S. Gaetano di Carità 3 FIAT VOLUNTAS DEI Nel 1932, avevo otto anni, ho incon-trato la prima volta...

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Rivista delle suore POVERE FIGLIE DI SAN GAETANO Anno 54 - Luglio/Settembre - “Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Torino” nr 3/2010 Taxe perçue - Tassa riscossa - Torino CMP Nord “Ho legato la mia vita alla croce” S. Gaetano

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Rivista delle suore POVERE FIGLIE DI SAN GAETANO

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“Ho legato la mia vitaalla croce”

S. Gaetano

Fiamma di Carità2

Anno 54 - Luglio/Settembre - “PosteItaliane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale -D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1,comma 2, DCB Torino” nr 3/2010

Direttore responsabile: canonico Carlo VallaroEquipe di redazione

Questo bollettino si invia a tutti coloro che lo desi-derano: si sostiene con le libere offerte dei lettorisul c/c postale 00362103 specificando la causaledel versamento.Videoimpaginazione e stampa: Maja - Torino

Per testimonianze, relazioni di “grazie”, richieste di immagini, informazioni,

biografie, abbonamenti a questo bollettino, critiche, consigli, articoli e qualsiasi tipo di corrispondenza

scrivere a:

“Fiamma di Carità”“Fiamma di Carità”presso

Suore Povere Figlie di San Gaetanovia Giaveno 2 - 10152 Torino

Tel. - Fax 011.851.567E-mail: [email protected]

sito in allestimento:www.suoresangaetano.it

San Gaetano Thiene

Fiamma di Carità

FVD - Riscopriamo San Gaetano pag. 3Pensieri di San Gaetano « 6La nostra Madre scrive... « 7Uno sguardo indietro per andare avanti « 9“Passio Christi Passio Hominis” - In punta di piedi « 12Gradita sorpresa « 17

Racconti- Le armi della pecora « 20

INSERTO:Alcuni momenti preziosi della vita del Beato Luigi Boccardo

- Il conto « 21

Cronaca- Pellegrinaggio sulla tomba dei Fondatori « 22- Gratitudine - “Come un piccolo seme” « 24- Da Porto S. Giorgio - Una novità « 25

Grazie- Beato Padre Luigi! « 27- Per Grazia Ricevuta « 28

Missioni- Dall’Argentina

Da un giornale locale: Italiane a Maximo Paz (Buenos Aires) « 29- Da Fiata-Togo

Il nostro “grazie” alle Madrine dei Seminaristi adottati « 31

Allarga i confini della tua carità « 33

Accendi anche tu una fiamma di carità - Amici dei Beati Boccardo- La giornata Nazionale degli Amici vista “in famiglia” « 36

Ricordiamo nella preghiera di suffragio « 38

Sommario

Fiamma di Carità 3

FIAT VOLUNTAS DEI

Nel 1932, avevo otto anni, ho incon-trato la prima volta San Gaetano, unpomeriggio di domenica nella bellachiesa di San Lorenzo in Torino, edi-ficata su disegno dell’abate GuarinoGuarini dei Teatini. San Gaetano era,ed è ancora, una grande statua inmarmo bianco. Rimasi incantato, iopiccolino, dalla imponenza di SanGaetano, così mi dissero, il “Santodella Provvidenza”.Poi, cresciuto, ritrovai San Gaetanovestito di nero, con barba, austero. Inmano un libro con scritto: “Temi Dioe confida nella Sua Provvidenza”.Era, ed è, nell’ingresso della CasaGeneralizia delle “nostre Suore”, le“Povere Figlie di San Gaetano”, Via

Giaveno 2, Torino. Ma, vi fu un pomeriggio soffo-

cante della sua Festa, “il 7 diagosto”, che per la primavolta sentii la sua voce.Avevo sostituito chi dovevapresiedere la S. Messa. Altermine lanciai una sfida alSanto e alle Suore. Dissi:“Fa tanto caldo. Abbiamofatto festa a San Gaetano.

Mettiamolo alla prova. Daparte mia posso contare poco,

R i s c o p r i a m o S a n G a e t a n o

volte abbandonati e soli.San Gaetano scacciò la tentazionedelle ricchezze e del potere. Era dinascita conte di Thiene (VI), proto-notario apostolico, una carica che lometteva a contatto con il Papa. Nonebbe paura di dire parole severe marispettose, facendo notare a chi nonera coerente alla sua missione, quan-to doveva fare.Lutero volle riformare la Chiesa lot-tando contro la Chiesa; San Gaetano,invece, rinnovandola dall’interno,perché fosse senza rughe. Riunìattorno a sé sacerdoti in unaComunità di Vita Apostolica con ivoti di castità, obbedienza e povertà.Questa Comunità è conosciuta come

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ma voi, sue Figlie, tra poco pregate”. Corsi veloce in Parrocchia (lì vicina),ed un temporale, con tuoni, lampi epioggia, portò la sospirata brezza, ildesiderato sollievo.San Gaetano è un Santo di cui tantosi prega nel Veneto (Vicenza), aRoma, a Napoli; ma, oggi, è unSanto di indiscussa attualità. Visse intempi burrascosi per la vita dellaChiesa, lo strappo di Lutero; dellasocietà civile (il “sacco” di Roma del1527), la povertà della stragrandemaggioranza delle popolazioni, lamancanza di elementare assistenzaper gli ammalati, un diffuso senso dirilassatezza che coinvolse ancheuomini di Chiesa, i sacerdoti molte

Palazzo Thiene secolo 1500 (XV°) Vicenza

i “Teatini” (nome latino diChieti cioè Teate, ove erastato Vescovo uno dei piùillustri Teatini, il Carafa,che Gaetano ebbeSuperiore per i primi treanni e che divenne Papa nel1555 col nome di Paolo IV). Mi fermo, perché solo ora hotrovato il motivo di tantozelo, di fatiche su e giù perl’Italia, di incomprensioni. San Gaetano era prete.Sapeva che la sua vita eratutta Eucarestia. Il “fuoco

Fiamma di Carità 5

divino, lo rinfrancava e rendevale sue giornate “ore di Dio”. Diqui, il “servire il Signore in

totalità di dono, abbando-nandosi a Lui come gliuccelli dell’aria, farsi rive-stire di Lui come i gigli delcampo…” Chi lo può fermare? Anzi: chili può fermare? Uominidell’Eucarestia, che si fannotriturare come il grano perfarsi come il Signore “panedi vita” per i fratelli; uominicapaci di morire pur di non

tradire il loro battesimo ela loro consacrazione.Anzi, per lui ogni buonsacerdote “ha legato lasua vita alla croce”. Termino con un pensierorassicurante. Spesso sia -mo tentati: la gente nonci ascolta, le chiese sisvuotano. Qualcuno gri -da: “Ma, dov’è Dio?”. Inrealtà, egli non lo starifiutando, lo sta aspet-tando. La sua non èincredulità; è impazien-za.

Don Carlo Vallarodirettore

Vicenza, Contrà S. Marco

Il mio desiderio è che Gesù Cristo

nasca e sia adagiato in tutte le anime

vostre, e che di tutte ne faccia una

sola e, per questa unione, io possa

diventare un degno ministro ardente di

zelo per la salvezza delle anime.

Il vostro operare sia luce e il

buon profumo di Cristo,

cercate di perseverare

tutti, nell’umiltà e nello

zelo, in questi impegni

santi.

Non desidero altro che in

me si compia la Volontà del

Sommo Iddio, sempre

questo chiedo, questo

desidero.

Non pensate più

a voi stessi, ma

per amore di Gesù Cristo, dimen-

ticate completamente voi stessi e cercate

nel vostro prossimo, solo il Volto di

Gesù crocifisso.

Inchiòdati alla croce! Per noi, seguaci

di Cristo, non c’è altro posto che

questo, sulla croce con Gesù. Ho

legato la mia vita alla croce.

Fiamma di Carità6

La prima lettera dell’alfabeto cristia-

no che noi dobbiamo imparare è l’u-

miltà; senza di essa niente si capi-

sce della sapienza cristiana e non si può

leggere nel gran libro della vita e della

morte di Gesù Cristo.

Invocare Gesù: se

manca Lui, la vita è

morte. Per vincer la

morte, c’è solo Lui.

ISanti sono gli autenti-

ci imitatori di Gesù

Cristo.

Se io fossi quello

che dovrei essere, il

Signore si servireb-

be di me per essere glo-

rificato in tutto il

mondo.

Vorrei che Gesù purificasse il mio

cuore per non essere più ribelle

alla Sua Volontà, perché io non

bramo altro che stare dove a Lui piace e

come a Lui piace. In questa obbedienza e

morte di me stesso, sta la gloria del mio

Creatore.

Pensieri di San Gaetano

Fiamma di Carità

c’è ancora nell’aria il sapore dell’esta-te che sta volgendo al termine, il dolcericorso di un sole caldo che ci haavvolte, le lunghe serate cariche distelle, la frescura dei monti o il profu-mo di mare. Viene quasi spontaneodire: tutto passa! E siamo nuovamenteal lavoro, ai soliti impegni, alleresponsabilità che ognuno di noi ha trale mani. I mesi si succedono ai mesi,gli anni agli anni, ed entriamo nellapienezza della nostra vita. Ma è anchebello ricominciare, riprendere, conti-nuare carichi di nuove energie, di

voglia e di entusiasmo nella continuaattesa di fare “qualcosa di bello perDio” diceva la beata Madre Teresa diCalcutta, di sentirci utili, impegnati.Un piccolo episodio che mi è capitato,mi ha richiamata alla bellezza dellamia vita e spontaneo mi è sgorgato un“Grazie” al Creatore che mi ha postanel mondo con amore. Di solito, quan-do si va dal dentista, si sa che c’è untempo di attesa a volte prolungato. Miero immersa nella lettura di un rac-conto che mi stava interessando.Parlava di un uomo che si lamentava

La nostra Madre scrive...

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Carissimi lettori di “Fiamma di carità”, carissime Sorelle e Piccole Sorelle Gaetanine, carissimi Amici dei Beati Boccardo,

continuamente di tutto: dei politici chenon fanno bene, della scuola che noneduca, dei genitori che non sanno piùdare valori ai propri figli, dell’Italiache sta andando male, del lavoro chenon è a misura di uomo… insomma…tutto era nero, secondo lui. E pure ilPadre Eterno non sapeva fare il suomestiere. “Ma possibile che Dio nonvede che tutto va a rotoli, possibileche non fa niente per cambiare questaumanità?”. Un angelo gli apparve e glidisse: “Ma guarda che Dio ha fattoqualcosa perché il mondo vadabene!”.- A sì – rispose quell’uomo – E checosa ha fatto?- Ha fatto te!Così terminava quel racconto. Erotutta immersa nella lettura, intanto lagente intorno a me, in quella sala diattesa cresceva. Ad un certo punto,qualcuno incominciò a parlare del piùe del meno, come si usa tra gente chenon si conosce. Una lamentela conti-nua! Proprio come il racconto cheavevo appena letto. La scuola va male,dovrebbero… la sanità fa pietà…dovrebbero… I genitori non sono piùquelli di una volta, non sanno più inse-gnare l’educazione… I preti non stan-no più nei confessionali, potrebbero…la gioventù non sa più cos’è il sacrifi-cio… ai nostri tempi!Insomma, mi sembrava di essere cala-ta dentro il vivo del racconto. Ad uncerto punto, uno dei più loquaci disse:

“Lei, suora, cosa ne pensa?”.Un profondo respiro, un attimo diriflessione, poi, sorridendo, dissi:“Sentite che bel racconto sto leggendoproprio adesso!”. E lessi il raccontocolorandolo con toni appropriati, pro-prio come facevano loro. Al termine,tutti mi guardarono stupiti. Più nessu-no osava parlare. Sempre quello piùloquace si azzardò a dire: “Ha ragio-ne, suora. Diamo sempre la colpa aglialtri e non ci accorgiamo che ciascunodi noi può fare qualcosa”.Sì, carissimi. E’ vero. Ognuno di noi èun capolavoro di Dio, creato per ren-dere bello il mondo. Ognuno di noi ècapace di portare vita e di far “fiorire”il deserto; ognuno è un tassello di quelgrande amore che rende profumato ilpezzetto di terra che gli è stato affida-to. Dio si fida di ciascuno di noi, equando veniamo alla vita, Dio ci guar-da con infinita speranza. Non ci chie-de grandi cose, ma semplicemente, disviluppare le potenzialità che haimpresso in ciascuno di noi. Qualecapolavoro verrà fuori se ciascuno siimpegna con serietà e con amore!Mentre io per prima mi sento coinvol-ta nel racconto, auguro a tutti una“pienezza di vita”, una gioiadi esistere, un “capolavo-ro” che sa dare splendo-re nell’ambiente in cuivive. Con stima e affetto.

Madre Teresa Ponsi

Fiamma di Carità8

9Fiamma di Carità

Il giorno 6 novem-bre 1884 i primi tre ospiti fanno solen-ne ingresso nella casa che la carità cri-stiana ha loro apprestato.Fu un avvenimento per Pancalieri. Lagioia commossa che brillava delPievano si rifletteva nel volto di tutti isuoi parrocchiani.Do ancora la parola al primo biografodel Boccardo per descrivere l’avveni-mento. C’è nella stessa cronaca un tonodi entusiasmo che mi pare stia bene,una volta tanto, anche per noi abituatipurtroppo alla crudezza della cronacanera quotidiana.“Raccoltosi dunque il clero, i maggio-renti del luogo ed il popolo, si recaronoall’ospizio ove erano i tre ricoverati, iquali, ad attirare le benedizioni di Dio

sulla nuova casa, e sopra se medesimi,eransi accostati ai sacramenti, e partitisidi quivi se ne andarono all’oratorio del-l’ospedale; ove cantato il Vieni Creatore le litanie della Vergine, il Pievanotenne un breve discorso nel quale para-gonando il nuovo ospizio al granellodella senapa, soggiunse che, avvaloratodalla divina grazia, sovvenuto dai cari-tatevoli e pietosi, non avrebbe fallito dicrescere albero grande a vantaggio spi-rituale e materiale di molti infelici.Quei tre ricoverati, oggetto dello sguar-do e dell’amore degli abitanti diPancalieri, erano in quel giorno solle-vati alla dignità dei poveri di GesùCristo e suoi più vicini fratelli, perchépartecipi della povertà sua medesima; ecome dovevano essere certi che ilPovero di Betlemme e di Nazareth nonli avrebbe né rifiutati, né abbandonati,così gli astanti dovevano a loro voltapersuadersi, che amandoli e soccorren-doli, sarebbero entrati nell’ordine delladivina Provvidenza, la quale stabilisceche i ricchi debbano venire in soccorsodei poveri; poiché come dice Bossuet:se il secolo colloca i ricchi al di sopradei poveri, il carattere però di GesùCristo, che questi hanno l’onore di por-tare, li solleva al di sopra dei ricchi. Nelservirli pertanto, onorate la misteriosacondotta della Provvidenza divina che

Uno sguardo indietro per andare avanti

loro riserva i primi onori nella Chiesa,con questa prerogativa, che i ricchi vison pur essi ricevuti, ma per essere iservi dei poveri.Compiutasi la pia cerimonia, quasi inpacifico trionfo vennero i tre poverellidalla chiesa dell’ospedale accompa-gnati dal clero e dal popolo alla loronuova casa, nella quale, dopo che fubenedetta secondo il rituale, si assiseroal primo loro decentissimo pranzo, ser-vito dal Pievano medesimo, e da alcunialtri pietosi e caritatevoli.La divina Provvidenza adunque avevaregalato a Pancalieri un ospizio dicarità, che doveva essere fontana bene-detta di acque salutari, e per i ricovera-ti e per quanti li avrebbero guardati conocchio benigno” (Vaudagnotti, o. c. p.111-112).Trovata la dimora, accolti i primi treospiti – due uomini e una donna, - oraresta il problema dell’assistenza.Chi si prenderà cura del tutto?Le ragazze della “Pia Unione” si avvi-cendavano, nei ritagli di tempo cheognuna aveva a disposizione, per pre-stare i servizi necessari. Ma al buonandamento dell’opera ci voleva un ser-vizio più continuo e responsabile.Si ricorre a un’anziana signora – unacerta Morsetti – la quale dietro mode-sto compenso accettò di prenderedimora nell’ospizio e prestare le curepiù necessarie ai tre ospiti.Ma il lavoro duro ed ingrato consigliòalla donna di declinare, dopo pochi

giorni, l’invito.Fu a questo punto che il pievano pensòalle sue ragazze ed espose il progetto.Immediatamente due di essere – lesorelle Lucia e Domenica Libra – sioffersero alla bisogna: faranno, nel-l’ospizio, la stessa vita dei poveri eserviranno in essi il Cristo.Era il 21 novembre 1884 quando que-ste due anime generose fecero il loroingresso nell’ospizio. Senza saperlo,esse mettevano la prima pietra del-l’edificio della Congregazione delle“Povere Figlie di San Gaetano”.Carlotta Fontana, il sabato 2ottobre 1886, dopo aver assisti-to, secondo il suo solito, allaMessa in parrocchia e dopo aver rinno-vato i suoi saluti in famiglia, con nuovelacrime, accompagnata da MariaOddono, fa il suo ingresso nelle pove-re stanze della ex-filanda divenuta ilregno della carità.Con lei – testimoniò una delle sorelleLibra, Lucia – entrava in quel luogo unraggio di sole. Perciò quell’ingresso fusalutato come una grande benedizionedel cielo.Per Carlotta non si trattò di una grandenovità. Si può dire che già da due anniella faceva vita di religiosa tutta deditaalla preghiera e alla carità. Continuò afare quanto già faceva, con più amore,con più dedizione, con più slancio.Le tre… - come chiamarle? – le tre“religiose” iniziarono subito una perfet-ta vita comune, segnata dalla preghiera

Fiamma di Carità10

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e dal lavoro per ilbuon anda-mento dellacasa e per ilservizio degliospiti.Eccole lì, Dome -nica, Lucia, Car -lot ta: unite da unostesso ideale, gui-date da una stessamano, sotto lostesso tetto, edifi-carsi a vicenda egareggiare in un’im-presa che avevasenz’altro dell’eroi-co, certo dell’inusita-to per tre ragazze ine-

sperte. Ma che cosa non riesce a smuo-vere l’entusiasmo degli inizi?E quante volte le figlie di madreGaetana la sentivano rievocare queitempi eroici, con infinita nostalgia: -Era tutto tanto bello allora! -.Il 4 novembre 1886, la piccola comu-nità accoglie un altro membro:Giovanna Chiattone: 32 anni, intelli-genza non comune, studi regolari, edu-cazione raffinata, un avvenire sicuro.Lo dicevano tutti a Pancalieri. E nessu-no l’avrebbe data per “religiosa” e reli-giosa nell’ospizio del Boccardo.

Ma chi può prevedere gli scherzi dellagrazia? Era bastato un colloquio colpadre: quella vita ne uscì trasformata.La nascente istituzione acquisiva unadelle sue colonne(1).Ma la data del 4 novembre 1886 èmemorabile per un altro avvenimento:la “vestizione” – forse è parola, al caso,troppo roboante – di Carlotta. Il padreaveva deciso di solennizzare così quel-la data.Ecco il racconto sulle labbra della stes-sa protagonista: “Il 4 novembre 1886,giorno in cui entrò la futura madreGiuseppina, che allora si chiamavaancora Giovanna, feci la mia vestizione.Vestizione senza cerimonie, senza pro-strazione, senza corona di rose… Maquanta gioia in cuore!…Preparai un grembiule a righe bianchee nere con la bavetta dello stesso colo-re, così pure le mezze maniche.Venne il venerato Padre: benedisseogni cosa, mi fece indossare il grem-biule e appendere al fianco la coronadel rosario uguale a quella che adope-riamo per recitarlo.Per uscire mettevo sul capo un fazzo-letto o sciarpa di lana fatto all’uncinet-to. La vestizione fu così fatta.Nonostante la povertà dell’abito, erotanto felice!… Ma più felice era ilvenerato padre”.

(1) Giovanna Chiattone sarà la prima superiora dell’ospizio. Aveva sognato di essere missionaria, ma il padre leaveva detto: “Le tue missioni sono qui, a Pancalieri”. Divenuta suor Giuseppina del Buon Pastore fu eletta superio-ra provinciale delle Marche, più tardi vicaria generale. Morirà ancora nel pieno delle sue forze, il 30-12-1921, rim-pianta da quanti l’avevano conosciuta ed apprezzata.

Fiamma di Carità12

Ricordo ancora l’ultima ostensionedella Sindone a Torino: tanta gente, ungrande vociare in molte lingue diverse,qualcuno che addirittura cercava dispintonare per superare la fila (siamosempre italiani alla fine di ogni buonconto…!), poi si entrava in duomo,davanti al lenzuolo con l’icona del-l’uomo di tutti i tempi che soffre. E quici si ammutoliva, i volti diventavanoseri e ci si avvicinava al lenzuolo insilenzio, in punta di piedi, quasi a volerfare attenzione a non svegliare Coluiche ha affrontato vittoriosamente ilsonno della morte.Quel lino, muto, e al tempo stessoassai esplicito testimone, sembravaricordare la voce misteriosa che venivadal roveto ardente di un tempo: “Nonavvicinarti con leggerezza! Togliti isandali dai piedi, perché il luogo sulquale tu stai è terra santa e sacra!”(libera traduzione di Esodo 3, 5).Quello della sofferenza è un temaserio, sul quale non si può certo scher-zare o limitarsi a ripetere banali luoghicomuni; penso che il nostro accostarcia questo tema necessiti di una profon-da purificazione.Oggi facilmente le persone tendono adevitare la sofferenza. La evitano, cer-cano di rimuoverla oppure tentano disconfiggerla con tutti i mezzi possibili:

con medicine, con tecniche spirituali,diete, santini e santoni, luminari dellascienza medica, devozioni particolari;tutto, ci si illude, può servire. Altri vor-rebbero combattere il dolore e tenerloin pugno, dominarlo. Soffrire per essidiventa come una sfida.In campo cristiano le cose, purtroppo,non vanno di certo meglio! O ci siimpalca su discutibili pulpiti per sdot-toreggiare su come la gente dovrebbesoffrire, spesso ancora si finisce perripetere discorsi di matrice pagana o,peggio ancora, ci si rifugia in devozio-ni che tendono a cercare speciali “rac-comandazioni” a questo santo o aquella madonna,dimenticando che la

“ P a s s i o C h r i s t i P a s s i o H o m i n i s ”

I n p u n t a d i p i e d i

Fiamma di Carità 13

nostra bella fede di per se stessadovrebbe fornire gli elementi per unaconcezione della sofferenza ed un rap-porto alternativo con essa.Decisamente c’è da crescere su questoargomento. C’è infatti una sofferenzache non si può combattere e, soprattut-to, sconfiggere. Con essa ci si devericonciliare. E questo è per gli uominispesso molto difficile.Innanzi tutto ritengo non si debba fug-gire dalla sofferenza; è una via per rag-giungere la mia verità più profonda,forse addirittura la Verità; il Cristo,infatti, ha voluto passare attraverso diessa.Davanti alla sofferenza, qualunqueessa sia, l’uomo, credente o no, sitrova a dover trovare un senso ad un’e-sperienza che, a priori, assolutamentenon ne ha. Al Signore allora non chie-do che mi faccia la “grazia” della gua-rigione, ma che midoni la sua grazia

cioè il capire come lui desidera che ioviva questa esperienza; è infatti ilmodo in cui vivo l’evento che ne faràper me una tomba o una porta. CosìDio si fa carico di me, così mi salva,nel modo in cui Gesù ha vissuto il suoessere figlio, sempre presente davantial Padre; allo stesso modo io accolgotale salvezza nel modo in cui cresconell’accettazione dell’essergli figlio.Allora la mia esperienza di fede nonconsisterà tanto nel dire grazie a Dioper la sofferenza di cui faccio espe-rienza, ma nel credere che Lui sta ope-rando, misteriosamente, anche nellamorte, nella mia morte, portandovi unseme di resurrezione e di vita.Solamente passando attraverso unaqualche forma di morte potrò alloraessere veramente fecondo portatore divita.Rinuncio allora a voler a tutti i costicontrollare spiegandola, a chiarire teo-logicamente, razionalmente e psicolo-gicamente la causa e il senso della miasofferenza. Mi inginocchio in silenzioe sto davanti al Dio che so e credoessere padre e al dolore incomprensi-bile. Rinunciando nell’impuntarmi aspiegare qualcosa ad ogni costo, in melascio allora lo spazio in cui possa cre-scere qualcosa di nuovo.La sofferenza allora può diventare unprezioso maestro. Mi costringe infattiad abbandonare l’illusione che misono fatto da me, l’illusione di poterprendere in mano da padrone del mio

14 Fiamma di Carità

L’amore, la sofferenza, la morte, gliargomenti della sindone di Torino,sono i più grandi temi della riflessionedell’uomo. In questi temi così delicatidobbiamo essere forti e non acconten-tarci di risposte prefabbricate da altri,chiunque essi siano. Sono temi suiquali dobbiamo evitare di fuggire perfermarci a riflettere cercando unarisposta nostra che parta dalla nostraesperienza esistenziale. All’iniziomagari sarà una semplice bozza assaiincompleta, poi, nel cammino dellavita, piano piano, verrà sempre piùperfezionata. Non si vive forse perquesto? La nostra esistenza senzariflessione su questi temi che hanno lapossibilità e la capacità di caratteriz-zarla, sarebbe una semplice sopravvi-venza e nulla di più.Di fronte allo scandalo del doverconiugare l’esistenza di un Dio“amore” e l’esistenza altrettanto reale

esistere, o di poterne garantire la salu-te con una sana condotta di vita. Nellamalattia e nel dolore mi viene toltotutto ciò a cui mi sono tenuto aggrap-pato. Non posso definirmi più a partiredal mio successo, dalla mia forza,dalla mia salute, da ciò che ho, da ciòche faccio o che gli altri pensano di meo da me si aspettano. Ho bisogno di unfondamento più profondo, ho bisognodi Dio come vero e proprio fondamen-to sul quale vivere.Vi sono uomini e donne che sono pas-sati attraverso la propria sofferenzalavorandoci su e ora irradiano una pro-pria tonalità esistenziale, un propriomodo di esserci in questo mondo.Sono diventati saggi. Il dolore li ha resimiti. Si impara a vivere e forse siimpara anche a morire, così come ilseme, per portare frutto, deve impara-re a dialogare con la terra che lo ospi-ta.

15Fiamma di Carità

della sofferenza dell’uomo, special-mente dell’uomo innocente, possiamotrovare un collegamento attraverso lalibertà di cui Dio ha voluto arricchirel’uomo rinunciando a crearlo quasicome “clone” di se stesso: Dio, il total-mente altro, ha avuto per primo ilcoraggio della diversità.Facciamo, a volte, fatica, una immen-sa e lancinante fatica, è l’esperienza ditutti i giorni, nel lasciare libere le per-sone che amiamo: i figli, gli amici, lamoglie o il marito, vorremmo che glialtri fossero come noi, che facessero lenostre scelte, magari quelle scelte chenon siamo in grado di fare noi stessi…a volte ci sembra che venga a mancar-ci il terreno da sotto i piedi nell’insicu-rezza della libertà della relazione daogni patologica fusionalità, ma, sesiamo sinceri con noi stessi, constatia-mo che amore è davvero lasciare chel’altro possa volare con le proprie ali il

suo volo, nel suo cielo; Dio ci amacosì. Ci ha creati a sua immagine esomiglianza; avrebbe addirittura potu-to crearci come lui: fedeli, perfetti,immortali; invece ha avuto il coraggiodi crearci diversi: infedeli, imperfetti emortali. Dio ci ama così. Ha avuto ilcoraggio di crearci “diversi” da lui,liberi, persino di rifiutarlo se lo voglia-mo. Anche se noi raccogliamo la“nostra parte di eredità”, come se lui, ilpadre, fosse morto, e ce ne andiamo,lui resta là, fedele anche di fronte allanostra infedeltà, ad attenderci e a fareancora il tifo per noi, per la nostra vita,per la nostra libertà.Non ci si libera di colpo, una volta pertutte, da tutti i vecchi modi di pensare;tuttavia, le eventuali ricadute, se lettein Dio in uno sguardo spirituale, cipossono aiutare ad approfondire ilnostro cammino di liberazione.Ogni vuoto nel nostro amare, nel

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nostro cuore, nella nostra vita, nellanostra storia, è un invito, una vocazio-ne da parte di Dio a “guardare oltre”,ad un di più di verità: siamo chiamatial Regno, cioè non siamo condannati avivere delle briciole di un vuoto e ste-rile rimpianto del passato o ad accon-tentarci boccheggianti del presente,siamo chiamati già fin da ora a ciò checi attende: “il banchetto del Regno”.Ancora una volta, il metterci a ragio-nare di queste cose davanti al Signore,ci porta a pensare ad un esistere cheparte dal desiderio più vero e dall’es-sere più profondo; allora saremo ingrado di vivere il tempo, di generareatti pieni, completi, portatori di essere,liberi e liberanti.In questo contesto si comprende alloral’audacia di una scelta che diventa l’e-spressione non di un atteggiamento difuga, ma di una spiritualità profondadello “stare” in se stessi nella propriaporzione di tempo che la vita (o laVita) ci ha affidato. Icona vivissima ditutto questo è il brano evangelico diLuca (al capitolo 10 dal verso 38 al 42)in cui troviamo due sorelle, Marta eMaria, alle prese con la gestione dellapresenza nella loro casa del Signore: laprima in piedi, indaffarata in un’azioneaffannosa che non le permette digustarsi l’augusto divino ospite; l’altraseduta ai piedi di Gesù, e centrata sul-l’essere totalmente in ascolto, in unequilibrio che non è solamente fisico,ma esistenziale, squisitamente spiri-

tuale e profondamente ontologico. Maici si stancherà di contemplare questadonna in contemplazione! Quantoequilibrio in Maria, in questo “stare”nel suo cuore profondo al quale per-mette di sbocciare!Perché rimandare a domani il viveree l’amare? Qui e ora è il momento dimettersi in ricerca del Vivente, oggi èil giorno della salvezza! A volte nonc’è niente da cambiare nel presente,si tratta semplicemente di avere unadiversa disposizione del cuore, undiverso modo di guardare la realtà,un diverso taglio spirituale con ilquale mettersi in atteggiamento con-templativo.Un giorno, a san Giovanni MariaVianney, il famoso curato d’Ars, toccòdi dover predicare sulla presenza euca-ristica del Signore nel tabernacolo.Non ci dormì tutta la notte e si preparòproprio bene. Al mattino però, salitosul pulpito, si commosse profonda-mente, dimenticò in un colpo solo labella predica mandata a memoria enon riuscì che a indicare il tabernacoloesclamando: “Lui è là, è là...”. Si sa, iSanti sono così...Dio ci conceda di cogliere la sua pre-ziosa presenza di salvezza nelle pieghedella nostra esistenza, anche in quellepagine che facciamo fatica a vivere e adigerire. Lui infatti è là, è là, senzainvadenze, in punta di piedi.

Don Dario Bernardo M.Oblato benedettino

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Una grande e gradita sorpresa, è statala visita di Monsignor Ravasi con ilsuo collaboratore AdoukonoliBarthelemy, zio della nostra SuorValentina Dako.

Una breve telefo-nata di buon mattino: “ArrivaMonsignore”, ci mette in subbuglio:quando scendiamo per accogliere il“Monsignore”, con sorpresa e congioia, constatiamo che il Monsignoreè proprio Gianfranco Ravasi.Nella sua semplicità, offre alla genteradunata in chiesa per la celebrazio-ne delle lodi mattutine, il suo com-mento alla breve lettura, ci porge il

suo cordiale saluto, e poi, si siede amensa con noi per la colazione.Visita tutta la Casa Generalizia,l’ambiente dove vivono le Sorelle

non vedenti, dimo-strando la suaammirazione egratitudine versoqueste realtà cheappare così inte-ressante e ricca alsuo sguardo.Ascolta con mol -to interesse il rac-conto della na -sci ta delle suorenon vedenti, fon-date dal BeatoLuigi Boccardo,

fratello del nostro Fondatore, ilBeato Giovanni Maria e resta stupitoper il loro carisma specifico: “Offrirela loro vita per il Santo Padre ilPapa, per i sacerdoti e per la propa-gazione della fede”.In questo anno sacerdotale indettodal Papa e appena terminato l’11 giu-gno, nessuno forse sa che, in unagrande metropoli come Torino,accanto alla Sindone, vive un picco-

Gradita sorpresaIl grande evento dell’ostensione della Sindone, che ha coinvolto la città diTorino e il mondo intero, ha offerto molte opportunità di incontro con tantipellegrini e con ospiti che abbiamo accolto con tanto amore nella nostra

Casa Generalizia.

Fiamma di Carità18

lo nucleo di Sorelle in continua pre-ghiera e offerta, proprio per il Papa ei sacerdoti. Noi, semplicemente,le chiamiamo “i nostri Mosèoranti”, perché, con la preghie-ra, mantengono viva la supplicaa Dio e si fanno voce presso ilPadre di questa umanità in cam-mino.Grazie di cuore, MonsignorRavasi, per esserti degnato divenire tra noi, le più piccole fratutte, ma felici di essere, nellaChiesa, un tassello che completa ilgrande mosaico. E grazie a PadreBarthelemy che ti ha accompagna-to e che ha dato a noi l’occasione diquesto felice incontro.

Con tanta gioia abbiamo accoltoil numeroso Gruppo proveniente daGrottazzolina (Marche), guidato dal

parroco Don Pietro Quinzi, grandeamico della nostra Comunità.

E’ stato davvero belloincontrare amici e, perloro, rivedere volti disuore conosciuti nelcorso della vita.

Fiamma di Carità 19

Amicie parenti del nostro“Angelo” ci hanno offertola loro simpatia ed il lorosorriso, con la promessa dirivederci ancora, forse pro-prio nella loro terra, ospitalee ricca di colori e di mare.Sono anche questi, piccoli,grandi miracoli scaturitidalla Sindone, che avvicinapopoli e nazioni, lontani e

vicini e che fa comprendere la poten-za dell’amore.

Un’esplosione di gioia edi esclamazione ha incor-niciato questo momento,passato troppo veloce, mache ha lasciato tanta com-mozione nel cuore di tuttie tanta speranza di riveder-si ancora.

Un altro Gruppo che hasostato tra noi, è il gruppoproveniente dalla Calabria.

20 Fiamma di Carità

Racconti

Appena creata, lapecora scoprì diessere il più deboledegli animali. Vivevacon il continuo bat-ticuore di essereattaccata dagli altrianimali, tutti piùforti e aggressivi.Non sapeva propriocome fare a difen-dersi. Tornò dalCreatore e gli rac-contò le sue sofferen-ze.“Vuoi qualcosa perdifenderti?”, le chiese amabil-mente il Signore. “Sì”. “Che nedici di un paio di acuminatezanne?”.La pecora scosse il capo: “Comefarei a brucare l’erba più tenera?Inoltre mi verrebbe un’aria daattaccabrighe”.“Vuoi dei poderosi artigli?”.“Ah no! Mi verrebbe voglia diusarli a sproposito…”.“Potresti iniettare veleno con lasaliva”, continuò paziente ilSignore.“Non se ne parla neanche. Sareiodiata e scacciata da tutti come

un serpente”.“Due robuste corna, che nedici?”.“Ah no! E chi mi accarezzerebbepiù?”.“Ma per difenderti ti serve qual-cosa per far del male a chi tiattacca…”.“Far del male a qualcuno? No, nonposso proprio. Piuttosto restocome sono…”.“D’accordo”, disse il Creatore. “Tidarò tre armi potentissime, conle quali potrai essere felice. Tiregalo la mitezza, l’umiltà e lapazienza”.

Le armi della pecora

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Una sera, mentre la mamma prepa-rava la cena, il figlio undicenne sipresentò in cucina con un fogliettoin mano.Con aria stranamente ufficiale ilbambino lo porse alla mamma che siasciugò le mani col grembiule e lessequanto vi era scritto:“Per aver tolto le erbacce dal vialet-to: Lire 5.000.Per aver ordinato la mia camera:Lire 10.000.Per essere andato a comprare illatte: Lire 1.000.Per aver badato alla sorellina (trepomeriggi): Lire 15.000.Per aver preso due volte “ottimo” ascuola: Lire 10.000.Per aver portato fuori l’immondiziatutte le sere: Lire 7.000.Totale: Lire 48.000”.La mamma fissò il figlio negli occhi,teneramente. La sua mente si affol-lò di ricordi. Prese una biro e, sulretro del foglietto scrisse:

“Per averti portato in grembo nomemesi: Lire 0.Per tutte le notti passate a vegliar-ti quando eri ammalato: Lire 0.Per tutte le volte che ti ho cullatoquando eri triste: Lire 0.Per tutte le volte che ho asciugatole tue lacrime: Lire 0.Per tutto quello che ti ho insegnato,giorno dopo giorno: Lire 0.Per tutte le colazioni, i pranzi, lemerende, le cene e i panini che ti hopreparato: Lire 0.Per la vita che ti do ogni giorno:Lire 0.Totale: Lire 0”.Quando ebbe terminato, sorridendola mamma diede il foglietto al figlio.Quando il bambino ebbe finito dileggere ciò che la mamma avevascritto, due lacrimoni fecero capoli-no nei suoi occhi. Girò il foglio e sulsuo conto scrisse: “Pagato”. Poi saltòal collo della madre e la sommerse dibaci.

Il conto

Fiamma di Carità22

Nella gioia del bel mese di maggio,dove tutto esplode di vita nuova, noi,un Gruppo di “Piccole SorelleGaetanine”, abbiamo voluto manife-stare la nostra devozione aiFondatori, recandoci a Pancalierisulla loro tomba. I giorni precedentidi pioggia, ci hanno fatto temere, maconfidando e pregando, il Signore ciha concesso una meravigliosa gior-nata di sole.Puntuali ci siamo ritrovate in CasaGeneralizia e alle ore 9 la partenza.Anche durante il viaggio, passare neipaesi di La Loggia e Carignano, con-t e m -

plare la natura nella campagna, pernoi che viviamo in città, è stato vera-mente un dono da farci esclamare:che meraviglia! Al nostro arrivo a Pancalieri, abbia-mo subito incontrato P. Luciano checi accompagna nei nostri incontri.L’accoglienza delle Suore è statamolto fraterna e alle 10,30 abbiamoavuto l’incontro che ci fa crescerenella conoscenza e nella nostra for-mazione umana e spirituale.Siamo nel mese di maggio e la rifles-sione era su “Le donne di Dio” fis-

sando lo sguardo suMARIA la MADRE diGesù.“Il sì di MARIA, si facciala tua volontà. Lascia farea Dio. Secondo la rispostache la persona dà a Dio,possiamo constatare illavoro che Dio fa in cia-scuno di noi. Io fino a chepunto mi lascio lavorare,acconsento a ciò che Diovuole da me, per dirgli sifaccia la tua volontàSignore? Il Signore ci

trasforma, viviamo meglio. Se vera-

C r o n a c a C r o n a c a C r o n a c a C r o n a c a

Pellegrinaggio sulla tomba dei Fondatori

16 maggio 2010

Fiamma di Carità 23

mente io acconsento, sarei più servi-zievole, andrei più d’accordo, Lui cifa persone più generose, più amabili.Domandiamoci: oggi come ho vissu-to con le persone con le quali iovivo?“Ave piena di grazia”, piena delfavore di Dio, piena dell’amore diDio. Dio ti ama immensamente, nesiamo convinti? Ci lasciamo amareda Dio? La Madonna, piena di gra-zia, non pone ostacoli e Dio si donatotalmente. Che cosa mi impediscedi dire al Signore, riempimi total-mente di te? Quale grado di relazio-ne con il Signore?“Il Signore è con te”. Dio vuole chesiamo in relazione con tutti, è comese dicesse: voi potete avere tutti i tipidi relazione, ma il mio è fondamen-

tale. Per la Madonna le relazionidipendevano da Lui, ben inseriteanche nella concretezza della vita,buoni rapporti con tutti.I miei rapporti sono visti sotto la lucedel Signore? Se mantengo qualcherancore non piace al Signore, nonfacciamo le cose come le vorrem-mo...“Il mio spirito esulta in Dio”. IlSignore ci ha creato per la felicità.Nelle relazioni l’uomo sente che vor-rebbe qualcosa di più, noi abbiamopaura. Maria si affida al Signore e sioccupa delle gioie della vita. Se tro-viamo che c’è sempre qualcuno chenon ci accompagna, non cerchiamola vera felicità. Felicità è dire: misento tranquillo, mi fido veramentedel Signore. Fiducia nel Signore.

C r o n a c a C r o n a c a C r o n a c a C r o n a c a

C r o n a c a C r o n a c a C r o n a c a C r o n a c a

Gratitudine

“Come un piccolo seme…”

Nel ringraziarla sentitamente peravermi inviato il bellissimo gior-nalino del Vostro Istituto “Fiammadi Carità”, al quale io voglio espri-mermi nel mio compiacimento egratitudine.In particolare sulla Vostra attivitàmissionaria in Africa, Argentina,Brasile, Ecuador e India.Porgo a Lei e a tutte le Figlie diS. Gaetano i miei auguri e salu-ti di ogni bene.

Fabio Zubani

24 Fiamma di Carità

Maria si sarà messa nelle mani delSignore dicendo: mi fido di Te.Lasciarci lavorare, amare dalSignore.Che cosa mi fa mantenere la miarelazione con il Signore? Prego?Ascolto col cuore? Se saprò affidar-gli le incomprensioni, il saper perde-re... incontrarmi con Lui spesso. Seaccetto che il Signore prevale nellamia vita, sarò in pace con tutti, alcontrario rischio di perdere Lui ecreare dissidi e rompere le relazioni”.Dopo la celebrazione, ha avutoseguito la visita alla tomba dei nostriBeati: il Fondatore Beato GIOVAN-NI M. BOCCARDO e la primaMadre Generale della Congre -gazione, Madre GAETANA FON-TANA. A loro con il nostro GRA-ZIE, la richiesta di aiuto per cono-scere e vivere la spiritualità gaetani-na nel nostro ambiente di vita.Il pranzo condiviso con gioia e fra-ternità, molto ricco e ben preparato,ci ha ricaricate anche fisicamente epoi la visita agli Ospiti, comprese lesuore ammalate e anziane, delle qualisiamo rimaste molto colpite per laloro serenità e la signorilità con cuivengono assistite.Il ritorno a casa ci ha viste veramen-te felici e contente, per aver vissutouna giornata indimenticabile da ognipunto di vista.

25Fiamma di Carità

da

La spiaggia di Porto San Giorgio èideale per i bambini. A dirlo sono ipediatri italiani in una recente ricerca.Dopo la Bandiera Blu ottenuta per l’un-dicesima volta nelle settimane scorse,entrando a far parte delle 25 città italia-ne con il punteggio più alto, arriva oraper la città rivierasca anche labandiera verde. I medici deibambini hanno infatti stilatouna classifica con le 25 spiag-ge ideali per il soggiorno deipiccoli e delle loro famiglie. Aideare l’iniziativa, partita nel2008, il prof. Italo Farnetani,docente di comunicazione

scientifica all’Università di MilanoBicocca, che ha condotto un sondaggiocoinvolgendo 115 pediatri italiani.L’indagine, pubblicata poi sull’ultimonumero del periodico Ok Salute, hamesso in luce che Porto San Giorgio

Una novità

C r o n a c a C r o n a c a C r o n a c a C r o n a c a

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risponde in pieno ai requisiti richie-sti per poter entrare a fare parte dellaspeciale graduatoria: spiaggia di sab-bia, ampio arenile e ombrelloni distan-ziati, mare pulito con acqua bassa vici-na alla riva, strutture ricettive non lon-tane dalle spiagge, pineta o macchiamediterranea nelle vicinanze per tro-vare rifugio dalla calura estiva. Oltrea Porto San Giorgio solo cinque loca-lità italiane possono vantare di averottenuto la doppia ban-diera (blu e verde):Jesolo in Veneto, Marinadi Grosseto in Toscana,Vasto in Abruzzo,Cariati in Calabria eMenfi in Sicilia. Per ilsindaco Andrea Agosti -ni e l’assessore all’am-biente Paolo Pompei“essere inseriti dai

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pediatri italiani in una lista delle loca-lità ideali per bambini e famiglie èmotivo di vanto per la nostra città, unriconoscimento delle splendide qualitàambientali e paesaggistiche in cuiviviamo, ma anche del lavoro che stia-mo svolgendo per migliorare PortoSan Giorgio e renderla sempre più amisura d’uomo. Una città pulita, sicu-ra, con un importante patrimonioverde, una spiaggia splendida ed unmare ideale e dai bassi fondali ci col-

locano davvero tra le eccellenze deilitorali d’Italia ed è particolarmentepositivo figurare tra le mete consiglia-bili da professionisti del settore perfamiglie e bambini. La qualità di PortoSan Giorgio non è una scoperta per noiche la viviamo, ma una piacevolissimarivelazione per tutti coloro che fannodella loro vacanza uno spazio ed untempo per ritrovare sé stessi e stare coni propri cari. Possiamo dire con orgo-glio che con questo doppio riconosci-mento siamo sempre di più Perla

dell’Adriatico”.

Grazie

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Beato Padre Luigi!

Con cuore riconoscente desideriamo ringraziare Dio, che per intercessione del BeatoLuigi Boccardo, ci ha concesso una grande grazia.I mesi scorsi siamo state in famiglia per assistere una nostra sorella, Ines Bertacco,di anni 77, residente a Mason Vicentino (VI). Già da qualche tempo era incura per seri disturbi, e in aprile le sue condizioni si aggravarono a talpunto da dover essere portata al Pronto Soccorso.Dai primi esami non sembrò però riscontrarsi nulla di grave, quindi lariportarono a casa. Due giorni dopo, alcuni sbocchi di sangue furono ilsegno della gravità del suo male e fu subito ricoverata all’ospedale diBassano.Dopo dieci giorni dal suo ricovero in ospedale, i medici riscon-trarono delle macchie scure nel polmone destro, capirono cheerano portate da un embolo partito dalla gamba sinistra. La dia-gnosi fu di embolia polmonare acuta e cronica, ed altri gravidisturbi.Continuarono per lei esami clinici anche molto dolorosi. Le curenon davano risultati immediati e Ines, con noi, stava attraversandoun vero calvario: la situazione peggiorava, gli sbocchi di sangue noncessavano e nostra sorella di aggravava.Vedendo che non si risolveva nulla, con le altre sorelle e parenti, econ le sorelle di Comunità e le Suore non vedenti Figlie di Gesù Reincominciammo una novena per intercessione del Beato LuigiBoccardo, per implorare dal Signore, se era Sua Volontà, la guari-gione e il sollievo della nostra sorella ammalata.Già all’inizio della novena cessarono gli sbocchi di sangue, e pianpiano, Ines ha continuato a migliorare, con lo stupore di tutti, finoa guarigione completa.Ora sta bene, segue le cure dei medici ed è tornata in piena salute.Ne ringraziamo il Signore, Padre provvidente e misericordioso,che è venuto in nostro aiuto, e tutte le sere Lo preghiamo perché perl’intercessione del suo Servo fedele, il Beato Luigi Boccardo, con-tinui alla nostra sorella e a tutti noi la sua paterna protezione.

Suor Alessandrina e Suor Serafina Bertacco

Torino, 28 agosto 2009

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Per Grazia RicevutaPubblichiamo il pensiero di sentito ringraziamento della famiglia Vincenti alnostro Beato P. Fondatore Giovanni Maria Boccardo, per la grazia ricevuta, delfelice esito ottenuto dall’intervento a cui è stato sottoposto il fratello Giovanni.Pur godendo di un apparente buon stato di salute, ad un esame di routine si viene

a sapere che qualcosa non andava.Fatti gli esami di accertamento richiesti, risulta una situazionetutt’altro che buona anzi meglio intervenire subito, per la presenzadi una forma tumorale maligna all’apparato digerente addominale.Si procede quindi all’esportazione della parte interessata, in duepunti diversi.Vista la situazione per nulla rassicurante ci appelliamo all’aiutoe alla protezione del nostro Beato Giovanni M. Boccardo, per-ché il Signore guidi le mani degli esperti e faccia sì che tuttoproceda per il meglio.E’ questo quanto possiamo affermare a distanza di un anno,e quel che gli esami di controllo ci attestano che, fortunata-mente, non vi è traccia alcuna del male temuto, né vi è statanecessità di ulteriori terapie conseguenti.Grazie P. Fondatore, vogliamo esprimerlo di cuore; e voglia-mo ancora chiederti di essere accanto a quanti soffrono, mavivono anche nella speranza di una pronta guarigione.

Sr. Adelaide V.

PREGHIERA PER INVOCARE L’INTERCESSIONE DEI BEATI GIOVANNI MARIA E LUIGI BOCCARDOO Dio, fonte di pace e di gioia, che in Gesù Cristo ci riveli il tuo amore di Padre, e coni doni dello Spirito Santo crei in noi un cuore nuovo, noi ti rendiamo grazie perché nelcammino terreno dei Beati Giovanni Maria e Luigi Boccardo si è resa visibile la tuaProvvidenza per i piccoli e i poveri.La serena e fedele perseveranza nell’affrontare anche le prove della vita, costantemen-te esercitata da questi due Sacerdoti, susciti oggi nuove generose collaborazioni per unservizio ai fratelli, sempre premuroso e delicato, ed ottenga un fiorire abbondante dianime consacrate e di ministri sacri secondo il tuo cuore.Confortati dalla coraggiosa adesione al Vangelo offerta dai fratelli Giovanni Maria eLuigi, ti chiediamo di poterli venerare come Santi della Chiesa e di concedere, per laloro comune intercessione, la grazia che ardentemente imploriamo dalla tua bontà.Per Cristo nostro Signore. Amen.

Imprimatur, Torino, 20 giugno 2009� Guido Fiandino, Vescovo Ausiliare e Vicario Generale

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MISSIONIMISSIONI

Buongiorno a tutti! Dopo tanti mesidi attività condivisa con questacomunità di Maximo Paz, è giunto ilmomento di una presentazione uffi-ciale.Ci sono molte persone che ci incon-trano per la prima volta e si chiedo-no: da dove sono uscite dueitaliane in Maximo Paz?Che meraviglia! SiamoDaniela e Lucia. Veniamoda Venezia e Roma, tramiteun progetto del GovernoItaliano, il “Servizio Civi -

Da un giornale locale:Italiane a Maximo Paz (Buenos Aires)

Dall’Argentina

le”, che permette ai giovani di tra-scorrere un anno di lavoro sociale inItalia o all’estero. Questo program-ma è sorto da molti anni come alter-nativa al servizio militare (che inquell’epoca era obbligatorio) e si tra-sformò in una proposta di volontaria-

to, aperto a tutti i gio-vani italiani, maschi efemmine, tra i 18 e i28 anni, quando ilservizio militare nonfu più obbligatorio.Tramite la nostraAssociazione Italiana,il CESC – Progetto di

Fiamma di Carità30

Roma, noi ci iscriviamo per collabo-rare con le attività delle Suore di SanGaetano nell’”Hogar de dia JuanMaria Boccardo” e sviluppare anchele altre proposte in favore dellacomunità.Al mattino abbiamo visitato le fami-glie dei bambini dell’”Hogar” eabbiamo organizzato un corso di lin-gua italiana per i giovani della comu-nità (tutti i mercoledì dalle 9,30 alle11, nel Centro S. Gaetano delleSuore).Al pomeriggio abbiamo lavoratonell’”Hogar”, supportando le mae-stre e le suore in tutte le attività: dallamensa al supporto scolastico, dai

laboratori ai giochi.Essendo le prime volontarie delServizio Civile in Maximo Paz,nostro obiettivo è quello di osser-vare, conoscere e farci conoscerenel territorio, attraverso la collabo-razione con l’opera delle Suore.

In principio ci è costato un po’ abi-tuarci ad una realtà così diversa esconosciuta. Ma, man mano che cirelazioniamo con i bambini e lacomunità, incominciamo a sentirciparte di questa grande Famiglia che èMaximo Paz.Siamo arrivate nell’ottobre 2009 estaremo con voi fino al prossimo set-tembre, e siamo già pronte per serba-re ogni immagine, parola, servizio elacrime di quest’anno e riempire lenostre valigie con i ricordi indimen-ticabili, poiché l’arricchimento diquesta esperienza ci accompagneràper tutta la vita.

Lucia e Daniela

MISSIONIMISSIONI

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MISSIONIMISSIONI

Noi Suore di San Gaetano della mis-sione di Fiata-Togo, desideriamorivolgere il nostro più sentito «gra-zie» da questa rivistina, a tutte quel-le persone che mosse dalla loro sen-sibilità hanno preso in adozione adistanza, dei Seminaristi dando lorola possibilità di poter realizzare laVocazione al Sacerdozio o alla VitaReligiosa che diversamente sarebbestato loro difficile raggiungere que-sta meta, poichè prove-nienti da famiglie moltopovere.Nel novembre scorsoabbiamo avuto lagioia di vedere salirel’Altare due giovaniSeminaristi dellanostra Parrocchiadi Anfoin cosi’sarà anche quest’an-no, altri e un’altrol’anno prossimo. Altri Seminaristisono in attesa di esse-re adottati per potercontinuare serena-mente la loro preparazio-ne al Sacerdozio. Anche inostri Aspiranti a “Fratellidi Giovanni Maria

Boccardo”, attendono una Madrinache li sostenga nei loro studi, difatti,due frequentano l’università di scien-ze sociali e di medicina.Nel novembre scorso un giovane delnostro villaggio di Fiata è entrato inSeminario; altri vi entreranno que-st’anno dopo aver terminato la matu-rità. La maggioranza di questi giovani pro-vengono da famiglie pagane, oltre chepoverissime. Per loro vivere la fede

richiede molta forza ecoraggio, e ancor più perchi riceve il dono dellaVocazione Sacerdotale,

per riuscire ad entrare inSeminario devonoaffrontare molte dif-ficoltà.Il Sacerdozio Mi -niste riale è un dono

infinitamente grandee prezioso scaturito

dal cuore misericor-dioso di Dio per laChiesa e per l’interaumanità perchè ilSacerdote è interamen-te al servizio delVangelo e ci dona Gesù

nell’Eucaristia.

da Fiata-TogoIl nostro “grazie” alle Madrine dei Seminaristi adottati

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Senza il Sacerdote non ci sareb-bero i Sacramenti, soprat-tutto non ci sarebbe ilSacramento dellaRiconciliazione e diGesù Eucaristia. SenzaGesù Eucaristia per noila vita non avrebbesenso, il mondo sareb-be gelido, buio, triste,perchè è Gesù cheriempie la nostra vita,la illumina, la riscal-da, perchè Lui èl’Amore.Donare unPrete, per-chè Cristosia annun-ciato, cono-sciuto eamato finoai confinidella terra, èuna grandeopportunitàche si presen-ta ad unaMadrina, checoopera al piano di Dio, dando alSeminarista la possibilità di studiaree giungere alla mèta della suaVocazione.Percio’ le Madrine di un Seminaristaimitano Maria e da essa sono guarda-ti con un amore speciale, perchèsostengono un giovane a diventare

Sacerdote, ad essere un “alterCristus”.

U nG r a z i es i n c e r oalle careMadrineche giàh a n n oadotta-to, essesarannosempre

presenti nella preghiera diquesti giovani e all’altare per tutta laloro vita sacerdotale. Essi hannobisogno anche della vostra preghieraper la loro perseveranza nei momen-ti difficili e di scoraggiamento.

Le Suore di S. Gaetano dellaMissione di Fiata

MISSIONIMISSIONI

A L L A R G AI C O N F I N I D E L L A T U A C A R I TÀSostieni i PROGETTI delle Suore di San Gaetano

1° PROGETTO: ADOTTA UNSEMINARISTAdalla terra di Missione pregheràsempre per te e offrirà la sua vitaper il mondo

2° PROGETTO:ADOTTA UNA GIOVANE ASPIRANTEalla vita di Missione

Queste giovani vogliono con-sacrarsi al Signore e dedicarela loro vita alle opere di caritàverso i fratelli. Vuoi aiutarle arealizzare il loro sogno? Donala tua offerta

Vuoi dare il tuo contributo per i sacerdoti di domani?

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Fiamma di Carità34

4° PROGETTO: BRASILE• alla Crêche aiutiamo bambini che hanno biso-gno di tutto, affidàti alle Suore, sicuri che conl’aiuto dei Benefattori avranno il necessario peruna crescita armoniosa;• gestiamo il cibo per 180 bambini: occorronorecipienti adatti. Occorre dissetarsi al calore delBrasile;

• il riposo è sempre necessario;• la preghiera diventail centro della giornatae della vita che cresce.

3° PROGETTO: AFRICA - Togo• curiamo i malati nel nostro dispensario;• aiutiamo e curiamo con ogni sostegno i malati di AIDS e le loro fami-glie;• accogliamo i bambini denutriti;• accogliamo ragazzi handicappati e orfani ai quali offriamo ospitalità inun clima di famiglia grazie al Progetto Casa Famiglia.

LE OPERE DI CARITÀ:progetti di solidarietà a favore dei più bisognosi

5° PROGETTO: BRASILE ANZIANI SOLI• ci occupiamo anche di assistere gli anzianibisognosi di aiuto e di cure.

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6° PROGETTO: ARGENTINA Hogar de dia (Casa di giorno)• gestiamo 200 ragazzi che frequentano e trovano un costante aiuto per la loro crescita: ilcibo necessario, una casa, grandi spazi, la gioia di vivere insieme, TUTTO GRAZIE AI

BENEFATTORI.

Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo dei miei fratelli piùpiccoli, l’avete fatto a me.

(Mt. 25,40)

L a t u a o f f e r t a s e c o n d o l e d i v e r s e m o d a l i t à :• personalmente alle suore di San Gaetano che conosci• per conto bancario o C/C postaleAttenzione! A chi desidera contribuire, chiediamo di specificare chiaramente, nellacausale del versamento, il progetto che si vuole sostenere.

M o d a l i t à d i v e r s a m e n t o :CONTO CORRENTE POSTALE: PAESE IT - CHEK 55 - CIN I - ABI 07601 CAB 01000 - N.CONTO 000017159781 - CODICE BIC BPPIITRRXXX Intestato a: Istituto Povere Figlie di San Gaetano - I.A.A.D. - Via Giaveno 2 - 10152 TORINOCONTO CORRENTE BANCARIO: CIN K - ABI 03069 - CAB 01007 N. CONTO 100000060027 -IBAN IT57 K0306901 00710000 0060 027 - SAN PAOLO IMI TORINO Ag. 7Intestato a: I.A.A.D. Istituto Povere Figlie di San Gaetano - Via Giaveno 210152 Torino.PER INFORMAZIONI, CHIEDERE DI SUOR FEDERICA BATTISTELLATel. 011.851567 - E-mail: [email protected]

“San Giuseppe”, c’è stato uno spetta-colo organizzato dal gruppo “LABARAONDA”, poi siamo andati inchiesa a vedere un video sull’India ela Madre e Sr. Rosanna ci hanno inse-gnato una parola in indiano: “Nannì”che significa “Grazie”.Dopo la Messa, abbiamo cenato e cisiamo divertiti ballando e cantando

insieme.Lascio la penna alla zia che

vi darà qualche dettaglio inpiù…Eccomi qui, ricevo lapenna da Matteo percercare di trasmettere a

tutti voi i grandi doni

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Il 15 maggio 2010 per la GiornataNazionale degli “Amici dei BeatiBoccardo” sono andato a Chialambertocon la mia famiglia ed abbiamo rivistotanti AMICI.Dopo i saluti, ho distribuito penne ecartelline, poi hanno parlato MadreTeresa, Sr. Valentina, Don Lorenzo eDon Andrea, il direttore della Scuoladel Cottolengo, e tutti ci hanno ricor-dato quanto è importante volerbene agli altri, soprattutto ai“poveri”.Dopo il pranzo condivisocon gli ospitidella casadi riposo

Accendi anche tu una fiamma di carità

“Laici tra i laici, abbandonati alla DivinaProvvidenza, per fare la volontà del Signore, servendolo nei poveri senza se e senza ma”

La giornata Nazionale degli Amici vista “in famiglia”

DAL PIEMONTE

Fiamma di Carità 37

Le parole di sr. Valentina invece cimostrano un altro lato della povertà cheoggi giorno sta prendendo corpo: lapovertà spirituale e morale; purtroppooggi tanti hanno bisogno di essereascoltati e guidati verso Cristo e cosìognuno di noi deve cercare di accoglie-re il prossimo, con braccia fraterne.Don Andrea ci ha mostrato come SanG. B. Cottolengo e il Beato G. M.Boccardo abbiano vissuto guidati dallostesso Spirito l’attenzione e l’acco-glienza verso il prossimo. Una delle sueultime frasi, che mi ha colpito è l’im-portanza di apprezzare ciò che ilSignore ci da: è così che riusciamo avedere il volto di Cristo e quando lasofferenza ci tocca da vicino, è lì cheriusciamo ad apprezzare i valori piùimportanti come l’affetto e l’amiciziache spesso diamo per scontati.Grazie per questa splendida giornata,passata davvero tra AMICI e conAMICI!

Matteo e Francesca

ricevuti in questo incontro.“Famiglia di famiglie”: è con questospirito, che ci siamo ritrovati ed abbia-mo ascoltato insieme le diverse testi-monianze, tutte accomunate dall’im-portanza di aiutare il prossimo e soprat-tutto il povero, come dal tema dellagiornata “Vedere e servire nel volto delpovero il volto di Cristo”.Grazie alle parole di Madre Teresa,abbiamo potuto riflettere sul modo incui Dio si rivela ad ognuno di noi e ciha invitato a fare nostre queste tre sem-plici parole: SI-ADESSO-VOLEN-TIERI. Se mi arriva qualcosa che nonmi va dico: Si Gesù, sei Tu, adesso, inquesto momento e io voglio affrontarevolentieri questa situazione.Don Lorenzo invece ci ha guidati nellascoperta della figura del povero: il suoincontro è spesso scomodo, fastidioso,ma la vera porta di accesso per vedere ipoveri è il cuore ed è così che scopriamoche sono anch’esse persone, con la qualicamminare insieme verso il paradiso.

Fiamma di Carità38

“È tanto difficile entrare in Paradiso?Sii devoto di Maria che ne è la porta, e vi entrerai!”

(Beato Giovanni Maria Boccardo)

L’eterno riposo dona loro o Signoree splenda ad essi la Luce perpetua

RICORDIAMO NELLA PREGHIERA DI SUFFRAGIO:

• il papà di Suor Nancy Pescio (Argentina)• lo zio di Suor Helena Ludovico (Brasile)

• Maria Grazia, la cognata di Suor Laura Mascetti• Giulio Villa, il cognato di Suor Adolfa Ghisleni

• il cognato di Suor Irma Bertani• la mamma di don Lucio Casto

• il papà di Elsa, moglie di Walter Ferrero (Amici dei Beati Boccardo)

39Fiamma di Carità

Vogliamo esprimere la piùsentita riconoscenza a tutti i

nostri lettori che con le loro offerte, con laloro cordialità, con la loro preghiera sosten-gono questo nostro semplice bollettino, chevuol portare a chi lo accoglie un “piccolo semedi bene”.

I loro nomi sono scritti in Cielo!

Grazie!

Saremo grati a chi ci segnala i cambiamenti d’indirizzo, avendo sempre cura di indicare ilvecchio recapito e di segnalare l’indirizzo completo di via, numero civico, codice postale.Avvertiamo i Lettori che il 7 di ogni mese viene celebrata una Messa per i Benefattori vivie defunti.P. S.: Segnalare se necessario anche il cognome del coniuge per evitare disguidi postali

N.B.: I dati e gli indirizzi per l’invio del giornalino “Fiamma di carità” sono gestiti unicamentedall’équipe di redazione e spedizione della rivista e nel rispetto della legge 196/03 i dati per-sonali dei nostri lettori non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi se non perciò che riguarda la spedizione del giornalino. In ogni momento potranno essere richieste modi-fiche, aggiornamenti o cancellazioni.

Rivista delle suore POVERE FIGLIE DI SAN GAETANO

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Maria, Madre mia, fiducia mia!

ISTITUTO SUOREPOVERE FIGLIE DI SAN GAETANO

Via Giaveno 2 - 10152 TORINOTel. 011.851.567 - C.C. Postale 00362103

ATTENZIONEIn caso di mancato recapito inviare allʼufficio di TORINO CMP Nordper la restituzione al mittente, che si impegna di pagare la tassa stabilita.

Con permissione eccles.direttore responsabilecanonico Carlo Vallaro

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“Dobbiamo desiderare che Cristo

regni in noi ogni giorno di più…

fare qualche passo avanti verso di Lui”.

S. Gaetano