Relazione Medico (verona)
-
Upload
renato-dapero -
Category
Documents
-
view
214 -
download
2
description
Transcript of Relazione Medico (verona)
3
Circa il 4% della popolazione anziana sia non autosufficiente. L’utente tipo ha
un’elevata comorbilità ed una polifarmacoterapia, con uno stato di salute
precario a rischio di fluttuazioni rapide dello stao di salute con spiccata
tendenza a sviluppare complicanze (scompenso a cascata). Astenia e adinamia
non completamente giustificate dalle singole patologie presenti. Rischio
iatrogeno. Lento recupero. Frequente richiesta di intervento medico con
ospedalizzazione. Povertà e solitudine.
Un paziente generalmente ignorato dalla medicina tradizionale perché poco
gratificante, scomodo, costoso.
6
Infatti in molte realtà territoriali, compresa la mia, le ASL non hanno
ottemperato alla norma che prescrive l’apertura di canali privilegiati per
l’accesso a visite specialistiche o esami strumentali.
Questa situazione può, in certi casi, rallentare una diagnosi.
8
La presenza del medico va prevista obbligatoriamente, ma la
condizione irrinunciabile è che, qualunque sia la provenienza e la
condizione del medico, questi abbia un rapporto di corresponsabilità
formale con la direzione della residenza e non da altre direzioni, quando
opera all’interno della RSA, anche se la sua provenienza è
dall’ospedale, dalla ASL o dalla medicina di base. La “reperibilità”
medica non può essere considerata sufficiente agarantire l’attività
sanitaria richiesta in RSA e può essere ammessa solo per orari e
interventi di tipo straordinario (notturni, festivi).
Perché non è più solamente un rapporto medico paziente avente per
oggetto la diagnosi e la cura, ma si passa dalla gestione della malattia a
quello dello stato di salute, ossia al benessere dell’utente.
10
Per sensibilità, intelligenza e cultura geriatrica si intende, per esempio, essere
vicini e dare sollievo alle famiglie che vivono il senso di colpa di che è
costretto a ricorrere al ricovero in struttura dopo aver provveduto a prestare
direttamente assistenza del proprio caro; affrontare caso per caso le diverse
situazioni senza ledere la dignita e libertà dell’individuo malato (Trabucchi). È
importante anche la preparazione clinica, culturale, psicologica di fronte alle
persone morenti, perché la morte fa parte del mondo culturale della geriatria.
11
Tutto quanto detto comporta il passaggio da un approcio bio sanitario a quello
bio-psico-sociale come richiama l’Art. 3 del codice deontologico medico, a
testimonianza della valenza assoluta di questi principi in campo medico, a
prescindere dai vari contesti.
12
Il lavoro medico porta a crescenti specializzazioni e frammentazione
dei compiti assegnati ai singoli sanitari per un singolo trattamento
(équipe). Esempio: nel caso di un intervento chirurgico, possono essere
coinvolti più medici specialisti, ognuno dei quali investito del proprio
compito. In questo caso, come sono individuate e ripartite le
responsabilità? Un principio che ci viene in aiuto, adottato dalla
giurisprudenza e dalla dottrina, è quello dell’affidamento, secondo il
quale ciascun componente dell’équipe medica può legittimamente
fidarsi delle competenze specialistiche dei colleghi. Esempio, il
chirurgo farà affidamento sulla competenza del cardiologo per le
valutazioni preoperatorie. Un limite a questo “affidarsi” è quello dei
principi generali dell’arte medica, quindi un medico potrà essere
dichiarato corresponsabile degli atti compiuti da un collega quando
questi erano riconoscibili come sbagliati da un professionista medio.
La responsabilità all’interno dell’équipe medica può essere orrizzontale
o verticale. La prima si ha quando i componenti l’équipe sono di pari
livello gerarchico. La seconda quando c’è un capo. Esempio: l’ex
primario è responsabile oltre che della sua condotta anche di quella dei
subalterni, in quanto suo compito è la vigilanza sull’attività e sulla
disciplina del personale sanitario, la formulazione della diagnosi
definitiva e l’indirizzo e la verifica sulle prestazioni di diagnosi e cura
nel rispetto dell’autonomua del personale assegnatogli. È il garante dei
suoi pazienti.
13
È difficile individuare con precisione i confini delle responsabilità
del medico all’interno di un’équipe interdisciplinare in cui è l’unica
figura medica presente. Questo perché le responsabilità che
insorgono in capo all’équipe ospedaliere non possono essere
assimilate a quelle che insorgono in capo a quelle operanti in RSA,
in quanto nelle seconde è coniugata l’opera del personale medico a
quello di estrazione socio assistenziale ( es: educatore) e quindi
l’attività sanitaria è completata dalle prestazioni di altro personale
socio sanitario con compiti diversi. Inoltre giurisprudenza e dottrina
non forniscono un grande contributo e manca una normativa
nazionale di coordinamento. Dire che è difficile individuarne i
confini, non vuol dire non sapere che la responsabilità della
diagnosi e della cura è tutta sua, non potendola condividere con
nessun altro. Quindi è responsabile esclusivamente del proprio
operato, anche in virtù del fatto che i vari componenti dell’équipe
godono di pari dignità e che generalmente la responsabilità
complessiva dell’operato dei vari professionisti è posta in capo ad
un coordinatore responsabile.
14
Ritenendo che il medico sia responsabile esclusivamente del proprio operato,
propongo, per interpretazione analogica, una soluzione basata sulla
ripartizione orizzontale delle responsabilità e sul principio dell’affidamento.
15
Ma dire che il compito di diagnosi e cura, e la relativa responsabilità, è tutto
suo, non vuol dire che non si possa fare qualcosa per “garantire” un maggior
grado di precisione, di successo, diminuendo così lo stress “da prestazione”.
18
La VMD può essere fatta con strumenti di prima generazione (utilizzando
varie scale geriatriche a seconda delle caratteristiche dell’anziano: ADL,
Barthel, Tinetti, MMSE; UCLA….) oppure di seconda generazione (es:
VAOR; VALGRAF; SVAMA) che hanno il pregio di essere omnicomprensivi,
evidenziano le cause consentono la diagnosi eziologica e sono finalizzati alla
pianificazione dell’assistenza. Inoltre sono specifici per i diversi ambiti
assistenziali.
19
La VMD tiene conto delle malattie presenti e o passate e anche de contesto
socio ambientale, deklle peculiarità psichiche, funzionali, e della terapia
assunta per gli effetti collaterali.
20
Tale metodologia trova fondamento nel fatto che la VMD non
può prescindere dalla collaborazione tra più figure
professionali.