Ricerca, i conti del super matematico «Qui :3 mila curo ... … · finita nel mirino di diversi...

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Ricerca, i conti . del super matematico «Qui :3 mila curo, all'estero 250 mila» Mingione è uno degli studiosi piú citati al mondo: boicottiamo il sistema di valutazione di Orsola Riva Alzi la mano chi non è d'ac- cordo con il principio sacro- santo che le università debba- no essere valutate e che chi è più bravo vada anche premiato economicamente. «Io sono più che favorevole alla valuta- zione ma il punto è che a que- ste condizioni di autentico maltrattamento professionale non ci sto - dice Giuseppe Mingione, docente di Analisi Matematica all'università di Parma -. Ed è per questo che vece no. Da mesi ormai la Vqr è finita nel mirino di diversi cri- tici: a macchia di leopardo in tutta la Penisola si moltiplica- no mozioni e appelli al boicot- taggio. I firmatari contestano un sistema che si serve del ca- vallo di Troia della valutazione per portare avanti una politica di strozzamento delle univer- sità: erosione dei fondi e del diritto allo studio, blocco degli scatti stipendiali, mortifica- zione della didattica. un ingegnere, sono un mate- matico, dipendo totalmente dal soldi pubblici. Ma il fondo per la ricerca di base è stato praticamente azzerato. Negli ultimi 4 anni per le mie ricer- che avrò preso 2/3mila euro in tutto, mentre i miei collabora- tori europei nel frattempo viaggiano sui 250 mila euro. Quando si arriva a questi livelli di mortificazione, qualunque protesta va bene». Anche il boicottaggio della Vqr? «Certo. Ripeto: io non sono contro la La p rotesta «Questi criteri non premiano le eccellenze: sono lesivi della mia dignità professionale» ho deciso di boicottare la Vqr». Con l'acronimo Vqr si indica il processo di valutazione della qualità della ricerca partito nel ton e terminato a luglio 2013 con la pubblicazione della classifica delle università mi- gliori. Un'operazione di tra- sparenza utile, almeno sulla carta, sia per studenti e genito- ri che ai fini dell'assegnazione di una parte dei fondi su base premiale. Attualmente è in corso la seconda edizione del- la Vqr. A ogni docente è stato chiesto di presentare due pub- blicazioni del periodo 2011- 2014 e di inviarle all'Anvur, l'organismo indipendente che è stato incaricato dal Ministero di valutare la ricerca in base a un criterio bibliometrico che incrocia il numero di citazioni su riviste scientifiche interna- zionali con il prestigio delle stesse. Tutto molto semplice e chiaro, apparentemente. E in- «Sono diventato ordinario a 33 anni. Da allora però non ho ancora visto riconosciuta la mia anzianità di servizio che è stata incredibilmente annulla- ta per decisione del governo - spiega Mingione -. E que- sto lo ritengo lesivo della mia dignità professionale». E che professionalità! Medaglia Stampacchia nel 2006, Euro- pean Research Council Award nel 2007, Premio Caccioppoli nel 2010, il suo nome figura fra quello dei 99 matematici più citati del mondo (Híghly Cited Researchers 2015). «Io non sono un medico o valutazione, tutt'altro. Ma mi sono scocciato di essere tratta- to così. Se poi vogliamo essere pignoli, ci sarebbe da dire qualcosa anche sui criteri della Vqr. In questi quattro anni ho prodotto 16 lavori di prima fa- scia. Perché devo limitarmi a presentarne due? E come se durante una partita di calcio un giocatore venisse messo in panchina dopo che ha segnato due gol». In questo modo si fi- nisce per perseguire una linea di mediocrità. L'impressione è che il vero scopo della Vqr non sia premiare le eccellenze ma stanare i presunti fannulloni. «Chi fa di più dovrebbe po- terlo far pesare - dice Min- gione -. Inoltre la Vqr prende in considerazione un periodo troppo breve. Io scrivo cose che richiedono tempo per es- sere capite. Le mie ricerche più citate sono di 15 anni fa». © R I PRO DUZIOfN RSERVA'A

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Ricerca, i conti . del super matematico«Qui :3 mila curo, all'estero 250 mila»Mingione è uno degli studiosi piú citati al mondo: boicottiamo il sistema di valutazione

di Orsola Riva

Alzi la mano chi non è d'ac-cordo con il principio sacro-santo che le università debba-no essere valutate e che chi èpiù bravo vada anche premiatoeconomicamente. «Io sonopiù che favorevole alla valuta-zione ma il punto è che a que-ste condizioni di autenticomaltrattamento professionalenon ci sto - dice GiuseppeMingione, docente di AnalisiMatematica all'università diParma -. Ed è per questo che

vece no. Da mesi ormai la Vqr èfinita nel mirino di diversi cri-tici: a macchia di leopardo intutta la Penisola si moltiplica-no mozioni e appelli al boicot-taggio. I firmatari contestanoun sistema che si serve del ca-vallo di Troia della valutazioneper portare avanti una politicadi strozzamento delle univer-sità: erosione dei fondi e deldiritto allo studio, blocco degliscatti stipendiali, mortifica-zione della didattica.

un ingegnere, sono un mate-matico, dipendo totalmentedal soldi pubblici. Ma il fondoper la ricerca di base è statopraticamente azzerato. Negliultimi 4 anni per le mie ricer-che avrò preso 2/3mila euro intutto, mentre i miei collabora-tori europei nel frattempoviaggiano sui 250 mila euro.Quando si arriva a questi livellidi mortificazione, qualunqueprotesta va bene». Anche ilboicottaggio della Vqr? «Certo.Ripeto: io non sono contro la

La protesta«Questi criteri nonpremiano le eccellenze:sono lesivi della miadignità professionale»

ho deciso di boicottare la Vqr».Con l'acronimo Vqr si indica

il processo di valutazione dellaqualità della ricerca partito nelton e terminato a luglio 2013con la pubblicazione dellaclassifica delle università mi-gliori. Un'operazione di tra-sparenza utile, almeno sullacarta, sia per studenti e genito-ri che ai fini dell'assegnazionedi una parte dei fondi su basepremiale. Attualmente è incorso la seconda edizione del-la Vqr. A ogni docente è statochiesto di presentare due pub-blicazioni del periodo 2011-2014 e di inviarle all'Anvur,l'organismo indipendente cheè stato incaricato dal Ministerodi valutare la ricerca in base aun criterio bibliometrico cheincrocia il numero di citazionisu riviste scientifiche interna-zionali con il prestigio dellestesse.

Tutto molto semplice echiaro, apparentemente. E in-

«Sono diventato ordinario a33 anni. Da allora però non hoancora visto riconosciuta lamia anzianità di servizio che èstata incredibilmente annulla-ta per decisione del governo- spiega Mingione -. E que-sto lo ritengo lesivo della miadignità professionale». E cheprofessionalità! MedagliaStampacchia nel 2006, Euro-pean Research Council Awardnel 2007, Premio Caccioppolinel 2010, il suo nome figura fraquello dei 99 matematici piùcitati del mondo (Híghly CitedResearchers 2015).

«Io non sono un medico o

valutazione, tutt'altro. Ma misono scocciato di essere tratta-to così. Se poi vogliamo esserepignoli, ci sarebbe da direqualcosa anche sui criteri dellaVqr. In questi quattro anni hoprodotto 16 lavori di prima fa-scia. Perché devo limitarmi apresentarne due? E come sedurante una partita di calcioun giocatore venisse messo inpanchina dopo che ha segnatodue gol». In questo modo si fi-nisce per perseguire una lineadi mediocrità. L'impressione èche il vero scopo della Vqr nonsia premiare le eccellenze mastanare i presunti fannulloni.

«Chi fa di più dovrebbe po-terlo far pesare - dice Min-gione -. Inoltre la Vqr prendein considerazione un periodotroppo breve. Io scrivo coseche richiedono tempo per es-sere capite. Le mie ricerchepiù citate sono di 15 anni fa».

© R I PRO DUZIOfN RSERVA'A

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Chi éGiuseppe

Mingione, 43anni, diCaserta,insegna AnalisiMatematicaall'Universitàdi Parma

È diventatoordinario a 33anni. Tra i suoiriconoscimenti:premioBartolozzi(2005),MedagliaStampacchia(2006) el'edizioneCaccioppoli(2010). Nel2008 è statoinvitato comerelatore alCongressoNazionale dellaSocietàMatematicaTedesca (DMV)

• Mignoneè tra i 99matematicipiù citatidel mondo

In questiquattroanni hoprodotto16 lavoridi primafasciaPerchédovreipresentarnesoltantodue?

Io sonodiventatoordinarioa, 33 anni:da alloranon hoancoravistoriconosciutala miaanzianitàdi servizio

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"Bandi finti, baronie tagli: io, precariaa vita negli atenei"

Pubblichiamola letteraapertadi GildaPolicastroal premierMatteoRenzi, sullacondizionedei ricercatoriuniversitari

La carrieraNata aSalerno,attualmentevive a Roma elavora comecriticaletteraria eredattrice: èautrice dinumerosiromanzie saggisu Dante,Leopardie Pasolinie hacollaboratocon testatenazionali

GILDA POLICASTRO

aro Matteo Renzi, le scrivoperché ogni giorno sento lei ei suoi ministri parlare di cam-biamento, di rinnovamento,di riforme. Soprattutto que-st'ultima voce parrebbe po-tersi caricare di promesse esperanze al sapore di "realtàeffettuale", per dirla con Ma-chiavelli: si sta riformando, asentirvi, quest'Italia dei figli edei nipoti le cui condizioni so-ciali ed economiche per unalarga maggioranza degrada-no rispetto a quelle dei nonnie dei padri. Si stanno rinno-vando, da quel che proclama-no interviste e tweet quoti-diani, la scuola e l'università,ovvero i settori su cui gli statimoderni hanno basato la lorocrescita anche materiale, per-ché non può esserci svilupposenza ricerca e senza avanza-mento delle conoscenze.

Gli sciagurati dei `70tra riforme e casteChi le scrive appartiene allagenerazione dei nati neglianni Settanta, una genera-zione sciagurata che ha attra-versato riforme della scuola edell'università il cui esitonon ha impedito il perpe-tuarsi, specie nella seconda,di un sistema di carriere ba-ronale, in cui si procede perinvestitura e per feudi, deli-berando su posti e avanza-menti attraverso veri e pro-pri accordi e scambi tra po-tentati locali, laddove sareb-be legittimo attendersi libericoncorsi e pari condizioni diaccesso (a parità di titoli, sicapisce) sull'intero territorionazionale. Ho attraversato ilpassaggio dal sistema tradi-zionale delle lauree qua-driennali o quinquennali,con i corsi, i programmi e lavalutazione conclusiva di un

lavoro di tesi originale, al si-stema dei crediti e del "3+2",culminante in smilze tesinecompilative dalla cui discus-sione pro forma si esce "dot-tori". Sono passata dalla lau-rea con lode in Letteratura i-taliana al dottorato nelle uni-versità d'eccellenza, a senti-re le statistiche (e contravve-nendo al noto ammonimentoleopardiano che invitava adiffidarne). I miei genitori,entrambi insegnanti di scuo-la, hanno investito nella miaformazione garantendomi lacopertura economica di unalloggio nelle città in cui hoscelto di studiare e perfezio-narmi, ma soprattutto di tas-se maggiorate rispetto aquelle di studenti figli di im-prenditori o liberi professio-nisti i quali, a differenza deglistatali, potevano consentirsiqualche deroga o "autosgra-vio" fiscale (si chiamerebbeevasione, in uno Stato più e-quo, e sarebbe combattuta).

L'assegnista è tuttofarema per l'Inps è un lavoroHo cominciato il mio percor-so lavorativo con il cosiddetto"assegno di ricerca", che im-plicava, oltre alla ricerca pro-priamente detta, un consi-stente supporto alla didattica,attraverso lezioni, esami, ri-cevimento degli studenti, cor-relazione di tesi, per giunta inuna sede diversa dalla città diresidenza, perciò accollando-mi le spese di spostamenti ealloggio, ove necessario. L'as-segno mi è stato rinnovato perquattro anni, perciò un'uni-versità italianaha avuto mododi verificare per un ampio ar-co temporale la mia attitudinealla ricerca e all'insegnamen-

to, offrendomi oltretutto lapossibilità di guadagnare 18mila euro all'anno. Poi piùnulla: il finanziamento concui il mio assegno veniva ri-chiesto e rinnovato ha avutotermine e dal 2010 al 2012 nonho avuto la possibilità di radi-carmi in nessun contesto uni-versitario perché nel frattem-po i concorsi venivano banditicon sempre minor frequenza,e, soprattutto, già destinati inpartenza a qualcuno, anche senaturalmente poteva darsiqualche circostanza partico-lare (sfortunata per il desi-gnato e fortunata per i suoicompetitor) che scombinassei piani albarone di turno, masitrattava di situazioni rarissi-me e per lo più leggendarie.Nel frattempo ho chiestoall'Inps, a cui ero stata co-stretta a iscrivermi all'attodella stipula del primo con-tratto, un sussidio di disoccu-pazione (o "sostegno al reddi-to", come si chiamava qualcheanno fa), ma non ne avevo i re-quisiti: l'assegno di ricerca,che pure è retribuito, non èconsiderato un "lavoro", ai fi-ni previdenziali, e dunque senon hai mai lavorato non puoinemmeno dichiararti disoc-cupato, a rigore.

L'Asn stile Gattopardo:non è cambiato nullaNel 2012 tutti i dottori di ri-cerca o ex assegnisti nella

[úli, Sa—igl"

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mia situazione hanno potu-to confidare nella grande il-lusione dell'AbilitazioneNazionale: un'enorme mac-china di valutazione per latotalità della classe dei do-centi aspiranti alla prima ealla seconda fascia, tantostrutturati quanto precari (oin attesa di collocazione co-me me). Dopo due annidi la-vori delle commissioni inca-ricate, tale valutazione haprodotto dei risultati a tuttaprima incoraggianti: non sitrattava di una graduatoria,bensì di un titolo da produr-re ai concorsi, ma comunquepareva riaprirsi qualchepossibilità se non altro alun-go termine, ovvero una voltaesauriti i posti messi a bandoper "chiamata" e destinati aisoli "incardinati". In realtàsi è subito compreso che ilsuddetto titolo sarebbe statospendibile esclusivamenteda questi ultimi, ovvero dachi un incarico universitariolo avesse già, per i cosiddettiavanzamenti di carriera,non da precari o consimili.Personalmente di abilita-zioni (o idoneità che dir sivoglia) ne ho avute due, nelmacrosettore di Letteraturaitaliana (comprensivo diCritica letteraria e Lettera-ture comparate) e in quellodi Letteratura italiana con-temporanea: sono trascorsioramai due anni (quattro dalmomento dell'avvio dellagrande macchina, costata al-lo stato svariati milioni dieuro, tra l'altro) durante iquali non è stato banditonessun concorso aperto perla mia posizione (docente diseconda fascia, cioè Profes-sore associato), in nessunodei due settori. Alla reiteratarichiesta di chiarimenti econsigli sul dafarsi, i docenticon cui negli anni ho a variotitolo collaborato replicava-no con una serie di informa-zioni per lo più vaghe e con-traddittorie, da cui ricavavoun'unica certezza: non avrei

mai avuto nessun posto, per-ché questo per un'universitàavrebbe implicato un inve-stimento assolutamente im-proponibile, quantificatonei misteriosi "punti organi-co" (assegnati non si sa comenon si sa da chi a ciascun a-teneo e stimabili, nel caso diun non strutturato, attornoallo 0.70 sull'1 e qualcosamediamente disponibile, afronte dei soli 0.20 necessariper lo scatto di carriera di uninterno).

Ultraprecari in ateneoo iperqualificati a casaSi sono invece cominciati abandire dei posti a tempodeterminato (di tre anni,rinnovabili) cui possonoconcorrere anche i non abi-litati, tanto che nei giudizi lamia idoneitànonviene nem-meno menzionata e ottengodei punti di carriera corri-spondenti al solo dottorato.Proliferano poi i cosiddettiaffidamenti o contratti didocenza remunerati in mo-do a dir poco beffardo: due-mila euro lordi (non al mese:in totale) quando va bene, ecioè perun corso di "sole" 75ore, più impegni annessi(consigli di facoltà e riunio-ni varie), oltre alle sessionid'esame da coprire per l'in-tera durata dell'anno acca-demico. Duemila euro lordiper l'impegno di un anno, se

in una città diversa dallapropria, non bastano nem-meno a sostenere le spese dispostamento e di alloggio, aconti fatti. Caro Renzi, lei aquesto punto probabilmen-te si unirà al coro generale,chiedendomi come mai nonabbia ancora pensato a cer-carmi qualcos'altro, e ripe-tendomi che è necessariooggidì essere flessibili e a-dattarsi. Ma avete mai pro-vato, voi che incoraggiate esostenetelaflessibilità, afa-re dei colloqui di lavoro conun curriculum prevalente-mente universitario? Inqualunque ambito la prepa-razione "iperqualificata" èritenuta un limite, non unpotenziale, proprio perchédi ostacolo alla cosiddettaflessibilità. Editoria, gior-nalismo culturale, siti web:nessuno è disposto a pagareun plurititolato per lavori"di basso profilo" (revisionedi testi, traduzione, corre-zione di bozze, lavoro reda-zionale di qualsiasi genere)che peraltro nella gran par-te dei casi nemmeno esisto-no più o vengono dati in ap-palto ai cosiddetti service,assimilabili ai call center diuna volta nella funzione dicalmierare i giovani laurea-ti in cambio di pochi spic-cioli e nessuna prospettiva.Quanto ai giornali, dopo cir-ca cinque anni di volonta-

riato culturale presso un no-to quotidiano militante hoscritto per un altro paiod'anni sul supplemento di u-no dei due quotidiani dimaggior tiratura nazionale:duecento euro (lordi) a pez-zo, un paio di pezzi al mese edopo un anno e mezzo piùnulla nemmeno qua, con lamotivazione che scrivo dif-ficile e la gente il supple-mento (si badi: culturale,non sportivo) lo vuole leg-gere in totale relax e senzadover mettere mano al di-zionario.

Caro Renzi, noi siamopressoché coetanei, perciòin zona congedo azzardo u-na maggior confidenza e tidomando: nei miei panni, tu,cosa faresti? Considerandoche la famiglia (istituto sullacui rendita la mia generazio-ne carente di reddito in lineadi massima può contare adlibitum) per una serie di casisfortunati e imprevedibilinon può più sostenermi, eche il mio conto in banca so-lo grazie a tagli radicali ditutte le spese possibili am-monta ancora al migliaio dieuro e "poi più nulla", a qua-le cambiamento, rinnova-mento, riforma devo guar-dare con fiducia e concre-tezza, nel nuovo anno?

Con i miei più sinceri au-guri.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

_ _ _ . Progetti a tempo, ma per l'Inps nonè un "lavoro': niente sussidio se lo perdi. Faiil docente di fatto, ma per2 mila euro l'anno

Il governo parla di rinnovamento, ma non cimette i soldi. Dagli anni 70 l'un ir'ersità ha subito soloriforme che non hanno scalfito un sistema feudale

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Solo nel2008-2014, itagli allaricerca eall'istruzioneuniversitariaammontano a2,1 miliardi:perlaConferenzadei rettori,hannocausato laperdita dioltre 10.000tra docenti ericercatori diruolo. Dal2016, ilgoverno hatolto il bloccodegli scattistipendiali chedura dal 2011(in media 200euro in menoa un ricerca-tore di 35-40anni cheprende 1.700euro mensili.In 10 anni,perse 66 milamatricole

La legge diStabilitàtorna ainvestire,con il segnopiù, nellaculturae nellaricercaÈ questala nostraricchezzache cirende unasuper-potenza

MATTEO

AL PREM I ERAlE M I N ISTR I

Voi che ricordate la necessitàdi adattarsi ed esserepiù flessibili,l'avete mai provata la flessibilità?Avete mai fatto colloqui di lavorocon un curriculum universitario?Scoprireste che nel privato essereiperqualificato è un handicap

Da sinistra,Matteo Renzie il ministrodell'IstruzioneStefania Gian-nini e un sit-indei ricercatoridavanti aMontecitorio adicembre. Adestra, le pro-teste dei profAnsa/LaPresse

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L' sindacati«L'Enea

ai vertici defla ricerca»ISOLAMENTO, burocrazia e vertici estraneialla ricerca. Sono le preoccupazioni dei lavora-tori dell'Enea (l'Agenzia nazionale per le nuo-ve tecnologie, l'energia e lo sviluppo econoi-co sostenibile) di fronte al riordino definitoall'articolo 4 della legge 221 del 2015. Per oranon si parla di esuberi, ma negli uffici dell'en-te circolano da tempo voci su possibili pensio-ni anticipate. Riuniti in assemblea a Bologna, idipendenti (un centinaio i presenti - su 250 at-tivi sotto le Due Torri -, cui vanno aggiuntiquelli in collegamento video dagli altri centrisparsi per l'Italia) hanno approvato all'unani-mità la mozione redatta dai vertici nazionali diFlc Cgil, Fir Cisl, Uil Rua e Anpri.All'incontro hanno partecipato i deputati Fili-berto Zaratti (Sel), Andrea De Maria ed Erne-sto Carbone (Pd). Così, se da un lato l'«artico-lo-riforma» mette fine a 7 anni di commissaria-mento, dall'altro rischia di allontanare l'Eneadalla ricerca: oggi alla guida c'è l'economistaFederico Testa. Presidenti e consiglieri di am-ministrazione - è una delle richieste - andreb-bero scelti «in una rosa di cinque candidati dialto profilo scientifico, come al Cnr - osservaMarcello lacovelli di Uil Rua -. Non vogliamofare la guerra dei cent'anni, ma se le cose noncambiano prevedo un periodo difficile». «Sia-mo in stato di agitazione da due mesi - rilanciaCarlo Buttarelli della Cgil -: la politica dovreb-be chiedersi se è possibile che un ente di ricer-ca sia governato contro il consenso dei lavora-tori». «Da anni perdiamo per strada le profes-sionalità che addestriamo», lamenta Enrico Te-sivi della Cisl. Immediata la replica di De Ma-ria: «L'ente è un'eccellenza e il governo vuolfare della ricerca un asset di sviluppo per il Pae-se». A nome dei precari Enea parla GiuseppeMarghella: «Scadremo tutti entro dicembre:siamo 150 a livello nazionale, una trentina quia Bologna. Siamo ancora in attesa dei concorsiche ci aveva promesso Testa».

Pietro Francesconi

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Sanno che non si è piùingegneri, medici o italiani per sempreAnno dopo anno, cambiano lavoro, città,am ici , lingua. Sono confusi ma non voglionoconfessarlo perché sui social la triste zzaè bandita . L'analisi di Stefano Laffi

`Ragazzi cresci40 utinella precarietàMa si sono adattatidiventando fluidi"

SIMONETTA FIORI

ori dicono mai "noi". E faticanoa trovare perfino 1"'io", frantu-mato tra identità diverse e mu-tevoli. Chi sono i nostri millen-nials? Stefano Laffi è uno dei

pochi ricercatori sociali che abbia dato vo-ce ai ragazzi. Studioso della cultura giovani-le, ha promosso diversi progetti con i piùgiovani, cantieri nati in piccole città o nel

quartieri. E da Feltrinelli pubblicherà in pri-mavera una ricerca sul loro immaginario,novecento testimonianze su desideri e pau-re raccolte tra i sedici e i ventuno anni(Quel che dovete sapere di me). «L'unicomodo per mettere a fuoco una generazioneè capire in che condizioni s'è formata. E iltratto prevalente è la precarietà che gravasul lavoro e sulla famiglia».

La parola più ricorrente , negli scritti au-tobiografici , è "futuro".«Sì, ma è un futuro appesantito dalla re-

torica della crisi con cui questi ragazzi sonostati allevati. Nel corso dell'adolescenza seichiamato a scegliere: ma oggi è difficileprendere decisioni quando tutto sembrasuggerirti l'impossibilità di realizzare so-gni e progetti. Un'incertezza diffusa che hafinito per modellare l'identità di questa ge-nerazione».

In che modo?«Si adattano alla precarietà rendendo

fluida la propria vita. Prendiamo la sharingeconomy: l'hanno inventata loro, i giovanisenza soldi che condividono tutto, casa epassaggio in macchina, il consumo di mo-vie series e di prodotti musicali. Al culto del-la proprietà preferiscono l'utilizzo tempora-neo: sideralmente lontani dalla generazio-ne precedente».

L'incertezza produce identità mobili, incontinuo cambiamento.«Quando gli chiedi di raccontarsi, fanno

fatica a dire una cosa sola. E infatti scrivonoelenchi, una lista sterminata di aggettivi econdizioni mentali. L'identità diventa unquadro cubista dai mille risvolti, dove nonc'è mai un'appartenenza nitida o una radi-

camento forte. Non leggerai mai "sono didestra o sono di sinistra" perché in un mon-do che non ha certezza non puoi permetter-ti caselle. Non contano più né famiglia néstatus. E più del cognome amano dire il no-me».

Nascono in un mondo in cui non si è piùqualcosa per sempre.«Non si è più italiani per sempre, non si è

più ingegneri per sempre. Non basta più larighetta che ti lascia a disposizione la vec-chia carta d'identità. Professione: medico,insegnante, operaio. Nessuno dei millen-nials se lo può più permettere. Fanno più la-vori contemporaneamente, cambiano cit-tà e perfino lingua. Sperimentano qualcosache non appartiene al vissuto dei genitori.Sono molto più simili ai loro bisnonni, co-stretti a emigrare da un'Italia che non ga-rantiva prospettive. E questa distanza damamma e papà produce insofferenza».

Ma non è un tratto tipico di ogni passag-gio generazionale?«Questa volta siamo di fronte a uno

straordinario allargamento di orizzonti: èconsigliabile non usare la propria esperien-za per capire la loro».

Dalle sue ricerche emerge soprattutto ilbisogno di autenticità : un'insofferenzaalle maschere sociali imposte dagli adul-ti.

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Ha partecipato almenoa un evento livenell'ultimo anno

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Pensa di spenderedi più in futuroper concerti e festival

Preferisce "pagare"perun esperienzapiuttosto cheper un bene materiale

CV0 n_ CI.• 0-0

Riesce a mettereun po' dei propri guadagnida parte ogni mese

FONTI: EU ROMON ITOR I NTERNATIONAL, HARRISPOLL E EVENTBRITE INC, NIELSEN, OCSE

«Sì, è un tema molto avvertito. Dentro inostri millennials dobbiamo distingueretra i trentenni ormai stremati da test e pro-

ve di ogni genere - spesso non premiateda risultati concreti - e i più giovani cheguardano con disincanto ai loro fratellimaggiori. E a un iter accademico tradizio-nale preferirebbero un'esperienza di viag-gio o il lavoro nel volontariato»,

Con quali conseguenze?«Questi ragazzi - per lo più figli unici,

dunque più seguiti - patiscono le crescen-ti aspettative da parte di genitori che han-no investito su di loro. Questo ingenera unsentimento di inadeguatezza, la paura dinon essere abbastanza, tenuti ben nascostidietro la maschera sociale imposta dagliadulti: loro non chiedono altro che poterse-ne liberare».

I social media non appaiono in questosenso una palestra di libertà.«Tutt'altro. Li costringono a una quoti-

diana esibizione di se stessi secondo un co-dice che richiede bellezza, simpatia, diver-timento. Nessuno si racconta mai triste, an-noiato o brutto. Risultato: tutte le tonalitàemotive che fanno parte della lunga etàadolescenziale raramente escono allo sco-perto».

L'esercizio quotidiano dell'esibizione disé costruisce una nuova soggettività.«Il modo di raccontarsi è diverso da quel-

lo dei giovani di trent'anni fa. Prima ti sichiedeva di schierarti rispetto alla politicae l'ideologia, oggi prevale la narrazione inti-mista degli stati d'animo».

Ma c 'è un tema pubblico che più ricorrenei loro discorsi : è quello dell'ambiente.«Sì, è il loro modo di sentirsi impegnati.

Sanno di doverci vivere ancora per un belpezzo. E lo avvertono come il luogo dove ledecisioni producono fatti concreti. Distan-te invece appare il mondo dei partiti, luo-ghi-simbolo della mediazione: i ragazzi nonamano i processi di mediazione. Con l'am-biente il legame è di natura biologica. Il2050 a loro dice moltissimo, a noi quasi nul-la».

Sono più simili ai bisnonniche ai genitori, costrettia emigrare da un Paesesenza prospettive

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FAl via progettoPoli Torino-CernHa preso il via ieri al Cern diGinevra il progetto"Innovation for Change",promosso dalla Scuola diAlta Formazione e dalPolitecnico di Torino e dalcentro Ideasquare. Ilprogetto coinvolge 5ogiovani studenti ericercatori, di livello post-universitario e con unaformazione ingegneristica,che nei prossimi cinquemesi lavoreranno a Ginevrae Torino.

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N ITALIA b CACCIA Al PItOPILI PP.O-FESSIONALI CON IMA. Più della Spa-gna, , della Germania o del Regno

Unito: più di qualunque altro pae-se nell'Europa occidentale, dove purela domanda di manager qualificati, conun master in business administration incurriculum, è cresciuta mediamente del9%a.A mostrarlo è l'ultima indagineJob_

salar} tr•efcds report 2015/2016 elabora-ta da Qs, in collaborazione con TopW-ba.corr., che ha coinvolto circa 4milagrandi aziende in tutto il mondo e chefotografa a livello globale le opportu-nità professionali, con relativi bonus estipendi, per i diplomati Mba. Oppor-tunità cresciute complessivamente del14% nel 2014-2015, segno che il titolonon solo conserva ma rafforza la suaappetibilità sal mercato del lavoro, no-nostante la ripresa lenta e discontinuadei livelli salariali, ancora sotto tono ri-spetto agli standard pre recessione.

Nella top ten dei paesi più ricettivi,gli Stati Uniti rappresentano il primobacino di reclutamento, guidando laclassifica con politiche di assunzionepiù internazionali, stipendi medi di

125.700 dollari (bonus comprasi) e unavigorosa ripresa del 29% nella doman-da di profili Mba, alimentam soprattut-to dai settori lt/informatica (+3 7%) efarmaceutico-sanitario (-73%). Seguel'India, dove la richiesta del titolo au-menta del 33%, quasi il doppio rispet-to al dato già soddisfacente dell'Asia-Pacific nel suo complesso (+18%). UnaCina sempre più interessata a managerabili nel 2014-15 ha ampliato le op-portunità d'impiego del 40%. conqui-stando l'ottava posizione nel ranking.Frenano invece il Brasile e gli EmiratiArabi Uniti, in calo rispettivamente del21% e 13%. pur detenendo il primatonelle proprie regioni (America Latina,Medio Oriente-AfA•i.ca) e un terzo equarto posto in classifica.

Se nessun paese europeo, conside-rato singolarmente, possiede la mas-sa critica per comparire nella top ten,à solo questione di dimensioni. Yla ilContinente conta sei presenze in clas-sifica, prima delle quali e 12° a livel-lo globale è proprio l'Italia, che nel2014-2015 ha visto crescere del 20%le assunzioni di diplomati Mba ,+9%

Finanza .e consulenza sonori principali settori: di reclutamento,.assorbendo a livello..globale oltre un quarto dei mater.-Ma il peso del comparto tecnologico cresce rapidamente

il dato medio dell'Europa occidenta-le). Domanda forte anzitutto nel segmento manifatturiero-engineerinsg. inparticolare nell'industria automobili-stica, che non si riflette però nei livel-li salariali in ca o, pari all'equivalentedi 63.300 dollari più 12mila di bo-nus, contro medie regionali di 55.900dollari per gli stipendi e 22.600 dol-lari per i bonus. In Europa gli Mbameglio retribuiti lavorano in Norve-gia (220.200 dollari complessivi) e inSvizzera (152.5(0 dollari): in Portogal-lo guadagnano in media 7Omila dol.- ri,in Danimarca 74.400 dollari.

Finanza e consulenza continuanoa rappresentare i principali settori direclutamento. assorbendo a livello glo-bale oltre un quarto dell'::ntera popo-lazione alba. Ma il peso c.el compartotecnologico cresce rapidamente: +6%di opportunità nel segmento t-infor-matica e +16% nell'elettronica-hi-tech, che insieme assorbono il 17,6%di profli col master. li dato forse menoscontato riguarda la flie-a dell'istru-zione, quarta per posti di lavoro pro-dotti (il 7,4% dcl totale), dove doti dileadership, unitc a buone conoscenzedi business, rappresentano competenzesempre più apprezzate neLa gestione dienti e programmi formativi. 19

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LA CURIOWAL

MPROGETTOPromossodalla Scuoladi altaformazionee dalPolitecnico

Da sotto la Mole al Cern:la grande occasioneper 50 giovani ricercatori

PAOLO VIOTTI

N ASCE un asse tra Torino e Gine-vra . Nel nome della tecnologiapiù avanzata . Con una base

d'eccellenza : il Cern . Obiettivo : appli-care le più avanzate tecnologie percontribuire a risolvere problemi socia-li, quali l'utilizzo più efficiente delle ri-sorse idriche nelle città e nelle campa-gne, la riduzione delle emissioni di

gas serra, o il miglioramento dell'effi-cienza della produzione di energiaelettrica.

E' quanto si propone il progetto «In-novation for Change», promosso dal-la Scuola di Alta Formazione al Mana-gement di Torino - fondata dalle Fon-dazioni Agnelli, Pirelli e Garrone - dalPolitecnico di Torino e dal centro spe-rimentale Ideasquare, un centro spe-cializzato di innovazione sperimenta-le che fa parte del «Conseil Européenpour la Recherche Nucléaire» che hapreso il via ieri al Cern di Ginevra. Unprogetto che coinvolge 50 giovani stu-denti e ricercatori, di livello post-uni-

versitario e con una formazione di ti-po scientifico-ingegneristico, che nelcorso dei prossimi cinque mesi lavore-ranno tra la Svizzera e il Piemonte,suddivisi in gruppi.

All'esordio del progetto hanno pre-so parte numerosi ricercatori e espo-nenti del mondo istituzionale e azien-dale, che aiuteranno gli studenti nelloro lavoro.

Gli studenti saranno guidati dai ri-cercatori del Cern e del Politecnico diTorino alla scoperta di strumenti e disoluzioni tecnologiche d'avanguar-dia e saranno chiamati a ideare proto-tipi di prodotti o servizi innovativi,che al termine della fase di test po-trebbero essere introdotti sul merca-to, fornendo la base su cui avviarenuove imprese.

Il progetto si avvale anche della col-laborazione di cinque istituzioni eaziende, che hanno indicato agli stu-denti le sfide di interesse comune sucui è urgente unire gli sforzi e trovaresoluzioni praticabili: il Ministero ita-liano dello Sviluppo Economico, l'Or-ganizzazione delle Nazioni Unite perlo Sviluppo, Barilla, Enel e Smat.

Al termine del progetto, che prose-guirà fino a giugno, gli studenti avran-no la possibilità di presentare il fruttodel loro lavoro a una platea di aziendee investitori, nel corso di un incontropubblico a Torino, a cui prenderannoparte anche i vertici delle istituzionifondatrici.

Per ora potranno avvalersi dellestrutture dell'IdeaSquare, centro spe-cializzato in innovazione, vicino al«Globe of science and innovation»,che offre spazi e strutture adeguatiper realizzare prototipi «in un conte-sto aperto».

INt UUlJ Nt MISE

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L'OBIETTIVO È QUELLO DI INVERTIRE LA ROTTA: NELLA NOSTRA REGIONE SONO SOLO 50, A LONDRA SONO 270 MILA

Poche start-up innovative, scende in campo l'ateneoNasce iI nuovo incubatore di imprese voluto da Università, Confindustria, Dixet e Scuola Sant'Anna di Pisa

IN TUTTA ITALIA le start-upinnovative sono 2.500. Po-che: la sola città di Berlino neha 170 mila, per non parlaredi Londra, 270 mila (fonte:Startup Hubs Europe). In Li-guria, poi, sono pochissime:una cinquantina. Segno diuna realtà che nonostantel'impegno dell'Università diGenova, che ha prodotto cir-ca metà di quelle cinquantagiovani aziende, e la presen-za dell'Istituto italiano ditecnologia, non brilla per im-prenditorialità.

Una risposta a quest'im-mobilismo potrebbe arriva-re dall'Innovation Hub, unastruttura che vuole agevola-re la nascita di nuove impre-se e che Confindustria-Ge-nova ha progettato insiemeall'Università di Genova, allaScuola superiore Sant'Annadi Pisa e all'associazione Ge-nova 2021 che fa capo all'im-prenditore Carlo Castellanoe mira a fare di Genova entroil 2021 una città della tecno-logia. Nato da un'idea di Ric-cardo Varaldo, economistaed ex rettore della Sant'An-na, questo incubatore vuolepromuovere l'incontro tra lagrande industria e la ricercapubblica, favorendo la nasci-ta di nuove imprese. E vuolesvolgere un'attività di sup-porto e consulenza a favoredelle giovani start-up. «Dueterzi delle piccole aziendemuoiono sul nascere, noi vo-gliamo aiutarle a superarequesta difficile fase di decol-lo», dice Michele Piana, pro-rettore dell'Università di Ge-nova con delega alla ricerca.L'aiuto si articolerà in diver-se fasi. «Una giuria di espertiselezionerà dieci imprese,scegliendole in base ad unaprevisione dell'impatto cheil loro prodotto avrà sul mer-cato». Quelle dieci aziendeverranno poi ulteriormentescremate e ridotte a cinque e

saranno aiutate nella com-mercializzazione del pro-dotto. Per aderire al pro-gramma, gli imprenditoripossono seguire le indica-zioni sul sito http://www.fon-dazion eri.it/it/call-2. L'Inno-vation Hub parte da un paiodi constatazioni: «La prima ènegativa, siamo tra le ultimeregioni d'Italia per numerodi start-up innovative. La se-conda è positiva: siamo se-condi soltanto al Piemonteper numero di grandi indu-strie a medio-alto contenutotecnologico. Industrie comeCarestream, Siemens, Erics-son od Esaote. Segno - dice

II rettore Paolo Comanducci

Piana - che l'imprenditoria-lità ligure è tutt'altro chespenta, ma per crescere habisogno di essere assistita».

L'aiuto dell'InnovationHub sarà anche di tipo eco-nomico: un premio al-l'azienda ritenuta migliore.«Ma il punto non è questo:non vogliamo essere unastampella ma uno stimoloper tutte le aziende che si ri-volgeranno a noi. Moltospesso i giovani hanno ideegeniali, ma scarsa capacità atradurle in prodotti. Per farequesto serve un'esperienzache qui da noi troveranno».F. MAR.

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UNIVERSITA

L URGENTEUN PIAGO NAZIONALEPER .. .m .w .. V .. iv_ A. rLA

di Francesco Grillo

ovaziOne Non e soloproblema fondi,

servono obiettivi c 'arie ambiziosi per renderestabile la collaborazionetra educazione, imprese,governo e società civile

r

ui l'unico limite e il cielo»: ha detto proprio co-sì qualche giorno fa a Napoli, l'amministratoredelegato della società che capitalizza più del-l'intera Piazza Affari, nell'annunciare l'aperturadella prima scuola che svilupperà applicazioniper i sistemi operativi Apple in Europa. Ma co-m'è possibile che la società che, più di tutte, hacostruito futuro fa un significativo investimen-to in conoscenza nella città che sembra esserestata abbandonata dall'intera generazione dal-la quale ci si aspetta innovazione? Può ripartireda Napoli un più ampio progetto di cambia-mento che cerchi nelle università e nella ricer-ca quella crescita stabile che continua a sfug-girci?

In effetti, la conoscenza non è stata trattatabene negli ultimi vent'anni nel Paese che gli hadato alcuni dei contributi più significativi.L'università si trova, secondo alcuni, di frontead un doppio disfacimento: meno soldi a livel-lo complessivo e una sostanziale ritirata dalMezzogiorno che verrebbe penalizzato da mec-canismi di valutazione che aggravano il ritar-do, allocando una parte crescente delle risorsealle università migliori. Tuttavia, alle analisi dichi tuona chiudendo regolarmente il lamentocon una richiesta di più soldi, manca, spesso,una proposta.

In effetti, è vero che spendiamo meno di altriPaesi in università, come dicono i numeri del-l'Oecd. Il dato è persino più drammatico se

consideriamo che lo Stato spende in pensioniquattro volte di più di quello che investe ineducazione (dagli asili alle università). Tutta-via, se vogliamo cogliere gli elementi positivisu cui costruire una proposta, va anche ricono-sciuto che, dopo la caduta verticale che si è ve-rificata tra il 2008 ed il 2013, negli ultimi dueanni la tendenza si è bloccata e nel 2o16 le ri-sorse per l'università aumentano per l'assun-zione di docenti che, in parte, sono esterni adun sistema che è malato di autoreferenzialità.

Vero è, poi, che la valutazione tende a sposta-re i finanziamenti sugli atenei del Nord. Ma al-trettanto vero è che di merito la foresta pietrifi-cata dell'università italiana ha bisogno assolu-to e che è positivo il fatto che la quota di risorseassegnate sulla base dei risultati sia passata dazero al 2,5% negli ultimi sei anni. Semmai imeccanismi di riconoscimento del merito van-no migliorati e rafforzati. Legando a miglioriprestazioni, non solo e non tanto la quantità dirisorse, ma quella di autonomia che è indi-spensabile per far crescere chi lavora meglio.Eliminando l'equivoco che contino solo le pub-blicazioni. Introducendo nella valutazione imiglioramenti di un'università su se stessa, piùche i valori assoltiti, e assegnando un premio aquelle che crescono in territori difficili. NelMezzogiorno, ad esempio.

Per serietà, va riconosciuto, però, che gli ate-nei del Sud continuano ad avere a disposizionefinanziamenti ordinari per studente che sonoallineati a quelli del resto d'Italia (secondo i da-ti Miur, quasi esattamente un terzo del totale alquale corrisponde un terzo degli iscritti in cor-so). Senza contare, però, i fondi europei desti-nati al Sud e su cui è urgente che il Mïur tagliqualsiasi ulteriore mancia a quei sistemi diclientela che sono i peggiori nemici del cam-biamento.

Infine, sono pochi i laureati (il 17% controuna media del 33% per i Paesi più sviluppati),anche se sono aumentati del 50g,. negli ultimidieci anni. E evidente però che le imprese ita-liane chiedono meno competenze (inferiore èin Italia la differenza di remunerazione tra chi èlaureato e chi non lo è, ed ancora più basso è il

<i)

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premio per chi consegue un dottorato).Per riuscire a scardinare sistemi di potere

che ruotano attorno a pochi baroni e la recipro-ca indifferenza tra ricerca e imprese non pos-siamo, però, fare l'errore di affidarci all'ennesi-ma riforma che pretenda di cambiare tutto efaccia l'errore di distribuire su troppi tavoli ri-sorse politiche e finanziarie scarse. Rimandan-do, di fatto, il conseguimento di risultati in gra-do di conquistare al cambiamento ulterioreconsenso.

Si approvi, dunque e subito, un Piano Nazio-nale della Ricerca che indichi obiettivi limitatie ambiziosi. Si concentri su pochi territori e suquelle che sono le priorità industriali, lo sforzopolitico e manageriale necessario per renderestabile la collaborazione tra imprese, centri diricerca, governo e società civile che è stata indi-spensabile - dalla Olivetti fino all'Apple -per fare innovazione.

Tim Cook deve aver visto a Napoli quella fa-me di riscatto, quel filo di follia che è all'iniziodel sogno visionario di Steve Jobs di creare per-fezione e che la multinazionale della melasembra aver smarrito senza il suo fondatore:potrebbe essere questo il vantaggio paradossa-le di un intero Paese che riparte dopo essere ri-masto fermo per vent'anni.

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L'Università pungola la Compagnia"Sostenga la ricerca biomedica"

ospito che, anche nel-la fase di rinnovo dei

Avertici della Compa-gnia, si evinca un impegnoforte a sostegno delle attivitàe delle infrastrutture della ri-cerca in ambito biomedico».Il rettore dell'UniversitàGianmaria Ajani entra nel di-battito sul progetto del Parcodella Salute e sul futuro im-pegno dellaCompagnia diSan Paolo, alleprese con lasuccessione a Lu-ca Remmert. Ajanidecide di dire la sua persostenere «il richiamo» di Fas-sino e Chiamparino» sul ruoloche l'ente potrà avere.

L'Università interviene in unmomento delicato. Di recentela Compagnia ha annunciato,con una sorta di ultimatum,

che sosterrà il progettodel Parco della Sa-

lute «solo se ver-ranno definiti erispettati tem-pi certi».

TensioneInoltre, tra

Università eCompagnia i

rapporti sono tut-t'altro che distesi: a

dicembre la fondazioneha bocciato il documento a cuil'Ateneo lavorava da mesi per ilrinnovo della convenzionetriennale tra i due enti, del valo-

re di 21,5 milioni di euro. I fondierano destinati, tra l'altro, adassunzioni a tempo determina-to e progetti «troppo limitati, difunzionamento dell'ammini-strazione più che di ricerca».

La convenzione è stata ri-scritta. Oltre un milione di eurodestinati alle assunzioni è statoredistribuito sulle altre voci. LaScuola di Studi Superiore, chefornisce lezioni aggiuntive aglistudenti più meritevoli, per laCompagnia deve camminaresulle proprie gambe. Il contri-buto è passato da 1,1 milioni a700 mila euro, e sarà l'ultimavolta. Alla voce attrezzature,nel testo prima consideratotroppo generico, è stato aggiun-to che deve trattarsi di tecnolo-gia innovativa, e non - per in-tenderci - di sostituire proiet-tori o lampadine rotte.

Progetti futuriL'incidente sulla convenzioneha mostrato una frattura cheAjani cerca di ricomporre:«Penso che il ruolo della Com-pagnia, come quello della Fon-dazione Crt, possa focalizzarsinel sostenere la creazione delleinfrastrutture nel settore dellaricerca biomedica torinese».L'Università ricorda i lavoriche dovrebbero essere finitientro pochi mesi, per il raddop-pio di Biotecnologie in piazzaNizza, un centro che si occupe-rà di medicina personalizzata erigenerativa. La Compagnia hacofinanziato il progetto con 5milioni. E l'Università, che lechiede di non tirarsi indietro,oltre al Parco della Salute, staprogettando un ulteriore am-pliamento su piazza Nizza. Maper questo ci vorrà l'ok dellaRegione prima ancora che ifondi della Compagnia.

O RY NC NDALDNI DIRIIiI RISFRVAiI

È il valore dell'accordotrai due enti giudicatoin prima battuta troppo

generico dallaCorripagnia

Nuoviprogett i

La Compa-gnia sostiene

il raddoppiodel polo di

Biotecnologie

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Un bando della Regione nellambito del progetto "Giovanili"

Voucher per master e dottorati all'estero FIRENZE voucher potranno raggiungere un importoAccrescere le proprie competenze e le pro-prie qualifiche professionali grazie a un per-corso di studi di alto livello nelle miglioriuniversità e istituti di ricerca straniere: èquesta la grande opportunità che si apreper i giovani laureati toscani grazie al ban-do appena aperto dalla Regione Toscananell'ambito del progetto Giovanisì. Presen-tando entro il 25 febbraio l'apposita doman-da, sarà possibile accedere a voucher checonsentiranno di coprire in larga misura lespese di viaggio, di iscrizione e soggiorno. 1

massimo a persona di 14.000 euro per i ma-ster della durata di un anno e di 17.000 perquelli di oltre un anno, importo che salirà a20.000 per i dottorati: si tratterà dunque diun contributo rilevante per dare concretez-za al progetto di proseguire l'iter di studicon un perfezionamento di alta qualità. Ladomanda per accedere a queste risorse po-trà essere presentata on line al settore "Dirit-to allo studio e sostegno alla ricerca" dellaRegione Toscana (info sul sito w-wwgiova-nisi.it) dai giovani laureati under 35.

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Più acqua e meno gas serraCinquanta studenti al Cernper vincere le nuove sfide

di Alessio Ribaudo

Trovare soluzioni innovati-ve e praticabili per provare a ri-solvere problemi che sonosempre più al centro del dibat-tito: dalla riduzione delleemissioni di gas serra all'usosostenibile delle risorse idri-che nelle città e nelle campa-gne, sino al miglioramentodell'efficienza della produzio-ne di energia elettrica.

L'ambiziosa sfida si chiama«Innovation for change» ed èstata lanciata dalla Scuola dialta formazione al manage-ment di Torino (Safm) insie-me al Politecnico di Torino e alcentro Ideasquare, specializ-zato in innovazione sperimen-tale che fa parte del Conseileuropéen pour la recherchenucléaire (Cern) di Ginevra.

«Il progetto coinvolge 5o ta-lentuosi studenti e ricercatoridi livello post-universitariocon una formazione di tiposcientifico-ingegneristico edeconomico- spiega Silvia Pe-tocchi , direttrice della Safmcreata dalle fondazioni "Gio-vanni Agnelli" , "Edoardo Gar-rone" e "Pirelli" - che nel cor-so dei prossimi cinque mesilavoreranno a Ginevra e a Tori-no, divisi in gruppi ma unitidallo stesso obiettivo: applica-re le più avanzate tecnologieper contribuire a risolvere pro-blemi di interesse sociale».

E mix di competenze diver-se è stato ideato per dare con-cretezza e futuro ai progetti. Inparticolare, lavoreranno gomi-to a gomito 35 ragazzi dellaSafm, che hanno un 'approccioeconomico e «da grandi» vo-glio intraprendere la carrieradi manager o di startupper,

insieme con 15 dottorandi delPolitecnico torinese che han-no le competenze scientificheper creare prototipi e prodotti.

In questo percorso i parteci-panti saranno guidati dai ri-cercatori del Cern e del Poli-tecnico. Al progetto collabora-no anche il ministero delloSviluppo economico, l'Orga-nizzazione delle nazioni uniteper lo sviluppo, Barilla, Enel eSmat che hanno indicato gliobiettivi di interesse comunesu cui è urgente unire gli sforzie trovare soluzioni praticabili.

«Si pensa erroneamenteche le startup siano focalizzatesolo sul digitale - dice EmilioPaolucci, vicerettore del Poli-tecnico di Torino - mentrevanno esplorate anche le te-matiche sulle risorse naturali esu come migliorare la loroprotezione».

I giovani si muoveranno fraTorino e Ginevra dove avrannoa disposizione i laboratori delCern. «Ci aspettiamo - con-

Le istituzioni Le fondazionie le aziende della Scuola diche hanno Management:selezionato le Agnelli, Garro-sfide: ministero ne e Pirelli, condello Sviluppo l'Associationeconomico, du Collège desOnu, Barilla, IngénieursEnel e Smat di Parigi

elude Silvia Petocchi - che in-dividuino una domanda dimercato e capita la soluzionerealizzino un progetto nel bre-ve periodo trovando i finanzia-tori per sviluppare una nuovaattività imprenditoriale».

Il conto alla rovescia è ini-ziato perché il 20 giugno do-

Tra i promotor iLa Scuola di altaformazioneal Management eil Politecnico di Torino

vranno presentare il frutto delloro lavoro a una platea diaziende e investitori , nel corsodi un incontro pubblico a Tori-no, a cui parteciperanno tra glialtri John Elkann , vicepresi-dente della Fondazione «Gio-vanni Agnelli» e Fabiola Gia-notti, direttrice del Cern.

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