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Regione Lazio - Provincia di Roma - Comune di Pomezia Pag 1 IMPIANTO PER LA PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI (BIOGAS) E COMPOST DI QUALITÀ

IN COMUNE POMEZIA (RM) LOCALITÀ TORRE MAGGIORE – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

INDICE

1 PREMESSA 4

2 IDENTITÀ DEL RICHIEDENTE 7

3 DEFINIZIONE DEL PROGETTO 8

3.1 Area di Studio 8

3.2 Le strutture esistenti 15

4 INQUADRAMENTO NORMATIVO E PROGRAMMATICO 23

4.1 Rapporti tra progetto, normativa e strumenti pianificatori 23

5 INDIVIDUAZIONE QUALI-QUANTITATIVA DEI RIFIUTI DA SMALTIRE

30

6 TECNOLOGIA PREVISTA PER L’IMPIANTO 32

6.1 Sezione digestione anaerobica 32

6.2 Sezione digestione aerobica 33

7 DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO 35

7.1 Processo produzione compost e produzione di energia elettrica 35

7.1.1 Conferimento 37

7.1.2 Fossa di Carico 37

7.1.3 Pretrattamento 38

7.1.4 Carroponte (CP-01) 39

7.1.5 Carico del digestore 39

7.1.6 Digestione anaerobica 40

7.1.7 Estrazione del digestato 41

7.2 Sezione di compostaggio 42

7.2.1 Area miscelazione 42

7.2.2 Area digestione aerobica - biocelle areate: 42

7.2.3 Area di prima maturazione digestato: 42

7.2.4 Area raffinazione: 42

7.2.5 Area di stoccaggio e carico: 43

7.2.6 Altri dati dimensionali rilevanti riguardano: 43

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7.3 Processo produzione energia 43

7.3.1 Cogeneratore 43

8 SISTEMA DI ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA 45

9 OPERE CIVILI,SERVIZI GENERALI E OPERE COMPLEMENTARI 46

9.1 Capannoni 46

9.1.1 Pavimentazione 46

9.2 Uffici 47

10 APPROVVIGIONAMENTO IDRICO 49

11 EMISSIONI IN CORPO IDRICO E PERCOLATO 51

11.1 Acque meteoriche provenienti dalle coperture degli edifici 52

11.2 Acque meteoriche provenienti da piazzali e strade 52

11.3 Acque reflue civili 57

11.4 Percolati prodotti nell’impianto 59

11.5 Acque di lavaggio del capannone 59

12 OPERE ACCESSORIE 63

12.1 Cisterne del percolato 63

12.2 Pesa a ponte 63

12.3 Recinzione perimetrale dell’area e cancello di ingresso 64

12.4 Cortina arborea e opere di sistemazione a verde 65

13 PIANO DI DISMISSIONE 68

13.1 Opere di rivegetazione e di ripristino ambientale 68

14 INTERAZIONE PROGETTO-AMBIENTE 71

14.1 Premessa 71

14.2 Atmosfera 73

14.3 Sottosuolo, acque superficiali e sotterranee 80

14.3.1 Suolo 84

14.4 Flora, fauna ed ecosistemi 84

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14.4.1 Salute pubblica 85

14.4.2 Rumore e Vibrazioni 91

14.5 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 93

14.6 Paesaggio 93

14.6.1 Interferenze con la Torre Maggiore 94

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1 PREMESSA Per far fronte alle richieste emerse nel corso dell’istruttoria di approvazione del progetto in oggetto, ed in particolare dando seguito a quanto disposto nella Conferenza dei Servizi del 1 Aprile 2014, la COGEA ha provveduto ad aggiornare l’assetto dell’impianto per la produzione di energia da fonti rinnovabili (biogas) e compost di qualità da realizzare in località “Torre Maggiore” nel Comune di

Pomezia (RM).

Nel quadro di riferimento progettuale verrà presentato integralmente l’impianto così

come integrato in base alle indicazioni e considerazioni degli Enti Competenti

recepite nel corso delle 3 Conferenze dei Servizi indette dalla Provincia di Roma e

nello specifico:

• 1° Conferenza dei Servizi del 20/02/2013

• 2° Conferenza dei Servizi del 27/11/2013

• 3° Conferenza dei Servizi del 01/04/2014

In particolare in ottemperanza a quanto indicato dal Comune di Pomezia si è

provveduto ad installare tutte le strutture previste esclusivamente in area industriale, attraverso il riutilizzo di un lotto attiguo all’area precedentemente indicata e di un ulteriore capannone esistente entrambi sempre di proprietà della Cogea.

Come verrà ampliamente descritto in seguito, il nuovo assetto, oltre ad escludere

l’uso di terreno a destinazione agricola, comporterà un deciso miglioramento del già limitatissimo impatto ambientale dell’impianto, come ad esempio:

− Migliorerà l’impatto paesaggistico dell’impianto, soprattutto in relazione

alla tutela della Torre Maggiore.

− La nuova configurazione impiantistica non altererà la conformazione attuale dell’area in quanto le linee di lavorazione verranno allocate all’interno di capannoni esistenti, a parte un piccolo ampliamento che riguarderà il

capannone in cui verranno posizionate le biocelle, atto a contenere l’area di

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ricezione e stoccaggio dei rifiuti in ingresso.

− In questo modo rimarrà inalterata la visuale attuale sulla Torre Maggiore, infatti la nuova configurazione lascia completa visibilità alla torre.

− Saranno incrementate le distanze di sicurezza esterne verso alcuni recettori sensibili, quali lo stabilimento della Società ENI S.p.A. e i piccolo

nuclei abitativi vicini, soprattutto in relazione alle emissioni in atmosfera

emesse dall’area di cogenerazione e dal biofiltro, come mostrato dalle

seguenti immagini. L’unico nucleo abitativo per il quale invece la distanza dai

cogeneratori diminuisce, rispetto alla configurazione iniziale, è quello che si

trova a sud dell’area di impianto.

Va inoltre evidenziato che:

• L’elenco dei codici CER è stato aggiornato rispetto a quanto richiesto e approvato in sede di Conferenza dei Servizi.

• Per quanto attiene le potenzialità di trattamento e le tecnologie e strumentazioni impiegate non verranno apportate modifiche al progetto originario. Come da progetto originario il processo di trattamento previsto, si basa sulla

digestione anaerobica del tipo "Dry", modulare in termofilo (55°) con flusso a pistone.

Le soluzioni tecnologiche individuate sono basate sul processo tecnologico e

sulle soluzioni impiantistiche messe a punto e/o brevettate dalla Cesaro Mac Import SRL e Axpo-Kompogas. L’impianto è stato dimensionato per una capacità di trattamento pari a circa 60.000 t/a. Nella prima sezione (digestione anaerobica), verrà accettato al trattamento

un massimo di circa 60.000 t/a di matrice organica, di cui 10.000 circa di verde e il restante Forsu; alla sezione di maturazione anaerobica

giungeranno circa 53.000 t/a costituite da circa 50.000 t/a di rifiuti organici e il resto dal verde.

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Nel corso dell’iter istruttorio l’impianto proposto ha ottenuto i seguenti pareri favorevoli e Nulla-Osta:

• Parere favorevole da parte della Città di Pomezia Settore Tutela dell’Ambiente con prescrizioni;

• Nulla-Osta da parte di Enel Distribuzione S.p.A.;

• Parere Tecnico Arpa Lazio con prescrizioni in fase di realizzazione e

gestione dell’impianto;

• Parere favorevole da parte dell’ASL Roma H con prescrizioni;

• Parere favorevole da parte della Regione Lazio - Dipartimento Istituzionale e Territorio, Direzione Regionale Protezione Civile

• Parere favorevole all’esame preliminare della fattibilità da parte Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco – Comando Provinciale di Roma, Divisione I – Prevenzione incendi;

• Parere vincolato dai risultati di indagini archeologiche la cui realizzazione

deve essere preventivamente comunicata all’ufficio di competenza da parte

del Ministero per i beni e le attività culturali, Soprintendenza dei Beni Archeologici del Lazio.

La presente Sintesi non tecnica si riferisce al progetto aggiornato e sopra descritto.

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2 IDENTITÀ DEL RICHIEDENTE

Il soggetto proponente la realizzazione di un impianto per il trattamento dei rifiuti

organici biodegradabili con produzione di compost di qualità ed annessa produzione

di energia da fonti rinnovabili (biogas), nel comune di Pomezia, in località Le “Torre

Maggiore”, è la società:

COGEA S.r.l.

Sede legale ed amministrativa: Via dei Castelli Romani n. 22, Pomezia (RM).

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3 DEFINIZIONE DEL PROGETTO Il processo di trattamento previsto, si basa sulla digestione anaerobica del tipo "semi-

dry", modulare in termofilo (55°) con flusso a pistone.

L’impianto è stato dimensionato per una capacità di trattamento pari a circa 60.000

t/a.

Nella prima sezione (digestione anaerobica), verrà accettato al trattamento un

massimo di circa 60.000 t/a di matrice organica, di cui 10.000 circa di verde e il

restante FORSU; alla sezione di maturazione anaerobica giungeranno circa 53.000

t/a costituite da circa 50.000 t/a di rifiuti organici e il resto dal verde.

Il progetto al quale il presente SIA si riferisce, è stato redatto in linea con la vigente

normativa sugli impianti di compostaggio.

Da un punto di vista metodologico la progettazione ha seguito le seguenti fasi logiche:

• inquadramento del progetto

• definizione dei criteri di progettazione

• descrizione dell’intervento

Area di Studio 3.1

Il sito ricade nei limiti amministrativi del Comune di Pomezia (RM), in località "Torre Maggiore", in via della medicina n° 7, a circa 1.7 Km dalla strada

provinciale SP101a, Via della Solfarata, in un area nella disponibilità della COGEA

S.r.l.

L’area è distinta in Catasto del Comune di Pomezia dalle particelle 20, 22, 23, 99, 100, 101 e 102 del foglio n. 2, ed è individuata dalle coordinate geografiche

12°33’47.18” E longitudine Est e 41° 41’ 49.06” N latitudine Nord.

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Figura 4.1 - Stralcio della Mappa catastale ed indicazione dell'area di intervento

Il lotto di intervento è individuato sulla Carta Tecnica Regionale nell’area identificata

dai 4 quadranti 387070 - 387080 - 387110 – 387120, di seguito si riportano le tavole

citate con l’indicazione dell’area.

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Figura 4.2 - Stralcio della CTR con indicazione dell'area di interesse

Di seguito si riporta la vista satellitare ed alcune panoramiche dell’area d’interesse.

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Figura 4.3 aerofoto dell'area di interesse

Figura 4.4 aerofoto dell'area di interesse

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Figura 4.5 aerofoto dell'area di interesse

Figura 4.6 aerofoto dell'area di interesse

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L’area è ben connessa con la rete viaria è infatti collegata direttamente alla città di Roma dalla Via Ardeatina (SP3e), a 12 km circa dall’anello del GRA, inoltre dista appena 1.5 Km dalla vicina stazione ferroviaria di Pomezia.

Figura 4.7 - Vista satellitare dell'area di interesse

La Tavola S.01 allegata evidenza l'ubicazione dell’area di intervento, mentre la

Tavola S.09 mostra la documentazione fotografica relativa al sito.

Come si vede dalle figure riportate di seguito, la nuova disposizione dell’impianto ha portato ad incrementare le distanze di sicurezza esterne verso alcuni recettori sensibili, quali lo stabilimento della società E.N.I. S.p.A. e il piccolo nucleo

abitativo vicino, a favore della sicurezza.

Area d’interesse

Stazione di Pomezia

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Figura 4.8 – Distanze medie dello stabilimento ENI S.p.A dall’area di cogenerazione e dal biofiltro

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Figura 4.9 – Distanze medie dei piccoli nuclei abitativi dall’area di cogenerazione e dal biofiltro

(in blu sono indicate le distanze del progetto originario in rosso quella della nuova configurazione)

Le strutture esistenti 3.2

Come specificato in premessa, l’intervento prevede l’utilizzo delle due strutture

industriali presenti nell’area e dotate delle reti e dei servizi necessari a renderle

funzionanti.

Di seguito si riportano delle immagini dell’area che descrivono le strutture esistenti.

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Figura 4.10 - il capannone esistente (futura area conferimento e maturazione)

Figura 4.11 - il capannone esistente (futura area conferimento e maturazione)

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Figura 4.12 – piazzale esterno

Figura 4.13 – piazzale esterno

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Figura 4.14 – palazzina uffici e servizi

Figura 4.15 - capannone esistente (futura area deposito e biofiltrazione)

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Figura 4.16 - capannone esistente (futura area deposito e biofiltrazione)

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Figura 4.17 - capannone esistente (futura area deposito e biofiltrazione)

Di seguito si riporta lo schema riassuntivo con la descrizione e i dati dimensionali di

ogni sezione funzionale dell’impianto nella nuova configurazione.

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Figura 4.18 - superfici dell'impianto

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Come è possibile verificare l’area preesistente del capannone insistente sulla

particella 22 verrà dedicata alla maturazione aerobica del compost, qui saranno

collocate le biocelle e la platea di maturazione.

Tali sezioni non subiranno alcuna modifica dimensionale rispetto alla configurazione

precedente.

Una parte verrà della stessa verrà invece adibita alla raffinazione del materiale

compostato prima del suo stoccaggio.

L’ampliamento previsto per il capannone sarà molto limitato rispetto a quello previsto

in precedenza e ospiterà sempre le aree ricezione verde e FORSU, l’area

pretrattamento e miscelazione e la sezione di pompaggio ai digestori.

Le sezioni interne al fabbricato industriale situato sulla particella 23 ospiteranno

invece l’area di stoccaggio del compost raffinato e sul suo tetto verrà istallato il

biofiltro al quale si accederà attraverso una rampa.

Sulla particella 23 verranno inoltre realizzati i digestori e i motori per la

cogenerazione.

La viabilità e i piazzali interni previsti nella nuova occupano una superficie di c.a.

7.394 m2 minore di quella precedentemente prevista, mentre le aree destinate a

verde si estenderanno per c.a. 8.107 m2 (maggiore di quella precedentemente

prevista).

Nelle aree a verde è prevista la piantumazione di specie arboree ed arbustive al fine

di creare uno schermo naturale di mitigazione ambientale.

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4 INQUADRAMENTO NORMATIVO E PROGRAMMATICO Il progetto, dall’analisi effettuata, risulta compatibile con quanto desunto dal quadro

normativo e programmatico.

In particolare sono stati analizzati i seguenti strumenti di piano e di programma:

per la pianificazione territoriale e urbanistica:

• Piano Territoriale Paesistico Regionale della Regione Lazio

• Piano di Tutela delle Acque della Regione Lazio

• Piano di Assetto Idrogeologico dell’Autorità dei Bacini Regionali del Lazio

• Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria della Regione Lazio

• Piano Regolatore Generale del Comune di Pomezia

• Piano di zonizzazione acustica del Comune di Pomezia

• Classificazione Sismica del Comune di Pomezia

per la programmazione di settore (rifiuti):

• Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione Lazio

Rapporti tra progetto, normativa e strumenti pianificatori 4.1

Dall’esame degli strumenti di programmazione e di pianificazione vigenti riportati

nelle pagine precedenti, si evince che, relativamente alla programmazione regionale nel settore dei rifiuti, la progettazione dell’impianto in oggetto è stata eseguita perfettamente in linea con le BAT tecniche contenute nel Piano Regionale relativamente agli impianti di compostaggio e la localizzazione rispetta,

inoltre, i fattori preferenziali specifici per gli impianti di compostaggio, stabiliti dal suddetto Piano al capitolo 16.9 Impianti di compostaggio e di trattamento dell’umido.

Nella tabella seguente vengono elencati e analizzati i criteri di localizzazione per gli

impianti di compostaggio:

TIPOLOGIA CARATTERISTICHE DEL SITO FATTORI RIFERIMENTO NORMATIVO

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PREFERENZIALI

Aspetti strategico funzionali

Aree con destinazione industriale (aree

artigianali e industriali esistenti o previste dalla

pianificazione comunale) e agricola

PR D.Lgs.152/06, art. 196, co. 3

Aspetti strategico funzionali

Baricentricità del sito rispetto al bacino di

produzione e di smaltimento del rifiuti

PR

Aspetti strategico funzionali

Accessibilità da parte del mezzi conferitori senza

particolare aggravio rispetto al traffico locale

PR

Aspetti strategico funzionali

Presenza di aree degradate da bonificare

(D.M.16/5/89, D.Lgs n. 22/97), ad esempio aree

industriali dimesse

PR Il D.Lgs. 22/97 e stato

abrogato dal D.Lgs. 152/06;

D.M.16/5/89

Aspetti strategico funzionali

Aree a destinazione industriale (aree artigianali

e industriali esistenti o previste dalla

pianificazione comunale) o a servizi tecnici o

contigue alle stesse

PR D.Lgs.152/06, art.196, co. 3

Dall’analisi della tabella sopra riportata risulta quanto segue.

L’area in esame ricade in una zona identificata dal PRG del Comune di Pomezia

come zona industriale, ne consegue che l’area risulta idonea per la realizzazione dell’impianto in oggetto.

L’ubicazione è compatibile anche con il sistema vincolistico, in quanto dall’analisi del

sistema vincolistico e pianificatorio della Regione Lazio, ed in particolare dall’analisi

del nuovo Piano Territoriale Paesaggistico Regionale (PTPR), l’area in esame ricade

in una zona definita “Paesaggio degli insediamenti urbani”.

Dall’esame dei principali “beni” di valore paesaggistico – ambientale oggetto di

tutela, di cui al citato strumento di pianificazione regionale - P.T.P.R - si evince che

l’area di intervento rientra nel sistema identificato come “Paesaggio degli insediamenti urbani", così definito (art. 27 delle norme del PTPR): “il Paesaggio

degli insediamenti urbani è costituito da ambiti urbani consolidati di recente

formazione. Tali ambiti sono perimetrati dal presente PTPR come aree urbanizzate

con gli effetti di cui agli art. 5 co. 4,6 co. 5, 7 co.7, e 31 quinquies della L.R. 24/98. Il

riferimento per la individuazione del paesaggio degli insediamenti urbani sono le aree

rilevate dalla Carta dell’Uso del Suolo della Regione Lazio nelle Classi di Uso relative

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alle Superfici artificiali – Ambiente Urbanizzato, in particolare l’insediamento

residenziale e l’insediamento produttivo con percentuale di occupazione del suolo

superiore al 30%, attraverso una rivisitazione in corrispondenza delle classi del

tessuto residenziale sparso in relazione anche del grado di trasformazione del

territorio, nonché in relazione alla presenza di particolari tessuti storici o con

particolari qualità naturalistica o geomorfologica individuati con altre tipologie di

paesaggio”.

La tutela è volta alla “riqualificazione degli ambiti urbani e, in relazione a particolari

tessuti viari o edilizi, al mantenimento delle caratteristiche, tenuto conto delle

tipologie architettoniche nonché delle tecniche e dei materiali costruttivi ed alla

valorizzazione dei beni del patrimonio culturale e degli elementi naturali ancora

presenti, alla conservazione delle visuali verso i paesaggi di pregio adiacenti e/o

interni all’ambito urbano anche mediante il controllo dell’espansione, il mantenimento

dei corridoi verdi all’interno dei tessuti e/o di connessione con i paesaggi naturali e

agricoli continui”.

All’interno del sistema di Paesaggio degli insediamenti urbani, è consentita la nuova realizzazione di “Strutture Produttive Industriali”” (Art. 27, Tab. B, Punto

4.4) che prevede lo sviluppo sostenibile delle attività compatibili ed eliminazione anche con rilocalizzazione delle strutture quando non compatibili con i tessuti residenziali circostanti.

Al punto 4.4.1 – recupero e ampliamenti inferiori al 20% - si riporta che sono

consentiti la manutenzione ordinaria e straordinaria, restauro e risanamento

conservativo, con adeguamento alle prescrizioni relative ai materiali, coloriture,

forniture. La ristrutturazione edilizia e gli ampliamenti inferiori al 20% sono consentiti

subordinatamente al SIP che deve in particolare, fornire elementi di valutazione sulla

compatibilità dell’insediamento produttivo con i tessuti residenziali circostanti e

prevedere adeguate misure di compensazione e mitigazione degli effetti ineliminabili

sul paesaggio circostante.

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Relativamente ai beni paesaggistici dallo stralcio della Tav. B del PTPR - Beni paesaggistici, si osserva che l’area di interesse ricade in una zona non soggetta a

vincoli e rientra nelle Aree Urbanizzate del PTPR

Per quanto attiene la Tav. C, l’area ricade nell’ambito del Tessuto Urbano (Carta

dell’Uso del Suolo (1999)), ed in quello destinato a Parchi archeologici e culturali (artt. 31 ter L.R. 24/98).

Infatti in area limitrofa a quella di intervento è presente la Torre Maggiore,

monumento vincolato ai sensi degli artt. 45 e 46 del D. Lgs 42/04, tuttavia si fa

presente che l’area di ubicazione dell’impianto in oggetto si trova al di fuori dell’area

vincolata e fa parte di una vasta zona industriale, nella quale sorgono numerosi

impianti.

Il fatto che il sito ricada all’interno di un area identificata “Parchi archeologici e

culturali” oltre a non rispecchiare affatto il carattere industriale della zona, non

risulta essere un fattore limitante per la proposta in oggetto, infatti, come riporta l’art. 6 delle Norme Tecniche del PTPR – Efficacia del PTPR nelle aree non interessate dai beni paesaggistici – “nelle parti del territorio che non risultano interessate dai beni paesaggistici ai sensi dell’art. 134 lettere a9, b), c9, del Codice, il PTPR costituisce un contributo conoscitivo ed ha efficacia esclusivamente propositiva di indirizzo per l’attività di pianificazione e programmazione della Regione, delle Provincie e dei Comuni, nonché degli altri

soggetti interessati dal PTPR. e Tessuto Urbano”.

Inoltre, come richiesto dalla Provincia di Roma con nota prot. n. 23996 del 24/02/2014, è stato verificato l’ambito distanziale per l’impianto in oggetto, così

come richiesto dal D. M. 10 settembre 2010 avente per oggetto “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”.

Nel caso in esame, la verifica dell’ambito distanziale è stata svolta relativamente al

motogeneratore di produzione di energia da biogas, esaminando l’area contermine a detto impianto pari ad un circonferenza di raggio pari 350 metri

(ovvero ai sensi del D.M. citato pari a 50 volte la massima altezza del

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motogeneratore di produzione di energia da biogas, che nel caso in esame si

raggiunge con il camino ed è pari a m 7), come riportato nella seguente figura.

Figura 6.1 – Area contermine

All’interno dell’area contermine, come è possibile verificare dalla figura sopra

riportata e nelle tavole allegate, non vi è la presenza di centri abitati, ma solo di case sparse, mentre sono presenti i seguenti beni paesaggistici, individuati dal

PTPR come “beni puntuali diffusi, testimonianza dei caratteri identitari archeologici e storici e relativa fascia di rispetto di 100 m”:

- Torre Maggiore, ID Regione Lazio tp058_2166; - Tracce di Villa Romana, ID Regione Lazio tp058_2158

Il motogeneratore in oggetto dista:

- 258,34 m dalla torre e quindi 158,34 m dal limite della sua fascia di rispetto;

- 296,84 m dalle tracce di villa romana e quindi 196,84 m dal limite della sua fascia

di rispetto.

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Inoltre sempre all’interno dell’area contermine non sono presenti punti panoramici o punti di vista che possono essere oscurati dalla presenza dell’impianto in oggetto,

come è meglio descritto al par. 27.6 relativo al Paesaggio.

Per quanto riguarda il rischio idrogeologico, è da far notare che il PAI non ha

individuato nell’area di ubicazione dell’impianto rischi di alcun tipo.

Infine è da evidenziare che il sistema dei trasporti risulta idoneo a servire

l’impianto, in quanto situato in posizione favorevole rispetto alle principali vie di

comunicazione e prossimo alle grandi arterie stradali. La scarsa presenza di

abitazioni civili e la forte industrializzazione dell’area minimizza i fastidi causati

dall’aumento del traffico veicolare.

Riassumendo consegue che il sito in esame risulta idoneo alla realizzazione di un

impianto per la produzione di compost di qualità, in quanto:

o la appartenenza dell’area in esame ad un ambito di paesaggio degli

insediamenti urbani (PTPR - TAV A), permette la realizzazione di impianti ed strutture produttive industriali; non sono presenti inoltre vincoli relativi ai

beni paesaggistici, si rammenta quindi che il PTPR ha efficacia nelle zone vincolate (beni paesaggistici identificati nella Tav. B). In tali aree il piano detta disposizioni che incidono direttamente sul regime giuridico dei beni e che prevalgono sulle disposizioni incompatibili contenute nella strumentazione territoriale e urbanistica. Nelle aree che non risultano vincolate, il PTPR riveste efficacia programmatica e detta indirizzi che

costituiscono orientamento per l’attività di pianificazione e programmazione

della Regione e degli enti locali.

o La verifica dell’ambito distanziale dell’impianto in oggetto ai sensi del D.M.

10 settembre 2010 ha mostrato che all’interno dell’area contermine:

− non vi è presenza di centri abitati, ma solo di case sparse;

− sono presenti due beni paesaggistici, la Torre Maggiore e tracce di

villa Romana, che però si trovano al di fuori dalle rispettive fasce di

rispetto;

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− non sono presenti punti panoramici o punti di vista che possono

essere oscurati dalla presenza dell’impianto in oggetto.

o Sull’area insiste una struttura industriale dotata dei relativi servizi ed opere

accessorie e delle autorizzazioni necessarie; la riqualificazione delle aree

industriali dismesse è un fattore preferenziale indicato nel Piano di Gestione

dei Rifiuti della Regione Lazio per la realizzazione di impianti di compostaggio.

o Il PRG identifica il lotto come area industriale, fattore preferenziale indicato nel

Piano di Gestione dei Rifiuti della Regione Lazio per la realizzazione di

impianti di compostaggio.

o Il sito in esame risulta prossimo alla stazione ferroviaria di Pomezia, fattore

che può contribuire a ridurre il conferimento dei materiali all’impianto

attraverso il traffico stradale.

o Il sito che come detto ospita già due capannoni industriali ed è già dotato di

viabilità e di collegamenti stradali;

o è accessibile da parte dei mezzi conferitori senza ulteriore aggravio della

viabilità locale.

Non si individuano, conseguentemente, controindicazioni negli strumenti di programmazione e di pianificazione vigenti con il progetto in essere.

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5 INDIVIDUAZIONE QUALI-QUANTITATIVA DEI RIFIUTI DA SMALTIRE Nella Tabella seguente vengono riportate le tipologie ed i corrispettivi codici CER dei rifiuti che si intende smaltire e/o recuperare presso l’impianto così come

approvati nel corso dell’iter istruttorio dagli Enti Competenti.

C.E.R. DESCRIZIONE

020103 scarti di tessuti vegetali

020107 rifiuti derivanti dalle silvicoltura

020201 fanghi da operazioni di lavaggio e pulizia

020204 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti

020301 fanghi prodotti da operazioni di lavaggio, pulizia, sbucciatura,

centrifugazione e separazione di componenti

020304 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione

020305 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti

020403 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti

020501 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione

020502 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti

020601 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione

020603 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti

020701 rifiuti prodotti dalle operazioni di lavaggio, pulizia e macinazione della

materia prima

020702 rifiuti prodotti dalla distillazione di bevande alcoliche

020704 scarti inutilizzabili per il consumo o la trasformazione

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020705 fanghi prodotti dal trattamento in loco degli effluenti

030101 scarti di corteccia e sughero

030301 scarti di corteccia e legno

040221 rifiuti da fibre tessili lavorate

100103 ceneri leggere di torba e di legno non trattato

150101 imballaggi in carta e cartone

150103 imballaggi in legno

170201 legno

190605 liquidi prodotti dal trattamento anaerobico di rifiuti di origine animale

o vegetale

190805 fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane

200108 rifiuti biodegradabili di cucine e mense

200201 rifiuti biodegradabili

200302 rifiuti dei mercati

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6 TECNOLOGIA PREVISTA PER L’IMPIANTO Sezione digestione anaerobica 6.1

Nella prima sezione (digestione anaerobica), verrà accettato al trattamento un

massimo di circa 60.000 t/a di matrice organica totale, inteso come FORSU e

VERDE (sfalci, potature, erba, ecc.), i cui quantitativi sono di seguito riportati.

Tabella 6.1 - Potenzialità di trattamento anaerobico

Quantità conferita ton/anno

FORSU 50.000 Verde strutturale 10.000

Totale conferito 60.000

La digestione anaerobica avverrà con il processo semi-dry del brevetto Kompogas.

Il processo Kompogas utilizza un reattore a flusso orizzontale.

Il moto di avanzamento del materiale trattato è assistito da miscelatori a lenta

rotazione posti internamente al reattore che omogeneizzano il materiale trattato, lo

degassano, e risospendono il materiale inerte grossolano.

Il sistema ha dimostrato di operare con buona efficienza quando il rifiuto trattato

presenta concentrazioni in solidi compresi tra il 25% e 40%.

Il reattore opera in regime termofilo (55 °C).

L’effluente del digestore è inviato ad un sistema di spremitura (in questo caso

filtropressa e centrifuga) dove la parte solida (fresh compost) è inviata al

compostaggio mentre la parte liquida è raccolta per essere trattati in un impianto

autorizzato esterno. Tabella 8.2 - Caratteristiche tecnologiche della sezione di digestione

Caratteristica Descrizione

Processo Semi-dry – a semi-secco

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Digestore in c.a. modulare con agitatore ad asse unico orizzontale e flusso a pistone

Ricircolo del digestato per inoculo l’inoculo viene ricircolato dal punto di estrazione al punto di ingresso passando all’interno del digestore stesso mantenendosi in temperatura

Digestato di ricircolo max 33% in volume

Tempo di permanenza max 28 die, min 14 die

temperatura di esercizio 55 °c

potenzialità annua

max 60.000 t/a

L’impianto sarà composto dalle seguenti principali isole funzionali:

→ sezione di ricezione e stoccaggio dei materiali da trattare;

→ sezione di pre-trattamento meccanico;

→ sezione di digestione anaerobica e recupero energetico;

→ sezione di trattamento digestato;

→ sezione di maturazione in biocelle;

→ sezione di maturazione in platea areata;

→ impianto di abbattimento degli odori (Scrubber e biofiltro);

→ sala controllo e automazione

Sezione digestione aerobica 6.2

Alla sezione di maturazione aerobica giungeranno circa 40.000 t/a costituite da: digestato proveniente

• dalla sezione di ispessimento circa 19.650,00 t/a

• dalla centrifuga circa 9.550,00 t/a Ricircolo sovvalli cellulosici circa 3.800,00 t/a

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verde strutturante circa 7.000 t/a

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7 DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO Al fine di facilitare la comprensione delle fasi principali delle lavorazioni che verranno

condotte presso l’impianto, si riportano nella planimetria seguente le indicazioni dei

macchinari presenti nel capannone e la legenda dei relativi codici.

Figura 12.1 - Planimetria dell'area del capannone

Processo produzione compost e produzione di energia elettrica 7.1

Di seguito si riporta il diagramma tecnologico del processo di produzione compost.

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7.1.1 Conferimento

I mezzi dopo aver transitato sopra la pesa posta in prossimità dell’ingresso, e dopo

aver assolto le operazioni di pesatura e registrazione raggiungeranno l’area di

scarico.

L’area di scarico dell’impianto è dotata di 4 stalli per i rifiuti da raccolta differenziata

che scaricano direttamente in fossa, il carico verrà quindi avviato al sistema di

pretrattamento meccanico attraverso il sistema automatico a carroponte.

Inoltre è presente un’area di stoccaggio del verde separata per gli sfalci di potatura

che riceve i rifiuti sulla pavimentazione a raso.

Tutti i portoni verranno dotati di segnalatore semaforico e fotocellula per gestire

correttamente la loro apertura e chiusura.

7.1.2 Fossa di Carico

I rifiuti saranno conferiti in una fossa di carico delle dimensioni in pianta di circa 10.00

X 22.00 m, per un totale di 220 mq circa.

Il fondo della fossa è conferita una pendenza tale da garantire che eventuali

percolati prodotti dal materiale scaricato siano raccolti e convogliati ad un pozzetto

per essere periodicamente prelevati e trasferiti all’apposita area di stoccaggio. La

parte più bassa del fondo della fossa è posto a circa – 2,20 m dal piano campagna.

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7.1.3 Pretrattamento

Un carroponte automatizzato(CP-01) alimenterà il sistema di pretrattamento

meccanico costituito da un trituratore primario (TR-01), avente la funzione principale

di apertura sacchi ed omogeneizzazione della frazione organica.

Successivamente il materiale verrà inviato ad un vaglio stellare (VS-01) ottenendo in

tal modo due frazioni:

- la frazione di sottovaglio (pezzatura 60 mm), che sarà avviata tramite un

nastro trasportatore alla tramoggia di dosaggio e alimentazione del digestore;

- la frazione di sopravaglio che verrà ricircolata in fossa (tramite un nastro

trasportatore).

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7.1.4 Carroponte (CP-01)

Per la movimentazione dei rifiuti conferiti ed il loro avvio al trattamento è previsto

l’uso di un carroponte automatizzato.

Il carroponte è dotato di una benna a polipo della capacità di 2 mc.

7.1.5 Carico del digestore

La frazione di sotto vaglio, unitamente alla frazione verde, verranno inviate

direttamente ai digestori.

Il carico di ciascun digestore verrà effettuato in automatico (anche senza presidio di

operatori) attraverso un sistema di controllo.

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7.1.6 Digestione anaerobica

Il processo di digestione anaerobica si fonda sul brevetto Kompogas.

L’impianto sarà dotato di un doppio digestore orizzontale (DG-01 e DG-02) che

costituiranno il fulcro del processo di digestione della matrice organica utilizzata.

All’interno dei due digestori avverrà una fermentazione anaerobica di tipo termofilo

(55° C) con produzione di biogas, attraverso la quale nell’arco di circa 14 - 20 giorni il

materiale organico verrà igienizzato.

I digestori saranno alimentati con frazione organica pretrattata unita a frazione verde,

che permetterà di accelerare il processo di fermentazione, e con acqua di processo

per ottenere la consistenza ottimale per la fase di biodegradazione.

Il composto ottenuto verrà quindi rivoltato periodicamente; ogni modulo di digestione

sarà infatti dotato di un rivoltatore longitudinale lento che consentirà di ottimizzare il

processo di digestione evitando la formazione di sacche di gas.

La temperatura verrà controllata grazie ad una centrale termica.

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Il biogas prodotto verrà avviato alla sezione di recupero energetico.

7.1.7 Estrazione del digestato

Al completamento della fase di digestione anaerobica il digestato verrà estratto da

una pompa a pistone (EP-01 e EP-02) che opera in ciclo automatico. La stessa

pompa eseguirà il ricircolo del materiale di inoculo.

Il digestato estratto verrà inviato alla sezione di separazione solido-liquido costituita

da una sezione di ispessimento dove avverrà una “spremitura” ad opera di una

filtropressa (FP-01).

La frazione solida in uscita sarà inviata alla sezione di compostaggio, mentre la

frazione liquida verrà avviata ad una centrifuga a doppio stadio (CF-01) con

flocculante per separare un ulteriore quantitativo di liquido che verrà avviato, in parte

all’interno del digestore, e per la rimanente parte alle cisterne di stoccaggio (SE-1/4)

in attesa del suo conferimento in impianto esterno debitamente autorizzato.

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La frazione solida di risulta dalla centrifuga sarà raccolta in un box dove per mezzo di

pala gommata verrà inviata alla sezione di compostaggio.

Sezione di compostaggio 7.2

In questa sezione il materiale digestato in uscita verrà unito alla frazione verde ed

avviato alla fase di maturazione aerobica per la produzione del compost di qualità.

7.2.1 Area miscelazione

Circa 278 m2. In questa sezione il digestato ed il verde precedentemente triturato

vengono miscelati prima di essere avviati al processo di digestione aerobica.

7.2.2 Area digestione aerobica - biocelle areate:

Il materiale triturato e mescolato viene caricato con una pala meccanica nelle

biocelle areate per iniziare il processo di biodigestione aerobica.

L’area ospiterà le 5 biocelle dotate di apposito impianto di insufflaggio e aspirazione

dell’aria, ognuna delle dimensioni di 32,40 x 6,25 m x 5,00 m di altezza.

Nel complesso questa sezione occuperà una superficie di circa 1.012,50 m2.

7.2.3 Area di prima maturazione digestato:

Al termine dei circa 14 giorni di biodigestione aerobica in biocella il digestato verrà

spostato nella limitrofa platea di prima maturazione dell’area di 1.809 m2 , dove

subirà un ulteriore processo di maturazione in circa 55 giorni.

7.2.4 Area raffinazione:

Al termine del processo di digestione il materiale viene avviato al sistema di

raffinazione; questa sezione che prevede le operazioni di vaglio e di defferrizzazione

del compost, ha una superficie di circa 600 m2. Gli scarti verranno portati ad idoneo

smaltimento presso impianto esterno debitamente autorizzato.

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7.2.5 Area di stoccaggio e carico:

Attraverso una serie di nastri trasportatori il compost raffinato viene avviato alla

sezione finale del processo, ovvero l’area di stoccaggio e carico del materiale

raffinato, tale sezione ha una superficie di circa 1.248 m2

7.2.6 Altri dati dimensionali rilevanti riguardano:

Nell’area è presente anche una sezione di biofiltrazione che attraverso un sistema di

aspirazione forzata convoglia l’aria delle diverse sezione dell’impianto ai due

scrubber e successivamente al biofiltro, al fine di abbattere le emissioni odorigene e

le polveri, prima di rilasciarla nell’ambiente.

I biofiltri copriranno una superficie totale di 1.226 m2.

Piazzali le strade e le aree di manovra: che occupano una superficie totale di circa

7.394 m2.

Aree a verde: le aree destinate a verde si estendono per ca. 8.107 m2.

Nelle aree a verde è prevista la piantumazione di specie arboree ed arbustive al fine

di creare uno schermo naturale di mitigazione ambientale.

Processo produzione energia 7.3

7.3.1 Cogeneratore

Il biogas prodotto durante la fase di digestione anaerobica sarà avviato alle due unità

di cogenerazione per la produzione di energia elettrica (CO-01 e CO-02) posizionate

a Nord del lotto.

In caso di mal funzionamento il biogas sarà avviato alla combustione nell’apposita

torcia i sicurezza.

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8 SISTEMA DI ABBATTIMENTO DELLE EMISSIONI IN ATMOSFERA L’aria all’interno delle aree di lavorazione sarà sempre mantenuta in depressione

attraverso l’aspirazione forzata tramite due ventilatori.

L’aria aspirata verrà avviata ad un sistema di abbattimento odori e polveri costituito

da due scrubber e dal biofiltro.

Il sistema di trattamenti è dimensionato per una volumetria di aria di circa 84.160,00

m3/h.

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9 OPERE CIVILI,SERVIZI GENERALI E OPERE COMPLEMENTARI Capannoni 9.1

Le operazioni descritte nei paragrafi precedenti si svolgeranno all’interno di strutture

industriali in parte già presenti sull’area ed autorizzate opportunamente modificate.

Il capannone industriale esistente sulla particella 22 verrà ampliato per ospitare la

sezione di ricezione, stoccaggio verde e trattamento, mentre le sezioni di

maturazione (anaerobica ed aerobica) troveranno collocazione all’interno della

struttura esistente.

Il capannone esistente sull’area contigua e distinta al catasto del Comune di

Pomezia al Foglio n. 2, particelle n. 23, 99, 100, 101 e 102 ospiterà:

• Stoccaggio compost maturo

• Digestori

• sulla copertura verrà installato il biofiltro

9.1.1 Pavimentazione

Su tutta l’area interessata dall’impianto è prevista una pavimentazione impermeabile

atta ad impedire che i rifiuti possano venire a contatto con il suolo.

Due differenti tipologie di pavimentazione caratterizzeranno le aree di transito dalle

aree interne agli edifici adibiti al trattamento dei rifiuti.

Per i piazzali e le zone di transito è prevista una pavimentazione costituita dalla

sovrapposizione dei seguenti materiali:

- Letto di sabbia di 10,00 cm;

- Massicciata stradale di 30,00 cm;

- binder dello spessore di 5,00 cm;

- strato di usura dello spessore di 3 cm.

Il piazzale sarà chiuso da un cordonato delle dimensioni di 12,00 x 24,00 cm,

poggiante su un massetto di fondazione in calcestruzzo magro alto 10,00 cm.

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le aree interne dei capannoni esistenti presentano già una pavimentazione di tipo

industriale, è prevista la realizzazione di pavimentazione impermeabilizzata di tipo

industriale anche sulla porzione di capannone di nuova realizzazione, finita con uno

strato lavabile, come prescritto dalla normativa vigente (DPR 303/56). Tale

pavimentazione sarà quindi così realizzata:

- Letto di sabbia di 10,00 cm;

- Massicciata di 40,00 cm;

- Pavimento industriale a pastina con manto di usura posato fresco su fresco al

quarzo.

Uffici 9.2

Gli uffici, gli spogliatoi e i servizi saranno allocati nella bassa struttura a ridosso

dell’area di deposito del compost realizzata in cemento armato, tale struttura sarà

sopraelevata e attraverso l’impiego di una struttura leggera realizzata in elementi

prefabbricati verrà ricavato un ulteriore piano.

Nell’intorno dell’area uffici troveranno posto anche i parcheggi e le aree adibite a

magazzino e deposito materiali.

Il rapporto aero/illuminante e le dimensioni dei locali sono realizzati in modo tale da

assicurare una adeguato grado delle condizioni igienico sanitarie per gli addetti, in

conformità alla normativa vigente in tema di sicurezza ed igiene dei posti di lavoro.

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10 APPROVVIGIONAMENTO IDRICO L’approvvigionamento idrico avverrà tramite l’allaccio all’esistente pozzo situato in

prossimità dell’impianto e già denunciato per l’emungimento di 1,5 l/s di acqua.

L’acqua industriale e l’acqua potabile verranno distribuite alle utenze attraverso una

rete di tubazioni, mantenute in pressione dal rispettivo sistema di autoclave.

Le utenze alimentate dall’acqua potabile saranno:

• servizi igienici;

• mensa.

Le utenze alimentate dall’acqua industriale comprenderanno:

• manichette per il lavaggio piazzali;

• manichette per il lavaggio delle aree interne agli edifici di lavorazione;

• rete antincendio

Si prevede l’impiego di un totale di 6 addetti/giorno.

Il dimensionamento del sistema idrico è stato effettuato, cautelativamente sulla base

di 10 addetti/giorno.

Il fabbisogno idrico può essere così stimato sulla base delle dotazioni idriche

seguenti:

dotazione idrica

addetti 10 persone 0,08 m3/(persona x

giorno)

manichette per lavaggio

piazzali ed edifici trattamento

10 unità

0,1 m3/(unità x giorno)

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Da tali dati si calcola una portata media giornaliera pari 0.8 m3/giorno per le utenze di

tipo civile; per le manichette di lavaggio si calcola una portata media giornaliera di 1

m3/giorno.

Pertanto l’approvvigionamento idrico per le utenze di tipo civile valutato su base

annua, per corrispondenti 300 giorni/anno, risulta essere di 240 m3/anno; per le

manichette lavaggio del capannone, su base annua, per corrispondenti 240

giorni/anno, risulta di 300 m3/anno.

Riassumendo si hanno i seguenti fabbisogni idrici annui:

servizi igienici 240 m3/anno

manichette lavaggio piazzali 240 m3/anno

Totale 480 m3/anno

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11 EMISSIONI IN CORPO IDRICO E PERCOLATO Occorre distinguere le reti di collettamento delle acque reflue in funzione della loro

provenienza.

I flussi che verranno a crearsi durante l’operatività dell’impianto saranno :

• acque meteoriche provenienti dalle coperture degli edifici;

• acque meteoriche provenienti dai piazzali scoperti e dalle aree di viabilità;

• acque reflue civili;

• percolato;

• acque di lavaggio del capannone

Si riporta lo schema di gestione delle acque.

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Acque meteoriche provenienti dalle coperture degli edifici 11.1

Le acque meteoriche provenienti dalle coperture del capannone, dell’area uffici (per

un totale di circa 7.311 m2), saranno avviate, per mezzo della preesistente rete di

raccolta opportunamente integrata, al limitrofo Fosso di Torre Maggiore attraverso lo

scarico finale Sf2.

Acque meteoriche provenienti da piazzali e strade 11.2

Le acque meteoriche provenienti dai piazzali e dalle strade saranno avviate alla

vasca di prima pioggia con annesso impianto di trattamento costituito da sgrigliatore

dissabbiattore e desoleatore prevista nel progetto originario.

Nella nuova organizzazione impiantistica le superfici asfaltate sono inferiori a quelle

previste originariamente (7.394 mq contro i 9.700 previsti precedentemente)

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Di seguito si riporta la verifica della vasca di prima pioggia precedentemente prevista

dimensionata cautelativamente in base a quanto disposto dall’ Estratto dalle Linee Guida Arpa LG28/DT – Criteri di applicazione DGR 286/05 e 1860/06 Acque Meteoriche Di Dilavamento.

Le linee guida identificano le acque di prima pioggia come i primi 5 mm di acqua

meteorica di dilavamento, uniformemente distribuita su tutta la superficie scolante

servita dal sistema di drenaggio.

Per il calcolo delle relative portate si assume che tale valore venga raggiunto dopo

un periodo di tempo di 15 minuti di pioggia.

Pertanto il valore di intensità di pioggia i, utilizzato per il dimensionamento, viene

impostato sulla base di tale premessa, in:

i (intensità delle precipitazioni piovose) = 5 mm/m2 per un tempo massimo di 15 min,

da cui si calcola l’intensità su base oraria:

i = 20 mm/m2 per un tempo di 1 h

pari a:

20 mm/m2 / 3600 s = 0,0056 l/s m2

I coefficienti di afflusso alla rete Ca sono stimati in base alla natura del fondo di

scorrimento, come espresso nella tabella seguente:

Coefficiente di afflusso Ca Superficie

1 Superfici totalmente impermeabili

0,8 Cemento o ardesia

0,3 Ghiaia

0,3 Stabilizzato

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Nel caso specifico la superficie asfaltata viene considerata come totalmente impermeabile pertanto il coefficiente utilizzato risulta Ca = 1.0.

Per stimare il volume di fanghi in sospensione nelle acque di prima pioggia, viene

considerata invece la natura delle operazioni prevista sull’area asfaltata in base:

Tipologia della lavorazione Coefficiente Cf

Ridotta Tutte le aree di raccolta dell’acqua

piovana in cui sono presenti piccole

quantità di limo prodotto dal traffico o

similari, vale a dire bacini di raccolta in

aree di stoccaggio carburante e stazioni

di rifornimento coperte.

100

Media Stazioni di rifornimento, autolavaggi

manuali, lavaggio di componenti, aree di

lavaggio bus.

200

Elevata Impianti di lavaggio per veicoli da

cantiere, macchine da cantiere, aree di

lavaggio autocarri, autolavaggi self-

service.

300

Il piazzale asfaltato sarà utilizzato unicamente per il traffico veicolare.

A si considera dunque il coefficiente Cf pari a 100.

Il volume minimo della vasca di prima pioggia è pari alla somma del volume delle

acque di prima pioggia e del volume dei fanghi sedimentati:

Vtot = Vpp + Vsed

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Nel caso in esame, (superficie asfaltata nuova configurazione 7.394 mq) il

volume delle acque di prima pioggia risulta:

Vpp = 36,97 m3

La portata Q risulta pari a:

Q = 41,4 l/s.

Il volume di sedimentazione da prevedere sarà quindi:

Vsed = 4,14 m3

Il volume totale minimo della vasca di prima pioggia pertanto risulta:

Vtot = 41,1 m3

La vasca prevista nel progetto originario, che avrà le seguenti dimensioni utili: 4,00 x 4,00 x 3,1 m, e sommando il volume di sedimentazione raggiungerà una volumetria utile di 56 m3, risulta quindi più che sufficiente allo stoccaggio delle

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acque di prima pioggia raccolte dal piazzale e dalle strade così come previsti nella

nuova configurazione.

Il disoleatore posto a trattamento delle acque di prima pioggia a valle della vasca di

raccolta, va calcolato invece a partire dalla portata della pompa presente nella vasca

e del tempo di separazione, funzione della densità degli oli, che le linee guida

separano in:

Densità olio g/cm3 Tempo di separazione ts minuti

Fino a 0,85 16,6 stazioni di servizio

Tra 0,85 e 0,90 33,3 impianti tipo autolavaggi;

Tra 0,90 e 0,95 50,0 autodemolitori e rottamazione

Tale volume è pari a

Vdis = Qp x Ts

Nel caso specifico, ipotizzando una pompa della portata di 2 l/s ( portata minima

prevista 1l/s) e scegliendo un tempo Ts = 50,0 minuti, il volume del disoleatore da

disporre risulta:

Vdis = 6,00 m3

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Acque reflue civili 11.3

Le acque reflue civili saranno avviate attraverso apposita rete all’impianto di

trattamento esistente situato in prossimità della palazzina uffici.

L’impianto di depurazione, autorizzato ha una capacità di trattamento pari a 100

abitanti equivalenti, le acque in uscita saranno avviate al limitrofo Fosso di Torre

Maggiore come da autorizzazione n. 158 del 214/03/2005.

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Tabella 16.1- Concentrazioni tipo acque servizi igienici

Parametro u.m. Valore

COD (O2) mg/kg 1250

BOD5 (O2) mg/kg 650

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Fosforo mg/kg 30

Azoto mg/kg 120

Solidi sospesi totali mg/kg 700

Percolati prodotti nell’impianto 11.4

Per le aree di lavorazione interne ai capannoni, è prevista la realizzazione di una rete

di raccolta e collettamento dei percolati e delle acque di lavaggio, separata dalle

precedenti, che convoglierà le acque alle cisterne di stoccaggio del percolato, situate

nel capannone.

Le acque di processo relative all’impianto di compostaggio sono quelle prodotte da:

• eventuali percolati raccolti dalla zona di ricevimento,

• eventuali percolati raccolti nella sezione di pretrattamento (triturazione e

spremitura) eventuali percolati raccolti dalla platea ventilata di maturazione.

Tali acque verranno in parte reimmesse nel ciclo di compostaggio e quando ciò non

fosse possibile verranno inviate ad impianto di depurazione esterno.

Acque di lavaggio del capannone 11.5

Le acque di lavaggio dei capannoni saranno avviate allo stoccaggio prima del loro

avvio a trattamento presso impianto esterno autorizzato.

La rete di raccolta delle acque di lavaggio è già presente all’interno dei capannoni

esistenti.

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Figura 16.1 - rete di raccolta acque di lavaggio esistente

Tale rete verrà integrata nella porzione di capannone di nuova realizzazione.

Le acque reflue di lavaggio verranno quindi avviate alle 2 vasche di stoccaggio

esistenti (foto seguenti), dalle quali verranno prelevate con un auto cisterna e avviate

a smaltimento presso un impianto debitamente autorizzato.

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Figura 16.2 - vasca di stoccaggio acque di lavaggio del capannone (esterno)

Figura 15.3 - vasca di stoccaggio acque di lavaggio del capannone (interno)

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Figura 16.4 -seconda vasca di contenimento (interrata)

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12 OPERE ACCESSORIE Cisterne del percolato 12.1

La rete di captazione dei percolati avvierà i reflui all’area di stoccaggio.

Le cisterne verranno posizionate all’interno di una vasca di contenimento profonda

280 cm realizzata in c.a. gettato in opera impermeabilizzata internamente con un telo

in HDPE dello spessore di 2 mm.

I muri di contenimento saranno alti 120 cm e larghi 20 cm. L’armatura sarà costituita

da staffe ogni 50 cm cui verrà appoggiata internamente ed esternamente una rete a

maglia di 20 * 20 cm.

Pesa a ponte 12.2

I mezzi autorizzati al conferimento dei rifiuti presso l’impianto saranno sottoposti ad

una fase di accertamento e verifica formale, attraverso la postazione dell’ufficio pesa.

Tale postazione avrà lo scopo di accertare il peso del rifiuto trasportato, e quindi

destinato ad essere conferito presso l’impianto. Tale determinazione sarà effettuata

mediante una pesa a ponte completamente automatizzata, che consentirà la

stampa di uno scontrino di pesata da rilasciare al trasportatore.

Il software di gestione dei dati consentirà altresì la stampa dei registri di carico e

scarico, nonché la trasmissione dei dati mensili ad una postazione remota per la

fatturazione.

Tale postazione sarà assistita da un software di gestione dei movimenti in ingresso

ed in uscita dall’impianto.

Il software prevede l’approntamento di una anagrafica dei produttori abilitati a

conferire presso l’impianto, ad ognuno dei quali è associato un trasportatore

autorizzato con elenco mezzi di trasporto.

L’accettazione del conferimento sarà subordinata solo alla rispondenza tra i dati

inseriti in anagrafica (Produttore, Trasportatore, Mezzi autorizzati al trasporto dei

rifiuti, codice CER del rifiuto trasportato, ecc.) e quelli dichiarati dal trasportatore al

momento dell’ingresso in impianto.

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I dati acquisiti dalla postazione di accettazione dei mezzi di conferimento dei rifiuti,

saranno condivisi con il sistema di supervisione dell’impianto, ed utilizzati per la

elaborazione dei parametri di gestione dell’impianto.

La pesa a ponte è costituita da travi principali in profilati HE opportunamente irrigiditi

per mezzo di profilati IPN che sostengono la tavola della pesa.

L’oscillazione della piattaforma avviene tramite speciali supporti a sfere autocentranti

con limitatori di oscillazione paracolpi.

Recinzione perimetrale dell’area e cancello di ingresso 12.3

Le aree di pertinenza dei rispettivi capannoni risultano dotate di idonea recinzione,

tale recinzione verrà unificata in modo da prevenire scarichi di materiali non previsti e

per impedire l’ingresso di persone e di animali.

La recinzione esistente dell’altezza di circa 2.00 mt. è realizzata con rete romboidale

e montanti in profilati di acciaio zincato, i pali sono sorretti da un cordolo in

calcestruzzo armato continuo, in grado di opporsi al ribaltamento sotto l’effetto del

vento.

Di seguito si riportano le immagini delle condizioni della recinzione presente nell’area

in oggetto.

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Figura 17.1 - recinzione del lotto

L’ingresso sarà effettuato attraverso un cancello di ingresso scorrevole ed

automatizzato, dotato di segnalazione luminosa.

Cortina arborea e opere di sistemazione a verde 12.4

Al fine di ridurre l'impatto visivo dell'opera, verrà completata la cortina arborea

esistente, inoltre verranno realizzate opere di sistemazione a verde in aiuole e

scampoli di terreno liberi dalle strutture dell’impianto.

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Figura 17.2 - cortina arborea presente nell'area

Queste aree correttamente separate dalla sede stradale tramite la realizzazione di

cicli di contenimento dei terreni, verranno riempite con terreno coltivabile e

piantumate.

Nelle zone a verde si provvederà a realizzare un manto erboso continuo e a

piantumare preferibilmente del verde nobile (alberi sempreverdi, cespugli fioriti)

richiedente comunque scarsa manutenzione.

In particolare verrà realizzata una cortina arborea a schermatura e protezione

dell’impianto di Acer negundo.

Nella realizzazione delle aree verdi onde evitare danni dovuti all'espansione

dell'apparato radicale degli alberi a opere civili o alle stesse piante, si manterranno

distanze di sicurezza. In via propositiva si segnalano i seguenti valori indicativi:

Altezza definitiva

degli alberi (m)

Sesto di

impianto (m)

Distanza minima

da

cordolo

marciapiede(m)

Distanza minima

da edifici (m)

> 20 12 3 8

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16 10 2 6

12 8 2 4

8 6 1.5 3

6 4 1.5 3

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13 PIANO DI DISMISSIONE Nel capitolo seguente si riportano le operazioni da effettuare al termine della vita utile dell’impianto, attraverso la dismissione dello stesso ed il ripristino dello stato dei luoghi.

Conseguentemente tutte le strutture costituenti gli impianti, i piazzali e le opere civili,

verranno smontate e/o demolite per rendere le aree nelle condizioni originarie.

Le attività, che avranno una durata di 75 giorni, a partire dal termine dei conferimenti

saranno:

1. vuotatura completa dell’aia di maturazione dal compost (tale operazione verrà

effettuata a seguito del blocco dei conferimenti di rifiuti) ;

2. smontaggio e alienazione dei macchinari, dei fabbricati e di tutti gli altri

allestimenti a servizio dell’impianto;

3. smontaggio e avvio allo smaltimento e/o recupero delle reti di servizio;

4. decorticazione dei piazzali ed avvio al trattamento e/o al recupero;

5. demolizione strutture in cls (piattaforme di fondazione palazzina uffici) ed

avvio allo smaltimento e/o al recupero;

6. recupero naturalistico dell’area.

Dall’attività descritta deriveranno:

a) macchinari e strutture recuperabili (opere elettromeccaniche, strutture

prefabbricate, pesa, serbatoi);

b) asfalto da avviare al recupero/smaltimento;

c) demolizioni di cls armato (solette, muri, tubazioni, pozzetti, recuperabili e/o

smaltibili);

d) impianti elettrici da recuperare e/o smaltire.

Opere di rivegetazione e di ripristino ambientale 13.1

Al termine della vita utile dell’impianto avranno inizio le attività di dismissione al cui

termine si passerà al recupero naturalistico dell’area, volto a restituire all’area le

caratteristiche morfologiche e vegetazionali originali.

Verranno realizzati i seguenti interventi:

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- Inerbimento di tutte le superfici a mezzo prato da idrosemina a

manutenzione ordinaria;

- Formazione della copertura arborea ed arbustiva .

Le tecniche impiegate per la realizzazione di questi interventi sono quelle

dell'ingegneria naturalistica in accordo con le caratteristiche morfologiche e climatiche dell’area e con la distribuzione e tipologia delle specie vegetali locali.

Lo scopo assolto dall’elemento “copertura vegetale” è sia di ordine estetico che tecnico.

Il primo consente di reinserire, in maniera armonica, la zona compromessa

all'interno del paesaggio circostante; il secondo di preservare dall'erosione operata

dal vento e dalle acque il sistema di copertura, di massimizzare l'evapotraspirazione

dell'acqua presente nello strato superficiale e di aumentare la stabilità del suolo.

I manto erboso ed i cespugli che verranno impiantati garantiranno la prevenzione dell’erosione; infatti la vegetazione sviluppa un sistema radicale fitto e

di breve estensione che è più efficace di quella che presenta radici rade e di lunga

estensione.

Verranno adottati i metodi e le tecniche dell’Ingegneria naturalistica ed in

particolare quelli relativi al verde tecnico, cioè degli interventi di rivegetazione su

superfici con condizionamenti derivati dall’attività dell’uomo.

Valgono in questo caso le quattro finalità classiche dell’Ingegneria Naturalistica:

1. tecnico – funzionale relativamente alle funzioni antierosive e stabilizzanti

delle superfici di ricopertura;

2. ecologico – naturalistica in quanto la prima finalità viene raggiunta mediante

la rivegetazione con specie autoctone in consociazioni che fanno riferimento

agli stadi della serie dinamica della vegetazione potenziale naturale del sito;

3. paesaggistica dando per scontato che in ambiti extraurbani il miglior

reinserimento nel paesaggio sia quello che utilizza le piante locali con

esclusione di quelle esotiche talvolta proposte dal mercato internazionale;

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4. economica intesa sia come risparmio rispetto a tecniche dell’ingegneria

tradizionale, sia come indotto economico (ditte vivaistiche specializzate,

manutenzioni del verde, monitoraggi).

Si ricordano in sintesi i principali elementi di riferimento adottati:

− Impiego prevalente di suoli autoctoni;

− Uso altresì di ammendanti di origine organica (fertilizzanti, fibre vegetali, ecc.) per

riportare il suolo a condizioni di fertilità adeguate alla riuscita degli interventi di

rivegetazione;

− Impiego prevalente di miscele di specie erbacee locali;

− Impiego esclusivo di specie legnose autoctone e derivate da materiale da

propagazione raccolto nell’area geografica dell’intervento;

− Adozione di tecniche di Ingegneria dimensionate alla necessità di opere

antierosive, stabilizzanti e di consolidamento effettivamente necessarie alla

riuscita tecnico-naturalistica degli interventi a verde;

− Adozione di tecniche di ingegneria tradizionali solo se non sostituibili con tecniche

di ingegneria naturalistica.

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14 INTERAZIONE PROGETTO-AMBIENTE Premessa 14.1

La realizzazione di un impianto del tipo in oggetto comporta una serie di impatti che

possono riguardare più settori, quali quello ambientale in senso stretto (suolo,

sottosuolo, vegetazione, fauna, aria, acqua e rumore), ma anche elementi scenici ed

estetici (paesaggistici), economici (costi di realizzazione e di gestione,...), sociali,

urbanistici ed altri ancora.

Nella progetto dell’impianto in oggetto, si è cercato di limitare ogni possibile impatto

grazie ad un attenta analisi delle componenti ambientali coinvolte e attraverso diversi

accorgimenti progettuali e misure di mitigazione degli impatti stessi.

Nei seguenti paragrafi verranno descritti gli impatti prodotti dalla realizzazione

dell’impianto in esame, su ogni componente ambientale coinvolta e le soluzioni

progettuali adottate per garantire che l’impatto ambientale sia, se non nullo, almeno

minimo.

Le azioni d’impatto esercitate dalle attività dell’impianto sull’ambiente circostante

possono essere discretizzate in relazione alle diverse fasi di realizzazione

dell’intervento, in particolare si distinguono:

- Fase di costruzione e di cantiere

Le azioni di impatto relative alla fase di costruzione dell'impianto sono

essenzialmente le seguenti:

• attività di sbancamento e movimento terra;

• attività di trasporto di materiali, mezzi ed operatori;

• attività per la realizzazione dei capannoni e dei servizi.

A tali attività si associano una serie di effetti, quali:

• produzione di emissioni atmosferiche (polveri);

• produzione di rumori con conseguente incremento dei livelli medi di

pressione sonora in corrispondenza del sito di intervento;

• aumento dei volumi di traffico autoveicolare con conseguente

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peggioramento dei livelli di qualità dell'aria nonché aumento dei livelli

medi di rumorosità;

• modifica del paesaggio locale con introduzione di possibili sorgenti di

impatto visivo.

Si può ritenere che, alla luce delle caratteristiche ambientali locali, tipiche di una

zona già fortemente compromessa dalla presenza di importanti strutture industriali

le azioni di impatto connesse alla fase di cantiere producano effetti decisamente

trascurabili.

- Fase di esercizio ordinario

Le principali vie di impatto connesse con la fase di gestione ordinaria dell’impianto

sono:

• produzione di polveri;

• produzione di odori molesti;

• produzione di rumori;

• impatto paesaggistico.

Si ritengono trascurabili ulteriori possibili azioni di impatto in considerazione della

semplicità e dell'affidabilità degli schemi impiantistici adottati nonché dei minimi

livelli di "pericolosità ambientale" dei rifiuti trattati.

- Fase di esercizio straordinario o di disservizio

Le azioni di impatto connesse alla fase di eventuale disservizio dell'impianto

possono consistere nelle seguenti possibilità:

• l'innescarsi di un incendio;

• lo stoccaggio forzato di un eccesso di rifiuti da trattare a causa di

problemi di raccolta o di fermo impianto;

Le misure di contenimento di tali azioni di impatto sono descritte più avanti all'interno

di ogni singola componente ambientale coinvolta.

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Atmosfera 14.2

Durante la fase di cantiere, in considerazione dei movimenti di terra per gli

sbancamenti previsti, saranno necessari numerosi mezzi pesanti che produrranno

senza alcun dubbio una discreta quantità di polveri.

Per contenere tale fenomeno all’interno dell’area di intervento saranno realizzati dei

pannelli di schermatura lungo il perimetro della stessa e sarà effettuata la bagnatura

delle piste attraversate dai mezzi pesanti e dalle macchine operatrici.

Durante la gestione dell’impianto, l’impatto sulla componente atmosfera può

essere connesso essenzialmente alla eventuale dispersione delle sostanze volatili e

del particolato che possono essere prodotti praticamente in tutti i reparti dell’impianto,

in particolare da:

• i processi aerobici putrefattivi delle matrici organiche durante lo stoccaggio in

attesa dell’avvio al trattamento in biocelle e durante le fasi di pretrattamento quali

triturazione e miscelazione;

• dalle sezioni di maturazione primaria e finale del materiale in uscita dalle biocelle.

• dai motori di combustione di bio-gas per la produzione di energia.

Si premette che la dispersione dei contaminanti è scongiurata dal fatto che tutti i

processi avvengono all’interno di capannoni chiusi e posti in depressione ove tutta

l’aria prodotta è aspirata e avviata ad idoneo trattamento prima di essere reimmessa

nell’ambiente.

Le emissioni maleodoranti di gran lunga più rilevanti sono provenienti dagli stoccaggi

dei materiali in attesa del trattamento e dagli stoccaggi dei materiali in maturazione

(che avvengono comunque al chiuso).

Gli impatti su richiamati si manifestano in corrispondenza di una deficitaria

progettazione, realizzazione o gestione degli impianti, pertanto possono essere

efficacemente prevenuti o ridotti mediante l’adozione di particolari accorgimenti

costruttivi, di opportuni dispositivi di abbattimento degli inquinanti ed, infine, tramite

una corretta pratica gestionale di tutte le attività connesse all’impianto.

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Per contenere le emissioni maleodoranti saranno, perciò, perseguite misure di

prevenzione, di carattere sia strutturale che gestionale. Le prime sono studiate già in

fase di progettazione, mentre le seconde saranno insite nella corretta conduzione

quotidiana dell’impianto.

Le misure strutturali che sono state intraprese nella progettazione dell’impianto

riguardano essenzialmente :

• la ricezione dei rifiuti in capannone chiuso, curando che al momento dello

scarico del rifiuto dall’automezzo non ci siano contatti con l’esterno;

• la realizzazione di tutte le lavorazioni al chiuso, così come gli stoccaggi;

• lo stoccaggio dei materiali da inviare ai pretrattamenti e alla digestione

anaerobica in digestore;

• trattamento del bio-gas e produzione di energia elettrica;

• lo stoccaggio del digestato in maturazione nelle apposite biocelle e

successivamente nella platea areata.

Infatti, come annoverato nelle BAT, lo stoccaggio dei materiali in attesa di essere

avviati ai pretrattamenti avverrà in due fosse di ricezione, una dedicata alla scarico

dei rifiuti organici da raccolta differenziata e una dedicata alla scarico dei materiali

ligneo-cellolosici, ubicate in un edificio completamente tamponato, dove si ridurranno

il più possibile i tempi di permanenza in attesa del loro avvio ai trattamenti.

Le fosse avranno opportune pendenze al fine di drenare i percolati che si

produrranno dallo stoccaggio dei materiali, verso un pozzetto di raccolta, dal quale i

liquami saranno prelevati per mezzo di un’apposita pompa ed avviati ad una serie di

cisterne di stoccaggio del percolato poste a ridosso del piazzale per essere

successivamente avviati ad un impianto esterno di trattamento.

In ogni caso tutte le seguenti sezioni:

• ricezione;

• triturazione e miscelazione dei rifiuti;

• trattamento di digestione anaerobica;

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• maturazione del digestato nelle platee biocelle e nella platea;

• utilizzo del biogas per la produzione di energia elettrica.

saranno alloggiate in locali chiusi e separati tra loro; tutti gli elementi che possono

costituire criticità più o meno rilevanti in termini di tenuta nei confronti delle emissioni

odorigene saranno sigillati.

I fabbricati di lavorazione saranno mantenuti in depressione per mezzo di

elettroventilatori, controllati da inverter, posizionati esternamente, che aspireranno

l’aria interna attraverso un sistema di canalizzazioni, in grado di raggiungere

praticamente tutti i comparti che si trovano all’interno del fabbricato.

Le zone della fossa di scarico, pretrattamento e miscelazione le biocelle di accumulo

digestato e l’aia di maturazione saranno dotate di una rete di aspirazione di tipo

“ambientale”, inoltre in prossimità di determinati macchinari quali vagli e trituratore, al

fine di diminuire le emissioni pulverulente derivanti dalle operazioni effettuate,

verranno istallati degli aspiratori di tipo puntuale.

L’aria captata dalla rete di aspirazione sarà avviata a trattamento al fine di ridurre le

emissioni odorigene e pulverulente garantendo all’interno delle aree di lavoro il

rispetto dei limiti igienico sanitari imposti dalla legge.

Il sistema è stato concepito nel seguente modo:

1. numero minimo di 4 ricambi d’aria per i locali dove avverranno le lavorazioni

con presenza di personale;

2. l’aria dalle sezioni di conferimento, triturazione e di stoccaggio verrà aspirata

dai condotti a servizio e quindi indirizzata prima alle biocelle areate e quindi a

trattamento (scrubber e biofiltro) prima di essere reintrodotta in atmosfera;

3. l’aria delle sezioni di miscelazione, raffinazione e maturazione verrà aspirata

dai condotti a servizio e quindi indirizzata alle aie di maturazione primaria e

secondaria e successivamente a trattamento (scrubber e biofiltro) prima di

essere reintrodotta in atmosfera;

4. utilizzo di tubazioni in alluminio.

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Per ciò che riguarda le sezioni delle tubazioni aspiranti, ciascun tratto è progettato

considerando una velocità di circa 17 m/s (comunque non inferiore a 10 m/s),

all’interno di ciascun tubo facente parte dell’impianto di aspirazione e trattamento aria.

Prima della immissione in atmosfera l’aria estratta dalle diverse sezioni di lavorazione

viene sottoposta a trattamento di biofiltrazione, previo passaggio attraverso quattro

scrubber per l’abbattimento preventivo delle polveri.

Si fa presente che l’utilizzazione dei biofiltri per il trattamento delle emissioni dovute

agli impianti di compostaggio, è attualmente il sistema che viene maggiormente

preso in considerazione; infatti, i sistemi biologici hanno mostrato buone capacità di

rimozione e, soprattutto, caratteristiche spiccatamente adattative al variare della

natura degli effluenti da trattare, garantendo un’adeguata rimozione degli inquinanti

nonostante le attendibili fluttuazioni della composizione delle emissioni odorigene

(per stagionalità dei conferimenti, variazioni nel flusso delle matrici,ecc..).

Con la biofiltrazione si rimuovono i composti organici volatili e i composti ridotti dello

zolfo e dell’azoto che vengono degradati sia come substrati primari che come

metaboliti.

Durante la gestione dell’impianto sarà applicato un apposito piano di monitoraggio e

controllo della efficacia del sistema di abbattimento di biofiltrazione proposto, che

prevedrà la verifica del rispetto dei valori limite nonché delle condizioni operative

ottimali.

Per evitare ristagni di percolati e quindi ulteriori diffusione di odori all’interno degli

edifici di lavorazione, le pavimentazioni degli stessi, opportunamente

impermeabilizzate, saranno sagomate in modo da favorire il rapido sgrondo degli

eventuali percolati, che saranno avviati a pozzetti di drenaggio e da qui alle cisterne

di stoccaggio in attesa di essere avviati al trattamento in impianti esterni.

Per quanto riguarda le emissioni provenienti dall’impianto di combustione va

precisato che il sistema di abbattimento degli inquinanti fornito garantirà

l’abbattimento di tali elementi al di sotto dei limiti di legge.

Inoltre al fine di identificare e quantificare al meglio gli impatti dovuti alle

emissioni prodotte dall’impianto in oggetto è stato condotto uno studio sulla

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dispersione degli inquinanti in atmosfera, elaborando una simulazione con il software

AERMOD, di cui di seguito si riportano le conclusioni:

“L’analisi condotta in questo studio ci permette di affermare che l’impatto sulla qualità

dell’aria di dell’impianto di produzione di compost di qualità, previsto nell’area

industriale del Comune di Pomezia, non raggiungerà entità tali da poter esser considerato pericoloso per la salute umana delle popolazioni presenti nell’area di interesse.

Nel complesso, lo studio eseguito con l’attuale configurazione dell’impianto, non riporta valori superiori ai limiti di legge consentiti. Verificando la dispersione degli inquinanti provenienti dalla nuova configurazione progettuale, è possibile notare un abbassamento delle concentrazioni rispetto alla precedente configurazione. In particolar modo, nella prima configurazione

risultava un superamento del limite di legge dell’NO2, che in questo nuovo studio invece risulta la metà del limite stesso. Stesso comportamento è stato rilevato per gli altri inquinanti analizzati che riportano tutti concentrazioni inferiori rispetto al precedente studio.

Tutte le emissioni sono state modellate considerando dei flussi in ingresso che fossero superiori a quelli che si avranno nella realtà.

Si ricorda infatti che nel caso della sorgente puntuale, tutti i valori presi da altri

impianti sono stati raddoppiati, per quanto riguarda la sorgente lineare, i flussi

emessi dai mezzi sono stati modellati ipotizzando che tutti i veicoli necessari al

trasporto percorressero il tratto contemporaneamente nei due sensi di marcia.

Il flusso di odori uscente dal biofiltro è stato modellato a partire dalla massima

concentrazione rilevata in impianti similari e lo stesso è stato fatto per l’analisi dei

bioaerosol, prendendo sempre come valore di riferimento il più sfavorevole. Questo approccio di studio in generale assicura che nell’ipotesi di realizzazione futura, l’impianto produrrà un impatto inferiore a quello calcolato attraverso la modellazione.

In più, è stata creata una maglia di calcolo più fitta, la quale ha permesso di ottenere un margine di errore sul risultato finale inferiore rispetto alla

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precedente configurazione in cui i calcoli sono stati eseguiti, sempre nelle condizioni più sfavorevoli, ma per un area più vasta e con una griglia di dimensioni superiori”.

In conclusione si può ragionevolmente affermare che il contributo dato dal nuovo impianto all’inquinamento atmosferico sia limitato, significativamente inferiore a quello generato da altre fonti antropiche e tale da non costituire in alcun modo una minaccia alla qualità dell’aria nelle zone circostanti.

Da tutto questo si è portati a desumere che non potranno aversi effetti diretti sulla salute pubblica a seguito della corretta attività dell’impianto di compostaggio in esame.

Per quanto attiene il monitoraggio delle emissioni in atmosfera dell’impianto in esame,

è previsto il controllo con frequenza trimestrale delle emissioni in uscita dal biofiltro.

Le concentrazioni in uscita dal biofiltro, nelle differenti condizioni stagionali e di

marcia, saranno inferiori ai limiti di emissione normalmente imposti per i biofiltri dagli

organi di controllo negli impianti TMB saranno contenute all’interno dei seguenti

valori:

Polveri Totali 5 mg./Nm3

Acidi Organici 0,3 mg./Nm3

Mercaptani 0,02 mg./Nm3

Ammoniaca + Ammine 3 mg./Nm3

Idrogeno Solforato 1 mg./Nm3

S.O.V. come Carbonio organico

totale escludendo gli idrocarburi

metanici

5 mg./Nm3

Odori 250 U.O. / Nm3 ± 10%

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Le emissioni in atmosfera previste in uscita dal camino del post-combustore catalitico

invece saranno garantite al di sotto dei limiti di cui alla parte V del D.Lgs 152/06,

allegato I parte III punto 1.3, che prevede per gli impianti di combustione alimentati a

biogas i limiti per gli inquinanti di seguito specificati: Tabella 27.1 – Limiti di riferimento

Inquinanti in emissione Valori di riferimento normativo

(mg/m3)

COT (carbonio organico totale)

150

Monossido di carbonio 800

Ossidi di Azoto 500

Composti del cloro 10

Nelle Norme di Attuazione allegate al Piano di risanamento della Qualità dell’Aria

definiscono all’Art. 6 i provvedimenti per la riduzione delle emissioni per gli impianti di

combustione ad uso industriale, in particolare nella tabella seguente vengono definiti

i limiti di emissione per gli impianti a combustione interna, tra cui i motori a biogas.

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Tabella 27.2 - Limiti di emissione impianti con motore a Biogas (Fonte: PRQA)

Il controllo delle emissioni puntuali avverrà con cadenza annuale.

Inoltre sarà previsto il monitoraggio giornaliero dei parametri meteoclimatici tramite

l’apposita centralina che verrà istallata presso l’impianto.

I parametri monitorati saranno i seguenti:

• precipitazioni;

• temperatura (min, max, 14h CET);

• direzione e velocità del vento;

• evaporazione;

• umidità atmosferica (14h CET).

Gli addetti all'impianto, in ottemperanza anche a quanto imposto dalla normativa

vigente in materia di igiene e sicurezza del lavoro, saranno periodicamente sottoposti

a procedure di controllo sanitario finalizzate in particolare alla verifica dei livelli di

esposizione al rischio biologico.

Sottosuolo, acque superficiali e sotterranee 14.3

Nella fase di cantiere non si prevedono impatti sull'ambiente idrico in quanto le

opere previste:

non produrranno modifiche allo scorrimento dei corsi d’acqua superficiali;

non produrranno modifiche qualitative o quantitative dei corsi d’acqua superficiali.

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Nella fase di esercizio dell’impianto gli impatti ascrivibili possono essere quelli

relativi agli effluenti liquidi ed al drenaggio delle acque meteoriche ricadenti

sull’area.

I reflui prodotti dall’impianto sono, infatti, costituiti da:

→ ACQUE DI PROCESSO

− percolati prodotti nelle aree adibite allo stoccaggio dei rifiuti;

− percolati prodotti nelle aie di stabilizzazione aerobica;

− acque di lavaggio del capannone

→ ACQUE METEORICHE

− le acque meteoriche provenienti dalle coperture degli edifici;

− le acque meteoriche provenienti dai piazzali scoperti e dalle aree di viabilità;

→ ACQUE DI ORIGINE CIVILE

L’impianto non dà origine a scarichi industriali; la gestione delle acque di processo

prevede, infatti, che le acque di percolazione siano in parte ricircolate nel ciclo di

compostaggio e in parte stoccate in apposite cisterne fuori terra dotate di bacino di

contenimento e successivamente smaltite come rifiuti liquidi in un impianto esterno

debitamente autorizzato.

Relativamente alla gestione delle acque meteoriche, al fine di preservare le acque

superficiali e sotterranee e ridurre il pericolo di dispersione sul terreno di acque

contaminate, sono stati adottati i seguenti accorgimenti:

− Tutte le zone di movimentazione esterne sono asfaltate e drenate;

− Le acque meteoriche di prima pioggia provenienti dal dilavamento dei piazzali

sono raccolte nella vasca di prima pioggia e prima di essere immesse nel

recettore Fosso di Torre Maggiore subiscono un trattamento primario in

idoneo impianto di disoleazione;

− Le acque di seconda pioggia, separate dalla prima pioggia a monte

dell’impianto di trattamento, unitamente alle acque meteoriche che ricadono

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sulle coperture sono ritenute prive di inquinati e pertanto direttamente

immesse nel recettore Fosso di Torre Maggiore;

Per il trattamento dei reflui civili provenienti dai servizi igienici degli uffici posti

nell’area dell’ingresso e di quelli a servizio del capannone si adotterà il sistema

esistente di depurazione basato su un depuratore a fanghi attivi.

Al fine di rilevare tempestivamente eventuali situazioni di inquinamento delle acque

superficiali riconducibili alla attività dell’impianto, verrà effettuato il monitoraggio delle

stesse con frequenza trimestrale analizzando i parametri riportati nella tabella 3 della

Allegato 5 alla parte terza del D. Lgs. 152/06 e s.m.i..

L’impatto sul sottosuolo e sulle acque sotterranee sarà nullo in quanto non sono

presenti forme di immissioni di acque reflue all’interno del sottosuolo o delle acque

sotterranee, in quanto:

− tutte le pavimentazioni sulle quali avvengono le lavorazioni e/o le

movimentazioni dei rifiuti sono opportunamente impermeabilizzate;

− tutte le aree di manovra e passaggio sono realizzate in asfalto;

− in fase di cantiere sono previste zone di stoccaggio temporaneo dei rifiuti

prodotti, dotate di contenitori idonei;

− sempre in fase di cantiere sarà previsto, qualora necessario, un adeguato

sistema di allontanamento delle acque superficiali per l’intera zona interessata

dalle operazioni di cantiere;

− sono presenti differenti reti di drenaggio dei reflui prodotti in grado di

raccogliere tutti gli effluenti provenienti dalle aree di lavorazioni, anche a

seguito di eventuali sversamenti accidentali.

Al fine di controllare la qualità delle acque sotterranee, si prevede l’utilizzo di 3 pozzi

di nuova realizzazione.

I nuovi pozzi saranno collocati all’interno del perimetro dell’impianto a monte idraulico

rispetto al verso di falda.

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Il monitoraggio delle acque sotterranee verrà svolto con cadenza trimestrale

effettuando la misurazione dei livelli piezometrici, il campionamento e la

caratterizzazione della qualità delle acque.

Obiettivo del monitoraggio è quello di rilevare tempestivamente eventuali situazioni di

inquinamento delle acque sotterranee sicuramente riconducibili all’impianto, al fine di

adottare le necessarie misure correttive.

Prima di avviare l’impianto proposto, verrà quindi misurato il livello piezometrico e

verranno campionate le acque dei piezometri analizzando i parametri nella tabella

seguente al fine di definire i valori di fondo naturale che caratterizzano il chimismo di

tale falda. Il suddetto monitoraggio verrà inoltre ripetuto, come detto, con cadenza

trimestrale, a partire dall’avvio dell’impianto, al fine di monitorare eventuali situazioni

di inquinamento riconducibili alla attività svolta.

I parametri analizzati sono riportati nella seguente tabella: MISURE PIEZOMETRICHE QUALITATIVE E QUANTITATIVE

Piezometro Parametro Quantità U.M.

Metodo misura

Piezometri pH Unità Apat/irsa 2060 BOD5 mg/l Apat/irsa 5120 Ossidabilità mg/l ISTISAN Conducibilità µS/cm Apat/irsa 2030 Cromo totale μg/l Apat/irsa 3150 Cromo VI μg/l Apat/irsa 3150 Piombo μg/l Apat/irsa 3230 Zinco μg/l Apat/irsa 3320 Ferro μg/l Apat/irsa 3160 Manganese μg/l Apat/irsa 3190 Fluoruri μg/l Apat/irsa 4020 Cloruri mg/l Apat/irsa 4020 Fosforo totale (come P) mg/l Apat/irsa 4110 Arsenico μg/l Apat/irsa 3080 Rame μg/l Apat/irsa 3250 Cadmio μg/l Apat/irsa 3120 Nichel μg/l Apat/irsa 3220 Mercurio μg/l Apat/irsa 3200 Calcio μg/l Apat/irsa 3030 Magnesio mg/l Apat/irsa 3030 Sodio mg/l Apat/irsa 3030 Potassio mg/l Apat/irsa 3030 Solventi clorurati μg/l Apat/irsa 5150 IPA μg/l Apat/irsa 5080 Solfati mg/l Apat/irsa 4020 Azoto ammoniacale mg/l Apat/irsa 4030 Nitriti μg/l Apat/irsa 4020 Nitrati mg/l Apat/irsa 4020

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Fenoli mg/l Apat/irsa 5070 Temperatura °C Apat/irsa 2100 COD mg/l Apat/irsa 5130 TOC mg/l Apat/irsa 5040 Cianuri mg/l Apat/irsa 4070 Pesticidi fosforiti μg/l Apat/irsa 5100 Pesticidi totali μg/l Apat/irsa 5060 Solventi organici azotati μg/l EPA 5260B Solventi organici aromatici μg/l Apat/irsa 5140 PCB μg/l Apat/irsa 5110

14.3.1 Suolo

Relativamente agli aspetti geologici e morfogenetici del territorio, il sito in cui si deve

realizzare il nuovo impianto non presenta particolari controindicazioni, come si è già

accennato e come si deduce dalle conclusioni della Relazione Geologica.

In conclusione l'entità del rischio su tale componente risulta trascurabile in quanto gli

elementi di pericolosità geologica del sito, come descritto, si presentano

praticamente nulli.

Pertanto è possibile affermare che l’impianto insiste su un’area a basso indice di

pericolosità.

Flora, fauna ed ecosistemi 14.4

Non si ritiene sussistano impatti né sulla vegetazione né sulla fauna in quanto

l’impianto interessa un'area già trasformata dall'uomo per la presenza di impianti

industriali e linee ferroviarie.

Nonostante ciò si assicura di provvedere all’inserimento di ulteriori piante, oltre a

quelle già presenti lungo il perimetro del lotto, con lo scopo di mitigare e rendere

piacevole l'inserimento dell'opera nel contesto ambientale in cui si colloca.

Inoltre nelle aree e nelle zone limitrofe, più o meno vicine, non si rilevano elementi

naturalistici di pregio o significativi, fattore che contribuisce alla limitazione

dell’impatto su tali componenti.

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Concludendo non si ritiene che sussistano impatti né sulla vegetazione né sulla fauna in quanto l’impianto interessa un’area fortemente trasformata.

14.4.1 Salute pubblica

I potenziali impatti riconducibili ad un impianto di produzione di compost sulla salute

pubblica possono essere ricondotti ai microrganismi presenti nelle materie prime e

nel compost stesso.

In questo paragrafo vengono analizzati i potenziali impatti sulla popolazione desunti

dalle Linee Guida sul Compostaggio redatte dalla - Direzione Sanità - della Regione Piemonte.

14.4.1.1 Bio-aerosol Il bio-aerosol si sviluppa nei centri di compostaggio e nei centri di trattamento dei

RSU indifferenziati.

La letteratura scientifica considera il bio-aerosol principalmente un rischio

professionale e non per la popolazione residente in vicinanza dell’impianto, in quanto,

l’effetto diluizione è molto forte, anche a brevi distanze.

Nonostante il processo di compostaggio preveda una fase termofila non è in grado di

assicurare l’assenza e lo sviluppo di microrganismi pericolosi per la salute,

principalmente degli operatori.

Il bio-aerosol può essere costituito da microrganismi (batteri, spore, tossine e funghi)

presenti nel materiale organico trattato o sviluppati durante il processo di

compostaggio. In particolare può contenere (trasportati anche con le polveri):

- funghi;

- batteri;

- actinomiceti;

- endotossine;

- micotossine;

- glucani (polimeri del D-glucosio contenuti nelle pareti di funghi, batteri e vegetali).

I glucani favoriscono processi infiammatori diminuendo la funzionalità respiratoria e

causano problemi di salute occupazionali se presenti in ambienti chiusi.

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Il bio-aerosol costituisce un rischio importante per questo tipo di impianti.

Tra i microrganismi più studiati si evidenzia l’Aspergillus fumigatus, un patogeno

opportunista che può causare allergie, asma ed infezioni respiratorie.

I batteri Gram negativi e gli actinomiceti sono i microrganismi maggiormente

identificati nel compost tra quelli che possono causare allergie e problemi ai polmoni.

Gli attinomiceti producono un elevato numero di spore del diametro tra 1 e 3 μm,

capaci, quindi, di raggiungere facilmente parti più profonde del polmone causando

allergie.

L’Aspergillus cresce bene a temperature inferiori a 45°C in materiale organico in

fermentazione e costituisce un rischio principalmente per i lavoratori (e gli utilizzatori

in alcuni casi) e per le attività svolte nelle vicinanze (fino a poche centinaia di metri).

Altri microrganismi patogeni identificati nel compost, potenzialmente dispersi con

l’aerosol, sono: Legionella, Mycobacterium, Hantaviru, Leptospiras.

A livello internazionale sono state proposte le seguenti soglie:

- 1.000 batteri Gram negativi per m3 (anche se questa concentrazione può già

causare reazioni allergiche);

- 14 ng/m3 di endotossine (sono prodotte principalmente da batteri Gram-

negativi).

Una concentrazione di 108 UFC/m3 di attinomiceti, registrata durante le fasi di

lavorazione del compost, è ritenuta responsabile di reazioni allergiche (anche da 109

spore/m3 e 108 UFC/m3 di funghi). E’ possibile registrare fino a 106 UFC /m3 di

microrganismi nell’aria in un sito di compostaggio, con concentrazioni che possono

restare elevate fino a 250 metri di distanza.

Tra gli effetti registrati principalmente nei lavoratori a causa del bio-aerosol

contenuto sulle polveri si evidenziano:

- Rinite allergica ed asma;

- Bronchiti e malattie polmonari (causati da endotossine);

- Allergie;

- Problemi alla pelle (dermatiti e micosi);

- Nausea e diarrea.

In generale, esistono pochi studi che provano ad esaminare i rischi per la

popolazione residente in vicinanza, si stima che la residenza ad una distanza

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inferiore ai 200 metri, per oltre 5 anni continuativi, possa aumentare il rischio di avere bronchiti e tosse.

14.4.1.2 Odori Polveri e Composti Organici Volatili Riguardo alle emissioni in atmosfera si considera che ogni tonnellata di materiale in

ingresso produca:

- da 100 a 482 Kg di CO2;

- 240 g di ammoniaca dal FORSU e 120 g da altre tipologie di rifiuti;

- 2 g di cloro.

L’attività di compostaggio produce odori fastidiosi la cui intensità può essere ridotta di

centinaia di volte attuando specifiche misure impiantistiche e di gestione.

Buona parte dell’impatto olfattivo è conseguente alla presenza nelle arie esauste di

cataboliti quali i composti non completamente ossidati dello zolfo, dell’azoto e del

carbonio, in quanto i cataboliti ossidati sono generalmente inodori (anidride

carbonica, ossidi di azoto, anidride solforosa).

Tra le sostanze odorigene che possono essere prodotte durante le operazioni di

compostaggio vi sono:

- composti dello zolfo (dimetildisolfuro, dimetilsolfuro, carbondisolfuro, idrogeno

solforato, metano tiolo);

- composti dell’azoto (ammoniaca, trimetilamina);

- acidi grassi volatili (acido acetico, acido propionico, acido butirrico);

- altre sostanze (benzotiazolo, mercaptani).

Alcune di queste sostanze sono tossiche, ma in ambiente aperto l’effetto diluizione

assicura il non raggiungimento di soglie di pericolosità per la popolazione residente

nelle vicinanze.

Le fasi in cui le emissioni olfattive sono maggiori risultano:

- La ricezione;

- Lo stoccaggio iniziale;

- Le prime fasi di biossidazione

Nelle fasi di ossidazione successive alle prime e nello stoccaggio finale, ancorché

anch’esse odorigene, le emissioni per unità di massa sono minori.

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Le soglie odorigene di alcuni dei composti che possono essere presenti durante

l’attività di compostaggio sono dell’ordine di microgrammi per metro cubo (0,1 μg/m3

per il dimetildisolfuro, 0,7 μg/m3 per l’idrogeno solforato, 27 μg/m3 per l’ammoniaca,

0,3 μg/m3 per l’acido butirrico).

Di seguito vengono riportate le sostanze odorigene più comuni negli impianti che

producono compost di qualità e viene riportato il confronto tra le soglie di percettibilità

da parte del 100% di un gruppo di persone (100% OCR: Odour Recognition

Concentration) ed i livelli ammissibili di esposizione negli ambienti di lavoro, TLV,

Threshold Limit Value, epressi in μg/m3.

I dati riportati in tabella evidenziano che le soglie di percettibilità, ossia le

concentrazioni alle quali gli odori vengono percepiti negli impianti ed attorno ad essi,

possono essere ben inferiori alle concentrazioni considerate pericolose negli

ambienti di lavoro.

Il T.L.V. (Threshold Limit Value) indica i valori limite di soglia stimati per l’esposizione

a sostanze aerodisperse, indicanti il livello al quale si ritiene possano essere esposti

quotidianamente i lavoratori senza effetti negativi per la salute.

Da questo confronto risulta la conferma che, come già accennato, le soglie di

percezione possono essere molto inferiori alle concentrazioni considerate

sicuramente pericolose e l’olfatto può arrivare a percepire concentrazioni non

rilevabili strumentalmente (1/105 ppm).

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Riguardo alle concentrazioni da non superare per l’ambiente di vita, si può fare

riferimento al valore di 0,3 mg/m3 per la concentrazione complessiva di Composti

Organici Volatili, VOC.

In realtà è difficile poter individuare una soglia unica per tutti i VOC in quanto a 0,3

mg/m3 alcune sostanze sono già molto pericolose, altre non sono nemmeno

odorigene.

Tra le classi di molecole identificate vi sono i terpeni, gli ossigenati, gli idrocarburi

aromatici, gli idrocarburi alifatici, gli esteri, gli azotati.

Le diverse fasi di produzione del compost hanno traccianti differenti.

Ad esempio, i terpeni e gli azotati sono prodotti principalmente nella fase di

bioossidazione accelerata e maturazione.

Un biofiltro non libera quasi terpeni e non ha azotati mentre aumentano gli

idrocarburi alifatici ed aromatici (in proporzione sulle singole emissioni).

Dalle attività di compostaggio possono derivare particelle del diametro inferiore ai 10

o ai 2,5 μm. Circa il 50-85% delle particelle in sospensione nell’atmosfera generate

dal compostaggio possono essere inspirate perché hanno un diametro inferiore ai 5

μm, potendo così raggiungere gli alveoli polmonari e trasportare microrganismi.

Queste particelle possono causare problemi principalmente ai lavoratori e la loro

diffusione può essere ridotta adottando appositi accorgimenti operativi ed

impiantistici.

Gli addetti dovrebbero utilizzare apposite protezioni per le vie respiratorie. Le

eventuali attività di raffinazione, caratterizzazione del materiale per classi

granulometriche (ad esempio dopo la maturazione), dovrebbero essere attuate in un

sistema chiuso con un sistema di abbattimento delle polveri.

Si sottolinea dunque, come detto nei capitoli precedenti, che tutte le lavorazioni che

prevedono il trattamento dei rifiuti verranno svolte in ambienti confinati e posti in

depressione, con un adeguato sistema di captazione e trattamento delle arie esauste

nonché.

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IN COMUNE POMEZIA (RM) LOCALITÀ TORRE MAGGIORE – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

Inoltre si ricorda che il sistema proposto prevede una prima fase di biofermentazione

anaerobica con successivo convogliamento del bio-gas ad apposito impianto di

cogenerazione.

Tale processo garantisce rispetto al processo aerobico di perseguire i seguenti

vantaggi igienico sanitari:

− Elevata riduzione degli inquinamento olfattivo, dovuta alla degradazione della

sostanza putrescibile in ambiente confinato (digestore).

− Distruzione delle uova e delle larve di insetti, degli organismi patogeni e dei

semi delle piante infestanti dovuto alla permanenza in ambiente privo di

ossigeno.

− Riduzione del rilascio di gas serra (CH4, N2O, ecc)

Va quindi precisato che la prima fase di fermentazione avverrà in ambiente sigillato.

Si ritiene quindi che l’area in oggetto trovandosi inserita in un contesto industriale,

lontano da abitazioni civili, che risultano comunque poche e isolate e oltre il raggio di

200,00 m dall’impianto, come mostrala il satellitare sotto riportato, non apporterà

problemi alla popolazione residente nelle vicinanze.

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IN COMUNE POMEZIA (RM) LOCALITÀ TORRE MAGGIORE – STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

Figura 27.1 - indicazione della distanza dell'impianto dall'abitazione

14.4.2 Rumore e Vibrazioni

L’attività di compostaggio è considerata, tra le attività per la gestione dei rifiuti, quella

che produce più impatto acustico insieme ai trattamenti meccanici dei RSU.

Nell’impianto in oggetto le emissioni sonore attribuibili ai macchinari elettromeccanici

quali pompe, compressori, soffianti, ventilatori, motori, risultano trascurabili in quanto

Raggio di 200 m

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le apparecchiature elettromeccaniche installate sono tali da rispettare la normativa

vigente in materia di inquinamento acustico e la maggior parte di esse sono

posizionate all’interno dei fabbricati, che sono completamente coperti, chiusi e

confinati.

Per l’attenuazione dei livelli sonori nelle zone di lavoro e, conseguentemente,

nell’area esterna all’impianto saranno comunque adottati una serie di accorgimenti,

quali:

• l’utilizzo di apparecchiature intrinsecamente silenziose;

• l’applicazione di rivestimenti e carenature;

• il posizionamento dei macchinari su supporti antivibranti e/o lubrificati;

• l’utilizzo di griglie fonoassorbenti per prese d’aria esterne (motori);

• la completa chiusura degli edifici;

• l’impiego di portoni ad apertura/chiusura rapida.

in modo tale da garantire il rispetto dei limiti suddetti.

La sorgente principale di emissioni sonore è da ricercarsi quindi nel flusso di

automezzi in ingresso ed in uscita dall’impianto, che è pari a circa 20 - 24

mezzi/giorno.

Alla luce di queste considerazioni è pertanto possibile stimare un impatto di entità

trascurabile, indipendentemente dalle condizioni di esercizio (ordinario o

straordinario), considerata soprattutto l’assenza di ricettori sensibili nei pressi

dell’insediamento e dalla natura spiccatamente industriale dell’area.

A tale proposito si rimanda allo Studio Previsionale di Impatto Acustico redatto dal

tecnico competente in acustica Salvatore Fraietta, del quale si riportano le

conclusioni.

“Relativamente ai ricettori individuati (si sottolinea che i ricettori di classe I risultano

essere tutti esterni all’area di interesse) il contributo dovuto all’esercizio dell’opera in progetto e al traffico veicolare indotto, appare assai limitato, se non addirittura trascurabile e comunque sempre all’interno dei limiti previsti

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dalla legge, per ciò che concerne sia le immissioni (assolute e differenziali) che le emissioni.

In sintesi non appaiono significativi impatti acustici nel territorio preso in considerazione ed a carico dei ricettori presi in considerazione (e comunque a

carico di abitazioni in prossimità dell’opera) dovuti alle attività di esercizio dell’opera in progetto.

In particolare la nuova configurazione di progetto appare decisamente migliorativa dal punto di vista acustico, rispetto alla configurazione originaria, per tutti i recettori civili”.

Verranno effettuate ogni tre anni dall'entrata in esercizio dell’impianto misure dei

livelli di emissioni sonore, attraverso rilevamenti fonometrici. Le rilevazioni verranno

svolte presso il confine aziendale e presso i recettori, in corrispondenza di una serie

di punti ritenuti idonei, nonché presso eventuali ulteriori postazioni ove si presentino

criticità acustiche.

Un ulteriore monitoraggio dei livelli acustici verrà effettuato durante la fase di

cantierizzazione.

Il monitoraggio acustico dell’impianto in fase di gestione consentirà il controllo delle

emissioni sonore.

Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 14.5

Non si ritiene che un impianto di questo tipo interferisca su tale componente

ambientale

Paesaggio 14.6

Si è visto come il paesaggio della zona in esame si presenta ormai notevolmente

caratterizzato dalla presenza di grandi industrie in un panorama generale che si

presenta senza caratteristiche di pregio.

L’inserimento di un nuovo impianto nell’area in questione non determinerà sul

paesaggio circostante un impatto visivo, dato che i capannoni in cui avverranno le

lavorazioni previste in progetto sono già edificati, a parte un piccolo ampliamento che

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riguarderà il capannone in cui verranno posizionate le biocelle, atto a contenere

l’area di ricezione e stoccaggio dei rifiuti in ingresso.

Inoltre è già presente nell’area una cortina arborea di piante ben sviluppate che

mitiga l’impatto visivo della struttura e che nella fase di realizzazione verrà dove

necessario integrata con ulteriori specie arboree del tutto simili a quelle già presenti

nell’area circostante, in modo tale da armonizzare l’impianto in oggetto con l’attuale

configurazione del paesaggio.

Nella Tav. S.09 sono riportate alcune foto dell’area come si presenta allo stato

attuale e nella Tav. S.13 è invece simulato l’inserimento delle attività in progetto

comprese le opere di mitigazione ambientale previste nell’area oggetto di studio.

14.6.1 Interferenze con la Torre Maggiore

Relativamente alla presenza della Torre Maggiore in area limitrofa a quella di

intervento, in riferimento a quanto stabilito dal D.M.10 settembre 2010, esaminando

l’effetto visivo provocato dall’impianto in oggetto, si può affermare che all’interno

dell’area contermine, pari ad un circonferenza di raggio pari 350 metri (ovvero ai

sensi del D.M. citato pari a 50 volte la massima altezza del motogeneratore di

produzione di energia da biogas, che nel caso in esame si raggiunge con il camino

ed è pari a m 7), non vi sono punti rialzati o panoramici tali da rientrare nella

definizione di “belvedere”. Infatti, dalle tavole allegate e dalle figure sotto riportate, è

possibile verificare che le aree o i punti di visuale riconosciuti dal PTPR e riportati

nelle Tav. A e C dello stesso, si trovano sulla linea ferrovia Roma-Formia-Napoli

(definita percorso panoramico) che dista in linea d’aria 1,20 km dall’impianto in

oggetto, sulla Via Ardeatina e sulla Via Solfatara che distano in linea d’aria

rispettivamente 1,92 Km e 1,73 Km dallo stesso. Nelle vicinanze dell’area in esame

non ci sono i punti di vista indicati nella legenda della tav. C.

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Figura 27.2 – Stralcio tavola A del PTPR

Figura 27.3 – Stralcio Tavola C del PTPR

Si fa inoltre presente che, come mostrato nella figura seguente, nell’area vasta la

Torre Maggiore si trova nel punto più alto, percorrendo via di Torre Maggiore la vista

della Torre non è celata né dalla presenza degli alberi e della vegetazione che

delimitano l’area né dalla presenza della barriera arborea posizionata in prossimità

della torre stessa; inoltre l’unico punto di vista in cui non c’è la barriera arborea si

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trova sulla Via di Torre Maggiore ed è costituito dall’ingresso all’area in cui si trova la

Torre stessa, delimitato da un cancello.

La presenza dell’impianto in oggetto non inibisce assolutamente la vista della torre né nelle immediate vicinanze in quanto si trova esattamente dall’altra parte del

punto di vista costituito da Via di Torre Maggiore, alle spalle di un eventuale

osservatore che si trovi sulla via stessa, né nell’area vasta in quanto, come già

specificato in precedenza, la torre occupa il punto più alto e le opere in progetto non

prevedono modifiche in altezza degli edifici già esistenti (ad eccezione del biofiltro di

altezza pari a 1 m presente sulla copertura di uno dei due capannoni industriali) né

realizzazione di nuove strutture con elevazione maggiore di quelle già esistenti.

Figura 27.4 – Profili Ante e Post Operam