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© Sandra Chidiac © Elie Nohra © Sandra Chidiac © Nour Semaan © Carl Halal ©Noor Semaan © BONADEA © Filippo Bamberghi © Tarek Haddad © D.R. © JMDG RISING TALENT AWARDS LEBANON MAISON&OBJET PARIS SETTEMBRE 2018

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RISING TALENT AWARDS LEBANON

MAISON&OBJET PARIS

SETTEMBRE 2018

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I RISING TALENT AWARDS

NELL’EDIZIONE DI

SETTEMBRE 2018 SARANNO

DEDICATI AL LIBANO

Forti del successo delle passate edizioni, i Rising

Talent Awards sono ormai un appuntamento di

spicco nel settore del design internazionale.

Organizzati ogni anno da MAISON&OBJET sono

la prova del ruolo predominante che il salone

intende giocare nella promozione di nuovi

designer, offrendo loro la chance di mostrare ad

un pubblico di professionisti di ogni paese i loro

lavori.

Dopo il Regno Unito e l’Italia, in questa prossima

edizione che avrà luogo a Parigi al Parc des

Expositions di Villepinte dal 7 all’11 settembre

2018 sarà il Libano ad occupare il posto d’onore.

Un luogo «ponte» tra Occidente e Oriente che

conferma la volontà del Salone di spingere

sempre più lontano le frontiere della creatività,

invitando un paese in piena effervescenza

artistica a cui si affianca il patronato di Rabih

Kayrouz, la cui Maison di couture fa risplendere

lo stile libanese nel mondo da numerosi anni.

Le opere dei Rising Talents libanesi saranno

presenti anche nella cornice della Paris Design

Week, presso la Gallery S. Bensimon, in una

mostra della Joy Mardini Gallery, esperta della

scena libanese.

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UNA GIURIA DI SETTE MEMBRI

Sono sette le personalità invitate a comporre la

giuria di selezione, scelte tra gli attori che

attualmente animano la rinascita del design

libanese. Da Parigi, Aline Asmar d’Amman si è

recentemente distinta con la sua agenzia Culture

in Architecture, supervisionando la

ristrutturazione dell'Hôtel de Crillon.

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E ancora Hala Mubarak, che conosce molto bene

la scena del design locale per aver inaugurato la

prima Beirut Design Fair lo scorso anno, dove

Joy Mardini gestisce la sua galleria.

Marc Baroud è un designer esperto, noto per

aver tra l'altro creato e diretto il dipartimento di

design all'Accademia delle Belle Arti Libanese,

proprio come Cherine Magrabi ha fondato la

piattaforma House of Today. Infine, Maria Ziadeh

e Nadine Fares Kahil,caporedattrice della rivista

Curve.

Le ragioni della design mania che oggi investe il

Libano sono forse da cercare nel fatto che il design

come pratica è arrivato tardi, con il ritorno in patria

intorno al 1997 di figure come Nada Debs, Karen

Chekerdjian o Karim Chaya. Spesso poliglotta e

formatasi all'estero, questa prima generazione di

designer si è messa in luce in un contesto molto

specifico proprio del Libano, da sempre crocevia di

lingue e religioni. Come riassume il giurato Marc

Baroud: «La caratteristica essenziale del design

libanese è la molteplicità delle sue influenze. Qui

non c'è nessuna dominante culturale, nessun

patrimonio industriale, e quindi nessuna "ideologia"

funzionale, formale o di altro genere. Il che crea uno

spazio di libertà piuttosto interessante.»

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« La caratteristica essenziale del

design libanese è la molteplicità

delle sue influenze. »

UN PATRIMONIO DI MULTICULTURALITÀ

ARTIGIANALE

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I SEI GIOVANI DESIGNER

SELEZIONATI

Senza il peso di una tradizione industriale, i

designer hanno potuto contare su un immenso

patrimonio di tecniche artigianali, di cui Hala

Mubarak ci vanta i talenti: «Le conoscenze

ancestrali che non si sono mai perse, unite ai

concept contemporanei, collocano i creatori

libanesi in prima fila sul palcoscenico globale.

L'estetica raffinata, le linee pulite e la ricerca di

materiali nobili sono oggi le linee guida di questo

design che inizia a farsi riconoscere per la sua

identità».

Carlo Massoud, Marc Dibeh, Carla Baz,

Anastasia Nysten, Studio Caramel e Paola Sakr:

ecco i nomi di coloro che incarnano il

rinnovamento del design in Libano, selezionati

dai membri della giuria dei Rising Talent Awards.

Una nuova generazione che ha seguito l'esempio

dei suoi predecessori combinando le loro

esperienze internazionali con metodi di

produzione locali, espressione di unicità.

Sostenuto da una rete di gallerie e fiere molto

attive, il loro audace spirito di iniziativa è

sottolineato da Cherine Magrabi: «Questa nuova

generazione ha il tratto comune dell’ottimismo.

Mentre una certa negatività regna sul Libano e

c’è una certa difficoltà a rompere l'impasse, i

giovani designer esprimono una forma di felicità

nei loro pezzi e condividono questo ottimismo

che nasce da Beirut per rompere i cliché che il

resto del mondo ha consolidato».

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Uno spirito spesso gioioso e risolutamente

contemporaneo, ispirato all'eleganza della

tradizione che non è sfuggita a Nadine Fares

Kahil e Maria Ziadeh: «Prestano maggiore

attenzione a come presentare il loro lavoro, ma

crediamo che l'eredità del passato persista

tuttora».

Con questo entusiasmo i sei designer continuano

a dare energia al paesaggio creativo, portando

nel mondo dell’arredo una nuova interpretazione,

ognuno a suo modo. E la giurata Joy Mardini

conferma: «Che si tratti di artigianato,

lavorazione dei materiali o innovazione tecnica, è

chiaro che il design libanese non è statico». Al

contrario, tutti gli specialisti concordano nel

riconoscere un autentico slancio creativo che

pervade il paese dopo gli orrori della guerra.

Aline Asmar d’Amman insiste su questo punto:

«C’è in Libano un'urgenza di vivere e celebrare la

vita quotidiana, una certa cultura del piacere e

dell'oggetto come narrazione».

« C’è in Libano un'urgenza di

vivere e celebrare la vita

quotidiana, una certa cultura

del piacere e dell' oggetto come

narrazione ».

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Karl Chucri e Rami Boushdid si sono incontrati

mentre studiavano interior design sui banchi

dell'Accademia Libanese di Belle Arti di Beirut.

Due master più tardi, allo IED di Madrid per Karl

e al Politecnico di Milano per Rami, si ritrovarono

in Libano per fondare insieme Studio Caramel

nel 2016. Le loro rispettive esperienze in studi di

architettura hanno lasciato una traccia nel loro

approccio all’arredo, spesso progettato in stretta

relazione con il suo contesto senza negare una

forte presenza nello spazio.

STUDIO

CARAMEL

'Prologue’

bar cabinet

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La ‘boîte à musique’ Mirage, così come la loro

poltrona Indolente, emanano un'atmosfera

impregnata di ispirazioni anni '50 e del loro

immaginario dove lo spirito del retrò si fonde con

riferimenti storici. Uno stile evocativo che ha

permesso loro di essere notati dalla rivista

Wallpaper per il carrello bar in stile retro modern

realizzato per Baron, il ristorante firmato FaR

architects.

M&O : Cosa vi ispira in modo particolare degli anni '50?

SC : Non amiamo solo i mobili notevoli di quel decennio, ma

anche lo spirito del tempo, i riferimenti ai mezzi di trasporto,

alla cultura visiva, alla tipografia e a molte conquiste storiche. È

un lavoro pieno di ispirazioni. Attraverso i dettagli e i materiali

audaci, il duo Studio Caramel si incontra per formare

combinazioni innovative e insolite.

M&O : Perché avete scelto l'Europa per completare la vostra

formazione?

RB : Io volevo immergermi in un luogo in cui il design facesse

parte della mia vita quotidiana, che fosse architettura, cultura o

qualsiasi altro aspetto del mio ambiente. Il Libano sta

cambiando giorno dopo giorno nel campo del design, ma sentivo

che non era abbastanza per il mio progetto formativo. Volevo

massimizzare il mio apprendimento in un campo che sarebbe

diventato parte integrante della mia vita e sono convinto che

l'Europa mi abbia dato molto in questo modo.

KC : Mi sembrava che fosse nell'ordine naturale delle cose.

Proveniente da una solida formazione in Libano con un’ottima

base nella tecnica e nel rigore del lavoro, ho voluto immergermi

in una forma più varia di insegnamento per completare il mio

background accademico. Questa formazione europea è stata

orientata con maggiore importanza sugli aspetti più generali e

programmatici del design di interni, non concepito come una

disciplina di lusso riservata solo a una minoranza.

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STUDIO

CARAMEL

MA IS ON& OB JE T : Come funziona il vostro lavoro in tandem?

S T UDIO CA RA ME L : Ci consente di utilizzare i nostri punti di

forza individuali per ottenere il risultato desiderato, imparando

continuamente l’uno dall’altro. Lavorare insieme ci ha portati a

prevedere le reciproche reazioni e opinioni su un'idea prima

ancora di condividerla. Il fatto di essere costantemente aperti al

dibattito tra noi su molti argomenti e idee ci conduce infine a un

risultato che rispecchia al meglio le nostre rispettive visioni.

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« Attraverso i dettagli e i materiali audaci, il duo Studio

Caramel si incontra per formare combinazioni innovative e

insolite.»

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Ufficialmente, Paola Sakr è una designer,

almeno questo è quanto riporta il suo attestato in

Product Design rilasciato nel 2016

dall’Accademia Libanese di Belle Arti. In realtà il

suo universo espressivo investe un campo molto

più ampio, che va dalla fotografia all'arte. Una

multidisciplinarietà che le consente di soddisfare

il suo carattere curioso e attratto

dall’innovazione, alla base di tutti i suoi progetti.

Ogni progetto ha la sua storia: i vasi

Impermanence evocano i cilindri di cemento

trovati un giorno nei pressi di un cantiere, mentre

la gamma di oggetti Morning Rituals ricicla fondi

di caffè e vecchi giornali per ridare loro uno

scopo.

PAOLA

SAKR

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Impermanence

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In questo senso, il suo lavoro simboleggia la

vocazione originale del progetto, ovvero la

ricerca di una soluzione ad un problema

particolare, ma anche - come ci dice lei stessa - il

portare avanti una "collaborazione con il mondo”.

Da Beirut a Dubai, le diverse design week hanno

già messo in evidenza con successo le sue

sperimentazioni.

PAOLA SAKR

MAISON&OBJET : Pratichi il design, ma anche arte e

fotografia. In che modo questi tre mondi si affiancano nel tuo

lavoro?

PAOLA SAKR : Fanno tutti parte di me. Non mi definirei

un’artista perché è una parola importante, che non merito ancora.

Senza dubbio c'è un momento comune a livello di intuizione che

mi guida durante il processo di creazione. Quando i tre terreni si

ritrovano in un unico progetto, allora è l'ideale: il design porta

ricerca e pragmatismo nei dettagli tecnici, mentre l'arte si

manifesta nel modo di raccontare una storia o nel rappresentare

un’emozione, e alla fine arriva l'immagine con l'espressione

visiva.

M&O : Quale momento chiave ha influito maggiormente nella

tua carriera fino ad ora?

PS : Direi che il primo è stato quando ho creato la mia

collezione Morning Rituals nel 2016 perché credo davvero che il

futuro avrà uno sviluppo sostenibile, ma mi sono resa conto che

avevo solo toccato la punta di un iceberg. Mi ha aperto gli occhi

sul ruolo che noi abbiamo, in quanto creatori, di rendere le cose

più facili per le persone e per l'ambiente. La sperimentazione sui

materiali ci offre un enorme potenziale, che potrebbe essere

utilizzato anche nel settore del lusso.

M&O : Cosa significa per te essere nominata tra i Rising

Talents?

PS : È un grande risultato personale che mi farà sicuramente

crescere come designer. Quando mi sono diplomata due anni fa,

sono stata immediatamente ispirata dalla creazione, ma non

avrei mai immaginato di ricevere l'onore di questa nomina,

soprattutto per fare qualcosa che amo.

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« La sperimentazione sui materiali ci offre un enorme

potenziale, che potrebbe essere utilizzato anche nel settore del

lusso.»

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PAOLA SAKR

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Franco-libanese, Carla Baz si è formata

dapprima presso l’ESAG Penninghen a Parigi,

ottenendo poi nel 2010 il diploma dell’ECAL di

Losanna dove grazie al Master in Product Design

per l’Industria del Lusso ha potuto avere i primi

approcci con designer del calibro di Fernando

Campana e Ronan Bouroullec. A Londra

un’esperienza presso lo studio di Zaha Hadid ha

completato il suo apprendistato convincendola a

fare il suo debutto personale.

CARLA BAZ

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Borgia

Candelabra

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Un'iniziativa coronata dal successo quando nel

2013 la Fondation Boghossian le conferisce il

suo Design Prize, colpiti dalle linee eleganti dei

suoi mobili - evocazione del suo passaggio nel

mondo della moda da Burberry e Vivienne

Westwood. La panca per Hay, fatta a mano in

massello di noce con seduta impagliata secondo

i metodi tradizionali è un buon esempio del

ricorso alla migliore sapienza artigianale libanese

che enfatizza il valore dei materiali di grande

pregio. Più recentemente, il brand Bonadea ha

prodotto il suo candelabro Borgia in ottone

massiccio, spazzolato e lucidato a mano.

MAISON&OBJET : A tuo avviso, cosa c’è di peculiare

nell’artigianato libanese?

CARLA BAZ : Gli artigiani rappresentano il cuore della nostra

cultura, probabilmente perché in Medio Oriente le lavorazioni

elaborate sono una tradizione storicamente attestata. Che si tratti

di vetro soffiato, di vasellame, di legno, di tessuto o di ricami, gli

artigiani libanesi sono stati capaci di farsi stimare per la qualità

dei loro prodotti nei migliori porti del Mediterraneo. Nel

ventesimo secolo questa polivalenza si è dispiegata in una

proliferazione di talenti. Oggi noi abbiamo ancora accesso ad

artigiani la cui incredibile esperienza nella lavorazione deriva

dalle generazioni precedenti.

M&O : Tra i designer che hai incontrato, ce n’è uno che ti ha

segnata in modo particolare?

CB : La mia esperienza con Zaha Hadid è stata la più stimolante

perché mi ha costretta ad uscire dalla mia comfort zone ed

allargare le mie prospettive e la mia comprensione della realtà.

Ma anche il tempo trascorso all'ECAL è stato tempo ben speso,

che ancora oggi mi da qualcosa: lavorare con importanti designer

su progetti per la produzione industriale è stata una vera sfida

perché ha rappresentato un effettivo confronto con il mondo del

lavoro, e un ambito preciso per modulare la nostra creatività. Ho

apprezzato molto la mia esperienza formativa in questa scuola e

soprattutto la vicinanza con Pierre Charpin, per il quale nutro

una stima profonda.

M&O : Fino a che punto le tue origini francesi si fanno sentire?

CB : Io sono di fatto un puro prodotto dell’educazione francese.

C’è un gusto francese che mi influenza molto e ogni mio

approccio è basato sulla possibilità di connettere l’artigianato

libanese e le arti decorative. Io mi sento molto legata alle

tecniche artigianali, ma il prodotto finito e la sua estetica

rimangono parte integrante del processo creativo.

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CARLA BAZ

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« Oggi noi abbiamo ancora accesso ad artigiani la cui

incredibile esperienza nella lavorazione deriva dalle

generazioni precedenti.»

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Nata ad Ottawa in Canada da padre finlandese e

madre libanese, Anastasia Nysten è cresciuta tra

Finlandia, Francia e Libano. Qui si è laureata in

Disegno Industriale presso l'Accademia Libanese

di Belle Arti, facendo i suoi primi passi

nell’apprendistato con Karen Chekerdjian. Dopo

tre anni a Londra, dove la designer ha lavorato

con Michael Anastassiades, ha fondato il suo

studio nel 2015. Con un piede a Beirut e l'altro a

Dubai, Anastasia Nysten coltiva il suo

multiculturalismo in progetti di arredo e di

decorazione.

ANASTASIA NYSTEN

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Bookcase

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Il suo primo progetto di ristorante vedrà presto la

luce a Helsinki, mentre la sua poltrona Troll le ha

procurato un Talent Award alla prima Beirut

Design Fair nel 2017, combinando il senso del

comfort scandinavo con un'estetica audace. Un

tratto comune a tutte le sue creazioni che

spingono sempre la ricerca formale oltre i

classici, usando materiali naturali.

ANASTASIA

NYSTEN MAISON&OBJET : Come descriveresti il tuo lavoro?

ANASTASIA NYSTEN : Storie di tutti i giorni, momenti di

osservazione, pensieri combinati insieme. Un esperimento su

volumi, trame e abitudini. Il mio obiettivo è trovare ciò che ci fa

sentire bene.

M&O : A livello professionale, cosa hai imparato da tutti i paesi

che hai attraversato?

AN : Ho cambiato paese fin dalla più tenera età e crescere tra

diverse culture mi è sempre sembrato normale: alla fine, forse

solo ora sto scrivendo i miei personali riferimenti di

appartenenza. In effetti, penso molto ai comportamenti e alle

abitudini culturali che ho accumulato: creare oggetti è anche un

riflesso di questi comportamenti e un modo di ricordare i

bisogni e le storie del mondo di oggi.

M&O : Quali sono le tue aspettative per il tuo appuntamento con

i Rising Talents?

AN : Sono molto entusiasta di partecipare a questa avventura!

Questo appuntamento metterà certamente in luce noi designer e

il Libano. Da giovane designer, sono felice di poter presentare il

mio lavoro a Parigi e spero di essere in grado di farne un

trampolino di lancio per nuove avventure.

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« Sono molto entusiasta di partecipare a questa avventura!

Questo appuntamento metterà certamente in luce noi

designer e il Libano. »

ANASTASIA

NYSTEN

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M&O PARIS / SETT. 2 0 1 8 Chiavari Chair

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Diplomato all’École Nationale Supérieure di

Parigi Val De Seine, Marc Dibeh ha scelto di

ritornare a Beirut per un Master in Product

Design dell’Accademia Libanese di Belle Arti. Ha

aperto il suo studio nel 2009, dopo un’esperienza

triennale con Marc Baroud, con il quale prosegue

la collaborazione, in particolare sulla collezione

Wires che è stata presentata al pubblico di

Design Miami nel 2013. Già ospitato da gallerie

come Bensimon a Parigi o Seeds a Londra, il

suo lavoro gioca sottilmente sul concetto di

rappresentazione, come nella gamma dei cinque

specchi Please, Don’t Tell Mom concepiti per l’Art

Factum Gallery dopo averne rotto per errore uno.

MARC

DIBEH

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Camille Cake

Stand

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Più recentemente, la mostra Jungle Protocol

organizzata nell’ambito della biennale House of

Today gli ha suggerito un sistema di ombrelloni

parasole molto scenografici in vimini chiamati

Somewhere Under The Leaves, ad evocare un

angolo di pace in mezzo alla giungla. Tutte idee

che Marc Dibeh trasforma in oggetti stilizzati.

M&O : Raccontaci come le fiere sono state significative nel

percorso della tua carriera.

MD : Dal momento che vivo a Beirut, la scena libanese è il mio

territorio d’elezione ma è anche un mercato piccolo, per cui

andare a esporre nelle fiere internazionali mi ha spinto a lasciare

la mia comfort zone e a pensare in modo diverso, più in grande,

di fronte a sconosciuti, un nuovo pubblico non ancora

conquistato, con lingua e usi completamente diversi. Questo

scambio permette a un narratore di osservare e di analizzare le

dinamiche del pubblico e di imparare qualcosa per individuare

una propria individualità più definita e acquisire un linguaggio

più universale per raccontarsi.

M&O : Perché lo storytelling è così importante per te?

MD : Si tratta di un esercizio che mi appassiona. Bill Clinton

una volta ha detto: «Tut t i hanno una storia da raccontare, ma

quasi nessuno è capace di raccontarla». Ecco, io sono capace.

Dietro a ogni storia ci sono delle persone, dei luoghi e dei

ricordi, e altrettanti universi che si dischiudono per ogni oggetto.

Io racconto molte sfaccettature della mia vita nei miei oggetti,

che sia una situazione in cui mi sono trovato o uno dei miei tratti

caratteriali, come la mia goffaggine. Penso che l'autoironia a

volte dia un vantaggio al mio approccio: sono realista, so che

probabilmente non salverò il mondo, e allora mi piace cercare di

farlo sorridere.

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MARC DIBEH

MAISON&OBJET : Cosa ti ha lasciato la collaborazione con

Marc Baroud?

MARC DIBEH : Può succedere che due teste dure trovino un

terreno d’intesa, e quando succede il processo creativo è magico.

Io e Baroud abbiamo modi di lavorare molto diversi: io ho

bisogno di raccontare una storia, magari semplicissima, e da

quella far nascere un prodotto. Lui invece ha bisogno di

dominare o inventare una materia, vedere un sistema come

punto di partenza. E quindi, essendoci tra noi rispetto reciproco,

l’unione fa la forza.

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« Dietro a ogni storia ci sono delle persone, dei luoghi e dei

ricordi, e altrettanti universi che si dischiudono per ogni

oggetto. »

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Dopo avere terminato la sua formazione presso

l’Accademia Libanese di Belle Arti e l’ECAL di

Losanna, Carlo Massoud si è trasferito a New

York per il suo apprendistato. Il suo primo

incarico è stato quello di supervisionare l’arredo

su misura per i progetti residenziali di alta

gamma dello studio Nasser Nakib Architect.

Debutta con un progetto personale nel 2014,

quando presenta «Dolls» in collaborazione con la

galleria Carwan, un’installazione non troppo

velata sulla questione del chador.

CARLO

MASSOUD

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Mikhayel

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Un approccio plastico che caratterizza l’insieme

dei suoi progetti, a metà strada tra il design

funzionale e l’installazione artistica, spesso con

una riflessione sociale e politica. Allo stesso

modo gli idoli della fertilità africana sono tra le

fonti di ispirazione di The Autopsy Project, la

serie di sedute immaginate con la sorella Mary-

Linn Massoud, la fonderia Otto du Plessis ed il

sudafricano Andile Dyalvane di Imiso

ceramiche. Altre opere, come Boule Capture, lo

hanno condotto ad esplorare nuove modalità di

utilizzo della lamiera metallica.

CARLO MASSOUD

MAISON&OBJET : In che modo la tua esperienza di architetto ti

influenza come designer?

CARLO MASSOUD : Ho capito l’importanza di questo tipo di

formazione solo in un tempo successivo, poiché essa ha avuto

impatti su due aree molto diverse. La prima è quella cartesiana:

obbedisce a linee precise, che siano rette o curve, e mi impone

una direzione indicandomi la prevalenza della materia. Mi

arricchisce di dettagli suggeriti dai grandi maestri

dell’architettura ma anche di immagini, oggetti della vita

quotidiana ed esempi di ergonomia. La seconda area è più libera,

seppure confinante con la prima, si è liberata dai vincoli

lasciando spazio a un tipo di immaginazione più forte. La ricerca

si trasforma in materia/sorpresa/scoperta e la forma si libera. E’

nell’oscillazione tra queste due aree che il mio design prende

vita.

M&O : Cosa ti colpisce nel format dell’installazione?

GP : In un paese come il nostro, in cui l’industria quasi non

esiste, il design vive grazie a piccole edizioni prodotte da

artigiani locali, vendute nelle gallerie o con il passaparola. Il

design è esclusivo, unico e costoso. Si tratta di un approccio

completamente avulso rispetto a quello industriale, e nella sua

specificità ci permette di lasciare ampi spazi alla nostra

immaginazione e alla nostra interpretazione personale

dell’oggetto. La vita del prodotto si evolve, e si fa scultura.

L’oggetto assume desiderabilità.

M&O : Il design può davvero mettersi al servizio di un intento

sociale o politico? Come?

GP : Portando emozioni legate a un contesto politico o sociale, il

design diventa impegnato. Nel mio caso, io approccio temi come

la religione, i diritti delle donne o ancora la distruzione del

patrimonio locale e traduco queste idee per mezzo di oggetti o

installazioni che mi permettono di lanciare interrogativi al

pubblico su questa materia.

RISING TALENT AWARDS

LEBANON

M&O PARIS / SETT. 2 0 1 8

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« In un paese come il nostro, in cui l’industria quasi

non esiste, il design vive grazie a piccole edizioni

prodotte da artigiani locali, vendute nelle gallerie o con

il passaparola. »

RISING TALENT AWARDS

LEBANON

M&O PARIS / SETT. 2 0 1 8

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RISING TALENT AWARDS

LEBANON

M&O PARIS / SETT. 2 0 1 8

Ringraziamo:

Rabih Kayrouz

Aline Asmar d’Amman, Marc Baroud, Nadine

Fares Kahil, Cherine Magrabi, Joy Mardini,

Hala Moubarak, Guillaume Taslé d’Héliand

Maria Ziadeh

20 > 23 SEPT2018

In partnership con

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- 25 -

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ILLIO

UX

& F

ILLIO

UX

115 000 M2

3 000 MARCHI

90 000 VISITATORI

50% INTERNAZIONALI

65% BUYERS

45% SPECIFIERS

Dal 1995, MAISON&OBJET è l’appuntamento

internazionale dei professionisti dell’art de vivre,

dell'arredamento e del design. Riunisce quasi 3.000

marchi e oltre 90.000 visitatori unici, di cui il 50%

internazionali.

Creatore di incontri e rivelatore di talenti, il salone

offre due volte all'anno nuove fonti d’ispirazione,

decodificando le tendenze di oggi e di domani. È

quindi un catalizzatore per lo sviluppo e la crescita

dei marchi.

Lanciata nel settembre 2016, la piattaforma

digitale MOM (MAISON&OBJET AND MORE)

riunisce le ultime novità e i prodotti di marchi,

produttori, artigiani, progettisti e designer. Fonte

inesauribile d’ispirazione quotidiana, permette ai

visitatori di avere un contatto diretto con migliaia

di brand per tutto l'anno.

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e di Reed Expositions France T. +33 (0)1 44 29 02 00 Philippe Brocart Direttore Generale SAFI

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Direttrice Marketing e

Comunicazione SAFI T. +33 (0)1 44 29 06 94 [email protected]

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de France

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