Riot Van #3 - Scorie

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1 #03 - Maggio 2009 #03 Maggio/Giugno 09 Testata iscritta presso il Tribunale di Firenze il 12/3/2009, reg. n. 5707 Scorie Amministrative 2009 -Giovanni Galli -Matteo Renzi Interviste -De Magistris -Andy -Caparezza Reportage -Ganja-dollari

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magazine indipendente

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#03 Maggio/Giugno 09

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Amministrative 2009 -Giovanni Galli -Matteo Renzi Interviste -De Magistris -Andy -Caparezza Reportage -Ganja-dollari

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L’editoriale

“Erano tempi sospetti per l'Italia. Erano tempi in cui le regole esistevano anco-ra, ma nessuno sembrava ricordare quali fos-sero.Era l’inizio degli anni '10 del secondo millen-nio d.C: la Putinia (ex-nihil, ex-Impero Russo, ex-Urss, ex-Russia) non aveva ancora attac-cato l'Unione e il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama garantiva copertura sanitaria a tutti, trasformando le trivelle in pale eoliche. In Italia, sia la carica di Primo Ministro sia il sistema mediatico (ciò che oggi noi chiamia-mo SkillNet o gcc, gestione condivisa della conoscenza) risiedevano nell'Individuo Silvio Berlusconi. La cosa oggi sembra un parados-so: come può un Saggio, che per guidare la nostra Koindivi si spoglia di ogni materialità e libertà, rinunciando ad essere non-divisibile, detenere sia la responsabilità economica che quella linguistica?Erano comunque tempi sospetti per l'Italia.Era la primavera del 2009 d.C: si stava per svolgere un referendum sul quale in pochi avevano idee chiare, il Parlamento varava leggi razziali aprendo una crisi internazionale e agli Individui, del tutto all'oscuro della cosa, veniva sottratto il diritto alla vita con una leg-ge che considerava questa come scissa dalla morte, la quale diveniva di proprietà extra-Individuale, Statale. Il telegiornale – un montaggio mal combinato di videoclip il cui diffu-so ciarpame ne rendeva i fruitori esseri passivi – replicava martellanti storie medie-vali di donne, cavalieri, armi nucleari, amori, cortesie, audaci imprese, terremoti, epidemie e carestie, al tempo in cui i Mori d'Africa veni-vano respinti in mare.I rimpatri venivano definiti dall'allora capo del dicastero Interno come “risultati storici”, mentre il Parlamento Universale (ex-Onu), li condannava severamente. Nel secondo mil-lennio, apice del processo di globalizzazione, l'Italia si dimostrava incapace di accogliere es-seri umani sul proprio territorio, decantando prima il diritto internazionale, poi la non mul-tietnicità della sua società – fusione in realtà di più stati, avvenuta solo 150 anni prima.Intanto il paese tornava ad essere produttore di energia nucleare, malinterpretando le pos-sibilità avveniristiche della green economy, riprendendo tecnologie risalenti alla Guerra Fredda e ignorando la nascita, sempre in sede Onu, dell'agenzia per le energie rinnovabili.Forse il vento stava tirando da un'altra parte e forse l'Italia era un paese che si stava sba-gliando, ma ai tempi era impossibile dubitare delle evidenti certezze diffuse dalla cultura dell'etere.Erano tempi sospetti per l'Italia. Era pure pe-riodo elettorale. Si votava per l'Unione Euro-pea e per le amministrative in diverse città del paese. Vigeva ancora un sistema democratico e nel piccolo paese di Morterone, in provincia di Lecco, c'erano 34 candidati per 32 abitanti.

A Firenze, uno dei candidati – coloro che si apprestavano a divenire Saggi mediante con-sultazione popolare – era Giovanni Galli, un Individuo ben vestito e ben odorante, che si era guadagnato dignità nell'attività sportiva, ma che poco aveva da esprimere in quanto a guida della Koindivi.La vicenda, moralmente pietosa, delle liste che dovevano essere composte da veline – In-dividui femmine cui veniva disgraziatamente affidato il ruolo di Saggio in base alla bellezza estetica e disponibilità corporea – non aveva suscitato reazione alcuna. E neanche la pos-sibilità di un Presidente amaliceali, o al limite che “non sta bene”, aveva rinvigorito qualche spirito critico.Il contesto era chiaro: erezioni, eiaculazioni, elezioni. Ma erano vizi privati, che necessita-vano d'esser mascherati da pubbliche virtù. Si accusò la stampa di complotto e i titoli dei telegiornali furono cambiati.Erano anche tempi di magra in Italia. Il pre-cariato – una condizione esistenziale patita dall'uomo del secondo millennio, che consi-steva in una perpetua instabilità schiavistica dovuta alla flessibilità estrema del lavoro, as-servito al mercato e non alla società – stava aumentando i suoi volumi a ritmi sostenuti, reggendo sulle sue spalle il peso della più grande crisi economica degli ultimi settantan-

ni. Ci fu chi invitò ad essere positivi perché la crisi era un'invenzione, suggerendo di sposare miliardari per rimediare al precariato.Il paese era come circondato da un rumore di sottofondo, perpetuo e inarrestabile, che oc-cultava le menti e deviava la realtà. Fungeva da otturatore del ragionamento e proveniva dalla televisione – strumento alienante, en-trato in lieve crisi, peraltro, dopo l'avvento di Internet, un primo esperimento di gestione condivisa della conoscenza.La scuola non funzionava, né educava, né formava. La cultura generale del paese era misurata quotidianamente da Gerry Scot-ti, un'Individuo che si era improvvisato guru dell'audience al grido di “che dio ce la mandi buona” e che per un lustro fu anche Saggio.Erano tempi sospetti per l'Italia. Le regole esi-stevano ancora ma nessuno sembrava ricor-dare quali fossero. Non si ricordavano perchè non serviva ricordarle. Le sceglieva un Impe-ratore, che ammaliava il popolo donando lui panem et circences. Col tempo, i pani e i circhi divennero le regole e le regole – quelle vere – divennero per i fessi. Furono poi cambiate, una alla volta, senza che a nessuno importas-se molto.L'Italia degli anni '10, facinoroso esempio di saggezza e virtú.”

Andrea Lattanzi

Cronache storiografiche:l'Italia degli anni '10

SOMMARIOUna legge per la musicaDiritti musicali

Speciale CannesLa 62 edizione

Jan SvankmajerDigressioni sulla realtà

Arriva l’estateL’abbronzatira alla fiorentina

AndyEvoluzione di un artista

Sport

Il glossario NBA

A.C. LebowskiUltras atipici

Rubriche

In Viaggio con Schoen

L’angolo di bastianoIngranaggi che girano

Il cerchio delle bestieL’oroscopo

Il Filiman Crosswords

EventiUn estate musicale

in copertina grafica Riot Van

Amministrative 2009

Matteo Renzi

Giovanni Galli

Politica

ReferendoomCondanna elettorale

Resistenza costituzionaleParla Luigi De Magistris

Attualità

Razza di deficientiIl ritorno al nucleare

CannabisnessBilancio del Proibizionismo

Ganja dollariIl sistema Olandese

Musica, cinema e cultura

Capa nello spazioIntervista a Caparezza

Italia WaveAphex Twin e Kraftwerk

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Amministrative Firenze

Il candidato del Pd, Matteo Renzi

Laureato in giurisprudenza e padre di 3 figli a soli 29 anni, Matteo Renzi è il candidato sindaco di Firenze del PD. Noto ai fiorentini in quanto Presidente della Provincia, e al resto d’Italia per le sue dichiarazioni sulla Costituzione, è stato il vincitore delle primarie del PD. Nonostante la sua giovane età vanta già un seguito di opposito-ri e sostenitori molto nutrito.Lo abbiamo incontrato dopo una giornata di campagna elettorale per le strade del centro, cercando di capire le ragioni ed i torti degli uni e degli altri.

SPECIALE POLITICAAmministrative Firenze

Matteo Renzi“A viso aperto”

In questi giorni si è accesa la polemica inter-na al Pd, riguardo alle candidature per am-ministrative ed europee. Pistelli ha definito Renzi “il discontinuatore a Palazzo Vecchio” e Domenici “il discontinuato a Strasburgo”. In cosa Renzi sarà il “discontinuatore”? E per-ché il Pd premia un “discontinuato” mandan-dolo a Strasburgo?

<<La mia amministrazione sarà discontinua sulle politiche urbanistiche e sulla gestione dei cantieri. Se ci sono dei ritardi nelle ope-re pubbliche qualcuno è responsabile. Io sono per l’individuazione dei responsabili e perché chi sbaglia paghi. Per fare in modo che i lavori finiscano nei tempi stabiliti oc-corre tenere il fiato sul collo alle aziende. Non agevoleremo i poteri forti, ma costru-iremo il rispetto dei tempi nei cantieri. Su Domenici, invece, sono convinto che sarà un buon europarlamentare. Penso che Le-onardo possa fare un ottimo lavoro a Stra-sburgo.>>

C’è anche chi, per tanti motivi, l’ha accostata a Berlusconi. “Non temo Berlusconi in sé, ma il Berlusconi che è in me”, diceva Giorgio Ga-ber. Quanto Berlusconi c’è in Renzi?

<<In me di Berlusconi non c’è assolutamen-te niente. Io sono un uomo di centrosinistra che crede nel suo partito. Spesso mi dicono che sono di destra perché sono un decisio-nista, perché abbiamo abbassato le tasse in Provincia, perché chiedo l’efficienza nei cantieri. Per me è la sinistra, non la destra,

che mette alla stanga quelli che qualcuno chiama i poteri forti e chiede efficienza nei cantieri. Io non ritengo che sia di destra es-sere decisionista.>>

Si parla sempre di più di sicurezza e immigra-zione. I “risultati storici” decantati da Maro-ni nella lotta all’immigrazione clandestina, hanno fatto scattare la vostra opposizione come partito ai respingimenti in acque inter-nazionali. L’anno scorso però gli immigrati ai semafori sono stati allontanati dall’assessore Cioni. Che differenza c’è?

<<Noi siamo per l’accoglienza e l’integrazio-ne, mentre non siamo per l’accattonaggio. Non sono d’accordo con Maroni che ha ri-spedito in Libia l’ennesimo barcone di im-migrati clandestini. Trovo che la sua presa di posizione sia stata una violazione dei diritti umani. Per bloccare il traffico clandestino di migranti si deve combattere il racket, si deve intervenire alla fonte e non contro delle persone che si avventurano in mare aperto alla ricerca di un futuro migliore. Noi siamo per una società che contrasta la povertà, favorisce l’inclusione, e promuo-ve politiche per la natalità. Berlusconi dice che l’Italia non deve diventare una società multietnica. In realtà, le differenze sono un elemento di ricchezza per la nostra comu-nità.>>

Galli è favorevole ai volontari della sicurezza, Renzi punta sul far rivivere il centro per risol-vere la questione degrado. I due argomenti

sono allora collegati: come far vivere il cen-tro se mancano i fondi gli eventi culturali? Si consideri a tal proposito il bilancio in rosso del Maggio Fiorentino e il fallimento del pro-getto comunale “estate fiorentina”.

<<I due argomenti sono due soluzioni di-verse sulla sicurezza. Mentre Galli si è detto favorevole alle ronde, anche se non vuole chiamarle così, io sono per fare vivere la cit-tà perché così è più sicura. Firenze non ha bisogno delle camicie verdi delle ronde ma delle camicie macchiate di sugo dei cittadi-ni, che animano la città stando fuori per le strade e per le piazze. Per dare vita al centro basta poco: non servono necessariamente i grandi eventi, che costano molto. Basta riportare la vita nelle piazze, aprire le biblio-teche e i musei fino a mezzanotte e il centro ne trarrà vantaggio.>>

Parliamo dell’argomento più spinoso di queste elezionei: la tramvia. I lavori sono in ritardo e i suoi costi sono lievitati. Perché? Inoltre: infrastrutture non terminate, strade dissestate, carenza cronica di parcheggi. Il si-stema viabilità fiorentino presenta più di una pecca. Che fare?

<<I lavori della tramvia sono stati gestiti male: i cantieri della linea 1, per esempio, sono terminati con due anni di ritardo. Il Comune ha sbagliato a non chiedere veri-fiche sullo stato di avanzamento dei lavori. Per risolvere il problema dei parcheggi in città, ho lanciato una nuova proposta: tene-re aperti di notte i parcheggi dei supermer-cati e dei locali medio-grandi per i residenti. Questa soluzione consentirebbe di trovare 10.000 posti in più.>>

Chiudiamo con una domanda sull’ambiente. Dal prossimo anno il limite medio annuale per le polveri sottili passerà a 20 microgram-mi per metro cubo. Quest’anno Boboli, la zona più “sana” della città, non è mai scesa sotto i 23. La situazione sembra grave e meri-terebbe di essere risolta al più presto.

<<Il mio obiettivo come sindaco sarà quel-lo di raggiungere gli obiettivi previsti per la tutela dell’ambiente e della salute con uno specifico Piano di azione per la qua-lità dell’aria nell’area fiorentina. Il Piano dovrà intervenire in modo preventivo sui due principali settori responsabili dei livelli ancora troppo alti di inquinamento atmo-sferico: i trasporti e gli usi energetici. Pun-tiamo alla più ampia diffusione delle fonti rinnovabili e sull’ecoefficienza dei mezzi di trasporto pubblici e privati.>>

a cura di Mauro Andreani e Andrea Lattanzi

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Amministrative Firenze

Giovanni Galli, un volto già noto firenze, un candidato quantomeno inaspetta-to. Cosa ha da offrire alla città?

«Bisognerebbe proporre tante cose. An-zitutto, rimettere in sesto la città, riappro-priarsene, eliminando le situazioni di degra-do.»

Sicurezza: sì ai volontari per la sicurezza per le strade, ma dovranno solo segnalare. Ma c’era bisogno dell’autorizzazione? non basta-va il senso civico dei cittadini?

«Il senso civico fino ad oggi non è bastato, se ci fosse stato,a vremmo già potuto utiliz-zarlo, invece. Nel mio progetto non si parla di volontari della sicurezza. Ne ho parlato durante alcune interviste in cui mi si chie-deva un parere sulla questione, così come parlo dei volontari della misericordia, o dei vigili del fuoco. Si tratta di persone grandi, che hanno già fatto il loro mestiere, e che si mettono a disposizione della cittadinanza per segnalare questioni e problemi.»

Nel suo programma si legge: “Preparerò uno specifico piano di azione contro l’abusivismo e la micro-criminalità”. qualche anticipazio-ne?

«Dal percorso di ascolto che ho fatto at-traverso la città e con le forze dell’ordine, è emersa la necessità di una maggiore si-nergia tra gli operatori del settore, che non devono lavorare ognuno per conto proprio. Una collaborazione in cui ognuno fornisce la propria specificità: la Guardia di Finanza, le forze dell’ordine, la polizia municipale. Si tratta di realizzare un coordinamento che sia veramente efficace.»

Uno dei tempi più caldi di questa campagna elettorale è la tramvia. Il governo aveva an-che dirottato 110 milioni di euro, destinati alla realizzazione delle linee 2 e 3, per la rico-

struzione dell’Abruzzo, annunciando tramite il ministro Bondi la sospensione dei lavori.

«Io sono sempre stato, e lo sono tutt’ora, contrario alla realizzazine delle linee 2 e 3. Per quanto riguarda la questione dei fondi riutilizzati per la ricostruzione dell’Abruzzo, avrei preferito che fosse stata una scelta politica più precisa: una città che non vuole la tramvia. Ora che i soldi sono stati riasse-gnati alla città, io li utilizzerei per progetti di mobilità alternativi che siano meno invasivi per la città rispetto alla tramvia.»

Veniamo a noi studenti. L’Università è, o do-vrebbe essere, una risorsa per la città. Come intende valorizzarla? Teniamo anche conto del fato che il prossimo sindaco potrebbe es-sere il primo a veder “privatizzato” l’ente.

«Non ho ancora valutato la questione. Quello che mi sento di dire è che per quan-to riguarda le strutture, non ho intenzione di intervenire. Nel progetto di edilizia popo-lare invece c’è spazio anche per le esigenze

degli studenti.»Che tipo di progetto?

«Abbiamo intenzione di recuperare i grandi “contenitori” , come le caserme, per fornire la possibilità agli studenti di avere un posto letto senza dover pagare cifre esorbitanti. Questo avrebbe anche un tornaconto eco-nomico per la città.»

Cultura. Per rilanciare l’immagine di una fi-renze che sia un centro culturale a livello eu-ropeo, non crede che servano delle strategie adeguate, che non mirino solo ad aumentare gli introiti commerciali, ma che siano in gra-do di inserire la città nel contesto della mo-dernità?

«Ho in mente un progetto ad ampio raggio, che non comprende solo il Maggio Musi-cale, che ci comunque contraddistingue. Occorre un nterpretazione differente. Oc-corre ripristiare la connessione tra arte e insegnamento: si deve tornare a studiare danza, prosa, lirica e quant’altro, nella città di Firenze. »

Dopo 19 anni passati tra i pali in squadre come Fiorentina, Milan e Napoli, a marzo di quest’anno Giuovanni Galli ha fatto la sua discesa in politica, candidandosi a sindaco di Firenze nelle liste del Popolo della Libertà. Dopo averlo inseguito a lungo, siamo riusciti ad incontrarlo durante la sua “passeggiata” in via dei Neri e a fargli qualche domanda sulla sua corsa a Palazzo Vecchio.

Giovanni Galli “Firenze ai fiorentini”

Le interviste

Il candidato del Pdl, Giovanni Galli

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ReferenDOOM!Politica

La condanna elettorale

La legge elettorale italiana è chiamata a fare i conti con gli elettori questo 21 giugno, dopo ben 16 anni. Ma quanti di questi elet-tori si presenteranno al confronto? Il refer-endum costituisce un importante strumento di democrazia diretta, dove i cittadini sono chiamati solitamente a esprimersi in merito all’abrogazione di leggi o parti di esse, ma che negli ultimi 15 anni si è dimostrato inutile, per-ché mai è stato raggiunto il quorum. Secondo un recente sondaggio di Repubblica, il 68% de-gli italiani non conosce affatto il contenuto di questo referendum. Del resto, tra separazioni, veline (quasi) candidate e terremoti, lo spazio rimanente sui media non era poi molto. La scena del delittoParagonata alla fascista legge Acerbo del 1923, e alla cosiddetta “legge truffa” del 1953, in altri tempi e da altre coscienze, l’attuale legge elettorale italiana vanta di essere stata battezzata dal suo stesso creatore come leg-ge “porcata”.L’artefice di questo insulto alla democrazia è l’attuale ministro delle sempli-ficazioni normative, nonché deputato Lega Nord, Roberto Calderoli. Questa legge, appro-vata nel 2005, vede l’introduzione dei collegi plurinominali, per cui i candidati “plurieletti”, dovendo scegliere uno solo dei seggi con-quistati, cedono i restanti ai candidati che si potrebbero rivelare i “migliori offerenti”. Ma questo è solo l’inizio. Viene introdotto il pre-mio di maggioranza: l’assegnazione del 55% dei seggi al partito o alla coalizione che rag-giungono il numero di voti più alto. Un vero e proprio furto di maggioranza, che può asseg-nare più della metà dei seggi in parlamento a chi ne ha vinti anche solo il 10%, senza che sia previsto quindi uno sbarramento per la sua assegnazione. Dulcis in fundo, l’abolizione del voto di preferenza, e l’introduzione delle liste bloccate: i candidati scelti e messi in fila dai partiti divengono intoccabili, negando al citta-dino il sacro diritto di scegliere il destinatario diretto del proprio voto.

Il casoLe critiche al neonato “porcellum”, ap provato dalla sola maggioranza, sono acutissime. Ma nei due anni successivi non viene presa nes-suna iniziativa, né da una parte né dall’altra, fino a che nel 2007 Mario Segni e Giovanni Guzzetta promuovono una nuova iniziativa referendaria sulla legge elettorale, riuscendo a raccogliere 800.000 firme, 500.000 in più ris-petto a quelle richieste. Ma il fragile governo Prodi si sgretola un anno più tardi: Berlusconi viene eletto, e il “porcellum” sopravvive. Si-amo arrivati al 2009 e, per legge, ignorare il referendum non è più possibile. La sostanza del referendum è contenuta in 3 quesiti che non cancellano, ma modificano, l’attuale leg-ge. Il primo quesito e il secondo, riguardanti rispettivamente Camera e Senato, prevedono l’assegnazione del premio di maggioranza non più alla coalizione, ma al singolo partito vincente, con l’innalzamento della soglia di sbarramento per l’ingresso in Parlamento al 4% dei seggi per la Camera e all’ 8% per il Sen-ato. Il terzo quesito prevede infine il ritorno ai collegi uninominali.

Allarme per il CarroccioLa Lega, con l’abolizione delle coalizioni ve-drebbe saltare l’unico legame con il Pdl, con il quale dalle scorse elezioni detiene la mag-gioranza in Parlamento. Ed è proprio rivendi-cando i voti conquistati all’interno della coaliz-ione, che la Lega Nord si permette di battere i pugni sul tavolo, minacciando di far cadere il governo da un momento all’altro. Infatti, alla proposta di unire referendum ed elezi-oni europee nell’election day del 7 giugno, il putiferio: “incostituzionale e inammissibile”, “il quorum sarebbe sicuramente raggiunto”. Come può allora il nostro premier restare insensibile? Inoltre non potrebbe mai met-tere a rischio il governo in un momento di crisi come questo. Anche se lo spostamento del referendum dovesse costare 400 milioni

di euro? Mantenere il governo unito non ha prezzo. Per tutto il resto ci sono le tasche degli italiani.

L’accusaLo stesso Guzzetta dichiara: “Non è possibile attraverso il referendum cancellare per in-tero una legge elettorale, in quanto lo stato italiano non può restare senza”. Viene da chiedersi allora perché, invece di eliminare il furto di maggioranza, le liste di intoccabili, si è deciso di andare dritti verso quello che sarà un sistema bipartitico, che ora come ora permetterebbe a Berlusconi di governare da solo. Il sistema bipartitico è adottato da paesi dalle grandi tradizioni democratiche, come l’Inghilterra. Ma dobbiamo guardare al nostro paese: permetterebbe di concentrare nelle mani di un solo uomo la più grande fetta di parlamento, lo stesso uomo che ha dichiarato di voler “cambiare la costituzione a colpi di maggioranza”. Per non parlare delle soglie di sbarramento che infliggerebbero un duro col-po al pluralismo e alla democrazia sempre più soffocati dal grande accentramento di potere del cavaliere.

La condannaI promotori hanno sostenuto sin dall’inizio che questo intende essere “un punto di partenza per la modifica totale della legge attuale” ma nel caso di un quorum, le modifiche entrereb-bero automaticamente in funzione, e non è detto che allora il parlamento intervenga. Si è parlato in questi giorni anche ad un ritorno della precedente legge Mattarella. Ma in en-trambi i casi chi ci dice che il Pdl, minacciato, non decida di andare a nuove elezioni? Sem-brava impossibile riuscire a peggiorare questa situazione, ma un sì ci riuscirebbe

Martina Miliani

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Politica

Resistenza Costituzionale

De Magistris: “la politica, se fatta in un certo modo, è il luogo ideale per trasformare la società”

De Magistris: “Occore vigilare, vogliono attuare il disegno della p2”

Pensavamo di chiedere a lei qualche in-formazione a proposito dell’evoluzione del caso “Why not”, dal momento che

notizie in merito a questa vicenda sono quasi del tutto assenti sulla stampa nazionale.

«L’indagine è conclusa. A proposito del caso “Why not” bisogna dire due cose: l’aspet-to positivo è che il processo sta andando avanti, e ciò è la dimostrazione che la mia inchiesta era fondata. D’altra parte devo dire – e questa è l’analisi negativa – che l’indagine ne è uscita ridi-mensionata dopo che me l’hanno avocata. Gli intrecci tra la politica calabrese e la poli-tica nazionale, gli intrighi del mondo della fi-nanza, delle banche, il riciclaggio del denaro verso paesi esteri, le collusioni con ambienti istituzionali e con la massoneria sono tutti aspetti che sono usciti dal processo.»

Cosa pensa invece della situazione dei media e dell’informazione in Italia?

«Bisogna vigilare perché vogliono attuare il disegno della P2, caratterizzato da due aspetti importanti: il controllo dell’informa-zione e il ridimensionamento dell’indipen-denza e dell’autonomia della magistratura.Non c’è dubbio che in Italia ci sia una re-sponsabilità politica anche del centro-sini-stra per non aver affrontato il conflitto di interessi.Abbiamo purtroppo un’informazione de-cisamente oligopolistica e le prime vittime sono i giornalisti che vogliono fare informa-zione. Si vuole volutamente lasciare il paese in una situazione di narcosi, cercando di ar-rivare alla creazione di un pensiero unico.Non si vuole che le persone si sveglino, capiscano che l’Italia non è un pae-se dove la democrazia è a rischio, e possano ribellarsi, pacificamente, a questo stato di cose.»

Quello che abbiamo notato è che quando lei, Genchi e la Forleo siete stati accusati il tutto è stato accom-pagnato da un grande clamore da parte dei media e della classe politica, che però non si è poi effettivamente tradotto nello stesso clamore nel momento in cui le accuse sono decadute.

«Quelle non erano accuse, erano dei castel-li di sabbia costruiti ad arte per disintegrare tutte le persone che avevano scoperto la nuova P2.

Io, i miei collaboratori, i testimoni e i ma-gistrati di Salerno che hanno indagato con coraggio, come si è accertato successiva-mente, sapevamo che nessuna di quelle notizie pubblicate sui giornali era veritiera, e a riprova di ciò si riscontra che quando è stata fatta piena luce sulle false ipotesi di reato i giornali hanno taciuto, omettendo di auto-smentirsi. Solo un articolo di poche righe per quanto

riguarda il fatto che il Tar Lazio ha fatto carta straccia della decisione del CSM che riguardava il trasferi-mento da Milano a Cremona della Forleo, all’archiviazione di tutti i procedimenti a mio carico è stato dedicato un trafiletto di quattro ri-

ghe e alla vicenda Genchi, quando è stato scagionato, altre tre righe. Questi gli unici riscontri giornalistici.Ciò fa comprendere che forse in questo mo-mento solo attraverso internet siamo in gra-do di cercare un’informazione più corretta, quantomeno articolata e alternativa.E non è un caso che vogliano controllare anche la rete. Infatti c’è un progetto di leg-

ge che vuole ridimensionare il ruolo di In-ternet. Questo progetto è della Carlucci, e il nome è tutto un programma.»

In conclusione, secondo lei c’è speranza che la corruzione e il sistema delle connivenze con la mafia che caratterizzano la nostra clas-se politica possano sparire?

«Se non avessi speranza di ciò non starei qua, non starei a girare l’Italia. Sono con-sapevole del fatto che oggi in Italia per fare il proprio dovere, indipendentemente dall’ambito(magistrato, professore, opera-io) si possono pagare dei prezzi alti, però si mantiene la dignità, si va a testa alta. Sono convinto che se ci mettiamo tutti insieme, creando un’opposizione democratica, una resistenza costituzionale, alla fine questo sistema di potere, che è molto trasversale e che quindi non si può identificare solo con Berlusconi, crollerà molto prima di quello che uno possa immaginare. L’importante è crederci ed avere fiducia, perché la storia insegna che ci sono i momenti bui, ma an-che i momenti di risveglio.»

Caterina Bianchini

Dopo le prime pagine dei giornali dedicate al caso Genchi, dell’inchiesta “Why Not” non si è più sen-tito parlare, o quasi. Per cercare di capire cosa sia successo in questo periodo di silenzio, siamo an-dati a parlare con uno dei protagonisti di quella vicenda, l’ex pm Luigi De Magistris.

Il Tar dà ragione alla Forleo

L’ intervista

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Attualità

Razza di deficientiL’Italia e il ritorno al nucleare

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Così Naron cancellò il nome della razza umana dall’elenco delle razze di tutte le galassie che erano state giudicate adatte

ad entrare nella Federazione Galattica. Prima di allora, mai nessun nome era stato cancel-lato da quell’elenco. Cinquantuno anni sono passati da quando Isaac Asimov riuscì a far pubblicare il suo breve racconto “Razza di de-ficienti” (letteralmente “stupidi somari”). Alle spalle il biochimico, scrittore di fantascienza, aveva le esperienze della Seconda Guerra Mondiale e di Honolulu, dove nel 1945, par-tecipò al primo esperimento atomico del do-poguerra.

Sono trascorsi cinquantuno anni: anni di cor-sa agli armamenti, di corsa al nucleare; anni di guerra fredda, di disastri conosciuti come quelli del ’57 di Kyshtym in Russia e di Sella-field in Inghilterra, o come quello del ’69 di Three Mile Island, su cui lo stesso Asimov si pronunciò a favore di una difesa dell’impiego civile dell’energia nucleare, discostandosi dal-la sua fede democratica. Anni in cui rimarrà indelebile la caustica bruciatura di Chernobyl, ma anche anni in cui molti disastri sono stati occultati da un segreto militare che tutto met-te a tacere.Un silenzio che ha così tenuto celati tanti in-

cidenti che avrebbero potuto alimentare la paura di un olocausto nucleare, di un’apoca-lisse radioattiva, della fine del mondo.Nonostante il brivido che continua a scorre-re lungo la schiena quando si parla di questa potenza incredibile, forse così incontenibile da non poter essere imbrigliata al servizio dell’uomo, molti stati hanno ceduto alle sire-ne del nucleare, per far fronte alla crescente richiesta energetica.

L’energia: massa e velocitàFin da quando Albert Einstein, nell’ambito dei suoi studi sulla relatività ristretta, partorì

Dal racconto di Isaac Asimov “Silly Asses” (Razza di deficienti) pubblicato in “Future” nel Febbraio 1958

Naron, grande e incredibilmente vecchio, guardò il messaggero che si stava avvicinando.“Naron!” disse il messaggero. “Immenso e Unico!”“Va bene, va bene, cosa c’è? Lascia perdere il cerimoniale.”“Un altro insieme di organismi ha raggiunto la maturità.”“Benone! Benone! Vengono su svelti, adesso. Non passa un anno senza che ne salti fuori uno nuovo. Chi sono?” Il messaggero diede il numero di codice della galassia e le coor-dinate del pianeta al suo interno.“Uhm, sì” disse Naron, “conosco quel mondo.”E con la sua fluente scrittura prese nota sul primo libro, poi trasferì il nome sul secondo, servendosi, come di consueto, del nome con cui quel pianeta era conosciuto dalla maggior parte dei suoi abitanti. Scrisse: “Terra”“Queste nuove creature” disse poi, “detengono un bel primato. Nessun altro organismo è passato dalla semplice intelligenza alla maturità in un tempo tanto breve. Spero che non ci siano errori.”“Nessun errore, signore” disse il messaggero.

“Hanno scoperto l’energia termonucleare, no?”“Certamente, signore.”“Benissimo, questo è il criterio di scelta.”Naron ridacchiò soddisfatto: “E molto presto le loro navi entre-ranno in contatto con la Federazione.”“Per ora, Immenso e Unico” disse con una certa riluttanza il messaggero, “gli osservatori riferiscono che non hanno ancora tentato le vie dello spazio.”Naron era stupefatto. “Proprio per niente? Non hanno nem-meno una stazione spaziale?”“Non ancora, signore.”“Ma se hanno scoperto l’energia atomica, dove eseguono le loro prove, le esplosioni sperimentali?”“Sul loro pianeta, signore.”Naron si drizzò in tutti i suoi sei metri di altezza e tuonò: “Sul loro pianeta?”“Sì, signore.”Lentamente Naron prese la penna e tracciò una linea sull’ul-tima aggiunta del libro piccolo. Era un atto senza precedenti, ma Naron era molto, molto saggio e poteva vedere l’inevitabile meglio di chiunque nelle galassie.“Razza di deficienti!” borbottò.

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Attualità

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ve ad impianti di stoccaggio, che comunque richiedono controlli severissimi per evitare le perdite che comprometterebbero in maniera irreparabile l’ambiente esterno e per limitare manutenzione che potrebbero divenire inso-stenibili.

Rinnovabile Vs nucleareAltri dubbi sul nucleare sorgono se si pensa che nell’ultimo programma quadro per la ri-cerca europea, i sussidi che hanno ricevuto le imprese per ricerca e sviluppo dell’energia nucleare sono stati più di 1,2 miliardi di euro, mentre le energie rinnovabili ne hanno rice-vuto solo 390 milioni. Si calcola che i prestiti stanziati nel quadro del trattato Euratom siano giunti a 3,2 miliardi di euro dal 1977. Gli aiuti forniti al nucleare, risorsa problematica e costosa, sono dunque andati a scapito delle fonti rinnovabili (sola-re e eolico), che in un paese come il nostro potrebbero dare risultati soddisfacenti. In Spagna puntando molto sull’eolico si è soddi-sfatto quasi per intero il fabbisogno di una re-gione come l’Andalusia, che ospita un numero di abitanti pari a quello di Toscana ed Emilia-Romagna messe assieme.

Competitività e risorseMa andando oltre fobie popolari, timori ir-razionali e retaggi storici la domanda sorge spontanea. Sarà forse un po’ banale, ma è una domanda che una svolta come quella nu-cleare richiede: il gioco vale la candela?Alcuni paesi sono riusciti a rendere competiti-va economicamente la produzione di energia nucleare: gli USA producono ad esempio il 20% dell’energia totale attraverso le loro ses-santaquattro centrali nucleari.Allo stesso tempo sembra aggirabile il pro-blema della carenza di Uranio che si sta pro-filando, impianti che sfruttano il Torio sono in fase di studio, ed inoltre un giorno sarà forse possibile utilizzare al posto della fissione nu-cleare, che “rompe” atomi grossi dell’Uranio e rilascia energia, la fusione nucleare che unisce atomi piccoli come quelli Deuterio e Trizio per produrre energia.

Razza di deficientiLa scelta italiana sembra però ormai essere un’altra. La via atomica, quella via pericolosa percorsa tipicamente in retromarcia, in con-trosenso, passando dai cartelli che danno il benvenuto in un paese denuclearizzato alla prospettiva di costruire una centrale nuclea-re sulle coste di una delle più belle isole del mediterraneo. Questa è la via che l’Italia ha scelto, una via che come ricorda Carlo Rubbia, prestigioso fisico italiano, non può essere sicura perché :«Non esiste un nucleare sicuro, o a bassa produzione di scorie.»Niente effettivamente può essere sicuro se in caso di errore può comportare la cancellazio-ne dell’umanità o la sparizione di almeno par-te di essa, ma forse… siamo veramente una razza di deficienti!

Fabio Ferri

l’equazione forse più nota al mondo, E=mc², emersero chiaramente le enormi potenzialità della formula. L’energia prodotta, riassumen-do, è uguale alla massa del nostro combusti-bile moltiplicata per una costante al quadrato (c²) che è pari al quadrato della velocità della luce (c² = 9 x 1016 km²/s²). Con quantità esi-gue di massa si potrebbe ottenere una quan-tità di energia pressoché sconfinata.Una forza incredibile ottenuta da una massa irrisoria: se fossimo in grado di convertire to-talmente la massa in energia, con un solo ki-logrammo di materia, potremmo generare il fabbisogno mensile di un paese come l’Italia. Per “sfamare” la richiesta di corrente elettrica annua di una città come Firenze basterebbero appena sessanta grammi di materia.Questo però non è possibile, perchè non tutta la massa viene convertita in energia: parte di questa energia andrà comunque dispersa sot-to forma di calore o radiazioni. Ma per avere un’idea di quanto sia elevata la potenza pro-dotta, si pensi che in una comune bomba ato-mica l’energia che viene liberata è frutto della conversione di solo uno 0,5% del materiale fissile.

Il nucleare in ItaliaRisulta chiaro il motivo per cui il Belpaese, dopo aver in pratica rinunciato, con i refe-rendum del ’87, all’energia prodotta tramite centrali nucleari, abbia deciso di fare la classi-ca marcia indietro all’italiana, senza neanche guardare negli specchietti.Il Black-out del 2003, la paura legata alla possi-bilità russa di chiudere i rifornimenti di meta-

no a buon parte dell’Europa, come è successo ad inizio 2009, e la necessità di autonomia nel campo energetico hanno portato il governo a rilanciare l’età del nucleare anche in Italia. Il ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola, dopo aver definito la rinuncia al nucle-are “un terribile errore, il cui costo ammonta in totale a oltre 50 miliardi di euro”, ha in pra-tica lanciato un progetto che in cinque anni, con il supporto di Edf (Électricité de France, maggiore produttrice e distributrice transalpi-na) dovrebbe portare alla costruzione di dieci centrali nucleari di nuova generazione sparse sul territorio italiano.Molte sono state le perplessità, tra cui quelle dell’ex-presidente della ragione Sardegna, Re-nato Soru, che sulla possibilità di una centrale nucleare in terra sarda ha risposto in maniera inequivocabile: «Per Scajola la Sardegna va benissimo per una centrale nucleare? Se la faccia a casa sua».

L’ambienteDa un punto di vista ambientale cominciano a emergere problemi di più difficile soluzione. Se le centrali nucleari hanno il pregio di non produrre gas serra e di avere una produzione di scorie relativamente bassa (1% del volume dei rifiuti altamente tossici) è vero anche che le scorie prodotte dai reattori si mantengono radioattive a lungo nel tempo, fino al caso estremo del Cesio 135 (135Cs) che impiega 2,3 milioni di anni per dimezzare la propria radioattività. È vero che il 96% delle scorie potrebbero essere riciclato e riutilizzato, ma è anche vero allo che le operazioni di riciclo sono assai pericolose e onerose. Ci sarebbe la possibilità di effettuare operazioni di ritratta-mento (o di arricchimento) che permettereb-bero almeno in parte il riutilizzo delle scorie ma ovviamente, anche in questi processi, c’è il rischio di un incidente nucleare, come quello che nel 2008 ha colpito l’impianto di Tricastin in Francia. Per tali motivi alcuni paesi come gli USA hanno deciso di non ritrattare il combu-stibile esausto, affidando le scorie radioatti-

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Attualità

Cannabisness

Così, nel ‘94, Vincent Vega spiegava a Jules Winnfield la tolleranza dell’hashish

ad Amsterdam. Soluzione che, secondo l’Economist di questo marzo, sarebbe meglio del proi-bizionismo, adottato ormai da quasi tutti gli stati occidentali. E non si può certo dire che la reda-zione dell’Economist sia un grup-po di fattoni.

Non solo droga Prima di essere considerata, almeno per la legge Italiana, al pari dell’eroina, la cannabis era anche tante altre cose. C’era chi ne man-giava i semi, chi ci produceva tessuti. C’erano tante coltivazioni e un florido commercio. Noi italiani, nei primi anni del 1900, eravamo i 2° produttori di canapa da tessuto. Il signor Ford ci aveva fatto pure una macchina, una ver-sione Ford T. Era totalmente realizzata in ca-napa, sedili, ruote, carrozzeria, tutto. Andava con etanolo di canapa, un olio estratto dalla cannabis che alimentava un motore Diesel. Ci si potevano fare vestiti resistenti come il nylon, senza il petrolio. Poi succede che negli Usa degli anni 20, finito il proibizionismo, tira aria di caccia alle streghe e la cannabis diventa motivo di agitazione sociale, almeno per i me-dia. Grazie ad una campagna diffamatoria con

spot al limite del ridicolo, che ricordano alcune scene di Paura e delirio a Las Vegas, la pianta (quello è, una pianta) viene demonizzata.

Peccato originaleDa li in poi sarà tutto in discesa nella maggior parte degli stati occidentali. Nel ‘61 la can-nabis viene classificata come “stupefacente” dall’ONU (Single Convention Drug Act), con obiettivi di eradicazione di ogni campo da li a 24 anni. Come accadde nel giardino dell’Eden, la colpa fu donna. È infatti la femmina della pianta a produrre i fiori droganti, a differen-za dell’innocuo e produttivo maschio. Il com-mercio di canapa, da prima simile a quello del lino, cambia drasticamente. Piantagioni di femmine nascono in paesi come Marocco, Af-ghanistan, Messico. Da un commercio sano e legale come tanti, nasce un giro di soldi spor-chi impressionante. Un business gestito dal-le mafie di tutto il mondo, contro il quale gli stati e gli organi internazionali stanziano cifre a nove zeri. Viene da dire invano, visto che la produzione mondiale di cannabis è aumenta-ta negli ultimi venti anni.

Usi e costumiMa quanto fumiamo? L’Italia e la Spagna sono le prime consumatrici di cannabis in Euro-pa, con l’11,2% di cittadini che ne fa un uso abituale. I Paesi Bassi, che ne tollerano l’uso,

sono al 15esimo posto con il 5,4% [World drug report 2008]. L’illegalità della sostanza ha di-sincentivato lo studio sulla pianta, eccezione fatta per il Canada e Amsterdam. I danni del-le sigarette e dell’alcol (che uccidono milioni di persone all’anno, contro gli unici due casi di morte esistenti e documentati per overdo-se di marijuana) sono invece accuratamente studiati. Il 6 maggio, il governatore della Ca-lifornia Arnold “Terminator” Schwarzenegger ha annunciato che, per salvare le casse dello stato, potrebbe considerare l’idea di tassare e quindi legalizzare l’uso e la vendita di cannabis. In altri 13 stati USA, la cannabis è considerata legale per scopi terapeutici. Sfortunatamente per i pazienti ed i loro “farmacisti”, ogni tanto arriva la DEA e arresta entrambi, perchè la leg-ge federale ha la precedenza su quella statale. Paradossi, come quello delle sigarette. Lo sta-to lucra su sostanze come l’alcol e il tabacco, che uccidono e danno dipendenza infinite vol-te più della cannabis.

Il proibizionismo non ha funzionato e per di più ha dato vita ad un mercato con il quale le mafie fanno fiumi di quattrini. È tempo di cambiare strategia: la legalizzazione/tolle-ranza sembra la meno peggio, qualcuno ne ha una migliore?

Attenzione! La cannabis è una sostanza il cui uso può comportare effetti negativi, tra i quali psicosi e disturbi cardio - respiratori. Questo articolo non vuole in nessun modo incentivare l’uso di cannabis.

Niccolò Seccafieno

LINKSwww.cannabisculture.comwww.economist.com How to stop drug warsNational Geographic: Inside Marijuana

“[…]l’hashish è legale a Amsterdam, giusto?”

“Si è legale ma non al 100%. Voglio dire, non puoi entrare in un ristoran-te, rollarti una canna e metterti a spipacchiare. Ti lasciano fumare a casa tua o in posti ben precisi.”

“Ossia gli hashish bar?”

“Esatto, la faccenda è così, ascolta: è legale comprarla, è legale posse-derla e, se sei proprietario di un hash bar, è legale venderla […]”

da “Pulp fiction” di Quentin Tarantino

Grafica R

iotVan

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Gli affari dietro il Sistema Olandese

Reportage

GANJA – DOLLARI

L’intervistaPer saperne di più, abbiamo incontrato uno dei soci che cogestiscono i coffeeshops Ka-dinskij e Grasshopper.Questo ragazzo di venticinque anni, sopran-nominato Rino, è di origine surinamese ma è cresciuto nella Capitale. Ostenta gioielli visto-si, e un atteggiamento da gangster consuma-to, che sconfina a tratti nel ridicolo.

«Questo è il nostro sistema. Non è legaliz-zazione, coltivare l’erba non è legale. Chi ti dice che qua è legale, ti prende in giro. Se fosse legale, ogni coffeeshop potrebbe col-tivare la sua erba.»

Davvero? E quindi se non è legale cos’è?«E’ tollerata. Significa che è legale solo fu-marla, e venderla sotto i 5 grammi a perso-na.»

E non la si può coltivare?«Coltivare cannabis è illegale, si rischia il carcere come in ogni altro paese.»

Deduco che in Olanda, l’erba cade dal cielo. Rino sorride e spiega che non è così.

«Magari. In realtà c’è chi la coltiva, di pro-fessione. Sei mai venuto in aereo ad Am-sterdam? Hai visto quante serre ci sono, solo nelle campagne attorno all’aeroporto. Dicono che ci coltivano i papaveri. Hey Man, ci sono un sacco di soldi nel business.»

Eccoci. Quindi, la cannabis viene coltivata in centinaia di serre enormi, ben visibili per le campagne di tutto il Paese. E la coltivazione sarebbe illegale?

«Non è nell’interesse dello Stato arrestare un coltivatore. Non gli conviene! Loro pren-dono il 60% netto dei nostri incassi (dei cof-

feeshop ndr) in tasse. Per esempio, ora che l’UE fa pressioni per ridurre il consumo, hai visto cosa ha fatto il governo. Si è limitato a togliere la possibilità di ereditare le licenze. A mio modo di vedere, questo la dice lun-ga.... a Balkenende (primo ministro olande-se ndr) conviene.»

Bene. Come si dice ‘ipocrisia’ in olandese?«Man, noi vendiamo mezzo etto d’erba a settimana, a dieci euro al grammo, solo al Kadinskij del centro storico... e ci sono duecento coffeeshop ad Amsterdam. Fatti due conti. Per me non è ipocrisia ma rea-lismo!»

Questione di punti di vista. Poi io sono italia-no, al “realismo” ci sono abituato.

«Adesso, però, è tutto più chiaro: il governo olandese, in bilico tra le pressioni proibi-zioniste dell’unione europea e le esigenze dell’erario, gioca all’equilibrista. Invita tutti i giornali quando emette una legge-bazze-cola contro i coffeeshop, ma si guarda bene di allungare un dito sui camioncini che ogni settimana li riforniscono.»

Ma a proposito, da chi si rifornisce il Kan-dinskij? Avete un distributore di fiducia?

«Ne abbiamo vari. E comunque lascia per-dere, non lo dico certo a te col tuo registra-tore acceso.»

Ma almeno, l’antiproibizionismo funziona? Quanti sono i clienti olandesi nei coffee-shop?

«Direi il 30%. Il resto sono turisti, tanti ita-liani e americani. Tra gli olandesi non è di moda fumare l’erba, specialmente tra i bianchi. E’ questo che fa l’antiproibizioni-

smo: l’erba libera toglie il gusto del proibito, non sei più interessante degli altri se fumi una canna. Così i ragazzi imparano a giudi-care le droghe per quello che in realtà sono, non le vedono come uno status symbol o chissà che cosa. Credo che da quel punto di vista, l’antiproibizionismo sia una solu-zione.»

Rino, cosa succederebbe in un paese come l’Italia se l’erba venisse ‘tollerata’?

«Dovresti chiederlo ai boss che gestiscono i traffici. Secondo me non la prenderebbero bene.»

Mettiamo che la prendano bene. Come vedresti l’antiproibizionismo in Italia?

«A parte che i turisti italiani smetterebbero di venire in vacanza in Olanda, però l’an-tiproibizionismo lo vedo bene ovunque. Magari sarebbe complesso. Sulle prime se ne abuserebbe, li vedo i turisti quando vengono qua. Vengono nei coffeeshop per distruggersi! Però a lungo termine sarebbe utile, più che altro per cambiare la cultura. E’ lì la differenza. La liberalizzazione è fatta per instaurare la cultura dell’uso ricreativo, in un paese dove domina la cultura ‘dello sballo’. E per far crescere il business, ov-vio.»

Questo business sembra piuttosto serio. Quanto guadagna, al grammo, un coltivatore ‘all’ingrosso’?

«Ti basti sapere che raddoppia sui costi di produzione, ogni raccolto»

Per capire la portata di queste cifre, basta un piccolo calcolo casalingo: prendendo il prezzo di un grammo di silver haze, in genere dieci euro, e immaginando un ricarico di due euro ogni grammo venduto dai coffeeshop (volen-do essere ottimisti), arriviamo ad un prezzo massimo all’ingrosso di otto euro al grammo. Quindi cinquanta grammi di ottima silver haze recapitati ogni settimana da un coltivatore privato fruttano 400 euro. Se contiamo che oltre alla silver haze ogni buon imprenditore agricolo alleva anche le immancabili -e spesso più costose! - amnesia haze, hawaiian snow, white widow e compagnia, e magari fa anche qualche panetto di caramel o super polm, possiamo immaginare uno stipendio mensi-le da far impallidire quello degli stessi parla-mentari che, con le loro leggi, gli dovrebbero vietare di fare il suo mestiere. Strano? Direi di no: questo succede anche in Italia, con i colti-vatori tra Puglia e Calabria. Ironia della sorte: dal 1976 in Olanda sono finiti in manette più parlamentari che coltivatori illegali di canna-bis. E questo? No, questo non succederebbe mai in Italia.

Giovanni Macca

Con 500 tonnellate coltivate ogni anno, è il secondo prodotto agricolo d’esportazione di una nazione (dopo i cetrioli). 400 milioni di euro l’anno in imposte nelle casse dello stato. Un business annuale dichiarato di 2,5 miliardi di euro lordi nel commercio legale. E in quello illegale? Altrettanti

Negli ultimi anni, il frustrato dibattito sulla liberalizzazione di cannabis e derivati in Ita-lia ha offerto una discreta varietà di proposte e soluzioni. Da teorie collaudate come la sperimentazione a scopi terapeutici nella terapia del dolore, fino ad idee più co-

raggiose come tolleranza a scopi religiosi (per i sette/otto rastafariani d’Italia) o ornamentali (per intenderci, la soluzione svizzera all’Arbre Magique: un capolavoro di ipocrisia, ma meglio di niente, ndr). Oltre al fatto che in Italia esista un dibattito sulla liberalizzazione di cannabis e derivati – rigorosamente sorvolato da ogni media mainstream che non si chiami Radio Radicale, va da sé - stupisce la generale unanimità dell’opinione pubblica nel lodare all’uni-sono il cosiddetto “Sistema Olandese”, per il suo valore antiproibizionista e la sua efficacia nel disincentivare il consumo tra i cittadini. Questa analisi è per gran parte corretta: i nu-meri non la smentiscono, ed è difficile negare che i Paesi Bassi debbano la loro tradizio-ne pluralistica e liberal in larga parte anche alle leggi progressiste sulle droghe leggere. Ma non è tutto oro, quello che luccica. Agli occhi di un cittadino di un paese come l’Italia, dove un sottosegretario alle politiche antidroga arriva a scomodare la censura proponendo “una nor-ma che impedisca di fare propaganda, anche indiretta, a tutte le droghe” (Carlo Giovanardi 29 maggio 2008) , l’Olanda potrà sembrare – probabilmente a ragione – un’oasi di progressismo e libertà. Una sorta di luna park a cielo aperto. Sarà vero, ma sul “Sistema Olandese”, inaugurato con l’apertura dei coffee shops nel 1976, cir-colano una quantità impressionante di imprecisioni, luoghi comuni, leggende. A partire dalla definizione: la parola “legalizzazione”, molto suggestiva, è in realtà inappropriata. Da queste parti preferiscono chiamarla “tolleranza”, termine piuttosto efficace. La definizione di Ver-draagzaamheid olandese ci suggerisce uno stato che disapprova ma che con paterna bene-volenza chiude un occhio, e senza lamentarsi intasca i “ganja-dollari” dei turisti americani.

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Musica

Capa nello spazio

no del computer e la base del karaoke, senza passione. Cerco di distinguere, quindi, tra chi vuole apparire e chi invece vuole sfruttare il mezzo per portare avanti la propria idea.Facebook... ho anche quello ma credo che lo cancellerò. Ricevo mille richieste al giorno, es-sendo un personaggio pubblico, ma ogni volta che accetto so i ca**i di tutti. Non mi va e non mi interessa!

Hai anche pubblicato un libro complemen-tare al disco: Saghe mentali. Come è stata come esperienza? Ti è piaciuto di più scrivere questo libro o registrare l’album?

Registrare l’album, tutta la vita. Comporre un disco è la cosa più bella che mi sia mai capitato di fare nella mia vita e vorrei continuare a far-lo. Non so perché la musica, io non so cantare. Volevo fare il fumettista senza saper disegna-re. Alla fine ho optato per fare il cantante sen-za saper cantare, è un po’ più semplice. Ma è la cosa più bella: hai delle idee e le concretizzi, se pur con qualche difficoltà. Diventano con-taminanti, infettive: viaggiano sulla bocca del-la gente ai concerti. Il libro è una cosa simile, ma devi avere passione per la letteratura, che ha un altro linguaggio. È più complicato, alme-no per me. Ribadisco: tutta la vita l’album.

I dischi, i concerti costano sempre di più, ma-gari perché la gente scarica da internet, e tu vieni in concerto a Firenze gratis. All’inizio non ci credevamo. Come mai questa scelta?

Anche quando faccio i concerti a pagamento non chiedo più di dieci dodici euro. Ogni cosa ha un costo: palco, strumenti, luci. Io preferi-sco avere il minimo indispensabile e concen-trarmi di più su quella che è la musica, almeno per il momento. Non ho bisogno del muro di led, preferisco risparmiare sui costi, puntando tutto sulla qualità artistica.Poi, se possibile, un giorno riuscirò a fare “the Wall”, ma per ora mi accontento di fare “the brick” (un mattone, ndr).

Persona diponibile e alla mano, Caparezza conclude consigliando, da vero intendito-re del mondo underground, dei gruppi che secondo lui spiccano nel panorama. Per chi fosse alla ricerca di un’esperienza mistica di matrice rap, ci sono gli Uochi Toki, con i loro testi molto antiretorici e le basi super distorte e molto decise. Chi volesse sentire dei rapper italiani che cantano in inglese, può optare per i genovesi “The Banshee”. Fra gli altri ci sug-gerisce inoltre gruppi come I Ministri, I Fratelli Calafuria, i Medusa. Ce n’è per tutti i gusti. Il mondo dell’underground è vario, è aspetta solo di essere esplorato.

Giuseppe Di MarzoMauro Andreani

Primo argomento della chiacchierata sono state le tematiche trattate nelle sue canzoni e come queste vengano elaborate. Il cantante pugliese ha posto un forte accento sull’ele-mento creativo che deve, o dovrebbe, essere alla base di ogni concetto artistico.Interrogato su temi più strettamente politici, Caparezza ha parlato di una politica conserva-trice, poco aperta ad un dialogo vero con la gente, sottolineando il ruolo sempre meno attivo dei media, che lasciano sempre più spazio all’interpretazione piuttosto che ai fatti concreti. Un tema tanto interessante, quanto attuale.

Ci interessa molto il tema dei media, parlia-mo di questo fenomeno dei social network. Hai espresso una posizione critica nei loro confronti nel tuo ultimo album. Come ti poni di fronte a questa nuova era tecnologica: In-ternet è una risorsa, unisce, divide?

Beh, internet è la più grande invenzione di questo secolo, c’è poco da fare, come del se-colo scorso lo è stata la tv. Per quanto riguarda i social network, spero vengano usati in ma-niera creativa e sociale per davvero. Non mi interessa sapere se Tizio o Caio ha litigato con Sempronio. Il mio rapporto è un pò di odio e amore. Dovrei utilizzarli ma ho un pò di diffi-

coltà perchè spesso vengono utilizzati per uno scopo che di creativo ha ben poco.Se ne può, quindi, fare a meno?Beh, direi di no. Anche per la funzione aggre-gante che hanno. Oggi non si può più prescin-dere da Internet: è una forza. Si prendano ad esempio eventi come il vaffa-day di Beppe Grillo, nato grazie ad Internet. Questo dimo-stra come Internet possa riuscire ad aggregare molte persone con uno scopo comune. Cre-do quindi che il social network debba essere sfruttato in questa maniera. Solo cosi possia-mo considerarlo una grande risorsa.

Myspace è uno dei network più frequentati, e da spazio a molta musica auto-prodotta. Risorse anche in questo senso quindi?

Io mi interesso molto della musica under-ground, vado sempre a concerti di band emergenti, perché credo che loro conoscano molto bene il codice musicale contempora-neo. Chi va avanti senza informarsi su quello che avviene oggi rischia di ripetere sè stesso. Io sono utente anche di Myspace ma per me è difficilissimo informarmi. Molti mi invitano a sentire il “nuovo singolo” di un “nuovo ar-tista”. Poi vado a vedere e trovo un sito con delle foto bellissime ma con canzoni (se cosi si possono definire ndr) fatte con il microfo-

Dopo la pubblicazione del suo primo libro, “Saghe Mentali”, Ca-parezza è ripartito con il suo tour, facendo tappa anche a Fi-renze, nella facoltà di ingegneria. Il concerto, gratuito, ha avuto

un’affluenza oltre ogni possibile previsione: si è parlato di quasi 8000 presenze. Noi di Riot Van siamo andati ad intervistarlo prima del concerto, insieme ai colleghi di poli-opposti, di studenti di sinistra e agli amici di radio Sesto-Graad, che hanno coordinato l’intervista-conferenza.

L’ intervista Caparezzaritratto di Mattia Vegni

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Musica

Si preannuncia una edizione di tutto ri-spetto, quella 2009, dell’Italia Wave Love Festival di Livorno. Lo stadio Armando

Picchi aprirà i battenti il 16 Luglio per ospitare 4 giorni di grande spettacolo: accanto ai più noti Placebo, Bandabardò e Ska-P, emergono i nomi di due titani della musica sperimentale d’avanguardia. La sera del 18 Luglio, infatti, unica data italiana per entrambi, si esibiranno Kraftwerk e Aphex Twin.

Kraftwerk è il nome della band fondata a Düsseldorf, nel 1970, da Ralf Hütter e Flo-rian Schneider, entrambi allievi di Karlheinz Stockhausen, padre fondatore della musica elettronica, nella sua accezione più pura e pionieristica. Quella, per intenderci, confinata per decenni nei centri di ricerca delle emit-tenti radiofoniche nazionali, unici soggetti disposti ad investire ingenti capitali per que-sta nuova frontiera musicale. I due si avven-turano in sentieri mai percorsi prima, percependo le enormi potenzialità espressive di un mezzo ancora mal compreso e aprendolo alle sonorità più orecchiabili del pop. Il risul-tato è una musica spaziale, robo tica e futuribile che solo al terzo tentativo, con l’album “Autobahn” (1974), desterà l’interesse del grande pub-blico, irrompendo prepotentemente sulla scena musicale. Così tanto da indurre più di un produttore a gettare sul mercato gruppi costruiti ad hoc, sperando di cavalcare l’onda “sperimentalista”, pur restando nel commer-ciale. Alcuni con successo (i Faust ne sono un esempio), altri meno. Ciò che è certo, comun-

Italia wave: a Livorno approdano Kraftwerk e Aphex Twin

que, è che qui si gettano le fondamenta della new wave e di ciò che questa ha partorito: techno, hause, electro-pop (vedi Daft Punk) e, persino, la prima hip hop.

Aphex Twin è il nome d’arte di Richard Davis James, Irlan-dese, classe ’71. I suoi genitori si conoscono in un ospedale psichiatrico e la cosa, se cono-scete il personaggio, è quan-tomeno curiosa perchè, aldilà dei comportamenti manifesti (come il fatto di aver comprato, con i primi soldi guadagnati, un carro armato da parcheggiare

nel giardinetto di casa) la musica di A. T. è semplicemente il rigurgito di una della men-ti più eccentriche che la storia della musica ricordi. A 12 anni, stanco di percuotere i tasti di un pianoforte, si compra un sintetizzatore super-economico, talmente economico che si rompe quasi subito. Allora, il piccolo Richard,

lo smonta, lo studia e ne impara i meccanismi. Gli anni successivi li passa nella sua cameret-ta, a costruire suoni sintetici e a registrare le prime composizioni, raccolte in “Selected Am-bient Works 85-92” e “Selected Ambient Wor-ks Volume II”. Nel ’95 pubblica “I Care Becau-se You Do”, considerata l’opera più completa dell’artista: linee melodiche, orchestrazioni e ritmi che oscillano tra techno e breakbeat, si coagulano in un’unica, inaudita, soluzione. A.P è l’iniziatore di una delle più amorfe e in-definibili forme di espressione sonora: l’IDM (intelligent dance music ) o alternativamente chiamata “techno da salotto”. Una mera eti-chetta, che di fatto comprende elementi dei più disparati generi musicali: dalla breakcore alla techno, dall’ambient alla musica noise, dall’acid house alla musica classica.

Stefano Lascialfari

La musica è arte, cultura. La musica fa’ emozionare, può toccare i nostri sensi. Quante volte rivediamo momenti indi-

menticabili, sentendo la canzone che faceva da sottofondo. E’ protagonista in tutte le bat-taglie e iniziative per la pace, la tolleranza, per la solidarietà. Tanti ragazzi preparatissimi suoneranno per tutta la vita, inseguendo il sogno di poter far sentire i loro pezzi a un pubblico sempre più vasto. Quasi sempre finisce che con il lavoro, la famiglia e altri impegni, il tempo per stu-diare musica e soprattutto i soldi non baste-ranno. Il sogno piano piano svanisce, e dovrai attaccare la chitarra al chiodo. Pensa se uno come Stefano Bollani non avesse avuto l’op-portunità di fare musica, avremmo perso uno dei migliori talenti in Italia. Molti dei fi-nanziamenti pubblici vengono dati alla musi-ca classica, da sempre vista come forma d’arte più “colta”. Tutta la musica di qualità dovrebbe avere un aiuto, dal rock al jazz, dall’elettronica

Una legge per la musicaall’hip-hop. E’ così che la pensano i tanti firmatari della pe-tizione per la proposta di legge regionale per la Musica, www.unaleggeperlamusica.it.“Riconoscere dignità culturale alla musica, an-che a quella popolare contemporanea, signifi-ca non solo contribuire alla crescita del nostro patrimonio artistico, ma anche alla costruzio-ne di tessuto sociale, di legami, di esperienze di socializzazione. Il recupero degli spazi per prove e concerti, la facilitazione dell’acquisto di strumenti musicali e apparecchiature elet-troniche, l’incentivazione della partecipazione dei giovani ai festival attraverso un pacchetto integrato di riduzione delle spese di ingresso, vitto, alloggio e viaggio. Un “Erasmus della musica” che permetta lo scambio e la condi-visione delle esperienze musicali in sostegno alla produzione originale.” Con queste parole Enzo Brogi, primo firmata-rio, vuole promuovere l’iniziativa. Molto so-stegno arriva dai grandi artisti toscani sempre

sensibili nel sociale. Negrita, Jovanotti, Banda-bardò, Piero Pelù, Stefano Bollani, Alessandro Benvenuti e molti altri. La toscana sarebbe la prima regione a sensibilizzare questo aspetto cercando di essere da esempio anche a livello nazionale. C’è bisogno di investire nell’arte e nella cultura perché questa, col tempo, ci ri-pagherà alla grande. Con questa proposta qualcosa si è già mosso. Rumors è un concorso per giovani musicisti e compositori toscani. L’evento sarà organizzato da Toscana musi-che sotto il patrocinio della regione toscana. L’obiettivo sarà sostenere e promuovere la produzione di nuovi talenti emergenti. Un’ottima occasione.

promosso da Regione Toscana e organizzato da Toscana musiche

Francesco Guerri

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1946 - Roma, citt‡ aperta di Roberto Rossellini (Italia)1960 - La dolce vita di Federico Fellini (Italia)1963 - Il Gattopardo di Luchino Visconti (Italia)1976 - Taxi Driver di Martin Scorsese (USA)1979 - Apocalypse Now di Francis Ford Coppola (USA)1980 - Kagemusha di Akira Kurosawa (Giappone)1984 - Paris, Texas di Wim Wenders (Germania)1990 - Cuore selvaggio di David Lynch (USA)1994 - Pulp Fiction di Quentin Tarantino (USA)2000 - Dancer in the Dark di Lars von Trier (Danimarca)2003 - Elephant di Gus Van Sant (USA)

Cannes alla sessantaduesima potenza

Pedro ALMODÓVAR - LOS ABRAZOS ROTOS (Broken Embraces)Andrea ARNOLD - FISH TANKJacques AUDIARD - UN PROPHÈTEMarco BELLOCCHIO – VINCERE Jane CAMPION - BRIGHT STAR Isabel COIXET - MAP OF THE SOUNDS OF TOKYOXavier GIANNOLI - A L’ORIGINEMichael HANEKE - DAS WEISSE BAND (The White Ribbon) Ang LEE - TAKING WOODSTOCK Ken LOACH - LOOKING FOR ERIC LOU Ye - CHUN FENG CHEN ZUI DE YE WAN (Spring Fever)Brillante MENDOZA – KINATAYGaspar NOE - ENTER THE VOID PARKChan-Wook - BAK-JWI (Thirst) Alain RESNAIS - LES HERBES FOLLES Elia SULEIMAN - THE TIME THAT REMAINS Quentin TARANTINO - INGLOURIOUS BASTERDS Johnnie TO – VENGEANCE TSAI Ming-liang - VISAGE (Faces) Lars VON TRIER – ANTICHRIST

Titoli in concorso

SPECIALE CINEMAa cura di: Chiara Morellato ed Edoardo Calamassi

Anche quest’anno si è svolto dal 13 al 24 mag-gio il re dei festival cinematografici. Oltre al vincitore dell’ambita palma, l’austria-co Haneke, con il suo “Nastro bianco”,il cartel-lone si presentava pieno di pellicole audaci ed interessanti. Anche se nato successivamente al Festival di Venezia, Cannes negli anni ha saputo imporsi all’attenzione internazionale come il principale appuntamento per “tastare il polso” alla settima arte.Vera e propria corrazzata con centinaia di ti-

toli in prima visione, imprescindibile punto d’incontro tra le ragioni dei “cinephiles” e quelle dell’industria. Se da un lato abbiamo il concorso principale, dove ogni anno trova posto la créme de la créme del cinema, con gli ovvi corollari di star e “glamour” sulla croi-sette, dall’altro vi è un mondo parallelo fuori dai riflettori,il cosidetto “Marchè” (mercato), in cui, incontrandosi a porte chiuse registi e produttori, si decidono le produzioni da met-tere in cantiere. Proprio per questa sacrilega

unione tra arte e mercato, che lo ha posto al centro delle attenzioni dell’industria cinema-tografica internazionale, Cannes si è imposta anche quest’anno come fattivo laboratorio di idee influenzando attivamente il futuro del ci-nema. A prova tangibile di ciò, alleghiamo nel riquadro sottostante una piccola selezione dei film che hanno vinto e che successivamente hanno fatto la storia.

Il meglio di... ( Albo d’oro)

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agini promozionali e locandine dei film

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Torna dopo qualche anno di pausa il Quentin nazionale, con un pro-getto che da anniteneva nel cassetto.“Inglourious Basterds” rivisitazione del classico, per lui amante del trash all’italiana, “Quel maledetto treno blindato” di Enzo G. Castellari. Qui però niente treni. Soltanto un gruppo di soldati reietti, i cosiddetti“Bastardi”, ebrei americani all’assalto del reich. Seminano terrore dietro alle linee nemiche con il curioso hobby di collezionare gli scalpi nazisti.A comandarli un insolito Brad Pitt baffuto con accanto Eli Roth, regista di Hostel, che oltre ad avere una parte nel film, ne ha pure realizzato un segmento. Da ciò che trapela a Cannes si può scorgere un Tarantino in ottima forma, che dopo un ultimo film sottotono, riparte con un

concentrato di violenza pulp ed ironia pari ai fasti di Kill Bill e Pulp ficton.Ironico e serio allo stesso tempo, con dialoghi deliranti e le musiche dell’amico Mor-ricone, Tarantino sembrereb-be aver conquistato l’enorme pubblico presente alla prima. Con queste premesse le aspettative sono giustamente altissime. Resta però la voce che il regi-sta non abbia calibrato le varie spezie, servendoci un piatto fin troppo indigesto. Rimane quindi da aspettare l’ottobre prossimo per poter giudicare con i nostri occhi. Eventuale pena, lo scalpo.

Inglorious Basterds Q. Tarantino

Vincere, vincere, vincere...In seguito ad una buona accoglienza a Cannes ed entusiastiche recensioni dall’estero,l’ultima pellicola di Marco Bellocchio rilancia inevitabilmente, il cinema nostrano. Il che non guasta davvero. Dopo “Vacanze in Val trebbia” e “Matti da slegare” (esistono davvero!) il decano del nostro cinema torna con un nuovo capitolo sulla storia proibita del novecento.A parte gli scherzi, la pellicola si presenta realmente di grande interes-se, film eminentemente politico, torna sui luoghi poco esplorati delle origini del fascismo e ancor più del suo fondatore.Per Bellocchio il privato è pubblico, niente marce su Roma o camice nere ma ciò che rimane nascosto, all’ombra della “grande Storia”.Un Mussolini ancora giovane e fervente socialista incontra in quel di Trento Ida Dalser.Lei ne farà il suo eroe, dedicandosi alla causa anima e corpo. Scoppia la guerra, 1915, e tutto cambia. Mussolini tornato dal fronte si risposa inaspettatamente con donna Rachele, Ida non può accet-tarlo, l’ostinazione nel rivendicare la sua identità di moglie e madre (la Dalser gli diede infatti un figlio) le varrà l’inimicizia del regime, che per occultare questa testimone scomoda arriverà a dichiarala inferma di mente, togliendole così la libertà. Questa la trama del film, che tra verità acclarate e gossip d’antan, può comunque essere di stimolo per la ricerca storiografica.

Vincere

M Bellocchio

Periodo molto buono al cinema per vampiri & Co.Dopo l’idolatrato Robert Pat-tinson in Twilight, ecco che ar-riva un nuovo vampireggiante protagonista. Qua però è tutta un‘altra storia. Niente amo-ri adolescenziali casti e puri ma solo l’essenza drammatica dell’universo “draculiano”.Religione, peccato, redenzione, questi gli elementi attorno ai quali ruota la storia di un prete, interpretato dal divo coreano Song Kang-ho, trasformatosi accidental-mente in vampiro.Il conflitto tra le nuove pulsioni animali e i principi a cui è devoto lo farà scivolare in una spirale di disperazione che culmi-nerà in una relazione estrema con la moglie di un vecchio amico.Questa in sintesi la trama dell’ultima fatica di Park Chan-wook, la men-te dietro ai cult Old Boy e Lady Vendetta .Le prime dichiarazioni ci danno ragione di pensare ad una pellicola meno pirotecnica del solito e più incentrata sulla psicologia dei perso-naggi e i loro dilemmi interiori. Questo voler dar forma agli elementi più magmatici della propria poetica ha sicuramente aiutato il regista a cui è stato assegnato, ex equo con “Fish Tank” di Andrea Arnold, il Premio della Giuria. Con la critica spaccata a metà, resta da vedere che avranno da dire i cinefili doc.

Thirst P.Chan-wook

Dalla Danimarca Lars von trier riemerge da un periodo di depressione.Antichrist, film grazie al quale sbarca a Cannes, voleva essere il frutto di questo periodo buio. Film horror, caratterizzato da inquietudini e sce-ne che combinano sesso e morbosità in dosi certamente non omeopa-tiche, non è riuscito del tutto a conquistare l’esigente pubblico. Fin dal-la prima scena Von trier assicura, con un piano sequenza di sei minuti a tutto sesso, una pellicola che vuole disturbare, andando oltre ai canoni del genere.Il film si presenta infatti come il più discusso in concorso. Da molti definito addirittura imbarazzante per le carriere di William Defoe e Charlotte Gainsburg (nonostante lei, paradossalmente, abbia vinto il premio per la miglior interpretazione femminile!), sembra essere la maggior debacle di quest’anno.I pochi temerari che lo salvano ne esaltano l’originalità e la capacità di suscitare reazioni. Tutti gli altri si limitano a definirlo risibile al limite del sadomaso.Dopo tali premesse sembra quindi superfluo parlare di trama o effetti speciali.Resta solo da giudicare con i nostri occhi questa pellicola, che si prean-nuncia come una della più discusse della stagione.Alto il livello di guardia.

AntichristL. Von Trier

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Cinema

Jan Svankmajer“Digressioni sulla realtà”

Jan Svankmajer è un regista, pittore, scultore e poeta nato nel 1934 a Praga. Sfortuna-

tamente, i suoi film sono poco conosciuti in Italia, poiché non sono distribuiti né in pellicola, né in dvd, né in videocassetta. Nel 1970 il regista entra nel gruppo surrealista ceco, subendo le con-tinue oppressioni ed il controllo politico fino ad essere interdetto dalla regia sotto diretta richiesta delle autorità nel periodo che va dal 1972 al 1979.

Capovolgere la realtàSvankmajer realizza i suoi film mescolando tecniche diverse, dalla stop-motion all’uso di marionette, dai disegni animati ai montaggi astratti. La visione della realtà viene capovol-ta: gli esseri umani che si comportano come robot vengono rimpiazzati da oggetti inani-mati che conducono lo spettatore in mondi assurdi, inauditi. Le ambientazioni sono quasi sempre cupe e inquietanti (edifici decadenti, rifiuti dell’era industriale), i suoni esasperati, i protagonisti bizzarri. Anche il cibo è una costante dei film del regista, e simboleggia il consumismo sfre-nato.

I suoi filmI suoi film hanno tutti una forte valenza politica e ideologica rappresentata da un estremo simbolismo, anche se i suoi temi preferiti sono l’inconscio e l’infanzia - intesa come il periodo in cui le paure e l’immagina-zione primeggiano sul resto.Il suo primo lungometraggio “Alice” risale al 1988, totale riadattamento del libro di Lewis Carrol. La protagonista è Alice, una fanciulla che a seconda della sostanza ingerita assu-me le sembianze di una piccola bambola di porcellana. Il bianconiglio è un pupazzo di cartapesta che perde continuamente la sab-bia di cui è composto e con cui, a sua volta, si ciba; il brucaliffo viene rappresentato da un calzino con la dentiera che si frammenta in innumerevoli calzini colorati paragonabili a dei serpenti, che entrano ed escono dai buchi del pavimento. Svankmajer propone con Alice una versione claustrofobica e allucinata del film della Walt Disney. E’ risaputo inoltre che il regista, per la realizzazione del film, ha fatto uso di Lsd (sarebbe altrimenti impossibile giu-stificare certe sue visioni).

Ancora più sconvolgente è il film “Faust” del 1994, rilettura dell’opera di Goethe anch’es-sa rivoluzionata dalla genialità di Svankma-jer. Realtà e palcoscenico si scontrano fino

a fondersi l’una con l’altro, proprio come i personaggi di plastilina o come l’uomo e le marionette. Il Faust di Svankmajer è un uomo solitario che dopo essere attirato da una map-pa in un teatro fasullo, si trova immerso in una strana versione del dramma contaminata da attori assassini, marionette diaboliche e bal-lerine moribonde.

Altro film degno di nota è Sileni (2005) ispirato ai racconti di Poe e alla vita del Marchese De Sade, in cui viene messa a confronto (attraver-so la vita all’interno di un manicomio) una so-cietà anarchica, disinibita e anti-clericale, con una dittatoriale, repressa e corrotta.

Saranno l’Lsd, i postumi della Primavera di Praga o l’influenza surrealista ad aver fo-mentato l’immaginazione di Jan Svankmajer, resta il fatto che egli sia uno dei pochi registi capaci di riportarci in un universo remoto, infantile ed elegiaco. Il regista ammalia e stu-pisce l’occhio dello spettatore attraverso ibri-dazioni sempre in bilico tra sanità e follia e lo distoglie dalla realtà in cui annaspano piatte visioni edulcorate, tese a censurare l’immagi-nazione.

Cinzia Puggioni

Immagini tratte dai film di Jan Svankmajer

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Misticismi

L’abbronzatura alla FiorentinaDopo bistecche e schiacciate, anche la calda stagione si firma di Viola

La sentite arrivare l’aria calda d’estate? Sentite anche i primi avvisi su come ri-prendersi la tonicità del corpo, e poterla

sfoggiare senza vergogna sulla spiaggia? Cla-ro! Presto o tardi vi rammenteranno anche come ottenere una tintarella invidiabile, di-cendo che una bella abbronzatura piace a tut-ti averla, ma che per ottenerla bisogna evitare scottature. Potrei continuare elencando i pro-dotti solari più efficaci: crema, olio, latte, gel, spray o, adirittura, mai sentita prima, l’acqua solare. Aggiungerei che una giusta alimenta-zione favorisce la tonalità che più aggrada: albicocche, pesche e carote per una splen-dida doratura; mentre peperoni e pomodori per una più rossina (bizzarra come idea, ma a quanto pare vera e scientificamente testa-ta!). Tra pubblicità sui cereali, sui cibi dietetici per riprendere la linea, sugli esercizi utili per sfoggiare con fierezza la propria tonicità, ve-niamo inondati da una infinità di consigli che danzano in una cascata di definizioni, studi e ricerche sicentifiche apportate sul mercato. Prodotti innovativi che alla fine, si sa, risultano sempre insoddisfacenti. Ma Noi vogliamo le testimonianze della cruda realtà. Così la nostra “esperta” Letizia UV, ci ha fatto dono delle sue poche ma indispensabili perle. A lei che di mare, di estati, di raggi e di casi ne ha viste tante benchè non abbia 80 anni, il tempo ha insegnato comunque qual-cosa. Il mare è la sua seconda casa: a Rosigna-no Marittimo ci dorme ma d’estate, a Casti-glioncello, ci vive!

Mi rammenti il discorso sull’abbronzatura fiorentina?

«Ahahah. Sì, i fiorentini prendono le focate rosse rosse con la maglietta e, a volte, con i calzini.»

Ah, e quindi arriverebbero così malmessi in spiaggia?

«Si. Calzini e infradito però sono più da te-deschi.»

Queste definizioni sono tue rivisitazioni o sono definizioni di tutti?

«Eh, bella domanda! A Castiglioncello usa, quindi direi che è una cosa più di gruppo.

C’è anche il cosiddetto “sole a strisce”.»Sole a strisce? Che intendi?

«Che vengono i fiorentini, magari per un giorno e, pur di prendere il sole, vanno al mare alle 12/13/14- le ore più calde- finen-do così per prendere delle fiammate cla-morose. Poi magari si addormentano e, se l’ombrellone o il lettino li coprono, finisco-no per prendersi il sole a chiazze..»

Ma dove vai di preciso al mare?«Io vado a Quercetano o Castiglioncello, che è tipica meta turistica delle famiglie, ma di questi esempi ne è pieno caletta (?). »

Se tu dovessi dare un consiglio che diresti ai fiorentini?

«Direi che se sono bianchi bianchi, è inutile che riempiano i bambini di protezione tota-le e poi li portano in spiaggia alle 13, quan-do il sole spacca! Il sole scotta lo stesso ma hanno così tanta voglia di mare e di sole che non ce la fanno. Non stiamo parlando di casi particolari che, su 365 giorni l’anno,

hanno una costante ambratura (e no, non è per via della madre, nè del padre) o a chi invesce, ha un repentino cambiamento di pigmentazione (magari dovuta al risveglio della melanina andata in letargo!) nè ovvia-mente a chi, la carnagione scura, ce l’ha di natura.»

I nostri consigliQuesto articolo è indirizzato a tutto il restan-te popolar, fiorentino e non, che col caldo dei raggi tiene poco conto delle conseguenze sulla carnaccia scoperta. Giungono così sulle spiagge con la “razzata alla fiorentina”. Pur-troppo però non siamo su “Donna moderna”, nè tanto meno su “Viver sani e belli”, e le in-dicazioni apportate sono puramente frutto di esperienza vissuta. Pertanto, a seguito di que-sta premessa, ecco 5 punti: - Si chiama crema solare ma, ricordiamocelo se ci dobbiamo proteggere, il sole non c’è solo al mare.- A meno che non si possegga l’armadio di Paperino, evitiamo magliette di uguale taglio, dimensione, forma e linea: eviteremo lo stam-pino della maglietta sulla pelle.- Non fate quelli superiori e ricordatevi, potete esser fighi o meno, ma la pelle umana è la me-desima e medesime sono le conseguenze.- Per chi è ostinato e i consigli li manda a quel paese, c’è il latte autoabbronzante -naturale spray modulabile- da applicare eventualmen-te nelle zone ancora pallide.- Se poi dopo aver fatto i duri senza protezio-ne vi ritrovate rossi come il sole al tramonto, spalmatevi l’olio d’oliva senza sentirvi delle aragoste pronte da grigliare.

Maria Zheng

Illustrazione Di Chiara di Vivona

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Arte

Andy: dal dj set alla pop artEvoluzione di un artista

Intervista

Andrea Fumagalli, meglio conosciuto come Andy, tastierista dei Bluvertigo. Monzese di nascita, classe 1971, pitto-

re e musicista. Lo abbiamo incontrato all’inau-gurazione del So Coffee Florence, dove ha esposto le sue opere e animato la serata con la sua musica.

Ciao Andy, come va?Tutto bene, grazie.Partiamo subito da questo aspetto multi-forme di artista, che abbraccia un po’ tutti i campi dell’arte. C’è un filo che li lega?

«Tutto è connesso, nel senso che faccio nel bene un lavoro di arte poliedrica e nel male un lavoro confuso. Non so mai che lavoro sia. In poche parole sto portando avanti quello che ero da bambino: un casinaro, mangio di creatività.»

Tutte le tue opere nascono nel cosiddetto Flu-on, ci puoi spiegare cos’è?

«Il Flu-on è un capannone industriale nella periferia di Monza, rivisitato e riadattato a laboratorio. Nasce dall’esigenza di essere liberi di esprimersi e gestire i propri spazi. Vedendo la mia realtà lontana da casa, fa-miglia, TV, bambini e vivendo in periferia mi sento libero da distrazioni. Posso accendere lo stereo da 900 watt senza che nessuno mi rompa i coglioni. Diventa un luogo di in-contro con altri artisti, non voglio parlare di energie gratuitamente ma la possibilità di condividere è fondamentale.»

Da dove prendi l’ispirazione per le tue ope-re?

«Dalla Pop art, dal surrealismo, dall’illu-strazione. Nel mio piccolo sto cercando di creare una realtà formata dai ricordi. Molto spesso rappresento i cartoni animati che mi hanno segnato da bambino. Quelli che mi permettevano un’immedesimazione, un

coinvolgimento totale. Può essere che ri-cordi più facilmente un pomeriggio passato a vedere Goldrake, piuttosto che la cena di ieri sera.»

Parlando della tua formazione artistica, ti sei specializzato in grafica pubblicitaria.

«Specializzato è una parolona. Ho studiato da critico d’arte a Monza, poi sono andato all’Accademia delle Arti Applicate di Milano. Ho vissuto il passaggio dal “fatto a mano” al “fatto al computer” ed è stato abbastan-za traumatico. Ora ci ho preso la mano, quando stai bene un’attività alimenta l’al-tra, quando stai male un’attività mangia l’altra.»

E oggi come oggi, che posizione occupano le tue opere?

«Oggi è un caso un po’ anomalo. Ho scelto di essere pluripartecipante all’apertura del So perchè sono diversi dai locali tradizionali. Molto spesso cercano un allestimento fisso, del tipo “allestiscimi il locale per un mese e via”. Con Beatrice e Fabrizio (propietari con Gianni del So, ndr) ci siamo conosciuti a livello “galleristico” tramite Marco Lodo-la. Con loro ho potuto esprimere sia la mia arte pittorica che quella musicale che di-venta un “art,food and drink”: un principio un po’ americano, un po’ spagnolo, ma io credo molto nella realtà del clubbing.»

Passando alla parte musicale, puoi parlarci del progetto Rezophonic?

«É un progetto umanitario creato da Mario Riso con la collaborazione di AMREF. Oltre alla beneficenza, e con AMREF siamo sicuri che avviene davvero non come altre finte associazioni, c’è l’aspetto artistico. Rezo-phonic permette a moltissimi artisti di co-noscersi e collaborare, adesso è in lavora-

zione il secondo album.»Qual’è stata la collaborazione che ti è più ri-masta impressa?

«Ho avuto l’onore di collaborare in un pez-zo di Pino Scotto, una persona con un cuore d’oro. Rock and Roll vero.»

Qual’è la situazione attuale dei Bluvertigo?«C’è un principio creativo in corso, come si svilupperà e quando non mi interessa asso-lutamente. L’hanno scorso abbiamo fatto una tournee, un disco live che si chiama Storytellers per una serata di Mtv ma ades-so non siamo in grado di pianificare. I Blu-vertigo sono una possibilità musicale.»

I rapporti sono sempre stati buoni?«Sono stati altalenanti. Qualche volta devi scendere ad un scontro, non violento, ma un confronto. Prima eravamo più che una famiglia, abbiamo fatto un sacco di cose as-sieme, vivendo assieme 24 ore su 24. Oggi ci vediamo ogni tanto, e spero sempre che sia un momento di preziosità creativa.»

Il panorama musicale di oggi lo segui?Ti in-teressa?

«Sono di natura molto curioso, quindi mi interessa. Per quanto riguarda l’Italia mi piace molto il progetto che hanno svolto i Baustelle e i Dari. Mentre per l’estero direi i White Rose Movement.»

Musicalmente parlando, progetti tuoi futu-ri?

«Ho avuto la fortuna di progettare un duo che presenta un tributo a David Sylvian e Robert Fripp, che sono 2 personaggi molto interessanti musicalmente. Questo proget-to va a unificare l’elettronica,da me pro-grammata con un portatile, un sassofono, sempre io alla voce e un chitarrista.»

Lapo Manni

Marlene Dietrich, opera di Andy

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iotVan

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Sport

A.C. Lebowski: squadra di terza

categoria unica nel suo genere

B (Prima Parte)Backcourt: metà campo in cui una squadra difende.Back Door: smarcamento da dietro. Si effet-tua sull’avversario che anticipa.Ball handling: esercizi per il trattamento di palla utili per migliorare la sensibilità con il pallone.Bank shot: tiro che si effettua con l’aiuto del tabellone.Baseline: linea di fondo campo. Il lato del campo più corto.Bobcats: le Linci sono la franchigia di Char-lotte, la più giovane squadra NBA e la prima ad avere un proprietario di colore. Il nome si basa anche sul gioco di parole voluto dal proprietario che ha inserito parte del suo nome (“Bob”).Box & one: difesa con quattro giocatori a

zona e uno a uomo.Bench players: panchinari. Sono i giocatori che entrano a partita in corso. A differenza del calcio le sostituzioni sono illimitate e un giocatore sostituito può successivamente rientrare in campo. L’apporto di questi gioca-tori è spesso fondamentale per la vittoria di una partita.Bucks: I cervi sono la franchigia di Milwau-kee, i loro anni migliori sono stati i ’70 quan-do con Kareem Abdul-Jabbar (il signor Gancio Cielo) e Oscar Robertson vinsero il loro primo ed unico titolo NBA, nel 1971.Bulls: i Tori. Sono la franchigia di Chicago, squadra NBA nota ai più per essere stati la prima squadra di Sua Areosità Michael Jor-dan, con lui arrivarono i sei titoli della storia della franchigia.Bury: tiro che entra toccando soltanto la

retina, detto anche Swoosh. Avvertenze: Da estrema soddisfazione a chi lo realizza.Big Man: l’uomo di stazza della squadra, in genere gioca come centro ed ha il compito di catturare più rimbalzi possibili. Fondamentale è la sua capacità di farsi valere sotto canestro sia in fase difensiva (stoppate e rimbalzi), che in fase offensiva (punti e rimbalzi offensivi).

Fabio Ferri

Lebowski. Il primo pensiero va certamente al mitico Drugo dei fratelli Coen, un gran bel film. Proprio dal protagonista di quel

film trae il nome una società calcistica molto particolare: l’ A.C. Lebowski.Cosa hanno di tanto speciale? Tutto ciò che il calcio moderno, con i suoi giri miliardari, rinnega e ripudia, cancellando ogni traccia dell’essenza che sta alla base dello sport: il gioco.

La nascita della squadraIl Lebowski nasce da un idea di Marco Bruno e Alberto Giampieri che, nell’estate 2003, de-cidono di fondare una squadra di calcio a 11 e iscriverla al campionato di terza categoria della FIGC.Il progetto era semplice: fondare una squadra di amici, una squadra autofinanziata, che pro-vasse (come dice Bruno) a giustificare nuova-mente la parola “giuoco” accanto a quella di “calcio”.Dopo mille problemi economici, burocratici e logistici l’ A.C. Lebowski prende vita.Ma questa non è l’unica particolarità che con-

traddistingue i grigioneri (colori ufficiali della squadra) dal resto delle società, professioni-stiche e non.Il Lebowski ha al suo seguito un nutrito grup-po di accaniti tifosi, cosa molto rara per una squadra di terza categoria.In primis erano i DRUGATI 2004 LEBOWSKI, un gruppetto di ragazzi che un sabato mattina, saltando la scuola e sfogliando un giornaletto di calcio dilettantistico, notarono un articolo sul Lebowski, ultimo in classifica a 0 punti.L’articolo recitava “ il Lebowski si piega ma non si spezza”, e nel giro di una settimana il grup-petto di ragazzi aumentò numericamente e diventarono veri e propri ultras della squadra.Ma il termine “ultras” qui non ha niente a che vedere con il significato dispregiativo usato dai media (non sempre sbagliando) riferito alle tifoserie dei campionati maggiori.

Gli “ultras” LebowskiI seguaci del Lebowski sono un vero gruppo di amici, a cui piace stare insieme, bere e man-giare in compagnia, seguire la squadra nei più disparati campi delle Toscana, con qualsiasi

condizione atmosferica. Non importa se vin-cono o perdono, se sono primi o ultimi in classifica, l’importante è vedere che i ragazzi in campo e sugli spalti si divertono.Per questo ogni partita, in casa o in trasferta, è un vero e proprio spettacolo, dagli spalti si innalzano cori, sventolano bandiere, sciarpe, vengono accese torce. Tutto per degli amici che giocano in terza categoria.Insieme ai DRUGATI nascono gli URBAN KAOS e la sezione DRUNKS Piazza Fardella. Nel feb-braio 2008 però, i DRUGATI si sciolgono, e nascono coloro che adesso sono a capo della curva Moana Pozzi: gli ULTIMI RIMASTI LE-BOWSKI.A questi ragazzi, atleti e tifosi, va il grandissi-mo merito di vivere una realtà calcistica nel modo più sano e genuino che ci sia. Non ha importanza che si tratti di terza categoria, il calcio è passione.

Lapo Manni

Il glossario del meraviglioso mondo NBA

Immagine dal sito www.aclebowski.com

Il Punto del Lapo

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Rubriche

In viaggio con SchoenFrom London to Dublin

Filippo, 20 anni, studia moda a LondraPaolo, 22 anni, in erasmus a Dublino

Prime impressioni sulla città (gente, vita, al-loggi, prezzi, ecc)

F: Andare a stare a Londra è una scelta di vita più che un semplice spostamento. La vita qui è molto più frenetica di qualsiasi città euro-pea: gli unici tempi morti che puoi avere sono mentre aspetti la metro. Da casa a scuola ci metto 40 minuti, un niente data la concezione del tempo molto diversa che hanno qua. Trovo comunque la cosa interessante, perchè mi dà l’opportunità di incontrare migliaia di persone completamente diverse: i classici inglesi, da quelli super posh ai rozzoni ubriachi, e gente proveniente da tutti gli angoli del mondo. Per quanto riguarda i prezzi sono relativamente alti, ma dopo un po’ che stai qui e trovi un la-voro, te la cavi tranquillamente. Per gli alloggi la questione è un po’ diversa dato che sono ancora molto alti: io pago 700 euro al mese ed è uno dei più convenienti che abbia trovato.

P: A Dublino si respira ancora la tradizionale aria irlandese, sebbene negli ultimi vent’an-

ni sia diventata una vera metropoli europea. Nelle centinaia di pub sparsi per la città scor-rono fiumi di birra, e girando in centro si respi-ra una voglia collettiva di far festa. La gente è amichevole e non c’è quella “freddezza nordi-ca” che pensavo di trovare.Per l’alloggio conviene organizzarsi prima, cercando su uno dei siti appositi (daft.ie): con-corderete coi proprietari il giorno della visita dell’appartamento, oltre che il prezzo dell’af-fitto. Data la grande affluenza di studenti stra-nieri consiglio a tutti di farlo. In secondo luogo, conviene controllare le bacheche in università, gli studenti sono di-sponibili e alla mano, ed è facile fare amicizia guardandosi i Simpson sui divani nella hall. O magari partecipando alle feste Erasmus nelle varie facoltà (non è necessario essere studenti erasmus per parteciparvi), dove si mangia, si beve e dove studenti e professori ballano in-sieme la musica tradizionale irlandese.

Gli irlandesi non brillano in fatto di pulizia e ordine quindi preparatevi.Conviene invece evitare la zona di Dorset Street, vicino al centro, area popolare in cui si aggirano i “nackers”, ragazzi sbandati con cui non tarderete a fare conoscenza: sono uno dei fenomeni della criminalità di strada che sta prendendo molto piede a Dublino. Appe-na fuori dal centro si trovano moltissime aree residenziali tranquille (Drumcondra, Phibsbo-rough, Cabra), raggiungibili anche la notte con il taxi, che in Irlanda è veramente economico. Rimarrete di stucco quando a febbraio vedre-te le “Irish girls doc” girare per i locali della città in top e minigonna senza calze, mentre voi indosserete sciarpa, guanti, cappotto e quant’altro. Probabilmente questa resisten-za deriva dal fatto di avere birra al posto del sangue.

Università, le differenze con l’Italia (lezioni, programma, attività, funzionalità)F: La mia università è di origini italiane (istitu-to Marangoni) e quindi l’ambiente creato è un misto con quello inglese. Le classi sono forma-te da pochi studenti e, come ovunque tranne che in Italia, c’è un’attenzione all’individuo quasi patologica. Io studio moda però, quindi e un po’ diverso. Per quanto riguarda le strut-ture qui sembra di essere in un altro millennio, lavori che in Italia portavo a termine in alcuni mesi (e spendendo parecchi soldi), qui li pre-paro in pochi giorni. Anche le agevolazioni agli studenti per feste, cinema, teatri, metro, bus e quant’altro sono veramente convenienti.

P: Beh che dire, è tutto diverso. è obbligatorio effettuare una registrazione online per i corsi che si intende seguire e una volta effettuata, sulla homepage di ogni studente compare un “timetable” personale. L’Unione Studenti possiede un negozio e in più organizza moltis-sime iniziative, dai gruppi di filosofia alla gin-nastica la mattina, alle escursioni, alle feste. Qui se aspetti fuori dall’ufficio di un professo-re ti puoi accomodare su dei divani e guardare la mail, o leggere riviste, mentre in Italia stai

IL CERCHIO DELLE BESTIE

Introduzione

Oggi la mia musa non mi assiste, non sono ispirato… Dai! Scrivo l’oroscopo.

Ariete(Dal 21 marzo al 20 aprile)Siccome non sapevo cosa scrivere per l’arie-te, ho deciso di rivolgermi alla Francesca, una mia cara amica nata sotto il segno dell’Ariete, che sente in arrivo un periodaccio: apatia, stanchezza, spossatezza. Francesca mi ha co-munque rassicurato che avrà ancora voglia di rockeggiare!

Toro(Dal 21 aprile al 21 maggio)Vincerete una vacanza a Malaga, ma sentirete una strana sensazione entrando in Plaza de Toros.

Gemelli(Dal 22 maggio al 21 giugno)Lo scorso mese sono state eccessive le fortu-

ne che avete ricevuto dagli astri… Sull’Olimpo avete fatto girare le scatole… Nel prossimo mese evitate vacanze in nave e guerre d’amo-re in Turchia.

Cancro(Dal 22 Giugno al 22 Luglio)Amore: comincerete ad uscire con il vostro capo.Lavoro: otterrete una promozione. Aaahhh… Meritocrazia!

Leone(Dal 23 Luglio al 22 Agosto)Guardando i Simpson: Homer in questo mo-mento si dispiace che un cane non possa scri-vere. Beh, anche io…

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Rubriche

Mi fanno girare gli ingranaggi coloro i quali hanno ideato il pia-no di studi per la facoltà di Ingegneria, quelli che pensano che “l’Ingegnere” debba essere un pollo in batteria, senza

il tempo materiale di apprendere concetti, gonfiato e anabolizzato di mille nozioni che si annullano a vicenda. Uno che tutti i giorni si chiede chi cazzo glielo ha fatto fare. In questa maledetta “Università carroz-zone” che ha fatto salire un po’ tutti (e ora più nessuno), in cui a tutti spettano un po’ delle nostre tasse, trasformate in stipendio. E a volte non basta rubare i soldi: per pochi CFU (qualche volta UNO) l’ultimo raccomandato che è riuscito a salire sul carro ti appende per le palle, la sua rivincita. Grazie per aiutarci a coltivare le passioni di quando era-vamo bambini.Mi fa girare gli ingranaggi il fatto che, nel quasi 2010, negare l’olocausto non sia un reato da punire con l’ergastolo in tutti i paesi del mondo: guardiamo inebetiti questi invasati che insultano la memoria della nostra razza, quella umana, inventano fonti e insinuano dubbi (questo solo nei deficienti) difendendo la loro “libertà di parola”. Che strano concetto la Libertà. A volte non basta (o non serve) il disgusto di fronte a queste forme di pensiero: meglio qualche frustata.Mi fanno girare gli ingranaggi tutti quei tifosi, allenatori e liberi pensatori

da bar che creano tensione intorno ad ogni decisione arbitrale sbagliata. Come se la tensione aiutasse qualcuna delle parti in causa. E’ ovvio che girano le palle: ma si può anche sbagliare e si sbaglia più facilmente sotto pressione. Mi fa girare gli ingranaggi quel fallito di Trezeguet, che va a fare il broncio dalle sue parti sperando di farlo di nascosto. Italiani brutti e cattivi, non mi fanno giocare. Ecco adesso giocherai di sicuro. Prova un po’ a testate.Mi fanno girare gli ingranaggi gli operatori Telecom. Ovvio, non propriamente loro: ma non so chi gli dice cosa fare e come, quindi mi incazzo con loro. Ciccio: se io NON ho Telecom come fornitore di qualsiasi cosa tu mi possa proporre, forse è una mia scelta. Ok, magari non so della nuova superofferta, e allora dai, rubami questi 5 minuti. Bene non mi interessa. ECCO: segnatelo e NON CHIAMARE PIU’.

Bastiano

Tutto quello che mi fa girare gli ingranaggi

in piedi in un angusto corridoio, il più delle volte. Nel campus dove studio (Blackrock) ci sono linee colorate differenziate che indicano agli studenti i percorsi da fare per arrivare alle aule. Insomma, è tutto più pratico, comodo, veloce e al servizio dello studente.I divertimenti tipo degli universitari (locali, feste, ritrovi culturali)F: Gli universitari solitamente escono nella zona est in localetti e pub, vanno spesso alle feste in warehouse (vecchi magazzini) abban-donati. Tutte cose relativamente economiche dato che qui i giovani devono davvero badare alle proprie spese. Il Fabric ha perso molto del suo fascino, e anche alcuni quartieri di pelle-grinaggio per i ragazzi, come Camden Town, si sono lasciati andare verso il conformismo inglese purtroppo.

P: In centro è da provare il Porterhouse, dove

si tengono concerti la sera e la birra è prodot-ta artigianalmente. Per mangiare bene consi-glio la Tea Room del Clarence Hotel (trendy e raffinata) e la Gallaghers Boxty House (cucina tradizionale e prezzi medi).Per spendere poco c’è Zaytoon: i kebab sono ottimi e si può scegliere tra una grande varie-tà di carni e condimenti.Se avete intenzione di fare le ore piccole, pro-grammatevi la serata in un nightclub, perché i pubs chiudono alle 23.30. Il Q-Bar (in riva al fiume) è chic e di tendenza, il Coyote Lounge è frequentato dagli studenti Erasmus, Fitzsi-mons fa spesso musica dal vivo, ed il Club M ha tantissime sale per ballare. Dopo esservi ubriacati - è inutile resistere - prendete un sano taxi. Farete un po’ di coda perché nessu-no guida dopo aver bevuto, quindi i taxi sono richiestissimi. Ma le tariffe sono estremamen-te ridotte, se poi dividete la corsa con qualcu-

no spenderete poco più che con l’autobus.

Perché hai scelto di andare in erasmus? E da cosa è stata dettata la scelta del posto? F: Ho scelto Londra per un motivo di sbocco lavorativo ma soprattutto come fonte di ispi-razione e per adottare uno stile di vita molto più creativo, libero e “pazzo”.

P: Dublino è sempre stata in cima alla lista di città che avrei scelto per andare a studiare all’estero; sapevo dell’ottima università che hanno e adoro la musica celtica, oltre che na-turalmente la birra. Volevo imparare l’inglese ma non volevo stare in una città caotica come Londra, e qui in poco più di mezz’ora ho la possibilità di trovarmi nella brughiera o sulle coste, è fantastico.

Giulio Schoen

Vergine(Dal 23 Agosto al 22 Settembre)Farete un massaggio ai piedi della moglie sba-gliata.

Bilancia(23 Settembre e il 22 Ottobre)Verrete condizionati dall’oroscopo di Sorrisi&Canzoni… dunque, visto che vi date alla concorrenza non scriverò niente per voi.

Scorpione(23 Ottobre al 22 Novembre)Cercherete di curare il vostro malumore ali-mentandovi esclusivamente di Sangria. Ci ri-uscirete.

Sagittario(Dal 23 novembre al 21 dicembre)Massimo Moratti vedendovi fare due mal-

destri palleggi con-secutivi rimarrà incantato dalla vo-stra classe e vi farà diventare un gioca-tore dell’Inter.

Capricorno(22 Dicembre e il 20 Gennaio)Quando compariranno l’elefante rosa, il bianconiglio e l’orologiaio matto capirete che quella non era un Ziguli.

Acquario(Dal 21 Gennaio al 19 Febbraio)Trascorrerete notti insonni. Il motivo? Perché mi va... e poi non so più che scrivere.

Pesci(20 Febbraio al 19 Marzo)La risoluta massaia vecchio stampo si rompe-rà di curare i pesci del figlio, così posizionerà la vaschetta di quei simpatici pesciolini inspiega-bilmente vicina al vostro gatto.

Il Vostro Bugiardo di fiducia

(Pub

blic

ità)

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Il Cruciverba(Filiman)

ORIzzONTALI: 1. Marca di dentifrici - 3. Può essere sia empirico che scientifico - 6. Per De Andrè lo sanno fare pure in carcere - 11. Lo è Falcor de La storia infinita - 14. Il Rossellini regista neorealista (iniz) - 15. Ordine presente nel Partendone - 16. Sono segno di malau-gurio - 20. Precede Wan Kenobi - 21. A lui è

dedicato un arco trionfale nel Foro Romano - 23. Stato indipendente dell’Europa con mo-narca assoluto - 25. Ritratto in un dipinto di De Chirico (foto) - 26. Una tra le più antiche fibre vegetali - 27. Fissazioni patologiche - 28. L’associazione degli allenatori di calcio italiani - 29. l’Infante giornalista free lance (iniz.) - 30.

InFortezza 200916 luglio, Motorhead27 luglio, SubsOnica28 luglio, Morgan29 luglio, Daniele Silvestri8 agosto, Easy Star All Stars

Eventi per l’estate

Lucca Summer Festival 2009:Dave Matthews Band, 5 luglioLenny Kravitz, 11 luglioMoby, 25 luglio

In analisi matematica si possono ottenere con il calcolo integrale - 31. Esercito Repubblicano Irlandese - 32. Sistema operativo primitivo - 33. Repubblica Italiana - 34. Liquido giallo-verde che serve a digerire - 36. Tipologia di birra ad alta fermentazione - 38. Il capoluogo di regione più vicino alla Francia, senza conso-nanti - 39. Targa della prima capitale italiana - 40. Ne è piena la Cina.

VERTICALI: 1. Dio degli Inferi - 2. Simbolo del-lo Zirconio - 3. Lo è l’Amanita falloide - 4. Agi-tare, maneggiare, armeggiare - 5. Altro nome del porcile “mangiando” la prima consonante - 6. Lo sono Mussolini e Matteotti - 7. Sulle vecchie auto di Montevarchi - 8. Venditori di angiosperme e gimnosperme - 9. Club calci-stico della ex capitale della Germania Ovest - 10. Eroi senza paura - 12. Un solvente - 13. Azienda storicamente leader nella produzio-ne di flipper - 15. Possono essere a zona - 17. Per Calvino sono di ragno - 18. La fine della capitale polacca - 19. Suono onomatopeico che descrive un forte impatto dal basso ver-so l’alto - 21. Una volta alzato può iniziare il divertimento - 22. Quando il giorno si fa notte - 23. Henry attaccante senegalese - 24. Bianca farina - 29. Aggeggi strani - 31. International Labour Organization - 32. Deve essere fatta prima di iniziare dei lavori di ristrutturazione - 35. Esso sulle sponde del Tamigi - 36. Un poco di wireless - 37. Ettore che sceneggiò La Gran-de Guerra (iniz).

Pistoia Blues 2009Chickenfoot, 3 luglioLauryn Hill, 4 luglioPFM, 5 luglio

Festival:

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Stanchi della solita mensa?

Venite al “Bar Massimo”….…a due passi dal università!!!

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Direttore responsabile: Michele Manzotti

Direttore: Niccolò Seccafieno

Redazione: Andrea Lattanzi, Giuseppe Di Marzo, Giovanni Macca, Mauro Andreani, Giulio Schoen, Fabio Ferri, Bastiano, Lapo Manni, Francesco Guerri, Stefano Lascialfari, Martina Miliani, Maria Zheng, Edoardo Calamassi, Chiara Morellato, Caterina BianchiniGrafica e Impaginazione: Tiziano Berti, Michele Santella e Mattia VegniIllustrazioni: Mattia Vegni, Chiara Di Vivona Un ringraziamento particolare ad Andrea Gherardi per l’aiuto nella realizzazione del sitoIndirizzo e-mail: [email protected] Sito web: www.riotvan.net

Stampa: Polistampa

Tiratura: 2.000 copie in carta ecologica Numero autofinanziato

PostfazioneAfa, caldo e umidità. Con questo estenuante clima, in un asso-lato pomeriggio di maggio, viene partorito il quarto numero di questa rivista. Con gemiti e travagli. Da una settimana, il noccio-lo della redazione lavora estenuamente affinché il lavoro venga pulito, preciso. Utopie. C’è sempre qualcosa, l’imprevisto del Monopoli. Per una carta messa male, cade l’intero castello.

Ultimo numero prima delle vacanze estive, si tirano le somme. Noi ci siamo divertiti. Ci abbiamo perso tempo, ci abbiamo sputato sangue. Ne è valsa la pena. E a voi, che ve ne pare? Siamo tosti, siamo loschi, siamo pesi, siamo lesi, siamo attenti, siam contenti, divertenti, accattivanti, dimagranti o ributtanti...abbiamo pochi elementi per dirlo. Dovete farvi sentire. Perché l’informazione, quella seria, non può essere a senso unico. Ab-biamo bisogno di voi. Scriveteci, insultateci, scherniteci, glorifi-cateci. Quello che vi pare, fatevi sentire. Noi, in questo primo anno, il nostro ce lo abbiamo messo.

Ci rivediamo a settembre, più Riot che mai. Speriamo di ritro-varvi pronti e attenti. Noi lo saremo, e voi?

Lo sapevate che?Nello stesso assolato pomeriggio in cui veniva realizzato il nu-mero 3 di Riot Van, succedevano mille altre cose: le “nazionali” senza filtro conoscevano un impennata delle loro vendite, gra-zie alla dedizione di un protogiornalista in erba; la compilation Top 100 Anni ‘80 entrava prepotentemente nelle case di tutti gli italiani, aggiudicandosi addirittura il disco di platino; incre-dibili esperimenti condotti su un cane carlino portavano alla realizzazione della prima teoria dell’inutilità; la signora Ivana, indomita dattilografa settantaquattrenne, ergeva nel suo giar-dino un altare dove poter venerare Paolo Brosio; infine, le sorti dell’umana stirpe venivano irrimediabilmente segnate dall’as-segnazione dell’ambitissimo Landfill Prize 2009, il premio per le invenzioni più brillanti dell’anno. I primi 3 posti della classifica sono stati occupati da:

-Camaleonte Usb: simpatico animaletto, muove gli occhi, tira fuori la lingua e resta sempre dello stesso colore

-Forchetta motorizzata: è in grado di arrotolare gli spaghetti senza il minimo sforzo

-Rotea cono gelato: prodigio della tecnica, realizzato con mate-riali all’avanguardia, è in grado di far girare un cono gelato.

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