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170 Rivista bimestrale di politica sociosanitaria fondata da L. Gambassini FORMAS - Laboratorio Regionale per la Formazione Sanitaria Anno XXIX - Settembre-Ottobre 2008 Sommario 256 L. Turco Health Technology Assessment (HTA) Monografia La formazione continua in Medicina 265 E. Rossi Il sistema della formazione sanitaria 266 M. Romeri La collaborazione inter-istituzionale 267 A. Ancona Una casa comune per l’ECM 270 A. Bianco Oltre la sperimentazione 273 A. Zanobini Il ruolo delle Regioni 276 A. Panti La scommessa da affrontare 279 M. Linetti Il Comitato tecnico delle Regioni 282 S. Falsini Il lavoro del Comitato 284 Regolamento per i lavori del Comitato tecnico delle Regioni per l’ECM Esperienze regionali di attuazione dell’ECM 286 Provincia autonoma di Trento 287 Regione Lombardia 288 Regione Liguria 289 Regione Umbria 290 Regione Marche 292 Regione Abruzzo 294 Regione Molise 295 Regione Sardegna 296 Regione Puglia 297 Regione Friuli-Venezia Giulia 299 Provincia autonoma di Bolzano 300 Regione autonoma Valle d’Aosta 301 Regione Piemonte 302 Regione Veneto 303 Regione Emilia-Romagna 304 Regione Toscana 305 Regione Lazio 306 Regione Campania 307 Regione Calabria 309 Regione Sicilia Esperienze dal territorio 310 M. Portaluri, E. Tarantini, Riduzione dei tempi di attesa G. Saraceni 314 F. Ranieri, E. Casini, C. Cerbini, Adolescenti, patentino e sostanze I. Caremani. P.E. Dimauro psicotrope Abbonamenti 2008 Fotocomposizione e stampa Italia E 41,32 Edizioni ETS - Pisa Estero E 46,48 Per abbonarsi: www.edizioniets.com/saluteeterritorio Pagamenti online con carta di credito o PayPal Sa l ute e Territorio Direttore responsabile Mariella Crocellà Redazione Antonio Alfano Gianni Amunni Alessandro Bussotti Francesco Carnevale Bruno Cravedi Laura D’Addio Gian Paolo Donzelli Claudio Galanti Marco Geddes Valtere Giovannini Carlo Hanau Gavino Maciocco Mariella Orsi Daniela Papini Paolo Sarti Luigi Tonelli Alberto Zanobini Collaboratori Marco Biocca, Centro Documentazione Regione Emilia-Romagna Eva Buiatti, Osservatorio Epidemiologico, Agenzia Regionale di Sanità della Toscana Ivan Cavicchi, Università La Sapienza e di Tor Vergata - Roma Giuseppe Costa, Epidemiologia - Grugliasco, Torino Nerina Dirindin, Assessore alla Sanità, Regione Sardegna Luca Lattuada, Agenzia Regionale della Sanità - Friuli Emanuele Scafato, Istituto Superiore di Sanità - Roma Comitato Scientifico Giovanni Berlinguer, Professore Emerito Facoltà di Scienze - Roma Giorgio Cosmacini, Centro Italiano di Storia Sanitaria e Ospitaliera - Reggio Emilia Silvio Garattini, Istituto Negri - Milano Donato Greco, Direttore Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, Ministero della Salute Elio Guzzanti, Docente di Organizzazione Sanitaria - Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” - Roma Segreteria di redazione Simonetta Piazzesi 349/4972131 Segreteria informatica Marco Ramacciotti Direzione, Redazione [email protected] http://www.salute.toscana.it Edizioni ETS s.r.l. Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa Tel. 050/29544 - 503868 - Fax 050/20158 [email protected] www.edizioniets.com Distribuzione PDE, Via Tevere 54, I-50019 Sesto Fiorentino [Firenze] Questo numero è stato chiuso in redazione il 15 ottobre 2008

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170 Rivista bimestrale di politica sociosanitaria fondata da L. GambassiniFORMAS - Laboratorio Regionale per la Formazione Sanitaria

Anno XXIX - Settembre-Ottobre 2008

Sommario

256 L. Turco Health Technology Assessment (HTA)

Monografia La formazione continua in Medicina265 E. Rossi Il sistema della formazione sanitaria266 M. Romeri La collaborazione inter-istituzionale267 A. Ancona Una casa comune per l’ECM270 A. Bianco Oltre la sperimentazione273 A. Zanobini Il ruolo delle Regioni276 A. Panti La scommessa da affrontare279 M. Linetti Il Comitato tecnico delle Regioni282 S. Falsini Il lavoro del Comitato284 Regolamento per i lavori del Comitato

tecnico delle Regioni per l’ECM

Esperienze regionali di attuazione dell’ECM

286 Provincia autonoma di Trento287 Regione Lombardia288 Regione Liguria289 Regione Umbria290 Regione Marche292 Regione Abruzzo294 Regione Molise295 Regione Sardegna296 Regione Puglia297 Regione Friuli-Venezia Giulia299 Provincia autonoma di Bolzano300 Regione autonoma Valle d’Aosta301 Regione Piemonte302 Regione Veneto303 Regione Emilia-Romagna304 Regione Toscana305 Regione Lazio306 Regione Campania307 Regione Calabria309 Regione Sicilia

Esperienze dal territorio310 M. Portaluri, E. Tarantini, Riduzione dei tempi di attesa

G. Saraceni314 F. Ranieri, E. Casini, C. Cerbini, Adolescenti, patentino e sostanze

I. Caremani. P.E. Dimauro psicotrope

Abbonamenti 2008 Fotocomposizione e stampaItalia € 41,32 Edizioni ETS - PisaEstero € 46,48

Per abbonarsi: www.edizioniets.com/saluteeterritorioPagamenti online con carta di credito o PayPal

SaluteeTerritorio

Direttore responsabileMariella Crocellà

RedazioneAntonio AlfanoGianni Amunni

Alessandro BussottiFrancesco Carnevale

Bruno CravediLaura D’Addio

Gian Paolo DonzelliClaudio Galanti

Marco GeddesValtere Giovannini

Carlo HanauGavino Maciocco

Mariella OrsiDaniela Papini

Paolo SartiLuigi Tonelli

Alberto Zanobini

CollaboratoriMarco Biocca, Centro Documentazione Regione

Emilia-RomagnaEva Buiatti, Osservatorio Epidemiologico, Agenzia

Regionale di Sanità della ToscanaIvan Cavicchi, Università La Sapienza

e di Tor Vergata - RomaGiuseppe Costa, Epidemiologia - Grugliasco, Torino

Nerina Dirindin, Assessore alla Sanità, Regione SardegnaLuca Lattuada, Agenzia Regionale della Sanità - FriuliEmanuele Scafato, Istituto Superiore di Sanità - Roma

Comitato ScientificoGiovanni Berlinguer, Professore Emerito

Facoltà di Scienze - RomaGiorgio Cosmacini, Centro Italiano di Storia Sanitaria

e Ospitaliera - Reggio EmiliaSilvio Garattini, Istituto Negri - Milano

Donato Greco, Direttore Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, Ministero della Salute

Elio Guzzanti, Docente di Organizzazione Sanitaria - Facoltà di Medicina e Chirurgia “A. Gemelli” - Roma

Segreteria di redazioneSimonetta Piazzesi

349/4972131

Segreteria informaticaMarco Ramacciotti

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Edizioni ETS s.r.l.Piazza Carrara, 16-19, I-56126 Pisa

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Questo numero è stato chiuso in redazioneil 15 ottobre 2008

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256SaluteeTerritorio Valutazione nuove tecnologie N. 170 - 2008

“Per quanto scientifica possa es-sere una cura,essa non può con-servare il suo posto sul mercatose non v’è domanda; né si può te-nere lontano dal mercato il piùgrossolano ciarlatano se vi è do-manda di esso. Facendo dei dot-tori dei commercianti, li costrin-giamo ad imparare i trucchi delcommercio; di conseguenza tro-viamo che le mode dell’anno in-cludono cure, operazioni, partico-lari medicine, proprio come cap-pelli, macchine, balli e giochi.Tonsille, appendici vermiformi so-no sacrificate perché è di modaestirparle e perché l’operazione èmolto vantaggiosa”.(G.B. Shaw, Il dilemma del dot-tore, 1906)

La valutazione delle inno-vazioni scientifiche edelle tecnologie in ambi-

to sanitario è storia recente. Negli anni ’50, negli StatiUniti, i decision-makers pub-blici cominciarono ad avverti-re con forza l’esigenza di unmetodo condiviso e idoneo avalutare sotto ogni profilo leprevedibili conseguenze diun qualsivoglia progetto cherichiedesse l’investimento dirilevanti risorse pubbliche. Negli anni ’70, sulla scia diinnovazioni tecnologiche cheoffrivano nuove ed eccezio-nali opportunità diagnosti-che e terapeutiche ma richie-devano importanti investi-menti di risorse, questa esi-genza cominciò a farsi sentire

anche in campo sanitario. Iltermine technology asses-sment fu introdotto per laprima volta nel 1967 dal Con-gresso degli Stati Uniti e nel1972 fu fondato l’Ufficio perla valutazione delle tecnolo-gia sanitarie (Office of Tech-nology Assessment, OTA). Progressivamente nel tempo,la grande crescita tecnologicae le continue innovazionidiagnostiche e terapeutichehanno richiesto investimentidi risorse sempre maggiori.La proliferazione delle tecno-logie in ambito sanitario èstata accompagnata da unconsistente incremento deicosti. Le tecnologie sono oggii principali responsabili dellacrescita della spesa sanitariain tutti i Paesi e lo sviluppo el’equilibrio dei sistemi sanita-ri dipende sempre più anchedalla capacità di governarel’ingresso delle nuove tecno-logie nella pratica clinica perassicurare risultati positivi intermini di salute, in un qua-dro di sostenibilità finanzia-ria, equità ed integrazione.Da qui la necessità di un me-todo valutazione capace dianalizzare sotto ogni profilole conseguenze della introdu-zione di nuove tecnologie neisistemi sanitari. È nato cosìl’Health Technology Asses-sment (HTA), disciplina tesaad istituire un metodo (fatto

di diverse tecniche) di valu-tazione multidisciplinare del-le possibili alternative. Nelcorso degli anni la rilevanzadi questo strumento si è pro-gressivamente affermata.Negli anni ’80 si è assistitoquindi alla crescita per l’in-teresse nella valutazione del-le tecnologie soprattutto neiPaesi anglosassoni. Si sonosviluppati gruppi di lavoro,associazioni e società scien-tifiche quali l’ISTACH (Inter-national Society of Health Te-chnology Assessment inHealth Care). Negli anni ’90la metodologia dell’HTA si èconsolidata ed espansa conmoltissime iniziative e so-prattutto con la nascita diAgenzie e Organismi nazio-nali e sovranazionali in USA,Canada, Australia, Israele,Europa (Finlandia, Francia,Spagna, Regno Unito, Sviz-zera). Nel 1993 nasce ilnetwork internazionale delleAgenzie di Health TechnologyAssessment, INAHTA (Inter-national Network of Agenciesfor HTA).Negli anni 2000 si realizza laprogressiva implementazioneed applicazione della metodo-logia dell’HTA in molti Paesi.

Contesto nazionale ed in-ternazionale: la realtà deglianni 2000Oggi a livello internazionale,la valutazione delle tecnolo-gie sanitarie è una praticadiffusa e consolidata. La co-munità scientifica interna-zionale si è ampiamente svi-luppata e gli studi riguardoalla metodologia di analisi eil confronto sulle metodiche esul processo della valutazio-ne quale strumento di analisie decisione si sono progressi-vamente estesi. Il dibattito,le esperienze e i contributi inquesto campo di studio stan-no sviluppandosi e coinvol-gendo progressivamente nuo-ve discipline come le scienzesociali e l’etica, e nuovi setto-ri, come il mondo della ricer-ca, l’industria, le associazionidi pazienti e i cittadini. A li-vello internazionale l’HTA ap-pare sempre più centrale nelgoverno dei sistemi sanitaridei Paesi avanzati: il suo ap-proccio multidisciplinare so-stiene decisioni delicate diallocazione delle risorse go-vernando i processi di inno-vazione tecnologica ed orga-nizzativa nei sistemi sanitari.Nei Paesi dove tale disciplina

Health TechnologyAssessment (HTA)

Lucia TurcoResponsabile Unità di

Health Technology Assessment,Azienda sanitaria di Firenze

Il panorama nazionale ed internazionale,

gli obiettivi e la metodologia

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si è consolidata, l’approcciodell’HTA rappresenta lo stru-mento attraverso il quale sidisciplina, in una forma mo-derna ed efficace, il rapportotra produzione delle evidenzescientifiche e decisione poli-tica conseguente.Oggi la rete internazionaledelle Agenzie di valutazionedelle tecnologie sanitarieINAHTA (International Net-work of Agencies for HealthTechnology Assessment) rac-coglie 46 Organizzazioni pro-venienti da 24 Paesi di Nord eSud America, Europa, Austra-lia e Nuova Zelanda che si oc-cupano in modo specifico esistematico di questo tema.Tutti i membri della INAHTAsono Organizzazioni non pro-fit, indipendenti e legate aiGoverni nazionali e/o regio-nali. Tutte le Organizzazionivalutano tecnologie sanitariee producono report e analisicon la metodologia dell’HTA.Allo stesso modo, la Societàscientifica internazionale divalutazione delle tecnologiesanitarie (Health TechnologyAssessment International -HTAi), collega sul piano pro-fessionale tutti coloro che sioccupano di questo tema nel-le Università, nei sistemi sa-nitari, nell’industria e nellasocietà civile. Anche la Commissione euro-pea ha più volte riconosciutol’importanza della valutazio-ne delle tecnologie sanitarie.Nel 2004 la Commissione eu-ropea e il Consiglio europeohanno definito l’Health Tech-nology Assessment come a po-litical priority, riconoscendo“…an urgent need for establi-shing a sustainable Europeannetwork on HTA”. È quindi na-ta nel 2005 su mandato della

Commissione europea la Reteeuropea per la valutazionedelle tecnologie sanitarie, Eu-ropean Network for Health Te-chnology Assessment - EU-netHTA, che coordina glisforzi di 35 Organizzazionieuropee e ha il compito distabilire relazioni fra le Agen-zie, le Istituzioni di ricerca e iMinisteri dei Paesi membriper un efficace confronto escambio di informazioni e disupporto alle decisioni di po-litica sanitarie tramite la rea-lizzazione di strumenti chepossano assicurare una tem-pestiva e efficace produzione,disseminazione, trasferibilitàdelle analisi e dei risultati diHTA.Le esperienze italiane di va-lutazione delle tecnologie sa-nitarie si sono sviluppate so-lo negli ultimi anni e non esi-ste una specifica Agenzia na-zionale di valutazione delletecnologie. Le attività di HTAnon hanno trovato fino adoggi una collocazione forma-le nazionale o regionale e diconseguenza le attività diHTA hanno finora risposto aesigenze di valutazione localie sono state intraprese dasingole Organizzazioni regio-nali o locali (Aziende sanita-rie) che si sono trovate difronte alla necessità di deci-dere se introdurre o menonuove tecnologie sanitarie.Una tappa importante dellaevoluzione e diffusione del-l’HTA in Italia è rappresenta-ta dal progetto finanziato dalMinistero della Salute del2003, che ha coinvolto e vi-sto principali protagonisti al-cune Regioni, Ospedali, Uni-versità e Istituzioni scientifi-che (l’Università Cattolica delSacro Cuore, l’Emilia Roma-

gna e il Veneto e il PoliclinicoGemelli, il Policlinico S. Mat-teo, l’APSS di Trento,ecc), eche ha portato alla costitu-zione del Network italiano diHealth Technology Assessment(NI-HTA). Altro momentofondamentale è il Piano sani-tario nazionale 2006-2008dove viene esplicitamentemenzionato che “…è neces-sario che anche in Italia si ri-conosca che l’HTA è una prio-rità, ed è necessario svilup-pare la promozione dell’usodegli strumenti di HTA, met-tendo in comune le cono-scenze sul tema, già in partepresenti in alcune realtà re-gionali ed aziendali...”. Anco-ra, il movimento di interessenato culturalmente intorno atanti progetti e applicato inpratica in poche realtà regio-nali e aziendali entra nel pro-getto del Servizio sanitarionazionale “Mattoni” (Confe-renza unificata Stato Regioni20 settembre 2007) che asse-gna alla Agenzia per i Servizisanitari regionali (ASSR), trale sue nuove funzioni, anchequella di supporto alle Regio-ni con attività stabili su fron-te dell’HTA in raccordo con ilMinistero della Salute.Infine, nel gennaio 2007 ènata la Società italiana diHealth Technology Assessment(SIHTA), Società scientificamultidisciplinare, che condi-vide la missione e gli obietti-vi della Società scientifica in-ternazionale Health Techno-logy Assessment International(HTAi) e si ispira ai principidel Network italiano diHealth Technology Assessmentstabiliti nella Carta di Trentodel 2006. Obiettivi della So-cietà sono la promozione nelmondo sanitario del dibattito

culturale e professionale perlo sviluppo scientifico e cul-turale dell’HTA in Italia e lapromozione di collaborazionie sinergie tecnico-scientifi-che internazionali.Quindi, sebbene la “discipli-na” HTA non abbia ancoratrovato una collocazionestrutturata e sistemica neiprocessi decisionali del no-stro sistema sanitario, anchenel nostro Paese si stanno de-lineando nel disegno istitu-zionale del Servizio sanitarionazionale alcuni elementi disviluppo in questo senso.Sembra maturato oggi il mo-mento in cui l’HTA, da movi-mento culturale possa diven-tare anche in Italia uno stru-mento per la gestione dellaSanità.

Definizione, obiettivi eambiti di applicazione: ilconcetto di “tecnologie sa-nitarie”L’Health Technology Asses-sment (HTA) è un campo dianalisi multidisciplinare chestudia le implicazioni medi-che, sociali, etiche ed econo-miche relative allo sviluppo,alla diffusione e all’uso delletecnologie sanitarie. La valu-tazione delle tecnologie sani-tarie non è una nuova disci-plina, ma è piuttosto un’areadi attività a sé tante e un ten-tativo di integrarne diverse.La forza delle informazioniprodotte dall’HTA provieneproprio dall’integrazione deglisforzi di molteplici discipline.Spesso è difficile comprende-re quali sono gli ambiti di ap-plicazione dell’HTA. A cosa siapplica il Technology Asses-sment, cosa si intende quan-do si parla di tecnologia? Lerisposte a queste domande

N. 170 - 2008 Valutazione nuove tecnologieSaluteeTerritorio257

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mentre sono da una partesemplici e immediate, dall’al-tra aprono delle prospettive edegli scenari amplissimi. Ladefinizione di tecnologie sa-nitarie appare quanto maiampia e onnicomprensiva.Per tecnologia sanitarie, se-condo la definizione oggi ac-cettata dalla comunità scien-tifica dell’HTA si intendono“tutti gli strumenti, le attrez-zature, i farmaci e le procedu-re utilizzate nell’erogazionedei Servizi sanitari, così comele strutture organizzativepreposte all’erogazione di taliServizi” (American Office ofTechnology Assessment, OTA,1978; Johansen, 1988).Nelle tecnologie sanitarie so-no comprese tutte le applica-zioni pratiche della cono-scenza che vengono utilizza-te per promuovere la salute,prevenire, diagnosticare e cu-rare le malattie. Un concetto,quindi, ampio che comprendele apparecchiature biomedi-che, i dispositivi medici, i far-maci, i sistemi diagnostici eanche le procedure mediche echirurgiche, i percorsi assi-stenziali, gli assetti struttu-

rali, organizzativi e manage-riali nei quali viene erogatal’assistenza sanitaria. L’acquisizione di tecnologieinnovative quasi sempre in-fatti si accompagna all’esi-genza di rimodulare le scelteclinico-organizzative ed ipercorsi assistenziali al finedi adeguarli ai processi indot-ti dalla innovazione tecnolo-gica. Soprattutto nel casodelle più complesse tecnolo-gie diagnostico-terapeutiche,si pone inevitabilmente ilproblema di un loro governocomplessivo soprattutto al fi-ne di garantire la sostenibi-lità economica del sistema,evitare duplicazioni e ridon-danze nei Servizi, consentireuna programmazione che tu-teli una dislocazione delletecnologie funzionale a ga-rantirne l’accessibilità.In molti casi poi si aggiungeanche un differente grado diincertezza relativamente alprofilo di efficacia e di costo-efficacia che pone la neces-sità di governarne l’introdu-zione con modalità che, sen-za negare l’aspirazione ad in-novare, consentano una valu-

tazione di impatto struttura-ta tesa ad individuare oppor-tunamente gli ambiti clinicidi applicazione oltre che icontesti assistenziali deputa-ti all’impiego.Il concetto di “ tecnologia” e“ innovazione tecnologica “aprono, quindi, uno scenariomolto più ampio e il conse-guente atto di valutazione ri-leva una portato diverso dallasemplice valutazione dellasingola apparecchiatura bio-medicale o dispositivo. Af-frontare il tema della valuta-zione delle tecnologie in que-sti contesti significa quindiattrezzarsi con una metodolo-gia che prenda in considera-zione tutte le ampie e com-plesse problematiche compre-se nella definizione di tecno-logie e quindi valutarne com-plessivamente diversi aspetti:l’efficacia, l’appropriatezza,l’investimento economico, ilcosto-beneficio, il contestoorganizzativo, il grado di in-novatività, così come il conte-sto di rapidissima evoluzionedel mercato e gli scenari futu-ri a medio e lungo termine.La HTA rappresenta oggi la

metodologia che contiene tut-ti questi aspetti e lo strumen-to capace di rispondere a que-ste esigenze (Fig. 1). Esistonomolte definizioni di HTA, mala definizione più appropriataè certamente quella che nesottolinea il carattere di con-nessione tra la scienza e lescelte politiche, come adesempio quella dell’Agenziaper l’HTA del Congresso degliStati Uniti: “Health techno-logy assessment [...] is astructured analysis of a healthtechnology, a set of related te-chnologies, or a technology-re-lated issue that is performedfor the purpose of providinginput to a policy decision” (USCongress, Office of TechnologyAssessment; 1994). E, comepiù comunemente definitooggi nella letteratura scienti-fica, l’HTA rappresenta un“approccio multidisciplinare emultidimensionale di valuta-zione delle tecnologie a sup-porto delle decisioni nei siste-mi sanitari” (R.N. Battista,1994).Molte decisioni, anche note-volmente impegnative dalpunto di vista economico,

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Fig.1. HTA: il processo

di valutazione.

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implicano una scelta tra di-verse opzioni. La correttezzadella decisione, in molti casi,presupporrebbe una cono-scenza tecnica completa delleopzioni disponibili, cono-scenza che spesso non è di-sponibile a chi, per propriocompito istituzionale, è chia-mato a prendere decisioni inmolteplici e differenti ambiti. Obiettivo ultimo dell’HealthTechnology Assessment è sup-portare razionalmente, coloroche sono deputati a “sceglie-re” nei diversi livelli decisio-nali. Supportare cioè con ele-menti “tecnici” basati su evi-denza, i politici, i manageraziendali, i direttori di Dipar-timento, i direttori di Ospeda-le, fino ai diretti utilizzatori, imedici, supportarli nelle loropolitiche e nelle loro scelte.La valutazione delle tecnolo-gie sanitarie affonda, infatti,le sue radici nella scienza eproietta le sue ramificazioninella politica sanitaria.In tal senso la metodologiadell’HTA può trovare applica-zione a più livelli: ad un li-vello “macro”, cioè politicosanitario nazionale o regio-nale, può supportare decisio-ni strategiche e di sistema,quali ad esempio la progetta-zione e l’organizzazione deiservizi e/o di determinatiprogrammi sanitari, la defini-zione e la regolazione dei li-velli assistenziali garantiti aicittadini dal Servizio pubbli-co, l’introduzione di nuoviscreening e/o prestazioni, lacopertura/rimborso di pre-stazione; a livello “meso”, digestione istituzionale nelleAziende sanitarie, può sup-portare i manager aziendalinell’acquisizione di tecnolo-gie, nella scelta e nel monito-

raggio dell’organizzazione deiServizi sanitari; a livello “mi-cro”, di pratica clinica, divie-ne uno strumento per diret-tori di struttura ma anche peri singoli medici per l’applica-zione delle linee-guida, per ladefinizione dei percorsi dia-gnostico-terapeutici, per laverifica e l’assicurazione dellaqualità e dell’appropriatezza.

Metodologia e fasi operative L’HTA è un processo di valu-tazione strutturato e pluridi-sciplinare. I suoi caratteri di-stintivi sono l’orientamento,la natura interdisciplinare deisuoi contenuti e della suapratica, i metodi e le strate-gie di disseminazione dei ri-sultati che utilizza. La valutazione è un processostrutturato in quanto è basa-to su una sistematica raccoltae analisi dei dati e multidisci-plinare in quanto prende inesame lo studio di uno o piùaspetti delle proprietà e deglieffetti delle tecnologie sani-tarie: efficacia clinica, perfor-mance, sicurezza, impattoeconomico, impatto sociale,legale ed etico. I diversi am-biti di valutazione comporta-

no il coinvolgimento di speci-fiche competenze professio-nali. L’attività di HTA, consi-ste nella produzione di evi-denze di diversi tipi riguardouna specifica questione. Talievidenze vengono poi tra-smesse in un’attività reporti-stica che porta alla formula-zione di pareri, linee guida,raccomandazioni e veri e pro-pri obblighi formali. Nella va-lutazione delle tecnologie sa-nitarie e nella metodologia diun report HTA vengono utiliz-zate procedure standardizza-te che dovrebbero soddisfarele caratteristiche di rendereoggettiva la discussione sul-l’efficacia clinica introducen-do procedure di valutazioneclinico-economiche, di prov-vedere uno scenario multidi-sciplinare del background me-dico, economico e sociocultu-rale, di fornire un aiuto con-creto a decidere se i costi diuna procedura siano social-mente giustificabili e quindidi rappresentare una base peri decision-makers dei sistemisanitari.Le fasi operative della valu-tazione possono essere sche-matizzata in quattro steps:

identificazione, valutazione,produzione e sintesi del-l’informazione e diffusione(Fig. 2).1. Identificazione. È la fase di

individuazione e selezionedella tecnologia. Devonoessere descritti i presuppo-sti tecnici e biologici, gliaspetti di sicurezza e le in-dicazioni d’uso della tec-nologia. Questa fase com-prende anche l’eventualedefinizione delle prioritànella scelta delle tecnolo-gie da sottoporre al pro-cesso di valutazione HTA.

2. Valutazione. Questa faseconsiste nella analisi dellaletteratura e degli studi alfine di identificare le evi-denze disponibili. L’analisidelle evidenze riguardatutti gli aspetti, principal-mente l’efficacia clinica,gli aspetti economici, ilrapporto costo-beneficio esi estende anche alla ana-lisi dell’impatto organizza-tivo, generale e contesto-specifico, e anche alla va-lutazione dell’impatto eti-co, legale e sociale conse-guenti all’adozione dellatecnologia.

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Fig. 2. Le fasi operative

della valutazione.

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Le metodologie a supportodi queste analisi sono mol-te e fanno parte del baga-glio culturale e dello statodell’arte delle diverse di-scipline coinvolte nella va-lutazione. Sono le metodo-logie quantitative e quali-tative, strutturate e siste-matiche, riconosciute estandardizzate a livello in-ternazionale per i diversitipi di studio e discipline.

3. Produzione e sintesi del-l’informazione. La fase disintesi corrisponde allaproduzione di un rapporto(report) nel quale sono de-finiti i risultati della ricer-ca in termini di efficaciaclinica, di valutazione eco-nomica, di impatto orga-nizzativo ed eventuale im-patto etico, sociale, legale.Il report di HTA è, appunto,un documento “tecnico” disintesi, conciso, che com-prende suggerimenti e rac-comandazioni derivantidalla valutazione dei diver-si aspetti, dove le informa-zioni “tecniche” sono resefruibili al decisore/utiliz-zatore e quindi efficaci asupportare nella decisione.La sintesi delle evidenzedeve volgere a contribuireal policy-making e quinditale evidenza deve esserecollocata nel contesto delladecisione.

4. Diffusione. La diffusionedel documento di sintesirappresenta il completa-mento del processo di va-lutazione. La dissemina-zione e la comunicazionedelle informazioni hannouna importanza peculiarenel processo di valutazio-ne. Il processo di diffusio-ne deve essere tempestivo

e capace di raggiungerel’interlocutore ai diversi li-velli decisionali. La tempestività e l’ampiez-za nella diffusione dei re-port HTA è oggi garantitaattraverso le banche datidisponibili presso l’Agen-zia internazionale INAHTAe presso le agenzie dei di-versi Paesi.

L’Unità di valutazione diHealth Technology dellaAzienda sanitaria di FirenzeL’Azienda sanitaria di Firenzenel corso del 2005 ha istitui-to una Unità di TechnologyAssessment con l’obiettivo divalutare, attraverso la meto-dologia del HTA, l’introduzio-ne di nuovi dispositivi e tec-nologie biomedicali al fine diottimizzare l’utilizzo delle ri-sorse disponibili, di definirele priorità negli investimenti,di promuovere la Medicinabasata sull’evidenza e l’ap-propriatezza, di garantireomogenea qualità ed “equità”per i cittadini, di supportarela sostenibilità del sistema.La metodologia del TechnologyAssessment è stata applicatasoprattutto nella valutazione

dei dispositivi medici e, nelcorso dell’ultimo anno, estesaanche alla valutazione delleapparecchiature biomedicali.Il processo di valutazione co-sì strutturato rappresenta og-gi per l’Azienda sanitaria lostrumento di analisi fonda-mentale a supporto delle pro-cedure di introduzione e diacquisto dei dispositivi medi-ci e della definizione del pia-no di sviluppo e di investi-mento tecnologico. I dispositivi medici costitui-scono una varietà di prodottiamplissima, rappresentata damigliaia di prodotti che van-no da semplici e tradizionalidispositivi, quali aghi e sirin-ghe, a tecnologie complesse esofisticate quali pace-makers,defibrillatori impiantabili,stents fino a prodotti di bio-ingegneria.Nell’Azienda sanitaria di Fi-renze, come accade anchenelle altre Aziende sanitarie,i dispositivi medici rappre-sentano un insieme di pro-dotti eterogeneo e vastissi-mo: circa 6000 tipologie didevices sono stati utilizzatinel corso del 2007 e circa21.000 devices, codificati nel

database aziendale, sono sta-ti utilizzati nel corso degli ul-timi cinque anni. La spesaospedaliera per questa cate-goria di prodotti è di oltre20.000.000 euro l’anno e rap-presenta circa il 7% della spe-sa ospedaliera aziendale alnetto della spesa per il perso-nale. Le ditte del settore atti-ve nell’albo fornitori dell’A-zienda sono oltre 250.Nel corso degli ultimi anniquesta voce di spesa, a segui-to di una sempre più veloceespansione del settore dei de-vices collegata allo sviluppodi nuove tecnologie e di ma-teriali innovativi, sta sensi-bilmente crescendo. Nel settore ospedaliero, neltriennio 2004-2006, la spesaper i devices ha registrato unincremento percentuale di ol-tre il 5% annuo e sta ormairaggiungendo la spesa dei far-maci. In una prospettiva dibreve termine, con l’attualeritmo di crescita, in assenzadi interventi istituzionali dicontrollo così come realizzatinel settore farmaceutico eche, peraltro, l’ultima leggefinanziaria prevederebbe, sipuò presumere che la voce di

260SaluteeTerritorio Valutazione nuove tecnologie N. 170 - 2008

Fig. 3. Dispositivi medici:

iter della valutazione

nella Azienda sanitaria

di Firenze.

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spesa dei dispositivi sorpassiaddirittura quella dei farmaci.Nella realtà della Azienda sa-nitaria di Firenze con l’attiva-zione del progetto TechnologyAssessment è iniziato un pro-cesso di gestione e di governodi questo importante e deli-cato settore di prodotti. L’o-biettivo della Unità di valuta-zione dei dispositivi medici èrealizzare un repertorio dina-mico sulla base di valutazionicosto-efficacia e costo-sicu-rezza (Fig. 3).La Unità di valutazione ècomposta da farmacista, me-dico di organizzazione, infer-miere e professionisti che so-no contemporaneamente ri-chiedenti ed utilizzatori. Al-tre professionalità collabora-no e sono coinvolte secondonecessità: l’ingegnere clini-co,l’epidemiologo,l’economi-sta sanitario.I professionisti sono coinvoltinell’intero processo inizial-mente nella formulazionedella richiesta che deve esse-re motivata e supportata daevidenze e quindi nel mo-mento della valutazione verae propria.Il lavoro svolto dalla Unità divalutazione dei dispositivimedici nel corso del 2007 haaffrontato tre aspetti:1. La valutazione di ogni di-

spositivo medico di nuovaintroduzione. L’analisi del-le nuove richieste vieneeffettuata secondo unaprocedura prestabilita cheprevede, attraverso unconfronto con i professio-nisti utilizzatori, l’analisidelle caratteristiche inno-vative del dispositivo ri-spetto ad analoghi già inuso, la valutazione delleprove di efficacia disponi-

bili ma anche dell’impattoeconomico ed organizzati-vo nonché l’individuazionechiara delle indicazionid’uso. I risultati in questoambito hanno portato al-l’analisi di circa 170 richie-ste, e l’iter si è conclusocon parere favorevole nel50% dei casi; nel 19,4%l’introduzione è stata ac-compagnata da indicazionid’uso limitate individuateattraverso l’analisi delleevidenze e della casisticatrattata dalle struttureutilizzatrici. I dispositivinon introdotti (30,6%)corrispondono in generalea prodotti con insufficien-te evidenza nei confrontidei dispositivi già in uso, oa devices non appropriatiper livello di assistenza,ocon un rapporto costo-ef-ficacia non favorevole neiconfronti di devices già inuso. In generale le valuta-zioni delle singole richie-ste sono state,ove possibi-le, ampliate con analisi diappropriatezza di utilizzodi categorie di dispositiviomogenei,con l’individua-zione di protocolli comunie condivisi di utilizzo conl’analisi e lo sviluppo diprofili assistenziali omoge-nei nei 6 Ospedali.

2. La revisione delle classi didispositivi medici in uso.Valutando in gruppi multi-professionali e multidisci-plinari l’efficacia e l’appro-priatezza intrinseche sonostati definiti alcuni impor-tanti repertori di specifichetipologie di device (protesi-ca ortopedica, mezzi di sin-tesi per traumatologia artoinferiore e superiore, devi-ces per il trattamento delle

patologie del pavimentopelvico nella donna – in-continenza, prolasso –, de-vices manipolazione e som-ministrazione farmaci anti-blastici, devices per “ge-stione” CVC). Ciò ha porta-to nelle classi analizzatealla predisposizione di pro-tocolli d’uso essenziali aifini di uniformare gli im-pieghi e garantire appro-priatezza e omogeneità, aeliminare prodotti sovrap-ponibili, a migliorare la ge-stione logistica e le proce-dure di approvvigionamen-to, a ridurre la variabilitàdei costi per la stessa tipo-logia di prodotto.

3. La raccolta e la gestionedelle segnalazioni di proble-matiche d’uso relative al-l’ambito ergonomico (usa-bilità), all’usura, alla ma-nutenzione ed alla com-pliance del paziente e del-l’operatore. La gestionedelle problematiche d’usosegnalate ha spesso deter-minato la sostituzione dialcuni dispositivi con altripassando attraverso unmomento di prova struttu-rata per verificarne sulcampo le migliori qualità el’eliminazione delle proble-matiche segnalate.

Le principali criticità nellaesperienza condotta sono di-rettamente derivanti dalle pe-culiarità di questa tipologia ditecnologie sanitarie di così re-lativamente recente sviluppoe così poco regolamentata ri-spetto ad altre tecnologie, ba-sti pensare ai farmaci. In pri-mis vi è la carenza di lettera-tura scientifica con le caratte-ristiche degli studi fondamen-tali e la conseguente assenzaelementi obiettivi con i quali

misurarsi; altra criticità è datadalla enorme numerosità deiprodotti in commercio e diquelli in uso nella Azienda sa-nitaria che non sono classifi-cati secondo criteri univoci,con difficoltà si identificanole tipologie di prodotto, han-no ambiguità nelle indicazio-ni e nelle limitazioni d’uso.Altri aspetti critici hanno ri-guardato il rapporto con l’au-tonomia e le competenze deiprofessionisti, con la ancorascarsa cultura e competenzariguardo ai processi decisiona-li, ai processi strutturati divalutazione ed alla condivi-sione delle scelte. Il lavorosvolto ha sicuramente evitatol’introduzione di dispositiviche non avevano alcun sup-porto di evidenza e di “dupli-cati”, ha avuto impatti positi-vi sull’appropriatezza d’uso esull’appropriatezza per livellodi assistenza. È stato intro-dotto un processo decisionaletrasparente che passa attra-verso il confronto e la condi-visione con e fra i professioni-sti. Partendo dalla valutazio-ne dei devices è stato possibileeffettuare la revisione, la con-divisione e lo sviluppo di per-corsi diagnostico-terapeuticiin atto, la analisi e la valuta-zione di nuove attività assi-stenziali e diagnostico-tera-peutiche. Il processo di acqui-sizione e gestione è attual-mente meglio governato, piùtrasparente e più efficiente.Per quanto riguarda le appa-recchiature biomedicali, nelcorso dell’ultimo anno è statorealizzato un sistema di valu-tazione del patrimonio tec-nologico in dotazione con l’o-biettivo di sviluppare il pianodi investimento tecnologicosulla base di elementi strut-

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turati, obiettivi e trasparentiquali quelli previsti dalla me-todologia HTA.Nella prima fase del lavoro siè definito un algoritmo chemisura l’indice di criticità dirinnovo tecnologico relativoalla singola apparecchiaturaed anche quello relativo al-l’insieme parco macchine sul-la base di parametri tecnici etecnico-manutentivi: rendi-mento, tempi di fermo mac-china e di guasti, vetustà, ob-solescenza, manutenzionedelle tecnologie, disponibilitàdei pezzi di ricambio, gestio-ne della manutenzione pre-ventiva, costi di gestione. Ilmodello è stato applicato intutte le Unità operative deisei Presidi ospedalieri dell’A-zienda sanitaria di Firenze eha consentito, sulla base de-gli elementi presi in conside-razione, di valorizzare il pa-trimonio tecnologico generalee le relative classi di apparec-chiature, di qualificare tuttele strumentazioni biomedicaliin 3 categorie relativamentealla priorità di sostituzione –alta, media, bassa – e quindidi valutare e valorizzare ilfabbisogno di rinnovo per-mettendo anche di confronta-re la “capacità tecnologica”delle strutture organizzative(Fig. 4). Il sistema è reso visi-bile e fruibile a tutti gli uti-lizzatori essendo disponibilecon un applicativo web basednella rete intranet dellaAzienda sanitaria di Firenze.Ogni struttura organizzativapuò analizzare la propria do-tazione tecnologica sulla basedei criteri tecnologici – tecni-co manutentivi – e costruireil proprio piano di rinnovo,sulla base l’indice di prioritàdi rinnovo. Il sistema è facil-

mente leggibile ed interpreta-bile in quanto alle differentifasi di criticità – alta, media,bassa – è stato associato uncolore – rosso, giallo, verde –che rende immediatamentevisibile lo stato della dotazio-ne tecnologica. Il softwareinoltre consente una visionedifferenziata di diversi aspet-ti e può essere interrogato se-condo diverse categorie: perDipartimento, per singoleUnità operative, per discipli-ne analoghe, per tipologia diapparecchiature ecc. Già in questa prima fase lostrumento elaborato consen-te una valutazione struttura-ta e sistematica della dota-zione tecnologica e forniscealla Azienda e ai professioni-sti un riferimento basato suevidenze per la definizionedel piano di investimenti tec-nologici. L’attenzione saràconcentrata ovviamente inprimis sulle apparecchiaturebiomedicali classificate ad al-ta criticità di rinnovo, appa-recchiature in fascia rossa,anche se nella formulazionedella proposta di rinnovo iprofessionisti dovranno tene-re presente, a fianco del cri-

terio tecnologico, altri crite-ri, oggi non ancora presentinel sistema, che potrannoprivilegiare la sostituzione diuna apparecchiatura classifi-cata in una classe di prioritàmedia o bassa – fascia verde ogialla. Vi potrebbero infattiessere apparecchiature che,sebbene rientrino nella classea bassa priorità di rinnovo inquanto non soggette a fermimacchina o con basso costomanutentivo, ecc., sono peròapparecchi oramai obsoleti onon rispondenti a standardtecnologici innovativi giàpresenti sul mercato; oppurevi potrebbe essere la neces-sità di sostituire un apparec-chio classificato sempre a cri-ticità medio o bassa in quan-to non capace di garantire unmaggior numero di prestazio-ni, o ancora, vi potrebbe es-sere la necessità di dare lapriorità di sostituzione ad ap-parecchi non in fascia rossa acausa di necessità e valuta-zioni logistico-organizzative. Ulteriori sviluppi del sistemain corso di elaborazione con-sentiranno, attraverso l’im-plementazione con criteri ditipo organizzativo-gestionale

e clinico, di rendere disponi-bili ulteriori indicatori.Questicriteri, prendendo in conside-razione ulteriori aspetti dellavalutazione, permetterannodi condurre valutazioni com-plessive e multidimensionali.Il sistema infatti potrà essereimplementato con indicatoridi processo e indicatori eco-nomici. Si stanno valutandoanche indicatori di criticitàintrinseca che tengono trac-cia delle caratteristiche di li-vello tecnologico, indicatoridi sicurezza, indicatori diusabilità ed ergonomia. Infi-ne, è in corso un confrontocon i professionisti per la de-finizione di indicatori di tipo“clinico”, di efficacia tecnica,accuratezza diagnostica, effi-cacia clinica, appropriatezza.Ogni famiglia di indicatori –organizzativo-gestionali,economici, clinici, ecc – saràrappresentata in un indicato-re sintetico che permetterà diavere a disposizione un’im-mediata visione della dota-zione tecnologica sotto i di-versi aspetti della valutazio-ne, un vero e proprio cruscot-to di monitoraggio delleperformance tecnologiche di

262SaluteeTerritorio Valutazione nuove tecnologie N. 170 - 2008

Fig. 4. Indice di criticità

di rinnovo nella Azienda

sanitaria di Firenze.

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una struttura sanitaria.Il sistema in corso di svilupposarà punto di riferimento ba-sato su “evidenza” dal qualepartire per la costruzione delpiano di rinnovo. La formula-zione del piano di rinnovonon potrà comunque essereun risultato automatico degliindicatori sviluppati dalsoftware che non potrannomai essere esaustivi di tuttigli elementi della valutazio-ne. Il cruscotto non potrà in-fatti tenere in considerazionein modo automatico aspettigenerali organizzativi di con-testo e di sistema. In questosenso sarà necessario da par-te del gestore del cruscotto,così come da parte del deciso-re, contestualizzare la letturae l’applicazione degli indica-tori, delle informazioni e deidati che risultano. Per la tra-sformazione del “dato” in ve-ra “informazione” sarannonecessarie quindi ulteriori fa-si di analisi, di valutazione edi sintesi complessiva da par-te dei professionisti e dei ma-nager gestori aziendali cheprendano in considerazioneelementi quali gli obiettiviaziendali, la strategia azien-dale e/o regionale, le prioritàorganizzative, le risorse eco-nomiche e le priorità nella al-locazione delle risorse, lecompetenze professionali.

Nell’esperienza condotta nellaAzienda sanitaria di Firenze,che si è concentrata sul setto-re dei dispositivi medici e del-le apparecchiature biomedica-li, si è dimostrato come l’ap-plicazione concreta dei prin-cipi della metodologia del-l’Health Technology Asses-sment determina ricadute po-sitive sulla qualità dell’assi-stenza, sulla sicurezza dellecure e sui costi. L’avvio diun’attività strutturata di valu-tazione nei diversi livelli del-l’organizzazione consente,tramite il trasferimento delleevidenze alla pratica clinica,di ridurre la variabilità, di fa-vorire pratiche efficaci e difornire informazioni “tecni-che” sintetiche a supportodelle decisioni di allocazionedelle risorse. L’utilizzo del-l’HTA è in grado di promuove-re fra i professionisti la consa-pevolezza riguardo al fattoche condurre scelte motivateseguendo una metodica obiet-tiva, trasparente e condivisapermette di acquisire quantodi meglio offre il mercato peril paziente e garantisce soste-nibilità ed equità del sistema.

Prospettive e sviluppi futuriL’Health Technology Asses-sment è un tema dell’ultimoventennio del XX secolo. Neldibattito europeo di questi

ultimi anni sugli assetti e su-gli sviluppi dei sistemi sani-tari e nello scenario economi-co di limitatezza di risorse adisposizione emerge chiara-mente che la valutazione del-le tecnologie sanitarie si po-ne come uno strumento fon-damentale di programmazio-ne e di gestione.Nel concreto, tuttavia, l’ap-proccio all’HTA ha finoraespresso solo una minimaparte del proprio potenziale.Come ampiamente descritto,esso è un importante stru-mento che permette di con-durre valutazioni di reale effi-cacia e possibile sostenibilitàriguardo le nuove tecnologie.Valutando però le tecnologiegià presenti sul mercato, for-nisce certamente un impor-tante supporto per governar-ne l’appropriatezza d’utilizzo,razionalizzare le scelte deiclinici e contenere la spesasanitaria ma al tempo stessoil processo di valutazione è,per così dire, spesso “in ritar-do” rispetto alla fase di diffu-sione della tecnologia. L’ana-lisi e la relativa decisione vie-ne spesso effettuata quandola tecnologia è già stabilmen-te utilizzata e le valutazionirisultano disponibili soltantoa distanza di diversi mesi dal-la commercializzazione di unnuovo prodotto. Questo può

in parte vanificare l’efficaciadello strumento soprattuttoquale supporto ai fini pro-grammatori. Il nuovo sviluppo e la nuovasfida dell’HTA, già in atto econcretamente operativi indiversi Paesi europei e Nordamericani, è quello dellaidentificazione precoce dellenuove tecnologie e della pro-duzione di valutazioni di im-patto tempestive.Il metododefinito nella comunitàscientifica dell’HTA Horizonscanning o early assessment èun sistema di allerta precoceche, utilizzando le metodichedell’HTA valuta e monitora inuovi farmaci e i nuovi dispo-sitivi nella fase del loro svi-luppo, in una fase anteceden-te alla richiesta di autorizza-zione e dell’immissione incommercio (Fig. 5). Questonuovo approccio che, comedetto, è già utilizzato in mol-ti Paesi, consentirà, utiliz-zando a pieno le potenzialitàdello strumento HTA, unacompleta governance della in-novazione fornendo indica-zioni più efficaci ed efficientiper il governo del sistema sa-nitario. Nella continua ricer-ca del difficile equilibrio fraqualità dell’assistenza, risor-se limitate, mercato e innova-zione tecnologia, l’HTA potràcosì davvero essere strumen-to capace di conciliare equitàe sostenibilità.

“È sbagliata qualsiasi iniziativaorientata a frenare la domandaconsiderando che sarà proprio lasanità il vero motore di crescitadell’economia per il XXI secolo co-sì come l’industria elettrica equella manifatturiera lo sono sta-te nel secolo appena passato”. R.W. Fogel (Nobel economia),1993

N. 170 - 2008 Valutazione nuove tecnologieSaluteeTerritorio263

Fig. 5. “Horizon scanning”

nel processo di valutazione.

Field of work for Horizon

scanning according to Stevens

et al 1998.

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Modalità e normativeper lo sviluppo delle competenzeprofessionali in sanità

LA FORMAZIONE CONTINUAIN MEDICINA

I sistemi di “governance”Interventi di riordino sui sistemidi produzione delle prestazioni

Il Regolamento per i lavoridel Comitato tecnico delle Regioni

Lo stato di attuazione della ECMnelle Regioni italiane,criticità e linee di sviluppo

Monografia a cura di Silvia Falsini

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio265

Il 2008 segna l’avvio della fase a regime del sistema ECM, questo indubbiamente porta ad un momento di riflessionecomplessiva non solo sulla qualità delle strutture formative e dei sistemi regionali che passeranno dall’accreditamen-to degli eventi all’accreditamento dei provider, ma prima di tutto su quello che si intende per formazione sanitaria. Sicuramente occorre sempre più sviluppare momenti di confronto e condivisione capaci di assicurare la miglioreaderenza fra i bisogni di salute e la programmazione della formazione per tutti i profili professionali dell’area sani-taria e sociosanitaria. Occorre cioè una ridefinizione continua dei percorsi di formazione e per l’individuo, occorreun processo continuo per ristrutturare e rinnovare le competenze. La corretta rilevazione dei bisogni è una fase pro-pedeutica essenziale alla programmazione delle attività formative, come momento di sintesi tra la formazione ne-cessaria al buon funzionamento dell’organizzazione ed il potenziamento delle singole professionalità presenti all’in-terno del sistema, nell’ottica di offrire al cittadino servizi sempre migliori.

Uno dei principi fondanti di questo sistema è sicuramente rappresentato dal concetto di continuità formativa(cfr. N. Engl. J. Med. 2007). Basata sui principi delle moderne teorie dell’apprendimento, la nozione di continuitàformativa riflette il progressivo sviluppo professionale e personale richiesto agli operatori della sanità. Un senso di“proprietà” dell’intero curriculum è un prerequisito per la continuità formativa. La continuità formativa inglobadue forze interrelate che si integrano a vicenda: l’integrazione orizzontale (che potenzia lo sviluppo di competenzegenerali collegando le esperienze formative tra e attraverso le specialità cliniche e al di là di esse) e l’integrazioneverticale (che potenzia la pratica basata sulle evidenze collegando i progressi nelle scienze biomediche e in quellecliniche al problem solving clinico).

La continuità dell’ambiente di apprendimento promuove sia la centralità del paziente che la centralità del discente,creando maggiori opportunità per le relazioni/connessioni con i pazienti (“continuità della cura”); integrando im-portanti tematiche formative tra le varie specialità cliniche, ponendo attenzione al raggiungimento e alla verifica,appropriati in base al livello di sviluppo, delle competenze cliniche di base; promuovendo la relazione tra scienza emedicina clinica (“continuità del curriculum”); potenziando la supervisione, il modellamento dei ruoli (role mode-ling), e il tutoraggio (“continuità della supervisione”).In questo ambito si deve muovere il sistema di accreditamento della formazione, che deve essere ancora, come lo èstata negli anni passati, un’occasione e uno stimolo per far crescere tutto il sistema delle competenze.

Enrico RossiAssessore Diritto alla Salute

Regione Toscana

Il sistema della formazione sanitaria

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266SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

La legislatura che si apresi prospetta impegnati-va sotto molti profili,

venendo al pettine diversinodi del sistema di governan-ce inaugurato con la stagionedei Patti istituzionali:– la scadenza degli accordi

contrattuali del personaledipendente e degli accordicollettivi nazionali delpersonale convenzionato;

– la verifica delle intese sti-pulate tra lo Stato e leAmministrazioni regiona-li, nell’ambito del cosid-detto Patto per la salute,compresa la tenuta diquelle concernenti i Pianidi rientro delle Regioni indifficoltà;

– la rinegoziazione globaledel Patto per la salute, contutte le ricadute possibilisul sistema complessivodei rapporti istituzionali edelle strategie di riordinodei Servizi;

– la ricerca di una equilibra-ta modulazione degli im-pegni delle Istituzioni im-pegnate al fine della defi-nizione normativa del “fe-deralismo fiscale” e dellesue procedure di attuazio-ne concertata.

L’impatto degli adempimentirelativi a carico delle Istitu-zioni non è solo di naturaeconomico finanziaria, sep-pure la rilevanza sotto tale

profilo non sia certamentesecondaria.Agli impegni collegati a taliadempimenti di natura straor-dinaria, se ne aggiungono al-tri di natura corrente che na-scono come conseguenza del-le intese maturate a livellocentrale a seguito di un in-tenso lavoro dei tavoli di con-certazione attivati tra Stato eRegioni in materia di collabo-razione inter-istituzionale;questi risultano altrettantoindispensabili per conferirealla governance del sistemaadeguati strumenti operativi,con particolare riferimentoalle seguenti questioni:– la revisione delle prestazio-

ni previste dai livelli essen-ziali di assistenza (LEA) edei relativi livelli di finan-ziamento, con le conse-guenze che portano sianella ridefinizione dei rap-porti contrattuali con la sa-nità privata, che nella veri-fica delle modalità di com-partecipazione alla spesada parte dei cittadini. Suquest’ultima questione oc-corre considerare come ilPatto sottoscritto, che mi-rava a concretizzare risorseaggiuntive per 834 milionidi €, ha invece prodotto ilvituperato maxi ticket da10 € che è risultato inop-portuno, sia sotto il profilodell’inadeguato contributo

economico finanziario chesul versante della promo-zione dell’appropriatezza,ed è stato oggetto di ri-chiesta di cancellazione de-finitiva da parte delle Re-gioni. Nonostante ciò, talemisura, sospesa dal Gover-no con la manovra finan-ziaria del 2008, si ripropo-ne con piena operativitàdal prossimo 1° gennaio;

– l’attuazione e lo sviluppodelle intese in materia diprogrammazione concerta-ta degli investimenti sani-tari, che definiscono stra-tegie di riorganizzazionedelle strutture sanitarieche, per l’entità delle ri-sorse stanziate in misurapari a 5,6 miliardi di € neltriennio in corso, si pro-spettano di rilevanza e diportata compatibili con leeffettive esigenze di rior-dino degli Ospedali e dellereti di Servizi sociosanitariterritoriali e della conti-nuità assistenziale;

– la necessità di strutturareun organico, efficace ed ef-ficiente complesso di stru-menti a supporto della pro-grammazione strategica edella progettazione opera-tiva, orientate al riordinogenerale dei Servizi ed al

successo dei Piani di rien-tro delle Regioni in diffi-coltà, nonché per realizza-re un efficiente ed altret-tanto valido sistema di mo-nitoraggio dell’attuazioneprogrammatica e di valuta-zione dei risultati conse-guiti. L’insieme delle misu-re di supporto sopra richia-mate richiede la piena con-divisione dei valori e dellerisorse delle professiona-lità e delle competenze, siadi quelle maturate a livellodelle Amministrazioni sta-tali e regionali, che diquelle emergenti dai Servi-zi sanitari regionali, non-ché la fruibilità di appositie strutturati Servizi di as-sistenza tecnico scientifi-ca, di revisione di qualità edi gestione della conoscen-za, con la finalità di inci-dere in maniera sostanzialesui processi di ristruttura-zione effettiva del sistemadei Servizi, superando l’at-tuale modello di sostegno,orientato piuttosto all’assi-stenza formale e burocrati-ca degli atti scaturenti daiprogrammi di riassetto deiServizi.

La collaborazione inter-istituzionale

Mario RomeriCooordinamento

Commissione Salute

Il passaggio ad un nuovo governo dei Servizi.

(segue a pag. 272)

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio267

All’Agenzia nazionaleper i Servizi sanitariregionali è stata tra-

sferita “La gestione ammini-strativa del programma diECM e il supporto alla Com-missione nazionale per la for-mazione continua “, in attua-zione dell’Intesa Stato-Regio-ni dell’agosto 2007 (legge 244del 24/12/2007 - Legge fi-nanziaria 2008).Il ruolo ricoperto dall’Agen-zia, soggetto “terzo” tra ilGoverno e le Regioni, assumeparticolare rilievo nell’ambitodelle attività di formazionese si considera che il sistemanazionale ECM è un sistemadi formazione continua inte-grato tra livello nazionale eregionale e raggiunge un nu-mero totale di operatori sani-tari, ivi compresi i liberi pro-fessionisti, difficilmente rin-tracciabile in analoghi siste-mi di altri Paesi.Inoltre, è bene ricordare chein Italia è stato dato ai per-corsi formativi carattere diobbligatorietà, con iniziativefinalizzate allo sviluppo pro-fessionale in forma indivi-duale e collettiva degli opera-tori sanitari, con l’obiettivodi assicurare strumenti per ilmiglioramento continuo deiServizi offerti al cittadino.In questo quadro generale,negli ultimi anni il sistema siè andato sempre più caratte-

rizzando, in via sperimentale,per la presenza di progetti eprogrammi formativi predi-sposti e gestiti dal mondodelle Aziende sanitarie pub-bliche, realizzati soprattuttoattraverso lo strumento deiconvegni e dei congressi (icosiddetti eventi) che costi-tuiscono ad oggi la parte pre-valente dell’offerta formati-va, con una presenza rilevan-te di soggetti organizzatoriprivati (provider) e di contri-buti finanziari da parte del-l’industria farmaceutica ebiomedica (sponsor).Tuttavia, come tutte le fasi disperimentazione, è opportu-no valutare oggi l’esperienzafin qui condotta, riconoscer-ne i meriti fra i quali, adesempio, quello di aver coin-volto un altissimo numero dìoperatori, ma, nello stessotempo, mettere in luce i limi-ti che un’impostazione delleattività formative fin qui rea-lizzate ha prodotto. Si è trat-tato, di fatto, di una forma-zione eterodiretta, raramenteorientata agli obiettivi di svi-luppo del sistema, che hamostrato una scarsa organi-cità e rispondenza a Pianiformativi governati dal Servi-zio pubblico.Questa situazione, unita al-l’obbligatorietà dei crediti for-mativi da acquisire, ha porta-to ad una paradossale reazio-

ne di insofferenza verso il si-stema da parte di tutti i sog-getti coinvolti: le Regioni e leProvince autonome, per lascarsa rispondenza dei pro-grammi ai percorsi di sviluppoa livello locale; il livello cen-trale, per il prevalere di logi-che burocratiche e ammini-strative che hanno “gonfiato”oltre misura la macchina ope-rativa degli accreditamenti; iprofessionisti, che hanno fini-to per vivere il processo obbli-gatorio come vessatorio e noncome risorsa per il proprio svi-luppo individuale; lo stessomondo dell’Industria, coinvol-ta in un numero esorbitante ecrescente di eventi (circa75.000 annui) al cui costo erachiamata a contribuire.Era quindi necessario avviareuna riflessione sulla strutturae sulle logiche di funziona-mento del sistema che, attra-verso il lavoro di un’appositaCommissione, ha portato allastipula della citata intesaStato-Regioni nel mese diagosto 2007, recepita comedocumento fondante dell’or-ganizzazione di una “nuova”ECM, nella legge finanziaria2008.

Organi di governo del siste-ma ECML’intesa ribadisce il ruolo diorgano di governo del siste-ma disegnato dal D.lgs. 229da parte della Commissionenazionale per la formazionecontinua (di seguito Commis-sione), ridefinendone la com-posizione che vede ora rap-presentate le tre componentifondamentali: Ministeri dellaSalute e dell’Università (7membri), Regioni (8 membri)e Ordini professionali (15membri).La Commissione, che è presie-duta dal ministro della Salutee si è insediata nei primi mesidel 2008, è diretta da un Co-mitato di presidenza ristrettoe ha sede presso l’Agenzia na-zionale per i Servizi sanitariregionali (il cui direttore par-tecipa ad entrambi gli organi-smi) che viene individuata co-me “casa comune” delle trecomponenti prima richiamate.Altri organismi del sistemaECM sono il Comitato delle Re-gioni, che raccoglie i 21 refe-renti regionali dell’attivitàformativa con compiti propo-sitivi e valutativi nei confron-ti dei provvedimenti che han-

Una casa comune per l’ECM

Aldo AnconaAgenzia nazionale

per i Servizi sanitari regionali

Situazione e prospettive del sistema

di formazione continua

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no ricadute sui sistemi regio-nali e l’Osservatorio nazionaledella formazione permanente,a partecipazione regionale eprofessionale, con compiti dimonitoraggio e valutazionedelle attività svolte.La Commissione è infine sup-portata, quale organo consul-tivo, dalla Consulta nazionaledella formazione permanen-te, composta da rappresen-tanze delle Organizzazionisindacali, delle Società scien-tifiche, dei provider accredi-tati, dall’Università e dagliEnti di ricerca.Come si vede, si tratta di unsistema complesso di gover-nance, reso necessario dallapluralità di soggetti coinvolti,istituzionali e professionali, ilcui funzionamento può pre-sentare rischi di rallentamen-ti, conflitti e inefficienze.

Criticità e linee di sviluppoPer quanto attiene alla disci-plina dei crediti, l’indicazionedell’intesa di agosto è quelladell’obbligo di acquisizioneda parte dei professionisti di150 crediti nel triennio 2008-2010, con un meccanismo direcupero dei crediti acquisitinei precedenti anni di speri-mentazione. Questa quantitàdi crediti, abbinata all’indica-zione, del tempo da dedicareannualmente all’aggiorna-mento professionale per cia-scun operatore, pari ad unasettimana annua di 40 ore,porta alla proporzione, ap-prossimativa, che un creditocorrisponda ad un’ora di ag-giornamento.In realtà, ciò accade solo inparte, in quanto la corrispon-denza crediti/tempo formati-vo non è omogenea tra meto-dologie formative e non è

nemmeno omogenea tra le di-verse Regioni.È, quindi, necessario e urgen-te formulare al più presto in-dirizzi omogenei e chiari diattribuzione dei crediti inrapporto al tempo formativoevitando disparità, altrimentisi corre il rischio che vengameno il carattere “nazionale”ed “universalistico” del pro-cesso formativo e si creinodifferenziazioni difficilmenterecuperabili.Un’ulteriore criticità rilevataconsiste nello stato ampia-mente incompleto di defini-zione degli archivi regionali edell’anagrafe nazionale deicrediti che è affidata in ge-stione al COGEAPS (Consorziogestione anagrafìca delle pro-fessioni sanitarie) facente ca-po alle Federazioni nazionalidegli Ordini, Collegi e Asso-ciazioni professionali.Attualmente, il COGEAPS di-spone di fatto solo degli ar-chivi relativi ai crediti attri-buiti per programmi formativiaccreditati a livello naziona-le. L’assenza di dati nazionalicompleti e la parzialità deidati regionali impediscono, difatto, il controllo del rispettodei vincoli da parte di ognisingolo professionista, ma so-prattutto non consentono diattivare una funzione valuta-tiva del grado di attuazionedegli obiettivi formativi che èalla base di una seria formu-lazione del Piano nazionaledella formazione e dei Pianiregionali e provinciali.

Nuove metodologie di for-mazioneCome dicevamo precedente-mente, attualmente l’acquisi-zione dei crediti è eccessiva-mente squilibrata, dal mo-

mento che vengono realizzatisoprattutto “eventi” e sonoinvece poco diffuse forme al-ternative di formazione che,seppure previste, appaionoancora poco praticate.La stessa intesa di agosto2007 auspicava lo sviluppo diattività connesse alla forma-zione a distanza, all’e-lear-ning e alla formazione sulcampo. La nuova Commissio-ne dovrà quindi prendere inesame la disciplina delle nuo-ve metodologie – anche sullabase dei lavori già predispostidalla precedente Commissio-ne – esaminandone i conte-nuti in termini di;– quantificazione dei crediti;– requisiti dei provider (che

nel caso di nuove metodo-logie hanno caratteristichee operatività diverse daquelli tradizionali);

– obiettivi formativi neltriennio.

La strada da percorrere è, insostanza, quella che porta adun significativo riequilibrionella composizione dei dossierformativi tra le diverse tipolo-gie – eventi, formazione a di-stanza, formazione sul campo– potenziando gli ultimi duestrumenti di formazione.Sarà compito della Commis-sione, in particolare, poten-ziare lo strumento formativocostituito dalla formazionesul campo. Da più parti, in-fatti, viene segnalato l’ecces-sivo appiattimento generatodalla definizione di un debitoformativo indistinto ugualeper tutte le categorie profes-sionali e, all’interno di cia-scuna categoria, tra diversediscipline o caratteristicheprofessionali.Senza intaccare il principiouniversalistico della parità di

crediti che afferma la volontàdi un obbligo per tutti glioperatori sanitari, la diversavalorizzazione delle metodo-logie di formazione sul cam-po potrebbe consentire di ri-conoscere il valore di aggior-namento professionale delleattività svolte dalle diversecategorie professionali.In prima istanza, si può pre-vedere che la materia vadaapprofondita valutando icontenuti formativi connessiad attività legate all’operati-vità interprofessionale e aquelle in crescente sviluppolegate al miglioramento con-tinuo della qualità dei se-guenti Servizi;– consulti,– progetti qualità,– linee guida,– risk management,– pubblicazioni scientifiche,– ricerca.

Procedure di accredita-mentoIn materia di accreditamentodei provider il primo punto daaffrontare è quello del pas-saggio all’accreditamento de-gli eventi all’accreditamentodei provider previsto dall’in-tesa di agosto.Si tratta di un passaggio fon-damentale per l’impostazionedel “nuovo” sistema ECM che,ad oggi, appare non suffi-cientemente chiarito; alcuneRegioni hanno iniziato a spe-rimentare le nuove forme pre-viste, benché in assenza diindirizzi e principi – in temadi requisiti necessari – validia livello nazionale. Ciò nonpuò che contribuire a raffor-zare disuguaglianze territo-riali del sistema e a indurrecomportamenti distorti daparte dei provider.

268SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio269

Il primo compito della Com-missione, a questo riguardo,sarà quello di definire i requi-siti o almeno i principi gene-rali da declinare successiva-mente a livello regionale eprovinciale. Il lavoro di defi-nizione dei requisiti può av-venire partendo da documen-ti già prodotti dalla prece-dente Commissione e dallesperimentazioni in atto in al-cune realtà regionali, affi-dando alla prima sezione del-la Commissione e al Comitatodelle Regioni, ad essa appog-giato, il compito di formularerapidamente proposte.Un ulteriore aspetto da pren-dere in considerazione, cheappare oggi confuso o co-munque scarsamente discipli-nato, attiene al rapporto traaccreditamento regionale eaccreditamento nazionale.Come è noto, la differenzatra le due diverse tipologiefa riferimento sostanzial-mente alla localizzazione deicorsi o al target formativodel progetto, nella misura incui esso sia limitato all’ambi-to regionale o sia invece ri-volto all’intera comunità na-zionale dei professionisti. Iltema, apparentemente sem-plice, può indurre fenomenidistorti in considerazionedell’esistenza del principiodel mutuo riconoscimento deicrediti ovunque acquisiti. Èevidente, infatti, che l’appli-cazione estensiva del princi-pio – l’assenza cioè di unadisciplina sulla partecipazio-ne alle iniziative da parte deisoggetti di altre Regioni –potrebbe far venir meno lostesso principio di differen-ziazione regionale o nazio-nale dei provider e incentiva-re comportamenti non cor-

retti da parte dei provider;anche in considerazione delfatto che i due differenti ca-nali possono essere caratte-rizzati da diversità, sia neicriteri di accreditamento chenei connessi oneri a caricodel provider.La materia, inoltre, divieneulteriormente complessa nelcaso di sviluppo delle meto-dologie nuove quali la forma-zione a distanza e lo sviluppodi piattaforme di e-learning,dal momento che, evidente-mente, appare più difficileindividuare per esse confini“territoriali” di applicazione.

Conflitto di interessiII tema del conflitto di inte-ressi è già stato oggetto dianalisi da parte della prece-dente Commissione, e quindiè necessario prendere le mos-se dai documenti prodotti edai più recenti contributi diesperti della materia, per ar-rivare ad una disciplina chia-ra ed unitaria del problemanelle sue due componenti: lesponsorizzazioni degli eventio dei progetti da parte di sog-getti terzi e la scelta delle fi-gure professionali chiamateal ruolo di docenza.Per quanto riguarda le spon-sorizzazioni, è noto come ilproblema principale sia il fre-quente (o addirittura genera-lizzato) collegamento di sin-goli eventi formativi a speci-fici prodotti (farmaci, dispo-sitivi) in uso nelle procedurediagnostiche e cliniche, cheporta al coinvolgimento del-l’industria direttamente inte-ressata ai prodotti medesimi.Sebbene sia fuori discussioneche la sponsorizzazione for-nisca al sistema un apportofinanziario non trascurabile e

difficilmente sopprimibile,occorre, tuttavia, disciplinareil ricorso a tale pratica, po-nendosi nell’ottica di rag-giungere un obiettivo di tra-sparenza. Sicuramente il pas-saggio all’accreditamento deiprovider sulla base di pianiformativi integrati anziché disingoli eventi dovrebbe dareun contributo significativoalla soluzione del problema;così come il ridimensiona-mento di questa metodologiaformativa a vantaggio di altrepiù innovative.Analogo obiettivo di traspa-renza occorre perseguire inmateria di scelta dei docentiche oggi presenta problemianaloghi a quelli già visti intema di sponsorizzazioni(pressione esercitata daglisponsor, cui spesso è affidataanche la collaborazione al-l’organizzazione degli eventi,per individuare figure profes-sionali già legate all’uso e al-la sperimentazione di deter-minati prodotti e procedure).Sicuramente la dichiarazionepreventiva del docente circal’assenza di conflitti di inte-resse contribuisce alla traspa-renza della procedura, ma cisi deve chiedere se ciò è suffi-ciente o se occorre una disci-plina più puntuale che limitiil campo di scelta dei profes-sionisti nell’ambito del siste-ma sanitario pubblico.

Valutazione “ex post”È innegabile che anche il si-stema di formazione continuasoffre di un male che è tipicodell’intero sistema sanitario:la buona capacità progettualenon si accompagna ad efficacisistemi di valutazione “ex po-st” dei processi attivati chesiano in grado di fornire indi-

cazioni utili alla valutazionee quindi alla riprogettazionedei programmi.L’intesa di agosto ha valuta-to questa caratteristica ne-gativa del sistema preveden-do la creazione di un Osser-vatorio nazionale della for-mazione continua che operiin rete con analoghi Osserva-tori regionali e provincialiper una verifica e controllodelle attività formative svol-te, della loro coerenza congli obiettivi e del manteni-mento dei requisiti da partedei provider. Per alcuniaspetti tale compito assumequindi anche carattere di ve-rifica amministrativa sull’at-tività svolta e, in quanto ta-le, andrà in qualche modo di-sciplinata.Il lavoro che l’Osservatorio hadavanti non è semplice e sidovrà alimentare di appositestrumentazioni tecniche, distandard e di indicatori diverifica.A questo riguardo è opportu-no tener presente che esistegià una sperimentazione a li-vello regionale di queste fun-zioni; per cui, partendo dairisultati raggiunti, occorreràassegnare alla terza sezionedella Commissione, cui l’Os-servatorio è appoggiato, ilcompito di definirne al piùpresto finalità, modalità ope-rative e relazioni con gli altriorganismi costituenti il siste-ma nazionale ECM.

Il presente articolo e il se-guente sono stati pubblicatisu “Monitor. Elementi di ana-lisi e osservazione del sistemasalute”, trimestrale dell’Agen-zia nazionale per i Servizi sa-nitari regionali, anno VII, n.21, 2008.

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270SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Allo scadere del quin-quennio sperimentaledel sistema ECM, la

FNOMCeO ha ritenuto fosseindispensabile promuovereuna riflessione a tutto campoche non è stata il prodotto diuna ristretta cerchia di addet-ti ai lavori ma ha coinvoltotutte le espressioni organiz-zate delle professioni sanita-rie mediche e non mediche.Abbiamo dunque avviato unlavoro rigoroso e paziente dicoinvolgimento di Organizza-zioni sindacali, Ordini, Colle-gi, Associazioni, Societàscientifiche per condividerevalutazioni sulla esperienzatrascorsa e prospettive.Questo lavoro è confluito indue documenti distinti, maampiamente convergenti, si-glati rispettivamente da 15 si-gle di Organizzazioni sindacalimediche e odontoiatriche e datutti i responsabili nazionalidegli Ordini, Collegi e Associa-zioni delle professioni sanita-rie (visionabili sul sitowww.fnomceo.it, ndr).Entrambi i documenti sonodiventati il punto di riferi-mento di tutta l’azione messain campo dai rappresentantidelle professioni nell’ambitodel Comitato ristretto inse-diato dal ministro Livia Turcoagli inizi del 2007. Nell’ambi-to di un confronto certamen-te non facile con le compo-

nenti regionali, fortementeorientate ad una marcata de-voluzione del sistema, tantoda prevedere di fatto il supe-ramento di un organismo na-zionale di indirizzo, è statofinalmente condiviso un do-cumento che riequilibra il si-stema ed è potenzialmente ingrado di rilanciarlo comestrumento di qualità resa epercepita.L’Accordo Stato-Regioni del1° agosto 2007 ha recepito ildocumento nella sua interez-za, i cui contenuti sono poistati assunti dalla legge finan-ziaria per il 2008, assegnandoall’Agenzia nazionale per iServizi sanitari il compito di“casa comune” in materia diformazione continua in Medi-cina per le Istituzioni del Go-verno centrale, le Regioni e iprofessionisti della sanità,riuniti nella nuova Commis-sione nazionale per l’ECM.Il progetto così delineato sicaratterizza sotto tre profili.

1. Profilo istituzionale: l’ac-cordo, nel confermare il per-manere di una Commissionenazionale ECM, nel mantene-re una composizione pariteti-ca Istituzioni/professioni,nel prevedere compiti e fun-zioni di soggetto che detta leregole generali del sistemavalide su tutto il territorionazionale, nel conservare un

ruolo di promozione, svilup-po e valutazione delle atti-vità svolte e della innovazio-ne, corregge “verso l’alto”quelle asimmetrie regionalidi qualità e quantità di offer-ta formativa, più volte de-nunciate a consuntivo delquinquennio sperimentaleECM. La stessa previsione diun doppio sistema di accredi-tamento (nazionale e regio-nale) delinea una sorta dimodello competitivo delle at-tività sulla base della qualitàe la garanzia di una sussida-rietà “centrale” in caso di in-sufficienza “periferica”. Inparticolare, noi crediamo chesi debba valorizzare la gover-nance, intesa come piena par-tecipazione e coinvolgimentodei professionisti nella orga-nizzazione e gestione del si-stema, un modello che cistiamo sforzando di replicare,non senza difficoltà ed osti-lità, a livello regionale.

2. Profilo organizzativo-ge-stionale: pur tra le tante in-certezze e timidezze che ca-ratterizzano i ruoli delleAgenzie dei Servizi sanitari,

ai vari livelli disegnate e au-spicate più come strumentitecnici a disposizione delleAmministrazioni piuttostoche come soggetti terzi dipromozione e tutela dellaqualità, appropriatezza, effi-cacia e sicurezza dei Servizi,assume un significato positi-vo l’inserimento, sotto il pro-filo organizzativo, della Com-missione nazionale ECM al-l’interno della Agenzia nazio-nale per i Servizi sanitari re-gionali. Ritengo questa sceltauna interessante anticipazio-ne di un ruolo diverso di taleAgenzia, un ruolo cioè piùforte, più autonomo, più au-torevole nella promozione enel monitoraggio dei princi-pali determinanti della qua-lità dell’intero sistema sani-tario fra i quali sicuramenteva ricompreso il sistema dellaformazione continua. Ap-paiono altresì fortemente in-novative le previsioni di livel-li tecnici di coordinamentodelle Regioni al fine di alli-nearne quanto più possibilele perfomance e quella del-l’Osservatorio nazionale cherende finalmente disponibili i

Oltre la sperimentazione

Amedeo BiancoPresidente Federazione nazionale degli Ordini

dei medici chirurghi e degli odontoiatri

Gli elementi costitutivi istituzionali,

organizzativi, gestionali e tecnico professionali

della formazione continua

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report sugli aspetti quali-quantitativi delle attività for-mative messe in campo sulterritorio nazionale al fine disollecitare eventuali azioni disupporto e di sussidiaretà.In ambito organizzativo va ri-cordata una esperienza asso-lutamente nuova e forse uni-ca in Europa che, nel nostroPaese, è già a buon punto, ov-vero il COGEAPS (Consorziogestione anagrafica delle pro-fessioni sanitarie). Questosoggetto strumentale degliOrdini, Collegi e Associazioniprofessionali ha predispostouna anagrafica elettronicanazionale di tutti i professio-nisti sanitari ed è in grado dioperare tutte le transazioniconnesse alla individuazione,attribuzione, e certificazionedei crediti formativi e delleloro tipologie in capo ad ognisingolo professionista. Si trat-ta di milioni di transazionielettroniche che è possibilegarantire a costi unitari bas-sissimi (pochi centesimi atransazione) disponendo nelcontempo di una banca datiunica e straordinaria in gradodi rilevare in tempo reale atti-vità svolte, fabbisogni soddi-sfatti, aree scoperte di offertaformativa e così via. Tale si-stema nazionale affiancheràquelli regionali ove costituitiod ove intendono autonoma-mente costituirsi e sarà a di-sposizione di tutti gli Entipubblici e privati aventi legit-timi interessi nel sistema.Una riflessione tutta partico-lare merita il tema delle risor-se a disposizione, che non es-sendo generose, richiedonoun grande sforzo di efficaciae di efficienza al sistema. Inassoluto e nello specificoconsideriamo il principio del-

la compatibilità economicauna questione etico deonto-logica e civile dalla quale nonsottrarsi. Non ci spaventa,dunque, in questi tempi diffì-cili restare nell’ambito dellerisorse disponibili, purché lagestione sia partecipata, tra-sparente e condivisa nelleAziende sanitarie.Ragionando di costi, non vadimenticato che anche per iliberi professionisti è statoprevisto l’obbligo formativo;a questi credo andrebbe rico-nosciuta almeno una dedu-zione fiscale per gli oneri ri-conducibili a tali obblighi, ri-chiesta che finora non ha tro-vato seguito.Un tema delicato riguarda lerisorse private, che possonocreare problemi in una corni-ce di potenziali conflitti diinteresse.Noi riteniamo che il sistemaECM non possa né debba farea meno di queste risorse seprotetto da misure e proci-dure di trasparenza e di tute-la della autonomia e indipen-denza della formazione. Perquesto abbiamo aperto unafase nuova nelle relazioni traIndustria e professioni e vo-gliamo continuare a lavorarein questa direzione premian-do la convergenza di interessilegittimi, scoraggiando e san-zionando la convergenza suinteressi non legittimi.

3. Profilo tecnico-professiona-le: in accordo con una vastaletteratura internazionale,siamo perfettamente consa-pevoli dei limiti del sistemaECM nel realizzare migliora-menti degli outcomes sanitarie degli skills professionali,ma ciò nonostante è innega-bile il merito di aver proposto

e valorizzato la “cultura dellaformazione permanente” co-me attività sistematica estrutturale delle organizza-zioni sanitarie.Anche sotto questo profilovanno perseguiti quegli ele-menti di equilibrio tra esi-genze, dell’organizzazione edesigenze del singolo o deigruppi di professionisti; que-sto perché le prime non pos-sono espropriare le seconde equeste ultime, non possonoprescindere dalle prime.Questo mix di legittime esi-genze, questa governance diidentità e responsabilità neltesto dell’Accordo Stato-Re-gioni trova un interessantepunto di equilibrio nel dos-sier formativo individuale diciascun professionista armo-nizzato con il Piano formati-vo aziendale, sancendo cosiuna alleanza cooperativa for-te tra l’organizzazione e isuoi professionisti.Pur continuando a chiamarsiECM, il nuovo sistema si muo-ve ormai nella direzione delScp (Sviluppo continuo pro-fessionale) e proprio per que-sto valorizza sempre più lacosiddetta formazione sulcampo, assumendo a fini for-mativi tutte quelle attivitàcapaci di intercettare cono-scenze e competenze, rappor-tandole alle quotidianità de-gli interventi preventivi, cli-nico assistenziali e riabilita-tivi (revisioni tra pari, audit,attività di tutoraggio, parte-cipazione a gruppi di lavoro,sulla sicurezza, sulle infezio-ni, sulla qualità, etc).Nei mesi scorsi è stata avviatauna esperienza di fad (forma-zione a distanza) blended chevede coinvolti il Ministerodella Salute, la FNOMCeO e

l’IPASVI. Un corso di forma-zione sul cruciale tema dellagestione del rischio clinico èstato reso disponibile attra-verso i portali on line delledue associazioni professiona-li e il medesimo testo sottoforma di volume è stato in-viato a tutti i medici italiani(circa 350mila). Entrambi glistrumenti contengono i que-stionari di valutazione e digradimento, consentendo adogni professionista di conse-guire 20 crediti ECM.Questa iniziativa contiene al-meno quattro elementi di for-te innovazione:1. Per la prima volta un pro-

getto di interesse naziona-le viene tradotto in una of-ferta accessibile a livellonazionale.

2. Per la prima volta un pro-getto coinvolge più sog-getti istituzionali.

3. Per la prima volta un pro-getto completamente strut-turato si sviluppa all’in-terno di un’offerta di for-mazione a distanza via in-ternet.

4. Per la prima volta il costounitario dei crediti offertiè di pochi centesimi.

ConclusioniLa FNOMCeO continuerà adadoperarsi con impegno nelprogetto di formazione conti-nua in Medicina, purché que-sta non venga ridotta ad unaanonima funzione aziendale oad un burocratico obbligo am-ministrativo. Siamo convintiche l’ECM possa infatti pro-muovere una cultura di pienocoinvolgimento dei professio-nisti nel governo delle attivitàsanitarie, aprendo la strada atemi essenziali quali quellidella sicurezza delle cure, del-

N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio271

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272SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

l’appropriatezza e dell’effica-cia basata sull’uso sistematicodelle linee guida, dei proto-colli diagnostico-terapeutici,della promozione della ricercaapplicata e della formazione

dei professionisti.Crediamo e ci adoperiamo af-finché questi temi siano glielementi costitutivi di quelgoverno della qualità che loStato deve garantire all’inter-

no delle identità e diversitàregionali, interpretando i li-velli essenziali di assistenzanon come un insieme di quan-tità indistinte di atti profes-sionali e di Servizi, ma soprat-

tutto come un patrimonio dicompetenze, conoscenze,comportamenti e valori etici ecivili, sui quali in realtà i cit-tadini misurano la propria fi-ducia e il proprio consenso.

(segue da pag. 266): La collaborazione inter-isti-tuzionale

In maniera particolare la rea-lizzazione degli interventi diriordino, al fine di incideresui sistemi di produzionedelle prestazioni e di far ma-turate processi di migliora-mento qualitativo dei Servi-zi, richiede l’attivazione distrumenti di formazione con-tinua che consentano di farcrescere la consapevolezza ela responsabilità di tutti glioperatori impegnati nei Ser-vizi tecnico sanitari e di sup-porto in relazione al ruolo ef-fettivo loro riservato nellaprogrammazione strategicaed operativa.Occorre pertanto conferire lamassima incisività al proget-to di attuazione dell’intesaStato-Regioni dell’estatescorsa per la riorganizzazio-ne del sistema della forma-zione continua in sanità, conla consapevolezza che solo lapiena operatività della nuovosistema di gestione dell’ECM

fino dal prossimo anno potràconferire il necessario soste-gno ai processi di riorganiz-zazione dei Servizi, indi-spensabili per conseguire gliambiziosi obiettivi fissatidalla programmazione nazio-nale e regionale di settore.Solo la programmazione con-giunta delle iniziative di svi-luppo delle conoscenze e dicondivisione delle linee diazione potrà consentire l’ef-fettivo trasferimento inter-istituzionale delle miglioripratiche a servizio comunedei governi regionali, anchedi quelli che operano in si-tuazioni di disagio.Gli obiettivi strategici dellaprogrammazione ECM devonopertanto dedicare massimaattenzione all’affermazioneed allo sviluppo in tutti i “si-stemi di governo” dei Servizisanitari, di processi orientatiall’uso economico, appropria-to e di qualità delle risorse, apartire da quelli propri deisoggetti di carattere istitu-zionale – dal Governo nazio-nale, da quelli regionali e

dalle Istituzioni locali, nelleforme previste dall’ordina-mento – a quelli generali del-le Aziende sanitarie locali edospedaliere, alle forme di go-verno clinico espresse dalleprofessioni sanitarie e dalleloro associazioni.Occorre pertanto superare lelogiche attuali del sistema,basate sul rispetto formale eburocratico dei vincoli postidal Patto per la salute, perpassare ad un moderno siste-ma di governo dei Servizi do-ve tutti gli attori portatori diinteressi siano orientati dalogiche di valutazione diffe-renziale degli esiti dei pro-grammi gestionali adottati e,conseguentemente inseriti invirtuosi processi di incentiva-zione premiale dei “buoni ri-sultati” conseguenti alle“buone pratiche adottate”.Occorre infatti perseguire imigliori risultati nel settoredello sviluppo di percorsi as-sistenziali di qualità, orienta-ti alla centralità del cittadinoe dei suoi bisogni di salute edalla gestione economica dei

processi di produzione deiservizi, perseguendo:1. La riduzione degli stan-

dard di dotazione dei postiletto ospedalieri.

2. Lo sviluppo di misure dicontenimento del fabbiso-gno di personale, correlateal miglioramento dei livelliorganizzativi ed all’appli-cazione di incentivi sullaresponsabilizzazione dellestrutture.

3. La determinazione di para-metri di misura e di valo-rizzazione della comples-sità delle strutture e di va-lutazione degli esiti dellerelative funzioni.

4. L’incremento dell’incisivitàdelle misure di controllo digestione anche nelle Re-gioni interessate da pianidi rientro.

5. L’introduzione di soglieoperative per funzioni dialta specialità con indivi-duazione dei bacini diutenza minimi da condivi-dere, anche per bacini diutenza interregionali o na-zionali.

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio273

Il ruolo delle RegioniAlberto ZanobiniMembro Commissione

nazionale ECM

La formazione continuadegli operatori sanitari,ormai conosciuta sotto

l’acronimo che suscita inevi-tabili ansie negli operatori –ECM – ha costituito un im-portante banco di prova e disperimentazione dei nuovirapporti tra Stato centrale eGoverni regionali a seguitodella legge costituzionale diriforma del titolo V della Co-stituzione. Infatti il sistemadi accreditamento deglieventi residenziali avviatodalla Commissione nazionaleper la formazione continuain sanità è partito formal-mente all’inizio del 2002 pro-prio pochi mesi dopo che lariforma costituzionale ha vi-sto la luce. La Commissione nazionaleper la formazione continuaistituita nel corso del 2002ha assunto una serie di de-terminazioni con la quale hadisegnato una progressivaentrata a regime – dopo unperiodo di sperimentazione –del programma ECM. La pri-ma tappa della fase a regimeè stata riservata agli eventiformativi residenziali a parti-re dal 1 Gennaio 2002. Suc-cessivamente è intervenutol’Accordo Stato-Regioni nellaConferenza del 20/12/2001che ha in parte tenuto contodel fatto che su questa mate-ria la potestà legislativa è

concorrente secondo le modi-fiche apportate dall’art. 117della Costituzione dalla leggen.3/2001. La Conferenza hafatto dunque proprie leistanze regionali stabilendoche, in fase di prima applica-zione, il ruolo delle Regioni èil seguente: “analisi dei biso-gni formativi, individuazionedegli obiettivi formativi, ac-creditamento dei progetti diformazione”. Da questo scenario sonoemerse fin da subito le se-guenti criticità:– La “tutela della salute” è

una materia per la quale lapotestà legislativa è con-corrente ai sensi del nuovoart.117 Cost. Nelle materiedi legislazione concorrentespetta alle Regioni la pote-stà legislativa, salvo cheper la determinazioni deiprincipi fondamentali.Tanto è vero che l’AccordoStato-Regioni in premessadice che “in attesa che, insede di adeguamento dellenorme attualmente previ-ste dal D.Lgs.502/92 e suc-cessive modifiche e integra-zioni, siano fissati i princi-pi fondamentali in materiasi conviene di attenersi alleprocedure attuative di cuiai punti successivi (!)”.

– Non si è tenuta in nessunconto la cosiddetta forma-zione sul lavoro (comandi

formativi, tirocini, stages,incontri di lavoro). La con-siderazione di tali percorsiformativi nel monte creditiche l’operatore deve accu-mulare nel periodo previ-sto, oltre ad essere piùaderente alla realtà opera-tiva del sistema sanitario,consente di controbilan-ciare un meccanismo cherischia altrimenti di nonfar governare alle Aziendei processi formativi.

– Non è stato avviato il pro-cesso prioritario di defini-zione dei requisiti dei sog-getti formativi (provider)che l’art. 16-ter affidavaalla Commissione naziona-le per la formazione. Il si-stema di accreditamentodei singoli eventi ha con-sentito di costituire un in-diretto riconoscimento disoggetti formatori pubblicie privati richiedenti l’ac-creditamento di singolieventi a prescindere dalpossesso di requisiti mini-mi di qualità.

Fin da subito si è capito dun-que che un sistema fortemen-te accentrato a livello mini-steriale era inevitabile che

trovasse sul suo cammino leRegioni, con il loro nuovoruolo costituzionale. Infatti,il sistema disegnato dalla co-stituzione novellata fa sì chesulle materie di legislazioneconcorrente, e nello specificoappunto la “tutela della salu-te”, la Regione non giochipiù soltanto un ruolo di hol-ding del sistema sanitario re-gionale, ponendosi ben oltre,come soggetto istituzionaledi governo di un territorio edi governance degli attori ri-levanti quali le Università, gliOrdini, Collegi e Associazioniprofessionali, Sindacati e So-cietà scientifiche.La precedente Commissionenazionale ha dato un’interpre-tazione del dettato costituzio-nale facente perno sui livelliessenziali di assistenza che –come è noto – costituisconomateria di legislazione esclu-siva e di pertinenza statale. Ilragionamento che si è fatto èche essendo la formazionestrumentale al raggiungimen-to di una qualità della presta-zione verso il cittadino, la ma-teria della formazione conti-nua viene attratta nell’alveocostituzionale di pertinenza

L’Accordo di riordino ed il Piano formativo

aziendale

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1 In questo senso anche la Relazione della Commissione nazionale (10/12/2002) preparatoria della Conferenza Stato Regioni ove si dice che “ilmantenimento di una omogenea competenza professionale degli operatori sanitari è condizione essenziale per assicurare l’unitarietà dell’ordina-mento sanitario di un Paese”.2 Cfr. art. 3 D.L. 7 febbraio 2002, n.8 convertito nella legge 4 aprile 2002, n.56 e successivo decreto ministeriale di attuazione.3 Repertorio atti n. 1667 del 13 marzo 2003.4 Rassegna “Sanità futura 2003”, 26 marzo 2003.

statale1. Inoltre si fa leva an-che sul novellato art. 120 del-la Costituzione laddove stabi-lisce che devono essere evita-te soluzioni che “ostacolino inqualsiasi modo la libera circo-lazione delle persone”. Tale in-terpretazione non trova coe-renza con le altre norme costi-tuzionali le quali disegnanoun forte ruolo delle Regioninon solo, come è noto, in ma-teria di organizzazione sanita-ria, ma anche nelle materieattinenti alla formazione edalle professioni.Le Regioni hanno così inizia-to a rivendicare un ruolo, tan-to più quelle come la Toscanaove la cultura della program-mazione e del governo dellerisorse umane sono semprestate viste come compito isti-tuzionale regionale non certoespropriabile sia pure attra-verso processi di accredita-mento di singoli eventi for-mativi. Alcune Regioni hannopertanto iniziato a struttura-re processi e sistemi di gover-no della formazione, soprat-tutto quella che storicamentesi svolge all’interno del siste-ma delle Aziende sanitarie. Se la programmazione deiServizi sanitari trova formanel Piano sanitario regionalee le risorse destinate alla for-mazione sono del Fondo sani-tario regionale, si è vissutocome un monstrum istituzio-nale quello di inviare eventiformativi per l’accreditamen-to al Ministero della Salute.Restava inoltre il punto criti-

co che l’aver stabilito un ob-bligo pur sganciato da un arti-colato sistema di sanzioni epremi come conseguenza, hasicuramente avuto l’effetto,da una parte, di scatenare unmercato molto spesso di qua-lità inadeguata – fatto dieventi sganciati da qualunquecontesto organizzatorio ovel’operatore, pur essendo unprofessionista, va comunque acollocarsi – e, dall’altro, di ali-mentare un’ansia negli opera-tori spesso amplificata da sog-getti interessati a creare unmercato definito con una for-mula efficace “corsificio”.Come dicevamo, alcune Regio-ni si sono mosse nel giocareun ruolo almeno sul sistemasanitario pubblico ma l’ele-mento di debolezza era rap-presentata dal fatto che i cre-diti regionali potevano trova-re una degradazione una voltausciti dal territorio regionale.L’obiettivo delle Regioni ades-so era diventato quello del“mutuo riconoscimento” deicrediti sul territorio nazionalee su questo terreno si è apertauna forte dialettica tra Com-missione nazionale e Regionianche perché la presenza deirappresentanti regionali inse-riti nella Commissione nazio-nale a seguito della riformanon garantiva abbastanza leRegioni nel gioco della rappre-sentatività istituzionale2.Questa dibattito culturale cheha preceduto l’ormai noto Ac-cordo Stato Regioni del 13marzo 20033 ha avuto sicura-

mente un importante effettodi trascinamento nei confrontidi molte Regioni italiane finad allora non pienamente con-sapevoli della rilevanza politi-ca e istituzionale della parti-ta. Dall’Accordo 2003 in poiinfatti le Regioni si sono sem-pre più confrontate sul terre-no delle esperienze avendo ot-tenuto l’importante riconosci-mento costituito dal punto 7dell’Accordo ove è stabilitoche “i crediti rilasciati dalleRegioni hanno validità su tut-to il territorio nazionale”.Altro momento importantecome frutto di questo proces-so di crescita di ruolo, ancheper la sensibilità e l’atteggia-mento fortemente dialogantecon le Regioni della Segrete-ria della Commissione nazio-nale, è stata la creazione condecreto ministeriale della se-zione “Regioni” all’internodella Commissione nazionaleche ha avuto come effettoquello di riesaminare critica-mente e mettere in discussio-ne fortemente alcuni punti diprincipio del documento pre-sentato dalla Commissionenazionale sempre nel marzo2003 a Cernobbio4, ove attra-verso la sperimentazione del-la formazione a distanza e lasperimentazione di un siste-ma di accreditamento dei pro-vider, la uscente Commissio-ne nazionale ha comunquecercato di riposizionarsi sem-pre con un ruolo forte nel si-stema formativo. Ma ormai le Regioni ci sono e

per questo si è pensato di ren-dere stabili dei momenti diconfronto delle esperienzeche stanno configurandosianche molto diversificate sulterritorio nazionale. Si pensial progetto Osservatorio sullaqualità della formazione con-tinua avviato dal Ministerodella Salute in collaborazionecon dieci Regioni italiane eguidato dall’Emilia-Romagna.Il primo sistema nazionaleECM è stato pensato in chiaveprofessionalizzante e di ulte-riore qualificazione in sensotecnico, mentre le Regionihanno interesse a svilupparetutta un’ulteriore serie di am-biti di apprendimento chevanno dal comportamento or-ganizzativo alla comunicazio-ne, dal sistema budgetario alproblem solving, dalla bioeti-ca alla carta dei servizi, dallacapacità di team building allosviluppo della leadership, algoverno clinico. Inoltre èaperto il dibattito anche sulleforme dell’apprendimento dalmomento che stanno emer-gendo sviluppi di valorizza-zione di tutte quelle tipologiedi formazione sul campo (onthe job) di cui il mondo sani-tario è estremamente ricco eche hanno portato progressi-vamente a ripensare il model-lo nazionale tutto centratoinvece su paradigmi di forma-zione di tipo tradizionale/re-sidenziale. È noto infatti co-me nelle organizzazioni com-plesse della sanità italiana al-bergano miriadi di “momenti

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5 In questo senso vedi sia la citata delibera GRT Toscana 849/2002 Allegato A punto / lett. i)-n) ma anche il documento proposto dalla Commis-sione formazione della Regione Emilia-Romagna.

formativi” quali gli audit cli-nici, consensus meeting, riu-nioni programmate di aggior-namento professionale etc.5

I Piani sanitari regionalihanno da sempre assegnatoalla formazione un ruolostrategico ai fini dello svi-luppo degli obiettivi di salu-te, come strumento di cresci-ta e di condivisione culturaleche riguarda non solo glioperatori sanitari, ma l’inte-ro sistema delle competenzee delle professionalità.L’approccio regionale è infattidiverso da quello nazionale inquanto punta a inserire i per-corsi formativi del personaledipendente e convenzionatoin una cornice di programma-zione. L’accreditamento dellaformazione è stato visto quin-di come opportunità di cam-biamento; può costituire in-fatti un momento di crescitadel sistema delle Aziende so-prattutto sul piano della pro-grammazione delle attivitàformative in coerenza con lapianificazione strategica, ar-rivando ad un sistema che, dauna parte, garantisca la qua-lità degli eventi e, dall’altra,garantisca la funzione di as-segnazione dei crediti ai sin-goli operatori.Molte di queste istanze sonostate accolte nel nuovo Accor-do di riordino del sistema diformazione continua in medi-cina. Punti chiave del nuovoECM che esprimono al meglioil superamento della vecchiaimpostazione sono proprio:– Dossier formativo.– Piano della formazione

aziendale.– Conflitto di interesse.

Il Dossier formativo è lo stru-mento di programmazione evalutazione del percorso for-mativo dell’operatore sanita-rio; viene elaborato e aggior-nato nell’ambito del Diparti-mento o della struttura di ap-partenenza ed è correlato alprofilo professionale e alla po-sizione organizzativa. Esso ri-sulta composto da un pro-gramma organico che copretutta la carriera lavorativa delsingolo professionista e per-mette di superare la visione diuna formazione concepita erealizzata come attività episo-dica e discontinua ricondu-cendola a processo articolatosupportato da momenti e fun-zioni organizzative definite.La definizione dei Dossier for-mativi permette di soddisfare ireali bisogni formativi del sin-golo professionista ponendol’accento sul fattore umanoche tanto è rilevante per laqualità del servizio offerto alcittadino pur privilegiandol’implementazione di percorsiformativi interprofessionali einterdisciplinari che sono stra-tegici per lo sviluppo del siste-ma organizzativo sanitario.Naturale completamento deiDossier formativi è il sistemainformativo costituito dallarete interconnessa delle ana-grafi formative regionali, checonsente la registrazione delleattività di formazione fruiteed è finalizzato alla pianifica-zione e alla valutazione delleattività formative e alla ge-stione delle risorse umane nelServizio sanitario regionale.Il Piano della formazioneaziendale rappresenta il mo-mento di programmazione

delle attività formative ero-gate dall’Azienda sanitaria epermette di declinare gliobiettivi formativi nazionalie regionali a livello della sin-gola realtà locale. Il program-ma annuale delle attività èpredisposto dalle strutturepreposte alla formazione con-tinua. Il Piano descrive ilcontesto, le strategie e l’in-sieme delle attività formativepreviste dall’Azienda ed è ri-ferito a tutte le figure profes-sionali. È elaborato, in corre-lazione con il processo dibudget, a partire dalla corret-ta rilevazione dei bisogni for-mativi che si scompone neisottosistemi di analisi orga-nizzativa (individuazione deiproblemi affrontabili con laformazione) e di analisi delleprofessionalità (operative epratiche, di tipo specialistico,di tipo gestionale). Esso rap-presenta la sintesi tra la for-mazione necessaria al buonfunzionamento delle struttu-re organizzative ed il poten-ziamento delle singole pro-fessionalità presenti inAzienda. L’Azienda definiscemomenti intermedi di verificadella programmazione per unconfronto tra piano realizza-to e programmato secondocriteri di efficienza ed effica-cia e redige il Rapporto sullaformazione che è lo strumen-to annuale di rendicontazio-ne delle attività realizzate.Il tema del conflitto di inte-resse infine deve essere af-frontato nell’ottica del perse-guimento dell’interesse pub-blico e della trasparenza e in-dipendenza del sistema. Nellafase di avvio l’ECM ha trovato

nella sponsorizzazione unafonte di finanziamento piut-tosto diffusa che ha impressouna forte spinta al progettonazionale di formazione con-tinua: indubbiamente però laquestione del condiziona-mento dell’indipendenza delprocesso formativo richiedeun’attenzione particolare. Ècondivisa l’esigenza di assi-curare la trasparenza dellefonti di finanziamento e dellerelazioni tra Impresa chesponsorizza e soggetto spon-sorizzato: tale obiettivo nel-l’ambito del Servizio sanitariopubblico può essere raggiun-to attraverso la creazione difondi generali per la forma-zione diretti a finanziare ilPiano formativo aziendale,accompagnata da una pun-tuale regolamentazione dellesponsorizzazioni di singolieventi formativi e di iniziati-ve formative individuali. Secorrettamente gestita, in se-no all’organizzazione dieventi ECM, la sponsorizza-zione costituisce infattiun’opportunità di accresci-mento professionale deglioperatori in sanità, contri-buendo al miglioramento del-l’intero sistema sanitario. Questi tre punti – oltre al nuo-vo modello di governance piùrispettoso del ruolo di tutti gliattori – mi pare ben esprima-no il salto di qualità che ci èrichiesto: maggiore attenzio-ne al percorso formativo e alportfolio di competenze diciascun operatore, maggior in-cardinamento della formazio-ne nell’organizzazione e neiprocessi di programmazione,maggiore trasparenza.

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Finora l’ECM, nonostantegli sforzi e le energie incampo (in realtà gli in-

vestimenti sul piano econo-mico sono stati assai scarsi),non ha avuto un grande suc-cesso presso i professionisti.Un avvio stentato sia perchénon si è trovato la bussoladell’interesse del Serviziopubblico di fronte alla massadella formazione di fatto dal-le Aziende farmaceutiche, siaperché spesso i professionistihanno vissuto quest’obbligocome un “creditificio” abba-stanza inutile, sia perché èmancata una vera concerta-zione tra gli attori della for-mazione, Istituzioni, Ordini,Sindacati, Società scientifi-che. Una situazione resa an-cor più complicata dalle ine-vitabili differenze tra Regio-ni, quasi a creare venti siste-mi diversi. In questo quadro, che tutti sisono impegnati a cambiare,risaltano, con le loro luci e lealtrettante ombre, alcuneesperienze. Ovviamente chiscrive ritiene di poter valuta-re positivamente quella dellaToscana per alcune ragionipratiche quali la serietà del-l’impegno pubblico (la forma-zione continua è in Toscanaprevalentemente pubblica pertutte le categorie compresi imedici) ma, e più che altro,perché il sistema della con-

certazione in atto, in questocome in altri settori della Sa-nità, ha portato risultatisenz’altro soddisfacenti. Al di là dello sforzo del siste-ma pubblico per costruire unbuon sistema ECM che soddi-sfacesse quanti più professio-nisti possibile, compresi i me-dici specialisti che, per ovvieragioni, trovano meno occa-sioni di addestramento e diadeguamento delle compe-tenze all’interno delle ASL,uno sforzo senz’altro comunea molte Regioni, ciò che haconvinto maggiormente me-dici e non medici in Toscana èstato il rapporto di concerta-zione tra Regione, ASL e Ordi-ni, Collegi e Associazioni pro-fessionali. Vi è in Toscanauna Commissione medici,presieduta dall’Assessore, dicui è vicepresidente il presi-dente della Federazione re-gionale degli Ordini dei medi-ci e i cui componenti sonodesignati dai rispettivi Ordi-ni, Collegi e Associazioni pro-fessionali a livello regionale.Partecipano alla Commissioneanche alcuni direttori sanita-ri sia del Servizio sanitarioche del privato convenziona-to e i Presidi delle Facoltà me-diche della Regione. La segre-teria è assunta dal dirigenteregionale della formazione.La Commissione, oltre ai mol-teplici pareri elaborati che

hanno costituito la base dialtrettante delibere regionali,ha esercitato grandemente lafacoltà di proposta, antici-pando molte soluzioni chepoi hanno trovato spazio an-che nel recente documentoconcordato tra Stato e Regio-ni. Inoltre il lavoro comuneha permesso di sperimentarela gestione dell’anagrafe affi-data agli Ordini in collabora-zione colle singole ASL, at-traverso il sistema informati-co regionale. Il che è moltoimportante perché consegui-re crediti senza la relativacertificazione è come andarea scuola e non avere la pagel-la la quale, invece, serve aidiscenti e, spesso, ancor dipiù ai docenti. Oggi che il sistema si è avvia-to, almeno sul piano istitu-zionale, con l’insediamentodella Commissione nazionale,cosa ci attendiamo come pro-fessionisti, che all’internodella Sanità vogliamo fare si-stema a vantaggio dei cittadi-ni, considerando la formazio-ne come una questione diri-mente per definire la moder-nità del servizio e il suo reale

tasso di innovazione e la suacapacità di rispondere alleesigenze dei pazienti? Moltisono i problemi solo parzial-mente affrontati e risolti. Neelenchiamo alcuni. Il primo è rappresentato dalconflitto di interesse, semprepresente nella formazione delpersonale sanitario, in parti-colare di quello medico. Sulpiano teorico vi è senz’altroaccordo tra le diverse compo-nenti del sistema formativo.Ma sul piano pratico molto viè ancora da fare se si accetta-no corsi o cene travestite dacorsi sponsorizzate dalleAziende. È possibile farne ameno? Forse no, ma allora icontrolli debbono essere con-creti e specifici, non solo for-mali. Perché non pensare aqualche intervento randomche verifichi i contenuti realidi ciò che sulla carta sembra-va corretto e nella realtà del-la iniziativa formativa puòdiventare marketing? Siamo proprio certi che imeccanismi, ottimi sulla car-ta, in realtà funzionino e sia-no coerenti con la tanto de-cantata responsabilità sociale

La scommessada affrontare

Antonio Panti Vicepresidente Commissione

regionale formazione sanitariatoscana

Conflitto di interessi, accreditamento

dei “provider”, anagrafe e formazione

permanente dei liberi professionisti

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d’impresa che, tuttavia, fino-ra si è più palesata all’indo-mani di qualche scandalopiuttosto che anticipandolo? Un altro problema è quellodell’accreditamento dei provi-der. A mio avviso i tempi nonsono ancora del tutto maturiper rinunciare a forme piùstringenti di controllo deicontenuti, anche se bisognapur cominciare da qualcheparte. Intanto potremmo ini-ziare ad accreditare i providerpubblici, quindi non soltantole ASL o, comunque, il siste-ma pubblico, ma anche gli Or-dini e Collegi, oltre alle Uni-versità che, in questo caso,non possono essere conside-rate accreditate in quanto talima debbono sottostare alleopportune verifiche. La que-stione dell’accreditamento deiprovider porta in superficie ilproblema dei rapporti tra li-vello nazionale e regionale.L’Accordo Stato-Regioni indi-vidua questi due livelli comesufficientemente autonomi. Tuttavia l’Accordo prevedeanche che i crediti acquisitiin una Regione siano validi intutto il territorio nazionale(tra poco il problema si porràanche a livello europeo). Al-lora o le Regioni si fidano l’u-na dell’altra, oppure tente-ranno ogni mezzo perché leconseguenze contrattualidell’acquisizione obbligatoriadi crediti rechino maggiorvantaggi agli “indigeni”. Unsistema per essere coerenteesige regole ferree applicatecon fermezza. Ne saremo ca-paci? Ad oggi tutti si lamen-tano della trasformazione delServizio sanitario nazionalein molte dissimili “repubbli-che sanitarie”. E il Ministerodella Salute è stato declassa-

to a sottosegretariato, comeera prima degli anni Sessantadel secolo scorso. Occorremolta buona volontà politica:i professionisti sono interes-sati ad una formazioneuniforme e di qualità. Il problema della qualità ci ri-corda che la formazione, al dilà delle questioni politiche, èprincipalmente fatto profes-sionale, di qualità appunto,di contenuti, di docenti chesanno il loro mestiere, di ca-pacità di trasformare ogni oc-casione di scambio di idee inevenienza formativa, di rea-lizzare in filigrana formazio-ne durante il lavoro quotidia-no, di creare formazione a di-stanza credibile e spendibile.È nello sviluppo di questocomplesso processo quotidia-no che si verifica la volontà ela capacità di tutti gli attoridi fare sistema in senso alto,cioè di condividere finalitàche finora sono sempre statepersonali (la formazione per-manente è un concreto dove-re deontologico) in sforzocollettivo, interprofessionaleoltre che interdisciplinare. I moderni sistemi sanitari sifondano sulla capacità di ri-spondere ai bisogni dei mala-ti con percorsi assistenzialicomplessi e tecnologicamen-te variegati, affidati sempre amolteplici professionalità chedevono imparare a lavorareinsieme differenziando le lorospecifiche competenze ri-spetto a un tronco comune dinozioni, di comportamenti edi abilità. Se vi è un’esigenza indilazio-nabile nel moderno sistemaassistenziale è quello di ride-finire le professionalità deidifferenti operatori sanitariche, comunque, già autono-

mamente si stanno evolvendosotto la spinta dello sviluppotecnologico e del moltepliceimpegno assistenziale. Unoschema formativo di base do-vrebbe equilibrare, anche nel-l’apprendimento post base,un parte di formazione siste-mica (adeguamento delle co-noscenze) e una più consi-stente parte di formazioneorientata per problemi e,principalmente, per processi.Tutto ciò porta alla necessitàdi far precedere ogni processoformativo dall’analisi dei pro-cessi sul piano sia cognitivoche organizzativo. Insommasi sta insegnando a lavorarenella Medicina moderna! Ladifferenziazione dei ruoli na-sce dalla densità delle compe-tenze necessarie in ciascunafase del processo assistenzia-le, dalle conoscenze indi-spensabili per affrontare ognisnodo e per valutare sempreil rischio di errore. Forse è necessario introdurreun concetto che sembra tau-tologico ma non lo è affattoin un Paese in cui non si èmai riusciti a far coincidere ilcurricolum formativo con lecompetenze necessarie peroperare sul campo. Almeno la formazione postbase, quella sul campo, nonpuò non tener conto del mo-dello operativo del Servizio incui ciascun professionista do-vrà lavorare. È chiaro che laduplice influenza, da un latodell’Università con la sua au-tonomia, dall’altro delleAziende produttrici di farma-ci o dispositivi medici cheproducono formazione, fa sìche questa convergenza fino-ra non si sia realizzata. Glistessi amministratori sembra-no incerti o dubbiosi sul da

farsi. Forse perché, a differen-za delle imprese private, nellequali ogni manager sa quantola formazione sia importanteal fine della produttivitàaziendale, nelle Aziende pub-bliche altre ricerche del con-senso incombono, più o menodichiaratamente “politiche”. Un ultimo problema riguardal’anagrafe. A livello nazionalesi è costituito un consorziointerprofessionale, tra tuttele Federazioni degli Ordini eCollegi interessati, per la ge-stione dei crediti al fine dellaloro certificazione da partedelle stesse organizzazioniprofessionali. A prima vistasembra cosa semplice, datal’attuale potenza degli stru-menti informatici. Non è così.Mettere insieme l’anagrafe dicirca settecentomila profes-sionisti è impresa ciclopica.Infatti, presuppone una colla-borazione tra tutte le ASL incui è suddiviso il territorionazionale, gli Ordini e Collegie, tra poco, anche le Associa-zioni professionali destinate atrasformarsi in Ordini, e tuttigli attori del sistema, compre-si i provider, che debbonoconsegnare gli attestati pervia informatica, e gli stessiprofessionisti, che debbonoprovvedere autonomamentealla trasmissione dei dati car-tacei quando non ve ne sonoaltri. La prima raccolta datidel sistema nazionale nonsembra particolarmente pro-mettente. In Toscana abbiamogià sperimentato un sistemaanagrafico in grado di con-sentire agli Ordini e Collegi dirilasciare i primi certificati. Iprimi dati sembrano validi econsentirebbero di risolvereun problema grandissimo,quello di far comprendere che

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l’acquisizione di crediti ha unvalore contrattuale, oltre cheprofessionale, spendibile real-mente e non si tratta di unaccumulo di fogli che, finora,in realtà non sono serviti anulla. Sul piano pratico l’ana-grafe dei crediti rappresentala sfida più grande per gli or-gani tecnici del servizio e pergli Ordini e Collegi che debbo-no rilasciare le certificazioni.Tra l’altro manca ancora unadisciplina oggettiva su alcunequestioni non marginali, qua-li, citiamo per tutte, la perti-nenza dei crediti. Gli esercen-ti pratiche non convenzionalicertamente si eserciterannosu queste Medicine, ma qualeè la percentuale tollerabiledella curiosità individuale, le-gittima e sempre lodevole,con la necessità, ovvia inqualsiasi impresa pubblica oprivata, di tarare i programmiformativi dei propri professio-nisti sul modello operativoaziendale o regionale? Que-stioni non da poco, che deb-bono essere affrontate e risol-te presto per non tornare al“creditificio” di cui abbiamo

già segnalato i difetti. Infine, resta da affrontare inCommissione nazionale laquestione della formazionepermanente dei liberi profes-sionisti. Questione piuttostospinosa perché i liberi profes-sionisti dovrebbero aggior-narsi a loro spese e allora, aldi là dell’obbligo deontologi-co, chi paga in proprio è di-sponibile a spendere se ne ri-cava risultati tangibili sottoforma di incremento dei ricavidel proprio lavoro. Questi pro-fessionisti hanno posto subi-to sul tappeto una questioneimportante, quella della de-trazione fiscale delle spesesostenute per l’aggiornamen-to. Ma tale provvedimentonon rientra nelle competenzedel Ministero della Salute edelle Regioni per cui si può,in materia, esercitare un so-stanziale e attendibile pessi-mismo. Una proposta possibi-le, in particolare per i liberiprofessionisti esercenti instrutture private, è quella diconsentire loro di parteciparea iniziative formative pubbli-che a costi controllati e molto

ridotti. Qualcosa di simile ab-biamo tentato in Toscana eignoro le esperienze di altreRegioni. È un problema, tut-tavia, che può essere risoltosoltanto a livello nazionale. In conclusione alcune que-stioni sembrano preminenti.La prima è quella di definirele competenze delle singoleprofessioni e specialità ondeutilizzare questa grande oc-casione della formazione per-manente per rimodulare iprofili dei soggetti coinvoltinei processi assistenziali in-terprofessionali della moder-na Medicina. La seconda èquella di procedere in questarinnovata impresa della for-mazione permanente guidatida alcuni concetti di fondo.Occorre condividere tra tuttigli attori del sistema le fina-lità di questo sforzo formati-vo. Un impegno che ha ilgrande significato di far cre-scere la cultura di tutti glioperatori al fine di rendere ilServizio sanitario più innova-tivo, eccellente e idoneo a ri-spondere ai bisogni della cit-tadinanza. Occorre concerta-

re tra tutti gli attori del siste-ma le soluzioni con la capa-cità di individuare mezzi estrumenti che soddisfino glioperatori, senza imposizionidi per sé dannose e inutili. Infine occorre saper costruireil sistema formativo dal bas-so, contestualizzando indiriz-zi e modalità attuative. Un’opera grande, un sfida checi attende all’inizio del nuovosecolo e che deve contribuirea disegnare le figure profes-sionali le cui competenze,abilità e comportamenti dia-no il segno che il sistema sa-nitario è al servizio del citta-dino. Tanto più che oggi laMedicina italiana deve semprepiù rispondere a sfide inter-nazionali, nel mondo dellaglobalizzazione. Tra poco an-che i sistemi formativi euro-pei si renderanno omogenei,nei limiti del possibile. L’Italiaha una grande tradizione for-mativa, forse meno tesa allaprofessionalizzazione. L’occa-sione per intervenire su que-sto versante al di là e oltre ilimiti del precedente esperi-mento non è da perdere.

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Come noto, l’ Accordo tralo Stato e le Regioni del1° agosto 2007 ha varato

il progetto relativo al “Riordi-no del sistema di formazionecontinua in Medicina”.L’Accordo contiene alcune im-portanti “Premesse”. La primaed anche la più suggestiva èquella che definisce il siste-ma ECM “Un sistema integratoe solidale tra il livello regiona-le e il livello nazionale, basatosu regole comuni e condiviseche ne assicurano l’omoge-neità su tutto il territorio na-zionale e una chiara riparti-zione di compiti tra i rispettiviambiti di azione”.La seconda, importante ai fi-ni del principio di universa-lità del sistema Salute, con-ferma che l’ECM, strumentoche garantisce la formazionecontinua finalizzata a miglio-rare le competenze e le abi-lità cliniche, tecniche e ma-nageriali ed a supportare icomportamenti degli opera-tori sanitari, “riguarda anchei liberi professionisti, che pos-sono trovare in esso un meto-do di formazione continua euno strumento di attestazionedella propria costante riquali-ficazione professionale”.La terza è la definizione dellanuova governance della Com-missione nazionale per la for-mazione continua in quantostrumento importante di

cambiamento dei comporta-menti, individuali e colletti-vi, necessario per promuove-re lo sviluppo professionale,oltre che per svolgere unafunzione specifica del siste-ma sanitario, indispensabilea garantire nel tempo la qua-lità e l’innovazione dei suoiServizi.

La governance del SistemaECMFondata sulla condivisione diobiettivi e processi si defini-sce, quindi, la governancedella formazione continua.In altre parole, nell’indivi-duazione dell’organo aventeresponsabilità di indirizzo egoverno la fase matura dellaformazione continua devenon solo recuperare, ma ri-lanciare lo spirito (e la lette-ra) della norma fondante, ov-vero il D. Lgs 502/92, e suc-cessive modificazioni, per in-cardinarlo nella sua composi-zione e nei suoi poteri nelnuovo assetto istituzionale,derivante dalla modifica delTitolo V della Costituzione. Gli sforzi da compiere vannodunque fatti nella direzionedi disegnare “una ipotesi diarchitettura di sistema“, ri-spettosa dei vecchi e nuoviruoli dei tradizionali soggettiistituzionali e dei “nuovi sog-getti in campo”.In questo senso, l’Accordo ri-

porta alcune enunciazioniimportanti da evidenziare, inquanto con la sua sottoscri-zione, lo Stato e le Regioni ri-conoscono:– “il ruolo forte ed autorevole

di un organismo nazionaledi indirizzo e coordinamen-to, che fissa le regole del si-stema e che si avvale distrutture e funzioni tecni-che di supporto (la Segrete-ria generale, l’Osservatorio,la Consulta degli utenti, ilComitato tecnico delle Re-gioni), al fine di svilupparel’efficacia complessiva delprogramma ECM;

– una composizione di taleorganismo che, direttamen-te ed inequivocabilmente,configuri la condivisione ela partecipazione delle au-tonomie e delle responsabi-lità dei soggetti istituzio-nali in campo, e cioè: il Mi-nistero della Salute, le Re-gioni e Province autonome,gli Ordini, i Collegi e le As-sociazioni professionali ri-conosciute, quali Enti pub-blici previsti nell’ordina-mento giuridico con compi-ti di garanzia e tutela versoi cittadini delle attività dei

professionisti coinvolti nel-l’ECM”.

Tali orientamenti disegnano,infatti, soluzioni organizza-tive e gestionali che non ap-piattiscono il governo del-l’intero sistema sull’asse del-le relazioni tra un decisorepolitico, lontano, e apparatiburocratici, centrali e perife-rici, che traducono le sceltepolitiche spesso esproprian-do, di fatto, i destinatari ecioè i professionisti, di ognipossibilità di esercitare unproprio ruolo, autonomo eresponsabile.Lo Stato e le Regioni, gli Or-dini, i Collegi, le Associazioniaccreditate e le rispettive Fe-derazioni nazionali si collo-cano quindi all’interno diquesto sistema quali soggettidel tutto legittimati ad eser-citare una propria funzionedi responsabilità e garanziadei professionisti e delle atti-vità da questi svolte verso icittadini.La Commissione nazionale perla formazione continua rap-presenta, quindi, l’organismodi indirizzo e coordinamentodel programma ECM. L’Accordone potenzia l’operatività e ne

Il Comitato tecnicodelle Regioni

Maria LinettiSegretario Commissione

nazionale per la formazionecontinua

Le articolazioni della Commissione nazionale

dell’ECM e le prospettive operative

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definisce ulteriormente gliambiti e gli strumenti di in-tervento, in ragione del de-centramento regionale.

La Commissione ECM e lesue articolazioniLa Commissione nazionaleper la formazione continua ècollocata presso l’Agenzia deiServizi sanitari regionali.È così composta:– Presidente: il Ministro del-

la Salute – Vicepresidenti: il Coordina-

tore della Commissione Sa-lute, il Presidente dellaFNOMCeO.

Sono componenti di diritto:– Il direttore generale dell’A-

genzia dei Servizi sanitariregionali.

– Il direttore generale delleRisorse umane e delle Pro-fessioni sanitarie del Mini-stero della Salute.

– Il responsabile del supportoamministrativo-gestionale.

La Commissione si articola in:– Il Comitato di Presidenza,

costituito dal presidente,dai vice presidenti, dal di-rettore generale delle pro-fessioni sanitarie e delle ri-sorse umane del Ministerodella Salute, dal direttoregenerale dell’Agenzia deiServizi sanitari regionali e,in qualità di componentitecnici, dal segretario ge-nerale e dal responsabiledell’Osservatorio nazionale.

– Cinque Sezioni, che “presi-diano”, anche operativa-mente, i vari blocchi te-matici su cui si esplicanole funzioni della Commis-sione.

La Commissione con le sue Se-zioni opera per configuraregli elementi fondamentali delPiano nazionale della forma-

zione continua del personalesanitario, a valenza triennale.In particolare, il Comitatotecnico delle Regioni.La Commissione, nella sua ar-ticolazione oltre che a svol-gere un ruolo di rappresen-tanza, svolge anche e soprat-tutto un’azione propulsiva, diindirizzo e coordinamentodella formazione continua,oltre che di attuazione delleregole che riguardano l’atti-vità centrale del sistema diformazione continua attra-verso l’accreditamento deiprovider nazionali e deglieventi formativi nazionali.Per questo motivo, sono statiindividuati al suo interno or-gani tecnici consultivi cheoperano nelle Sezioni e chesvolgono l’attività prelimina-re di costruzione delle regole,contestuale di valutazionedell’impatto delle stesse e diverifica sul territorio della lo-ro applicazione. L’organo chefa diretto riferimento al terri-torio è rappresentato dal Co-mitato tecnico delle Regionideputato a: “…definire le me-todologie essenziali ed unifor-mi, le verifiche ed i controllidei provider, i piani e gli eventiformativi, da parte dei rispet-tivi soggetti accreditanti(Commissione nazionale eCommissioni regionali e pro-vinciali) al fine di realizzareuna sistematica attività di mo-nitoraggio della correttezza re-golamentare, della qualità edella accessibilità dell’offertaformativa, anche al fine diprodurre un Rapporto nazio-nale annuale sullo stato dellaformazione continua; …”.Pertanto, la collaborazionetra i livelli istituzionali na-zionali e regionali nel campodella formazione continua è

supportata in sede di Com-missione dal Comitato tecni-co delle Regioni, che assicurala partecipazione di tutte leRegioni e Province autonomeattraverso componenti desi-gnati da parte della Commis-sione Salute.Il Comitato opera nella Sezio-ne “Criteri e procedure di ac-creditamento dei providerpubblici e privati” con compi-ti che riguardano le seguentimaterie:– la valutazione dei conte-

nuti di carattere prescritti-vo riguardanti la formazio-ne continua;

– l’indicazione e lo sviluppodi obiettivi formativi na-zionali ed il loro coordina-mento con quelli regionali;

– l’elaborazione di proposteutili all’attuazione del pro-gramma ECM;

– lo sviluppo di sistemi diinterscambio e collabora-zione a livello regionale enazionale;

– la collaborazione operativae l’armonizzazione neiprocessi di accreditamentoe verifica, anche dei pianiformativi e della qualitàdegli eventi formativi.

All’interno della Sezione “Cri-

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teri e procedure di accredita-mento dei provider pubblici eprivati” opera il Comitatotecnico delle Regioni, chefornisce inoltre supporto allaCommissione per tutte lequestioni di carattere genera-le e di valenza prescrittoriaper le Regioni, di competenzaanche delle altre Sezioni.

Le prospettive operativeIl Comitato tecnico delle Re-gioni si è insediato nella bel-lissima sede del FORMAS diFirenze a Villa la Quiete. La definizione del contestoculturale, architettonico epaesaggistico dovrebbe esseresufficiente a formulare ognipositivo pronostico ai lavoriche il Comitato dovrà svolgereper la formazione continua.Ho avuto modo da tempo diconoscere, apprezzare e sti-mare le capacità dei colleghidelle Regioni e delle Province,ma l’occasione dell’incontrodi Firenze non ha fatto cherafforzare la mia convinzioneche per un’opera “ciclopica”come quella che la Commis-sione nazionale andrà a co-struire non si può prescinderedalla fattiva collaborazione dichi, sul territorio, è chiamatoa condividerne i principi, imetodi e gli obiettivi.Mi aspetto, quindi, una gran-de condivisione di lavoro eprogetti che allinei tutte leposizioni senza condiziona-menti ed esclusioni perchésono convinta che anche icolleghi che rappresentano leRegioni che non hanno avvia-to il Programma di ECM hannoindirettamente contribuito acostruire un sistema di forma-zione continua nel quale sisono sempre riconosciuti puroperando insieme alla Com-

missione nazionale per la for-mazione continua. Quelli che,invece, operano in Regioni oProvince che hanno avviatoprogetti sperimentali più omeno avanzati, dimensionatiin termini pubblici piuttostoche privati, sperimentandoprocessi e tipologie formativediverse (formazione a distan-za, formazione sul campo,ecc.) saranno altrettanto pre-ziosi nel configurare i succes-si e le criticità delle sperimen-tazioni per dimensionare leregole di accreditamento deiprovider e delle tipologie for-mative previste con ogni piùqualificata competenza.Tutto questo per rappresen-tare che il Comitato tecnicodelle Regioni rappresenta iltutto “tondo” operativo cheall’interno del sistema fa su-perare eventuali difficoltàconsentendo di applicareconcretamente quelle siner-gie che il nostro Paese vanta,ma che spesso sono offuscateda una inutile e dannosa con-trapposizione che non stimo-la, ma esclude.Mi aspetto che il nostro lavo-ro per la formazione conti-nua contribuisca ancora unavolta a dimostrare che il Si-stema Salute in Italia non èuna chimera, ma una realtàculturale e scientifica di cre-scita e miglioramento conti-nuo: per essere in questocontesto ancora una voltaprimi nel presentare ai colle-ghi europei, e non solo, unprodotto da imitare.

Gli altri Organi di consu-lenzaConsulta nazionale della for-mazione permanenteLa Commissione è supporta-ta, quale organo consultivo,

dalla Consulta nazionale del-la formazione permanente,composta da:– rappresentanze delle Orga-

nizzazioni sindacali mag-giormente rappresentative(firmatarie degli accordicollettivi nazionali di la-voro);

– Società scientifiche accre-ditate, i provider pubblici eprivati accreditati, le Uni-versità e gli Enti di ricercapubblici e privati;

– rappresentanze qualificatedelle Associazioni di tuteladel malato.

Il Comitato di presidenza del-la Commissione nazionale per

la formazione continua indi-vidua il presidente della Con-sulta e la funzione di segreta-rio è svolta da un dirigente.

Osservatorio nazionale dellaformazione continua in sanità L’Osservatorio ha un respon-sabile designato dal coordi-natore degli assessori regio-nali alla Sanità ed ha la se-guente composizione:– cinque esperti di provata

esperienza nel campo dellaformazione e della valuta-zione di qualità dei singoliprofessionisti, delle atti-vità e delle organizzazionisanitarie, designati dalla

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Conferenza Stato-Regioni;– sei esperti di provata espe-

rienza nel campo della for-mazione e della valutazio-ne di qualità dei singoliprofessionisti, delle atti-vità e delle Organizzazionisanitarie, designati dal Co-mitato di presidenza dellaCommissione nazionaleper la formazione conti-nua, nell’ambito delle pro-fessioni coinvolte.

L’Osservatorio si avvale dipersonale amministrativo disupporto con particolari com-petenze maturate in discipli-ne statistiche e nei sistemi eprocedure di valutazione.I principali compiti dell’Os-servatorio nazionale sonoquelli di seguito elencati:– operare, attraverso una re-

te di Osservatori regionalie provinciali attivati con lacollaborazione degli Ordiniprofessionali territoriali,una verifica e controllodelle attività formativesvolte, monitorare la lorocoerenza agli obiettivi everificare il mantenimentodei requisiti da parte deiprovider. Tali funzionisvolte a livello perifericohanno la finalità di assicu-rare alle rilevazioni siste-maticità e capillarità, at-traverso periodici inter-venti di “osservatori” op-portunamente preparati ecompetenti sulle procedu-re, gli strumenti e la fina-lità delle valutazioni;

– predisporre report per laCommissione nazionale sui

flussi di offerta e domandaformativa, avvalendosi del-la Anagrafe nazionale delCOGEAPS;

– predisporre tutti gli stru-menti ed attivare tutte leprocedure per il rilevamen-to dei dati costitutivi delReport annuale nazionalesullo stato di attuazionedel Piano nazionale;

– promuovere studi e ricer-che sui criteri e le modalitàper l’avvio e lo sviluppo dinuove e più efficaci meto-dologie di valutazione deipercorsi formativi, ancheattraverso l’individuazionedi standard ed indicatori;

– supportare le valutazioni diqualità della attività for-mative svolte dai provider,in relazione agli obiettivi

nazionali e regionali di for-mazione.

Il COGEAPS Il Consorzio, costituitosi anorma di legge quale sogget-to non-profit e facente capoalle Federazioni nazionali de-gli Ordini, Collegi ed Associa-zioni professionali accredita-te, ha il ruolo di gestore dellaAnagrafe nazionale dei credi-ti formativi, fornendo così al-la Commissione adeguatosupporto al fine di ottenereun sinergico allineamentodella capacità di acquisizionedei flussi inerenti le attivitàformative ed i crediti in capoa tutte le Regioni e Provinceautonome, con un rilevanteabbattimento dei costi unita-ri per singola registrazione.

La formazione continua in Medicina

L’Accordo Stato-Regionin. 168 del 2007 sulriordino del sistema

ECM è centrale per lo svilup-po della formazione continuain sanità proprio perché pre-vede il ridisegno di tutto il si-stema, a cominciare dagli or-ganismi – Commissione na-zionale, sezioni, Comitatotecnico delle Regioni –, perpassare alla ridefinizione de-gli obblighi formativi, per fi-nire ad una totale trasforma-zione con il passaggio dall’ac-creditamento degli eventi aquello dei provider.Il Comitato tecnico delle Re-

gioni, formalmente costituitoe collocato all’interno dellasezione della Commissioneformazione nazionale “Accre-ditamento dei provider” risul-ta essere un organismo diconfronto fra il Ministero eRegioni a tutto tondo sullaformazione sanitaria e, allostesso tempo, luogo privile-giato di confronto fra Regionisu tutta la partita dell’ECM.Il Comitato si è insediato du-rante il primo incontro a Fi-renze presso il FORMAS l’8 e 9maggio 2008 alla presenza ditutti gli attori del sistema:Regioni, AGENAS, Ministero

della Salute, Ordini e Collegi.In quella sede le Regioni han-no concordato di suddividersiin tre gruppi di lavoro per af-frontare le questioni centralidell’Accordo Stato-Regioni. Ilprimo gruppo chiamato “isti-tuzionale” ha avuto il compi-to di redigere il regolamentoper il funzionamento del Co-mitato, quindi implicitamentedi individuare il modus ope-randi delle Regioni, e di af-frontare la spinosa questionedel conflitto d’interesse. Il se-condo “Strumenti ECM” si staoccupando di tre questionicentrali: le anagrafi formati-ve, elemento essenziale nonsolo in termini di accredita-mento dei provider, ma anchecome base informativa per lacostruzione dei dossier forma-tivi nuovo strumento di ge-stione della formazione con-tenuto nell’accordo, i Piani

formativi (regionali, azienda-li) e gli osservatori regionaliche dovranno essere istituitiin ogni Regione e lavorare instretto collegamento con l’Os-servatorio nazionale, costitui-to all’interno della sezione“valutazione e reporting dellaqualità e dell’accessibilità del-le attività formative” dellaCommissione nazionale.Il terzo gruppo è dedicato al-la questione centraledell’“Accreditamento dei pro-vider”; si tratta di traghetta-re tutto il sistema dall’accre-ditamento degli eventi for-mativi all’accreditamento deiprovider, vale a dire di andarea definire quali strutture sa-ranno oggetto di accredita-mento, con quale progressio-ne temporale, con quali re-quisiti e con quali strumenti.I gruppi, da subito, si sonodati tempi e modalità di lavo-

Il lavoro del ComitatoSilvia FalsiniPosizione organizzativa educazione continua in Medicina Direzione generale - Diritto alla SaluteRegione Toscana

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ro prevedendo di rivedersi il10 e 11 giugno a Roma. Du-rante queste due giornate, incui i membri del Comitatotecnico hanno lavorato il pri-mo giorno divisi in gruppi e ilsecondo in plenaria per ilconfronto sui prodotti, c’èstato lo spazio anche per dueincontri: uno con l’Universitàdi Tor Vergata che ha presen-tato uno studio sul conflittod’interesse, commissionatodal Ministero della Salute,l’altro con il COGEAPS che ge-stisce l’anagrafe formativanazionale. A seguito di que-st’ultimo è stato deciso diistituire un gruppo di lavorostabile COGEAPS-Regioni (To-scana, Marche, Veneto, Bolza-

no e Sicilia) che metta a con-fronto anagrafi regionali/na-zionale in modo da costruireun sistema in cui le anagrafipossano facilmente colloquia-re fra di loro. D’altra parte sitratta di uno dei progetticentrali del sistema di accre-ditamento perché non solopermette di avere sistemi digestione della formazione e ilcontrollo dello stato dell’artedell’acquisizione dei crediti,ma è un obbligo informativodel provider nei confrontidella Regione e del Ministerooltre che, ovviamente, requi-sito essenziale per l’accredi-tamento dei provider stessi. Nel luglio c’è stato un primoincontro COGEAPS-Regioni nel

quale si è cominciato a condi-videre i tracciati e si è ritenu-to opportuno mettere in ca-lendario riunioni con le singo-le Regioni che hanno già unsistema strutturato di anagra-fi per procedere con un capil-lare lavoro di confronto.Sempre nel luglio il Comitatotecnico delle Regioni è arri-vato a licenziare il proprio re-golamento approvato dallaCommissione Salute in data17 settembre 2008. In questomodo il Comitato si è dato re-gole e strumenti di lavorocondivisi e normati.Parallelamente sono stati fat-ti passi avanti nella definizio-ne del dossier formativo esull’accreditamento dei provi-

der rispetto al quale il grupposta lavorando su un doppiobinario: quello dei requisitiminimi che dovranno essereadottati da tutte le Regioni eche poi ognuna incrementeràcon le specificità regionali, equello delle procedure di ac-creditamento.Entro l’anno il Comitato tec-nico licenzierà requisiti eprocedure per l’accreditamen-to dei provider e si incontreràcon i membri nominati dalleRegioni nell’Osservatorio na-zionale in modo da comincia-re a delineare obiettivi e con-tenuti degli Osservatori re-gionali in accordo con quelloche sarà il lavoro dell’Osser-vatorio nazionale.

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284SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Articolo 1 Finalità

Il presente Regolamento è finalizzato a garantire il buon funzionamento dei lavori del Comitato tecnico delle Regioni.

Articolo 2Istituzione, composizione e funzioni

In attuazione dell’Accordo Stato-Regioni-Province autonome di Trento e Bolzano, la Commissione Salute designa i componentiper ognuna delle Regioni e Province autonome, i quali costituiscono il Comitato tecnico delle Regioni (d’ora in poi il “Comitato”).Il Comitato assume i valori della cooperazione, della solidarietà, del sostegno reciproco e del mutuo aiuto tra i suoi componenticome fondativi per un qualificato ed armonico sviluppo del sistema della formazione continua in tutto il Paese. Analogamente,esso persegue ogni iniziativa per garantire il confronto ed il coinvolgimento di tutte le componenti della Commissione naziona-le per l’educazione continua in Medicina per la completa realizzazione degli obiettivi indicati nel Riordino del sistema di forma-zione continua in Medicina.Esso opera all’interno della Sezione “Criteri e procedure di accreditamento dei provider pubblici e privati” della CommissioneNazionale per la formazione continua in Medicina (d’ora in poi “Commissione”).Il Comitato supporta la collaborazione tra i livelli nazionali e regionali nel campo della formazione continua e svolge le funzio-ni specificamente indicate nel citato Accordo:– la valutazione dei contenuti di carattere prescrittivo riguardanti la formazione continua;– l’indicazione e lo sviluppo di obiettivi formativi nazionali ed il loro coordinamento con quelli regionali;– l’elaborazione di proposte utili all’attuazione del programma ECM;– lo sviluppo di sistemi d’interscambio e collaborazione a livello regionale e nazionale;– la collaborazione operativa e l’armonizzazione nei processi di accreditamento e verifica anche dei piani formativi e della qua-

lità degli eventi formativi.In particolare, per quanto riguarda i processi di accreditamento dei provider, il Comitato opera attivamente con la finalità di ar-monizzare le procedure attivate a livello regionale e nazionale.Il Comitato fornisce, inoltre, supporto alla Commissione per tutte le questioni di carattere generale e di valenza prescrittoriaper le Regioni, di competenza anche delle altre Sezioni in cui la Commissione è articolata ed esprime i pareri richiesti dalla Con-ferenza Stato-Regioni relativi alle determinazioni che assumano valore programmatorio, normativo e prescrittivo. Esso, infine,su specifica richiesta della Commissione Salute, esprime pareri anche su materie attinenti la materia della formazione continuanon espressamente previste dall’Accordo.Un componente effettivo può farsi rappresentare per delega agli incontri, purché ne dia comunicazione preventiva.

Articolo 3Convocazione e periodicità delle riunioni

Il Comitato, per le funzioni correlate all’attività della Sezione a cui afferisce e delle altre Sezioni, per quanto di competenza,viene convocato dal segretario della Commissione.Per tutte le attività correlate al confronto interregionale sulle tematiche relative alla formazione continua e per esprimere i pa-reri richiesti dalla Conferenza Stato-Regioni relativi alle determinazioni che assumano valore programmatorio, normativo e pre-scrittivo, il Comitato è convocato dal Coordinamento della Commissione Salute delle Regioni, d’intesa con il direttore dell’Agen-zia nazionale per i Servizi sanitari regionali (d’ora in poi “Agenzia”), secondo quanto previsto dal presente Regolamento.Il Comitato si avvale di un’attività di Segreteria organizzativa messa a disposizione dall’Agenzia.

Regolamento per i lavori del Comitato tecnico delle Regioni per l’ECM(approvato dal CTR per l’ECM il 17 luglio 2008)

Riordino del sistema dell’ECM di cui all’Accordo Stato-Regioni-Provinceautonome di Trento e Bolzano, 1 agosto 2007

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio285

La Segreteria organizzativa svolge le seguenti funzioni– offrire il supporto organizzativo ed informativo;– garantire un ordinato svolgimento dei lavori assembleari e le attività degli eventuali gruppi di lavoro in cui si articola il Co-

mitato;– registrare le presenze alle riunioni, verificando le eventuali deleghe;– raccogliere le proposte per la formazione dell’ordine del giorno e degli eventuali inviti correlati agli argomenti da discutere;– redigere i verbali delle riunioni inserendoli in apposito registro, in cui vengono conservati anche gli atti approvati dal Comi-

tato;– mettere a disposizione dei componenti tutta la documentazione necessaria ai lavori del Comitato;– trasmettere la documentazione approvata e le decisioni assunte dal Comitato ai soggetti interessati.Il Comitato si riunisce in maniera programmata con la periodicità ritenuta necessaria e, comunque, almeno ogni tre mesi. Ledate degli incontri programmati sono concordate nel corso delle riunioni precedenti mentre quelle straordinarie vengono, co-munque, convocate con almeno dieci giorni di preavviso.Il Comitato può essere convocato, in via straordinaria oltre le riunioni programmate, dal Coordinamento della Commissione sa-lute o su richiesta motivata della maggioranza dei componenti del Comitato. Alle riunioni del Comitato partecipa il referente del Coordinamento della Commissione salute ed il direttore dell’Agenzia.In considerazione della citata funzione di supporto, per tutte le questioni di carattere generale e di valenza prescrittoria per leRegioni, il Comitato rappresenta la sede in cui ricomporre le decisioni riguardanti le Regioni negli ambiti di competenza proprie degli altri organismi di governance dell’ECM.Pertanto, qualora sia ritenuto necessario dal Comitato, in relazione agli argomenti trattati, le sedute sono estese alla partecipa-zione dei componenti designati dalla Conferenza Stato-Regioni nella Commissione e nell’Osservatorio nazionale.Su specifici punti dell’odg possono, altresì, essere invitati i membri del Comitato di Presidenza della Commissione per la forma-zione continua ed il presidente della Consulta nazionale della formazione permanente. Il Comitato può, inoltre, invitare alle riunioni esperti esterni, per contribuire alla discussione su specifici temi.I componenti del Comitato possono far partecipare alle riunioni altri rappresentanti della propria Regione/PA, facendosi carico,comunque, di consentire un ordinato ed efficiente svolgimento delle riunioni.

Articolo 4Articolazione interna

Il Comitato può articolarsi al suo interno in Gruppi di lavoro su specifici temi concernenti le sue funzioni, in particolare quellepreviste all’interno della Sezione “Criteri e procedure di accreditamento dei provider pubblici e privati” ovvero finalizzati allaformulazione di documenti o proposte.Il Comitato concorda sulla funzione e sulla composizione dei Gruppi ogni volta che se ne ravvisi la necessità e può stabilire an-che l’eventuale partecipazione di soggetti esterni, ovvero di altri dirigenti dell’Agenzia per garantire il collegamento funzionalee trasversale con le altre attività pertinenti da essa svolte.

Articolo 5Rapporti con l’Agenzia

Il Comitato opera, di regola, all’interno dell’Agenzia, che offre il supporto logistico e di Segreteria organizzativa Il rapporto con l’Agenzia, tuttavia, si valorizza soprattutto per la possibilità che essa consente sia di integrare le tematiche del-la formazione continua sia di attivare fecondi scambi di competenze e di conoscenze con gli altri settori d’attività dell’Agenzia,all’interno dei quali si sviluppano elaborazioni su questioni fortemente correlate alla formazione e che riguardano, più in gene-rale, gli strumenti della governance e della qualità del sistema sanitario nazionale. Il Comitato e l’Agenzia, attraverso le rispettive articolazioni e la stessa attività di segreteria organizzativa, favoriscono tali col-legamenti e scambi di esperienze, anche mediante la partecipazione ai gruppi di lavoro attivati da ciascuno di essi.

Articolo 6Norme finali e transitorie

Il presente Regolamento può essere aggiornato in qualsiasi momento su proposta motivata di ognuno dei componenti effettivie con l’approvazione dei due terzi del Comitato.Se necessario, il regolamento potrà essere revisionato in occasione dell’approvazione del regolamento di funzionamento dellaCommissione, per garantirne la necessaria coerenza.

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286SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Provincia autonoma di Trento

Modello ECM – Anno di avvio 2002• Accreditamento provinciale• Sistema informativo on line www.ecmtrento.it• Tipologie di attività formative accreditate: residenziale, FSC (Comitati, Commissioni, Gruppi di miglioramento, Audit; Stage e tirocini; Di-

scussione di casi clinici). In fase di definizione le procedure di accreditamento della formazione a distanza• Crediti assegnabili in base a: durata, n° partecipanti, congruenza tra obiettivi e metodologie didattiche, congruenza tra obiettivi e stru-

menti di valutazione dell’apprendimento• Registrazione e certificazione dei crediti ECM a cura degli Ordini e Collegi professionali tramite il sistema informativo on line

Organismi di supporto all’ECM Sistema di accreditamento

Organizzazione e reti della formazione continua

Elementi qualificanti• Gestione completamente informatizzata delle procedure di accreditamento delle tipologie formative residenziale e sul campo (Comitati,

Commissioni, Gruppi di miglioramento, Audit; Stage e tirocini; Discussione di casi clinici), dall’inoltro della richiesta di accreditamentodell’evento alla stampa dei certificati ECM

• Rilevazione informatizzata dei fabbisogni formativi (individuali e aziendali) dell’Azienda sanitaria e di tutte le RSA • Valutazione e monitoraggio costante on line da parte della Provincia autonoma di Trento di tutta la formazione continua accreditata e non

accreditata ECM, erogata a favore degli operatori (sanitari e non) che prestano attività nell’ambito del sistema sanitario provinciale• Monitoraggio dei costi di formazione dell’Azienda sanitaria• Anagrafica on line di tutti i professionisti sanitari della Provincia autonoma di Trento, con evidenziata e aggiornata on line la loro situa-

zione formativa (a tutt’oggi registrati più di 12.000 professionisti)• Avvio di un progetto di formazione e-learning a favore di referenti di formazione degli Enti che in futuro progetteranno e gestiranno ini-

ziative in modalità blended elearning

Esperienze regionali di attuazione dell’ECM*

* Le 20 schede relative allo “stato dell’arte” dell’ECM in Regioni e Province autonome italiane sono state compilate seguendo unoschema prestabilito oppure con un’esposizione libera.

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio287

Modello ECM - Anno di avvio 2003• Accreditamento regionale provider pubblici e privati attraverso la valutazione dei requisiti soggetti e del piano formativo• Attribuzione ai provider accreditati di responsabilità gestionale e formativa• Implementazione di un sistema integrato di valutazione d’impatto delle performance professionali• Valorizzazione della FSC

Organismi di supporto all’ECM Sistema di accreditamento

Organizzazione e reti della formazione continua

Elementi qualificanti• Passaggio dal sistema ECM al modello di Sviluppo professionale continuo (CPD) attraverso il riconoscimento della centralità del provider e

del piano formativo. Quest’ultimo, in particolare, comporta la necessità per i provider di integrare la programmazione formativa con lestrategie dell’Ente e le politiche di gestione delle risorse umane e di programmare la formazione in sintonia e coerenza ai processi di cam-biamento dell’Ente stesso. Di conseguenza, mentre un sistema ECM punta al rinnovamento del sapere “medico” (in considerazione del ve-loce turnover delle conoscenze), il modello del CPD si focalizza sull’evoluzione e sul miglioramento qualitativo della prestazione professio-nale di ogni professionista e sull’impegno ad adeguare la performance ai bisogni dell’assistito e del Servizio sanitario nazionale

• Cardini del sistema, ovvero:– Accreditamento dei provider e non dei singoli eventi– Formazione finalizzata al progetto individuale di crescita professionale definito in modo libero e responsabile da ciascun professionista– Valorizzazione del connubio “sapere-sapere applicato” privilegiando la tipologia formativa “Formazione sul campo”

• Integrazione della formazione ECM/CPD nei sistemi di accreditamento istituzionale, nell’applicazione dei sistemi di certificazione sia diqualità che di eccellenza e nei processi di gestione delle risorse umane, fra cui, tra l’altro, la valutazione professionale per gli incarichi e leposizioni

• Valorizzazione degli operatori e delle Aziende di riferimento e superamento dell’attuale visione burocratico-formale della formazione con-tinua

• Formazione fortemente legata alle esigenze lavorative e all’ambito professionale che deve condurre nel tempo alla valutazione delle rica-dute della formazione sulle performances professionali (“accreditamento professionale”)

Punti di debolezza• Recente costituzione del sistema e conseguente necessità di addentrarsi in campi nuovi per la realtà lombarda e nazionale (ad esempio la

FAD o la FSC)• Livello non omogeneo degli Uffici formazione delle Aziende, che hanno un ruolo centrale nel sistema di ECM/CPD

Regione Lombardia

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Modello ECM - Anno di avvio 2004 - Stato dell’arte al giugno 2008• Istituzione albo regionale dei provider pubblici e privati accreditati • Individuazione obiettivi formativi regionali• Sperimentazione FAD• Sperimentazione formazione blended learning (residenziale e FAD)

Organismi di supporto all’ECM Sistema di accreditamento

Organizzazione e reti della formazione continua

Elementi qualificanti• Estrema snellezza e tempestività nella gestione regionale del processo• Processo strutturato d’integrazione tra sistema regionale ECM, Agenzia sanitaria regionale, Aziende sanitarie e provider privati• Inizio di sistema di rete tra le Aziende sanitarie per razionalizzazione dei processi formativi• Sperimentazione FAD e blended learning• Valido sistema informatico di supporto e inizio di strutturazione dell’anagrafe regionale• Gruppo stabile dei referenti della formazione dei provider pubblici in supporto al sistema

Punti di debolezza• Carenza di un sistema strutturato per le verifiche delle attività svolte e di un sistema di valutazione sull’attività formativa e relative rica-

dute• Non ancora predisposto un sistema di analisi del bisogno formativo condiviso dai provider, soprattutto da quelli pubblici.Ad oggi nel nostro sistema regionale sono accreditati 27 provider di cui 11 privati. Nel 2007 sono stati accreditati 88 eventi formativi per un totale di 960 crediti assegnati. Gli operatori coinvolti nelle varie iniziative sono sta-ti circa 14.500.Per quanto riguarda il 2008, ad oggi, sono stati accreditati 161 eventi formativi per un totale di 1.844 crediti assegnati.

288SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Regione Liguria

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio289

Anno di avvio 2002• Istituzione del sistema regionale ECM• Accreditamento provvisorio provider istituzionali (Aziende sanitarie regionali, Università degli studi di Perugia, Istituto zooprofilattico

sperimentale dell’Umbria e delle Marche, Scuola regionale di Sanità)• Predisposizione software per accreditamento on line di eventi formativi• Definizione requisiti e predisposizione griglie di valutazione per accreditamento di eventi formativi con metodologia formativa residenzia-

le, sul campo e a distanza

Organismi ECM Sistema di accreditamento

Elementi qualificanti• Il Piano formativo ed economico aziendale corredato degli eventi

ECM, predisposto dai soggetti provvisoriamente accreditati è risul-tato un elemento fondamentale per la costruzione del sistema ECMregionale, in quanto ha messo in moto un sistema organizzativo emetodologico, sia a livello Aziende che interaziendale, che ha per-messo di rilevare, in maniera sistematica ed efficace, il fabbisogno formativo dei singoli professionisti di offrire agli operatori del Servizio sa-nitario regionale un’adeguata e qualificante offerta formativa, e di investire risorse umane ed economiche nell’ambito del sistema formativo

• Sito web regionale ed informatizzazione di tutto il sistema ECM regionale, attraverso il quale è possibile accreditare eventi e progetti, per-mettere la diffusione di informazioni ed elaborare dati ed informazioni

• Utilizzazione di tutte le tipologie formative: residenziale, sul campo, a distanza ed integrata. In particolare, la metodologia FAD (forma-zione a distanza) ha permesso di raggiungere un ampio numero di discenti, anche di fuori Regione, con conseguente contenimento dei co-sti della formazione

• L’offerta formativa ECM della Regione si sta sempre più centrando su contenuti di clinical governance, professionali, di qualità dei servizi edi integrazione sociosanitaria

Punti di debolezza• La verifica della ricaduta della formazione è ancora effettuata in maniera non sistematica • Non sono stati utilizzati per l’accreditamento provvisorio dei provider tutti i criteri previsti nel documento tecnico del novembre 2004• L’anagrafe formativa deve essere messa a sistema, coinvolgendo Aziende sanitarie, Ordini, Collegi e Associazioni professionali• Il dossier formativo deve essere definito• Deve essere data maggiore valorizzazione alla funzione dei referee, dei formatori e dei tutori

Regione Umbria

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Modello ECM - Anno di avvio 2005Con delibera di Giunta regionale n.229/2005, la Regione Marche ha dato avvio, a partire dal 1 marzo 2005, al sistema regionale di accredita-mento di eventi/progetti formativi ECM. Il sistema formazione nelle Marche nasce in realtà ben prima dell’introduzione dell’ECM, che ne haformalizzato struttura, contenuti, ruoli. Le caratteristiche principali del sistema ECM Marche sono:• Rete della formazione: gli Uffici formazione collocati nelle Aziende sanitarie del SSR lavorano in rete attraverso un sistema informatizzato

unico e condividono processi e procedure secondo linee guida e un Regolamento unico • Collegamento in rete tra l’ARS, soggetto accreditante, e gli Uffici formazione, che consente un dialogo diretto e quotidiano e un’accredita-

mento ECM consapevole e mirato di tutta l’attività formativa realizzata • Informatizzazione del processo e tracciabilità del dato di attività in ogni fase del processo formativo e per singolo dipendente, presuppo-

sto utile per la costruzione del dossier formativo del dipendente (cfr. Accordo Stato-Reg 1 agosto 2007) • Ancoraggio della progettazione formativa agli obiettivi formativi di interesse regionale, individuati attraverso uno specifico approccio me-

todologico • Valorizzazione della formazione blended e incentivazione della formazione sul campo• Valorizzazione della qualità dei progetti formativi attraverso la valutazione della coerenza metodologica interna ai Corsi di formazione (in

fase di accreditamento) e la rilevazione di eventuali incongruenze tra obiettivi, metodologie e valutazione dell’apprendimento

Organismi di supporto all’ECMIl sistema ECM è supportato dai seguenti organismi: Consulta regionale ECM (DGR 119/04) composta da rappresentanti degli Ordini, Collegi, Associazioni, Organizzazioni sindacali e rappresentan-

ti delle Aziende sanitarie, con il compito di:• concorrere all’individuazione delle esigenze formative• concorrere alle verifiche e valutazioni finali, in particolare alla verifica delle ricadute della formazione sull’attività delle diverse categorie

professionali• esprimere suggerimenti e valutazioni in ordine alla formazione realizzata• collaborare alla realizzazione di una anagrafe dei crediti formativiCommissione tecnica ECM (Det. 26/08) composta da esperti in materia di formazione ECM, con la funzione di:• validare le modalità di funzionamento del sistema di accreditamento e i criteri per l’attribuzione dei crediti formativi in coerenza con il si-

stema nazionale• verificare la corretta attribuzione dei punteggi nei casi in cui emergano incongruità e valutare le attività particolarmente significative (>

25 crediti)• fornire un supporto tecnico/metodologico ai soggetti erogatori, al fine di pervenire ad una maggiore qualità della progettazione e della

valutazione formativa

Sistema di accreditamentoAll’Agenzia regionale sanitaria sono state affidate, fra le diverse funzioni, tutte quelle in materia di formazione continua (DGR n. 1 del8/01/03 e D.G.R. n. 129 del 1/02/05):• Coordinamento dell’analisi del fabbisogno formativo di interesse regionale:• Programmazione attività formativa • Accreditamento ECM• Monitoraggio e valutazione• Anagrafe crediti formativi• Supporto e/o conduzione di progetti regionali, nazionali, internazionali in materia di formazione - ECM• Rapporti istituzionaliLe ZT/AO INRCA del SSR, riconosciuti provvisoriamente dalla Regione quali organizzatori di formazione ECM, sono i soli provider che hanno ti-tolo a presentare progetti formativi per l’accreditamento di eventi nel sistema ECM regionale e a curarne la gestione. Rappresentano il livellocardine del sistema, quello attorno al quale ruota necessariamente la gestione di tutta l’attività formativa rivolta al personale assegnato allediverse linee operative e Servizi sul territorio, che svolge funzione di analisi fabbisogno aziendale, programmazione formativa zonale e ge-stione dei singoli eventi formativi (PFA). L’Area formazione ECM dell’ARS, supportata dalla Commissione tecnica, accredita i progetti formativi presentati dalle ZT/AO/INRCA, verifican-do – ex ante – la coerenza metodologica interna ed – ex post – la relativa documentazione prodotta (valutazione gradimento/apprendimento).

290SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Regione Marche

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio291

Organizzazione e reti della formazione continuaIl modello organizzativo della formazione ECM adottato nella Regione Marche è attualmente articolato su tre livelli: 1. Livello regionale di programmazione e decisione: Servizio Salute della Giunta regionale2. Livello regionale di amministrazione del sistema: Agenzia regionale sanitaria 3. Livello zonale e aziendale di gestione: Le Zone/Aziende del SSR e l’INRCA

Elementi qualificantiGli elementi di forza del sistema sono:• l’aver formulato degli obiettivi regionali con valenza strategica, legati al contesto organizzativo regionale, utili ad orientare le ZT/AO nella

progettazione dei Piani di formazione aziendali• la re-ingegnerizzazione del processo di formazione in tutte le sue fasi e la sua formalizzazione nel sistema informatizzato• l’ancoraggio del sistema informatizzato all’anagrafica dei dipendenti e convenzionati e alle articolazioni organizzative del Servizio sanitario

regionale, in grado di restituire importanti dati di analisi dell’attività;• il monitoraggio delle attività formative degli Enti pubblici autorizzati che mette insieme al dato relativo all’attività formativa, dati relativi

alle risorse, sia economiche sia umane, consentendo una visione completa del sistema formazione nella Regione e un monitoraggio analiti-co attraverso gli indicatori regionali

Punti di debolezzaAlcuni elementi del sistema appaiono ancora critici:• Disomogeneità degli Uffici formazione (carenza di risorse umane)• Scarso utilizzo della formazione come leva strategica di cambiamento in rapporto a linee di sviluppo di sistema. Appaiono alcune criticità

di collegamento tra le attività formative programmate e progetti di sviluppo organizzativo. Ciò induce al rischio di appiattimento su mo-dalità di adempimenti formali e di concentrazione delle attività formative su obiettivi di esclusivo carattere tecnico-professionale

• Mancanza di un punto qualificato di erogazione di livello regionale, ad integrazione della rete territoriale dei Centri di formazione cui affi-dare la realizzazione di progetti formativi strategici regionali

• Ottimizzazione e articolazione policentrica e unitariamente “governata” del sistema di erogazione delle attività formative

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Anno di avvio 2007Il Sistema formazione ECM regionalizzato prende l’avvio con i seguenti atti:• Delibera di Giunta Regionale n. 464/P del 14 Maggio 2007 “Ridefinizione del ruolo, funzioni e indirizzi organizzativi dell’Agenzia sanitaria

regionale A.S.R. Abruzzo”: Coordinamento in campo di formazione ed ECM• Disegno di Legge regionale - Delibera Giunta regionale n° 869/C del 27 agosto 2007, convertito in Legge regionale n. 5 del 21 Marzo 2008,

Piano sanitario regionale 2008-2010 “Un Sistema di garanzie per la salute”.

Organismi di supporto all’ECM Sistema di accreditamentoDa realizzare entro il 2009 come da Piano sanitario regionale 2008-2010

Organizzazione e reti della formazione continua

Punti di debolezzaIn Abruzzo a tutt’oggi, non è attivo un sistema regionalizzato di formazione ECM: le richieste di accreditamento di eventi formativi di provi-der pubblici (Università, Ordini/Collegi, Aziende USL, ecc.) seguono il percorso dell’accreditamento nazionale.Altre criticità:• Recente avvio del Sistema e conseguente necessità di addentrarsi in campi nuovi per la realtà abruzzese e nazionale (ad esempio la FAD o

la FSC)• Livello non omogeneo degli Uffici formazione delle Aziende.

Elementi qualificantiIl Sistema si sta avviando traducendo in realtà le azioni, di seguito segnatamente riferite, volte alla conoscenza e alla messa in pratica dellemigliori esperienze in ambito nazionale:a. Studio del sistema formativo nelle diverse realtà regionali con approfondimento degli elementi di novità dell’Accordo Stato-Regioni n. 168

del 1 Agosto 2007 (rapporto con Ordini e Collegi, Accreditamento dei provider, Osservatorio regionale, Sistema informativo …) nel work-shop “Quale ipotesi per l’avvio del Sistema di accreditamento E.C.M. regionale? Due Regioni (Abruzzo e Sardegna) interrogano esperienzeavanzate”, organizzato presso l’ASR Abruzzo, Pescara 4/6 Febbraio 2008;

b. Partecipazione dell’Agenzia sanitaria della Regione Abruzzo all’incontro (FORMAS - Firenze 8/9 Maggio 2008) del Comitato tecnico delle

292SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Regione Abruzzo

1 Piano sanitario regionale 2008-2010 “Un Sistema di garanzie per la salute” -Allegato 3 Obiettivi, azioni, tempi e sistema di verifica del PSR 2008-2010 - Ta-bella 12.

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio293

Regioni, importante organismo di governance, che fornisce supporto alla Commissione nazionale ECM per tutte le questioni di caratteregenerale a valenza prescrittoria per le Regioni in materia di formazione;

c. Indagine conoscitiva quali-quantitativa sugli Uffici di formazione e sulle attività ECM delle Aziende sanitarie abruzzesi, espletata median-te focus group e specifico questionario. La ricognizione ha confermato la volontà di fare sistema, creando un Comitato tecnico consultivo stabile, opportunamente integrato, ovepartecipino tutti i responsabili degli Uffici formazione delle Aziende USL, per avere un regolamento unico, procedure comuni, anche sulladelicata materia del conflitto d’interesse. Ha evidenziato, inoltre, l’esigenza di migliorare la qualità della rilevazione dei bisogni formativie della valutazione dell’efficacia formativa, di avviare progetti di FAD e formazione sul campo, ritenuta la metodologia più efficace. Infine,ha segnalato l’opportunità di perfezionare il sistema di monitoraggio e rendicontazione delle iniziative formative, sia per quel che riguar-da i partecipanti ed i crediti ECM sia per la gestione dei costi sostenuti.

d. Redazione in collaborazione con alcuni referenti regionali di un Capitolato speciale per l’indizione del Bando di gara per la fornitura di unprodotto/servizio che consenta la gestione, l’accreditamento e il monitoraggio della formazione continua ECM, con iniziale messa in retedei provider pubblici.

e. Definizione e costituzione degli Organismi di supporto al Sistema ECM regionale.L’adozione, nel Piano sanitario regionale 2008-2010, della Balanced Scorecard (BSC), strumento di programmazione che consente alle organiz-zazioni di tradurre la missione e le strategie aziendali in obiettivi misurabili, ha proposto una lettura multidimensionale dei risultati delleAziende e del Sistema Sanità regionale, utilizzando molteplici indicatori secondo differenti “prospettive”: economico-finanziaria, orienta-mento al paziente/cliente, processi aziendali interni, formazione e sviluppo.Infine, a rafforzare quanto stabilito nel Piano sanitario, si sono previsti, nei Manuali di autorizzazione e accreditamento2 (attualmente in fasedi approvazione), item sul ruolo della formazione degli operatori quale garanzia di qualità per l’accreditamento delle strutture sanitarie e so-ciosanitarie pubbliche e private.

2 Legge regionale del 31 Luglio 2007, n. 32 “Norme regionali in materia di autorizzazione, accreditamento istituzionale e accordi contrattuali delle strutture sani-tarie e sociosanitarie pubbliche e private”.

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Modello ECM - Anno di avvio 2004• Costituzione Commissione regionale ECM (DGR n.99 del 16.02.2004) con compiti propositivi e di programmazione, secondo quanto stabili-

to dall’art.16-ter D.Lgs. 30.12.1992, n.502 e ss.mm.ii. e dall’Accordo Stato-Regioni 20.12.01.• A completamento dell’iter organizzativo del sistema ECM regionale, con le deliberazioni n. 798 del 16 luglio 2007 e n. 1053 del 17 settem-

bre 2007 la Giunta regionale del Molise ha provveduto ad istituire la Consulta regionale per l’educazione continua in Medicina e la Commis-sione regionale per l’educazione continua in Medicina.

Organismi di supporto all’ECM Sistema di accreditamentoDefinito dalla Commissione ed in fase di approvazione da parte dellaGiunta Regionale

Organizzazione e reti della formazione continua

Elementi qualificantiPunti di debolezzaAl momento non è possibile fare valutazioni sulla validità del sistema in quanto in fase progettuale e non ancora sperimentato.

294SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Regione Molise

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio295

Sistema ECM - Anno di avvio 2006• Delibera n.49/13 del 28/11/2006 che istituisce la Commissione regionale per la formazione sanitaria e il sistema regionale di Educazione

continua in Medicina.La delibera prevede l’accreditamento provvisorio dei soli provider pubblici (14 tra Aziende sanitarie, ospedaliere,ospedaliero-universitarie, Istituto zooprofilattico, Università degli studi)Dettaglio Delibera n. 49/13 del 2006

• Delibera n. 12/2 del 27 marzo 2007, che detta linee di indirizzo agli organizzatori di attività formative di educazione continua in medicina(ECM) della Regione Sardegna per la gestione del periodo di transizione dal sistema di accreditamento ECM nazionale al sistema di accredi-tamento ECM regionale, in vigore dal primo aprile del 2007

Organismi di supporto all’ECM Sistema di accreditamento

Organizzazione e reti della formazione continua

Elementi qualificanti• Nella regione Sardegna l’istituzione dei Servizi formazione nelle Aziende sanitarie è molto recente, così come un’attività regionale di pro-

mozione degli interventi formativi, legati al raggiungimento degli obiettivi del nuovo Piano sanitario regionale. L’organizzazione del siste-ma ECM è ancora affidata prevalentemente a operatori delle Aziende sanitarie distaccati presso l’Assessorato. Nonostante questo il sistemaha preso avvio e i provider pubblici possono accreditare al sistema regionale, inviando la richiesta con soli trenta giorni di anticipo rispettoall’inizio delle attività.

• Il Gruppo tecnico ECM ha recentemente delineato l’impianto organizzativo del sistema ECM della Regione Sardegna, descrivendolo in undocumento che vede la formazione come sistema, che alimenta ed è alimentata dai processi decisionali e di governo in sanità, come pro-cesso, ovverosia risorsa dei processi di lavoro in azienda ed essa stessa un processo complesso, come servizio, con la necessità di porsi dal-la parte dei fruitori e più in generale di cogliere la formazione come strumento per la qualità dell’offerta sanitaria. Il documento evidenziainoltre la complessità delle attività formative,per sottolineare il valore delle relazioni e le potenzialità implicite nelle dimensioni dell’a-scolto e della sperimentazione, pone l’accento sulla professione, intesa nelle sue accezioni tecniche, organizzative e relazionali e sullecompetenze, richiamando l’azione e i contesti d’uso dei saperi sia teorici che pratici.

• Questo approccio teorico e la sua traduzione in modalità organizzative sono al momento oggetto di un percorso di accompagnamento deiresponsabili della formazione delle Aziende sanitarie, che si pone l’obiettivo di costruire insieme a loro uno strumentario di lavoro omoge-neo e concreto per l’esercizio della funzione formazione nelle Aziende e nel Sistema sanitario regionale sardo.

Punti di debolezza• L’assetto organizzativo dell’Assessorato fornisce ancora solo un supporto parziale al sistema ECM e alle attività formative in generale• La mancanza di un sistema informativo non consente attività di gestione e monitoraggio • La recente istituzione dei Servizi formazione delle Aziende sanitarie non consente di svolgere completamente i compiti delineati per loro

nel documento che traccia le linee del sistema ECM

Regione Sardegna

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Modello ECM - Anno di avvio 2002Emanazione da parte dell’assessore alla Sanità ad Aprile 2002 di un “Documento d’indirizzo per l’organizzazione delle attività di ECM”, predi-sposto dall’Agenzia regionale sanitaria. Tale Documento è stato rivolto alle Aziende sanitarie (AUSL ed AO), IRCCS pubblici e privati ed Entiecclesiastici e, in coerenza con le linee guida emanate dal Ministero della Salute per l’organizzazione degli eventi ECM, contiene direttive per:• L’organizzazione di strutture o funzioni aziendali dedicate alla formazione ECM.• La definizione dei PFA, in coerenza con gli obiettivi fissati dagli Accordi Stato-Regioni/PA e con le direttive emanate dalla Regione relati-

vamente agli obiettivi formativi da correlare alle priorità del Piano sanitario regionale ed al superamento delle criticità riscontrate nell’e-rogazione dei LEA.

• La realizzazione di eventi formativi fortemente correlati alle attività organizzative ed assistenziali aziendali, in modo da garantire che laformazione sia prevalentemente on the job e per evitare assenze dal posto di lavoro, anche in considerazione della grave carenza di organi-ci dei ruoli sanitari.

• La garanzia al personale sanitario di soddisfare almeno il 50% dei crediti attraverso i PFA.• L’avvio di un sistema di valutazione della qualità della formazione attraverso un primo elenco di indicatori (prevalentemente di processo).Successivamente è stata avviata una sperimentazione d’indicatori d’impatto della formazione ECM, anche attraverso un Progetto formativosperimentale rivolto ai medici di Medicina generale della Regione, approvato dal Ministero della Salute e dalla Commissione nazionale ECM.È stata costituita, con DGR nel 2003, la Commissione regionale per l’ECM.Nel gennaio 2005, è stato approvato il Regolamento sui “Requisiti minimi di autorizzazione per l’esercizio delle attività sanitarie ed ulterioridi qualità per l’accreditamento istituzionale delle strutture e dei professionisti sanitari”, in cui sono individuati i criteri per il governo azien-dali delle attività ECM (Regolamento regionale n. 3 del 15.1.2005).Attualmente la Regione è in attesa degli Indirizzi che saranno emanati dalla Commissione nazionale ECM (relativamente ai requisiti organizza-tivi, tecnologici e strutturali dei provider per l’accesso al sistema formativo ECM ed ai criteri per l’attribuzione dei crediti da parte dei provideraccreditati), per l’avvio a regime del sistema di accreditamento ECM. In attesa di tali indirizzi nazionali, è stato approvato un Obiettivo di pianoex Legge 662/92, per la costituzione di un Nucleo regionale con compiti di verifica ispettiva e di governo del processo di accreditamento.

Organismi di supporto all’ECM Elementi qualificanti• Correlare la formazione continua ai processi aziendali di migliora-

mento organizzativo.• Definire Piani formativi per consentire la realizzazione delle prio-

rità del PSR e per superare le criticità assistenziali correlate aiLEA.

• Consentire una formazione prevalentemente realizzata in ambitoaziendale (a livello dipartimentale o di Unità operativa) e forte-mente ancorata sia ai processi di erogazione delle attività assi-stenziali sia ai bisogni formativi espressi dal personale.

• Qualificare la spesa per la formazione ECM.• Allenare le Aziende sanitarie al governo della formazione attra-

verso la definizione di strategie formative coerenti con la pro-grammazione degli obiettivi aziendali.

• Avviare il processo di accreditamento in qualità di provider di for-mazione delle stesse Aziende sanitarie.

Punti di debolezza• Mancata stabilizzazione organizzativa delle Agenzie formative aziendali, attraverso atti formali per la definizione normativa e regolamen-

tare della loro strutturazione ed organizzazione.• Scarsa incidenza della Commissione regionale ECM, anche a causa del ritardo nell’avvio del processo di accreditamento del sistema ECM.• Indebolimento del ruolo dell’Agenzia regionale sanitaria.

296SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Regione Puglia

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio297

Il Sistema regionale ECM del Friuli Venezia Giulia ha iniziato la sua attività nel febbraio 2005 e si è sviluppato negli anni successivi in coeren-za e nel rispetto delle regole del Sistema nazionale e degli Accordi Stato-Regioni in materia, ma con alcune peculiarità riassunte nella se-guente tabella:

La peculiarità più rilevante del sistema regionale è la completa informatizzazione di tutto il processo diaccreditamento: dall’inserimento dell’attività formativa con assegnazione dei punteggi da parte del forni-tore alla gestione on line delle sedute di accreditamento da parte della Commissione regionale con dispo-nibilità in tempo reale dell’offerta formativa regionale.La Commissione regionale ECM, istituita con delibera di Giunta regionale n. 3462 del 21/12/2004 è com-posta, tra l’altro, da rappresentanti degli Ordini e Collegi, quali garanti dei professionisti e delle attivitàda questi svolte verso i cittadini, proprio come è oggi previsto nella nuova Commissione nazionale per laformazione continua.Nel Sistema ECM regionale sono registrati come fornitori di attività formativa le Aziende sanitarie, le

strutture sanitarie private accreditate, gli Ordini, Collegi e Associazioni professionali, limitatamente alle attività formative in materia di:eti-ca,deontologia e legislazione, le Università, il Centro di formazione per i medici di Medicina generale, l’Istituto zooprofilattico delle tre Vene-zie, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente e l’Agenzia regionale della sanità, che possono richiedere gratuitamente l’accredita-mento di eventi formativi residenziali e dal 2006 anche di attività formative sul campo. I dati di sintesi di tutta la formazione accreditata ECM nel sistema regionale e realizzata nel corso degli anni 2005, 2006, e 2007 a favore deicirca 15.000 professionisti sanitari che operano nel Friuli Venezia Giulia, sono riassunti nello schema di seguito riportato:Di particolare rilievo l’attività congiunta della Commissione regionale e della Consulta regionale ECM nel-l’individuazione di obiettivi formativi regionali coerenti con le linee di gestione del Servizio sanitario re-gionale.L’attività formativa realizzata è quindi sia strumento di garanzia per i cittadini per lo sviluppo delle com-petenze dei professionisti, sia strumento per orientare e supportare le scelte strategiche regionali eaziendali.

Obiettivi formativi di interesse regionale 20081. Gestione multiprofessionale, multidisciplinare e multispecialistica di problemi di salute. 2. Integrazione tra Medicina del territorio, Distretto sanitario e Medicina ospedaliera e identificazione di condivisi percorsi

assistenziali/diagnostici/riabilitativi anche per la razionalizzazione delle risorse. 3. Attivazione di programmi di miglioramento della qualità anche attraverso il monitoraggio degli indicatori di performance. 4. Sviluppo delle capacità di integrazione tra i Servizi sanitari e socioassistenziali mediante la valorizzazione delle risorse umane nell’ambi-

to del progetto di welfare regionale. 5. Innovazione gestionale e sperimentazione di modelli organizzativi. 6. Gestione del rischio in Sanità e clinical governance. 7. Approccio multiculturale e alla cultura dell’accoglienza nell’attività sanitaria e sociale. 8. Metodologia e tecniche della ricerca nella pratica clinica, diagnostica e assistenziale. 9. Sistemi di valutazione multidimensionale nell’assistenza delle persone anziane.

10. Applicazione nella pratica quotidiana dei principi dell’evidence based practice in ambito sanitario. 11. Sviluppo delle competenze nell’ambito della prevenzione primaria, secondaria e terziaria con particolare riferimento alla Sanità pubblica. 12. Metodologia e tecniche di comunicazione sociale per lo sviluppo dei programmi regionali di prevenzione primaria e promozione della sa-

lute. 13. Sviluppo delle competenze informatiche dei professionisti: apprendimento di tecniche informatiche e di rete, utilizzo di internet, forma-

zione a distanza, attività di forum ecc, a chiara connotazione sanitaria. 14. Metodologie e tecniche per lo sviluppo del sistema ECM regionale. 15. Sviluppo della cultura e delle competenze per la valutazione e trattamento del dolore acuto e cronico. 16. Promozione della cultura riabilitativa, sviluppo delle competenze professionali per la definizione di protocolli specifici per patologie e

per l’acquisizione di metodologie riabilitative mirate. 17. Sviluppo delle competenze professionali su indagini, metodologie e settori di attività che comportino un miglioramento di prevenzione,

diagnosi, trattamento, assistenza. 18. Implementazione delle metodologie e della cultura per l’accreditamento e/o la certificazione di strutture e professionisti. 19. Crescita personale tecnico-professionale, etica, deontologica e di progressione di carriera con riferimento ai Codici deontologici delle pro-

fessioni sanitarie.

Regione Friuli-Venezia Giulia

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20. Implementazione dei programmi regionali in ambito di farmacoepidemiologia, farmacoeconomia e farmacovigilanza. 21. Sviluppo delle attività relative alla salute e al benessere animale anche in riferimento alle scienze comportamentali, all’etologia, all’inte-

razione uomo-animale, alla zooantropologia, alle terapie assistite con gli animali, alle attività assistite con gli animali, all’educazione alcorretto rapporto uomo-animale e alla tutela della salute degli animali da compagnia e da reddito.

22. Sviluppo e aggiornamento delle conoscenze e delle competenze in materia di salvaguardia e tutela degli ecosistemi e delle biodiversità. 23. Aggiornamento sanitario in tema di agricoltura, ambiente, zootecnia, acquacoltura e fauna selvatica. 24. Sviluppo delle conoscenze legislative in ambito sanitario. 25. Gestione della relazione e delle emozioni in ambito sanitario, con riferimento sia agli operatori che agli utenti. 26. Sicurezza nella procedura di donazione - trapianto. 27. Implementazione di percorsi assistenziali, diagnostici e informativi per una migliore compliance del cittadino e dei professionisti della

salute.28. Promozione di attività correlate alla gestione delle emergenze mediche, ambientali e delle catastrofi.29. Prevenzione e trattamento delle patologie correlate alla corretta alimentazione con particolare riguardo ad obesità e ai disturbi del com-

portamento alimentare.Si è registrato un progressivo incremento della scelta di obiettivi formativi regionali nella progettazione e realizzazione di attività formativeaccreditate ECM.Eventi accreditati con obiettivo regionale:169 pari al 23,6% nel 2005311 pari al 33,3% nel 2006333 pari al 39,2% nel 2007Nel corso del 2006 è anche iniziata la sperimentazione dell’accreditamento ECM della formazione sul campo, che si è poi consolidata nel corsodel 2007.Sono 13 i fornitori che partecipano alla sperimentazione (Aziende sanitarie).Sono 4 le tipologie di FSC accreditabili nel sistema regionale ECM.• Addestramento• Partecipazione a gruppi di miglioramento e ricerca• Partecipazione a Commissioni/Comitati• Audit clinico e assistenzialeSono di seguito riassunti i primi risultati di questa nuova attività formativa.

Nella Commissione nazionale ECM recentemente rinnovata a seguitodell’Accordo del 1/8/2007, sono presenti ben 2 professionisti prove-nienti dal Friuli Venezia Giulia: la dott.ssa Nora Coppola, Direttoredel Servizio assistenza sanitaria della Direzione centrale della salutee protezione sociale, componente della Commissione regionale ECM,designata dalla Commissione Salute tra gli 8 rappresentanti regionalie un altro componente della Commissione regionale: il dott. LuigiConte, Presidente dell’Ordine dei medici di Udine, designato dallaFNOMCeO.Inoltre il dr Lionello Barbina, Direttore generale dell’Agenzia regiona-le della Sanità di questa Regione, è stato designato, sempre dallaCommissione Salute, tra i 5 rappresentanti regionali nell’Osservatorionazionale per la formazione continua in sanità.È un importante riconoscimento del lavoro svolto da questa Regionenell’ambito della formazione continua con la costruzione di un siste-ma regionale, coerente con il sistema nazionale, del modello parteci-pato e condiviso delle autonomie e responsabilità dei vari soggettiistituzionali.

298SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio299

Sono circa 10.000 le operatrici e gli operatori sanitari attivi nella Provincia autonoma di Bolzano, dei quali circa il 30% svolge il proprio lavoropresso le Case di cura e gli Ambulatori specialistici privati. Il 70 per cento è costituito da personale medico e infermieristico. Nel primo quin-quennio di validità del programma di ECM, l’offerta formativa in Provincia ha visto accreditare 3.939 eventi; solo una piccola percentuale diproposte non è stata accreditata (meno dell’1 per cento), mentre 146 eventi lo sono stati solo per alcuni determinati profili professionali ri-spetto a una più ampia richiesta di accreditamento. Le Aziende sanitarie – oggi Comprensori sanitari di un’Azienda unificata – hanno promos-so circa il 60 per cento dei progetti di formazione, a testimonianza di un forte e significativo radicamento delle attività di aggiornamento nelsetting assistenziale.

La Commissione provinciale per l’ECM svolge una funzione centrale: elabora i criteri utili per la valutazione dell’offerta formativa, laddovel’accreditamento degli eventi è invece delegato agli Ordini e ai Collegi professionali.

Il ruolo dell’Ufficio per la formazione del personale sanitario, nell’ambito dell’Assessorato alla Sanità, è sostanzialmente di governo e di coor-dinamento. Orientare l’offerta educativa in direzione di un più compiuto soddisfacimento dei bisogni formativi del personale, ma ancor di piùdelle esigenze di salute dei cittadini, è l’obiettivo principale; è indispensabile, infatti, che le Istituzioni pubbliche non trascurino l’evidenzadi aree tematiche “orfane” di conoscenza a causa del relativo, scarso interesse commerciale da esse rivestito. Allo stesso tempo, non si puònon considerare che delle 31 figure professionali interessate al programma formativo ECM, più della metà sono rappresentate a livello provin-ciale da meno di 100 professionisti; in particolare per la figura del podologo sono stati rilevati due operatori a partire dal 2005, mentre per iprofili professionali del tecnico di riabilitazione psichiatrica e del terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva è stato rilevato unoperatore per figura dal 2006. In particolar modo in questi ambiti, è fondamentale esercitare una funzione di proposta e potenziamento del-l’attività formativa, supportando quanto promosso dagli operatori stessi.

La complessità del quadro di riferimento ha suggerito all’Assessorato particolare disponibilità che si è tradotta nell’accreditamento di tipolo-gie formative diverse: se per quanto riguarda la formazione sul campo sono attualmente in corso di elaborazione i criteri che serviranno daguida per il suo accreditamento, è stata da subito accreditata la più tradizionale attività di formazione residenziale così come gli stage di ag-giornamento frequentati all’estero. È evidente che la peculiarità storica e culturale della nostra Provincia ha, a questo proposito, giocato unruolo favorente: più in generale, riteniamo che il cosiddetto continuing professional development sia uno dei terreni sui quali maggiormentedebba misurarsi la determinazione con cui i diversi Paesi dell’Unione europea perseguono l’obiettivo di compiere un percorso condiviso.

Una tra le principali originalità dell’esperienza alto-atesina nel settore della ECM ha riguardato i progetti di formazione a distanza e, in parti-colare, di e-learning. Come è stato più volte sottolineato, si tratta di un’opportunità preziosa: l’utente svolge un ruolo attivo nel selezionare icorsi da seguire e nel pianificarne lo studio; inoltre, le interazioni con i tutor e i docenti possono favorire l’instaurarsi di comunità di praticatrasversali alle diverse discipline e ai setting di svolgimento del lavoro. L’Assessorato alla Sanità ha sviluppato un sito web – www.ariadne.bz.it– dal quale gli utenti possono accedere ai corsi di e-learning, sia dal luogo di lavoro, sia da casa o da studio. Sono già cinque i corsi disponibi-li. Altri ne saranno promossi, anche grazie alla presenza dell’Assessorato nel network Salus.net, costituito da altre realtà istituzionali pubbli-che della Sanità italiana.

Gli argomenti dei corsi di FAD rendono trasparente il più generale obiettivo dell’Assessorato: governare l’attività formativa, inscrivendola inuna cornice che valorizzi e dia senso alle singole esperienze educazionali. Cornice che – come testimonia l’iniziativa della Biblioteca medicavirtuale (www.bmv.bz.it), momento qualificante dell’attività formativa della Provincia – non può che essere quella della Medicina basata sulleprove di efficacia, nel suo significato più autentico: quello che vede l’EBM come un processo che va dall’inquadramento dei problemi clinici al-la ricerca bibliografica, fino al “trasferimento” delle evidenze al singolo malato, in un confronto empatico e consapevole che metta in primopiano le aspettative e le preferenze del paziente e dei suoi familiari.

Provincia autonoma di Bolzano

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300SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

L’Assessorato Sanità, Salute e Politiche sociali assicura e promuove la formazione e l’aggiornamento professionale di tutto il personale del Ser-vizio sanitario regionale affinché il miglioramento del livello professionale e tecnico delle varie qualifiche accresca l’efficacia e l’efficienza deiservizi resi ai cittadini. In applicazione degli Accordi Stato-Regioni intervenuti sulla materia la Regione ha avviato a decorre dall’anno 2002un sistema regionale di registrazione dei crediti formativi in collaborazione con gli Ordini ed i Collegi professionali, Associazioni di categoriae l’Azienda USL della Valle d’Aosta. L’accreditamento degli eventi formativi a carattere residenziale è stato attivato a partire dal mese di luglio2004 mentre dal 7 marzo 2005 sono state avviate, a carattere sperimentale, le procedure di accreditamento degli eventi formativi sul campo.

Organismi di supporto all’ECMCommissione regionale per l’educazione continua in medicinaAlla Commissione sono affidati i seguenti compiti: • indicazione, su richiesta dell’Amministrazione regionale, di possibili obiettivi formativi di interesse regionale; • determinazione delle procedure per l’accreditamento dei fornitori e degli eventi formativi di interesse regionale, ivi compresa la formazio-

ne a distanza (FAD) e la formazione sul campo (FSC);• verifica del possesso dei requisiti stabiliti in sede nazionale e di altri eventuali ulteriori requisiti fissati dalla stessa Commissione da parte

dei fornitori di formazione in ambito regionale; • accreditamento degli eventi formativi; • formulazione di proposte per lo svolgimento delle funzioni di registrazione e di certificazione dei crediti formativi; • elaborazione di proposte di criteri per la valutazione da parte dell’Amministrazione regionale del sistema regionale di formazione continua. Consulta regionale per la formazione continua in medicinaLa Consulta si esprime, in quanto portatrice delle esigenze delle categorie professionali rappresentate, sulle attività formative di Educazionecontinua in Medicina rivolte agli operatori della Regione autonoma Valle d’Aosta, in applicazione degli Accordi siglati in sede di ConferenzaStato-Regioni e dalle disposizioni nazionali e regionali in materia. Sistema informatizzato di accreditamento regionale Dal 1° gennaio 2007 opera un sistema informatizzato (http://ecm.regione.vda.it) per l’accreditamento degli eventi residenziali e della for-mazione sul campo rivolto ai fornitori pubblici e privati; dall’indirizzo sopraindicato è possibile l’accesso al sistema regionale di gestioneinformatizzato dell’ECM, visualizzando l’area free che permette: 1. Al personale degli Uffici formazione di accedere al sistema di gestione, mediante inserimento di username e password. 2. A chiunque ne abbia interesse di:

a) accedere alla sola area free dei vari fornitori per poter conoscere ed eventualmente iscriversi ai Corsi che i rispettivi Uffici di formazionedecidono di pubblicizzare;

b) consultare la documentazione pubblicata di interesse generale. In essa è, inoltre, possibile: analizzare la documentazione sulla formazione ECM nazionale e regionale, trovare le informazioni relative ai for-nitori, registrarsi come fornitore, consultare l’offerta formativa e iscriversi on line ad un corso. I crediti vengono attribuiti direttamente dalsistema, secondo i criteri predefiniti dalla Commissione regionale per l’educazione continua in Medicina. Il sistema informatizzato aggiorna ildossier formativo di ciascun operatore e gestisce una anagrafe regionale che comprende i nominativi di tutti i professionisti che operano nellaRegione Valle d’Aosta. È prevista la possibilità per i fornitori di richiedere crediti aggiuntivi rispetto a quelli calcolati in automatico dal siste-ma, specificandone la motivazione.

Elementi qualificanti L’attività formativa in questi anni è stata proposta e gestita in misura prevalente dall’Azienda USL sebbene nell’ultimo anno i contributi di al-tre Agenzie formative appaiano consolidarsi.L’avvio della formazione sul campo ha condotto ad un miglioramento/ampliamento qualitativo delle opportunità formative, attestandosi sul-la misura del 6% circa delle richieste di accreditamento, dato molto confortante se rapportato alla recente istituzione di tale modalità.I piccoli numeri della Regione hanno consentito rapporti maggiormente personalizzati tra organizzatori e Commissione regionale ECM, che inalcuni casi ha chiesto chiarimenti e/o l’invio di ulteriore documentazione, al fine di una valutazione il più puntuale possibile dell’evento pro-posto.

Punti di debolezzaIl recente avvio del sistema informatizzato necessita ancora di aggiustamenti legati anche alle peculiarità territoriali. La valutazione attuale delle iniziative formative si basa sulle dichiarazioni d’intenti effettuate da ogni fornitore, piuttosto che sul risultatoformativo conseguito.

Regione autonoma Valle d’Aosta

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio301

Lo sviluppo della messa a punto di una funzione di governo del sistema formativo regionale in Piemonte si avvia nel 2006 con un percorso diriflessioni e di attività promosse da un gruppo di lavoro istituito presso l’Assessorato, formato da professionisti dei Servizi di formazione pro-venienti dalla Aziende sanitarie regionali, che aveva l’obiettivo principale di gettare le basi per la costruzione di un sistema formativo regio-nale e per la realizzazione di un sistema di accreditamento ECM.Nella prima fase, il gruppo di lavoro suddetto, partendo dalla necessità che il sistema formativo regionale nascesse dal basso, ha avviato unpercorso di conoscenza tra le diverse realtà regionali al fine della valorizzazione delle esperienze già maturate nel corso del tempo sia sul ver-sante delle competenze nella gestione dei processi formativi, sia nella sperimentazione delle procedure di accreditamento ECM. La seconda fase di lavoro ha quindi portato attraverso la ricerca e l’esplorazione delle altre esperienze nazionali, alla costruzione di una primaipotesi di architettura regionale del sistema formativo e al suo interno del sistema di accreditamento ECM.Tale ipotesi illustrata nella sua versione definitiva nella Fig. 1 è stata sottoposta al vaglio e alle indicazioni di una serie di interlocutori regio-nali: Direzioni generali e Servizi formazione delle Aziende, Organizzazioni sindacali, Università, Ordini e Collegi professionali.Al termine di questo percorso di condivisione si è proceduto quindi alla fase istitutiva del sistema che è stato avviato formalmente con le deli-berazioni di Giunta regionale n. 61 del 15.10.2007 e n. 62 del 19.11.2007. Tali atti, nell’approvare il sistema regionale ECM a valenza speri-mentale per gli anni 2007-2010, prevedono, quali fornitori della formazione, il coinvolgimento di tutti i soggetti pubblici presenti sul territo-rio piemontese (Aziende sanitarie, Università, Ordini, Collegi, ARPA, Istituto zooprofilattico) e attribuiscono all’AReSS specifici compiti di av-vio e gestione della piattaforma di accreditamento regionale della formazione ECM.Il modello organizzativo del sistema per la formazione continua in Sanità della Regione Piemonte poggia, pertanto, su due funzioni principa-li: quello della programmazione e controllo che resta in capo all’Assessorato regionale e quello dell’accreditamento ECM affidato all’AReSS.In questa prima fase, come si è detto, è stata fatta la scelta di avviare una sperimentazione che interessasse unicamente i provider pubblici, leAziende sanitarie e l’Università e per quanto attiene alle tematiche etiche, deontologiche e normative gli Ordini e Collegi professionali.Questa scelta di riconoscimento graduale dei provider dovrebbe consentire al sistema di compiere un rodaggio e quindi successivamente aprirela strada a tale riconoscimento anche al resto delle Agenzie formative avendo consolidato procedure e competenze organizzative in merito al-l’accreditamento regionaleDal 10 gennaio 2008 – dopo un breve periodo di sperimentazione da parte dei provider – ha avuto avvio la procedura di accreditamento.Fin dall’inizio il flusso di attività è risultato di notevole portata e la conoscenza del sistema operativo, in tutte le sue modalità, si è presto diffusaed attestata ad un buon livello qualitativo anche grazie al clima di collaborazione propositiva e costruttiva che si è instaurato con i provider.A supporto di quanto brevemente descritto, si forniscono alcuni dati riepilogativi dell’attività formativa accreditata in Piemonte dall’avvio delsistema:

Nella terza fase, che si è avviata quest’anno,l’Assessorato per quanto riguarda le proprie fun-zioni di programmazione e controllo sulla for-mazione regionale ha istituito i “coordinamentiinteraziendali per la formazione continua in Sa-nità”. Tali coordinamenti aggregano gruppi diAziende sanitarie e fanno capo al Gruppo regio-nale sulla formazione continua al quale sonostati affidati dalla Direzione dell’Assessoratocompiti di supporto nella individuazione e pro-mozione di strategie e azioni organizzative peril governo della formazione continua in Sanità eper lo sviluppo di una rete tra i Servizi forma-zione delle Aziende sanitarie piemontesi.

Regione Piemonte

Fig. 1

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302SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Il Centro regionale di riferimento per l’educazione continua in Medicina è stato istituito, in via sperimentale, dalla Regione del Veneto nel2002 per garantire:• l’accreditamento dei progetti di formazione residenziale;• l’analisi dei bisogni formativi;• l’individuazione degli obiettivi formativi regionali;• l’individuazione di concerto, nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni, degli obiettivi nazionali;• l’accreditamento formazione sul campo e a distanza;• la rilevazione dei fabbisogni formativi;• la verifica delle ricadute formative delle attività ECM;• la creazione di un’anagrafe dei professionisti della salute per le finalità di ECM;• la costituzione della rete formativa delle Aziende SSR.Per le attività di accreditamento il Centro si avvale di Organismi consultivi e deliberativi che fungono anche da organi di controllo e verificadella regolarità delle procedure di accreditamento adottate; gli organismi dell’ECM sono: Commissione regionale, Consulta delle professioni eComitato tecnico scientifico.La specificità del modello adottato dalla Regione del Veneto consta nello svolgimento dell’attività di accreditamento sia a favore di organizza-tori pubblici, sia a favore di organizzatori privati.Attualmente nel sistema ECM Veneto sono iscritti circa 120 privati e 200 pubblici.Il Centro regionale accredita circa 6000 eventi/anno, di cui il 15% presentati da organizzatori privati. L’attività di accreditamento, in questafase, non comporta nessun onere a carico dei soggetti richiedenti (pubblici o privati).Il Centro regionale per l’educazione continua in Medicina utilizza ai fini delle attività di accreditamento della formazione residenziale e dellaformazione sul campo, uno specifico software progettato su indicazioni fornite dall’Amministrazione regionale, con il supporto tecnico di ungruppo di esperti (docenti universitari, medici, formatori).Il software è stato pensato per assegnare in automatico, con una procedura trasparente ed imparziale, un punteggio agli eventi presentati inaccreditamento alla Commissione regionale ECM. Il calcolo dei crediti avviene attraverso una verifica di corrispondenza metodi/obiettivi/nu-mero partecipanti/impatto formativo. Tutte le comunicazioni d’esito positivo sull’accreditamento sono inoltrate agli organizzatori in modoautomatico, dopo la seduta di Commissione, con messaggi standard di posta elettronica. Gli eventuali rilievi in negativo vengono personaliz-zati con la motivazione, ai sensi della Legge 241/90.Nell’anno 2007 la Regione ha deliberato di concedere in riuso il software di accreditamento, applicando le previsioni normative degli artt. 68 e69 del Codice dell’Amministrazione digitale (D. Lgs. 82 del 7 marzo 2005).Collegato al sistema di gestione documentale, è stato realizzato il fascicolo informatizzato del professionista. Questo fascicolo si forma in mo-do automatico, attraverso il riuso delle informazioni presenti all’interno del sistema informativo ECM e può contenere tutta la documentazio-ne di pertinenza del professionista.I dati inseriti nel sistema informativo dagli organizzatori, dopo lo svolgimento di un evento, sono utilizzati per la compilazione dell’attestatodi partecipazione, che il sistema archivia automaticamente nel fascicolo archivistico del professionista. Il fascicolo del professionista è un’ap-plicazione specifica del sistema di gestione documentale, così come il programma di protocollo, che il Centro utilizza per la gestione della cor-rispondenza e dei propri documenti.Per ottenere tutto ciò la Regione utilizza lo standard XML (prescritto dal CAD) per la rappresentazione e la memorizzazione dei documenti, at-traverso l’adozione di una piattaforma XML nativa di Records Management ed Information Retrieval che, mediante l’aggregazione di informa-zioni in “Unità Informative” intelligibili ed autoconsistenti, garantisce l’interoperabilità, l’integrità, i diritti di accesso, il versioning e la sto-ria degli accessi ai dati.Le informazioni così archiviate costituiscono una fonte informativa utile per l’eventuale costruzione dell’anagrafe regionale dei professionistidella salute.Hanno diritti d’accesso al fascicolo non solo il professionista, ma le Associazioni professionali, qualora lo richiedano per certificare i percorsiformativi dei propri associati, le Aziende sanitarie, il Ministero della Salute, ecc.; ognuno di questi soggetti, a seconda del ruolo svolto, ha undiverso livello di autorizzazione e può, quindi, visionare in tutto o in parte le informazioni ivi contenute.La Regione si pone alcuni obiettivi a medio termine, tra cui risulta prioritario:1. Perfezionare il modello attuale attraverso la definizione dei criteri per l’accreditamento della formazione a distanza, l’individuazione di cri-

teri per la stesura dei Piani formativi aziendali e l’accreditamento dei provider.2. Simulare modelli sperimentali di accreditamento di provider pubblici, con l’avvio di un sistema condiviso di governo della formazione con-

tinua, attraverso la costituzione di una “cabina di regia” che si ponga quale primo livello di coordinamento tra i soggetti coinvolti (CentroECM, Servizio formazione aziendale ecc.), per la definizione delle politiche e delle strategie formative e per la loro pesatura.

3. Certificare il processo di accreditamento mediante l’utilizzo di strumenti di collaborative working supportati dalla certificazione di autenti-cità, unicità, preservabilità ed intellegibilità del sistema di workflow documentale adottato.

Regione Veneto

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio303

Dal giugno del 2002 la Regione Emilia Romagna ha attivato il sistema regionale di educazione continua in Medicina, sulla base dei contenutidell’Accordo Stato-Regioni del 2001.La Regione ha assunto il ruolo di costruttore del sistema e di soggetto preposto alla valutazione della formazione continua in ambito sanita-rio, ruolo incompatibile con quello di soggetto fornitore di eventi formativi.I soli soggetti che possono presentare alla Regione gli eventi formativi per l’accreditamento, sono le organizzazioni sanitarie pubbliche(Aziende sanitarie e Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico), gli Istituti zooprofilattici sperimentali, l’Agenzia regionale per la pre-venzione e l’ambiente, le Università e le altre strutture tecnico-scientifiche del sistema sanitario nazionale.Condizione indispensabile per richiedere l’accreditamento alla Regione è che i finanziamenti (o contributi in qualsiasi altra forma) dei singolieventi non provengano da imprese commerciali attive nel settore sanitario. Fanno eccezione i finanziamenti o i contributi destinati a soste-nere interi piani formativi già approvati a livello aziendale, o concordati con la Regione. I piani formativi aziendali vengono predisposti sulla base degli obiettivi prioritari individuati dalla programmazione regionale e dall’analisidei bisogni formativi interni.Sono istituiti due organismi di supporto alla Regione: la Consulta, costituita dai rappresentanti degli Ordini, Collegi e Associazioni professio-nali e la Commissione, costituita da 21 esperti di formazione in ambito sanitario.

Il sistema di accreditamentoGli eventi accreditabili dalla Regione possono essere residenziali, sul campo, a distanza e blended (forma mista integrata tra diverse tipologieformative).Le informazioni richieste per ciascun evento sono omogenee a quelle individuate dalla Commissione nazionale ECM. Per la formazione sulcampo e per la formazione a distanza in modalità e-learning sono state emanate specifiche linee-guida.Le schede degli eventi di FR e FSC sono trasmesse alla Regione (ente accreditante) attraverso un sistema informatizzato. I corsi FAD in e-lear-ning invece, visto che sono ancora in fase sperimentale, sono analizzati separatamente dalla Commissione. Per tutti gli eventi, il primo livello di valutazione riguarda la pertinenza degli obiettivi formativi con l’ECM. I corsi con obiettivi non pertinen-ti sono rinviati al mittente.I crediti per ciascun evento sono proposti dagli organizzatori, sulla base di criteri regionali coerenti con quelli applicati a livello nazionale.Quando la proposta si discosta in modo significativo dai valori attesi in base ai criteri definiti e nei casi in cui i crediti proposti dagli organiz-zatori siano superiori a 15, le schede degli eventi interessati vengono sottoposte alla valutazione diretta di un membro della Commissione,che valuta la coerenza tra gli obiettivi formativi e la modalità di formazione prevista (numero di partecipanti, interattività, tipologia).Una volta completata la fase di valutazione, la Regione, con periodicità mensile, provvede all’accreditamento formale di ciascun evento.Dal 2003 la Regione ha attivato la formazione sul campo come attività formativa accreditabile ECM, ritenendo che tale tipologia formativa,basata sul concetto dell’apprendere facendo, garantisse una maggiore efficacia di esito formativo, rispetto alla semplice partecipazione a cor-si/seminari unidirezionali in aula. Questa tipologia formativa è stata utilizzata quasi esclusivamente dalle Aziende sanitarie, in maniera sempre crescente, fino a superare il 20%del totale dei corsi accreditati.Per quanto riguarda la FAD, le Aziende sanitarie, l’ARPA e qualche Università, spesso in maniera associata, si sono cimentate nella costruzionedi corsi in e-learning a partire dal 2004. Queste iniziative sono molto diversificate fra loro: si va dalla semplice lettura con tutor on line, ad al-ti livelli di interattività, dall’auto-apprendimento, all’apprendimento collaborativo in rete.La Commissione regionale produce anche un Rapporto annuale sulla formazione continua in cui vengono raccolti dati statistici sulla domandadi formazione, sull’offerta formativa e sui costi e valutazioni su aspetti specifici. L’ultimo Rapporto, pubblicato nel maggio 2007, contiene unbilancio dei primi cinque anni di attività (2002-2006) e rappresenta un punto di riferimento interessante anche per le altre Regioni.Nel sito web dedicato (http://ecm.regione.emilia-romagna.it/) possono essere reperite le informazioni più in dettaglio e scaricati i documen-ti inerenti i rapporti annuali e pluriennali e gli atti di accreditamento degli eventi.

Lavori in corsoNella presente fase, la Regione ha avviato gruppi tecnici con le Aziende sanitarie per l’individuazione di modalità di attuazione dei principalipunti dell’Accordo Stato-Regioni del 2007, riguardanti l’accreditamento dei provider, la costruzione dei dossier formativi e gli strumenti di va-lutazione della qualità dell’ECM. L’obiettivo principale del lavoro è di condividere criteri di appropriatezza e qualità nell’intero processo dellaformazione, dalla programmazione alla valutazione, tenuto conto dell’esperienza fatta in questi anni di ECM.

Regione Emilia-Romagna

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Con l’avvio del sistema di accreditamento degli eventi formativi ECM la Regione Toscana ha cercato di cogliere l’occasione non solo per conso-lidare un sistema già in grado di assicurare qualità, tempestività e continuità agli interventi formativi ma anche di porre in essere quegli stru-menti necessari per affrontare le sfide che la creazione di un sistema di qualità della formazione ha posto e porrà in futuro.

Con la LR 40/2005 infatti viene introdotto il concetto di “rete formativa”, vale a dire che i soggetti che lavorano sulla formazione non sonopiù singoli attori ma sono inseriti in una rete, che fa sistema, e che comprende le Aziende, gli ESTAV, l’ARS, gli Enti di ricerca e Istituti di rico-vero e cura a carattere scientifico, il CSPO e che si avvale del ruolo fondamentale delle Università e degli Ordini e Collegi professionali.

Recentemente la rete formativa è stata rafforzata dalla creazione del Laboratorio regionale per la formazione sanitaria (FORMAS) per dareconcreta attuazione agli indirizzi della Commissione regionale per la formazione sanitaria a supporto delle strategie portanti del nuovo Pianosanitario regionale. Il FORMAS agisce sia gestendo la formazione di livello regionale, sia introducendo livelli di governance della formazioneche potrà collocarsi a livello di area vasta, e potrà assolvere ad ulteriori ed innovative funzioni come, ad esempio, quelle relative alla forma-zione dei formatori o al supporto formativo agli organismi del governo clinico regionale. Il Laboratorio presidierà, inoltre, i processi di forma-zione a distanza per la Regione trasferendo in esso i contenuti dei processi formativi sia del livello regionale, sia di quello delle Aree vaste, esarà sede di sperimentazione di processi conoscitivi e formativi basati sulle tecnologie innovative.

In questo contesto in Toscana fin dal 2002 è stato avviato un sistema di accreditamento degli eventi formativi rivolto al sistema pubblico, cheinizialmente ha interessato solo le Aziende sanitarie toscane ma che progressivamente ha coinvolto tutte le Aziende pubbliche (ARS, ARPAT,CSPO, CNR, IRCSS, strutture convenzionate) ed anche Ordini e Collegi professionali.

L’atto di impianto del sistema è la DGR 849/2002 che ha gettato le fondamenta sia di un percorso per l’accreditamento degli eventi formativi,sia per la creazione di un sistema di qualità della formazione sanitaria in Toscana. Vengono date infatti indicazioni organizzative e metodolo-giche che collocano la formazione nello staff della Direzione aziendale e la supportano con una rete di animatori di formazione, perno centra-le della rilevazione del fabbisogno formativo, della progettazione e di una prima analisi dei risultati della formazione.

Sulla base delle indicazioni in essa contenute si è snodata tutta l’attività successiva: prima di tutto la costituzione della Commissione forma-zione, alla quale sono affidati compiti nell’ambito di accreditamento degli eventi, ma anche funzioni più generali di supporto all’attività diformazione. Proprio in collaborazione con essa si è sviluppata l’attività avviata con la DGR 849/02, come l’elaborazione degli strumenti perl’accreditamento degli eventi formativi, i parametri sulle sponsorizzazioni, le modalità di attribuzione dei crediti alla docenza/tutoraggio.

Il sistema, fin dal suo primo impianto, si è posto il problema di recuperare, valorizzare e fare emergere come progetto formativo tutta la for-mazione sul campo che viene svolta diffusamente dalle Aziende sanitarie, e che riveste una fondamentale valenza formativa. In questo sensoè stato fatto un lavoro di individuazione e definizione delle tipologie di formazione sul lavoro nonché di un loro inserimento e valorizzazionenel programma informatico, in modo che già dagli eventi 2002 è stato possibile accreditare questo tipo di formazione, permettendo così il re-cupero di una formazione qualitativamente rilevante con costi contenuti.

In sostanza sono state valorizzate tutte le forme innovative di formazione compresa la FAD, che è stata inserita nel programma di accredita-mento fra le metodologie di insegnamento, in modo che fin dall’avvio del sistema è stata oggetto di accreditamento.

Nel periodo sperimentale 2002-2007 sono stati complessivamente accreditati 13.400 eventi formativi (non compaiono edizioni uguali dello stes-so evento altrimenti il numero salirebbe molto), di cui il 26% di formazione sul campo e sono stati coinvolti 824.000 operatori (occorrenze).

La necessità di gestire questa mole di eventi ci ha fatto fare un ulteriore passo in avanti dotando il sistema di un’anagrafe formativa regionale.

Si tratta di uno strumento che, unendo le informazioni sugli operatori con quelle degli eventi formativi, permette l’associazione operatore-eventi formativi. Il sistema è collegato con Ordini e Collegi professionali che svolgono quella funzione di certificazione del credito che lo stes-so Accordo Stato-Regioni del 2007 riconosce loro. In questo modo il sistema è stato dotato di uno strumento che non solo permette di avereveri e propri “curricula” professionali di ogni operatore, importante base informativa per i futuri dossier formativi, ma anche una gestioneuniforme ed informatizzata della formazione.

304SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Regione Toscana

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio305

La Regione Lazio ha l’obbligo formativo di circa 75/80.000 operatori sanitari di cui il 50 per cento direttamente appartenenti alle 12 ASL e 4Aziende ospedaliere a diretta gestione regionale.

• Le Aziende sanitarie del Lazio dal 2002 ad oggi hanno autonomamente sperimentato il programma ECM. Infatti quasi tutte le Aziende sa-nitarie e ospedaliere sono provider e come tali organizzano eventi e progetti formativi proponendoli alla Commissione nazionale per l’ac-creditamento.

• Nel 2003 attivazione del Consorzio tra le Aziende sanitarie - Asclepion per la formazione continua del personale del SSR. Hanno partecipatoal Consorzio tutte le ASL e AO del Lazio. Finalità di questo organismo è stata quella di mantenere attivo il confronto fra tutte le realtà del-le Aziende e di implementare il calendario di eventi formativi con le migliori esperienze di formazione già sperimentate con successo nelleAziende sanitarie della Regione; Asclepion ha permesso la nascita della rete dei responsabili delle strutture formative.

• Nel 2002 la Regione ha istituito la Commissione regionale ECM per la formazione continua del personale del SSR che comunque ha comin-ciato a lavorare e a produrre documentazione solo nel 2004 elaborando gli obiettivi formativi comuni degli operatori sanitari tenendo con-to degli indirizzi strategici, degli interventi e delle azioni prioritarie per la Regione, delle patologie critiche, dei problemi di salute specifi-ci, delle sfide prioritarie.

• Nel 2005, definizione delle attività formative a sostegno dei Piani della prevenzione gestiti anche dall’Agenzia di sanità pubblica (ASP) suiproblemi prioritari di salute regionali.

• Nel 2005, obbligo da parte di tutti i provider pubblici (ASL, AO, IRCCS, Policlinici universitari, Ospedali classificati e Consorzio Asclepion)che dovranno redigere i Piani formativi annuali in coerenza con gli obiettivi della Commissione regionale per la necessaria verifica.

• 2005-2006, partecipazione della Regione Lazio al progetto del Ministero Salute “Osservatori qualità ECM”; 2 responsabili di strutture for-mative hanno frequentato il Corso a Salsomaggiore e hanno poi implementato nella Regione il programma di Osservazione di eventi forma-tivi e collaborato all’indagine delle opinioni degli utenti ECM on line con questionario.

• 2005-2006, nascita gruppo di lavoro permanente per l’implementazione del Sistema regionale formazione continua, composto dai respon-sabili delle strutture formative delle ASL. Il gruppo ha redatto il progetto che è stato deliberato il 25.01.08.

• I responsabili della formazione della Regione partecipano inoltre alla rete di Comunità Professionale gestita dal Formez.

Come si sono organizzate le Aziende della Regione Lazio• In quasi tutte le Aziende sanitarie della Regione vengono istituiti Uffici ECM che si caricano, con le risorse a disposizione, di predisporre

Piani formativi aziendali che possano contemporaneamente coniugare gli obiettivi formativi nazionali e regionali con quelli delle singoleAziende e con quelli specifici dei professionisti.

• Laddove le risorse lo hanno permesso si sono redatti Piani formativi aziendali con Aziende che hanno organizzato annualmente anche uncentinaio tra eventi e progetti formativi.

• Pur tuttavia la mancanza di una organizzazione a sistema di tipo regionale ha comportato:

– diversità tra realtà sanitarie con disparità di accessibilità alla formazione da un’Azienda all’altra;– disomogeneità tra gli operatori nell’acquisizione del numero di crediti;– scarsa offerta formativa per alcune figure professionali;– arrembaggio ai Corsi da parte degli operatori per acquisire crediti, senza più badar al contenuto dei Corsi, malgrado le raccomandazioni

sempre più frequenti e l’irrigidimento burocratico sopravvenuto da parte del Ministero per ovviare a questi inconvenienti.

• Laddove invece il contesto di riferimento aziendale appariva più organizzato la sfida ha indubbiamente provocato anche effetti positivi:– facendo rivalutare il ruolo della formazione continua per gli operatori sanitari della Regione;– sottolineando l’impatto positivo di una formazione effettuata a 360°;– creando nuove soluzioni formative nelle Unità operative, con un maggiore impatto nelle realtà lavorative;– creando i reali presupposti per una reciproca crescita del professionista e dell’organizzazione (learning organization).

Regione Lazio

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La “formazione continua” in Medicina ha costituito un momento essenziale e rilevante dell’attività dell’amministrazione regionale dellaCampania. Le iniziative poste in essere hanno trovato il loro momento di unificazione e di razionalizzazione all’interno di un’apposita “Commissione re-gionale per l’educazione continua”, istituita con le Deliberazioni di Giunta regionale n. 5148 del 20/10/2000 e n. 5544 del 2/11/2000, di cuifanno parte rappresentanti di Ordini e Collegi professionali e delle Università della Campania. Alla Commissione è stato attribuito, in via prio-ritaria, nell’ambito di un progetto univoco e coerente, il compito di avanzare proposte su tutte le attività da avviare nel campo dell’educazio-ne continua, nonché di provvedere all’identificazione e all’accreditamento delle strutture deputate all’attività formativa, nell’ottica di razio-nale collegamento e continuità con la formazione acquisita nei Corsi di diploma, di laurea, di specializzazione, di formazione complementare,di formazione specifica in Medicina generale, ecc.

Sulla base delle indicazioni fornite dalla Commissione regionale sono stati posti in essere numerosi provvedimenti amministrativi tra i quali:

• l’analisi dei bisogni formativi e l’individuazione degli obiettivi formativi di interesse regionale, che sono stati oggetto della deliberazionedi Giunta regionale n. 2238 del 7/6/2002;

• l’approvazione, con deliberazione di Giunta regionale n. 629 del 14/2/2003, delle “linee guida” in materia di ECM, rivolte alle Aziende sa-nitarie, alle Aziende ospedaliere, alle AA.UU.PP., agli II.RR.CC.CC.SS. e agli Ospedali classificati di zona, con cui vengono impartite diretti-ve in merito al programma di ECM rivolto al personale del Servizio sanitario regionale, ivi compresa l’elaborazione da parte di ciascunaAzienda di un Piano annuale di formazione ed aggiornamento, che preveda, tra l’altro, un numero di eventi sufficienti a garantire l’acqui-sizione di crediti per tutti gli operatori di ogni categoria, almeno nella misura minima annuale;

• la deliberazione n. 2126 del 20/6/2003, con la quale, tra l’altro, la Giunta regionale ha deciso di:

1. Avvalersi dell’opportunità concessa alle Regioni con l’Accordo approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, nella seduta del 13 marzo2003, avente ad oggetto: “Accordo tra il Ministro della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sugli obiettivi e sulprogramma di formazione continua per l’anno 2003, di cui ai commi1 e 2 dell’articolo 16 ter del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.502 e successive modificazioni, proposti dalla Commissione nazionale per la formazione continua”, procedendo ad una propria attivitàdi accreditamento degli eventi formativi organizzati a livello regionale, dandone comunicazione alla Commissione nazionale per l’edu-cazione continua.

2. Incaricare il Settore ricerca scientifica e tecnologica di predisporre quanto necessario per dotare il competente Settore aggiornamento eformazione del personale sanitario di un idoneo sistema di rete informatizzata che consenta il collegamento in tempo reale con i provi-der, i refer, le Aziende sanitarie e gli altri organismi interessati all’attività di educazione continua.

Il progetto tecnico di massima, che avrebbe consentito l’avvio di un’autonoma attività di accreditamento degli eventi formativi da parte dellaRegione Campania, creando nel contempo un collegamento on line con gli Ordini, i Collegi, le Associazioni professionali e gli altri organismiinteressati all’attività di formazione, nonché una banca dati cui avrebbero potuto accedere i professionisti campani della Sanità al fine di ri-cevere “in tempo reale” costanti aggiornamenti in ordine all’”offerta formativa” posta in essere dai diversi provider, non ha trovato concretarealizzazione.

Fra le iniziative che la Regione Campania ha da ultimo avviato per l’attivazione di un processo funzionale ed omogeneo, finalizzato soprattut-to a fare in modo che il singolo evento formativo, lungi dal rimanere momento di acculturazione teorica e personale dell’operatore, trovi unasua concreta e valida ricaduta all’interno delle realtà operative sanitarie ospedaliere e territoriali, si colloca sicuramente la Deliberazione diGiunta regionale n. 480 del 25/3/2004 con cui è stato approvato il Progetto per la “Formazione sul campo”, che sicuramente dovrebbe avereun positivo rilevante impatto sulle Aziende sanitarie e sugli operatori destinatari della formazione in quanto mette a frutto l’opportunità diutilizzare per l’apprendimento direttamente le strutture sanitarie, dove le competenze degli operatori impegnati nelle attività assistenziali ele occasioni di lavoro rappresentano un proficuo momento di formazione tuttora poco sfruttato.

306SaluteeTerritorio La formazione continua in Medicina N. 170 - 2008

Regione Campania

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio307

La Regione Calabria attribuisce molto valore allo sviluppo del Sistema ECM. Il Dipartimento tutela della Salute, in coerenza col Piano sanitario nazionale, ha ritenuto indispensabile prevedere già nel PSR 2004-2006, all’art 20, comma 1 e comma 2 la istituzione e la composizione della Commissione regionale ECM.Con decreto assessorile n. 821 del 15/10/2004 è stata costituita. detta Commissione. Successivamente, però, a causa dello spoils-system, essaè decaduta, e con decreto assessorile n. 385 del 17 luglio 2006 è stata ricostituita..Con delibera n. 668 del 5 Ottobre 2006, La Giunta regionale ha approvato il Piano formativo regionale per il biennio 2006-2007, sul quale pre-ventivamente la Commissione ECM aveva espresso parere favorevole. Tale Piano, in coerenza con gli obiettivi nazionali, riproponeva in fase di avvio i seguenti obiettivi regionali, qui di seguito elencati:a. Definizione degli obiettivi di formazione regionaleb. Programmazione e pianificazionec. Sistema di accreditamento eventid. Sistema di accreditamento provider.Per il loro adempimento si definivano i compiti della Commissione regionale ECM, per come sottoelencati:1. Analisi dei bisogni formativi2. Individuazione degli obiettivi formativi3. Accreditamento dei progetti4. Individuazione degli obiettivi formativi, dei requisiti e delle procedure per l’accreditamento dei provider.

1. I bisogni formativi per la nostra analisi si distinguono in:– bisogni di formazione di base– bisogni di formazione continua L’analisi quindi è il frutto della rilevazione dei seguenti dati:a. bisogni sanitari emergenti dagli studi epidemiologici sulla maggiore incidenza di alcune patologie sul territorio regionale – in coerenza

con gli obiettivi del PSR; b. indagine del Dipartimento della tutela della salute sul fabbisogno occupazionale del personale sanitario necessario alle strutture socio-

sanitarie esistenti sul territorio regionale, affinché in ognuna di esse siano garantiti in modo omogeneo i livelli essenziali assistenzialiriproposti nel PSR;

c. verifica annuale del raggiungimento degli obiettivi indicati nel PSR in riferimento alle nuove strutture sociosanitarie, alle nuove tecno-logie da installare nelle strutture sanitarie destinatarie di nuove prestazioni, alle nuove tecniche e metodiche specialistiche per miglio-rare il percorso diagnostico- terapeutico-assistenziale del paziente, alle nuove organizzazioni del lavoro previste negli Atti aziendali diogni struttura sanitaria del SSR.

Si comprende facilmente che i dati quindi andranno scrupolosamente aggiornati ogni anno attraverso un monitoraggio continuo ottenuto an-che attraverso la costruzione di una rete telematica tra tutte le strutture sociosanitarie del territorio regionale ed il Dipartimento della tuteladella salute.

2. Gli obiettivi formativi, strumento strategico per la politica sanitaria, saranno definiti e finalizzati agli obiettivi del PSR attuale, con parti-colare riferimento alle esigenze della qualificazione specifica dei diversi profili professionali. Le tematiche, oggetto degli obiettivi formatividi interesse regionale devono comprendere:

– competenze professionali degli operatori del territorio;– piani di prevenzione;– formazione manageriale in materia di sanità pubblica, organizzazione e gestione sanitaria, in particolare per i dirigenti di strutture

complesse;– sviluppo delle competenze degli operatori dell’emergenze- urgenza, specie in campo pediatrico;– risk-management, con particolare riferimento all’area del rischio clinico;– farmacovigilanza; – metodologia epidemiologica;– valutazione della disabilità;– competenze degli operatori addetti alla tutela della salute mentale;– competenze degli operatori addetti alla tutela della donna e del bambino;– utilizzo dei nuovi sistemi di classificazione OMS (ICF e ICF- CY);– competenze di tutti gli operatori del SSR nel campo della comunicazione;– valutazione e controllo delle attività del SSR;

Regione Calabria

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– competenze degli operatori preposti alla sorveglianza fisica e medica dei lavoratori;– linee guida per la tutela della sicurezza dei lavoratori negli ambienti di lavoro.

3. Per quanto riguarda l’accreditamento dei progetti, l’Ufficio formazione attuerà due fasi di operatività che sono propedeutiche ai fini dell’accreditamento dei progetti formativi aziendali, affinché essi siano realmente efficaci e rispettosi delle linee guida contenute nel PSR: a. verifica che i Piani formativi aziendali annuali proposti dalle Aziende siano in perfetta coerenza con gli obiettivi formativi indicati nel

Piano formativo regionale;b. verifica che i progetti formativi realizzati negli anni precedenti nelle strutture sanitarie abbiano avuto reali ricadute migliorative sul-

l’organizzazione del lavoro e sulle professionalità degli operatori, per come indicato nei CCNL e nella normativa vigente.Per le Aziende che avranno superato tali verifiche, l’accreditamento dei nuovi progetti contenuti nei loro Piani formativi aziendali, saràquasi automatico. Per le altre ci sarà l’adeguamento agli atti di indirizzo regionali.In ogni caso, l’Ufficio di formazione regionale che resta proponente dei progetti formativi ad indirizzo regionale procederà ad accreditare isuoi progetti presso il Ministero della Salute.

Esempio di tabella annuale per il dossier formativo degli Operatori sanitari custodito presso l’Ufficio formazione - Dipartimento della tuteladella salute - Regione Calabria

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N. 170 - 2008 La formazione continua in MedicinaSaluteeTerritorio309

Con il decreto dell’Assessore regionale per la sanità n. 02826/07 del 13 dicembre 2007, si è dato avvio al sistema regionale di Educazione con-tinua in Medicina della Regione siciliana con il compito di promuovere lo sviluppo professionale degli operatori sanitari.Il decreto si configura particolarmente rilevante per il ruolo ed il senso che attribuisce alla formazione continua degli operatori sanitari, in unmomento come quello attuale che vede tutto il SSR attraversato da profondi mutamenti strutturali a causa del Piano di rientro previsto dallafinanziaria 2007 e mostra la volontà degli organi di governo di superare il gap con le altre Regioni che hanno già attivato, alcuni da diversianni, propri sistemi regionali ECM, secondo quanto previsto dall’Accordo Stato-Regioni del dicembre 2001.

L’architettura del sistema regionale ECM della Sicilia prevede i seguenti organi:

• La Commissione regionale per la formazione continua, istituita già con DA n. 2104 dell’8 novembre 2002 ed integrata con le professioni sa-nitarie nel 2003, con funzioni di consulenza e di supporto tecnico all’Assessorato sanità per l’identificazione degli obiettivi regionali e ladefinizione dei requisiti per l’accreditamento dei provider.

• Il Comitato di indirizzo e coordinamento, che si è insediato nel febbraio 2008, con funzioni propositive per la definizione del sistema diaccreditamento dei provider e per il disegno del sistema di anagrafe regionale.

• La Segreteria operativa per la gestione del sistema, affidata al CEFPAS, l’ente strumentale della Regione per la formazione in campo socio-sanitario che, operando in maniera integrata con il Dipartimento Osservatorio epidemiologico dell’Assessorato Sanità, si occupa, in parti-colare, dell’istruttoria per l’accreditamento dei provider e relative verifiche, dell’esame e della registrazione dei piani formativi e della crea-zione e gestione dell’anagrafe regionale formativa.

Ad oggi, la Segreteria operativa ECM, su indicazione del Comitato di indirizzo e coordinamento per l’ECM, sta svolgendo uno studio a livellonazionale, con visite sul campo e analisi documentale, per comprendere le caratteristiche dei singoli sistemi regionali ECM, al fine di suppor-tare la Regione nella presa di decisioni strategiche per l’implementazione di un livello regionale di accreditamento. Il sistema che verrà attivato dovrà certamente tenere conto delle peculiarità della Regione dovute alla compresenza di realtà sanitarie di dif-ferenti dimensioni, alcune delle quali organizzate in Servizi e Presidi dislocati in un territorio molto vasto, e anche della presenza di numero-se strutture private convenzionate.

Regione Sicilia

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310SaluteeTerritorio N. 170 - 2008Esperienze dal territorio

Maurizio PortaluriElena Tarantini*

Gianluigi Saraceni**Medico direttore UO Radioterapia

ASL Brindisi, è stato Direttore generale della ASL BAT fino

al luglio 2007* Dirigente amministrativo

della ASL BAT** già Direttore amministrativo

di un Distretto socio sanitariodella ASL di Bologna, è stato

Direttore amministrativo dellaASL BAT fino al giugno 2008

Uno degli obiettivi postiai direttori generali inPuglia al momento del-

la loro nomina nel settembredel 2005 fu l’ attuazione delleintese definite in sede diConferenza Stato-Regioni inmateria di abbattimento delleliste di attesa (punto q - Dgr1245/05) ribadito dal docu-mento di indirizzo economicofunzionale varato nell’ottobre2006: dare attuazione alle in-tese definite in sede di Con-ferenza Stato-Regioni in ma-teria di contenimento delleliste di attesa ed adozione delPiano aziendale nei terminiprevisti con assicurazione ditutte le iniziative finalizzatealla riduzione dei tempi di at-tesa (Punto 4 Dief 2006).La ASL BAT nasce nel gennaio2006 dalla fusione di tre ramid’Azienda provenienti da al-trettante ASL (una di questedisciolta) il cui ambito terri-toriale corrisponde a quello diuna nuova provincia in via dicostituzione, la provincia BAT.La ASL BAT ha tre città capo-luogo (Barletta, Andria e Tra-ni da cui l’acronimo) ed ècomposta da 10 Comuni perun totale di circa 380.000 abi-tanti, 5 Distretti sanitari, 4Ospedali articolati in com-

plessivi 7 plessi. Negli Ospe-dali sono presenti le specialitàdi base e in tutta la ASL sonoin funzione 3 Rianimazioni, 3UTIC, una Neurochirurgia,una Radioterapia, 3 day hospi-tal oncologici. I Distretti sani-tari sono sede di Poliambula-tori specialistici e le Radiolo-gie sono solo ospedaliere epresenti in tutti e sette i Pre-sidi ed i plessi ospedalieri.

Le iniziative Le iniziative intraprese pertentare di dare una risposta alproblema dei tempi di attesalimitatamente alle prestazio-ni ambulatoriali sono state:1. Creazione del Centro unico

di prenotazione con unarete su tutta l’area provin-ciale con la possibilità diprenotare esami da qua-lunque punto per qualun-que Ambulatorio.

2. Creazione dell’Ufficio perla semplificazione dell’ac-cesso alle prestazioni(Sem.Pre).

3. Acquisto di prestazioni ag-giuntive dal personale del-la dirigenza sanitaria e delcomparto limitatamente aprestazioni ad alta “prio-rità” secondo il giudiziodel medico di Medicina ge-

nerale prescrittore.4. Incremento delle ore di

specialistica ambulatoriale.L’iniziativa di cui al punto 1.,in realtà, è stata una neces-sità imposta dalla unificazio-ne dei differenti territori con-fluiti nella nuova ASL e primatributari delle reti di prenota-zioni delle rispettive Aziende.Inoltre, al fine di facilitarel’accesso degli utenti più de-boli è stata offerta la possibi-lità alle associazioni e ai Co-muni di avere dei punti diprenotazione CUP su piat-taforma web. La possibilità difornire all’utente informazio-ni sugli appuntamenti dispo-nibili in tutti gli Ambulatoridel territorio e nella specialitàrichiesta ha consentito di in-dirizzare l’utenza verso strut-ture della ASL con minor tem-po di attesa anche se non col-locate nello stesso Comune diresidenza. Ciò, da un lato, harappresentato una difficoltàper l’utente socialmente svan-taggiato ma una possibilitàaggiuntiva per coloro che era-no in grado di spostarsi o cheper lavoro gravitavano in areediverse da quelle di residenza.D’altronde, l’impossibilità diottenere in tempi ragionevoliuna prestazione nel proprio

Comune di residenza ha susci-tato proteste motivate oltreche dalle suddette ragioni so-cio-economiche anche da ra-gioni campanilistiche. Con riferimento al punto 2.,invece, al fine di affrontare ilproblema complesso dei tem-pi di attesa per l’erogazionedi prestazioni sanitarie è sta-to costituito un gruppo di la-voro permanente compostoda quattro infermieri profes-sionali e da un dirigente me-dico, il Gruppo di lavoro“Sem.Pre.” (Semplificazionedell’accesso alle prestazioni).Tale gruppo di lavoro è statoconfigurato come funzionepermanente in staff alla Dire-zione generale, ed ha rappre-sentato uno degli aspetti in-novativi dell’Atto aziendale.Il compito del Sem.Pre è du-plice: monitoraggio ed analisidei tempi di attesa con pro-posta di soluzioni organizza-tive nonché sportello per ca-tegorie deboli che hanno dif-ficoltà ad accedere alle pre-stazioni. Dopo una attentaanalisi delle criticità organiz-zative esistenti ed in virtù diquanto previsto dalle intesedefinite in sede di Conferen-za Stato-Regioni, alla direttadipendenza della Direzione

Riduzione dei tempidi attesaRisultati e criticità di un’esperienza in una ASL pugliese

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strategica, il Sem.Pre ha con-cordato con i direttori dei Di-stretti sanitari e dei Presidiospedalieri insistenti sul ter-ritorio della ASL, quali re-sponsabili dei Centri unici diprenotazione, nonché con irispettivi direttori di struttu-ra complessa, le modifiche or-ganizzative da apportare. Haattivato una serie di provve-dimenti, per l’anno 2006, nel-l’attività sia di programma-zione che di attuazione dellemetodologie contenute nelleDD.GG.RR n. 1200/06 e n.68/07, delibere attuative diintese definite in sede diConferenza Stato-Regioni inmateria di abbattimento delleliste di attesa (Punto Q - Dgr1245/05), e ha contribuito apredisporre il Piano aziendale“Contenimento tempi attesa”(PACTA) adottato con atto de-liberativo n. 502/07.A seguito di detto PACTA haavviato attività aggiuntivastipulando contratti con alcu-ne UU.OO, ad alta criticità perl’allungamento dei tempi diattesa (Radiologia-Cardiolo-gia-Neurologia-Chirurgia pla-stica-Urologia e Ortopedia),secondo le norme contenutenel CCNL all’art. 55 della Diri-genza medica e veterinaria.L’attività contrattata ha con-sentito un aumento di presta-zioni, a partire dal mese diaprile/maggio 2007, pari acirca 3.500 prestazioni men-sili che si aggiungevano aquelle normalmente erogatein attività istituzionale.Di queste prestazioni il 50% èstato reso disponibile presso iCUP in agende “ordinarie”, ilrestante 50% in agende “sup-plementari”, con accesso limi-tato alle sole prestazioni ri-chieste dal medico prescritto-

re con ricetta riportante o labiffattura della lettera”B” ov-vero il codice di esenzione perpatologia oncologica “048”.Il Gruppo di lavoro nella fasedi monitoraggio (aprile/mag-gio/giugno 2007), ha potutoregistrare una sensibile ridu-zione dei tempi medi di atte-sa di circa il 50%, e, per leprestazioni prescritte conclasse di priorità d’accesso,tempi medi di attesa di circa10 giorni dalla prenotazione,così come indicato nella DGRn. 68/07. Il Gruppo di lavoro ha avviato,altresì, attività di call-centerin cui sono state effettuatecirca 1000 telefonate nelle li-ste di prenotazione di tuttal’Azienda finalizzate ad annul-lare le prenotazioni di pazien-ti non più interessati alle pre-stazioni prenotate (recalling).Detta attività ha consentitol’anticipo per alcuni pazientigià in lista di prenotazione, econseguentemente un sensi-bile contenimento dei tempidi attesa per nuove prenota-zioni, pari al 50%. L’ufficioSem.Pre ha poi operato comesportello dedicato per le se-guenti categorie di pazienti:pazienti cronici con gravicomplicanze, pazienti porta-tori di handicap, pazienti conpatologia oncologica in faseterminale, pazienti con ac-certata invalidità totale, pa-zienti dializzati, pazienti tra-piantati o in attesa di tra-pianto, pazienti anziani congravi disagi socio economici.La funzionalità di tale spor-tello è così assicurata: ognipaziente, in possesso di certi-ficazione che attesti una del-le citate patologie, redattadal proprio medico di fami-glia e con documentata diffi-

coltà di accesso alla presta-zione, può rivolgersi o diret-tamente all’Ufficio Sem.Pre(peraltro dotato di numeroverde) o ad uno dei citati uf-fici (CUP, URP, medico di fa-miglia, Associazioni di tute-la) e, in quest’ultimo caso,viene inviato, anche telefoni-camente, all’attenzione del-l’ufficio Sem.Pre competenteper territorio, che provvederàalla risoluzione del caso, in-terpellando UO o Ambulatoriche dovranno dare la massi-ma disponibilità.I Servizi che si intendevanooffrire ai cittadini con tale uf-ficio sono di seguito indicati: – facilitazione di accesso ad

ogni prestazione o ricove-ro sia in termini di tempid’attesa che in termini disemplificazione delle pro-cedure;

– visita o prestazione preno-tabile in giornata;

– prenotazione facilitata diricovero presso strutturaospedaliera di competenza;

– assistenza domiciliare.Per quanto riguarda, infine,l’ultima iniziativa intrapresaper ridurre le liste d’attesa ecioè l’attività specialisticaambulatoriale (di cui al punto4) la stessa è stata potenzia-ta, non solo attraverso l’incre-mento delle ore in branchegià presenti, ma anche atti-vandone di nuove (Allergolo-gia, Urologia, Ortopedia);inoltre sono state predisposte(Malattie infettive, Reumato-logia) e in alcuni casi avviate(Nefrologia) discipline nel-l’ambito di un indirizzo di ter-ritorializzazione dell’attivitàambulatoriale ospedaliera.

RisultatiPer di più l’azione di abbatti-

mento delle liste d’attesa (po-tenziamento dell’offerta, azio-ne di call e recall dell’utente,razionalizzazione degli acces-si), ha portato ad un enormeabbattimento dei tempi di at-tesa. Infatti, considerando ilperiodo 01/12/2006 - 31/5/2007, in alcune branche spe-cialistiche i tempi di attesa sisono così ridotti:– Cardiologia da 75 gg a 30

gg– Neurologia da 50 gg a 40

gg– Oculistica da 80 gg a 34 gg– ORL da 80 gg a 29 gg– Fisiatria da 70 gg a 30 gg– Dermatologia da 40 gg a

21 ggSono state effettuate compa-razioni di rilevazioni dei tem-pi di attesa. La prima nel2006 compara i tempi di atte-sa per le prestazioni maggior-mente richieste nel mese difebbraio e nel mese di settem-bre. I dati risentono esclusi-vamente della presenza diprogetti con l’acquisto di pre-stazioni aggiuntive e dell’atti-vità dell’Ufficio Sem.Pre. NelGrafico 1 il miglioramento fi-no all’azzeramento di alcunitempi avviene in UO in cuisono attivi progetti di presta-zioni aggiuntive su cui si so-vrappone l’attività di recal-ling del Sem.Pre. Quasi mai èl’UO ad accettare di fare il re-calling adducendo la mancan-za di tempo o di personale. Siverificava in caso di mancatorecalling che posti prenotatirimanevano vuoti. Si sarebbepotuto ovviare con l’over-booking concordato, ma que-sto ha trovato molte resisten-ze da parte degli operatori.Questi casi denotano un chia-ro esempio di resistenza in-terna al raggiungimento del-

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SaluteeTerritorio311Esperienze dal territorio

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l’obiettivo spiegabile concointeressenze con laboratoriprivati esterni. I casi di peg-gioramento vengono registra-ti in situazioni in cui nonerano stati concordati pro-getti di prestazioni aggiunti-ve. Gli operatori avevano sol-lecitato la stampa a richiama-re l’attenzione dell’opinionepubblica sul problema nellasperanza di indurre l’Ammini-strazione a concedere anche aloro le prestazioni aggiunti-ve. È utile notare come per levisite ginecologiche i bassitempi di attesa di partenza equelli ancor più bassi delcontrollo di settembre nonsono determinati da nessunadelle misure introdotte dal-l’Amministrazione ma da unaconsuetudine alla privatizza-zione di questa specialità co-me avviene notoriamente an-che per la Odontoiatria.Nel 2007 vengono modificatedalla contrattazione colletti-va nazionale le modalità diremunerazione delle presta-zioni che fino all’anno prece-dente consisteva nel conce-dere all’équipe una percen-tuale sul valore economicodelle stesse prodotte in più aldi fuori dell’orario di lavoro.In accordo col contratto del2005 le prestazioni aggiunti-

ve dovevano essere remune-rate in base all’orario ulterio-re effettivamente prestato.Per le discipline radiologichequesto ha comportato unaforte riduzione delle presta-zioni ulteriori offerte attra-verso il richiamo da parte de-gli operatori a tempiarei delleSocietà scientifiche mentrein precedenza la correspon-sione di un compenso espres-so come percentuale del valo-re della produzione avevaspinto a erogare prestazioniin tempi decisamente inferio-ri a quelli previsti dal tempia-rio. Nella contrattazione conle UO si decise di introdurreagende per esami definiti ad“alta priorità”In particolare, avevano acces-so a queste agende i casi on-cologici, i pazienti per i qualici fossero sospetti diagnosticiimportanti o quelli per i qualil’esame serviva a stabilire unaterapia. Il compito di segnala-re su apposita casella una si-mile priorità veniva affidataai medici di Medicina genera-le. Le Organizzazioni sindacalidi questi ultimi protestaronoper la pressione che venivadai pazienti e per i comporta-menti scorretti di alcuni ope-ratori CUP che di fronte alleproteste dei pazienti per ap-

puntamenti ritenuti troppolontani nel tempo o nello spa-zio (struttura di effettuazioneallocata in altro Comune) con-sigliavano all’utente di farsibarrare la casella dell’altapriorità dal medico curante.L’intuizione di offrire specifi-che agende per i casi più ap-propriati si rivelava però fon-data dal momento che i tempiper queste prestazioni in cuiil grado di appropriatezzaprescrittiva è più elevato so-no davvero molto bassi comesi può vedere nel Grafico 2.L’amministrazione aveva rite-nuto di acquistare prestazioniaggiuntive ma di riservareuna corsia preferenziale ai ca-si veramente bisognevoli del-le stesse. Si tollerava cioè unacerta quantità di inappropria-tezza nella lista generica oindistinta ma si assicurava unpercorso facilitato ai casi dav-vero urgenti. Un tale compor-tamento era necessitato dallapalese insufficienza della dif-fusione di linee guida pur esi-stenti tra i prescrittori percontrastare la richiesta equindi la concessione di pre-stazioni non appropriate.Un contributo alla lotta allainappropriatezza prescrittivaè giunto comunque dal Servi-zio Sem.Pre che ha permesso

un accesso facilitato alle pre-stazioni per tutti quei pa-zienti che avevano esigenzespecifiche e nei casi in cui cifossero urgenze particolari. IlServizio ha permesso di ri-durre sensibilmente le liste diattesa attraverso un sistemadi verifica delle rinunce nondichiarate e di consentire l’e-secuzione degli esami in tem-pi compatibili con le situazio-ni cliniche. Pur essendo ilSem.Pre uno strumento a so-stegno dei CUP, si verificanomolti casi in cui gli operatoriCUP inviano i pazienti insod-disfatti all’Ufficio Sem.Pre in-tasandolo in alcuni giorni dirichieste. Si tratta di compor-tamenti dettati dalla perce-zione di un Ufficio in compe-tizione e più apprezzato dallaDirezione per la soddisfazio-ne che riesce a produrre tragli utenti che invece sono ta-lora esasperati dalle attese edai deludenti risultati otte-nuti presso i CUP.

ConclusioniLa Giunta regionale di Pugliaha posto l’abbattimento deitempi di attesa tra gli obietti-vi dei direttori generali nomi-nati nel settembre 2005 e viha dato notevole enfasi me-diatica nel corso del tempo.L’attività svolta dalla ASL dicui si riporta l’esperienza si èincentrata sul monitoraggio,sull’acquisto di prestazioniaggiuntiva in modo differen-ziato così da assicurare l’ac-cesso a pazienti con alta prio-rità, l’allestimento di un Uffi-cio di accoglienza per catego-rie svantaggiate o con esigen-za di eseguire le prestazionicon priorità che agisse attra-verso il sistema del recalling.I risultati positivi dell’espe-

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Graf. 1. Comparazione dei tempi

di attesa rilevati a febbraio

e settembre 2006.

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SaluteeTerritorio313Esperienze dal territorio

rienza sono stati il conteni-mento dei tempi di attesa inimportanti settori come laRadiologia e la Cardiologia. Ibuoni risultati erano peròsoggetti a fluttuazioni tem-porali dovuti alla incostanzao alla resistenza degli opera-tori nell’attività di recallingdei pazienti prenotati. Unagiusta intuizione è stataquella di creare agende perprestazioni ad alta prioritàper pazienti oncologici e perpazienti in cui l’esame era in-dispensabile per correzioni oattivazione di una terapiafarmacologica. L’esperienza ha permesso dievidenziare alcune criticità.Intanto la mancanza di colla-borazione degli erogatori so-prattutto nei settori a mag-gior presenza di libera profes-sione come la Cardiologia,l’Oculistica, l’Ortopedia e laChirurgia plastica per fare al-cuni esempi. Inoltre anche leprestazioni aggiuntive nonsempre realizzano una dimi-nuzione costante nel tempodelle attese soprattutto dopole modifiche contrattatali chehanno imposto la loro remu-nerazione con compenso ora-rio e non in base al valoreeconomico delle prestazionirese (cottimo). Nell’Aziendanon si è riusciti ad introdurrelo strumento dell’overbookingche avrebbe potuto migliora-re i risultati. Le attività di re-

calling e di accoglienza del-l’Ufficio Sem.Pre hanno pro-dotto resistenze e incom-prensioni sia con i professio-nisti non interessati alla ri-duzione dei tempi di attesaper timore di ricadute negati-ve sulla propria attività liberoprofessionale, sia con gli ope-ratori dei CUP, all’interno deiquali probabilmente questaattività dovrebbe essere ri-condotta ove però si riuscissead introdurre elementi disburocratizzazione e di rela-zionalità che in questo mo-mento nei CUP sono scarsa-mente presenti. Anzi è pro-pria la rigidità dello strumen-to CUP e l’incapacità del si-stema e degli operatori didialogare con l’utenza com-prendendone i problemi (an-che per incompetenza) a tra-sformare il CUP stesso in unostacolo all’accesso e in ungeneratore di liste di attesa.Un aspetto culturale tipica-mente meridionale che uni-sce aspetti solidaristici eclientelari è l’accesso attra-

verso le reti amicali al Servi-zio sanitario pubblico per cuiil CUP rimane lo strumentoimprescindibile solo perquanti non conoscono nessunfacilitatore dell’accesso gra-tuito, amicale o politico.La possibilità di svolgere la li-bera professione da parte deidirigenti medici rappresentaindubitabilmente una impor-tante causa dei tempi di atte-sa e delle resistenze professio-nali alla loro riduzione. Esi-stono anche cause strutturaliin qualche caso. Importante èanche l’incapacità da partedelle ASL di monitorare l’effi-cienza e l’utilizzo del parcotecnologico per la carenza dimoderne strutture di ingegne-ria clinica così come di verifi-care il carico di lavoro in ora-rio istituzionale, in attivitàaggiuntiva pagata dall’Azien-da ed in libera professione in-tramuraria per la carenza deisistemi informativi. Questoevidentemente rende ancorapiù difficile il contrasto delleresistenze che artatamente

generano l’allungamento deitempi di attesa. In subordinealla necessaria quanto impro-babile abolizione della liberaprofessione nel SSR si dovreb-be vincolare la possibilità del-l’esercizio intramoenia al con-tenimento dei tempi di attesain attività istituzionale. Sitratterebbe di introdurre unostrumento contrattuale o legi-slativo che permetterebbe disuperare le attuali difficoltànel controllo capillare da par-te delle ASL dei carichi di la-voro in orario istituzionale ein intramoenia. Il rapporto tra medico e pa-ziente determinato dal parti-colare tipo di contratto di la-voro della Medicina generaleche remunera in base al nu-mero di assistiti è sicuramen-te un ostacolo all’appropria-tezza prescrittiva. Nella no-stra esperienza la creazione dicorsie preferenziali per i casiad alta priorità potrebbe rap-presentare un accettabile so-luzione per riacquistare l’ap-propriatezza dell’erogazione.

Graf. 2. Tempi di attesa in due ospedali della ASL per prestazioni cardiologiche prima dell’acquisto di prestazioniaggiuntive (colonna in nero), dopo l’acquisto agenda generica(beige) e casi ad alta priorità segnalati dal MMG (colonna in marrone).

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314SaluteeTerritorio N. 170 - 2008Esperienze dal territorio

Fiorenzo Ranieri*Elisa Casini**

Cristina Cerbini***Ilaria Caremani***

Paolo E. Dimauro***** Psicologo, Responsabile

Cedostar - Centro documentazione SerT

AUSL 8 Arezzo** Psicologa, volontaria Cedostar

*** Psicologa Cedostar**** Direttore Dipartimento Dipendenze A-USL 8 Arezzo

Il nuovo codice della stra-da (D.L. 30 Aprile 1992,n. 285) prevede all’art.

230 la predisposizione di pro-grammi di educazione strada-le finalizzati all’acquisizioneda parte degli allievi di com-portamenti corretti e respon-sabili quali utenti della stra-da. Le modifiche apportatecon D.L. n. 151 del 27 giugno2003 hanno fissato l’entratain vigore dell’obbligo del cer-tificato di idoneità alla guidadei ciclomotori (CIG) al 1 lu-glio 2004 per i minorenni e al1 ottobre 2005 per i maggio-renni che non siano in pos-sesso della patente di guida.Il decreto del 30 giugno 2003illustra il programma dei cor-si, che possono essere istitui-ti dalle Scuole guida o gratui-tamente dalla Scuola pubbli-ca, e le procedure di esameper il conseguimento del CIG.I corsi istituiti dalla Scuolapubblica prevedono 20 ore dilezione ripartite in vari argo-menti: norme di comporta-mento, segnaletica e altrenorme di circolazione, educa-zione al rispetto della legge,educazione alla convivenzacivile.Gli operatori del CeDoSTAr(Centro documentazione e ri-

cerca sul fenomeno delle di-pendenze patologiche delSerT di Arezzo) sono impe-gnati all’interno delle Scuolenell’attività di educazionestradale, come previsto dallalegge vigente. I corsi sono at-tivati nell’ambito del progettoCASCHIAMOCI in collaborazio-ne con la Polizia municipaledi Arezzo. Le lezioni, delladurata di un’ora trattanoprincipalmente l’influenzadell’alcol e delle sostanze psi-cotrope illegali sulla guida,non tralasciando variabilicomportamentali non ade-guate alla guida come la stan-chezza e la distrazione. Loscopo principale, oltre quellodi illustrare in dettaglio glieffetti dell’alcol e delle so-stanze psicotrope sul compor-tamento di guida, è quello diprevenire il rischio di inciden-ti stradali in adolescenza.In occasione delle lezioni èstato proposto un questiona-rio appositamente costruito alfine di rilevare le caratteristi-che epidemiologiche degli uti-lizzatori del motorino ed alcu-ne informazioni sul loro stiledi vita a riguardo. In partico-lare, si voleva indagare l’usodel motorino e gli eventualiproblemi ad esso correlati, le

opinioni relative alla guida si-cura e i possibili referenti incaso di difficoltà. Il questio-nario indagava inoltre l’even-tuale presenza di episodi diguida in stato di ebbrezza el’eventuale uso di sostanzepsicotrope. L‘articolo presentai risultati dell’indagine.

MetodologiaLa presente ricerca si basa suirisultati di un questionarioautocompilato che gli opera-tori del CeDoSTAr hanno som-ministrato agli allievi di alcu-ne Scuole aretine prima diiniziare la lezione per il pa-tentino. Sono stati compilati 992 que-stionari dagli adolescenti dialcune Scuole medie superioridel Comune di Arezzo e diuna Scuola media inferioredello stesso Comune. Le Scuo-le medie superiori in cui èstato fatto l’intervento sonoIstituto tecnico commerciale,Istituto socio-psico-pedago-gico, ITIS, Istituto d’arte e Li-ceo scientifico. I questionarirelativi alle Scuole medie su-periori sono in totale 835,quelli relativi alla Scuola me-dia inferiore sono 156.Nelle Scuole medie superiorigli interventi sono stati fatti

in ogni classe, dalla prima al-la quinta. Nella Scuola mediainferiore gli interventi si rife-riscono solo alle terze classi.Ai fini della realizzazione dianalisi statistiche metodolo-gicamente corrette, il nostrocampione totale (992 que-stionari) è stato ridotto eli-minando i questionari in cuimancavano alcune risposte(più di due missing) e quellicompilati dai soggetti di 18anni che complessivamenteerano solo 48.

RisultatiIl campione esaminato è co-stituito da 915 adolescenti(femmine=500; 54.6%) conun’età media di 15,7 anni(ds=0,97; range 14-17 anni).Di seguito nel Grafico 1 sonoriportate le frequenze in rela-zione al genere e all’età.La maggior parte dei soggettidel campione (83%; N=763)frequenta la Scuola media su-periore, afferendo prevalen-temente alla prima (36%;N=278) e seconda (41%;N=311) classe.Il 72% (N=661) degli adole-scenti riferisce di usare il mo-torino (77%; N=311 dei ma-schi e 69%; N=350 delle fem-mine) e lo fa soprattutto per

Adolescenti, patentinoe sostanze psicotrope

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SaluteeTerritorio315Esperienze dal territorio

uscire (67%; N=445) e perspostarsi (75%; N=497), indi-pendentemente dal genere edall’età (Grafico 2).Tra coloro che usano il moto-rino, il 49% (N=447) riferisceesperienze particolari legateal suo utilizzo: si tratta so-prattutto di discussioni in fa-miglia (63%; N=284) ed inci-denti (36%; N=162). In parti-colare, si è riscontrato chemolti tra gli adolescenti piùgiovani (14 e 15 anni) hannoun numero maggiore di di-scussioni in famiglia legateall’uso del motorino (c2=5,16gdl=3; p=.160), mentre gliincidenti stradali risultanopiù frequenti nei diciasset-tenni in modo statisticamen-te significativo (c2=59,68;gdl=3; p<.001) (Grafico 3).Inoltre, la maggior parte de-gli incidenti stradali viene ri-ferita in modo statisticamen-te significativo dal generemaschile (21%; N=83 dei ma-schi contro il 15%; N=76 del-le femmine) (c2=4,39; gdl=1;p<.05).La maggior parte dei ragazziche ha risposto al questiona-rio ritiene che la guida sia re-sa meno sicura dall’uso di al-col (72%; N=593) e droghe(71%; N=591).Tuttavia il 30% (N=201) degliadolescenti riferisce di averguidato in stato alterato e lamaggior parte lo ha fatto inseguito all’assunzione di al-col (46%; N=92) (Grafico 4).In particolare, sono soprat-tutto i maschi a riferire inmisura maggiore e statistica-mente significativa di averguidato in stato alterato(c2=39,2; gdl=1; p<.001). Si è inoltre riscontrato un an-damento evolutivo statistica-mente significativo rispetto

Grafico 1. Distribuzione

del campione in relazione

al genere e all’età.

Grafico 2. Cause dell’uso

del motorino.

Grafico 3. Eventi particolari

legati all’uso del motorino.

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alla variabile esaminata(c2=72,57; gdl=3; p<.001): so-no gli adolescenti più grandi(16 e 17 anni) a riferire piùfrequentemente di aver guida-to in stato alterato e la mag-gior parte lo ha fatto in segui-to all’assunzione di alcol(c2=32,67; gdl=3; p<.001).Inoltre per il 58% (N=297)degli adolescenti del campio-ne la disattenzione può ren-dere meno sicura la guida enel 24% (N=48) dei casi que-sta ha costituito concreta-mente una causa di guida al-terata.I risultati ottenuti mettonoin luce anche la diffusionedell’uso di alcol in questocampione. Infatti, il 24%(N=219) degli adolescenti ri-ferisce di usare sostanze sedepresso e nella quasi tota-lità dei casi la sostanza pre-scelta è l’alcol (95%; N=208). Inoltre ben il 42% (N=384)degli adolescenti riferisce diusare sostanze per divertirsie, ancora una volta, nellaquasi totalità dei casi (96%;N=368) la sostanza presceltaè l’alcol.Quando si è chiesto agli ado-lescenti del campione che co-sa consiglierebbero di fare adun amico che ha l’abitudinedi guidare dopo aver assuntodroga e/o alcol, il 47%(N=435) ha risposto che gliconsiglierebbe di parlare conun esperto e il 43% (N=399)di parlare con i genitori. Col-pisce come solo il 21%(N=194) dell’intero campioneconsigli di parlare con unamico. Tuttavia, in questo or-dine di risposte è possibile ri-scontrare un andamento evo-lutivo statisticamente signi-ficativo (c2=19,67; gdl=3;p<.001): ovvero l’opzione

“parlare con un amico” ottie-ne punteggi statisticamentepiù elevati negli adolescentipiù grandi (16 e 17 anni),mentre l’opzione “parlare coni genitori” viene scelta piùfrequentemente dai più gio-vani (14 e 15 anni). La mag-gior parte delle risposte siconcentra invece nell’opzione“parlare con un esperto”(Grafico 5). Inoltre abbiamoriscontrato una differenzastatisticamente significativatra maschi e femmine nel con-sigliare di “non fare niente”(c2=19,68; gdl=1; p<.001): so-lo il 7% (N=35) delle femminesi tira indietro dal consigliare

l’amico, mentre il 17% (N=70)dei maschi adotta questo tipodi atteggiamento.In una seconda fase dell’ela-borazione dei dati, è statoanalizzato in modo specificoil sottocampione (43%, N=391) degli adolescenti chehanno riferito di usare so-stanze psicotrope per diver-tirsi e/o in caso di tristezza edepressione. Questo sottocampione è costi-tuito da 168 maschi e 220femmine e presenta un anda-mento evolutivo statistica-mente significativo (c2=123,7;gdl=3; p<.001): i soggetti piùgrandi (16 e 17 anni) riferi-

scono più frequentemente diusare sostanze psicotrope ri-spetto ai più giovani (14 e 15anni).Tra chi riferisce di usare so-stanze psicotrope il 55%(N=215) lo ha fatto in caso didepressione e ben il 97%(N=379) per divertirsi.Il 62% (N=242) dei soggettiche fa uso di sostanze psico-trope riferisce di aver vissutoeventi particolari legati all’u-so del motorino: il 35%(N=136) discussioni in fami-glia, l’8% (N=31) multe e il27% (N=105) incidenti.La maggior parte dei soggettidi questo sottocampione ri-

316SaluteeTerritorio N. 170 - 2008Esperienze dal territorio

Grafico 4. Cause della guida

in stato alterato.

Grafico 5. Cosa consiglierebbero

di fare ad un amico che ha

l’abitudine di guidare dopo aver

assunto droga e/o alcol.

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tiene che la sicurezza dellaguida sia inficiata soprattut-to dall’uso di alcol e droghema il 37% (N=145) di loro ri-ferisce di aver guidato in sta-to alterato e la maggior partelo ha fatto in seguito all’as-sunzione di alcol (c2=126,63;gdl=1; p<.001).

Discussione e conclusioniIl questionario autocompila-to, costruito dagli operatoridel CeDoSTAr, ha consentitodi rilevare alcune caratteristi-che epidemiologiche degliadolescenti che usano il mo-torino, le loro opinioni edabitudini a riguardo e relati-vamente all’uso di sostanzepsicotrope. Il 72% degli adolescenti delnostro campione usa il moto-rino e lo fa prevalentementeper uscire e spostarsi; ciò co-stituisce causa di frequentidiscussioni in famiglia, so-prattutto tra i più giovani.Questo dato ci induce a riflet-tere sul ruolo svolto dal mo-torino in questa fascia d’età:gli adolescenti più giovani(14 e 15 anni) sembranousarlo come uno strumento disvincolo dalla famiglia e dun-que come un elemento diconflitto familiare a causa delcrescente desiderio di auto-nomia adolescenziale. I dati ottenuti indicano an-che che gli incidenti stradalicostituiscono una problema-tica molto frequente nel cam-pione esaminato, in accordocon gli studi presenti in let-teratura che evidenziano chein Italia ogni anno perdono lavita per incidenti stradali piùdi mille giovani (Taggi,2005). Nel 2006 i morti di etàcompresa tra i 14 e i 29 annisono stati 1.622 giovani, i fe-

riti 120.307 (ISTAT, 2007).Anche i dati raccolti in Tosca-na, negli anni 2002-2005,evidenziano che nei 52 Pron-to soccorso attivi nei Presidisanitari pubblici delle 12 ASLtoscane il 7,3% degli accessi(circa 95.650 casi) è dovutoad incidente stradale (Berti,2006) e che nel territorio are-tino la fascia d’età 14-29 annipresenta la percentuale piùalta di mortalità conseguentead incidente stradale (Buiat-ti, 2003). Nel nostro campione la mag-gior parte degli incidentistradali viene riferita dai ma-schi, coerentemente con laletteratura psicodinamica se-condo cui gli adolescenti ma-schi presentano più frequen-temente disturbi della con-dotta, cioè problemi “ester-nalizzanti”, caratterizzati dacomportamenti aggressivi,antisociali o scarsamentecontrollati (Gladstone e Koe-nig, 1994; Cerutti et al.,1999; Reinherz et al., 1993). Si è inoltre riscontrato chesono gli adolescenti più gran-di (16 e 17 anni) a riferire piùfrequentemente di aver gui-dato in stato alterato e che lamaggior parte di questi lo hafatto in seguito all’assunzio-ne di alcol, coerentementecon gli studi svolti nel nostroPaese che mostrano come unincidente grave o mortale sutre sia determinato dalla gui-da sotto l’influenza di alcole/o droga (Taggi, 2005). In particolare, la maggior par-te dei ragazzi sottoposti alquestionario ritiene che laguida sia resa meno sicuradall’uso di alcol (72%; N=593)e droghe (71%; N=591) ma il30% (N=201) degli adolescen-ti riferisce di aver guidato in

stato alterato soprattutto inseguito all’assunzione di al-col (46%; N=92). Anche leanalisi realizzate sul sotto-campione degli adolescenti(43%, N=391) che riferisce diusare sostanze psicotrope perdivertirsi e/o in caso di tri-stezza e depressione rivelanoche la maggior parte degliadolescenti è informata suglieffetti di tali sostanze sulcomportamento di guida mache non applica tale cono-scenza su un piano compor-tamentale: circa il 74% degliadolescenti che usano so-stanze psicotrope ritiene chel’alcol e le droghe costitui-scano cause di guida alteratama il 37% di questi riferiscedi aver guidato in stato alte-rato in seguito all’assunzionedi alcol. È interessante, quin-di, la scissione presente negliadolescenti del nostro cam-pione tra la comprensione ra-zionale degli effetti dell’alcole della pericolosità della gui-da in seguito all’assunzionedi tale sostanza e la messa inatto di comportamenti ri-schiosi di guida. Questo datoci induce a riflettere sullaqualità delle campagne pub-blicitarie di prevenzione chedovrebbero coinvolgere i gio-vani su un piano affettivopiuttosto che cognitivo-informativo. Secondo il 58% degli adole-scenti contattati la disatten-zione può rendere meno sicu-ra la guida e nel 24% dei casiquesta ha costituito concre-tamente una causa di guidaalterata. In effetti, dal puntodi vista psicodinamico, l’inci-dente può essere ricondotto adue dinamiche intrapsichicheprevalenti: la fuga maniacaleda una sofferenza non elabo-

rabile (incidente come sfida,trasgressione, esibizione) e lacaduta depressiva (incidenteper “distrazione”, stanchez-za, sfiducia, come espressio-ne di una impossibilità a pro-cedere nello sviluppo) (Car-bone, 2003). In entrambe lesituazioni emerge la diffi-coltà del giovane ad elaborarementalmente il disagio e letensioni psichiche, che ven-gono agite e si concretizzanonell’incidente.Quando abbiamo chiesto agliadolescenti del nostro cam-pione cosa consiglierebberodi fare ad un amico che simette spesso alla guida dopoaver assunto alcol e/o drogal’opzione “parlare con unesperto” è quella scelta piùfrequentemente. È possibileipotizzare che l’adolescente,impegnato nel duplice com-pito evolutivo dello svincolodalla famiglia e della ricercadi nuovi oggetti identificato-ri, come il gruppo dei pari, sirifugi nell’opzione di sceltache aggira il suo principaleconflitto intrapsichico e cheappare connotata da mag-giore neutralità. D’altra par-te è possibile anche ipotizza-re che l’assunzione di alcol ela guida spericolata venganovisti dall’adolescente piùgrande come un fattore didivertimento e di promozio-ne sociale nel gruppo dei pa-ri. I risultati evidenziano an-che la preoccupante diffu-sione dell'uso di sostanzepsicotrope, in particolarel'alcol, e la scissione presen-te in molti adolescenti tra laconoscenza razionale deglieffetti di tali sostanze e l'a-dozione di comportamentirischiosi di guida conse-guenti alla loro assunzione.

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