REGIONE SICILIANA – PRESIDENZA DIPARTIMENTO REGIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE
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REGIONE SICILIANA – PRESIDENZA
DIPARTIMENTO REGIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE
SERVIZIO SICILIA ORIENTALE - CATANIA
U.O.B. XIV – RISCHIO IDROGEOLOGICO
DALLA LETTURA DEL PAESAGGIO ALLA GEOMORFOLOGIA
A cura di: Giuseppe Basile (aprile - giugno 2004)
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niaLo strumento di conoscenza più completo del territorio è la
cartografia, intesa non soltanto come mezzo di rappresentazione, ma come parte necessaria ed indispensabile di un più ampio sistema di raccolta e gestione dei dati informativi territoriali, quindi essenziale fattore di progresso culturale, sociale ed economico.
Anticamente, il disegno della carte geografiche era strettamente attinente alla necessità di rappresentare i luoghi di conquista e di commercio e comunque era condizionato dalla mancanza di strumenti adeguati al rilievo e dalle limitate conoscenze che si avevano sulla configurazione del pianeta. I dettagli delle zone interne erano approssimati e limitati all’indispensabile.
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LE ANTICHE CARTE GEOGRAFICHE
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LE ANTICHE CARTE GEOGRAFICHE
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LE ANTICHE CARTE GEOGRAFICHE
circa 1764
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LE ANTICHE CARTE GEOGRAFICHE
circa 1792
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Che cos’è una carta geografica?
La carta geografica è una rappresentazione su piano, ridotta, approssimata e simbolica della superficie terrestre.
Su piano perché la Terra è sferica e le rappresentazioni cartografiche sono piane (da ciò le proiezioni: polare, equatoriale, azimuthale, sinusoidale, ecc)
Ridotta perché la distanza sulla carta è inferiore a quella reale (rapporto di scala)
Approssimata perché non tutti gli elementi che compongono la superficie della Terra possono essere rappresentati
Simbolica perché vengono usati simboli per rappresentare gli elementi non scalabili necessari ad una chiara lettura della carta stessa; tali elementi sono spiegati nella legenda, senza la quale una carta è inutile.
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LE PROIEZIONI
Mercatore: forme e direzioni corrette, aree non corrette
Robinson, Mollwaide, ecc: proiezioni modificate, non troppo esatte e non troppo distorte (di compromesso o convenzionali)
Sinusoidale: equivalenti (aree corrette)
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LA SCALALe dimensioni reali del terreno devono essere riprodotte sulla carta attraverso una relazione proporzionale che è il rapporto di scala che indica quante volte il disegno è più piccolo del territorio reale.
1 unità di carta = n unità reali1:100.000 significa, per esempio: 1 cm sulla carta = 100.000 cm sul terreno1:25.000 significa, per esempio: 1 cm sulla carta = 25.000 cm sul terreno
IN PRATICA: se si lavora su 1:10.000, 1 cm misurato equivale a 100 metri (10.000/100)
IN PRATICA: se si lavora su 1:50.000, 4 cm misurati equivalgono a 2000 metri (50.000/100*4), cioè a 2 km
Si chiamano a piccola scala quelle carte il cui rapporto di scala è piccolo (valore elevato al denominatore); esse rappresentano più territorio a parità di “spazio-carta”.
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LA SCALA
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Pianta o Mappa
Inferiore a 1: 10.000 Grande ricchezza di particolari (strade, piazze, ecc …).
Topografiche(dal greco topos –luogo)
Da 1:10.000A 1: 100.000
In queste carte i particolari sono tanti perché la zona rappresentata è piccola.
Corografiche(dal greco koros –regione)
Da 1: 100.000A 1: 1.000.000
Riproducono un’intera regione.
Geografiche Da 1: 1.000.000A 1: 100.000.000
Riproducono, in poco spazio, una vasta regione della Terra nei suoi caratteri generali.
Mappamondi(riproducono i due emisferi)
Planisferi(riproducono su un unico piano la sfera terreste)
Superiore a1: 1.000.000.000
Riproducono tutta la superficie della Terra.
LA SCALA GRAFICA
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L’APPROSSIMAZIONE
Qualunque carta geografica non può pretendere di disegnare tutto quello che esiste nel territorio rappresentato. Per il solo fatto di essere più piccola della realtà, chi disegna la carta deve scegliere soltanto alcune cose da indicare e trascurare tutte le altre. Disegnare una carta geografica esige sempre una selezione di ciò che si vuole indicare, tra le mille altre cose o fenomeni che dovranno essere tralasciati: una volta, quelli indicati, saranno monti e fiumi (carta fisica); un’altra volta saranno stati, regioni o province (carta politico-amministrativa); altre volte saranno i climi, la piovosità, le produzioni agricole, le risorse minerarie, la quantità di popolazione, le sue lingue, le sue religioni, ecc. (carte tematiche). Di qualsiasi realtà o fenomeno che accada nello spazio si può disegnare una carta geografica, a patto di conoscere come esso si distribuisce sul territorio.
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I simboli ufficiali dell’I.G.M.I.
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IL SIMBOLISMO
Simboli planimetrici:
1. Idrografia (coste, laghi, fiumi, torrenti, acquedotti, ecc)
2. Vie di comunicazione (strade rotabili, mulattiere, ferrovie, ponti, viadotti, guadi, ecc)
3. Fabbricati (case, chiese, fontane, mulini, stabilimenti, ecc)
4. Vegetazione (boschi, piantagioni, giardini, orti, ecc)
5. Confini politici, amministrativi, di proprietà (confini di Stato, di provincia, di Comune, muri, recinzioni, limiti di colture, ecc)
6. Testi (quote, toponomastica)
Simboli altimetrici:
1. Isoipse (o curve di livello) e quote
2. Tratteggio orografico
3. Tinte altimetriche
4. Plastici
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IDROGRAFIA
VIE DI COMUNICAZIONE
FABBRICATI
VEGETAZIONE
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IDROGRAFIA
VIE DI COMUNICAZIONE
FABBRICATI
VEGETAZIONE
CONFINI
RETICOLATO CHILOMETRICO
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ISOIPSE
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L’ALTIMETRIA: le isoipse
Per chi vuole imparare ad orientarsi leggendo una carta topografica è indispensabile avere la padronanza delle curve di livello, dette anche isoipse (iso=uguale, ipso=quota) o isobate nel caso ci si trovi al di sotto del l.m.
Le curve di livello sono linee (immaginarie) che rappresentano tutti punti che hanno la stessa quota di altezza.
Più le isoipse sono vicine, maggiore è la pendenza del pendio.
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L’ALTIMETRIA: le isoipse
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La distanza tra i piani orizzontali che sezionano il rilievo è chiamata “equidistanza” proprio perché l’intervallo altimetrico è sempre uguale per ciascuna carta.
Nelle carte in scala 1:25.000 e 1:50.000 l’equidistanza è, di regola, ogni 25 metri; quindi le isoipse sono intervallate di 25 metri (ogni 100 metri con linea più spessa).
Nelle carte in scala 1:10.000 l’equidistanza è, di regola, ogni 10 metri; quindi le isoipse sono intervallate di 10 metri (ogni 50 metri con linea più spessa).
Nelle carte in scala 1:2.000 l’equidistanza è, di regola, ogni 2 metri; quindi le isoipse sono intervallate di 2 metri (ogni 10 metri con linea più spessa).
Laddove l’orografia lo richiede (pendenze bassissime), le isoipse possono essere segnate con intervalli inferiori e in questo caso le curve sono tratteggiate.
La nozione delle “regole” dell’equidistanza è molto importante anche per poter riconoscere la reale scala di una carta quando non si conosce il suo rapporto.
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LA SCALA DI RAPPRESENTAZIONE
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Possono esserci due casi:
1. la carta è in scala reale (originali o riproduzioni fedeli)
2. la carta è “fuori scala” (ingrandimenti o riduzioni)
Per sapere in quale dei due casi ci si trova occorre:
- osservare le isoipse (cfr le “regole” dell’equidistanza)
- osservare la grafica (tipica per i 25000 dell’IGMI, per i 10000 della CTR, ecc)
Nel secondo caso, basta fare il rapporto tra un riferimento certo (in genere, il reticolato chilometrico) e la misura su carta.
Quando ci si trova in presenza di una carta topografica la prima cosa da fare è conoscere la sua scala di rappresentazione.
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L’ALTIMETRIA: il rilievo
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Da una carta “muta” non è semplice desumere l’andamento dell’orografia.
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L’ALTIMETRIA: il rilievo
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L’idrografia è già un dato sufficiente, a patto di sapere come si sviluppa un reticolo di drenaggio naturale.
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L’ALTIMETRIA: il rilievo
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Le quote completano il quadro dando informazioni sull’andamen-to del terreno anche laddove non vi è l’idrografia.
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IL DRENAGGIO SUPERFICIALE
L’acqua sul terreno scorre andando verso il basso (ovviamente!): ciò significa che segue il percorso più breve per raggiungere “il suo scopo” (il mare, un lago, un corso d’acqua). Questo risponde a ciò che in fisica viene chiamato il “principio di minima azione” (in natura tutto avviene minimizzando le energie).
La dissertazione non è banale perché spiega il motivo per cui l’insieme dei ruscelli, dei torrenti ecc che costituisce il “reticolo di drenaggio” ha una forma ben precisa o perché non ce l’ha o perché le confluenze sono distinguibili in un certo modo o perché dall’osservazione delle anomalie a questa “regola” si desumono alcuni fatti sull’evoluzione geomorfologica dei versanti (individuazione dei fenomeni).
Si rifletta, in proposito, sul fatto che il drenaggio superficiale è la risposta più immediata del “sistema naturale” alle modificazioni geomorfologiche o antropiche.
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IL DRENAGGIO SUPERFICIALE
Quello a destra è uno schema di una rete di drenaggio. Ciò che importa sapere in questo momento è che l’angolo delle confluenze “di regola” è acuto dalla parte a monte.
Quindi, in questo caso, la direzione di deflusso delle acque è verso il basso.
Un’altra osservazione riguarda la distribuzione delle aste drenanti: sono più numerose nelle parti montane.
Le eccezioni a questa “legge” sono dovute a fattori geologici ed è molto importante saperle riconoscere.
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IL DRENAGGIO SUPERFICIALE
Quando si parla di drenaggio superficiale, ecc implicitamente si fa riferimento al bacino idrografico, cioè lo spazio geografico che raccoglie tutte le acque di superficie. Esso è delimitato dallo sparti-acque che è la linea (immaginaria) che separa le acque tra un bacino e l’altro.
In caso di determinate situazioni geologiche, si può individuare anche uno spartiacque idrogeologico.
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L’ALTIMETRIA: il rilievo
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SERVIZIO SICILIA ORIENTALE – CATANIA/U.O.B. XIV – RISCHIO IDROGEOLOGICO
L’ALTIMETRIA: il profilo topografico
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L’ALTIMETRIA: il profilo topografico
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niaSCHIZZO DI PRIMA APPROSSIMAZIONE
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L’ALTIMETRIA: il profilo topografico
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COSTRUZIONE DEL PROFILO
IL PROFILO (QUASI) FINITO
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L’ALTIMETRIA: il profilo topografico
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IL PROFILO FINITO (scala delle altezze=scala planimetrica)
IL PROFILO FINITO (scala delle altezze=2*scala planimetrica)
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L’ALTIMETRIA: la pendenza
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La pendenza di un versante è espressa dalla tangente della sua inclinazione () e si misura sempre lungo la direzione ortogonale alle curve di livello.
Mentre le quote sono riferimenti assoluti, la lunghezza tra i due punti estremi è funzione della scala della carta e quindi occorre prestare molta attenzione.
L’esempio mostra un caso molto semplice, cioè la distanza planimetrica tra le isoipse è pressoché costante; di conseguenza, anche la pendenza è costante.
Passiamo ad alcuni esempi pratici.
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L’ALTIMETRIA: la pendenza
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Data una carta topografica, occorre prima conoscere qual è la sua scala di rappresentazione.
Se non vi è la possibilità di leggerla, è facile desumerla dall’altimetria.
Intanto, si osservi che tra due isoipse direttrici (a tratto più forte) vi sono tre direttrici secondarie.
Quindi, ci si trova in presenza di un 25.000 o di un 50.000.
Il dettaglio della rappresentazione della rete idrografica e degli altri elementi ci suggerisce che la carta in questione è un 25.000.
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L’ALTIMETRIA: la pendenza
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niaPer individuare il valore
assoluto delle quote delle isoipse, basta guardare i punti quotati.Questa è la 600 m slm…
… e questa è la 700 m slm
Se individuiamo una traccia lungo la quale calcolare la pendenza …… e supponiamo che, sulla carta, abbia lunghezza di 1,8 cm …
la pendenza sarà data da:
q = 700 – 550 = 150 m
L = 1,8 x 250 = 450 m
P = 150/450 y 0,33 33%
e l’inclinazione del versante sarà:
= arctan 0,33 y 18°
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L’ALTIMETRIA: la pendenza
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niaSe, invece, volessimo calcolare
la pendenza lungo una traccia che intercetta isoipse spaziate non in modo omogeneo ...
… il valore di pendenza che otterremo sarà una media
In questo caso, la pendenza media sarà data da:
q = 700 – 450 = 250 m
L = 5 x 250 = 1250 m
P = 250/1250 y 0,20 20%
e l’inclinazione media sarà:
= arctan 0,20 y 11°
… la cui lunghezza, in carta, supponiamo sia di 5 cm …
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ESERCITAZIONE
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1. Tracciare i profili topografici lungo gli allineamenti proposti
2. Calcolare la pendenza lungo gli allineamenti proposti
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DALLA LETTURA DEL PAESAGGIO ALLA GEOMORFOLOGIA