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II
Indice Premessa...............................................................................................................................................................I Presentazione ..................................................................................................................................................... V Introduzione ......................................................................................................................................................VI Capitolo I: “Il binomio patrimonio culturale e sviluppo economico e sociale” 1.1 Nozione di “beni culturali” ...........................................................................................................................1 1.2 I cambiamenti nel quadro istituzionale ....................................................................................................2 1.3 I beni culturali e l’economia.......................................................................................................................13 1.4 Lo sviluppo sostenibile ...............................................................................................................................25 Bibliografia e sitografia tematica....................................................................................................................29 Capitolo II: “Storia delle politiche culturali” 2.1 Politiche di sostegno agli interventi di recupero e manutenzione del patrimonio culturale ..............31 2.2 Politiche di sostegno alle industrie sussidiarie del processo di valorizzazione dei beni
culturali: i “Giacimenti Culturali” ...........................................................................................................35 2.3 Politiche di innovazione istituzionale e organizzative............................................................................36 2.4 Politiche di decentramento .......................................................................................................................46 Bibliografia e sitografia tematica....................................................................................................................55 Capitolo III: “La pianificazione strategica” 3.1 Il distretto culturale ...................................................................................................................................56 3.2 La programmazione integrata...................................................................................................................67 3.3 Gli strumenti della programmazione integrata ......................................................................................77 3.4 Certificazione di qualità e tutela del marchio.........................................................................................80 3.5 Strumenti finanziari e fiscali....................................................................................................................87 Bibliografia e sitografia tematica....................................................................................................................90 Capitolo IV: “Verso il Piano di gestione” 4.1 La specializzazione territoriale e la gestione del patrimonio.................................................................92 4.2 Il piano di gestione .....................................................................................................................................95 4.3 Il modello di sviluppo .................................................................................................................................98 Bibliografia e sitografia tematica.................................................................................................................101 Capitolo V: “Tecniche di valutazione della pianificazione strategica” 5.1 La valutazione delle strategie .................................................................................................................102 5.2 L’analisi SWOT .........................................................................................................................................103 5.3 L’analisi di benchmarking .......................................................................................................................104 5.4 L’analisi VAS.............................................................................................................................................105 5.5 Altre tecniche di valutazione...................................................................................................................107 Bibliografia e sitografia tematica..................................................................................................................110
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III
Premessa Il Formez, sin dal principio, si è occupato di temi inerenti il settore della cultura e del turismo
- in linea con le varie fasi di sviluppo di tali settori - partecipando attivamente alle diverse
politiche messe in atto negli ultimi quarant’anni.
L’impegno in questo senso è iniziato già dalla metà degli anni Sessanta con attività di assistenza formativa,
attraverso molteplici proposte di corsi di formazione rivolti ai dipendenti dei “Centri e Servizi Culturali” nel
Mezzogiorno.
Nel 1976 l’Istituto svolge con il CENSIS una ricerca sull’intervento culturale nel Mezzogiorno
nella quale è stata condotta una riflessione sul concetto di cultura. Attraverso questa ricerca si
è inteso valutare le prospettive di formazione e inserimento nel Mezzogiorno di personale da
destinare ai Beni Culturali.
A seguito del passaggio della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale dalla gestione
statale a quella regionale e locale, il Formez si è visto ancora più coinvolto nell’azione
formativa sulle tematiche riguardanti i Beni Culturali, contribuendo a formare i dirigenti e i
quadri della Pubblica Amministrazione regionale, locale e delle Sovrintendenze.
L’azione condotta negli anni immediatamente successivi è stata, quindi, fortemente
determinata dai mutamenti che hanno visto le Regioni e gli Enti Locali impegnati nella
gestione del patrimonio artistico e culturale. L’Istituto in quegli anni ha, di conseguenza,
inteso supportare lo sviluppo e la specializzazione di quelle competenze professionali atte a
superare questa sfida.
La creazione a Matera nel 1980 di un Centro di Formazione per la valorizzazione e
gestione delle risorse storico - ambientali, appare come il primo atto concreto che il
Formez intraprende per fornire, alle Regioni e agli Enti Locali, gli strumenti culturali e
operativi necessari all’intervento sui beni Culturali nel territorio in una sede permanente e
specificamente attrezzata.
L’impostazione di tali strategie di azione formativa sono state ulteriormente rafforzate in
seguito all’emergenza creatasi in occasione del terremoto nell’Irpinia e nella Basilicata del 23
novembre 1980, evento che ha messo a repentaglio il patrimonio artistico e culturale di questi
territori.
Con la Direttiva del Ministro per il Mezzogiorno, del primo febbraio 1982, il Formez vede
ampliato il suo raggio di intervento essendo chiamato ad occuparsi anche di pianificazione,
progettazione, esecuzione e controllo delle risorse ambientali e naturali. I suoi beneficiari
IV
diventano non solo la Pubblica Amministrazione, ma anche i Centri di ricerca scientifica,
culturale e turistica.
Non si parla quindi solo di recupero, valorizzazione del proprio patrimonio archeologico,
museale e archivistico ma anche di percorsi legati alla forte connotazione culturale di città del
Mezzogiorno come Napoli e Palermo, da inserire nel circuito della cultura europea.
L’attività di maggior rilievo condotta in questo senso � la partecipazione al Progetto Itinerari
Turistico Culturali, previsto dalla delibera CIPE del dicembre 1982. Tra le sue finalità vi
era quella di stimolare i processi culturali a livello locale, di valorizzare i Beni Culturali ed
Ambientali, in quanto direttamente produttivi all’interno di un turismo coordinato e
programmato nel Mezzogiorno, e di creare delle nuove professionalità aperte alla logica di
programmazione e di confronto al di là delle competenze strettamente tecniche e locali. In
particolare, si � concorso a sviluppare una competenza professionale di operatore turistico –
culturale in grado di promuovere “oggetti culturali nuovi” da incentivare attraverso
l’intervento pubblico, si pensi alle nuove forme di spettacolo come festival e rassegne.
Nel 1983, il Formez, entra a far parte, come Socio Fondatore, del Centro Universitario
Europeo per i Beni Culturali di Ravello (Salerno) promosso dal Consiglio d’Europa, che
rappresenta un’esperienza pilota nel settore della gestione del patrimonio storico – artistico
internazionale.
Le attività svolte in questo contesto hanno avuto l’obiettivo di promuovere e favorire gli scambi
tra Università, Laboratori, Musei, Scuole ed Istituti in un disegno di integrazione
interdisciplinare.
Nel clima di crescente avvicinamento all’Europa si sviluppa il confronto a livello
internazionale, volto alla protezione e conservazione del patrimonio culturale e architettonico
nelle zone a rischio sismico. I Paesi coinvolti ed impegnati in problematiche comuni, con cui si � lavorato, sono stati i Paesi del Nord Europa, ma anche quelli del bacino del Mediterraneo.
In seguito alla nuova concezione che si afferma alla fine degli anni Settanta e all’inizio degli
anni Ottanta sul valore economico del Bene Culturale come elemento di produttività
economica, in occasione di un Convegno dal titolo “Le mura e gli archi. Valorizzazione del
patrimonio storico – artistico” viene posta sempre più l’attenzione all’introduzione nelle
proposte progettuali sui beni culturali di una riflessione sui costi/benefici. L’azione del Formez � stata influenzata dalla sua convinzione che la prassi di intervento sui Beni Culturali fosse
caratterizzata dal calcolo costi/benefici e che venisse attuato attraverso interventi per progetto
con forte attenzione ai temi occupazionali.
Da qui si avvia una riflessione sulla carenza del personale che a vari livelli avrebbe dovuto
gestire i progetti sui Beni Culturali, in tal senso vengono attuate tre attività . Nel 1986 il
“Progetto per la predisposizione di metodologie di valutazione economica e per la formazione di
analisti con competenze nel settore dei beni culturali”, con carattere sperimentale in
collaborazione con le Sovrintendenze della Campania e della Basilicata. Nel 1987 viene varato
un Progetto con il Touring Club Italiano per un intervento sui Quadri delle strutture
V
subregionali (APT, IAT) secondo la legge quadro del turismo n. 217/83. L’obiettivo del progetto
era di valorizzare le capacità tecniche degli operatori indirizzandoli ad intendere il turismo
come elemento caratterizzato da fattori portanti quali i beni culturali e la loro valorizzazione.
Nel 1988 viene varato il progetto con il Ministero dei Beni Culturali ed Ambientali per la
predisposizione di metodologie di valutazione economica di interventi relativi al settore dei
Beni Culturali e la formazione di analisti di progetto con competenze settoriali.
Alla fine degli anni Ottanta il Formez, all’interno del piano triennale di intervento (legge
64/86) e attraverso ricerche mirate, affronta il tema con un progetto per il recupero e la
manutenzione programmata delle città .
L’esperienza maturata con i Centri di Matera e di Ravello ha consentito al Formez di
concorrere con la Regione Sicilia ed il Comune di Caltagirone alla fondazione, nel 1990, di un
Osservatorio Laboratorio sui Tessuti Urbani Mediterranei di Caltagirone, (OLTUM),
volto alla ricerca, formazione, assistenza tecnica e promozione scientifica e culturale sui temi
legati al recupero dei centri storici e del patrimonio storico – artistico siciliano avvalendosi
anche di importanti contributi di Università internazionali.
Tali favorevoli condizioni hanno consentito lo sviluppo di una rete di Centri di Ricerca e
Istituzioni culturali (Centri di Matera, Ravello, Caltagirone, Padula) che hanno operato in
sinergia non solo tra di loro, ma anche a livello internazionale, individuando progetti comuni e
promuovendo lo scambio di esperienze e metodologie di intervento.
Un esempio di questa integrazione � rappresentato dal Progetto Turismo Cultura
Ambiente, promosso dal Formez, che ha coinvolto i centri sopra citati e ha favorito
l’allargamento della rete ad importanti istituzioni nazionali ed internazionali.
Dopo questo intenso periodo di grande fervore, a metà degli anni Novanta l’attenzione del
Formez nel settore dei Beni Culturali e del Turismo va attenuandosi anche per motivi di
natura economica. Alla fine degli anni Novanta, tuttavia, � ripreso l’impegno del Formez nel
settore sino a giungere all’importante Convenzione con il Dipartimento della Funzione
Pubblica del 21 Novembre 2003, grazie alla quale il Formez ha dato nuovo slancio agli stretti
rapporti con gli Assessorati Regionali presenti su tutto il territorio nazionale.
Attualmente, dopo una prima fase ricognitiva sui fabbisogni del settore, sono state
programmate una serie di attività formative e di affiancamento tecnico, nel quadro del
Progetto InFo-CS – Innovazione e Formazione nel settore della Cultura e dello
Spettacolo. Tale progetto, infatti, intende sostenere le Amministrazioni regionali e locali
nella valorizzazione del patrimonio culturale e delle attività di spettacolo. L’azione � stata
articolata su tre linee di attività : la prima � focalizzata sul settore dello spettacolo dal vivo e
del cinema ed ha lo scopo di aumentare la valorizzazione delle risorse umane, attraverso una
serie di interventi di formazione e di scambio di esperienze, ed azioni finalizzate alla
promozione di una nuova cultura dell’organizzazione e della gestione amministrativa; la
VI
seconda � incentrata sull’aggiornamento delle competenze in materia di metodologie e tecniche
audiovisive da parte del personale pubblico, a partire da quello impegnato nella comunicazione
istituzionale e nei rapporti con il pubblico; la terza, infine, ha la funzione di accrescere lo
sviluppo delle competenze del personale delle amministrazioni locali, finalizzate alla
valorizzazione dei beni culturali ed artistici presenti sui territori, attraverso l’attivazione di
servizi formativi, informativi e consulenziali.
Per quanto concerne quest’ultima linea di azione, il Formez, dopo un’analisi dettagliata dei
fabbisogni formativi degli enti locali ha deciso di supportare le prossime attività seminariali,
attraverso la creazione di una documentazione informativa, a disposizione delle pubbliche
amministrazioni, nelle quali verranno individuati i temi necessari per affrontare e gestire
efficacemente uno sviluppo basato sulla valorizzazione delle risorse culturali.
Il presente lavoro rappresenta il frutto di una prima ricognizione sistematica sulle strategie di
valorizzazione delle risorse culturali.
Dott.Pasquale Barbieri,
Responsabile del Progetto Info – CS Formez Centro Formazione Studi
VII
Presentazione Gli studi in Cultural Economics hanno avuto un notevole impatto sul mondo delle
amministrazioni pubbliche. L’ingresso di nuovi contributi scientifici, tuttora in corso, configura
un processo in continua evoluzione che implica il progressivo recepimento di modelli derivanti
dalle analisi teoriche e lo studio dei risultati derivati dalle verifiche empiriche. Questo
processo di riqualificazione designa una strada in cui la Pubblica Amministrazione � chiamata
a svolgere tali nuovi contributi scientifici.
In tale contesto la promozione di una nuova cultura dell’organizzazione e di una gestione
amministrativa più efficiente delle aziende culturali si rende sempre più necessaria.
L’intervento del Formez � mirato ad alimentare e sostenere un percorso di crescita
dall’interno, che recepisca competenze e know-how in grado di gestire il cambiamento e
l’innovazione dei sistemi gestionali.
Il progetto “Info – CS – Innovazione e formazione nel settore della Cultura e dello Spettacolo”
si colloca, quindi, in questo ambito, in seguito alla convenzione con il Dipartimento della
Funzione Pubblica.
L’approccio, sostenuto per svolgere un’azione mirata al raggiungimento di queste finalità , ha
messo a punto un’approfondita ricognizione dell’attuale settore dei beni culturali, focalizzata
alla conoscenza dei fabbisogni formativi ed organizzativi delle strutture interessate.
Di qui la necessità di svolgere un’intensa ed incisiva attività di formazione ed informazione che
rafforzi la capacità degli operatori, pubblici e privati, del settore dei beni culturali e del
turismo, di programmare ed implementare nuove politiche culturali ed di affrontare in modo
integrato lo sviluppo delle risorse culturali e territoriali.
Dott.Pasquale Barbieri, Responsabile del Progetto Info – CS
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Prof. Bruno Zambardino
Coordinatore tecnico-scientifico Progetto Info-CS
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VIII
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Il settore dei beni culturali è stato coinvolto da intensi cambiamenti di tipo gestionale e amministrativo,
causa e al contempo effetto delle diverse politiche culturali che sono state messe in atto negli ultimi
vent’anni.
Negli anni più recenti, insieme agli aspetti gestionali, particolare enfasi è stata posta sulle relazioni tra
valorizzazione delle risorse culturali e sviluppo locale.
Lo scopo di questo primo dossier, che in parte vuol avere anche la funzione di una Guida per
gli operatori del settore, � quello di offrire, da un lato, una panoramica dei punti di forza e di
debolezza delle differenti politiche settoriali perseguite in Italia e, dall’altro, di precisare le
direttrici per uno sviluppo territoriale basato sulla valorizzazione delle risorse culturali.
Pi� dettagliatamente, le tematiche affrontate sono state così strutturate.
Nel primo capitolo, si procede a fornire una sintesi del quadro giuridico-istituzionale e della rilevanza
economica del settore culturale.
Nel successivo si presenta un H[FXUVXV storico delle politiche che hanno coinvolto e caratterizzato il settore
dei beni culturali dai primi Anni ’80 sino ad oggi, analizzando in modo dettagliato gli obiettivi, le difficoltà
riscontrate durante la loro implementazione e le cause per gli scostamenti tra attese e risultati.
Nel terzo capitolo, a partire anche dalle difficoltà incontrate nelle politiche analizzate nel capitolo precedente,
si presentano le più recenti strategie di sviluppo fondate su una forte integrazione tra gli interventi per la
valorizzazione delle singole e differenziate risorse culturali del territorio e il sistema economico-sociale
locale. Tale VWUDWHJLD�GL�YDORUL]]D]LRQH�LQWHJUDWD, che si pone come obiettivo il superamento dei limiti delle
vecchie politiche culturali, è stata definita in vari modi: “distretto culturale”, “bacino culturale”, “sistemi
culturali territoriali”.
Nel quarto capitolo, si illustrano le caratteristiche di uno sviluppo locale fondato su
valorizzazione integrata delle risorse e specializzazione territoriale, mostrando anche gli
strumenti strategici ed operativi che sono stati proposti a sostegno di queste strategie di
sviluppo. In questa ottica, particolare attenzione verrà data al Piano di gestione che, da non
molto tempo, viene richiesto dall’UNESCO per i siti inseriti nella World Heritage List:. Con
tale strumento, infatti, l’UNESCO vorrebbe assicurarsi da parte delle Autorità , responsabili
della tutela e della gestione dei siti, e delle collettività nazionali e locali, alle quali i siti
appartengono, che il “Patrimonio Mondiale dell’Umanità ” sia adeguatamente tutelato,
conservato e valorizzato, sia da un punto di vista culturale che economico.
Infine, nell’ultimo capitolo verranno proposti strumenti che possono essere utilizzati dalle amministrazioni
locali (province, comuni e unioni di comuni) per valutare i processi di pianificazione, coniugando razionalità
strategica ed efficacia operativa ed organizzativa.
IX
Questo Dossier/Guida si presenta, in parte, nella forma di una raccolta di saggi nel senso che le tematiche
affrontate sono, in molti casi, illustrate utilizzando parti più o meno estese di contributi già apparsi in libri o
riviste.
Prof. Pietro Antonio Valentino Università “La Sapienza” Roma
Referente Scientifico Progetto Info – CS
X
In particolare, sono riportati nel testo contributi tratti da:
Bellisario M.G., “Una risorsa aggiuntiva: il gioco del lotto” in Bodo C., Spada C. (a cura di)
Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della
Cultura
Bodo C. “Le risorse finanziarie per la cultura” in Bodo C. e Spada C Rapporto sull’economia
della cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della Cultura
Cammelli M. ³,O� &RGLFH� GHL� EHQL� FXOWXUDOL� H� GHO� SDHVDJJLR�� GDOODQDOLVL� DOODSSOLFD]LRQH”
in AEDON Rivista d’arti e diritto online n.2 2004, il Mulino
Cappelli R. “10 Anni di Legge Ronchey, dalla parte del privato” in Bodo C., Spada C. (a cura di)
Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della
Cultura Il Mulino, Bologna 2004
Coni S. e Dal Bozzolo L., “I Contributi alla cultura: impresa e fondazioni” in Bodo C. e Spada
C., Rapporto sull’economia della cultura in Italia 1990-2000. Associazione per l’economia della
Cultura Il Mulino, Bologna 2004
Cuccia T., Santagata W., Adhesion - Exit : Incentivi e Diritti di Proprietà collettivi nei
Distretti Culturali. CONVEGNO Saperi locali, processi di apprendimento e ruolo delle
istituzioni Cagliari 7-8 novembre 2003
Fadda S. ³*RYHUQDQFH�WHUULWRULDOH´�H�3URJHWWL�,QWHJUDWL�Progetto SPRINT- Sostegno alla progettazione
integrata�Documento di Lavoro Formez
Foà S. “Lo statuto-tipo della fondazione museale: il caso del Museo egizio di Torino” in Aedon
Rivista d’arti e diritto online n.2 2003, Quadrimestrale diretto da Cammelli M., il Mulino
Fuortes C., Beni Culturali, in Bodo C., Spada C. (a cura di) Rapporto sull’economia della
Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della Cultura Il Mulino, Bologna 2004
Leon P., Galli G., Cambiamento strutturale e crescita economica del settore culturale in Bodo
C., Spada C. (a cura di) Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione
per l’economia della Cultura Il Mulino, Bologna 2004
Petraroia P. Gli Accordi di Programma in Bodo C., Spada C. (a cura di) Rapporto
sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della Cultura Il
Mulino, Bologna 2004
Sacco P.L. e Pedrini S. Il distretto culturale: mito o opportunita? Dipartimento di Economia “S.
Cognetti de Martiis” International Centre for Research on the Economics of Culture,
Institutions, and Creativity
(EBLA) Working paper No. 05/2003 Università di Torino
Scandizzo P., Santagata W., Valentino P.A. Fondamenti del piano di gestione, Giornale
dell’Arte Settembre 2004
Valentino P.A. “La gestione dei beni culturali: aspetti metodologici rilevanti” in Le risorse
culturali. Studi di fattibilità ed esperienze di gestione Formez-Area Progetti Editoriali 2005;
Strategie innovative per uno sviluppo economico locale fondato sui beni culturali” e “Stato di
XI
fatto e tendenze in atto” in La storia al futuro. Beni culturali: specializzazione del territorio e
nuova occupazione, a cura di P.A.Valentino, A. Musacchio, F. Perego, Giunti Ed., Firenze,
1999; “Dal distretto industriale al distretto culturale” in Le trame del territorio. Politiche di
sviluppo dei sistemi territoriali e distretti culturali, Sperling & Kupfer Editori, 2003; Valentino
P.A. Misiani A., Gestione del Patrimonio culturale e del territorio. La programmazione
integrata nei siti archeologici nell’area euro-mediterranea, Carocci Ed., Roma, 2004
Vecchi G.,Giolitti R., (a cura di) Strumenti per la pianificazione Integrata del cambiamento
nelle amministrazioni pubbliche “Analisi e strumenti per l’innovazione pubblica”. I manuali.
Dipartimento della Funzione Pubblica, Rubbettino, 2004
Alla raccolta ed alla stesura dei materiali ha collaborato il gruppo di lavoro della Linea 3: il
Prof. Bruno Zambardino, la Dott.ssa Eleonora Vatielli e il Dott. Francesco De Luca.
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XII
Le strategie
di valorizzazione
delle risorse
culturali
Dossier Generale e
Guida sulle Strategie di Valorizzazione Integrata delle risorse del territorio
XIII
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,O�ELQRPLR�SDWULPRQLR�FXOWXUDOH�H�VYLOXSSR�HFRQRPLFR�H�VRFLDOH�
� 1.1 Nozione di beni culturali
Il “Nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio” (D.Lgs.42/2004) all’art.2 riporta la definizione di
patrimonio culturale, spiegando che esso “..q�FRVWLWXLWR�GDL�EHQL�FXOWXUDOL�H�GDL�EHQL�SDHVDJJLVWLFL��6RQR�EHQL�
FXOWXUDOL� OH� FRVH� LPPRELOL� H� PRELOL� FKH� �«�� SUHVHQWDQR� LQWHUHVVH� DUWLVWLFR�� VWRULFR�� DUFKHRORJLFR��
HWQRDQWURSRORJLFR��DUFKLYLVWLFR�H�ELEOLRJUDILFR�H� OH�DOWUH�FRVH� LQGLYLGXDWH� GDOOD� OHJJH�R� LQ�EDVH�DOOD� OHJJH�
TXDOL� WHVWLPRQLDQ]H� DYHQWL� YDORUH� GL� FLYLOWj� �«�”. L’argomento viene rinviato e ripreso in modo più
dettagliato nella seconda parte del Codice, nell’art.10, comma 2, dedicato alla tutela, e negli articoli seguenti,
dove vengono specificate con una lista tutte le categorie rientranti sotto il termine di “bene culturale”.�
Effettivamente la definizione non si discosta da quella proposta nel vecchio Testo Unico delle disposizioni
legislative in materia di beni culturali e ambientali (D.Lgs. 29 ottobre 1999, n.490), nel quale veniva proposto
l’elenco dei beni culturali facenti parte di alcune categorie: più precisamente, all’art.2, sotto il nome di
3DWULPRQLR�VWRULFR��DUWLVWLFR��GHPR�HWQR�DQWURSRORJLFR��DUFKHRORJLFR��DUFKLYLVWLFR�H�OLEUDULR, era riportato un
elenco specifico; l’art.3 proponeva una lista sotto il nome di &DWHJRULH� VSHFLDOL� GL� EHQL� FXOWXUDOL (tra cui
ricordiamo gli affreschi, gli stemmi, i mezzi di trasporto con più di 75 anni, etc.); all’art.4, infine, sotto il
nome di 1XRYH� FDWHJRULH� GL� EHQL� FXOWXUDOL, si consideravano quei beni con testimonianza avente valore di
civiltà.�
Il termine EHQH�FXOWXUDOH, nel linguaggio giuridico italiano, ha origini relativamente recenti. Infatti sostituisce
le vecchie categorie, presenti nelle leggi del 1939, definite ³FRVH�G¶LQWHUHVVH�DUWLVWLFR�R�VWRULFR´���dette anche
³FRVH�G¶DUWH” o “DQWLFKLWj�H�EHOOH�DUWL” – e ³EHOOH]]H�QDWXUDOL´�, in quanto ritenute non più conformi con i
cambiamenti sociali e le nuove interpretazioni giuridiche. Cadde così la vecchia concezione di UHV, avente
un’accezione puramente estetica, che si trovava alla base delle due fondamentali leggi del 1939 2, ed emerse
il concetto di EHQH�FXOWXUDOH, con l’importante accezione di WHVWLPRQLDQ]D��segnato anche dal riferimento al
valore “culturale”, superando così del tutto il concetto del EHOOR�HVWHWLFR di Croce.
L’uso della nuova terminologia comparve, probabilmente per la prima volta, a livello internazionale con la
Convenzione dell’Aja per la 3URWH]LRQH�GHL�%HQL�&XOWXUDOL� LQ�FDVR�GL�FRQIOLWWR�DUPDWR (14 maggio 1954) e
con la Convenzione Culturale Europea di Parigi (16 dicembre 1954), in cui si elencarono dettagliatamente i
beni culturali, per la loro tutela contro ogni illecita importazione ed esportazione.
In Italia fu la Commissione Franceschini ad adottare, per la prima volta in un documento ufficiale, il termine
EHQH�FXOWXUDOH, definendolo come quello “FKH�FRVWLWXLVFD�WHVWLPRQLDQ]D�PDWHULDOH�DYHQWH�YDORUH�GL�FLYLOWj”,
ma non fu adottato. L’espressione, ripresa dalla Commissione Papaldo, entrò, quindi, ufficialmente nel nostro
1 T. Alibrandi, P.Ferri, “I Beni Cultrali e Ambientali”, Giuffré Editore, Milano, 2001, pag 25 e ss. 2 Leggi Bottai del 1939: la legge 1 giugno 1939, n 1089 regolava “ le cose d’interesse artistico o storico” e la legge 29 giugno 1939, n. 1497 regolava le “bellezze naturali”
XIV
ordinamento solo con il D.Lgs. 14 dicembre 1974, n.675 (convertito poi in L. 29 gennaio 1975, n.657),
istitutivo del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Da questo momento tale espressione fu
costantemente utilizzata nella nostra legislazione.
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1.2 I cambiamenti nel quadro istituzionale
Il 26 marzo 2004, il Senato ha approvato in prima lettura il disegno di legge costituzionale, con le modifiche
di alcuni articoli del titolo V della Costituzione. In particolare, con riferimento agli articoli 117 e 118, è
importante ricordare come, con l’entrata in vigore della legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.3, si sia
valorizzato e rafforzato il ruolo delle autonomie locali, secondo l’indicazione prevista dall’art.5 della
Costituzione, cercando di conciliare il principio dell’unità dell’ordinamento con quello dell’autonomia degli
enti territoriali.
La riforma del titolo V della Costituzione si � proposta come obiettivo di consentire lo sviluppo
di un’organizzazione pubblica di tipo federalista, nella quale allo Stato spettano solamente i
compiti essenziali che non possono essere soddisfacentemente svolti dalle Regioni e dagli enti
locali.
Tale finalità viene sostanzialmente conseguita attraverso:
- l’esatta individuazione delle materie soggette alla disciplina della legge dello Stato;
- il riconoscimento della potestà legislativa regionale in tutte le altre materie;
- la soppressione dei tradizionali controlli sull’operato delle Regioni, di Comuni e
Province.
In sostanza, vi � un’integrazione dell’articolo 117 della Costituzione, il quale contiene un
elenco tassativo delle competenze legislative esclusive dello Stato, nonché un elenco tassativo
delle competenze legislative concorrenti tra Stato e Regioni, per cui lo Stato fissa i princìpi
fondamentali e le Regioni intervengono con le norme di diretta regolazione. Inoltre, l’articolo
117, con la clausola cosiddetta “generale di residualità ”, attribuisce alle Regioni la competenza
legislativa su tutte le materie non riservate allo Stato (art.117, comma IV: “Spetta alle Regioni
la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla
legislazione dello Stato”).
Nell’arco di poco più di un decennio, quindi, in linea con quanto accaduto in tutti gli altri settori
dell’amministrazione pubblica, il settore dei beni culturali è stato coinvolto in un cambiamento radicale del
suo assetto istituzionale, causa e al contempo effetto di una nuova visione del patrimonio culturale, non più
inteso meramente come ricchezza da tutelare e conservare, bensì come una vera e propria risorsa da
valorizzare ed utilizzare per il progresso sociale ed economico del sistema Italia.
Tale cambiamento si � sviluppato lungo due direttrici principali:
1. Il decentramento amministrativo
2. Il processo di privatizzazione
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Queste hanno creato i presupposti per l’introduzione nel settore culturale di nuovi soggetti,
pubblici e privati, coinvolti o coinvolgibili in un’amministrazione dei beni pubblici che presenta
rilevanti caratteri innovativi rispetto al passato.
Decentramento amministrativo e riorganizzazione del MiBAC
Con la legge delega 59/1997, conosciuta anche come legge Bassanini, da cui nacque il D.Lgs
112 del 1998, si � dato il via ad un complesso processo di trasferimento di poteri e risorse dal
centro alla periferia, teso ad attuare un sostanziale decentramento amministrativo.
Continuando l’iter legislativo, con la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.3 e la riforma del
titolo V della Costituzione (parte seconda), dedicato a “Le Regioni, le Province, i Comuni”, che
disciplina l’ordinamento regionale e locale3 e con l’approvazione in prima lettura del disegno di
legge costituzionale da parte del Senato il 26 marzo 2004, viene sostanzialmente definita la
ripartizione dei poteri sul piano territoriale fra lo Stato e le altre entità dotate di autonomia
politica.
Anche se la portata del cambiamento � stata molto pi� contenuta rispetto agli altri settori
della pubblica amministrazione, tale riforma ha inevitabilmente prodotto due importanti
ripercussioni nel settore culturale: la riorganizzazione del Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali e la ripartizione delle competenze in materia di beni culturali tra lo Stato, le Regioni
e gli Enti Locali.
Nella legge Bassanini era prevista la riorganizzazione dei Ministeri, e sembrava proprio che quello dei Beni
Culturali fosse destinato a morire, ma non fu così; con decreto (il 368/‘98), si istituì il nuovo Ministero dei
Beni e delle Attività Culturali, che incorporò lo Spettacolo e che era organizzato in Sovrintendenze; con il
D.Lgs. 8 gennaio 2004, n.3 sono state apportate altre novità all’organizzazione del Ministero, tra cui le più
importanti sono:
• la soppressione del Segretariato Generale e la creazione di 4 Dipartimenti (Per i Beni Archivistici e
Librari, Per i Beni Culturali e Paesaggistici, Per lo Spettacolo e lo Sport, Per la Ricerca, l’Innovazione
e l’Organizzazione), aventi responsabilità amministrative, a cui fanno riferimento le varie Direzioni
Generali;
• l’istituzione delle Direzioni Generali Regionali, da cui dipendono le Soprintendenze di Settore.
L’innovazione principale, introdotta dalla riforma amministrativa, � però sicuramente la
ripartizione delle competenze in materia di beni culturali tra i diversi soggetti pubblici. Le
attività oggetto di analisi sono la tutela, la valorizzazione e la promozione dei beni culturali.
Partendo dal nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio, possiamo innanzitutto ricordare
la precisa definizione di ciascuna attività ; per cui la tutela � definita come “l’esercizio delle
funzioni e la disciplina delle attività dirette, sulla base di un’adeguata attività conoscitiva, ad
individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a garantirne la protezione e la
conservazione per fini di pubblica funzione” (art.3.1); la valorizzazione, invece, “consiste
3 A. Trentini, “L’amministrazione periferica del turismo”, in V. Franceschelli, F. Moranti, Manuale del diritto del turismo, G. Giappichelli Editore, Torino, 2003.
XVI
nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza
del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione
pubblica del patrimonio stesso. Essa comprende anche la promozione ed il sostegno degli
interventi di conservazione del patrimonio culturale. (…) La repubblica favorisce e sostiene la
partecipazione dei soggetti privati, singoli e associati, alla valorizzazione del patrimonio
culturale” (art.6).
Con la riforma amministrativa, pertanto, sono stati stabiliti i responsabili di tali attività
inerenti il settore dei beni culturali, per cui la tutela resta compresa tra le competenze
legislative statali di carattere esclusivo (così l’art.117, comma 2, lettera s), Cost.), mentre la
valorizzazione, insieme alla promozione e organizzazione di attività culturali, � assegnata alle
materie di legislazione concorrente (art. 117, comma 3, Cost.)4.
Infatti, sempre nel nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio, l’art.4 � dedicato alle
“Funzioni dello Stato in materia di tutela del patrimonio culturale” e riporta che “al fine di
garantire l’esercizio unitario delle funzioni di tutela, ai sensi dell’articolo 118 della
Costituzione, le funzioni stesse sono attribuite al Ministero per i beni e le attività culturali (…),
che le esercita direttamente o ne può conferire l’esercizio alle regioni, tramite forme d’intesa e
coordinamento (…). Il Ministero esercita la funzione di tutela sui beni culturali di
appartenenza statale anche se in consegna o in uso da amministrazioni o soggetti diversi dal
ministero”. L’art.7, invece, dedicato alle “Funzioni e compiti in materia di valorizzazione del
patrimonio culturale”, spiega il compito del Codice di fissare i principi fondamentali, che
dovranno essere rispettati dalle regioni nell’esercizio della loro propria potestà legislativa; in
pi� � riportato, al comma 2, che “il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali
perseguono il coordinamento, l’armonizzazione e l’integrazione delle attività di valorizzazione
dei beni pubblici.”
Per una miglior comprensione, la figura 1.1 sintetizza dettagliatamente i concetti sopracitati:
4 T. Alibrandi, P. Ferri, “Le Regioni”, in I Beni Culturali e Ambientali, Op.Cit.
XVII
Figura 1.1 – Ripartizioni delle competenze in materia di beni culturali
��� ����
Su beni statali ��� �� ��� � Su beni di rilevanza
regionale � ��� ��� ����� � �
Su beni di rilevanza locale
��� � ����� ������� � ��� � ��� � �� �
��� �� ��� ��� � � ��� ��� ����� � �attività marginale
subordinata a decisione statale
Funzione amministrativa
��� ����
Sui propri beni ��� �� ��� � Su beni regionali e di enti
locali � ��� ��� ����� � �
potere regolamentare in ambito organizzativo
!#"%$�"'&Funzione legislativa
Valorizzazione Tutela
��� ����
Su beni statali ��� �� ��� � Su beni di rilevanza
regionale � ��� ��� ����� � �
Su beni di rilevanza locale
-
attività marginale subordinata a decisione
statale
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Sui propri beni ��� �� ��� � Su beni regionali e di enti
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potere regolamentare in ambito organizzativo
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Fonte: Nostra elaborazione
Il processo di privatizzazione
Anche nel settore dei beni culturali si è avvertita l’urgenza di individuare nuove forme di gestione più
improntate all’economicità, all’efficacia ed all’efficienza. A ciò si è aggiunta la necessità di individuare
sistemi di finanziamenti alternativi, in grado di sopperire al contenimento del sostegno pubblico di un settore,
quale appunto quello culturale, strutturalmente incapace di autonomia finanziaria.
Tale urgenza ha indotto ad affrontare la problematica relativa alla creazione di forme di
collaborazioni pubblico-private, che potessero rivelarsi strumentali all’adempimento delle
funzioni di valorizzazione del patrimonio culturale5.
In riferimento all’attività del MiBAC, alcune norme assumono un’importanza strategica nel processo di
ingresso dei privati nella gestione culturale: la legge sulle Sponsorizzazioni (L. 2 agosto 1982, n.512), le
legge Ronchey (L. 14 gennaio 1993, n.4), il D. Lgs 368/1998 e, infine, riguardo le erogazioni liberali la L. 21
novembre 2000 n.342 e il D. Lgs. 11 aprile 2001.
La legge sulle Sponsorizzazioni, voluta dall’allora Ministro Scotti, regolava l’intervento del privato nel
settore dei beni culturali, prevedendo tra l’altro, degli sgravi fiscali per chi avesse investito in tale settore.
La legge Ronchey introdusse la possibilità, da parte dei sovrintendenti, di concedere in RXWVRXUFLQJ un
complesso di servizi (editoria, vendita di cataloghi, libri e riproduzioni di vario tipo, ristorazione e
guardaroba), definiti originariamente “accessori” rispetto alle attività primarie – intendendo per quest’ultime
5 P.A. Valentino, Le trame del territorio. Politiche di sviluppo dei sistemi territoriali e distretti culturali, Sperling & Kupfer Editori, 2003.
XVIII
le attività di ricerca, tutela e conservazione delle istituzioni – imprimendo all’intero sistema culturale una
certa connotazione imprenditoriale6.
Il D.Lgs. 368/1998 ha creato i presupposti per la definizione di un’altra forma di gestione indiretta. Tale
decreto, infatti, offre la possibilità di costituire o partecipare a fondazioni, associazioni o società7 al
Ministero, “il quale ha anche varato un Regolamento. Quest’ultimo tuttavia manca della parte forse più
importante, cioè del modo con il quale si selezionano i partner con i quali si co-gestiscono i beni, e sul quale
pende oggi un sospetto di incostituzionalità fortissimo. (…) Anche la normativa sugli Enti Locali, ed in
particolare (…) l’art.113bis del TUEL, esplicitamente stabilisce che Comuni e Province possono affidare
direttamente ad associazioni riconosciute e a fondazioni da loro costituite o partecipate i servizi sociali e
culturali. Oggi, le risorse investite da un imprenditore, ad esempio, in una fondazione di partecipazione che
tiene aperto un museo stabilmente, possono essere dedotte, ai fini fiscali, integralmente, dal reddito
d’impresa. Infatti il nostro sistema fiscale prevede forme varie, ed a volte anche importanti, di
defiscalizzazione degli investimenti mecenatistici, o cosiddetti tali”8, ma tale discorso verrà affrontato
analizzando gli ultimi due interventi normativi che regolano l’aspetto fiscale per invogliare le imprese a
contribuire alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale.
“Orbene, se si considera che quella fondazione prende decisioni di natura gestionale dovute anche ai privati
che vi partecipano con investimenti, si può affermare che ci si trova di fronte ad una forma di sussidiarietà
orizzontale. Infatti, su quelle risorse lo Stato rinuncia a prelevare parte consistente di imposte, e dunque a
gestire il gettito che ne deriverebbe, in quanto sono investite da privati in strutture i cui scopi sono considerati
di utilità collettiva, ma nelle quali essi hanno capacità decisionale; cosicché, il risultato finale è che la
decisione sull’utilizzo di queste risorse è, in parte, tradotta dall’area pubblica a quella privata, e dunque si
tratta di una misura di coinvolgimento – si perdonerà la atecnicità – della “società civile” in decisioni
riguardanti, appunto, l’area culturale.”9
Infine, anche nel “Nuovo Codice dei beni culturali e del paesaggio” viene dedicato l’art.115 alle
“Forme di gestione”, nel quale si spiega la differenza tra la gestione in forma diretta (com.2) e
indiretta (com.3) delle attività di valorizzazione ad iniziativa pubblica, per cui “la gestione in
forma diretta è svolta per mezzo di strutture organizzative interne alle amministrazioni, dotate
di adeguata autonomia scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile, e provviste di idoneo
personale tecnico.
La gestione in forma indiretta è attuata tramite:
a) affidamento diretto a istituzioni, fondazioni, associazioni, consorzi, società di capitale o
altri soggetti, costituiti o partecipati, in misura prevalente, dall’amministrazione
pubblica cui i beni pervengono;
E�� concessione a terzi (… ).�
6 T. Alibrandi, P. Ferri, op. cit. pag. 117 e ss. La legge Ronchey verrà analizzata in modo pi= dettagliato nel successivo capitolo dedicato alle politiche culturali. 7 T. Alibrandi, P. Ferri, “Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali”, in I Beni Culturali e Ambientali, Op.Cit. 8 Forte P., “I principali istituti giuridici: analisi e implicazioni economiche” in Formez Le risorse culturali. Studi di fattibilità ed esperienze di gestione Quaderni Formez-Area Progetti Editoriali 9 Forte P., “I principali istituti giuridici”. Op. cit. pag. 76
XIX
(…) /R�6WDWR�H�OH�UHJLRQL�ULFRUURQR�DOOD�JHVWLRQH�LQ�IRUPD�LQGLUHWWD�DO�ILQH�GL�DVVLFXUDUH�XQ�DGHJXDWR�OLYHOOR�
GL�YDORUL]]D]LRQH�GHL�EHQL�FXOWXUDOL��/H�VFHOWH�WUD�OH�GXH�IRUPH�GL�JHVWLRQH (…) q�DWWXDWD�SUHYLD�YDOXWD]LRQH�
FRPSDUDWLYD��LQ�WHUPLQL�GL�HIILFLHQ]D�HG�HIILFDFLD��GHJOL�RELHWWLYL�FKH�VL�LQWHQGRQR�SHUVHJXLUH�H�GHL�UHODWLYL�
PH]]L��PHWRGL�H�WHPSL. 4XDORUD��D�VHJXLWR�GHOOD�FRPSDUD]LRQH��«���ULVXOWL�SUHIHULELOH�ULFRUUHUH�DOOD�
FRQFHVVLRQH�D�WHU]L��DOOD�VWHVVD�VL�SURYYHGH�PHGLDQWH�SURFHGXUH�DG�HYLGHQ]D�SXEEOLFD��VXOOD�EDVH�GL�
YDOXWD]LRQH�FRPSDUDWLYD�GHL�SURJHWWL�SUHVHQWDWL�´�
Infine, l’art.38 della L.342/2000 (il collegato fiscale) introdusse la possibilità per le aziende di dedurre
integralmente dal reddito i contributi versati in favore della cultura. Le erogazioni liberali possono essere
indirizzate allo Stato, alle Regioni, agli Enti locali, a Enti o istituzioni pubbliche, a Fondazioni o associazioni
legalmente riconosciute. Gli aiuti possono essere utilizzati dai diversi soggetti per svolgere i loro compiti
istituzionali nel settore dell’arte e dello spettacolo. Tale misura, però, avrebbe potuto avere ripercussioni sul
gettito erariale ed è per questo che il legislatore è corso ai ripari: se da una parte non ha posto limiti ai
contributi che gli imprenditori possono versare e che, di conseguenza possono dedurre, dall’altra, invece, ha
vincolato i beneficiari a precisi tetti. “Complessivamente, le amministrazioni e gli Enti non possono incassare
più di 139,4 milioni l’anno (erano 90,3 milioni nel 2002 e 51,6 nel 2003). Il 37% dell’eccedenza deve essere
restituita, attraverso un complicato meccanismo, allo Stato. A prevedere nel dettaglio il sistema di
salvaguardia delle entrate statali è stato il decreto del Ministero dei Beni culturali 11 aprile 2001 (Gazzetta
Ufficiale n. 173 del 27 luglio 2001), il quale ha anche indicato in maniera più precisa i soggetti a cui possono
essere destinate le erogazioni liberali. Quel decreto è stato successivamente modificato dal DM 3 ottobre
2002 (Gazzetta Ufficiale n.268 del 15 novembre 2002), che ha esplicitamente riconosciuto la possibilità per il
soggetto beneficiario di ringraziare pubblicamente l’autore del versamento, il quale può, dunque, contare su
un ritorno di immagine. La nuova disposizione ha, dunque, l’obiettivo di incentivare ulteriormente gli aiuti
per l’arte.”10
,�ULOLHYL�FULWLFL�DL�SURFHVVL�LQ�DWWR�
‘ La va lutazione d el “ Cod ice d ei beni c ultura li e d el pa esa ggio” (…) non si p resta a fac ili, e troppo
frequenti, semplificazioni, ma d eve essere c ond otta rispetta nd one la c omplessità : certamente si
reg istra no numerose innova zioni; a ltretta nto sicuramente vi sono aspetti, genera li e spec ific i, c he
solleva no d ubbi o vere e proprie c ritiche; c ’ è infine da chiedersi qua le è il sistema verso c ui si sta
a nd and o e qua li le a zioni che ne possono sorreggere l’ evoluzione in senso positivo. (…)
Le innovazioni riguarda no p ra tica mente molti d egli elementi del settore. Per qua nto rigua rd a i >+?9@�>+ACBB D , si è reg istra ta la funzione unifica nte d el pa trimonio c ultura le, la c onferma d ella
sovra ord ina zione della tutela sulla va lorizzazione, c on c onseguenze anc he puntua li – c ome il p restito
d i beni c ultura li trasferito da lla va lorizza zione a lla tutela : (…) l’ estensione ?+ECE#ACBB D F�G (…) e H ?+ECECACB B D F�G
(…) della d isc ip lina d i tutela . (…) Qua nto a lla B%I�B A+J G (…), l’ ad eguamento H ?9E#E#ACBB D F�? c omprende
tutte le amministrazioni pubb liche, a nc he qua ndo i rela tivi soggetti in virtù d ei p roc essi d i
p riva tizza zione mutano na tura (…), e i p riva ti senza fine d i luc ro (a c ominc ia re d a lle fondazioni ex
ba nca rie). In termini ?9E#ECACB B D F:D , le innovazioni rigua rd ano l’ inserimento d i beni qua li p ia zze, strade,
spazi urbani a perti pubb lic i, siti minera ri, na vi e ga lleggianti, tipolog ie d i a rc hitettura rura le.
10 Cerchi A., “Chi sostiene la cultura paga meno tasse” in Telos n.14 Primavera 2005, Quadrimestrale dell’ordine dei dottori commercialisti di Roma
XX
Significa tiva mente mod ifica to è a nc he il K9L ?#>9A#M#D NOA9@9B ? , c on il supera mento del sistema d egli
elenc hi (per i soggetti pubblic i) e la c onseguente d ic hia ra zione d i interesse c ultura le c he c omporta
singole d ec la ra torie per i singoli beni e, sopra ttutto, la fine d ella “ p resunzione d i c ultura lità ” d i beni
pubb lic i c ui, in a ttesa d ella richiesta d ichia ra zione, si p rovved e ad estendere in via ca utela tiva la
d isc ip lina d i tutela . Proprio per queste rag ioni la p revisione d el silenzio-assenso (…), risulta inc ongrua
rispetto a lla L GPB D ? d ell’ intero a rt.12, p robab ilmente illeg ittima rispetto a i p rinc ip i c ostituziona li sa nc iti
d ell’ a rt.9 e c omunque limita ta a lla fase d i p rimo avvio. Una ulteriore novità p roc ed imenta le è, infine,
c ostituita d a l ric orso a mministra tivo (d i merito e tec nic o) p revisto a vverso la d ic hia razione d i
interesse (…) ed esteso a i p rovved imenti d i tempora nea immod ifica b ilità per tutela ind iretta (…) e
d iniego c irc ola zione (a rt.69). Una soluzione da c onsid era re c on fa vore, sia perc hé permette d i
ga rantire in c onc reto l’ omogeneità (oggi assa i c a rente) nell’ opera to delle soprintend enze, sia
perc hé pa re immune da lle p reoc c upa zioni c he in p roposito sono sta te solleva te. La sospensione
d egli e ffetti del p rovved imento a vverso cui è p resenta to ric orso (…) infa tti, non sospend e a ffa tto la
vigenza d elle d isc ip lina c autela tiva d isposta da l Cod ic e per i beni in a ttesa della d ic hia razione d i
interesse c ultura le ma , c oerentemente a l sistema ad otta to, rinvia a lla d eterminazione d efinitiva la
questione d el se e in c he misura ta le interesse sussista e si sia dunque d i fronte non a d un bene solo
c autela tivamente ga ra ntito d a lla d isc ip lina d ei beni cultura li, ma ad un bene c ultura le B ?PI�BP>+?PI L B . Qua nto a l reg ime d i K9L ?<B A�QRD ?9@�A , il Cod ic e interviene in c hia ve d i innova zione e semplificazione,
c ome nel caso d elle autorizza zioni ag li interventi sui beni c ultura li (riserva te a l solo soprintend ente
c on esc lusione d el livello ministeria le), nelle d isposizioni in materia d i forma zione p rofessiona le
(d unque, c ompetenza reg iona le) per c onserva zione e restauro (c ompetenza , invec e, sta ta le) ove
l’ a rt.29, c ommi 6-10, risolve la questione p reved end o l’a d ozione d i un d ec reto ministeria le d ’ intesa
c on la c onferenza Sta to-Regioni, nel supera mento del c ontra tto d i deposito (a titolo oneroso, e
d unque poc o p ra tica bile) e nel ric orso a l >+?+NS?#MCGPB ? , p revisto p rima solo per i beni a rc hivistic i e ora
esteso a tutte le ipotesi (a rt.44). Forti innovazioni si sono a vute a nc he in materia d i >�D L >+?+J G�QTD ?9@�AUM#A+DV A9@�D , pa ssata da lla orig ina ria genera le ina liena bilità ad un sistema a tre livelli: beni assolutamente
ina liena bili (a rt.54, c ommi 1-2); a liena bilità sotto stretta sorveglianza (a rt.55) p revia autorizza zione
c ond iziona ta a g li obb lighi d i tutela , god imento pubb lic o, d estinazione d ’uso c ompatib ile (…);
semplic e autorizza zione, infine, per tutti g li a ltri (a rt.56). A queste va nno aggiunte le mod ifiche nella
p rela zione, rid isegna ta riferend ola da eserc izio d i un d iritto ad espressione d ella potestà a utorita tiva
d ella pubblica amministrazione e in ta l mod o estesa a reg ioni ed enti loc a li, nonché l’ a llinea mento
d ell’ espropria zione a l rec ente t.u. a pprova to c on DPR 8 g iugno 2001, n.327, a ssic urand o in ta l mod o
la c oinc idenza tra soggetto c ompetente a lla rea lizzazione delle opere pubblic he e c hi ad otta g li
a tti d el p roc ed imento espropria tivo. In merito a lla F�G#J ? L D QWQRG�QTD ?9@�A+XZY L I�D QTD ?9@�A si reg istra un notevole
d iva rio tra c hi ritiene ribad ito il ripa rto ex D.Lgs. 31 ma rzo 1998, n.112 e titolo V Cost., c onferma to
d a lle rec enti p ronunc e della c orte c ostituziona le (nn.9 e 26 d el 2004), sec ondo cui la tutela ha per
fina lità p rinc ipa le quella d i imped ire c he il bene possa degra da rsi nella sua struttura fisica , mentre la
va lorizza zione è d iretta sopra ttutto a lla fruizione del bene, e c hi invec e11 segna la una forte tensione
tra a rt.6 (va lorizza zione, p rinc ip i) e a rt.111 (a ttività d i va lorizza zione) perc hé nel primo la fruizione è
una fina lità c ompresa nella va lorizza zione (ma a nche nell’a rt. 3, tutela , ove però è c irc osc ritto a lle
a ttività d i ind ividua zione, p rotezione e c onservazione del bene) e a rt. 111 nel qua le il fine resta , ma
11 Casini L., [�\�] ^-_ ` a'aW\-ab` ^-c�dedgf _ hT` ab` ^-c�d�i�d-`kj�d-c�`Wl+hT] m hR_ \�] ` , in no` ^�_ c�\�] dgi�`Wi�` _ ` m m ^�\�pepg` c�` qZm _ \+m ` r:^ , 2004, 482.
XXI
le a ttività si limitano interamente a c ompiti d i supporto fina nzia rio , orga nizza tivo e log istic o, c on la
c onc lusione c he la fruizione spetterebbe solo a llo Sta to e il c orolla rio d i una potestà leg isla tiva
reg iona le d ec isamente c irc osc ritta . Circa g li D H B D B%I�B D+AsJ I�?+ECt�D#M#D9><I�J B%I L G (…) vengono riformula te le
d efinizioni d i museo, a rea a rc heolog ic a , pa rc o a rc heolog ic o e si ha l’aggiunta d i b ib lioteche,
a rc hivi e c omplessi monumenta li, mentre si aggiunge la espressa qua lifica zione dell’a ttività svolta , in
termini d i servizio pubb lico, se la titola rità è pubblica , e d i servizio p riva to d i utilità soc ia le, se la
titola rità è p riva ta . Delle Y ? L NSAuM#D#E#A H B D ?9@�A b isognerebbe d ire lungamente, a nche in rela zione a i
p rob lemi posti da l ra pporto c on la d isc ip lina d i settore, c on una perp lessità aggiuntiva in ord ine
a ll’ ipotesi d i beni c ultura li oggetto d i va lorizza zione tramite soc ietà d i c a pita li a maggioranza
pubb lica cui sono c onferiti in uso (a rt. 115, c omma 9), d a to che la loro c omputabilità a i fini d el
pa trimonio o d el ca pita le soc ia le si trad uce, a g li effetti d ei c red itori della soc ietà medesima , in una
sosta nzia le fideiussione per l’ importo equiva lente e d unque, d a te le c ond izioni d ella finanza loca le,
in una p reved ib ile e forte p ressione per l’a liena zione del bene in questione.
Sul p iano d ella d isc ip lina sostanzia le (…) molte delle c ose viste sono a pprezza bili e cond ivisib ili.
Qua nto a l p ia no istituziona le, è innega bile c he il c od ic e c erc hi d i passare da un H D H B A+NvGwMxI�G#J D H B D >�?
(c entro-a utonomie; tutela -a ltro) a d un H D H B A+NvGvD @+B A9E L GPB ? . Opera no in questo senso: la rid efinizione d i
c onc etti I�@�D B G L D (pa trimonio c ultura le, tutela , va lorizzazione, luoghi e istituti, bene c ultura le, ec c .) e il
loro a ggiornamento sosta nzia le, anc he se l’ estensione pone evidenti p rob lemi d i sovrac c aric o d i c ui
si d ovrà tenere d ebito c onto; l’ ind ividua zione d i p rinc ip i c omuni per le c ompetenze leg isla tive
c onc orrenti; la p revisione d i dec isive funzioni regola tive c entra li (normative, sta nda rd , livelli
essenzia li, ec c .); la p revisione d i un d ecentramento potenzia lmente ampio e d ifferenzia to (a rtt.4-6)12;
il ric orso a d una la rghissima c oopera zione; il (timido, per il momento) a ffa c c iarsi delle d irezioni
reg iona li del ministero, funzionali ad un d ecentramento d egli a ppa ra ti centra li, auspica bili
interfa cc ia della reg ione e d egli enti loca li e p resupposto per il c oord inamento d elle soprintend enze
(a nc he se a ltri aspetti susc ita no invec e, c ome si d irà , qua lche d ubbio); il p rinc ip io genera le
d ell’ ad egua ta a utonomia sc ientifica , orga nizza tiva , fina nzia ria e c onta bile delle strutture d i gestione
(a rt.115, c omma 2), c he nella a uspica bile p rospettiva d i un vero e p roprio “ sta tuto d i
organizza zione” d ei soggetti operanti in materia d i beni c ultura li a nd rebbe esteso a nche a i soggetti
p riva ti.
Questo in termini genera li: ma a ltrettanto positiva è la va luta zione da c ompiere per molti aspetti d i
d etta g lio, da lla p revisione d el ric orso a mministra tivo, d i cui si è detto, a l silenzio assenso per g li
interventi d i ed ilizia (a rt.22) o d a l (pa rzia le) ric onosc imento d el c onc orso delle università per la
rea lizzazione, p romozione e sostegno d i stud i e a ttività c onosc itive sui beni cultura li (a rt.118) o per la
d efinizione d ei livelli d i qua lità d ella va lorizzazione (a rt.114, c omma 1), a lla possib ilità d i stipula re
p rotoc olli d ’ intesa c on le fonda zioni ex banca rie, per l’ equilib ra to impiego delle risorse da queste
poste a d isposizione, sviluppa nd o in ta l senso g li ac c enni opera ti da lle sentenze d ella c orte
c ostituziona le nn.300 e 301 del 2003.
Si è g ià a cc enna to, nel c orso d i queste note, a p iù d i un aspetto su c ui è lec ito sollevare qua lche
d ubbio o c ritica . Il p rob lema , ora , non è d i p roporne sia pure sinteticamente una rassegna , ma d i
12 Il c he rend e anc or p iù inc omprensib ile la d ic hia ra ta ostilità per le ipotesi d i a utonomia spec ia le p reviste da ll’a rt. 116, c omma 3, Cost. vigente, c he si inserisc e sulla stessa linea aggiungendo la possib ilità d i modalità orga nic he (e non p untiformi) d i dec entramento d i funzioni leg isla tive e amministra tive a singole regioni c on
XXII
isola re i p rofili istituziona li genera li che a ppa iono, ag li occ hi d i c hi sc rive, meno persuasivi o
c omunque ca renti. Da gli opera tori d i c iasc un settore, na tura lmente, vengono formula te in numero
c resc ente molte c onsidera zioni che non è possib ile qui ra c c ogliere. Almeno su un aspetto, tutta via ,
è g iusto sofferma rsi. Ci si riferisc e a lla questione d elle tipolog ie e delle d efinizioni d i bene cultura le e
d i funzioni ra cc hiuse nella pa rte inizia le del Cod ice, su cui sembrano lec ite le seguenti osserva zioni:
• inta nto, resta non c hia ra né sc onta ta la nec essità d i p roc ed ere ad una L D MCACY D @�D QTD ?9@�AyMCA+J J AYI-@�QTD ?9@�D rispetto a quelle opera te d i rec ente d a ll’a rt.148 d el D.Lgs. 112/ 1998 per una
questione d i metod o, ossia per l’ inevitab ile effetto desta b ilizza nte p roprio dell’ intervenire -
mod ific and one significa tiva mente i ca ra tteri e i c ontenuti - su tipolog ie a d otta te solo d i
rec ente, oltre c he riferib ili senza troppo sforzo a lla sistema tica d el nuovo titolo V Cost. (c ome
la lettura datane da lla c orte c ostituziona le nelle p ronunc e del 2003 e d ell’ inizio 2004 ha
a mpiamente d imostra to). Ne d eriva , tra l’ a ltro , una d isc ontinuità non priva d i inc onvenienti
rispetto a ll’a ttività d i messa a punto degli opera tori e d egli interp reti. Tra l’ a ltro , le p rime
letture d el Cod ice sul tema d ella tutela e d ella va lorizza zione-fruizione ind icano che il
terreno sa rà fonte d i notevoli inc ertezze e c onflitti;
• le med esime osservazioni si possono ripetere in ord ine a lla L D MCA#Y D @�D QTD ?9@�AzM#A+D V A9@�D , perc hé
resta a perto il tema d ella immateria lità e perc hé, inevita b ilmente, si tra tta d i delimita zioni
per loro na tura esposte a d un g rad o notevole d i op inabilità . Un solo esempio, minore ma
significa tivo: perc hé limita re la p revisione dell’ a rt.10, c omma 4, lett. d ), a g li spartiti musica li
qua nd o lo stesso ministero, a ttra verso l’ Istituto d el c ata logo unico (Ic u) ha g ià p rovved uto a
rac c ogliere e d igita lizza re una va rietà assa i p iù a mpia d i d oc umenti (da i 200.000 manosc ritti
musica li a i c od ic i beneventa ni e a lla pa rtiture d i orc hestra )?
Ma veniamo, a ppunto, a l p rofilo c he p iù c i è proprio, quello istituziona le e amministra tivo. Ebbene,
d a ll’ esame c he si è ac c enna to emerge in mod o evidente la fra g ilità d ell’ intela ia tura istituziona le su
c ui poggiano le d isposizioni e le a zioni immagina te d a l Cod ic e c on riflessi, è bene subito
sottolinea re, non solo g iurid ic o-a mministra tivi ma , c iò c he forse a nc ora p iù conta , funziona li e
sosta nzia li.
Le scelte stra teg iche opera te da l D.Lgs. 42/ 2004, infa tti, non sono da va luta rsi solo in sé ma anc he in
relazione a lla tenuta d el sistema , ed è c hia ro c he non ba sta la bontà intrinseca d i una soluzione se
poi quest’ ultima resta sp rovvista d i a degua to supporto orga nizza tivo e amministra tivo. La d ec isione
d i estend ere l’ a rc o d ei beni cultura li, o quelle rigua rda nti la verifica puntua le della p resenza
d ell’ interesse c ultura le per i beni pubblic i invec e c he la loro “ p resunzione A�{|J A+ECA d i c ultura lità ” , la
d ifferenziazione del reg ime d i c irc olazione del bene c ultura le e d el rela tivo sta tuto, la sc elta d i
p ra tica re l’ intervento d elle soprintend enze p rima (a l momento d ella stesura d ei p ia ni paesaggistic i)
invece c he d opo (c ome repressione d egli strumenti genera li o d ei singoli p rovved imenti c he se ne
d isc ostino), per non c ita rne c he le p iù significa tive, possono essere a pprezza te in sé ma c erto
a nd ra nno va luta te in modo positivo o nega tivo a sec onda d ella “ tenuta ” d el sistema e d ella
c onc reta ca pac ità d i fa rvi fronte in modo ad egua to.
garanzie p rocedimenta li assai p iù approp ria te (c onsultazione d egli enti loca li, intesa sta to-reg ione, veste leg isla tiva dell’a pprovazione, maggioranza qualific a ta ).
XXIII
Quali siano le rag ioni per c ui il Codice nasc e sprovvisto d i una ric onosc ib ile ed a ffida bile intela ia tura
istituziona le, è questione c he in questa sed e non può esser a ffronta ta : in pa rte una d iversa soluzione
non era possib ile perc hé a lcuni elementi d i fond o, c ome la c onferma d el ripa rto d i c ompetenze
opera to da l titolo V Cost. nel 2001 o il ripensamento dello stesso pa rlamento e la trasforma zione d el
sena to in c amera d ella ra ppresentanza territoria le, era no d i là da venire, ta nto che vi p rovved e (o
tenta d i p rovved ervi) la nuova riforma c ostituziona le che ha inizia to il suo lungo D B A L c on
l’ a pprova zione in p rima lettura d el sena to il 25 ma rzo 2004, va le a d ire d ue mesi dopo l’ emana zione
d el Cod ice. In pa rte la questione è sta ta sottova luta ta sia in termini d i merito c he d i metod o, d a to
c he nel testo qui c ommenta to l’ orga nizza zione è H A K G L GPB G da lla norma zione, c iò che non è
c onsig liab ile in questo settore e non è sta to fa tto in a ltre esperienze, c ome la rec ente c od ificazione
fra nc ese13. Ove il p rob lema, ovviamente, non è l’ inserimento ma teria le d ella d isc ip lina orga nizza tiva
e ministeria le nel Cod ic e, c on i temuti a ppesa ntimenti e rig id ità , ma la c onsiderazione >+?9@�E#D I�@+B G}AG L NS?9@�D >+G d ei d ue p rofili nel porre mano a ll’ uno e a ll’a ltro. In pa rte, a nc ora , si è privileg ia to il d a to
normativo, qua nd o l’ esperienza d i tutto il settore d ei beni cultura li è lì a d ind icare c he p iù che d i
norme vi è esigenza d i a zioni, mezzi, soluzioni orga nizza tive, e c he anzi è p roprio la d iffic oltà d i
ottenere risulta ti ac c etta b ili su questi terreni (uno per tutti: la c ompleta e sistema tic a ca ta loga zione
d ei beni c ultura li esistenti e ric onosc iuti) che porta ad a ltera re il p reesistente tessuto norma tivo per
(c erc a re d i) ovvia re in termini d i d isc ip lina a qua nto risulta defic ita rio in termini d i p ra tica
a mministra tiva e gestiona le. Ma questo non sposta i termini del p rob lema: a ggiunge soltanto c he,
a lmeno per questi p rofili, il Cod ic e rischia seriamente l’ intempestività rispetto a l momento, la
pa rzia lità nei c ontenuti, e l’ insuffic ienza in termini d i effic ac ia .
Dunque, torna il prob lema d i merito, quello d ell’ intela ia tura istituziona le d i fondo c he non si riduce
a ffa tto a l solo tema d elle competenze e delle “ quantità ” d i potere rispettivamente assegna te a llo
Sta to o a lle reg ioni, perc hé c erto se si riduc esse a questi aspetti meriterebbe le c ritic he d i Salva tore
Settis, la sua d enunc ia degli effetti d evastanti - da vero e p roprio “ fuoc o amic o” 14 - d i chi spende
energ ie e pa role per ta li d ispute senza a vved ersi dei peric oli inc ombenti sul la to delle a liena zioni d i
immobili, d el ra pporto c on i p riva ti, del silenzio-assenso, d ella Pa trimonio spa 15. Peric oli sui qua li
l’ a ttenzione, e la p reoc c upa zione, è evid entemente comune. Ma non è c osì. Il quad ro genera le in
c ui si isc rive il Cod ic e è pesa ntemente segna to, nei seguenti elementi d etermina nti, d a inc ertezze
c he lo rend ono inc erto e vulnera bile:
• un >+A9@+B L ? , non a ttrezzato da c entro d el sistema : ta le è la fisionomia d el Ministero d elinea ta
d a l D.Lgs. 8 gennaio 2004, n. 3, c ome g ià d a lla prec ed ente riforma d el 1998, Ministero c he
viene c oncepito c ome singolo ed a utonomo c omplesso d i a ppa ra ti privo d i relazioni c on i
livelli reg iona li e loca li e dunque chia ra mente fonda to sul p resupposto che ta li rela zioni o
non sono nec essa rie o transitano per a ltri c ana li (essenzia lmente politic i), c he le risorse in
g ioc o sono essenzia lmente sta ta li, c he il p roc esso dec isiona le è nei c ontenuti in senso
d isc endente (da l genera le a l pa rtic ola re e da ll’astra tto a l c onc reto) e dunque
istituziona lmente a c asc a ta da l c entro a lle “ periferie” . Il c he, evidentemente, non solo non
13 Cassese S., ~�^�q4m f \�ab` ^-c�d-�:�Z_ \1l�^�c-m ` c�hR` m �1d�` c�c�^-r�\�aW` ^-c�d , in � ]T�P^�i�` l�d�i�d�`Tj�d-c�`�l�hT] m hR_ \�] `Tdei�d-]���\�d�q%\�����` ^ , a c ura d el ministero per i Beni e le Attività c ultura li e de � ]W��^�] d�� �:��^-_ d , ap rile 2004, 172. 14 Settis S., “ �C^-cgm ^�l�l-\+m d�] \���^�q4m ` m h�ab` ^�c�d�qbhR] ] \|m h�m d-] \�\�pej�` d-c-m \�] d+� , in ] \���d-�#h�j�j�] ` l�\ , 23 genna io 2004, 15.
XXIV
c orrispond e a lla rea ltà d ei fa tti (a quello c he è, o ltre c he a l d over essere delle p resc rizioni
normative) ed è c onc ettua lmente inc ompatib ile c on le moltep lic i “ c irc ola rità ” tip iche d i
ogni “ sistema ” p roprio perc hé ta le, ma proietta una lunga serie d i dubbi sulle forme d i
c oopera zione su c ui il D.Lgs. 42/ 2004 opera la sc ommessa maggiore e d i cui nel c oevo
D.lgs. 3/ 2004, invec e, non c ’è trac c ia ;
• un MCA9>9A9@+B L G#NSA9@+B ?�M#D9YI�@�QTD ?9@�D da llo sta to a l sistema reg iona le e loca le c he, a lmeno per i
c ommi 4 e 5 d ell’ a rt.5, è a ffida to a lle puntiformi soluzioni d i singoli ac c ord i o intese tra
ministero (o , p iù verosimilmente, pa rti d i quest’ ultimo) ed enti interessa ti, a ppa re sprovvisto
d ella c opertura leg isla tiva ric hiesta da ll’a rt. 118, c ommi 1 e 3, Cost., p rivo d i oggetto
d etermina to, impropriamente riserva to a solita rie determina zioni del ministero in luogo d elle
nec essa rie dec isioni c olleg ia li pa rla menta ri, se tramite legge, o d el Consig lio d el Ministri,
sempre c he l’ istituto delle d elegazione a mministra tiva intersoggettiva , g ra zie a l reg ime
spec ia le d isposto per la ma teria da l c omma 3 d ell’a rt.118, sopra vviva a nc he nel nuovo
titolo V Cost. Una c ond izione, insomma , d i obbiettiva inc ertezza c he supera d i gran lunga la
“ versa tile c ombina zione” d i tra sferimenti e d eleghe c on c ui la c orte c ostituziona le, c on la
sentenza n. 408 d el 1998, a veva sa lva to la leg ittimità della legge d elega 15 ma rzo 1997,
n.59;
• una >+?9? K A L G�QTD ?9@�A , c ioè una virtù c he tutti sa ppiamo ra ra e d iffic oltosa tra g li ind ivid ui c ome
tra le istituzioni, d i c ui ma nc a no, oltre a i p resupposti struttura li c ome si è a ppena visto, le
regole spec ifiche (c ontenuti, implica zioni organizza tive e finanzia rie, e ffetti g iurid ic i,
persona le) e a nc or p iù le motiva zioni. A meno c he non la si pensi semplic emente eventua le
ed a ggiuntiva , il c he d i nuovo c ontrad d ice il sistema , o ma liziosamente d isc rezionale e,
qua nd o voluta , nec essa ria : ra ggiungib ile, c ioè, c on l’ effetto c ombina to d i poteri autorita tivi
e l’aspetta tiva d i assegna zioni d i risorse, sopra ttutto via Arc us, c ui è a ffida ta la gestione
d elle ingenti somme d eriva nti da lla d estina zione, opera ta d a lla fina nzia ria d el 2002, a lla
tutela e a lle a ttività c ultura li del 3% d elle spese per infra strutture, stima te nei p rossimi d iec i
a nni tra 3,6 milia rd i d i euro d a l ministro Urba ni16 e 4 miliard i da l ministro Luna rd i17. L’ ipotesi d i
strutture c omuni, c ome quelle imma gina te per la formazione da ll’a rt.29, c omma 11, si ferma
a questo unic o esempio;
• una seria H ?CB%B ?#F�G#J I�B G�QTD ?9@�A�MCA+D�MCGPB D|? L ECGC@�D QkQRGPB D F�D degli a ppa ra ti ministeria li, sopra ttutto
tec nic i, ed in pa rtic ola re d elle soprintendenze, c iò c he solleva genera lizza te e fond a te
p reoc c upazioni su passaggi c hiave c ome i nuovi p roc ed imenti in materia d i verifica
d ell’ interesse c ultura le e per tutta la pa rte (p iani e autorizza zioni) dei beni pa esaggistic i.
15 Legge 15 giugno 2002, n.112, a rt. 7 “ ~:\+m _ ` pe^�c�` ^wi�d�] ] ^U�Tm \+m ^U�k��\ ” , 1. “ Per la va lorizzazione, gestione ed a lienazione del pa trimonio dello Sta to ((e nel rispetto dei req uisiti e delle fina lità p ropri dei beni pubblic i)) è istituita una soc ie tà per azioni, c he assume la denominazione d i "Pa trimonio dello Sta to S.p .a ."” . 16 � ]W��^�] d-� �:�o^�_ d , 28 ma rzo 2004. 17 � ]W��^�] d-� �:�o^�_ d , 31 d icembre 2003.
XXV
È prop rio la c onsa pevolezza delle d iffic oltà d elle reg ioni e d egli enti loca li c he rend e a nc ora p iù
p reoc c upanti queste lac une e a nc ora p iù rileva nte il ruolo d i un c entro c a pac e d i rag iona re, e d i
pensa rsi, in termini d i sistema . Se questo non a vviene, tutti g li a ttori perd ono: quelli c entra li e quelli
reg iona li, quelli territoria li e quelli funziona li, quelli pubblic i e quelli p riva ti. Ecc o perc hé la d enunc ia
d elle la cune non è “ fuoco a mic o” , ma id entifica zione d i snod i c ruc ia li e vulnera bili c a pac i d i
mettere in g ioc o la tenuta d el sistema .’
Cammelli M. “Il Codice dei beni culturali e del paesaggio: dall'analisi all'applicazione”
in AEDON Rivista d’arti e diritto ondine,n.2 2004, IL MULINO 1.3 I beni culturali e l’economia
Il turismo in Italia rappresenta uno dei motori pi� forti che da sempre alimenta la macchina
economica del paese.
La presenza di un vasto e diversificato patrimonio culturale genera, in primo luogo, una consistente domanda
culturale. Prendendo in considerazione la domanda museale come una proxy della domanda di cultura, e più
precisamente il numero dei visitatori dei musei statali, risulta che la domanda museale è passata da 9,5
milioni del 1960 ai 32,5 milioni del 2004, con un tasso medio annuo di crescita del 2,8%. Crescita più
accentuata negli anni ’60 come illustrato nel grafico 1.2:
���W���� �����T� �- �¡x� ¢4� £�R£'���k��¤�¥���¦e§�¢Z¥k��¢'£�R£'��¨ ��¤��:¨���©�ª:«���¤���¬�¬:�
0
5.000.000
10.000.000
15.000.000
20.000.000
25.000.000
30.000.000
35.000.000
1960 1970 1980 1990 2000 2001 2002 2003 2004
#®�¯�° ±T² Ministero per i beni e le attività culturali
Il numero dei visitatori dei musei statali coglie solo una parte della domanda museale.
“Ad oggi non esiste un dato complessivo certo dei visitatori delle realtà museali presenti sul territorio: i dati
sui numerosi musei non statali, registrati annualmente dall’ENIT, si interrompe dopo il 1995, anno a partire
dal quale l’indagine su questo importante settore è stato abbandonata. Comunque, anche se in assenza di un
GDWDEDVH continuo, il trend della domanda segue abbastanza da vicino quello relativo ai musei statali,
presentando un’iniziale caduta nel sottoperiodo 1990-1993, per poi riprendere un decisivo movimento in
XXVI
ascesa fino alla fine del decennio qui considerato (1990-2000), e contribuendo in questo modo a formare il
dato finale complessivo della domanda museale (…)”. 18
Offerta e domanda culturale producono a loro volta significativi impatti economici, in primo luogo, sul
turismo. L’Italia, infatti, ha continuamente goduto di una posizione di privilegio in Europa e nel
Mediterraneo: è stata a lungo la meta più facile da raggiungere e a miglior prezzo per i cittadini europei, oltre
che la meta privilegiata per i viaggi culturali degli americani, in primo luogo, e dei pellegrini cattolici di tutto
il mondo.
A partire dagli anni Ottanta, a queste schiere di turisti internazionali, si sono affiancati in misura sempre
maggiore gli italiani. Il flusso turistico, originato dalle attrattive quali mari, monti, città d’arte e unite ai
motivi di studio e affari, fruttava all’Italia oltre 300 milioni di presenze annue (di cui il 40% provenienti
dall’estero).
La domanda di cultura produce, dunque, degli effetti sul turismo nazionale e sull’economia del paesi.
Riprendendo i dati riportati dal :RUOG�7UDYHO��7RXULVP�&RXQFLO (WTTC)”19 è possibile avere un’efficace
visuale del trend storico della spesa turistica in Italia e nei paesi dell’Unione Europea a maggior vocazione
turistica nel corso del decennio 1990-2000. I grafici che seguono illustrano le dinamiche della domanda
turistica nei paesi dell’Unione Europea che costituiscono dei grandi attrattori turistici (Francia, Germania,
Gran Bretagna, Grecia, Italia e Spagna).
�
Grafico 1.3 a): Domanda del turismo di vacanza in Europa (mld di Euro costanti)
0,00
500,00
1.000,00
1.500,00
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
Europa
Fonte: Elaborazioni dati WTTC
18 Trimarchi M., Longo F. “I musei italiani nel decennio: innovazioni e questioni irrisolte”, pag.288 in Bodo C., Spada C. (a cura di) Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della Cultura Il Mulino, Bologna 2004 19 Per la consultazione integrale dei dati del WTTC, riportati in “The 2005 Travel & Tourism Economic Research” si rimanda il lettore al sito www.formez.it/risorseculturali/.
XXVII
Grafico 1.3 b): Domanda del turismo di vacanza in alcuni Paesi europei (mld di Euro costanti)
0,00
50,00
100,00
150,00
200,00
250,00
300,00
350,00
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
Francia Germania Grecia Gran Bretagna Spagna Italia
Fonte: Elaborazioni dati WTTC
I grafici 1.3 a) e 1.3 b) mostrano una crescita continua della domanda di turismo, per ognuno dei paesi presi
in considerazione e per l’intera Unione Europea. Focalizzando l’attenzione sull’Italia, nel 1990 la spesa per
quanto riguarda il turismo di vacanza ammontava a 56,41 (mld di euro) per i residenti e a 20,47 (mld di
euro) per gli stranieri; la domanda turistica totale, considerando anche il turismo d’affari, raggiungeva i
121,21 (mld di euro). Nel 2000, invece, si arriva a 69,02 (mld di euro) della spesa per i viaggi di vacanza
degli italiani e a 27,10 (mld di euro) degli stranieri; la domanda turistica totale, in quell’anno, ammonta a
circa 155,41 (mld di euro). Il trend italiano è sicuramente positivo, ma per poter essere valutato deve essere
messo a confronto con quello registrato nei paesi concorrenti.
Grafico 1.4: Peso dei singoli Stati sul totale della domanda turistica totale europea
(mld di euro costanti)
0%
5%
10%
15%
20%
25%
30%
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
Francia Germania Grecia Gran Bretagna Spagna Italia
Fonte: Nostra elaborazione sui dati del WTTC
XXVIII
Il grafico 1.4 – che misura l’incidenza della domanda turistica dei singoli paesi sul totale
dell’UE – indica per l’Italia un andamento piuttosto costante, come per la Francia, la Grecia e
la Spagna. La Germania, invece, dopo un crescita registrata fino al ’92, riduce il suo peso sulla
domanda turistica totale dell’Europa.
Se analizziamo la capacità di attrazione di turismo straniero dei singoli paesi considerati –
misurata considerando il peso dell’export turistico di ogni paese sul totale dell’export
dell’Unione Europea – si nota che (vedi grafico 1.5):
a) la Francia, anche se con andamento piuttosto incostante, risulta il Paese con maggior
capacità di attrazione;
b) l’Italia � caratterizzata, invece, da un trend piuttosto negativo, considerando il fatto
che nel 1990 si calcola una capacità di attrazione pari al 14,2% sul totale europeo e nel
2000 solo l’11,9%.
Grafico 1.5: Peso dei singoli Stati sul totale europeo del Visitor Exports (mld di euro)
0,0%
5,0%
10,0%
15,0%
20,0%
25,0%
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
Francia Germania Grecia Gran Bretagna Spagna Italia
Fonte: Nostra elaborazione sui dati del WTTC
L’industria turistica ha da sempre offerto la possibilità di assorbire quote significative
dell’occupazione di un Paese. Nel grafico 1.6 si riporta il peso degli occupati nel turismo sul
totale. Nel 2000 il settore turistico ha generato in media il 12,51% della domanda di lavoro
dell’Unione Europea.
XXIX
Grafico 1.6: Incidenza degli occupati nel settore turistico sul totale
0,00
5,00
10,00
15,00
20,00
25,00
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000
Francia Germania Grecia Gran Bretagna Spagna Italia Unione Europea
Fonte: WTTC
Soffermandoci sui dati relativi all’Italia, si nota che l’occupazione nel settore turistico �
aumentata, anche se non eccessivamente, dopo la metà degli anni ’90, partendo con circa 2.467
milioni di posti di lavoro nel 1990 (l’11,73% del totale) e arrivando al 2000 con 2.708 milioni di
occupati (il 12,76% sul totale).
Il settore turistico produce una quota significativa del PIL dei differenti Paesi considerati.
Come mostra il grafico 1.7, l’11,68% del PIL � prodotto nel 2000 dal turismo contro il 10,86%
del 1990 nell’intera Unione Europea e, per quanto riguarda l’Italia, l’11,98% nel 2000 contro
l’11,73% del 1990.
Grafico 1.7: Peso del PIL turistico sul PIL totale
0,00
5,00
10,00
15,00
20,00
25,00
1990
1991
1992
1993
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
Francia Germania Grecia Gran Bretagna
Italia Spagna Unione Europea
Fonte: WTTC
XXX
Considerando sempre il caso italiano, si nota, purtroppo, un andamento negativo. Il turismo generava
l’11,14% del PIL nel 1990, ma a partire dal 1991 la quota si è ridotta al 10,56%; si registrò una costante
crescita solo alla fine degli anni ’90, raggiungendo l’11,98% nel 2000. La perdita di peso del settore turistico
italiano sia a livello europeo e mondiale sia a livello interno è all’origine del dibattito che si è sviluppato
negli ultimi anni per riposizionare, migliorare ed innovare l’offerta, basandola, soprattutto, su ciò che
caratterizza fortemente l’Italia: il patrimonio culturale e paesaggistico.
Il turismo culturale, del resto è quello che risente meno della crisi del settore turistico italiano in termini di
presenze, per cui il suo ruolo è andato aumentando sempre di più negli ultimi anni, anche se la domanda di
vacanza nelle città d’arte tende a ridursi.
Tra il 2000 ed il 2003 la domanda di vacanza degli italiani ha avuto un’ampia evoluzione, illustrata nel
grafico 1.8:
³ � ¬�§-�k���T� ´� -µ�¥k¬:¦g¥�¶�£%�R·R� ��¶�¥<¤�¥�¨ ¨ �o¤��R¦���¶�¤���¤��R¸��:����¶�·R�o¤�¥k¬:¨ ��� £%�:¨ � ��¶���� ¶�¹4£%��¨ � �ºo¶�¶��:��«:«�«�» ��«�«�¼
46,0
%
2,8%18
,8%
12,0
%
0,4%
4,0%
3,2%1,
1%1,
0%
10,7
%
Mare e Crociera Lago Montagna Campagna, collina Agriturismo
Giro turistico Città e località d’arte Vacanza studio Vacanza sport Altro tipo
2000
XXXI
46,2
%
3,3%19
,8%
4,0%
12,6
%8,
0% 1,0%
2,8%
1,3%
1,0%
Mare e Crociera Lago Montagna Campagna, collina
Agrituris mo Giro turis tico Città o località d’arte Vacanza s tudio
Vacanza s port Altro tipo
#®�¯�° ±R²ISTAT
Secondo l’ISTAT, infatti, i visitatori italiani delle città d’arte che nel 2000 ammontavano a 5.594, risultano
pari a 4.797 nel 2003.
���W���� �����R� ©� �½C��¢Z¢4�o¤��R¸����k� �T·R� ��¶�¥P¤�¥��:�%¨ §�¢Z¢4�:£'§��k� ¢'£'� ����¶��T·R� ��¶��:¨ ��¶�¥�¨ ¨ ¥<��� £ £'¾o¤-¿ ���b£%¥
Città o località d’arte
0,0%2,0%4,0%6,0%8,0%
10,0%12,0%
1998 1999 2000 2001 2002 2003
Città o località d’arte
C®R¯�° ±T²Elaborazione dati ISTAT
Ed è proprio per questo motivo che risulta necessario implementare nuove politiche di valorizzazione dei
beni culturali, affinché le città d’interesse storico, artistico e culturale riescano ad innovare la loro offerta,
aumentando così il loro “fascino attrattivo” nei confronti dei turisti italiani.
Appare, invece, più “stabile” la situazione per quanto riguarda i turisti provenienti dall’estero. Sempre grazie
ai dati forniti dall’ISTAT, per quanto riguarda la domanda di vacanza degli stranieri, la segmentazione del
mercato turistico italiano tra il 2000 e il 2003 ha riportato le variazioni presentate nel grafico 1.10:
2003
XXXII
���W���� �����R� �T«� �µ�¥�¬�¦e¥�¶�£%�T·R� ��¶�¥P¤�¥k¨ ¨ ��¤���¦e�:¶�¤���¤���¸��:���:¶:·T��¤�¥�¬�¨ ��¢'£%�k�:¶�� ¥��k��� ¶�¹4£%�:¨ � �
º�¶�¶��:�:«:«�«�» �:«�«R¼
19,9%
40,5%
30,4%
9,2%
Montane e collinari marine e lacuali
città d'arte e capoluoghi altro
12,1%
38,7%29,4%
19,8%
Montane marine e lacuali
città d'interesse storico altro
#®�¯�° ±T² ISTAT
Mentre la perdita di quota per gli italiani � stata pari a circa due punti (dal 10,7% del 2000
all’8% del 2003), per gli stranieri � invece pari ad un punto (dal 30,4% del 2000 al 29,4% del
2003).
Soffermandoci sempre sulla domanda di cultura da parte degli stranieri, anche questa volta il
tasso di variazione presenta un andamento non proprio positivo, anche se meno grave di quello
del turismo nazionale.
Secondo i dati forniti dal CISET, la visita alle città d’arte rappresenta uno dei primi motivi per
trascorrere un soggiorno in Italia per motivi di vacanza; nel 2002 circa il 30% dei viaggiatori
internazionali si � diretto verso queste destinazioni, generando oltre il 36% del fatturato
complessivo per vacanza. Il turista nelle città d’arte proviene soprattutto da Germania,
Francia, Regno Unito e Austria (oltre 56% dei flussi totali), dirigendosi principalmente in
Lazio, Toscana e Veneto – in particolare nelle province di Roma, Firenze e Venezia.
2000
2003
XXXIII
Per quanto riguarda invece i turismi emergenti, in forte crescita – anche se su volumi di
domanda ancora limitati – � la domanda di vacanza alla scoperta del territorio, della natura e
dei prodotti locali (comprendente l’agriturismo, il turismo verde e l’enogastronomia), che nel
2002 ha attratto il 2,6% dei viaggiatori provenienti dall’estero, generando il 4% circa del
fatturato totale per vacanza. Il turista interessato a scoprire il territorio italiano e le
peculiarità della cultura e delle tradizioni locali proviene per il 57% dai paesi confinanti di
lingua tedesca (Germania, Austria e Svizzera), sceglie come destinazione soprattutto la
Toscana (41%, in particolare le province di Firenze e Siena).
Sicuramente pi� rassicuranti sono i dati presentati dall’Annuario della Cultura 2005,
realizzato dall’ufficio studi del Touring Club Italiano su commissione del Ministero dei Beni e
delle Attività Culturali. Un’analisi storica delle notti generate dal turismo culturale mostra
che dal 1990 al 2002 le presenze nelle città d’arte sono aumentate del 78,9%, rappresentando il
22,3% delle presenze turistiche nel nostro Paese; in pi � � rilevante il fatto che i centri minori
sono sempre pi � protagonisti con il 61% del turismo culturale. In Italia, il fatturato totale
relativo al turismo culturale rappresenta ¼ (85 mld di euro nel 2003) del fatturato complessivo
del turismo nazionale.
In opposizione alle tendenze generali, si colloca, quindi, la domanda di cultura che � in
continua crescita: infatti, tra i prodotti turistici italiani pi� richiesti in Europa sono comprese
le città d’arte.
Nel 2004 il turismo culturale ha avuto un incremento del 5% rispetto al 2003 ed i consumi
delle famiglie in questo campo sono aumentati del 2,1% nel 2003, dopo il + 1,2% del 2002. Il
“turista culturale” � poi pi� favorevole ad aprire il portafoglio. La spesa media di questo turista
� stimata pari a 101 euro giornalieri, contro i 72 euro del turista generico20.
Se il fatturato del turismo culturale rappresenta, quindi, un quarto del fatturato complessivo
del turismo nazionale, significa che l’impegno per migliorare la valorizzazione e la tutela del
patrimonio culturale, da parte degli enti responsabili, � stato piuttosto efficace. Rilevante, per
esempio � stato, “il ruolo delle mostre per promuovere il patrimonio diffuso sul territorio (… ) e
di grande impatto À stato anche l’insieme delle manifestazioni organizzate in occasione di
Genova Capitale Europea della Cultura”.
Per avere una visione completa degli effetti economici complessivi del settore culturale, si riportano parti del
rapporto di Paolo Leon e Giovanni Galli, scritto per il 5DSSRUWR�VXOO¶HFRQRPLD�GHOOD�FXOWXUD����������.
‘Una visione ma c ro-ec onomic a d el settore c ultura le ita liano è nec essa ria mente a p p ro ssima ta , si
g ua rd i a lla sua st rut tura o a l suo svilup p o . G li a p p a ra ti sta t istic i p ub b lic i non sono a nc ora
riusc iti a c ostruire un c onto sa te llite d e lla c onta b ilità na ziona le o, p iù mod estamente, una
c oerente ana lisi d i settore. (…)In p a rte , l’ a ssenza d i c rit ic a na sc e d a lla d eb o le a ttenzione a l
settore. Eppure, nella c onc ezione a mpia de lla c ultura c ome quella qui ad otta ta , entra no
20 Federculture, La valorizzazione del patrimonio culturale per lo sviluppo locale. Primo Rapporto Annuale, Touring University Press, Milano 2002
XXXIV
fenomeni d i massa , c ome la pubb lic ità , la televisione, i g iorna li, la ra d io , e p e r q uesta ra g ione c i
si a ttend e re b b e un inte resse a d una visione p iù c om p le ssiva sia d a p a rte d e l se t to re
p ub b lic o sia d a p a rte d i q ue llo p riva to . (…) Ab b ia m o e la b o ra to (ta b .1) il va lo re a g g iunto
d e l se tto re c ultura le , d e riva nd olo d a lla sta tistic a d e lla sp esa p ub b lic a e p riva ta p rod otta (…)
ne l Á�Â#ÃCÃ<Ä�Å'Æ Ä1Ç�È�É ÉÊ Ë#Ì9Ä9Í�Ä9ÎSÏ ÂSÐCË9É É ÂÒÑ�È-É Æ'È:Å%ÂvÏ Í1Ó Æ Â#É Ï ÂÕÔ'Ö-Ö�×�Ø Ù�×�×-× . ÚbÛgÜ�Ý�ÞkÞ%Û�ß�à�á â ã�äSå#æ9çWè�äCç é+ê æOä9ë#ë#â ì�í�áéOå#æ9ç�î�æ�á áé+ê æOï#ì�ç á'ì�ê äCç æSðPÛ�í#í+âCñ�ò�ò�óCðbô�ó�ó�óvõTã}ç åyå�â#ç â êZæCö
1990 2000 Var. %
1990-2000 Tasso medio annuo ÷�økù�ú%û�üxýTþ�û�ÿ�ÿ�� ý �4ý
5.371 7.670 42,8 3,6 Stato 2.847 3.836 34,8 3,0
Regioni 915 1.164 27,3 2,4
Province 114 248 118,2 8,1
Comuni 1.495 2.421 61,9 4,9
Consumi privati 16.532 19.698 19,2 1,8 Beni e attività culturali 779 1.241 59,3 4,8
Beni culturali 333 623 87,1 6,5
Spettacoli dal vivo 446 618 38,6 3,3
Industria culturale 15.753 18.457 17,2 1,6
Editoria giornalistica 6.332 5.914 -6,6 - 0,7
Editoria libraria 3.033 3.180 4,9 0,5
Radio 358 649 81,3 6,1
Televisione 4.096 6.748 64,7 5,1
Cinema 564 640 13,7 1,3
Home video - DVD 634 695 9,8 0,9
Musica registrata 738 630 -14,7 -1,6
Totale 21.902 27.368 25,0 2,3
PIL ai prezzi di mercato 1.928.261 2.258.753 17,1 1,6 ������� � ������� � ��� ������� ����� ��������������� � ���� !��#"#� �$��� � �#� �%��$� �&� '!������ ��#�(� � ���� )���"�"*���$�$�+����� �-, &!&�&����./� �0�*�� � �!*��� �1��� �32%4 4 5 6 7�5(5 5
(…)Il set to re c ultura le ne l c o m p lesso ve d e c re sc e re il va lo re a g g iunto d e l 2,3% l’ a nno , c o nt ro
1’ 1,6% d e l PIL na zio na le , e d è c e rta m e nte una so t to st im a , d a ta l’ inc om p le te zza d i vo c i
c o me l’ invest im e nto o i c o nti c o n l’ e ste ro . La c re sc ita d e l settore p ub b lic o , 3,6%, sup era q uella
d e l se tto re p riva to , 1,8%(…).
(…)Nella struttura del va lore a ggiunto del settore pubblic o, la pa rte prepondera nte sp e t ta a llo
Sta to c entra le (50%), c he ne l d ec ennio ha visto p erò rid urre il p rop rio peso (era il 53% nel 1990).
È il c ontrib uto d e lle p rovinc e e d e i c om uni c he c resc e p iù ra p ida mente rispetto a quello delle
reg ioni e a llo Sta to c entra le. Ha nno tutta via c ontribuito a llo sviluppo d ella sezione beni e a ttività
c ultura li, a nche le risorse provenienti da sponsor e mec ena ti, c he nel dec ennio sono a umenta te del
4,3% l’ a nno, a nc he in c onseguenza d ell’ intervento d elle Fond azioni Banc a rie. Le d ona zioni ha nno
a ssunto, nei beni e nelle a ttività c ultura li, un ruolo fina nzia rio non d issimile da quello d ella pubb lic ità
per l’ ind ustria c ultura le .
XXXV
ÚbÛgÜ�Ý:ÞkÞ%Û�ß98xäCç é+ê æ�ä#ë#ë9â ì�í�áéOå9æ9ç ç ä;:+ê ä<í�ï+äÒÜ�æ9í�â�æ�ä�á áâ è+â á$<Sï9ì�ç á%ì�ê äCç âgð�Û�í�í�â�ñ�ò-ò�ó�ðô-ó-ó�ó
õbã+=Rå å9â�ç â ê æ|ô�ó�ó-ó-ö
1990 2000 Tasso medio annuo di
var.
V.a. % V.a. %
% 1990-2000
Valore aggiunto del settore privato 779 13,6 1.241 15,4 4,8 Valore aggiunto del settore pubblico 4.937 86,4 6.827 84,6 3,3
Totale 5.716 100.0 8.068 100,0 3.5 ���>��� �No stre e la b o ra zio ni su d a ti d e i c a p ito li d i se tto re c onte nuti ne l
) �&"&"#��� � ��?$@BA
(…)La stima d el va lore aggiunto, pur nei suoi limiti, è utile a nc he per sonda re a lc uni a spetti
d ell’ oc cupa zione nel settore. Sempre inc ontrand o g ra nd i osta c oli nella d isp o nib ilità d e i d a ti,
a b b ia m o ric o struito l’ oc c up a zione d e l se tto re a l 1990 e a l 2000, utilizza nd o una va rie tà d i
fonti.
La ta b ella seg uente d à i risulta ti:
Ú4ÛgÜ-Ý:ÞWÞÛ ß:àRáâ ãOäOå#æ9ëCç â�é+ï+ï#ì�C�ä�áâ:å#æ9ç�î�æ�á áé+ê æOï#ì�ç á'ì�ê äCç ævð<Û�í#í+âCñ�ò�ò�ó�ævô�ó�ó-ó1õ è�D ä�D-æ è�äxê%D�ESö
1990 2000 Var. % 1990-2000
Tasso medio annuo di
var . % 1990-2000
Consumi pubblici* 91.893 115.487 25,7 2,3
Stato 48.554 57.781 19,0 1,8
Regioni 15.746 17.532 11,3 1,1
Province 1.958 3.728 90,4 6,7
Comuni 25.635 36.446 42,2 3,6
Consumi privati** 217.860 269.819 23,8 2,2
Beni e attività culturali 55.148 65.227 18,3 1,7
Industria culturale 162.712 204.592 25,7 2,3
Editoria giornalistica e libraria 94.961 102.640 8,1 0,8
Radio-televisione, cinema 57.401 87.805 53,0 4,3
Home video - DVD 7.350 8.647 17,6 1,6
Musica registrata 3.000 5.500 83.3 6,2
Totale 309.753 385.306 24,4 2,2 Occupazione totale 22.609.500 23.128.400 2,3 0,2 ������� �
No stre e la b o ra zio ni su d a t i d e i c a p ito li d i se t to re c o nte nut i ne l )���"�"*���$�$�F?-@+A
* La st im a è ric a va ta d a i d a t i d i p ro d o t to p e r a d d e t to (p ub b lic o ) d e lla c o nta b ilità na zio na le
**La st im a è ric a va ta d a i c a p ito li d i se t t o re (…)
XXXVI
L’ oc c up a zione c om p lessiva è a um enta ta mo lto ne l d ec ennio (2,2% a nnuo ) e molto p iù
d ell’ oc cupa zione tota le ita liana (0,2% a nnuo). Anc he l’ occ upa zione pubblica è molto a umenta ta ,
c ontra riamente a c iò c he è a vvenuto in genera le, ma occ orre c onsid era re c he in q uesta fa sc ia
sono c om p resi o ltre a g li im p ieg a ti p ub b lic i ÇRÆ ÅÏ ÌCÆ'È�Ç�Ë#Í-Ç:È G anc he g li oc c upa ti deriva nti d a ll’ a c quisto
d i beni e servizi, d a lla spesa in c onto c apita le, d a i servizi a ggiuntivi, da l terzo settore. Una p iù chia ra
visione è o ffe rta d a ll’ oc c up a zio ne c he a g g iung e q ue lla p ub b lic a a q ue lla p riva ta d e i b eni e
d elle a ttività cultura li (147.000 nel 1990, 180.000 nel 2000): qui siamo vic ini a lla c resc ita complessiva ,
c on un aumento tra il 1990 e il 2000 d el 2,0% annuo. Comp lessiva mente , la b ra nc a d ell’ ind ustria
c ultura le ved e a um enta re l’ oc c up a zione d el 2,3% e quasi tutto l’ inc remento è d ovuto a lla
televisione, a l c inema e a lla rad io. La ta b e lla 5 fo rnisc e i va lo ri d i p rod uttività .
ÚbÛeÜ�Ý�ÞkÞ%Û�ß�à�á â ãOäSå#æ9ç ç ä;C+ê é�åCì�á áâ è+â á$< å#æ9ç�î�æ�á áé+ê æOï#ì�ç á'ì�ê äCç ævð9Û�í�í�â-ñ�ò�ò�ó�æ1ô�ó�ó�óõ è�D í�D�â íÒãSâ ç â é<í+â�åPâ�ç â ê'æÒô�ó�ó�ó æOè<ä<ê1D�E�ö
������� �No stre e la b o ra zio ni su d a t i d e i c a p ito li d i se t to re c o nte nuti ne l
)>��"�"*�&�$�$��?-@+A
Si noti che mentre la p roduttività d el settore pubblico è derivata d irettamente d a i c onti na ziona li, e
d a q uesta si è c a lc o la ta l’ oc c up a zione , p er i b eni e le a t tività c ultura li del settore p riva to e per
l’ industria cultura le, la p roduttività è ottenuta da lle st ime d e l va lo re a g g iunto e d a lle st ime
d e ll’ oc c up a zione . La p rod ut tività , ne l se tto re c ultura le , è st re t ta mente leg a ta a lle g io rna te
la vora tive e ffe ttive. Così, ne l 2000, mentre nei beni e nelle a ttività c ultura li il p rod otto annuo per
a dd etto è d i 19 milioni d i lire , ne l c a so d ell’ ind ustria c ultura le la p rod uttività è d i 90 milioni: lo
sp etta c o lo , na tura lm ente , ved e il m ino r num e ro d i g io rna te la vo ra te l’ a nno (ma , a ll’ inte rno
d e lle nostre a g g reg a zioni, a nc he il c inem a e la sta m p a ). Se si esc lud e il c inema , la
p ro d utt ività ne lla ra d io e ne lla te levisio ne è m o lto e le va ta . De l resto , in q uesti set to ri i sa la ri e
g li stip end i sono g enera lmente c ontra t tua li, e i c ontra tti in ma g g iora nza non sono “ flessib ili” .
1900 2000 Var. % 1990-2000
Tasso medio annuo di var. %
1990-2000
Consumi pubblici 58,5 66,4 13,6 1,3 Stato 58,7 66,4 13,2 1,3 Regioni 58,1 66,4 14,3 1,3 Province 58,6 66,9 14,0 1,3 Comuni 58,4 66,5 13,9 1,3 Consumi privati 75,9 73,0 -3,8 -0,4 Beni e attività culturali 14,1 19,0 34,6 3,0 Industria culturale 96,8 90,2 -6,8 -0,7 Editoria giornalistica e libraria 98,6 88,6 -10,1 -1,1 Radio-televisione, cinema 87,4 91,5 4,7 0,5 Home video - DVD 86,3 80,5 -6,7 -0,7 Musica registrata 246,1 114,6 -53,4 -7,4 Totale 70,7 71,0 0,4 0,0
XXXVII
Nell’ insieme, tra il 1990 e il 2000, mentre la p rod utt ività d e l se tto re p ub b lic o è a umenta ta
ma rg ina lmente (1,8% a nnuo), q uella d e ll’ ind ustria c ultura le è d iminuita d e llo 0,7%. Alla fine d e i
c o nti, e c a lc o la nd o il va lo re a g g iunto to ta le e l’ oc c up a zione to ta le ne i d ue a nni, ÇWÏ�ÅZÏ Ç:Ì<ÄPÍ<Æ Å4ÂÌ�H#Ë Ï ÉoÃ<Å4Ä�Ð�ÄoÆ4Æ'Ä ÃoË#Å1ÂoÐxÐ�ËxÆ4Æ'Ä Ð�Ë<ÉPÇ�ËxÆ4Æ'Ä#ÅZË ÌxÈ�É ÆbÈ�Å4ÂPÉ ËJI Å'Ï ÎUÂ9Ç:Æ'Ä ÌCÄ9Ç:Æ'Â�ÍCÆ%Ë Æ Å4Â Ï ÉOÔbÖ�Ö�×yË Ï ÉCÙ9×�×�×�KPoic hé la p rod uttività è costa nte, la p rod uzione e l’ oc c up a zione a um enta no d i c onse rva ,
a nc he se in m od i m o lto d ive rsific a ti ne lle d ive rse b ra nc he: in g enera le , sia mo d i fronte a d un
c la ssic o setto re “ É ÂMLPÄxÈ�ÅyÈ�ÇTÏ Í#N ” . La d iffic o ltà c he p o ne q uesta o sse rva zione è c he se la
p ro d utt ività non c resc e , sa rà d iffic ile c he c resc a la re t rib uzione d i c hi c i la vo ra . Poic hé c iò p o-
treb b e d ete rmina re c onflitt i sind a c a li d i notevole rilievo, è p ossib ile c he le imp rese d el setto re
c ontinuino a p ra tic a re una p olit ic a d i fo rte p rec a rizza zione d el la voro , riduc end o il potere
c ontra ttua le degli addetti e ga rantendosi in questo modo un ma rg ine d i ut ile c osta nte . D’ a lt ro
c a nto , se il c osto d e l la vo ro p e r unità d i p rod o tto non a umenta , a nc he la q ua lità d e l la vo ro
non c a m b ia e no n c ’ è ra g ione d i p ensa re c he la p rec a rie tà si a c c om p a g ni a p rod o t ti nuovi, a
innova zione o rg a nizza tiva e d i p roc esso. Il g ioc o è pa rtic ola rmente assurdo, visto c he c i si trova
d a va nti a settori per d e finizione “ p ro te tt i” : q uestioni c ultura li e ling uist ic he , fo rm e d i m e rc a to
o lig op o listic he , p ro teg g ono d a lla c onc orrenza inte rna ed inte rna ziona le. In d e finitiva , mentre
p ro c e d e il p ro g resso tec nic o ne ll’ ICT, sem b ra c he l’ ind ustria c ultura le non sia in g ra d o d i
p rog red ire ne llo stesso m od o e a llo stesso ritm o ’ .
Leon P., Galli G., Cambiamento strutturale e crescita economica
del settore culturale in Bodo C., Spada C. (a cura di)
Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della Cultura
Il Mulino, Bologna 2004
Il settore culturale italiano presenta grandi potenzialità e potrebbe creare significativi impatti
se si riuscisse ad attivare quel network necessario affinché turismo, cultura e territorio
possano svilupparsi contemporaneamente e in maniera complementare. La creazione di questo
network potrebbe anche sostenere processi di sviluppo sostenibili.
1.4 Lo sviluppo sostenibile
Esistono diverse definizioni del concetto di sviluppo sostenibile. Nel 1987 la World
Commission on Environment and Development (WCED)21, conosciuta come Commissione
Bruntland, pubblicò il rapporto Our Common Future22. Tale rapporto introduceva il concetto di
sviluppo sostenibile quale modello da seguire, necessariamente, come approccio integrato alla
21 La WCED O stata creata in seno all’Organizzazione delle Nazioni Unite in seguito ad una risoluzione dell’Assemblea generale del 1985. 22 D.Pearce, A.Markandya, E.Barbieri, Progetto per un’economia verde, Il Mulino, Bologna, 1991, pag. 11
XXXVIII
politica economica, definendolo come “uno sviluppo che soddisfi i bisogni presenti senza
compromettere l’abilità delle future generazioni di soddisfare i propri”.
Il Consiglio Internazionale per le Iniziative Ambientali Locali (ICLEI) ha fornito
un’altra interpretazione piP pratica e locale di tale concetto, applicabile nel
contesto delle aree urbane: lo sviluppo sostenibile Q quello che “fornisce servizi
ambientali, sociali ed economici essenziali a tutti i residenti di una comunità senza
minacciare la vitalità dei sistemi naturali, costruiti e sociali dai quali dipende
l’erogazione di questi servizi”.
La legittimazione dell’importanza del concetto di sviluppo sostenibile nel diritto
internazionale Q avvenuta grazie alla Conferenza delle Nazioni Unite
sull’Ambiente e lo Sviluppo, svoltasi a Rio de Janeiro nel 1992, con la
partecipazione di 183 Stati; dalla Conferenza sono emersi i princìpi cardine di
questo nuovo modo di affrontare le problematiche economiche e ambientali, vale a
dire il principio precauzionale, quello di “internalizzazione” dei costi ambientali,
quello della responsabilità comune, ma differenziata, e l’applicazione della
valutazione di impatto ambientale ai progetti di investimento. Quindi,
riassumendo, lo sviluppo sostenibile si fonda sulla sostenibilità sociale, economica
e ambientale.
A livello internazionale, � importante richiamare l’attenzione anche su due importanti
documenti: la Convenzione di Aarhus-Danimarca, 1998 e “Strategia Europea per lo sviluppo
sostenibile” (approvato dal Consiglio Europeo di Goteborg nel Giugno 2001).
La prima, ratificata anche in Italia nel giugno 2001, introduce come novità una quarta
dimensione di sostenibilità , oltre a quella sociale, economica ed ambientale: quella del diritto e
della giustizia.
La seconda, invece, mira a conciliare le politiche in campo ambientale, economico e sociale, per
migliorare la qualità della vita delle generazioni presenti e future, e ha rappresentato il
contributo dell’Unione Europea al vertice mondiale per lo Sviluppo Sostenibile di
Johannesburg.
Ma cosa dobbiamo intendere in concreto quando parliamo di uno sviluppo che non leda i
bisogni delle generazioni future? Nel parlare di sviluppo il significato � piuttosto ampio.
Sviluppo significa miglioramento, progresso: indica un cambiamento verso una situazione
preferibile a quella presente, che conduca a delle trasformazioni positive per coloro che le
vivono; le modifiche possono essere sia di tipo qualitativo che quantitativo. L’obiettivo � quello
di realizzare la crescita sostenibile di un’insieme di variabili. Nella realtà delle cose, l’aumento
di una di esse potrebbe anche ostacolare le altre. Il problema posto dallo sviluppo sostenibile �
XXXIX
proprio quello di realizzare un processo di sviluppo senza, o quantomeno in misura ridotta,
sacrificare quello di crescita23.
Nella figura 1.11 sono riportati i tre obiettivi principali (ed il loro significato), che devono coesistere ed che
vanno considerati sullo stesso piano, costituendo le fondamenta dello sviluppo sostenibile.
R�S T#U�V-WYX(Z X(X�[�\�]Y^ _�S ` U�a�a�]Y^�]�^>b-c�d�S e�S ` c
Questi tre principi sono perfettamente adattabili allo sviluppo sostenibile dei diversi settori
dell’amministrazione pubblica e dell’industria privata ed equilibrio sociale, competitività economica e
sostenibilità ambientale possono supportare anche le scelte per una valorizzazione del patrimonio culturale.
L’Italia è uno dei paesi che possiede una quantità inestimabile di bellezze artistiche, archeologiche e
paesaggistiche che sono capaci di creare un vantaggio competitivo al nostro paese. Sicuramente, data la
complessità delle attività di tutela, valorizzazione e promozione, le autorità competenti e responsabili devono
in qualche modo imporre dei principi e dei limiti per evitare che il patrimonio culturale italiano venga in
qualche modo messo a rischio. E così nasce l’importanza di pianificare, in base ai principi dello sviluppo
sostenibile, i processi di valorizzazione del patrimonio culturale.
23 Per esempio, un aumento di una produzione industriale inquinante determinerà un aumento del valore del PIL. Ma allo stesso tempo si ripercuoterà negativamente sulla qualità dell’aria, diminuendo i valori di un altro indicatore che concorre alla determinazione dello sviluppo sostenibile.
SVILUPPO SOSTENIBILE
Equilibrio e
Coesione Sociale
Competitività Economica
Sostenibilità
Ambientale
Equa distribuzione tra i benefici delle diverse categorie degli attori del territorio
Rafforzamento della capacità di generare prodotti migliori e di
trasformarli in competenze distintive
L’utilizzo delle risorse non deve ridurre il patrimonio a disposizione
XL
Oltre ai tre principi, però, esistono tre fondamentali fattori di cui si deve tener conto e che possono realmente
influenzare il buon esito del processo di valorizzazione dei beni culturali e ambientali, ispirato ai principi
dello sviluppo sostenibile: questi fattori sono il tempo, lo spazio e la funzione, il cui significato è indicato
nella figura 1.12.
R�S T&U�V-WYX(Z X f�[�g�VhS d�i>S a>W�` S�jkW�b$bk]�V%S l�WBi ]&d>^�S l�c�V-W�VkcYd>c�`(a�V1]�i�c ^(^�]+l&S9_>W�` ]#VhS m�m�W m(S ]&d�c
��
Per quanto riguarda il settore culturale, quindi, si può parlare di sviluppo sostenibile
soprattutto con riferimento al processo di valorizzazione economica delle risorse culturali. Il
termine risorsa culturale, in questa ottica, acquista un significato diverso e pi � ampio.
Potrebbe essere definita come un’insieme costituito “da quel patrimonio di oggetti e di tecniche
di produzione che, prodotto dal lavoro dell’uomo o dall’agire della natura, viene conservato e
trasmesso da una generazione all’altra in quanto ha la capacità , riconosciuta socialmente, di
soddisfare o un bisogno estetico o un bisogno di memoria storica. Questo patrimonio può,
perciò, essere tangibile o intangibile, riproducibile o irriproducibile”.24
Ed � proprio sul concetto di irriproducibilità che bisogna soffermarsi. La gran parte delle
risorse culturali – i beni culturali, il paesaggio, i prodotti della cultura materiale, ecc. – hanno
una particolare caratteristica: l’autenticità . I soggetti competenti delle attività di tutela,
conservazione e valorizzazione hanno il compito di salvaguardare l’autenticità e l’integrità di
una risorsa culturale, spesso irriproducibile, stabilendo, quindi, gli utilizzi sostenibili
compatibili.
24 P.A.Valentino, La trame del territorio. Politiche di sviluppo dei sistemi territoriali e distretti culturali. Sperling & Kupfer Editori, 2003, pag.65
7(032� 63$=,2�FUNZIONE
Utilizzo di strumenti che considerino una situazione dinamica
Operazioni conformi alle condizioni ambientali e socio-economiche di ciascun territorio
Azioni di valorizzazione e gestione coerenti con la difesa dei patrimoni culturali e ambientali
XLI
�%LEOLRJUDILD�H�VLWRJUDILD�WHPDWLFD� Turismo e beni culturali:
- Alibrandi T., Ferri P., I Beni Cultrali e Ambientali, Giuffré Editore, Milano, 2001 - Bodo C., Spada C. Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000
Associazione per l’economia della Cultura, Il Mulino, Bologna 2004 - Cammelli M, “Il Codice dei beni culturali e del paesaggio: dall’analisi all’applicazione”
in AEDON Rivista d’arti e diritto ondine, n.2 2004, IL MULINO - Casini L., Valorizzazione e fruizione dei beni culturali, in Giornale di diritto
amministrativo, 2004 - Cassese S., Postfazione. Tra continuità e innovazione, in Il Codice dei beni culturali e
del paesaggio, a cura del ministero per i Beni e le Attività culturali e de Il Sole-24 ore, aprile 2004, 172.
- Cerchi A., “Chi sostiene la cultura paga meno tasse” in Telos n.14 Primavera 2005, Quadrimestrale dell’ordine dei dottori commercialisti di Roma
- Federculture, La valorizzazione del patrimonio culturale per lo sviluppo locale. Primo Rapporto Annuale, Touring University Press, Milano 2002
- Forte P., “I principali istituti giuridici: analisi e implicazioni economiche” in Formez Le risorse culturali. Studi di fattibilità ed esperienze di gestione Quaderni Formez-Area Progetti Editoriali
- Franceschelli V., Moranti F., Manuale di diritto del turismo, G. Giappichelli Editore, Torino, 2003
- Il Sole-24 ore, 28 marzo 2004 e 31 dicembre 2003 - ISNART, Le vacanze italiane nel 2003 e le previsioni per l’inverno 2004. Secondo
Rapporto, Indagini sui comportamenti turistici degli Italiani, gennaio 2004. - Leon P., Galli G., Cambiamento strutturale e crescita economica del settore culturale in
Bodo C., Spada C. (a cura di) Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della Cultura, Il Mulino, Bologna 2004
- Ministero dei Beni e delle Attività Culturali Annuario della Cultura 2005, ufficio studi Touring Club Italiano, 2005
- Settis S., “Non toccate la Costituzione sulla tutela ambientale”, in la Repubblica, 23 gennaio 2004, 15
- Trimarchi M., Longo F. “I musei italiani nel decennio: innovazioni e questioni irrisolte”, pag.288 in Bodo C., Spada C. (a cura di) Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della Cultura Il Mulino, Bologna 2004
- “Turismo Oggi. Speciale BIT 2005” Anno 5- N.25 di Sabato 12 Febbraio 2005 - Valentino P.A., Le trame del territorio. Politiche di sviluppo dei sistemi territoriali e
distretti culturali, Sperling & Kupfer Editori, 2003 - World Travel & Tourism Council, The 2005 Travel & Tourism Economic Research,
2005 - www.beniculturali.it
Sviluppo sostenibile:
- Caroli M.G. Il Marketing Territoriale, Franco Angeli Ed.,Milano, 2003 - Di Meo A., Il marketing dell’ambiente e della cultura per lo sviluppo turistico del
territorio, Edizioni Lupetti 2002 - Girard L.F.,Nijkamp P., La valutazioni per lo sviluppo sostenibile della città e del
territorio, Franco Angeli, Milano, 1997 - Pearce D., Markandya A., Barbieri E., Progetto per un’economia verde, Il Mulino,
Bologna, 1991 - Valentino P.A. Le trame del territorio, op.cit. pag.71 e ss. - Valentino P.A., Musacchio A., Perego F., La storia al futuro. Beni culturali,
specializzazione del territorio e nuova occupazione, Giunti Ed., Firenze 1999
XLII
&DSLWROR���
6WRULD�GHOOH�SROLWLFKH�FXOWXUDOL�
Prima di introdurre le nuove strategie di valorizzazione,
� importante presentare un breve
excursus storico delle politiche che hanno coinvolto e caratterizzato il settore dei beni culturali
in Italia, attraverso delle schede informative tratte da diverse pubblicazioni e documenti. Le
differenti politiche sono state riordinate in quattro grandi insiemi rappresentati nella fig. 2.1:
Fig.2.1: Excursus storico delle politiche culturali in Italia
Precisamente:
- nel primo si comprendono quelle politiche che hanno finanziato, in genere con fondi
straordinari, gli interventi di recupero e restauro del patrimonio culturale;
- nel secondo le politiche che hanno sostenuto soprattutto i settori che fanno parte della
“filiera produttiva” del settore culturale;
- nel terzo, le politiche che hanno cercato di accrescere l’efficienza e l’efficacia delle
istituzioni culturali;
- nell’ultimo si comprendono le pi � recenti politiche che hanno sostenuto processi di
decentramento e partecipazione.
Politiche per gli interventi di recupero e restauro del patrimonio culturale
Politiche di sostegno all’intera filiera produttiva culturale
Politiche per il miglioramento delle istituzioni culturali
Politiche di sostegno ai processi di decentramento e partecipazione
XLIII
2.1 Politiche di sostegno agli interventi di recupero e manutenzione del
patrimonio culturale
‘ La g ran pa rte d egli interventi d i recupero e manutenzione rea lizza ti c on fond i stra ord ina ri nella
sec onda metà d egli Anni ’ 80 a veva no c ome obiettivo, esp lic ito o imp lic ito , a nche quello d i
a cc resc ere, a ttra verso il rec upero e la rifunziona lizza zione d ei beni c ultura li, g li impa tti ec onomic i
c onnessi a lla loro fruizione. Tra questi impa tti, pa rticola re enfasi è sta ta a ttribuita a lla c resc ita del
turismo c ultura le , anc he perc hé si riteneva c he una c resc ita nell’ offerta delle risorse c ultura li
d isponib ili fosse suffic iente per genera re un c onseguente ac c resc imento de lla ca pa c ità d i
a ttra zione dei beni recupera ti. In a ltri termini, si a ttribuiva gra nd e importa nza a lle n�o#p q r q s&t�uwv�q o*x x u�ykr z ,
sottova luta nd o sia g li aspetti gestionali sia g li interventi nec essa ri sul versa nte d ella d oma nda.
Il mod ello d i funzionamento d el settore che è sottosta nte a queste politiche, a nc he se in modo
implic ito , può, a llora , essere c osì esp lic ita to: esiste una doma nda potenzia le d i beni c ultura li
c resc ente e d iversific a ta , p er c ui un a umento dell’ offerta è d i per sé in g ra d o d i genera re, qua si
a utomatica mente, una c resc ita della d oma nda a ttra tta senza b isogno d i g rand i interventi d i
p romozione e ind ipend entemente d a lla quantità e qua lità d ei servizi territoria li offerti da ll’ a rea.
Questo mod ello ca ra tterizza a nche le politiche d i intervento p iù recenti.
La sottova luta zione d el ruolo della d oma nda è, però, solo in pa rte c onseguenza d el p resupposto
d el mod ello d i funzionamento del settore. In g ra n pa rte è d ovuta a lla rela tiva scarsità delle risorse a
d isposizione per la gestione d ei p rogetti rea lizzati, poiché i fond i, spec ia lmente quelli stra ord ina ri,
possono, nella g ran parte d ei casi, essere utilizza ti soltanto per fa r fronte a i c osti d i investimento.
Rima ngono, invec e, c a renti le risorse fina nzia rie necessa rie per mettere in a tto p iù effica c i politic he
d i gestione: d a lla p romozione del pa trimonio rec upera to a lla c resc ita d ei servizi offerti.
Questi interventi si c onfigurano c osì c ome interventi “ infrastruttura li” , c he mig liora no e a cc resc ono la
d ota zione d i risorse c ultura li utilizzabili a i fini d i sviluppo. Una c ond izione necessaria per mettere in
moto un p roc esso d i sviluppo, fond a to sulle d ota zioni cultura li, viene, perc iò, c onsidera ta c ome una
c ond izione anc he suffic iente. Bisogna nota re che questa log ica c a ra tterizza quasi tutti g li interventi
infrastruttura li fina nzia ti c on fond i pubblic i stra ord ina ri e non è un caso c he leggi, c he negli anni ’ 80
ha nno inc rementa to la d isponib ilità finanzia ria d el settore d ei beni c ultura li, equiparano i p rogetti d i
intervento nel settore a quelli che possono essere rea lizza ti in a ltri settori: da ll’ istruzione pubb lic a a lla
sa nità , d a i trasporti a ll’ energ ia , e c osì via . Le stesse regole, introd otte per la sc elta d egli investimenti
d a fina nzia re, c ostituisc ono un’ulteriore c onferma d i questa log ica d i intervento. Infa tti, tutti i p rogetti
c onc orrono a lla ripa rtizione d elle risorse messe a d isposizione e, teorica mente, d ovrebbero essere
finanzia ti i p rogetti c he p resenta no la p iù a lta red d itività soc ia le, d etermina ta a ttra verso una
va luta zione d i tipo c osti e benefic i, ind ipendentemente da l settore d i intervento. Questa è la
situa zione c he si verific a per le risorse fina nzia rie messe a d isposizione da :
• il { o#|�v*ow} |�~ u���r q �wu&|&r owu0�/s&s�� n�z���q o�|�u (FIO): si tra tta d i un fond o spec ia le, istituito con la legge
finanzia ria d el 1982 e rimasto in vigore fino a l 1987, c he a veva lo sc opo, per il leg isla tore, d i
sostenere interventi sopra ttutto d i tipo struttura le e infrastruttura le nei settori d i prod uzione d i
servizi c ollettivi e in g rad o d i a ttiva re, d ire ttamente o ind iretta mente, p roc essi d i sviluppo
ec onomico e d i c resc ita occ upaziona le;
XLIV
• la p u#����uJ�����(� � � : questa legge, c he ha fina nzia to l’ intervento stra ord ina rio per lo sviluppo
ec onomico d el Mezzogiorno (ex Cassa per il Mezzogiorno), ha a vuto ob iettivi e c ontenuti c he
non si d ifferenzia va no da quelli sottosta nti a lla norma tiva FIO se non per il fa tto d i limita re il suo
intervento a i p rogetti loca lizza ti nelle reg ioni merid iona li.
Il finanziamento d ei singoli p rogetti era lega to, sia per il FIO c he per la legge 64/ ’ 86, a l supera mento
d i una va lutazione d i redd itività soc ia le c ond otta in termini d i ana lisi c osti e benefic i.
Negli stessi a nni il settore ha potuto godere d i ulteriori finanziamenti stra ord ina ri come quelli messi a
d isposizione da :
• la p u#���*u;���1� �(� �M� , c he, ema nata per la ric ostruzione e lo sviluppo d ei territori c olp iti da l sisma
d ell’ Irp inia , si poneva l’ ob iettivo d i rec upera re il pa trimonio storic o a nc he a i fini d i sviluppo
loca le;
• la p u#���*u/�(���(�(� �>� , c he a veva , invec e, c ome obiettivo p reminente quello d i fina nziare interventi
d i resta uro e, quind i, d i intervenire per recupera re il pa trimonio p iù d egrad a to. Nelle d irettive
per la sua a pplica zione si p reved eva , però, d i fina nzia re non solta nto g li interventi d i
manutenzione stra ord ina ria d el pa trimonio, ma , d ove ne esistevano le c ond izioni, a nc he
interventi in g rado d i fa vorire la fruizione d el pa trimonio rec upera to e, d i c onseguenza , i flussi
d i turismo cultura le.
Complessiva mente, neg li Anni ’ 80, nel settore d ei beni c ultura li sono sta ti fina nziati p rogetti per un
importo d i c irca 3.150 milia rd i (delle vec c hie lire) a i quali era no assoc ia te p revisioni d i una
raggua rdevole c resc ita d el red d ito e d ell’ occ upa zione d elle a ree d i intervento. Un’a na lisi u���n�o���r d i
questi interventi mostra che una pa rte c onsistente d i p rogetti inizia ti non è sta ta a nc ora termina ta e
c he le rea lizza zioni hanno, in molti casi, d isa tteso le aspetta tive d i p rogetto.
Gli interventi c onc lusi ha nno c ontribuito ad attiva re p roc essi d i sviluppo loca le solta nto in pochissime
a ree d el Paese.
Dal punto d i vista ec onomic o si è tra tta to, tutto sommato, d i un insuc c esso. Queste politiche d i
intervento straord ina rio non hanno p rod otto g li effetti d esidera ti per un insieme d i ra g ioni. La
p rinc ipa li delle qua li possono essere c osì sintetizza te:
- i p rogetti d i intervento, nella g ra n pa rte dei casi, non sono sta ti suffic ientemente pensa ti ed
elabora ti. Questo era il risulta to d ella sc a rsa importa nza a ttribuita a lla fase d i p rogetta zione: i
tempi e le risorse fina nzia rie a d isposizione d i questa fase era no, e sono a nc ora , molto limita ti.
Per esempio, per qua nto rigua rda i tempi basti c onsidera re c he la p rogetta zione d i un museo
ric hied e, in Germania o in Gra n Breta gna , qua ttro o c inque a nni, mentre in Ita lia anc ora oggi
si p retende che questa a ttività sia risolta in tempi molto p iù b revi;
- i p rogetti, a nc he se suffic ientemente spec ifica ti da l punto d i vista tec nic o-a rc hitettonic o, non
sono sta ti ac c ompagnati da una suffic iente p rogetta zione degli aspetti istituziona li. La g ra nde
importa nza a ttribuita a i risulta ti d ell’ ana lisi c osti e benefic i ha c ontribuito a lla sottova luta zione
d i questi aspetti. Si è posta , c ioè, g ra nd e enfa si nella determina zione d ella convenienza
soc ia le d ei progetti e non si è va luta ta abbastanza la sua fa ttib ilità opera tiva e gestiona le;
- i p rogetti sono sta ti assunti c ome strumenti c ompiuti. La p rogetta zione non è sta ta , c ioè,
intesa c ome un p roc esso c he d eve tener c onto, a nche in c orso d i rea lizzazione, d eg li
eventua li muta menti c he possono verific a rsi nelle c ond izioni d i c ontesto. Questa rig id ità è
XLV
sopra ttutto un effetto del mod o in cui si p roc ede in Ita lia a l monitoraggio d egli interventi
pubblic i: c ontrolli forma li e non d i merito, c he si limita no a verific a re la rispondenza d elle
rea lizzazioni c on l’ a rtic ola zione p rogettua le e non ana lizza no se queste siano, nel c ontesto
a ttua le, a nc ora c oerenti con g li ob iettivi p refissa ti. Ciò ha c omporta to c he si è c ontinua to
nella rea lizza zione d i p rogetti che, d a ti i rita rd i ac cumula ti, erano d iventa ti orma i obsoleti;
- infine, ma sopra ttutto, i p rogetti sono sta ti ela bora ti ponend osi nella log ica del p roc esso d i
va lorizza zione q |'��u#|(��o;��r y$u*r$r o . I p rogetti non si sono, q uind i, posti il p rob lema d i ind ividua re e
p red isporre le a zioni nec essa rie per ad eguare, se necessa rio, a nc he le d ota zioni territoria li d i
servizio.
La log ica e g li ob iettivi d egli interventi p roposti per il settore c ultura le rispond e ad una log ic a d i
c rea zione d i “ infrastrutture” per l’ industria c ultura le, mentre non vengono ela bora ti p rogetti per
l’ implementa zione d i a ttività che possono utilizza re queste infrastrutture’ .
P.A. Valentino “Stato di fatto e tendenze in atto”
in La storia al futuro.Beni culturali: specializzazione del territorio e nuova occupazione,
a cura di P.A.Valentino, A. Musacchio, F. Perego, Giunti Ed., Firenze, 1999
Il finanziamento straordinario nel settore dei beni culturali ha avuto nuovo impulso con
l’approvazione della legge 662/1996, la quale, all’art.3, comma 83, prevede che sia: “… riservata
in favore del Ministero per i beni e le attività culturali una quota degli utili derivanti dalla
nuova estrazione del gioco del lotto (estrazione infrasettimanale del mercoledì in aggiunta a
quella del sabato) non superiore a 300 miliardi di lire, per il recupero e la conservazione dei
beni culturali, archeologici, storici, artistici, archivistici e librari.”
‘Con l’ introduzione d el mec ca nismo d i utilizzo degli introiti del Lotto per finanzia re interventi d i
c onserva zione dei beni cultura li, a ttiva to c on legge fina nzia ria per il 1997, sono sta ti rilanc ia ti
significa tivamente g li investimenti in ma teria d i beni cultura li e si è a vvia ta in forma sistematica la
ric erc a d i risorse aggiuntive a quelle ord ina rie, d a destina re a g li interventi d i va lorizza zione d el
pa trimonio c ultura le. Nel caso dei p rimi d ue trienni d i a ttuazione della legge, il fina nziamento Lotto
ha assunto un ruolo d i pa rtic ola re rilievo, in qua nto fina nziamento a ca ra ttere perma nente e non
stra ord ina rio, c he integra in misura sostanzia le le d ota zioni d i b ilanc io a gestione sta ta le. �%���A pa rtire da l 1998, i fond i d el Lotto sono eroga ti sulla base d i un p rogramma trienna le e sono
d estina ti a l rec upero ed a lla c onserva zione d i beni a rc hitettonic i, a rc heolog ic i, a rtistic i e storic i,
a rc hivistic i e lib ra ri. Solo c on suc c essive d isposizioni leg isla tive, si è stab ilita la possib ilità d i estend ere
g li interventi a l settore d ei beni paesaggistic i e, p iù d i rec ente, a lle a ttività c ultura li25.
Le risorse rela tive a l p rimo triennio (…) sono sta te destina te a finanzia re g li interventi p lurienna li d i
c a rattere stra teg ic o a fa vore d el rec upero del pa trimonio c ultura le d i tutte le reg ioni ita liane (…).
25 (…) La L.29/ 2001 ha sanc ito l’ inc lusione del � �(�h� ����� �����(�� ����(�-��¡�¡�¢ � tra le ca tegorie d i opere ammesse a fina nziamento (…) e la L. 310/ 2003 ne ha esteso l’utilizzo a lle “ a ttività c ultura li” .
XLVI
(…)
La c ospicua dota zione finanzia ria introd otta c on il lotto , ha porta to le strutture d el Ministero a d over
imposta re un’orga nizzazione d i tipo p roc edura le c he via ggiasse pa ra llelamente a quella d ella
p rogra mma zione ord ina ria , c he ha determina to, per molti versi, un riassetto a nc he nell’ impianto
metod olog ic o della p rogramma zione.
L’ imposta zione a ssunta è sta ta dunque quella d i ind ivid ua re pa rametri d i riferimento c he, in una
log ica d i a dd iziona lità , c onc orressero effic ac emente a lle politiche d i tutela , e tuttavia , seppur
c oerenti c on la stra teg ia genera le, potessero ind ividua rsi c ome d istinti da quelli d ella
p rogra mma zione ord ina ria , sia per la d imensione finanzia ria , sia , sopra ttutto, per il ra pporto c on la
rea ltà territoria le spec ifica .
Si è punta to a fa vorire il finanziamento d i interventi c he fossero riferib ili a forme d i pa rtena ria to e, ove
possib ile, d i c ofina nziamento, a nc he in vista d i una possib ile d iretta gestione d ei beni da pa rte d egli
enti c ofina nzia tori. Il modello d i gestione è sta to uno degli elementi c he si è tenta to d i ind ividua re e
a nche d i va luta re ne lla log ic a d i assicura re, c on il restauro e la c onserva zione d el bene, anc he una
sua fruizione e gestione ottima li.
La d istribuzione territoria le, pur senza ec cessiva rig id ità e sempre nel rispetto d elle sc elte d i qua lità
d elle p roposte, ha punta to a ved ere ra ppresenta to tutto il territorio na ziona le, c omprese le reg ioni a
sta tuto spec ia le. Questo, a nc he in qua nto si è voluto da re a l c itta d ino l’ id ea d i sostenere p roprio la
riqua lifica zione, il restauro, la va lorizzazione del bene p resente nel territorio p resso il qua le i
finanziamenti ra cc olti a ttra verso il g ioc o potessero intera g ire c on l’ uso d elle risorse pubb liche.
La selezione d elle p roposte si è basa ta a nc he sulla rea le fa ttib ilità d egli interventi, in termini d i
d isponib ilità dei beni e d i effettiva ca ntiera b ilità d elle opere, para metro essenzia le a nc he a i fini d el
monitoraggio d ello sta to d i a ttua zione d egli interventi. Attra verso il sito Internet d el Ministero si è
punta to ad assicura re l’ informa zione sulla loca lizza zione e sulla na tura d egli interventi a ttiva ti,
nonc hé sul p rogressivo evolversi d el p rogramma.
I c riteri d i riferimento nella selezione d egli interventi per la p rogramma zione 1998-2000, d iversi e
c omplementa ri tra loro, sono sta ti a nc he oggetto d i una spec ifica d irettiva d i orientamento a g li
uffic i da pa rte del Ministero, c on l’ ob iettivo genera le volto ad assic ura re un potenziamento
d ell’ o fferta d ei servizi e quind i una ma ggiore fruizione d ei beni ( servizi per la fruizione d i musei,
monumenti, a ree a rc heolog ic he, a rc hivi e b ib liotec he).
Per a ltro, in c onsidera zione d ella c onc omita nza del period o d i imposta zione del p rogra mma c on
l’ evento sismic o d el novembre 1997, fu d ec iso c he il p rimo p rogra mma Lotto d ovesse anc he
c ontribuire a l rec upero del pa trimonio d i Umbria e Ma rc he da nneggia to da l sisma.
(…)
L’ introd uzione d el mec ca nismo d ell’ utilizzo d i una quota d egli introiti d el g ioc o d el Lotto a c ostituito
una signific ativa svolta nell’ introd uzione d i metod i che possono d irsi risorse per i beni c ultura li.
Seppure il p rogra mma 1998-2000 abb ia p resenta to inizia lmente a lc uni limiti nel rispetto d ei p rofili
tempora li e d i spesa , esso ha c omunque espresso a lc une d elle p rinc ipa li potenzia lità a uspica te,
c ollega te ad una p iù a ttenta e rigorosa p rogra mmazione d elle risorse su pa ra metri e c riteri
p redefiniti e sul ric orso d iffuso a forme d i pa rtena ria to istituziona le. Il c a ra ttere d i a dd iziona lità d el
finanziamento rispetto ag li sta nziamenti ord ina ri ha a nc he innesca to la possib ilità d i a ttra rre ulteriori
risorse finanzia rie per ob iettivi c onc ord ati c on g li utenti territoria li.
XLVII
Il p rogra mma Lotto ha da to c osì un a pporto sosta nzia le a ll’a vvio d i inizia tive tra le p iù rileva nti
nell’ ambito d el settore cultura le nel period o c onsid era to, c ontribuend o a nche a l succ essivo
c ofina nziamento d i interventi inseriti nel qua d ro d ella p rogra mma zione dei fond i struttura li
c omunita ri.’
Bellisario M.G., “Una risorsa aggiuntiva: il gioco del lotto”
In Bodo C., Spada C. (a cura di) Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000
Associazione per l’economia della Cultura Il Mulino, Bologna 2004
2.2 Politiche di sostegno alle industrie sussidiarie del processo di valorizzazione
dei beni culturali: i “Giacimenti Culturali”
‘ In questa c lasse possono essere c omprese sia le politiche c he finanziano, o ha nno finanziato,
l’ introduzione d ell’ informatic a e la d iffusione d ella multimed ia lità in questo settore sia quelle che
ha nno c erca to, o c erc a no, d i c ollega re p iù strettamente questo ad a ltri settori p roduttivi.
Gli interventi p iù noti c he collegano beni c ultura li, innova zione tec nolog ica e occ upazione ind otta
sono quelli fina nzia ti c on i cosidd etti ��q z�s�q �wu#|&r q�s�� p r-��y$z�p q . Nell’ a rt.15 d ella legge 41/ ’ 86 si p reved eva il
finanziamento (c irca 600 milia rd i in un b iennio) d i un insieme d i a zioni c he, med iante il ric orso a lle
tec nolog ie informatic he, p roc ed essero a d ac c resc ere la c onosc enza , c on la ca ta loga zione, e a
rend ere p iù fruib ile il pa trimonio c ultura le.
Il bene cultura le veniva esp lic itamente assunto c ome potenzia le fonte d i sviluppo e si riteneva c he,
a ttra verso l’ introd uzione delle nuove tec nolog ie e la pa rtec ipa zione d elle imprese a l p roc esso d i
va lorizza zione, si sa rebbero a cc resc iuti i potenzia li impa tti oc cupa ziona li ind otti.
Questi interventi venivano d i fa tto rifina nzia ti c on d ue suc c essive leggi spec ia li, la 160/ ’ 88 e la 84/ ’ 90,
c he a veva no però l’ ob iettivo d i sostenere interventi spec ific i d estina ti a ll’ a ttività d i c a ta loga zione e
inventa ria zione. Complessivamente le risorse fina nzia rie a d isposizione d ell’ introduzione
d ell’ innova zione tec nolog ic a nel settore d ei beni c ultura li sono sta ti pa ri a poc o meno d i 1.000
milia rd i. Gli impa tti occ upa ziona li a ttesi era no pari a c irc a 3.200 posti d i la voro c on un c osto d i poc o
superiore a 300 milioni c iascuno.
Dal punto d i vista occ upaziona le l’ insieme d i queste leggi non ha p rod otto effetti dura turi e il
persona le qua lifica to, a ttraverso le rela tive a zioni, solo in p ic c ola pa rte è rimasto oc cupato nel
settore e, spesso, in a ttività d iverse d a quelle finanzia te.
Per la g ran pa rte d ei c ritic i, questa legge non ha p rodotto effetti signific ativi poic hé rispondente p iù
a lle esigenze “ c lientela ri” d ella spesa pubblica d i quegli anni c he a lle spec ific he necessità d el
settore. Questa , però, è solo una d elle c ause c he ha c ontribuito a l fa llimento d i quelle politic he.
La c ausa p rinc ipa le d eve, infa tti, essere ind ividua ta nella stessa filosofia d i sviluppo d ell’ intervento.
Nella log ica d i questi interventi il bene c ultura le veniva c onsid era to c ome una “ materia p rima ” , il
��q z*s�q �wu#|&r o3s�� p rk� y z�p u , c he, d opo un p roc esso d i ra ffina zione, a vrebbe potuto essere riutilizzato in
XLVIII
proc essi a p iù a lto va lore aggiunto. In a ltri termini, il bene c ultura le non era visto c ome “ forza
motric e” , o c a pita le, d i un p roc esso c he si a utoa limenta e in c ui i beni cultura li si p resentano solo in
forma trasfigura ta nei “ p rodotti” che li c ontengono esc lusivamente in forma id ea le. Come “ materia
p rima ” trasformata , il bene c ultura le poteva c rea re significa tivi impa tti ec onomic i soltanto se fosse
sta to utilizza to nei settori a va lle26.
Inoltre, in tutte le po litic he a ttiva te negli Anni ’ 80, i responsa bili d ella tutela e d ella va lorizza zione dei
beni c ultura li non sono sta ti a deguata mente c oinvolti, sia nella fase d i p rogetta zione c he in quella d i
rea lizzazione. Il “ gestore” dei beni cultura li si è sentito, p erc iò, estraneo a l p rogetto e , in molti c asi, lo
ha perc epito c ome un tenta tivo d i svuota mento d elle sue c ompetenze. Tutto c iò ha c omporta to
una sua sca rsa pa rtec ipa zione a lle rea lizza zioni p rogettua li d i cui non c onosc eva , o non
c ond ivideva , fini e mod i d ’a ttuazione.
Per questi primi due insiemi d i politiche c ultura li, i risulta ti non c oinc isero c on quelli a ttesi sopra ttutto
per la ma nca nza d i una visione intersettoria le.’ P.A. Valentino
“Stato di fatto e tendenze in atto” Op. Cit.
2.3 Politiche di innovazione istituzionale e organizzativa.
‘Nel terzo insieme d i politiche può essere c ompreso un c omplesso molto d iversifica to d i interventi,
c he ritiene possib ile c rea re nuovi posti d i la voro, a ttra verso una c resc ita d i e ffic ienza e una
d iversifica zione delle a ttività eserc ita te nell’a mbito d el p roc esso d i va lorizza zione in senso stretto. In
questa ottica si muovono le politiche c he tend ono: a lla riorganizzazione d egli istituti c ultura li, in
p rimo luogo i musei; a llo sviluppo d ei servizi d i supporto per i fruitori; e , p iù in genera le, a lla c resc ita
d ell’ autofina nziamento d i queste istituzioni.
Le politiche mira te ad una p rofond a trasforma zione – istituziona le, tec nolog ica e orga nizza tiva –
d egli a rc hivi, d ei musei, delle b ib liotec he e d ei pa rc hi a rc heolog ic i, c he fanno ca po sia a llo Sta to
c he a gli Enti loca li, si fondano sull’assunto c he, per e ffetto d i questa trasforma zione, sa rà possib ile, a
pa rità d i spesa pubb lica , ac c resc ere il numero d egli oc c upa ti.
Una politic a perseguita negli Anni ’ 90, c he, oltre a d ac c resc ere le entra te dei musei, a vrebbe
d ovuto avere effe tti sulla c rea zione d i nuovi posti d i lavoro, era lega ta a llo sviluppo d ell’ offerta d ei
servizi a ggiuntivi (b ig lietta zione, �0u�y-s�t�z�|�v�q ��q |�� , gua rdaroba , etc .), a pa gamento, nei musei o nei
sistemi museali territoria li, la legge n.4 del 1993, la c osiddetta Legge Ronc hey. L’ innova zione,
introd otta da ta le legge, fu il c oinvolg imento dei p riva ti nella gestione d ei beni c ultura li, per a ndare
a ric oprire, in pa rte , una manc anza d i fond i d el ministero.
Attra verso i servizi a ggiuntivi, neg li a nni suc c essivi, si sa rebbero potuti c rea re a l massimo 4 mila posti
d i la voro c irca . Va ric orda to c he la qua ntità d i posti d i la voro c rea ti d ipende anche da ll’ inc idenza
d elle y$o#£ z�p r q u��h¤1¥ ric hieste da i musei.
26 Per esempio, se il p roc esso d i “ ra ffinazione” fosse sta to c onnesso a lle esigenze dell’ed itoria elettronic a o d i a ltri settori d ella comunicazione. 27 La ¦���§���� � ¢ �(� è una percentua le, so litamente il 10%, del venduto c he i p riva ti pa gano, insieme ad un’a ffitto, a i musei. Se i musei sono autonomi (ex: Pompei) la percentua le va d ire ttamente a lla sovrintendenza ; per gli a ltri invec e, è il Ministero c he se ne oc c upa .
XLIX
In quegli a nni erano inizia te a nc he le g rand i politiche d i restrizione d ella spesa pubb lica ed il settore
c ultura le fu uno dei p rimi ad essere c olp ito. Con la legge Ronc hey si pensava c he, a umenta ndo
l’ offerta d ei servizi aggiuntivi, sa rebbero a umenta te le entra te, c on lo sc opo d i c oprire c osì i c osti d i
gestione dei musei.
Ciò c he va sottolinea to in questo ca so è il fa tto c he nessun museo si autofinanzia , spec ia lmente il ¨ u*r y$o&n�o#p q r z�| ¨ ���©u�� � d i New York, a c ui si è isp ira ta la legge Ronc hey; esso, infa tti, è fina nzia to per il
30% da lle entra te d ella b ig lietta zione e d ei servizi offerti, per il 30% da llo Sta to, e il restante 40% è
c operto da forme d i mecena tismo p riva te.
Altra legge d a tener in c onsidera zione è la 78/ ’ 97, c he soppresse la r z��1��zªv�� q |��&y$u��1��o nei musei, c he
fin da ll’Ottoc ento a nd a va tutta a llo Sta to, e introdusse il «#q ��p q u*r$r o¬v� q |��&y$u��1��o�® L’ inc remento d ei
visita tori nei musei c reò, però, solo un a umento d ei c osti a ggiuntivi e per ta le motivo era nec essa rio,
a nc or p iù, c onc edere a i p riva ti la gestione d i ta li servizi, per evita re c he i musei sostenessero troppe
spese.’
P.A. Valentino “Stato di fatto e tendenze in atto”
Op. Cit.
Bisognerebbe, quindi, analizzare in modo più dettagliato le politiche messe in atto per migliorare l’offerta
culturale, dal punto di vista dei soggetti privati, e capire se, effettivamente, essi abbiano raggiunto i risultati
attesi e se sia stato pianificato ogni aspetto per il loro inserimento in questo settore.
‘ Da q ua lc he te m p o si va p o ne nd o un inte rro g a tivo sull’ e ffe tt iva c onvenienza p er le soc ietà
p riva te d i un’ innova zione leg isla tiva 28 e d i c ostume 29, c he p e r m o lto tem p o è sta ta vic eversa
c onsid era ta d a m olti il punto d i p a rtenza d el p roc esso d i svilimento d el sistema p ub b lic o d ei b eni
c ultura li, a vvia to d a i g overni d i c entro-sinistra e p roseg uito c on succ esso d a l governo a ttua le.
L’ inte rro g a t ivo si fo nd a sull’ infe lic e esp e rienza oc c o rsa a so c ie tà p riva te in a lc uni musei d ello
Sta to (nello spec ific o, d i Roma , d ella Pug lia e d ella Ca la b ria ), risolta p rima d ella sc a d enza d ei
te rmini a c a usa d elle d iffic o ltà ec onomic o-fina nzia rie d i g estione .
In re a ltà g ià p rima d e ll’ entra ta in vig o re d e lla Ro nc he y, g li e c o no m ist i d ella c ultura p oneva no
a 120.000 la sog lia minima d ei visita tori d i un museo c a pa c e d i sostenere i c osti d e i se rvizi d i
na tura c omm e rc ia le (lib re rie , c a ffe tte rie e b ig lie t te rie )30. A c o nt i fa t t i, se si volesse a ggiorna re
ta le sog lia a lla luc e d elle gestioni in c orso, il numero d i 120.000 sa rebbe p rob a b ilmente d estina to a
c resc ere, c erto non a d iminuire.
Gia c c hé è no to a tutti c he il p a ese Ita lia è stra ord ina ria mente ric c o d i musei e d i siti
a rc heolog ic i, sp a rsi in g ra n numero su tutto il territorio d ella p eniso la , e c he so lo re la tiva m ente
p oc hi d i essi (c onc entra ti sop ra t tutto ne lle c ittà d ’ a rte d i Mila no , Ve ne zia , Firenze , Roma e
Na p oli) ra g g iung ono la sog lia nomina ta , sa reb b e sta to ra g ionevole a ttend ersi d a lla p a rte d e i
28 Ai servizi aggiuntivi, offerti al pubblico a pagamento, è dedicato l’art. 4 della L. 4/1993. 29 Quasi tutti i c ritic i sono oggi concordi nel riconoscere valore alla sperimentazione, a l di là dei risultati concreti, piuttosto eterogenei, che sono stati conseguiti nelle diverse realtà culturali del paese, per le ragioni che A. La Regina ¯ °��> �� ¢ ±�� ��±��&��± ²©���³+���k��¢ ´ in “Bollettino di Italia Nostra” , 384, giugno 2002, p. 8) così riassume: “ la nozione aziendale del museo che si è venuta consolidando nel decennio passato ha prodotto però alcuni effetti positivi. L’introduzione di più moderne forme di gestione dei servizi derivati dalla legge Ronchey ha rivitalizzato importanti funzioni di assistenza e di servizio per il pubblico, consentendo di offrire anche un'immagine dei nostri musei più adeguata ai tempi” . 30 Insieme a i visita tori, a ltri fa ttori, ad esempio l’ub ic azione d egli spazi commerciali nel percorso di visita e le dimensioni degli stessi, contribuiscono in maniera determinante ai risultati economici delle attività Ronchey.
L
te c nic i o un’ a p p lic a zione d e lla le g g e so lo a i m use i p iù frequenta ti, op pure la p ossib ilità d i
c ostruire “ Ronc hey su misura ” d e lle d iverse rea ltà esistenti, ma ga ri p onend o le b a si d ei ta nto
c e leb ra ti “ sistemi musea li” d eg li a nni ’ 80, o , se si p refe risc e, d e i “ d istre tti c ultura li” d ei nostri temp i.
Così non è a c c a d uto.
Sup era ta la d iffid enza -inc ertezza inizia le d i fronte a lle novità introd o tte d a l p ro vved imento
(rivo luziona rie ne l p a nora ma immoto d ei b eni c ultura li)31, a p a rtire d a l 1996 le ga re p er le
c onc essioni a p riva ti d i servizi a g g iuntivi (ora rib a ttezza ti d i a ssistenza cultura le e d i osp ita lità p e r il
p ub b lic o ) si sono susseg uite senza so luzione d i c ontinuità fino a l 2003, c o involg end o in p rima
b a ttuta i musei e le a ree a rc heolog ic he p rinc ip a li d e l p a ese (Ro m a , Ve ne zia , To rino , Fire nze ,
M ila no , Na p o li), suc c essiva m ente i musei e i siti minori, p er la m a g g io r p a rte d e l Me zzo g io rno
d ’ Ita lia .
È c a p ita to c osì c he le conc essioni d i ma ggior rilievo, a nc he ec onomic o, a bb ia no d ovuto (e
potuto) trova re nella p rassi g li aggiusta menti nec essa ri a lla ra p ida evoluzione politica e leg isla tiva
d ell’ ultimo sc orc io d el decennio ’ 90, c on risulta ti poco ric ond uc ib ili a i band i e a i ca pitola ti d i ga ra
d a i qua li d erivano. Diversamente a quanto è c a pita to nelle rea ltà minori, ove si è sta ti c ostretti ad
a pp lica re - e a subire - i mod elli e la bora ti da gli uffic i del Ministero sulla sc orta d elle p rime esperienze,
ma senza tenere nel g iusto c onto le peculia rità e le ridotte potenzia lità ec onomiche d el c ontesto d i
riferimento. Nei casi in spec ie, c i si è, infa tti, limita ti a proporre c a noni e roya lties rid otte, senza però
d iminuire il numero dei servizi (ad esempio il bookshop pa re oggi un bene irrinunc ia b ile, a nc he per
quei musei c he c onta no poc he c entina ia d i visita tori, c ome testimoniano i rec enti ba nd i d i ga ra
d ella Regione Sic ilia ) e senza poter aumenta re la perc entua le da ric onosc ere a l p riva to a fronte
d ella gestione d el servizio d i b ig lietteria (c he il regola mento d i a pplicazione della legge Veltroni
sull’ istituzione del b ig lietto d i ing resso a i musei fissa a lla soglia massima d el 15% d egli introiti c omples-
sivi32), p rovoc a nd o d i c onseguenza quelle d iffic oltà d i gestione c ui si ac c enna va .
D’a ltro ca nto, a voler rileggere la ric c a b ib liog ra fia - preva lentemente g iorna listica – sull’a rgomento
(Cappelli, 2002), c i si ac c orge c he è manca ta una vera d iscussione c ritica tra i p rota gonisti,
nonosta nte il c lamore dell’ inizio: neppure il d ec enna le d ella legge Ronchey è sembra to, a i politic i e
a g li a dd etti a i la vori, pubb lic i e p riva ti, un’oc c asione p rop izia per tenta re un b ilanc io e suggerire
c orrezioni d i rotta per il futuro.
Se infa tti volessimo d esc rivere in b reve e c on qua lc he a pprossimazione c osa ca ra tterizza
maggiormente la politica a ttua le, a nc he nell’ ambito che qui interessa , dovremmo usa re p iù d i una
vo lta il termine “ sc ompa rsa” , e fa r ric orso a tec niche p iù c onsone a l genere lettera rio “ d el roma nzo
g ia llo” c he non a quelle trad iziona lmente in uso nella b ib liog ra fia d i settore.
L’ elenc o, b reve ma significa tivo, delle “ sc ompa rse” p iù celebri d ovrebbe a lmeno c omprend ere: le
Soprintend enze a utonome o spec ia li o dei poli musea li, le Commissioni pa ritetic he d i c ui a i d ec reti
Bassa nini sul federa lismo, le soc ietà priva te: in una pa rola , tutto, o quasi, quello che d i nuovo si era
riusc iti ad introd urre, a lmeno sulla ca rta e a l c osto d i estenuanti d iba ttiti, negli ultimi d iec i anni d i
31 Il p rimo regolamento d i a ttua zione dei servizi aggiuntivi è sta to emanato c on D.M. 171/ 1994: a lla c omp lessità delle norme e d elle p roc edure c ontemp la te nel suo testo si a ttrib uisce in genere la c ausa della lenta a ttivazione dei servizi. Sottova lutando, a nostro a vviso, la resistenza passiva messa in a tto da i sop rintendenti, a i quali la legge riconosceva fac oltà d i sc elta , e non l’ obb ligo, in ma teria . 32 Si tra tta della L. 78/ 1997, succ essiva d i appena un giorno a l sec ondo regolamento d i a ttuazione della Ronc hey, pubb lica to c on D.M. del 24 marzo 1997. E a ttua lmente a llo stud io l’ ipotesi d i aumenta re fino a l 50% la
LI
governo d el pa trimonio.
Per tutti e tre i casi c ita ti la pa rola ma gic a , non nuova , usa ta in sostituzione, nei testi d elle riforme e in
quelli d i c ommento, è quella d elle { o#|�v�z���q o&|�q , c he sembra a ver assunto, rispetto a l passa to rec ente,
un’a utorevolezza ed una p regna nza d el tutto ined ite33.
Per resta re a l tema che qui interessa , p ia c erebbe invita re i c ommenta tori a ttua li a sc oprire c osa si
nasc ond e d ietro a l g ia llo della sc ompa rsa “ dei p riva ti” da lla scena politica a ttua le dei beni c ultura li.
La loro ultima appa rizione d a ta a ll’autunno d el 2001, a l testo d ell’a rt. 33 d ella L. 448/ 2001, d i
c ollegamento a lla Finanzia ria d el 2002, sui temi (e sui prob lemi) d ella gestione e de lla va lorizza zione
d el pa trimonio. Da lì in a vanti, nessuno li ha p iù nomina ti: non i politic i, non i tec nic i, non i g iorna listi.
Eppure i p riva ti, anc he se da lla fisionomia e d a ll’ identità incerte, avevano tenuto la sc ena da
p rota gonisti negli ultimi d iec i a nni d i storia tra va glia ta d el Bel Paese, tira ti per la g ia cc a dalla sinistra
e da lla destra , inc onsa pevoli e inca pa c i a rtefic i d i una rivoluzione ta nto dec lamata quanto invisib ile .
Il testo d ella Fina nzia ria sopra c ita to (…), nonosta nte le molte ind ig na zioni c he ha so lleva to , è
p a rso vic eversa a d a lc uni (a i c onc essiona ri Ronchey in n#y$q �wq � � non innova re g ra nc hé in ma teria d i
a p pa lto d i servizi pub b lic i, d i a liena zione o d i trasferimento in c onc essione dei beni d i p roprietà del
demanio, rispetto a norme g ià esistenti; non nuove neppure le fina lità del p rovved imento, c he a nzi
rica lca no in tutto e p e r tut to q uelle g ià c ontenute nell’ a rtic olo 47 µ��>z�r u�y d ella L. 85/ 1995, d i
c ollegamento a lla Fina nziaria Dini, c he d ella Ronc hey ha c a mbia to i destini, pur non d ivid end one
la fa ma .
La motiva zione p reva lente d elle due leggi è, infa tti, la stessa , ben esplic ita ta , in un caso, ne l testo
(“ d efinire nuovi mod elli d i svilup po ec onomic o, sulla ba se d i stra teg ie sperimenta te c on suc c esso
in a ltri p a esi, c he p reved a no a m p i sp a zi d i c o lla b ora zione tra settore pubblico e p riva to ed un
va sto ric orso z�p p$� o���r ��o�� y-s&q |�� per la prod uzione d i fruizione d ei beni c ultura li” , 2001), e , ne ll’ a ltro , ne l
tito lo � ¨ q ��� yku¶��y �*u&|#r q�n�u�y�q p�y$q ��z*|�z��wu#|&r o·v*u&p p z¸x q |�z�|>��z·n¹��«*«�p q s&zºuºn�u�yBp$� o�s#s��(n�z&��q o#|�uJv�u#p p uJz&y-u�u
v#u�n�y u��k�©u�» 1995). In una pa rola , la nec essità d i “ fa r c a ssa ” , c on forme p riva tistic he d i uso d el
p a trimonio c ultura le de llo Sta to.
Identic o a nc he il c a mpo d i a pp lic a zione ind ivid ua to d a i d ue, d iversi, leg isla tori: quello d ella
fruizione e d ella p romozione d ei beni (in a ltri termini, la c ontesa va lorizza zione), che nel
p rovved imento p iù a ntic o risente a nc ora d i una qua lche inc ertezza d i d efinizione e d i c onfine
(veng ono infa tti c om p resi, in o rd ine sp a rso , i se rvizi d i a c c og lienza , d i g uid a e a ssistenza
d id a ttic a , la vig ila nza , la g estione d i ra c c olte d isc og ra fic he , d i d iapoteche e d i b ib liotec he, le
p ulizie , le mostre e le a ltre inizia tive p romoziona li), supera ta in quello p iù rec ente d a lla c ita zione
d eg li enunc ia ti d e l d ec reto Ba ssa nini (D.Lgs. 112/ 1998, a rt.152, c omma 3, re la t ivo a i se rvizi
fina lizza ti a l mig lio ra mento d e lla fruizione pubb lica e d ella va lorizza zione d el pa trimonio a rtistic o).
Identic o perfino il c lamore susc ita to: c on un p rima to da ric onoscere a l sec ondo, quello d i essere
riusc ito a sc ontenta re p rop rio tutti, c omp resi i ra pp resenta nti d egli enti loc a li, c he si sono sentiti
d e fra ud a ti d e lla p otestà d i leg ife ra re in ma teria d i va lorizza zione c ultura le , a p pena c onquista ta
perc entua le da ric onosc ere a i p riva ti sugli introiti d i b iglie tteria , a lmeno per i musei c he non superano i 100.000 visita tori a nnui. 33 Non c ’è testo d i riforma , c he riguard i le soprintendenze sp ec ia li (Roma, Pompei, Firenze) o enti c ome la Bienna le d i Venezia , ove non si p refiguri la na sc ita d i una Fond azione mista , pubblico-p rivata , a c ui demandare le politic he d i gestione dei beni d i riferimento: a ll’a rgomento è dedic a to, quasi per intero, il numero 2-2003 della rivista “ Aedon” .
LII
(ottob re 2001) c on la riforma d el Titolo V d ella Costituzione34. Diversa , invece, la loro sorte, benigna
solo per il primo, c he è riusc ito a supera re il coro d i p roteste dei tec nic i e d e lle a ssoc ia zioni, fa c end o
leva sulle novità introd otte da lla legge Ronc hey e sull’ a p ertura d i c red ito c onc essa a l neona to
d ic a stero Veltroni. Fin d a lle p rime sperimentazioni d e lla Ronc hey, l’ a rt ic o lo 47 µ��>z�r u�y ha , infa tti,
a p e rto la stra d a a d a lt re im p o rta nti innova zioni in ma teria d i servizi c ultura li,(…) ria ssunte nel ¼�u��9r o�>|�q s#o½q |¸�;z�r u�y-q z¾v*q¿«#u&|�qÀs��>p r1��y-z�p q (D.Lgs. 490/ 1999)35, a g li a rtic oli 112 e 113: a quelli Ronc hey
“ c la ssic i” (servizio ed itoria le e d i vend ita , d i c a ffetteria , d i ristora zione, d i gua rd a roba ) si a ggiungono
i servizi d i a c c og lienza , d i a ssistenza e d i intra ttenimento p er l’ infa nzia , d i informa zione, d i guida e
a ssistenza d id a ttic a , l’organizzazione d i mostre e ma nifesta zioni c ultura li, d i inizia tive p romoziona li,
i servizi d i p ulizia , d i vig ila nza e d i b ig lietteria . Viene p rolunga ta la dura ta d ella c onc essione
(qua d rienna le, ma rinnovabile per due volte c onsecutive) e viene introdotta la sp ec ific a c he i
se rvizi d i p ulizia , d i vig ilanza e d i b ig lie tte ria p ossono essere a ffid a ti (evid entemente a tito lo
oneroso per l’ a mministra zione pub b lica ) ad integra zione dei precedenti e a l fine d i una gestione
unita ria . Nella sepa ra zione d ei p rimi da i sec ond i, il leg isla tore ha fina lmente ric onosc iuto la loro
d iversa na tura : g li uni (i servizi c ommerc ia li) sono infa tti interamente gestiti a risc hio d i impresa , c on
tutti g li oneri a c a ric o d el c onc essiona rio e pa rte d ei risulta ti (i c a noni e le y-o�£(z*p r q u�� � a b enefic io
d ell’ a mministra zione; g li a ltri sono, invec e, gestiti d a i p riva ti a fronte d i un c orrispettivo fisso (Musei
Ca pito lini d i Roma ) o a fronte d i un c orrispettivo perc entua le sugli introiti d i b ig lietteria (Musei Civic i
d i Venezia ), sec ondo una mod a lità c he a p pa rtiene, nelle norme e nella p ra ssi, a l reg ime d eg li
a p pa lti d i p ub b lic i servizi p iù c he a quello d ella c onc essione d eg li stessi (Ca pp elli, 2002).
Nonosta nte i suoi limiti, l’ esp erimento ha a ssic ura to e a ssic ura a lc uni benefic i: m isura bili sopra ttutto
nella c resc ita dei servizi offerti a i visita tori e nella rinnova ta cura d ell’ immagine esterna dei musei,
g razie a nc he a d un uso assa i p iù ac c orto ed esteso degli strumenti d i p romozione e d i
c omunica zione. Ma misura b ili a nc he nella c resc ita signific a tiva d ell’ oc c upa zione spec ia lizza ta ,
g razie a ll’ introduzione d i a ttività nuove lega te a lla fruizione c ultura le e a l trasferimento d i a ttività
tra d iziona li d a lla g estione d iretta d ei musei e d elle Sop rintend enze a q uella d elle imp rese p riva te
(Trima rc hi, 2002)36.
Molta strada resta invece da perc orrere per l’a fferma zione d i un nuovo modello pubblico d i g estione
c ultura le - e d i va lorizza zione d el pa trimonio. Anzic hé tenta re d i mutua re sterilmente d a l mond o
d ell’ imp resa p riva ta , i po litic i p otreb bero p iù fruttuosa mente a p p lic a rsi a d una vera rifo rma d ella
struttura o rg a nizza tiva d e lle sop rintend enze , a nc ora og g i p rive d i quell’ a utonomia op era tiva e
fina nzia ria c he sola g iustificherebb e la ric erc a d i un eq uilib rio p ossib ile tra le ista nze d ella ric erc a
e d e lla tute la e le log ic he d e lla red d itività ec onomic a , d a p erseguire ma ga ri a nc he c on l’ a usilio
d ei p riva ti.’
34 Il Consiglio d i Sta to ha ac c olto i rilievi a l p rovved imento mossi da i rapp resentanti degli enti � � cali (giacché la materia di cui tratta ricade nella sfera della valorizzazione del pa trimonio c ultura le, e dunque all'interno della potestà legislativa concorrente, che ammette da parte dello Stato solo la determinazione dei principi fondamentali), secondo le previsioni contenute in Cammelli (2002). 35 Che si limita a riordinare tutte le norme esistenti, secondo quanto previsto dalla L. 352/1997, «apportando solo le modificazioni necessarie per il loro coordinamento formale e sostanziale, nonché per assicurare il riordino e la semplificazione dei provvedimenti». 36 Trima rc hi (2002, p . 25): «A d istanza d i qualc he anno (da lla rea lizza zione dei p rimi master in Economia e Gestione della cultura) si può osservare che il settore verso il quale, inevitabilmente, quasi tutti questi corsi post laurea hanno finito per indirizzare i propri studenti è quello dei servizi aggiuntivi Á¿� � Ronc hey».
LIII
Cappelli R. “10 Anni di Legge Ronchey, dalla parte del privato”
in Bodo C., Spada C. (a cura di) ÂMÃ-Ä9Ä#Å�ÆhÇ Å�È�É Ê ÊhË Ì�Í�Å9Î>Å�Ï�Ð ÃMÑ9Ì�Ê Ê ÃÀÒ�É(Ê Ç É(Æ%ÃMÐ ÎMÓ�Ç Ã�Ê Ð ÃMÔ�Õ9Õ Õ�Ö$×>Ø�Ø ØAssociazione per l’economia della Cultura
Il Mulino, Bologna 2004
L’offerta di servizi aggiuntivi ha rappresentato una prima forma di rapporto pubblico-privato
nel settore culturale in Italia. La creazione di legami pi � stretti tra soggetti pubblici e privati �
stata sostenuta anche dalla legislazione successiva; tra questa, particolare importanza riveste
quella relativa alla fiscalità .
‘ (…)E’ ag li inizi d egli a nni ’8037 c he – c on la L.512/ 1982 – vengono ema na te le p rime d isposizioni
normative tese a fa vorire, a ttra verso un sistema d i agevola zioni fisca li, le sovvenzioni d elle imprese a
titolo d i libera lità nei c onfronti d el settore c ultura le. Ta le norma tiva , pur mod ifica ta da norme c he
ha nno reso via via p iù oneroso il d ono da l punto d i vista fisca le, negli anni ’ 90 è pera ltro a nc ora
vigente per le persone fisiche e g li enti non c ommerc ia li. Per i soggetti titola ri d el red d ito d ’ impresa
invece, l’a rt.38 d ella L.342/ 2000 (Eroga zioni libera li per p rogetti cultura li)38 p reved e significa tivi
mutamenti39.
In estrema sintesi, la nuova d isc ip lina c onsente la tota le d ed uc ib ilità d a l red dito d ’ impresa d elle
eroga zioni libera li d estina te a soggetti operanti nel settore c ultura le (Sta to, reg ioni, enti loca li
territoria li, enti o istituzioni pubb liche, fond a zioni e assoc iazioni lega lmente ric onosc iute) per lo
svolg imento d ei loro c ompiti istituziona li e la rea lizza zione d i p rogrammi c ultura li nei settori d ei beni
c ultura li e dello spetta c olo.
Per qua nto rigua rda le d ona zioni effettua te negli a nni ’ 90, c ome a nche nel period o p rec ed ente – a
titolo d ella L. 512 – l’assenza d i un monitoraggio c ostante non permette d i trac c ia re un qua dro
organic o c he ne d elinei l’ utilizzo, né d i quantifica rne l’a mmonta re. Tutta via , in rag ione d ei limiti
ind ividua ti nella normativa – asc rivib ili a ll’ a ssenza d i un regolamento a ttua tivo e a lla poc o
c onosc enza d a pa rte delle imprese – si può ipotizza re c he le ind ustrie a bbiano c ontinua to a
p rivileg ia re la p iù c onosc iuta “ sponsorizzazione” rispetto a ll’ erogazione libera le40.
La ra cc olta d ei da ti rela tivi a ll’ a pplica zione d ella L.342/ 2000 nel c orso d el 2001, nei p rimi mesi d i
a pp licazione d ella d isc ip lina 41 e nel 2002, sembra d ’a ltro c anto c onferma re ta le ipotesi.(…)”
Coni S. e Dal Bozzolo L., “I Contributi alla cultura: impresa e fondazioni”
in Bodo C. e Spada C., 37 Art.3, L.512/ 1982, ¦��>¡�¢ ³¿�ÚÙ ¢ �kÛ>��� �/�&�(¢ Ü��>± ¢9��¢ � ¢ � �>Ý���±>� �+¢ ±(� �>� �>�$�k�+Û���� � ��� ��� � e a rt.12, L. 162/ 1985, Þ�����Ý�����¢ �-Û>¢ �� ¢ ±������¡�� ¢%¢ ±>� �>� Ý �>±>� ¢©�&�>� � ��°�� �&� ���/Ù ��Ý9��� �����>� � ��k ���� � ��Û>��� � poi c onfluiti TUIR (D.P.R. 917/ 1986). 38 Si è c osì aggiunto un nuovo a rtic olo nel TUIR, a rt.65, c omma 2, le ttera Û>ß ±(�>± ¢ �(� , poi integ ra to d a l Dec reto d el Ministero per i Beni e le Attività Cultura li, 11 aprile 2001. 39 Cfr. il c ontributo d i G. Chia rion Ca soni nella p rima pa rte del Rapp orto sull’ec onomia della c ultura 1990-2000, �> &à�Û�¢ � à 40 Le norme vigenti (L. 512/ 1982 e L. 163/ 1985) “ si sono rivela te , a lla p rova dell’applicazione c onc reta , estremamente modeste, essendo i vanta ggi (rela tivi a lle erogazioni libera li) ristre tti ad ip otesi settoria li e le p roc edure a bbasta nza defa tic anti(…). Per queste ra gioni, in a ttesa d i interventi p iù significa tivi da parte del leg isla tore, si è rivela to p iù semplic e per le imprese ric orrere a llo strumento delle sponsorizzazioni (…)” . Osserva torio Impresa e Cultura , 2002 41 Il regolamento a ttua tivo della L.342 fu emanato nell’aprile 2001 ma entrò in vigore, a seguito della pubblicazione sulla Gazzetta Uffic ia le, solo nel mese d i settembre dello stesso a nno.
LIV
Rapporto sull’economia della cultura in Italia 1990-2000
Op.cit.
Le politiche museali: tre modelli gestionali
Dopo aver analizzato in dettaglio le politiche sviluppate per migliorare l’offerta culturale del
nostro paese, � necessario soffermarsi sui modelli di gestione delle istituzioni culturali. Si ha
bisogno, infatti, di una profonda innovazione di tali modelli, per poter conseguire la desiderata
crescita di efficienza ed efficacia. Qui di seguito verranno presentati tre modelli gestionali, che
caratterizzano le strutture museali a livello internazionale.
‘ Il g ra d o d i a utonomia gestiona le è c iò c he influenza strettamente e positivamente l’ effic ienza ed
effic ac ia delle istituzioni museali. Il fonda mento d i questa relazione riposa sul fa tto che, per e ffetto
d ell’ autonomia , l’ insieme delle funzioni d i gestione fa ranno ca po a d un unic o c entro d ec isiona le per
c ui: áil c oord ina mento e le integra zioni d elle d ifferenti a ttività sa rà p iù semp lice; ál’ utilizzo d elle risorse (spec ia lmente quella umana ) potrà essere p iù flessib ile; ál’ ac cumula zione in un unico punto delle c onosc enze, per effetto d elle ric erc he c ond otte e
d elle esperienze matura te, potrà rend ere p iù effica ce e meno c ostosa l’ a ttività d i tutela e
c onserva zione; ála perc ezione d ei p rob lemi potrà essere p iù immed ia ta ;ála ca pac ità d i risposta , ogni qua lvolta si verific hino c ircosta nze c ritiche o uno sc osta mento tra
ob iettivi e risulta ti, sa rà p iù ra p ida ;ál’ ad eguamento dell’ offerta cultura le e dei servizi a lle esigenze della d oma nd a sa rà p iù
sollec ito; áil c ontrollo d i merito da pa rte d elle istituzioni ed enti sovra ord inati sa rà p iù effica c e; áil d ia logo c on g li â�ã ä�å9æ#ç�è&é ê�æ�ë ed il c oinvolg imento d elle c ollettività loca li sa rà p iù d iretto.
(…) Il risulta to del p roc esso d i gestione d i un museo è costituito da una p lura lità d i p rod otti ( è�ì�ã í¹ì�ã ): c onserva zione dei beni, offerta dei servizi c ultura li, prod uzione d i identità ed a ltri anc ora . L’ insieme d i
questi p rod otti deve sod d isfa re î é>ï ä�é è�ë$æðê�î�ì9â�èwâ�è�ñ�î ä�é æ , ovvero la c a pa c ità d i sod d isfa re un b isogno
c ollettivo d i tipo estetic o o storic o. Ma c hi assic ura c he le va lenze soc ia li d i un museo siano
perseguite?
Ind ividueremo tre mod elli, a ttra verso i qua li il b isogno soc ia le d i c ultura trova espressione.
• Il p rimo è un mod ello d i tipo “ ò*æ�ë-ä&ë$ñ&ç�î ñ&è ” . Qui è lo Sta to c he ind ividua e ra ppresenta i va lori
d ’uso soc ia li a ttribuiti a i beni cultura li e, quind i, a i musei, c he sono i luoghi in c ui questi beni
vengono c onserva ti per essere fruib ili. E’ lo Sta to che definisce le politiche c ultura li e le
a ttribuzioni fina nzia rie e quind i, gestend o spesso d iretta mente a nc he i musei, definisc e anc he
il mod o in c ui “ il b isogno soc ia le” d i c ultura d eve essere sod d isfa tto. Questa è la situa zione d i
molti pa esi europei, tra c ui l’ Ita lia .
• Il sec ond o è d i tipo p iù “ í�ä�ë1ã æ#ñ�î í�ä�ã î ï�è ” , nel senso che il potere d i ind irizzo e d i c ontrollo delle
c ollettività sul p roc esso d i gestione dei musei è meno med ia to. Ind irizzo e c ontrollo sono
LV
assic ura ti d a lla d iffusione sia d i strumenti forma lizza ti, c he investono la na tura g iurid ica e la
struttura d el sistema dec isiona le d ei musei, sia informali (i p roc essi d i ò*è�ï�æ�ë$ó�ä*ó�ñ&æ che
vinc ola no fortemente l’ a ttività d ella d irezione d i un museo). Questo modello c ontrad d istingue
a lcuni Paesi, c ome per esempio g li Sta ti Uniti.
• Il terzo mod ello è d i tipo “ ô'î â�ã è ” , d ove a llo Sta to, per esempio, è a ttribuito potere e c ontrollo
a ttra verso la d efinizione d egli standa rd d i tutela e c onserva zione, mentre si c erca d i
a cc resc ere la pa rtec ipazione delle c ollettività a lla definizione delle stra teg ie d i gestione
a ttra verso l’ introd uzione d i elementi d i ò*è�ï æ�ë$ó�ä*ó�ñ&æ . Ta le mod ello è ind irettamente sostenuto
d a ll’Unione Europea c he p red ilige lo sviluppo d i p roc essi pa rtec ipa tivi nei casi in c ui b isogna
fornire servizi d i na tura c ollettiva
Il mod ello “ misto” , c he può ra ppresenta re un mod ello d i riferimento anc he per i musei ita liani,
p reved e c he il c entro p rovveda :
- a lla definizione d i ob iettivi d i va lorizza zione e d i sta nda rd per la tutela e la c onserva zione;
- a ll’ a lloca zione d i risorse pubb liche (fina nzia rie ed uma ne);
- a ll’ a ttività d i monitoraggio per evita re c he, per effetto d el p roc esso d i d elega , il responsa bile
d ella gestione, invec e d i perseguire g li interessi c ollettivi, persegua i suoi interessi persona li,
d and o luogo a quel fenomeno noto nella lettera tura ec onomica c ome “ fa llimento d i Sta to” .
Il responsa bile d i gestione, in virtù d ei suoi poteri, dovrà :
- fa rsi ca ric o dei p roc essi d i pa rtec ipa zione, c oinvolgendo i p rinc ipa li â�ã ä�å�ç�è#é ê*æ�ë nella
d efinizione d elle stra teg ie d i gestione;
- d efinire una stra teg ia p luria nnua le d i va lorizzazione c he investa le a ttività d i tutela
(p rogra mma d i ric erca , restauro, messa in sicurezza ,…), la fruizione (p rogra mma zione d ella
d ida ttica , d egli eventi, d ei servizi a lla visita ,…) e lo sviluppo (p ia no d i inc remento d elle
c o llezioni, p rogra mma zione d i a ttività d i æ&ôwí�è�õ�æ�ë ô0æ#ó&ã per a c c rescere il c oinvolg imento delle
c o llettività loca li,…)
- trasforma re la stra teg ia (per na tura p lurienna le) in p iani annuali d i a zione che, d a l punto d i
vista ec onomico, si riassumono nel b ilanc io a nnua le e nella struttura .
P.A. Valentino “La gestione dei beni culturali: aspetti metodologici rilevanti”
in Le risorse culturali. Studi di fattibilità
ed esperienze di gestione Formez-Area Progetti Editoriali
2005
LVI
öLa fondazione, in pa rticola re la fond a zione d i pa rtec ipa zione, è d ivenuta strumento tip ic o d i
gestione dei beni c ultura li sta ta li a fa r da ta da l D.Lgs. 20 ottob re 1998, n. 36842. Qua le unic o vinc olo
per le future persone g iurid ic he d i d iritto p riva to, l’a rt.10 d i ta le d ec reto impone che l’a tto c ostitutivo
e lo sta tuto p reved a no, in c aso d i estinzione o d i sc iog limento d ella fonda zione, il ritorno nella
d isponib ilità ministeria le d ei beni cultura li c onferiti in uso d a l ministero. Va ric orda to c he in base a llo
stesso tenore lettera le d ella d isposizione richiama ta , il c onferimento in uso d ei beni da pa rte del
ministero ra ppresenta una d elle possib ili forme d i pa rtec ipa zione stata le a l pa trimonio fondaziona le,
e non è c ond izione nec essa ria per la c ostituzione della fond azione43. Lo sca rno c ontenuto d ella
norma ric hiamata è sta to p rec isa to, c ome noto, d a l regola mento ministeria le approva to c on d .m. 27
novembre 2001, n. 491, a l cui c ommento si rimanda per le pa rti non a pprofond ite in questa sed e44.
Anzitutto oc c orre va luta re lo sc opo c he la fonda zione mira a perseguire e l’ utilità c he il ministero per
i Beni e le Attività c ultura li può tra rre d a lla sua c ostituzione. In via genera le l’a rt.10 d el D.Lgs.368 d el
1998 p reved e, c ome noto, c he la c ostituzione o la partec ipa zione d el ministero a fondazioni sia
rivolta a l “ p iù effica ce eserc izio d elle sue funzioni e, in particola re, per la va lorizza zione dei beni
c ultura li” ; il d .m. n.491 del 2001 c irc osc rive opportunamente l’a mbito d i a ttività , p rec isa nd o c he la
fond a zione si occ upa , in pa rtic ola re, d ella gestione e d ella va lorizza zione d ei beni c ultura li e della
p romozione d elle a ttività c ultura li45.
Nello spec ifico, lo sta tuto (…) d ella (…) fond azione per la gestione d el Museo egizio d i Torino (c he è
museo sta ta le) pa re rid efinire il ra ggio d ’azione della fonda zione, se si c onsidera l’espresso richiamo
d elle d isposizioni d i c ui a l D.Lgs 29 ottob re 1999, n.490 (testo unico d elle d isposizioni leg isla tive in
materia d i beni cultura li e ambienta li), c he indubita b ilmente si oc cupa d egli istituti d i tutela d ei beni
c ultura li intesi c ome beni materia li e, c ome da tutti osserva to, tra sc ura nella sosta nza le a ttività
c ultura li46. Senza enfa tizza re il ric hiamo dello sta tuto a l testo unic o, si potrebbe semplicemente
g iustifica rlo pensa ndo c he la fond azione, qua le strumento d i gestione d i un bene musea le, d ebba
organizza re le risorse per ga ra ntire una “ ad egua ta conserva zione” del museo e d ei beni c ultura li
c onferiti (c osì, d el resto, l’a rt. 2, c omma 2, lett. a ) dello sta tuto in esame): si tra tta , in a ltri termini, del
nuc leo essenzia le e p riorita rio d ell'a ttività d i gestione, nec essa rio per poter va lorizzare g li stessi beni.
Se si entra nel vivo dell’ana lisi, c olp isc e a nzitutto l’ immed ia ta d efinizione d egli impegni c he la
fond a zione ric hied e a gli “ a ltri fonda tori” (c ioè a tutti g li a ltri soggetti, enti territoria li, enti pubblic i e
42 Per un p rimo c ommento, E. Bruti Libera ti, Il ministero fuori da l m inistero (a rt.10 del d .lg . 368/ 1998), in Aedon, n. 1/ 1999. 43 L’a rt. 10 utilizza infa tti il termine "a nc he" riferito a l c onferimento in uso d ei beni da p arte del ministero, c ome possib ile forma d i p a rtec ipazione sta ta le a lla fondazione. 44 S. Foà , Il regolamento sulle fonda zioni costituite e p a rtec ipate d a l ministro per i Beni e le Attività c ultura li, in Aed on, n. 1/ 2002; S. Foà , Il regolamento sulle fond azioni c ultura li a pa rtec ipa zione sta ta le , in Giornale d i d iritto amministra tivo, 2002, 829 ss. 45 Cfr. a rt. 1, c omma 1. 46 Per tutti ÷>ø�ù�ú�û>ù'ü ù�ý&þ þ û ÿ9û þ ������ü þ ��� ý�ü û , a c ura d i A. Ca telani e S. Ca ttaneo, in ��� ý&þ þ ý&þ ��û��û � û þ þ �ý� � �û ú û �hþ � ý&þ û ÿ� , d ire tto d a G. Santaniello, vol. XXXIII, Pa dova , 2002, e spec . D. Amirante, �©ù;ý#þ þ û ÿ9û þ ������ü þ ��� ý�ü û ����ú�ýªú���%û >ú(ù��ý� û ����1þ � ��û � ù , û ÿ9û , 755 ss. Oc c orre inoltre p resta re a ttenzione a lla d istinzione tra a ttività c ultura li ricomprese nel regime giurid ic o dei beni a sec onda c he ap paia no o meno strumenta lmente c onnesse con questi ultimi (c ome per esemp io sostenuto nel volume appena ric hiamato). Sul p unto è bene ric ordare c he non tutti i beni c ultura li ric hiedono la p resta zione d i a ttività strumenta li, o meglio non tutti i beni ric hied ono la stessa tipologia d i a ttività : nessuno d ub ita infa tti c he per i musei e le b ib lio tec he a ssuma p rimaria rilevanza l'apertura a l pub blic o e la fruib ilità dei beni c onserva ti, mentre p er un monumento assume p rima ria importa nza la conservazione (e dunque
LVII
soggetti p riva ti, d iversi da l ministero), ta nto c he il c ontenuto essenzia le d elle a ttività in p rospettiva
loro assegnate è p rec isa to a nc or p rima d ell’ ind ica zione d elle fina lità d ella stessa fonda zione (c fr.
a rt.1, c omma 4).
Lo schema è c hia ro: il Ministero c onferisc e in uso il “ museo” , inteso c ome bene musea le, c omprese
le rela tive dota zioni e c ollezioni47, mentre g li a ltri fonda tori debbono c onferire “ a degua te risorse
finanzia rie” per la c ostituzione d el fond o d i dota zione. Notevole importanza assumerà l’a pposito
“ a tto c onvenziona le” a l rigua rd o ric hiamato da llo sta tuto: lo stesso a tto, c he a tutti g li effetti
rappresenta un a cc ordo a cc essorio rispetto a lla c onc essione d'uso d ei beni48, d eve sta b ilire le
moda lità d i c onferimento da pa rte del ministero e, sotto a ltro profilo, d eve d efinire le mod a lità c on
c ui g li a ltri fond a tori si impegna no a c onc orrere a l fina nziamento d elle “ spese d i funzionamento e
d elle a ttività d ella fonda zione” , nonc hé a gara ntire la c opertura d elle spese nec essarie per la
ristruttura zione funziona le della sed e.
Rigua rd o a ta le ulteriore “ impegno” , p iù c orrettamente qua lifica b ile in termini d i obbliga zione
(tra tta nd osi d i a tto negozia le), lo sta tuto p rec isa c he siano g li stessi fond a tori ad ind ividua re, ove
nec essa rio, nuovi ed ific i idonei a llo svolg imento d elle a ttività ed a sostenere g li oneri derivanti da l
nuovo a llestimento d el museo49.
La p rima fina lità della fond azione si desume proprio da lla d isposizione appena richiama ta : la
nec essità d i reperire ca pita le per ga ra ntire a l museo, quale bene d i fruizione, d i sodd isfa re la sua
funzione na tura le , intesa non solo c ome ad egua ta conserva zione delle d ota zioni, ma a ltresì c ome
va lorizza zione e maggiore visib ilità a l pubblic o.
Ta li a ttività sono meglio p rec isa te d a ll’a rt 2, c omma 2, d ello sta tuto, a mente del qua le la
fond a zione persegue le fina lità della va lorizzazione, p romozione, gestione e a d eguamento
struttura le, funzionale ed espositivo d el museo, d ei beni c ultura li ric evuti o a c quisiti a qua lsiasi titolo e
d ella p romozione e va lorizza zione d elle a ttività musea li. Le fina lità sono dunque suffic ientemente
p rec isa te, a nche se si tra tta d i d efinizioni c he non rispec c hiano fed elmente l’ elenc o d elle funzioni d i
c ui a l D.Lgs. 31 ma rzo 1998, n.112: c osì, ad esempio, la “ va lorizza zione” riferita a lle a ttività museali e
la “ gestione” intesa c ome fina lità e non c ome mezzo per va lorizza re e a deguare l’ esposizione e la
struttura d el museo50.
(…) Il punto p iù interessante rigua rda c omunque la p revisione d ella possib ile pa rtec ipa zione d ella
fond a zione a d a ltre orga nizzazioni, c omprese soc ietà d i ca pita li, che persegua no fina lità “ c oerenti
c on le p roprie e strumenta li a l raggiungimento d egli scopi” (a rt. 2, c omma 4, lett. b ). Premesso c he
la fonda zione non ha fini d i luc ro e non d istribuisce utili51, si può ric ordare c he la p revisione in esame
la gestione sa rà orienta ta p reva lentemente in ta le d irezione). Nel c aso d i spec ie, tra tta ndosi d i un bene musea le, la fondazione deve oc c uparsi p rinc ipa lmente dell'erogazione d i un servizio a ll'utenza . 47 Il c onferimento ha dunque ad oggetto sia beni immobili sia beni mobili. 48 In genere, sulla figura dell'ac cordo e sui suoi lim iti, E. Bruti Libera ti, ��>ú��kù>ú���Úù � ��ú!�%û >ú(ù+ú(ù>û��"�ú(þ � ý&þ þ û��û��û � û þ þ # �9ø�ø�ü û �� , Milano, 1996, 119 ss. 49 Così susc itando l'impressione d i una "fondazione-veicolo" per finanzia re interventi struttura li sul museo: il c onferimento in uso da parte d el ministero, a quel punto , si ridurrebbe a i beni mobili contenuti nella sede orig ina ria , c he verrebbero trasferiti in a ltro immobile ind ividua to da i p riva ti. 50 Sulla ric ostruzione delle nozioni d i c ui a l d .lg . n. 112 del 1998, c fr. d a ultimo C. Barba ti, M. Cammelli, G. Sc iullo (a c ura d i), ÷ ü��û � û þ þ $�ù�û�ø�ù>ú û�����ü þ ��� ý�ü û , Bologna , 2003; M. Ainis, M. Fiorillo , ÷�ø�ù�ú�û�����ü þ ��� ý�ü û , in �%� ý#þ þ ý&þ $�û��û � û þ þ ý� � ¿û ú�û �1þ � ý&þ û ÿ!'&�(#û � û þ þ Bý� ) �û ú û �1þ � ý&þ û ÿ�)� # ù"�>û ý�ü ù , a c ura d i S. Cassese, II ed ., vol. II, Milano, 2003, 1449 ss.; ÷�ø�ù>ú û�ùYü ùý&þ þ û ÿ�û þ �*����ü þ ��� ý�ü û , c it., sp ec . P. Stella Ric hter, E. Sc otti, �+,�1þ ý&þ-�9þ ,&ù>û�ø�ù>ú�û�����ü þ ��� ý�ü û¿þ � ý*�">ú��1ù�� ÿ�ý��%û �ú ù¬ùÿ9ý�ü "� û ���hý��©û >ú(ù , û ÿ9û , 385 ss.; N. Aic a rd i, ��. "� �û ú�ý� ¿ù>ú>þ ¿ý� � ¿û ú�û �hþ � ý�þ û ÿ�)&ù(û�ø�ù�ú�û�����ü þ ��� ý�ü û &��hý/�0���-�kû �û ý�� û ù�þ �/ú ù�ü ü ýÚþ � þ ù�ü ý/ùú(ù>ü ü ý ÿ9ý�ü "� û �1�hý"�%û >ú(ù , Torino, 2002; S. Foà , �%ý,2�ù��1þ û >ú(ù3�ù>û�ø�ù�ú�û4����ü þ ��� ý�ü û , Torino, 2001, 33 ss.; L. Casini, �%ýÿ9ý�ü "� û ���hý��©û >ú(ù5�ù>û�ø�ù�ú�û6����ü þ ��� ý�ü û , in 7�û ÿ9û �hþ ý/þ � û ¿ù��1þ � ý�ü ù5�û+�û � û þ þ # � ø�ø�ü û �� , 2001, 651 ss. 51 Così l'a rt. 2, c omma 1, d ello sta tuto.
LVIII
rip rende la norma orig ina riamente c ontenuta nello sc hema d i regolamento a pprova to d a l Consig lio
d ei Ministri nella sc orsa leg isla tura , c he però subord ina va la c ostituzione e la pa rtec ipa zione a
soc ietà d i c apita li ad a utorizza zione ministeria le52; mentre il d .m. n.491 d el 2001 ta ce a l rigua rd o. Il
silenzio del regolamento deve essere interp reta to c ome ma nca ta imposizione d i ulteriori vinc oli
a ll’a ttività fonda ziona le, lasc ia nd o a questa le sc elte sull’ opportunità d i lega rsi ad una soc ietà d i
c a pita le(…)” . Sergio Foà
“Lo statuto-tipo della fondazione museale: il caso del Museo egizio di Torino”
In Aedon Rivista d’arti e diritto online n.2 2003, Quadrimestrale diretto da Marco Cammelli, IL MULINO
2.4 Politiche di decentramento
‘ G li a nni ’ 90, ne lle a sp e t ta tive d i tut ti g li o p era to ri d e i b eni c ultura li, d o ve va no rappresenta re un
decennio nel quale dare sviluppo e nuove risorse ad un settore c he in p re c e d e nza a ve va
e vid e nzia to una fo rte d ina mic a ed una g ra nd e a t te nzio ne d a p a rte d e ll’ op inione p ub b lic a ,
d e i ma ss med ia e ê�æ*é é98 æ&â9ã$ä�:�é î â�ç�ô;æ*ó*ã p olitic o. Ma , a ncora d i più ; d o ve va no d e finire le “ re g o le ”
d i q uesto svilup p o e t ra c c ia re i c o nfini o p e ra tivi d i c ia sc un op e ra to re , sia p ub b lic o c he
p riva to. Se g li a nni ’ 80 sono sta t i l’ e p o c a ne lla q ua le e ra esp lo so il “ fe no m e no ” d e i b e ni
c ultura li d a l p unto d i vista c ultura le , soc ia le , ec onomic o e turistic o , il d ec ennio suc c essivo
d oveva a d un temp o g e t ta re le b a si p e r fa vo rire una c re sc ita p ossib ile e a lim e nta re ta le
svilup p o . Si è riusc iti in tutto questo?
(…)Gli a nni ’ 90 c omp lessiva m ente sono sta t i un d ec ennio d i svilup p o p er il setto re d e i b eni
c ultura li d e l nostro p a ese. Anc he se la c resc ita non è sta ta q uella p ossib ile o auspicata dai p iù, e d
è semp re sta ta c ond iziona ta d a fo rt i c ont ra p p osizioni t ra i molti â�ã$ä*å9æ#ç&è#é ê*æ�ë d el setto re :
Ministe ro , Reg ioni, Provinc e e Comuni, a p pa ra ti buroc ra t ic i d e lle a mministra zioni p ub b lic he ,
a ssoc ia zioni p riva te , a ziend e p ub b lic he e p riva te, ma ss med ia , ec c .
Pe r illustra re lo svilup p o d e l d ec ennio , il d ib a t tito e i c ontra st i c he lo ha nno a c c om p a g na to e
c ond iziona to , è ind isp ensa b ile ind ic a re le g ra nd i q uestioni c he si sono tra tta te e c he sono sta te
a lla b a se d el suc c esso/ insuc c esso d i q ua nto fa tto .
Risc hia nd o fo rse una ec c essiva sc hema tizza zione , si p ossono d e finire d ia le ttic amente tre
p rinc ipa li è&í*í�è�â©î <�î è#ó�î c he possono d a re il senso del d iba ttere d i quel dec ennio:
- tutela / va lorizza zione;
- c entra lismo/ d evoluzione;
- pubblico/ p riva to.
Sono tre d ive rse a ree d i p rob lema tic ità - a nc he se m o lto c o rre la te t ra lo ro - c he ha nno
p ro fond a m ente d iviso g li op era to ri d e l setto re (spesso a nc he tra sog g ett i a p p a rte ne nt i a lla
52 Ap prova to in da ta 26 novemb re 1999 e rip orta to in =*ù���ú , n. 2/ 2000, ed ivi il c ommento d i A. Canuti, ÷ ü� ù�2�>ü ý� ¿ù�ú(þ �ý#þ þ ��ý&þ û ÿ!��ù>ü ü . ý�� þ &�>-?@�& ü 2�&�A!B!C�D�>-E�E�C�����ú # � û ))�"� ) ¿ù>ú�þ .
LIX
ste ssa a re a p o lit ic a o d i p e nsie ro ), c o nd izio na nd o fo rte m e nte il ra g g iung imento d i m olti
tra g ua rd i p ossib ili.
F�G�H I�J K�IML�K�J N"O9P Q�Q�K"Q�P N�R�I�S"G"R/T K�J U!N V�P J I�WXWXKFino a g li a nni ’ 70 i b e ni c u lt ura li e ra no un fa t t o p e r p o c hi, p e r g li st ud io si e p e r i no n m o lti
c it ta d ini c he p o sse d e va no g li st rum e nti info rm a tivi e fo rm a tivi p e r a p p re zza re un m useo o
una ra ra m o stra e lita ria . G li a nni ’ 80 ha nno rib a lta to q ue sto d a to : il p ub b lic o , le im p re se , i
p o lit ic i e i m e zzi d i c o m unic a zio ne si so no se m p re p iù inte ressa ti a q uesto se tto re e a lla
va lo rizza zione d e i suo i b e ni c he c a ra t te rizza no og ni luo g o d e l nostro p a ese . Si è d iffusa la
c o nsa p e vo le zza d e l va lo re e c o nomic o d i ta li b e ni, in q ua lc he c a so fo rse in m o d o a nc he
e c c e ssivo . Na c q ue in q ue g li a nni il te rm ine “ g ia c im ent i c ultura li” c he m o lto b e ne rie sc e a
c hia rire l’ id e a c he si sta va g ene ra nd o e le a sp e tta t ive d i svilup p o a ssoc ia te .
G li a nni ’ 90 si a p ro no c o n il g ra nd e o b ie t t ivo , d o p o a lc uni p a rzia li insuc c e ssi d eg li a nni
p rec ed enti, d i va lorizza re q uesto “ g ia c imento” . Sono sta ti c a ra tterizza ti, inve c e , d a una
p o la rizza zio ne e stre m a (e in m o lt i c a si ing iust ific a ta ) t ra i p a la d ini d e lla “ tute la e d e lla
c o nse rva zio ne ” e c hi, in no m e d e lla “ g e st ione e va lo rizza zione” , p red ic a va lo sfrutta m ento p iù
o meno ra ziona le d ei b eni c ultura li.
Lo Sta to ha in pa rte “ a b d ic a to” a lla g estione d i questa d oma nd a d i va lorizza zione , a nc he p e r le
g ra nd i d iffic o ltà le g a te a lla c o ng iuntura d e lla fina nza p ub b lic a d eg li a nni ’ 90: no n è riusc ito
a risp o nd e re d ire t ta m e nte e d ha p re fe rito e ste rna lizza re ve rso il set to re p riva to - c o n sc e lte
fo rse p ra g m a tic he , m a c he a lla lung a ha nno d imostra to molti lim iti - un g ra nd e insie m e d i
nuo ve funzio ni c he no n e ra in g ra d o d i sod d isfa re c on le riso rse d isp onib ili, p rinc ip a lmente
uma ne ma a nc he fina nzia rie . C o sì d ue a sp e t t i a sso luta m e nte c o ng iunt i e inse p a ra b ili, la
tute la e c o nse rva zio ne d el p a trimonio e la g estione e va lo rizza zione d ello stesso , e la
d isc ussione sulle p o lit ic he d i svilup p o d e l se t to re sono sta t i se m p re p iù c o nd iziona t i d a g li
inte re ssi d e i d iversi a tto ri a nzic hé d a l merito e d a i c ontenuti. Da un la to l’ a p p a ra to buroc ra tic o
e tec noc ra tic o p ub b lic o e le a ssoc ia zioni d i tute la e a m b ienta liste , c he d ifend e va no in
la rg hissim a p a rte le tesi d e lla “ tute la e c o nse rva zio ne ” c o nt ro i p e ric o li d e lla va lo rizza zione,
tra mite uno sfrutta mento d ei b eni c ultura li m ira nte a lla ma ssimizza zione d e lle e ntra te d e l
p riva to . Da ll’ a lt ro i fa uto ri d e lla va lo rizza zio ne a d o g ni c o sto , c he ved eva no - ne lla m a g g io r
p a rte d e i c a si c o n t ro p p o o t t im ism o - nei giac imenti cultura li una fo nte inesa urib ile d i svilup p o
e c o nom ic o e d i p ro fit to p e r le a ziend e p riva te o p e ra nt i ne l se t t o re , e m a l d ig e riva no i
vinc o li p re se nti ne l se t to re e im p o st i sem p re p iù d a ll’ a p p a ra to b uroc ra t ic o .
No n è un c a so c he la d ic o to m ia ã-ì�ã æ&é äZY1ï ä�é è�ë$î <+<�ä�<�î è�ó�æ'; vero e p roprio “ tormentone ” d e lla
p ub b lic ist ic a sp e c ia lizza ta d e g li a nni ’ 90, sia p re se nte so lo in Ita lia : nessun a lt ro p a e se
o c c id e nta le d ib a t te su una d isp uta c he nel m erito no n ha a lc un fo nd a m e nto e c he si
so sta nzia so lo d e g li inte re ssi c o nt ra p p ost i d i c hi g e st isc e le d ue funzioni. Il tempo e le
esp erienze sul c a mpo ha nno , neg li a nni suc c essivi, a mmorb id ito la d isp uta tra le d ue fa zioni. Chi
p rop ug na va lo sfrutta mento ec onomic o d ei b eni c ultura li ha sp erimenta to il c a ra tte re ó&è�ówí�ëkè\[ î ã d e l setto re e , d unq ue , l’ im p ossib ilità d i ric a va rne un solid o p rofitto. Da ll’ a ltra p a rte c hi ved eva
nella va lorizzazione d el pa trimonio uno sfrutta m ento ind isc rimina to e p eric o loso si è d ovuto
ric red ere a lla luc e d e ll’ evid ente m ig lio ra mento d e l sistema c om p lessivo d i o ffe rta .
LX
Ved rem o se neg li a nni suc c essivi si riusc irà a d issip a re d e l tutto q uesta op p osizio ne p riva d i ve ro
fo nd a mento .
] I�R�H O�K�J P U!WXNMIMV^IZL�N�J G�Q�P N�R�I�S"G"R/_�O1N�`�J I�W�K P O O9P U!N�J H NGli a nni ’ 90 hanno segna to, c ome ma i in p rec ed enza , un’ impressiona nte a ttività no rm a tiva d a
p a rte d e llo Sta to e d e lle Reg ioni in ma te ria d i b eni c ultura li. Si è leg ife ra to su tutti g li a sp ett i
c entra li ine renti a l sistema d ei b eni c ultura li: m od ific a nd o p o te ri e resp onsa b ilità d e llo Sta to ,
d e lle reg ioni e d eg li enti loc a li, d e finend o nuove fo rm e o rg a nizza t ive , int rod uc e nd o ne lla
g estio ne i so g g e t ti p riva t i, m od ific a nd o il reg im e g iurid ic o d e i b eni, p re ved end o nuo ve fo rm e
d i fina nzia m ento , ec c (…).
M a il p unto c e nt ra le d e l d ib a t t ito , in c a m p o no rm a tivo , è sta to senz’ a lt ro l’ o p p osizione
ñ�æ�ó�ã ë1ä�é î â�ôFè�a�ê�æ�ï(è*é ì�< î è*ó&æ�; c he ha a nc h’ e sso d iviso p ro fond a m e nte d a un la to i sostenito ri d e l
sistema sta ta le d i tute la e c onserva zione inc a rd ina to sul Ministe ro p e r i Be ni e le At t ività
C ultura li e d a ll’ a lt ro i fa uto ri d i un m o d e llo p iù d ec e ntra to a fa vo re d e lle re g ioni e d e g li e nti
loc a li. Rima nd a nd o a i sa g g i c ita t i p e r un a p p ro fond imento d e lla c omp lessa ma te ria , si d eve
q ui osserva re c he q uesta op p osizione è a nc ora a mp ia mente irriso lta . In sintesi, il tenta tivo d i
sup era re q uesta î ô�í�ä&âhâ�æ si è innesta to sull’ op p osizione d esc ritta in p rec ed enza , d elega nd o le
funzioni d e lla tute la e c onse rva zione a llo Sta to e q ue lle d e lla g estione e va lo rizza zione a g li e nti
lo c a li. Ta le rip a rt izio ne è sta ta p e ra lt ro d e finita in m o d o a m b ig uo e ta lvo lta c ontra d d itto rio
d a lle leg g i c ostituziona li e o rd ina rie c he si sono susseg uite . I risulta t i d i q uesto p roc esso d i
d evo luzione semb ra no d e lud enti. A d ista nza d i a nni il p roc e sso d i t ra sfe rim e nto d e i m use i
sta ta li a Re g io ni e d e nt i lo c a li è a sso luta m e nte b loc c a to . Va lg ono , in q uesto senso , tut te le
p erp lessità g ià c ita te sulla op p ortunità e utilità d i sep a ra re ta li funzioni tra d ue sog g etti d ist inti.
Se tentia m o d i misura re il g ra d o e la d ina mic a d e l p roc esso d i d evo luzione ne l d ec ennio ,
a b b ia m o la c onferm a d el ruo lo c entra le d e llo Sta to q ua le sostenito re e g estore d e l sistema d ei
b eni c ultura li. E, p a ra d ossa lmente , non si p uò non osserva re c he ta le ruo lo ne l d ec ennio a u-
m enta , invec e c he d im inuire : c resc e d a l 40% d e l to ta le riso rse d e l 1990 a l 50% d el 2000, mentre
il ruolo dei Comuni (23%), d e lle Re g io ni (9%) e d e lle Pro vinc e (1%) è, ne llo stesso temp o,
notevolmente d iminuito (…).
b"G'`Z`�J P c�N Id_�O9P L�KZH N�S"K�U!c�I"U!K�I V^I�c�J P R�NMV^I�J�WeP H N V^I�J J KeO1I�VZV�P H P L�P H fLa c risi d e lla fina nza p ubb lic a c he ha seg na to tutto il d ec ennio ’ 90 ha p osto a l c entro d e l
d iba ttito sulla g estione e va lo rizza zione d ei b eni c ultura li l’ a c q uisizione d i riso rse fina nzia rie
p riva te . Questo tenta tivo ha p rod o tto , ne ll’ a rc o d e l d ec ennio , un insieme d i d isp osizioni
leg isla tive c he ha nno , d i fa tto , a perto il sistema d ei b eni c ultura li a i sog g e tt i p riva ti. Da lla (…)
“ leg g e Ronc hey” a lle d isp osizioni leg isla t ive d e lla fine d ec e nnio , so no m o lte le le g g i c he
ha nno d isc ip lina to un d ia lo g o t ra il so g g e t to p ub b lic o e q ue llo p riva to . E non c ’ è d ub b io
c he , se d a un la to una p a rte d e llo svilup p o reg istra to d a l setto re si d eb b a a ll’ a p p orto d e i
sog g e tti p riva ti, d a ll’ a ltro è p ur ve ro c he le a sp e tta t ive ve rso il c om p a rto p riva to so no sta te in
m olt i casi ma l definite e, quind i, spesso non rispetta te.
Le a ttese d i un p ossib ile sfrutta mento [ è#ëÚí�ëhè\[$î ã del patrimonio cultura le da parte d e i sog g ett i
p riva t i si sono d im ostra te infond a te non ta nto e non so lo p er le d iffic o ltà e p er le b a rrie re p o ste
LXI
d a c hi osteg g ia va l’ ing resso d e l p riva to (ve d i la d ic o tomia ãhì�ã-æ*é ägY�ï�ä�é è#ëkî <�< ó"< î è�ó#æ�h6; quanto per le
ca ratteristiche intrinseche del settore, assoluta m ente ó&è�ó í�ëkè�[ î ã . Così c ome le a sp etta tive
d e ll’ a mminist ra zione p ub b lic a sui ritorni finanzia ri derivanti da lla vend ita d ei servizi aggiuntivi sono
sta te assolutamente sp rop orziona te risp etto a lle rea li p ossib ilità d el settore. Il suc c esso p rinc ip a le
d e lla “ le g g e Ro nc he y” è sta to q ue llo d i riusc ire a d a rric c hire l’ o ffe rta d e l sistem a m usea le
ita lia no d i se rvizi d i a c c og lienza d i live llo inte rna ziona le , p iuttosto c he ind ivid ua re una fonte
finanzia ria priva ta c a pa ce d i d iminuire significa tiva mente l’ onere fina nzia rio p ub b lic o.
Qua si inesistenti sono sta te le esp erienze d i c o invo lg imento d i sog g etti p riva t i ó#è*óºí�ëkè�[ î ã nel
p roc esso d i g estione musea le. Seb b ene introd otte nella norma tiva , ne l d ec ennio non si è riusc iti a
sp erimenta re forme d i sussid ia rie tà p ub b lic o/ p riva to p er la gestione integra ta - e no n lim ita ta a i
so li se rvizi a g g iuntivi - di un museo o di un bene cultura le.
Sep pure a ll’ interno d i q uesto sc ena rio a rtic o la to e sic ura mente c ontra dd ittorio , il se t to re ha
c o nosc iuto neg li a nni ’ 90 un no te vo le svilup p o d e lle riso rse invest ite . Comp lessiva m ente le
riso rse pub b lic he e p riva te d e l setto re sono q ua si ra d d op p ia te (…), passando da c irca 3.700 mld
del 1990 a i 7.197 d el 2000 (in lire c orrenti).
L’ a mministra zione p ub b lic a sostiene a nc ora la g ra n p a rte d e l c osto c om p lessivo (ne l 2000 l’ 83%
d el to ta le ) a nc he se le risorse p riva te sono a umenta te d a l 13% d el 1990 a l 17% d e l 2000, g ra zie
a l fo nd a m e nta le c ontrib uto d e lle Fo nd a zio ni d e lle Casse d i Risparmio, na te nel decennio ’ 90 e
che si sono d imostrate il solo soggetto fina nzia rio p riva to in g ra d o d i c ontribuire significa tiva mente
a llo sviluppo d el settore.
La c resc ita di risorse d isponibili a vantaggio del sistema ha garantito un significativo p otenzia mento
d ell’ o fferta d el sistema musea le e d ei beni c ultura li, in pa rtic ola r mod o nella sec ond a metà d eg li
a nni ’ 90.
Le innova tive po lit ic he d i resta uro e va lorizza zione d i molti tra i p rinc ipa li musei e beni c ultura li
ha nno d i fa tto porta to il sistema del nostro paese ad un livello competitivo con le migliori rea ltà
mondia li, ca ra tterizza to da ottimi standard espositivi e d i servizio a l visita tore (…). Se il g iud izio sullo sta to
del nostro patrimonio non può che essere positivo, non altrettanto si può dire del suo sistema gestionale e
organizzativo. I limiti della mancanza d i autonomia gestionale ed ec onomica dei musei, la
c rista llizzazione degli organic i del persona le, la manca ta integrazione di figure manageria li non sono
stati risolti ed , anzi, con l’andare del tempo si sono aggrava ti. Come ind icato nell’ opposizione ãkì�ã æ&é ä�é äZYï ä*é è�ë$î <+<�ä�<�î è�ó�æ'; la risposta del sistema sta ta le a lle nuove esig enze d el merc a to d e i visita to ri è sta ta
so lo p a rzia le e , quando risolta , come nel caso dei servizi cosiddetti “ aggiuntivi” , spesso grazie ad una
esternalizzazione verso il settore priva to non priva d i d ifficoltà 53.
Proba bilmente nel dec ennio in esame il ra pporto tra la d oma nda e l’ offerta è sta to uno d egli
a rgomenti meno c onsidera ti, o peggio trasc ura ti.
La va ria b ile “ d oma nda ” che guida e c ond iziona le azioni e le politiche d i tutti i settori d i merc a to
non è riusc ita a inc id ere significa tiva mente sull’ offerta , c he si è sviluppa ta sulla base d i sc elte
d irig istic he, spesso sc orrela te d a i fabb isogni espressi da lla domanda. Il risulta to p iù emblematico d i
tutto questo è sta to che, a fronte dell’ evidente sforzo d i va lorizza zione d el sistema musea le e dei beni
c ultura li p rod otto nel decennio, il volume d i visita tori del 2000 non è aumentato in misura a ltrettanto
significa tiva rispetto a quello d ell’ inizio de l d ec ennio. Il sistema è riusc ito solo in pa rte (ISTAT, 2002) a d
53 C fr. il c o ntrib uto d i R. Ca p p e lli ne l 7 ý #�# �� þ "&
LXII
a c quisire nuovi segmenti d i visita tori: i turisti - condiziona ti d a va ria b ili esogene a l sistema - e g li
studenti - spesso c on forme d i fruizione per molti versi d iscutibili - rim a ng o no i p rinc ip a li fruito ri d e l
sistem a m usea le e d ei beni cultura li.
Uno dei gra ndi manca ti obiettivi del decennio è sta to quello d i no n riusc ire a d a lla rg a re in m isura
c o nsiste nte la fruizio ne a i re sid e nti d e lla c it tà ne lla q ua le op e ra il m useo : in un m e rc a to
sem p re p iù c om p et it ivo ve rso i se rvizi c he usa no il tem p o lib e ro d e i c it ta d ini, il m use o è
riusc ito a p rod urre se rvizi so lo p a rzia lme nte c om p etit ivi.
Un se t to re c he , a l c o nt ra rio , ha e vid e nzia to un’ inc re d ib ile d ina mic ità è sta to quello d elle
mostre esp ositive tempora nee c he, a lla fine d egli anni ’ 80, era g ià sta to a ntic ip a to d a i suc c essi
d e lle m ostre d i Pa la zzo G ra ssi a Venezia . Neg li a nni ’ 90 si è a ssistito a llo svilup p o e a l
c onsolid a mento d i un vero e p rop rio m erc a to c a ra tterizza to d a : un sistem a d i o ffe rta
c a p illa rmente d istrib uito sul te rrito rio ita lia no , la d isponib ilità d i risorse pub b lic he e p riva te (in
la rga pa rte d ovute a sp onsor), la nasc ita d i un sistema imprend itoria le pubb lic o e/ o p riva to
spec ia lizza to nell’ orga nizzazione d e lle m ostre e , p a ra lle la m ente , la c resc ita semp re m a g g io re d i
una d oma nd a non solo e non tanto turistica o stud entesca , ma ampiamente c ostituita da c ittad ini,
residenti o meno.
Le d imensioni d i questo merc a to della “ mostrama nia ” (…) lo ha nno p orta to a d essere un vero e
p ro p rio fenomeno soc io lo g ic o e d i c ostum e , c he ha finito in m o lt i c asi per condiziona re
ampiamente la p rogrammazione e i ca ra tteri delle mostre. Attua lm ente q ua lunq ue c it tà d ’ a rte
ita lia na “ d eve ” a ve re un p a linsesto d i m ost re in grad o d i a ttra rre turisti. Alla fine d el dec ennio
questo forte sviluppo ha evid enzia to però a nche a lc uni evidenti limiti: una forte c ompetizione interna
e interna ziona le, d e lle a sp et ta tive in te rm ini d i a ud ienc e a ssoluta mente sp rop orziona te risp et to
a lla d oma nda potenzia le, un forte irrig id imento d ei musei ita liani e stra nieri - i veri depositi d ella
materia prima d elle mostre - verso i prestiti, un forte inc remento dei costi di produzione.
Purtroppo un a ltro obiettivo manca to d el decennio è sta to quello rela tivo a lle politiche d i
va lorizza zione delle risorse umane, sia da l punto d i vista qua lita tivo c he quantita tivo. A fronte del forte
inc remento d i risorse profuso nel settore, il numero d i addetti del settore pubblico non solo non aumenta ,
ma addirittura evidenzia un ca lo. Pa ra llelamente si reg istra un notevole inc remento del settore p riva to
sia í#ë èg[ î ã c he ó&è�óFí*ë-è�[ î ã c he , o ltre a d a vere un ruo lo a utonom o, ne svo lg e uno d i a ssistenza e d i
“ supp lenza” verso il sistema pubb lic o.
Alla fine d el d ecennio le nuove esigenze funziona li e d i servizio a vevano porta to a d una p ro fond a
rifo rma d el Ministe ro c he ha p rod otto un to ta le rip ensa mento dell’a ssetto e d el mod ello
organizza tivo e l’ a c quisizione d i nuove funzioni (spetta c o lo d a l vivo e c inema ). Non semb ra , p erò ,
c he ta le rifo rma , sep p ure p ro fond a , sia riusc ita a sup e ra re g li sq uilib ri e le c a renze p rese nti
a ll’ inizio d e l d ec ennio 54.
Il numero d i occupa ti del Ministero (c on l’aggiunta delle nuove funzioni) è d iminuito passando dai
23.239 d el 1991 a i 22.241 del 2001. Rimangono assolutamente ina ltera ti i g ra vi squilib ri territoria li Nord -
Sud tra organic i e persona le in servizio e il manca to inserimento d i nuovi profili professionali
ind ispensabili per consentire un’ a zione in linea c on le nuove esigenze.
Molto simile, seppur c on le d ovute eccezioni d i qua lche territorio, è la situazione degli ad detti de lle
reg ioni e d egli enti loca li c he opera no nel settore: una “ sta si” sia q ua ntita tiva (16.000 a d d etti c irc a )
54 Cfr. il c ontrib uto d i G. Marc hesi nel 7�ý #'# "� þ '&
LXIII
c he q ua lita tiva .
La g ra vità d i questa situa zione d eve essere va luta ta a nc he in rela zione a l pa ra llelo sviluppo in queg li
a nni d i una signific a tiva offerta forma tiva spec ia listic a nei beni cultura li, che ha prodotto -
c onsidera ta la stagnazione del merca to del la voro nel settore - un ò�ä&í domanda-offerta d i proporzioni
molto rilevanti, ancora oggi non risolto55. Il settore p riva to è riusc ito pa rzia lmente a “ supplire” i g rand i
squilibri e c a renze d el set to re p ub b lic o . Non d isp onend o d i d a ti re la t ivi a l so lo se tto re d e i beni
c ultura li è possib ile riferirsi a quello p iù genera li dei servizi cultura li. Il settore p riva to ó�è&óÚí#ë èg[ î ã è quello
che ha evidenzia to la d inamica p iù eleva ta , radd oppiand o il numero degli addetti nel dec ennio
(22.400 nel 2001). Ma anc he g li addetti del settore [ è�ë¹í#ë$è^[ î ã evid enzia no una c resc ita sostenuta ,
c resc end o d a i 22.637 a d d et ti del 1991 a i 31.281 del 2001.
Infine, un d a to tutto p ositivo rig ua rd a la na sc ita d i una nuova a ttenzione d ell’ a m minist ra zione
p ub b lic a ne i c onfronti d e ll’ a rte e d e ll’ a rc hite ttura c o ntem p o ra ne a . I m inist ri d e i b e ni c ultura li
d e lla sec o nd a p a rte d e g li a nni ’ 90 ha nno m o st ra to g ra nd e a t te nzione , d o p o d e c e nni d i
g ra ve t ra sc ura te zza , ve rso la nuo va a rc hite ttura . Im p orta nti c onc orsi inte rna ziona li ha nno , d i
fa tto , ria p erto il nostro p a ese verso l’ a rc hite t tura c o nte m p o ra ne a . Ne llo ste sso se g no m o lto
p o sit ivo è la c re a zio ne , a ll’ inte rno d e l M iniste ro p e r i b e ni e le a t t ività c u lt u ra li, d e lla i î ëkæ�< î è*ó�æ*j+æ*ó&æ&ë1ä�é æ í�æ&ë�é18 kÀë1ñ�ç&î ã$æ�ãkã%ì ëkä¾æ½é18 kÀë%ã$æ¶ñ�è�ó�ã$æ�ô0í�è#ë1ä�ó#æ�ä c o n g li sp e c ific i c o m p it i d i
p ro m o zio ne , so steg no e va lo rizza zione d ella c rea tività c ontem p ora nea .’
Fuortes C., Beni Culturali, pag.197 in Bodo C., Spada C. (a cura di)
Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della Cultura
Il Mulino, Bologna 2004
Gli strumenti per cooperare
Nel quadro di un processo di decentramento, il coordinamento tra i differenti soggetti coinvolti
diventa strategico. Gli Accordi di Programma, rappresentano uno dei pi � utilizzati strumenti
di coordinamento.
‘ G li a nni ’ 90 e i p rimi a nni d e l nuovo m illennio ha nno visto svilup p a rsi semp re d i p iù l’ esig enza d i
q ua lific a re sul p ia no fina nzia rio ed org a nizza tivo g li interventi nel settore. Da l moltip lica rsi d i stud i e
d i esperienze è a ppa rso, p rogressivamente, sempre p iù c hia ro c he ta nto le p o litic he p ub b lic he p er
il p a trimonio, le a ttività ed i servizi c ultura li, q ua nto l’ a p p orto fina nzia rio lib era le p riva to a l loro
svilup po ric hied ono a ffid a b ilità d eg li svilup p i p rog ettua li d eg li inte rventi, ossia ve rific a b ilità d ei
risulta ti in tem p i c e rti e c on c osti c ontro lla b ili in antic ipo.
C iò è a vve nuto , in p a rt ic o la re , ne ll’ a m b ito d e l re c up e ro fisic o e funziona le d i st rut ture
a rc heolog ic he ed a rc hite ttonic he, c he si va q ua lific a nd o c ome settore a va lenza infra struttura le ;
p e r a ltro verso , è a p pa rsa evid ente l’ esig enza d i mette re a p unto , c a so p er c a so , m isure id onee
a g a ra ntire nel temp o l’ e ffic ienza e l’ e ffic a c ia d ei servizi c he il rec up ero fisic o d i una
55 Cfr. il c ontrib uto d i E. Ca b a sino ne l 7�ý #'# �� þ "&
LXIV
d ete rm ina ta st ruttura p orta a d a tt iva re . La sostenib ilità fina nzia ria e l’ a ffid a b ilità so t to il
p ro filo d e lla c op ertura d e i c osti d i inte rvento (e p o i d i gestione) si è , q uind i, p a lesa ta q ua le
a mb ito non e lud ib ile d e ll’ a zione d i governo nel setto re .
Ne lla sec o nd a m età d eg li a nni ’ 90, il le g isla to re sta ta le ha vo luto a lt resì p rom uo ve re ,
ne ll’ a mb ito d e lle p o litic he d i svilup p o e c oesione, strumenti innova tivi d i p rog ra mma zione ,
mira nti a rend ere sempre p iù c ongruenti i tra sferimenti d i risorse fina nzia rie (da llo Sta to a lle reg ioni
e a l sistema d elle a utonomie loc a li) c on la rea le d isp onib ilità d i p rog etti d ’ intervento a ffid a b ili,
d e t t i sp e sso “ im m e d ia ta m e nte c a nt ie ra b ili” . In a ltre p a ro le , si è a ffe rm a ta la c onvinzione c he
oc c orra una sempre p iù a c c ura ta p rog ra mma zione d eg li interventi, non p iù solo in c hia ve
ec onomic a (va luta zione d el ra p p orto c osti/ b enefic i e rep erimento d elle risorse d i investimento ),
m a a nc he fina nzia ria (a ttend ib ilità d e i m od elli d i fina nzia m ento a reg ime) ed o rg a nizza tiva
(e ffic a c ia ed e ffic ienza d ei se rvizi, a llinea m ento ne l temp o fra d isp onib ilità d i riso rse e lo ro
e ffe tt ivo imp ieg o).
L’ inna lza mento d e l live llo d i a p p roc c io ha ric hiesto evid entem ente una “ c e rtific a zione” m o lto
so lid a d e lla e ffe tt iva risp ond enza d eg li inte rventi p revist i a lle p rio rità p rog ra mma tic he a ssunte
a i va ri live lli d i g o ve rno , im p onend o , a llo stesso tem p o , la messa a p unto d i sistem i c re d ib ili d i
g estio ne d e lla c om p lessità , a p a rt ire d a i p roc essi d e c isiona li fino a lla g e st io ne d e g li
inve stim e nti e d e i c o nne ssi siste m i a uto rizza to c i e d i m o nito ra g g io . La m od a lità p iù id onea
p er ra g g iung ere un ta le live llo d i “ c e rtific a zione” , p e r d a re e ffe ttiva c red ib ilità a g li a tti c he
rend ono p ossib ili inte rventi d i ta le na tura , è sta ta ric onosc iuta in un p lesso d i ist ituti p revisti g ià
d a lla L. 142/ 1990, rivisita t i so tto la d enom ina zione d i í�ë1è*ò#ë1ä�ô0ôFä�<9î è*ó&æ;ó#æ�ò�è�< î äMã$ä .
Ciò è a vvenuto sopra ttutto fra il 1996 ed il 1999, c on una serie d i pa ssa gg i norma tivi c he ha nno
“ p roc ed urizza to” in mod o innova tivo la p rog ra mma zione neg ozia ta , svilup p a nd o la na tura
“ c ont ra ttua le ” d eg li a t ti a d essa a ffe rent i (…).
In e ffe tti, la p rog ra mma zione neg ozia ta è, p rima c he una p roc ed ura , una c ultura , un m etod o d i
g overno territo ria le c he p rivileg ia il c onfronto e l’ inc ontro d e lle resp onsa b ilità ist ituziona li in una
log ic a d i sussid ia rie tà risp e tto a fo rme d i a utonomia d ec isiona le , sc io lte d a vinc o li d i
c o rresp onsa b ilità , c he c ond uc ono inevita b ilmente a lla d iva ric a zione d elle sc e lte , a lla
c onseg uente p o lve rizza zio ne d e lle riso rse , a lla insta b ilità d eg li ob ie tt ivi p rog ra m m a tic i, a lla
p e rd ita d i c o ntro llo su tem p i, c o st i e m eto d i d i re a lizza zio ne d eg li inte rventi.
Fra il 1998 ed il 1999 si è d a to vita a d una p rima fo rm a d i a p p lic a zione d eg li strum enti d e lla
p ro g ra m m a zio ne ne g o zia ta a ll’ a m b ito d e i b eni c ultura li e d e lle c onne sse a tt ività ,
ric onosc endosi p roprio in ta le settore quelle c onnota zioni d i c omp lessità d eg li interventi e d i forte
riferimento territoria le c he ben interp retano la funzione “ infra struttura le” , d i innovazione e d i sviluppo
spesso assoc ia ta , orma i, ad azioni d i restauro e d i rec upero funziona le d i beni cultura li immobili, anche
se intesi come luoghi e sedi d i istituti cultura li (ad esempio, a rc hivi, musei, b ib liotec he, tea tri, a ltre
strutture c ultura li poliva lenti).
Se la metod olog ia d ella p rogra mmazione negozia ta a ppa re idonea - g ià per la c onfigura zione d e l
q ua d ro d e lle p rio rità d i inte rvento t ra m ite un p untua le la vo ro d i a na lisi e confronto su sca la
territoria le - ta nto p iù la sua effic ac ia può misura rsi nella d efinizione del ra c c ord o fra Sta to e reg ioni,
ponend o le c onc rete c ond izioni per una puntua le c onvergenza d i va luta zioni, risorse, a ttività su
ob iettivi c omplessi qua li quelli che inerisc ono a l pa trimonio, ma anche per lo sviluppo d i “ infrastrutture
LXV
della conosc enza” c ome, ad esempio, la Ca rta del risc hio d el pa trimonio c ultura le , o a ltri sistemi
c omp lessi d i gestione d elle informazioni.
Di fa tto, la “ p rogra mma zione negozia ta ” assicura , a nc he a ttra verso un c ofina nziamento
p rec isa mente c ontrattua lizza to d i interventi c omplessi, la d isponib ilità c erta d i risorse, a fronte d i una
p rogra mmata p rogressione d i a vanzamento delle opere d a eseguirsi in suc c essive a nnua lità
finanzia rie.
Ma forse, c osa anc ora p iù importante, la p rogrammazione negozia ta potrebbe d a re c onc reta
a ttuazione a i princ ipi - ora c ostituziona li - d i pa rtena ria to (territoria le, ma non solo) e d i sussid ia rietà
(“ vertica le” , ma ta lora a nc he “ orizzonta le” ), promuovend o a zioni d i “ ascolto” e c od ec isione c on
d iversi soggetti istituziona li operanti su un medesimo territorio, e c ointeressa ti a l perseguimento d i
ob iettivi d i sviluppo soc io-ec onomico e cultura le. Di per sé, infa tti, la mera ac c entua zione della
na tura c ontra ttua le d egli strumenti d i p rogramma zione non offre soluzioni innova tive, se
l’ ind ivid ua zione dei progetti d i intervento non emerg e d a un vero p roc esso d i c onsultazione e d i
messa a punto p rec isa e puntua le nei territori interessa ti, p rofond a mente c ond ivisa d a i pa rtner.
Proprio questo a pproc c io si è visto matura re a lla fine d ello sc orso d ec ennio, a nche se g li interventi
p iù signific ativi - e , p iù in g enera le , l’ esp a nsione e l’ a ffina mento d ella metod olog ia d ella
p rogra mma zione negozia ta nell’ a mbito c ultura le - si è svilupp a ta a ll’ inizio d el p resente dec ennio.
Pur se inizia lmente p revisto p er a lt ri se tto ri d i inte rvento , l’ uso d eg li strumenti d e lla
p rogrammazione negozia ta si è d imostra to d i pa rticolare efficac ia per g li interventi cultura li, semp re
p iù c onc ep iti, p rog etta ti e rea lizza ti c ome infrastrutture, e c ome fa ttori d i svilup po d el territorio a d
inizia tiva non sta ta le ma reg iona le o a d d irittura loc a le.
Non va poi d imentica to c he la norma tiva na ziona le in materia d i sg ra vi fisca li per la cultura56
a g evola o rma i in m od o sensib ile la d ed uc ib ilità fisc a le d eg li a p p orti p riva ti a d interventi pubb lic i
d i interesse c ultura le, c ontribuend o a nc he a potenzia re la pa rtec ipa zione d ei soggetti p riva ti a lla
p rogra mma zione negozia ta sul territorio.
Risa le a l 1999 il p rim o “ a c c ord o d i p rog ra mma q ua d ro ” in ma te ria d i b eni e a ttività c ultura li,
stipula to fra il Governo na ziona le e la Regione Lomba rd ia , su p roposta d i quest’ ultima . In Lomba rd ia
g li a tti d i p rog ra mmazione negozia ta ha nno c oinvolto tutti g li a mbiti d i intervento c ultura le , d a lla
c onserva zione e va lorizza zione d el pa trimonio a lla forma zione p rofessionale d i a lta qua lific a zione,
d a i sistemi informa tivi integra ti a lle infrastrutture d ello spetta c olo. Prog ressiva mente, ta li a c c ord i si
sono suc c essiva mente estesi a molte a ltre Reg ioni (ta b .1), e il p roc esso è in c ontinua ac c elera zione.
La ta bella fornisc e un riep ilogo degli ac c ord i d i p rogramma stipula ti a livello reg iona le tra il 1999 e il
2002, d a cui risulta c he la p roc edura c ond ivisa da i assegna zione d elle risorse tramite
p rogra mma zione negozia ta ha rigua rd a to c omplessivamente, tra il 1999 e il 2002, o ltre 2.400 mld d i
lire in p reva lenza d i fonte sta ta le.’
56 C.d. “bonus per i mecenati”, art. 38 del TUIR, L. 342/2000 e relativa circolare attuativa del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (n. 107/E del 14/01/02). Sul tema della fiscalità in rapporto agli interventi di concorso privato alla tutela e valorizzazione dei beni culturali cfr. ora il Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (D.Lgs. 42/2003), artt. 31 e 120. Cfr. anche Fregni (2003, in partic. pp. 207 ss.).
LXVI
� l0m�n'o�p6p9m5q�msr�r�t�u v^w�v^w�x�u tZy^u zg{X{ z |0}-w ~Z�'� z�}-w�r�tZ�d� ������y^w t^�"w��+�������'�9�������"�
Riepilogo d egli Ac c ord i d i Programma Quad ro stipula ti c on le Regioni entro il 2002 (in milioni d i lire)
Regioni Data Stipula CIPE MBACEE.LL./
PubbliciAltre ris. Statali Totale Stato U.E. Regione Altri* Totale
Abruzzo 20/12/2002 13.980 30.264 3.253 / 47.497 581 2.885 2.052 53.015Umbria 08/03/2001 35.995 78.051 13.767 / 127.813 / 50.556 / 178.369Basilicata 13/02/2000 29.470 57.081 1.994 12.528 101.073 23.874 368 / 125.315
Emilia Romagna 08/06/2001 / 49.685 29.741 / 79.426 / 33.284 658 113.368Piemonte 18/05/2001 121.908 104.288 44.999 / 271.195 150.003 54.796 130.505 606.499Toscana 16/12/1999 47.129 61.302 23.351 / 131.782 / 33.846 / 165.628Lazio 12/04/2000 10.553 37.951 / / 48.504 / 31.213 11.734 91.451
Lombardia 26/05/1999 / 79.716 27.863 / 107.579 / 55.610 10.824 174.013Molise 09/03/2000 24.270 24.270 24.200 48.470Campania 02/03/2001 58.030 173.877 / 29.760 261.667 491.909 / / 753.576
Veneto (Sviluppo locale) 19/06/2002 10.456 / 349 / 10.805 / 4.705 / 15.510
Totale 327.521 696.485 145.317 42.288 1.211.611 666.367 291.463 155.773 2.325.214In % 14,09 29,95 6,25 1,82 52,11 28,66 12,53 6,7 100
� è#ó#ã æ^� Ministero dei Beni e delle Attività Cultura li
*Per “ Altri” si intend ono soggetti d iversi pubblic i e p rivati tra i qua li, ad esempio, fond a zioni d i orig ine ba nca ria nonc hé a utonomie funziona li (a d es. università e Camere d i c ommerc io , ind ustria , a rtig ia na to e a gric oltura ).
Petraroia P.
Gli Accordi di Programma In in Bodo C., Spada C. (a cura di)
Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della Cultura
Il Mulino, Bologna 2004
LXVII
�
�Bibliografia e sitografia tematica Le politiche di valorizzazione dei beni culturali
- Aedon, num. 2-2003 www.aedon.mulino.it - Alibrandi T., Ferri P., “I Beni Cultrali e Ambientali”, Giuffré Editore, Milano, 2001 - Antinucci F., Comunicare nel Museo, Editori Laterza, 2004 - Bellisario M.G.,“Una risorsa aggiuntiva: il gioco del lotto” in Bodo C., Spada C. (a cura
di) Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000 Associazione per l’economia della Cultura, Il Mulino, Bologna 2004
- Bodo C., Spada C., Rapporto sull’economia della cultura in Italia 1990-2000, Il Mulino, Bologna 2004
- Cappelli R., Politiche e poetiche per l’arte, Electa, Milano 2002 - Cammelli M., Il nuovo titolo V della Costituzione e la finanziaria 2002: note, in
“Aedon”, 1-2002 - Coni S. e Dal Bozzolo L.,“I Contributi alla cultura: impresa e fondazioni” in Bodo C. e
Spada C., Rapporto sull’economia della cultura in Italia 1990-2000, Op.cit. - Foà S., La gestione dei Beni Culturali Giappicchelli, Torino, 2001 - Fregni, M.C. (2003), Il regime fiscale, in AA.VV., Il diritto dei beni culturali, Bologna,
Il Mulino. - Fuortes C., Servizi aggiuntivi nel sistema mussale italiano. Vincoli attuali, obiettivi
raggiunti e possibili sviluppi futuri, in Bodo C., Spada C. (a cura di) Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000Associazione per l’economia della CulturaIl Mulino, Bologna 2004
- Grossi R., Politiche, strategie e strumenti per la cultura. Secondo Rapporto annuale Federculture 2004, Allemandi & C., Torino, 2004
- Kotler N., Kotler P., Marketing dei musei. Obiettivi, traguardi e risorse, Edizioni di Comunità , Torino 1999
- La Regina A. “Soprintendenze o musei”, in Bollettino di Italia Nostra, 384, giugno 2002, p. 8 - Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Rapporto 2000. Politiche, iniziative e
progetti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma 2001
- Petraroia, P., Il governo, in AA.VV., Il Diritto dei beni culturali, Bologna, Il Mulino, 2003
- Petraroia P., “Gli Accordi di Programma”, in Bodo C., Spada C. (a cura di) Rapporto sull’economia della Cultura in Italia 1999-2000, Associazione per l’economia della Cultura, Il Mulino, Bologna 2004
- Trimarchi M., Offerta culturale e domanda di informazione nel quadro dell’economia immateriale, in Valentino P.A. e Mossetto G. (a cura di), “Museo contro museo. Le strategie, gli strumenti, i risultati”, Rapporto dell’Associazione Civita, Firenze, 2001.
- Valentino P.A., La gestione dei beni culturali: aspetti metodologici rilevanti, in Quaderni Formez Le risorse culturali. Studi di fattibilità ed esperienze di gestione, n.33, Formez-Area Progetti Editoriali, 2005, pp. 43 e ss.
- Valentino P.A., Le trame del territorio. Politiche di sviluppo dei sistemi territoriali e distretti culturali, Sperling & Kupfer Editori, 2003
- Valentino P.A., Museo contro Museo, Giunti, Firenze 2001 - Valentino P.A., Musacchio A., Perego F., La storia al futuro. Beni culturali,
specializzazione del territorio e nuova occupazione, Giunti Ed., Firenze 1999
LXVIII
Capitolo 3
La pianificazione strategica
���� ,O�GLVWUHWWR�FXOWXUDOH�
�
Una delle cause del “fallimento” delle politiche culturali, messe in atto in Italia negli ultimi vent’anni, è la
loro scarsa integrazione con le altre politiche finalizzate allo sviluppo.
Le strategie perseguite tendevano a segmentare il settore – a privilegiare, cioè, alcuni aspetti o beni a scapito
di altri – e a separare il processo di valorizzazione dei beni culturali57 dal contesto territoriale in cui tali beni
erano inseriti.
Per superare questi limiti, per poter utilizzare le risorse culturali di un territorio anche a fini
di sviluppo locale � necessario innovare profondamente le politiche e le strategie di intervento.
Bisogna passare ad una strategia che:
• integri i processi di valorizzazione delle risorse e del territorio;
• privilegi la realizzazione di programmi integrati di azione a discapito di interventi
puntuali;
• irrobustisca le interdipendenze tra l’industria culturale e gli altri settori produttivi
presenti nel territorio;
• renda pi� agevole cogliere tutte le ricadute economiche del processo di valorizzazione;
Più in generale, è necessaria una nuova strategia che sia fondata su una forte integrazione tra la
valorizzazione dell’insieme delle risorse culturali del territorio e il sistema economico-sociale locale. Una
strategia di valorizzazione integrata può essere sintetizzata con il termine “distretto culturale” o “bacino
culturale”.
Il concetto di distretto culturale
‘Nel c orso d egli ultimi a nni, quind i, il c onc etto d i “ bene c ultura le” si è evoluto, essendo c onsidera to
non p iù in modo isola to e singolo, ma in mod o integra to a l territorio c he lo c irconda . Diventa c osì
importa nte ca pire c he il livello d i a ttra ttività d i un territorio è d irettamente p roporziona to a lla qua lità
d elle stra teg ie che g li a ttori loca li sanno da rsi.
Nasc e c osì l’ importa nza d el ma rketing territoria le il qua le c rea le c ondizioni per acc resc ere va lore a d
un territorio. Si può d istinguere tra ma rketing territoria le interno ed esterno: quello interno gua rda a lla
qua lità d ella sodd isfa zione d el pubb lic o “ d i zona ” ; quello esterno, invec e, c erc a d i c rea re le
c ond izioni nec essa rie per l’a ttrazione sia turistica sia d i investimenti d i impresa .
57 La categoria bene culturale O ormai usata con differenti significati. Serve ad indicare sia il patrimonio tangibile (monumenti, dipinti, musei, parchi archeologici, centri storici, etc.), sia quello intangibile (tradizioni, saperi, creatività , etc.), sia quello storico artistico, sia quello demo-etno-antropologico, sia quello soggetto a vincoli (giuridico-amministrativi) nella disponibilità e nell’uso, sia quello nella piena disponibilità dei soggetti.
LXIX
Il c onc etto d i �^� ��� � �g�9� �3����� �-���9�^� � è na to negli anni ’ 70 a Lond ra , qua nd o un’agenzia immobilia re
a pp licò una politica d i riva lorizza zione d i un’a rea urbana , c onsid erand o il settore c ultura le c ome un
va nta ggio c ompetitivo su c ui basa rsi.
Il d istretto c ultura le è un sistema territoria lmente delimita to d i rela zioni, c he integra il p roc esso d i
va lorizza zione d ei Beni Cultura li c on le a ltre a ttività p rod uttive, in c ongruenza c on lo sviluppo
sostenib ile58 � Esso, p ra ticamente, a ssicura un vantaggio c ompetitivo sia a ll’ � ���@�!��� � � ������� �9���-�^� � sia
a ll’ intero territorio. La forza c ompetitiva d el d istretto c ultura le, e d elle singole imprese che lo
c ompongono, d ipend e d a un’ insieme d i elementi, c ome si può nota re nella “ figura 3.1” :
�6� ���� ¡ ¢'£ ¤�¥'�+¡�¦ ¦-§� ��¨^��©��"ª�ªZ«�©6©6§ ¨^«Z¬!¨^� ©0¦- «'¦ ¦-§ ª^�'¬ ¦1�" ¡g¬ «
Affinc hé a bbia suc c esso la stra teg ia d el d istretto cultura le, si è rivela to utile la c ostituzione d i
un’ �@�"� ���-� � , o d i un ��® ® � ��� � per sta b ilire e gestire i p rogrammi d i sviluppo c omune.
Questa ���'� ���-� � può assumere d ifferenti forme g iurid iche. In a lcuni Pa esi ta le potere è sta to a ttribuito
a spec ific i uffic i d ei soggetti p romotori (g li Enti Territoria li).
In Gra n Bretagna , per esempio, g li ¯ �1� �s°@�^±���� ��²g³X�Z���Z´e® ® � ����� o µ �Z�g�¶�g®Z·/��� �9���-�^��¸"�Z� � ��¹ sono a ca po
d i uffic i c rea ti ���»º��^� per sostenere lo sviluppo loca le fonda to sull’ industria cultura le. Questi uffic i,
d iversi d a quelli responsa bili d ella c onservazione e fruizione d ei beni c ultura li, sono c ollega ti c on
�g¼^�Z��½�� � , a ppositamente c rea te per la p romozione d egli investimenti nelle a ree in c risi.
In Fra nc ia , invece, si fa ricorso a soc ietà miste c he ved ono la pa rtec ipa zione, in una soc ietà d i
c a pita le, d i soggetti pubblic i e p riva ti. Spesso, tra i soggetti priva ti, sono c omprese le banc he e, in
58 Come g ià sp iega to, lo svilupp o sostenib ile, sec ondo una definizione del 1987 della Commissione Mondia le dell’Ambiente e dello Sviluppo, è uno svilupp o in grado d i ga rantire il sodd isfac imento dei b isogni a ttua li senza c ompromettere la possib ilità delle generazioni future d i fa r fronte a i loro b isogni. App lica ta a lle risorse c ultura li, questa definizione c omporta c he le risorse possono essere fruite ma non “ c onsumate” , in q ua nto devono essere c onserva te per le generazioni future
)DWWRUL�GL�VXFFHVVR�GHO�
GLVWUHWWR�FXOWXUDOH�
Livello d i c ooperazione tre istituzioni, imprese e c ollettività loca le Ca pac ità d i
sodd isfa re d oma nd e
d iversifica te
Ca pac ità d i
integra zione
c on le industrie
Ca pac ità d i va lorizza zione integra ta d elle
risorse
Ca pac ità d i d ifferenzia rsi da lle offerte c onc orrenti
LXX
a ltri casi, è la stessa soc ietà mista a trasforma rsi in una “ cassa loca le” per la rac c olta e la
d istribuzione d i fina nziamenti e sovvenzioni.
Il d istretto cultura le, quind i, ra ppresenta una forma d i spec ia lizzazione p rod uttiva d el territorio e, sotto
questo aspetto, p resenta ca ra tteristiche c he sono c omuni a tutti i p roc essi d i ind ustria lizza zione.’
P.A.Valentino “Dal distretto industriale al distretto culturale”
in Le trame del territorio. Politiche di sviluppo dei sistemi territoriali e distretti culturali,
Sperling & Kupfer Editori, 2003
L’ economia del distretto culturale
‘ Il termine d istretto orig ina riamente ind ica va il territorio sottoposto a l d ominio d i una c ittà . In
ec onomia è sta to riutilizza to c on l’ a ggiunta d ell’ a ttributo “ industria le” per ind ic a re un territorio
c a ratterizza to, d a l punto d i vista p rod uttivo, d a l “ d ominio” d i uno spec ifico settore d i p rod uzione
(d istretto ca lza turiero, d el tessile, d el mobile, etc .) c he, insieme a lla struttura ec onomica , a veva la
forza d i ca ra tterizza re a nche le relazioni spazia li e soc ia li d i un’a rea .
Nel c aso d ell’ ind ustria ma nifa tturiera , per esempio, si è assistito, fin da lla sua orig ine, a lla tend enza
d elle imprese a ppa rtenenti ad uno stesso settore p rod uttivo, e imprese fornitric i d i quel settore, a
loca lizza rsi in una stessa a rea . I p roc essi d i c onc entra zione d ’ impresa , e la c onseguente
spec ia lizza zione territoria le, ha nno a ttra tto, g ià a ll’ inizio d ello sc orso sec olo, l’a ttenzione d i numerosi
stud iosi, da l soc iologo Max Weber a ll’ ec onomista Alfred Ma rsha ll. Le rag ioni ec onomic he d i questo
fenomeno, nell’ ela bora zione da ta sopra ttutto da Ma rsha ll, sono a nc ora oggi a lla base della
c osiddetta “ teoria industria le” 59.
In sintesi, la c onvenienza ec onomica a lla c onc entrazione territoria le d i imprese a ffini e d i quelle
fornitric i d ipend e, sec ond o Ma rsha ll, d a l fa tto c he l’ insediamento in una stessa a rea d i imprese dello
stesso settore e d i quelle d el suo ind otto può:
• d a r luogo ad un merc a to d el la voro in g rad o d i offrire a g li imprend itori “ opera i d ota ti
d ell’ a b ilità spec ia le d i c ui essi ha nno b isogno” riduc end o, d a l la to d elle imprese, il c osto del
lavoro e a cc resc end o, d a l la to d ella forza la voro spec ia lizza ta , le possib ilità occ upa zionali;
• offrire la possib ilità a lle singole imprese p rod uttric i dei p rod otti fina li d i a c quisire g li imput
ric hiesti d a i p roc essi d i p roduzione a c osti minori;
• permettere l’ esterna lizza zione d i fa si d el p roc esso p roduttivo ( �\�'� �!���-��� ��¼ ) a lle p ic c ole imprese,
in mod o ta le c he anche queste possano c onseguire “ ec onomie d i sca la ” ;
• rend ere p iù fluida l’ informazione e fa vorire l’ innova zione d ei p roc essi e d ei p rodotti in qua nto
“ il la voro buono viene g iusta mente a pprezza to; i meriti d elle innova zioni e d ei perfezionamenti
d elle mac c hine, nei p roc essi e nell’ organizza zione genera le dell’ impresa , sono p rontamente
d isc ussi: se un uomo formula un’ idea nuova , questa viene a cc olta d a a ltri e c oord ina ta c on i
loro suggerimenti, da ndo così orig ine ad a ltre nuove idee” ;
59 A. Marshall, ¾!¿ À Á�Â�À Ã'Ä Å�Æ�Ç"È�É�Â'Ç�Á�Ç�Ê�À Â�Æ , Mac millan, London 1920 (trad . It. ¾!¿ À Á�Â�À Ã'À!Ë'À�Å�Â"Ç"Á�Ç"Ê�À Ì , UTET, Torino 1957). Per la derivazione marshalliana della teoria del d istretto industria le si rinvia a M. Bellandi, “ Il d istre tto industria le in Alfred Ma rsha ll” , in Í�Î À Á�Ë^Ï�Æ�Ð ¿ À Ì , 3, 1982, e G. Bec a ttini, “ Riflessioni sul d istre tto industria le marshalliano c ome c onc etto soc io-ec onomico” , in Ñ�Ð Ì�Ð Ç)Å5Ê)Å"¿ Â�Ì�Ð Ç , 25, 1989.
LXXI
• d a r vita a forme d i mic ro-c orpora tivismo in g rad o d i assicura re la necessità flessib ilità e d i
rid urre la c onflittua lità perché in un’a rea c irc osc ritto “ le forze soc ia li c oopera no c on quelle
ec onomiche: vi è spesso forte a mic izia fra imprend itori ed opera i” .60
La c ontiguità spa zia le permette, c ioè, c he “ l’ integra zione e la c omplementa rietà fra le singole
imprese non risulta no da legami forma li interimpresa , ma si esp licano in forme miste c onc orrenzia li-
c oopera tive.” 61
In definitiva , la c onc entra zione e la spec ia lizza zione territoria le, per ra g ioni d i va ria natura , c rea delle
�^���Z����³X� � poiché: si rid ucono i c osti d el la voro per e ffetto sia d i un inc remento d ei c osti d i
forma zione sia d i una c resc ita d ella p roduttività d eriva nte da lla maggiore flessib ilità nell’ uso d ella
forza la voro; si rid uc ono i c osti d i a pprovvig ionamento degli input in seguito sia ad un p iù d iretto
rapporto c on i fornitori sia a lla possib ilità d i ottenere economie d i sca la a ttra verso una sc omposizione
d el c ic lo p roduttivo; si d iffond e p iù fac ilmente l’ innovazione sia d i p roc esso sia d i prod otto.
Il d istretto cultura le assicura , a lle istituzioni e a lle imprese c he opera no nel suo ambito, d ifferenti
va nta ggi non d issimili da quelli a ppena illustra ti. Infa tti, il p roc esso d i va lorizza zione d elle risorse
c ultura li, orga nizza to nelle forme d i d istretto, può:
1. a cc resc ere l’effic ienza c omplessiva d el p roc esso sopra ttutto per qua nto rigua rda l’utilizzo d el
“ ca pita le umano” . I servizi per la tutela , la c onserva zione e la fruizione hanno b isogno d i una
manod opera qua lifica ta per c ui questi servizi potranno essere rea lizza ti p iù fa c ilmente e c on
minor c osto nelle a ree in cui in c ui g ià esiste una forza la voro c on le qua lifiche p rofessiona li
ric hieste (…).
2. c rea re ec onomie esterne. Rend e per esempio p iù conveniente l’ insed iamento nell’a rea d i
imprese ed itoria li, informatic he, a rtig iane e c osì via . A sua volta , la p resenza d i queste imprese,
oltre ad a cc resc ere g li impa tti ec onomic i d el p roc esso d i va lorizzazione, può ridurre i c osti d i
a c quisizione degli input. È a nche vero c he questo p roc esso può verifica rsi solo se esiste un
c erto livello d i c onc orrenza tra le imprese che p rod uc ono g li input;
3. fa vorire la d iffusione d elle innova zioni.(…). Nelle a ree in c ui è maggiormente ra d ica to un
p roc esso d i va lorizzazione d ei beni cultura li è p iù fac ile , infa tti, rileva re la p resenza d i imprese,
in genere d i p ic c ole d imensioni, c he hanno sviluppa to p rod otti multimed ia li o d i
c omunica zione ad hoc ,c he ha nno ela bora to spec ific i softwa re per la c a ta logazione, c he
ha nno innova to, c on l’ela bora zione d i tec nic he spec ific he, le a ttività d i restauro. La p rossimità
territoria le e la c onc orrenza fanno sì c he, c on p iù rap id ità , il Ò!���^Ó�º��^Ó d i un’ impresa possa
essere a c quisito da i c onc orrenti, i qua li, a loro volta , p otrebbero ulteriormente perfezionarlo e
a rric c hirlo.62
La p rod uzione d i innova zione nec essita d i ulteriori qua lifica zioni. Le a ttività d i ric erc a e sviluppo
c ostituisc ono uno dei punti d eboli d el d istretto industria le. La ric erc a industria le p resenta a ttua lmente
c osti eleva ti c he non sono sostenib ili da lle p ic c ole e med ie imprese.(…). Il p roc esso d ’ innova zione nel
settore d ella c ultura è, in parte, d ifferente. In questo settore si ha b isogno, in misura a nc ora maggiore
60 Le c itazioni sono tra tte da A. Marshall., Ç�Ã�Ô Â�À Ð Ô (ed . it.), pp .260 e sgg. 61 G.Beca ttini, Õ^À Æ%Ð ¿ Å�Ð Ð À+À Á�Ë^Ï�Æ�Ð ¿ À Ì�Ä À6Å5Ê�Ì�Ë�Å�À Á4Ö Ð Ì�Ä × , Bolla ti Boringhieri, Torino 1998, p .29. 62 Ci sono a lmeno tre ragioni per sp iga re l’a lta c onc orrenzia lità interna a i d istretti: la contiguità elimina i monopoli sp azia li; la perc ezione p iena e immedia ta delle mosse dei conc orrenti nel d istre tto induc e risposte p iù p ronte; la c ontiguità aggiunge un tra tto p ersona le, d ’ invid ia e d i emula zione, a lla riva lità puramente c ommerc ia le . In c onc lusione, il d istre tto industria le è un’a rea in c ui c ’è un c lima conc orrenzia le med iamente p iù ac ceso c he nel resto d el sistema ec onomic o” . (G. Buc a ttini, Ç�Ã�Ô!Â"À Ð ., p .49)
LXXII
d el settore ind ustria le, d i immissione d i Ò����^Óغ��^Ó p rovenienti da l settore pubblic o d ella ricerc a e, in
primo luogo, d a lle università . La ricerc a d i base, c ome c onosc enza storica , a rtistica e ma teria le d egli
oggetti, svolge nel proc esso d i va lorizza zione d elle risorse c ultura li un ruolo stra teg ic o e non può
essere surroga ta da i risulta ti d ella ricerc a a pp lica ta a utonomamente, svolta da lle imprese operanti
nel settore.(…)
Il p roc esso d i innova zione in questo settore d eve, perc iò, essere sorretto da ll’ a ttività d i ric erca d i
università ed a ltri c entri spec ia lizza ti e la p resenza sul territorio d i d ipa rtimenti e fac oltà universita rie,
impegnati in spec ific i p rogetti d i ricerc a , potrebbero ra ppresenta re una vera e p ropria “ ec onomia
esterna ” per il p roc esso d i va lorizza zione. In a ltri termini, non è suffic iente, per sostenere lo sviluppo d i
un d istretto cultura le, c he la c onosc enza sia “ tac ita ” , ma è necessa ria la p resenza d i p roc essi d i
c onosc enza fina lizza ti e “ c od ifica ti” 63.’
P.A.Valentino Op.cit.
Sperling & Kupfer Editori, 2003
Sviluppo locale e distretto culturale: il vantaggio competitivo
‘ Le ra g ioni c he ha nno c ontribuito a lla sperimenta zione d i politiche territoria li integra te d i
va lorizza zione d elle risorse c ultura li sono sta te d iverse. Una p rima “ raziona le” g iustifica zione era
fornita da l � � �Z��� , in forte c resc ita , d el settore turistico c he a pa rtire da gli a nni Otta nta si stava
trasforma nd o, in termini d i red d ito p rod otto e occ upazione, in una tra le p iù g rand i, se non la p iù
g rand e ind ustria a livello mond ia le. Inoltre, tra i va ri segmenti d ella d oma nda turistica , si a ndava
a cc resc end o il ruolo del turismo c ultura le, c he sembrava potesse c ostituire un p iù a ffida bile vo la no
per lo sviluppo loc a le, perc hé meno soggetto ag li anda menti sta g iona li.
Alla c resc ita d el turismo c ultura le si a cc ompa gna va la c resc ita d ella d omanda c ultura le (visite a
mostre, musei e pa rc hi a rcheolog ic i), per c ui l’ intero settore d ella cultura c ominc ia va ad assumere
una funzione ec onomica p rima ignora ta .
La c ultura , quind i, nella sua forma ta ngib ile e intangib ile, è c onsidera ta d a molta lettera tura
ec onomica c ome una risorsa che può c ontribuire sotto va ri aspetti a llo sviluppo economic o. È a nc he
vero, però, c he la rileva nza ec onomica del settore c ultura le è assoc iata spesso solo a lla sua
c a pa c ità d i a ttra rre turismo. La c a ra tteristic he ec onomic he d ella relazione tra c ultura e turismo
possono essere c osì sc hema tizza te:
1. la risorsa c ultura le è in g ra do d i a ttra rre visita tori in una d a ta a rea ;
2. i visita tori generano una spesa ;
3. ta le spesa si tra sforma in red d ito e in ca pita le per lo sviluppo loc a le.
Ma la d oma nda turistica trad iziona le è solo una delle tante d oma nde che i p roc essi d i va lorizza zione
possono mettere in moto. Se si foca lizza l’a ttenzione solo sulla d oma nda turistica , non si c onsidera il
ruolo ec onomico della d oma nd a espressa :
- d a lle c ollettività loca li, importa nte non solo in termini d i pa rtec ipazione e d i identità ;
63 La d istinzione tra Ð Ì�Â�À Ð�ÙÚÁ�Ç"Û�Ä Å"Ë�Ü�Å e Â'Ç�Ë�À È À Å�ËdÙÚÁ�Ç'Û�Ä Å�Ë�Ü�Å è sta ta introdotta da Polanyi M., ¾�Å"¿ Æ1Ç�Á�Ì�ÄÚÙÚÁ�Ç'Û�Ä Å�Ë�Ü�Å"ÝÞ Ç'ÛgÌ�¿ Ë�Æ'Ìd¾�Ç�Æ%Ð ß à\¿ À Ð À Â"Ì'Ä6¾�á�À Ä Ç�Æ�Ç�Ã'á�× , University of Chic ago Press, Chic ago, 1962.
LXXIII
- d a i “ visita tori remoti” , c he ra ppresentano un a ltro cana le per l’ ���+²����1� ��½�� �Z����â9ã d ei p rod otti e
d ei servizi c ultura li;
- d a llo stesso p roc esso d i va lorizza zione in termini d i p rodotti e servizi nec essa ri c ome � �'²@�'� ; - d agli ind ividui e d a lle imprese, c he possono essere loc a lizza te anc he a ll’ esterno d i una da ta
a rea territoria le, per g li a ltri �\�"� ²ä�"� p rod otti d a ll’ ind ustria cultura le.
Per poter sollec ita re, d a un la to, e a ppaga re, d a ll’a ltro, tutte queste d oma nd e, evid entemente il solo
possesso d i risorse c ultura li non è suffic ienti. È nec essa rio mettere in a tto spec ifiche stra teg ie d i
integra zione e pa rtec ipa zione e opera re in un’a rea suffic ientemente infrastrutturata in termini d i
a cc essib ilità , d i servizi c ultura li e territoria li, e c on un buon livello d i effic ienza med ia d ovuta a lla
qua lità d el ca pita le soc ia le ed uma no d isponib ile e a i comportamenti d ella Pubblica
Amministra zione.
Ma , insieme, il p roc esso deve d isporre d i una ³������6�$�"�-� � � ��� d i d oma nda suffic iente ad assic ura re il
raggiungimento d el fa ttura to nec essa rio per rendere c onveniente g li investimenti d i ca pita le. La
massa c ritica d i d oma nda sa rà p iù fa c ilmente rea lizza ta quand o le risorse c ultura li sono loca lizza te in
un’a rea urba na o in p rossimità d i un’a rea metropolita na . Nelle a ree rura li, la rea lizza zione d i un
mod ello d i sviluppo fonda to sulla va lorizzazione d elle risorse cultura li p resenta maggior d iffic oltà per
d ue rag ioni:
• è p iù d iffic ile ra ggiungere significa tivi livelli d i fa ttura to (massa c ritica d i d oma nd a );
• le dota zione d i servizi territoria li sono, in genere, p iù sca rse in termini qua ntita tivi e qua lita tivi.
Il p roc esso d i va lorizza zione delle risorse c ultura li, quind i, p resenta , d a l punto d i vista ec onomic o,
a lcune pec ulia rità . La p rima deriva d a l fa tto che il p roc esso d i va lorizza zione è un p roc esso d i
“ p rod uzione c ongiunta ” , in g ra do c ioè d i p rod urre, nello stesso tempo e c on una da ta
c ombina zione d i � �'²@�"� , una p lura lità d i p rod otti in g ra d o d i sodd isfa re d omande d iversifica te. Una
sec onda spec ific ità è effetto d ell’ irrip roduc ib ilità d i g ran pa rte delle risorse utilizza te da l p roc esso d i
va lorizza zione. Questa a ttribuisc e un potere d i monopolio a l detentore d ella risorsa , c rea nd o in
questo mod o una � �^���^� � �å�^� ® ® ���-�Z��½�� �^� � (o un p lusprofitto) per i p roduttori. Le risorse cultura li
rappresentano una sorta d i “ forza na tura le soggetta a monopolio” , c he è a d isposizione unicamente
d i c oloro c he a bbia no la d isponib ilità d i queste risorse. Nel caso d i risorse “ non mobili”
(monumenti,pa rc hi, c entri storic i, etc .), c iò c omporta che l’ insieme d elle a ttività della filiera cultura le,
loca lizza te nel territorio d i insed iamento d i queste risorse, sono potenzia lmente in g rad o d i
a ppropria rsi d i quote d ella rend ita d ifferenzia le p rodotta . Questo è uno d ei motivi per cui, c on
riferimento sopra ttutto a lle risorse “ non mobili” , non ha senso c hied ersi qua le sia il “ va lore d i merc a to”
d el pa trimonio c ultura le. Questo va lore potrebbe essere d etermina to solo c ome c apita lizzazione
d elle rend ite d ifferenzia li p rod otte.
Nel p rossimo sc hema è rappresenta ta la ® � � � ���-�æ²Z�-�^�@�"�9� � ±����g����²��-�^�����%�6�æ�^�"±��^� ���-� ½0½!��½�� �Z��� d elle risorse
c ultura li; per filiera si intende l’ insieme d ei settori p roduttivi che c ontribuisc ono in mod o significa tivo
a lla messa in a tto del p roc esso d i va lorizza zione d elle risorse cultura li d i un territorio.
La filiera nel p roc esso d i va lorizza zione dei beni cultura li è c omposta , quind i, da :
• a ttività rese opera nti nell’ a mbito del p roc esso d i va lorizza zione e fina lizza te a lla tutela ,
c onserva zione e fruizione delle risorse stesse;
64 Nella domanda d i servizi c ultura li p roveniente da soggetti non residenti, il va lore della spesa genera ta nell’a rea si c onfigura c ome Å�Æ1Ã�Ç�¿ Ð Ì"ç%À Ç�Á�Å .
LXXIV
• imprese il c ui fa ttura to è d etermina to in modo a pprezza bile da lla d omanda d i � ��²ä�"� per il
p roc esso d i va lorizza zione;
• imprese c he fa nno pa rte d ei settori c he pa rtec ipa no in mod o significa tivo (per
spec ia lizza zione d ei p rodotti o servizi e non per la d imensione ec onomica d ella loro offerta )
a lla fornitura d egli input necessari a lla rea lizza zione d elle a ttività d i va lorizza zione.’
P.A. Valentino Op.cit.,
Sperling & Kupfer Editori, 2003
La storia di un concetto
‘Se si p roc ed esse a d ana lizza re la na sc ita dei d istretti cultura li, d a un punto d i vista storic o, si
noterebbe c he questa stra teg ia d i intervento è sta ta utilizza ta , a pa rtire d agli a nni Otta nta , per
sostenere i p rogra mmi d i riqua lifica zione e rigenera zione d i a ree urba ne sia in g rand i metropoli sia in
c ittà d i minor d imensione. Quind i mentre in Ita lia si c erc a va no, senza soluzioni d i c ontinuità , ob iettivi
e c ontenuti, nuove politiche c ultura li, negli a ltri paesi ind ustria lizza ti veniva no perseguite politiche d i
va lorizza zione d elle risorse cultura li e ambienta li fortemente integra te c on il territorio c he ha nno inc iso
significa tivamente a nc he sui p roc essi d i sviluppo loca le.
Stra teg ie integra te d i va lorizzazione sono sta te rea lizza te in molte c ittà d ella Gran Breta gna
(Glasgow, Liverpool, Manchester, etc .) e in a ltre c ittà europee c ome Rotterda m, Ba rc ellona e
Bilba o65.
Politiche integra te d i va lorizza zione delle risorse c ultura li (ta ngib ili o intangib ili) sono sta te messe in
a tto sopra ttutto in c ittà o in a ree territoria li c olp ite da lla c risi d el settore ind ustria le c he “ libera va ” sia
forza la voro (d isocc upa zione) sia spa zi urba ni (fa bbric he e d epositi in d isuso). La va lorizza zione
integra ta d i tutte le risorse d el territorio ha ra ppresenta to in questi ca si per la collettività , e per le
munic ipa lità c he l’ hanno sostenuta c on c ospic ui finanzia menti pubblic i, un ca mbiamento struttura le
d el mod ello d i sviluppo c he fino a llora aveva ca ra tterizza to il territorio. Un mod ello d i sviluppo c he,
c ome viene c hia ramente definito nel Piano Stra teg ico Cultura le d i Barc ellona , d eve essere ca pac e
d i trasforma re una c ittà industria le in una c ittà d i servizi tra ina ti d a lla cultura ; un mod ello d i sviluppo,
c ioè, sostenib ile e fonda to sulla c onosc enza 66.
Oggetto d istintivo, “ ma rchio” d el p roc esso d i va lorizzazione d iventa va una pa rtic ola re risorsa
c ultura le ( ���%�6�g� ): quella c he poteva a ttribuire a lla c ittà (o a l territorio) un va nta ggio c ompetitivo
rispetto a i potenzia li c oncorrenti o per il p reg io della risorsa o per la qua lità d ei p roc essi d i
va lorizza zione messi in a tto. Per questa rag ione in a lc uni c asi si è punta to sull’ a rte contempora nea , in
a ltri sullo spettac olo da l vivo, in a ltri sul pa trimonio monumenta le o sulla stessa c ittà c ome “ c ittà
museo” e in a ltri a nc ora sui p rodotti tip ic i d ella cultura materia le e immateria le.
Nella quasi tota lità d ei casi, però, non si è p roc ed uto solo a lla va lorizza zione d ella risorsa c he da va il
“ ma rc hio” a ll’ a rea , ma sono sta ti a ttiva ti p roc essi “ integra ti” d i va lorizza zione: p roc essi, c ioè, c he
investiva no su un’ insieme d i, p iù o meno a mpio, d egli �����Ú�g� d el territorio.
65 Per ma ggior dettag li si rinvia a Í0ÌèÆ%Ð Ç"¿ À ÌèÌ�Ä@È Ï�Ð Ï�¿ Ç"Ôêé�Å�Á�À\Â�Ï�Ä Ð Ï�¿ Ì�Ä À ësÆ-Ã�Å"Â�À Ì�Ä À ç1ç+Ì�ç%À Ç"Á�ÅìË�Å�Ä@Ð Å�¿ ¿ À Ð Ç"¿ À ÇìÅìÁ"Ï!Ç�í!ÌÇ"Â"Â�Ï�Ã'Ì"ç0À Ç�Á�Å . A c ura d i P.A. Va lentino, A.Musac c hio, F.Perego, Giunti Editori 1999 Cap .3. 66 Ajuntament de Barc elona , Institut d e c ultura , î�Â"Â"Å�Á�ÐäË�Å»àäÏ�Ä Ð-Ï�¿ ÌìïXÃ�Ä ÌðÅ�Æ�Ð ¿ Ì�Ð Å�Ü"À Â$Ë�Å�ÄZÆ�Å"Â'Ð Ç�¿4Â�Ï�Ä Ð Ï�¿ Ì�Ä^Ë�Åé�Ì�¿ Â�Å�Ä Ç�Á�Ì , Ba rc elona 2000
LXXV
In Ita lia , politiche integra te d i va lorizza zione d elle risorse (ta ngib ili e intangib ili), in pa rtic ola re quelle
c ultura li, sono sta te porta te a va nti in a lc une c ittà , c ome a Ferra ra , Genova , Rovereto, solo a pa rtire
d agli a nni Nova nta , mentre, in Tosc ana (Va l d i Cornia ) e in Sic ilia (Va l d i Noto), sono sta te effettua ti
p roc essi d i sviluppo loc a le p iù a livello territoria le c he urba no.
In definitiva , la stra teg ia integra ta d i va lorizza zione d elle risorse d i un territorio è sta ta quella c he ha
d a to vita a lle ñ^�'����²Z�9�g�^� � ����� , c on il p iù ba sso d ifferenzia le tra ob iettivi e risulta ti.’
P.A. Valentino Op. cit.,
Sperling & Kupfer Editori, 2003
Caratteristiche e tipologie del distretto culturale
‘ (…) L’ elemento centra le dell’ ec onomia loc a lizza ta che ca ra tterizza il d istretto è la c rea zione d i
c onosc enza e la sua c irc olazione. In genera le si può d ire c he il p roc esso d i genera zione e d iffusione
d ella c onosc enza risenta della c rea tività d i ambienti comp lessi, della fertilizzazione inc roc ia ta d i
idee tra settori, a ttività e a ttori molto d iversi tra loro, c he sono c ara tteristiche tip ic amente urba ne.
(…) In un c ontesto d istrettua le l’ ac quisizione d i c onoscenza tend e a seguire una log ica d i rete,
ba sa ta sulla vic ina nza , a ssume mod a lità non forma lizza te e d i d iffic ile misura zione, e si fonda
sull’ esistenza d i beni pubb lic i loca li (c ome possono essere quelli d i na tura c ultura le), g razie a i qua li la
trasmissione a vviene in un c ontesto ristretto e la c onosc enza risulta d iffic ilmente a c cessib ile ag li
a ttori esterni a l d istretto.
Queste ca ra tteristiche sono risc ontra b ili nella formazione d i aggrega zioni p roduttive d i spec ifica
pertinenza c ultura le, c osì da poter pa rla re d i veri e p ropri “ d istretti c ultura li” ?
Le linee d i ricerc a p iù significa tive seguono due strad e: una a ffronta il tema del d istretto c ome
��� �!��� ��� d i a ttività , l’ a ltra si conc entra sul d istretto c ome obiettivo p rogettua le, e quind i c ome risulta to
d i una spec ifica a zione d i ²g�^� � ��¹ , c rea nd o g ià ad un livello fonda ziona le una notevole d isc rasia
rispetto a lla lettera tura c lassic a sui d istretti, c he sottolinea la sc a rsa rileva nza d ella ²���� � �Z¹ nella
forma zione d elle aggrega zioni d istrettua li.
Per qua nto rigua rda il p rimo c aso è emblematico l’esempio d ell’ industria c inematogra fica
hollywood iana , sorta a ll’ interno d i una g ra nd e metropoli e orig ina ta da lla d isintegrazione vertica le d i
g rand i imprese ford iste. Per il sec ond o caso, ¸��-�Z� � ��â�ò sostiene c he: “ mentre il d istretto p rod uttivo si
c ostituisc e in mod o spontaneo ed è il risulta to d i inizia tive non p ianifica te d i una p lura lità d i agenti,
quello c ultura le è c onc epib ile c ome c ostruzione volonta ria d i a genti politic i c he ind ividuano nel
pa trimonio c ultura le l’ asse stra teg ic o d i un mod ello d i sviluppo” .
Una linea “ interventista ” è seguita a nc he d a Santaga ta 68, c he pone l’a ttenzione sulle istituzioni c he
sovra intend ono l’ a vvio e lo sviluppo d ella formula d istrettua le, mettend o in evidenza il ruolo d i tutela
eserc ita to d a i d iritti d i p roprietà (c he però possono essere a pplica ti solo a d etermina te tipolog ie d i
p rodotti c ultura li) e quind i delle istituzioni c he ne gara ntisc ono l’ a pplicazione. In questo filone d i stud i
non viene p resa in c onsidera zione la c omponente essenzia le d el d istretto ma rsha lliano
rappresenta ta da ll’ ambiente soc ia le, foc a lizza nd o l’a ttenzione p iù c he a ltro sulla c omponente
organizza tiva .
67 Preite M., La va lorizzazione del pa trimonio c ultura le in Tosc ana : una va lutazione d i a lc une esperienze, Fondazione Mic heluc c i, Firenze, 1998. 68 Santaga ta W., “ Sarà a d istretti la c ultura del 2000” , in Il Giorna le dello Sp ettac olo n° 185, febbra io 2000.
LXXVI
(…) Le forze c he a limentano il va nta ggio c ompetitivo nei settori cultura li p resentano molte a na log ie
c on quelle c he Porter ha ind ividua to c on riferimento a i d istretti ind ustria li. La stra teg ia settoria le
d eve, a nc he qui, p reved ere un g iusto livello d i c oopera zione tra istituzioni ed imprese opera nti nel
settore, a ffinc hé la rela zione tra g li a ttori non osta c oli la c onc orrenza ; sa per a ttra rre la d oma nda
c he interessa e non essere, quind i, “ sc hia vi degli ac quirenti” ; sta b ilire relazioni eque c on i fornitori
(per la med esima rag ione); sp ingere la c ittà o il territorio verso una maggiore spec ia lizza zione
d ell’ o fferta e d ifend erla , stab ilend o però a llo stesso tempo un buon livello d i ���g�-Ós���-Ò!� ��¼ c on le a ltre
rea ltà ec c ellenti espresse da a ltri c ontesti loc a li. Tutte c ond izioni c he in la rga pa rte d evono essere
ga rantite a monte dello sviluppo d istrettua le per assic ura rne il suc c esso, e c he sono inc orpora te
nella “ cultura d i sfond o” che dà orig ine a l d istretto.
(…) Il mod ello d i d istretto c ultura le d i Santa ga ta69 tiene c onto in maggior misura d elle c ond izioni
immateria li c he stanno d ietro a llo sviluppo d ella forma orga nizza tiva d istrettua le. Sa ntaga ta p rend e
in c onsiderazione la g loba lizza zione d ei merc a ti c ome ulteriore elemento a fa vore d el ruolo d el
settore c ultura le c ome motore d i sviluppo. La g loba lizza zione non ha solta nto c ond otto ad un
a mpliamento d ei merca ti, ma ha porta to ad un significa tivo c ambiamento nella struttura delle
imprese.(…). Siamo d i fronte ad una d ema teria lizza zione dei vec chi p rodotti industria li, a fa vore d i
una d ifferenziazione nei c ompiti, a ll’ interno d ella quale la c ultura e g li input intangib ili assumono un
ruolo sempre p iù importa nte.
Quind i, mentre la g loba lizzazione porta ad una d eloc alizza zione d elle imprese a lla ricerc a d i la voro
a basso c osto, la sostenib ilità del p roc esso d i c resc ita risulta essere sempre p iù p rofond a mente
lega ta a lla c ultura loca le, c he non può essere srad ica ta ma va a l c ontra rio c oltiva ta nella sua
spec ific ità . In quest’ ottica lo sviluppo d i un d istretto c ultura le rispond e a ll’ esigenza d i rend ere
sostenib ile lo sviluppo, p rod urre beni basa ti sulle c onosc enze esistenti e le trad izioni loc a li, rend ere
c ompetitivi i paesi non da un punto d i vista dei minori costi, ma d a quello della maggiore qua lità d ei
p rodotti.
Nella visione d i Santaga ta , i d istretti c ultura li sono, quind i, d efiniti in base a l bene c he p rod uc ono,
id iosinc ra tic o e basa to su c reatività e p rod uzione intellettua le, c he agisc ono c ome fa ttori d i
va nta ggio c ompetitivo. Le c onosc enze tac ite e persona li fa nno pa rte d i un sistema d i informa zioni
c he è a llo stesso tempo libero d i c irc ola re, ma c ircosc ritto a ll’ interno d i una c omunità e d i uno
spazio geogra fic o d efinito d a esperienze ind ividua li. Questo tipo d i beni risulta no, quind i,
id iosinc ra tic i, perc hé la loro c rea zione, p rod uzione e d istribuzione d ipend e da lla trasmissione d i
c onosc enze, a nc he persona li, e da ll’ esperienza ind ividuale.
Sa ntaga ta 70 d istingue qua ttro d iversi tip i d i d istretti cultura li: l’ ó ���@�!��� � � �^��·ô��� �1���-�^��°�� ��� � � �^� , l’ ó ����� � �1�"� � �Z�'�Z�·ô��� �9���-�^��°\� ��� � � �^� , il õ��!�6����³ö·ô��� �9��� �^��°�� ��� � � �^� e il õ��g� � �Z²g�Z� � � �g�M·)��� �9���-�^��°�� ��� � � �^� . La c reazione d i un d istretto c ultura le d i stampo ind ustria le p resuppone un c ontesto soc io-
ec onomico ben d efinito e c onduc e a d ue tip i d i c onseguenze: ogni tenta tivo d i sviluppo a ll’ interno
d i un c ontesto non a d eguato è d estina to a l fa llimento; inoltre, il d istretto è frutto d i un lungo period o
d i inc uba zione e non c i sono fa ttori spec ific i che assic ura no la nasc ita e la d iffusione d ello sp irito
69 W. Santaga ta , Cultura l d istric t, p roperty rights and susta inab le ec onomic growth, EBLA Center WP. 01/ 2002 e Some effec t of c rea tivity on fashion ma rket b ehaviour, EBLA Center WP 05/ 2002. 70 Santaga ta W., à4Ï�Ä Ð Ï�¿ Ì�Ä+Ë�À Æ%Ð ¿ À Â�Ð!Ì�Á�Ë/Å'Â�Ç"Á�Ç�Ê)À Â5Ë�Å�í�Å�Ä Ç�Ã�Ê)Å"Á�Ð , mimeo, EBLA Center, Università d i Torino, 2003.
LXXVII
imprend itoria le c he deve sostenerlo. In a ltre pa role, è una forma d istrettua le d el tutto a uto-
organizza ta e p riva d i istituzioni tra ina nti.
La sec onda tipolog ia d i d istretto p revede la p resenza d i istituzioni forma li nel cui a mbito vengono
tutela ti d iritti d i p roprietà e d i ma rchio. Sono d iritti d i p roprietà c ollettivi, c he permettono a lle
istituzioni d i tutela re il ca p ita le cultura le d ella c omunità c he ra ppresentano. All’ interno d i questo
quad ro trova no spazio d ue d ifferenti modelli c ultura li definiti c ome “ cultura per la qua lità ” e “ c ultura
d el �Ú��±���� �g±�� ±!� � ” . Il p rimo mod ello c ultura le p resenta a ttori il c ui ob iettivo è quello d i ra ggiungere a lti
standa rd qua lita tivi: essi investono in reputa zione, in tec nolog ie d i c omprova to va lore, nella
funziona lità e nell’ estetica d ei p rod otti. Il bene c he viene p rod otto a ll’ interno d el d istretto god e d i
una reputa zione c ollettivamente ric onosc iuta , spesso a ttra verso una d enomina zione d i orig ine, e
assolve a l ruolo d i c olla nte a ll’ interno d ella c ollettività . (…). Questo modello, basa to sulla ric erca
d ella qua lità e sulla reputa zione a c quisita , permette a l d istretto d i c onquista re una nic chia
d imerca to, ma ric hiede anc he d i d over sostenere a lti c osti per g li investimenti, per c oltiva re
d etermina te ca tegorie d i consuma tori, e per sviluppa re una c a pa c ità c omunica tiva ad egua ta a l
p rodotto c he viene offerto. Il sec ond o mod ello è ma ggiormente a perto nei c onfronti d el
c onsumatore e pone la massima a ttenzione a quelle c he sono le c a ra tteristiche d ella c omunità
a ll’ interno della qua le è c olloc a to il d istretto. La d imensione esperienzia le del c onsumo è qui
c entra le, per c ui c ’ è una pa rtic ola re c ura nei c onfronti d ella c rea zione d i quelle c ond izioni d i
sensib ilizza zione dei c onsuma tori c he permetta no a c ostoro d i a ffronta re l’ esperienza
nell’ a tteggiamento d isposiziona le p iù c orretto e p iù conforme a l sistema simbolic o e va loria le d el
territorio c he esprime il p rod otto.
In entrambi i c asi, c omunque, la ric erca d ella qua lità , nei p rod otti e nel ra pporto c on il
c onsumatore, sono elementi ca ra tteristic i della stra teg ia , insieme a lla p resenza d i elementi
intellettua li e inta ngib ili. I mod elli si c olloc ano a ll’ interno d i un sistema d i tutela dei p rod otti.
(...) Le resta nti tipolog ie d i d istretto sono d efinite da Sa ntaga ta c ome ÷������+� ø�·ô��� �9���9�^�"°�� ��� � � �g� , e sono
la õ��!�Ú����³ù·ô��� �9���9�^�'°�� ��� � � �^� e la õ��g� � ��²��Z� � � �^�æ·ô��� �1���9�Z�'°@� ��� � � �^� , c he si ca ra tterizza no d a un la to per il
rec upero d el pa trimonio a rtistico e da ll’ a ltro per la rivita lizza zione d i a ree urba ne.
Il d istretto musea le è d i solito c olloca to a ll’ interno d el centro storic o. Gra zie a lla sua d ensità
loca lizza tivi ra ppresenta una fonte d i a ttra ttiva per visita tori e turisti. Di solito sorge g ra zie a l
c ontributo pubblic o e d ietro inizia tiva d elle amministrazioni loca li (o in a lcuni casi c entra li), c ome nel
c aso d el d istretto istituziona le, e na sc e per va lorizza re ���%�6�g� cultura li g ià d isponib ili e d i g ra nde
va lore, ric hied end o ingenti investimenti inizia li, c he possono c oinvolgere, in aggiunta a ll’ opera tore
pubb lic o (ma ma i in sostituzione d i quest’ ultimo), a nc he soggetti p riva ti. Il suo c ontributo a lla
ric chezza d ella c ittà e d el territorio c oinvolge va ri settori: p rima d i tutto il turismo cultura le e i rela tivi
servizi d i ac c oglienza e d i trasporto, ma a nc he l’ offerta c ultura le c olla tera le che può (e a nc he in via
d i p rinc ip io d eve) potenzia re l’ offerta c ultura le tra ina nte. Tutto c iò c ontribuisce non solo ad
inc rementa re il livello d i a ttività d ell’ ec onomia loca le, ma anc he il ca p ita le simbolic o ed identita rio
d ella c ittà , c he d iviene p iù nota e p iù a ttraente, non solta nto per i flussi turistic i, ma a nche per quelli
d egli investimenti e per le sc elte loca lizza tive d ei p rofessionisti qua lifica ti. Ovviamente un d istretto del
genere d eve ricerc a re la sua d imensione ottima le, ogni singolo museo d eve possed ere una
p rogettua lità p ropria ed essere in g rad o d i tessere rela zioni significa tive c on a ltre rea ltà loca li o
LXXVIII
extra -loc a li, d eve possed ere una sua forza p ropulsiva in termini d i ca pac ità produttiva , qua lità
d ell’ o fferta , visib ilità .
Il ra ggiungimento d ella d imensione ottima le permette non solo d i genera re esterna lità positive, ma
a nche d i c onseguire ec onomie d i sca la e d i va rietà fonda menta li per lo sviluppo d el d istretto. Le
p rinc ipa li esterna lità sono da te:
- d agli effetti d i ����� Ó5���-Ò : l’ a lta d ensità musea le c onc entra ta in uno spazio d elimita to permette
d i ac c resc ere l’ offerta c ultura le per i visita tori, g ra zie a i lega mi c rea ti c on a ltri musei, d isc ip line,
eventi, luoghi d i intra ttenimento;
- d a un a umento nei c onsumi: l’ aumenta ta offerta porta il c onsuma tore a tra rre una maggiore
utilità da l c onsumo del p rodotto offerto in un c ontesto p iù ric c o e stimolante;
- d a ll’ ottimizza zione nell’ uso d el tempo: la p resenza d i strutture, d i ma nifesta zioni, d i eventi
c onc entra ti nello spa zio e nel tempo sono una fonte d i a ttra ttiva per residenti e non;
- d a ec onomie d i sca la e d i sc opo: si sviluppa l’ offerta d i servizi ac c essori, le a ttività possono
essere programma te seguend o un c a lenda rio spec ific o e una stra teg ia c entra lizza ta , c on
ovvi va nta ggi in termini dec isiona li e d i riduzione d ei c osti.
Anc he il d istretto metropolita no permette a lle a ree urba ne d i c rea re opportunità d i sviluppo
a ttra verso le a ttività c ultura li, c ome strumento per c ontra sta re il dec lino d i settori ind ustria li ma turi, e
per sviluppa re una nuova immagine per l’ intera c ittà . Può essere ind ividua to a ll’ interno d i un’a rea
urba na i cui ed ific i sono spec ifica ta mente d estina ti a lle ²����9® ���-³�� ��¼ì���9� � , a i musei e a tutte quelle
organizza zioni e quei servizi che sono c ollega ti a lla sfera c ultura le. All’ interno d i questo mod ello
d istrettua le si possono d istinguere d ue tipolog ie d i c ittà : la c ittà d ’a rte e la c ittà d ella cultura .
La c ittà d ’a rte è una c ittà pa rtic ola rmente ric ca d i monumenti storic i, musei, c hiese, pa la zzi (c ome
possono essere Venezia e Firenze), pa rtic ola rmente inc line a lla c onserva zione d i sé stessa , e
tota lmente id entific ata c on il suo ca ra ttere d i a ttra ttiva per turisti (tanto da essere spesso vic ina a
c ostituire nella sua interezza un d istretto musea le).
Una c ittà d ella c ultura , d iversamente, è una c ittà anch’essa ric c a da l punto d i vista del pa trimonio
a rc hitettonic o, ma c he non si c onc entra esc lusivamente sulla c onserva zione, c erc a nd o invec e d i
genera re sviluppo c ultura le a ttra verso il c osta nte sforzo d i ampliamento d ella qua lità d ell’ o fferta e
d i a ttra zione d i persona lità e p rogettua lità a rtistic he interessa nti. Offre strutture ad egua te in c ui g li
a rtisti possono esprimersi e la vora re, supporta nd oli c on il c onferimento d i risorse, op portunità
p romoziona li e spa zi c omunic a tivi. Si mostra p iù effic iente nella p rod uzione d i ric c hezza c ultura le,
tangib ile e non, a ttra verso la c onc entrazione d i ca pita le cultura le e orga nizza tivo. Questo d istretto
è in g rad o d i rispond ere a due d istinte esigenze: da un la to la d oma nd a turistic a , d a ll’a ltro la
d oma nda dei residenti in termini d i mig liore qua lità della vita .
I qua ttro tip i d i d istretto ind ividua ti da Santaga ta sono tra loro potenzia lmente c omplementa ri e
quind i c ompatib ili, a nche se inc arnano d iverse c onc ezioni d ello sviluppo c ultura le. (…) Per quanto
suggestiva e interessa nte, q ueste tipolog ie d i d istretti cultura li rimane a nostro pa rere a nc ora lega ta
a d una c oncezione troppo pa rzia le d el d istretto : i qua ttro c asi sono p iù sezioni pa rzia li d i un mod ello
d istrettua le vita le , p iuttosto c he mod elli c a pac i d i svilupparsi e d i perma nere autonomamente(…). In
effetti, una forma effic ac e e sostenib ile d i orga nizza zione d istrettua le ����� �1���-��ø1ñg���+�Z� nec essita d i una
p rofonda � ��� ��¼��-��½�� �Z�'� d elle qua ttro forme ind ividua te ed ha b isogno d i:
- una auto-orga nizza zione d i ba se, c he nasc e da una capa c ità imprend itoria le;
LXXIX
- una forma evoluta d i tutela e d i p romozione c ongiunta d elle p roduzioni d el sistema loc a le e
d ella loro va lenza esperienzia le;
- un rec upero c onserva tivo;
- una va lorizza zione del pa trimonio c ultura le p reesistente, c he non d eve nec essa ria mente
essere un pa trimonio d i ecc ellenza mond ia le, ma è fonda menta le per d a re a l sistema loc a le
fisionomia e identità ;
- una ca pa c ità d i p rodurre e fa r c irc ola re idee cultura li innova tive, inserend o il sistema loca le
a ll’ interno dei network d ell’ec c ellenza p roduttiva in uno o p iù ambiti cultura li spec ific i.
(…) Per pa rla re dunque d i d istretto cultura le oc c orre la c onc omita nza d i un c erto numero d i
c ond izioni:
• l’ esistenza d i una base imprend itoria le sensib ile a g li ob iettivi d i va lorizzazione cultura le, non
solta nto in qua nto soc ia lmente meritori, ma a nc he in quanto necessa ri per la p ropria stra teg ia
d i c rescente orientamento a ll’ innovazione;
• la c onoscenza e l’ identific a zione d iffusa del sistema loca le nei c onfronti d el p roprio
pa trimonio c ultura le;
• l’ a pertura verso le nuove forme d i espressione cultura le e la ca pa c ità d i ���g� Ó5��� Ò�� ��¼ nei
c onfronti delle rea ltà cultura li d i ec c ellenza in un o p iù c ampi c ultura li spec ific i;
• l’ esistenza d i una amministrazione loca le c he si impegni a svolgere un ruolo d i fa c ilita tore
istituzionale e a inc entiva re le rea ltà c ultura li loca li d i ecc ellenza ;
• la d isponib ilità d i un pa trimonio immobilia re d i qua lità stra teg icamente loca lizza to da
riqua lifica re e da d estina re a lla p rogramma zione c ultura le d i qua lità ;
• l’ esistenza d i una rete d i istituzioni pubbliche d i va ria na tura ca pac i d i monitora re c on g rand e
a ttenzione la qua lità d ell’ offerta cultura le e d i sostenerne fina nzia riamente lo sviluppo, maga ri
c on il pa rzia le a pporto d i soggetti p riva ti c he perseguono una p ropria politica d i
responsa bilità soc ia le nei confronti d el c ontesto loc a le;
• l’ esistenza d i istituzioni ed uc a tive interessa te a perseguire una forma zione d i ecc ellenza nel
c ampo delle nuove p rofessiona lità c ultura li e tec nolog ic he.’
Sacco P.L. e Pedrini S.
Il distretto culturale: mito o opportunita? Dipartimento di Economia “S. Cognetti de Martiis”
International Centre for Research on the Economics of Culture, Institutions, and Creativity
(EBLA) Working paper No. 05/2003 Università di Torino
3.2 La Programmazione integrata
L’economia che si viene a realizzare intorno al concetto di distretto � caratterizzata dal fatto
che i legami economici tra i diversi attori partecipanti al processo di valorizzazione dei beni
culturali sono particolarmente fragili e difficili da mantenere.
LXXX
Nella figura 3.2 � rappresentata una schematizzazione degli attori coinvolti nel processo di
gestione dei beni culturali:
Figura 3.2: I principali stakeholder del processo di gestione dei beni culturali
Il distretto culturale e il processo di integrazione
‘Proprio per la fra g ilità d i questi lega mi ec onomic i (…) è nec essa rio c he, a ttraverso un a cc ord o
d iretto ed esplic ito, i d ifferenti soggetti che pa rtec ipa no a l p roc esso d i va lorizza zione, fissino g li
ob iettivi c omuni e g li strumenti in g rad o d i d eterminare sia la c apac ità c ompetitiva del p roc esso
a ttiva to sia la qua lità (c ultura le e soc ia le) d ei suoi �\�"� ²ä�'� . La nec essa ria c onnessione tra i c omportamenti d ei singoli ric hied e, in p rimo luogo, c he tutti i
pa rtec ip ino, c on d iverse responsa bilità , a lla d efinizione d ell’ ob iettivo c omune. A q uesto sc opo d ovrà
essere c rea to un luogo in c ui tutti i soggetti si possano inc ontra re per la d efinizione d ell’ ob iettivo
c omune.
Responsabile gestione dei
beni culturali
&ROOHWWLYLWj�ORFDOL�Addetti nell’attività di gestione
Ricercatori, esperti e studiosi
Enti territoriali e forze politiche
Forze economico/sociali
Associazionismo, mass media, etc.
LXXXI
Ma la d efinizione d ell’ ob iettivo da sola non basta . Bisogna d efinire le a zioni (i p rogetti) c he ogni
soggetto deve rea lizzare, g li obb lighi (ec onomic i e non) c he le pa rti si assumono e g li strumenti per
c ontrolla re che tutti stiano opera nd o, pur inseguend o il p roprio ob iettivo spec ific o, per la
rea lizzazione d ell’ ob iettivo c omune. Il ²��\�9� �ú� ��� �-� � ���-� �^� � può c ostituire il momento ed il luogo in cui si
d efinisc e l’ ob iettivo c omune, ma a questa sc elta d eve essere c ollega ta una stra teg ia d ’ intervento
c he sia in g rad o d i c oord ina re, monitora re e trovare momenti d i unifica zione tra le va rie azioni (i
p rogetti) c he i singoli si impegnano a rea lizza re.
Il p rogra mma d egli interventi – � ��� �Z¼��9�\� � poic hé deve c oinvolgere soggetti e a ttività molto
d iversifica te – non può essere d efinito �����ð� �^���1��³ , ma deve essere d ina mico nel senso c he d eve
c omprendere a nc he g li strumenti per a pporta re le mod ifica zioni p roposte da ll’a ttività d i
monitoraggio implementa te.
Per p roc ed ere a lla definizione e a ttuazione d i un p rogra mma integra to e d inamic o, è nec essa ria
una serie d i passaggi. In p rima a pprossimazione, la p roc edura per la p rogramma zione integra ta e la
gestione degli interventi potrebbe essere c osì struttura ta :
• gli Enti territoria li svolgono il ruolo d i p romotori; si fa nno, c ioè, c a ric o d i identifica re e
c oinvolgere g li a ttori p rinc ipa li del p roc esso d i va lorizza zione c he si vuole a ttiva re. Nella
d efinizione d el p rogra mma b isognerà c oinvolgere: il “ responsa bile” della tutela e
c onserva zione d ei beni cultura li; g li a ltri soggetti pubb lic i interessa ti a lla rea lizza zione del
p rogra mma d i sviluppo (es. Sta to, istituzioni e enti – naziona li e c omunita ri – università , ec c .); i
soggetti p riva ti (imprese, a rtig iani, ba nc he, ec c .); i sinda ca ti e i rappresenta nti d elle c o llettività
loca li ( assoc iazioni, imprese d el “ terzo settore” , ec c .);
• l’ insieme d ei soggetti interessa ti proc ed e a ll’ identifica zione d elle opportunità e vinc oli del
p roc esso d i va lorizza zione, spec ific and o: i segmenti d ella d oma nda da a ttra rre, la c a pa c ità d i
c a ric o d elle risorse c ultura li, il c omplesso d ei servizi c he potranno essere d oma nd ati e g li
eventua li d efic it d i offerta , e c osì via ;
• sulla base d ei risulta ti d ella va luta zione d i opportunità si può, da un la to, p roc edere a lla
d efinizione degli ob iettivi d i sviluppo c he si vogliono perseguire e, d a ll’ a ltro, a lla c ostituzione d i
un’ �@�"� ���-� � o d i un �"® ® � ��� � per la d efinizione e gestione d el p rogra mma . Questa a utorità
d ovrebbe, in pa rte, svolgere le funzioni d i “ opera tore d i c omunità ” , ma , sopra ttutto, d ovrebbe
a vere il c ompito d i p roc edere a : una spec ifica d efinizione del p rogra mma d a rea lizza re (a zioni
d ’ intervento, soggetti responsa bili delle singole a ttua zioni, forme d i finanziamento, ec c .); una
va luta zione ��û/�g��� � delle azioni p roposte e d ell’ intero p rogra mma ; un monitora ggio � �X³X�Z�^� ��-��� sulla rea lizzazione d egli impegni a ssunti da ogni soggetto ed ��û4²������ sui risulta ti c onseguiti.
Le singole fasi d el p roc esso d i p rogramma zione potrebbero essere ulteriormente spec ifica te, ma per
queste tema tic he si rinvia il lettore a lla lettera tura c he le ha g ià d iffusamente a ffronta te.71
Il ® � �^Ó*��º����1� sottostante a l p roc esso d i p rogra mmazione b revemente d esc ritto in prec ed enza può
essere ra ppresenta to c ome nella fig .16. Da qua nto finora detto si può nota re come il p roc esso d i
71 La sottova lutazione d i questo aspetto è p resente a nc he nel d oc umento elabora to d a l Ministero del Tesoro per il convegno “ Cento idee per lo sviluppo” [ c fr. Dipa rtimento per le p olitic he d i sviluppo e d i coesione (a c ura d i), à�Å�Á�Ð ÇØÀ Ë�Å"ÅØÃ�Å�¿)Ä ÇèÆ1í�À Ä Ï�Ã�Ã�Ç�Ô�ÑÚÂ�á�Å�Ë�ÅØË'ÀêÃ�¿ Ç�Ü�¿ Ì�Ê�Ê�Ìýü�þ�þ!þ!ß ü�þ�þ!ÿ , Ministero del Tesoro, del Bilanc io e della Programmazione economica , Roma 1998]. In q uesto doc umento vengono, c on molto dettag lio, analizza te tutte le fasi del “ c ic lo della p rogrammazione” , ma non viene dedic a ta la nec essaria a ttenzione a lla fase d i gestione del p rogramma.
LXXXII
progra mma zione sia c omplesso, l’ equilib rio tra i d ifferenti interessi non sempre stab ile, la redd itività d i
a lcuni interventi d ifferita nel tempo per c ui il risulta to potrebbe risulta re ad a lto rischio(…).’
P.A. Valentino Strategie innovative
per uno sviluppo economico locale fondato sui beni culturali
in La storia al futuro. Op.Cit
Figura 3.3: Il processo di programmazione da inserire
LXXXIII
La gestione delle istituzioni culturali in un modello di programmazione integrata ‘ Il tema d ella gestione assume nel settore cultura le una p ropria spec ific ità c he d eriva sia da lle
qua lità intrinsec he d egli “ oggetti” c he vengono definiti “ beni cultura li” , sia da lla spec ific ità d el
“ va lore d ’ uso” c he a questi beni viene a ttribuito; ovvero, d a lle re lazioni che si ista urano tra g li
oggetti ed i d ifferenti “ soggetti” c he sono g li utilizza tori, a ttivi o passivi, d ei beni c ultura li.
(…) Le ca ra tteristic he intrinsec he d ei beni c ultura li e quelle d eriva nti da lle rela zioni che si d evono
stab ilire c on i fruitori a ttua li e potenzia li, c omporta no c he il p roc esso d i gestione d ei beni c ultura li
d eve essere in g rad o (…) d i perseguire qua ttro g ra ndi ob iettivi:
1. ga rantire c he siano messe in a tto tutte le inizia tive, in primo luogo le a ttività d i c onosc enza ,
nec essa rie a tutela re il bene;
2. p roc ed ere a c onserva rlo integro e a utentic o per le genera zioni future;
3. mettere in a tto p roc essi d i va lorizza zione c he siano sostenib ili e c ompatib ili c on l’ insieme d ei
significa ti c oagula ti nei d ifferenti beni. La va lorizzazione, tenend o c onto d i un a ttributo
rela tivamente rec ente d ei p roc essi d i gestione dei beni cultura li, d eve intendersi sia d i
na tura c ultura le che ec onomica ;
4. a ttiva re i p roc essi d i va lorizza zione e c ond ivisione c he siano in g ra d o d i c omunic a re le
va lenze a i fruitori ( ������������� ����� ) ed a cc resc ere le rela zioni d i appa rtenenza (il va lore
identita rio) tra beni e c ollettività .
(…) Il p roc esso d i gestione dei beni cultura li, tenend o c onto d eg li ob iettivi e dell’ insieme d ei
vinc oli72(…), si ca ra tterizza per la p resenza d i spec ific he funzioni (…). Una gestione effica ce ed
effic iente richiede p rima d i tutto c he, c ome in tutti g li a ltri settori, sia possib ile p rogra mma re g li usi
d elle risorse uma ne e finanzia rie che, d irettamente o ind irettamente, inc idono su tutte le a ltre
funzioni. Nella situa zione ita lia na , i responsa bili dei p rocessi d i gestione dei beni c ultura li non hanno in
genere la possib ilità d i p ianifica re l’ uso d i queste risorse e, per questo motivo, non sono spesso in
g rad o d i raggiungere a ccetta b ili livelli d i effic ienza ed effic ac ia opera tiva . (…) Avere un c erto
g rad o d i a utonomia solo per la p rogra mmazione delle risorse fina nzia rie – per esempio, nella
fissa zione d elle politic he ta riffa rie o nell’ a ttiva zione d i politiche per la rac c olta d i fond i – può essere
assolutamente inutile se c ontempora neamente non si ha la possib ilità d i gestire il persona le non solo
in termini organizza tivi, ma a nche per qua nto rigua rda i p roc essi forma tivi o i sistemi p remia li.
Le a ltre funzioni c he in ord ine d i d ipend enza , c a ra tterizzano la gestione d ei beni cultura li sono:
- la � �������� . Ra ppresenta un’a ltra funzione stra teg ica in quanto d iretta mente o
ind irettamente influenza tutte le a ltre(…);
- la ������ ����� �������������������������� ����� . In questa funzione si d evono c omprend ere g li interventi d i
manutenzione, l’ ad egua mento delle d ota zioni infrastruttura li (…), la p rogramma zione d elle
postazioni d i c ontrollo, l’ ind ividuazione e l’ implementazione d ei sistemi d i p rotezione d elle
c ollezioni e d elle persone e c osì via ;
72 I vinc oli d i c ui il responsa bile della gestione dei beni c ultura li deve tener c onto p ossono essere d istinti in Å�Æ1Ç�Ü�Å�Á�À(sistema g iurid ico, Æ�Ð Ì�Ù�Å"á�Ç�Ä Ë�Å�¿ , risorse fina nziarie, risorse umane), c he derivano da a lc une c a ra tteristic he intrinsec he dei beni c ultura li, ed Å�Á�Ë�Ç�Ü�Å�Á�À (pa rametri: fisic i, c ultura li, soc ia li…), c he derivano dal c ontesto in c ui c i si trova ad opera re.
LXXXIV
- la ������������ ����� �"!�� ��#�$ %&����� ����� . La funzione c omprende le moda lità d i p resenta zione d elle
c ollezioni, le p red isposizione d i eventuali spa zi espositivi, le forme d i assistenza a lla fruizione
(…), la d isponib ilità d i materia le p romoziona le, le moda lità d ella d ivulga zione (…) e c osì via ;
- l’ offerta d i ������'� ���(��$ $ �)�'� ��� � . Questa funzione inc lude l’ ind ividuazione d ella tipolog ia e
moda lità d i eroga zione dei prod otti e d ei servizi a sostegno del visita tore (lib reria , c a ffetteria ,
telep renota zioni, ec c .), d elle a ltre a ttività c he possono fa vorire la visita c ome a l
“ c oncessione” d i spa zi per la rea lizzazione d i a ltre a ttività c ultura li (…), e c osì via ;
- lo �*��� $ #��&����!&��$ $ ������$ $ �+��� ������� !&��$ $ � ���������*�����,���&-
Una va lorizza zione c ompatib ile e sostenib ile, sia da l punto d i vista fisic o che da l punto d i vista
c ultura le e soc ia le, ric hiede c he le d ifferenti funzioni siano messe in p ra tica nell’ a mbito d i un
p rogra mma d i gestione in g ra d o d i c oord ina rle ed integra rle. (…) Le funzioni c he ca ra tterizzano il
p roc esso d i gestione d ei beni cultura li devono essere messe in a tto sia nella gestione d elle c ollezioni
c onserva te nei musei o c onc entra te in un pa rc o a rcheolog ic o sia nella gestione d ei beni d iffusi sul
territorio. L’ orga nizza zione e la struttura del p roc esso d i gestione è però p rofond a mente d iverso nelle
d ue situa zioni per un insieme d i ra g ioni (livelli d ifferenzia ti d i c omplessità , d i interferenza d i
poteri,ec c .) (…).’
Valentino P.A. “La gestione dei beni culturali: aspetti metodologici rilevanti”.
Op cit.
Nella figura 3.4 � sintetizzata la struttura di un processo di gestione delle istituzioni culturali,
che cerca di coniugare un elevato grado di autonomia operativa con un forte ruolo di indirizzo
(definizione di standard e monitoraggio) delle autorità centrali e con la partecipazione dei
principali stakeholder nella definizione ed elaborazione delle strategie di valorizzazione e
sviluppo.
LXXXV
Figura 3.4: Processo di gestione autonomo e partecipato
Programmazione integrata territoriale e modelli di governance Alla base delle politiche di valorizzazione integrata del territorio, quindi, che coinvolge diversi
attori, si trova un processo pianificatorio piuttosto complesso: la programmazione integrata.
Molte sono state le attenzioni rivolte a questa complessa attività e alle adeguate politiche di
Soggetti con poteri sovra-ordinati:
0LQLVWHUR��$VVHVVRUDWR«�
definizione obiettivi/standard
allocazione risorse monitoraggio
$77,9,7$¶�5(63216$%,/(�',�81$�,67,78=,21(�&21�
$872120,$�*(67,21$/(�
6WUDWHJLD�SOXULHQQDOH�GL�
YDORUL]]D]LRQH�
Principali VWDNHKROGHU
6WUDWHJLD�GL�
WXWHOD�FRQVHUYD]LRQH�
- Programma di ricerca - Programma di restauro - Programma di
manutenzione - Programma di messa in
sicurezza
6WUDWHJLD�GL�IUXL]LRQH��
- Programmazione didattica
- Programmazione eventi
- Programma offerta servizi
- Programma di comunicazione
6WUDWHJLD�GL�VYLOXSSR�
- Piano incremento collezioni
- Programma di HPSRZHUPHQW
- Programma raccolta fondi
- Piano nuove offerte culturali
3LDQR�DQQXDOH�G¶D]LRQH�
%LODQFLR�$QQXDOH�
LXXXVI
governance e, in primis, va ricordato “Il libro bianco sulle governance” dell’Unione Europea,
presentato a Strasburgo al Parlamento Europeo nel 2001, in cui si conferma l’attenzione
sull’importanza del coinvolgimento di tutti gli stakeholder nelle politiche di sviluppo locale.
‘Come tutte le forme istituziona li c he regolano i ra pporti tra g li agenti d i un sistema soc ioec onomic o,
a nche la %&���'������&����� sub isc e nel tempo un p roc esso evolutivo, influenzato sia d a l mutamento d ello
scenario ec onomic o sia d a l c ambiamento d ei va lori d i riferimento d ella orga nizza zione soc ia le.
Tra le forze c he nella nostra epoca c onc orrono p iù significa tivamente a d etermina re l’ evoluzione
d ella %&���'������&����� nell’ ambito d ei sistemi ec onomic i oc c identa li ed europei in pa rtic ola re va nno
segna la te:
- l’ esigenza d i ga ra ntire l’ effic ac ia d elle politiche dell’Unione Europea nel quad ro d elle linee d i
regola zione da essa ad otta te. Come viene a ffermato nel lib ro b ia nc o dell’Unione del 2001,
nell’ od ierno scena rio soc ioec onomico “ non è possib ile ga ra ntire l’ efficac ia delle politiche
d ell’Unione senza un maggior c oinvolg imento d i tutti nella loro ela bora zione, a pp lica zione e
a ttuazione” . “ Ciò significa c he il modello linea re, sec ond o il qua le le politiche sono a d otta te
ed imposte d a ll’a lto, d eve essere sostituito c on un c ircolo virtuoso, ba sa to sul . ����!&/&�&��0 , sulle
reti e su una pa rtec ipazione a tutti i livelli, d a lla definizione d elle politic he fino a lla loro
a ttuazione” ;
- il p roc esso d i g loba lizza zione. Per qua nto possa appa rire pa rad ossa le, lo stesso p roc esso d i
g loba lizza zione ha ra fforza to il ruolo d ei sistemi loca li ed ha a cc entua to il p roc esso d i
“ d evoluzione” d i poteri e c ompetenze d a lle a utorità centra li a lle a utorità loca li. La
a cc resc iuta mobilità d elle merc i, del la voro e del c a pita le, lungi da llo svuota re d i importanza
le politiche loca li, le ha rese p iù rileva nti sotto il profilo d ella id oneità a c rea re c entri
g ra vitaziona li d i ta li flussi e a p romuovere lo sviluppo loca le in un merca to g loba lizza to.
Perta nto, la moltep lic ità d i c entri d i governo e la p lura lità d i livelli ric hied ono forme nuove d i
%&����������&����� ;
- lo sviluppo d el metod o d emoc ra tico. La d iffusione e l’ approfond imento d ella p ra tica
d emoc ra tic a ridefinisc ono il p rob lema d ella leg ittima zione d elle istituzioni d i governo nel
d uplice senso c he sollec itano una ma ggior vic ina nza tra c itta d ini e le sed i istituziona li d ove si
p rend ono le dec isioni e una maggior pa rtec ipazione d ei c ittad ini a l p roc esso d i forma zione
d elle dec isioni. Sotto il profilo p iù strettamente ec onomic o c iò può essere inteso nel senso d i
meglio ind ividua re e rispetta re la “ funzione d i benessere” d ei c ittad ini. Ciò significa che “ le
forme gera rc hiche d i %&������ ��������� c he hanno p red omina to in molte a ree dell’ a ttività uma na
sa ra nno intera mente ca povolte” 73;
- il ruolo c resc ente della “ c onosc enza ” nello sviluppo d ei p roc essi ec onomic i c ontempora nei.
Come si d irà meglio p iù ava nti, la c rea zione d i va lore a ggiunto e la stessa soluzione d ei
p rob lemi d i c oord inamento ric hied ono oggi un effettivo e ra p ido funzionamento della
“ $ �������� ��%1������������2 ” , la qua le, d a ta la d ispersione d ella c onosc enza in una g rand e
moltep lic ità d i fonti e da ta la g rand e c omplessità d ei p roc essi d i a pprend imento, a sua volta
esige una a rc hitettura d i %����'�� ���&����� basa ta sulla partec ipa zione d i tutti e su un effic iente
mecca nismo d i intera zione.
LXXXVII
Sullo sfond o d i questo sc ena rio, la recente esperienza ita liana d elle politic he d i sviluppo c i presenta il
c aso d ella “ progetta zione integra ta ” , la quale, essendo nella sosta nza “ una modalità opera tiva utile
per c ollega re, in una log ica d i integra zione territoria le , interventi c he fa nno riferimento ad assi e
misure d iverse” 74, viene obbiettivamente a c onfronta rsi c on i p roc essi d i evoluzione d ella
%&���'�� ���&����� innesc a ti a ppunto d a quelle forze d i cui si è d etto sopra .
(…)Molto spesso si sviluppa no riflessioni sulla %&���'������&����� a pplica ta a lle d iverse d imensioni dei
sistemi organizza ti e dell’a na lisi soc io ec onomica senza p rec isa re il significa to d el termine. Ne d eriva
una ambiguità fondamenta le c he spesso si estend e a tutte le fasi d el rag ionamento e c ompromette
l’ ad ozione d i una prospettiva p ienamente opera tiva .
Un inqua d ra mento della nozione d i %&���'������������ sotto il p rofilo dell’a nalisi ec onomica si rende,
quind i, nec essa rio p roprio per c ontribuire a supera re questo limite e per c onsentire d i raggiungere
ind ica zioni opera tive c irc a il governo d ei p roc essi ec onomic i c he si svolgono nei d iversi livelli
territoria li.
In termini genera li, si può intendere per %&���'������&����� la moda lità d i soluzione d ei p rob lemi d i
c oord inamento tra g li a genti ec onomic i d i un sistema in funzione d el raggiungimento degli obbiettivi
soc io-ec onomic i assunti da esso.
In questo senso essa riflette la funzione d ella politica ec onomica , c he è p roprio quella d i “ a iuta re
l’ ec onomia a supera re i fa llimenti d el c oord inamento stimola nd o il sistema a pa ssa re da un
equilib rio peggiore a uno mig liore sotto il p rofilo d ell’ effic ienza ” 75.
(…)Una rappresenta zione sc hematica d elle d ifferenze tra le moda lità d i c oord inamento (e quind i d i
%&���'�� ���&����� ) può esser fa tta a ttraverso una sorta d i tabella matric ia le c he introd uc a , in relazione a
c iasc una tipolog ia , d ue d imensioni: a ) la p rima rela tiva a ll’ ambito del c oord inamento (vertica le,
orizzonta le ed intersistemico); b ) la sec onda rela tiva a lla d istinzione tra c oord inamento rela tivo a lle
imprese e c oord inamento re la tivo a tutti g li agenti ec onomic i.
La ta bella p resenta i p rinc ipa li e lementi che emergono da l ra ffronto tra i d iversi mec ca nismi
tipolog ic i d i %&����������&����� .
73 Oec d , 34�576�8 9�:�9,;�6=< 9?>&@ ACB';+6�9�B D�8 E , Pa ris 2001,pag .17 74 Cola izzo R., FG:IH�8 4+J�6�B B :+KG< 4+9�6L< 9�B 6+J�8 :�B :MB 6+8 8 < B 4+8 < :�N 6�O�P NRQ&D�:�S�8 4=6�;�4�9,4�TL< ;�4L6=H�8 4+J�8 :�TLTU:�B < ;+4 , Formez, Donzelli ed itore, 2000 75 Musu I., “ V=:�;+8 4+6�;�4�9�4+TL< :I9,6+4�W�6�E�9,6�A�< :�9�:�X'D�9�:I8 < ;+4+97AY< S�6�8 :�KZ< 4,9,6 ” , in [LD�:�S�6+8 9'<RS�<R\];�4�9,4�TU< :(6^�< 9�:�97KG: , 1996, n.3
LXXXVIII
_G`La+b'c�c�`d�e�f�g hjijk�l'm�f�f�g k�l n+o&hji�n�p�fMp g o�q�r l7o�q�i�n,p l7k�l�s�nIt*l tZp�i�hjo i�m�f�n+f�hjl m�f
(…) Ta le ca tegorizza zione riveste un c a ra ttere sc hema tico ed esemplifica tivo, in rea ltà aspetti d i
merc a to esistono nella gera rc hia e nel ����� �=���0 , ed aspetti d i gera rchia esistono nel merc a to e nel
network, c ome pure elementi d i network esistono nelle a ltre due forme. Queste forme, in a ltre
pa role, non esistono a llo sta to puro, ma sono sempre contamina te l’ una c on l’ a ltra .
(…) I p rinc ipa li c ontenuti della %&����������&����� territoria le intera ttiva possono essere ind ividua ti
a ll’ interno d i a lcune a ree stra teg iche, rela tive a lle d inamic he p iù rileva nti
c he ca ra tterizza no l’ evoluzione d ei sistemi ec onomic i territoria li. Tra queste d inamic he si possono
mettere in evid enza le seguenti:
- le d inamiche d ella c onoscenza e d ell’ innova zione;
- le d inamiche d ella internaziona lizza zione e d el ma rketing stra teg ic o
- le d inamiche d i uR���&���=���0�� ��% ” d elle imprese
- le d inamiche d el sistema della finanza e d el c red ito
- le d inamiche d el merca to d el la voro
- le d inamiche d ella d ota zione infrastruttura le
Dimensione v(wCxZxCy*z]{ |�}?~
Coordinamento Orizzontale
Coordinamento Verticale
Coordinamento Esterno
tra imprese
tra tutti gli agenti
tra imprese
tra tutti gli agenti
tra imprese
tra tutti gli agenti
gerarchico
nessuna relazione diretta
Regolamenti amministrati
vi Supervisioni gerarchiche
Impresa leader e
subfornitura gerarchica
Governo Centralizza
to Subordinazio
ne Pianificazione
topdown
Multinazionali Legami di
dipendenza delle singole
imprese
Globalizza- zione
gerarchizata Dipendenza geopolitica
di mercato
Competizione Economie esterne
Spillover e spinoff
Contratti Conoscenza e
“signaling” Valori e patterns
Decentramento
produttivo di tipo
competitivo
Competizione tra
livelli istituzionali Management
by result
Mercati esterni servizi
finanziari e commerciali commercio
globale
Relazioni interregio-
nali e internazio-
nali competitive
reticolare (network)
Esternalizza- zioni
di funzioni; azioni
comuni; coopetition
Programma- zione locale
partecipata, concertazio-
ne, patti,
principio di reciprocità / interdipen-
denza
Suddivisione dei
processi produttivi;
unità produttive
specializzate
Programmazione
di tipo bottom –
up; pianificazione
strategica; partenariato, sussidiarietà
Alliance capitalism;
accordi produttivi
e commerciali extra locali; integrazione
globale
Cooperazione istituzio-
nale interregio-
nale e internazio-
nale
LXXXIX
Ta li d ina miche possono essere c onsidera te c ome le p iù significa tive sia da l punto d i vista del gra d o
d i c onnota zione territoria le esib ito, sia da l punto d i vista d el ruolo stra teg ico g ioc a to nei p roc essi e
nelle politiche d i sviluppo. In qua nto ta li si può ipotizzare c he intorno a esse d ebba g ra vita re la
%&���'�� ���&����� territoria le, fina lizzata a llo sviluppo e, intorno ad esse, d ebba pure a rticola rsi il sistema
integra to d i interventi, c ostruito sec ond o la metod olog ia della p rogetta zione integra ta (…).’
S. Fadda �G���]�*�R�Z�]�7�7����� �R�G�R� � ����� ��� ���������Z�*�,��� � �R�Z�'� �Z���C��� �Progetto SPRINT- Sostegno alla progettazione integrata
Documento di Lavoro Formez
3.3 Gli strumenti della programmazione integrata
La programmazione integrata utilizza un’insieme diversificato di strumenti. Tra questi, particolarmente
importanti per la tutela e la valorizzazione del territorio sono quegli strumenti che accrescono la
partecipazione della collettività e garantiscono la qualità dei processi e dei prodotti.
Programmazione integrata e partecipazione
‘ (…) La p rogramma zione integra ta può esser letta c ome un p roc esso d i d ecentramento d elle
c ompetenze e d i a vvic ina mento d elle risorse a i d iretti utilizzatori, c he c ara tterizza molte d elle
politiche d i sostegno a llo sviluppo76, c he d ovrebbe ga rantire una rap ida c resc ita d ella c ompetitività
ed un mig lior posizionamento dei p roc essi d i sviluppo economic o loc a le del merc a to g loba le77.
Con lo spostamento d i molte funzioni da l livello centra le a quello loca le, le amministra zioni sono
quind i c hiamate, a ttra verso le strutture d i %&����������&����� p iù ada tte, a ric onoscere i nuovi b isogni e a
c oord ina re i d iversi interessi pubblic i e p riva ti, messi in g ioc o c on il c oinvolg imento d i una
moltep lic ità d i a ttori d iversi78.
(…) In un a pproc c io d i %&����������&����� mira to a llo sviluppo d ella c ompetitività territoria le, d iventa però
d ec isivo sfrutta re il ruolo c entra le assunto da lla capac ità d i va lorizza re risorse e c ompetenze,
a ttra verso l’ uso a ppropria to d elle c onosc enze e dei rapporti d i network79. Non ba sta la
c onc entrazione d i risorse e a ttività ec onomic he a d etermina re un automatico sviluppo del territorio:
la c onosc enza intesa c ome “ bene pubb lic o loc a le” ne è infa tti c a ra tteristica ind ispensa bile. È in
questo c ontesto c he a nc he università e centri d i ric erc a e forma zione sono c hiamati a d iventa re
punti d i riferimento nel network per la %&���'������&����� loca le.
È quind i possib ile sottolinea re c ome l’a d ozione d i strutture d i %&���'������&����� tend a princ ipa lmente ad
una d istribuzione equa d el potere tra i membri d ella c omunità , a l fine d i assicura re un rad ic amento
76 Labora torio d i politic a economica regionale, ��5�< N D�H�H�4�N 4+;,:�N 6"6"H�4�N < B < ;+:�< 9�S�D*AZB 8 < :�N 6+XD�9�H�4,A�A�< �+< N 6 H�6�8 ;+4+8 AY4� 4�8 TL:�B < 574=H�6+8]<RH�4,N < ;�E�TL:�W*6+8 � Soc ie tà per l’ imprend itoria giovanile, Roma 1999 77 D. Gibbs, A.E.G. Jonas, 3�4+5]6�8 9':�9,;+6�:�9�S���6�J�D�N :�B < 4+9�< 9�FR4�;,:�N�\�9�5]< 8 4�9�TU6�9�B :�N��'4�N < ;+E]X&B �,6���B < N < B E�4 � :���6�J+< TU6� H�H�8 4+:�;�� , in “ Geoforum” , 31, 2000, p . 299 78 A.Bra manti, +:�9�B :�J�J�<*;+4+TLH�6�B < B < 5]<*:�A�A�4�N D]B < ��B 6+8 8 < B 4+8 < 4I6UJ�4+5]6+8 9':�9�;+6 , in L. Bigg iero, A. Samma rra ,
� H�H�8 6�9�S�< TU6+9,B 4,�< S�6+9,B < B ¡(6=TU:�8 W�6�B < 9'JIS�6�N*B 6�8 8 < B 4�8 < 4 , Carocc i, Roma , 2002 79 L. Paga netto , M. Prezioso, L. Mundula , �6+8 AC4 D�9': J�4�576�8 9':�9,;+6 D�8 �+:�9�: 6�TI6�B 8 4�H�4+N < B :�9�: , in R.Camagni, D. Mazzonis, �6�8 AY4MD�9H�< :�9,4AZB 8 :�B 6�J�< ;+4LH�6�8'��4�TL: , Alinea , Firenze 2001, p . 332
XC
soc ia le, per seguire le visioni d i sviluppo c ond ivise e sostenere la fid uc ia e la partec ipa zione d ella
c ollettività in un p roc esso continuo d i forma zione, mantenimento e ridefinizione d el c onsenso80.
La pa rtec ipa zione, d efinita da lla Banca mond ia le c ome “ il p roc esso attraverso il qua le g li
��� ��0]��¢���$ !&�� influisc ono e pa rtec ipa no a l c ontrollo d elle inizia tive d i sviluppo, d elle d ec isioni e d elle
risorse c he li rigua rdano” 81, riveste quind i un ruolo d ec isivo nelle politiche d i %&���'������&����� d ella
p rogra mma zione integra ta . È la stessa Ba nca mond ia le a ribad ire l’ importanza d ell’ a ttua zione d i
stra teg ie pa rtec ipa tive per lo sviluppo loca le. Nel £ �� $ ! ¤+�&��0�¥+��Y� � ��� ���¦� � ���¨§]�¦#'����&/�����0�© la Banca
mond ia le pa rla d i un vero e prop rio ������� ��$7$ ���� ��� ��% , un sa pere soc ia le c he g li ��� ��07��¢���$ !&�� c rea no ed
assimilano pa rtec ipa nd o a lla p ianifica zione d egli interventi d i sviluppo, un sapere d iffuso c he
c ontribuisc e a un effettivo ca mbiamento soc ia le.’ ª �(��� ��¦� ��%�� � !��]��������#���� � 2���������=�� �������(…) La c rescente importa nza della pa rtec ipa zione e de l c oinvolg imento d elle c omunità loca li nelle
politiche sul territorio, c onferma ta a nche da ll’ ad ozione d i mod elli c ond ivisi d i %&������ ��������� , ha c ome
d iretta ric ad uta la nec essità d i a ttiva re un p rogressivo ra fforza mento d ella c ollettività ( ��������#,��� � 2���������=�� ������� ), c he d eve d iventa re p iù c onsa pevole d el ruolo a ttivo c he è c hia mata a svolgere
nella politica loc a le. (…) L’ ���������=�� ������� è sta to spesso sp iega to da punti d i vista d iversi, d a nd o
a lla nozione un ta g lio politic o o a nche soc ia le (…). Per ��¦. . �� �]��� ����� � si può intend ere, infa tti, “ il
p roc esso che a iuta il g ruppo o la c omunità a raggiungere un’ influenza politica rileva nte” 82 c ome
effetto, per esempio, “ d ella pa rtec ipa zione ad a zioni c ollettive e dell’ ottenimento d i un maggior
c ontrollo dei p ropri mezzi d i sussistenza ” 83. In questo c aso la . �� ��� può essere interp reta ta in termini d i
����������� � « c ollettiva , la c ui forma zione ( �����¦�&��� � 2�/¦#�� $ !�� ��% ) è una d elle p rinc ipa li implica zioni d ei
p roc essi d i ra fforza mento e sc ambio d i c ompetenze fra soggetti d iversi, sopra ttutto nell’ambito d elle
strutture d i %&������ ���&����� del territorio.
(…) In ogni ca so, a lla ba se d el �������¨#,��� � 2=���������=�� � ����� è sta to ind ividua to un proc esso c he porta
la c ollettività a ll’aumento d i influenza e c ontro llo sui propri mezzi e sulle p roprie potenzia lità
a ttra verso l’a c quisizione d i c onosc enze e a b ilità .
Per queste rag ioni, il ����� ��#���� � 2¬��� �����=�� ������� è partic ola rmente importa nte nei p roc essi d i
va lorizza zione integra ta delle risorse d el territorio, poic hé a lc une d i questa – si pensi a l paesaggio –
potra nno essere va lorizza te solo se la c ollettività se ne fa d irettamente ca ric o.
(…) L’ inc idenza delle stra teg ie d i va lorizza zione, per esempio, può rileva rsi dec isiva nel
ra fforza mento, e in a lc uni c asi persino nella forma zione, d i una forte � !&����� � � «������� ��$ � , la c ui
d ebolezza inc ide spesso sulla ma nc a ta perc ezione, d a pa rte d ell’ intera c ollettività , d elle
potenzia lità del territorio e d elle sue p rinc ipa li espressioni c ultura li, c ome sulla sca rsa a ttenzione a i
temi della c onserva zione. ª �(��� ��¦� ��%�� � !��]����������Y� ����� ����� � !���%&����� � �����
Negli ultimi a nni si è d iffusa in Europa un’ importante mod a lità d i intervento sul territorio c he identifica
nei p rogetti integra ti il princ ipa le strumento per la p rogra mma zione negozia ta d elle a ttività . La
va lid ità d i queste p roposte è sta ta recepita a nc he in sed e d i programmazione dei fond i struttura li
80 Bramanti, +:�9�B :�J�J�<�;+4�TLH�6�B < B < 5�<R:�A�AY4�N D7B < , c it., p . 34. 81 ®C�,6I¯=4+8 N SI°7:�9'W¦�7:�8 B < ;,< H�:�B < 4�9��*4�D�8 ;�6���4+4�W , World Ba nk, Wa shing ton 1996, p .3 82 Zip pay A., ®C�,6=H�4�N < B < ;,A�4 � \�TLH�4�±�6�8 TU6+9�B , in “ Soc ia l Work” , 40, 1995, p .74 83 J. Friedma nn, ��6�B ��< 9'W*< 9'J��'4�576�8 B ¡�X'\�TUH�4�±¦6�8 TI6�9�B�:�9�Sj²�< B < K�6�9�³ A��'< J���B A , in “ Interna tional Soc ia l Sc ience Journal” ,
148, June 1996
XCI
2000-2006, c he infa tti trova nei “ p rogetti integra ti territoria li” (PIT), una d elle mod a lità a ttua tive degli
interventi previsti.84
Tenta nd o d i d efinire in mod o p iù puntua le i PIT, si può fa r riferimento a d “ un complesso d i azioni
intersettoria li, stretta mente c oerenti e c ollega te tra d i loro, c he c onvergono verso un c omune
obiettivo d i sviluppo d el territorio” .85
Il fa tto c he non si a bbia però una d efinizione p rec isa non è c asua le, ma testimonio la volontà d i
lasc ia re ma rg ini ampi per la strutturazione d i questo tipo d i azioni. È però possib ile identific a re quelli
c he d evono essere g li elementi e i c riteri genera li per la loro a ttua zione:
• l’ ind ividua zione dell’ idea-guida e d ella stra teg ia del p rogetto, c he si traduc e nella d efinizione
d i ob iettivi c onc reti riferiti a l p rogetto stesso;
• l’ identific azione d i un ambito territoria le o tema tic o spec ifico, c he ra ppresenta il c ontesto d i
riferimento;
• l’ identific azione del soggetto responsa bile d el p rogetto;
• l’ identific azione delle moda lità gestionali e proc ed ura li e d i monitoraggio p iù opportune a
rend ere effettiva la rea lizza zione d el p rogetto integra to, in rela zione a lle ca ra tteristic he d el
p rogetto stesso86.
Il riferimento territoriale è quindi, sotto molti versi, l’aspetto caratterizzante del PIT (…), ma l’a ltro
elemento chiave per il successo delle stra tegie previste, però, è indubbiamente la scelta di un’ idea-guida
che sia diretta espressione del contesto territoriale dei PIT. A questo riguardo, è importante sottolineare
come negli ultimi anni molti progetti integrati abbiano scelto come punto di forza il paesaggio e i beni
culturali locali. Ciò testimonia la c rescente attenzione sui temi della promozione e valorizzazione del
patrimonio e del territorio e vede le istituzioni e le comunità coinvolte a ttivamente. I progetti integrati
territoriali, infa tti, possono essere attuati anche tramite gli strumenti della programmazione negoziata:
- ���������!&�´!���� ��%���������´µ¦#��&!��� : è uno strumento d i c onc erta zione tra Sta to c entra le e
Regioni per d efinire ob iettivi e p rogetti c ond ivisi e per ottimizza re l’ uso delle risorse fina nzia rie a
d isposizione. Nel settore c ultura le , intese d i questa na tura sono sta te g ià stipula te c on d iverse
reg ioni, c ome la Lomba rd ia, la Tosc ana , il Molise;
- �¦�¦��� �+� �� �� � ���� ��$ � : fina lizza ti a lla p romozione d ello sviluppo loca le ec osostenib ile, possono essere
c onsid era ti a llo stesso tempo strumento d i p rogrammazione e strumento opera tivo volto
a ll’ a ttuazione d i un p rogramma d i interventi nei settori d ell’ ind ustria , d ei servizi, d el turismo,
d elle infrastrutture, loc a lizzati in a ree c on c ara tteristiche p roduttive o p roblematiche c omuni.
- ������� ��¦� � �I!¶ ������ : c ostituiscono lo strumento opera tivo funzionale a lla rea lizza zione d i un
a mbiente ec onomic o fa vorevole a ll’a ttiva zione d i nuove inizia tive imprend itoria li e a lla
c rea zione d i nuova oc cupazione;
- ������� ��¦� � ��!����� ��%��������� : ved ono il c oinvolg imento d i rappresenta nze d i d istretti ind ustria li per
la rea lizzazione in a ree d efinite d i p iani d i investimento in d iversi settori.
La sempre p iù d iffusa adozione d i queste moda lità p rogettua li integra te e negoziate ha fac ilita to la
c rea zione d i una c ornice politico-istituziona le a perta a l c oinvolg imento d i tutti i soggetti loca li,
84 Ministero del Tesoro, d el Bilanc io e della Programmazione Economica , P]H�8 4�J�6�B B <�< 9,B 6�J�8 :�B < X'S�:�N�[²¦��:�N N ³ < 9'< KZ< :�B < 5]:8 6+J�< 4�9�:�N 6 , Roma, 2000
(www.tesoro.it/ Doc umentazione/ AreeDoc / Area _Politic he_d i_Sviluppo/ p it.pd f) 85 Ministero del Tesoro, del Bilanc io e della Programmazione Ec onomica , P�H�8 4+J�6�B B <�< 9,B 6�J�8 :�B < �·4�H�O¦;�< B O � p .4; si
rimand a anc he a l doc umento riferito a i PIT nel sito www.formez.it/ risorsec ultura li 86 �78 4+J�6�B B <R< 9�B 6+J�8 :�B <*B 6�8 8 < B 4+8 < :�N < O]¸�8 < 6�9�B :�TU6�9�B <�H�6�87N 6L��6�J�< 4�9�< , Roma, 17 genna io 2000
XCII
pubb lic i e p riva ti, c on p rogetti c he ha nno spesso trova to nella va lorizzazione delle risorse c ultura li e
pa esaggistica l’ idea-guida da seguire.
L’aspetto opera tivo d i questi strumenti è, però, rela tiva mente “ d ebole” . La loro struttura informa le
risc hia d i non ga ra ntire un effic ac e �������&%&��������� d ei p roc essi e delle a ttività d i monitora ggio.’
Valentino P.A. Misiani A., Gestione del Patrimonio culturale e del territorio.
La programmazione integrata nei siti archeologici nell’area euro-mediterranea,
Carocci Ed., Roma, 2004
3.4 Certificazioni di qualità e tutela del marchio
Generalmente, quando si parla di certificazione di qualità e soprattutto di tutela del marchio, è normale
pensare che ci si sta riferendo ad un prodotto del settore industriale, ma in un’ottica dove è lo stesso territorio
ad esser considerato “prodotto”, queste categorie devono essere ridefinite.
‘ I d istretti c ultura li sono d efiniti d a lla p roduzione d i beni id iosinc ra tic i, ba sa ti sulla c rea tività e sulla
p roprietà intellettua le. L’ industria c inema togra fic a , il settore aud iovisivo, il va sto c ampo d el design
ind ustria le e della p rod uzione d ’a rti e mestieri, i servizi musea li e i c omplessi eno-gastronomic i
tra ggono, tutti, isp ira zione da un legame c ultura le c on la p ropria c omunità loca le d ’ orig ine. Questo
forte legame c on il c ontesto soc ia le e la sua evoluzione storica è a ll’ orig ine d i un va ntaggio
c ompetitivo d isc riminante, perc hé è a cc umula zione d i c a pita le c ultura le.
Ac c a nto a l ca pita le fisico, a l c a pita le uma no e a l capita le na tura le, riferito a lle risorse rinnovabili e
non rinnova bili p resenti in na tura , si può dunque d efinire un qua rto tipo d i capita le: il c a p ita le
c ultura le ¹ Esso è “ º¼»,½�¾�¿�½�¿ À�Á�Â�Ã Ä Á�Å ¿�À�Æ�¿jà ½�À�Ç�È Â�Ç�È�Á�É�Â�È�¿�Ê�¿�È�Ë�Á�¿�Ì Ç�È�½�à Ê�À�¿ Ë�Á�Å Ç�È�¿�À�»�Å Ä�»'È�Á�Å ¿jà ½ÍÁ&Î�Î�à »,½�Ä ÁÁÐÏ�»,Á�Å »,½�Ϧ»,¿"Ë�Á�Å Ç�È ¿ ¿�À�Ç�½�Ç�Ñ�à À�Ç ¿�ÊCÊ*Ç�Â�Ç�ÊCÊRà ¿�Ò&Á ” . Ne esistono d ue forme, entra mbe id iosinc ra tiche
a lla c oppia spazio-tempo. In p rimo luogo esso può essere Ä Á&½�Î�à ¾�à Š¿ , assumend o la forma d i pa la zzi,
siti, opere d ’a rte, p rodotti a rtig iana li e c osì via . In sec ond o luogo, il ca p ita le c ultura le può essere
à ½�Ä Á�½�Î�à ¾�à Š¿ , ma nifestand osi c ome ca pita le intellettua le c he assume la forma d i idee, p ra tiche,
c red enze e va lori c ond ivisi.
Ora , sia il ca p ita le cultura le ta ngib ile che quello intangib ile da nno orig ine a un flusso d i servizi c he
possono trasforma rsi in c onsumo o essere c ombina ti c on a ltri à ½�·»+Ä per p rodurre ulteriori beni e servizi
a venti sia un va lore ec onomic o, sia un va lore c ultura le.
(…) I beni À�»�Å Ä�»'È ¿�ÓY¾�Á�Ê�¿�Ò�É o fonda ti sul ca pita le c ultura le intangib ile d i una c omunità e d i un territorio,
sono na tura lmente ric onduc ib ili a l c onc etto d i À&»,Å Ä�»7È�Á�Ñ�Á¦Ä ¿�È Ã Á�Å ¿ (in ing lese: à ½�Ä Á&½�Î�à ¾�Å ¿ ; in fra nc ese:
À�»�Å ÄY»7È�¿´Ã Ñ�Ñ�Á¦Ä ¿�È Ã ¿�Å Å ¿ ). L’ inversione d egli aggettivi ma teria le e imma teria le nella lingua ita liana ,
rispetto a quella fra nc ese e ing lese, è un ind ic e del legame forte c he in Ita lia si sta b ilisce tra
p roduzione cultura le e sodd isfa zione d ei b isogni del vivere quotid iano e d el tempo libero. La cultura
materia le d iventa l’ espressione a ntropolog ica d i tutti i sa peri trad iziona li trasmissib ili e nec essari
a ll’a ttività p roduttiva , a rtig ia na le e ma nifa tturiera . C’è un tra tto c omune della c ultura materia le, sia
c he si tra tti d i tec nic he, c onsuetud ini o riti per la p rod uzione a gric ola , enolog ica , per quella
a rtig iana le o per servizi cultura li: è il suo essere un’ à ½�Ä Á�½�Î�à ¾�Å ¿�à Ò�à Ç�Ê*Ô'½�À�È�Á¦Ä à À�Á�ÊCÊ*¿&Ä . Quand o la cultura
XCIII
materia le o c a pita le cultura le à ½�Ä Á&½�Î�à ¾�Å ¿ d iventa à ½�·»+Ä d el p roc esso prod uttivo la forma d istrettua le
a c quista un significa to stra teg ico perc hé la cultura ma teria le loc a lizza ta è un bene pubb lico, c ui
tutti possono a cc edere senza dover sopporta re c osti d i esc lusione o barriere a ll’ entra ta o c osti per
la ric erca d i informa zioni. Le id ee e le informa zioni sono liberamente d isponib ili e molti p ic c oli
p roduttori, c erc a nd o d i sfrutta re le stesse opportunità , si rend ono c onto d ei vantaggi d ella
c oopera zione, sopra ttutto d i quella istituziona le e d i quella , a ltretta nto importante, implic ita nello
sviluppo d el ca pita le soc ia le (Sa nta ga ta 2000, 2002; Bra vo, 2001).
Diritti, ma rchi, c onsorzi, ba nc he c oopera tive, Camere d i Commerc io, Centri espositivi c ollettivi e
p romozione a rtig iana le e turistica d iventa no il cemento d ell’ ind ustria d istre ttua le, la leva
d ell’ ac c umulazione d i reputa zione c ollettiva . Un p roc esso evolutivo sponta neo e d i lunga dura ta si
p rolunga , c osì, in una fase istituziona le d omina ta da lla a fferma zione d ei d iritti d i p roprietà e del
senso d i a ppa rtenenza c omunita ria .
Una d elle d ifferenze p iù significa tive tra la teoria dei d istretti ind ustria li (Bec a ttini, 1989; Ba gnasc o,
1977; Trig ilia , 1986) e quella dei d istretti cultura li (Sa ntaga ta 2001) è la maggiore p ropensione d ei
sec ond i ad usa re la leva dei d iritti d i p roprietà c ome Ê�Ä Á�ÈYÄ�»� d i una nuova fase d i evoluzione d el
d istretto. Nel caso d ei d istretti industria li siamo in p resenza d i un’evoluzione d i lunga dura ta c he
ritrova nella c ombina zione soc io-ec onomic a loc a le e nella storia stessa d el luogo le rad ic i d el
suc c esso. In genere non c ’è una d ata d i inizio del p roc esso d istrettua le e la lunga gesta zione è
spesso d olorosa in termini d i sac rific i e sforzi sostenuti da lla popola zione loca le.
Una formula d iversa è quella , a ssa i c oerente c on la p rod uzione d i beni fond ati sulla c ultura , ba sa ta
sull’assegna zione d ei d iritti d i p roprietà ind ividua li e collettivi. In ta l caso, nonosta nte a lc uni aspetti
nega tivi (…), si può c rea re un sistema d i inc entivi positivi a ffinché i p rod uttori loc a li possa no investire
in a ttrezza ture, in Ñ�Á�È Õ]¿&Ä Ã ½�Î e in reputa zione p rotetti da lla insid iosa c onc orrenza slea le o da lle
c ontra ffazioni.
La formula d el Ò�à Ê�Ä È�¿&Ä�Ä ÇÖÀ&»,Å Ä�»7È�Á�Å ¿Ã Ê�Ä Ã ÄY»]×�à Ç�½�Á�Å ¿ , fond a to sull’ assegnazione d ei d iritti d i p roprietà
intellettua le sui beni p rodotti loc a lmente (Sa nta gata 2004), può essere esamina ta fac end o
riferimento a lla vasta lettera tura in tema d i ma rc hi e segni d istintivi ind ustria li, ind ivid ua li e c ollettivi. In
c iò c he segue, si va lutera nno i vantaggi e g li sva ntaggi c he l’ ad ozione d i marc hi e segni d istintivi
ind ustria li c omporta sia a livello ind ividua le che c olle ttivo (OECD, 2000).
(…) Una d elle p rinc ipa li forme d i tutela dei beni fond a ti su ca pita le c ultura le inta ngib ile è
l’ a ttribuzione d i un ma rc hio, c ioè d i un segno d istintivo d a a pporre a quei beni la cui p rod uzione è
significa tivamente ca ra tterizza ta da lla cultura loc a le. Da l punto d i vista ec onomico, il ma rc hio è un
segno d istintivo c he serve a ridurre l’ asimmetria informativa che c a ra tterizza molto spesso le pa rti
nell’ a tto d i scambio.
Gli Æ�à Ò&Ò&¿�½jÏ�»,Á�Å Ã Ä ÔLÎ&Ç�Ç�Ò�Ê si possono d efinire c ome quei beni c he i c onsuma tori possono g iungere ad
a pprezzare ¿�Ø Á�½�Ä ¿ , se pur c on un tasso d i incertezza effettivo, sopportand o un c osto informa tivo
inizia lmente eleva to e che, tutta via , si rid uc e nel tempo, in seguito a ll’ esperienza a c quisita , g ra zie a l
ripetersi degli ac quisti e a lla c onosc enza ac quisita da materia le informativo d i supporto. Ta le c osto
informativo potrà rid ursi anche g ra zie ad opportuni segni d istintivi, c osì c ome avviene per i À�È�¿�Ò&¿�½�À�¿Î&Ç�Ç�Ò�ÙYÚ , la cui p resenza a ttesti la pa rtic ola re qua lità à ½�Ä Á�½�Î�à ¾�Å ¿�ÙYÙ . Le c eramiche a rtistiche, per
87 Sulla base d i una orma i c onsolida ta tassonomia c he si è a ffermata in ec onomia industria le (Nelson, 1970, Darby e Karni, 1973), i p rod otti, o uno stesso p rodotto c he si p resta a d iversi usi, si possono d istinguere, in base a lla
XCIV
esempio, nella misura in c ui si d ifferenziano nel merc a to delle c eramiche per una qua lità c he è
sinonimo d i ca pa c ità d i evoc are nelle forme e nei d ec ori la c ultura immateria le loca lizza ta ,
rappresentano un esempio significa tivo d i Æ�à Ò&Ò&¿�½�Ϧ»�Á�Å Ã Ä ÔLÎ&Ç�Ç�Ò�Ê . L’a cc ertamento d ella qua lità estetica e c ultura le c omporta un à ½�Ì Ç�È Ñ�Á¦Ä à Ç�½�Ê�¿�Á�È�À�Æ�À�Ç�Ê�Ä : c i si deve
informa re per c omprend ere, a d esempio, se il d esign o il dec oro possa essere c onsidera to da l
merc a to e da lla c ritica c ome un rea le a ttributo d i qua lità . Ric onoscere una “ buona ma no” non è
un d ono ac quisito e ric hied e un investimento in ¿�Ø7Â�¿�ÈCÄ ½�¿�ÊZÊ . Se questi c osti non vengono p resi in
c onsid era zione, a umenta il risc hio d i essere d isinforma ti in termini d i qua lità estetica e c ultura le, ma
se si ac c ettano possono c ond urre ad una c omprensione sod d isfa c ente d i ta li a ttributi d i qua lità .’
Tiziana Cuccia, Walter Santagata,
Adhesion - Exit : Incentivi e Diritti di Proprietà collettivi nei Distretti Culturali.
CONVEGNO Saperi locali, processi di apprendimento e ruolo delle istituzioni
Cagliari 7-8 novembre 2003
Normative e forme di gestione per una certificazione di qualità
Nell’ISO 14001 viene espressa l’importanza dei Sistemi di Gestione Ambientale (SGA), strumenti normativi
utili per raggiungere il giusto equilibrio tra sviluppo economico e tutela delle risorse. Sviluppare un SGA
significa dotarsi di una “Politica Ambientale” per stabilire i propri obiettivi a salvaguardia della natura e
individuare i propri programmi di miglioramento. E’ così possibile ottenere la certificazione ISO 14001 o,
con l’aggiunta di una “Dichiarazione Ambientale”, la registrazione EMAS. Nel mondo imprenditoriale le
linee guida da seguire sono ben note e già migliaia sono le aziende che si fregiano del conseguimento della
certificazione, tuttavia per alcune organizzazioni complesse il percorso è meno delineato.
Ad esempio, le aree naturali protette, i cui fini istitutivi coincidono con gli obiettivi di qualità
di ISO 14001 e di EMAS, troverebbero grande giovamento dall’adozione di un SGA, ma non
sanno ancora bene i passi da compiere.
Le aree naturali protette (parchi nazionali, regionali, riserve, oasi ecc.) ricoprono ruoli
fondamentali nella società : salvaguardia dei beni naturali e storico-culturali, promozione di
attività turistico-ricreative, educazione, formazione e ricerca. Ma c’� un ulteriore aspetto che
non va sottovalutato: la loro vocazione ad erigersi a modello di gestione del territorio.
L’introduzione della “cultura della qualità ambientale” nelle aree protette, attraverso l’adesione volontaria a
strumenti innovativi a valenza mondiale (ISO 14001) o comunitaria (EMAS), può essere d’esempio per altre
realtà, un passo concreto verso un nuovo atteggiamento nei confronti delle risorse territoriali. Spesso infatti,
all’interno delle aree protette, insistono zone abitate, insediamenti produttivi, aziende turistiche e altro che ne
fanno il luogo ideale per sperimentare forme sostenibili di gestione del territorio che poi, una volta messe a
punto, potranno essere estese alle aree non soggette a particolari regimi di tutela.
c apac ità c he ha il consuma tore d i percepire a l momento dell’ac quisto la loro qualità , in: ÛYÜ+Ý�Þ ß�àMá�â+â�ã (bene ricerc a ), la c ui q ua lità p uò essere ac certa ta Ü�ä*å Ý�æ�ç Ü , g ià p rima dell’ ac quisto; Ü�ä*è�Ü,Þ é Ü�æ,ß�Üêá�â�â�ã (bene esperienza), la c ui qualità è ac certab ile solo Ü�ä*å è�â�ÛCç , dopo l’ ac quisto; ß+Þ Ü+ã�Ü�æ,ß�Ü�á�â�â�ã (beni fid uc ia ), la c ui qualità non può essere acc erta ta neanc he dopo l’acquisto . 88 Si pensi a i sistemi d i c ertific azione d ei p rod otti ag ricoli a c oltivazione b iolog ica e d ei p rodotti ëZÜ�æ�ì]é Þ â�æ�íUÜ�æ�ç Ý�î î ïð Þ é Ü�æ�ã�î ï ” .
XCV
Per portare a certificazione un’area naturale protetta il percorso da compiere non � privo di
ostacoli. Spesso accade, ad esempio, che esistano difficoltà di comunicazione fra gli enti
preposti alla gestione del territorio ed i cittadini in esso residenti.
Tuttavia proprio questi ostacoli vengono resi espliciti e rimossi dall’adozione dei SGA. I
vantaggi che ne derivano sono importanti per tutti e su tutti i fronti, sia in termini di qualità
della vita che di alternative economiche. Per un parco, per esempio, adottare un SGA vuol dire,
infatti, introdurre degli strumenti di gestione della propria organizzazione, con valenza su
tutto il territorio, basati sulla consapevolezza e sulla partecipazione di tutti per raggiungere il
bene comune della salvaguardia ambientale.
I risultati positivi smorzeranno le conflittualità all’interno del parco, dove migliorerà
l’efficienza dei servizi e della produzione, e dimostreranno all’esterno che le attività umane
possono essere redditizie pur salvaguardando le risorse del territorio.
Di conseguenza i beni prodotti nel territorio saranno più apprezzati perché sinonimo di genuinità e i turisti
saranno richiamati dalla sicurezza di trovare un ambiente sano e di elevata qualità.
Le peculiarità sono tante e la qualità ambientale dipende da come operano sul territorio i
diversi attori: imprese, amministrazioni comunali, organizzazione responsabile della gestione
del parco (ente parco, consorzio o qualsiasi altra forma organizzata) ecc. Dal momento che
l’organizzazione Parco ha poteri sovraordinati, rispetto agli altri enti locali in tema di tutela
delle risorse naturali, deve essere questa struttura a dotarsi del proprio SGA e a farsi
portavoce e promotore di questa cultura, affinché aderiscano tutti i soggetti presenti sul
territorio.
La certificazione territoriale
Una “buona pratica” per la certificazione di qualità delle città turistiche “minori � sicuramente
quella condotta dal Touring Club Italiano (TCI). La “bandiera arancione” � il marchio di
qualità turistico ambientale per l’entroterra, che viene attribuita alle località che soddisfano
alcuni criteri di analisi, connessi allo sviluppo di un turismo di qualità . La valorizzazione del
patrimonio culturale, la tutela dell’ambiente, la cultura dell’ospitalità , l’accesso e la fruibilità
delle risorse, la qualità della ricettività , della ristorazione e dei prodotti tipici sono solo alcuni
degli elementi chiave per ottenere il marchio.
La bandiera arancione, coordinata dal Centro Studi, l’unità di ricerca e sviluppo del Touring
Club Italiano, � uno degli strumenti con il quale il Touring offre servizi al territorio come
strumento di valorizzazione, ed ai turisti, in quanto garanzia di qualità .
Il progetto Bandiere Arancioni � stato avviato nel 1999 con l’applicazione del modello di analisi
territoriale del TCI al territorio ligure in collaborazione con la Regione Liguria. Il progetto, da
un lato, rientra tra le strategie di sviluppo turistico, che si basano sulla qualità del prodotto,
delle imprese e del territorio, attraverso le azioni coordinate dall’amministrazione locale;
dall’altro lato, si inserisce nel quadro di una politica di sviluppo sostenibile per la comunità e
per l’ambiente ospitante, che abbia come premessa e come esito atteso la difesa e la
XCVI
valorizzazione delle risorse esistenti, siano esse paesaggistiche, culturali o legate a tradizioni e
costumi locali.
“Bandiere Arancioni” � stato l’unico progetto italiano che
� stato inserito dall’Organizzazione
Mondiale del Turismo (World Tourism Organization) fra i 50 programmi realizzati con
successo in tutto il mondo per uno sviluppo sostenibile del turismo.
La bandiera arancione, quindi, � uno strumento:
• per la valorizzazione del territorio
• di comunicazione alla domanda
• di garanzia al turista
L’obiettivo del marchio � quello di consentire alle località minori di proporre un’offerta
aggiuntiva a quella dei sistemi turistici pi� sviluppati, contribuendo alla creazione di un
prodotto integrato, alla differenziazione nel mercato e alla ridistribuzione dei flussi turistici. Il
progetto intende, infatti, stimolare una crescita sociale ed economica attraverso lo sviluppo del
turismo. In particolare, gli obiettivi sono:
• valorizzazione delle risorse locali
• sviluppo della cultura dell’accoglienza
• stimolo dell’artigianato e delle produzioni tipiche
• impulso all’imprenditorialità locale
• rafforzamento dell’identità locale
Il destinatario finale del marchio � il turista. La bandiera arancione contribuisce a indirizzare
le scelte dei viaggiatori e garantisce la qualità dell’esperienza di visita.
Le fasi del percorso di assegnazione del marchio bandiera arancione sono le seguenti:
1. autocandidatura dei comuni dell’entroterra (con meno di 15.000 abitanti);
2. preselezione: cio�, la valutazione degli indicatori forniti dalle località per la selezione dei
comuni da visitare;
3. analisi delle località : visita dei comuni preselezionati, valutati attraverso cinque
macroaree di analisi, che saranno analizzate in seguito;
4. elaborazione dei dati e valutazione finale;
5. assegnazione del marchio bandiera arancione per quei comuni che hanno soddisfatto i
criteri previsti; il marchio ha la durata di due anni ed � subordinato al mantenimento dei
requisiti;
6. piano di miglioramento: i comuni che non risultano essere ancora in linea con i
parametri del progetto possono richiedere un piano di miglioramento che evidenzi gli
elementi di criticità individuati, proponendo le azioni da attivare per adeguarsi agli
standard richiesti.
La valutazione per l’assegnazione della bandiera arancione, com’� stato accennato,
�
strutturata in cinque macroaree, relative agli aspetti pi� rilevanti del sistema di offerta di una
località .
XCVII
1. Accoglienza:
o informazioni turistiche e segnaletica
o accessibilità e trasporti
Viene verificata la presenza e la completezza dei servizi di informazione turistica e della
segnaletica, nonché del grado di accessibilità alla località , della frequenza dei mezzi di
trasporto e delle possibilità di mobilità interna.
2. Recettività e servizi:
o servizi ricettivi
o servizi complementari (tour, visite guidate, escursioni)
Viene effettuata un’indagine sulla presenza e sul livello dell’offerta ricettiva sia nelle
forme tradizionali quali alberghi, campeggi e ostelli, sia in quelle di pi� recente sviluppo,
quali agriturismi e bed&breakfast. Viene inoltre rilevata la presenza di servizi di
ristorazione e di eventuali servizi complementari.
3. Fattori di attrazione turistica:
o fattori di attrattività ambientale
o fattori di attrattività storico-culturale
o fattori di attrattività sociale, eventi
Vengono individuati i vari attrattori storico-culturali, le diverse risorse ambientali e
l’offerta di eventi legati alla tradizione locale; in pi � si dà grande importanza al loro
livello di fruibilità .
4. Qualità ambientale:
o verde, acqua, aria, energia, rumore, rifiuti, educazione ambientale
Si verificano le azioni intraprese nell’ambito della gestione ambientale tra cui la cura del
verde, lo smaltimento dei rifiuti, eventuali campagne di sensibilizzazione ambientale,
ecc.
5. Valutazione qualitativa:
o arredo urbano
o ospitalità e cordialità
o atmosfera e tradizioni
XCVIII
o offerta enogastronomica
Si valutano alcune componenti dell’offerta turistica, che a volte risultano difficilmente
quantificabili, ma ugualmente importanti per la determinazione delle scelte dei turisti:
immagine e atmosfera della località in relazione alla percezione di fattori quali arredo
urbano, ospitalità e cordialità .
La certificazione dei beni culturali Si pone sempre pi � un problema di certificazioni delle attività di tutela e valorizzazione del
patrimonio culturale.
Si tratta, basandosi su criteri scientificamente accettati, di incoraggiare i proprietari e i gestori
dei beni a valorizzare e conservare meglio il patrimonio di cui sono responsabili e fornisce al
“turista-visitatore”, ma anche al residente, alcune garanzie: nei musei, nei monumenti, nei siti
all’aperto, biblioteche, archivi, pubblici e privati, un simbolo o un marchio di qualità potrebbe
indicare al visitatore il livello raggiunto, relativamente a differenti criteri, per esempio:
• percezione del valore culturale
• informazione trasmessa al visitatore
• qualità dell’accoglienza e servizi offerti
• stato di mantenimento, conservazione e restauro
• ….
La durata del riconoscimento potrebbe essere limitata e, attraverso un sistema di
monitoraggio e controllo, si potrebbe verificare ad ogni scadenza i livelli raggiunti,
aggiornando un possibile “giudizio”.
Una forma ristretta di certificazione di qualità nel settore dei beni culturali può essere
rappresentato dal Piano di gestione dei siti dichiarati “Patrimonio dell’Umanità ”
dall’UNESCO. Anche se si tratta di uno strumento strategico e allo stesso tempo operativo, il
piano di gestione deve comunque garantire la buona salvaguardia ed una compatibile
utilizzazione dei beni. I responsabili del patrimonio culturale avranno la possibilità di
controllare, oltre che la qualità della conservazione e valorizzazione dei beni iscritti nella lista
mondiale, anche quella delle altre risorse territoriali e dei servizi offerti. Il piano di gestione,
comunque, verrà analizzato dettagliatamente nel prossimo capitolo.
XCIX
3.5 Strumenti finanziari e fiscali
‘ Le risorse c omplessive, sia d i fonte pubb lica c he d i fonte priva ta , a ffluite a l settore c ultura le
nell’ a nno 2000 e rileva te nel c orso d ella ric erc a (…) possono essere tutta via ra g ionevolmente
stimate a oltre 50.000 mld d i lire.
ñGò=ó�ô7õ�õ�ò=ö�÷�ø�ù�ú*û�ø�ü�ý�ý�þ ÿ ��û ù ø�� ÿ ��û���û��+ù�þ]ú*ù�� ��� ù���ü�þ ��ü�� û&þ ù� ò����+ÿ�����������������
����� �� ����� ��
6SHVD�SXEEOLFD� Stato 4.823 6.278 � Regioni 1.470 1.906 � Province 184 398 � Comuni 2.461 3.949 � 7RWDOH� ������ ����� ������� �����
6SHVD�SULYDWD� Consumi famiglie 17.080 18.806 � Pubblicità 8.772 14.508
�Sponsorizzazione e Mecenatismo 574 1.053
� 7RWDOH� ������� ����� ������� �����
� 7RWDOH� � ������� ���� ������� ����� Ç�½�Ä ¿����'Å Á�¾�Ç�È�Á�×�à Ç�½�¿ AEC
Oltre un qua rto (27%) della spesa rileva ta – 12.531 mld – è d i fonte pubblica , ed è sta ta sostenuta in
misura equiva lente da pa rte d ello Sta to da un la to e d ei governi reg iona li e loca li da ll’ a ltro: questi
ultimi, e in pa rticola re le p rovinc e e i c omuni, sono risulta ti per a ltro p iù d ina mic i negli a nni ’ 90. I
c onsumi d elle fa mig lie c ontinuano invec e a p reva lere – ta llona ti tutta via sempre p iù da vic ino da lla
pubb lic ità – nell’a mbito degli oltre 34.000 mld d i fina nzia menti p riva ti.
Un c onfronto c on la situazione esistente nel 1990 rela tiva mente a lla spesa pubblica , a lla spesa
p riva ta per la cultura e a lla spesa c ultura le c omplessiva in rela zione a l PIL (…), d à risulta ti per certi
versi sorp rend enti e suggerisc e d ue c onsidera zioni:
- a nzitutto, rispetto a ll’ ec c eziona le d ina mismo c he si era manifesta to nelle risorse a ffluite a lla
c ultura negli a nni ’ 80 (+90% a lire c osta nti), g li a nni ’ 90, pur c on un a nda mento a nc ora
positivo (+32,6%), segna no una dec isa pa usa d i riflessione. Fenomeno, questo c he viene
c onfermato anc he d a l c onfronto c on l’a nda mento del PIL nello stesso periodo: mentre
negli anni ’ 80 la spesa per la c ultura era aumenta ta in misura assa i superiore a l PIL (+90%
c ontro +16%), neg li a nni ’90 la sua d inamica è a nc ora in ascesa , ma in misura meno
a cc entua ta (+32,6% c ontro +20%);
- la tend enza a d una c resc ente “ priva tizza zione” nel sostegno finanzia rio a lla c ultura , c he era
risulta ta evid ente nel d ec ennio p rec ed ente, si è a rresta ta , d a nd o luogo a d un’ inversione d i
rotta : le risorse pubblic he sono aumenta te d el 40% c ontro il 30% d elle risorse p riva te, la c ui
inc idenza sulla spesa cultura le c omplessiva è sc esa da l 74,7% a l 73,3%. Il forte inc remento
C
d ei c ontributi da mec ena tismo – una voc e per a ltro anc ora minorita ria – è d i sca rso rilievo d i
fronte a d una c erta inerzia d el merca to, e in particola re a una c resc ita c ontenuta d ei
c onsumi d elle fa mig lie. Sono i poteri pubb lic i – e, nel loro a mbito, le a utonomie loc a li – ad
a cc entua re maggiormente il loro impegno nel sostegno a lla c ultura , mentre il merca to
c resc e poc o e, in a lc uni casi, a rretra .
In sintesi, c ontra riamente a qua nto c omunemente si ritiene, l’ impulso impresso a lle risorse destina te
a lla cultura anc he in funzione d i vola no per la c resc ita ec onomica d el paese è risulta to assa i p iù
a cc entua to negli anni ’ 80 p iuttosto c he nel d ecennio appena c onc luso. Inoltre, la ta nta a uspica ta
funzione sostitutiva d el settore p riva to nell’ad d ossa rsi l’ onere d ei fina nziamenti a lla c ultura sembra
a ver manca to a ll’a ppello, in qua nto è sta to invece il settore pubblic o a risulta re p iù d inamic o, pur in
un d ec ennio d i pa rtic ola re rigore per la finanza pubb lic a per l’ ec c eziona le sforzo d i ad eguamento
a i pa ra metri europei (…).
Bodo C. “Le risorse finanziarie per la cultura”
in Bodo C. e Spada C Rapporto sull’economia della cultura in Italia
Op.cit.
‘Un p rogetto d i va lorizza zione dei beni cultura li in un’a rea vasta d eve p rend ere in c onsiderazione
spec ific i strumenti fina nzia ri: da i BOT o BOC per l’ a rte a i mutui agevola ti, c on contributi in c onto
c a pita le o in c onto interessi d a pa rte dello Sta to o delle Regioni, da l Å ¿�Á�Ê�à ½�Î a i fond i immobilia ri.
Questi strumenti (da ind ividua re a rea per a rea a ttra verso Â�È�Ç�� ¿�À�Ä Ì Ã ½�Á&½�À�à ½�Î Á�Ò Æ�Ç�À ) va nno
c ombina ti c on incentivi fisc a li, c he, rend end o p iù conveniente l’ intervento priva to nel settore,
possono fornire le risorse fina nzia rie nec essa rie a supp lire a lla sc arsa d isponib ilità d i fond i pubblic i.
In p rima a pprossima zione si potrebbe p reved ere:
- in ma teria d i Ì Ã ½�Á�½,×�à Á�Ñ�¿�½�Ä Ã , il ric orso degli enti loca li a fond i “ a va lere su quote dell’ IRAP” , d a
d estina re stretta mente a lla va lorizza zione delle risorse loca li. Potrebbe essere p revista anc he
una p riorità , nell’ ac c esso a i finanziamenti, delle c oopera tive, d elle espressioni d el terzo
settore, d ei g iova ni che vog liono a vva lersi della leg isla zione sull’ imprend itoria g iovanile. Si
potrebbero c rea re fond i per il sostegno a lla riloca lizzazione d elle p ic c ole imprese o per
l’ eroga zione d i sussid i e c ontributi a i singoli (a rtisti, a rtig ia ni, ecc .) c he si insed iano nell’ a rea ;
- in materia d i Ê�¿�È�Ë'à ×�Ã�È�¿�Á�Å Ã , l’ offerta a p rezzi a gevola ti d i spazi a ttrezza ti per a rtisti e per p ic c ole
imprese; l’ offerta d i servizi per la p rod uzione, la p romozione e la c ommerc ia lizza zione dei
p rod otti d el settore. Potrebbe essere sostenuta la c rea zione d i imprese miste ad hoc per la
p romozione e la d istribuzione integra ta d ei p rod otti cultura li. Potrebbero essere c rea ti uffic i
territoria li per la ric erca d i persona le spec ia lizza to o per l’ offerta d i lavoro “ interina le” ;
- in materia d i misure fisca li, la p revisione d i sistemi d i incentivi c he goda no, a ppunto, d i
a gevola zioni d i tipo fisc a le . La possib ilità c he g li utili d ’ impresa , se reinvestiti in opere d i
CI
resta uro, possa no essere deta ssa ti a sec ond a d i percentua li a sca la re c he privileg ino le a ree
meno fa vorite. Inc entivi fisc a li o pa ra fisca li, rid uzione d egli oneri soc ia li, ecc . per le imprese
c he gestiscono beni e servizi nelle zone sottoutiliza te.’
Valentino P.A., Musacchio A., Perego F., La storia al futuro.
Beni culturali, specializzazione del territorio e nuova occupazione,
Giunti Ed., Firenze 1999
Il coinvolgimento del settore privato nella valorizzazione del patrimonio culturale, dopo il
2000, com’� già stato accennato nel capitolo 1, ha trovato la via legislativa con il decreto del
Ministero per i Beni e le Attività Culturali 11 aprile 2001. Nonostante la defiscalizzazione la
norma sui contributi a favore della cultura, però , non ha trovato molta diffusione. Nei tre anni
di cui si conoscono i risultati, infatti, non si sono raggiunti neanche i 20 milioni di euro.
Paradossalmente, l’anno del debutto � stato pi� generoso rispetto a quello successivo e ciò
nonostante il fatto che nel 2001 i versamenti siano stato limitati a soli due mesi – gli ultimi
due dell’anno – perché il sistema � diventato operativo solo allora. In novembre e dicembre
2001 le imprese, infatti, hanno aiutato l’arte con 17 milioni di euro, scesi a 15 nel 2002. Nel
2003 si � tornati ai livelli del primo anno, con una raccolta di oltre 17 milioni. Si
�, tuttavia,
ancora ben lontani dai limiti che la legge ha fissato, almeno per i beneficiari89.
La causa di tutto ciò , secondo il Ministero, � la scarsa conoscenza da parte del settore privato
della norma in questione e per questo motivo si dovrà impegnare per la realizzazione di una
campagna pubblicitaria informativa per spiegare il funzionamento dell’incentivo.
Non si deve però sottovalutare l’impatto negativo della procedura prevista che tende, per la
sua complessità , a scoraggiare eventuali beneficiari. È necessario perciò semplificare le
procedure, ma, mentre si cerca di mettere a punto la norma sulla defiscalizzazione degli aiuti
destinati all’arte dalle imprese, si punta ad allargare il tiro e coinvolgere anche le persone
fisiche. Il “micromecenatismo”, che consentirebbe ai singoli cittadini di alleggerire la
dichiarazione dei redditi grazie ai contributi destinati alla cultura, non ha, però , ancora
trovato la via legislativa giusta. È da anni che i Ministri dei beni culturali (prima Giovanna
Melandri e poi Giuliano Urbani) hanno cercato di tradurre in realtà quest’idea, ma sulla loro
strada hanno finora trovato l’ostacolo delle esigenze del bilancio statale, che non permette di
far fronte ad un minor gettito erariale. E dunque non resta che aspettare tempi migliori.
89 Complessivamente amministrazioni ed Enti non possono incassare pi= di 139,4 milioni l’anno – erano 90,3 milioni nel 2002 e 51,6 nel 2003. Antonello Cerchi, “Chi sostiene la cultura paga meno tasse” in Telos op. cit., pag. 90.
CII
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CIV
&DSLWROR���
Verso il Piano di gestione
L’identificazione degli asset portanti �, come
� stato pi� volte sottolineato, il primo passo da
compiere per l’attuazione di un processo di valorizzazione delle risorse di un territorio. Molto
spesso, alcune località , in seguito ai molteplici cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, sono
state costrette a gestire in modo pi� sistematico e programmatico lo sviluppo di alcuni loro
settori, tra cui, per esempio, quello turistico e culturale. Un esempio � presentato da quei siti,
iscritti nella “World Heritage List”, a cui l’UNESCO ha richiesto lo sviluppo dei un Piano di
Gestione, uno strumento strategico ed operativo.
Specializzazione e gestione efficiente sono gli aspetti strategici dei processi di sviluppo locale.
Un’analisi di questi due aspetti � l’oggetto del presente capitolo. In particolare, per quanto
riguarda i processi di gestione si farà riferimento alle metodologie richieste dall’UNESCO.
4.1 La specializzazione territoriale e la gestione del patrimonio
‘Una metod olog ia messa a punto d a stud iosi ita liani d el Ministero per i Beni e le Attività Cultura li,
d ell’ Istituto Centra le del Restauro e da ll’Unesc o è la Ca rta del Rischio. L’ idea d i fond o è c he la
c onosc enza d el g ra d o d i risc hio d i d eteriora mento, spesso irreversib ile, d el pa trimonio storic o-
a rtistico, monumenta le, na tura le e a rc heolog ico, c onsentirebbe una mig liore p rogra mmazione d egli
interventi d i c onserva zione e d i resta uro. Sviluppa nd o una linea d i ric erca c he risa le a Cesare Bra nd i,
Giova nni Urba ni e Pio Ba ld i, si è formula ta una rela zione funziona le c he fa d ipendere la d imensione
d el risc hio da tre ord ini d i ca use:
• il va lore d el bene c ultura le ;
• la peric olosità d elle a zioni umane c he lo rigua rd ano o peric olosità a ntrop ica ;
• la vulnera bilità dell’ambiente in cui il bene si trova .
Le tre va riab ili ha nno un impatto effettivo sul risc hio d i d eterioramento d el pa trimonio cultura le,
risc hio che è tanto p iù rileva nte e g rave quanto p iù è a lto il va lore d el bene c ultura le, il suo g ra d o d i
vulnera bilità e la peric olosità d ell’ ambiente. Le tre ca use esprimono in genera le un a lla rme verso un
a umento d ella c onsa pevolezza d el risc hio e si rivolgono a d iversi a ttori del mond o d ei beni cultura li:
politic i, p roprieta ri fond ia ri, a ffittua ri, utenti, persona le milita re, volonta ri, opera tori d ell’ informa zione e
popola zione in genera le. Le ca use, inoltre, possono d istinguersi in na tura li p rodotte da ll’uomo e in
impreviste e d i lunga d urata . Il risc hio c onnesso a i siti c ultura li rigua rda non solo l’ ac cumula zione d i
sa peri e d i c a pola vori, ma a nc he la reputa zione. Anzi la reputazione è una d elle p iù importanti
ga ranzie sulla qua lità dei beni e servizi p rod otti loca lmente e va lorizza ti. Ora la reputa zione, c he qui
CV
assume il c onnota to d i bene c ollettivo, non è un bene a c quisito per sempre, a l contra rio è un bene
c he ric hied e d i essere c ontinuamente sostenuto a ttraverso una p rod uzione cultura le sempre d i
eleva to livello. E’ , in a ltre pa role, nec essa rio un c ontinuo investimento in reputazione ed un c osta nte
monitoraggio sulla nec essa ria tensione qua lita tiva c he la sostiene.
La c onserva zione d ell’ identità storic a d ei siti, la nec essità d i c onservare ed estendere le ec onomie d i
rete c he la c ultura p rod uce, la stessa rileva nza d ei “ va lori d i non uso” c omporta c he i p roc essi d a
gestire e da a ttiva re non possono mettere a repentaglio sia la c onserva zione fisic a d ei beni sia la
c onserva zione d elle loro va lenze storic he, c ultura li e soc ia li. Tutto c iò c omporta c he, sia nella fa se d i
p rogettazione c he in quella d i gestione, b isogna introdurre d ifferenti tipolog ie d i vinc oli.
Dal punto d i vista opera tivo i vinc oli potrebbero esprimersi in soglie entro le qua li g li effetti d eriva nti
d a i p roc essi d i gestione e va lorizza zione d evono essere c ontenuti. Queste soglie possono, c ome per i
beni ambienta li, essere espresse in termini d i c apac ità d i ca ric o. Per quanto rigua rd a i beni c ultura li
sa rà , quind i, nec essa rio spec ifica re una:
- �! #"$ $��% & ')(!%��� �*% ��+�(#%�& % "$+), % -.% ��+ c he può essere definita sulla base d i un insieme d i pa ra metri d i
tipo p resta ziona le e che ha lo sc opo d i evita re c he le a ttività d i gestione possa no p roc ura re un
c onsumo fisic o irreversib ile del pa trimonio c ollettivo. Per esempio, per c onserva re le c ollezioni
d i un museo o la ric c hezza d i un pa rc o a rc heolog ico può essere nec essa rio limita rne l’ uso
fissand o la c a pa c ità fisica d i c a ric o (soglia ) in termini d i numero ma ssimo d i visita tori (per ora o
per a nno) o fa vorend o il ricorso ad a ltri pa ra metri d i na tura quantita tiva ;
- �! #"$ $��% & '/(#%#�� �*% ��+0(#%�& % "$+1�$2�3 &42�* #3 5 c he può essere determina ta a ttra verso l’ introd uzione d i
pa ra metri d i tipo qualita tivo e c he serve a d evita re c he le risorse possano essere gestite in
mod o ta le d a erod ere il loro -6& 7& 5�895!:�&�+�,;-<% =�:�% , % �� �:���5 ;
- �! #"$ $��% & ')(�%��� �*% ��+)(!%�& % "$+>-<+���% #3 5 , a nche questa d efinita a ttra verso l’ introduzione d i pa ra metri
qua lita tivi, c he ha l’ ob iettivo d i non permettere c he una pa rtic ola re va lenza assoc ia ta a lle
risorse c ultura li - per esempio, quella per cui le risorse ra ppresentino un elemento importante
per la d efinizione d ella identità c ollettiva e un forte strumento d i inc lusione soc ia le - possa
d iluirsi o perd ersi a c ausa delle ca ra tteristiche dei p roc essi d i gestione messi in a tto.
Pa rticola re a ttenzione deve quind i essere rivolta a ll’ analisi dei risc hi che il bene c orre e d egli elementi
d i impond era bilità . Nella definizione d elle opzioni d i intervento va ac c ura tamente va luta to il g rad o d i
reversib ilità delle stesse e i fa ttori d i inc ertezza nei risulta ti a ttesi. Il Piano d eve p reved ere a l suo interno
la possib ilità d i a pprend ere d a lle esperienze rea lizza te e assumere un livello d i flessib ilità ta le da
potere essere ad egua to a lle nuove esigenze.
(…)
Per tenere c onto d ei p rinc ip i fond amenta li, c he d evono essere c ongiuntamente soddisfa tti, d iventa
essenzia le non separa re le a ttività d i tutela da quelle d i c onserva zione e va lorizza zione poiché solo
una "!*+!=�*4 #8?8� �@6% +!:�5A% :�& 5!=�* 7& d i queste a ttività può fa r sì c he le a ttività gestiona li siano c oerenti
c on i vinc oli p rima illustra ti. La non sepa ra bilità d elle a ttività d i tutela , c onserva zione e va lorizza zione
non esc lud e la possib ilità d i a ttribuire la loro gestione (integra lmente o pa rzia lmente) a soggetti
d iversi. In a ltri termini, è possib ile mettere in a tto p roc essi d i esterna lizza zione, solo qua nd o l’ag ire d ei
singoli soggetti sia c oord ina to e monitora to nell’ambito d i un p roc esso d i p rogra mma zione,
va luta zione e monitora ggio, in g ra d o d i da re unita rietà e c oerenza a d a ttività gestite in mod o
sepa ra to.
CVI
In questo quadro è essenzia le fa vorire la pa rtec ipa zione d elle c ollettività a i p roc essi d i va lorizza zione.
La c resc ita d i identità deve d iventa re un ob iettivo stra teg ic o delle a ttività e dei p roc essi d i gestione
a nche perc hé p iù forte è la perc ezione d ell’ utilità soc ia le d i un bene d a parte delle c ollettività ,
maggiore sa rà la loro ac c etta zione dei vinc oli d ’ uso ed il loro c ontributo a lle a ttività d i
c onserva zione. Contributo c he può esprimersi o a ttraverso una auto c ensura dei c omporta menti
d annosi o a ttra verso la messa in a tto d i p roc essi c oopera tivi.
Le ca ra tteristic he intrinseche dei beni c ultura li e quelle derivanti da lle rela zione che si d evono
stab ilire c on i fruitori a ttua li e potenzia li, c omportano c he il p roc esso d i gestione d ei beni c ultura li
d ebba essere in g rad o d i perseguire qua ttro g rand i ob iettivi:
1) ga rantire che siano messe in a tto tutte le inizia tive, in p rimo luogo le a ttività d i conoscenza ,
nec essa rie a tutela re il bene;
2) p roc ed ere a c onserva rlo integro e a utentic o per le genera zioni future;
3) mettere in a tto p roc essi d i va lorizza zione c he siano sostenib ili e c ompatib ili c on l’ insieme dei
significa ti c oa gula ti nei d ifferenti beni. La va lorizza zione, tenend o c onto d i un a ttributo
rela tivamente recente dei p roc essi d i gestione dei beni c ultura li, d eve intend ersi sia d i na tura
c ultura le c he ec onomica ;
4) a ttiva re p roc essi d i va lorizza zione e c ond ivisione c he siano in g ra do d i c omunica re le va lenze
a i fruitori ( 5�89"$+#BC5�* 8�5!:�& ) ed a cc resc ere le rela zioni d i appa rtenenza (il va lore identita rio) tra
beni e c ollettività .
La “ gestione integra ta ” va p roietta ta oltre le log iche d i tutela e c onserva zione per assumere una
struttura c omplessa in c ui l’ a ttua zione delle d iverse fasi a ttiva orga nismi e c ompetenze d ifferenti,
ric hied end o c osta nti momenti d i c ontrollo (monitoraggio) e c ontinui a ggiustamenti nella d efinizione
d elle metod iche d i a ttuazione delle stra teg ie. La struttura d a porre a fuoc o per un c orretto p ia no d i
gestione rispond e a ta le “ visione d inamica ” c he c oinvolge in mod o ana logo sia le fa si d i ana lisi c he
quelle p ropositive sta b ilend o l’ a ttua zione d i c osta nti c ontrolli che ridefiniscono c osta ntemente il
p ia no stesso.
(…) Il "�% �:�+D(#%E=�5�-6& % +�:�5 dovrà c ostituire uno strumento stra teg ic o ed opera tivo c he ind ividui g li
ob iettivi d i c onserva zione e va lorizza zione e le azioni c he si intend ono mettere in c ampo per
perseguirli. Il p iano d ovrà c ostituire anc he una “ d ichia ra zione d i p rinc ip i” , in qua nto per suo tramite
le autorità responsa bili e le c o llettività na ziona li e loc a li si impegna no - sia nei c onfronti d ell’UNESCO
sia nei c onfronti d ell’ intera umanità - a d una tutela a ttiva , a d un’a ttività d i c onserva zione a degua ta
ed una va lorizza zione c ompa tib ile e rispond ente a lle esigenze id entita rie e cultura li delle c ollettività .’
Scandizzo P., Santagata W., Valentino P.A. Fondamenti del piano di gestione,
Giornale dell’Arte Settembre 2004
CVII
4.2 Il piano di gestione
Alcune località si sono trovate, quindi, di fronte ad una situazione di sviluppo territoriale,
grazie a quelle risorse culturali, che l’UNESCO ha dichiarato “patrimonio mondiale
dell’umanità ”, stimolando, in alcuni casi, la crescita di flussi turistici internazionali.
Sono tanti e diversificati i beneficiari di tale sviluppo e si può riscontrare, in questo vantaggio
competitivo, l’occasione per le varie amministrazioni di attivarsi in modo concreto, per
sviluppare delle strategie integrate per programmare e monitorare lo sviluppo del territorio
attraverso uno strumento strategico, ma allo stesso tempo operativo: il Piano di gestione.
‘Un p iano d i gestione è definib ile c ome una sequenza d i a zioni ord ina te nel tempo in cui sono
identific a te le risorse d isponib ili per c onseguire g li ob iettivi, ind ividua te le moda lità a ttra verso cui essi
si c onseguono e p redisposto il sistema d i c ontrollo per essere c erti d i ra ggiungerli. Come ogni
d efinizione d i metod o, a nc he questa implica una prelimina re visione d ei fonda menti sui qua li si
c ostruisc e. In questa sezione si ric ostruisc ono, in sintesi, i punti essenzia li c ui dovrebbe fa re riferimento
un mod ello d i p iano basa to sull’ esperienza matura ta nel nostro Pa ese in ma teria d i c onserva zione e
va lorizza zione d ei beni cultura li.
(…) Il fonda mento p riorita rio su c ui si c ostruisce il p iano d i gestione d i un sito UNESCO è da to da l
ric onosc imento del va lore universa le (-6& 7& 5�895!:�&F+#,>-<% =#:�% , % �� �:���5 ) c he rend e il sito unic o o d i
ec c eziona le va lore mond ia le. Si tra tta c ioè d elle motiva zioni c he ha nno c onsentito o potrebbero
c onsentire d i inserire il sito nelle Lista del Pa trimonio Mond ia le. Ta le ric onosc imento spesso d eriva
d a lla presenza d i una pa rticola re tipolog ia d i beni o d i testimonianze d i uno spec ific o momento della
storia dell’Umanità . Tutta via nel caso d ell’ esperienza ita liana si può a fferma re c he ac ca nto a i va lori
universa li tutela ti da ll’UNESCO, nell’ ambito territoria le d i riferimento sono sempre p resenti numerosi
a ltri va lori materia li ed immateria li c he c ostituisc ono la spec ific ità d i un territorio da lla storia
millena ria . L’ ecc ellenza cultura le d i un territorio è qua lc osa d i ered ita to a ttra verso i lasc iti d i molte
generazioni e questa a cc umula zione lo rend e vivo e ca pac e d i p rod urre oggi nuova c ultura . Perc iò
se la lista dell’UNESCO esprime in un quad ro sta tic o inna nzitutto i va lori estetic i, natura listic i e storic i d i
un pa trimonio materia le, il p ia no d i gestione d eve in mod o d inamic o c onsidera re l’evoluzione d el
pa trimonio e il suo a rric c himento loc a le, c he si esprime a ttra verso non solo le testimonianze storiche,
ma a nc he tra mite la cultura materia le, le trad izioni, i sa peri a cc umula ti, lo sp irito c rea tivo e le a b ilità
tra ma nda te d i genera zione in genera zione.
Se d a un la to quind i la Convenzione sulla Protezione del Pa trimonio Cultura le e Na tura le del 1972 si
p refigge d i mettere in evidenza , a ttra verso la Lista , solo a lc uni beni d i pa rtic ola re significa to a livello
mond ia le, nell’ a ffronta re la stesura d i un p iano d i gestione non si può p resc ind ere da ll’evoluzione d el
c onc etto d i pa trimonio c he si è verific a ta nel c orso d egli a nni. Ai fini d ella tutela , d ella c onserva zione
e d ella va lorizza zione a sca la na ziona le, vanno p rese in c onsidera zione, a c canto a lle tra d iziona li
tipolog ie d i beni a rc heolog ic i ed a rc hitettonic i, tutte le testimonianze storiche materia li ed
immateria li p resenti nel territorio fino a c omprend ere l’ intero pa esa ggio.
CVIII
Al momento dell’ isc rizione lo Sta to assume l’ impegno d i G<=$ �* #:!& % *5D3H % (�5!:�& % , % �� �@6% +!:�5�I�3 J&K2�& 5!3 �IL3 ��+!:�-M5�*N� �@6% +!:�5�I#3 ON� #3 +�* % @<@P �@Q% +!:�5F5)3 R& * �-<89% -S-<% +!:�5) #3 3 5O,2�&42;*5F=�5!:�5�*4 �@6% +!:�% T d el bene inserito nella Lista
e perc iò dei va lori cultura li c he sono a lla base d el ric onosc imento mond ia le. Questi sono, quind i, g li
ob iettivi minimi c he il p iano d i gestione d i un sito UNESCO deve perseguire per ga rantire il rispetto
d egli obblighi interna ziona li assunti a ll’a tto d ell’ isc rizione. Tutta via , nel ca so ita liano, si ritiene
nec essa rio tenere c onto a nc he d ell’ esistenza d i quel p iù ampio pa trimonio a livello territoria le, c he è
ric onosc iuto a livello na ziona le, ed a c ui si d evono estend ere le medesime ga ra nzie ric hieste per i
beni inseriti nella Lista .
(…) Il p iano deve ga rantire un eleva to livello d i p rotezione d el bene ec c ellente e c ontribuire a lla sua
integra zione nei p roc essi d i a d ozione dei p ia ni e p rogra mmi fina lizzati a llo sviluppo loca le sostenib ile.
Esiste infa tti uno stretto legame tra le emergenze a ntropolog iche ed a rtistic he del sito e la
p roduzione a ttiva d i c ultura materia le. Il legame attribuisc e un va lore ca ra tteristico a llo sviluppo
ec onomico il che suggerisce d i tenere d istinti i due momenti: quello (a ) d ella N� #3 2�& �@6% +!:�5 o stima dei
va lori fonda nti d el sito e, quello (b ) d ella N� #3 +�*% @<@Q �@6% +!:�5 o c rea zione d i va lore via a ttività ec onomiche
d el sito stesso. Questi d ue momenti sono d ue facc e d i una stessa meda glia . Sono a lla base
d ell’ identità ’ storic a del sito e della vita lità della c ultura c he esso esprime.
Qua lunque p rogetto d i vita lità o d i sviluppo economic o d eve quind i tenere c onto delle
interd ipend enze nei va lori d a a ttribuire a i beni c he rappresenta no l’ aspetto storic o, emb lematic o e
potenzia le d el sito e , a llo stesso tempo, c ogliere le opportunità per c rea re va lore a ttra verso
investimenti ed inizia tive c he trascend ono, in c erta misura , d a l retaggio storic o che il sito
rappresenta .’
Scandizzo P., Santagata W., Valentino P.A. Op. Cit.
‘ Il Piano d i gestione è uno strumento c he l’UNESCO ha inizia to a ric hied ere, da non molto tempo, a i
siti inseriti nella U>+�*3 (9V$5�* % & !=�59W.% -6& , per assic ura rsi c he essi, ritenuti “ pa trimonio dell’uma nità ” , sia no
a degua ta mente tutela ti, conserva ti e va lorizza ti in mod o c ompatib ile, sia da l punto d i vista c ultura le
sia ec onomico.
L’ esperienza ha reso nec essa ria l’ introduzione d i uno strumento d i questa na tura (stra teg ic o e
opera tivo nello stesso tempo) per:
• l’ assenza , in molti casi, d i adegua ti strumenti g iurid ic i d i tutela ;
• la sca rsità , in a ltri casi, d elle risorse finanzia rie da d estina re a lle a ttività d i c onserva zione delle
risorse;
• la c resc ita , in a ltri casi a nc ora , d ello sfrutta mento turistic o d ei siti, p rovoc a to p roprio da l
“ ma rc hio” UNESCO c he p romuove, ind iretta mente e su sca la g loba le, la ra rità e spec ific ità
d el sito c he viene isc ritto nella U>+�*3 (�W.% -Q& . Attra verso il Piano, le Autorità (responsa bili d ella tutela e gestione d ei siti) e le c ollettività naziona li e
loca li (a lle qua li i siti “ a ppartengono” ) si impegnano – sia nei c onfronti d ell’UNESCO sia nei
c onfronti d i quella c ollettività transna ziona le c he a ttribuisce a i siti la “ va lenza ” d i “ pa trimonio
mond ia le” – a una tutela a ttiva , a un’ a ttività d i c onserva zione ad egua ta e una va lorizza zione
c ompa tib ile e rispond ente, p rima d i tutto, a lle esigenze identita rie e c ultura li delle collettività .
CIX
Il Piano d i gestione è uno strumento stra teg ico e opera tivo perc hé d eve mostra re g li ob iettivi, d i
b reve e lungo period o, d i conserva zione e va lorizza zione e le stra teg ie e le a zioni che si intend ono
mettere in campo per perseguirli.’
Valentino P.A., X�Y[ZQ\^];_`Y�a;YMb�c Y<\S\.d c eP\<d ePfg�h f�i#d c
. pag.147 e ss.
(…) Si presenta nel seguente schema, la metodologia seguita per la realizzazione del Piano
di gestione del sito “Le città tardo barocche del Val di Noto”:
j�k l�m�nKoCp�q r�s�t�oCu�v^nwm�v vwm�n4oLx�y�z�{#k o�|�}~x!k�l�y�u�vwk }�|�y�x�y�z z o��$o�z�x�k���}�vK}
Analisi dello stato di fatto
Analisi delle potenzialità
PIANO STRATEGICO Obiettivi e assi strategici per la conservazione e lo sviluppo
Piano di azione
Strumenti di gestione
Piano di conoscenza
Piano di partecipazione
Piano di conservazione
Piano di sviluppo
Attività di coordinamento
Attività di monitoraggio
CX
4.3 Il modello di sviluppo
Si procede con un’analisi più specifica delle singole fasi, riportate nella fig.17, per la stesura di un Piano di
gestione, che può risultare utile anche per pianificare un processo di valorizzazione integrata delle risorse
culturali.
‘Nell’ a na lisi d ello -6& 7& +9(#%;, 7&4& +�I si p roc ed e per i siti a lla rileva zione e a ll’a na lisi d egli �-S-.5�& p rinc ipa li, in
pa rtic ola re:
• d elle risorse d isponib ili c ostituite da l pa trimonio materia le , imma teria le, e d a lle tip ic ità agro-
a limenta ri (…);
• d ello sta to d i c onserva zione dell’ insieme delle risorse;
• d egli strumenti g iurid ic o-normativi e urba nistic i a d isposizione per la c onserva zione d elle
risorse;
• d ell’ ammonta re d elle risorse fina nzia rie (ord ina rie e stra ord inarie), d estina te in questi ultimi
a nni a i p roc essi d i c onservazione e va lorizza zione;
• d ella ca pac ità a ttra ttiva , turistica e cultura le, d ell’ insieme delle risorse;
• d el livello d i ac cessib ilità e d i infrastruttura zione d el territorio;
• d ell’ offerta forma tiva dei Comuni;
• ec c etera .
Dopo la reda zione d i questa scheda , si p roc ede a d a na lizza re le "$+$& 5!:�@6% !3 % & ' d el sito o, se rigua rd a
una a rea p iù vasta , c ome per il c aso d i un d istretto c ultura le, d ell’ insieme d el territorio, a ttra verso
2�:`H �:� #3 % -<%P(#%Q"$+�-<% @6% +!:� #895!:�& +!�S� , c ond otta fa cend o riferimento a lle d ifferenti tecnic he d i a na lisi.
La c apac ità a ttra ttiva d i un’a rea può esser messa in rela zione c on quella med ia reg iona le o c on
quella d i a ltre a ree simila ri; si possono ind ividua re, c osì, a nche i potenzia li d etra ttori c he potrebbero
mettere in d iscussione i proc essi d i c onserva zione e va lorizza zione.
Per la d etermina zione d ei “ c onfini” d ell’a rea , a l d i là del sito UNESCO, si può p roc ed ere c on
un’a na lisi d i tipo ��3 2;-6& 5�* , fa cend o ric orso a d ifferenti va ria b ili (d a quelle storic o-cultura li a quelle
d emogra fic o-ec onomiche).
Sulla ba se d i tutte queste ana lisi, sa rà possib ile a pprofond ire la fase d iagnostica d ell’ indagine ed
ind ividua re a ffinità e d ifferenze, per esempio, tra i c omuni d i un’a rea p iù vasta d i quella “ UNESCO”
e, sulla ba se d elle ca ra tteristic he struttura li, d el g rad o d i utilizzo d el pa trimonio, d el potenzia le non
a nc ora utilizza to, sa rà a nche possib ile p roc ed ere a d una “ gera rchizza zione” d elle a ree, a d una
va luta zione, c ioè, d el loro sta to d i sa lute, d a un la to, e del loro potenzia le d i c resc ita , d a ll’a ltro.
Un c onfronto tra sta to d i fa tto e potenzia lità permette, quind i, d i ind ividua re i d efic it da c olma re, le
a ttività d a sostenere, i d etra ttori da elimina re o mettere sotto c ontrollo e g li ob iettivi (espressi anche
in termini qua ntita tivi) c he sa rà possib ile raggiungere nel med io lungo period o. Anc he c on l’ a iuto d i
un’a na lisi d i tipo SWOT – c he verrà a na lizza ta nel suc cessivo c apitolo – sa rà possib ile quind i definire,
90 Per una miglior c omp rensione del c oncetto d i posizionamento, si rinvia a Ca roli M.G � � �S� �7����������� � �0�1� ���� �������#� � �L��� � ���4� �^� �������L����� �C�����<��� � � ��� � ����� � � � � � � � � ��� ��� , in � �<��� � � ��� � ���L�^� � � � � � � � ��� � � � � ��� � , pag 152
CXI
a nche se anc ora in p rima approssima zione, ob iettivi e c ontenuti d i un "$% �:�+�-Q& *4 7& 5�=#% ��+ , c on
riferimento a lle:
• �w�� �� ¡�¢#£ ¡�¤#£�¥�¦#§�¦��M¥�¡!§�¨; , c he rigua rd ano sia le politiche c he d ovrebbero essere messe in a tto
per la ra cc olta ed il monitora ggio c ontinuo d ello sta to d elle risorse, d ei p rogra mmi e d ei
p rogetti d i tutela e d i c onserva zione, sia le metodolog ie e g li strumenti c he, a reg ime,
d ovranno essere utilizza ti per a c c rescere e rend ere d ina mico il p roc esso d i c onoscenza ;
• �w�� �� ¡�¢#£ ¡�¤#£�¥�¦#§��M¡!� ©� �¨;£ ¦#§�¡ , c he si c onc retizza no nell’ ind ica zione d elle p roc edure per
pervenire ad un’orga nizza zione sistema tica e c oord ina ta dei p rogrammi d i tutela e
c onserva zione del pa trimonio c ultura le ed ambienta le; questa stra teg ia , stre ttamente
c onnessa c on la p rec ed ente, si esp lica su d ifferenti p iani: (#5�, % :�% @6% +�:�5?(�5�3 3 5�8?% -Q2;*5?(#%-M #3 N� �=E2� �*4(#% d i b reve e lungo period o per la c onservazione del bene o dell’ insieme d i beni;
(�5�, % :�% @Q% +!:�5�5? �(�5�=`2� #8?5!:!& + d ell’ opera tività degli strumenti leg isla tivi d i tutela e urbanistic i
a genti sul bene o sull’ insieme d i beni; (�5�, % :�% @6% +!:�5?(�5�=#3 %P #8�ª!% & %65?(#5!3 3 5�8?5�& +!(�+�3 +!=#% 5 dei p rogetti
d i c onserva zione materia ec c etera ;
• �w�� �� ¡�¢#£ ¡�¤#£�«� !� � ¡�¥�£ «� �¨;£ ¦!§�¡ , c he sono rela tive a ll’ ind ividua zione d egli ob iettivi e degli strumenti
utilizzabili per un’ effic ac e va lorizza zione cultura le delle risorse, per una c resc ita dei va lori
identita ri ecc etera ;
• �w�� �� ¡�¢#£ ¡�¤#£;�K©�£ ¬ �«!«�¦ , c he investono sia la c resc ita , quantita tiva e qua lita tiva , d el pa trimonio
sia il suo utilizzo a i fini d i sviluppo loca le.
Insieme a lle g ra nd i opzioni stra teg iche, a nd rebbero:
• fornite le p rime ind ica zioni sugli interventi p iù urgenti da rea lizza re nei d ifferenti a mbiti
stra teg ic i. Le p rime ind ica zioni d i intervento d i b reve/ med io period o a ndrebbero a c ostituire
una “ p rima bozza ” d el ®�£ �§�¦�¤$¯ �¨P£ ¦#§�¡ ;
• ind ividuate le forme p iù effic ac i per una gestione c oord ina ta d elle politiche e degli interventi,
d ividend o a nche qui tra opzioni d i b reve e d i lungo period o.
Più spec ific ata mente, per qua nto rigua rda l’ a mbito economic o, a pa rtire d a lle potenzia lità
inespresse si potrebbe ind ividua re una stra teg ia in g ra do d i sostenere una d inamica d i c resc ita
ec onomica , stab ile nel tempo e sostenib ile, fond a ta sui tre p rinc ip i guida :
- l’ integrazione d elle risorse;
- l’ integrazione d ei territori;
- l’ integrazione e la spec ia lizza zione d ei p roc essi d i sviluppo.
Per d efinire un sistema loca le integra to, forma to da reti tematiche sovra pponib ili e a rtic ola te in
spec ifiche offerte, la -6& * 7& 5�=#% �(#%PN� #3 +�*% @w@P �@6% +�:�5?5!��+!:�+�8?% �# �I per esempio a ttua ta da sito UNESCO
“ Le c ittà ta rd o ba roc c he del Val d i Noto” , è sta ta a rtic ola ta su qua ttro °`-S-.%.-6& * 7& 5�=#% �!% : 1 3H °`-S-.5?(#%Q±Q% -6& 5�8� , i cui ob iettivi sono d i c rea re le c ond izioni struttura li nec essarie per da re a vvio
a lle d ina miche d i sviluppo e per a lla rga re il p roc esso d i c resc ita a tutto il c ontesto soc ia le ed
ec onomico;
2 3H °`-S-.59²�2�3 &42;*4 �I i cui ob iettivi sono l’ ottimizza zione d el p roc esso d i va lorizzazione delle risorse
c ultura li, c he c ostituisc ono l’ �-S-.5�& porta nte d i ta le p roc esso;
CXII
3 3H °`-S-.59²�2�3 &42;*4 $³w´[ 7&42;*4 �I c he risponde a lla log ica d i potenzia re il c oinvolg imento nel proc esso d i
va lorizza zione d el pa trimonio pa esa ggistic o ed a mbienta le e d i inc entiva re un’ offerta turistica
d i qua lità rileva nte per un proc esso d i desta g iona lizza zione;
4 3H °`-S-.59²�2�3 &42;*4 $³wµ? �* 5 , c he si p ropone una ma ggior integra zione d ell’ offerta ba lnea re c on le
a ttività cultura li.
Insieme a lle stra teg ie, infine, si può definire:
- un p rimo Piano d ’a zione d i b reve e d i lungo period o per d are c onto degli interventi e d ei
p rogetti da rea lizza re in via p riorita ria , tenend o c onto della loro c ompatib ilità c on la
c onserva zione della risorsa , per ognuno d egli Assi p rima illustra ti;
- una va luta zione d i la rga massima d egli impa tti, in termini d i red d ito (Va lore Aggiunto) e d i
oc c upa zione c he potrebbero essere a ssoc ia ti a lla stra teg ia e a lle a zioni p roposte;
- un’ ind icazione d i b reve e lungo termine, c ome è g ià sta to ac c enna to, rela tive a possib ili
strumenti d i gestione che potrebbero essere introd otti per a ssicura re il necessa rio livello d i
integra zione settoria le e territoria le.’
Valentino P.A., X�Y[ZQ\^];_`Y�aPY6b�c Y<\S\.d c eP\<d e�¶g�h f�i#d c f
CXIII
Bibliografia e sitografia tematica Processo di valorizzazione e Piani di gestione
- Caroli M.G, Il Marketing Territoriale, Franco Angeli, Milano 2003. - Feilden B., Jokilehto J., Management Guidelines for World Cultural Heritage Sites,
ICCROM, Roma, 1993. - Fusco Girare L., Cerreta M., Il patrimonio culturale: strategie di conservazione
integrata e valutazioni, in “Economia della Cultura” XI, 2, 2001 - Scandizzo P., Santagata W., Valentino A., “Fondamenti del piano di gestione”, in
Giornale dell’Arte, Settembre 2004 - Valentino P.A., Le trame del territorio. Politiche di sviluppo dei sistemi territoriali e
distretti culturali, Sperling & Kupfer Editori, 2003
- www.sitiunesco.org/index.php - www.sitiunesco.it - www.patrimoniosos.it - www.archeologia.beniculturali.it/ pages/bandicapitolati/CAPITOLATO_UNESCO.PDF
CXIV
Capitolo 5
Tecniche di valutazione della pianificazione strategica
Questo capitolo propone alle amministrazioni locali (province, comuni e unioni di comuni)
alcuni strumenti per:
1) intraprendere un percorso di pianificazione che unisca razionalità e strategia nei
processi di elaborazione delle politiche di valorizzazione delle risorse territoriali e di
cambiamento organizzativo;
2) valutare l’efficienza e l’efficacia di strategie e politiche messe in atto per il
raggiungimento di un vantaggio competitivo anche nel caso delle politiche di
valorizzazione delle risorse di un territorio.
5.1 La valutazione delle strategie
‘Nel vasto ca mpo d elle innova zioni nel settore pubb lico e, in pa rtic ola re, d ei fa ttori c he rigua rd ano il
mig lioramento d elle orga nizza zioni e delle moda lità d i ela bora zione e d i gestione delle politiche, è
sempre p iù nec essa rio introd urre e ra fforza re e lementi d i raziona lità e d i pensiero stra teg ic o, per
a ffronta re sc ena ri d i c omp lessità sempre ma ggiore.
Per ac c rescere le p roba bilità d i suc c esso d elle a zioni d i mod ernizza zione delle amministra zioni
pubb liche, è importa nte unire e lementi tip ic i d ei mod elli ra ziona li sinottic i d i d ec isione c on strumenti
a na litic i in g rad o d i supporta re l’elabora zione d i stra teg ie, a da tte a lla c omplessità d ei c ontesti
pubb lic i.
La fina lità d el perc orso è l’ a ttivazione d i un p roc esso d i mig lioramento c ontinuo d elle c ond izioni
organizza tive e gestiona li d elle amministra zioni, qua li la politica d elle risorse umane, le nuove
tec nolog ie, la c omunicazione, la va luta zione e il c ontrollo interno, la pa rtnership-pubb lic o p riva to,
ec c ., c he ra ppresentano un fa ttore dec isivo d i fac ilita zione d ell’ innova zione.’
Vecchi G.,Giolitti R., (a cura di)
Strumenti per la pianificazione Integrata del cambiamento nelle amministrazioni pubbliche
“Analisi e strumenti per l’innovazione pubblica”. I manuali.
Dipartimento della Funzione Pubblica, Rubbettino, 2004
CXV
���� /¶DQDOLVL�6:27�
Una delle metodologie attualmente più diffuse per la valutazione di progetti e fenomeni è l’analisi SWOT. Si
tratta di un “procedimento di tipo logico”, utilizzato dall’economia aziendale, “che consente di rendere
sistematiche e fruibili le informazioni raccolte circa un tema specifico e fornisce informazioni fondamentali
per la definizione di politiche e linee di intervento”.
Il fenomeno o il progetto, oggetto di valutazione, devono essere approfonditamente studiati, al
fine di mettere in luce tutte le loro caratteristiche, strutturali e congiunturali, ed evidenziare
eventuali relazioni e sinergie con altre proposte e situazioni. Per fare ciò non � sufficiente
conoscere nel dettaglio il tema specifico, � necessaria, infatti, la piena conoscenza del
contesto all’interno del quale questo si colloca91.
Una volta raccolte tutte le informazioni necessarie per la definizione di un quadro, che risulti il
pi� completo possibile, del tema specifico e del contesto, � possibile procedere alla valutazione.
Attraverso l’analisi SWOT � possibile evidenziare i punti di forza e di debolezza, le minacce e le
opportunità di un fenomeno o progetto, al fine di far emergere gli elementi che possono
favorire, ovvero ostacolare o ritardare, un vantaggio o uno svantaggio competitivo.
Pi� specificamente, nell’analisi SWOT si distinguono le due classi di fattori:
• endogeni – punti di forza e di debolezza: tutte quelle variabili che fanno parte
integrante del sistema stesso, sulle quali � possibile intervenire per perseguire obiettivi
prefissati. “I punti di forza mettono in luce le strategie vincenti (…), mentre le debolezze
mostrano alcuni degli aspetti che devono essere corretti”92
• esogeni – minacce e opportunità : tutte quelle variabili esterne al sistema che però
possono condizionarlo, sia positivamente che negativamente. In quest’ultimo caso non �
possibile intervenire direttamente sul fenomeno, ma � opportuno predisporre strutture
di controllo che individuino gli agenti esogeni e ne analizzino l’evoluzione al fine di
prevenire gli eventi negativi e sfruttare quelli positivi.
L’efficacia di questa metodologia d’indagine dipende, in modo cruciale, dalla capacità di effettuare una
lettura “incrociata” di tutti i fattori individuati, nel momento in cui si definiscono le politiche. È necessario,
infatti, appoggiarsi sui punti di forza e smussare i difetti per massimizzare le opportunità e ridurre i rischi.
91 Nel c a so d i interventi sul merc a to del lavoro, ad esempio, è necessario c onosc ere: la ca ra tteristic he e le d inamic he evolutive spec ific he del settore: a d esemp io, a nalisi dei tassi d i d isocc upazione ed occ upazione, definizione della struttura d el merc a to del lavoro in funzione d el sesso, del g rado d i istruzione, della c ondizione familia re, dell’e tà , del g rado d i spec ia lizzazione dell’a ttività ; le ca ra tteristic he soc io-ec onomic he del territorio di riferimento e g li sc enari evolutivi: analisi sull’ and amento demogra fico e sulle a ttività ec onomic he (tipologia , addetti, unità loc a li, d imensioni medie...); il c ontesto normativo, loc a le, na zionale e c omunita rio rela tivo al merc a to del lavoro e a lla formazione p rofessionale; il g rado d i apertura a l c ommerc io interna zionale delle imprese loc a li; la c ongiuntura e le p rospettive ec onomic he a livello loc a le , nazionale ed internazionale. 92 Kotler, P., Kotler G.S, �·� � � ��� � ���~�·�����������L����� ��¸������ � �K� � � � ����� ¹ � �����w� ����������� � �Q���<� ��������������� � ��� � � , ISEDI, Torino, 2003, pag . 116
CXVI
Per rendere più agevole tale lettura “incrociata”, i risultati dell’analisi vengono, solitamente, presentati in
forma di diagramma sintetico e poi descritti più diffusamente. Il diagramma è estremamente semplice, come
mostra la figura 5.1:
Figura 5.1: Diagramma sintetico di rappresentazione dei risultati dell’analisi SWOT
PUNTI DI FORZA PUNTI DI DEBOLEZZA
- ………. - ………. - ……….
- ……… - … … … - … … …
MINACCE OPPORTUNITA’
- …….. - … … .. - … … ..
- … … … - … … … - … … …
L’analisi si svolge attraverso la classificazione dei risultati dell’analisi “preliminare” all’interno
del diagramma predefinito, il quale semplifica l’individuazione delle priorità di intervento ed
offre un valido supporto all’attività di programmazione.
Una volta effettuata l’analisi SWOT, i risultati ottenuti, quindi, sono utili “per definire i
problemi principali che il piano dovrà affrontare. Le decisioni su questi problemi porteranno,
conseguentemente, alla definizione di obiettivi, strategie e tattiche”93. Nel complesso, dunque,
l’analisi SWOT � un utile strumento a sostegno delle attività operative di soggetti sia pubblici
che privati.
5.3 L’analisi di benchmarking
Il benchmarking � un processo di identificazione di best practices, finalizzato all’importazione
delle stesse nella propria organizzazione, ed � costituito da una serie di attività , azioni e fasi
che portano ad un risultato.
Esistono molte definizioni di benchmarking che pongono l’accento su diversi aspetti: alcuni
autori sottolineano la misurazione di performance, altri la definizione ed il riconoscimento
delle best practices, altri ancora considerano il benchmarking un confronto tra organizzazioni,
enti o industrie, finalizzato al miglioramento delle proprie procedure.
Il fine ultimo di questa analisi non � solo l’identificazione e l’importazione di best practices, ma
quello di migliorare la performance di un’organizzazione. Il benchmark, infatti, � uno standard
93 Kotler, P., Kotler G.S, Marketing Management, op. cit., pag. 117
CXVII
della performance; lo standard può essere stabilito da un’organizzazione come obiettivo o come
livello atteso di performance.
Il benchmarking �, quindi, un processo che prevede la ricerca di benchmarks in altre
organizzazioni ed aiuta ad apprendere come raggiungere il benchmark e come adattare i
processi nella propria organizzazione.
Questa tecnica nasce nel settore privato e solo recentemente si sta affermando in quello
pubblico. Si possono identificare almeno tre buoni motivi, per cui il settore pubblico debba
utilizzare l’analisi di benchmarking:
• per determinare i criteri di attuazione, senza i quali non si avrebbero le basi per fare
delle comparazioni ed individuare chi “esercita” con la migliore o la peggiore
performance;
• per identificare le aree pi� problematiche, individuando le debolezze; quest’analisi risulta
utile agli amministratori per determinare le priorità e, quindi, il servizio o il processo che
necessita di immediata attenzione;
• per migliorare la fornitura dei servizi, imparando da chi fa meglio.
Per assicurare che il processo identifichi ed implementi una best practice, tale analisi usa una
metodologia ben precisa, suddiviso in varie fasi, che non devono essere però considerate con
rigidità ; alcune di queste, infatti, possono variare in funzione del tipo di “attività ” da sottoporre
a benchmarking94.
5.4 L’analisi VAS La Direttiva Europea 2001/42/CE95 concernente “la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi
sull’ambiente naturale”, la cosiddetta direttiva VAS, entrata in vigore il 21 luglio 2001, rappresenta un
importante passo avanti nel contesto del diritto ambientale europeo.
Essa si pone come obiettivo quello di garantire un elevato livello di protezione dell’ambiente e
individua nella Valutazione Ambientale Strategica lo strumento per l’integrazione delle
considerazioni ambientali all’atto dell’elaborazione e dell’adozione di piani e programmi, al fine
di promuovere lo sviluppo sostenibile. In tal modo garantisce che gli effetti ambientali,
derivanti dall’attuazione di determinati piani e programmi (art. 3), siano presi in
considerazione e valutati durante la loro elaborazione e prima della loro adozione.
La Valutazione Ambientale Strategica, quindi, si delinea come un processo sistematico, inteso
a valutare le conseguenze sul piano ambientale delle azioni proposte – politiche, piani o
iniziative nell’ambito di programmi nazionali, regionali e locali- in modo che queste siano
94 Per approfondire il concetto di benchmarking e la sua metodologia d’implementazione, si rimanda al documento presente alla pagina http://formez.it/risorseculturali/beni_culturali . 95 Per la consultazione della versione integrale della Direttiva Europea 2001/42/CE, si rinvia la lettura al sito www.formez.it/risorseculturali/beni_culturali
CXVIII
incluse e affrontate, alla pari delle considerazioni di ordine economico e sociale, fin dalle prime
fasi (strategiche) del processo decisionale.
In altre parole, la Valutazione Ambientale Strategica assolve al compito di verificare la
coerenza delle proposte programmatiche e pianificatorie con gli obiettivi di sostenibilità , a
differenza della VIA che si applica a singoli progetti di opere.
L’elaborazione delle procedure individuate nella Direttiva 2001/42/CE, recepita dagli Stati
Membri entro il 2004, rappresenta uno strumento di supporto sia per il proponente che per il
decisore,, per la formazione degli indirizzi e delle scelte di pianificazione, fornendo opzioni
alternative rispetto al raggiungimento di un obiettivo, mediante la determinazione dei
possibili impatti delle azioni prospettate.
In sostanza la VAS diventa per il Piano/Programma, elemento:
- costruttivo
- valutativo
- gestionale
- di monitoraggio
Quest’ultima funzione di monitoraggio rappresenta uno degli aspetti innovativi introdotti dalla
Direttiva, finalizzato a controllare e contrastare gli effetti negativi imprevisti, derivanti
dall’attuazione di un piano o programma, e adottare misure correttive al processo in atto.
Tra le altre novità introdotte dalla Direttiva si segnala: il criterio ampio di partecipazione,
tutela degli interessi legittimi e trasparenza nel processo decisionale, che si attua attraverso il
coinvolgimento e la consultazione in tutte le fasi del processo di valutazione delle autorità “che,
per le loro specifiche competenze ambientali, possano essere interessate agli effetti sull’ambiente
dovuti all’applicazione dei piani e dei programmi” e del pubblico che in qualche modo risulta
interessato dall’iter decisionale;
La Direttiva 2001/42 lascia aperte diverse questioni da implementare con il recepimento da parte degli Stati
membri, quali:
• la definizione e l’individuazione delle autorità competenti e/o ambientali e dei rispettivi
ruoli e responsabilità ;
• definizione della fase di screening dei Piani e Programmi da sottoporre a Valutazione.
La Direttiva si limita infatti a prescrivere le modalità secondo cui gli stati membri
devono adempiere alla selezione dei P/P (art.3, par.5) e a identificare i criteri che
ispirano la verifica (criteri di significatività ).
CXIX
5.4 Altre tecniche di valutazione
‘ La va luta zione c ostituisc e uno d ei temi p rinc ipa li su c ui si sono c oncentra ti i d iba ttiti sulla
mod ernizza zione a mministra tiva ; la lettera tura sulle riforme ha pa rtic ola rmente sottolinea to
l’ esigenza che le strutture pubb liche fac c iano ric orso a :
- sistemi d i c ontrollo interno (stra teg ic o e d i gestione);
- inda gini sulla qua lità perc epita ;
- ric erc he d i va luta zione sull’ effic ac ia delle politic he.
In questa log ica si è mosso il Dipa rtimento della Funzione Pubb lica (DPF), a ttra verso lo sviluppo d i
una serie d i inizia tive d i sostegno a l c ambiamento e a ll’ innova zione nelle a mministrazioni pubbliche
(…).
Nell’ambito d elle politic he d i sostegno a ll’ introd uzione d i innovazioni nelle pubb liche amministra zioni,
quind i, il Dipa rtimento della Funzione Pubb lica (DPF) ha p romosso l’utilizzo d i uno strumento d i
a utod iagnosi, utile per guid a re le organizza zioni nell’a na lisi d elle c ritic ità c he le ca ra tterizza no,
rispetto a sta nda rd oppure rispetto a lla situa zione d i a ltre orga nizzazioni.
Il º$» ¼¾½[º$¿�À Á� ¿�Ã�Ä Å�Æ�Ç)Ä Æ� Ç�È�É4¿! ¿OÊ#Ç�À�Ë�¿!Ì9Í�Ä ¿#Ì9Ç�Æ� Šè sta to sviluppa to d irettamente da l DPF. È rivolto a
p rovince e c omuni (e c onseguentemente a nc he a unioni d i c omuni). Si tra tta sosta nzia lmente d i un
questiona rio, d isponib ile e c ompila b ile via Web , c he a ttra verso la restituzione d i una sc heda c on
punteggi e una guida a ll’ interp retazione, permettend o d i autova luta re lo sta to in c ui l’ ente si trova
nel p roc esso d i a deguamento d ella p ropria struttura organizza tiva , rispetto ag li standard ric onosc iuti
c ome rilevanti per il p roc esso d i mod ernizza zione a mministra tiva .
Il VIC si basa sulla ra cc olta d i un’ ampia serie d i informa zioni c he una volta inserite c ond uc ono ad
un punteggio per ogni doma nd a. Ne deriva una d uplice possib ilità d i d iagnosi: Îun g iud izio deriva nte da l punteggio ottenuto rispetto a l massimo raggiungib ile; Îun g iud izio d eriva nte da lla c ompa ra zione c on g li a ltri enti c he hanno g ià reda tto il
questiona rio.
La va lutazione integra ta del ca mbiamento, a ttra verso lo strumento VIC, c ostituisc e la moda lità
p rinc ipa le, c on c ui il vertic e d elle amministra zioni inizia a d a na lizza re, nel c orso della ela bora zione d i
un PIC (Piano Integra to d i Ca mbiamento), le c ritic ità c he ca ra tterizzano la p ropria orga nizza zione.
Ovviamente, c i si d eve aspetta re c he le amministra zioni a bbia no g ià una qua lc he forma d i
c onosc enza d i questi p rob lemi, forma lizza ta o meno in d oc umenti spec ific i. Ad esempio, le riflessioni
c he derivano da lle ana lisi sulle va rie politiche d i intervento (le politic he c ultura li, le politiche soc ia li, i
la vori pubblic i, , ec c .) possono c ostituire a nch’esse un punto d i pa rtenza , per ra g iona re sullo sta to d i
a lcune c ond izioni-chia ve dell’ orga nizza zione.
L’ invito c he viene fa tto è quello d i c onfronta re i risulta ti d el VIC c on le riflessioni c omunque c ond otte
d a ll’a mministra zione sulle p rop rie performa nc e settoria li, c osì da ind irizza re l’ ana lisi p roprio sugli
elementi d i tipo orizzonta le, c he c onnotano l’ ag ire organizza tivo c omplessivo dell’ istituzione.
Il Ï�Á�Ç�ÐQÂ Ä Å�Æ�¿�ÉÄ ÅOÊ�Ä�¿�Á� Å�Ê�Ä ¿!È#Æ�Å�Ð6Ä#º$» ¼ÒÑÓ a ssume un d uplice significa to. Innanzitutto, qua le strumento d i
a utova luta zione, a ffronta una delle funzioni ritenuta tra le p iù significa tive da lla d ottrina del Ô[Õ#Ö
96 Per una miglior conoscenza del questionario VIC si rimanda la consula ta zione a l sito www.formez.it/ risorsec ultura li/ beni_c ultura li.
CXX
×�Ø�Ù!Ú Û Ü/Ý?Þ�ß�Þ#à Õ�á9Õ ß!â ã4ä4å e c ioè quella d ella va luta zione c ome proc esso d i Ú Õ�æSæ.ç ß/è�é4Þ Ö Û ß�à�å c ome
a ttività d i apprend imento orga nizza tivo; in sec ond o luogo, qua le strumento d i la voro, è sta to
ela bora to per c ostituire un supporto per le amministrazioni nei p roc essi d i ela bora zione d i spec ific i
interventi d i mig lioramento.
Gli ind ica tori d el questionario sono d i d ue ca tegorie:
- gli ind ica tori rigua rda nti le Ë�¿�ÉS¿!  Ç�É4Ä ÐQÂ Ä Ë!ê�Ç del sistema organizza tivo e d elle moda lità gestiona li;
a sua volta questa c a tegoria è sudd ivisa in due tip i d i ind ica tori:
1 le Ü ç ß�è#Û ë6Û ç ß�Û ì rigua rda no in qua lc he mod o il peso, la rileva nza d i d eterminati interventi. Il
termine segna la una serie d i fa ttori ritenuti p iù significa tivi d i a ltri (e a d essi è a ssegna to un
punteggio maggiore). Da non sottova luta re è il fa ttore tempo: si è ipotizza to che, solo se
introd otti da un c erto period o d i tempo, c erti interventi possono essere c onsidera ti c ome
genera tori d i effettivi cambia menti;
2 le á Þ#ß#Ø�â Õ ß�ë6Û ç ß�Û ì sottolineano l’ importanza d i supporta re g li interventi d i mod ernizza zione p iù
significa tivi c on a zioni c ontinue d i supporto98;
- gli ind ica tori che rigua rda no le Ä Æ�Æ�Å�í�¿�Ã�Ä Å�Æ�Ä introd otte.
Il VIC c ostituisc e, quind i, l’ elemento per susc ita re il p rimo momento d i interesse, c ui è seguito l’ invito
a lla ela bora zione d i risposte c onc rete rispetto a i punti c ritic i emersi.
Per supporta re le amministra zioni nel passa ggio d a ll’ autova luta zione a lla ela bora zione e
p ia nificazione d i interventi d i c ambiamento, il Dipa rtimento d ella Funzione Pubb lica ha messo a
punto un d ocumento d i linee-guida c on lo sc opo d i a cc ompa gna re g li enti nella reda zione d i un
vero e p rop rio p iano d i intervento, c he è sta to c hiamato, in rag ione d elle sue fina lità , î�Ä ¿!Æ�Å» Æ� Ç�È�ÉK¿! Å�Ê#Ç�À�¼ï¿!Ì9Í�Ä ¿#Ì9Ç�Æ� Š(PIC).
Lo sc opo del PIC è d uplice: Îfa vorire l’ ela bora zione d i ipotesi e soluzioni d i intervento riferite a lle c ritic ità emerse da gli
eserc izi d i a utod iagnosi, tra c ui in pa rtic ola re quello ba sa to sul VIC (c ome d etto , il VIC ha
c ostituito una sorta d i strumento per a ttira re l’a ttenzione sul tema della va luta zione d el
politiche a mministra tive, ma è ovviamente da c onsidera re c ome un supporto fra i va ri
p ra tic abili: a d esempio, i sistemi d i c ontrollo stra teg ic o e d ireziona le; i p roc essi d i a na lisi della
qua lità ; Îintrod urre elementi d i raziona lità nel proc esso d i formula zione, gestione e a ttua zione dei
p rogetti d i intervento.
97 Cfr. Barzelay, M., ð^ñ�ò/ó�ò�ôöõ�÷Pø�ù ú û/üCý�þ�ý�ÿ�ò���ò�þ � ��� ���� ��Pú þ�ÿ ��ò��Sò�ý�� û�ñ1ý�þ��Dõ��ù ú û����!ú ý�ù �ÿ!÷Qò�� University of California Press, Los Angeles, 2001 98 In sintesi, q uind i, il termine û��þ���ú �wú �þ�ú rinvia ad interventi rilevanti d i mod ernizzazione amministra tiva , q ualifica ti c ome ta li anc he in base a l periodo d i introd uzione. Con il termine �·ý�þ�÷ � ò�þ��wú �þ�ú abbiamo fa tto riferimento a lle azioni d i sostegno delle c ond izioni, e c ioè interventi c he d imostrano una a ttenzione ad a ggiornare e sup porta re le azioni d i c amb iamento p iù significa tive.
CXXI
I tre termini che sono sta ti utilizza ti – î�Ä ¿!Æ�Å , » Æ� Ç�È�É4¿! Š, ¼ï¿#Ì?Í�Ä ¿!Ì9Ç�Æ� Š– ind ica no c on p rec isione g li
e lementi che devono c a ra tterizza re sia il d ocumento, c he le a mministra zioni sono c hiama te ad
ela bora re, sia il perc orso a ttra verso c ui questo d ocumento d eve essere ela bora to99.’
Vecchi G.,Giolitti R., (a cura di) Strumenti per la pianificazione
Integrata del cambiamento nelle amministrazioni pubbliche
Op.Cit
99 Per una p iù approfond ita ana lisi dei Pic , si rimanda a Vec c hi G.,Giolitti R., (a c ura d i), � � �÷���ò�þ � ú���ò��[ù ý��ú ý�þ�ú � ú û�ý��^ú �þ�ò � þ � ò�ÿ�� ý � ý ��ò�ùPû�ý���ø�ú ý���ò�þ � �þ�ò�ù ù ò�ý���·ú þ�ú � � � ý��wú �þ�ú���÷Qø�ø�ù ú û�ñ�ò “ Ana lisi e strumenti per l’ innovazione pubblica ” . I ma nuali. Dipa rtimento de lla Funzione Pubb lica , Rubbettino, 2004
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Bibliografia tematica
- Barzelay, M., The New Public Management: Improving Research and Policy Dialogue, University of California Press, Los Angeles, 2001
- Gazzetta ufficiale delle Comunità europee 21.7.2001 L 197/30 Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 giugno 2001 concernente la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull'ambiente
- Kotler, P., Kotler G.S, Marketing Management. Analisi, pianificazione, attuazione e controllo, ISEDI, Torino, 2003
- Vecchi G.,Giolitti R., (a cura di), Strumenti per la pianificazione Integrata del cambiamento nelle amministrazioni pubbliche “Analisi e strumenti per l’innovazione pubblica”. I manuali. Dipartimento della Funzione Pubblica, Rubbettino, 2004.
- www.formez.it/risorseculturali/beni_culturali - www.dps.tesoro.it