restasu quella barella in corridoio per ore,magari per giorni. In attesa che il triagefaccia il suo corso. Ma nell’imbuto pas-sano uno-due pazienti per volta. E larivoluzione del settore dell’emergenzalaziale non tenendo conto di alcunedifficoltà oggettive, ha finito per crearepiù problemi che altro, mettendo adura prova i nervi degli operatori. Perfortuna pochi pazienti ci hanno ri-messo la vita, in questa roulette russadell’emergenza, ma solo perché allafine medici e infermieri riescono a sal-vare la situazione. Lo scorso annoqualcuno aveva proposto di acquistarenuove barelle e di riempirne gli ospe-dali in modo da liberare le ambulanze.Meglio che niente, anche se il pro-

blema di fondo è che nessuno sta ve-ramente ad ascoltare le proposte di chivive quotidianamente le asprezze dellaprima linea. Quando chiudono alcuniservizi, come è accaduto nel quadrodella riorganizzazione ai primi di gen-naio con il Pronto Soccorso del Cto esi scarica tutto su altri ospedali,quando si tiene di fatto in stand by ilDea di secondo livello del Goretti diLatina (creando grossi squilibri sul ter-ritorio) bisogna ricondurre il tutto a re-sponsabilità di vertice. Vale a dire cheil problema è nel manico, in chi co-manda, decide e dispone. Ha gioco fa-cile l’opposizione, anche se Montino ecompagni dimenticano che con loro algoverno era la stessa cosa. Tutto que-sto valer per il caos generale della sa-nità, non riconducibile al numero deiposti letto ma a valutazioni più gene-rali e complessive. La Giunta si sforzadi trovare la via giusta per gestirel’emergenza delle liste d’attesa, manon bastano uscite estemporaneecome quella dell’apertura di alcuni am-bulatori ospedalieri nel week end. Certireparti, certi servizi dovrebbero essere

aperti sempre, nelle strutture pubbli-che e l’utilizzo delle attrezzature, deimacchinari più sofisticati, dovrebbe es-sere intensivo. I privati non vengonocoinvolti eppure da una santa alleanzapubblico-privato, con regole chiare pertutti potrebbero venire soluzioni inat-tese. Valga per tutti l’esempio delleRsa. Dire che servono per il Lazio mi-gliaia di posti, sostenere che un inter-vento in questo senso sgonfierebbeliste d’attesa, ricoveri al pronto soc-corso, assalti agli ambulatori, spesafarmaceutica è dire ovvietà. Ma permotivi incomprensibili su questo ter-reno ci si muove con una lentezza esa-sperante, si gioca alla riconversione distrutture pubbliche “non perforanti”prima di pensare ad altro. E i privatiaspettano e mordono il freno. Ma i pro-blemi della gente premono, gli anzianiin difficoltà aumentano in misura espo-nenziale, la tragedia per migliaia di fa-miglie si riflette sulla vita di ogni giorno,i nervi a pezzi fanno danni sul postodi lavoro, nel traffico, nella vita di rela-zione. Serve qualcuno che pensi e chedecida.

SSLazioPronto soccorso al collasso, barelle nei corridoi, ambulanze ferme. Copione già visto

Emergenza, oltre ogni limiteBasta nulla per mandare in tilt il sistema, e ogni tanto ci scappa il morto

Gli operatori hanno delle proposte, ma nessuno li ascolta

Giulio Terzi

ll piano elaborato dal Presidente Polverini per il rientro dal-l’enorme debito economico ereditato dalla gestione Marrazzo-Montino prevedeva una ristrutturazione della rete ospedaliera e

dei servizi sanitari della Regione Lazio con chiusure e riconversionidi ospedali e/o reparti allo scopo di razionalizzare l’assistenza ren-dendola più efficace e meno costosa. Tale piano, approvato dal go-verno nazionale, doveva essere applicato dal 1 gennaio 2011.Cosa che è stata puntualmente effettuata esclusivamente perquanto riguarda le chiusure e i tagli dei posti letto senza dare unaimmediata applicazione anche alla parte che prevedeva le aper-ture di nuovi servizi, lo spostamento di risorse per coprire i vuotiassistenziali causate dai suddetti tagli e soprattutto l’indispensa-bile aumento dei servizi territoriali che avrebbero consentito (comeprevede il piano approvato) di effettuare i tagli senza incidere sel-l’assistenza sanitaria al cittadino. Tutto ciò sta causando pesantidisservizi e gravi mancanze nell’assistenza al cittadino malato: lachiusura di alcuni pronto soccorsi ha provocato l’intasamento dellestrutture vicine con pazienti parcheggiati in barella nei corridoi perore senza assistenza; la chiusura dei posti letto negli ospedalisenza attivare le strutture di lungodegenza sostitutive nel territorioha riempito di malati anziani cronici i letti destinati al trattamento dicasi acuti facendo diminuire l’assistenza al cittadino e aumentandoa dismisura le liste di attesa. Ovviamente la stato di paralisi in cuiversano attualmente le ASL per la inspiegabile mancata nominadei vertici (Direttore Sanitario e Amministrativo) impedita dalla re-gione concorre allo stallo e alla paralisi in cui versa il servizio sani-tario della Regione Lazio. Il cittadino del Lazio si augura che con ilpiglio che la contraddistingue la Presidente Polverini sblocchi al piùpresto questa situazione insostenibile.

Reporter

Siamo alla paralisi,non si governa

con i tagliA destra una foto dell'in-gresso dell'Ospedale C.T.O“A. Alesini” di via San Neme-sio. In basso una manifesta-zione contro i tagli previstidal piano di riordino al-l'azienda. A destra il presi-dente del Lazio, RenataPolverini ed il ministro dellaSanità, Ferruccio Fazio

I N P P R E S A D I R ET TA

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6IN PRIMO PIANO

Anno I numero zero5 febbraio 2011

IL DRITTO DELLA MEDAGLIA

La sanità pubblica boccheggia,ha l’acqua alla gola, quella pri-vata è sostanzialmente messa

all’angolo. Se sopravviveva solograzie alle convenzioni con le ri-spettive regioni ha i mesi contati, seha risorse proprie fatica a stare agalla, è costretta a riconvertirsi, ariorganizzarsi. Ma ci sono delle ec-cezioni, benedette, che lasciano in-tendere come anche in questosettore sia possibile realizzareservizi per la collettività in unquadro di compatibilità eco-nomica. Qualche setti-mana fa il governatoredel Lazio Renata Pol-verini, innamoratadelle attività dell’INMP, Istituto Na-zionale per la pro-mozione dellasalute delle popo-lazioni Migranti edil contrasto dellemalattie della Po-vertà, diretto dal

prof.Aldo.Morrone si è sbilanciatanell’affermare che la struttura di Tra-stevere merita di diventare Irccs, ecioè Istituto di Ricovero e Cura aCarattere Scientifico, con oneri e pri-vilegi superiori agli altri soggetti chefanno sanità e ricerca. E a qualcunoè saltata la mosca al naso. C’è infattichi opera da un secolo in un regimedi sanità solidale, fa da sé e non hagrossi problemi finanziari, e anzi“produce”utili che riutilizza poi nelleattività correnti. Solo che non cerca– o meglio non ha cercato fin qui – lasponda dei media. E accade chel’opinione pubblica mediamenteidentifichi il soggetto in questionecome “l’ospedale dermatologico deipreti”, senza conoscere i numeri de-cisamente interessanti della sua at-tività e la complessità e lacompletezza dei servizi offerti. Par-liamo dell’Idi, Istituto Dermopaticodell’Immacolata, che nel panoramasanitario nazionale e specificamenteregionale rappresenta un‘importante

ed innovativa realtà, sia in termini dirisposta sanitaria ai bisogni espressi

dai cittadini per mezzo dei suoiospedali, ed ancor piu’ con l’Istituto

di Ricerca a Carattere Scientifico-IDI–IRCCS e l’impianto di produzione

farmaceutica industriale nell’area diPomezia.. Ci sono dunque il puntodi eccellenza della dermatologia ita-liana, con i suoi circa 200 posti letto,laboratori di ricerca, l’ospedale SanCarlo con il sipo pacchetto di postiletto e le aeree di cura, Villa Paolache rappresenta la dermatologia delViterbese e di tutto il nord del Laziononchè dell’Umbria e della Toscanameridionale e le residenze di assi-stenza sanitaria localizzzate nelleprovincie di Roma e Viterbo. Ma nelsistema Idi sanità, sono inseriteanche la IDI Farmaceutici Srl, IDIF, illaboratorio di ingegneria tissutale,I.T.F.C., che rappresenta la partebiotecnologica, ed il centro di ri-cerca di Nerviano. Il gruppo costi-tuisce quindi una straordinaria edunica sinergia di attività tra le pre-stazioni sanitarie che si compionogiornalmente negli ospedali, i labo-ratori di ricerca e lo stabilimento far-maceutico con il suo laboratorio diingegneria tissutale che coniuga ri-cerca, produzione farmaceutica ecura, in maniera completa e al-l’avanguardia. Un gruppo unico almondo, con una filiera sincrona e fi-

nalizzata alla scoperta di farmaciinnovativi e alla cura di patologiedermatologiche e non, che dannomodo di contribuire a risolvereparte dei problemi clinici cui la po-

polazione va incontro. All’in-terno dell’Idi operano circa 1500suddivisi in medici, infermieri, ri-cercatori che nel loro insiemedanno luogo ad un corpo unicocon capacità di risposta rispettoalle esigenze della popolazionee che contribuisce non poco, inmodo moderno ed incisivo, adinnalzare gli standard sanitari

Uno sguardo dentro l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata, Irccs privato di qualità

Idi, la sanità solidale che funzionaTre ospedali, diciottomila ricoveri e duecentomila visite ambulatoriali, un impianto di produzione

farmaceutica industriale. Un gruppo unico al mondo con millecinquecento operatori

Giovanni Tagliapietra

Nel tondo il direttore generaledell’Istituto Dermopatico del-l'Immacolata, Franco Decami-nada. A destra altre immaginidell’Idi, distribuito in tre stabili-menti sanitari: il San Carlo diNancy, la sede centrale diRoma (detta anche Monti diCreta) e la sede distaccata diVilla Paola in Capranica pro-vincia di Viterbo

L’Istituto Dermopatico dell' Immacolata conta 456 posti letto per acuti, distribuiti in tre stabilimenti sanitari: il San Carlo di Nancy, lasedecentrale di Roma (detta anche Monti di Creta) e la sede distaccata di Villa Paola in Capranica provincia di Viterbo. Le tre strutture - sedi anche di Pronto soccorso – garantiscono un’offerta sanitaria ampia che va dall’emergenza alla riabilitazione, que-st’ultima erogata in complessi all’avanguardia come la Rsa di Velletri “Il Pigneto” e quella di Montefiascone, dove ha sede anche un cen-tro di riabilitazione diurna per disabili.Il Pronto soccorso del San Carlo di Nancy eroga più di 32.000 prestazioni all’anno in urgenza, è dotato di circa 250 posti letto, è struttu-rato in 9 Reparti e relativi day hospital e day surgery , con annessi servizi di diagnosi e cura, cui sono addetti 530 operatori sanitari, tec-nici ed amministrativi. Il presidio effettua ogni anno circa 12.000 ricoveri tra ordinari e in day hospital, 163.000 prestazioni specialisticheambulatoriali, di cui 46.000 visite ambulatoriali 77.000 esami di laboratorio, 11.000 esami radiologici, 30.000 altre prestazioni ambulatorialisuddivise in tutte le branche specialistiche. I segmenti produttivi di eccellenza sono rappresentati dalla ortopedia protesica e traumatolo-gica delle maggiori articolazioni, dalla chirurgia della colonna vertebrale.l’IDI con i suoi 18.000 ricoveri e le 200.000 visite ambulatoriali annui è leader nel settore della dermatologia, dermocosmetologia, oncolo-gia dermatologica, prevenzione, diagnosi trattamento e cura dei tumori cutanei, del melanoma,circa 22 diagnosi all’anno inerenti la cute,della medicina rigenerativa e delle malattie rare cutanee. Ma anche nel settore della chirurgia plastica e ricostruttiva, chirurgia vascolare.Nell’ambito della medicina , il settore delle patologie dismetaboliche come ad esempio il diabete, vanta di centri di eccellenza per le com-plicanze come ad esempio il trattamento multi professionale e multidisciplinare delle affezioni del piede nei soggetti diabetici, assicurandoun modello di erogazione di prestazioni tipo HUB and spoke con il territorio. Per quanto riguarda la medicina diagnostica è attivo il ser-vizo di radiologia tradizionale (rX) e quello ad alto impatto come la TC , la RM (risonanza Magnetica), le ecografie di ogni distretto anato-mico compreso il cuore, e quello vascolare (arterie e vene). Il Laboratorio analisi e’ all’avanguardia nel settore allergologico e diagnosi dellamalattie immunitarie ed autoimmunitarie , offrendo le tecniche piu’ sofisticate anche di patologia molecolare. Da ultimo ma non per que-sto meno importante, è attivo il settore della medicina estetica sia invasiva che non, con il centro di dermocosmetologia e tricologia.Il complesso è dotato anche di linee produttive d’avanguardia sia dal punto di vista della ricerca sperimentale che quella direttamente sulpaziente , attraverso l’Idi Farmaceutici di Pomezia, dove un pool di ricercatori confronta quotidianamente i risultati ottenuti con le terapiedei pazienti. Importante anche il ramo di attività nel settore della formazione attraverso l’ELEA gruppo leader nel settore dell’E-learninganche sanitario.

La

SCHEDA

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7ATTUALITA’

IL DRITTO DELLA MEDAGLIAinnalzare gli standard sanitari chegoverno ed enti locali si prefiggonocome punto fondamentale. Un si-stema che consente quindi in primoluogo di curare le patologie più ri-correnti e complicate ed allo stessotempo partecipare a progetti di ri-cerca, di grande rilievo sociale e diinnovazione, quali quello sul mela-noma, sulle ulcere cutanee odanche su patologie non ancora de-bellate come la vitiligine.Gli undici laboratori di ricerca chevanno dalla biologia molecolare ecellulare all’oncologia molecolare,rappresentano certamente un fat-tore di eccellenza che non soloserve come strumento di tutela dellasalute ma costituisce anche punto diorgoglio per un processo di innova-zione tecnologico che si sviluppanella nostra regione. La svolta, secosì si può dire, nella rigida gestionedel Gruppo sta nella decisione diaprirsi all’esterno, di far conoscereattività e spirito che anima le mede-sime. Di entrare nel “mercato” dellasanità mediatica, superando il pu-dore dei padri fondatori, non tantoalla ricerca di un consenso o di unamaggiore visibilità, ma nel tentativodi affermarsi come interlocutore di-verso di un’interfaccia politica e am-ministrativa che manifestamente haidee poco chiare in proposito.

(1 – continua)

SSLazio

Capodarco sbarca a Pomezia. A 35 annidalla nascita della cooperativa sociale, il28 gennaio scorso è stato inaugurato il

nuovo complesso produttivo nella cittadina dellacosta laziale. Al taglio nel nastro hanno parteci-pato, oltre al sindaco De Fusco, il vice presidentedella Regione Luciano Ciocchetti , il senatore PdlDomenico Gramazio, l’assessore regionale aiTrasporti Francesco Lollobrigida, e l’assessorealle politiche sociali, Aldo Forte. Alla cerimonia hapreso parte anche il cardinale Fiorenzo Angelini,presidente emerito del Consiglio Pontificio dellaPastorale per gli operatori sanitari. La nuovastruttura ospiterà il centro dati di ultima genera-zione e le attività del nuovo sistema di eliminacode intelligente “QRecup”, messo a punto dalGruppo Darco, per migliorare la qualità e l’effi-

cienza dei servizi che regolano l’accesso del pub-blico negli uffici e negli ambulatori sanitari. L’areaoccupata dal complesso è pari a circa 10 milametri quadrati, distribuiti fra una palazzina per uf-fici di due piani con annessi capannone per le at-tività, call center, show room e aree logistiche.“Questa è un’opportunità che contiamo potràdare lavoro a diverse centinaia di nuovi operatoridi cui una gran parte disabili” commenta il presi-dente del Gruppo Darco, Maurizio Marotta. “Unprogetto commerciale che prevede di automatiz-zare i processi del front office delle attività chesvolgiamo, riducendo la spesa delle pubblicheamministrazioni e migliorandone i servizi – ag-giunge Marotta -. Contiamo di occupare moltepersone nella messa a punto di apparati elettro-nici, nei sistemi informatici e nei servizi collegati,

compreso l’ampliamento del progetto di telela-voro – sottolinea il presidente del Gruppo -. Au-spichiamo che da questa iniziativa, anche con ilsostegno delle istituzioni, si possa sviluppare il ri-lancio di questo territorio e di un’economia localeche affermi in modo definitivo il ruolo dell’impresasociale sul mercato”.Il sindaco di Pomezia Enrico De Fusco ha volutoesprimere un “Grazie alla Capodarco che è riu-scita a realizzare questo grande esempio di inte-grazione e a dimostrare che la diversità spessonon toglie nulla all’intelligenza”. “In una città comePomezia, poi – continua De Fusco - dove ognigiorno assistiamo a industrie che chiudono, a la-voratrici che salgono sui tetti disperate, vedereche un progetto si sviluppa e cresce è meravi-glioso”.

Capodarco sbarcaa PomeziaNuovo lavoro per tantiUn momento dell’inaugurazione del nuovo complesso produttivo diPomezia della cooperativa di Capodarco. Tra gli altri il senatore PdlDomenico Gramazio, l’assessore regionale ai Trasporti France-scoLollobrigida, l’assessore alle politiche sociali, Aldo Forte e ilcardinale Fiorenzo Angelini.

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Nelle acque stagnanti della pa-lude sanitaria polverinianaqualcosa si muove, ma non

facciamoci illusioni. Siamo al limitedel paradosso. Prendiamo il casoAsp, l’Agenzia di sanità Pubblica,“testa pensante” o “braccio armato”, secondo le circostanze e i punti divista, del governatore Polverini Fati-cosamente, mesi fa e dopo un duris-simo braccio di ferro è statonominato un nuovo direttore gene-rale, Gabriella Guasticchi: ma ha an-cora un presidente e un cda dinomina marrazziana in un improba-bile esercizio di eterna prorogatio. Ilpresidente D’Ubaldo vive da dimis-sionario, ma resta ancora là. E così ilconsiglio di amministrazione, nel

quale i rapporti di forza , due controtre, sono ancora a favore della vec-chia maggioranza, oggi opposizione.Ebbene in questa curiosa situazionea cosa si pensa? A varare il nuovocomutato tecnico-scientifico del-l’Agenzia., la cui esistenza era fin quinota solo ad un ristretto numero diparenti. I suoi membri sono tali a ti-tolo gratuito, certo. Ma scopriamoche non è mai stato convocato, nonè mai stato consultato, non ha maiesercitato., Eppure al suo internosiedono alcuni degli uomini più rap-presentativi e potenti della comunitàscientifica e sanitaria, dal rettoredella Sapienza Frati, a quello di TorVergata Lauro, al “dominus” dell’Isti-tuto Superiore di Sanità Garaci (vedi

tabella a fianco). Un organismo po-tenzialmente fortissimo, ma chia-mato solo a fare accademia, vetrina.Il 24 gennaio all’unanimità il Cda haapprovato il 24 gennaio 2011 la deli-bera con cui si rinnova, sempre a ti-tolo totalmente gratuito, il Comitato:un un paio di novità. Esce il prof.Massimo Fini, direttore scientificodell’Irccs San Raffaele, sostituito dalprof.,Pasquale B.Berloco, presidentedella Società Italiana per i Trapiantid’organo ed entrano quali membri didiritto gli ex Presidenti dell’Agenziadi Sanità Pubblica e cioè il profes-sor Enrico Garaci attualmente Presi-dente dell’Istituto Superiore diSanità, e il sen. Domenico GramazioVice Presidente Vicario della Com-missione Sanità del Senato. Cam-bieranno le cose? Naturalmente tuttisi augurano di sì.

Presidente e cda scaduti, rinnovato solo il comitato tecnico-scientifico

La prorogatio infinita dell’AspReggenza bipartisan. L’Agenzia funzione e lavora solo grazie all’accordo D'Ubaldo

(Pd, dimissionario) e Gramazio (Pdl membro del Cda) in attesa che la Giunta decida il da farsi

Salvatore Bergamo

L’eccellenza della sanità lazialefa scuola in Oriente. Il 20 gen-naio nella sede dell’Asp regio-

nale si è svolto l’ incontro tra unadelegazione di Shanghai MunicipalHealth Bureau e la Regione Lazio.Hanno partecipato il presidente del-l’Agenzia della sanità pubblica,Lucio D'Ubaldo, il senatore Dome-nico Gramazio, componente delCda, e il direttore generale Gabriella

Guasticchi, mentre a guidare la de-legazione cinese, composta da tec-nici e amministratori,era HuangHong, Deputy Director-Generaldello Shanghai Municipal Health Bu-reau. Nel corso della mattinata sonostati illustratwe agli esperti cinesi al-cune specificità del sistema sanita-rio del Lazio. Sono stati presentati ipunti di forza della Rete dell'emer-genza, il sistema di assistenza per

la salute neonatale e infantile e ilpiano di contrasto della pandemiainfluenzale da virus A/H1N1 delLazio.“Con questo incontro abbiamo vo-luto avviare una collaborazione conl'amministrazione di Shanghai perinterscambi di esperienze nelcampo della programmazione sani-taria – ha sottolineato D'Ubaldo -L'elevata competenza tecnico-

scientifica della struttura dell'agen-zia e' stata apprezzata dalla dele-gazione. Sono certo chel'interscambio scientifico e manage-riale iniziato con questo incontropotrà essere strumento utile per farconoscere il valore delle numeroseeccellenze della sanita' del Lazio".Una realtà come quella di Shanghai,circa 20 milioni di abitanti, saràun'importante “vetrina” internazio-nale per confrontare il sistema sani-tario della Regione con un sistemain continua crescita. La collabora-

zione scientifica riguarderà in parti-colare il campo della programma-zione di sistemi di reti perl'assistenza, attraverso il confrontofra modelli di integrazione pianificatie sviluppati nelle due realtà, con ap-plicazione nell'emergenza, neona-tologia e pediatria, cardiologia eoncologia.

L’eccellenza della sanità lazialefa scuola in Estremo Oriente

Nel tondo XuJianguang, capo

dello ShanghaiMunicipal Health Bu-

reau. Una delegazionedell'ufficio cinese ha incon-

trato i vertici della sanità re-gionale laziale il 20 gennaio

Nella foto grande il senatorePdl Domenico Gramazio. A si-nistra il direttore generaledell’Agenzia di Sanità Pub-blica, Gabriella Guasticchi.Nel riquadro il presidente del-l’Asp, il senatore democra-tico Lucio D’Ubaldo.

Renato Andrich Direttore Centro Patologia della Mammella del San Giovanni di Roma

Domenico Carni Primario Chirurgo - Capo Dipartimento Ospedale Colleferro

Pasquale B. Bercolo Direttore Scientifico Centro Ricerche IRCCS Comitato San Raffaele Roma

Luigi Frati Rettore Università “La Sapienza” di Roma

Achille Gaspardone Direttore Divisione Cardiologica Osp. S. Eugenio Asl RM/C

Antonello Gatti Specialista Anestesia e Ria. Igiene e Med. Preventiva A.O. Tor Vergata

Renato Lauro Preside Facoltà di Medicina Univ. degli Studi di Roma - Tor Vergata

Tommaso Claudio Mineo Ordinario Chirurgia Toracica Policlinico Tor Vergata

Francesco Musumeci Primario Divisione Cardiologica A.O.S. Camillo - Forlanini Roma

Mauro Picardo Direttore Laboratorio Fisiologia Cutanea e Centro di Metabolomica della CuteIstituto Dermatologico San Gallicano - IFO

Cesare Catananti Direttore Generale Policlinico Agostino Gemelli di Roma

Clemente Santillo Professore e Oculista presso la Clinica Pediatrica Università La Sapienza

9L’EDITORIALE

IL CASOSSLazio

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no spettacolo vergo-gnoso”. Luigi Frati alza lavoce contro la pletora di

banchetti abusivi, lenzuolate e car-toni che ogni giorno assediano l’in-gresso dell’Umberto I. “Sono anniche combattiamo ogni forma di com-mercio abusivo e accattonaggio, col-laborando con tutte le autoritàcompetenti per evitare che vialedella Regina e vie limitrofe siano ungrande mercato illegale all’aperto –attacca il rettore della Sapienza – eper fortuna i tempi in cui i venditoriambulanti abusivi avevano trasfor-mato alcuni scantinati del PoliclinicoUmberto I in depositi per la loromerce è passato, ma il marciapiededi viale delle Regina e di viale del-l’Università rimangono ancora unadelle mete preferite dei vu’ cumpràche non si scoraggiano nemmenodavanti ai blitz continui della poliziamunicipale”. Un mare di camioncini, automobili,tavoli, e gazebo accampato tra ilmarciapiedi e la carreggiata per cen-tinaia e centinaia di metri. Un bazarcaotico e scomposto, dove si trovadi tutto, dai vestiti cinesi ai giocattoli,agli occhiali da sole con le fintegriffe. Tutto a buon mercato, ma ilprezzo è molto alto per chi ogni èdeve recarsi all’interno del policlinicouniversitario, sia per motivi di lavoro,che di salute. “La settimana scorsa –racconta la madre di un paziente –dovevo accompagnare mio figlio inpediatria. Era sulla sedia a rotelle edè stato impossibile attraversare ilmarciapiedi, peggio di un percorsoad ostacoli. Siamo stati costretti afare l’ultimo pezzo di strada sul-l’asfalto, con le macchine che cischivavano. Una vergogna”. A la-mentarsi sono anche gli operatori.“Non è possibile che davanti ad unospedale ci sia una tale quantità disporcizia e sudiciume. È un rischioserio per i pazienti con le difese im-munitarie basse. E poi c’è un odorenauseante”.Un problema che non riguarda soloil parcheggio, visto che il tratto distrada occupato dalle bancarelledegli abusivi corrisponde alla corsiapreferenziale per le ambulanze chespesso e volentieri sono state co-strette a cambiare percorso. Purtroppo, spiega Frati, questa si-tuazione non dipende né dall'Uni-versità e ne tantomeno dalPoliclinico. “Altrimenti se fosse di-peso da me li avrei già mandati viatutti. Comune e municipio invecefino ad oggi hanno fallo solo pro-messe e proclami senza fatti. Risul-tato? Quelli stanno ancora li”.

Lo stesso Magnifico rettore ha avutoqualche problema. “Tempo fa – rac-conta - sono stato costretto ad inva-dere la corsia preferenziale, perchéquella di marcia era occupata daauto e veicoli che ogni giorno creanofile, intralciano la circolazione e ri-schiano di bloccare i mezzi di soc-corso e per questo sono statogiustamente multato. Ma ora è ve-nuto il momento di dire basta. In-sieme alla direzione del Policlinicolancio un appello a tutte le autoritàcompetenti affinchè risolvano que-sto incredibile scempio e si ridia de-coro al Policlinico e sicurezza aicittadini”. “Facciamo tanti sforzi permigliorare i servizi e le prestazionidelle nostre strutture e poi fuori ilcancello c'è solo degrado. Ed èanche pericoloso – conclude Frati -è uno spettacolo vergognoso e nonse ne può davvero più”.

I vertici dell’ospedale e dell’Università hanno altro da pensare, intanto il degrado avanza

Umberto I, l’invasione dei vu’ cumpràIntralciano la circolazione e rischiano di bloccare i mezzi di soccorso

Il rettore Frati attacca: “Scempio incredibile. C’è bisogno di più sicurezza”

Salvatore Bergamo

L’appello lanciato dal rettore della Sapienza Luigi Frati persmobilitare le bancarelle degli ambulanti si rivolge a tuttele “autorità competenti”. Ma l’autorità competente –

quella che può ordinare gli sgomberi e risolvere una volta pertutte la situazione - è difficile da rintracciare. Tra Comune eMunicipio è tutto uno scaricabarile di responsabilità, con ilCampidoglio che invita l’ex circoscrizione ad aumentare i con-trolli sul posto ad opera della polizia municipale ed il Munici-pio che aspetta da mesi un’ordinanza dagli uffici del Comune.Il presidente del III Municipio, Dario Marcucci, alza le spalle.“La questione non dipende da noi”, dichiara. “Da parte nostrasiamo decisi più che mai a spostare i banchi da viale ReginaElena e abbiamo fatto tutti i passi che dovevamo e potevamofare, abbiamo anche sottoposto il nuovo progetto ai diparti-menti competenti. Ma il provvedimento deve arrivare dal Cam-pidoglio. Dall'VIII dipartimento, quello del Commercio,altrimenti abbiamo le mani legate”.

Dal Municipio alzano le spalle: “Dipende tutto dal Comune”

Nel tondo il rettore dellaSapienza, Luigi Frati

“U

L A R E P L I C A

A sinistra l’ingresso del Poli-clinico universitario UmbertoI. Nelle altre foto le bancarelledegli ambulanti che asse-diano l’ingresso dell’ospe-dale e della clinica pediatrica.

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Anno I numero zero5 febbraio 2011

IN PRIMO PIANO

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Abando la nuova gara per ilRecup della Asl Rm H e Rieti.Da sempre, da almeno una

quindicina di anni, il Recup, il serviziounico di prenotazione telefonica siidentifica con la cooperativa Capo-darco, nata nel 1975, fina-lizzata all’inserimentolavorativo di persone condisabilità e soggetti svan-taggiati e che opera nelcapo dei servizi socio sa-nitari. Con il numero verdedella Regione Lazio, l’80.33.33, si possono pre-notare gratuitamente vi-site, esami diagnostici especialistici in vari ospedalie ambulatori delle Asl diRoma e del Lazio. Un ser-vizio prezioso per il citta-dino-utente della sanitàche ne usufruisce senzamuoversi da casa: bastauna telefonata e dall’altrocapo del filo – come si di-ceva una volta quandocordeless e cellulari nonesistevano – una vocecortese assicura il buonandamento della pratica. IlRecup ti segue fino al giorno primadella prenotazione (ti ricorda con unatelefonata l’appuntamento) e si occupasu richiesta della eventuale disdettaMa ora il contratto è scaduto in questedue realtà il 31 dicembre scorso ed èstato pubblicato il nuovo capitolato del-l’appalto che scadrà i primi di marzo. Inquesti casi si potrebbe dire quasi con

sicurezza che stante la qualità, la pro-fessionalità, la formazione e le tecno-logie messe a punto dalla cooperativaCapodarco, l’aggiudicazione della garanon dovrebbe riservare sorprese. In-vece non è così. In via Ostiense 131,cuore pulsante della cooperativa Ca-podarco, si agitano in tanti, soprattuttole centinaia di lavoratori che da diversi

anni vivono sulla propria pelle la pre-occupazione per il rinnovo dell’appalto.Si diceva, appunto, che si percepisceun po’ di nervosismo. Per i criteri di ag-giudicazione. Punto dolente per ogniappalto. Soprattutto se la gara è diquelle milionarie. Per la precisione l’im-porto è di 13milioni e 560mila euro pertre anni. Garantire equilibrio nella ge-

stione dell’attribuzione dei punteggi èuna forma di obbligo perché chiunquevoglia partecipare possa farlo nellestesse condizioni di altri. Senza essereescluso a priori. Leggendo la valuta-zione che attribuisce 60 punti al prezzo(quindi contratti di lavoro, retribuzioni,sicurezza del lavoro, eccetera) e 40punti alla qualità, un dubbio viene. E’

vero che la pubblica amministra-zione deve scegliere il miglior con-traente possibile sia dal punto divista soggettivo (e quindi i riferen-dosi ai requisiti di capacità tecniche,organizzative e finanziarie) sia daquello oggettivo con riferimento allaqualità dell’offerta e da qui il rispetto

dell’articolo 97 della Costituzionecon il «buon andamento imparzia-

lità della pubblica amministrazione». Aè vero anche che l’appaltante, quindil’Asl di Rieti, dovrebbe ben motivarel’uso del suo potere discrezionale. Inquesto fini giuristi potrebbero dire laloro. Fermiamoci qua. Solo un altropunto varrebbe la pena sottolineare.Nel bando in questione è assente deltutto la clausola “sociale”. Una consi-

derazione su questo punto. Capodarcoè formata al 30 per cento da personesvantaggiate o disabili. Tanto si è di-scusso a livello comunitario prima edopo l’entrata in vigore del decreto le-gislativo 163 del 2006 (codice degli ap-palti) sul punto della clausola sociale ee il criterio del prezzo più basso. E si ègiunti a posizioni di notevole civiltà.L’introduzione delle clausole socialirappresenta un notevole passo inavanti per i criteri di aggiudicazione diun appalto. La cosiddetta “offerta eco-nomicamente più vantaggiosa” pur nonincidendo nell’ambito della pubblicaamministrazione, indirettamente peròtutela la globalità dei cittadini

armaci contraffatti. Il fenomeno e le attività dicontrasto” è il titolo di un libro a cura di Dome-nico Di Giorgio con il quale si intende non solo

aprire un varco per una maggiore conoscenza verso ilpubblico dei consumatori ma anche fornire un canaled’informazione fuori dall’ordinario in un mondo com-plesso come quello della produzione farmaceutica. Uncampo dominato dai colossi “delle pillole” ma anche unmercato ormai globalizzato e aperto. Troppo esposto arischi di alcune zone d’ombra. La contraffazione dei me-dicinali è in realtà un crimine gravissimo ed ha ripercus-sioni molto serie in termini di rischio per la salutepubblica. L’entità del problema non è quantificabile conprecisione e i numeri dati (7% di farmaci contraffatti sulmercato nel mondo, sotto l’1% nei Paesi più sviluppati,

tra il 10% e il 30% in quelli in via di sviluppo) non sonostime puntuali del fenomeno. L’Italia è uno dei paesi piùattenti alla questione e la combatte grazie alla sinergiatra varie istituzioni come AIFA ( Agenzia Italiana del Far-maco), Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sa-nità, Carabinieri Nas, Agenzia delle Dogane. Tra lenumerose iniziative si segnala la formazione di investi-gatori alle azioni di monitoraggio delle reti illegali attra-verso cui circolano i farmaci contraffatti. Il presentevolume, realizzato proprio dall’AIFA, offre un’analisi ap-profondita sui vari aspetti del fenomeno, dalle tipologiedei medicinali contraffatti alla loro diffusione nei canalinon controllati. Conoscere per agire e reprimere: unmodo concreto ed efficace per contribuire alla tutela dellacollettività.

A giorni la gara per portare il servizio anche agli utenti della RmH e della Asl di Rieti

Recup, una gara sotto osservazioneLa cooperativa di Capodarco (“l'inventore” del servizio di prenotazione) è in corsaper un appalto milionarioma sulla “clausola sociale” c'è qualcosa da discutere

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Stefania Pascucci

“Si percepisce un po’ di nervosismo. Per i criteri di aggiudicazione. Punto dolente di ogni appalto”

Con il numero verde della Re-gione Lazio 80.33.33 si puòprenotare gratuitamente vi-site, esami diagnostici e spe-cialistici in vari ospedali eambulatori delle Asl. Nellefoto gli operatori del centra-lino.

Siglata il 24 gennaio la convenzione tra gli odontoiatri del Lazio e l’Agenziadi sanità pubblica per l’organizzazione di eventi formativi per i dentisti dellaregione. L’accordo è stato firmato dal presidente dell’Ordine provinciale dei

medici chirurghi e degli odontoiatri, il professor Mario Falconi e dal direttore ge-nerale dell’Asp, Gabriella Guasticchi. “Questa convenzione – ha dichiarato la Gua-sticchi – conferma il ruolo centrale della formazione per il nostro servizio sanitarioper una concreta attuazione del Piano Sanitario Regionale. Asp e Ordine sarannocertamente soggetti fondamentali per la trasformazione della nostra sanità”.Ledue istituzioni si impegnano a coordinare gli eventi formativi regionali, favorendola partecipazione del maggior numero di medici-chirurghi ed odontoiatri, conte-nendo in questo modo i costi degli eventi stessi. Verranno utilizzate risorse na-zionali ed internazionali con l’obiettivo di sostenere la diffusione di un’adeguatacultura manageriale nel SSR.L’accordo prevede, inoltre, la comunicazione tec-nico-scientifica attraverso l'organizzazione di seminari, conferenze, tavole ro-tonde, convegni e stages e la programmazione di iniziative volte a realizzareformazione e progetti di prevenzione primaria destinati ai cittadini laziali.

“F

Impegno per la tutela della sal

Farmaci contraffatti, un librNuovi eventi formativi,

Accordo Asp - Odontoiatri

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Doctor Cup, uno strumentoper contrastare

la piaga delle liste d’attesa

FFunziona a tutti gli effetti da poco tempo ilnuovo Dottor Cup il servizio promesso ai ma-lati dalla presidente della Regione, Renata

Polverini, per far fronte alle richieste di prenota-zione prioritarie per i pazienti per cui si nutronogravi sospetti diagnostici. In base al protocollo d’in-tesa, firmato alla fine di dicembre dalla governa-trice del Lazio con otto sindacati di medici epediatri, le visite, le tac e tutti gli altri accertamentipiù urgenti possono ora usufruire di una “corsiapreferenziale” con il Centro unico di prenotazioneregionale (Recup) prenotando tramite un numerodi telefono riservato la prestazione .Toccherà allarete di strutture pubbliche erogarla entro 2 o 3giorni al massimo. Il servizio è già attivo in tutto ilLazio e per far fronte a queste richieste gli ambu-latori degli ospedali San Camillo, San Giovanni eSant’Andrea funzionano anche di domenica pertac, risonanze magnetiche, ecografie generali e gi-necologiche, visite cardiologiche ed ecocolordop-pler, gli esami più richiesti. Gli ambulatori sono adisposizione il sabato (dalle 13.30 alle 18.00) e ladomenica (dalle 8.00 alle 13.30). Il Sant’Andreatiene aperta la neuroradiologia tre volte la setti-mana fino alle 22. Al San Giovanni sono previste36 risonanze magnetiche in più per tre domenicheal mese. La diagnostica della radiologia e le spe-cialità cardiologiche sono a disposizione al San Ca-millo tutti i sabato pomeriggio e la domenicamattina. “Così il nuovo Dottor Cup assicurerà certamenteun servizio migliore agli utenti - spiega MaurizioMarotta, direttore della cooperativa Capodarco chegestisce il Recup (tel. 80.33.33), il Centro di pre-notazione unico della Regione Lazio per visite spe-cialistiche e accertamenti diagnostici – del resto ilservizio, già attivo dal 2004, registra già una mediadi circa 3000 prenotazioni al mese effettuata diret-tamente dai medici al numero verde loro riservato.Bisognerà vigilare nei confronti delle aziende sani-tarie pubbliche perché mettano a disposizione un

numero consistente di prestazioni se si vuole far adun maggior uso di questa opzione. Al contempo oc-correrà che anche le prestazioni prenotabili in viaordinaria dagli utenti vengano erogate entro i ter-mini previsti (30 giorni per la specialistica, 60 giorniper la diagnostica), se non si vuole che gli utenti,spinti dall’ansia di attese lunghe, esercitino unapressione inappropriata sui medici per ottenere unaprenotazione rapidamente. La stessa presidente Polverini su questo punto hachiesto una maggiore collaborazione e impegno aicamici bianchi che prescrivono visite e tac, ancheper non sprecare risorse. “Un grande obiettivo –precisa Marotta – sarebbe far sì che il cittadino trovinel Recup la totalità dell’offerta delle prestazionierogate sia dal pubblico che dal privato accreditato.Restano infatti ancora escluse dal sistema leagende degli appuntamenti di importanti e rilevantistrutture sanitarie di questa città e Regione, comead esempio Policlinico Gemelli, Israelitico e Fate-benefratelli”. Ciò, ovviamente, secondo il direttoredella Capodarco, “non permette al servizio di pre-notazione di essere completo e al massimo dell’ef-ficienza e soprattutto di poter rispondere ai bisognidei cittadini di vicinanza del luogo dove si effettuala prestazione e tempestività”. Del resto negli anniil Centro unico di prenotazione ha rappresentato unservizio di estrema utilità per i cittadini garantendoun importante volume di attività: la struttura infattigestisce 22 mila telefonate al giorno, servendo inun anno un bacino di utenza di quasi 6 milioni dipersone. Nel 2010, ad esempio il Recup ha per-messo di prenotare telefonicamente oltre 3 milionidi visite e accertamenti diagnostici. Oggi dobbiamoringraziare chi ha permesso lo sviluppo di un si-stema che è diventato un unicum in Italia. I cittadinidelle altre Regioni infatti se la sognano la possibi-lità, con una semplice chiamata telefonica al nu-mero verde unico 803333, di prenotare qualsiasiprestazione sanitaria ambulatoriale tra le quasi4000 diverse.

13ATTUALITA’

IN PRIMO PIANO

In alto nel tondo MaurizioMarotta, presidente dellacooperativa Capodarcoche gestisce il Recup re-gionale.

SSLazio

lute dei cittadini

ro per combatterli

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Page 14: Sanità Lazio - n°0

Anno nuovo, vita vecchia. Il 3gennaio scorso i lavori per lacostruzione del Policlinico dei

Castelli sono ripartiti. A dare l’ordineè stato il Collegio di vigilanza – pre-sieduto dal sindaco di Ariccia, EmilioCIanfanelli – e così l’Ati, il pool di im-prese che si sono aggiudicate l’ap-palto per la realizzazione dell’opera,ha riaperto i cancelli del cantiere. “Ri-prenderanno tutte le attività prope-deutiche”, fanno sapere dal Comune,“a partire dalle ricerche archeologichee dallo sminamento dello scavo dellefondamenta. Tra circa 3 anni la rea-lizzazione del nuovo ospedale saràcompletata, così come previsto dal-

l’Accordo di Programma siglato traRegione Lazio, Asl RmH e Comunedi Ariccia nel 2006”. Tutto bene quel che finisce bene?Non proprio, visto che niente, al mo-mento, sembra finito, polemiche com-prese. Se da una parte il democraticoBruno Astorre, vicepresidente delConsiglio regionale esulta per la ri-presa dei lavori di “un’opera strate-gica per tutto il territorio”, dall’altra, ilPdl laziale ha tappezzato i muri diAriccia con manifesti per protestarecontro l’iniziativa del sindaco. “No albluff di Cianfanelli”, si leggeva sullelocandine affisse per le strade del co-mune laziale. “Dopo aver raccontatoballe sul finto ospedale”, attacca ilcentrodestra, “senza autorizzazioni econ procedure irregolari tenta una ir-responsabile mossa elettorale met-tendo il Comune a rischio di gravi

erariali”. L’ospedale comunque sifarà, ci tengono a precisare gli espo-nenti pidiellini, ma “con un nuovo pro-getto inserito nel progetto di riordinodella rete ospedaliera” e soprattutto“con una nuova gara”.Decisamente contrario alla riaperturadel cantiere è Donato Robilotta, exconsigliere regionale Pdl e oggi alvertice dell’Arall, l’associazione regio-nale delle autonomie locali del Lazio.“E’ solo l’ennesima mossa elettoraledi Cianfanelli”, spiega Robilotta a Sa-nità Lazio, “visto che in primavera sivota, così come è avvenuto con laposa della prima pietra il 6 marzo del2010”. “Non avendo avuto nessunarisposta positiva alle sue richiestedalla Regione nella sua qualità diPresidente del Consiglio di Vigilanza,Cianfanelli ha ordinato la riaperturadel cantiere forzando molte le proce-

dure. Mi auguro che si fermi, cosìcome fece dopo la posa della primapietra, anche per non far correre il ri-schio al Comune di un presuntodanno erariale che lo stesso Cianfa-nelli ha denunciato qualche settimanafa in commissione Sanità”. Il progetto esecutivo dell’ospedale deiCastelli, spiega Robilotta, non haavuto nessuna autorizzazione daparte della Regione né dalla strutturacommissariale, anzi c’è una norma dilegge dell’agosto 2008 che ne bloccal’iter amministrativo, “tanto che a mioparere sia la gara che l’affidamentodei lavori sono avvenute in manieraillegittima perché l’Asl Rm H non harispettato quanto sancito dalla leggeregionale”. Una procedura che sembra avere al-larmato la Corte dei Conti, tanto chesecondo lo stesso Cianfanelli, i giu-

dici avrebbero aperto una finestrasulla vicenda per accertare eventualidanni erariali. “Cianfanelli si mettal’anima in pace”, conclude Robilotta,“il suo progetto non ha avuto nessunaapprovazione regionale, neanche du-rante il governo Marrazzo – Montino,perché il nuovo ospedale dei Castellisarà costruito dalla nuova ammini-strazione regionale con un nuovopiano finanziario, cioè finanziato daiprivati e con un nuovo appalto”. “Ilpiano iniziale di Marrazzo e Cianfa-nelli era quello di addebitare tutto ilcosto dell’operazione al servizio pub-blico, spendendo circa 200 milioni dieuro. Investimento che con l’inter-vento dei privati, scenderebbe a 60milioni, con un risparmio complessivodi quasi 140 milioni. E in questo mo-mento di soldi da buttare non ce nesono”.

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Anno I numero zero5 febbraio 2011

DOVE ERAVAMO RIMASTIIl progetto Policlinico nelle sabbie mobili

Castelli, braccio di ferro Pisana-ComuneRobilotta (Pdl) attacca il sindaco di Ariccia: appalto irregolare, serve un nuovo bando

La Regione a caccia degli investimenti dei privati: si risparmiano 140 milioni di euro

Lorenzo De Cicco

Nella foto Donato Robilotta,leader dei Socialisti Riformi-sti del Pdl, ex consigliere re-gionale, oggi al verticedell’Arall (Associazione Re-gionale delle Autonomie Lo-cali del Lazio).

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Policlinico del Golfo, nuovoospedale di Latina e poten-ziamento dell’Icot. Passa da

questi tre obiettivi la sfida di Ar-mando Cusani. Una sfida difficileperché per il presidente della Pro-vincia di Latina sarà necessarioanche e soprattutto tenere a badale finanze pubbliche. “La situa-zione è abbastanza complessanel panorama regionale. Negli ul-timi due anni e mezzo - sia conMarrazzo che con la Polverini - leaziende ospedaliere delle pro-vince sono state fortemente inde-bolite dal punto di vista dellerisorse finanziare e diventa sem-pre più difficile fornire un’offerta diservizi adeguata per evitare chemolti pazienti siano costretti a re-carsi a Roma per ricevere lecure”. Lo squilibrio con la Capi-tale, denuncia Cusani, è intollera-bile. “Non si capisce per qualemotivo per un cittadino romano laspesa pubblica procapite sia di2650 euro l’anno e per uno di La-tina 1650. Capisco che chiederedi pareggiare la spesa sarebbetroppo, ma mille euro di differenzasono un’enormità”. Rafforzare l’of-ferta sanitaria non è solo inte-resse delle comunità locali, madella stessa Roma, “perché si evi-terebbe congestionamento dellestrutture ospedaliere capitoline”. Eallora sulla scrivania di Cusani èpronto un piano di rilancio dellasanità locale.Partiamo da Fondi. Sembra inarrivo una rivoluzione…Per superare la crisi e il taglio delbudget dobbiamo per forza dicose puntare ad una specializza-zione delle strutture. Oggi Fondi eTerracina offrono servizi gemelli,sono una il doppione dell’altra,

una situazione kafkiana. Nel pro-getto che abbiamo in mente Ter-racina rimarrà polo universitario,mentre Fondi sarà un ospedale didistretto, in grado di risponderealle esigenze di un territorio –quello del sud della Provincia -che va dai 180mila ai 300 milaabitanti.La questione più spinosa da af-frontare resta sempre il Goretti.Il nuovo direttore generale dellaAsl, Renato Sponzilli, lo ha pa-ragonato ad una «città asse-diata». «E’ oberato di lavoro –

ha detto - confusionario perl'assurda convivenza esistentetra attività ambulatoriale e re-parti di degenza, e con pochesale operatorie».So che la Asl rilanciato il progettodi una nuova palazzina dell’ospe-dale, da costruire accanto al padi-glione Porfiri. Ma sinceramentequesta proposta non mi convince.Con l’ampliamento si dà una ri-sposta al contingente, senza pen-sare al futuro.E qual è la sua proposta alter-nativa?Invece di spendere 20 milioni dieuro per ampliare il Goretti, credoche sia più opportuno accelerareil processo per la costruzione diun nuovo polo ospedaliero a La-tina, anche coinvolgendo grandiintelligenze internazionali. Faremo

quello che si sarebbe dovuto farequarant’anni fa: non uno ospedaleogni venti chilometri, non un ospe-dale per città, ma un polo ospeda-liero ogni cinquecentomila abitanti.Per quanto riguarda il progetto,siamo pronti a fare la nostra parteanche dal punto di vista econo-mico, senza pesare sulle casse re-gionali.E dove trova i soldi per aprire ilcantiere?Ovviamente faremo ricorso alla fi-nanza privata, vista la situazioneattuale mi sembra assurdo pensareche queste strutture si possanorealizzare con le finanze pubbliche.Bisogna puntare su progetti ideatie pensati dal pubblico e realizzaticon i capitali privati nel più brevetempo possibile. Del resto a Latinai volumi finanziari ci sono, potreb-

bero tranquillamente sostenere idue progetti a Latina e Formia.Due servizi per intercettare la ri-chiesta del sud di Roma e del norddella Campania.Passiamo all’Icot. La Asl ha uffi-cializzato l'accordo con per lacardiochirurgia. L'Universitàdunque sembrerebbe salva.L’esperienza universitaria con laSapienza è stata fallimentare. Te-nere in piedi un corso universitariocon 80 studenti, con tutti i problemiche esistono tra la medicina del ter-

ritorio e gli universitari non è van-taggioso. Dobbiamo separare l’atti-vità didattica dalla medicina delterritorio.Come pensa di farlo?In attesa di realizzare il nuovo ospe-dale, l’Icot può essere la rispostaper l’immediato. Oggi è sottoutiliz-zato, bisogna potenziare la cardio-chirurgia, renderla convenzionata. Isoldi ci sono, basta indirizzare lì ifondi per il nuovo padiglione del Go-retti, che con i tempi dell’Italia credonon si farà mai.

Parla il presidente della Provincia Armando Cusani

“Voglio un nuovo ospedale per Latina”“Inutile ampliare il Goretti: costruiamo un nuovo polo con i privati”

Nel piano di via Costa anche il potenziamento dell’Icot e il rilancio di Fondi

Il presidente della Pro-vincia di Latina, Ar-mando Cusani, elettonel 2004. In precedenzaera stato stato assessoreprovinciale ai trasporti, ur-banistica e agricoltura dal1995 al 1997 e sindaco diSperlonga dal 1997 al 2004.

Lorenzo Decicco

“Difficile mantenere una offertadi servizi che eviti che moltipazienti siano costretti ad andare nella capitale”

Nella foto grande l’OspedaleGoretti di Latina. La Asl neigiorni scorsi ha rilanciato ilprogetto di una nuova palaz-zina dell’ospedale, da co-struire accanto al padiglionePorfiri. La Provincia si batteper la costruzione di unnuovo ospedale.

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L’ INTERVISTASSLazio

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Lo Spallanzani sotto i riflettori. Enormi problemi per l’Irccs di Monteverde sotto la facciata efficentista

Ma quale hotel a cinque stelle...Sindacati sul piede di guerra. Chiusa per lavori urgenti anche la mensa interna

Ma i dirigenti litigano sui motivi della ristrutturazione

Altro che albergo a 5 stelle, alloSpallanzani servirebbe un re-stauro. E anche urgentemente.

A vederlo oggi, l’istituto di via Por-tuense, fa sorridere la battuta dell’excommissario straordinario, che qual-che mese addietro aveva dichiaratoalla stampa che i lavori di ristruttura-zione del complesso eseguiti negli ul-timi anni lo avevano reso un “hotel acinque stelle”. Fiero delle sue capa-cità manageriali e di comportamentida “buon padre di famiglia” mostravain una trasmissione televisiva le sueopere di buon funzionamento mentrele telecamere riprendevano le cornicidello”splendore”. Ma, come hannoevidenziato alcune recenti inchiestedi stampa, molte di queste dichiara-zioni si sono dimostrate quantomenofragili: a partire dalla scoperta dellamancanza di consolidamento se-condo i criteri antisismici anche diquei padiglioni dove i lavoratori ope-

rano ogni giorno (vedi Baglivi e DelVecchio). L’ultima puntata della serie“cade a pezzi” riguarda la chiusuradella vecchia mensa, malsicura e pe-ricolante. La vicenda offre un ulterioresignificativo spunto del come i diri-genti preposti al tema in oggetto siprecipitano a dimostrare la loro diffi-coltà a fornire le necessarie e convin-centi argomentazioni riguardo alle

problematiche strutturali: la motiva-zione ufficiale per la chiusura dellacucina infatti, secondo il direttorescientifico dell’istituto, Giuseppe Ip-polito, era dovuta all’abbassamentodella qualità dei pasti. Questa almenola giustificazione fornita nella mail in-viata a tutto il personale della strut-tura. Ma a smentire Ippolito – adifesa delle capacità dello chef – ci

ha pensato il direttore sanitario, SilviaCastorina, che sempre con un mes-saggio di posta elettronica inoltratoagli operatori, ha fornito una versioneben diversa sulle cause della chiu-sura, e cioè per “problemi strutturali”.Stupiti dell’insolita divergenza delle

valutazioni dei due direttori sul temadella cucina,i lavoratori si sono trovatiancora una volta costretti ad interro-garsi se nel loro luogo di lavoro si ri-spettano davvero le norme disicurezza visti anche gli ingenti fondipubblici che sono stati investiti per lasua ristrutturazione negli anni passatie presenti. La divergenza di valuta-zione dei due importanti manager èsorprendente. Non si capisce peresempio come un direttore scientificosi occupi del menù della mensa edella sua bontà - forse ci è sfuggito ilsuo vero ruolo - oppure nel frattempoil Ministero della Salute ha emanatouna nuova direttiva che assegnaanche la competenza del controllo diqualità del cibo ai direttori scientificidegli Irccs. Se poi quello che bolle inpentola non rientra nelle competenzedei direttori scientifici, il gesto di Ippo-lito può essere ritenuto come minimoinopportuno e omissivo sulle verecause della chiusura delle cucine. Èinutile negarlo, in questo istituto di ec-cellenza ci sono anche “cedimentistrutturali” gravi. Dove è finito l’al-bergo a cinque stelle di cui parlava ilfamoso commissario?

Paolo Garofalo

L'Ospedale Lazzaro Spallanzani fu inaugurato nel 1936 come presidio destinato alla prevenzione, dia-gnosi e cura delle malattie infettive, con una dotazione di 296 posti letto in 15 differenti padiglioni ein un'area di 134.000 metri quadrati. Nel corso degli anni il suo campo di interesse si è via via trasformato in conseguenza dell'evolversidelle malattie infettive prevalenti. Una sezione dedicata alla cura e riabilitazione della poliomelite fuattivata nel corso degli anni '30. Nel 1970 l'epidemia del colera diventa una delle principali emergenzesanitarie, così come la salmonellosi. È durante questo periodo che l'ospedale inizia il suo impegno neiconfronti dell'epidemia dell'Epatite B, particolarmente collegata con le problematiche della tossico-dipendenza. A partire dal 1980, l'ospedale Lazzaro Spallanzani è stato un dei maggiori centri per l'as-sistenza, la cura e la ricerca sulle infezioni da HIV e sull'AIDS. Nel 1991, inizia la costruzione di un nuovo complesso ospedaliero, progettato in conformità ai piùavanzati standard e con caratteristiche di isolamento delle patologie contagiose uniche nel Paese. Ibenefici derivanti da questa innovazione sono consistiti, oltre che nell'aumento del livello di sicu-rezza dei lavoratori, nella garanzia di un'atmosfera confortevole per i pazienti.Nel dicembre 1996, il Ministero della Sanità ha riconosciuto lo Spallanzani Istituto di Ricovero e Curaa Carattere Scientifico. Successivamente (2001-2003) il Ministero della salute ha identificato lo Spal-lanzani quale polo nazionale di riferimento per il bioterrorismo, e polo nazionale di riferimento per laSindrome respiratoria acuta grave (SARS).Attualmente l’Istituto detiene: l’unico laboratorio italiano di livello di biosicurezza 4 e cinque labora-tori di livello 3; una banca criogenica che può ospitare fino a 20 contenitori di azoto liquido e 28 con-tenitori a -80° C, dotata di un laboratorio di livello 3 per la manipolazione e la preparazione dei campionida congelare; con DGR Regione Lazio n. 159/2007 è stato istituito il “Polo Ospedaliero InteraziendaleTrapianti (POIT)” Polo Ospedaliero Interaziendale trapianti, struttura integrata tra l’Istituto Spallan-zani e l’Azienda Ospedaliera San Camillo-Forlanini deputata ai trapianti di pancreas, fegato e rene; unservizio di Rianimazione, terapia intensiva e sub-intensiva; un centro di riferimento per le infezioni neitrapianti; una Banca biologica per il deposito di organi e tessuti destinati al trapianto.L’Istituto si configura attualmente in 4 Dipartimenti (clinico e di ricerca clinica, diagnostico dei servizie di ricerca clinica, di epidemiologia e di ricerca pre-clinica, interaziendale trapianti) a loro volta arti-colati in Unità Operative Complesse (U.O.C), Unità Operative Semplici (U.O.S.) ed Unità OperativeSemplici Dipartimentali (U.O.S.D.)

LaSCHEDA

AAl Gemelli arriva la protesiintelligente. Dopo un inter-vento di cinque ore perfetta-

mente riuscito, ad un bambino di11 anni colpito da osteosarcomaal femore destro è stata impian-tata una protesi in titanio realiz-zata su misura. Grazie ad undispositivo elettronico miniaturiz-zato la protesi “crescerà” con l'au-mento di statura fisiologico delbambino, mantenendo così le duegambe della stessa lunghezza erisolvendo così il problema dellalunghezza differente degli arti du-rante la crescita del bambino. Unavera svolta, che consentirà al pic-colo paziente di non doversi sot-toporre ad ulteriori interventichirurgici nel corso degli anni. L’in-tervento, il settimo di questo tipoin Italia, è stato condotto la scorsasettimana da un’equipe di ortope-dici e chirurghi vascolari guidatadal dottor Giulio Maccauro, re-sponsabile dell'Unità operativa diOncologia Ortopedica del Policli-nico Universitario Agostino Ge-melli e dal dottor FrancoCodispoti, responsabile del re-parto di Chirurgia vascolare. La protesi, in titanio ricoperta di ni-

truro di titanio, è stata sviluppatain Germania dalla Scuola d’Onco-logia Ortopedica di Muenster, sichiama Mutars Xpand ed è com-posta di un dispositivo elettronicominiaturizzato (attuatore), postoall’interno della protesi, azionabile,tramite segnale ad alta frequenzainviato dall’esterno ad un ricevi-tore sottocutaneo. “Il sistemaXpand - spiega Maccauro - con-sente l’allungamento meccaniconon invasivo dell’arto protesiz-zato, attraverso una proceduraeseguibile anche dallo stesso pa-ziente o dai genitori istruiti dai me-dici”. Notevoli sono i vantaggi peril paziente rispetto alle altre solu-zioni per il trattamento dei tumoriossei finora trattati con pratichenecessariamente demolitive omolto invasive. Mutars Xpand dàindubbi vantaggi anche rispettoalle protesi espandibili con mec-canismo a vite oggi in uso.Entro 10 giorni il bambino potràtornare a casa. «La riabilitazionepost operatoria - continua Mac-cauro - è già cominciata con l’au-silio di apparecchiature per lamobilizzazione passiva del ginoc-chio.

Medicina di eccellenza al Gemelli

Protesi intelligente inpiantatasu un bambino. Crescerà con lui

Nella foto grande un’imma-gine dall’alto dell’ospedaleLazzaro Spallanzani di Roma.Nel tondo il direttore scienti-fico dell’azienda, GiuseppeIppolito.

16ATTUALITA’

Anno I numero zero5 febbraio 2011

OSPEDALI ALLO SPECCHIO

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17ATTUALITA’

PROBLEMI DA RISOLVEREDalle campagne di sensibilizzazione ai tagli della Polverini che mettono in crisi la rete di assistenza regionale

Anoressia, troppi passi indietroUna malattia che investe soprattutto la popolazione femminile e che nel Lazio colpisce migliaia di personeMa chiudono i reparti deputati al S.Eugenio e all’Umberto I. La Asl di Latina ammette: non abbiamo risorse

Anoressia, una malattia di cui siparla poco. Eppure in Italia il 10per cento delle ragazze tra i 12

e i 25 anni di età soffre di questo male:disturbi del comportamento alimen-tare. Si tratta di non,meno di 3 milionidi persone e nel 90 per cento dei casidin sesso femminile. Purtroppo i datidicono anche che il fenomeno si staestendendo nei confronti del mondoinfantile, colpendo bambini a partire

dagli otto anni. E non solo. Il malesembra abbia contagiato anche lemamme. Non ci sarebbero dati certiancora sulle over 40 poiché trattasi disituazione recente, ma si registra unaumento delle richieste di aiuto proprioin questa fascia e in alcuni casi per-sino di soggettti oltre i 55-60 anni. Il pe-

ricolo dell’anoressia si annida comun-que tra le giovanissime, in pieno pe-riodo adolescenziale, che il confrontocon la madre e i modelli esterni ren-dono estremamente fragili. Nel Lazio,in base ai dati del Piano Sanitario Na-zionale 2002-2005, integrati con lestime Istat, nella regione sarebberocirca 42.800 le persone affette da di-sturbi alimentari nella sola fascia d’etàtra i 12 e i 25 anni. Tra queste 2.000donne soffrono di anoressia nervosa,12mila di bulimia nervosa e 25mila dialtri disturbi alimentari. Circa 200 in-vece, i casi di anoressia della popola-zione maschile nella stessa fascia dietà, 1.100 quelli di bulimia e 2.500quelli con disturbi parziali. Se a questidati si aggiungono le altre fasce d’età,si arriva ad un totale di circa 86milamalati. Una malattia che non riguardain particolare una classe sociale. Tutti,poveri o ricchi, possono cadere nellatrappola dell’anoressia, non c’è cate-

goria sociale che tenga. Ma di qualesupporto oggi la Regione Lazio di-spone per combattere quella che unavolta veniva identificata come malattiadel periodo sociale post moderno? Inpratica tutti i passi in avanti che in que-sti anni si erano ottenuti attraversocampagne di sensibilizzazione (vedianchela vicenda della modella fran-cese, Isabelle Caro, morta di recente etestimonial in prima persona della lottacontro l’anoressia) rischiano di essereazzerati dal piano di rientro firmato dalpresidente-commissario Polverini. Unesempio? Al S. Eugenio di Roma nonesistono più i 12 posti letto che fino aqualche tempo fa erano dedicati pro-prio a recuperare alla vita giovani ano-ressiche. Anche al Policlinicouniversitario Umberto I diversi postiletto in reparto specializzato di psico-logia sono stati soppressi. Ne ab-biamo scritto recentemente, mettendoin copertina anche la storia del famosocentro di Bollea - neuropsichiatria in-fantile - sottoposto anche esso ai taglidella sanità laziale. La provincia di La-tina, dove si contano numerosi casi, èin crisi su questo fronte. Intervenendoa un programma televisivo pomeri-diano, una dirigente della Asl pontinaha dovuto ammettere con grande di-spiacere di non ha fondi né risorse ne-cessarie per curare questo tipo dimalattia. E’ questa la risposta della go-vernatrice del Lazio Renata Polverinialla domanda di numerosi medici,esperti della materia, che invece sibattono per sostenere l’offerta sanita-ria pubblica contro questo fenomenoche riguarda al 90 per cento le giovanidonne? Certo, qualcuno potrebbeobiettare: risolviamo la questione del-l’anoressia mandano i malati a curarsinelle strutture private, magari in con-venzione.

In Italia il 10 per cento delleragazze tra i 12 e i 25 anni dietà soffre di anoressia. Inbasso un’ambulanza del-l’Ares 118, diretta da AntonioDe Santis

Stefania Pascucci

SSLazio

Ares 118, il punto sull’emergenzaDue appuntamenti importanti per Ares 118 e Crocerossa tra la fine di dicembre e i

primi giorni di gennaio. Il 15 dicembre, nel prestigioso Ristorante “La Perla” di Ca-stel Gandolfo oltre 160 lavoratori del soccorso sanitari hanno preso parte alla cena

sociale offerta dall’Associazione Conducenti Emergenza Sanitaria del Lazio. L’iniziativaha visto anche la partecipazione del senatore pidiellino Domenico Gramazio e del nuovodirettore generale dell’Ares De Santis.Gramazio, che da presidente dell’Agenzia di Sanità Pubblica dal 2001 al 2005 ha dato il

patrocinio ai corsi di guida sicura dell’associazione ha voluto ricordare che l’Ares 118 èstata istituita dalla giunta Storace e che egli stesso è stato uno dei primi promotori e deipiù agguerriti sostenitori. Il senatore del Pdl – membro della Commissione Sanità – ha poisottolineato che alla guida dell’Azienda non è stato messo un politico ma una persona chelavora nel 118 da tanti anni e che conosce bene l’azienda in quanto già direttore sanitario.

Piccolo terremoto in Feder-lazio Salute. Martedì sera ilpresidente Raniero Bene-

detto ha dato le dimissioni. Unascelta dettata da "motivi perso-nali", come si legge nella mis-siva inoltrata ai dirigenti dellafederazione. "I quasi tre anni tra-scorsi assieme sono stati per meuna scuola di confronto, di pro-fessionalità, di condivisione -scrive Benedetto - Ringrazio iPresidenti delle altre Associa-zioni datoriali per i suggerimentiche lealmente mi hanno offerto eper l’attenzione che mi hanno ri-servato. Ringrazio la Parte pub-blica che, pur assolvendo unruolo naturalmente dialettico neiriguardi miei e del mondo che horappresentato, ha dato prova didisponibilità, di competenza, diservizio alla comunità regio-nale". Infine un augurio. "Buonlavoro a tutti, perché la sanità delLazio, superato l’attuale, difficilemomento, possa continuare arappresentare un elemento si-gnificativo di sempre più rile-vante eccellenza nella difesa enella promozione della “qualitàdella vita” del nostro Paese.

Dimissioniimprovvise

del presidenteBenedetto

Cosa c’è sotto?

Croce Rossa, l’autoparcodi via Pacinotti non si toccaL’autoparco della Croce Rossa di

via Pacinotti è stato occupato daidipendenti contro il tentativo più

volte annunciato della chiusura del-l’officina che da anni opera sul terri-torio di Roma e Provincia. Gramazioè stato anche lì: ha incontrato gli ope-ratori, che lavorano in convenzioneper l’Ares 118 con 14 ambulanze, eha promesso di impegnarsi in primapersona a difesa del posteggio. "Lospostamento di 29 militari – ha affer-

mato il senatore Pdl – costringerà allachiusura dell’officina ed al non uti-lizzo dei mezzi di soccorso che ope-rano su nove postazioni affidatedall’Ares alla Croce rossa Italiana".Gramazio ha quindi chiesto un rinviodei trasferimenti ed una immediatanuova apertura delle trattative sinda-cali che non cancellino l’operatività ela professionalità della storica sede divia Pacinotti della Croce Rossa Ita-liana.

FEDERLAZIO SALUTE

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18ATTUALITA’

Anno I numero zero5 febbraio 2011

EMERGENZA CONTINUA

Il Pronto Soccorso del San Camillo èsempre più in affanno. Solo neiprimi quattro giorni dell'anno oltre

mille pazienti sono transitati nel re-parto, con una media che supera le250 visite quotidiane in costante au-mento anche a causa della chiusuradel Pronto soccorso del Cto. Ad alzarela voce sono i tre sindacati confederali,Fp Cgil, Cisl Fps e Uil Fpl."Alcuni giornifa nel pronto soccorso c'erano 100malati in cerca di posto letto alcuni deiquali giacevano in barella da cinquegiorni in attesa di una sistemazione di-gnitosa – si legge nella nota sindacale- La situazione è gravissima e inso-stenibile, i servizi vanno avanti solo

grazie al forte senso di responsabilitàe all'alta professionalità del personalecostretto tutti i giorni a turni di lavoropesanti e ad affrontare molteplici si-tuazioni di emergenza.La situazione non è diversa nel dipar-timento materno infantile: secondo irappresentanti dei lavoratori, il decretocommissariale 56 relativo alla rete pe-rinatale fa emergere l'inadeguatezzastrutturale del padiglione maternità cheunita alle gravi carenze di ostetriche eginecologi mette a serio rischio l'assi-stenza alle pazienti e la sicurezza deglioperatori. Le sale operatorie sonosotto utilizzate, servirebbe una diversaorganizzazione del lavoro che per-metta di aumentare le sedute opera-torie e accorciare le liste di attesa.“L'azienda - conclude il comunicato -è abbandonata a se stessa, la ge-stione commissariale sembra non es-

sere in grado di far fronte alle proble-matiche che un' ospedale di eccel-lenza presenta. Per quanto sopra, leorganizzazioni sindacali - conclude ilcomunicato - chiedono alla governa-trice Polverini lo sblocco dei concorsidelle ostetriche ed infermieri banditimolti mesi fa e bloccati nell'indifferenza

dei Dirigenti Aziendali ed un in-tervento risolutivo nella no-mina di un DirettoreGenerale dotato di com-provata esperienza edei titoli necessari a di-rigere l'Azienda SanCamillo Forlanini”

Gli operatori dell’ospedale di Monteverde lanciano l’allarme:“Dateci un direttore generale vero”

S.Camillo, Pronto Soccorso allo stremoDa gennaio oltre 250 visite al giorno, malati lasciati in barella nelle corsie

I sindacati: "Azienda abbandonata a se stessa. La situazione è insostenibile"

Paolo Garofalo

Nella foto grande l’ingressodell’ospedale capitolino SanCamillo-Forlanini. Nel tondoMassimo Martelli, commissa-rio straordinario dell’azienda.

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Quanti disagi all’Andosilla perla chiusura del reparto diostetricia e ginecologia. Da

quando, il 1 gennaio, si è dato se-guito ai tagli previsti nel decretoPolverini il servizio ha subito undrastico ridimensionamento, ve-dendo di fatto impedite attivitàprima ordinarie. L’impossibilità di ef-fettuare ricoveri, parti e interventi diemergenza costringe il personale inloco, dai medici del pronto soccorsoa quelli dell’ambulatorio ginecolo-gico – unica struttura rimasta a pre-sidiare i servizi dedicati alle donnein gravidanza – a inviare le paziential più attrezzato ospedale viterbesedi Belcolle, a oltre 40 km di di-stanza. Anche se la gestante riferi-sce solo di lievi contrazioni o siconsiglia il ricovero precauzionale.A raccontarlo sono proprio gli ope-

ratori dell’ospedale che dalla chiu-sura inattesa del reparto – per ilquale nei mesi scorsi era allo stu-dio un piano di potenziamento, ap-provato dalla direzione generale,con la costruzione di una nuovasala parto, e l’auspicio di raggiun-gere i 500 parti l’anno – vivono unasituazione ai limiti dell’emergenza,disponendo di mezzi estremamenteridotti per fronteggiare una do-manda di assistenza non diversada quella abituale. Già perché –conferma il personale – sul territorioè mancata un’adeguata opera di in-formazione e l’utenza continua a ri-volgersi all’Andosilla anche per leemergenze. E’ forse questo chespiega i tre “casi avversi” verificatisinei primi quindici giorni dell’annonel nosocomio di Civita Castellana.Emergenze dovute a complicanze

legate alla gravidanza e al parto,che la struttura, ormai ridotta adambulatorio, è riuscita a gestiresolo grazie alla professionalità deimedici presenti, seppur tra grandidifficoltà. L’ultimo caso è quello diuna ragazza di 23 anni, alla 38.masettimana di gravidanza, giuntaall’Andosilla in preda a una crisiipertensiva e con l’impossibilità diprocedere al trasferimento: grazie aun ginecologo il bambino è statosalvato ma la donna, entrata incoma, ha ripreso conoscenza soloalcuni giorni dopo. Un lieto fine in-vece strappato alla partoriente diValleranno –poco distante da Civita- che nel trasferimento all’ospedaledi Belcolle ha perso il bambino. Ilterzo caso è poi quello di un’altrafutura mamma trasferita a Viterboper un intervento d’emergenza.

“Episodi come questi accadonoperché la gente è disinformata – la-mentano dall’Andosilla - Inoltre il118 in caso di chiamata urgente hal’obbligo di condurre i pazienti alcentro ospedaliero più vicino, cheper i comuni del comprensorio fali-sco è proprio l’Andosilla, anche sequi certi servizi non ci sono più e acausa dei trasferimenti i tempi d’in-tervento si dilatano. Una denunciache stride con le dichiarazioni deldirettore dell’Unità operativa diOstetricia e ginecologia del Presi-dio ospedaliero centrale, GiorgioNicolanti, secondo cui l’ambulatoriorimasto a Civita “offre un adeguatosistema integrato nella gestionedelle donne in gravidanza a bassorischio” e le prestazioni offerte sono“idonee alla precoce individuazionedi anomalie nel decorso della gra-

vidanza che necessitano di assi-stenza di livello superiore”. Fattosta che ad oggi presso l’ambulato-rio sono impiegati solo due gineco-logi in regime di “prontadisponibilità”, reperibili giorno enotte, e il servizio sarà interrotto afine marzo quando la struttura re-sterà aperta solo in alcune ore dellagiornata offrendo visite, ecografie,isteroscopie diagnostiche, corsipre-parto e assistenza domiciliareostetrica, ma non più interventi e ri-coveri. E non ci sono percorsi alter-nativi. L’auspicio – fanno saperedalla struttura – è che nel tempo siapossibile ripristinare almeno unaparte delle attività del reparto di gi-necologia, magari confidando nellarimodulazione dell’Atto aziendaleda poco presentato.

CDL

19DAL TERRITORIO

QUI VITERBOCivita Castellana, gli effetti della chiusura di Ostetricia e ginecologia si fanno sentire

Tagli pericolosi all’AndosillaGli operatori denunciano una situazione al limite dell'emergenza

E pensare che era allo studio un piano di potenziamento di quei reparti

Nella foto l’ingresso del-l’Ospedale Andosilla di Ci-vita Castellana, dove è statochiuso il reparto di ostetri-cia e ginecologiaSSLazio

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20DAL TERRITORIO

Anno I numero zero5 febbraio 2011

QUI RIETI

Un’ondata di polemiche ac-compagna anche in provin-cia di Rieti gli effetti del piano

di riordino della sanità previsti neldecreto Polverini. La scure dei taglinon ha risparmiato la rete ospeda-liera della Sabina decretando lachiusura o il ridimensionamento digran parte delle strutture ospeda-liere provinciali, anche di quelle finoa pochi mesi fa interessate daun’operazione di rilancio. E’ il casodell’ospedale Marini di Magliano Sa-bina, che la Asl di Rieti – stando allabozza del nuovo atto aziendale inlavorazione - ha deciso di chiuderee riconvertire in presidio territoriale.Una decisione contestata dai citta-dini e dal personale sanitario che haassistito alla recente riqualificazionedell’ospedale con l’ammoderna-mento delle sale operatorie. Nelle

scorse settimane anche la Giuntaprovinciale di Rieti, guidata dal pre-sidente Fabio Melilli, aveva elabo-rato all’unanimità un documento incui si chiedeva alla presidente dellaRegione Lazio di salvare l’ospedaledalla chiusura, considerando il ruolostrategico del nosocomio nell’areadella bassa sabina, lontana daRoma e da Viterbo.A quanto pare però il destino del

Marini è ormai segnato, insieme aquello dell’ospedale Grifoni di Ama-trice di cui è stata parimenti forma-lizzata la chiusura. Da parte sua ildirettore della Asl Rodolfo Giananiha dichiarato: “Sto facendo il possi-bile sia in termini sanitari che umani.Voglio dare il massimo a questo ter-ritorio ma non dimentichiamo il de-bito che la Polverini ha ereditato”.Motivazioni che tuttavia non soddi-

sfano utenti, operatori sanitari e rap-presentanti delle istituzioni, che unitisi oppongono a quella che viene de-finita una “decapitazione” dell’ospe-dale di Magliano. Il 27 gennaiopartiti, amministratori, sindacati ecittadini hanno partecipato alla ma-nifestazione organizzata a Rieti dalComitato “Salviamo il Marini e laSanità Sabina-Reatina”. Il corteo,cui hanno partecipato anche il pre-sidente della Provincia Melilli e l'as-sessore comunale Costini, haraggiunto la sede della Asl reatinaper incontrare il direttore generaleGianani e poi raggiungere la Prefet-tura. “Non permettiamo che venga can-cellato un servizio essenziale per icittadini, ai quali non resterà al-cuna alternativa che cercare curee assistenza a decine di chilometri

di distanza – ha spiegato AntonioFerraro, coordinatore provinciale diCittadinanzattiva, fra i promotoridella manifestazione - Sappiamoche anche ogni piccolo ospedalepuò erogare almeno l'80 per centodelle cure necessarie per le pato-logie a bassa e media gravità”. Eun comunicato ufficiale è stato di-vulgato anche dalla stessa Provin-cia di Rieti, il cui Consiglio haespresso “piena solidarietà allaprotesta civile e partecipata dellapopolazione di Magliano e del-l'Amministrazione che la rappre-senta”, chiedendo “che la Asl, perquanto di sua competenza, e la re-gione Lazio riconsiderino le sceltefatte assicurando un servizio diqualità nel territorio”, e che “ven-gano riassegnati alla Provincia diRieti almeno 30 posti letto di quelli

a disposizione del Commissario adacta dando la possibilità ai verticiaziendali di deciderne la colloca-zione in accordo con le esigenzelocali. In linea con quanto solleci-tato dal Consiglio Comunale di Ma-gliano, la Provincia di Rietipropone inoltre “che venga mante-nuto un Pronto Soccorso Ospeda-liero ed una attività di Day Surgeryche permetta l'utilizzazione dellenuove Sale operatorie, finanziatedalla Regione Lazio, ed il manteni-mento di posti letto”. Oltre allachiusura dell’ospedale di Maglianoe di quello di Amatrice – lo ricor-diamo - la bozza di piano azien-dale confermerebbe il ruolo dipresidio di riferimento per il De Lel-lis e conterrebbe una riduzionedelle Unità Operative Complesse edelle unità semplici.

Amministratori e politici a fianco dei cittadini contro il piano Polverini

Sanità decapitata, la Sabina si ribellaPer salvare il Marini di Magliano scende in campo anche il presidentedella provincia Melilli. Il direttore della Asl Gianani allarga le braccia

Nella foto una manifesta-zione contro la chiusura del-l’ospedale Marini di MarianoSabina, che la Asl di Rietivorrebbe chiudere e ricon-vertire in presidio territoriale

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E’ un vero e proprio restylingquello in corso all’ospedalecivile di Ceccano, dove per

effetto del piano Polverini è incorso in queste settimane la ricon-versione della struttura. E se al-trove, nella provincia come nellaregione, il programma dei tagli allaspesa sanitaria ha suscitato disagie polemiche, qui tira un’aria di-versa, probabilmente perché è giàoperativo un piano di rilancio del-l’ospedale che si vuole trasformarein “centro d’eccellenza per le curedentarie”. Lo ha ribadito Alessan-dra Mandarelli, Presidente dellaCommissione Sanità alla Regione,che ha visitato la struttura il 28 gen-naio, per l’inaugurazione dei nuoviambulatori. “L’Ospedale civile diCeccano diventa centro di riferi-mento aziendale per l’odontoiatria

sociale e la chirurgia della bocca,nonché sede dell’Odontoambu-lanza, come modello di sanità di-strettuale e di prossimità” ha dettoMandarelli, che ha spiegato comegrazie alla collaborazione conl’Ospedale Odontoiatrico Eastmandi Roma e la Società Italiana Ma-xillo-Odontostomatologica è statopossibile “ridare lustro e funziona-lità alle due sale operatorie pre-senti nel nosocomio, ma nonrispondenti agli standard di idoneitàper interventi chirurgici complessi”.Proprio grazie a questa ristruttura-zione – ha aggiunto - a breve, sipotranno effettuare interventi odon-toiatrici più delicati, con la collabo-razione dei chirurghi dell’Eastman,e il presidio sarà utilizzato perl’odontoiatria sociale”. E non è tuttoperché a Ceccano si è pensato di

potenziare anche i servizi di scree-ning odontoiatrico attraverso l’ado-zione di una odontoambulanza chearriverà anche nei Comuni perife-rici. Con questi interventi “stiamodando concretezza ai contenuti delpiano sanitario regionale – ha os-servato la presidente della Com-missione Sanità del Lazio - chenella riconversione ha voluto valo-rizzare strutture e risorse esistenti,grazie all’attivazione di nuovi ser-vizi sanitari”. Un risultato – ha con-cluso - che “conferma come il pianoPolverini abbia attivato circoli vir-tuosi che rispondono alle esigenzedei cittadini”. Forse quelli di Cec-cano ne saranno contenti, giacchéi frutti della riconversione non sonofiniti. Come informa la Asl, l’ospe-dale cittadino sarà centro di riferi-mento aziendale anche per le

malattie metaboliche e la diabetolo-gia grazie ad una convenzione conil Campus Biomedico, e diventeràSede del Corso di Laurea in Infer-mieristica per 50 posti in conven-zione con l’Università di TorVergata. E se pure il Punto di PrimoSoccorso è stato da poco disatti-vato e i 15 posti letti di lungode-genza sono stati trasferiti nel NuovoOspedale di Frosinone, a Ceccano,almeno per i prossimi sei mesi,prima di trovare nel capoluogo laloro destinazione definitiva, reste-ranno i 15 posti letto in Psichiatria ele emergenze relative ai pazienticritici psichiatrici saranno garantitedall’ambulanza con medico a bordodella Croce Verde Anticolana e dal118 che assicureranno i trasferi-menti verso l’Ospedale di Frosi-none. Inoltre la struttura erogherà

servizi di specialistica ambulatorialee diagnostica di base. Ci sarà il Cupper le prenotazioni, il Csm e un cen-tro diurno, un consultorio familiare,uno pediatrico, la guardia medica,l’assistenza domiciliare integrata eil 118. Per gli altri abitanti della pro-vincia invece la situazione è assaidisomogenea: se Isola del Liri fe-steggia il 1 febbraio l’apertura dell'-hospice per malati terminali, adAtina l’ospedale sarà chiuso estessa sorte toccherà a quello di Ar-pino. Saranno invece riconvertiti inospedali distrettuali di 2° livello ipresidi di Pontecorvo e Anagni,mentre gli ospedali di Ceprano eFerentino sono già da tempo tra-sformati in poliambulatori speciali-stici a servizio di percorsiassistenziali e finalità sociali.

CDL

Il restyling dell'ospedale civile. Un modello di sanità distrettuale e di prossimità

Ceccano, viva la riconversioneCentro di eccellenza per le cure dentarie con la collaborazione dell'Eastman

e di riferimento per le malattie metaboliche. L'interazione con il Campus biomedico

21DAL TERRITORIO

QUI FROSINONESSLazio

Nella foto l’ospedale civiledi Ceccano. L’azienda èstata visitata dal presidentedella Commissione Sanitàdel Lazio, Alessandra Man-darelli il 28 gennaio

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22RUBRICHE

Anno I numero zero5 febbraio 2011

DIETRO I FATTI

Tanto tuonò… che piovve! Si sono insediati (ci si con-ceda l’eufemismo ) i “nuovi” manager ai vertici di al-cune Aziende Ospedaliere, IRCCS e ASL. Allo

Spallanzani si “trasferisce” dal S. Andrea Vito De Salazarcome Commissario per 3 mesi. Alll’ospedale di Grotta-rossa è stata nominata Commissario Straordinario, pertre mesi, l’attuale Direttore Sanitario Paola Corradi. Diri-gente di lunghissimo corso. E’ transitata dal S. Giovannia Rieti ( amministrazioni di sinistra) al S. Andrea ( inquota destra). Fortissimamente sponsorizzata dall’ex AnFabio Rampelli e dal suo uomo di fiducia, suo consorte.Agli IFO viene nominato Commissario per 3 mesi . LucioCapurso, già Presidente del Consiglio di indirizzo del me-desimo Ente. Capurso ha 71 anni e non ha precedentiesperienze manageriali. Succede a Francesco Bevere,già espressione della Giunta Storace /Verzaschi, (dallaquale fu nominato DG del S. Giovanni), fidatissimo delMarco assessore, poi di Marrazzo - Montino ( nominatoda loro Direttore Generale agli IFO) oggi Direttore Ge-nerale al Ministero della Salute con il Governo Berlu-sconi. Chapeau! Finalmente un fulgido e concretoesempio di riconoscimento delle capacità, al di là delleappartenenze politiche! Alla Roma B va Vittorio. Bona-vita, già Economo del Policlinico Umberto I, poi DirettoreAmministrativo del S. Andrea, infine direttore generale.Di provata fede udiccina ( in particolare molto vicino al-l’on. Ciocchetti), uomo che ha attraversato varie “pro-celle” uscendone sempre alla grande. Onore al merito.Alla Roma C un ritorno: Antonio Paone, altro esempio ditecnico che ha attraversato varie Amministrazioni re-gionali, da Storace a Marrazzo, alla Polverini. Oggi in-truppato con Pallone. In mezzo molte dichiarazioni nonchiarite fino in fondo sulla gestione Paccapelo. (a pro-posito, a quando una meritata collocazione della dotto-ressa?) ed una sua denuncia circonstanziate sulla

suddetta. Il clima alla RmC, riferiscono i bene informati,è di quelli da “ sfida all’ok corral” tra lui ed il direttore sa-nitario ( in scadenza?) Paolo Palombo, già in quotagiunta Storace, poi del democratico Fioroni ( comePaone), poi di Augello e poi … Ah! Tomasi di Lampedusa,quanti proseliti nel Lazio. Al Policlinico Umberto I°, fi-nalmente segnali di pace tra Frati e Polverini . Sarà pacedefinitiva? Coloro “che sanno” parlano più correttamentedi prove in corso, di tregua “armata”. I due hanno un ca-ratterino mica male e sono abituati ad essere entrambiprime donne… In più, la crisi politica del sistema che ri-schia di implodere fa sì che entrambi si giochino un ruolodi prospettiva nazionale. La Polverini “buca il video”, haun ottimo rapporto con Berlusconi e gestisce una Re-gione strategica. Frati è ormai all’ultimo mandato. Nonsarà mai più né Preside né Rettore. Ambisce ormai sem-pre più chiaramente ad un ruolo politico di vertice. Inquest’ottica la gestione del Policlinico Umberto I nonpuò essere neutra, anzi diventa sempre più centralenella logica politica delle “appartenenze”. A chi “rispon-derà” il futuro direttore generale? Intanto ai vertici azien-dali si è insediato, per tre mesi, quale CommissarioStraordinario l’avv. Antonio Capparelli, direttore ammini-strativo. Uomo molto vicino a Frati e, si dice , all’UDC,versante Lorenzo Cesa. Profondo conoscitore della re-altà del Policlinico, essendo da sempre nell’Avvocaturache continua a gestire ad interim. Voci molto informate parlano di un percorso di speri-mentazione. Insomma, Capparelli sarebbe sotto osser-vazione e dovrebbe guadagnarsi la …promozione. Inambito regionale, intanto, vari impegni dovranno essereverificati costantemente. Che dire? La task force dellaPresidente avrà molto lavoro da svolgere. Per il Policli-nico, infatti, Frati e Polverini dovranno trovare l’intesasu argomenti molto importanti: l’oncoematologia,dove

andrà? Sullo SDO? Al Regina Elena? Molti tra i profes-sori sottolineano come non sia saggio sperperare risorse(ammesso che se ne trovino) per traslocare in un’areagià presidiata dall’Ospedale Pertini . Che ne facciamodella logica della razionalizzazione e del divieto di dop-pioni? Non sarebbe più logico trasferire l’Ematologia conaltre specialità, come per altro previsto dal vecchio pro-getto già approvato dalla Regione, al Regina Elena, Pre-sidio Ospedaliero già pronto e al di là della strada? Giàdi proprietà dell’Università? Il buon padre di famiglia, labuona massaia, deciderebbero subito. Speriamo cheFrati e Polverini sappiano utilizzare la saggezza degliumili e dei semplici! Voci riferiscono di adozioni di prov-vedimenti “ferrei” della nuova dirigenza che sembrerebbeporsi in concreta discontinuità con la gestione Montagutie della Giunta Marrazzo- Montino. I lavori delle gallerieipogee, la centralizzazione dei laboratori, la Farmacia egli armadi intelligenti, la centrale di sterilizzazione ed ilglobal service, sembrerebbero essere nel mirino. Voci(ancora più malevole…) riferiscono di interventi prove-nienti da Piazzale Clodio e dalla Corte dei Conti. In que-sto clima Frati e Polverini sono chiamati ad essere chiarie leali. Sarà un’impresa non facile, conoscendo i prota-gonisti, si sussurra ormai sempre più apertamente tra iprofessori e tra i dipendenti - Reggeranno? Avevamo se-gnalato come la gestione Cosi non si fosse posta in di-scontinuità con le precedenti; non era stata affattoinnovatrice. Se la nuova dirigenza del Policlinico, invece,imboccherà questa strada, dicono i ben informati, e seFrati e Polverini reggeranno nell’intesa, allora il Policli-nico avrà qualche speranza di risorgere , di riappropriarsidel ruolo di struttura di eccellenza e di avanguardia. L’al-ternativa, ma l’avevamo già detto, sarà l’oblio, il declas-samento, la Serie B!

L’osservatore

Policlinico, si governa a vista

Nella foto l’ingresso del-l’ospedale Sant'Andrea divia di Grottarossa. L’aziendaè diretta da Maria Paola Cor-radi

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