Riot Van #0 - Pulp

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1 Pulp. GENERAZIONE Y BARAK OBAMA LA CRISI ECONOMICA LICIO GELLI LA PRIMA VOLTA DI RIOT VAN anno 1 numero 0 7 Novembre 2008

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Pulp. Generazione Ybarak obamala crisi economicalicio Gellila prima volta di riot van

anno 1 numero 0

7 Novembre 2008

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La “generazione y” e la sua matitaSiamo una generazione anomala. La televisione commerciale ci ha fatto crescere a suon di “Uan” e pubblicità; abbiamo imparato il significato della pa-rola comunicazione da bambini, quando ai nostri nonni pareva una bestemmia; la nostra adolescenza è stata segnata inequivocabilmente da un oggetto prima elitario e oggi d’uso comune, al secolo il cellulare. E poi c’è Internet, la penna Usb, la fotocamera digitale, la De Filippi e il Grande Fratello, che non guarda noi, ma purtroppo siamo noi a guardare lui.Anche per questo, dicevo, siamo una generazione anomala. Non sappiamo fare politica poiché ci hanno insegnato poco di politica; nonostante qualcuno ci riesca, talvolta con spirito di sacrificio e volontà, talvolta con l’unico fine della carriera e del soldo facile. I sociologi ci chiamano “generazione y”, da “Yes!”, caratterizzati da individualismo e spinta personale alla ricchezza. I media ci dipingono ormai come “drogati” (innega-bile), o pericolosi assassini - contate il numero dei servizi spalla ai delitti “alla

Non so se chi vive dall’esterno questi eventi se ne è reso conto; ma nel ‘68 o al tempo della Pantera, un collettivo di Firenze non poteva parlare in video a costo 0 con i ragazzi della Sapienza. Oggi sì, oggi c’è Internet. Siamo il primo movimento studentesco della storia che può tenersi in continuo aggiornamento, agendo sincronicamente, avendo la possibilità concreta di veder sviluppare al suo interno fenomeni di conoscenza diffusa interpersonale. In parole povere, ci possiamo conoscere tutti. E voi pensate che una protesta con queste credenziali possa assomigli-are a qualcosa di precedente? Pensate che questa generazione atomizzata ed infantilizzata non saprà muoversi bene quanto, se non più, di attori sociali precedenti? Potrà avere punti in comune, ma se pensate davvero ciò, siete sulla cattiva strada.Un noto politologo americano, Francis Fukuyama, scrisse nel 1992 “The end of the story and the last man” (non tra-duco), sostenendo che dopo il crollo del socialismo, grazie a tecnologie e processi di emancipazione, la storia aveva termi-nato il suo corso, in un pensiero unico ed in un’unica linea di sviluppo. Intuizione geniale a cui molti credettero.Peccato però, che un ragazzaccio nero, figlio di un Keniota e nato alle Hawaii, sia diventato Presidente degli Stati Uniti, un paese dove fino a cinquant’anni fa si poteva telefonare al Ku Klux Klan e la voce all’altro capo del telefono vi avreb-be risposto: “Si qui è il Klan, mi dica?”. Paese per altro, che non riesce a vincere le due guerre che sta conducendo e che è origine indiscussa della crisi finanziaria globale che tanto ci spaventa. Inoltre, peccato che in Italia profes-sori, studenti, mamme, tecnici, piloti, fantini - perché sì, anche l’ippica è in rivolta, e tra poco anche camionisti e tassisti - stiano montando una protesta sociale che definire trascurabile è follia velleitaristica. Come in altri momenti storici, la società civile si sta svegliando e potrebbe scatenare, democraticamente parlando, cambiamenti inattesi. Infine, peccato che un uomo di nome Licio Gelli, dapprima fascista, poi cervello della P2, si trovi ora a dover co-condurre un pro-gramma televisivo, “Venerabile Italia”, che si prefigge di raccontarci la storia del nostro paese, di una Repubblica Demo-cratica. Sorprendente, discutibile, ma molto, molto affascinante.Anche se un muro cade la storia non si chiude come un libro appena finito, ma prende altre direzioni. E Ne abbiamo sentite di metafore sulla storia. Circolo, linea retta, triangolo...Non so quale sia la migliore fra queste, ma so che tutte e tre presuppongono che la matita non si stacchi mai dal fo-glio e che tracci linee continue. Protofigure iterative che vengono poi tradotte in caratteri sui vari manuali di storia, sociologia, antropologia, psicolo-gia e tante altre. Il sessantotto è sui libri, Bill Gates è sui libri, Obama sarà sui libri e ahimè, anche Licio Gelli è sui libri. Perché? Perché hanno usato e usano la loro matita. Noi, troviamo e usiamo la nostra.

Andrea Lattanzi

Novi Ligure” in cui autorevoli person-aggi alla “Paolo Del Debbio” ci analiz-zano spaventati - oppure ancora, come instancabili consumatori.In tutto questo, c’è chi ha pensato e pensa tutt’oggi, ad una generazione incapace di muoversi, decidere, agire concertativamente. Hanno ben pensato che una generazione che pensa per sè e solo per sè, non avrebbe mai potuto alzare gli occhi, svegliarsi e dar vita a un movimento: pericolosi sì, ma a titolo sin-golare o di gruppi ristretti. Addomesticati da un sistema sociale costruito con l’idea di comprimere al minimo il conflitto, in che modo avremo potuto “ribellarci”?Ma la storia scorre, la società cambia ed inevitabilmente gli uomini cercano l’adattamento. Noi ci siamo adattati a ciò che ci è stato offerto. Fatemelo dire, splendidamente. Sfido qualsiasi dirigente cinquantenne, a fruire di Internet come un “flippato” ventenne, al secondo anno d’università. Ma non è solo una ques-tione di computer. Prendete una sedi-cenne d’oggi; è imbottita fino al midollo di Uomini e Donne, vero, e probabil-mente non arriverà a capire molto di come le cose girano sopra la sua testa. Ma avete presente le competenze, per quanto apparentemente inutili, che ha sviluppato ad una così precoce età per quanto riguarda le pubbliche relazioni o l’universo femminile immediatamente antecedente la sua nascita? Diventerà Nessuno, o forse una Troia da sabato sera. Ma questo non importa, importa che nel sistema a cui è stata socializ-zata si sa muovere come ben pochi in precedenza.Altro esempio. “L’Onda”, così come viene chiamato il primo movimento student-esco del secolo (rendo l’idea meglio se parlo da storico?), si muove tipicamente come un’entità di sinistra: scende in piazza, sforna cartelloni geniali con pennarelli e avanzi di cartone e per la stragrande maggioranza è composto da individui che politicamente non sono certo di destra - e poi dicono che le ap-partenenze sono finite...ma se qualche forzista si fosse davvero preso la bega di leggere, informarsi e ragionare dieci minuti, prima di ascoltare ciò che il suo Capo aveva da dire in merito, lo spettro del movimento sarebbe senz’altro ancor più eterogeneo.Entità di sinistra dicevo. Sì di sinistra, però...Però l’Onda non parla come una sottomarca dell’ex-Pci, comunica con al-tri linguaggi e ragiona in modi differenti. Studio Aperto, ad esempio, ci ricorda ogni giorno, verso le dodici, di come gli slogan del movimento siano per lo più sulle stesse frequenze dei cori da stadio. E ne parla con clamore e scandalo. Ma cosa pretendono? Qualcuno di loro ha mai letto i palinsesti televisivi e notato quanti programmi possono tecnicamente insegnare cori da stadio? Ma non c’è problema. Noi siamo una generazione anomala e ci siamo adattati. Ce li hanno insegnati come potente modalità comu-nicativa e adesso li usiamo, fatemelo dire ancora, splendidamente.Non so se sia un fenomeno psichico, sociale o antropologico. Ma la protesta, laddove necessaria, scatta comunque. E scatta seguendo modalità che dipendono direttamente dal contesto in cui nasce.

crisi economica Parla il docente

la protesta The brightsideInterviste ai protagonisti media e tv Il caso rete4La rinascita di Gelli

l’angolo di bastiano Quello che mi fa girare gli ingranaggi

Le sfide di Obama Il dopo elezioni

musica Recensioni Playlist

l’oroscopo Il cerchio delle Bestieil passatempo

Sommario

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Si è sentito dire più volte che il nostro sistema bancario è più solido, è davvero così?In Italia il sistema dei mutui è molto più

La parola al professore

È un periodo nero per le borse di tutto il mondo. Hanno detto che siamo in crisi. Che l’economia è in crisi.È normale farsi delle domande a riguardo. Luigi Sai, docente di Economia Politica alla Cesare Alfieri risponde alle nostre.

Allora professore, quando la crisi è scoppiata si è sentito parlare molto dei mutui subprime. Di cosa si tratta precisamente?Un mutuo subprime è un mutuo che viene concesso a persone o famiglie che hanno una credibilità non altissima. Persone che possono avere difficoltà a pagare questo mutuo a causa di un reddito troppo basso rispetto alle rate, o che si indebitano in maniera eccessiva. Questi prestiti arrivano a coprire anche il 100% del valore dell’immobile. Il punto è capire perché questo mutuo venga concesso. Anche in Italia funziona così? In Italia non esiste questo meccanismo dei subprime. Da noi a chiedere il mutuo sono persone che già dispongono di alcuni risparmi o comunque sia di un piccolo capitale. Le banche di solito finanziano fino al 50-60 per cento del valore dell’immobile. Negli ultimi tempi anche nel nostro Paese abbiamo assistito al moltiplicarsi di “negozi” che offrono mutui senza chiedere particolari garanzie, ma si tratta dio un piccola parte rispetto al totale dei mutui. E in che modo questi sistema di mutui ad alto rischio ha provocato la crisi?Negli Stati Uniti si è innescato un meccanismo particolare. Un ente, ad esempio una banca, eroga 10 di questi mutui, finanziandoli con il capitale di cui dispone. Per poter erogare altri mutui, la banca dovrebbe quindi aspettare il pagamento delle rate. Con la liberalizzazione dei mercati degli anni ’90 negli Stati Uniti è stata introdotta un’innovazione finanziaria. La banca che ha concesso questi mutui, non ha bisogno di aspettare che i clienti paghino le rate. Impacchetta questi dieci mutui trasformandoli in un obbligazione. Questa obbligazione (o titolo ndr) viene poi collocata sul mercato e venduta in borsa. Così la banca recupera il capitale investito. Queste obbligazioni vanno poi in giro per il sistema finanziario di tutto il mondo. Esattamente non si sa dove siano. Dal 2004 i tassi di interesse sui mutui cominciano ad aumentare, grazie alla politica del “credito facile”, provocando l’aumento delle rate dei. Ovviamente chi già faticava a pagare la rata, si trova così a non poter più ripagare il mutuo. Immaginiamo che uno di questi mutui non possa essere pagato, vada a male”. Questo impedisce di poter stabilire quale sia il prezzo, il valore, dell’obbligazione e il suo titolare è costretto a registrarla sul bilancio come perdita. È come se noi avessimo una scatole con dentro dieci tipi di cibo differenti e uno di questi marcisse. Non resterebbe che buttare via tutta la scatola. Questo è esattamente quello che è successo.

rigido. Tuttavia quello che ha davvero salvato il nostro paese è il fatto di essere entrati nell’Euro. Altrimenti il nostro sistema finanziario a quest’ora sarebbe gambe all’aria.Alla faccia degli Euro-scettici?Alla faccia degli Euro-scetticiParlando di crisi la memoria torna immediatamente al 1929 e a quella crisi. Esistono delle analogie con quella odierna?La crisi del ’29 era una crisi che vedeva il coinvolgimento delle banche che possedevano consistenti pacchetti azionari delle società finanziarie, poiché la legge lo consentiva. Con il crollo della borsa di Wall Street nel ’29 i capitali si sono volatilizzati, esattamente come nel caso delle obbligazioni di cui parlavamo. Ciò che permise di superare la crisi fu il varo del Glass-Stegall Act nel 1933, una legge che regolamentava in maniera molto rigida l’attività bancaria e finanziaria. Secondo il principio della separazione ciascun soggetto poteva svolgere solo una funzione : le casse di risparmio una, le banche di investimento un’altra, i brockers un’altra ancora e così via. Un provvedimento che ovviamente stava stretto a coloro che lavoravano nella finanza, che volevano eliminare parte di questo vincoli. A partire dagli anni ’70 si avvia un processo di deregolamentazione che culminerà nel 1999, con l’abrogazione del Glass-Steagall Act. Inizia così un processo di concentrazione e riorganizzazione del sistema finanziario americano. Troppi centri di controllo, ma nessuno che detenesse il controllo complessivo dei mercati finanziari.Una deregolamentazione che non ha ostacolato la crisi, insomma?Tutt’altro. Io direi che l’ha favorita,da quello che si può capire. L’intero mondo dei derivati non era soggetto a controllo, nell’idea che i mercati si autoregolamentassero. Istituti come

la Lehman Brothers sono privi di un sistema di raccolta accumulano capitale indebitandosi o emettendo BOND e realizzando utili colossali.Lei sta descrivendo processi di lungo periodo. Come è possibile allora che Krugman, Nobel per l’economia, avesse previsto tutto già nel 2001? Se c’era qualcosa nell’aria come è potuto accadere?Perché nessuno ha fatto niente. I governi, o al limite le banche centrali, sarebbero dovute intervenire. Gli utili venivano distribuiti ad una grossa fetta di quelle banche. Il principio che ha prevalso dal punto di vista dell’interesse personale è stato “finché la barca va…”. Dal punto di vista collettivo ci voleva qualcuno che fermasse tutto questo. Le famiglie americane erano troppo indebitate e non riuscivano più a pagare i loro debiti.E l’Europa in tutto questo cosa ha fatto?L’Europa è andata in ordine sparso. Ha capito molto in ritardo ciò che stava succedendo, cullandosi nella convinzione di avere un sistema bancario più sano. Se per certi aspetti è anche vero, il problema è che i mercati finanziari sono talmente interconnessi che quest’idea si è rivelata un illusione.Lei parla al passato. Quindi questa crisi è già finita?No, no. AssolutamenteE cosa vuol dire che andrà a toccare l’economia reale? In che modo lo farà?L’economia reale è già stata toccata. La crisi ha fondamentalmente spaventato la gente. Anche se le condizioni materialmente non sono peggiorate, c’è stato un cambiamento di aspettative nelle persone, le quali non spendono. E se le persone non spendono, l’economia non gira. Tutti stanno tirando i remi in barca.Colpa della finanza creativa, e del profitto a qualsiasi costo?La stupidaggine più grossa che ho sentito è che l’economia reale sia buone e la finanza sia cattiva. Nel mondo capitalistico moderno, come diceva Keynes l’economia monetaria creditizia è fondamentale. Senza la finanza non si va da nessuna parte. Esistono certo anche gli eccessi della finanza, la storia ce li insegna. Qualcuno sostiene addirittura che l’instabilità sia connaturata al sistema finanziario. Il che non è del tutto sbagliato. Basti pensare alle varie crisi degli anni ’80 e ’90. Parlare dei mercati che si autoregolamentano è un po’ assurdo.Si potrebbe in qualche modo ovviare a questa situazione?Innanzitutto si potrebbero legare i tassi di interessi dei mutui, invece che all’Euribor, al tasso di sconto della Bce, che risulta essere più basso. Poi sarebbe senz’altro importante avvicinare la gente ai meccanismi della finanza: io credo che nozioni base di economia e di finanza andrebbero insegnate nelle scuole, a partire dei licei. Servirebbe più istruzione al riguardo.L’elezione di Barak Obama come si colloca in questo scenario? Riuscirà a risollevare l’economia nonostante la mancata risposta da parte delle

Giulio TremontiIllustrazione di Mattia Vegni

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Alan Greenspan davanti al comitato bancario della Camera dei rappresentanti USA.18 novembre 1987, tre settimane dopo il crollo azionario di ottobre.

“... l’abolizione della legge Glass-Steagall rappresenterà un importante beneficio pubblico, coerente con un aumento gestibile del rischio.”

The brightsideBen venga la 133. Una finanziaria – e non una riforma- che pretende di risolvere i decennali problemi strutturali dell’università pubblica italiana, giocandosi la carta del “i baroni devono andarsene”. Si da il caso che i suddetti abbiano contratti di ferro e se ne andranno solo quando scatterà il pensionamento, 133 o no. Certo, c’è il turn over. Ma che senso ha ridurre il numero di assunzioni in un paese che ha un rapporto studente docente [1 ogni 21,4, dati OCSE] tra i più alti d’Europa?Anche la diminuzione del personale tecnico amministrativo presenta delle perplessità: non si fa distinzione tra chi è un buon lavoratore e chi invece non fa niente. La privatizzazione è invece un’agghiacciante profezia che si avvera. Nel lontano 1951, Calamandrei mise in guardia i cittadini sulle sorti della pubblica istruzione con un’accurata descrizione di come un partito dominante avrebbe potuto avvantaggiare le scuole private. La ricerca probabilmente sarà finalizzata al rendimento economico, quella di base (grazie alla quale è stato ideato, per esempio, il sistema booleano, che ha permesso lo sviluppo dei sistemi informatici, oggi indispensabili) scomparirà. Ben venga la 133.

La maggior parte degli universitari si sono mobilitati per opporsi a questa legge. In tutta Italia, da Trieste a Catania, sono almeno 29 gli atenei occupati od autogestiti. Un movimento studentesco di queste proporzioni, in Italia, non si vedeva da parecchio. Ben organizzato, trasversale(a tratti) e con un obbiettivo ben preciso: fermare la 133. Gli studenti sono informati e sanno informare. Hanno dalla loro i ricercatori, i precari dell’università e parte del corpo docente. Benedetta 133.

La protesta pare non avere sosta ne riposo. Da più di un mese gli studenti stanno analizzando la legge, le possibili vie istituzionali (referendum ecc) per poterla contrastare, i bilanci dei rispettivi atenei. Fanno informazione ad ogni livello: lezioni in piazza, assemblee cittadine,volantinaggio, sfruttano il web ed utilizzano social network come Facebook e Myspace. Si procurano visibilità: blocchi del traffico, flash mobs, celebrano funerali dell’università pubblica, organizzano cortei molto partecipati. I media a volte li snobbano a volte se ne interessano, a seconda del bisogno. Sono una notizia, come tante altre. In genere tentano di dargli un nome, un’appartenenza di qualche tipo. L’uomo teme da sempre ciò a cui non può o non sa dare un nome. Favolosa 133.

Ci sono stati casi di violenza tra studenti, scontri. Uno fra tutti quello di piazza Navona avvenuto il 29 Ottobre, molto emblematico. Consiglio caldamente di vedere i video su Youtube. Il particolare più inquietante , a mio avviso, è il tempo di reazione della polizia. È intervenuta solo quando il gruppo di provocatori è stato soverchiato dagli universitari

accorsi in difesa dei liceali, che erano stati caricati con armi di vario genere. Le forze dell’ordine hanno fatto cordone ed isolato il blocco, salvandolo da una (meritata, questo lasciatemelo dire) rappresaglia. Un poliziotto mostra confidenza verso il capo dei “picchiatori con mazza”, lo chiama per nome “via Francesco, vai via” il quale ripete flemmaticamente: “sono i miei ragazzi questi, stanno tutti con me”. Qualche ferito-uno in maniera grave- nelle file dei manifestanti. Quelli veramente interessati alla protesta, non quelli che partecipano con mazza alla mano. Si sono presentati così al corteo pacifico, con mazze e formazioni paramilitari.La polizia dovrebbe proteggere i primi, non i secondi. Qualcosa non va. Grazie 133.

In America è stato eletto un presidente nero, il primo della storia. Noi purtroppo non abbiamo – e non avremo mai – una cosa del genere. Qua i politici sono gli stessi da sempre. Gli stessi nomi da una vita. Il cambiamento ce lo dobbiamo fare da soli: abbiamo già fatto il primo passo. Unirci. L’8 novembre si terrà a Firenze (polo scientifico di viale Morgagni)uno dei primi incontri nazionali del movimento e il 15-16 l’assemblea Nazionale alla Sapienza. C’è un potenziale d’azione titanico.Abbiamo avuto la prima piccola vittoria: il governo ha fatto un passo indietro. Si ridiscutono tagli e turn over.

La 133 non è solo una tragica finanziaria. È anche un ottimo punto da dove partire. É la scintilla che mancava. Perchè dedicare questo potenziale ad un sola legge? Purtroppo sono tante, troppe, le cose che non vanno in questo Paese. Lo sappiamo tutti e continuiamo a ripetercelo da sempre. C’è chi ormai le considera immutabili, chi le ignora perché sennò ci sta male, “chi ruba e chi lotta”. Questa mobilitazione non potrà essere così viva e massiccia per sempre. Muoviamoci adesso, affrontiamo i veri problemi. Condannati in parlamento, persone attaccate alla poltrona politica come polipi e quindi troppo occupati a fare in modo di rimanerci per ascoltare realmente i bisogni dei cittadini, censura, un’opposizione reticente nel contrastare il Suo (Piazzista di Arcore, soleva defirlo così I. Montanelli) conflitto d’interessi, corruzione anche nella sanità e potrei andare avanti a lungo. Il tutto condito dagli stipendi più alti d’Europa.

Alziamo il tiro, it’s time to change.

Niccolò Seccafieno

borse?In realtà le borse in questo periodo sono molto confuse, non sanno neanche loro dove stanno andando. Bisogna vedere cosa riuscirà a fare Obama una volta che sarà finita l’inadeguata gestione di Bush. L’elezione di Obama può rappresentare di sicuro una speranza di ripresa per gli Stati Uniti, soprattutto grazie al grande margine di cui dispone al Congresso. Resta comunque da considerare il rischio di una crisi del mercato delle carte di creditoSi è detto che la ripresa dell’economia inizierà non prima del 2010 e non dopo il 2012. Le sembra una previsione realistica?In questo momento credo non si possano fare previsioni. Tutte quelle fatte finora sono state smentite. Fare calcoli di questo tipo è un esercizio sterile, sono in ballo variabili troppo complicate. Se la Cina, che finora è sembrata reggere alla crisi dovesse cedere, cambierebbe di nuovo tutto. Non dimentichiamo che buona parte delle ricchezze cinesi sono investite in America.Bene professore,noi la ringraziamo per la chiarezza della spiegazione, la salutiamo, e incrociamo le dita.Spero di esservi stato d’aiuto.

Mauro Andreani

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LISTA APERTAPer la prima abbiamo sentito il Senatore Accademico Davide Cristofor (Lista ap-erta)i e per SdL Paolo Gandola, uno dei coordinatori della lista per Novoli.

Davide Cristofor per Lista Aperta

Spiegaci brevemente la posizione di Lista Aperta nei confronti della 133.

Fin da luglio, da quando la questione è spuntata fuori, abbiamo dato questo giudizio: il mondo universitario è in crisi economica e non solo. Una riforma, cioè un provvedimento, come la 133 non può avere una valenza così generale ed im-precisa, ma soprattutto non può passare per tagli così ingenti. Sarebbe meglio prima andare verso una normalizzazione delle gravi situazioni economiche dei diversi atenei ed un aumento dei fondi di finanziamento ordinari. Anche qualora i

tagli potessero essere accettati, in virtù di una situazione economica non facile, noi contestiamo il modo in cui sono stati fatti.

Ma cosa avete fatto per manifestare il vostro dissenso?

Abbiamo partecipato ai senati congi-unti dei tre atenei toscani, appoggiando quelle mozioni che contestavano la 133, lanciando proposte alternative. Gli unici interlocutori del Governo però, al momento, sono i rettori, perchè gli unici riconosciuti. Il rettore dell’università di Firenze, Augusto Marinelli, sta provando a riproporre il piano approvato dal gov-erno Prodi, cioè mantenere il turn over al 20% e attraverso le conseguenti risorse liberate dall’ateneo fiorentino cercare di risanare il bilancio.

Le politiche di Marinelli in fatto di bilancio non sono le più adeguate, l’Università degli Studi è a rischio commissariamento, con un buco di bilancio fra i 30 e i 50 milioni di euro. Non avete pensato ad altre forme di azione? Spesso Lista Aperta pare troppo accondiscendente.

Non pensiamo che salvare un pubblico servizio possa passare per un blocco del servizio stesso. Riteniamo che la logica del muro contro muro favorisca solo il ministero, per quanto concordiamo e facciamo nostre le ragioni di chi invece preferisce altre modalità strategiche ris-petto al dialogo, che per noi però resta centrale.

Voi siete la seconda lista d’ateneo. Studenti di Sinistra è la prima. Dia-logare anzitutto fra di voi, in una situazione drammatica come quella attuale, potrebbe essere solo che un vantaggio, sia in termini num-erici che qualitativi. Vi siete parlati? Avete cercato un accordo? Se non con loro con che altri soggetti?

Purtroppo non riteniamo adatte le loro modalità di protesta, trovare un’intesa è molto difficile. E’ evidente che a poco servono, se non a riscaldare il clima. L’unico che parla e può parlare con la Gelmini è il rettore, perciò giocarci la sua collaborazione ci sembra deletereo.

E di fronte alla possibilità della tras-formazione in fondazioni private? Il rischio di veder cancellati corsi che ai “grandi investitori” possono non interessare è alto. La c.d. Università di eccellenza, tanto decantata dal Ministro Gelmini, deve passare nec-essariamente per questo?

Anzitutto bisognerebbe capire cosa intendono per eccellenza. Comunque la realtà dell’università italiana è critica e così non può assolutamente essere man-tenuta; però è anche vero che l’art. 16 del d.l. 112 (quello che tratta della pos-sibilità di trasformazione in fondazione ndr) è generico. Bisognerebbe lavorare di più e meglio sull’autonomia finanziaria e su tutte quelle cose che la legge non specifica.

‘‘Questa dell’ universi-tà deve e vuole essere una protesta di tutti’’ - così Olivia Bruno, dell’Assemblea

di Novoli

Novoli – E’ mattina presto al Polo delle Scienze Sociali, che si inizia a riempire di tecnici, studenti e professori. Qui, in un luogo dove comunque una certa distanza dalle tematiche legate ai problemi degli studenti è fenomeno noto, l’Assemblea di Novoli occupa l’edificio D5 – perciò la Facoltà di Scienze Politiche – dal 15 ot-tobre. Per cercare di capire gli immediati orientamenti della protesta e a cosa è arrivata (e non arrivata), abbiamo inter-vistato Olivia Bruno, una delle principali esponenti dell’Assemblea, e consigliere di Facoltà ad Economia.

Olivia, l'occupazione si avvicina al suo mese di vita. Parliamo di risul-tati, il rinvio del decreto e la sua trasformazione in disegno di legge, cosa rappresenta per voi?

Per ora non molto. E' un rinvio e la mag-gioranza è forte. Vogliono far sgonfiare il movimento.

Quindi un effetto placebo o qualco-sa di simile per calmare l'aria. Dove vuole arrivare quindi il movimento?

Il movimento vuole arrivare il più avanti possibile nella protesta contro questa legge: il suo ritiro. Ma vuole di più, vuole una riforma dell'università seria, una nuova università.

Ma parliamo dell'occupazione del d5. Avete scelto questa modalità di azione per avere uno spazio fisico di lavoro e avvicinare gente. A che cosa siete arrivati? Cosa avete pro-dotto? E fra studenti e professori, ne siete riusciti a captare qualcuno?

Il lavoro delle commissioni è intenso e lo studio della legge è altrettanto impe-gnato. Stiamo organizzando attività di informazione alternative sulla protesta, tra cui una maratona di lezioni nostop per 24 ore. E poi c'è la manifestazione del 14 novembre universitaria a Roma.

E per quanto riguarda l'autoreferen-zialità? Non c'è il rischio di parlare a se stessi chiusi in un edificio?

Assolutamente no. Le iniziative per la città lo dimostrano.

Ed invece tornando al dialogo inter-no, se così lo si può definire: qual è la vostra situazione con i docenti? In parole povere, sono vostri alleati?

Se per docenti intendiamo i ricerca-tori che fanno lezione sì. Sono in una situazione alquanto critica. Invece per associati e ordinari la situazione è diver-sa. Non abbiamo ricevuto, a parte un sostegno essenzialmente formale, molti aiuti. Cioè, molti fanno lezioni in piazza e

si informano anche al dettaglio, di come l'occupazione va avanti. Ma la riforma li tocca poco e generalmente finché a loro non viene messa mano al portafogli, e c'è una legge nazionale che lo rende più complicato, loro non si interessano.

Beh...I media vi hanno trattato come foste un fenomeno di costume e laddove possono vi ostacolano; il rapporto con i docenti c'è e non c'è. Vi servirà un appoggio esterno?

Se vuoi arrivare a Veltroni (ride...) ti dico già di no. Il movimento è bene resti autonomo. E poi, anche se certe affer-mazioni di Veltroni possono far piacere, resta il fatto che da tutto ciò che dice lui cerca un ritorno, quindi è preferibile non assoggettarsi a nessuno.

Non mi riferivo necessariamente ai partiti...

Allora, se ti riferivi alla società in genera-le, ti rispondo che l'Italia è un paese che sta andando verso una protesta gene-rale, nel senso che la situazione sta tal-mente degenerando in tutti i settori, che prima o poi anche tante altre categorie di lavoratori saranno colpite dai prov-vedimenti di questo governo e allora di alleati esterni ne avremo. Ma già questa dell'università deve e vuole essere una protesta di tutti.

Concludiamo con una battuta. Ti piace il nome “Onda”?

No, fa pietà...(ride...)

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FORZA ITALIA

Qual è la posizione di Studenti per le Libertà sulla legge 133?

Partirei col riferirmi alle altre liste studentesche, perchè ci preme sotto-lineare alcune cose. Anzitutto sul taglio dei fondi pubblici, il quale è in realtà un ridimensionamento generale del fondo di finanziamento ordinario (FFO) (c’è dif-ferenza? n.d.r.). Per quanto riguarda la trasformazione in fondazioni, non ci pare assolutamente un problema, nel senso che ciò significa un maggiore collega-mento fra università e privati, cioè fra mondo del lavoro ed università, la quale dovrebbe essere un centro di Paolo Gandola (dx o sx) per Studenti per le Libertà

eccellenza, funzione per cui è nata. In più l’idea è quella di creare un fondo di finanziamento complementare e non alternativo, come riportato nella stessa legge, che ribadisce il carattere no profit di tali fondazioni. La fondazione è un investimento di capitale umano, come già avviene con i finanziamenti pubblici: faccio l’esempio della Roche, che se volesse finanziare la facoltà di Farmacia di Firenze, lo potrebbe fare senza creare i problemi di privatizzazione dagli altri sollevati.

Hai portato giustamente l’esempio

per davvero in questo caso?

Ma su quale base dovrebbero aumen-tare le tasse? La legge parla chiaro: il

tetto del 20% dei finanziamenti non può essere toccato e non verrà toccato. Non è assolutamente vero che si creerà un paese di ignoranti; gli ignoranti non si creano perchè l’università sarà meri-tocratica. Meritocrazia significa anche razionalizzare le risorse verso quegli atenei più virtuosi, che sfornano lau-reati validi che possono trovare lavoro in breve tempo.

Questione turnover. Il rapporto di un’assunzione ogni cinque pensiona-menti come è visto da Studenti per le Libertà?

E’ una necessità. Ad esempio l’università di Firenze spende il 99,4% del FFO per pagare gli insegnanti, ed anche con gli insegnanti la meritocrazia si rivela indispensabile. Quindi l’idea del ridimen-sionamento del corpo docenti si rivela, da un punto di vista dell’economicità, una scelta giusta.

Il problema è che ci sono centinaia di ricercatori che tengono corsi gra-tuitamente o quasi che non saranno riassunti...quindi, tre aggettivi per la 133?

Utile, necessaria e innovativa.

Andrea Lattanzi

Non mi sono spiegato bene. L’università come luogo d’eccellenza è interpretata come puramente mer-itocratica in funzione del rendimento di insegnanti e studenti. E’ così sem-plice trasformare un luogo per molti aspetti baronale in un luogo dove i docenti sono scelti per merito?

Di fatti la questione è molto più comp-lessa di come la legge la pone. Solo con una profondà riforma dello status quo si può pensare ad un insegnamento meri-tocratico.

Certo che se anche in periodi di minore intensità politica si potrebbe premere di più per questo... Si parla spesso di un possibile aumento delle tasse in virtù della trasformazione in fondazioni private. Lista Aperta come sente la questione?

Qui è molto difficile esprimersi, perchè appunto potrà avvenire come no e la legge si presenta come troppo generica per poter prevedere cosa accadrà. Se dovesse avvenire, potrebbe anche essere accettabile se proporzionato ad un diritto allo studio molto forte, garantendo a tutti il diritto di potersi iscrivere.

Concludiamo con tre aggettivi per descrivere la 133.

Inutile, non chiara e drammatica.

della Roche, una multinazionale impegnata in un settore molto spe-cialistico come quello farmaceutico. Non pensi che i finanziamenti che contano, quelli dei grandi privati, saranno indirizzati a solo a certi tipi di corsi (industrie dell’auto-facoltà ingegneristiche per es.) causando la chiusura di altri che non hanno una immediata spendibilità sul mercato, come un ipotetico corso di scrittura creativa?

Assolutamente no. Perchè il fondo è complementare e laddove si potrà, si dirotteranno i finanziamenti pubblici sugli altri corsi.

Beh, i fondi pubblici subiranno co-munque un forte taglio con questa legge, vedremo. A proposito, questi 1,5 mld di fondi in meno, pensi de-rivino da una stima ottima?

Certo, è una stima oggettiva che ha portato ad una progressività delle decurtazioni. Questo permette, in caso ad esempio di un extragettito, di poterli integrare e limitare.

Parlando quindi di fantascuola... Non pensi che l’università di “eccellenza” di cui parlate debba prevedere alle sue spalle una scuola superiore più robusta, e non l’attuale diplomificio, in modo che un domani se io non potessi avere accesso al mondo ac-cademico, potrei cavarmela comu-nque con un diploma? La linea della Gelmini sulle scuole superiori non va assolutamente in questa direzione.

Preferirei rimanere sull’ambito univer-sitario, perchè i licei sono definitiva-mente diplomifici, come dici tu, e anche l’università si sta avviando ad essere un laureificio. Ed anche guardando un tipo di manifesti come questi (mostra un volantino di Sinistra Universitaria ndr) dove c’è scritto “per un’università pub-blica, laica e di massa”, pubblica e laica va bene, ma di massa no. L’università è nata come centro di eccellenza, però non deve essere per forza di cose di massa, perchè non ci devono andare tutti, ma solo chi lo merita. La Costituzione dice che tutti hanno diritto ad arrivare ai più alti gradi di formazione, quindi anche il figlio d’operaio se meritevole deve poter andare lì, ma questo non significa di massa, questo significa meritocrazia. L’università di massa, derivante dal ‘68, cioè tutti dentro tutti laureati non deve esistere. Anziché mille coglioni se noi avessimo cento laureati in gamba, le cose andrebbero meglio.

Posizione filogovernativa.

No, filopersonale.

Il diritto di iscriversi all’università penso sia questione universalmente accettata, sta scritto nell’articolo 34 della Costituzione. Le tasse d’iscrizione con la 133, potrebbero aumentare e, con meno fondi a dis-posizione, le borse di studio saltare. Il diritto sarebbe violato. Non si formerebbe un paese di ignoranti

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Rete 4 - Europa 7: il prezzo della democrazia Qualche tempo fa si è sentito parlare os-sessivamente della necessità di «salvare Rete4», come se la terza rete Mediaset avesse subito un sopruso. Esiste davvero questo sopruso? Anche se menzioni-amo il nome di Francesco Di Stefano? Francesco Di Stefano è un imprenditore televisivo, al quale spetterebbero legit-timamente le frequenze al momento utilizzate -illegalmente- da Rete4. La sua società, Centro Europa 7, ha un piano produttivo da non sottovalutare: strutture per 20000 metri quadri, una library di 3000 ore di programmazione, otto studi di registrazione per un’attività produttiva che richiede in partenza circa 700 dipendenti. Centro Europa 7 attende da 14 anni che vengano rese operative dal Parlamento e dal Governo le deci-sioni della Corte Costituzionale, del TAR e del Consiglio di Stato, che prevedono l’assegnazione di due reti nazionali via etere (invece di una) alla società di Di Stefano e di altrettante a Mediaset (invece di tre). Il caso risulta ancora più clamoroso se si tiene in considerazione il totale silenzio dei mass media e del mondo politico sulla vicenda. Si è sentito anzi parlare insistentemente della neces-sità di «salvare Rete4», come se la rete di Feyles fosse vittima di un'ingiusta condanna. In particolare, la propaganda di Forza Italia e di Mediaset ha utilizzato un argomento certamente efficace - i posti di lavoro in pericolo per i dipenden-ti di R4 - strumentalizzando un problema serissimo, rispetto al quale nessuno si può mostrare insensibile. Di fatto, dietro questa mitragliata di informazioni dema-gogiche, l’armata Berlusconi ha nascosto le proprie manchevolezze. Parlare di posti di lavoro in pericolo a causa della mancata firma di Ciampi serve soprattut-to a nascondere una storia vergognosa: quella che segue.Come è ormai discretamente noto, nonostante la “timidezza” dei mass media italiani su questo argomento, nel 1994 la Corte Costituzionale - cioè non un partito politico, non le piazze assa-tanate.. e nemmeno gli anarco-insurr-ezionalisti - aveva stabilito qualcosa di importante e preciso a proposito della

difesa del pluralismo informativo: nessun soggetto privato può detenere tre reti televisive nazionali (sentenza 420). La Consulta segnalava al Parlamento l’anomalia del sistema radio-televisivo italiano, indicando l’agosto 1996 come termine per la sua soluzione definitiva. Due anni dopo, tale termine scadeva senza particolare imbarazzo da parte della nostra classe politica, compresa una “sonnecchiante” sinistra istituzion-ale. Nel 1997 la legge Maccanico offre un salvagente temporaneo alla terza rete Mediaset, R4, prorogando questa situazione anomala. Nel 1999 il Governo D’Alema decide di affrontare la questione indicendo una gara d’appalto per la con-cessione delle reti nazionali. A sorpresa compare dal nulla l’imprenditore Fran-cesco Di Stefano che, in possesso di tutti i requisiti finanziari e organizzativi, è di fatto il vincitore della gara per la conces-sione di due reti nazionali, una delle quali proprio a scapito di R4. Inutile dire che Di Stefano, proprietario del canale Europa 7, viene ostacolato in ogni modo. R4 continua a trasmettere usurpando le frequenze di Europa7, mentre Di Stefano vince i ricorsi presentati al TAR e al Con-siglio di Stato. Coperta dal più assoluto e vergognoso silenzio mediatico, la vi-cenda è completamente sconosciuta alla quasi totalità della popolazione italiana.Nel novembre 2002, di fronte al prolun-garsi della situazione di illegalità, intervi-ene nuovamente la Corte Costituzionale, che con la sentenza 466-2002, spedisce Rete4 sul satellite a partire dal gennaio 2004, non per cancellare una voce dal panorama informativo ma per restituire un posto al legittimo proprietario, cioè ad un’azienda che pur avendo delle strutture produttive e dei dipendenti - occupandosi quindi della voce «spese» - non è stata finora messa nelle condizioni di svolgere la propria attività - azzerando la voce «introiti». Illegalmente. Anche quelli di Centro Europa 7 sono posti di lavoro, o no? Sono stati fatti degli investimenti, o no? Sono arrivate - già da anni - sentenze dei più alti organi giuridici dello Stato, o no? Il gruppo dirigente Forza Italia-Mediaset conosce-va benissimo tutto questo. Invece di rispettare la legge ha preferito fare finta di niente. Adesso minaccia licenziamenti scaricandone la responsabilità sull’ex Presidente della Repubblica, che allora presiedeva il Consiglio di Stato e che fino a quel punto si era peraltro dimostrato fin troppo tollerante con la maggioranza di centrodestra e il Governo Berlusconi (cito a caso la legge Calderoli, dall’autore medesimo definita una porcata, promul-gata a imminenti elezioni).Evidentemente il Cavaliere pensava di risolvere tutto con l’ennesima legge-bar-zelletta (la Gasparri) che ha introdotto il digitale terrestre, che tanto per cambi-are finisce per produrre nuove entrate ad altre emittenti, ma soprattutto al digitale Mediaset Premium. Non solo, ma un esponente di Forza Italia, Romani, afferma che, con l'avvento del digitale terrestre, non è più il caso che R4 vada sul satellite e che quindi la legittima richiesta di Europa7, alla quale spettano di diritto le frequenze per essersele ag-giudicate, non avrebbe più alcun senso. Il 12 ottobre 2006 il Governo Prodi ap-

prova il disegno di legge Gentiloni che, non solo non risolve il problema Europa 7, ma non ne riconosce nemmeno i diritti e non rispetta la sentenza della Corte Costituzionale. Il 30 novembre 2006 di fronte alla Corte di Giustizia Europea, il Governo Prodi, tramite l’avvocatura dello Stato, fa propria la posizione del Governo Berlusconi e difende addirittura la legge Gasparri. Ben quattro Governi, quindi, non hanno voluto e non vogli-ono riconoscere ad Europa 7 il diritto a trasmettere. Il 19 luglio 2007 di nuovo la Commis-sione Europea DG Concorrenza dichiara l’infrazione dell’Italia a causa della legge Gasparri e denuncia che quest’ultima ha avvantaggiato Rete4 a danno di Europa 7. La Commissione dà un termine di due mesi al Governo Prodi per provvedere.Il 31 gennaio 2008 la Corte di Giustizia Europea stabilisce che i regimi transitori susseguitisi con la legge Maccanico, il decreto legge “salvaRetequattro” e la legge Gasparri non rispettano le direttive europee e che, quindi, il lungo periodo transitorio di cui ha beneficiato R4 è ille-gittimo e riconosce ad Europa 7 il diritto ad avere le frequenze per trasmettere.Ma a volte si può raggiungere livelli altissimi, strappalacrime direi, come quando Forza Italia Mediaset ci ricorda che sarebbero a rischio mille posti di lavoro. Ma siamo sicuri? Ma quanti sono i dipendenti di Rete4 che perderebbero il posto di lavoro se la rete andasse sul satellite? Mille secondo il presidente del Consiglio, proprietario di Mediaset. Al-meno 700 secondo Emilio Fede, direttore del Tg4. In realta’, i dipendenti di Rete4 nemmeno esistono! Tecnici e ammin-istrativi sono assunti dalle due societa’ di produzione, Rti e Videotime, che lavorano per tutti e tre i canali Mediaset. I dipendenti sono quindi “splittati” sec-ondo l’organizzazione del lavoro orizzon-tale e per funzioni, non verticale e per canali. Anche considerando le ore-lavoro, non si parla di piu’ di 70 dipendenti "a rischio". Per paradosso la conferma ar-riva anche dai sindacati: “nessun allarme occupazione se Rete4 “volasse” sul satellite”.Certamente potremmo desintonizzare rete 4, o che so, ricordare ai giornali che la colonnina dei programmi al numero 4 è un’usurpazione di frequenze.Pensate a come sarebbe bello vedere, in quarta colonna, l'elenco dei programmi di Europa 7. O, in alternativa, una col-onna "oscurata"... Infine il piatto forte per il cittadino perché ovviamente, non è solo un fatto di zapping o di scelta “politica”. Si tratta di un’evasione sistematica della legge anche a livello europeo. La Corte di Giustizia Europea infatti ha condannato l'Italia a una multa di circa 130 milioni di euro all'anno verso l'Italia per non aver ceduto le frequenze utilizzate da rete 4 ad europa 7. Significa che, per comodo di qualcuno, noi tutti stiamo pagando 350000 euro al giorno.

Ma, si sa,questo è il prezzo che gli ital-iani devono pagare per avere e vivere un paese democratico..

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Il Maestro Venerabile della loggia mas-sonica Propaganda 2 (p2) Licio Gelli è noto in tutta Italia per lo scandalo scop-piato negli anni ottanta. La P2 control-lava segretamente la vita economico-po-litica dell’italia e aveva tra i suoi membri iscritti nomi illustri ( Silvio Berlusconi - tessera n°1816, Fabrizio Cicchitto - tes-sera n° 945, Maurizio Costanzo – n°626 per citarne alcuni) e grandi esponenti della guardia di finanza, dei carabinieri e dell’economia.Questo scandalo scoppiava negli anni ot-tanta, come già detto, all’epoca era sulla bocca di tutti e chiunque ne parlava con grande disappunto.Venti anni sono bastati per dimenticare tutto. Solo vent’anni ed ecco di nuovo rispuntare il nome del Venerabile.Ma stavolta non in veste di capo supre-mo massonico, di conduttore e poeta.Odeon tv e l’autrice Licia Leonessi hanno ideato un programma “venerabile” (il nome e la grafica dicono già tutto) nel quale si trac-cia una linea storica dell’Italia

dal dopoguerra agli anni ot-tanta.Il programma andrà in onda da lunedì 10 novem-bre e sarà composto da otto puntate e nell’ultima conosceremo addirittura il

Gelli poeta.Scoppia il caso.Prima della partenza del programma si è tenuta una conferenza stampa dove Gelli ha risposto (anche troppo) alle domande dei cronisti.Si è parlato di tutto, della scuola, di politica, del suo piano di rinascita demo-cratica, di possibili eredi della loggia, di fascismo, di Dell’Utri, di magistratura, di stragi, di terrorismo e nessuna risposta si è avuta dal governo, neanche per dis-costarsi dalle dichiarazioni del Sommo.Piuttosto dure le risposte di Gelli: per quanto riguarda la politica ha affermato che come suo erede vede benissimo il premier Berlusconi e che Dell’Utri è una

persona onesta e non crede possa essere col-

luso con la

mafia.In materia di scuola ha detto che la Gelmini sta facendo un ottimo lavoro poiché il maestro unico è necessario e imporre una divisa scolastica è cosa giusta affinché non si vedano più raga-zzine con l’ombelico di fuori a scuola.Inoltre ha affermato che le stragi ci sono state dal '60 in poi, da quando si è data la libertà alle persone di poter manifes-tare la propria idea e ha aggiunto che se le BR tornassero troverebbero terreno fertile a causa della povertà attuale.Ha parlato anche del suo piano di rinas-cita democratica con sommo orgoglio e ha concluso la conferenza dicendo “sono nato fascista e morirò fascista”.Reazioni si sono riscontrate nell’opposizione che giudica gravi le risposte del gran maestro, poiché si evo-cano fantasmi del passato.Il PD reputa inquietante l’autocelebrazione di Gelli in tv che inquina, in questo modo, la vita pub-blica; e l’Italia dei Valori ha la conferma dell’uguaglianza tra il piano politico di Berlusconi e quello di Gelli.La cosa sconcertante, che questo avveni-mento pone in evidenza, è che in Italia si fa presto, troppo presto a dimenticare le cose. Qui da noi funziona cosi purtroppo: si giudicano le persone, si condannano, poi si perdonano e si premiano anche, come

se nulla fosse stato fatto.

Venerabile ItaliaLicio Gelli in tv

Lo sapevate? Mezzobusto...e non solo: l’ex Maestro Venerabile Licio Gelli sarà anche protagonista di una pellicola di Hollywood, interpretato nientemeno che da mr. George Clooney. Lo stesso profeta del Piano di Rinascita Democratica ha confermato di avere firmato un contratto con la Sony Pictures per la realizzazione di un Kolossal ispirato alle sue memorabili gesta di gioventù. “Il regista sarà Olivier Dahan (cognome che a Firenze lascia qualche perplessità)” ha annunciato, “e gli interpreti George Clooney, che farà me da giovane, e Stanley Tucci”. Dopo l’imperdibile “Venerabile Italia”, procede prepotente il ritorno sugli schermi dell’arzillo Maestro, che ai microfoni del “Tempo” non si è risparmiato: “George sarà più bello, ma in quanto a seduzione anch’io ancora oggi ci so fare.” E da oggi il Venerabile approda anche su myspace: un profilo curatissimo ci illustra tutto il nutrito palmares giudiziario del nostro, compreso il brano inedito “Loggia P2 is Burning”. Gli amici? I soliti: Michele Sindona, Roberto Calvi, Silvio Berlusconi. Bentornato Maestro.

Giovanni Macca

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Meritocrazia e legge 133. Quale relazione?

Se c'è una cosa su cui sono tutti d'accordo è che all'interno dell'Università italiana si verifichino diversi casi di sprechi e cattive gestioni finanziarie. Una volta individuato il problema, occorre adottare una strategia adeguata per risolverlo. Strategia che può prevedere, se non esigere, anche dei tagli. Nel caso della nostra università il ridimensiona-mento dei fondi sembra inevitabile. Ma sarebbe opportuno che tale ridimension-amento avvenisse in seguito ad oppor-tune valutazioni.

Oggi, grazie al ministro Brunetta, si parla molto di meritocrazia. Forse sarebbe opportuno applicare criteri meritocratici anche nel tagliare i fondi dell'Università e della Ricerca. Si potrebbe, ad es-empio, valutare l'effettiva necessità di corsi come “Scienze dell'Allevamento, dell'Igiene e del Benessere del Cane e del Gatto” tenuto presso l'Università di Bari. Si potrebbe anche evitare di avere insegnamenti “doppioni” nei corsi di lau-rea delle facoltà. Tagliare i fondi senza alcuna valutazione sull'efficienza dei singoli atenei, e parlare di meritocrazia, risulta quantomeno incoerente.

L'angolo di Bastiano

Questa sarà una rubrica fissa della ver-sione cartacea del giornale, ve ne diamo un assaggio.

Mi fanno girare gli ingranaggi...

mi fanno girare gli ingranaggi (le palle) tutti quelli che pensano che ogni problema abbia un colore, una conno-tazione politica, quelli che sventolano la falce col martello alle manifestazioni studentesche,dove si cerca di sensibi-lizzare la gente, di avvicinarla, non di rivendicare ideologie , quelli che pensano che sia sempre colpa di qualcuno, che qualcuno ha sbagliato, quelli che non hanno il coraggio di dire la loro o che non ce la fanno ad alzarsi dal divano ma trovano sempre il modo di criticare, quelli che "sono di sinistra" perché "non sono di destra", quelli che "sono di destra" perché i "comunisti" (comunisti? ma quali comunisti!?)sono dei poveri sudici,

quelli che davanti allo sfascio dell'Università pubblica ragionano di grembiuli e di maestri unici, quegli

Stesso ragionamento è applicabile al caso in cui le Università decidano libera-mente di diventare fondazioni private. Decisione dettata più da necessità finanziarie che da altro(domanda : se l'alternativa è il fallimento si può dav-vero parlare di scelta?). Se un ateneo “decidesse” di diventare fondazione, non dovrebbe più sottostare al limite di tas-sazione imposto dalla legge e attestato al 20%. Le tasse universitarie potreb-bero quindi lievitare. E in alcuni casi potrebbero farlo in maniera consistente a causa della difficile situazione finan-ziaria in cui versano molti atenei italiani. A quel punto la possibilità di accesso all'istruzione universitaria non seguireb-be criteri meritocratici. Seguirebbe più che altro un criterio di “meritocrazia del reddito”. É vero, agli studenti più brillanti verrebbe garantito comunque l'accesso grazie alle borse di studio. Accesso che sarebbe però consentito anche a quegli studenti ,meno o assai poco brillanti, provenienti da situazioni di benessere economico e in grado quindi di permet-tersi rette salate. Anche in questo caso, di meritocrazia, nel senso che la mag-gior parte di noi ha del termine, se ne vede ben poca. Come a dire che “tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri”.

Mauro Andreani

"studenti" che dopo aver dato 2 esami in 5 anni, costando allo stato (e ai geni-tori) milioni a vuoto, saltano su perché "gli stanno sfasciando l'Istruzione", ma anche la casta dei professori fanca-zzisti e parassiti (mica è solo COLPA del Ministro...) che, vanificando il lavoro dei loro colleghi lavoratori e appas-sionati, hanno fatto perdere di credibilità all'Università di massa, costata lacrime e sangue, quelli che "ma guarda te cosa ha fatto la Gelmini" (ma chi è la Gelmini? probabilmente l'ultima goccia di un vaso strapieno di direzioni sbagliate, di destra e di sinistra), quelli che non capiscono che un Governo, qualsiasi colore abbia, con l'Italia fra le mani (avete presente l'Italia?) ha di fronte una montagna da scalare e non può essere SOLO criticato, quelli a cui va sempre bene TUTTO(se sei un sottoinsieme di qualcun'altro, allora non vali niente..), quelli che non cercano la collaborazione ma SOLO lo scontro, quelli che pensano che per far brec-cia nel cervello dell'italiano medio sulla questione dell'Università pubblica basti dire il solito "Berlusconi merda"(bella breccia fai, lo hanno votato a milioni..), quelli che o la pensi così o sei un fas-cista, quelli che dicono "io sono comu-nista" ma guai a toccare quello che è LORO (come la mettiamo..?), quelli che preferiscono vociare o dire vaffanculo invece di provare a parlare, quelli che non ascoltano, quelli che vedono solo il loro cazzo di ombelico, quelli che non

possono fare a meno di rendere pub-blico tutto quello che fanno o pensano, quelli che non riescono a dire "scusa, ho sbagliato" oppure "hai ragione tu", quelli che parlano di rivoluzione senza delle alternative (rivoluzione significa CAMBIARE, non spaccare tutto, e per CAMBIARE ci vogliono le idee), quelli che vogliono tutto e subito, quelli che sono convinti che l'Italia sia un paradiso ter-restre, quelli che pensano che l'Italia sia tutto il male possibile, quelli che "pov-eri palestinesi maledetti ebrei", quelli che "quei sudici di palestinesi", quelli che brucerebbero ogni zingaro e quelli che per non fare la figura dei razzisti li farebbero tutti parlamentari, quelli che pensano che la ragione stia sempre tutta da una parte, quelli che "Carlo Giuliani è un EROE" (andate a vedere sul dizion-ario...), "quelli che pensano che tutti gli sbirri siano stronzi o i manifestanti tutti dei violenti, senza saper distinguere, da una parte o dall'altra, la semplice TESTA DI CAZZO, quelli dietro che ti suonano perché ti sei fermato con il giallo che ormai è rosso e quelli davanti che inchio-dano appena scatta il giallo.

Bastiano

RENATO BRUNETTA, Ministro per la Pubblica Ammin-istrazione e l’innovazione

<<E’ il momento di riconoscere i meriti e di premiare i migliori>>

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Russia e Iran:Le sfide di ObamaBarak Obama ha stravinto le elezioni americane, oltre i sei milioni i voti in più del rivale McCain. E questo è ben noto.

Con Obama si dice che la storia abbia preso un corso diverso e ci sono legit-time aspettative. Anche questo è ben noto.Altra cosa nota è che in Italia sia scop-piata un “Obamania” su vasta scala, sia per il suo indubbio fascino, sia perchè la sua figura è stata maggiormente spinta dai media.Inoltre sappiamo che ha un compito di unica difficoltà, dovendo affrontare crisi economica e questioni belliche sospese.Per quanto riguarda invece le alterazioni sul piano delle relazioni internazionali è veramente troppo presto per concludere qualcosa di oggettivo, ma si possono fare comunque alcune interessanti os-servazioni.Per obbligo di chiarezza, specifico che in questo articolo non mi rifaccio a dichia-razioni di politici, in quanto, nell’euforia del momento, penso siano per la mag-gior parte orientate alla “desiderabilità elettorale”, cioè all’attirare consenso seguendo ciò che il pubblico vuol sentirsi dire.Premettiamo che sullo scacchiere politico internazionale non ci saranno stravolgi-menti, almeno nell’immediato, anche se, in questi giorni di transizione, potrebbero davvero succedere tante cose.

In ogni caso partiamo dall’Europa. L’Eu-ropa ha sperato nella vittoria di Obama – 60% dei cittadini comunitari è con lui – ed anche la maggior parte dei governi ha espresso posizioni di favore per il se-natore di colore. Da questo, si deduce la speranza in una maggiore multilateralità del confronto internazionale, che sblocchi le difficili situazioni del clima, magari an-dando oltre Kioto, e che consentano una più veloce risoluzione dei conflitti che ve-dono impegnate le forze dell’UE. Parlan-do di Europa però, non si può oscurare la questione russa. Il paese dello zat Putin, infatti, ha bisogno e vuole avvicinarsi di più ad Eurolandia, vista la crisi Usa, i contrasti sullo scudo missilistico e la questione georgiana. Per fare ciò, mira a disarcionare, laddove possibile, i rapporti tra Usa e Ue. Ed è per questo che in tempo di campagna elettorale si è sbi-lanciato più sull’altro candidato, McCain, meno disposto alla diplomazia di Obama, il quale invece può riuscire laddove il suo predecessore ha fallito, cioè stringere un asse Washington- Bruxelles. McCain era inoltre anti-russo ed anche questo po-teva “intenerire” le diplomazie europee, avvicinandole a Mosca e allontanandole dagli Stati Uniti.Veniamo al medio oriente. Anche se in-fatti i nostri telegiornali ci parlano molto di Gelmini, ricette e grembiuli, ed anche se alle volte quindi ce lo fanno dimen-ticare, il medio oriente è ancora in una situazione critica, sia per la questione israelo-palestinese, sia per la questio-ne iraniana, che nel gioco diplomatico sono legate da un doppio filo. Obama è infatti disponibile al dialogo con Ahma-

dinejad per cercare di uscire dallo stallo sul nucleare iraniano. Ma dalla parte di Teheran sarà determinante in questo senso la funzione dei potenti mollah. E’ qui che si inserisce Israele, che non si fida troppo del neo-presidente Usa, in quanto teme eccessive concessioni al mondo arabo, sia verso l’Iran stesso, sia verso i palestinesi. Il quadro non è qui affatto semplice, ed anzi è forse il banco di prova più duro per la nuova amministrazione statunitense, che non può agire come la precedente sparan-do ogni tanto minacce, evitando però ogni reale contatto e impegno in questa polveriera mondiale. Obama ritirerà le truppe dall’Iraq in sedici mesi. Vero, ne concentrerà altre in Afghanistan, ma per il regime di Teheran sarà senz’altro più apprezzabile sedersi ad un tavolo senza eserciti al confine.Chiudiamo con l’Italia. Per il nostro paese si profila un passaggio in secondo piano nelle relazioni con gli Usa. Alme-no così si crede. Infatti, la diplomazia personale di Berlusconi, in virtù della sua amicalità, aveva portato il bel paese ad una posizione “privilegiata” nel dialogo americano con l’Europa. Adesso però non c’è più Bush ma Obama, fautore del “liberal internationalism”, cioè una condizione di multilateralità paritetica

nelle relazioni internazionali. Questo, teoricamente, farà retrocedere l’Italia di qualche posizione. Naturalmente oltre la distanza personale, adesso fra i due go-verni se ne prospetta anche una politica e ambientale. Obama eredita un paese in difficoltà, in un mondo che sta globalizzando anche i conflitti e che col passare dei mesi vede aumentare la sua temperatura. Il cam-biamento qui, più di ovunque, è neces-sario. Non sarà facile, staremo a vedere.

Andrea Lattanzi

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Israel vibration “stamina”: il nuovo album

Dopo circa 5 anni di lontananza dalla scena della reggae music ritornano in grande stile gli Israel vibration con il nuovo album “stamina” distribuito dalla mediacom/nocturne e registrato nel mitico tuff gong studio in Jamaica.Per promuovere e sostenere le spese del nuovo album, gli Israel vibration hanno affrontato un tour, che ancora và avanti, nel quale sono stati calcati palchi importanti, uno tra tutti, quello del reggae sunsplash ad Osoppo(Ud).A contribuire alla grande avventura degli storici Israel è stata la collaborazione

degli amici di sempre: sly robbie e della roots radics, band che vanta la presenza del collaboratore di sempre degli Israel flabba holt, mitico avvolgente bassista, e di style scott, batterista veterano nel genere reggae.Una rimpatriata tra maestri della musica reggae che già basta a far riflettere sulla riuscita di un disco unico.Unico come sono unici gli Israel vibration, che non si

lasciano influenzare minimamente dalle nuove correnti che stanno invadendo la scena del genere reggae. Infatti, sono pochi al giorno d’oggi gli artisti che fanno questo genere di musica e riescono a mantenere con coerenza uno stile proprio.Cosa molto apprezzata da quelli che seguono con costanza e grande interesse le tappe del gruppo, e proprio gli stessi fan sono coloro che chiedono e fanno capire al gruppo che non devono farsi condizionare nello stile dalle nuove tendenze.“stamina” è un album che tende a conservare la magia della band, grazie al supporto delle inconfondibili voci di sempre di Skelly e Wiss, i quali a dispetto della condizione fisica ( poliomerite dalla nascita) continuano imperterriti nel cammino della loro storia

reggae da oltre 30 anni.Inoltre, l’inconfondibile stampo dei testi soprattutto riguardanti il misticismo e la fede rasta ne fanno un album raro al giorno d’oggi.L’inizio di stamina fa già ben presentare questo album con “far beyond” pezzo dalla base roots coinvolgente, seguito da “back staba” canzone che esprime forte emozione.Nelle canzoni successive elemento importante nei testi è il riferimento ad elementi naturali ed indispensabili per l’umanità, secondo la fede rasta, come l’acqua e la ganja. Elementi che si rintracciano nella canzone “flood water”e “herb is the healing” nella quale vi è un elenco degli effetti benefici della ganja ed un esortazione ai giovani a farne un buono uso.Non può mancare in un album del genere un pezzo come “Natty dread” , una specie di testamento spirituale da lasciare come eredità a coloro che entreranno nella cultura rasta.“stamina” è un progetto realizzato per riproporre, in grande stile musicale, l’essenza del gruppo e ci riesce in pieno.L’emozione che suscitano con le loro vibes, sono comunque da valutare in un concerto live e personalmente credo che è lì che fanno salire l’emozione a livelli altissimi e fanno sentire tutta la loro essenza in un misto di spettacolo e musica, assolutamente imperdibile.Un errore madornale, per gli amanti del genere, non avere nella propria discografia un album come “stamina”.

Giuseppe Di Marzo

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PERSI NEL SUONO DELLA SEPARAZIONE Underoath Live – Lost in the Sound of

Separation Tour 2008

L’aria si carica d’attesa mentre vengono spente le luci, e fissati a terra i fogli delle scalette. Uno dei roadies prova i microfoni, alza un pollice verso il fonico e si allontana. Cinquecento persone concentrate in pochi metri quadrati sporgono la testa: poi, un urlo all’unisono saluta la chioma sgargiante di Aaron Gillespie che, con aria dimessa, saluta e si siede dietro le pelli. Comincia lo spettacolo: gli UnderOath, direttamente da Tampa, Florida, entrano uno dopo l’altro sul palco ed attaccano la brutale Breathing in a New Mentality, prima traccia del nuovissimo disco, ermeticamente intitolato Lost in the Sound of Separation. A dispetto delle ormai trenta date di tour sulle spalle, i sei ragazzi americani si mostrano in una forma smagliante e scaricano i loro granitici riffs in faccia alla folla con precisione chirurgica: il vocalist Spencer Chamberlain danza come posseduto sul frenetico ritmo dispari di Gillespie, mentre con timbro lacerante grida delle sue notti disperate alle prese con i demoni dell’eroina. Il chitarrista Tim McTague, la vera mente del gruppo, ricrea dal vivo gli stessi incredibili suoni ascoltati nei lavori in studio, combinando effetti con una ricercatezza che porta a scomodare nomi del calibro di Adam Jones (Tool) o Jeff Beck. E il tutto saltellando come un tarantolato avanti e indietro per il palcoscenico. Sei corpi, un’unica voce: a memoria parte il riff di In regards to Myself , granitica e aggressiva opener del precedente lavoro Define the Great Line. Chamberlain grida allargando le braccia, stringe le mani alle prime file, porge il microfono invitando a concludere le

battute. Un vero trascinatore, tiene in pugno mezzo migliaio di persone nel crescendo inesorabile che porta all’ultima sequenza del pezzo, quel “You’re coming unglued” che il batterista / cantante Gillespie porta ad un’ottava altissima senza sbavature, prima di colpire i piatti nel devastante accordo finale.

L’esibizione procede incalzante, in una scaletta serrata e studiata alla perfezione che alterna ogni pezzo dal nuovo album a uno dei vecchi successi: i punti più alti vengono raggiunti con la toccante A moment suspended in Time, seguita da una breve sequenza improvvisata in cui solo alcuni hanno saputo ritrovare le note iniziali di The Created Void : un attacco così valeva da solo il (caro) prezzo del biglietto. Finto finale, applausi, poi dentro per altri due successi: A boy brushed red e la violentissima Moving for the Sake of Motion, corde percosse con rabbia sul battere, l’incedere inesorabile della cassa di Gillespie a scandire il tempo, tonalità sempre più dissipate e gravi fino all’ultimo, dilaniante finale che chiude l’esibizione. Applausi frastornati.

Il sottoscritto non è il tipo da emozionarsi facilmente per una prestazione live; specialmente nel genere hardcore suonato dagli UnderOath di rado mancano sbavature, colpi fuori tempo, note strozzate – peraltro, tutti elementi accettati nella cultura del genere: questi ragazzi sono invece riusciti nell’impresa di coniugare energia e presenza scenica con la precisione di esecuzione.

Laceranti urla e melodie cristalline, Chamberlain e Gillespie dipingono trame vocali che riproducono gli stati d’animo espressi nei testi delle canzoni, in continuo equilibrio tra rabbia autodistruttiva e dolcezza. Gli UnderOath ci portano oltre i canoni standardizzati della musica commerciale, stravolgendo i dogmi ormai accettati dell’hardcore e dell’emo, esplorando nuove dimensioni sonore in un percorso artistico cominciato con il precedente lavoro Define the Great Line: dimentichiamo ogni nozione relativa a ritornelli, strofe, battere, accordi naturali e simili, e lasciamoci coinvolgere dal Sound of Separation.

Giovanni Macca

Playlist

La selezione del direttore

Hurricane – Bob Dylan. Hai visto Bob? Le cose sono cambiate davvero

Perhaps vampires is a bit strong but – Arctic Mon-keys Vampiri, speculatori. Siamo li

Alright – Supergrass il Mo-vimento è giovane

The importance of being idle – Oasis Bamboccioni si, ma nel modo giusto

C’è crisi – Bugo Dapper-tutto si dice così...

Seek and Destroy – Metal-lica Cossighiana

Destra Sinistra – Giorgio Gaber L’Onda è destrorsa o sinistrorsa? Ma basta!

Niccolò Seccafieno

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ORIZZONTALI: 1- E’ famosa quella nei propilei dell’acropoli di Atene. 8-Comune pesce d'acqua dolce. 13 -Ferrovie Irland-esi. 14 –Un pagamento dilazionato senza pari. 15 - A Roma è Pacis. 16 - Congiun-zione avversativa. 18 - Lewis campione olimpico. 19 - Luciano presentatore televisivo. 22 - Impugnatura della spada. 24 - Iacchetti di Striscia la Notizia (iniz.) 25 -Può essere scorrevole in un arma-dio. 26 - Ragazza poco prosperosa. 29 - American Diabetes Association. 30 -Il Thè a Londra. 31- Centro sideru-rgico. 34 - Facilità la comprensione. 35 - Ha recitato in film come the game, il delitto perfetto. 38 – Maniaco grato a Prometeo. 39 - Alti senza scarpe. 41 -Tu che stai leggendo. 42 - Le ragazze dello storico programma "Colpo Grosso". 43 -A noi in latino. 45 -L'opposto dello Zenith. 46 -Olimpique Marsiglia. 49 -Pezzo più piccolo della valuta italiana. 50 - Ne passiamo diverse nella vita. 51 - Lo interpreta George Clooney in Ocean's Eleven(iniz.) 53 -Fondoschiena america-no. 55 - Arezzo. 56 - Piccolo vegetale da interni. 58 -Si festeggia il 1° Novembre.

62 -Lo si compra di jeans e di scarpe. 63 - Difficile luogo in cui trovare aghi. 64 - Spazio aperto delle case coloniche.

VERTICALI: 1 - Ha fatto abbassare i pr-ezzi dei cd musicali. 2- La Palm protago-nista di un film del 2007 e la moglie di G.O. Batistuta 3 - Strumento musicale a pizzico. 4 - E' consigliato andarci subito dopo una brutta caduta. 5 Precede il Chi. 6 - I medici in prima linea. 7 -A Vene-zia precede Corner,Pesaro,Belvedere. 9- American Correctional Association. 10- Dio sole. 11 - Lo erano i ragazzi di Final Destination. 12 - Che si riferisce ad uno pseudonimo o ad un nome fittizio. 16 - Scia di luce. 17 - Lo saluta la donna che tanto gentile e tanto onesta pare. 20 - Parte riproduttiva delle piante. 21 - Vanno quasi sempre insieme ai muschi. 23 – E’ piena di Vietnamiti. 26 - Mezzo di spostamento. 27- Il maialino senza cima. 28 - Celeberrima canzone di Rino Gaetano. 31 - Peccato capitale. 32 - Malattia ancora difficilmente curabile. 33 - Precedeva Capone. 36 – E’ di moda devolverlo in parte in beneficienza. 37

In viaggio con Schöen

ERASMUSLa Spagna prova a superarci in tutto, e spesso ci riesce.. sopratutto sul piano politico-economico.Con alcune domande a 2 studenti ital-iani in erasmus nelle 2 principali città spagnole (Barcellona e Madrid) vogliamo vedere se anche l'università, la vita e le abitudini dei ragazzi, viste da italiani, sono migliori o semplicemente diverse dalle nostre.Federico, 21 anni, è in erasmus a Barcel-lona 1.Prime impressioni sulla città (gente, vita, alloggi, prezzi, ecc)la gente di Barcellona? Se capisce che non sei un turista sono tutti simpatici, altrimenti non sono molto accoglienti; un piccolissimo problema è che parlano il catalano, che non c’entra niente con il castillano (spagnolo) e se lo si legge è molto più simile all’italiano, ma capire qualcuno che lo parla è pressoché im-possibile. La vita è spostata 1 ora avanti anche se il fuso orario è lo stesso. Le

- Sette a settimana. 40 - La più grande penisola del Mar Adriatico. 44- Un giallo. 45 - Presenti in molti giardini privati. 47 -Le donne dicono di guardarle molto negli uomini. 48 - Nel blackjack possono avere due valori diversi. 50 - Arnoldo attore e regista italiano. 52- Un cane a Manchester. 54 - Può seguire il così. 56 - Boss mafioso arrestato negli ultimi anni (iniz.) 57 – La Peritore inviata del Tg1(iniz). 59 - Giacomo nato a Recanati (iniz.). 60 - Opposto al Nord-est. 61- Capitale dei rifiuti.

IL CERCHIO DELLE BESTIE… O MEGLIO LO ZODIACO

Cari lettori, l’oroscopo è ormai una gioia quotidiana di cui, un po’ come il cibo, nessuno farebbe a meno. Come darvi torto! È fantastico sentire ciarla-tani che parlano di Venere in Vergine ed altre cose assai sfiziose, oppure che ci consigliano se siamo nervosi di stare calmi, se piove di prendere l’ombrello, di mangiare poco se siamo obesi e via dis-correndo. Sono consigli che solo gli astri, attraverso il corpo di brillanti dulcamara, possono inviarci, ma per interpretare a pieno di volta in volta i segni avrete bisogno di una guida sarò il vostro noc-chiero in questo viaggio infer...Zodiacale. Seguitemi, ma anche no!

Ariete:21 marzo/20 aprileMercurio nel vostro segno vi rende dei sognatori, ma se un omone pelato e nero, vestito con un lungo cappotto di pelle vi dovesse offrire pillole per seguire il Bianconiglio nel paese delle meraviglie… beh allora forse è giunto il momento di spegnere il lettore Dvd, guardare l’orologio, accorgersi che sono le quattro di mattina e andare a letto. Bestia guida: Quentin TarantinoPiedi?! Nelle prossime puntate vi accorg-erete di essere strani per davvero...

Toro:21 aprile/21 maggioMio fratello è del Toro e ora mi sta facendo un po’ incazzare, quindi direi che Marte è entrato nel vostro segno e vi rende dei terribili rompi coglioni.UN CONSIGLIO: Occhio ai fratelli mag-giori, tendono ad essere maneschi… P.s. scusa Capa… Bestia guida: Mio FratelloNon lo conoscete e non potete capire

niente in più sul vostro segno? No, non lo conoscete ed evitate un sacco di guai. Gemelli:22 maggio/21 giugnoNo, no, fermo… aaahhh, oramai è troppo tardi, il tuo oroscopo diceva di non leg-gere il tuo oroscopo. E Ora? E ora è un caos… Bestia guida: Mike BongiornoGemelli e gemelle, Allegria! Cancro:22 Giugno/22 LuglioQuello che vi sta guardando con uno sguardo da serial killer, è un serial killer. Bestia guida: Mariastella GelminiIo non ci credevo, ma quando ho visto che L’Onorevole Gelmini è nata il primo di Luglio ho pensato… Cancro, Gelmini, Cancro, Gelmini… Scuola? Cancro della Scuola… Insomma quale miglior accosta-mento, si commenta da solo. Leone:23 Luglio/22 AgostoQuesto mese tutto alla grande, non potrete frequentare le lezioni, ma un

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case a seconda dei quartieri sono più o meno nuove e belle, comunque sono a livello di quelle italiane. La vita è un po’ meno cara dell’Italia a partire dalle sigarette che costano 1 euro di meno che da noi.2.Università, le differenze con l’Italia (lezioni, programma, attività, funzion-alità)Qui frequento un’università privata, in Italia una pubblica, le differenze sono esorbitanti: ho l’obbligo di frequenza, cosa che nella mia università non esiste; le classi sono al massimo da 30 persone e se sono in più di 30 dividono la classe in 2 gruppi che fanno lezione in orari diversi; i professori danno i compiti a casa come alle superiori, però qui sei costretto a farli perché il 50% del voto finale deriva da tutti i voti dei compiti; ah, la differenza più grande: È una cosa normale dare del “tu” ai professori e chiamarli per nome.3.I divertimenti tipo degli universitari (locali, feste, ritrovi culturali)Barcellona è una città assurda: puoi fare qualsiasi cosa, qualsiasi giorno della set-timana.Dal locale elettronico, a quello reg-gae, alla semplice “cervezeria” alle case occupate, al razzmatazz che è una via di mezzo; ospita tantissimi eventi di qualsiasi genere sempre pieni di gente perché tutti partecipano a qualsiasi cosa, anche se è a pagamento (fortunata-mente pochi).Gli universitari li puoi trovare in qualsiasi locale della città, esclusi quelli della rambla dove nessun erasmus va, perché nessun erasmus è, né viene considerato, un turista.Feste erasmus in qualsiasi locale tutti i giorni: festa per i messicani, festa per i francesi, per i tedeschi, gli italiani, ecc ecc4.Perché hai scelto di andare in eras-mus? E perché proprio a Barcellona?Ho scelto di andare in erasmus per cercare di conoscermi meglio e per conoscere persone di tutto il mondo, perché non ci sono solo europei in eras-mus.Quando ho fatto la domanda x il con-

manifestazioni culturali e spesso gratuite per gli studenti. Il nostro corrispondente dell'aperitivo (che però viene fatto dalle 22) si svolge nei locali dove fanno i tapas, stuzzichini che possono essere di mare o di terra, che puoi prendere nelle piazze e strade di tutta Madrid accom-pagnati da un bicchiere di vino, spesso però sono un po' cari, ma loro ne vanno molto fieri. I locali notturni si riempiono solo quando chiudono i bar, verso le 3 del mattino. 4. Perché hai scelto di andare in erasmus? E perché proprio a Madrid?Beh dopo il liceo sono stato un anno all'estero e, una volta tornato a Firenze ho ripreso a studiare, ma sentivo di non poterlo fare in Italia, stare via un anno mi è piaciuto da impazzire e volevo continuare a sperimentare posti nuovi e nuove culture, e chiaramente divertirmi...e ho fatto domanda per l'erasmus. Ho scelto Madrid perché vole-vo imparare lo spagnolo e a Barcellona e Valencia si parla il catalano/Valenciano... e poi è una città davvero splendida, la consiglio a tutti.

Giulio Schöen

corso ho pensato: o Barcellona o niente.. adoro questa città; è la quarta volta che ci torno, tre volte ci sono venuto da turista, ora volevo farla mia.Giulio, 21 anni, studia a Madrid in eras-mus

1. Prime impressioni sulla città (gente, vita, alloggi, prezzi, ecc)Si vive molto bene, la città sembra molto estesa e dispersiva quando guardi la cartina ma in realtà non lo è, la metro è secondo me una delle meglio organiz-zate d'Europa , la gente è molto acco-gliente e disposta a fermarsi per strada 5 minuti per darti indicazioni precise quando cerchi un posto che non trovi. I prezzi degli alloggi sono abbastanza alti: si va dai 300 ai 600 euro, e le case non sono eccezionali, conviene venire a inizio settembre a cercare casa o addirittura in agosto perché c'è una gran richiesta . Per il resto la vita e i divertimenti sono sicuramente meno cari rispetto all'Italia ma Madrid e` senza dubbio la città più cara della Spagna. 2. Università, le differenze con l’Italia (lezioni, programma, attività, funzionalità)Le lezioni dell'Università sono organiz-zate come il Liceo, quindi spesso devi fare lavori a casa o studiare settimana per settimana con dei piccoli test, però l'esame finale diventa solo una formalità se hai seguito le lezioni e fatto i lavori; e poi, puoi scegliere per ogni materia dai 3 ai 6 orari diversi...dalle 8 la mattina alle 9 30 la sera. Un problema è che i professori, sopratutto all'esame, non ti trattano meglio perché sei eras-mus, e parlano come a uno studente spag-nolo, quindi consiglio di seguire i corsi di lingua che l'ateneo fa gratuitamente. 3. I divertimenti tipo degli universitari (locali, feste, ritrovi cul-turali)Per quanto riguarda la Movida ..che dire ... c'è tutto! Tantissime

vostro amico falsario ha un sacco di tempo libero… Bestia guida: Francesco CossigaDai, tranquilli. A chi, ogni tanto, non capita di dire qualche cazzata. Vergine:23 Agosto/22 SettembreMi dispiace, sarà un mese duro. Triste, ma vero. Bestia guida: John McCainCapita di perdere… Bilancia:23 Settembre/22 OttobreInserire 50 cent per una singola pesata…DLING…Il suo peso corporeo è di 60 Kg!Il suo peso corporeo è di 60 Kg!Il suo peso corporeo è di 60 Kg! Bestia guida: Silvio BerlusconiLodo Alfano o non lodo Alfano? Lo lodo, lo lodo! Scorpione:23 Ottobre/22 NovembreSiete stelle mancate, non siete Sagit-tario. Bestia guida: Roberto BenigniVabbè dai! C’è anche qualche Scorpione

che è divenuto stella…

Sagittario:23 novembre/21 dicembreLo so a volte è dura essere sempre il migliore, ma il nostro segno, cari con zo-diacali, ci costringe ad essere il faro per l’umanità. Sporco lavoro, ma qualcuno dovrà pur farlo. Bestia guida: Aldo BiscardiHo detto un sacco di cose belle sul mio segno e come non confermarle attraver-so la scelta di uno dei giornalisti italiani (o ex-giornalisti) più preparati, nonché uno degli uomini più belli del globo.Permettetemi di dire « Moviola in campo! ». Capricorno:22 Dicembre/20 GennaioEntrerete a far parte di un organizzazi-one massonica e ne diventerete il Leader grazie ad una ridicola voglia sul sedere. Bestia guida: Homer J. SimpsonD’Oh!

Acquario:21 Gennaio/19 FebbraioSe volete affittare casa state attenti: Saturno nel vostro segno vi porterà a mettervi in casa inquilini sgraditi… Bestia guida: Galileo GalileiE come dissi io davanti allo schermo nero del computer che si riavviava men-tre finivo questo oroscopo :« eppur qual-cosa si muove». Erano sferici gli oggetti in questione, ma non erano pianeti. Pesci:20 Febbraio/19 MarzoSe volete trovare una casa, perché no anche in affitto, è il vostro momento, troverete sicuramente qualche pollo disposto a darvi un posto dove vivere e in cui fare i propri porci comodi… Bestia guida: Football Club Internazion-ale MilanoTalmente bella che non occorre neanche commentare, bvravi Pesci!

Il Bugiardo

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DIRETTORE: nICCOLò SECCafIEnO

REDazIOnE: anDREa LaTTanzI, GIuSEppE DI MaRzO, GIOVannI MaCCa, MauRO anDREanI, GIuLIO SCOHEn, faBIO fERRI, BaSTIanO.

GRafICa:TIzIanO BERTI, MICHELE SanTELLa, MaTTIa VEGnI.

COLLaBORaTORI: GuIDO GIannETTI, aLBERTO BaCCETTI.

InDIRIzzO E-MaIL: [email protected] SITO wEB: www.RIOTVan.nET

TIRaTuRa: 3.000 COpIE In CaRTa RICICLaTa fInanzIaTO COn I fOnDI pER LE InIzIaTIVE STuDEnTESCHE DELL’aTEnEO fIOREnTInO.

In poche parole..In poche parole, Riot Van si definisce come un esperimento frustrato, di stu-denti frustrati ancor prima di intrapren-dere un’attività lavorativa già frustrante di per sé: quella giornalistica.A parte l’ironia di sorta, l’idea di Riot Van nasce nel corso di laurea in Media & Giornalismo verso la fine dello scor-so anno, sia per la volontà di creare un luogo di dialogo e scambio di informa-zioni al servizio degli studenti, sia per ovviare alla mancanza di pratica del corso stesso. Il nostro è un giornale apartitico, acon-fessionale ed indipendente, tre condizio-ni che riteniamo necessarie per svolgere libera informazione.Cercheremo di coprire il più ampio spet-tro di argomenti dando spazio a politi-ca, costume, cultura, musica, media, tecnologia e molto altro. Ci piacerebbe coinvolgere in maniera attiva il maggior numero di studenti creando anche occa-sioni di confronto tra opinioni differenti. Tutto ciò è una sfida impegnativa, ma siamo decisi ad andare fino in fondo.Noi siamo pronti.E voi?

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