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Renata Ago
TANTI MODI PER PROMUOVERSI
Artisti, dottori, letterati nella Roma del Seicento
© Renata Ago 2014
DOI 10.14615/enbach49
Renata Ago
TANTI MODI PER PROMUOVERSI
Artisti, letterati, scienziati nella Roma del Seicento
Roma 2014
www.enbach.eu
SOMMARIO
Introduzione
I. Le raccolte di Vite 11 1. Come ci si costruisce in «persona eccellente»: la disputa delle arti
14 2. Le raccolte di Vite come «storiografia di casta»
19 3. Le Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori di Giorgio Vasari
24 4. L’eredità di Vasari
II. Le Vite individuali 31 1. Le biografie individuali
32 2. La Vita di Michelangelo di Ascanio Condivi
34 3. La Vita di Giovan Vincenzo Pinelli di Paolo Gualdo
38 4. Da Baiacca a Loredano: le tante Vite di Giambattista Marino
44 5. La Vita di Galileo di Vincenzo Viviani
49 6. Da Filippo Baldinucci a Domenico Bernini: le Vite di Gianlorenzo Bernini
53 7. La Vita di Felice Contelori di Giovan Camillo Peresio
56 8. Da Fabiani a Leonio: le Vite di Giovanni Giustino Ciampini
71 9. L’Arcade Crescimbeni e la Vita di Giovanni Maria Lancisi Cameriere segreto e Medico del Papa Clemente XI
74 10. Un modello condiviso
III. Lo stile di vita 77 1. Le descrizioni dei biografi
91 2. I ritratti
96 3. La parola agli inventari: gli abiti
100 4. Gli arredi
116 5. Il potere degli ambienti
117 6. La composizione dei nuclei familiari
120 7. Un’esigenza condivisa
IV. I ritratti 124 1. I restauratori della nobiltà della pittura
127 2. I pomposi
131 3. I sobri
135 4. Gli stravaganti
137 5. Da noncuranti a gentiluomini
140 6. L’artista come filosofo
142 7. Poeti
145 8. Avvocati
147 9. Medici
152 10. Eruditi e collezionisti
156 11. Scienziati
160 12. Musicisti
V. Costruirsi una memoria 161 1. Durata e memoria: una posta in gioco politica
162 2. Memoria collettiva e memoria individuale
165 3. Memoria e oggetti
170 4. La memoria e l’eccellenza delle nuove generazioni
176 5. Competenze professionali e bene comune
178 6. La pubblicità
181 7. Progenie e «creatura»
184 8. La memoria di sé
VI. Un ceto distinguibile e distinto 185 1. «Marking services» e legami reciproci
191 2. La circolazione delle informazioni
193 3. Noi siamo «moderni»: l’osservazione diretta contro il giogo dell’ipse dixit
201 4. Noi valiamo
Bibliografia
INTRODUZIONE
Questo libro tratta di artisti ma non di arte, di letterati ma non di letteratura, di scienziati
ma non di scienza, di avvocati e giuristi ma non di diritto. Il suo obiettivo non è infatti di
far avanzare le nostre conoscenze in uno o più di questi specifici campi disciplinari, bensì
di affrontare in maniera diversa e innovativa la questione del ruolo e della posizione degli
intellettuali italiani nel corso dell’età moderna1.
La prima novità consiste nell’includere nella categoria «intellettuali» tutti coloro che
svolgevano una professione che si auto-definisse intellettuale, anche se si esprimevano in
forme ben diverse da quelle letterarie, usando per esempio il linguaggio delle arti
figurative o quello della musica o quello delle allegazioni forensi. La seconda
innovazione sta nell’abbandonare la compartimentazione professionale – di qui i pittori,
di là gli scienziati, in un’altra casella ancora gli avvocati e così via - per prenderli in
esame tutti insieme e sottoporre le vite e le azioni degli uni e degli altri allo stesso tipo di
osservazione e di questionamento. Il libro muove infatti dall’idea che molte più cose
unissero tra loro artisti, letterati, studiosi, medici, giuristi, scienziati, di quanto non li
dividessero la diversa professione e il censo, e che sia quindi sensato considerarli un ceto
unitario.
1 Con questo, tuttavia, esso spera di riuscire anche a dare un contributo alle discipline appena citate, sulla scia di lavori apparsi più o meno di recente sullo status e le condizioni di vita soprattutto dei pittori ma anche degli scienziati e degli appartenenti alla repubblica delle lettere: cfr. per esempio Patrizia Cavazzini, Painting as Business in Early Seventeenth-‐Century Rome, University Park, Pennsylvania State University Press, 2008; Philip Sohm, Richard Spear (eds.), Painting for Profit. The Economic Lives of Italian Seventeenth-‐Century Painters, New Haven-‐London, Yale University Press, 2010; Mario Biagioli, The Social Status of Italian Mathematicians, 1450-‐1600, in «History of Science», XXVII (1989), pp. 41-‐95; Mario Biagioli, Galileo Courtier. The Practice of Science in the Culture of Absolutism, Chicago, University of Chicago Press, 1993; Hans Bots, Françoise Waquet, La Repubblica delle Lettere, Bologna, Il Mulino, 2005;
Tanti modi per promuoversi
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Siamo abituati a cercare le essenze delle cose, a far partire l’indagine dalle definizioni, dai
nomi - i pittori, gli avvocati, gli scienziati – e da lì facciamo discendere il resto
dell’analisi. Se viceversa considerassimo le azioni anziché le definizioni, le tante cose che
le persone fanno, piuttosto che quell’unica cosa che dovrebbe contraddistinguerle in
maniera inequivocabile, vedremmo in effetti comparire somiglianze e analogie tra
individui che fanno mestieri diversi, così come vediamo emergere grandi differenze tra
soggetti che invece esercitano la stessa professione. Quello che fanno i personaggi di cui
si occupa questo libro è impegnarsi attivamente nella costruzione di una propria
immagine di «persone eccellenti». Sono artisti, letterati, studiosi, medici, giuristi,
scienziati e altri membri delle professioni liberali, tutti provenienti dagli strati non
aristocratici della società e tutti variamente di successo, e il loro obiettivo è far sì che
quella che ritengono la propria «eccellenza»2 – che è il risultato di dottrina e di ingegno
ed è quindi un carattere eminentemente individuale, legato alla persona e non ad altro -
venga socialmente riconosciuta. In questo modo essa si può tradurre in rango sociale, che
a sua volta ha caratteristiche specifiche: la persona eccellente non è «nobile», nel senso
formale, politico, del termine ma nemmeno «ignobile», perché la reputazione di cui gode
la affranca dall’assimilazione alle classi laboriose.
Sebbene questo fosse un obiettivo condiviso da molti, è tuttavia difficile definirlo
«comune» in senso proprio: chi puntava a far riconoscere la propria eccellenza lo faceva
spesso del tutto individualmente, attraverso azioni e rivendicazioni personali piuttosto che
sistematizzazioni teoriche generali. Eppure anche queste ultime non mancavano, come
vedremo, e anzi costituivano un repertorio di argomentazioni che circolava tra i diversi
ambienti, arricchendosi nei vari passaggi e facilitando la traduzione delle azioni in parole
e viceversa.
Ho mutuato il concetto di «persona» da Lorraine Daston e Otto Sibum che,
nell’introduzione a un numero speciale di «Science in Context»3, hanno parlato di
«scientific persona» a loro volta ispirandosi al saggio di Marcel Mauss, Une categorie de 2 Le basi teoriche di queste rivendicazioni sono esposte molto chiaramente da Vasari, nel Proemio alle V