RICONOSCERE E VALORIZZARE IL PATRIMONIO RURALE: IL CASO DELL’AGRICOLTURA IRRIGUA LOMBARDA
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RICONOSCERE E VALORIZZARE IL PATRIMONIO RURALE:IL CASO DELL’AGRICOLTURA IRRIGUA LOMBARDA
Massimo LazzariDipartimento di Scienze Veterinarie per la Salute, la
Produzione Animale e la Sicurezza AlimentareUniversità degli Studi di Milano
Geografia dell'ambiente e del paesaggio
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Paesaggio come risultato dell’interazione tra avvenimenti fisici, biologici, ed umani
che intervengono entro un’area geograficamente limitata.
Risultato del rapporto uomo-natura ed è strettamente legato alla società che l’ha
prodotto della quale riflette i valori, il progresso tecnologico, lo sviluppo economico, la
memoria storica e così via
1 – EVOLUZIONE STORICA
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Nell’antichità peraltro, a parte in aree limitate e per brevi periodi nell’epoca dell’impero romano (ville romane), non si può parlare di una concezione estetica del paesaggio, ma solo di organizzazione territoriale che ha dato luogo a ciò che oggi definiamo
come paesaggio
1.1 – IL PAESAGGIO STORICO ANTICO
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L’area del milanese, e lombarda in generale, si è sempre caratterizzata dalla necessità
di spostare acqua da dove ve ne era troppa a dove era scarsa
1.1 – IL PAESAGGIO STORICO ANTICO
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1.1 – LA STRUTTURA GEOLOGICA DEL TERRITORIO
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Centuriazione:
1 iugero = 0,25 ha; 1 centuria = 200 iugeri
1.1.2 – I SEGNI DELL’IMPERO ROMANO
Una seconda Natura che opera a fini civili (Goethe , Viaggio in Italia)
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1.1.2 – I SEGNI DELL’IMPERO ROMANO
Inizialmente il sistema repubblicano romano si
basava sulla figura dell’agricoltore soldato. Al termine delle campagne si bonificava e si distribuiva la
terra ai veterani. Successivamente, con l’evoluzione verso l’era
imperiale, la ricchezza si concentrò in poche mani e le strutture agricole si evolsero
verso le ville.
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Centuriazione nelle immediate vicinanze di Mediolanum nella zona poi nota come “Brera guasta”, estesa tra via Orti, via Lamarmora, via Commenda e nella zona di via Brera.
“Brera” o “braida” in latino medievale risulta da una forma corrotta di “praedia”, poderi, e potrebbe riferirsi agli appezzamenti della centuriazione, come dimostrerebbe la maglia delle vie.
1.1.2 – I SEGNI DELL’IMPERO ROMANO
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1.1.2 – I SEGNI DELL’IMPERO ROMANO
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I tre "grandi" fiumi (Lambro, Seveso e Olona) scorrevano nei loro alvei naturali, il Lambro e l'Olona più lontani dalla città di Milano , mentre il Seveso più vicino. Non vi erano canali, ma essendo Milano al centro della fascia delle risorgive tra Adda e Ticino, il territorio era ricchissimo d'acqua e, per praticare l'agricoltura e per muoversi in un terreno altrimenti soltanto paludoso, gli abitanti hanno forzatamente dovuto regolarizzare il flusso delle acque ricorrendo a canalizzazioni e drenaggi, cui si sono sovrapposte opere successive che ne hanno fatto perdere la traccia e la memoria.
1.1.2 – I SEGNI DELL’IMPERO ROMANO
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1.1.2 – I SEGNI DELL’IMPERO ROMANO Nel 222 a.C. i Romani
conquistano Milano e la città si allarga accrescendo il proprio fabbisogno idrico. Il Seveso è il fiume che transita più vicino alle mura e ancora in epoca repubblicana viene in parte deviato verso la città.[8] Per scaricare le sue acque esauste viene costruito il primo canale artificiale milanese, la Vettabbia che, utilizzato prima per irrigare i campi, sfocia infine nel Lambro a Melegnano.
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Durante le invasioni barbariche il complesso intrico di
bonifica e irrigazione attorno alla città decade, i campi
coltivati, tra Milano e Pavia, lasciano il posto alla
boscaglia e alla palude. Sono i monaci di Chiaravalle
e di Morimondo nell'XII secolo a reinventare nella Bassa milanese i coltivi, i
prati irrigui, l'allevamento e la lavorazione della lana.
1.1.3 – IL MEDIOEVO ERA DEI GRANDI DISSODAMENTI
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1.1.3 – CANALI A SCOPO DIFENSIVO
Nel 1151 è costruito un canale che devia le acque del Ticino alla bassa pianura: nasce per scopi militari, e da Abbiategrasso a Landriano ha il precipuo scopo di scoraggiare le incursioni dei pavesi, alleati del Barbarossa: è il Ticinello, che in quel tratto esiste ancora oggi. Quattro anni più tardi, sempre per difendersi dal Barbarossa, Milano si dota di nuove mura circondate da un'ampia fossa e per renderla più larga vi si devia l'Olona.
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1.1.4 – CANALI A SCOPO DI IRRIGAZIONE
Nel 1177 (1179?) a Tornavento sul Ticino iniziano i lavori per la derivazione di un canale verso Milano: non più un'opera difensiva, ma una grande infrastruttura civile. Forse pensata per irrigare vaste estensioni di terra o forse già concepita come canale navigabile o per entrambe le cose: gli storici non hanno, su questo, un'opinione univoca. All'inizio del XIII secolo vennero derivate anche le acque dell'Adda nel canale della Muzza per scopi irrigui. L'opera lunga e complessa, che non toccava minimamente gli interessi milanesi, risultò di grande importanza per Lodi e il Lodigiano. In questa epoca si diffuse fra i proprietari residenti in pianura la consuetudine di lasciar scorrere nei propri terreni le "altrui acque" .
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1.1.4 – CANALI A SCOPO DI NAVIGAZIONE
Nel 1457 Francesco Sforza. ordina la costruzione del Naviglio della Martesana
completa il naviglio di Bereguardo (iniziato nel
1420). Il disegno era ambizioso, collegare
l'Adda a Milano e, tramite la cerchia dei
Navigli della città, l'Adda al Ticino.
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1.1.4 – CANALI A SCOPO DI NAVIGAZIONE
Il Naviglio di Paderno sarà reso
navigabile soltanto nel 1777 e quello Pavese nel 1819. Entrambi, per un capriccio della sorte, saranno inaugurati da
viceré austriaci.
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1.1.4 – CANALI A SCOPO DI IRRIGAZIONE
Mappe settecentesche di
bonifica.
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1.1.4 – CANALI A SCOPO DI IRRIGAZIONE
Il canale Villoresi, ultimo nato tra i corsi d'acqua di cui ci occupiamo,
realizzato tra il 1877 e il 1890, ha cambiato e resa redditiva l'intera
agricoltura dell'Alto Milanese e, da solo, irriga una superficie superiore
a quella dei tre navigli milanesi messi assieme. Il suo incile alla diga
del Panperduto a Somma Lombardo, sul Ticino, ha cambiato quello del Naviglio Grande che ora
nasce praticamente dal canale industriale che esce con il Villoresi
dal Panperduto e alimenta tre centrali idroelettriche e raffredda la centrale termoelettrica di Turbigo.
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1.1.4 – CANALI A SCOPO DI IRRIGAZIONE
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1.1.5 – FONTANILI
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1.1.5 – FONTANILI
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1.1.5 – FONTANILI
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1.1.5 – FONTANILI
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Da “Libro dei prati del monastero di chiaravalle”. 1578
1.1.5 – FONTANILI
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prati marcitori e campi nei pressi della cascina San Gregorio vecchio – fine Settecento
1.1.5 – FONTANILI
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Aziende di elevata superficie di
proprietà nobile, ecclesistica o
borghese, affittate a un
capitalista che assumeva
salariati
1.1.6 – LA CASCINA LOMBARDA
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1.1.6 – LA CASCINA LOMBARDA
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1.1.6 – LA CASCINA LOMBARDA
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1.1.7 – TIPOLOGIA DI INSEDIAMENTI
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1.1.8 – TIPOLOGIA DI DIMORE RURALI
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1.1.9 - 40000 km di rete irrigua
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1.1.9 – Irrigazione a scorrimento
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1.1.9 – Irrigazione a scorrimento
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1.1.9 – Irrigazione a sommersione
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1.1.9 - 40000 km di rete irrigua
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1.3 – I PROBLEMI
Stalla di bovine da latte di fattura industriale
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1.3 – I PROBLEMI
Stalla di bovine da latte di fattura industriale
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1.3 – I PROBLEMI
Stalla di suini di fattura industriale
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Impianto fotovoltaico di 20 kWp integrato nel tetto di un edificio strumentale della cascina Menozzi di Landriano
1.3 – I PROBLEMI
Fotovoltaico a terra e integrato nella cascina Menozzi
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1.3 – I PROBLEMI
Impianti di biogas
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1.3 – I PROBLEMI
Il problema della biodiversità
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• Classe A « storica»: - Conservano la struttura della cascina nella sua interezza- Restauro effettuato in modo da mantenere e rivalutare al meglio tutte le strutture
originariamente presenti- Si incontrano, nelle opere di ristrutturazione, i concetti di estetica e funzionalità in
un binomio che riscontra dei ottimi risultati sia nel settori agricolo, sia turistico ( Cascina Pietrasanta, Cascina Forestina)
Classe B « tradizionale , valorizzazione»: -Aziende che sono sorte all’interno di uno o pochi lotti appartenenti alla cascina originale -Agriturismi a conduzione famigliare e proprietari di piccole porzioni di terreno-Ristrutturazione in base a criteri funzionali che mirano a facilitare la vita dell’agricoltore-Espressione a pieno del concetto di agriturismo: da una parte l’attività complementare migliora qualità di vita dell’agricoltore e dall’altra soddisfa il consumatore (Cascina Cascinetta, Cascina Carla, Cascina Volpi, Cascina Rosio, Agriturismo Locatelli)
Classe C « tradizionale, ristrutturazione»:-Composto da uno o pochi lotti -Attività svolta in costruzioni ex-novo -Solitamente la costruzione rurale è stata riammodernata ma è rimasta di uso esclusivo dei proprietari-È quindi più appropriato parlare di strutture deputate al turismo rurale e non di agriturismo (Cascina Campo, Agriturismo S. Gemolo, Cascina Nuova, Agriturismo Le Betulle)
Classe D « ristrutturazione urbanistica»-Le strutture non possiedono nessun tipo di costruzione rurale.-Le costruzioni sono in stile post-moderno e mirano ha compiacere il turista con la varietà di servizi offerti-Non vi è nulla di funzionale all’agricoltura, in questo caso non si può proprio parlare di agriturismo ( Agriturismo La Camilla, Agriturismo Bau-house)
1.4 – OPPORTUNITA’
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Da
agri-coltori
ad
agri-cultori