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054 SIG SAUER 1911 TRADITIONAL REVERSE TWO - TONE CAL. .45 ACP e derivate. Per allestire i primi lotti di GSR, la Casa decise di fornirsi delle varie com- ponenti da aziende ben conosciute e fa- mose, provvedendo semplicemente al loro montaggio ed alla loro messa a punto: per mantenere intatta la fama di elevata quali- tà associata ai prodotti Sig Sauer fu deciso di scegliere solo le componenti migliori e di affidare il loro assemblaggio a veri e pro- pri gunsmith qualificati. Le Case fornitrici L a svizzero-tedesca Sig Sauer progetta e produce armi lunghe e corte che hanno avuto e stanno avendo un ot- timo successo al di là dell’Atlantico, e pia- no piano l’azienda stessa è diventata sem- pre più “americana” e ad esempio molte delle proprie pistole, pur progettate nella Vecchia Europa, vengono oggi realizzate nei moderni stabilimenti impiantati a Exe- ter, Stato del New Hampshire, USA, che gode ormai di una buona autonomia pro- gettuale. Maestranze americane, dirigenti americani, progettisti americani: inevita- bile che avvenisse una “contaminazione” delle soluzioni originali nate tra Svizzera e Germania, come evidenziato da modi- fiche a piccoli particolari, come estrattori, guancette, componenti interne, comparse negli ultimi anni sulle pistole uscite dalla fabbrica del nuovo continente. GSR, la prima 1911 Tutte queste maestranze a stelle e strisce potevano poi rimanere insensibili al fascino dell’arma americana per anto- nomasia? Ovviamente no, ed ecco che nel 2003 compare la prima 1911 di casa Sig Sauer, la GSR, sigla che pare stesse per Granite State Rail, dove le prime due pa- role stanno ad indicare lo Stato del New Hampshire e l’ultima indica la presenza di un rail sotto il dust cover. Ma lo spirito tedesco non venne eliminato e i tecnici scelsero di ibridare le pure linee della crea- tura di John Moses con quelle tipiche della famiglia delle pistole svizzero-teutoniche e la GSR ebbe quindi una linea del tutto par- ticolare, con i fianchi del carrello scolpiti in modo da assomigliare a quelli della P220 furono Caspian, Storm Lake, Wilson, EMC, EGW e Grieder, ma pur assemblate con par- ti di elevata qualità le GSR evidenziarono piccoli problemi (perni laschi, grattamenti delle sicure ed altre inezie) che impedirono il successo sperato e la Casa, che al tempo si chiamava Sigarms, decise di cambiare alcu- ni fornitori, si attrezzò per realizzare molte parti fondamentali in proprio e con l’occa- sione dette all’arma il nuovo nome di Revo- lution, offrendo poi allestimenti con e senza rail. Stavolta non vi furono recriminazioni di sorta e le cose andarono bene, ma ora era la linea troppo “fritzeggiante” del castello ad essere l’ostacolo “psicologico” all’acquisto, mentre quello “tangibile” era la difficoltà a reperire fondine adatte, dato il maggior spessore del carrello stesso. Poi, negli anni,si sono avute ulteriori modifiche ed ora, pare, tutte le componenti della pistola sono or- mai realizzate in casa. Appena in tempo per festeggiare il primo centenario dell’arma di Browning, la Sig statunitense, rinomi- nata nel 2007 Sig Sauer, ha presentato la linea 1911 Traditional, ovvero una pistola con il carrello con dimensioni e forme canoniche, ben più appetibile sul mercato americano, e proprio di un allestimento di questa serie intendiamo parlarvi. Una moderna “Traditional” Una bella 1911 proposta dalla succursale statunitense della Sig Sauer svizzero tedesca: vi presentiamo la Traditional Reverse Two - Tone in calibro .45 ACP di Giuliano Cristofani Guardate il retro della SIG Sauer 1911: molto classico, con il cane di tipo alleggerito e la coda dell’estrattore che spunta dalla parte destra… ma la più avanti non si vede l’estrat- tore esterno? Quello che sembra la coda dell’estrattore è in realtà la testa del fermo a molla del sistema di blocco del percussore. La tacca di tipo Novak è regolabile nei due sensi. Sotto la finestra si nota la barretta luminosa al trizio Il mirino, incastrato a coda di rondine e do- tato di ampolla al trizio

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e derivate. Per allestire i primi lotti di GSR, la Casa decise di fornirsi delle varie com-ponenti da aziende ben conosciute e fa-mose, provvedendo semplicemente al loro montaggio ed alla loro messa a punto: per mantenere intatta la fama di elevata quali-tà associata ai prodotti Sig Sauer fu deciso di scegliere solo le componenti migliori e di affidare il loro assemblaggio a veri e pro-pri gunsmith qualificati. Le Case fornitrici

La svizzero-tedesca Sig Sauer progetta e produce armi lunghe e corte che hanno avuto e stanno avendo un ot-

timo successo al di là dell’Atlantico, e pia-no piano l’azienda stessa è diventata sem-pre più “americana” e ad esempio molte delle proprie pistole, pur progettate nella Vecchia Europa, vengono oggi realizzate nei moderni stabilimenti impiantati a Exe-ter, Stato del New Hampshire, USA, che gode ormai di una buona autonomia pro-gettuale. Maestranze americane, dirigenti americani, progettisti americani: inevita-bile che avvenisse una “contaminazione” delle soluzioni originali nate tra Svizzera e Germania, come evidenziato da modi-fiche a piccoli particolari, come estrattori, guancette, componenti interne, comparse negli ultimi anni sulle pistole uscite dalla fabbrica del nuovo continente.

GSR, la prima 1911Tutte queste maestranze a stelle e strisce potevano poi rimanere insensibili al fascino dell’arma americana per anto-nomasia? Ovviamente no, ed ecco che nel 2003 compare la prima 1911 di casa Sig Sauer, la GSR, sigla che pare stesse per Granite State Rail, dove le prime due pa-role stanno ad indicare lo Stato del New Hampshire e l’ultima indica la presenza di un rail sotto il dust cover. Ma lo spirito tedesco non venne eliminato e i tecnici scelsero di ibridare le pure linee della crea-tura di John Moses con quelle tipiche della famiglia delle pistole svizzero-teutoniche e la GSR ebbe quindi una linea del tutto par-ticolare, con i fianchi del carrello scolpiti in modo da assomigliare a quelli della P220

furono Caspian, Storm Lake, Wilson, EMC, EGW e Grieder, ma pur assemblate con par-ti di elevata qualità le GSR evidenziarono piccoli problemi (perni laschi, grattamenti delle sicure ed altre inezie) che impedirono il successo sperato e la Casa, che al tempo si chiamava Sigarms, decise di cambiare alcu-ni fornitori, si attrezzò per realizzare molte parti fondamentali in proprio e con l’occa-sione dette all’arma il nuovo nome di Revo-lution, offrendo poi allestimenti con e senza rail. Stavolta non vi furono recriminazioni di sorta e le cose andarono bene, ma ora era la linea troppo “fritzeggiante” del castello ad essere l’ostacolo “psicologico” all’acquisto, mentre quello “tangibile” era la difficoltà a reperire fondine adatte, dato il maggior spessore del carrello stesso. Poi, negli anni,si sono avute ulteriori modifiche ed ora, pare, tutte le componenti della pistola sono or-mai realizzate in casa. Appena in tempo per festeggiare il primo centenario dell’arma di Browning, la Sig statunitense, rinomi-nata nel 2007 Sig Sauer, ha presentato la linea 1911 Traditional, ovvero una pistola con il carrello con dimensioni e forme canoniche, ben più appetibile sul mercato americano, e proprio di un allestimento di questa serie intendiamo parlarvi.

Una moderna “Traditional”Una bella 1911 proposta dalla succursale statunitense della Sig Sauer svizzero tedesca: vi presentiamo la Traditional Reverse Two - Tone in calibro .45 ACP

di Giuliano Cristofani

Guardate il retro della SIG Sauer 1911: molto classico, con il cane di tipo alleggerito e la coda dell’estrattore che spunta dalla parte destra… ma la più avanti non si vede l’estrat-tore esterno? Quello che sembra la coda dell’estrattore è in realtà la testa del fermo a molla del sistema di blocco del percussore. La tacca di tipo Novak è regolabile nei due sensi. Sotto la finestra si nota la barretta luminosa al trizio

Il mirino, incastrato a coda di rondine e do-tato di ampolla al trizio

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infine quello “normale” che tanto

normale non è essendo allesti-

to un castello inossidabile ed un carrello scuro, chiamato infatti Reverse Two - Tone, che è poi l’oggetto della nostra chiacchie-rata. L’arma è classificata comune e ripro-pone le linee “immortali” della 1911 con alcuni punti di inevitabile modernità. Co-me tutte le 1911 della Sig Sauer, dalla prima GSR alle attuali, viene utilizzato un robusto estrattore esterno a bilanciere, molto simile a quello utilizzato fino a poco tempo fa dal-la Wilson per la sua KZ45, le cui prestazioni sono al di sopra di ogni possibile dubbio. Il lato anteriore del fusto, il frontstrap, presenta una zigrinatura da 25 linee per pollice, realizzata ovviamente a macchina, mentre un passo appena più grossolano, 20 LPI, lo troviamo sul dorsalino della mol-la, il mainspring housing o MSH, dotato oltretutto di perno per il fissaggio di un correggiolo e realizzato correttamente, e stranamente per i nostri giorni, in acciaio.

La linea TraditionalSono cinque gli allestimenti proposti,

quattro con canna da 5” ed uno compatto da 4.2”. Tra quelli lunghi troviamo un mo-dello dotato di rail, il Tacops, due da tiro, il Match Elite tutto inox e quello bicolore, ed

Altro elemento di modernità lo trovia-mo nella tacca di mira, un’ottima Novak a cuneo che nelle dimensioni di una normale tacca fissa ospita al contrario le regolazioni in deriva e altezza. La presen-za di riferimenti luminosi al trizio è un piacevole bonus: sul mirino abbiamo il classico punto circolare, mentre la tacca presenta una barretta luminosa al di sotto della finestra di mira, ed entrambi i rife-rimenti sono di colore verde. Il carrello è realizzato anch’esso in acciaio inossidabi-le, ma è poi trattato con un rivestimento Nitron, una specie di Tenifer che lo rende meno soggetto alle aggressioni; mistero sul perché lo stesso piacevole trattamento non sia stato adottato anche per il fusto: la presenza di minuterie anch’esse annerite conferisce all’arma un’estetica secondo noi un po’ troppo movimentata. Pregevo-le che la Sig Sauer non abbia ceduto alle mode del momento per quanto riguarda il sistema della molla di recupero e faccia invece ricorso alla tradizionale struttura in due parti, con il perno corto posteriore ed il classico tappo zigrinato anteriore: non

solo questo permette di con-trollare lo stato della camera spingendo indietro il carrello (mettendo un dito un po’ troppo vicino alla volata…) ma rende tutta l’estetica più piacevole, senza contare lo smontaggio più agevole. Tutti gli spigoli del carrello sono interessati da una “rottura” effettuata alla perfezione, senza esagerare o sbavature:

manipolare la pistola non rischia di creare ferite o abrasioni. Gli spigoli del castello sono invece lasciati ben netti ma non vivi: un’ottima cosa. Tutto, dà l’impressione di essere davanti ad un ottimo pezzo lavorato dal pieno, ma è proprio così? Qui si deve tornare al “marasma” che ha interessato queste armi, soggette a mo-difiche senza preavviso. Le prime GSR montavano fusti Caspian, ottenuti per microfusione, poi vene pubblicizzato che

L a p a r t e a n t e r i o -re dell’arma è molto classica, con il tappo zigrinato della molla di recupero. Notare la re-alizzazione dal pieno del bushing, dallo spessore veramente notevole

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le componenti fatte in casa erano otte-nute da forgiati, poi la Casa non ha detto più niente, riservandosi di operare come meglio le conveniva. Ad esempio, se fino ad un certo punto poteva vantarsi di non utilizzare alcuna minuteria in MIM, da qualche anno la Casa afferma solo che “SIG SAUER® uses only premium internal parts”. Intendiamoci: pezzi in MIM fatti come si deve sono molto più resistenti di tanti altri realizzati con tecnologie più nobili, così come un castello microfuso in acciai di elevata qualità è preferibile ad un forgiato in materiale meno titolate. Il problema, ovviamente, sta nel livello qua-litativo che il costruttore si prefigge e nel prezzo finale cui offre i propri prodotti.

Qualche curiositàTorniamo al castello della nostra Re-verse Two Tone: forgiato o microfuso? Non che questo influisca sulla sua qua-lità, solo una nostra legittima curiosità. Tutte le superfici e gli spigoli parlano di lavorazioni a macchina effettuate con molta cura, ed anche l’interno del fusto presenta piani lisci e dritti e spigoli vivi. Ma un punto no. La sede del grilletto mostra angoli smussati ed una su-

Lato sinistro d e l ’ a r m a in oggetto

Il grilletto è in alluminio ed è alleggerito me-diante tre finestrature. Ovviamente è presente il grano per la regolazione del retroscatto

Ecco l’estrattore esterno utilizzato, lungo e largo. Gli estrattori esterni hanno dato problemi sulle 1911, ma non se ben progettati e realizzati: qui ruota su un perno posto ben lontano dalla gola del bossolo e non svolge al-cuna funzione aggiuntiva, come quella di segnalatore di colpo in canna e non può che funzionare perfettamente

Anche le guancette, realizzate dalla Hogue, sono ben rifinite e mostrano il nome del costruttore. Tutta la circonferenza dell’impu-gnatura è zigrinata: davanti a 25 linee per pollice (lpi), dietro a 30 lpi

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fusto noteremo la presenza dei leve-raggi della sicura la percussore in puro stile Colt Serie 80, un sistema che vede il percussore bloccato da un pistoncino fino a che non si inizia a premere il gril-letto e che rende l’arma sicurissima in caso di caduta.Il sistema era presente già sulle prime GSR, ma allora si era fatto ricorso ad un inestetico fermo del pistoncino di bloc-co montato sul lato destro del carrello e smontabile con una chiave a due punte: ora, correttamente, il fermo è invisibile, o meglio la sua testa prende il posto

perficie ruvida e come sabbiata, sintomo di microfusione. Possibile che la Sig Sauer parta da un semilavorato ottenuto per microfusione e poi ne ripassi tutte le superfici a macchina? E nel caso perché evitare di ripassare an-che la sede di scorrimento del grilletto? Fine della nostra curiosità: il fusto di questa pistola è esteticamente piacevo-le, ben lavorato in tutte le parti interne ed esterne (a grilletto montato non è possibile vedere la superficie ”zucche-rina”) e ci sembra un pezzo di ottima qualità, e tanto basta. A proposito: sul

di quella del tradizionale estrattore a lamina della 911 classica e si sfila dopo aver tolto l’altrettanto classica piastrina di fermo del percussore, un bel passo in avanti. La canna è lavorata molto bene e non sono evidenti i segni che di solito si trovano ai lati del blocchetto infe-riore che ospita la testa delle bielletta e l’interno è lavorato con molta cura: uno dei segreti del perché queste pistole sparano molto bene.

L’arma in smontaggio da campo

Leveraggi della sicura tipo “serie 80”: da no-tare l’ottima finitura dei piani e degli spigoli

Ecco l’unica parte del fusto che fa sospettare sia il semilavorato di partenza sia rea-lizzato mediante microfusione: non che questo metodo sia da disprezzare, solo che ci piacerebbe che l’azienda lo specificasse e-splicitamente

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Tiriamo le sommeMa, come succede su tutti i prodotti industriali, l’esemplare esaminato pre-senta piccole mancanze, sicuramente ininfluenti nella fascia di prezzo in cui si colloca ma che avremmo preferito non trovare. Il primo è il non perfetto accoppiamento posteriore di carrello e fusto: il carrello risulta troppo avanti di qualche decimo di millimetro. Poco? A noi personalmente dà un po’ fastidio, anche perché, al contrario, gli spigoli e gli angoli delle due parti sono lasciati

ben netti e vivi e senza questo piccolo gradino l’arma risulterebbe perfetta, a livello di realizzazioni che costano varie volte di più. Tra l’altro è proprio strano, perché l’aggiustaggio delle guide è perfetto e tra castello e fusto non vi sono giochi, come sulle realizzazioni più elitarie di System Colt. Il secondo punto che non ci ha soddisfatti è la percussio-ne, che risulta appena decentrata verso l’alto: problema forse legato al primo e che ci piacerebbe provare a risolvere con una bielletta con interasse differente

o con la ricostruzione e l’aggiustaggio dei piedini del tenone inferiore. Escluse queste due piccole “negatività”, la 1911 Traditional della Sig Sauer ci è piaciuta molto: moderna, ben lavorata, precisa e, almeno da quanto abbiamo potuto ap-purare nella nostra breve prova, affida-bile, ed il tutto ad un prezzo ben in linea con altre realizzazioni similari.

CM

Sig Sauer 1911 Traditional Reverse Two - Tone cal. .45 ACP

Costruttore: Sig Sauer Inc., www.sigsauer.comEsemplare importato da:Bignami, tel. 0471 803000, www.bignami.itModello: 1911 Traditional Reverse Two-ToneTipo: pistola semiautomaticaCalibro: .45 ACPFunzionamento: chiusura geometrica - corto rinculo a canna oscillante (Sistema Browning-Colt)

Canna: 5” (127 mm) – 6 righe sx passo 1:16- camera MatchSistema di percussione: indiretto su percussore inerziale, cane esternoAlimentazione: caricatore monofilare da 8 colpiCongegno di scatto: singola azionePeso dello scatto: 2100 gEstrattore: esterno spinato al carrello

Espulsore: meccanico, solidale al fustoMire: mirino e tacca fissati a coda di rondine, tacca registrabile nelle due direzioni. Ampolle al trizio: anteriore a pallino, posteriore a singola barrettaCongegni di sicurezza: sicura manuale a due posizioni: blocca il controcane. Leva dorsale: blocca il movimento del grilletto. Sicura

automatica al percussore comandata dal grilletto (Serie 80) Impugnatura: in legno, zigrinate con losanghePeso: 1.100 gDimensioni: lunghezza 219 mm, altezza 134, spessore carrello 23 mm, guancette 31 mmMateriali: acciaio inossidabile Finitura: fusto sabbiato, carrello con finitura Nitron

Sopra: La prova in poligono della Sig Sauer 1911 Traditional Reverse Two - Tone cal. .45 ACP oggetto dell’articolo

A sinistra: nove colpi a quindici metri con pal-la in lega e Pefl 26°

Sotto: rosate di nove colpi (8+1) a

12 metri con varie ricariche

¤ PREZZO 1510 euro

Si ringrazia per la collaborazione l’armeria Bernardini di Carrara

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