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CITTA' DI VITTORIA RASSEGNA STAMPA

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CITTA' DI VITTORIA

RASSEGNA STAMPA

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22 Gennaio 2018
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Giornale di Sicilia 22 Gennaio 2018
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LUNEDÌ 22 GENNAIO 2018

primo piano16.LA MORTE. Secondo quanto ricostrui-to, fu Affé a decidere per l’immediatauccisione di Alfredino (nella foto) che,se liberato, avrebbe potuto racconta-re che era stato proprio lui a rapirlo.Alfredino, infatti, conosceva e volevabene a Salvatore Affé, che spesso lofaceva salire sulla canna della sua bicie gli faceva fare qualche giro. Così fe-ce anche il giorno del rapimento, maquella volta non lo riportò più a casa.Lo consegnò a Solarino e a Cilia

IL LUOGO. In una grotta sotto il cimi-tero, dove si erano dati appuntamen-to i tre rapitori, finì la vita del piccoloAlfredo. Come emerso dalle confes-sioni, fu Solarino ad uccidere Alfredi-no: prima lo strangolò con le bretelli-ne e poi, per assicurarsi che il piccolomuoia, lo afferrò per i piedi e gli fecesbattere ripetutamente la testa con-tro le pareti della grotta dove fumessa una stele che ricorda Alfredi-no Fuschi

Alfredino ucciso, una feritache il tempo non cancella

Le bretellinerosso sanguedi un bimboinnocente

SALVATORE GENOVESE*

Ci sono i compiti da comple-tare e Maria ci tiene a nonfarsi cogliere impreparata.(…) sta per entrare a casa,

ma abbassa lo sguardo e nota sulgradino un foglio bianco piegato ametà. (…) E’ un foglio quadrettato,a maglie larghe, di quelli che usano ibambini delle elementari. (…) “A-biamo preso a Alfredo se voleti riv-vederlo vivo duopodumani matinu,alalba, dovite mettire tre milionasuta la grosa pietra che ce acanto al-la porta de la chiesa delli AnimeSanti del Purgattorio”. (...) Torna dicorsa al caffè e mostra quel foglioquadrettato alla madre. Hanno ra-pito Alfredo. Vogliono tanti soldi perridarcelo. La signora Assunta noncoglie il senso di quelle parole.Guarda la figlia in modo interroga-tivo. - Hanno preso Alfredino...- Ma-ria inizia a piangere a dirotto. -...lohanno rapito...chiedono soldi perfarcelo riavere.

Un grido angosciato le dà la cer-tezza che la madre ha finalmentecapito. Un grido che racchiude e raf-figura il suo dolore: quello di unamadre alla quale hanno rubato unfiglio. Qualcuno la soccorre, mentresi accascia al suolo, svenuta. Altricapiscono che anche Maria ha persoi sensi e la poggiano su una sedia,cercano di rianimarla. Altri ancoracorrono al circolo ad avvertire Pie-tro che, frastornato da quella noti-zia e dal vocio di tutta quella gente elo circonda, con il cuore in tumultoraggiunge la moglie ed i figli in pa-sticceria; al suo ingresso, il brusio,fino allora incessante, si spegne dicolpo, si muta in rispettoso silenzio.Gli porgono la lettera, che Pietrolegge con molta attenzione, lenta-mente: ogni parola, ogni rigo posso-no essere importanti per la vita disuo figlio. Poi chiude gli occhi, perpensare meglio, ma non può. - Saunn’è a st’ura ‘u picciriddu. E unamorsa gli stringe il cuore. Alfredinoè semi sepolto sotto un mucchio dipietre in una grotta oscura, nellaparte alta delle Cannavate. Ma il pa-dre non lo sa. E apre il cuore alla spe-ranza. Una speranza che nutrirà perpiù di un anno e condividerà con lafamiglia. Ma da quella sera la vita incasa Fuschi non sarà più la stessa.

*brano tratto dal libro«Bretelline rosso sangue. Il caso Fuschi»

Era il 1946A Vittoria i genitoridi Alfredino, 4 anni,

gestivano unapasticceria. E’ da lìche il bimbo unamattina. sparisce

NADIA D’AMATO

I l rapimento di un bambino e la suauccisione rappresentano ferite in-sanabili per la comunità in cui av-

vengono. Ferite i cui segni restano an-che oltre 70 anni dopo, come una cica-trice sulla pelle. La terribile storia diAlfredino Fuschi, il primo bambinorapito ed ucciso in Italia, ha cambiatoper sempre non solo vita della fami-glia Fuschi, ma anche quella della cit-tà e dei cittadini. Da quel momento,infatti, ogni adulto smise di fidarsiquasi ciecamente del prossimo ed aibambini venne chiesto di non allonta-narsi da casa se non con i familiari piùstretti e dopo aver avvisato i genitori.L’intera nazione, venuta a conoscen-za di quanto accaduto in questa cittàdel Sud, fu colma dello stesso sdegnoprovato, ad esempio, nel 2006 per ilrapimento e l’uccisione, a Parma, delpiccolo Tommaso Onofri. Le storie diquesti due bambini, nonostante era-no trascorsi moltissimi anni, sono in-fatti molto simili tra loro ed oggi, co-me allora, tutti ricordano il volto diqueste piccole vittime innocenti.

Era il 1946 e Vittoria iniziava, comeil resto del Paese, a lasciarsi la guerraalle spalle. I genitori di Alfredino, cheall’epoca aveva 4 anni, gestivano unapasticceria. Come Tommy, Alfredinofu rapito una persona che aveva lavo-rato per la famiglia e come Tommy ilbambino di Vittoria morì la stessa se-ra del rapimento. La cosa più terribiledella vicenda ipparina fu quella che iFuschi, per un intero anno, continua-rono ad assecondare le richieste deirapitori nella speranza di poter riave-re con loro Alfredino. Alla famiglia fu-rono chiesti, complessivamente, cir-ca tre milioni di lire di allora. A scopri-re il rapimento fu Maria Fuschi, la so-rella di Alfredino, di dieci anni piùgrande, che oggi è mamma e nonna.Era una tiepida serata di maggio ed ilpiccolo era stato lasciato a giocare instrada, davanti alla pasticceria. Maria,rientrata in casa dal cinema per finirestudiare, trovò in terra, davanti alportone, una lettera con la quale si in-formava la famiglia che il bambinoera stato rapito e che per riabbrac-ciarlo avrebbero dovuto pagare tremilioni di lire. Il denaro doveva esseremesso sotto un sasso, accanto ad unachiesa di periferia. Maria urlò conquanto fiato aveva in corpo. Un gridodisperato che scosse i vicini e che feceaccorrere la madre ed il resto della fa-miglia. Una volta letta la lettera, la

mamma svenne, mentre il padre diAlfredino, don Pietro, cominciò apiangere. Ripresosi dallo choc, l’uo -mo cominciò a darsi da fare per raci-molare quanto richiesto. Non rag-giunse la cifra richiesta, ma depositòil tutto, comunque, nel posto presta-bilito. Quella sera, però, nessuno ven-ne a ritirare il denaro. I rapitori forseebbero paura. Quindici giorni dopo,venne recapitata un’altra lettera nellaquale si chiedeva di portare i soldi euna coperta, perché Alfredino avevafreddo. I 15 giorni non erano bastati aracimolare la somma richiesta, ma“solo” quattordici mila lire. Anche inquel caso Pietro Fuschi mise tutto nelposto stabilito. Nel pacchetto ancheun biglietto nel quale chiedeva noti-zie di Alfredino. Stavolta i ladri ritira-rono il denaro, ma del piccolo nessu-na notizia.

In preda alla disperazione, il signorFuschi provò strade che potremmodefinire buie: fu condotto, incappuc-ciato, in casolari sperduti nelle cam-pagne di Ragusa e di Agrigento. La pri-ma volta alcuni presunti boss gli spie-garono che loro non rapivano bambi-ni e che quella era opera di delinquen-ti comuni; la seconda, l’uomo fece in-tendere alla famiglia di aver parlatocon qualcuno vicino al bandito Salva-tore Giuliano. Anche in quel caso gli fuconsigliato di cercare Alfredino a Vit-toria. L’ultima lettera ai Fuschi giunseil 22 maggio 1947. I rapitori chiedeva-no altre 150 mila lire, promettendoche presto avrebbero inviato una fotodel piccolo. Questa volta, coinvolte leforze dell’ordine che intanto si eranoriorganizzate dalla fine della guerra,la Polizia decise di tendere una trap-pola ai rapitori. Per giorni i poliziottisi nascosero a casa di Alfredino e den-tro un palazzo di fronte alla pasticce-ria. La sera del 28 maggio, un uomo siavvicinò alla pasticceria, ormai chiu-sa, e si chinò per inserire la nuova ri-chiesta di denaro sotto la saracinesca.In pochi istanti, l’uomo venne bracca-to. Si trattava di Giovanni Solarino,pastore di 25 anni, che, una volta cat-turato, aveva confessato e fatto i nomidei complici: Salvatore Affé, 22 anni,che aveva lavorato come banconistanella pasticceria e che aveva mate-rialmente rapito il bambino, e Gio-vanni Cilia, 21 anni, noto contrabban-diere di sigarette. Quando gli vennerochieste notizie del bimbo, Solarinospavaldo rispose: “Ma che andatecercando! Alfredino mangia terra dapiù di un anno”.

I RETROSCENA. Oggi nessunodei tre assassini del piccolo Al-fredo è più in vita. Cilia ha tra-scorso gli ultimi anni di vita acasa di un parente; Affé, unavolta rimesso in libertà, ha vis-suto da vagabondo fino al de-cesso; Solarino è stato ospite inuna casa di riposo per anzianidi Vittoria, dove è deceduto nel2013. Quando ancora i signoriFuschi erano in vita, Cilia avevafatto sapere alla famiglia delpiccolo Alfredino, tramite unasua sorella, di volerli incontra-re. Alla fine, però, non si pre-sentò all’appuntamento. Forsenon ne ebbe il coraggio. Solari-no invece portò sempre il pesodell’orrore commesso, ma nonlasciò quella città che ad ognioccasione mostrava tutto il suodisprezzo. Contattato da «La Si-cilia» per un’intervista nel 1995non esitò a dispensare minac-ce: «Di questa storia non dove-te parlare. E attenti perché ionon ho nulla da perdere. Voimagari avete bambini che van-no a scuola». Anziano e malan-dato, Solarino aveva fiato perdirsi innocente di un reato e di-chiararsi pronto a commetter-ne altri. Il 17 novembre del1995 «La Sicilia» pubblicò co-munque una pagina che rievo-cava la tragica fine del bimbocon le interviste ai fratelli Mariae Giovanni Fuschi, unici soprav-vissuti di una famiglia che nondimenticò mai Alfredino e le di-chiarazioni strappate a due deisuoi tre aguzzini. A destra Al-fredino tra le braccia della so-rella Maria

Un omicidio efferato e tre cinici assassini mai perdonati

«La Sicilia», venerdì 17 novembre 1995«Nel 1980 il presidente della Repubblica San-dro Pertini mi ha graziato. Non voglio ricorda-re, non ricordo, ho dimenticato, non voglio chela gente ricordi. Perché parlare di un argomen-to che mi sconvolge?» Giovanni Solarino, 75anni, ha scontato 34 anni di carcere. Vive tragente che non sa e non vuole che sappia. «Per-ché tirare fuori un argomento di mezzo secoloaddietro? A chi giova? Mi sono odiato ed hoprovato disprezzo per me stesso. Non stiamoparlando di una rapina o di una coltellata. Stia-mo parlando di un fatto gravissimo, di un reatosenza raffronti. Questi pochi anni che mi resta-no da vivere, li voglio vivere senza pensare.Tutto ciò che avevo da dire risulta agli atti pro-cessuali. Io forse c'ero, forse no. Non lo ricordo,non ho voglia di ricordare. Chi poteva avere

interesse ad uccidere se non chi era conosciutodal bimbo e dalla sua famiglia? Il piano nonl'ho fatto io, ma qualcuno che conosceva fami-glia e abitudini».Solarino non ha mantenuto alcun rapportocon Affé e Cilia: «L'ultima volta che vidi Affé fual processo. Ora so che è morto o forse vive inuna città del Nord. Ho invece incontrato Cilia:ci siamo ignorati a vicenda e di proposito. Nonera una trama la nostra. E’ stata soltanto unadisgrazia». Una disgrazia per la quale non hamai chiesto perdono. «Perché avrei dovutochiedere perdono? Forse si può perdonare unoche si è comportato come me? Io al posto delpadre non avrei mai perdonato. Non li ho maicercati, non me la sentivo. Li ho visti durante ilprocesso e poi mai più. Il mio pentimento èvero e reale, è dentro di me. Solo io so cosa ho

sofferto. Adesso lei mi fa ripensare a Quelloschifo, ma pure lei dovrebbe essere schifato aparlarne. Questi episodi vanno cancellati, nonricordati».«Queste mani non sono macchiate di sangue.Io sono pulito, la mia coscienza non è sporca.Ho pagato per un crimine che non ho commes-so. Riparlare di un fatto accaduto 50 anni ad-dietro, serve solo a rimescolare nella melma».Esordisce cosi Giovanni Cilia, 69 anni, uscitodal carcere nel 1975, dopo avere scontato unapena di 28. « Vivo da solo e non intendo parlaredi cose che mi fanno male. Lasciatemi in pacecon la mia solitudine. Ho già pagato per un de-bito che non ho mai contratto. Se io dovessisubire un processo in questo periodo, ne usci-rei assolto con formula piena. Ho conosciutoquei due in una casa di appuntamento. Mi

hanno proposto il rapimento ed io ho accetta-to perché sapevo che il bambino sarebbe statopreso, portato in una casa di campagna e dopoche avessimo ottenuto i soldi lo avremmo rila-sciato. Questi erano i patti. Io mi sono offerto diportare il pane che mia madre all'epoca facevain casa. La sera dell'uccisione del piccolo ero inpiazza, proprio nei pressi del bar Fuschi. Quan-do i due sono arrivati, mi hanno detto: "Tuttofatto, il piccolo è morto". Mi sono sentito gela-re dentro, il sangue mi si è fermato. Ho subitodetto che io ero fuori e da quel momento nonne volevo più sapere. Forse ho sbagliato, dove-vo portare via i due assassini e ucciderli. Sonostato giudicato nello stesso modo di quelli chehanno ucciso, ma non ho mai commesso il de-litto per cui sono stato condannato».

GIANNI DI GENNARO

Il caso Fuschi

Il romanzo di Genovese è una salto nella cronaca di una tragedia

IL LIBRO

17 NOVEMBRE 1995. Così Solarino e Cilia ricostruirono il rapimento scaricando tutta la colpa su Affé

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LUNEDÌ 22 GENNAIO 2018

primo piano .17IL RICORDO. Si chiamava «Hannofatto epoca» la pagina curata daFranca Antoci che «La Sicilia» dedicòalla ricostruzione di uno dei criminipiù efferati che l’Italia del dopoguer-ra ricordi non solo per il rapimentodi un bambino di 4 anni, ma per ilmodo orribile in cui venne ucciso eper lo stillicidio a cui i rapitori co-strinsero la famiglia Fuschi facendoloro pagare un riscatto lungo un an-no in cui credettero Alfredino vivo

«Fucilateli» ma le condanne a morte non saranno eseguite

I tre nella gabbia tengono il capoabbassato (nella foto). Il cancelliereFrancesco Scifo legge i capi d'accusa:«Affé Salvatore, Solarino Giovanni, CiliaGiovanni siete imputati di sequestro dipersona, in concorso fra voi (... ) Sieteinoltre imputati di omicidiopluriaggravato». La sentenza arriva 48minuti dopo: pena di morte tramitefucilazione per Affé e Solarino,ergastolo per Cilia. Le condannesono senza possibilità di appello

Alle 9,30 del 13 giugno del 1947 è il Tribunalemilitare di Catania, insediato in sezione straordi-naria nell'antico palazzo del Tribunale di Ragusa,a celebrare il processo a carico di Salvatore Affé,21 anni, di Vittoria, Giovanni Solarino, 26 anni,modicano e Giovanni Cilia, 21 anni, nato a Ben-gasi e residente a Vittoria. Devono rispondere disequestro di persona aggravato e di omicidio.L'aula è sorvegliatissima e gremita di gente tinoall'inverosimile. Il collegio militare giudicante èpresieduto dal colonnello Morettini. I tre nellagabbia tengono il capo abbassato. Nessuna emo-zione traspare dai loro volti. Il silenzio è agghiac-ciante. Inizia il processo.Il cancelliere Francesco Scifo legge i capi d'accu-sa: «Affé Salvatore, Solarino Giovanni, Cilia Gio-vanni siete imputati di sequestro di persona, inconcorso fra voi, per avere sottratto alla patria

potestà il quattrenne Fuschi Alfredo, al fine diestorcere al di lui padre varie somme di denaro,conseguendo più volte l'intento in Vittoria dal-l'11 maggio 1946 al 29 maggio 1947 e suscitan-do, per la tenera età del sequestrato e l'esositàdelle continue richieste di denaro, particolare al-larme. Siete inoltre imputati di omicidio pluriag-gravato per avere, sempre in concorso fra di voi econ predeterminazione, cagionato la morte delbimbo, al fine di assicurarvi l'impunità del delit-to, commettendo il fatto con particolare crudel-tà: battendo cioè la testa della vittima contro lospigolo di una grotta la notte tra l’11 e il 12 mag-gio 1946».

L'accusa, sostenuta dal maggiore Marciante,conclude la sua articolata e toccante requisitoria,chiedendo la pena di morte mediante fucilazioneper Affé e per Solarino, autori materiali del delit-

to, e per Cilia la condanna all'ergastolo per con-corso. La difesa degli imputati, costituita dagliavvocati d'ufficio Giacomo Pappalardo, Carlo Ita-lia e Antonio Seminara riconosce l'estrema gra-vità del crimine e si affida alla clemenza dei giu-dici. A questo punto il collegio giudicante si ritirain Camera di consiglio. La sentenza arriva 48 mi-nuti dopo: Solarino e Affè sono condannati allapena di morte mediante fucilazione. Cilia all'er-gastolo. Gli imputati non hanno diritto all'appel-lo perché giudicati da un tribunale militare, pos-sono solo inoltrare domanda di grazia al capodello Stato. La fucilazione non verrà mai esegui-ta. Il 22 gennaio 1948 subentra il decreto legisla-tivo che estende ai delitti previsti dalle leggi spe-ciali l'abolizione della pena capitale e l'automati-ca commutazione in ergastolo.

DA «LA SICILIA» DEL 17 NOVEMBRE 1995

«Vidi mio fratelloAveva le bretelleattorno al collo»

LA FOLLA AI FUNERALI DI ALFREDINO FUSCHIQUESTA NON È UNA FAVOLALa storia di Alfredino per an-ni è stata raccontata solo dipadre in figlio, quasi comefosse quella di CappuccettoRosso, per mettere in guar-dia i piccoli dal “lupo catti-vo”. Negli anni, il racconto diquel dramma tornò attuale el’Amministrazione comunaleintitolò al piccolo la scuolasorta accanto alla chiesa da-vanti alla quale i rapitori ave-vano chiesto venisse lasciatoil primo riscatto e fu ancheinstallata una stele nella zo-na nella quale fu assassinato.Il libro “Bretelline rosso san-gue - Il caso Fuschi”, di Sal-vatore Genovese, non è peròsolo la storia di Alfredino,ma un vero e proprio roman-zo con il quale l’autore riesceperfettamente ad immergercinella Vittoria di quegli anniunendo, in piena armonia, laricostruzione storica a quellaimmaginaria, portandoci an-che dentro la mente dei pro-tagonisti. L’autore raccontadi aver lavorato all’opera percirca 5 anni, tentando di rac-cogliere tutto il materialestorico possibile e di immer-gersi in una città che ogginon c’è più, quella del dopo-guerra. “Come molti vittorie-si - dichiara - anche io ha a-scoltato la storia di Alfredinodagli adulti. Una storia che ciha profondamente sconvoltiper la sua crudeltà e che hoperò tentato di raccontareandando oltre i fatti”

La Sicilia, 17 novembre 1995

Maria e il fratello Gio-vanni sono gli unici ri-masti della famiglia

Fuschi. Entrambi vivono a Vitto-ria. Maria è sposata e madre didue figli. Dal giorno del rapi-mento di Alfredo, Maria ha te-nuto un diario in cui ha raccon-tato attimo per attimo la logo-rante attesa. «Il pomeriggio del-l'il maggio del 1946, al ritornodal cinema Excelsior — ricorda -io e mamma siamo andate nel

nostro bar "Le tre Marie". Li c'e-rano papà e i miei fratelli Miche-le e Giovanni. Quella sera sareb-bero andati tutti assieme con Al-fredino alla vicina sala dell'ope-ra dei pupi. Mamma è rimasta albar per sostituire papà. Io sonotornata a casa, a non più di diecimetri dalla pasticceria. Appenaentrata mi sono accorta che perterra c'era un foglietto di carta.L'ho letto. Non dimenticheròmal quelle terribili parole. Misono messa ad urlare e sono an-data correndo verso il bar. Eranocirca le 21,15. Nessuno avevabadato all'assenza di Alfredino:era benvoluto da tutti, molti loportavano spesso in piazza perfarlo giocare. Mio padre si è pre-cipitato verso me e mi ha quasistrappato la lettera dalle manied è andato subito carabinieri. Lìnon hanno percepito la gravitàdell'accaduto: gli hanno detto dinon preoccuparsi e di tornare ilgiorno dopo.

«L'indomani hanno detto chesarebbe stato più prudente nonparlare di sequestro ma di smar-rimento. Cosi abbiamo incarica-to delle ricerche di Alfredino, ta-le "Paulu l' uorbu", un cieco notoper la sua incredibile capacità diriconoscere luoghi e personecon il suo inseparabile bastone.Fu l'inizio di un vero e propriocalvario. Papà fece di tutto perritrovare il piccolo Alfredo. Ri-cordo persino che un nobile diVittoria gli procurò un incontrocon una persona che forse a-vrebbe potuto aiutarci. Partì conla sua moto e arrivò nei pressidel castello di Falconara dove loaspettavano due uomini. Che glidissero: "Don Pietro, vi portia-mo da gente che non potete ve-dere. Dobbiamo bendarvi". Papàsalì sul sedile posteriore dellasua stessa moto condotta da uno

dei due e dopo circa 20 minuti distrada si fer-marono. Una voceferma gli disse: "Cosa volete,don Pietro?" Mio padre risposeche voleva notizie del figlio Al-fredo. Lo sconosciuto risposeseccamente: "Non posso aiutar-vi, la gente perbene non fa malené ai bambini né alle donne. Co-munque il vostro bambino nonsi è mai mosso da Vittoria, cerca-telo lì". Presumo che quell'uomofos-se Salvatore Giuliano».

Giovanni, sposato con due fi-gli, ha continuato il lavoro delpadre fino al 1980. Aveva 11 an-ni quando fu rapito Alfredo. «Ful'anno più lungo della nostra vi-ta. Papà girava armato e non po-tevamo mai spostarci da soli. Af-fè, ex banconista al bar di papà,fingeva benissimo: quasi tuttele sere veniva a consolarci. Unasera, tornati a casa, papà ha a-perto la porta d'ingresso, ha cer-cato di accendere la luce ma l'in-terruttore era staccato. Non ab-biamo avuto il tempo di render-ci conto di ciò che stesse acca-dendo. Un lumicino si accese al-l'interno: c'erano una decina diuomini. Uno con accento lom-bardo ci tranquillizzò e disse:"Non temete, siamo agenti dellaquestura di Milano. Da questomomento, ci occuperemo noidelle indagini". Sopra il tavolodell'ingresso c'erano bombe amano, pistole e moschetti, unvero arsenale. Quegli uomini e-rano preparati ad affrontare unaintera banda. La sera che arre-starono Solarino lo portarono inun bar. Solarino ammise subitole sue responsabilità. In tasca a-veva ancora una copia della let-tera imbucata poco prima sottola saracinesca della nostra pa-sticceria. Nel frattempo è arriva-to papà. Quando ha capito, hapreso la pistola: avrebbe am-mazzato Solarino se un agentenon lo avesse bloccato colpen-dolo al volto con un pugno.Quando ci hanno indicato il po-sto dove si trovava Alfredo, sia-mo andati io, mio padre e miofratello Michele. Il bambino eraperfetto, come se fosse stato uc-ciso il giorno prima. Al collo ave-va ancora avvolte le sue bretelli-ne. Sul corpo sassi e detriti. Nonho mai cancellato quella scenadai miei occhi».

GIANNI DI GENNARO

La bara bianca trafisse i cuorie attraversò Vittoria e l’ItaliaLa quiete dopo la tempesta. Nulla rende più l’i-dea di quel momento in cui la notizia che laguerra è finita riesce ad avvolgere corpo e mentein una sensazione liberatoria di una serenitàsparsa nell’aria. Quell’aria che Vittoria respira apieni polmoni certa che nulla potrà mai supera-re un orrore indimenticabile e irripetibile. Ma larealtà è ricca di pieghe crudeli e inimmaginabili.Come il rapimento e l’assassino violento, crude-le e ingiusto di un bimbo che prima di moriresorride ai suoi carnefici. Lui, pensava fosse ungioco.Da due giorni Vittorio Emanuele III non è piùre d'Italia: ha abdicato in favore del figlio Um-berto IL Vittoria si prepara al referendum isti-tuzionale del 2 giugno per scegliere tra mo-narchia e repubblica. Piazza del Popolo, tap-pezzata dimanifesti elettorali, risuona di co-mizi. L'interesse è altissimo in una città inten-ta a curare le ferite della guerra. Ma la seradell'I 1 maggio tutto passa in secondo piano:hanno rapito il piccolo Alfredo Fuschi. Vittoriasi ferma. È la prima volta nella storia della cit-tà che un bambino di quattro anni non ancoracompiuti viene sequestrato. Piazza del Popolosi svuota. La gente fa capannello davanti alcentralissimo bar dei Fuschi all'angolo tra viaBixio e Garibaldi, a poche decine di metri dallapiazza principale. La tragedia della famigliaFuschi scuo' te l'Italia e smorza i toni dei comi-zi elettorali vittoriesi. La popolazione è prontaad insorgere quando, la notte del 28 maggiodel 1947, un lungo anno di ansia si concludecon l'arresto dei tre rapitori e il ritrovamentodel cadavere di Alfredino. Non ci sono paroleper lo strazio dei genitori Pietro e Maria Cielo

e dei fratellini del bimbo Michele, Maria eGiovanni. La famiglia Fuschi è sommersa dilettere provenienti da ogni angolo del Paese.Sono sconosciuti che attestano solidarietà ecordoglio per il crudele destino del piccolo Al-fredo. Ordini del giorno, petizioni, istanze ar-rivano da ogni parte e sommergono il tavolodi Enrico De Nicola, capo provvisorio delloStato. Si chiede l'intervento della magistratu-ra straordinaria dello Stato e la pena capitaleper i responsabili del crimine. La mattina del29 maggio Alfredino Fuschi viene portato inuna piccola bara in legno bianco completa-mente coperta di fiori nella basilica di SanGiovanni Battista. Alle 4 del pomeriggio il ritoreligioso, officiato dall'arciprete Cassibba, sisvolge con la partecipazione plebiscitaria dimigliaia e migliaia di persone. Nel corso del-l'omelìa sacerdotale, la gente piange. Alla fine,tra la commozione generale, si leva improvvi-so un urlo straziante: «Giustizia, giustizia».

A gridare è il padre Pietro Fuschi, ormai in-capace di dominare il dolore. Il corteo fune-bre, uscito dalla basilica di via Cavour, percor-re due fitte ali di popolo. Le saracinesche deinegozi si abbassano. Tutta Vittoria segue labara che attraversa la piazza principale, viaGaribaldi fino all'estrema periferia cittadina.Dai balconi delle case vengono improvvisatidiscorsi funebri e toccanti preghiere per Al-fredino. Qualcuno grida dure parole di con-danna per i suoi assassini. Al cimitero mammaMaria Cielo e papa Pietro vengono lasciati soli.Sistemano con cura i fiori sulla tomba del lorofiglioletto: «Addio Alfredino, rimarrai semprenei nostri cuori».

“Giustizia,giustiziagridava

Pietro Fuschiimpietrito

dalla rabbiae dal dolore

AddioAlfredino,rimarrai

sempre neinostri cuorila mammae il papà

17 NOVEMBRE 1995. L’INTERVISTA

Maria e Giovanni Fuschi rievocano i momentidella scomparsa e del ritrovamento del cadavere

29 MAGGIO 1947

13 GIUGNO 1947. Il processo e la sentenza davanti ai giudici del Tribunale militare in un’aula gremitissima

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LUNEDÌ 22 GENNAIO 2018

cultura .15

Le origini. I tre autoridocumentanola storia dell’istituto

MARCO SAMMITO

Cosa rimane nella memoriastorica delle giovani gene-razioni di quel sistema ban-

cario siciliano che sino alla finedegli anni ’90 fondava il suo pa-trimonio finanziario sulla CassaCentrale di Risparmio V.E. per leProvince Siciliane, unitamente alBanco di Sicilia, reggendo l’e c o-nomia dell’intera isola? Al di làdegli addetti ai lavori, poco eniente. Per quanti ricordano il re-sto rimane sospeso tra cronaca estoria che tre ex dirigenti ragusa-ni della Sicilcassa (questa l’ultimadenominazione della Cassa Cen-trale di Risparmio V.E.), AngeloBattaglia, Piero Dell’Ali e RinoStrazzeri hanno dato alle stampe“Cassa Centrale di Risparmio V. E.per le province siciliane in Paler-mo e in terra Iblea” opera presen-tata dallo storico, Giuseppe Baro-ne, presidente della Fondazione“G.P. Grimaldi”, nella sala conve-gni della sede della Fondazione aModica, presenti molti ex funzio-nari e impiegati dell’Istituto.

I tre autori dell’opera, hannomesso insieme la storia racconta-ta dalle origini dell’istituto sinoalla sua chiusura con un’i n t e r e s-sante documentazione del tempofatta di contesti socio economiciche disegnano il profilo storico diun’epoca siciliana e ragusana nel-lo stesso tempo, i rapporti tra idipendenti una famiglia allargataalimentata da amicizia e solida-rietà.

Poi fatti, avvenimenti e curiosi-tà, attraverso note di memoria,un album fotografico e rassegnestampa dell’epoca, che narrano ilprofilo di persone e le loro azioni.Alcuni cammei esprimono fortipersonalità e umane debolezze,altri aneddoti, alcuni esilaranti, ciconsegnano un mondo non re-gnato solo da freddi numeri e daaridi rendiconti.

Dal palazzo Gurrieri Mangia-carne di via Roma, sede storicadella Cassa, sono passate le spe-ranze, le aspettative di generazio-ni di imprenditori, di famiglie ne-gli anni del boom economico diquesto territorio a forte vocazio-ne agricola e con una decisa ten-denza al risparmio. Utile il conte-sto storico economico descrittoda Angelo Battaglia che racconta

ALLA FONDAZIONE GRIMALDI UN MOMENTO DELLA PRESENTAZIONE DELL’OPERA DEDICATA ALLA CASSA DI RISPARMIO

C’erano una voltala Cassa di Risparmioe un’economia ricca

LA PRESENTAZIONE. Un foltopubblico di ex dirigenti, funziona-ri e semplici impiegati hannoriempito la sala conferenze della“G.P. Grimaldi” per la presenta-zione dell’opera (nella foto il Giu-seppe Barone). Una sorta di a-marcord che ha delineato la finedel prestigioso istituto di credito

LA SILLOGE PRESENTATA A VITTORIA

Il sole provvisorio della Mariaprotagonista dei versi di GiudiceDANIELA CITINO

VITTORIA. È Eliana Giudice insieme a GianniBattaglia a leggere alcuni dei versi contenutinella silloge “ Il sole provvisorio”, opera editapostuma e premiata in memoriam nell’ambi-to del premio “ Firenze, capitale d’ Europa” loscorso novembre. La prima è la figlia di Ema-nuele Giudice, il secondo è Gianni Battaglia,regista per vent’anni del Dramma Sacro dalquale ha attinto a piene mani. Particolarmen-te struggente, emozionante straordinaria, e-mozionante è la sequenza poetica in cui Mariapiange la morte del Cristo.

E’ una Maria che segue le stesse orme di lai-ca e spirituale insieme disperata per la soffe-renza inflitta a suo figlio e nello stesso tempoconsapevole di essere strumento nelle manidi Dio per la salvezza dell’ umanità . Una sinte-si di laicità e profonda religiosità che si trovanello stesso poeta vittoriese come, del resto,suggerisce lo stesso Lino Di Rosa, docente dilettere alla sezione classica del Mazzini, chia-mato da Dora Morana Piccione, presidente

Antea, organizzatrice della presentazione de “Il sole provvisorio” avvenuta venerdì 19 gen-naio nei bassi del Convento dei Frati Minori,luogo tra l’altro titolato a Emanuela Giudice.

“Abbacinati da questa dismusura” nel qualel’ossimoro tra questa che è il dimostrativodella finitezza contrastando con la parola di-smisura vuole significare secondo Giudiceche l’uomo parte del suo limite che è spessoanche dolore e sofferenza per cercare l’infini-to di cui resta sempre abbagliato poiché è laricerca stessa del divino e di Dio” spiega Di Ro-sa sottolineando l’impegno civile e mai edoni-stico e di compiacimento perché ripiegato sulproprio io, della poesia di Neli Giudice.

“Noi siano della razza che restiamo a terraha più volte ribadito Giudice piegando il suo ioal servizio della conoscenza del mondo dellarealtà” aggiunge Di Rosa ricordando del poetal’ ode a Don Pino Puglisi. “C’è un filo che legal’impegno laico di Giorgio La Pira a quello diDon Puglisi, entrambi come Giudice per unaChiesa che prega e soffre insieme agli ultimi eche redime i figli dei mafiosi”.

Eliana Giudice(sopra) hapresentato l’operapostuma delpadre Emanuele«Il soleprovvisorio» con ilregista GianniBattaglia

accuratamente la genesi di quelloche diventerà il ”modello Ragusa”fondato sull’agricoltura, su quellarobusta rete di piccole medie im-prese artigiane, sull’espansione e-dilizia, sul risparmio familiarecoordinate dell’apparato econo-mico del territorio ibleo.

Lo storico Giuseppe Barone, checura la prefazione del testo, haevidenziato quelle che sono statele peculiarità di un Istituto di cre-dito, antico e glorioso, che ha con-sentito al risparmio siciliano diessere impiegato per lo sviluppodell’isola, circa il 90 per cento delcapitale raccolto, con la netta in-dicazione della solidarietà tra leclassi sociali e lo sviluppo localecome bussola di riferimento.

Rimane in una zona grigia unagrande questione di fondo. Delcome mai una Cassa potendocontare 4000 dipendenti, 245sportelli, 11.000 miliardi di lire didepositi e altrettanti di impieghi,un cospicuo patrimonio immobi-liare a fronte di 1200 miliardi dideficit fosse destinata alla chiusu-ra. Il processo di privatizzazioneinizia nel 1990 quindi l’a n n e s s i o-

ne al Banco di Sicilia e la succes-siva liquidazione nel 1997.

Eventi questi che non costitui-scono, se non per dati di cronacagiornalistica, analisi dell’operadei tre ex dirigenti della Cassa. Laricerca di una risposta potrebbeancora oggi costituire un’i n t e r e s-sante ipotesi di lavoro per com-prendere sino in fondo le verecause del perché si sentenziò lafine dell’attività creditizia di unodei maggiori istituti bancari sici-liani e italiani dell’epoca. Tra que-ste l’abbraccio mortale tra il siste-ma politico e quello creditizio chediventa sfacciato negli anni Ot-tanta.

La Cassa di Risparmio diventònei fatti trampolino di lancio percarriere politiche o approdo perex deputati e presidenti della Re-gione con tutto ciò che ne conse-guì e la rivoluzione del creditoche trasformò le casse da fonda-zioni regionali in Spa. Fu l’iniziodella Finanza Globale che irruppesulla scena come un colpo di ven-to che portò via un’antica storia diSicilia e un bel pezzo di economiaisolana.

L’ARTE DELLA FOTOGRAFIA

Nei volti cupi di miseria e povertàla vita della gente «not important»

«Andrea non fuun felloneE quella scrittava modificata»Parte da Modica a firma del profes-sore Giovanni Di Rosa una letteraaperta indirizzata al rettore dell’U-niversità di Palermo prof. FabrizioMicari per chiedere di modificare lascritta sulla lapide allocata su unaparete dell’atrio di palazzo Chiara-monte-Steri, uno dei monumentisimbolo del capoluogo della regio-ne che evidenzia «la fellonia» di An-drea Chiaramonte. Ecco il testo.A fine anno, durante una mia visi-ta a Palazzo Chiaramonte- Steri aPalermo, sono rimasto colpitodalla scritta di una lapide allocatasu una parete dell’atrio del Palaz-zo, che così recita: “Monumentoprezioso….dimora-fortezza dellafamiglia Chiaramonte di anticanobiltà normanna per la felloniadi Andrea Chiaramonte giustizia-to nell’antistante Piano della Ma-rina confiscato dalla regia curianel 1392….ecc…” La lapide è sta-ta posata nel marzo del 1984 e re-ca la firma dell’allora rettore del-l’Università, Giuseppe La Grutta,essendo il Palazzo sede dell’Uni-versità di Palermo. E mi sonochiesto perché la cultura siciliana,l’Università di Palermo danno unalettura distorta, subalterna, gre-garia degli eventi storici isolani,pur riferentisi al lontano Medioe-vo. Perché Andrea Chiaramontesarebbe fellone, traditore? Neiconfronti di chi? Forse nei con-fronti di re Martino perché An-drea non accettò la dominazionearagonese, cioè la dominazionestraniera sull’Isola? Non si posso-no capovolgere i fatti storici.

I Chiaramonte, tutti fino ad An-drea, per un secolo almeno, sonostati protagonisti della storia del-la Sicilia, del Mediterraneo e delladiplomazia europea nel solco del-le dinastie normanna e sveva; so-no stati i capi della fazione latina,del partito isolano, nazionale incontrapposizione alla fazione ca-talana, filo aragonese, questa sìfellona, traditrice, fedifraga versogli interessi della Sicilia. Questofino al patto- giuramento di Ca-stronovo del 1391, voluto e perse-guito da Manfredi III che muoresubito dopo. I Chiaramonte furo-no governanti saggi e anche ma-gnanimi, i Cabrera avidi e oppres-sori, come gli aragonesi. E’ per lafellonia e il tradimento dei baronidel partito catalano che si piega-rono opportunisticamente al do-

minio aragonese di re Martino,che Andrea Chiaramonte, dopo a-ver raggiunto un accordo con gliemissari del re aragonese, ingan-nato e attirato in un tranello daBernardo Cabrera, viene arresta-to, processato e condannato amorte. Non per fellonia fu assassi-nato Andrea Chiaramonte, ma perla sua opposizione, per la sua resi-stenza alla dominazione e op-pressione spagnola, per la sua po-litica autonomista e indipenden-tista, come si poteva concepirenel contesto storico dell’epocafeudale.

Il Cabrera, autentico traditoreed usurpatore, come promesso

dal re, subentrò nei feudi dei Chia-ramonte e in primo luogo dellaContea di Modica, i cui abitantiaccolsero con sospetto e ostilità ilnuovo governo.

Per quanto sopra, illustrissimorettore dell’Università di Paler-mo, prof. Fabrizio Micari, le chie-do pubblicamente di provvederealla rimozione o modifica di quel-la lapide o quanto meno alla can-cellazione di quel sostantivo “fel-lonia” che costituisce un falso sto-rico e offende la dignità culturalee storica dei siciliani. E anche del-l’Università di Palermo che do-vrebbe essere più fedele alla sto-ria dei nostri territori e della Sici-lia».

GIOVANNI DI ROSA

LA LAPIDE CON LA SCRITTA CONTESTATA

«Non capovolgiamo i fatti:i Chiaramonte, tutti finoad Andrea, sono statiprotagonisti secolaridella storia della Sicilia»

&lifestyle

LA LETTERA. A difesa dei Chiaramonte

Illustrata dal prof. Barone un’opera, scrittaa sei mani, sul profilo storico di un’epoca finita

VITTORIA. L’impatto è e-mozionante. Ma insiemedevastante perché quegliscatti, esattamente ot-tanta, collocati in se-quenza sulle pareti dellaSala delle Capriate delConvento delle Grazie,impongono al suo osser-vatore di tirare la testafuori dalla terra dell’ in-differenza e di prendereposizione insieme a chiha fotografato quei voltidella miseria e della povertà neipaesi del mondo, dalla gigantescametropoli della Grande Mela allecittà del Sudamerica o dell’ Orien-te.Le ottanta foto sono opera del me-dico Edoardo Croce e fanno partedella mostra “ Not Important Per-son” che, allestita con la collabora-zione del Comune di Vittoria e con

il patrocinio dellocale distrettodel Lions ClubInternational, èstata inaugura-ta venerdì 19gennaio allapresenza dellostesso autore,dell’assessore

alla Cultura, Alfredo Vinciguerra edel lionista Saverio La Grua checon Croce condivide la stessa pas-sione per l’arte della fotografia. Manon è mai facile fotografare un vol-to, soprattutto quando ti rimandadolore e sofferenza e lo sguardodell’obiettivo potrebbe rischiare didiventare impertinente , quasi irri-spettoso. Ma non se dietro quellamacchina fotografica c’è un uomocome Edoardo Croce. “Per farequesto - commenta il medico -senza offendere e senza mancaredi rispetto, devi avere pazienza epuntare l'obbiettivo anche a deci-ne di metri di distanza. I miei sog-getti sono Not Important Persons,ma non vanno sminuiti ad attra-zioni folkloristiche per i turisti”. Lamostra fotografica resterà visitabi-le sino a martedì 22 gennaio negliorari 10- 13 e 17-20.

DANIELA CITINO

Edoardo Croce(secondo dasinistra)all’inaugurazionedella mostrafotografica «Notimportantperson» allestitacon il Comune diVittoria

utente
Text Box
La Sicilia 22 Gennaio 2018
Page 6: RASSEGNA STAMPA 22 Gennaio 2018 - Comune di Vittoria...tezza che la madre ha finalmente capito. Un grido che racchiude e raf - figura il suo dolore: quello di una madre alla quale

LUNEDÌ 22 GENNAIO 2018

cultura .15

Le origini. I tre autoridocumentanola storia dell’istituto

MARCO SAMMITO

Cosa rimane nella memoriastorica delle giovani gene-razioni di quel sistema ban-

cario siciliano che sino alla finedegli anni ’90 fondava il suo pa-trimonio finanziario sulla CassaCentrale di Risparmio V.E. per leProvince Siciliane, unitamente alBanco di Sicilia, reggendo l’e c o-nomia dell’intera isola? Al di làdegli addetti ai lavori, poco eniente. Per quanti ricordano il re-sto rimane sospeso tra cronaca estoria che tre ex dirigenti ragusa-ni della Sicilcassa (questa l’ultimadenominazione della Cassa Cen-trale di Risparmio V.E.), AngeloBattaglia, Piero Dell’Ali e RinoStrazzeri hanno dato alle stampe“Cassa Centrale di Risparmio V. E.per le province siciliane in Paler-mo e in terra Iblea” opera presen-tata dallo storico, Giuseppe Baro-ne, presidente della Fondazione“G.P. Grimaldi”, nella sala conve-gni della sede della Fondazione aModica, presenti molti ex funzio-nari e impiegati dell’Istituto.

I tre autori dell’opera, hannomesso insieme la storia racconta-ta dalle origini dell’istituto sinoalla sua chiusura con un’i n t e r e s-sante documentazione del tempofatta di contesti socio economiciche disegnano il profilo storico diun’epoca siciliana e ragusana nel-lo stesso tempo, i rapporti tra idipendenti una famiglia allargataalimentata da amicizia e solida-rietà.

Poi fatti, avvenimenti e curiosi-tà, attraverso note di memoria,un album fotografico e rassegnestampa dell’epoca, che narrano ilprofilo di persone e le loro azioni.Alcuni cammei esprimono fortipersonalità e umane debolezze,altri aneddoti, alcuni esilaranti, ciconsegnano un mondo non re-gnato solo da freddi numeri e daaridi rendiconti.

Dal palazzo Gurrieri Mangia-carne di via Roma, sede storicadella Cassa, sono passate le spe-ranze, le aspettative di generazio-ni di imprenditori, di famiglie ne-gli anni del boom economico diquesto territorio a forte vocazio-ne agricola e con una decisa ten-denza al risparmio. Utile il conte-sto storico economico descrittoda Angelo Battaglia che racconta

ALLA FONDAZIONE GRIMALDI UN MOMENTO DELLA PRESENTAZIONE DELL’OPERA DEDICATA ALLA CASSA DI RISPARMIO

C’erano una voltala Cassa di Risparmioe un’economia ricca

LA PRESENTAZIONE. Un foltopubblico di ex dirigenti, funziona-ri e semplici impiegati hannoriempito la sala conferenze della“G.P. Grimaldi” per la presenta-zione dell’opera (nella foto il Giu-seppe Barone). Una sorta di a-marcord che ha delineato la finedel prestigioso istituto di credito

LA SILLOGE PRESENTATA A VITTORIA

Il sole provvisorio della Mariaprotagonista dei versi di GiudiceDANIELA CITINO

VITTORIA. È Eliana Giudice insieme a GianniBattaglia a leggere alcuni dei versi contenutinella silloge “ Il sole provvisorio”, opera editapostuma e premiata in memoriam nell’ambi-to del premio “ Firenze, capitale d’ Europa” loscorso novembre. La prima è la figlia di Ema-nuele Giudice, il secondo è Gianni Battaglia,regista per vent’anni del Dramma Sacro dalquale ha attinto a piene mani. Particolarmen-te struggente, emozionante straordinaria, e-mozionante è la sequenza poetica in cui Mariapiange la morte del Cristo.

E’ una Maria che segue le stesse orme di lai-ca e spirituale insieme disperata per la soffe-renza inflitta a suo figlio e nello stesso tempoconsapevole di essere strumento nelle manidi Dio per la salvezza dell’ umanità . Una sinte-si di laicità e profonda religiosità che si trovanello stesso poeta vittoriese come, del resto,suggerisce lo stesso Lino Di Rosa, docente dilettere alla sezione classica del Mazzini, chia-mato da Dora Morana Piccione, presidente

Antea, organizzatrice della presentazione de “Il sole provvisorio” avvenuta venerdì 19 gen-naio nei bassi del Convento dei Frati Minori,luogo tra l’altro titolato a Emanuela Giudice.

“Abbacinati da questa dismusura” nel qualel’ossimoro tra questa che è il dimostrativodella finitezza contrastando con la parola di-smisura vuole significare secondo Giudiceche l’uomo parte del suo limite che è spessoanche dolore e sofferenza per cercare l’infini-to di cui resta sempre abbagliato poiché è laricerca stessa del divino e di Dio” spiega Di Ro-sa sottolineando l’impegno civile e mai edoni-stico e di compiacimento perché ripiegato sulproprio io, della poesia di Neli Giudice.

“Noi siano della razza che restiamo a terraha più volte ribadito Giudice piegando il suo ioal servizio della conoscenza del mondo dellarealtà” aggiunge Di Rosa ricordando del poetal’ ode a Don Pino Puglisi. “C’è un filo che legal’impegno laico di Giorgio La Pira a quello diDon Puglisi, entrambi come Giudice per unaChiesa che prega e soffre insieme agli ultimi eche redime i figli dei mafiosi”.

Eliana Giudice(sopra) hapresentato l’operapostuma delpadre Emanuele«Il soleprovvisorio» con ilregista GianniBattaglia

accuratamente la genesi di quelloche diventerà il ”modello Ragusa”fondato sull’agricoltura, su quellarobusta rete di piccole medie im-prese artigiane, sull’espansione e-dilizia, sul risparmio familiarecoordinate dell’apparato econo-mico del territorio ibleo.

Lo storico Giuseppe Barone, checura la prefazione del testo, haevidenziato quelle che sono statele peculiarità di un Istituto di cre-dito, antico e glorioso, che ha con-sentito al risparmio siciliano diessere impiegato per lo sviluppodell’isola, circa il 90 per cento delcapitale raccolto, con la netta in-dicazione della solidarietà tra leclassi sociali e lo sviluppo localecome bussola di riferimento.

Rimane in una zona grigia unagrande questione di fondo. Delcome mai una Cassa potendocontare 4000 dipendenti, 245sportelli, 11.000 miliardi di lire didepositi e altrettanti di impieghi,un cospicuo patrimonio immobi-liare a fronte di 1200 miliardi dideficit fosse destinata alla chiusu-ra. Il processo di privatizzazioneinizia nel 1990 quindi l’a n n e s s i o-

ne al Banco di Sicilia e la succes-siva liquidazione nel 1997.

Eventi questi che non costitui-scono, se non per dati di cronacagiornalistica, analisi dell’operadei tre ex dirigenti della Cassa. Laricerca di una risposta potrebbeancora oggi costituire un’i n t e r e s-sante ipotesi di lavoro per com-prendere sino in fondo le verecause del perché si sentenziò lafine dell’attività creditizia di unodei maggiori istituti bancari sici-liani e italiani dell’epoca. Tra que-ste l’abbraccio mortale tra il siste-ma politico e quello creditizio chediventa sfacciato negli anni Ot-tanta.

La Cassa di Risparmio diventònei fatti trampolino di lancio percarriere politiche o approdo perex deputati e presidenti della Re-gione con tutto ciò che ne conse-guì e la rivoluzione del creditoche trasformò le casse da fonda-zioni regionali in Spa. Fu l’iniziodella Finanza Globale che irruppesulla scena come un colpo di ven-to che portò via un’antica storia diSicilia e un bel pezzo di economiaisolana.

L’ARTE DELLA FOTOGRAFIA

Nei volti cupi di miseria e povertàla vita della gente «not important»

«Andrea non fuun felloneE quella scrittava modificata»Parte da Modica a firma del profes-sore Giovanni Di Rosa una letteraaperta indirizzata al rettore dell’U-niversità di Palermo prof. FabrizioMicari per chiedere di modificare lascritta sulla lapide allocata su unaparete dell’atrio di palazzo Chiara-monte-Steri, uno dei monumentisimbolo del capoluogo della regio-ne che evidenzia «la fellonia» di An-drea Chiaramonte. Ecco il testo.A fine anno, durante una mia visi-ta a Palazzo Chiaramonte- Steri aPalermo, sono rimasto colpitodalla scritta di una lapide allocatasu una parete dell’atrio del Palaz-zo, che così recita: “Monumentoprezioso….dimora-fortezza dellafamiglia Chiaramonte di anticanobiltà normanna per la felloniadi Andrea Chiaramonte giustizia-to nell’antistante Piano della Ma-rina confiscato dalla regia curianel 1392….ecc…” La lapide è sta-ta posata nel marzo del 1984 e re-ca la firma dell’allora rettore del-l’Università, Giuseppe La Grutta,essendo il Palazzo sede dell’Uni-versità di Palermo. E mi sonochiesto perché la cultura siciliana,l’Università di Palermo danno unalettura distorta, subalterna, gre-garia degli eventi storici isolani,pur riferentisi al lontano Medioe-vo. Perché Andrea Chiaramontesarebbe fellone, traditore? Neiconfronti di chi? Forse nei con-fronti di re Martino perché An-drea non accettò la dominazionearagonese, cioè la dominazionestraniera sull’Isola? Non si posso-no capovolgere i fatti storici.

I Chiaramonte, tutti fino ad An-drea, per un secolo almeno, sonostati protagonisti della storia del-la Sicilia, del Mediterraneo e delladiplomazia europea nel solco del-le dinastie normanna e sveva; so-no stati i capi della fazione latina,del partito isolano, nazionale incontrapposizione alla fazione ca-talana, filo aragonese, questa sìfellona, traditrice, fedifraga versogli interessi della Sicilia. Questofino al patto- giuramento di Ca-stronovo del 1391, voluto e perse-guito da Manfredi III che muoresubito dopo. I Chiaramonte furo-no governanti saggi e anche ma-gnanimi, i Cabrera avidi e oppres-sori, come gli aragonesi. E’ per lafellonia e il tradimento dei baronidel partito catalano che si piega-rono opportunisticamente al do-

minio aragonese di re Martino,che Andrea Chiaramonte, dopo a-ver raggiunto un accordo con gliemissari del re aragonese, ingan-nato e attirato in un tranello daBernardo Cabrera, viene arresta-to, processato e condannato amorte. Non per fellonia fu assassi-nato Andrea Chiaramonte, ma perla sua opposizione, per la sua resi-stenza alla dominazione e op-pressione spagnola, per la sua po-litica autonomista e indipenden-tista, come si poteva concepirenel contesto storico dell’epocafeudale.

Il Cabrera, autentico traditoreed usurpatore, come promesso

dal re, subentrò nei feudi dei Chia-ramonte e in primo luogo dellaContea di Modica, i cui abitantiaccolsero con sospetto e ostilità ilnuovo governo.

Per quanto sopra, illustrissimorettore dell’Università di Paler-mo, prof. Fabrizio Micari, le chie-do pubblicamente di provvederealla rimozione o modifica di quel-la lapide o quanto meno alla can-cellazione di quel sostantivo “fel-lonia” che costituisce un falso sto-rico e offende la dignità culturalee storica dei siciliani. E anche del-l’Università di Palermo che do-vrebbe essere più fedele alla sto-ria dei nostri territori e della Sici-lia».

GIOVANNI DI ROSA

LA LAPIDE CON LA SCRITTA CONTESTATA

«Non capovolgiamo i fatti:i Chiaramonte, tutti finoad Andrea, sono statiprotagonisti secolaridella storia della Sicilia»

&lifestyle

LA LETTERA. A difesa dei Chiaramonte

Illustrata dal prof. Barone un’opera, scrittaa sei mani, sul profilo storico di un’epoca finita

VITTORIA. L’impatto è e-mozionante. Ma insiemedevastante perché quegliscatti, esattamente ot-tanta, collocati in se-quenza sulle pareti dellaSala delle Capriate delConvento delle Grazie,impongono al suo osser-vatore di tirare la testafuori dalla terra dell’ in-differenza e di prendereposizione insieme a chiha fotografato quei voltidella miseria e della povertà neipaesi del mondo, dalla gigantescametropoli della Grande Mela allecittà del Sudamerica o dell’ Orien-te.Le ottanta foto sono opera del me-dico Edoardo Croce e fanno partedella mostra “ Not Important Per-son” che, allestita con la collabora-zione del Comune di Vittoria e con

il patrocinio dellocale distrettodel Lions ClubInternational, èstata inaugura-ta venerdì 19gennaio allapresenza dellostesso autore,dell’assessore

alla Cultura, Alfredo Vinciguerra edel lionista Saverio La Grua checon Croce condivide la stessa pas-sione per l’arte della fotografia. Manon è mai facile fotografare un vol-to, soprattutto quando ti rimandadolore e sofferenza e lo sguardodell’obiettivo potrebbe rischiare didiventare impertinente , quasi irri-spettoso. Ma non se dietro quellamacchina fotografica c’è un uomocome Edoardo Croce. “Per farequesto - commenta il medico -senza offendere e senza mancaredi rispetto, devi avere pazienza epuntare l'obbiettivo anche a deci-ne di metri di distanza. I miei sog-getti sono Not Important Persons,ma non vanno sminuiti ad attra-zioni folkloristiche per i turisti”. Lamostra fotografica resterà visitabi-le sino a martedì 22 gennaio negliorari 10- 13 e 17-20.

DANIELA CITINO

Edoardo Croce(secondo dasinistra)all’inaugurazionedella mostrafotografica «Notimportantperson» allestitacon il Comune diVittoria

utente
Text Box
La Sicilia 22 Gennaio 2018
Page 7: RASSEGNA STAMPA 22 Gennaio 2018 - Comune di Vittoria...tezza che la madre ha finalmente capito. Un grido che racchiude e raf - figura il suo dolore: quello di una madre alla quale

LUNEDÌ 22 GENNAIO 2018

ragusa provincia18.

Più Roma, Malta, Pisae il ritorno di Alitalianell’estate di ComisoRYANAIR PRO-

ROGA FINO AOTTOBRE. LacompagniaRyanair restaal Pio La Tor-re, almeno fi-no al 31 otto-bre prossimo.La società diogestione delloscalo ibleo,Soaco spa, haottenuto dallacompagnia ir-landese unaproroga delcontratto, chescadeva il 31marzo 2018.La nuova sca-denza è fissataadesso al 31ottobre. Nelfrattempo siva avanti conle procedureper il maxibando, da 7milioni di eu-ro, per incen-tivare i vettoria volare da eper Comiso.

Scicli, al via da sabatoun corso per operatricidel centro antiviolenzaappena «battezzato»Per tutte.Tre gli appuntamenti previstiPer partecipare basta solo essere donna

CARMELO RICCOTTI LA ROCCA

SCICLI. Prenderà il via sabato 27 aScicli il primo corso per operatricidei centri antiviolenza. L’iniziativaè stata messa in piedi dalla Casadelle Donne, un progetto nato dapochi mesi e che inizia a prendereforma. Si tratta di un'associazioneno profit, basata sull'uguaglianzadei diritti e sulle pari opportunità eche si ispira ai principi di non vio-lenza, tutela i diritti inviolabili del-la persona ed agisce ai fini di pro-mozione sociale, civile, culturale escientifica.

Il corso per operatrici dei centriantiviolenza è patrocinato dal Co-mune di Scicli e sarà curato dallaRete Centri Antiviolenza diretta daRaffaella Mauceri. In tutto sarannotre le giornate dedicate al corso chechiuderà i battenti il 17 febbraio eche è aperto a tutte le donne, nonsolo alle residenti a Scicli, ma indi-rizzato in particolare ad assistentisociali, pedagogiste, psicologhe,avvocate, anche se è consigliata egradita la partecipazione di volon-tarie che abbiano voglia di mettersia disposizione per questo impor-tante servizio.

I centri antiviolenza nascono ne-gli anni ‘90 per iniziativa delle fem-ministe storiche allo scopo di crea-re spazi di crescita, autostima e so-lidarietà fra donne, ed in particola-re acquisire competenze socio-pe-dagogiche, psicologiche, legali didifesa delle donne e dei minori, vit-time di violenza di genere, maltrat-tamenti e abusi. I centri si fondanosul rapporto donna a donna, ne so-no esclusi dunque, per principio eper legge, i soggetti maschili sia co-me utenti sia come operatori. Conil corso per operatrici dei centri an-

tiviolenza, la Casa delle donne vuo-le quindi avviare un progetto per laformazione di donne in merito allagestione delle strutture a supportodel gentil sesso.

In una fase in cui le violenze subi-te dalle donne, troppo spesso vitti-me di mariti violenti e non solo, icentri antiviolenza possono rap-presentare un’ ancora di salvezza.La grande sfida rimane quella diriuscire a convincere le donne a de-nunciare e chiedere aiuto. Sensibi-lizzare quindi diventa un compito

fondamentale per chi gestisce icentri per abbattere, finalmente, imuri della paura e dell’omertà. Conil corso organizzato a Scicli lo sco-po delle componenti della casa del-le donne è proprio quello di riusci-re a formare figure in grado di riu-scire a rompere questo muro e ge-stire le situazioni che ne derivano.

Il corso è a numero chiuso e pre-vede una quota di iscrizione, du-rante gli eventi formativi si parleràdel fenomeno della violenza di ge-nere e il danno esistenziale su don-ne e minori, delle origini antropo-logiche e sociologiche della violen-za sulle donne, dell’accoglienza etrattamento delle vittime e, infine,di violenza sessuale, pornografia eprostituzione.

LUCIA FAVA

COMISO. Ragusa. Pronti per la “sum-mer 2018” all’aeroporto Pio La Torredi Comiso. La prima novità primave-rile riguarda l’incremento dei volisettimanali da e per Roma, che sisposteranno inoltre, a partire dal 25marzo, dall’aeroporto di Ciampino aquello di Fiumicino. Si volerà così dae verso la Capitale, ogni lunedì, mer-coledì, giovedì, venerdì e domenica.

“Vista la notevole richiesta per lasummer 2018, con il ritorno del voloda Ciampino a Fiumicino – spiegaSilvio Meli, presidente della Soaco,società che gestisce lo scalo comisa-no –, si è condiviso con Ryanair diaumentare le frequenze settimanali,da 4 a 5, inserendo quella del giove-dì”. Ma le novità non sono finite.“Anche Air Malta – aggiunge Meli –incrementerà, a partire da fine mar-zo, i collegamenti tra Comiso e l’Isola

dei Cavalieri, aggiungendo la fre-quenza del mercoledì, oltre a quellegià operative del venerdì e della do-menica”.

Da segnalare, ancora, l’incremen-to, dal 19 marzo, della frequenza suPisa che, con l’atteso ritorno del volodomenicale (la cui soppressione, loscorso autunno, aveva creato nonpochi disagi a studenti e pendolari),passerà dalle 3 attuali alle 4 rotazio-ni settimanali.

Si dovrà attendere, invece, l’estateper il ritorno di Alitalia al Pio La Tor-re. Il collegamento Comiso-MilanoLinate sarà operato dalla compagniadi bandiera dal 16 giugno, con duerotazioni settimanali: il sabato e ladomenica. Per quanto riguarda le al-tre rotte stagionali di linea operateda Ryanair allo scalo ibleo, sono sta-te già tutte riconfermate ad eccezio-ne di quella per Dublino, non ancoraconfermata, ma è possibile lo sia abreve, sul sito della compagnia.

A fare comunque la parte del leonein questa summer 2018 allo scalocomisano sarà, ancora una volta, lacharteristica. “Molto probabilmente– spiega il presidente di Soaco –, sa-ranno riconfermati anche per la sta-gione estiva 2018 i charter del2017”. Quindi, le compagnie Hop(con collegamenti charter per Mar-siglia, Lione e Ginevra), ThomasCook (Birmingham), Small Planet(Katowice, Parigi Charles De Gaulle),Transavia (Parigi Orly), Asl Airlines(Lille, Nantes, Parigi Charles DeGaulle), Brussels Airline (Bruxelles),Noes (Tel Aviv).

Nel frattempo si va avanti verso ilmaxi bando indirizzato ai vettori.Senza troppa fretta, visti i tempi del-la Regione. Si attende ancora, infatti,che da Palermo si completino tuttele procedure per l’utilizzo dei 4,9 mi-lioni di euro della legge regionale 24art.11 per l’incentivazione dei flussituristici. A questa somma andrannoaggiunti i 380mila euro della Came-ra di Commercio e gli 1,6 milioni difondi ex Insicem stanziati dal LiberoConsorzio. Si arriva così ad una cifratonda di circa 7 milioni di euro concui Soaco intende incentivare lecompagnie aeree, mediante un maxiavviso pubblico, a volare da e per Co-miso nei prossimi tre anni. Al mo-mento, con Ryanair si è arrivati, in-fatti, ad una proroga del contratto, inscadenza a fine marzo 2018.

IL GRUPPO DELLE DONNE DI SCICLI

Un anticipo di cassadivide e contrapponeComune e tesoriereISPICA. Non capita tutti i giorni cheun Comune viene in lite con il Teso-riere comunale, ad Ispica è accadu-to anche questo. La Giunta munici-pale ha deliberatoil 28 dicembre2017 un atto di indirizzo al Caposettore Affari generali per il confe-rimento di un incarico legale ‘‘a di-fesa delle ragioni dell’Ente nei con-fronti del Tesoriere comunale Ban-co di Sicilia – Unicredit Banca Srl’’.Tutto comincia nel 2011 quando ilComune ‘‘chiedeva e otteneva dalTesoriere un’anticipazione di cassa

per l’anno 2012, mediante scoper-tura di conto pari a 4 milioni 608mila 903 euro da utilizzare per lespese correnti, di quelle atte a ga-rantire i servizi essenziali ed il rim-borso di prestiti di competenza del-l’esercizio finanziario 2012; il Teso-riere era autorizzato a utilizzare intermini di cassa, per il pagamentodi spese correnti le somme vincola-te a specifica destinazione.A chiusura dell’esercizio 2012 il Te-soriere ricercava all’Ente un paga-mento di 752 mila 199,67 euro a co-pertura dell’anticipazione utilizza-ta che l’Ente provvedeva ad emet-tere; in sede di chiusura del bilan-cio 2012 veniva rilevata una ulte-

riore anticipazione di cassa di 2 mi-lioni 482 mila 696,11 euro; eviden-ziato che i rilievi di cui sopra rien-trano nello stesso oggetto del recu-pero di somme a favore dell’Ente;dare atto che sono intervenuti nelfrattempo il dissesto finanziario el’insediamento dell’OrganismoStraordinario di liquidazione concompetenza esclusiva sui debiti dibilancio e fuori bilancio maturatientro dicembre 2012; richiamatealcune note e atti il Settore finan-ziario dell’Ente ha richiesto al Teso-riere comunale l’annullamento delmandato 197/2013 dalla contabili-tà ordinaria onde permettere al-l’Ente l’utilizzo dell’anticipazioneimpropriamente rimborsata. Rile-vato che nonostante gli ulteriorisolleciti fino a data odierna la bancanon ha ritenuto di dovere procede-re alla regolarizzazione del saldocassa per cui la somma di cui almandato 197/2013 continua a figu-rare nei conti consuntivi annuali,sottraendo risorse finanziarie al bi-lancio dell’Ente; che, stante le criti-cità di bilancio, occorre fare rien-trare nella totale disponibilità del-l’Ente le suddette somme; viene ri-tenuto opportuno e necessario affi-dare ad un legale l’incarico per losvolgimento della necessaria atti-vità legale stragiudiziale e, se delcaso, anche giudiziale, finalizzataad ottenere l’annullamento delmandato 197/2013’’. Da qui l’atto diindirizzo con cui dalla Giunta vienestabilito che la nomina del legale.

GIUSEPPE FLORIDDIA

L’accusa. «L’enteha sottratto risorsefinanziarie dal bilancio»

taccuinoFARMACIE E NUMERI UTILIAcate: Pomeridiano e notturno:Puglisi, via XX settembre 35, te-lefono 0932.990177. Fax UfficioTecnico: 0932 874301. Magazzi-no Comunale: 0932 989997.Protezione Civile: 0932 877080.Polizia Municipale: 0932990070. Biblioteca: 0932989189. Fax protocollo: 0932990788. Ufficio Postale: 0932990687Chiaramonte Gulfi: pomeridia-no e notturno: Tavormina, viaMajorana 6, telefono0932.928159. Protezione civile:3331056924. Vigili urbani, repe-ribilità diurna: 3319110727, re-peribilità notturna:3318845583Comiso: pomeridiano e nottur-no: Amato & Amato, via Gen. Gir-lando 5/a, telefono0932.962152. Fondazione Bufa-lino: 0932-962617. Centro re-gionale recupero Fauna selvati-ca: 0932-967292Monterosso-Giarratana: Nasca,via Vittorio Emanuele 2, telefono0932.977291Ispica: pomeridiano e notturno:Aquiletta, corso Umberto 86, te-lefono 0932.950006. Protezionecivile: 0932-701448. Vigili urba-ni: 0932-701423Pozzallo: pomeridiano e nottur-no: Addario, via Torino 47, tele-fono 0932.955003. Comune:0932.794111. Protezione civile:0932-794704. Vigili urbani:0932-956711Scicli: pomeridiano e notturno:Pacetto, corso Garibaldi 67, tele-fono 0932.831484. Protezionecivile: 0932-938556Santa Croce Camerina: pomeri-diano e notturno: Schembari, viaDistefano 2, telefono0932.911402. Vigili urbani:0932-821533

Sale a 5 la frequenza dei voli per la capitalePrevista la conferma di quasi tutti i charter

ISPICA. La diatriba diventa contenzioso legale

IL COMMISSARIO CARTABELLOTTA E L’AD SOACO, SILVIO MELI.

Page 8: RASSEGNA STAMPA 22 Gennaio 2018 - Comune di Vittoria...tezza che la madre ha finalmente capito. Un grido che racchiude e raf - figura il suo dolore: quello di una madre alla quale

LUNEDÌ 22 GENNAIO 2018

ragusa sport20.

IL PRESIDE-SINDACO ENZO GIANNONE PREMIA ALESSANDRO BEN CHABENE

SPECIALEATLETICA

TUTTI I PROTAGONISTI

In primo pianosul palcole eccellenzedel Ragusano

ENZO GIANNONE E DOMENICO CIANCIO

SCICLI. Nell’albo d’oro del «Top Atle-tica» quest’anno sono entrati altrisei formidabili personaggio. Cono-sciamoli meglio con una brevescheda.

I ISABELLA GRASSO.Questoformidabile talento, classe 2005,già da esordienti dominava la sce-na. Destinata a scrivere pagine distoria dell’atletica siciliana, è se-guita magistralmente dal tecnicoMauro Guastella alla No al Do-ping.

I ALESSANDRO BEN CHABENE.E’ nato a Vittoria, da papà tunisinoe mamma iblea e ricorda nel fisicoAndrew Howe del quale è destina-

to a diventare l’erede in azzurro vi-sto che grazie alla sua allenatrice,la prof. Sara Traina, eccelle nel lun-go e nella velocità e già adesso congrandi risultati di livello.

I LIBERTAS SCICLI.Servirebbeun libro per raccontare la storiadella società di Franco Ruscica dasempre punto di riferimento nelterritorio dove ha avviato e conti-nua ad avviare centinaia di ragazziall’atletica e sempre con grandi ri-sultati e tante maglie azzurre.

I TONY LIUZZO.L’ex fondista haspiccato il volo proprio dalla Liber-tas Scicli con il prof. Angelo Asta,prima di diventare il numero in Si-cilia e tra i migliori in Italia parteci-pando alle maratone di New York eBoston con un personale di2h16’32”, oltre ad aver corso in pi-sta i 10.000 in 29’17” e un primatonella mezza di 1h04’02”.

I CINZIA SCIVOLETTO.La faticanon l’ha spaventa di certo e la fon-dista modicana dell’Atletica TreColli Scicli di Alessandro Parisi As-senza, nella sua breve carriera a-matoriale ha già partecipato a di-verse classiche delle ultramarato-ne come la 100 km del Passatore; la100 km del Val di Noto e la 50 kmdel Vulcano.

I ALBERTO AMENTA. nel 2017ha dominato la scena nel ragusanoe in diverse gare in Sicilia, adessosogna di correre a New York.

E. C.

CINZIA SCIVOLETTO E DOMENICO CIANCIO

Top Atletica: un pieno di emozioniLa 6ª edizione ha regalato una grande giornata di sport al «Cataudella» di Scicli

LOPRENZO MAGRÌ

SCICLI. Un percorso cominciato congrande passione l’8 settembre del2011 con l’uscita della prima paginadello «Speciale Atletica Ragusa» econtinuato con grande entusiasmoin tutti questi anni arricchendosi dialtre iniziative come quella nata nel2012 con l’istituzione del premio«Top Atletica».

Un premio alle eccellenze dell’a-tletica iblee, scelte dai nostri lettoricon oltre 500 mail arrivate quest’an-no alla nostra redazione per procla-mare i vincitori del 6° Top Atletica»che per il quinto anno consecutivo,dopo la prima edizione svoltasi al Co-mune di Modica, è stato ospitato nel-la splendida e accogliente cornicedell’Auditorium dell’Istituto «Quin-tino Cataudella» di Scicli.

Il preside Enzo Giannone che è an-che il primo cittadino di Scicli e i suoisplendidi alunni e docenti di una«scuola in movimento», hanno accol-to con grande entusiasmo e grandecalore i protagonisti del «Top Atletica2017» organizzato dal nostro quoti-diano con la collaborazione dellaFondazione Domenico Sanfilippo E-ditore e presente a Scicli con il condi-rettore Domenico Ciancio e il capore-dattore centrale Antonello Piraneo.

«E’ sempre un piacere per noi ospi-tare il «Top Atletica» - ha fatto il suoesordio il preside-sindaco EnzoGiannone - una splendida iniziativache premia il territorio ibleo in unadisciplina come l’atletica che è allabase di tutti gli sport. Sport che al«Cataudella» trova terreno fertilegrazie alle strutture che possiamo of-frire ai nostri alunni e anche alle so-cietà del territorio. L’atletica del re-sto a Scicli gode di una grande tradi-zione grazie ad appassionati dirigen-ti e tecnici di società che avviano allapratica sportiva centinaia di ragazzi,oltre alla vetrina che da 28 anni offreil memorial «Peppe Greco» organiz-zata da Gianni Voi, la podistica inter-nazionale che ha fatto conoscere Sci-cli nel mondo».

Il sindaco Giannone è stato poi af-fiancato nella premiazione del «Top

ENZO GIANNONE ED ENZO CARBONE PREMIANO LA LIBERTAS SCICLI DI FRANCO RUSCICA

IL RICORDO DELLO «SCRICCIOLO D’ORO» DELLA MARCIA. UN RICONOSCIMENTO DEL NOSTRO QUOTIDIANO A GIANNI VOI

All’ex ginnasta Maria Cocuzza il memorial «Annarita Sidoti»ELENA CAMBIAGHI

SCICLI. Il «Top Atletica» oltre ad accendere i ri-flettori sui campioni iblei, ha dato spazio al ri-cordo di Annarita Sidoti, lo «scricciolo d'oro»della marcia mondiale che tre anni fa, a soli 45anni, ci ha lasciati, lasciando un grande vuoto.Il 3° memorial «Annarita Sidoti» grazie al videorealizzato dalla redazione del giornale del «Ca-taudella», diretto da Lorena Cannata e l’esibi -zione del «Quintino’s ballett» in testa il formi-dabile ballerino Ignazio (applaudita anche laperformance canora di Giovanni Marinero edEva Sinacciolo), ha fatto vivere ancora una vol-ta grandi emozioni nel ricordo di Annarita.

«E’ bello in una giornata come questa con l’a-tletica in primo piano - ha sottolineato FabioPagliara - ricordare la figura di Annarita. Unesempio da seguire per i giovani che si avvici-nano allo sport che Annarita ha amato e alla

quale ha dato tutto». «Ricordare la Sidoti nel-l’ambito del «Top Atletica» - ha aggiunto Do-menico Ciancio - permette di fare rivivere lesue imprese e ricordare la sua figura e tra-smettere ai giovani i suoi messaggi di atleta edonna esemplare. Così, dopo due grandi del-

l'atletica come la sprinter etnea Anita Pistone,azzurra sui 100 ai Giochi di Pechino 2008 e lasiracusana Luisa Celesia, azzurra nei salti, que-st’anno abbiamo deciso di assegnare il memo-rial «Annarita Sidoti», a Maria Cocuzza, in pas-sato grande campionessa della ginnastica e

anche lei donna di grandi valori».Maria Cocuzza, azzurra ai Giochi Olimpici di

Seul 1988 e poi da allenatrice scopritrice di ta-lenti come Carlotta Ferlito e oggi giudice inter-nazionale di ginnastica, si è emozionata nonpoco nel ricevere il premio dalle mani di FabioPagliara. «Ricordo Annarita, uno «scricciolo» -ci dice Maria - che riusciva a trovare energiestraordinarie per battere tutti e diventare nu-mero uno al Mondo. Oggi è stata una emozio-ne unica, un ricordo che terrò nel cuore persempre».

La giornata si è poi chiusa con il condirettoreDomenico Ciancio e il caporedattore Antonel-lo Piraneo che hanno consegnato un ricono-scimento a Gianni Voi, patron del memorial«Peppe Greco». «Un uomo dalle grandi capaci-tà organizzative - ha sottolineato DomenicoCiancio - che con la sua gara dal 1990 fa accen-dere i riflettori su Scicli e la Sicilia intera».ANTONELLO PIRANEO, MARIA COCUZZA E CIANCIO

FOTO DI GRUPPO FINALE AL CATAUDELLA PER TUTTI I PROTAGONISTI DEL 6° «TOP ATLETICA» E DEL 3° MEMORIAL «ANNARITA SIDOTI) [FOTOSERVIZIO LAURA MOLTISANTI)«TOP ATLETICA»: L’AFFOLLATA PLATEA ALL’ISTITUTO CATAUDELLA

ANTONELLO PIRANEO, LA SPRINTER ISABELLA GRASSO E FABIO PAGLIARA

IL DOTT. GENNI LA DELFA, L’EX CAMPIONE TONY LIUZZO ED EMANUELE ASSENZA

ASSENZA, ROSITA RUSCICA, ANGELO VENTURA

Atletica» da Domenico Ciancio e An-tonello Piraneo e da Fabio Pagliara,segretario generale della Fidal; Gen-ni La Delfa, presidente della Feder-medicisportivi Sicilia ed EmanueleAssenza, presidente della Fidal Ragu-sa.

Sul palco si sono poi susseguiti icampioni scelti dai nostri lettori conunico assente il fondista sciclitanoAlberto Amenta vincitore della cate-goria assoluta e il suo premio è statoritirato da Frano Ruscica, presidentee storico tecnico della gloriosa Liber-tas Scicli che ha invece ricevuto il ri-conoscimento come società iblea del2017 con la targa, il libro della Dome-nico Sanfilippo Editore e la maglietta

dell’evento consegnata a Rosita Ru-scica sul palco con molti giovani dellasquadra.

I giovani hanno poi tenuto banco ipremi riservati alle categorie giova-nili che hanno visto salire sul palcodue straordinari talenti dell’atleticasiciliana, Isabella Grasso e Alessan-dro Ben Chabene che nel 2018 gareg-geranno nella stessa società, la No alDoping di Mimmo Causarano. Isabel-la Grasso sta crescendo sotto le manisapienti di un tecnico preparato e ap-passionato come Mauro Guastella eAlessandro Ben Chabene che ricordaa tutti Andrew Howe, continua la suacrescita cn la prof. Sara Traina com-petente e appassionata allenatrice di

atletica.Nella categoria assoluta femmini-

le, come nella prima edizione con In-ge Hack, un premio a una stakanovi-sta delle corse lunghe come CinziaScivoletto, modicana dell’AtleticaTre Colli Scicli presente ieri con An-gelo Portelli. E ancora Scicli sul podiocon il premio al campione del passa-to che quest’anno è andato all'ex fon-dista Tony Liuzzo, che ha scritto pagi-ne di storia dell’atletica siciliana.

«Nel premio al «Cataudella» - hachiuso Domenico Ciancio - abbiamofatto scrivere: «Una scuola al top intutto» e anche quest’anno docenti ealunni insieme ai campioni iblei cianno regalato una grande giornata».

DOMENICO CIANCIO, IL PATRON DEL «PEPPE GRECO» GIANNI E ANTONELLO PIRANELO