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Rotary Club Opitergino Mottense 1997 2007

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Storia del Rotary

Wilfrid J. Wilkinson / Presidente Internazionale

Da oltre cent’anni vi sono nel mondo persone che portano il distintivo del Rotary: una ruota dentata, simbolo di appartenenza al Rotary

Club International, che venne costituito a Chicago (Illinois, USA) il 23.02.1905. In quella occasione, quattro uomini di diversa estrazione

sociale, decisero di incontrarsi e di fondare una organizzazione che sarebbe poi diventata uno dei più diffusi e qualificati Club in tutto il

mondo. L’organismo veniva così definito: “associazione di uomini d’affari e di professionisti di ogni parte del mondo, uniti nel rendere un

servizio umanitario, nell’incoraggiare elevate norme etiche nell’esercizio delle professioni e nel promuovere le spirito d’amicizia e la pace nel

mondo”. Essi erano G. Loehr, ingegnere minerario; S. Schiele, negoziante di carbone; H. Shorey, sarto e P.P.Harrys, avvocato ed ispiratore

del progetto.

La Chicago di quegli anni era già una grande metropoli di circa 2 milioni di abitanti con una forte crescita industriale, con grossi capitali

d’impresa e punto di raccolta per grandi masse di immigrati dall’est degli Stati Uniti e dall’Europa. Il giovane avvocato Paul Percivall Harrys,

proveniva dal Vermonth, uno degli stati della nuova Inghilterra, con una cultura ancora legata all’Europa, con valori umanistici di demo-

crazia e di solidarietà sociale. Per questo Paul Harrys riteneva che l’amicizia dovesse assumere un valore portante del Rotary, fatta di cordia-

lità, di lealtà, di stima nelle capacità professionali degli aderenti. Si stava consolidando in quegli anni la convinzione che gli USA fossero un

paese unico, capace di portare in tutto il mondo i principi di libertà e di progresso. Il Rotary nasce quindi in un clima sociale dove reali-

smo, fede nella libertà, senso del servizio ed attivismo economico costituiscono gli elementi portanti dell’intera attività rotariana. Fin dal-

l’inizio l’attività del Club è indirizzata in quattro ambiti applicativi: attività interna, azione professionale, azione di pubblico interesse e azio-

ne internazionale.

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Storia del Rotary

Nel corso di alcuni anni, i Club si diffusero con discreta vitalità. Nel 1910 i Rotary Clubs erano già 16 e tennero a Chicago la loro prima

Convention. Nel 1922 prenderà il nome attuale di Rotary International. Il simbolo ufficiale della ruota, perfezionato del ‘22 e fissato nella

sua forma definitiva, stava ad indicare la partecipazione di diversi soggetti, tutti uniti nell’unico obiettivo di migliorare la società, mettendo-

si al suo servizio. Nel corso della prima Convention, Arthur Freredic Sheldom pronunciò la frase che divenne poi il motto ufficiale del

Rotary: “He Profits Most Who Serves Best” (trae maggior profitto chi serve meglio). Tale principio esprime bene il fondamento rotariano

del servizio. Infatti “incoraggiare e coltivare l’idea del servire” fu, sin dalle origini, il principio centrale della teoria e della prassi rotariana.

Questo concetto discende dall’altro pilastro dell’ispirazione rotariana che è l’amicizia.

Nel 1911 il Rotary approdò in Europa. Nei primi mesi di quell’anno venne costituito il Club di Dublino e, in agosto, quello di Londra. Nel

1921 si contavano nel mondo mille Rotary Club. Nel 1923 il Rotary giunse in Italia, dove venne fondato il Club di Milano e successivamen-

te quello di Trieste (1924). La successiva sequenza vede nel 1925 ben 11 Rotary Clubs in altrettante città italiane (Roma, Torino, Napoli,

Palermo, Genova, Firenze, Livorno, Venezia, Bergamo, Parma e Cuneo). La distribuzione geografica dei primi Club in Italia fu più consisten-

te nel centro-nord. Fin dall’inizio troviamo nomi di grande prestigio: Giovanni Agnelli, imprenditore meccanico-automobilistico; Giuseppe

Volpi, ministro della finanze, veneziano; Gaetano Marzotto, leader dell’industria laniera, veneto; Giovan Battista Zanardo, eminenza interna-

zione nel settore dei brevetti industriali; Francesco Giordani, leader nell’elettrochimica; Giuseppe Belluzzo, Politecnico di Milano e più volte

ministro; Giovanni Treccani, Istituto dell’Enciclopedia Italiana; e Guglielmo Marconi, scienziato, socio del Club di Bologna.

Accanto all’elite economica, finanziaria e culturale, nel Rotary figurava anche quella aristocratica: il Re Vittorio Emanuele III assunse la pre-

sidenza onoraria del Rotary e vi entrarono anche il Duca degli Abruzzi, il Principe ereditario etc.

Negli anni del Fascismo, quando cominciò a profilarsi un’incompatibilità tra i fini del Rotary e gli obiettivi del regime, molti banchieri,

industriali, professionisti e commercianti presero le distanze. Nel 1929 la nomina del Governatore avvenne solo dopo preventiva autorizzazio-

ne del Duce, e come lui, i Governatori che seguiranno. Ma in quello stesso anno vi fu la dichiarazione: “il nostro desiderio è la pace”, asseri-

to esplicitamente da Pirelli, ad indicare l’orientamento del Rotary italiano. Qualche anno più tardi (1937) in occasione del 32° anniversario

della Fondazione Paul Harrys pronunciò parole aspre contro la Guerra sostenendo che “il ricorso alla forza per difendere il proprio onore è

idea arcaica e reliquia di civiltà passate”. Nel 1938 vi furono notevoli tensioni tra lo stesso Mussolini e le varie organizzazioni di associazioni-

smo privato ed il 14.11.1938 il Consiglio Nazionale, riunitosi a Palazzo Salviati a Roma, decretò lo scioglimento del Rotary italiano con decor-

renza 31.12.1938. L’autoscioglimento fu un atto di dignità per evitare ulteriori contrasti ed una soppressione forzosa da parte del regime.

Dopo la caduta del regime e la rinascita della libertà politica, il Rotary riprese il proprio ruolo: il primo Club riapre a Messina del 1944 e ad

esso fanno via via seguito tutti glia altri con il coordinamento di Achille Bossi che il consiglio Centrale aveva nominato Commissario Speciale

per la ricostruzione. Nel 1948 la ripresa poteva dirsi completata e da quell’anno la diffusione del Rotary in Italia conosce una rapida succes-

sione: aumentarono i Club ed aumentarono notevolmente i soci. Nell’anno rotariano 1956/57, Gian Paolo Langs di Livorno ricoprì la cari-

ca di Presidente Internazionale (è l’unico fino ad oggi ad aver raggiunto tale livello). Nel 1979 si tenne a Roma la LXXa convention.

Il Rotary in Italia è oggi ispirato a forme più democratiche e meno aristocratiche rispetto al passato, ma resta forte la tensione verso elevati

standard di professionalità, di etica e di maturazione personale. Di certo è centrale e costante la volontà di stare insieme per servire. Servire

nell’ambito dell’attività sociale e nel contesto economico per diffondere principi di tolleranza, di progresso, di pace, di fratellanza.

P.E. Giabardo

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Dietro ad un libro ci sono molte cose. C’è la voglia di raccontare, ma soprattutto c’è qualcosa da raccontare. Ci sono l’entusiasmo e la

partecipazione di coloro che decidono di intraprendere una fatica letteraria. Ma soprattutto c’è l’orgoglio di ripercorrere con fierezza una

storia. La nostra storia. Dietro alla forza delle parole ci sono gli uomini e con loro i loro vissuti, le esperienze, i sogni realizzati e quelli rima-

sti nel cassetto. E insieme ad ognuno di noi ci sono i compagni di viaggio che con noi condividono gli ideali, le aspettative, magari senza

rendersene conto anche i medesimi percorsi, ma vissuti con intensità e sentire diversi.

Questo è Rotary e questo è ciò che voi, giovane club ma non per questo meno ricco di storia, andate a raccontare. Per voi questo libro è

una gioia, per noi il piacere di condividere il sentire di chi è nostro amico. Mi auguro che il vostro “coraggio” trovi molti proseliti e che tutti

i Club abbiano il desiderio di raccontarsi. E’ un modo per essere più vicini, abbattere gli steccati e fare squadra. In fondo è quello che ci ha

insegnato l’essere rotariani: lavorare con gli altri e per gli altri, sentendosi fieri di noi stessi.

A voi un forte in bocca al lupo per i tanti e bellissimi prossimi decennali. E a chi vi leggerà l’auspicio che sappia seguire il tracciato.

Governatore Distretto 2060 / 2007-2008Carlo Martines

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A Piergiorgio succede Gian Antonio Favero, che ha dato ancor più luce alla presenza nel territorio del Rotary organizzando numerosi incon-tri aperti al pubblico, con argomenti di grande interesse generale. Sono stati coinvolti, come relatori, personaggi di spicco della cultura e delleistituzioni quali, tra gli altri, il prof. Antonio Tiengo dell’Università di Padova, l’assessore alla sanità del Veneto Dott. Fabio Gava, il Presidentedella Fondazione Cassamarca Avv. Dino De Poli. Il service dell’anno ha coinvolto quasi tutti i club della Provincia di Treviso: è stato istitui-to, presso l’Università di Castelfranco, un ambulatorio dentistico per persone portatrici di handicap non collaboranti.A Gian Antonio Favero è seguita la presidenza di Lorenza Storto, prima donna a ricoprire tale carica nel nostro Distretto 2060. Sua l’idea diistituire un premio letterario indirizzato agli studenti degli Istituti Scolastici Superiori del territorio Opitergino-Mottense. Il premio ha scaden-za annuale ed è diventatao un appuntamento importante per creare un contatto con il mondo della Scuola. Altri service si sono rivolti sia alnostro territorio, in particolare agli anziani della Casa di Riposo, sia alla Rotary Fondation, a cui è stato devoluto un cospicuo contributo.Dinamismo ed entusiasmo hanno caratterizzato l’anno di Giuliano Marchesin, che ha dato l’anima per organizzare il service in memoria delcentenario della Fondazione del Rotary. L’obiettivo posto era la raccolta di 100.000 milioni delle vecchie lire. Nel suo anno si è giunti al gemel-laggio del nostro club con il club di Timisoara (Romania). Sono state effettuate visite reciproche e si sono creati i presupposti per l’organizza-zione di un importante Matching Grant, concluso poi nell’anno seguente, a favore dell’Ospedale di Timisoara. Nell’anno di GiulianoMarchesin sono entrati sei nuovi soci, alcuni tutt’ora tra i più attivi nella partecipazione alla vita del Club. E’ stato nominato Socio Onorariouno dei nomi più prestigiosi dell’imprenditoria veneta: Mario Moretti Polegato. (Il Sig. Geox)Giuseppe Tucci, ben coadiuvato dal suo Consiglio Direttivo ed in particolar modo dal suo Vice presidente Ivano Sgarbossa, ha voluto carat-terizzare il suo anno accrescendo la visibilità esterna del nostro Club, cercando di coinvolgere il territorio negli incontri con le varie persona-lità che li hanno animati. Dedicato al territorio l’acquisto di attrezzature per le case di Riposo di Oderzo e Motta di Livenza. Suo infine il meri-to di aver portato a buon punto il Matching Grant per la donazione delle attrezzature all’Ospedale di Timisoara.E’ stata, a tutt’oggi, la nostra unica esperienza di questo service, che coinvolgendo almeno due club, il beneficiante e il beneficiario, rispetti-vamente il nostro club e quello di Timisoara, ha ottenuto con l’interessamento della Rotary Fondation il raddoppio dei fondi messi a dispo-sizione dai club.Con l’anno di Pietro Dalla Torre, ottavo Presidente, il club già aperto alla partecipazione femminile in qualità di socie, si fa ancor più accat-tivante per il coinvolgimento delle compagne di vita dei rotariani. Gli incontri si sono colorati di calda famigliarità e hanno contribuito a con-solidare i vincoli di amicizia fra tutti i partecipanti. Il viaggio in Sicilia ha fatto da corona ad una serie di incontri, anche all’ ”aria aperta” incui si è goduto del piacere di stare assieme (torneo di bocce, gara di golf, visita cantine a Canelli). Nell’anno di Dalla Torre, caratterizzato danumerosi Service, anche a favore della Rotary Fondation, sono stati messi i sigilli sui due più impegnativi service del nostro Club che, per leloro dimensioni, hanno richiesto la collaborazione di più presidenti, come nel miglior spirito Rotariano : è stato inaugurato l’ambulatoriodentistico per disabili, iniziato da Favero Gian Antonio, sono state consegnate le attrezzature all’Ospedale di Timisoara, al termine di un impe-gno che ha coinvolto anche i tre presidenti Marchesin, Tucci e Dalla Torre.Lorenzo Favero ha preso saldamente in mano il testimone passatogli dagli amici presidenti che lo hanno preceduto e lo ha portato avanti fortedella sua spiccata personalità nell’intento di “Aprire la via” (il messaggio Rotariano del suo anno): verso l’esterno collaborando al MatchigGrant per i pozzi d’acqua potabile, al sostegno alla ricerca sulle cellule staminali, alla adozione a distanza; verso i soci del nostro club e deiclub viciniori, con le opportunità di incontri con personalità di grande spessore, come il Prof. Tiene dell’Università di Padova, il giudice CarloNordio, il Senatore Andreotti, il giornalista Magdi Allam. In quest’annata è diventata Socia Onoraria Maria Chiara, vanto del nosto paese nella musica lirica mondiale, che ci ha dedicato una bellissi-ma serata, con il repertorio audiovisivo della sua luminosa carriera.Il viaggio sociale a Malta, con il ricevimento presso il Presidente della Repubblica di quel magnifico lembo di Mediterraneo, ha fatto da pre-ludio al passaggio del martello al suo successore, il presidente attualmente in carica Marino Favrin, nell’incomparabile cornice del CanalGrande, di fronte al Palazzo Ducale, sulla coperta di un veliero che ci ha fatto ammirare alcune perle della Laguna Veneziana..

StoriaClub Opitergino Mottense

I primi passi del nostro Club partono dalla primavera del 1997, quando due rotariani, Franco Fabrizio e Alcide Setten, soci del Club diConegliano-Vittorio Veneto, prendono l’inizativa assieme a Luigi Fuser, anche lui socio di quel Club, di far nascere un nuovo club nel terri-torio opitergino mottense. Con l’aiuto di Gianni Piovesana, socio del Club di Conegliano e che sarebbe divenuto il primo segretario del nostroClub, si sono contattati alcuni imprenditori e professionisti non solo del mandamento opitergio mottense, ma anche del mandamento diConegliano, al fine di creare un primo nucleo di soci fondatori, base di partenza per avviare il Club verso la costituzione.

Il Rotary Club Opitergino-Mottense è nato ufficialmente il 7 Novembre 1997 con la consegna della Charta, presso la sede di Villa Revedindi Gorgo al Monticano, da parte del past Governor Piero Marcenaro, in qualità di presentatore del Club al Rotary International e dell’alloraGovernatore in carica Vincenzo Barcelloni Corte. Erano presenti, oltre al club padrino di Conegliano-Vittorio Veneto, tutti i club della pro-vincia di Treviso oltre a vari altri club del Distretto.

Il primo presidente Luigi Fuser, già socio del club di Conegliano-Vittorio Veneto, ha mantenuto la carica fino al 30 giugno 1999 e durante ilsuo mandato i soci sono cresciuti dagli iniziali 17 fino a 35. Il club, che agisce nel mandamento che fa capo ai comuni di Oderzo (la romanaOpitergium) e Motta di Livenza, ha cercato subito contatti con la realtà locale anche per dare segni concreti della sua presenza. Tra i primiservice, degno di nota quello della consegna di un furgone all’Associazione AITSAM per la salute mentale, una delle più benemeriteAssociazioni della zona. Per consolidare l’amicizia tra i soci, alcuni tra loro sconosciuti, sono stati organizzati incontri informali anche pressoresidenze di alcuni soci e si sono istituiti intrattenimenti, nei periodi di Natale, Carnevale e pre-feriali, a cui sono stati invitati amici, cono-scenti e altri club confinanti. L’atmosfera di amicizia si è fatta ben presto molto accattivante e questo ha consentito di operare con grandeunità d’intenti. Nel 1999 un viaggio sociale a Parigi ha chiuso in bellezza la biennale presidenza di Luigi Fuser, che ha ben spianato la stradaal suo successore Gabriele Filipozzi. Durante il mandato di quest’ultimo sono state ammesse tre nuove socie, una della quali, Lorenza Storto,diventerà Presidente del Club per l’anno 2002/2003. Oltre ad un service importante a favore del Banco Alimentare di Oderzo e Motta diLivenza, sono stati organizzati diversi incontri con personalità del mondo economico e culturale per dare sostanza alla vita del Club. Non sisono tralasciate riunioni più informali, anche con accompagnamento musicale, per rendere piacevoli i momenti di incontro. Una gita socia-le a Londra ha chiuso il mandato di Gabriele Filipozzi che ha consegnato il martello a Piergiorgio Tadiello. Piergiorgio ha sentito molto l’im-portanza di coinvolgere nel club le famiglie dei rotariani, in particolar modo i figli. Ha preso contatti con il Rotaract di Conegliano e ha orga-nizzato uno scambio di giovani con il club di Trapani. Al termine del suo mandato quattro rotaractiani del distretto siculo, due ragazzi e dueragazze, sono stati ospitati per una settimana con visite ad aziende primarie del trevigiano. Piergiorgio inoltre, per manifestare la presenza delClub nel territorio, ha organizzato con sucesso spettacoli musicali e teatrali aperti al pubblico. La presidenza di Tadiello si è conclusa con unriuscito viaggio sociale a Madrid. Una cassetta audiovisiva ricorda con simpatia la vicenda dei primi tre anni del nostro club, che segnano ilfelice avvio della nostra storia.

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S O C I F O N D A T O R I

Luigi Fuser

Piergiorgio Tadiello

Dino Colladon

Ugo De Nicola

Gabriele Filipozzi

Claudio Piovesana

Giuseppe Tucci

Danilo Fattor

Lorenzo Favero

Piero Sanchetti

Antonio Brino

Saverio Dal Sasso

Alessandro Fabrizio

Giovanni Pagotto

Luigi Tartaglia

Diego Tonegutti

Gian Antonio Favero

Ettore Setten

Preparaz ione Cost i tuz ione Club anni 1996/97Il Rotary Club Opitergino Mottense è sorto per iniziativa del Rotary Club di Conegliano-Vittorio Veneto

che è stato il Club Padrino.

7 Novembre 1997Consegna della Carta Costitutiva da parte del past Governor Piero Marcenaro.

Presente il Governatore in carica Vincenzo Barcelloni Corte.

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Un libro è la prova certa che da qualche parte un uomo o degli uomini hanno adoperato la loro intelligenza per dare corpo a

idee, fatti, vicende e avvenimenti, spesso con esiti d’alto livello nel campo della letteratura, del pensiero filosofico e scientifico, del-

l’arte e più in generale della cultura.

Lontana da noi è la convinzione che questa pubblicazione, stampata per il nostro Decennale, andrà ad infoltire il lungo elenco dei

libri meritevoli e pregevoli, ma nessuno può contestarci il diritto e soprattutto la gioia d’averla realizzata, perché testimonia la

nostra vitalità, la nostra voglia di riconoscerci come soci l’uno nell’altro, la nostra intenzione di camminare ancora insieme per

consolidare ed estendere i principi di Paul Harris e gli obiettivi dell’Associazione.

Certo, siamo ancora un club “giovane”, infatti compiamo appena dieci anni, e per questo motivo possiamo ancora considerarci

dei “ragazzi” che debbono crescere per migliorare giorno dopo giorno il loro club, il cui modello è tuttora basato sulla spontanei-

tà e su rapporti che ancora si misurano sull’ascolto di amici cordiali ed indulgenti.

Occorre perciò che il nostro Club, che attualmente comprende 49 soci, di cui 43 uomini e 6 donne, prosegua il suo viaggio verso

la meta della solidarietà con quella spinta iniziale impressa dai fondatori, rappresentati da professionisti e docenti universitari qua-

lificati e industriali e commercianti affermati. Fin dall’inizio era motivo di orgoglio far parte del nostro Club. Ma un punto di forza,

e ci fa piacere ricordare qui il dato, era l’età media dei soci, così verde da farci sentire un po’ speciali per il fatto che si era pronti

a valutare ed accettare nuove idee, disponibili ad aprire dibattiti sul costume e sulla politica, a favorire la promozione della cultu-

ra sui temi economici, sui traguardi della medicina e sulle innovazioni delle nuove tecnologie. Di fronte a questa innumerevole

serie di sollecitazioni, da parte dei Presidenti, che si sono avvicendati in questi anni, c’è stata una risposta immediata, perché c’era

la consapevolezza che un Club per soddisfare le attese di tutti e contemporaneamente prosperare, doveva prestare la massima atten-

zione al clima interno accrescendo le occasioni per una più fitta rete di relazioni fra i soci e curando l’inserimento dei nuovi affi-

liati, in modo da creare l’humus più adatto al processo di amalgama e integrazione nella vita sociale e nelle attività del sodalizio.

Quello che dell’esperienza condotta finora nell’Associazione ci è particolarmente rimasto impresso, è che i motti adottati dai vari

Presidenti Internazionali, coordinatori e spesso facitori del messaggio rotariano, hanno sempre trovato puntuale riscontro nelle

iniziative e azioni del nostro Club, che s’è così dimostrato non solo in perfetta sintonia con i custodi del messaggio dei Rotary ma

anche anticipatore, per alcuni aspetti, delle necessità più urgenti e delle emergenze nel campo della solidarietà.

L’augurio forte e sincero che si esprime è che questa pubblicazione sia solamente il primo capitolo della lunga fabula che accom-

pagnerà la vicenda storica del nostro Club, che, animato dallo spirito sotteso al motto “il Rotary è condivisione”, possa distribui-

re ai suoi Soci situazioni e momenti felici e sereni, così che gli incontri creino un ambiente, al riparo del quale persone diverse

per professione, cultura, interessi, sensibilità, umore e carattere si sentano unite sotto l’egida della ruota dentata.

Marino FavrinI l P r e s i d e n t e 2 0 0 7 - 2 0 0 8

Marino Favrin

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Il Presidente 2007-2008Marino Favr in

R O T A R Y C L U B O P I T E R G I N O M O T T E N S E

A Venezia

Da sinistra Marino Favrin e Mario Giuliacci In alto a destra Marino Favrin e Renato Duca

In basso a destra Marino Favrin e Marius Birlan

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9810 Anni di Presidenza Rotary Club Opitergino Mottense

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ANNO ROTARIANO 1996 - 1997

Presidente Luigi Fuser, Governatore Piero Marcenaro, Presidente Internazionale L. V. Giay, che lancia il motto “Costruisci il futuro con azione e lungimiranza”

ANNO ROTARIANO 1997 - 1998

Presidente Luigi Fuser, Governatore Vincenzo Barcelloni Corte, Presidente Internazionale G.V. Kinross, che lancia il motto “Mostra l’impegno del Rotary”

ANNO ROTARIANO 1998 - 1999

Presidente Luigi Fuser, Governatore Alfio Chiari, Presidente Internazionale J. Lacy, che lancia il motto “Vivi il tuo sogno Rotariano”

La sera del 07 Novembre 1997 la ricorderò per sempre con grande emozione. Presso Villa Revedin, che sarebbe diventata la nostra sede ci

veniva consegnata la Carta del nascente Rotary Club Opitergino Mottense.

Avevamo lavorato più di un anno a tale evento in collaborazione con i due club padrini Conegliano Vittorio Veneto e Conegliano.La par-

tecipazione alla serata fu un successo oltre ogni aspettativa. Parteciparono tantissimi club e numerosi past governor oltre ad ospiti ed auto-

rità a testimonianza di un gran lavoro di segreteria e contatti telefonici con tutti i presidenti dei club del nostro Distretto, affinché tale even-

to da anni desiderato da tutti i Governatori passati, fosse festeggiato con una forte presenza di rotariani.

Tra i soci fondatori del club solo tre eravamo provenienti da altri club:Piero Sanchetti,Pier Giorgio Tadiello ed io e ciò mi preoccupava

molto, per il gran lavoro che un club richiede.

La fortuna ci fu amica ,con la totale disponibilità che ci venne data dal caro amico past president Gianni Piovesana del Rotary di Conegliano

il quale mise a disposizione oltre che il suo tempo, la profonda conoscenza del Rotary. Agli amici Piero,Pier Giorgio e Gianni rivolgo un rin-

graziamento particolare per il grande e costante impegno a sostegno dei due anni di mia presidenza. Ricordo e ringrazio per la loro collabo-

razione anche i Governatori che ci furono vicini in quel periodo Piero Marcenaro, Vincenzo Barcelloni Corte, Alfio Chisari.

Due anni di grande soddisfazione con serate di incontri tra soci desiderosi di contribuire con proposte costruttive alla vita del club, relato-

ri di notevole prestigio,con numerose presenze di soci ed ospiti e con il piacere di vedere una grande partecipazione alle serate organizzate

con altri club del territorio.

Con grande gioia ricordo il primo Service del nostro club, un pulmino all’Associazione i Tigli per i ragazzi seguiti con vero amore dalla

signora Corona. Inoltre nei due anni di mia presidenza abbiamo onorato del Paul Harris Fellow due persone meravigliose per il loro impe-

gno nel mondo del Rotary:nell’anno rotariano 1997/98 Gianni Piovesana e nell’anno rotariano 1998/99 la signora Donatella Tombacco

moglie del nostro socio Pier Giorgio Tadiello.

Anche se negli ultimi anni non ho dedicato il tempo che il nostro club merita, ho sempre creduto sin dal primo giorno dell’importanza del

Rotary nel mondo. Sia per la sua capacità di realizzare grandi opere sociali e culturali, sia per la capacità di unire popoli diversi in un’infi-

nita e fantastica famiglia.

Ricordo con grande commozione la fine della mia presidenza che ho vissuto con orgoglio, gioia e felice perchè avrebbe continuato il percor-

so Gabriele Filipozzi,un amico dal vero spirito rotariano per il quale ho da sempre infinita stima ed affetto.

Mi piace infine concludere ricordando il motto del Governatore Alfio Chisari:

VIVI IL TUO SOGNO ROTARIANO.Il Presidente 1997-1998

Luigi Fuser

1997

19

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Il Presidente 1997-1998Luigi Fuser

R O T A R Y C L U B O P I T E R G I N O M O T T E N S E

In alto:a sinistra:Luigi Fuser e Vincenzo Barcelloni Corte

a destra:Alfio Chisari e Luigi Fuser In basso: Luigi Fuser, Piero Mercenaro e Vincenzo Parcelloni.Da sinistra: Gabriele Filipozzi, Piero Mercenaro, Luigi Fuser.

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2000

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ANNO ROTARIANO 1999 - 2000

Presidente Gabriele Filipozzi, Governatore Franco Kettmeir,

Presidente Internazionale Carlo Ravizza, che lancia il motto “Coerenza - Credibilità - Continuità”

Sono stato il secondo Presidente del nostro giovane club, dopo Gigi Fuser e prima di Piergiorgio Tadiello, alla vigilia del nuovo millennio.

Non ci siamo seduti in attesa del fatidico “mille e non più mille, “ ma abbiamo portato avanti assieme l’ opera di costruzione del Club, con

un tale affiatamento da rendere il lavoro dei primi tre anni il risultato di un unico programma. Le stesse gite sociali nelle grandi capitali

europee, nell’ ordine Parigi, Londra, Madrid, sono scaturite da un’ idea comune, come testimonia il video che assieme abbiamo realizzato,

non certo per commemorarci, ma per dare una visione palpabile dei primi tre anni di vita del nostro Club. Dovevamo sviluppare l’ effetti-

vo dei soci, portandolo ad un punto di equilibrio: dai venti iniziali a quaranta. Abbiamo ben pensato di portarci subito un passo avanti

rispetto agli altri Club della provincia, inserendo tre soci di sesso femminile. Non per presunzione, ma per una comune idea, avallata con

entusiasmo dagli altri soci e dalla dirigenza distrettuale, che la presenza femminile è una ricchezza di cui il Rotary non può privarsi.

I soci fondatori ricevuti in eredità dai Club padrini Conegliano – Vittorio Veneto e Conegliano erano pochi e non sempre ben informati

su cosa fosse il Rotary. Io stesso avevo ricevuto l’ investitura iniziale, dopo essere stato contattato da alcuni amici dei Club padrini, creden-

do di entrare in un’ associazione tipo Confraternita. Addirittura nessuno mi aveva avvisato che, accettando la carica di vice presidente, ero

diventato anche presidente incoming! Bastava leggere bene il regolamento, si dirà. Appunto! Ecco, per dirla in breve, il mio è il classico esem-

pio di come non si adesca un socio. Mi ha aperto la mente e il cuore la frequenza ai vari convegni rotariani, alle assemblee, alle riunioni di

tutti i presidenti di Club della provincia di Treviso organizzate con cadenza mensile da Armando Mosca, coordinatore distrettuale.

Ho acquistato coscienza di appartenere ad una grande famiglia, che ha per casa il Mondo intero e in cui, con la forza dell’ assieme, si pos-

sono realizzare progetti grandiosi. “ Le gocce riempiono il mare” soleva dire, riferendosi alla Rotary Fondation Franco Kettmeir, Presidente

Distrettuale del mio anno rotariano e strenuo divulgatore di quelle grandi opportunità che sono i Matching Grants.

In quest’ ottica, nel corso del mio anno, si è contribuito al programma Polio Plus direttamente con una elargizione mirata e indirettamen-

te con il conferimento di un Paul Harris Fellow all’ opitergina Maria Teresa Ambrosetti fondatrice della Casa Famiglia Zoran per l’ acco-

glienza ai diversamente abili. Non sono mancate le attenzioni al nostro territorio, in particolare con il service dell’ anno a favore del “Banco

Alimentare” della Caritas S. Vincenzo di Oderzo e Motta di Livenza.

Ci si è incontrati con autorità locali, civili e religiose, per essere edotti su sacche di indigenza che, per alcuni di noi inaspettatamente, non

sono marginali nel nostro territorio. Nei limiti del possibile sono stati effettuati altri service di minor consistenza e siamo stati felici di coglie-

re occasioni di piacevoli incontri, alcuni anche di rilevante contenuto culturale, a volte portati avanti nel nostro territorio da altri gruppi

impegnati nel sociale, con lo scopo di realizzare importanti progetti a favore della comunità locale.

Aprirsi agli altri, senza preconcetti, per unire le forze nostre e di altre realtà associative del territorio, ci è sembrato utile per spendere bene

il nome del Rotary e traslare, a livello locale, la grande idea rotariana di solidarietà universale.Il Presidente 1999-2000

Gabriele Filipozzi

1999

23

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Il Presidente 1999-2000Gabriele Filipozzi

R O T A R Y C L U B O P I T E R G I N O M O T T E N S E

In alto:a sinistra: Giorgio Robazza e Gabriele Filipozzi

a destra: Gabriele Filipozzi e Piergiorgio TadielloIn basso: FrancoKettmeir, Maria Teresa Ambrosetti e Gabriele Filipozzi.Gabriele Filipozzi e Piero Mercenaro.

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ANNO ROTARIANO 2000 - 2001

Presidente Piergiorgio Tadiello, Governatore Giampiero Mattarollo,

Presidente Internazionale Frank Devlin che lancia il motto “Create consapevolezza e passate all’azione”.

Ci sono momenti particolari in cui il passato riaffiora con nitidezza permettendoti di comprendere quanto importanti e gratificanti sono

stati certi avvenimenti. Ora che, ho tanti di questi momenti, dati da 20 anni di appartenenza mi diviene sempre caro e gradevole il ricordo

di essere un rotariano e di essere stato partecipe di tutti quei sentimenti e obiettivi che questa associazione si propone.

Ho avuto inoltre l’ eccezionale opportunità,la fortuna di appartenere prima al club di Soave,anche del quale sono stato socio fondatore,e al

nostro Opitergino-Mottense in cui ho trovato Amici leali, rispettosi, altruisti, sinceri, capaci, intraprendenti per i quali il rispetto dei valori

etici è il fondamento del loro operare

A giugno 2000 quando ho avuto l’onere ma anche l’onore di rappresentare il club credevo di non riuscire nell’impresa che mi era stata asse-

gnata. Adesso dopo anni e ripercorrendo la mia annata con i ricordi, i bollettini con i programmi, le relazioni delle serate con ospiti illu-

stri, posso sicuramente affermare che è stata un’esperienza meravigliosa. Sebbene il tempo che si dedica alla vita del club richieda qualche

sacrificio, ma il piacere di conoscere decine di persone,o meglio amici che grazie al rotary si ha il privilegio di frequentare vanno al di là di

tutto. Mi inorgoglisce in modo particolare il successo del service che, grazie al contributo dei miei consiglieri, ha visto realizzarsi nell’estate

del 2001, quando 5 ragazzi siciliani hanno vissuto in mezzo a noi ed hanno visto da vicino come si lavora ,come si vive, come ci si impegna

nelle nostre aziende ,ed anche non ultimo come ci si diverte nel nord est.

Questi laureati e laureandi hanno consolidato amicizie con i nostri figli i quali nella primavera successiva hanno contraccambiato con un

soggiorno stupendo in una Sicilia che li ha accolti come solo il calore della gente del sud riesce a trasmettere.

Mi piace anche ricordare le iniziative intraprese con i club limitrofi con svariati interclub,con le celebrazioni per il giubileo,la festa di carne-

vale a villa Foscarini con la partecipazione di tutti i club della provincia di Treviso, la gita a Madrid, i concerti in duomo, le consegne dei

PHF, le mostre d’arte visitate,le conviviali con relatori, le serate della caccia e del novello per citarne alcune.

Festeggiamo ora il decennale di vita del nostro club e posso affermare, senza tema di smentite, che il bilancio di tutti questi anni è più che

positivo, grazie all’operato di tutti i presidenti che mi hanno preceduto,i quali sono stati capaci di impostare le linee guida e ai successivi

che con la loro fantasia, la saggezza, la capacità decisionale hanno elevato il nostro club ad un livello che il distretto a cui apparteniamo ha

sempre riconosciuto come uno dei più attivi.Il Presidente 2000-2001

Piergiorgio Tadiello

00-01

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Il Presidente 2000-2001Piergiorgio Tadiello

R O T A R Y C L U B O P I T E R G I N O M O T T E N S E

In alto:a sinistra: Donatella Tombacco e Piergiorgio Tadielloa destra: Piergiorgio Tadiello e Gian Antonio Favero

In basso: Anna Rebecca, Tatiana Milanese e Piergiorgio Tadiello.Piergiorgio Tadiello e Italo Chiara.

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ANNO ROTARIANO 2001 - 2002

Presidente Gian Antonio Favero, Governatore Alvise Farina,

Presidente Internazionale Richard D.King, che lancia il motto “L’umanità è il nostro impegno”.

Ho aperto il mio anno rotariano con grande soddisfazione per due aspetti uno interno ed uno esterno. L’interno riguarda la grande parte-

cipazione di tutti soci ed il contributo datomi per la stesura del mio programma. L’esterno la piacevole sorpresa e grande soddisfazione di aver

avuto il merito di creare un gruppo molto affiatato fra i presidenti della Provincia.

Questo affiatamento mi ha permesso di fare molti interclub con i club viciniori che ha reso interresante il mio anno sotto l’aspetto della col-

laborazione. A tal proposito sono particolarmente felice, dopo numerosi incontri e serate di lavoro, l’aver portato a termine presso l’ospeda-

le di Castelfranco un ambulatorio dentistico per persone portatrici di handicap non collaboranti. Anche se l’inaugurazione è stata fatta dopo

due anni, è stata una cerimonia suggestiva e toccante per quel che rappresenta questo ambulatorio soprattutto per queste persone.

E’ stato una anno pieno di iniziative benefiche ed aiuti ad enti come, il CRO di Aviano, la Città della Speranza, l’ADVAR, Handicap di

Albarella e per finire adozione a distanza in Angola.

Molto interessanti, con notevoli consensi sono state le serate dedicate ai concerti ed alla musica.

Ho avuto anche il piacere di aver incrementato il club con quattro nuovi soci.

La cosa che mi ha fatto più piacere è stato di aver intronizzato due donne oltre ai due maschi. Sono: De Faveri Maria Rita – Uzzielli Giovanna

– Sgarbossa Ivano e Zanet Tiziano.

Abbiamo fatto una meravigliosa gita sociale in Marocco.

Ho avuto complicità e soddisfazione con il Governatore Alvise Farina di consegnare al segretario del nostro Club, Pietro Dalla Torre, un Paul

Harris, non fosse altro per la sorpresa e l’emozione che lo stesso ha provato.

Nonostante lo dispendio di energie che un anno rotariano comporta sono stato felice dell’esperienza fatta e ancor più felice di passare la mano

alla socia Lorenza Storto. Il Presidente 2001-2002

Gian Antonio Favero

01-02

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Il Presidente 2001-2002Gian Antonio Favero

R O T A R Y C L U B O P I T E R G I N O M O T T E N S E

In alto:a sinistra: Gian Antonio Favero e Loraine Balen Tatto

a destra: Lorenza Storto e Gian Antonio FaveroIn basso: Maurizia Dalla Mora, Alvise Farina e Gian Antonio Favero.Elio Tommaso Paolillo e Gian Antonio Favero.

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0203

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ANNO ROTARIANO 2002 - 2003

Presidente Lorenza Storto, Governatore Franco Posocco,

Presidente internazionale, Bhichai Rattakul che lancia il motto “Diffondere i semi dell’amore”

Sono stata eletta Presidente dai soci del Club Rotary Opitergino-mottense per l’anno 2002-2003.

Club dalla vita ancora breve, ma formato da soci molto motivati, giovani anagraficamente o comunque di spirito e soprattutto coraggiosi.

Eleggere una donna allora voleva dire essere all’avanguardia, in quanto la maggioranza quasi assoluta dei Club riteneva inconciliabile con

lo spirito del Rotary anche soltanto l’ingresso delle donne come socie. Sono stata la prima Presidente donna nel nostro Distretto: se da un

lato questo mi ha reso orgogliosa della nomina, dall’altro ne ho sentito tutta la responsabilità. Per me doppia: per prima cosa nei confronti

del mio Club, in quanto non dovevo mancare alla fiducia accordatami e poi nei confronti dell’ Associazione, a conferma che tutti i soci,

donne o uomini, sono persone che condividono gli stessi ideali e perseguono un fine comune. Ho accettato di entrare a far parte della

Famiglia Rotariana perché vi ho trovato i valori a cui ero stata educata ed in cui ho creduto per tutta la vita. E’ stato un anno faticoso ma

esaltante. Ho istituito il premio letterario indirizzato agli studenti degli Istituti Scolastici Superiori del territorio opitergino-

mottense.Ritenevo che fosse un modo per far conoscere la nostra Associazione soprattutto ai giovani e contemporaneamente un messaggio

educativo, portatore di valori indispensabili in tempi così difficili come quelli che stiamo vivendo. Partito quasi in sordina è arrivato alla

Settima edizione ,con una partecipazione sempre crescente di studenti, con elaborati di ottimo livello.

Sono stati fatti due service. Uno rivolto al territorio: l’acquisto di uno strumento musicale per gli anziani della Casa di Riposo di Oderzo,

in modo da favorire il lavoro degli animatori. Il secondo è consistito nell’invio di una notevole somma alla Rotary Fundation, tanto da rice-

vere gli elogi come secondo Club più generoso del nostro Distretto. Come cittadino meritevole è stato premiato il Maestro Visentin, fonda-

tore assieme alla moglie, dell’Istituto Musicale di Oderzo.Ricordo ancora il viaggio che abbiamo fatto a Praga, la città d’oro,come un momen-

to di grande aggregazione dei soci.

Credo di aver onorato il mio mandato, che mi ha permesso di capire fino in fondo lo spirito di appartenenza e di condivisione ad una real-

tà che fa dell’umiltà, del disinteresse, dell’amicizia, del servizio una regola di vita.

Finchè questo avverrà sarò orgogliosa di essere rotarianaIl Presidente 2002-2003

Lorenza Storto

02-03

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Il Presidente 2002-2003Lornza Storto

R O T A R Y C L U B O P I T E R G I N O M O T T E N S E

In alto:a sinistra: xxxxxxxxx e Lorenza Storto

a destra: Anna Chiara Marder, Chiara Martin, Lorenza Storto e Jessica Puppin.In basso: xxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxxLorenza Storto e Giuliano Marchesin.

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ANNO ROTARIANO 2003 - 2004

Presidente Giuliano Marchesin, Governatore Armando Mosca,

Presidente Internazionale Jonathan B. Majiyagbe che lancia il motto “Tendi la Mano”

Nell’occasione del decennale del nostro Club, chiamato dall’amico Marino Favrin a ricordare il mio anno di presidenza 2003 – 2004, ho

recuperato la relazione predisposta allora, il 29 giugno 2004, che riassumeva per sommi capi un anno di attività alla guida del Club ricordan-

do sentimenti ed emozioni di quel periodo.

Mi piace ricordare l’apertura della relazione: “Consentitemi di esprimere alcune considerazioni mie personali su come ho vissuto questi dodi-

ci mesi alla guida di questo meraviglioso Club. E’ stata un’esperienza unica ed appagante. Ho conosciuto meglio tutti i nostri Soci ed i loro

famigliari e tantissimi altre persone nelle varie riunioni interclub. Credo di essere entrato in sintonia con tutti voi in modo spontaneo perché

ho sempre sentito il vostro calore e la vostra simpatia manifestate con la partecipazione alle varie attività che abbiamo organizzato assieme.”

Mi piace ricordare le regole rotariane: “Ho conosciuto meglio il mondo rotariano ed ho trovato persone eccezionali, disponibili e concrete. Il

Rotary è un’istituzione unica nel suo genere, che fa scuola. Scuola di vita, per i principi ispiratori, per le regole e per com’è organizzata la vita

sociale. Ritengo la rotazione un fatto positivo e appassionante. Cambiare ogni anno Presidente, scegliendolo un anno e mezzo prima, aiuta a

tenere alto il livello dei programmi dell’annata rotariana. Confesso che mi lascia perplesso l’aver sentito all’ultimo congresso che alcuni amici

Presidenti di Club hanno accettato la ricandidatura per il secondo anno consecutivo. Resto perplesso perché si corre il rischio che poi s’in-

franga la regola della rotazione, che si passi da due anni a tre, a quattro, per arrivare ad esempi da non seguire, dove troviamo Presidenti che

operano in istituzioni non economiche, che rimangono in carica, per acclamazione, quasi a vita. Io, dopo essere stato eletto, ho avuto un anno

di tempo per preparare la mia presidenza, affiancando l’amica Lorenza Storto in Consiglio Direttivo. Poi ho fatto il Presidente per un anno,

proponendo programmi condivisi dal Consiglio ed ora farò il Past-president per un altro anno, cercando di portare a compimento quanto ho

iniziato ed ancora non è stato concluso. Credo che seguire la regola della rotazione sia quindi essenziale perché ogni Presidente nel suo anno

cercherà sempre di dare il meglio di se stesso e questo a vantaggio di tutti i Soci.”

Mi piace ricordare il passaggio sul service del Centenario: “Dopo ampio dibattito, che vi assicuro ho sempre condotto in modo democratico-

bolscevico, abbiamo convenuto sulla necessità di organizzare un service del centenario privilegiando il territorio ed abbiamo scelto d’interve-

nire a favore delle case di riposo di Oderzo e di Motta di Livenza. Io ho indicato una cifra da stanziare che ha impressionato qualcuno ma che

sicuramente è alla portata della capacità organizzativa del nostro Club: 100 milioni di vecchie lire da dividere per le due case di Riposo che

hanno già individuato come utilizzare le somme, per l’acquisto di due mezzi per il trasporto degli anziani. Gli 51.646,00 Euro potremmo rac-

coglierli in un batter d’occhio dividendoli tra i soci del Club, sarebbero circa 1.150 Euro cadauno. Qualche conviviale al risparmio e qualche

lotteria ci porterebbero sicuramente a raggiungere l’obiettivo. Io però ho indicato strade diverse, ho chiesto il coinvolgimento dei soci nel tro-

vare 100 amici del Club che mettano a disposizione una somma di Euro 516,00 ciascuno per raggiungere l’obiettivo. Praticamente due spon-

sor ogni socio. Ho usato la parola sponsor perché nel progetto di raccolta dei 100 milioni di vecchie lire non c’è solo la parte finanziaria ma

anche quella divulgativa, ogni socio deve impegnarsi a spiegare i motivi principali della raccolta fondi e quindi deve spiegare:

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Il Presidente 2003-2004Giuliano Marchesin

03-04

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- Cos’è il Rotary e cosa fa

- Parlare del Centenario del Rotary International

- Spiegare il service che abbiamo deciso di fare ed a conclusione dell’iniziativa, un quadro da esporre in luogo pubblico e presso le due case

di riposo con il nome dei cento amici del Rotary a ricordo della celebrazione dei Cento anni e dell’effettuazione del service.”

Mi piace ricordare il gemellaggio con il Club Rotary di Timisoara che ancora oggi continua: “In settembre del 2003 stimolato dal Presidente

della Commissione Azione Internazionale Ivano Sgarbossa abbiamo stabilito dei rapporti con i Paesi dell’est Europa ed utilizzando la strut-

tura del Rotary International abbiamo individuato nel Club di Timisoara il partner ideale. A novembre il primo incontro a Timisoara, a

dicembre il secondo da noi, a febbraio la visita del Presidente Marian Mocan e del Tesoriere Calin Costinas ad Oderzo ed infine il 14 mag-

gio 2004 la firma ufficiale dell’atto di gemellaggio a Timisoara davanti a 22 delegazioni di Club intervenute per il decimo anniversario di

rifondazione del loro Club. Con gli amici di Timisoara abbiamo anche organizzato un Matching Grant a favore dell’ospedale di Timisoara

per l’acquisto di apparecchiature sanitarie per un importo di 30.000,00 Euro. Spero quindi che seguendo le regole rotariane questo gemel-

laggio si perpetui nel tempo e dia tante soddisfazioni nello scambio culturale e rafforzamento dell’amicizia tra popoli diversi.” Mi piace ricor-

dare l’impegno per “rinvigorire” il Club: “Una delle parole d’ordine del nostro Governatore Armando Mosca ad inizio anno rotariano era

l’aumento dell’effettivo. Ed io, convinto che questo fosse necessario per il nostro Club, ho cercato di darmi da fare per stimolare l’inseri-

mento di nuovi soci. Il cosiddetto saldo numerico, passatemi l’espressione, è attivo nel senso che alle uscite di alcuni soci sono corrisposti

nuovi arrivi. Sono entrati a far parte del Club 6 nuovi soci: Rino Galante Liborio - Pio Eugenio Giabardo - Alberto Mallo - Roberto Sgarbossa

Antonio Neri - Ezio Manfrè. A loro si è aggiunto il socio onorario Mario Moretti Polegato.

Mi piace ricordare il richiamo alla partecipazione rivolto ai soci:

“Assiduità”, credo che questa sia la parola più controversa e discussa da un pò di tempo a questa parte nel nostro Club e non solo, credo

interessi tutti i Club in generale. Stando alle regole qui stasera probabilmente non ci sarebbe stata nessuna riunione rotariana perché il Club

sarebbe gia stato chiuso da tempo. Dopo tre assenze non giustificate si decade. La nostra regola prevede le riunioni al martedì e quindi per

i rotariani dell’opitergino-mottense il martedì dovrebbe essere “sacro”.

Addirittura, al Congresso di Trieste, è stato ribadito che le riunioni del Consiglio non dovrebbero coincidere con la serata rotariana e dovreb-

bero essere fatte a parte perché i soci dovrebbero partecipare a quattro riunioni mensili (cinque quando il mese lo prevede). Due sole sono

le riunioni sospendibili da parte del Club. Io ho cercato in tutti i modi di coinvolgere i nostri soci a partecipare. Qualcuno penso anche di

averlo stressato con le telefonate ed i messaggini per ricordarli l’appuntamento rotariano. Devo dire però che sono soddisfatto del risultato

per due motivi:

- il primo perché ho sempre trovato cortesia e disponibilità nelle risposte telefoniche

- il secondo perché comunque, analizzando 11 mesi di presenze ho solo tre “zeri”a fianco di tre soci che non sono riuscito a trasformare in

cifre concrete.

Quindi l’assiduità al Club, se interpretata con un pò di elasticità può dirsi buona.”

Mi piace ricordare la socializzazione con gli altri Rotariani del Distretto:

“Ho favorito l’attività interclub perché credo sia indispensabile per rafforzare l’amicizia rotariana. Nel corso del mio anno rotariano abbia-

mo condiviso esperienze con i Club di Conegliano, Conegliano-Vittorio Veneto, Treviso Nord, Pordenone, Pordenone Alto Livenza, San

Donà di Piave, Feltre. Abbiamo stimolato un convegno sulle difese idriche a salvaguardia del territorio bagnato dal Fiume Livenza, abbiamo

partecipato all’organizzazione di un concorso riservato alle scuole sulla carta dei doveri dell’uomo assieme a cinque Club friulani, abbiamo

sostenuto Il Centro del Libro Parlato di Feltre.”

Ed infine mi piace ricordare il grazie rivolto a chi ha collaborato con me in quel periodo:

“Grazie Giuseppe, Lorenza, Tatiana, Piero, Ivano, Italo, Gabriele, Michelangelo, Marino, Franco, Piergiorgio e Nicola: siete stati stupendi.

A Voi ed a tutte le socie ed i soci rotariani il mio grazie per avermi consentito di vivere un’esperienza esaltante alla guida del Rotary

Opitergino Mottense.”

La mia relazione terminò con un “Vi voglio bene. Un abbraccio ideale a tutti” che ancora oggi, nel decennale del Club, rinnovo a tutte le

Rotariane ed i Rotariani dell’Opitergino - Mottense.

Marian Mocan e Giuliano Marchesin. Mario Moretti Polegato e Giuliano Marchesin. Giuliano Marchesin. Alfio Chisari e Giuliano Marchesin. Pio Eugenio Giabardo e Giuliano Marchesin. Giuliano Marchesin.

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ANNO ROTARIANO 2004 - 2005

Presidente Giuseppe Tucci, Governatore Nerio Benelli,

Presidente Internazionale Glenn E. Estess che lancia il motto “Celebriamo il Rotary 100 anni”.

E’ stato l’ anno del centenario.

E sicuramente per i prossimi cento anni ancora peseremo l’ importanza storica del messaggio lanciato in questo solenne anniversario dall’

allora Presidente del R.I., Glenn E. Estess. All’ insegna del motto “Celebrare Il Rotary”, ha incoraggiato profeticamente tutti a puntare l’

attenzione su tre aree di rilievo: le questioni sanitarie, la gestione dell’ acqua e l’ alfabetizzazione. Un bel viatico per i secondi cento anni.

Chissà se allo scadere del prossimo giro di boa i problemi legati a queste aree saranno superati, sicuramente per arrivare a ciò buona parte

del secolo sarà consumato.

Il centenario però, oltre che sottolineare solennemente i problemi del convivere planetario, è stato anche il momento della celebrazione:

“Celebrare Il Rotary”.

Io provo ancora adesso compiacimento pensando di aver sempre voluto valorizzare il nostro sodalizio, e con questo lo spirito di amicizia che

contraddistingue i nostri incontri, con attenzione alla dimensione culturale, anche nell’ esercizio del nostro compito istituzionale verso l’

esterno.

Ho inteso “celebrare il Rotary” preoccupandomi dei service, organizzando visibilità negli incontri con le personalità che sono venute a farci

visita, e con la cittadinanza. Ho inteso “celebrare il Rotary” anche nell’ incoraggiare l’ amicizia e i rapporti interni fra i soci, motore essen-

ziale del successo di ogni iniziativa rivolta all’ esterno.

Infatti, in conclusione, la più grande soddisfazione della mia annata è stata quella di constatare, anche per esperienza diretta, la capacità di

affetto, la partecipazione agli intenti comuni e addirittura l’ abnegazione spontanea e totalmente disinteressata dei nostri migliori soci e

socie (effettive o mogli di soci) verso il servire.

Sono questi il patrimonio del nostro Club e la garanzia del suo futuro di successi.Il Presidente 2004-2005

Giuseppe Tucci

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Il Presidente 2004-2005Giuseppe Tucci

R O T A R Y C L U B O P I T E R G I N O M O T T E N S E

A sinistra: Giuseppe Tucci e Katia Da RosA destra: Lucia Munaretto, Giuseppe Tucci e Sofia Spagnol. Giuseppe Tucci e Piero Dalla Torre.

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Il Presidente 2005-2006Pietro Dalla Torre

05-06ANNO ROTARIANO 2005 - 2006

Presidente Pietro Dalla Torre, governatore Giuseppe Giorgi,

Presidente internazionale Carl Wilhelm Stenhammar, che lancia il motto “Servire al di sopra di ogni interesse personale”

Ho aperto il mio anno Rotariano con la convinzione di non dover mai dimenticare che il nostro club è composto sostanzialmente di

imprenditori ancora in piena attività. L’impegno Rotariano, non nascondiamoci, è un impegno che assorbe grandi energie.

Eravamo al settimo anno. Riferito al matrimonio, il detto popolare lo indica come un anno di crisi.

Mi sembrava che anche il nostro club riscontrasse una certa difficoltà di amalgama e di partecipazione.

Pertanto il mio primo pensiero è stato di approntare un programma che stimolasse la partecipazione con serate, anche divertenti, che ren-

dessero piacevole il ritrovarsi assieme. Per questo avevo pensato di proporre il seguente tema: “rafforzare l’amicizia, l’affiatamento ed aumen-

tare la partecipazione”. A posteriori posso affermare che l’intuizione di coinvolgere le signore è stata una mossa oltre che geniale, anche appa-

gante per l’impegno profuso dalle stesse e il calore dell’amicizia che mi ha confortato tutto l’anno. Ritengo che, in una famiglia, la donna

abbia un ruolo determinante nell’indurre il proprio compagno a partecipare alla vita del Club.

Nell’ottica di cui sopra, resteranno memorabili la serate fatte al bocciodromo di Faè, con l’impegno della gara e la soddisfazione di conqui-

stare il premio. Da non dimenticare la giornata passata all’aria aperta con una mazza di golf in mano. E in fine, visto che in quel momen-

to il gioco da salotto più gettonato era il burraco, l’aver organizzato un torneo aperto anche agli amici dei nostri Rotariani, è stata una mossa

vincente anche nella prospettiva dell’incremento dei nuovi soci per il nostro Club.

Il clima instaurato ci ha dato slancio, energia e grande soddisfazione personale, per portare a termine l’impegno anche finanziario del

Matching Grant per l’acquisto di macchinari ospedalieri per l’ospedale di Timisoara (Romania). In quell’ occasione ebbi a dire: ”lo scopri-

re una targa è un atto di assoluta semplicità, ma il significato è sicuramente molto più alto, soprattutto se i macchinari donati sono in grado

di restituire un sorriso ad una persona”.

Bello è stato ancora leggere nei volti dei partecipanti la soddisfazione di aver passato assieme cinque giorni nella meravigliosa nostra Sicilia.

In precedenza eravamo stati in Piemonte e precisamente abbiamo visitato la città di Canelli con le sue cattedrali sotterranee del vino.

Abbiamo incontrato il Sindaco del paese che, guarda caso, era un Opitergino. Ci siamo anche incontrati con i Clubs delle località vicine.

Sotto l’aspetto istituzionale l’aver mantenuto l’impegno del versamento di 100 $ per socio alla Rotary Fondation, l’aver portato a termine il

concorso letterario e l’aver premiato con la formula del “ cittadino meritevole” il comandante della caserma dei Vigili del Fuoco, sono stati

il coronamento di un anno importante e ricco di soddisfazioni.-

Sono orgoglioso di aver portato a termine il service dell’ambulatorio dentistico per disabili. La sua inaugurazione è stata il felice coronamen-

to di un’iniziativa intrapresa ben due anni prima dal nostro club, con la partecipazione di quasi tutti gli altri Clubs della Provincia di Treviso.

Sono orgoglioso di aver contribuito alla conservazione del nostro Rotary perché costituisce un insieme al quale apparteniamo, un insieme

fatto di valori, di persone, di struttura, di organizzazione e di regole, che ho passato con fiducia al mio successore Lorenzo Favero.

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Il Presidente 2005-2006Pietro Dalla Torre

R O T A R Y C L U B O P I T E R G I N O M O T T E N S E

In alto:a sinistra: Giuseppe Giorgi e Piero Dalla Torre

a destra: Giuseppe Giorgi, Elda Fabrizio e Enrico Santimelli.In basso:

a sinistra: Renzo Maso e Piero Dalla Torrea destra: in Sicilia.Piero Dalla Torre.

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Il Presidente 2006-2007Lorenzo Favero

06-07 ANNO ROTARIANO 2006 - 2007

Presidente Lorenzo Favero, Governatore Cesare Benedetti,

Presidente Internazionale William B. Boyd, che lancia il motto “Apriamo la via”.

Questa mia esperienza, una delle più intense cui può ambire un Rotariano, cioè quella di guidare per un anno la crescita del proprio Club

operando nella realtà di tutti i giorni, trae le sue origini effettive ben prima dell’inizio del mandato. Per un anno infatti ho avuto modo, in

qualità di Presidente Eletto, di fare parte dello staff di Pietro Dalla Torre e di studiare il Suo operato da timoniere del nostro Club. Ho cer-

cato, quando il martello è toccato a me, di fare tesoro dell’attività e delle conquiste dei miei Predecessori e di aggiungervi qualcosa di mio:

come diceva Newton,” mi sono innalzato sulle spalle dei giganti”, e ciò facendo, ho cercato di andare un po’ più in là. Mi sono preposto di

“Aprire la via”, come recitava il Messaggio Rotariano del mio anno: ho deciso di mettermi in gioco, facendo mie le tante cose buone già pre-

senti , reinterpretandole alla luce della mia personalità ed esperienza di vita e sperando che gli sforzi da me profusi, le energie da me spese

coronassero un progetto apprezzato anche dagli altri amici Soci.

“Aprire la via”, un Messaggio dai plurimi risvolti, che spazia sopra una serie di tematiche. Prima di tutto dall’attuazione di Service, cioè dal-

l’offrire speranze e opportunità a chi ne ha più bisogno; in particolare amo ricordare il Matching Grant per la costruzione di pozzi di acqua

potabile, senza dimenticare il sostegno alla ricerca sulle cellule staminali della Chirurgia Pediatrica di Padova e le adozioni a distanza in

Angola. In secondo luogo sono convinto che “aprire la via” abbia un’importanza fondamentale anche per noi stessi, intesi sia come Club

sia come persone singole. Spinto da ciò, attraverso una originale convivialità di un Rotary itinerante, ho cercato di offrire una serie di ini-

ziative volte a far riflettere noi tutti sulle più varie tematiche, per esaltare la nostra intelligenza, il nostro “intus legere”, leggere dentro le cose,

dalla Salute, alla Politica, al Diritto, all’Arte, all’Estetica, alla Storia. Personalmente, serberò con piacere il ricordo degli incontri col giudice

Carlo Nordio, col Prof. Tiene all’Università di Padova, col Sen. Andreotti, col giornalista Magdi Allam, per citarne solo alcuni.

Ancora, ritengo siano stati di fondamentale importanza gli incontri, le conviviali e i colloqui con ciascuno di Voi e con gli Amici degli altri

Clubs, così da comprendere come tra di noi esista una segreta affinità di intenti. Sono dell’opinione che solo interagendo continuativamen-

te gli uni con gli altri sia possibile mettere a frutto il proprio contributo all’ideale Rotariano e viverlo quotidianamente nel migliore dei modi.

In tal modo diviene possibile anche il fine ultimo del nostro sodalizio, che non è la beneficenza fine a sé stessa, ma è l’apportare sensibili

miglioramenti alla società che ci circonda. È così che ricordo con soddisfazione i due Paul Harris Fellow nella serata del Cittadino

Meritevole, il premio letterario, la celebrazione a Socio Onorario della grandissima Maria Chiara, il viaggio a Malta ed il ricevimento pres-

so il Presidente della Repubblica.

Sento il bisogno di ringraziare tutti Voi per avermi concesso il privilegio di mettermi al Vostro servizio in quest’anno. Nutro grande fiducia

nell’operato del mio successore, l’Amico Marino Favrin, e conto che Egli si possa giovare del mio sostegno e contributo tanto quanto io ho

avuto modo di fare con quello dei miei predecessori. Conscio di avere dato il meglio di me in questo mandato, spero abbiate saputo apprez-

zare i miei sforzi e perdonare le mie eventuali manchevolezze... ancora una volta vi saluto e vi abbraccio.

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Il Presidente 2006-2007Lorenzo Favero

R O T A R Y C L U B O P I T E R G I N O M O T T E N S E

Giulio Andreotti e Lorenzo Favero.

In alto:a sinistra: Lorenzo Favero e Piero Dalla Torre

a destra: Lorenzo Favero, Gaetano Tiene e signora.In basso:

a sinistra: Maria Chiara e Lorenzo Faveroa destra: a Malta.

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Rotary Club Opitergino MottenseP r e s e n t a

La città di Oderzo

Piazza di Oderzo

ANNO 2007 - 2008Presidente Marino Favrin

Particolare di "Frammenti di pavimento in mosaico a tessere bianche e nere con disegno geometrico e fioristilizzati policromi entro quadrati e stelle a otto losanghe alternate a piccoli quadrati contenenti quadrifogli",1 sec. d. C. Rinvenuto ad Oderzo, fianco nord del Duomo nel 1936, ora presso il Museo Archeologico di Oderzo.

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P r e m e s s a

Il nostro viaggio ci vedrà percorrere o toccare o sfiorare strade che un tempo collegavano il Veneto al mondo romano: la Via Postumia,

costruita nel 148 a.C., che congiungeva Genova con Aquileia, toccando Piacenza, Cremona, Verona, Vicenza, Oderzo e Concordia; la Via

Annia, tracciata nel 131 a.C., che da Adria portava a Padova e poi ad Altino, Concordia e Aquileia e la Via Opitergium-Tridentum, che dal-

l’antica Opitergium (toponimo formato da opi e terg che in lingua venetica significano “al mercato”) conduceva, attraverso i passi dolomiti-

ci, fino alla Germania.

Questo tracciato di vie è indicativo del progetto espansionistico di Roma che però non vide nei Veneti una popolazione da assoggettare bensì

da assimilare, prima attraverso lo status di socii e poi con la concessione dello ius romanum. La romanizzazione avvenne infatti pacificamen-

te e gradualmente, favorita da un sistema di trasporti “integrato”, fondato sulle strade citate di sopra, sui fiumi navigabili del Liquentia

Reaticum e Meduacus e su specchi della laguna, che al tempo dei Romani occupava buona parte della pianura interna prospiciente alla costa.

C’è tuttavia da osservare che queste strade avranno un ruolo “negativo” poiché favoriranno, dalla fine del IV secolo, l’arrivo dei popoli bar-

bari, forse la maggiore delle cause della decadenza di molti centri veneti in età medievale, fra cui anche Oderzo.

L’antica Opitergium

La città si trova in un territorio già abitato dalla fine del secondo millennio a.C., ma il centro fu fondato verso la prima età del ferro (fine

X secolo a.C.) dai Veneti, popolazione dedita all’agricoltura, all’allevamento dei cavalli e in rapporti commerciali e culturali con Greci e

Etruschi. Entrato nell’orbita romana dopo la costruzione della ricordata Via Postumia, nel 48-47 a.C. ottenne da Cesare la cittadinanza

romana e fu elevato a municipium. Nel I sec. d.C., con Augusto, la città raggiunse il suo massimo splendore economico e architettonico,

fu sede di depositi alimentari per le spedizioni militari d’oltralpe, nodo viario e commerciale, anche perché collegata, per mezzo di un ramo

del fiume Piave, con l’Adriatico.

Fu assalita da Quadi e Marcomanni, subì le devastazioni di Attila e la distruzione per mano dei Longobardi. A seguito delle frequenti aggres-

sioni, la popolazione opitergina, guidata dal vescovo San Magno si ritirò nelle lagune veneziane e precisamente sull’isola, già scalo portuale,

di Melidissa, dove fondò la città di Heraclia (presso l’attuale Cittanova, nel comune di Eraclea) e poi Equilium (Jesolo). In età medievale il

centro di Opitergium rinasce attorno al Castello sulle rive del Monticano ed entra nel sistema feudale; per lunghi anni fu conteso dai Vescovi

di Belluno, dai Camino, dagli Ezzelini, dai Carraresi e dagli Scaligeri per passare nel 1389 sotto la dominazione di Venezia. E proprio con

la città lagunare Oderzo assunse la configurazione urbanistica di oggi, condividendo con la Serenissima vicende storiche e politiche, fino

all’Unità e agli eventi delle due guerre mondiali.

Visita Oderzo Romana

Tracciati stradali della Venetia orientale durante l’Impero Romano.Piazza Grande. Colonne di epoca romana.

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La visita alla Oderzo romana può iniziare da piazza Castello verso via Roma per giungere al Foro Romano dell’antica Opitergium, riporta-

to alla luce a partire dal 1983. Da un percorso sopraelevato prima ed interno dopo, si possono ammirare i basamenti di alcuni edifici, la

pavimentazione della piazza, una monumentale gradinata, le pavimentazioni a mosaico di una domus privata.

In via Mosaici, prossima al foro, è poi possibile vedere mosaici e resti di un pozzo. Il rinvenimento di una strada basolata (forma di pavimen-

tazione) fra piazza Castello e piazza Grande data al 1988 e fa il paio con il tratto di cardo messo in luce nel 1984 nella citata via Mosaici.

La visita archeologica

Nelle adiacenze di Piazza Grande si trova il Ristorante Gellius al cui interno sono stati col-

locati resti archeologici di uno scavo condotto fra il 1992 e il 1995: tali reperti sono la

prova certa della stratificazione storica della città opitergina; ad esempio, augustee sono le

fondazioni di un muro di cinta e di una porta urbica, altomedievale il muro di cinta e

medievale il castello, la cui presenza data dall’XI secolo.

Due elementi lapidei a forma di vaso, forse sormontanti monumenti funerari romani,

sono sulla sommità di due colonne cinquecentesche in Piazzetta dei Grani, dirimpetto

al Duomo; in Riviera Monsignor Visentin (lungo il canale Gattolé, a sud est del Duomo)

sono visibili resti di un basolato e di crepidines (marciapiedi) rinvenuti alla fine degli

anni ’80.

Nel 1989 lavori di ristrutturazione nella Cantina Sociale hanno permesso di scoprire

l’esistenza di un asse stradale e resti di strutture di età romana, quali pavimentazioni di

un edificio risalente all’età augustea (fine I sec. a.C.- inizi I sec. d.C.), una canaletta di

raccolta dell’acqua piovana e un pozzo.

La scoperta di una necropoli (dall’I al IV sec. d.C.) in Via Spinè è avvenuta nel 1986,

mentre negli uffici Enel, in Via Altinate, è stato rinvenuto un molo fluviale ma non frui-

bile da parte del visitatore. Molto ci si aspetta dalla recentissima campagna di scavi nel-

l’area dell’ex campo sportivo di Via Roma, considerata la sua prossimità all’area urbana

di Opitergium.

Oderzo, area del foro. Domus di via Mazzini.Pavimentazione musiva.

Oderzo, domus di via dei Mosaici.Pavimentazione musiva.

Oderzo, piazzetta dei Grani. Colonna cinquecentesca e cantharos di età romana.

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Rinvenuto ad Oderzo, fianco nord del Duomo nel 1936, ora esposto presso il Museo Archeologico di Oderzo con la didascalia:

Particolare di “Frammenti di pavimento in mosaico a tessere bianche e nere con disegno geometrico e fiori stilizzati policromi entroquadrati e stelle a otto losanghe alternate a piccoli quadrati contenenti quadrifogli”, I sec. d. C.

La foto del mosaico intero è tratta dal libro Collezioni e musei Archeologici del Veneto Sculture e Mosaici Romani del Museo Civico di

Oderzo Autori Vari Marton Editore, Treviso 1976 e ritrae la sistemazione del reperto a pavimento presso la vecchia sede del Museo, a lato

del Municipio.

Ora dal 1999 è musealizzato, presso la nuova sede nella Barchessa di Palazzo Foscolo, con il nuovo sistema proposto dalla Soprintendenza

Archeologica, non più sistemato a livello pavimento ma sopraelevato e bordato da una lamina di ferro.

Il restauro è stato sponsorizzato da Franco Fabrizio (socio Rotary).

Il tappeto musivo bianco e nero è formato da un disegno geometrico di quadrati e di stelle di losanghe a otto punte ed è bordato lungo i

lati maggiori da un meandro semplice , a trama molto larga, riempito da una doppia treccia al cui centro ci è una tessera in cotto, fra mean-

dro e stella rimangono degli spazi triangolari.

Dentro quadrati, sul fondo bianco, due righe nere incorniciano i fiori stilizzati e policromi: ne restano due di forma diversa. I fiori hanno

un cuore formato da cerchi concentrici di color giallo, rosa e verde (in cotto e pietra locale)…nel fiore di sinistra fungono da petali quattro

foglie verdi, disposte a croce, intercalate da altrettante semifoglie pure verdi;…

Questo tipo di disegno a quadrati e stelle di losanghe ebbe molta fortuna dal I sec. d.C. e larga diffusione in tutto l’impero, naturalmente

con varianti locali e continuò complicandosi variamente in nuove interpretazioni fino al IV sec..

Quelli del I sec. si riconoscono dall’intento di creare un tappeto in cui la varietà dei motivi decorativi si combini in un equilibrato insieme

dove nessun elemento abbia risalto distraendo l’osservatore dalla visione complessiva del disegno geometrico.

Donata Papafava

Storia del Mosaico

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Rotary Club Opitergino MottenseP r e s e n t a

La città di Motta di Livenza

Piazza Luzzatti

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Motta di Livenza ha storia antica e le prime origini risalgono all’epoca romana quando fu costruita nel 148 a.C. la via Postumia che attra-

versava la Livenza in località San Giovanni. Là sorse un primo villaggio che ospitava i soldati a guardia del ponte e poi artigiani, tavernieri,

bottegai. Verso il 40 a.C., con la centuriazione dell’agro concordiese, sorse, in sinistra della Livenza, anche Lorenzaga, che continuerà a svi-

lupparsi per tutto il medioevo quale ultimo baluardo occidentale del patriarcato del Friuli.

Prima del mille, sulla “motta” (rialzo del terreno) alla confluenza del Monticano nella Livenza, venne eretta una fortificazione per difende-

re il territorio dai ripetuti assalti degli Ungheri e, nel 1089, il territorio fu dato in feudo ai da Camino che lo tennero fino al 1291, quando

lo cedettero a Venezia. Nel frattempo avevano costruito un castello (più volte rifatto e restaurato ma ancora esistente) e la località venne

denominata “Castello della Motta” o, più semplicemente La Motta o Motta. Il periodo storico più significativo è quello vissuto da Motta

con la Repubblica di Venezia, dal 1291 al 1797. Proprio perché è stata la prima città di terraferma a donarsi a Venezia, fu chiamata “figlia

primogenita della Repubblica” e, per la fedeltà sempre dimostrata alla Serenissima ebbe, dopo la guerra della Lega di Cambrai del 1508-

1510, l’ambito titolo di “Figlia prediletta della Repubblica”.

Intanto il 9 marzo 1510, la Madonna era apparsa a Giovanni Cigana e sul luogo fu costruita in pochi anni una grande Basilica, meta, da

allora di un continuo accorrere di fedeli .

Nel XVI secolo Motta vive il suo periodo storico più vivace: vengono costruiti numerosi palazzi per i proprietari terrieri e la borghesia mer-

cantile che aveva nella Livenza un porto ricco di traffici con Venezia. Oltre alla Basilica della Madonna viene rifatto il duomo di San Nicolò

e, nella campagna, cominciano ad essere costruite le prime splendide ville del patriziato veneziano.

Nel Settecento inizia il declino, che continuerà per tutto l’Ottocento, prima con l’invasione dei soldati di Napoleone (1797-1815) quindi con

il lungo dominio austriaco (1816-1866), infine con il passaggio al regno d’Italia (1866-1946). Subito dopo l’unione all’Italia, la sua denomi-

nazione divenne “ Motta di Livenza”, per distinguerla dalle altre numerose Motte d’Italia. Con l’avvento della Repubblica, cominciano per

Motta gli anni del definitivo riscatto, improvvisamente frenato dalla grande alluvione del 5 novembre 1966.

Subito dopo, tuttavia, la determinazione l’entusiasmo dei mottensi, delle felici scelte politiche e amministrative ed un insieme di situazioni

favorevoli l’ hanno portata ad essere una delle città a più avanzato sviluppo economico, ad esempio di quel Nord-Est che oggi si pone a

modello dello sviluppo in Europa. Oggi la città si presenta ulteriormente rinnovata e molto attiva, ricca di servizi pubblici e di moderne

aziende agricole, artigianali, industriali e commerciali. E’ gemellata con la città francese di L’Isle Jourdain, con il comune croato di Cherso

e intrattiene molti rapporti con diverse città della Slovacchia, dell’Ungheria, dell’Austria e della Germania.

Storia Motta di Livenza

Duomo - Canonica - Riviera

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Spetta a me, in stretto ordine cronologico, chiudere questa pubblicazione del decennale, ma sono ancora al primo semestre del

mio mandato di presidente; di conseguenza, non posso che produrre brevi risposte alle molte domande che mi ero posto con

apprensione all’inizio della mia annata rotariana alla guida di questo nostro giovane ma saggio club.

Qual’è la definizione che più si adatta alla mia personale visione del Rotary?

La nostra associazione è una rete mondiale di volontari al servizio della comunità. I suoi soci sono uomini e donne di grandi qua-

lita’ intellettive e imprenditoriali ai vertici di imprese, aziende e societa’ produttive e creative, i quali dedicano tempo ed energie

a iniziative umanitarie e attivita’ intese a promuovere i piu’ alti valori morali, la tolleranza fra gli uomini e la pace nel mondo.

L’acronimo “care” indicato nella mia programmazione d’inizio d’anno riuscirà a trasformarsi da fucina di intenzioni a laborato-

rio di azioni condivise?

E’ troppo presto per trarre conclusioni ma una cosa è comunque certa: la partecipazione alla vita rotariana, anche se spesso è

paragonabile ad un lavoro poichè richiede spazio e tempo, unisce le persone e crea l’humus per la nascita di un gruppo solido,

al quale auguro che riesca a mantenere sempre vivo lo spirito di amicizia che l’ha accompagnato per tutto questo decennio.

Con immenso senso di riconoscenza ringrazio la commisssione o, meglio, la squadra che ha permesso questa pubblicazione:

Gabriele Filipozzi, Lorenza Paro, Nicola Scopelliti, Pietro Dalla Torre e Pio Giabardo; non dimentico certo i past president, che

in perfetta sintonia con lo spirito rotariano hanno collaborato rispondendo immediatamente all’appello rivolto perchè ci fornis-

sero la loro testimonianza; e infine rivolgo un sincero ringraziamento al socio fondatore Ettore Setten che, assieme al figlio Fabio,

ci ha sostenuti con un notevole e generoso aiuto tecnico.

Con amicizia

Marino Favrin

Il Presidente 2007-2008Marino Favrin

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Rotary Club Opitergino Mottense nel mondo2 0 6 0 ° D i s t r e t t o

Rino Liborio GalanteAmbasciatore del Rotar y Opiterg ino Mottense .

Segreteria distrettuale:Via Buonarroti, 235 - 35134 Padovatel. 049.8649282 - fax 049.8894662e-mail: [email protected]

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