rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, L’ECO DI · Di cosa tratta? È la storia di...

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Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion GIOVEDÌ 24 MAGGIO 2012 L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de L’ECO DI ELENA La giovane Kostioukovitch doveva ri- trovarsi in quelle pagine di Eco, che, per iniziativa personale, aveva inizia- to a tradurre in russo, approfittando dell’accesso, a pochi eletti consenti- to, al reparto dei libri occidentali nel Dipartimento di Letteratura Mondia- le dell’Accademia delle Scienze dell’Urss, a Mosca. Una sfida vinta: tre anni di lavoro per far conoscere Eco in Unione Sovietica, con due mi- lioni di copie vendute e il pienone re- gistrato a ogni sua presentazione. Quanto è conosciuta la letteratura russa contemporanea in Italia? L’interesse profondo degli italiani si basa sui classici russi, Dostoevskij e Tolstoj, in una parola Tolstoevskij. Da ciò è poi nata l’attenzione per il periodo sovietico. Ma la nuova let- teratura della Federazione parla molto poco, quasi niente, del mito russo di allora e i suoi temi fanno fatica a coinvolgere gli italiani. Per questo, da 25 anni, la mia attività è convincere prima di tutto l’editore che il tal libro può vendere e fare la fortuna del catalogo. Tra i nomi più conosciuti oggi in Italia c’è Ludmi- la Ulitskaya: non è un’autrice rosa, perché trascina, dentro una costru- zione romantica, temi sociali della Russia moderna, che sta vivendo l’en- nesimo periodo di difficoltà di rap- porto tra potere e popolo. Ha esportato anche Boris Akunin. Sono molto felice di questo: dietro il nome di Akunin c’è Grigory Chkhar- tishvili, un mio conoscente di lunga data che, sotto pseudonimo, ha ini- ziato a sfornare romanzi polizieschi ambientati nella vecchia Russia. Sono stata una delle prime a riconoscerlo, grazie a qualche nome-esca inserito nei suoi testi. Era il momento in cui voleva fare outing e l’Italia è stata il trampolino per l’Europa. Ma oggi c’è anche Mariam Petrosjan con La casa del tempo sospeso: un librone da mille pagine, edito da Salani, che piace a giovani e adulti. Di cosa tratta? È la storia di alcuni adolescenti che vivono in una casa per invalidi. Hanno tutti qualche problema; però, non è il taglio sociale che interessa alla scrit- trice, ma piuttosto quello psicologico e mitologico. Ma non dimentichiamo Umberto Eco. I suoi romanzi sono parabole del sa- pere e della libertà, cosa che spiega il loro successo planetario. Il lettore russo è interessato alla globalità del suo pensiero e io sono fiera di averlo fatto amare a milioni di connaziona- li. Quando ho iniziato a tradurre Il nome della rosa non avevo un con- tratto, ma avevo la piena convinzio- ne che il libro non sarebbe mai uscito in Urss. Parlo del 1983 e la Russia era un Paese chiu- so e contrario al messaggio di li- bertà che portava il libro di Eco fin dall’incipit: «Scrivo questo a Praga; in questa povera città sta entrando l’Armata Rossa». Una frase che pote- va costare la prigione. Poi, con la pe- restrojka, ho convinto un coraggioso editore, che ha fatto la sua fortuna ven- dendo due milioni di copie. Il roman- zo è stato pubblicato ad agosto 1988, nelVentennale dei fatti di Praga. Nelle manifestazioni di piazza a Mosca, gli intellettuali mostravano la prima pa- gina del libro: per la prima volta si po- teva parlare di quelle vicende. Ecco l’impatto di Eco in Russia in senso po- litico-ideologico. Neanche l’autore l’avrebbe detto. Gli raccontai l’episodio: rimase a bocca aperta. Non si aspettava di essere un modello di letteratura sovversiva in Urss. Dieci anni dopo, quando ha fatto il giro della Russia per le presen- tazioni in sale sempre piene, aveva bisogno dell’intervento della po- lizia a cavallo per farsi largo tra la folla che lo aspettava. Ha altri aneddoti da rac- contarci su Eco? Tre anni fa abbiamo fatto un viaggio in Estonia, per visitare i luoghi diYuri Lot- man, uno scrittore russo emi- grato a Tallin, malvisto dal re- gime, che Eco aveva conosciuto nel 1962 e che mi aveva chiamato dopo l’uscita de Il nome della rosa in russo per scrivere la prefazione alla seconda edizione. Ma, alla fine del viag- gio, rimase solo un sorriso amaro: nulla dell’eredità letteraria di Lotman si era conservato fino ai giorni nostri. Tolstoevskij a parte, è difficile che gli italiani si sentano coinvolti dalla letteratura russa contemporanea, che affronta temi nuovi, lontani dai miti di un tempo” SEGUE A PAGINA 7 GABRIELLA PERSIANI RUSSIA OGGI Il gusto del proibito, leva del cambiamento. Lo sa bene Elena Kostioukovitch, nata a Kiev nel 1958, vissuta a Mosca e da oltre 20 anni in Italia, traduttrice in russo di Umberto Eco. A convincerla di questo è stata proprio la lettura in italiano de Il nome della rosa e la suggestione di quell’impenetrabile biblioteca dell’abbazia che custodiva l’unico manoscritto della Poetica di Aristotele sulla commedia. SIMONE CERIO/PARALLELOZERO

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Page 1: rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, L’ECO DI · Di cosa tratta? È la storia di alcuni adolescenti che vivono in una casa per invalidi. Hanno tutti qualche problema;

Il supplemento rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, che pubblica inserti in diverse lingue, in allegato a The Daily Telegraph, The Washington Post, Le Figaro, El Pais, Süddeutsche Zeitung, Le Soir, La Nacion

GIOVEDÌ 24 MAGGIO 2012

L’inserto è preparato e pubblicato da Rossiyskaya Gazeta (Russia) e non coinvolge le strutture giornalistiche ed editoriali de

L’ECODIELENA

La giovane Kostioukovitch doveva ri-trovarsi in quelle pagine di Eco, che, per iniziativa personale, aveva inizia-to a tradurre in russo, approfi ttando dell’accesso, a pochi eletti consenti-to, al reparto dei libri occidentali nel Dipartimento di Letteratura Mondia-le dell’Accademia delle Scienze dell’Urss, a Mosca. Una sfi da vinta: tre anni di lavoro per far conoscere Eco in Unione Sovietica, con due mi-lioni di copie vendute e il pienone re-gistrato a ogni sua presentazione.

Quanto è conosciuta la letteratura russa

contemporanea in Italia?

L’interesse profondo degli italiani si basa sui classici russi, Dostoevskij e Tolstoj, in una parola Tolstoevskij. Da ciò è poi nata l’attenzione per il periodo sovietico. Ma la nuova let-teratura della Federazione parla molto poco, quasi niente, del mito russo di allora e i suoi temi fanno fatica a coinvolgere gli italiani. Per questo, da 25 anni, la mia attività è convincere prima di tutto l’editore che il tal libro può vendere e fare la fortuna del catalogo. Tra i nomi più conosciuti oggi in Italia c’è Ludmi-la Ulitskaya: non è un’autrice rosa, perché trascina, dentro una costru-zione romantica, temi sociali della Russia moderna, che sta vivendo l’en-nesimo periodo di difficoltà di rap-porto tra potere e popolo.

Ha esportato anche Boris Akunin.

Sono molto felice di questo: dietro il nome di Akunin c’è Grigory Chkhar-tishvili, un mio conoscente di lunga data che, sotto pseudonimo, ha ini-ziato a sfornare romanzi polizieschi ambientati nella vecchia Russia. Sono stata una delle prime a riconoscerlo, grazie a qualche nome-esca inserito nei suoi testi. Era il momento in cui voleva fare outing e l’Italia è stata il trampolino per l’Europa. Ma oggi c’è anche Mariam Petrosjan con La casa del tempo sospeso: un librone da mille pagine, edito da Salani, che piace a giovani e adulti.

Di cosa tratta?

È la storia di alcuni adolescenti che vivono in una casa per invalidi. Hanno tutti qualche problema; però, non è il taglio sociale che interessa alla scrit-trice, ma piuttosto quello psicologico e mitologico.

Ma non dimentichiamo Umberto Eco.

I suoi romanzi sono parabole del sa-pere e della libertà, cosa che spiega il loro successo planetario. Il lettore russo è interessato alla globalità del suo pensiero e io sono fi era di averlo fatto amare a milioni di connaziona-li. Quando ho iniziato a tradurre Il nome della rosa non avevo un con-tratto, ma avevo la piena convinzio-ne che il libro non sarebbe mai uscito in Urss. Parlo del 1983 e la Russia era un Paese chiu-so e contrario al messaggio di li-bertà che portava il libro di Eco fi n dall’incipit: «Scrivo questo a Praga; in questa povera città sta entrando l’Armata Rossa». Una frase che pote-va costare la prigione. Poi, con la pe-restrojka, ho convinto un coraggioso

editore, che ha fatto la sua fortuna ven-dendo due milioni di copie. Il roman-zo è stato pubblicato ad agosto 1988, nel Ventennale dei fatti di Praga. Nelle manifestazioni di piazza a Mosca, gli intellettuali mostravano la prima pa-gina del libro: per la prima volta si po-teva parlare di quelle vicende. Ecco l’impatto di Eco in Russia in senso po-litico-ideologico.

Neanche l’autore l’avrebbe detto.

Gli raccontai l’episodio: rimase a bocca aperta. Non si aspettava di essere un modello di letteratura sovversiva in Urss. Dieci anni dopo, quando ha fatto il giro della Russia per le presen-tazioni in sale sempre piene, aveva bisogno dell’intervento della po-lizia a cavallo per farsi largo tra la folla che lo aspettava.

Ha altri aneddoti da rac-

contarci su Eco?

Tre anni fa abbiamo fatto un viaggio in Estonia, per visitare i luoghi di Yuri Lot-man, uno scrittore russo emi-grato a Tallin, malvisto dal re-gime, che Eco aveva conosciuto nel 1962 e che mi aveva chiamato dopo l’uscita de Il nome della rosa in russo per scrivere la prefazione alla seconda edizione. Ma, alla fi ne del viag-gio, rimase solo un sorriso amaro: nulla dell’eredità letteraria di Lotman si era conservato fi no ai giorni nostri.

Tolstoevskij a parte, è difficile che gli italiani si sentano coinvolti dalla letteratura russa contemporanea,

che affronta temi nuovi, lontani dai miti di un tempo”

SEGUE A PAGINA 7

GABRIELLA PERSIANIRUSSIA OGGI

Il gusto del proibito, leva del

cambiamento. Lo sa bene Elena

Kostioukovitch, nata a Kiev nel 1958,

vissuta a Mosca e da oltre 20 anni in

Italia, traduttrice in russo di Umberto

Eco. A convincerla di questo è stata

proprio la lettura in italiano de Il

nome della rosa e la suggestione di

quell’impenetrabile biblioteca

dell’abbazia che custodiva l’unico

manoscritto della Poetica di

Aristotele sulla commedia.

SIMONE CERIO/PARALLELOZERO

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02 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)Politica

WELFARE, CRESCITA E SICUREZZA CONTRO GLI ARTIGLI DELLA CRISI

PROTESTE E PROMESSE. LA NUOVA LEGISLATURA SI È APERTA CON CONTESTAZIONI E UNA SERIE DI PROVVEDIMENTI

ANNUNCIATI IN CAMPAGNA ELETTORALE. MA LA LORO REALIZZAZIONE NON PUÒ ESSERE DATA PER SCONTATA

LE RIFORME IN CANTIERE

Evgeni

ShestakovESPERTO

I l ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov è arrivato a Bruxel-les per il meeting tra Russia e Nato a soli cinque minuti di dis-tanza dal Segretario di Stato americano Hillary Clinton. Una coincidenza solo temporanea, considerato che le divergenze

sul tappeto restano numerose. Per la maggior parte dei russi, la Nato rappresenta ancora il ne-mico numero uno anche se a livello ufficiale l’esercito russo non considera potenziali nemici i Paesi dell’Alleanza. Dmitri Ragozin, vice primo ministro russo incaricato di modernizzare il Diparti-mento della Difesa, posta ogni giorno sulla sua pagina Twitter no-tizie sui progressi in corso. Centinaia di miliardi di rubli sono stati allocati per il programma della Difesa, studiato per i decenni a ve-nire: cifre che avranno sicuramente un impatto sulle vite delle ge-nerazioni future, infondono nella popolazione un senso di orgo-glio, invece di provocare irritazione per soldi che avrebbero po-tuto essere impiegati in altro modo, per esempio per programmi a carattere sociale. I sondaggi d’opinione dimostrano che la mag-gior parte dei russi approva i piani ufficiali di spesa per finanziare i budget e modernizzare la Difesa. Perché? La risposta è sempli-ce: l’opinione pubblica non si fida della Nato e crede che l’Allean-za stia facendo un gioco che mette a repentaglio la sicurezza del Paese. Questi timori non sono infondati. Mosca fa notare che la Nato sta rafforzando la sua presenza vicino ai confini russi. Nuove basi mi-litari stanno sorgendo in Polonia, Bulgaria e Romania. Le forze convenzionali in Europa superano di gran lunga quelle russe e l’esercito degli Stati Uniti sta mettendo a punto nuovi tipi di armi, compresi alcuni sistemi offensivi che saranno dispiegati in Euro-pa e potrebbero cambiare l’equilibrio di potere nella regione.Malgrado gli aiuti dati dalla Russia all’Alleanza in Afghanistan, l’eser-cito americano sta costruendo laggiù vaste basi militari senza consultarsi con Mosca. Le basi del Pentagono rimarranno in Af-ghanistan anche dopo che la maggior parte delle truppe della Nato avrà lasciato il Paese e questa prospettiva non soddisfa af-fatto la Russia. Eppure ciò che infiamma maggiormente il risen-timento nelle relazioni tra Mosca e la Nato è la difesa missilistica, il fatto che sia la leadership statunitense sia quella della Nato si rifiutino di offrire alla Federazione le garanzie legali che questi si-stemi non prenderanno di mira le potenziali forze nucleari di Mosca per motivi di rappresaglia. Tutto quello che Washington è pronta a fare è “offrire salvaguardie sotto forma politica”. Mosca, tutta-via non considera sufficienti queste promesse: nelle questioni mi-litari ciò che conta è il potenziale difensivo, non le intenzioni. Nonostante la mano tesa della Russia, la Nato ha respinto l’offer-ta russa a causa delle pressioni degli Stati Uniti: la vera ragione è il trattato firmato durante la Guerra Fredda. In base all’Articolo 5, l’Alleanza deve proteggere i propri membri in modo indipenden-te, senza contare sul potenziale della Russia. La Nato non ha in-tenzione di modificare quell’articolo per rimetterlo in linea con la realtà attuale.Esiste un modo per frenare questa ripresa della corsa agli arma-menti? Certo. Al meeting di Bruxelles dei ministri russi e della Nato, il Cremlino ha suggerito come primo passo che al suo sum-mit di Chicago la Nato si impegni nella dichiarazione conclusiva a “rispettare quanto previsto dalle leggi internazionali”. Vincolan-dosi a tale impegno, l’Alleanza si impegnerebbe a rispettare la giurisdizione delle istituzioni internazionali esistenti e a rinunciare all’utilizzo indipendente della forza, a meno di un’autorizzazione ufficiale da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

RUSSIA/NATO

Continua il confronto sul sistema missilistico

L’autore è caporedattore di Politica internazionale della Rossiyska-ya Gazeta

La crisi economica internazionale si fa sentire

anche in Russia, nonostante l’abbondanza di

materie prime che consente di ridurre la

dipendenza dagli approvvigionamenti esteri. I

progetti del nuovo Presidente della Federazione,

improntati sulla lotta alle disparità economiche e

sul contrasto alla corruzione, oltre che sulla

stabilizzazione del mercato immobiliare, devono

quindi fare i conti con uno scenario difficile, che

rischia di penalizzare la domanda di energia e i

piani internazionali di sviluppo infrastrutturale.

Intanto resta caldo anche il fronte della sicurezza

internazionale, con il sistema di difesa

missilistico europeo che continua a vedere la

Russia e la Nato su posizioni molto distanti,

soprattutto per l’influenza degli Stati Uniti sulle

decisioni dell’Alleanza atlantica.

Un mosaico complesso, dunque, che richiederà

grandi sforzi per essere ricomposto in tempi

ragionevoli.

Il ministro degli

Esteri russo Sergei

Lavrov al G8

insieme al

Segretario di

Stato americano

Hillary Clinton

di nuovi posti di lavoro entro il 2020. È una delle promesse contenute nel programma presidenzia-le. Per raggiungere l’obiettivo si punta a riforme del mercato capaci di dare una spinta in termini di pro-duttività

la quota di cittadini che, entro il 2014, potrà ac-cedere via Internet ai servizi dell’amministrazio-ne pubblica. Un progetto che dovrebbe consen-tire un taglio netto alle file negli uffici pubblici

di euro è il costo, per le casse dello Stato, dell’aumento di stipendio previsto per gli inse-gnanti degli istituti superiori e per i medici. La stima è degli economisti del Centro russo per le Ricerche Macroeconomiche

25 milioni

70%

77 milioni

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03RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) Politica

Dmitri

BabichANALISTA POLITICO

Riusciranno i Brics, acronimo che raggruppa le principali economie emergenti (Brasile, India, Russia, Cina e Suda-frica), ad assumere un ruolo di primo piano sulla scena internazionale?

Un esperto di geopolitica si esprimerebbe in senso contrario, dal momento che tra cinesi e indiani non intercorrono buoni rappor-ti e che la Russia continua a essere ampiamente snobbata tanto dai suoi vicini occidentali, che non la considerano realmente eu-ropea, che dai suoi vicini orientali, che non la sentono realmente asiatica. Quanto al Brasile e al Sudafrica, entrambi appaiono trop-po diversi tra loro per trovare un accordo su temi fondamentali dello sviluppo e dai tradizionali centri del potere, vale a dire l’Unio-ne Europea e gli Stati Uniti. Eppure, i leader dei Brics riescono a incontrarsi a scadenza annua-le (mentre i loro ministri degli Esteri e altri diplomatici si consultano con una frequenza addirittura maggiore) e a divulgare comunicati congiunti sulle decisioni prese. Cos’è dunque che tiene uniti questi giganti così diversi tra loro? La risposta è da ricercare nella loro co-mune insoddisfazione nei confronti della politica dei tradizionali leader mondiali. Il summit della scorsa primavera, che si è tenuto nella provincia di Hainan, in Cina, durante la crisi libica, ha eviden-ziato le divergenze tra l’Occidente e i membri del Brics, i quali non condividevano l’entusiasmo del primo per la “primavera araba”: un movimento che considerano causa di guai, più che di vantaggi fu-turi. All’epoca Washington, Bruxelles e altre capitali europee applau-divano la caduta di Mubarak in Egitto e incoraggiavano i ribelli li-bici e l’avvento della democrazia in un generale clima di esultan-za. Nella dichiarazione congiunta, i cinque leader dei Brics espri-mevano una profonda preoccupazione per quanto stesse acca-dendo nell’Africa del Nord. Uno di loro, il sudafricano Jacob Zuma, aveva addirittura guidato il tentativo dell’Unione Africana di rag-giungere un accordo tra Gheddafi e i suoi nemici.Le continue lotte intestine in Libia e i preoccupanti sviluppi in atto in Egitto – compresi i pogrom anticristiani e le tensioni tra fana-tici religiosi ed esercito – hanno dimostrato che le preoccupazio-ni dei Brics erano, almeno in parte, giustificate. Durante il summit di Nuova Delhi, tenutosi lo scorso mese, si è discusso tra l’altro della situazione siriana. Il consenso dato da Russia e Cina a una blanda risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha innes-cato un vero e proprio intervento militare da parte dell’Occidente. Per questo Mosca e Pechino adesso preferiscono scontentare la signora Clinton anziché rischiare che quanto è accaduto in Libia possa ripetersi in Siria. L’interventismo e la condotta generale dell’Occidente stanno rafforzando il legame tra queste nazioni più di quanto non fossero riuscite a fare le vecchie illusioni socialiste, che nel corso del Ventesimo secolo hanno ispirato in una forma o nell’altra tutti questi Paesi. Di quando in quando, l’Occidente fa leva anche sul nostro comune, tragico passato comunista per ten-tare di sminuire il legittimo ruolo che Russia e Cina rivestono ormai sulle scene economica e politica mondiali. Come se i crimini com-messi da Mao o Stalin avessero reso le nuove generazioni di russi o di cinesi inferiori a quelle dei lettoni o degli estoni. Infine, dando uno sguardo all’evoluzione delle valute nell’ultimo anno, il real brasiliano e il rublo russo si sono rafforzati rispettiva-mente, di due e di 9,2 punti percentuali rispetto al dollaro ameri-cano. Non c’è da sorprendersi, dunque, del calo delle esportazio-ni dei due Paesi verso gli Usa. Un altro fattore che favorisce la convergenza di interessi tra i Brics e i contrasti verso le economie leader dell’Occidente.

IL COMMENTO

I contrasti con Usa e Ue tengono uniti i Brics

L’autore è analista politico di Voice of Russia

Edilizia e occupazione per modernizzare il Paese

Gli interventi Contenere l’inflazione resta la priorità del nuovo governo

Preparato da Maksim Tovkailo

Filipp Sterkin/Vedomosti

Vladimir Putin è entrato in carica il 7 maggio e ha immediatamente fi rmato 11 disposizioni per fi ssare gli obiettivi e le priorità del suo nuovo mandato presidenziale. Questi decreti in buona parte ricalcano le promesse che Putin aveva fatto in campagna elettorale, ma questa volta vengono indicate le sca-denze entro cui saranno realizzate, come spiega il portavoce del Presiden-te, Dmitri Peskov. Mantenere le pro-messe costerà alle casse dello Stato

un aumento della spesa annua-le pari all’1,5 per cento del

Pil, ha detto Putin; secon-do le stime del Ministero

delle Finanze, si tratterà del 2 per cento del Pil; secondo

il Centro per le Ricerche Ma-croeconomiche (Cmr) di Sber-

bank la somma ammonterà a cinque trilioni di rubli (128 miliardi di euro) per il periodo 2012-2018.

I decreti possono essere suddivisi in tre blocchi, in base all’argomento: so-ciali (decreti sulle politiche sociali dello Stato, gli alloggi e l’edilizia, la sanità, l’istruzione e la ricerca, le questioni demografi che, la convivenza interet-nica, l’amministrazione pubblica), eco-nomici (sulla politica economica a lungo termine dello Stato), e militari (sul miglioramento del servizio mili-tare e la politica estera).

Per Vladimir Putin rimangono prio-ritarie le politiche sociali. L’intenzio-ne è di alzare entro il 2018 l’aspetta-tiva media di vita, passando dagli at-tuali 69 a 74 anni, e i salari reali di 1,4-1,5 volte. Putin ha disposto che quanti - pur avendo raggiunto l’età pensionabile - continueranno a lavo-rare, riceveranno una pensione più alta. Secondo il rettore della New Econo-mic School, Sergei Guriev, si tratta di un mascherato innalzamento dell’età pensionabile. Un provvedimento inve-ce deliberato secondo il parere di Vla-dimir Nazarov dell’Istituto Gaidar: «È una misura per ovviare alle carenze del sistema pensionistico, ma perché

abbia successo i cittadini devono es-sere incentivati a restare ai loro posti, per esempio, raddoppiando l’importo della pensione per chi lavora altri cin-que anni dopo il raggiungimento dei requisiti per andare in pensione».

Entro il 2018 la popolazione dovrà avere la possibilità di migliorare le proprie condizioni abitative per lo meno una volta ogni 15 anni, ha sta-bilito Putin. Perché ciò sia possibile, il tasso dei mutui non dovrà supera-re l’infl azione di oltre 2,2 punti per-centuali e il prezzo delle abitazioni al metro quadro dovrà diminuire del 20 per cento, grazie all’incremento dei volumi della costruzione di nuovi al-loggi economici. I terreni inutilizzati appartenenti alle amministrazioni lo-cali verranno espropriati e confl uiran-no in un fondo per lo sviluppo dell’edi-lizia abitativa.

Fino al 2014 il governo vuole con-tenere l’infl azione entro il 4-6 per cento; pertanto, il tasso massimo dei mutui dovrebbe essere intorno all’8 per cento. Sarà quindi indispensabile creare un vero mercato degli investimenti a lungo termine. L’accessibilità delle ipoteche senza un aumento dei volumi dell’at-tività edilizia condurrà a un aumento dei prezzi degli alloggi, avverte il com-proprietario di una grande società edi-lizia. «Se costruiamo 50-60 milioni di metri quadri l’anno, per abbassare il costo degli alloggi del 20 per cento bi-sogna costruire il 20-30 per cento in più ogni anno, ma considerando la mag-giore accessibilità delle ipoteche i vo-lumi delle nuove costruzioni devono essere raddoppiati, fi no a 100-120 mi-lioni di metri quadri l’anno», dice con-vinto l’imprenditore. Servono quindi terreni forniti di infrastrutture e la di-sponibilità delle regioni e dei comuni a realizzare costruzioni sociali.

Entro il 2014 il 70 per cento dei cit-tadini sarà in grado di accedere ai ser-vizi dell’amministrazione pubblica via Internet, e il tempo di attesa per chi si reca di persona agli sportelli non su-

pererà i 15 minuti, promette un altro decreto di Putin. Entro il 2020 alme-no cinque università russe fi gureran-no tra le cento migliori del mondo e a partire dal novembre 2012 gli immi-grati - a eccezione degli specialisti al-tamente qualifi cati - dovranno soste-nere un esame di lingua, storia e fon-damenti della sua legislazione, minac-cia un altro decreto.

Quanto all’economia, Putin ha in programma di creare e modernizzare entro il 2020 ben 25 milioni di posti di lavoro ad alta produttività; la per-centuale dei settori industriali ad alta tecnologia nel Pil crescerà dell’1,3 per cento (attualmente è dell’11,6). Per il 2018 la produttività del lavoro dovrà aumentare di una volta e mezzo ri-spetto al 2011. Nel rating di Doing Bu-siness la Russia entro il 2018 salirà al 20esimo posto dall’attuale 120esimo.

Senza aver portato a termine l’inca-rico affidatogli dal Presidente Dmitri Medvedev di ampliare il programma delle privatizzazioni, Putin ha chiesto al premier Medvedev di farlo entro l’ot-tobre 2012. Secondo la versione di Putin, lo Stato dovrà uscire solo dal capitale delle società che non trattano materie prime ed energia e che opera-no in settori concorrenziali: così è scrit-to nel decreto. Putin ha anche chiesto al governo di approvare entro la fi ne del 2012 alcuni emendamenti alle leggi che proibiscono alle compagnie e alle banche statali con una partecipazione dello Stato superiore al 50 per cento di acquisire nuovi attivi.

Per Guriev non ci sono novità di rilievo: «Non c’è molto di concreto, ma è comunque più di quanto ci aspet-tavamo. L’importante è che siano stati fi ssati i programmi di miglioramento delle condizioni per gli investimenti e della privatizzazione». L’economi-sta non se la sente di fare pronostici sul raggiungimento degli obiettivi. Il programma precedente, noto come la “strategia di Gref”, è stato realizzato solo per il 36 per cento, secondo l’ana-

La tavola rotonda

durante il Summit

dei Paesi Brics

in Cina

lisi dei risultati condotta dal Centro per le elaborazioni strategiche (Cst). È migliorato il tenore di vita della po-polazione, raddoppiato il Pil e si è ri-uscito a sostenere la solvibilità dello Stato, informa il report. Non ci sono state le condizioni invece per creare degli istituti sociali e un forte auto-

governo locale, per completare la ri-forma giudiziaria, diversifi care l’eco-nomia e rafforzarne le capacità con-correnziali.

ITAR-TASS

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04 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)Economia

Le energie da fonti tradizionali e alter-

native al centro degli incontri che si ter-

ranno a fine maggio a Ufa

TAVOLA ROTONDA PER IL COMMERCIO

IL 30 E 31 MAGGIO LA CITTÀ DI UFA OSPITERÀ

UNA SERIE DI INCONTRI TRA I DUE PAESI.

UN’INIZIATIVA CHE COINVOLGE ISTITUZIONI,

ASSOCIAZIONI E AZIENDE

RELAZIONI BILATERALI

LE FRASI

" Gli investimenti italiani verso la Russia, pur cresciuti sensibilmente negli ultimi anni, restano bassi

rispetto al potenziale. Per questo è fonda-mentale lavorare su momenti di incontro come questo. Simest ha finora deliberato 58 progetti di partecipazione per oltre 950 milioni di euro di investimenti all’estero”

" Alcuni anni fa la vendita di prodotti italiani copriva molte tipologie di prodotti, oggi invece il mercato

russo risulta molto più attento e selettivo. Questo presuppone una più approfondita conoscenza dei singoli settori e maggiori necessità di accompagnamento da parte di partner specializzati e istituzioni”

AMMINISTRATORE DELEGATO E DIRETTORE GENERALE SIMEST

RESPONSABILE DESK EST EUROPA SII DI INTESA SANPAOLO

MassimoD’Aiuto

DanieleBordina

SIMONA PIZZUTIRUSSIA OGGI

Ufa, nella Repubblica di

Bashkortostan, ospiterà oltre 500

persone tra imprenditori e membri

delle Istituzioni con l’obiettivo di

rinforzare le sinergie industriali.

Cinque tavole rotonde tematiche, un seminario sui meccanismi di sostegno per lo sviluppo della collaborazione economica e fi nanziaria tra le Pmi russe e italiane, numerosi incontri bilatera-li con Regioni e imprese della Federa-zione nell’ambito della sessione “Borsa progettuale italo-russa”. E per conclu-dere una sessione plenaria dedicata alla fi rma del Protocollo fi nale dei la-vori ed eventuali accordi privati. L’edi-zione 2012 della Task Force italo-rus-sa sui distretti e le Pmi, in programma a Ufa il 30 e 31 maggio (iniziativa re-alizzata dai due ministeri per lo Svi-luppo Economico), si annuncia ricca di contenuti con incontri che spazia-no dalle energie da fonti tradizionali e alternative alle nuove tecnologie ap-plicate a edilizia e arredamento, non-ché al campo della medicina, della far-maceutica e biotecnologie, all’agroa-limentare e alla ristorazione. Non man-cano i settori legati all’industria me-talmeccanica, meccanica, aeronautica e automotive.

Indesit, leader italiano nella produ-zione e commercializzazione di elet-trodomestici, è uno dei casi aziendali che già gode di una posizione di lea-dership nella Federazione e che par-tecipa alla Task Force per consolidare la propria presenza nel mercato russo, iniziata con l’acquisizione della socie-tà Stinol nel 2000 e l’apertura di due stabilimenti produttivi in Russia e in Polonia nel 2004.

Una presenza consolidata nel mer-cato russo è anche quella di Intesa Sanpaolo, protagonista delle tavole rotonde con il desk Est Europa del Servizio Internazionalizzazione Im-

Ventesima edizione

per la Task Force

La “Task Force italo-russa sui distretti e le Pmi” è giunta alla sua 20esima edi-zione. Si tratta del principale momen-to di incontro tra le imprese italiane e russe con i rispettivi distretti produtti-vi con l’obiettivo di sviluppare la colla-borazione tra le principali realtà istitu-zionali, nazionali e periferiche italiane e russe dedite allo sviluppo dell’interna-zionalizzazione delle Pmi. I protagoni-sti dell’evento sono quindi le Regioni, le associazioni di categoria, le federazioni, le confederazioni, i consorzi, il sistema camerale, il sistema fieristico, bancario e le imprese.La Task Force si svolge due volte l’an-no: l’Italia ospita la sessione autunna-le, mentre quella primaverile si tiene in Russia. La prossima edizione è in pro-gramma il 30 e 31 maggio a Ufa, nella Repubblica del Bashkortostan, che sta vivendo una fase di particolare sviluppo economico grazie ai progetti nel settore petrolifero, petrolchimico e aeronautico.

prese (SII). «Il peso della Russia sulla bilancia commerciale italiana è rile-vante, pari al 3,2 per cento del totale scambiato nel 2010 - afferma Danie-le Bordina, responsabile del desk Est Europa -. I dati relativi ai primi tre mesi del 2012 evidenziano un note-vole recupero degli scambi in entram-be le direzioni».

Non sono solo i grandi nomi a pun-tare alla Federazione e soprattutto c’è un interesse reciproco Russia-Italia, come dimostrato dalla presenza di 400 partecipanti russi che incontreranno le 70 aziende italiane presenti agli in-contri, tra cui dominano le Pmi come Lapi Chimici, Agritalia, Filtec srl, Ai-rmec, nonchè Danieli e Cremonini. Il settore trainante è quello energetico con 40 società italiane che partecipe-ranno all’incontro dedicato al tema.

Saranno presenti ai lavori le socie-tà di servizi alle piccole e medie im-prese, tra cui Simest. «Collaboriamo con la Task Force già dal 2006, con grande soddisfazione», spiega l’ammi-nistratore delegato e direttore genera-le Massimo D’Aiuto. Secondo l’esper-to, il tessuto industriale italiano, com-posto principalmente da aziende di ri-dotte dimensioni, trae grandi benefi ci

da iniziative come queste, che consen-tono di comprendere il mercato russo, pieno di risorse e opportunità che «pos-sono però essere esplorate e colte in modo ottimale solo grazie a un rap-porto diretto con gli enti periferici». Ci sarà anche Sace. Dmitri Prozorov, responsabile dell’ufficio di Mosca, spie-ga: «Abbiamo molto investito nel corso degli anni per sviluppare una buona rete di contatti e clienti sia importa-tori russi che produttori italiani e spes-so sono gli stessi esportatori italiani a consigliare ai propri acquirenti russi di rivolgersi a noi».

Un altro settore che vede il raffor-zarsi della relazione italo-russa riguar-da le università e la ricerca scientifi ca che, come in questo caso, cerca di fare da ponte per lo sviluppo dell’impren-ditoria. L’Università della Tuscia par-tecipa per la prima volta alla Task Force, ma vanta già una lunga colla-borazione con la Federazione grazie ad accordi bilaterali per la formazio-ne e la ricerca. «Nel 2007 è stato sti-pulato un accordo quadro tra l’Uni-versità Nazionale della Ricerca Scuo-la Superiore dell’Economia Hse (fi lia-le di Nizhni Novgorod) e l’Università degli Studi della Tuscia (Viterbo), per un PhD in cotutela – spiega Maurizio Masi, professore di Business Admini-stration e Management -. Nel 2011 un nuovo accordo ha portato all’attiva-zione di un master bi-nazionale della durata di due anni, che corrisponde alla laurea magistrale italiana, con il Dipartimento di Economia e Impresa di cui faccio parte».

La motivazione della partecipazio-ne dell’ateneo al summit non è solo accademica. «Con alcuni colleghi del mio Dipartimento vogliamo stimolare alcune aziende del territorio a colla-borare con alcune russe, per esempio il distretto della ceramica di Civita Ca-stellana è molto interessato e c’è un progetto importante con l’azienda Ca-talano», conclude Maurizio Masi.

le tavole rotonde tematiche durante le quali le aziende potranno incontrarsi per siglare accordi di collaborazione

miliardi di euro è il valore dell’interscam-bio tra Italia e Russia raggiunto nel 2008 (massimo storico), secondo il servizio Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo

sono le realtà private italiane che hanno aderito a questa edizione: tra loro, im-prese, banche, Camere di Commercio, associazioni di categoria e università

il totale dei progetti presentati, in settori come l’industria del mobile e del legno, l’alimentare e il farmaceutico

sono i partecipanti provenienti da 17 re-gioni della Federazione: dal Bashkorto-stan a Mosca, passando per Penza, Vo-logda, Chelyabinsk e Kaliningrad

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I NUMERI

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05RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) Economia

Evgeny

UtkinANALISTA

La Russia ha enormi risorse naturali, che secondo le stime degli analisti ammontano a 30mila miliardi di dollari (se si valutano anche quelle potenziali, la cifra diventa 140). Tra queste, il 32,2 per cento è rappresentato dal gas naturale

(maggiori riserve al mondo), il 23,3 per cento dal carbone e scisti bituminosi, il 15,7 per cento da petrolio. L’Europa invece inizia ad avere carenze di gas e petrolio propri. E quindi la soluzione è di im-portare più gas dalla Russia. Esiste il gasdotto principale che passa per l’Ucraina, si sta discu-tendo sul suo ammodernamento e su una gestione condivisa tra Russia, Ucraina e Unione Europea. È stata costruita la prima linea di gasdotto Nord Stream (Gazprom 51 per cento, E.On e Winter-shall hanno il 15,5 per cento ciascuna, Gasunie e GdfSuez con il 9 per cento a testa), la cui seconda linea sarà pronta per settembre 2012, portando la totale capacità a 55 miliardi mc di gas l’anno, South Stream (Gazprom 50 per cento, Eni 20 per cento, Edf e Basf 15 per cento ciascuna) dovrebbe partire per la fine dell’an-no, portando verso l’Europa altri 63 miliardi di mc annui. In con-trotendenza con la crisi, (Gazprom ha portato nei primi quattro mesi del 2012 solo 51 miliardi di mc, contro i 58 del 2011), però le previsioni sono improntate alla crescita. Così Clara Poletti, capo dipartimento di Affari internazionali, Strategie e Pianificazione dell’Autorità per l’Energia elettrica e il gas: «Non è semplice fare previsioni sugli scenari energetici, la novità è l’incertezza delle po-litiche e delle strategie, molto meno gestibile sul mercato».Molte società internazionali puntano sull’estrazione di idrocarbu-ri in Russia. Ad aprile ExxonMobil, Eni e Statoil hanno siglato ac-cordi simili per forma (33 per cento alle compagnie straniere, il 67 per cento alla russa Rosneft) per lo sviluppo in zone offshore. Così Eni, da importatore di lunga data di idrocarburi russi (petrolio dagli anni Cinquanta, gas dal Settanta), diventa partner industria-le e produttore. Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni, lo ha definito «un progetto affascinante e strategico, che marcherà la nostra attività esplorativa per molti anni», definendo l’accordo come «l’ultimo passo di un cammino per diventare il primo part-ner della Russia nel mondo degli idrocarburi». Lo scorso 20 aprile Eni, insieme a Enel, ha estratto il primo gas russo del giacimento Samburskoye, nello Yamal-Nenets: a regi-me potrà arrivare a 9 miliardi di mc di gas. Marco Arcelli, diretto-re della divisione upstream gas di Enel, dice: «Siamo soddisfatti dell’avvio della produzione: l’uso del gas rende più competitiva la presenza di Enel nel Paese, pure a beneficio dei nostri clienti russi». Si tratta non solo con le società statali (Gazprom o Rosneft), ma anche con quelle indipendenti. «Siamo in trattative con Novatek, per iniziative fuori dalla Federazione», svela Scaroni. In Russia e fuori, gli accordi con gli italiani vanno a gonfie vele.

IL COMMENTO

Il fronte degli idrocarburi e le strategie per crescere

NOTIZIEIN BREVE

Dieci rubli (25 centesimi di euro) al metro quadro. È il canone di loca-zione mensile previsto per decine di dimore storiche moscovite. L’ammi-nistrazione comunale della capitale ha pubblicato un bando riguardan-te una serie di strutture del Sette-cento e Ottocento da tempo in disu-so. Il contratto è di 49 anni, ma chi lo sottoscrive si deve fare carico, entro cinque anni dalla stipula, di curare la ristrutturazione dei palazzi, in modo da riportarli all’antico splen-dore. Un impegno che, secondo di-verse stime, potrebbe aggirarsi in-torno ai 300 milioni di rubli (7,5 mi-lioni di euro) per ciascuno stabile.

Le indicazioni macroeconomiche in-dicano che la crescita russa prosegue senza soste. Nel primo trimestre, il prodotto interno lordo (Pil) è cresciu-to al ritmo del 4,3 per cento annuo, battendo di 0,2 punti le previsioni del governo (che ha confermato al 3,4 per cento la stima sulla crescita del Pil nell’intero 2012). Il merito è stato soprattutto del contributo for-nito dall’export delle commodities energetiche. Le vendite al dettaglio a fi ne marzo sono in crescita del 7,3 per cento rispetto allo stesso perio-do del 2011, mentre i redditi dispo-nibili delle famiglie hanno segnato un progresso del 2,3 per cento. Al pari di altre economie emergenti, la Rus-sia conta di accelerare sul fronte dei consumi interni per bilanciare l’at-teso calo della domanda estera.

Dimore storiche

a prezzi d’occasione

Gli indicatori macro

e i consumi interni

Non solo moda, automobili e vini. La Russia mostra grande interesse anche per il Made in Italy militare.

Dopo aver acquistato nei mesi scor-si il blindato Lince, prodotto da Iveco, ora i vertici militari della Federazio-ne stanno testando il blindato pe-sante Centauro, che si è distinto nei principali confl itti internazionali degli ultimi lustri (dalla Somalia in poi) per l’elevata sicurezza mostrata nei campi minati.

Si tratta di un veicolo armato, dal peso di 24 tonnellate e dotato di otto ruote, con una torretta dotata di un cannone da 105 o 120 millimetri. Se-condo voci di stampa, il Ministero russo della Difesa sarebbe interessa-to a produrre il Centauro su licenza del Consorzio tra Iveco (Gruppo Fiat) e Oto Melara (Gruppo Finmeccani-ca), in modo da poterlo adattare alle proprie esigenze e tradizioni. Collo-qui in tal senso sarebbero in corso già da diverse settimane, con la pre-visione di arrivare all’annuncio dell’accordo nel corso dell’estate.

L’eco mediatica che ha accompagnato l’Ipo di Facebook si è spinta fino a Mosca. Tra le banche d’affari nelle ul-time settimane è cresciuta la pressio-ne sui vertici di VKontakte per con-vincerli a sbarcare in Borsa. Il momen-to è propizio, secondo gli analisti, per-ché i multipli sulle società della new economy sono tornati interessanti e il social network fondato da Pavel Durov ha dalla sua tutte le qualità per fare bene: un’utenza che ammonta a 290 milioni di persone tra Russia e Paesi limitrofi , un trend che continua a cre-scere e – appunto – l’onda lunga di Fa-cebook. Se la più grande community Web al mondo non ha sfondato in Rus-sia, il merito è proprio della creatura di Durov, che ha saputo prendere il meglio del concorrente americano, ag-giungendovi una maggiore persona-lizzazione per il mercato ex-Csi.

VKontakte non è l’unico caso di ec-cellenza nel panorama dell’Internet economy russa. Alla fi ne del 2011, il numero di internauti nella Federazio-ne ha raggiunto quota 60 milioni, ren-dendolo il primo mercato in Europa: così non sorprende leggere che il Web è ormai diventato il secondo canale pubblicitario dopo la Tv. Nel 2011 le aziende inserzioniste hanno speso 263,4 miliardi di rubli (poco meno di 7 mi-liardi di euro) in promozione, vale a dire il 21 per cento in più rispetto al 2010, superando addirittura i livelli del 2008 (+4 per cento), l’ultimo anno prima dello scoppio della crisi internaziona-le. Secondo uno studio di Boston Con-sulting Group, l’Internet economy do-vrebbe crescere nel Paese al ritmo del

30 per cento annuo da qui al 2015, portando la sua incidenza sul Pil intorno al 3,5 per cento nel 2014.

In un territorio così vasto come

L’armata russa

sceglie i blindati

Made in Italy

Effetto Facebook, l’Internet economy sbarca in Borsa

Web Fatturati da record per l’e-commerce

LUIGI DELL’OLIORUSSIA OGGI

Motori di ricerca, siti per vendere e

acquistare prodotti, social network.

L’attenzione delle istituzioni per le

potenzialità economiche della Rete. E

tante aziende pronte alla quotazione.

la Russia, Internet si sta rivelando un collante straordinario tra popolazioni e culture che altrimenti non avrebbe-ro altra occasione di incontro. Così si spiega il successo di Avito.ru, una sorta di Ebay russo, che consente di pubbli-care annunci di compravendita di qual-siasi tipo e offre una vetrina gratuita ai venditori meno strutturati. Lo scor-so anno l’e-commerce ha raggiunto in Russia un valore superiore agli otto miliardi di euro e per quest’anno è at-tesa una crescita quasi del 30 per cento. Nel settore si è lanciato anche Yandex, che sta diversifi cando la sua attività originariamente concentrata sul mo-tore di ricerca (è leader di mercato nel Paese con il 64 per cento contro il 24 di Google) proprio per sfruttare altri fi loni di business legati alla Rete. Così di recente ha siglato accordi con ope-ratori nazionali (come Spb Software) e internazionali (Twitter) per amplia-re il proprio raggio d’azione e punta-re sulla potenzialità del mobile busi-ness, oltre ad aprire una sede in Tur-chia, che si affianca a quelle da tempo attive in Bielorussia, Kazakhstan e Tur-chia. Una strategia che ha trovato il plauso dei mercati, considerato che il titolo quotato al Nasdaq ha guadagna-to circa il 20 per cento rispetto ai li-velli raggiunti lo scorso autunno.

La sfida per le istituzioni è fare dell’Internet economy un motore di in-novazione diffuso, con migliaia di re-altà di varie dimensioni, capaci di ri-durre la dipendenza dei cicli econo-mici nazionali dalla componente ener-getica. Un ruolo centrale in questo senso lo svolge Skolkovo, anche nota come la Silicon Valley russa: si tratta di una cittadella dell’innovazione cre-ata alle porte di Mosca che offre age-volazioni fi scali e facilitazioni buro-cratiche per attirare aziende anche dall’estero e favorire così lo scambio di esperienze e know-how. Già oggi sono circa 30mila le persone che lavo-rano a Skolkovo, tra realtà dell’infor-matica, della nanotecnologia e del bio-medico, ma nel giro di due o tre anni il dato dovrebbe raddoppiare.

L’uso della Rete nella Federazione

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GETTYIMAGES/FOTOBANK

ALAMY/LEGIONMEDIA

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06 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA)Cultura

MEMORIE NASCOSTEMEMORIE NASCOSTENEL BUNKER DI STALIN NEL BUNKER DI STALIN

MOSCA È DISSEMINATA DI RIFUGI, CHE

RACCONTANO STORIE TRA REALTÀ E

LEGGENDE. ECCO IL NOSTRO VIAGGIO

CAPITALE SOTTERRANEA

LUCIA BELLINELLORUSSIA OGGI

Guidati dai digger, gli “esploratori

degli abissi”, un itinerario nelle

viscere della città. Dai tombini al

labirinto di cunicoli. Alla scoperta del

sottosuolo tra maschere antigas e

vecchie linee metro non più

utilizzate.

L’odore è di quelli forti, stagnanti. Un mix di muffa e umidità che porta con sé il peso del tempo, su cui si sono sedimentati i fantasmi dell’atomica e della Guerra Fredda. Il bunker sulla Taganka, meglio conosciuto come Bunker 42, a meno di tre chilometri in linea d’aria dal Cremlino, è una porta sulle viscere di Mosca, labirin-to di ombre e cemento armato che si srotola giù per 18 piani come una tenia nel ventre della capitale, fi no a 65 metri di profondità. Avanzando lungo le tetre gallerie dalle quali si accede alle sale di comando e alle stanze del leader, squallide e spoglie, i passi rimbombano sotto la luce fi oca delle lampadine, che dondolano a in-tervalli regolari sul frastuono della vicina metropolitana. L’aria è fredda e pesante, rotta solo dalla voce della guida che illustra vecchi telegrafi e quadri di comando ormai anacroni-stici, circondati da divise consunte e maschere antigas appese al muro.

Ed è qui, dietro la porta ermetica larga 40 centimetri, che si apre il regno grigio voluto da Stalin e te-nuto in vita da Krusciov, baluardo della Guerra Fredda, convertito nel 2006 in attrazione per turisti, oggi trampolino di lancio per i digger: sono loro gli indomabili “padroni” del sottosuolo, seguaci delle tenebre che come ratti si calano dai tombi-ni negli abissi della città. Una pra-tica molto di moda a Mosca, che coin-volge, secondo stime non ufficiali,

quasi 3mila persone. Quello di Tagan-ka è solo uno degli oltre 40 bunker disseminati sotto la capitale russa. Mai aperti al pubblico. «Questa ormai è meta di pellegrinaggio per i turisti. Oltre al bunker, sotto l’asfalto di Mosca, c’è molto di più: una fi tta rete di gallerie secondarie, cunicoli che conducono direttamente al Cremlino. Si vocifera addirittura dell’esistenza della cosiddetta Metro 2 e della bi-blioteca segreta di Ivan il Terribile». Parla con tono pacato Aleksei, 35 anni, lo sguardo fi sso per terra. «So che ci chiamano digger, ma questo termine non mi piace». La sua prima missio-ne, nel 1995, al chiaro di luna: «Ero con degli amici. Mi hanno portato alla periferia di Mosca. E attraverso un tombino ci siamo calati sottoterra. È stato eccitante». Il buio, il silenzio, la consapevolezza di mettere piede per la prima volta in posti che da decen-ni non vedono traccia umana.

Vicino a lui, in divisa militare, un ragazzo sui 30 anni fuma a grandi boc-cate la pipa. Anche lui si chiama Alek-sei, ma tutti lo conoscono come Lesha. «Sono state scritte tante stupidaggini sul sottosuolo di Mosca – interviene, schivando le domande -. Per capire cosa ci sia di vero, bisogna calarsi laggiù». Stando al suo racconto, tempo fa è ar-rivato fi no alle fondamenta del Bol-shoj attraverso i tunnel della metro. Difficile stabilire il confi ne tra verità e fantasia. Forse potrebbe saperlo solo Vadim Mikhailov, da alcuni defi nito il “re” dei digger, da altri invece consi-derato matto. Il suo telefono però squil-la a vuoto e alla porta di casa, al se-condo piano di un palazzo in centro a Mosca, non aprono. La donna delle pu-lizie, spazzando il cortile, sostiene di non vederlo da tempo.

«Cambia cellulare spessissimo. È di-sattento e lo perde durante le sue spe-dizioni - dice Lesha, aspirando una

Dmitri

GlukhovskySCRITTORE

Non è un caso che la metropolitana di Mosca costituisca l’ambientazione di Metro 2033, il mio romanzo-antiuto-pia sull’umanità dopo la Terza Guerra Mondiale. La co-struzione della linea di Mosca ebbe inizio ancor prima

della Seconda Guerra Mondiale, ma il conflitto fece cambiare il progetto dei lavori. Le stazioni sotterranee furono usate molto spesso come rifugi durante i bombardamenti e grazie a esse de-cine di migliaia di moscoviti si salvarono dagli attacchi aerei dei tedeschi. Anche dopo la Seconda Guerra Mondiale la metro ha continuato a essere una “struttura a duplice destinazione”: formalmente una rete di comunicazione, una delle metropolitane più grandi di tutto il mondo - forse la più bella - ma al tempo stesso il più grande rifu-gio antibombardamento del nostro pianeta. Con la comparsa delle armi atomiche, le stazioni della metropolitana di Mosca furono tra-sformate in bunker, ciascuna dotata di un sistema di chiusura er-metica e attrezzata con portoni a tenuta stagna. Quando ho sco-perto queste cose, ho pensato di scrivere un’antiutopia su come - due decenni dopo la Terza Guerra Mondiale - i superstiti che hanno trovato rifugio nelle stazioni continuino là sotto la loro vita. Né avreb-bero dove altro rifugiarsi: la Terra è un cumulo di macerie, non vi sono contatti con le città, né in Russia, né in altri Paesi. Anche se da qualche parte ci sono dei superstiti, si trasformano gradualmen-te in animali; la civiltà è tramontata, ma la metro di Mosca resta forse l’ultima roccaforte dell’intera umanità e della sua cultura. Poi, quando ho cominciato a lavorare al libro, ho scoperto cose incredibili: le 185 stazioni e i quasi 300 chilometri di gallerie sono soltanto la punta dell’iceberg. Accanto alle stazioni, si celano oltre 200 veri e propri bunker militari e governativi. Ma non è tutto: ho scoperto che in contemporanea con la normale metropolitana per i moscoviti comuni fu costruita anche una linea segreta per l’élite di potere. Sotto tutti i principali enti statali e Ministeri, sotto le residenze dei capi politici, sotto la Biblioteca Lenin, sotto l’edi-ficio del Kgb sulla Lubjanka, sotto l’Mgu (l’Università Statale Lo-monosov, ndr), e naturalmente sotto il Cremlino, furono costruite numerose stazioni segrete. Collegate da un’apposita, fitta rete di gallerie, esse formano la cosiddetta Metro 2 che fu proprio pro-gettata per offrire un rifugio e portare in salvo i leader sovietici, i più alti rappresentanti dei servizi segreti e dell’esercito e l’eccel-lenza scientifica e universitaria nell’eventualità di una Terza Guer-ra Mondiale. Questa infrastruttura si è conservata così fino ai gior-ni nostri. Per fortuna il terzo conflitto mondiale non è mai scop-piato. Almeno finora. Ma non credo che al mondo vi sia un’altra città più preparata di Mosca all’Apocalisse.

LA STORIA

Gallerie, binari segretie la paura dell’Apocalisse

grande boccata dalla sua pipa -. È vero, ogni tanto queste escursioni fi niscono male. È morta della gente, là sotto». Il problema principale resta comunque non cadere nelle mani della polizia. Solo 1.500 rubli, a ogni modo, la san-zione. Meno di 40 euro. «Quello dei digger è un fenomeno apparso a Mosca una decina di anni fa – chiarisce Ser-gei Nikitin, storico, professore asso-ciato dell’Università Statale di Mosca -. La gente ha bisogno di emozioni forti ed è affascinata dal sottosuolo della città. Pensiamo alla metropolitana: un palazzo celebrativo, monumentale. Una vera e propria esaltazione della luce sottoterra, che genera da sempre me-raviglia e curiosità».

Dmitri

Glukhovsky (nella

foto a sinistra)

è scrittore,

giornalista,

autore dei

romanzi Metro

2033 e Metro

2034

Le copertine dei

libri pubblicati in

Italia

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07RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

SUPPLEMENTO A PAGAMENTO REALIZZATO DA ‘ROSSIYSKAYA GAZETA’ (RUSSIA) Letteratura

È il buio la chiave di tutto. «Non ca-piamo l’importanza del cielo, della luce, degli spazi liberi. Non ci rendiamo conto di cosa voglia dire avere l’oriz-zonte davanti a sé. E la possibilità di guardare il sole». Ed è proprio su que-sto buio soffocante che è stato costru-ito l’universo di Metro 2033, la saga post-apocalittica nata dalla mente di Dmitri Glukhovsky, ambientata in un mondo in ginocchio, dove i pochi so-pravvissuti si rifugiano nelle viscere di Mosca.

Convertita in un videogame di suc-cesso, ampliata dai lavori di molti altri scrittori, russi e stranieri, la saga è stata affrescata con dettagli italiani da Tullio Avoledo, autore del primo spin-off Made in Italy Le radici del cielo (edito da Multiplayer.it Edizio-ni), pubblicato in 10mila copie in Ita-lia, 50mila in Russia. Amante dei vi-deogiochi, defi niti «una forma narra-tiva notevole, trait d’union tra i ra-gazzi e la letteratura», Avoledo su Twit-ter si presenta così: «Terrestre, preva-lentemente bipede. Nato 5 mesi prima del lancio dello Sputnik 2, quello della cagnetta Laika. Che in realtà si chia-mava Kudrjavka».

Avoledo, al di là della bizzarra presenta-

zione sul suo profilo nel social network,

da dove nasce questo preciso riferimen-

to alla Russia?

Sono coetaneo della corsa allo spazio. Un tema che affascina da sempre non solo me, ma anche tanti altri scritto-ri. Una curiosità che si è tramutata in passione.

Veniamo alla nascita del libro Le radi-

ci del cielo. Com’è stato l’incontro con

Glukhovsky?

L’ho visto per la prima volta tre anni fa al Salone del Libro di Torino. Io

INTERVISTA LO SCRITTORE TULLIO AVOLEDO

Se il racconto passa per i videogame

non lo conoscevo: avevo semplicemen-te accompagnato mio fi glio che gio-cava con il videogame tratto da Metro 2033 e aveva letto il libro. Sono rima-sto subito affascinato da un progetto di tali dimensioni.

Immagino che vi siate incontrati anche

in altre occasioni.

Certo, ci siamo rivisti con calma a Ve-nezia vicino alla Fenice. Non c’era caldo. Nonostante questo Glukhov-sky si è presentato in maniche corte. Lui ha ordinato un thè, io una Coca Cola. Abbiamo parlato della saga e io ho cercato di capire il mondo inven-tato da lui. All’inizio non è stato fa-cile per me lavorare su un universo pensato da altri: mi sembrava di es-sere ospite in casa altrui, non mi sen-tivo libero. Poi mi sono abituato, e il risultato è stato un libro di successo, venduto soprattutto in Russia. L.B.

L’Eco di ElenaSEGUE DALLA PRIMA PAGINA

Da I Promessi Sposi a Saviano, passando

per Moravia, tutti in Russia grazie a lei.

Non è stato facile riproporre in Rus-sia I Promessi Sposi. Il primo tradut-tore degli anni Trenta era stato vitti-ma delle purghe staliniane e la sua tra-duzione, proibita, era stata ripresa con dei cambiamenti dal censore del Kgb per l’Italia che lo aveva fatto incarce-rare. Fu difficile anche esportare Mo-ravia, per non parlare di Maltese. Oggi Saviano è arrivato in Russia attraver-so la mia agenzia. Un’altra soddisfa-zione.

Sente di avere avuto un ruolo nella pe-

restrojka?

Non in prima persona, ma certamen-te il mio lavoro e quello di altri intel-lettuali in quei tempi, impegnati nella rivista “Sovremennaya khudozhest-vennaya literatura za rubezhom” (Let-teratura contemporanea all’estero), molto diffusa non solo fra addetti ai lavori, ha infl uito su Gorbaciov, tra-volto dal nostro entusiasmo e ha con-tribuito alla formazione di una nuova mentalità. Certamente, riconosco, che una minuscola parte l’ha fatta anche questa pubblicazione, ma anche la tra-duzione del romanzo di Eco. Così come tutti i nostri piccoli pezzi che riusci-vamo a inserire in una rivista, in un giornale quando ancora era proibito. D’altronde la perestrojka come è co-minciata? Dalla letteratura; quando sul primo, secondo, terzo giornale com-parivano dapprima solo i nomi proi-biti, senza neanche il titolo del ro-manzo. In un discorso complesso, a un tratto, appariva un nome tra due virgole, per esempio: “anche lui”. Ed era magari il nome di quel poeta che non si poteva nominare. Questo era il lavoro di noi specialisti di cultura, i critici: abbiamo iniziato prima degli scrittori che non avevano spazio di pubblicazione. Noi riuscivamo a fare in tempo utile il nostro piccolo lavo-ro di nominare, citare, spiegare e scap-pare, aspettando le conseguenze. Que-sto era il 1983; la perestrojka è ini-ziata nel 1985.

Internet ha rivoluzionato la letteratura?

Oggi è possibile pubblicare qualsiasi cosa, anche senza permesso, in tempo reale. Basta avere una connessione. Questo è un enorme regalo che ho avuto dalla vita: la mia generazione è nata in un mondo completamente chiuso e

poi è arrivata a vivere in un mondo aperto, non dico libero, ma se voglia-mo questa è anche libertà di pensiero, di spostamento. Sono nata a Kiev nel 1958 e io e la mia famiglia ci siamo trasferiti a Mosca nel 1968: la Russia viveva in una chiusura totale e l’este-ro non esisteva. Poi arrivavano notizie dai soldati che stavano cercando di in-vadere l’Europa: questa era un’aper-tura, ma di forza, violenta. Ricordo i miei studi di italiano all’Università di Mosca dal 1975 al 1980, senza essere minimamente a contatto con gli ita-liani. Ho dovuto aspettare mesi per la mia tesi di dottorato: i libri dall’Italia arrivavano col contagocce; questo era il controllo del potere sull’informazio-ne al quale ero abituata. Ed ero abi-tuata a lottare contro. Forse è per que-sto che poi ho dedicato tutta la mia vita all’attività di promozione dell’in-formazione.

Il Web l’aiuta nella scoperta di nuovi au-

tori?

La Rete è un mezzo di comunicazione con una vastissima categoria di letto-ri qualifi cati, di coloro che magari di-ventano editori e traduttori che per propria iniziativa in Russia traducono e anche pubblicano su Internet. È un sottobosco enorme che gli editori de-vono selezionare. Nel mio caso gli scrit-tori mandano direttamente all’atten-zione della mia agenzia dattiloscritti inediti. Se magari ho già pubblicato qualcosa su un tema, allora mi invia-no sullo stesso argomento altri file. Comprendo che per cominciare gli au-tori emergenti abbiano bisogno di qual-cuno che dica: Sì, anche io ho lavora-to su questo argomento, ti capisco, sei bravo ma qui dovresti approfondire al-cuni punti.

Lei è anche scrittrice. Ha avuto un gran-

de successo il suo libro dedicato alla

cucina italiana: Perché agli italiani piace

parlare del cibo (Sperling&Kupfer,

2006), pubblicato in 15 Paesi. Oggi di-

mostra anche grande attenzione nei suoi

studi per l’immigrazione ucraina in Ita-

lia. Cos’altro bolle in pentola?

Al momento ho concluso un nuovo libro Zwinger, un romanzo che racconta una storia internazionale tra l’Italia e la Rus-sia, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ai giorni nostri, perché le vite dei protagonisti si intrecciano e mi per-mettono di affrontare diversi mondi. La parte italiana è raccontata con gli occhi di un’immigrata ucraina.

G.P.

Che tipo di persona è Glukhovsky?

Ha un grande senso dell’umorismo. È una persona carica di umanità e di una straordinaria intelligenza. In sin-tesi si tratta di un perfetto manager di sé stesso.

Che rapporto c’è tra di voi?

Un rapporto cordiale direi, prevalen-temente riferito all’ambito lavorativo. Qualche tempo fa ci siamo scambiati una copia dei rispettivi libri autogra-fati.

Le radici del cielo è ambientato in uno

scenario post-apocalittico: un viaggio

tra Roma e Venezia, passando per le

Catacombe di San Callisto. Come è stato

possibile ricreare la stessa lugubre

atmosfera che si percepisce nei sotter-

ranei di Mosca, descritta in Metro

2033?

In Italia non abbiamo metropolitane così estese. Quindi ho optato per le catacombe: sono un labirinto sugge-stivo che tra cripte, loculi e graffiti, potrebbe ospitare centinaia di perso-ne. Così come in Metro 2033, anche qui si percepisce l’assenza del cielo, lo spazio fi nito, soffocante. A volte ci dimentichiamo di quanto sia impor-tante l’orizzonte.

Negli anni Lei ha contattato diversi

scrittori inglesi, con i quali ha intrapre-

so una piacevole corrispondenza. Se po-

tesse contattare qualche autore russo,

del presente o del passato, a chi scrive-

rebbe oggi?

Sicuramente a Mayakovskij che, in-sieme a Blok e a Bulgakov, è uno dei miei autori preferiti. Lo inviterei a fare un viaggio a Parigi. E gli direi di non suicidarsi.

INDIRIZZO: Mosca, via Pyatij Kotelnicheskij, n. 11 METROPOLITANA: TaganskayaORARI: Aperto tutti i giorni 24 ore su 24 TELEFONO: +7(495)500-05-54, +7(495)500-05-53 PREZZI: 11mila rubli in totale (circa 270 euro) per gruppi fino a un massimo di cinque perso-ne; 1.300 rubli a testa (circa 30 euro) per grup-pi superiori a cinque persone SITO INTERNET: www.bunker42.com

DA VISITARE

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Page 8: rientra nel progetto RUSSIA BEYOND THE HEADLINES, L’ECO DI · Di cosa tratta? È la storia di alcuni adolescenti che vivono in una casa per invalidi. Hanno tutti qualche problema;

08 RUSSIA OGGI WWW.RUSSIAOGGI.IT

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Un colosso sugli oceani In barca a vela per il giro del mondo

Anniversari Un’esperienza unica che toccherà 21 Paesi

14sono i mesi di viaggio della nave che coprirà circa 45mi-la miglia nautiche, attraccando in 21 Paesi e 30 porti attraver-sando cinque zone climatiche

sono gli anni che ha compiuto la barca Sedov nel 2011. È entrata nel Guinness dei pri-mati poiché si tratta della più grande imbarcazione a vela del mondo

90

I NUMERI

Il 58enne capitano della Sedov, Niko-lai Zorchenko, farà la circumnaviga-zione del globo per la quarta volta nella sua carriera.

pesca. Anche per la Sedov, che è di proprietà dell’agenzia, si tratta di una prima volta: il colosso dei mari non ha mai compiuto un viaggio simile.

«Sono un fan dei Mumiy Troll: è fantastico che saranno con noi. Sono vere star e mi auguro che rimangano a bordo fi no alla fi ne», conclude Stol-povsky. E la band promette di realiz-zare il sogno del cadetto. «L’idea di re-gistrare un album durante un viaggio in mare risale alla mia infanzia. Ha cominciato a prendere forma reale più di un anno fa, durante il nostro Navy Tour, quando abbiamo messo in scena concerti sulle navi da guerra russe», spiega il cantante Ilya Lagutenko, che in questo modo spera di conquistare fan in tutto il mondo.

Nei 30 porti di attracco, si potrà sa-lire sull’imbarcazione: «In collabora-zione con il ministero russo degli Af-fari Esteri, ambasciate, consolati e altri rappresentanti di Russia, vari eventi culturali e di spettacolo andranno in scena sulla nave, - anticipa Savelov - L’arrivo della nave in un Paese dimo-stra la nostra amicizia».

Complessivamente la nave coprirà circa 45mila miglia, getterà l’ancora in 21 Paesi (tra cui Germania, Maroc-co, Stati Uniti, Giappone, Cina e Perù). «Non è stato molto difficile organiz-zare il viaggio. Il progetto sarà fi nan-ziato dallo Stato e da aziende private, tra cui Novatek, che è il secondo pro-duttore di gas naturale di Russia», con-clude Savelov.

MARINA DARMAROSRUSSIA OGGI

Marinai, cadetti e musicisti rock

navigheranno a bordo della

leggendaria Sedov. Un’avventura per

celebrare il 1.150esimo anniversario

dalla nascita della Russia.

L’INTERVISTA IL CAPITANO DELLA SEDOV

“Navigare a ritmo di rock”

Questa esperienza sarà diversa da quel-

le precedenti?

Questa sarà la mia quarta volta, la più lunga: 14 mesi, vale a dire tre-quattro in più rispetto al passato.

Che cosa si aspetta da questo viaggio?

Navigheremo intorno al Sudamerica e al Sudafrica. Ripercorreremo le rotte che le navi a vela usavano seguire quan-do non c’erano i Canali di Panama e di Suez. In pratica, ritorneremo in pieno nel diciottesimo secolo.

É difficile navigare con i giovani cadetti?

I giovani hanno tanta buona volontà. Si precipitano in mare e vogliono navi-gare come James Cook, Ivan Krusen-stern o i Lisyansky, solo per citare al-cuni nomi celebri. Ma, dopo due o tre

mesi in mare, sono stanchi, provano no-stalgia di casa, che è la cosa più dura. Le circumnavigazioni del globo sono or-ganizzate proprio per abituare i giova-ni marinai ai lunghi viaggi marittimi.

Crede che la presenza del gruppo rock

Mumiy Troll aiuterà i giovani marinai?

Sicuramente, confido molto in loro. Questo gruppo, diventato molto popo-lare negli ultimi 20 anni, renderà il viaggio più piacevole.

Parteciperà alle attività durante le

soste?

Certo, il capitano è il rappresentante ufficiale della nave. Deve essere sem-pre in prima fi la a ogni evento di ca-rattere più o meno pubblico. Accoglie-remo gli ospiti a bordo.

Sarà la prima circumnavigazione globale

della nave a vela Sedov?

Sì. La nave ha 91 anni, ma è alla sua prima esperienza di questo tipo.

IL FOCUS

Incisioni e concerti

con i Mumiy Troll

Per quale motivo il gruppo Mumiy

Troll ha deciso di partecipare a que-

sto viaggio per mare?

Già da piccolo sognavo di incidere un album durante un viaggio in mare. Il piano ha iniziato a concretizzarsi quan-do davamo concerti sulle navi militari russe. E ora, quando è arrivato il mo-mento di incidere il nuovo album, quelli della Rosrybolostvo (Agenzia federale per la Pesca, ndr) ci hanno incoraggia-to invitandoci al giro intorno al mondo sulla nave Sedov.Che cosa farà il gruppo sulla nave?

Il viaggio è stato preceduto da rifles-sioni e discussioni in merito. Credo che avremo un bel po’ di tempo sia per lu-cidare il ponte, sia per qualcosa di più impegnativo. Nel tempo libero abbiamo intenzione di incidere il nuovo album e i primi a conoscere il nuovo materiale saranno i membri dell’equipaggio. Rimarrete a bordo fino alla fine?

Lo spero. Daremo concerti nelle città e nei Paesi più disparati: inizieremo in Finlandia, a Hamina, poi saremo in Ger-mania, a Kiel e a Bremerhaven; in Fran-cia parteciperemo ai festeggiamenti del giorno della cultura russa, supereremo Capo Horn, dando un concerto nella città più a Sud della Terra, Ushuaia. E sogno di esibirmi a Cape Town.

M.D.

Il 20 maggio è salpata da San Pietro-burgo per un giro del mondo che du-rerà 14 mesi. L’impresa è entrata nel Guinness dei primati. Infatti, si trat-ta di circumnavigare il globo a bordo della più grande imbarcazione a vela del mondo. Costruita in Germania nel 1921, la leggendaria Sedov parte per questo ultimo viaggio per festeggiare il 1.150esimo anniversario della Rus-sia. La nave attraverserà tre oceani e visiterà 21 Paesi. A bordo ci sono 200 persone, la metà delle quali cadetti della Murmansk State Technical Uni-versity, che lavorano su turni. I grup-pi di allievi, costituiti da studenti del secondo anno di università, cambie-ranno due volte: a Casablanca, Ma-rocco, e a Vladivostok, nell’estremo oriente della Russia.

«Non sono mai stato all’estero. Que-sta sarà una grande esperienza per me, così come una grande opportuni-tà per vedere il mondo», dice Dmitri Stolpovsky, cadetto di 18 anni. Stol-povsky, che entrerà a far parte del pro-getto a Casablanca per rimanere a bordo fi no a Vladivostok, riferisce che i suoi genitori sono molto orgogliosi di lui. Il desiderio di vedere il mondo non è l’unica ragione che lo moti-va: anche la sua rockband prefe-rita, i Mumiy Troll, sarà a bordo, per un’esperienza quanto meno originale.

«L’idea principale di questo viaggio è mo-strare la nostra bandie-ra in giro per il mondo. La Russia è una delle più grandi potenze navali del globo e dobbiamo dimostrare che siamo aperti a tutti per-seguendo obiettivi paci-fi ci», ha detto Aleksandr Savelov, portavoce dell’Agen-zia federale russa per la

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