RASSEGNA 4 dicembre

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4 dicembre

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RASSEGNA 4 dicembre

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4 dicembre

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di Ferruccio Sansa

“N on credo che al Pd convengaspeculare, essendovi notizieancora incomplete che sa-ranno presumibilmente ar-

ricchite con altri elementi riguardantialtri governi, non quello di Berlusconi”.Pochi avevano fatto caso a questo av-vertimento dai toni non proprio diplo-matici lanciato dal ministro degli Esteri,Franco Frattini. Ma nel Partito demo-cratico quelle due righe non erano pas-sate inosservate. E forse sono ritornatein mente quando in tutto il mondo è sta-to diffuso il cablogramma firmato dal-l’ambasciatore David Thorne nel gen-naio 2010: “Berlusconi identifica aper-tamente la magistratura come il proble-ma più importante dell’Italia e dice al-l’ambasciatore che è pronto a stringereun’alleanza con l’opposizione di cen-trosinistra per la riforma giudiziaria”.Non solo, aggiunge Thorne che Berlu-sconi “dice che sulla necessità della ri-forma può contare su alleati nell’oppo -sizione, e fra questi il leader del Pd Ber-sani” (più cauto Letta, “bisogna vedereil risultato delle Regionali 2010”).Parole che devono aver fatto rizzare icapelli in testa a molti magistrati e aglielettori del Pd. Soprattutto se ci mettiinsieme il paragrafo successivo: “Berlu -sconi e Letta hanno mostrato un granderispetto per i leader dell’opposizione.Berlusconi parla di Bersani come unapersona molto schietta con un intellet-to di prim’ordine. E Letta è stato pro-digo di elogi nei confronti dell’ex pri-mo ministro (e arci-rivale) MassimoD’Alema” definito “the smartest guy inthe room”, il tipo più intelligente dellastanza.Ma come sono stati accolti i rapporti diThorne e le frasi di Berlusconi dai lea-der del Pd? D’Alema e Bersani non sonointervenuti. Parla invece Andrea Orlan-do, responsabile della Giustizia dei de-

mocratici: “No, non siamo turbati. L’at -tendibilità di Berlusconi non ha biso-gno di commenti. È vero, in una certafase si è detto che la via giudiziaria nondeve essere un modo per mandare a ca-sa il Cavaliere. Tutto qui”. Ma le paroledi Berlusconi sono precise. E pesantiper i vostri elettori. Richiedono una ri-sposta senza “se” o “ma”… “Posso ga-rantire che Bersani mi ha sempre rac-comandato di non offrire a Berlusconinessunissima apertura sulle leggi adpersonam e le modifiche della Costitu-zione”.

A SENTIRE le dichiarazioni attribuitea Berlusconi e Letta sembra che tra mag-gioranza e opposizione qualcosa bollis-se in pentola. Ecco allora che alla lucedel cablogramma emerso ieri dal cilin-dro di Wikileaks anche tanti episodi deldicembre 2009 sembrano assumere unaluce diversa.Sono tempi duri per il Cavaliere. Proprioin quei giorni Massimo Tartaglia lo hacolpito alla testa con la statuetta delDuomo, un episodio che, come ha rac-contato lo stesso Letta, ha messo a duraprova il Cavaliere. Ma il punto è un altro:all’inizio di ottobre la Corte costituzio-nale ha bocciato il lodo Alfano. Per novegiudici su quindici la norma era costitu-zionalmente illegittima. Una sberla perBerlusconi e il suo ambiente. Il Premierche aveva sperato di lasciarsi alle spalle itormenti giudiziari si trova di nuovoesposto e deve puntare su soluzioni diemergenza: legittimo impedimento eprocesso breve. Ma farcela da solo è du-ra, Silvio ha bisogno di un appoggioesterno. Si inaugura un ciclo per così di-re “dialogante”. D’Alema pare esserel’interlocutore giusto: prima vienesponsorizzato senza successo per la pol-trona di ministro degli Esteri dell’Unio -ne europea. Poi, proprio a dicembre del2009, arriva la candidatura al vertice delCopasir. E dal Pdl è tutto un fiorire di di-

chiarazioni d’amicizia per Massimo:“D’Alema resta il migliore di tutti, restalui il nostro referente per le riforme isti-tuzionali. Sono sempre stato dalemia-no, è il più bravo e il più coraggioso”, silancia in lodi sperticate Marcello Del-l’Utri. Difficile trovare nel Pd dei fan al-trettanto appassionati.

SE NON È una corrispondenza diamorosi sensi, poco ci manca. È di po-chi giorni prima la frase di D’Alema chegetta lo scompiglio nelPd: “Se per evitare ilprocesso a Berlusconidevono liberare centi-naia di imputati di gravireati è quasi meglio chefacciano una leggina adpersonam per limitareil danno all’ordinamen -to e alla sicurezza deicittadini”. Una provo-cazione? Non esatta-mente: “D’Alema diceuna cosa di buon senso.Le leggi ad personam dinorma hanno scassatol’ordinamento. Voglia-mo pensare alla Ciriellio alla Cirami?”, com-menta Anna Finocchia-ro. Ma il duo Berlusconi-Letta invia se-gnali anche a Bersani. E lui che cosa nepensa? Prima pare aprire uno spiraglio,poi lo richiude: “La considerazione diD’Alema è ovvia perché il processo bre-ve è un’amnistia per i colletti bianchi equindi aggiunge gravità ad una legge adpersonam. Detto ciò noi siamo contrarianche a votare il legittimo impedimen-to”.Insomma, nel Pd la situazione sembrafluida. E Berlusconi pare contare su unacerta sponda. Del resto D’Alema non èl’unico a lanciare segnali di fumo al Pdlin tema di giustizia. Il primo era statoEnrico Letta, a fine novembre: “Come ha

detto Bersani, consideriamo legittimo,come per ogni imputato, che Berlusco-ni si difenda nel processo e dal processo.Certo legittimo non significa né oppor-tuno, né adeguato al comportamento diuno statista”. Ma il Pd – chiede l’inter -vistatrice sul Corriere della Sera – è dispo-sto a discutere di uno scudo per il pre-mier? Letta non sbatte la porta, a con-dizione che “Berlusconi proponga unariforma nell’interesse dei cittadini e nonnel proprio”.Episodi quasi dimenticati, segnali appa-rentemente insignificanti. Ma ecco gliamericani: forse loro sono finalmenteriusciti a capire Berlusconi e il Pd.

SE GLI USA SCOPRONOLE CARTE AL PD

D’Alema & Bersani e quelle aperture a B.

C’e r av a m otanto spartitiAUTHORITY, GAS, ENAV-FINMECCANICA:

I SEGRETI BIPARTISAN CHE SPIEGANO I SILENZI

di Giorgio Meletti

I l fatto sintomatico è accadutouna settimana fa. Antonio Catri-

calà, designato dal governo allapresidenza dell’Authority per l’E-nergia, ha rinunciato temendo diessere impallinato nel voto di con-ferma in Parlamento. In pratica l’o-perazione è saltata per le divisionidentro il Pd, che non è stato in gra-do di garantire il voto dei suoi de-putati e senatori su un accordonedi spartizione appena fatto tra ivertici del partito e palazzo Chigi.Curioso, no?Eppure sembra una regola. A ognistazione della via crucis, il disfaci-mento del berlusconismo rivela unacontinuità di dialogo e di intese,esplicite o silenziose, con il Partitodemocratico. Soprattutto quando dimezzo ci sono grossi affari. Questonon significa necessariamente checi sia qualcosa di poco pulito. Sem-plicemente illumina una tradizione:sui grossi interessi economici la po-litica non fatica a ritrovare lo spiritobipartisan, benedetto dagli stessi di-screti interventi del Quirinale, quan-do vitali interessi del Paese sono giu-dicati in pericolo.Il caso del gas russo è lampante. Idiplomatici americani si scambianonote infuocate dove gli accordi eco-

nomici con la Russia di Vladimir Pu-tin sono considerati una porcheria,con sospetto di inquinamento deri-vante dagli interessi privati di SilvioBerlusconi. Il Pd non fa una piega. Silimita, per esempio per bocca delvicesegretario Enrico Letta, a stig-matizzare che Berlusconi parli di-rettamente con Putin, al di fuori deicanali diplomatici. Ma sul meritonon ha niente da dire, forse anchelegittimamente, visto che i malumo-ri americani sono evidentemente in-t e re s s a t i .Però sarebbe tutto più limpido sel’opposizione rivendicasse che l’ac-cordo con Putin per il gasdotto delladiscordia, l’ormai celebre SouthStream destinato ad arrivare in Eu-ropa aggirando l’Ucraina grazie al

passaggio sui fondali del Mar Nero,l’ha fatto nel 2007 il presidente delConsiglio Romano Prodi, spalleggia-to dal ministro dello Sviluppo eco-nomico Pier Luigi Bersani e soprat-tutto dal capo della segreteria po-litica di palazzo Chigi, Daniele DeGiovanni. Il quale De Giovanni, al-lievo e fedele braccio destro di Prodi,finita l’esperienza di palazzo Chiginel 2008, è andato a lavorare al-l’Eni, dove oggi è il responsabile delprogetto South Stream.Istruttivo anche il caso Enav-Fin-meccanica. Da mesi divampa unflusso ininterrotto di notizie su in-chieste giudiziarie e variegate ipo-tesi di malaffare. Stiamo parlandodella produzione di armi, da unaparte, e della sicurezza dei voli dal-

CRISI DI NERVI

l’altra. Eppure anche in questo casola vicenda non entra più di tanto neldibattito politico. La ragione va an-cora una volta ricercata nelle bio-grafie dei protagonisti.L’amministratore delegato di Fin-meccanica, Pierfrancesco Guargua-glini, ha fatto carriera nella Oto Me-lara, fabbrica di armi che apparte-neva storicamente all’Efim, entepubblico di osservanza socialista.Nel 1996 fu arrestato insieme aPierfrancesco Pacini Battaglia, nototangentiere di area socialista, defi-nito da Antonio Di Pietro, durantel’inchiesta Mani Pulite, “un gradinosotto Dio”. L’arresto di Guarguaglinidurò pochi giorni e l’inchiesta per luisi è chiusa senza danni. Non è in-fatti reato chiamare spesso Pacini

Battaglia e chiedergli consigli su co-me meglio vendere armi al Kuwait oad altri esotici paesi.Al contrario, la vicenda è stata con-siderata una benemerenza, e l’ami-cizia di Pacini Battaglia un patrimo-nio prezioso nel mestiere di vendi-tore di armi, se è vero che nel mag-gio 1999, proprio mentre al mini-stero del Tesoro si insediava il suoamico di una vita Giuliano Amato,Guarguaglini veniva scelto dal go-verno D’Alema come numero unodella Fincantieri (che allora facevanavi più da guerra che da crociera).Tre anni dopo è stato Giulio Tremon-ti a chiamarlo alla guida di Finmec-canica. Inutile sorprendersi se ogginessuno ha niente da dire sul ma-nager toscano. Come suol dirsi, siattende l’esito delle inchieste. Co-me se fosse normale delegare allamagistratura la scelta e la valuta-zione degli uomini a cui affidare lefabbriche pubbliche di armi.E vediamo adesso l’altro versantedello scandalo oggi più d’attualità,l’Enav. È la società pubblica che ge-stisce i radar di controllo del trafficoaereo, cioè il sistema deputato a evi-tare che i jet si scontrino in volo. Unservizio costosissimo, che genereappalti per centinaia di milioni di eu-ro, quasi del tutto segretati perchèla faccenda è ovviamente delicata.

Da sempre l’Enav è terreno di cac-cia dei partiti, nessuno escluso. Ne-gli anni ‘90 erano i ministri diessini apiazzare i loro uomini al vertice, na-turalmente spartendo le poltronecon l’opposizione. Nel 2002 GiulioTremonti mandò un suo uomo,Massimo Varazzani, a commissa-riare l’azienda. Varazzani parlò dimoralizzazione e fu attaccato datutti: disse che il tentativo dei partitidi allontanarlo dall’Enav era ricon-ducibile agli appetiti sul “malloppo”da 650 milioni di euro racchiuso nel-le casseforti dell’Enav. Il deputatodella Margherita Renzo Lusetti erail più acceso nel centro-sinistra.Dopo Varazzani è arrivato GuidoPugliesi, ed è ricominciata la lottiz-zazione delle poltrone. Negli anni‘90 Pugliesi guidava le relazioniesterne di Telecom Italia. Tanto percapire di chi stiamo parlando, laStet, così si chiamava allora, facevala concessionaria di pubblicità pertutti i giornali di partito o politici, dal-l’Unità diretta da Walter Veltroni aL’Italia settimanale diretta da Mar-cello Veneziani. L’attività, guarda unpo’, chiuse in pochi anni lasciando ineredità una perdita di centinaia dimilioni di euro. Oggi Pugliesi è inda-gato per corruzione e altro. Ma conun passato così, quale politico si az-zarderà a criticarlo?

Il cablogrammadell’ambasciataamericana el’a c c o rd osulla giustiziaQuando il LeaderMassimosuggerivala leggina“ad personam”

Magistratura democratica

difende l’opportunità

delle “pratiche a tutela”

M agistratura democratica rispondeall’appello lanciato mercoledì dalcapo dello Stato sull’istituto delle

cosiddette “pratiche a tutela” e sull’oppor tunità,nella delicata fase politica che il Paese attraversa, “dievitare il verificarsi di situazioni che possono creareinopportune tensioni”. Piergiorgio Morosini e LuigiMarini, segretario generale e presidente di

Magistratura democratica, replicano: “Nessunodubita sul fatto che il Csm debba avere attenzioneper la situazione politica complessiva e debba agirecon quella serenità che evita di alimentare, ancheindirettamente, tensioni nella società e nella vitapubblica. Ma la duttilità e la serenità nell’utilizzodell’istituto è cosa diversa dalla sua messa indiscussione. Le pratiche a tutela sono indispensabili.

Nel momento in cui, anche con regole disciplinari, sichiede al magistrato di non rilasciare commenti suprocedimenti che sta seguendo e di non reagirepersonalmente ad attacchi ingiustificati o addiritturastrumentali che gli vengono mossi, è necessario che ilCsm possa assumere su di sé gli interventi idonei aristabilire verità negate, di rispondere a insinuazioni,di tutelare l’immagine e l’onorabilità del magistrato”.

Sabato 4 dicembre 2010

di Luca Telese

L a crisi continua e assieme a lei sialimentano i più imprevedibiliesercizi di translitterazione imma-ginifica. La politica diventa ogni

giorno il luogo del possibile e dell’inim -maginabile. Ieri, per esempio, si potevascrivere “mozione di sfiducia”, ma sem-brava di leggere un alfabeto di ipoteticipresidenti del Consiglio. Molti hanno vi-sto in quelle righe il nome di Mario Dra-ghi, il candidato più prestigioso. Altriquello di Mario Monti, il più probabile.Oppure quello - fatto esplicitamente - daPier Ferdinando Casini, di Gianni Letta(forse proprio per bruciarlo nella cal-daia incandescente del totopremier)come possibile nuovo inquilino di Pa-lazzo Chigi: “Letta? Non andrebbe bene- ha detto il leader dell’Udc - ma benis-

simo”.Quello che invece è cer-to, è che ieri, scorrendo iltesto firmato dagli 85 ri-belli anti-Pdl sembrava dileggere il manifesto pro-grammatico di un nuovopossibile governo di tran-sizione che si autoasse-gna il compito di traghet-tare l’Italia fuori dalla sta-gione berlusconiana. Senon, addirittura, di averetra le mani il programmadella Lista Civica Nazio-nale di cui nei giorni scor-si (non a caso) parlava Lu-chino Cordero di Monte-zemolo, uno dei principa-li costruttori del cantieredel Terzo polo.Insomma: quello predi-

sposto da Gianfranco Fini e da Pier Fer-dinando Casini è molto di più di un testoparlamentare legato alla singola giorna-ta del 14 dicembre (che poi è quello chein teoria avrebbe dovuto essere il docu-

mento sottoscritto dai deputati del neo-nato terzo polo) ma qualcosa di più: unasorta di programma minimo di governo,una piattaforma politica su cui imposta-re un vero e proprio cambio di stagione.Tutto questo in uno scenario in cui con-tinua la macerazione del premier a mez-zo Wikileaks, e nel momento in cui i do-cumenti che sono approdati tramite ilsito alla stampa internazionale sul Cava-liere sono ancora (“solo”) sessanta suseicentocinquanta.

CERTO, SILVIO Berlusconi ieri era adir poco furibondo: “Il terzo polo? L’ideache alla Camera esista una maggioranzaalternativa di 317 voti è una bufala”, sen-tenziava sicuro il premier. E aggiungeva:“Si tratta di un progetto esile nei numerima smisurato nelle ambizioni, con l’uni -co obiettivo di cambiare la legge eletto-rale per divenire ar-bitro della situazio-ne e allearsi con las i n i s t ra ”. Ma già lasera, ospite di LilliGruber, Casini glirispondeva colposu colpo: “La que-stione - spiegava illeader dell’Udc - èsemplice: le firmesono lì nero subianco. Non capi-sco quale sia ilbluff ”. E poi, sem-pre intervistatodalla conduttricedi 8 e mezzo: “Ber -lusconi ha due stra-de: o far finta di nonvedere o cercare diaprire una fase po-litica nuova”. Aggiungeva infatti il leadercentrista, riferendosi all’imminente bat-taglia per la fiducia che si prepara a Mon-tecitorio: “Il premier ha già perso perchése lui prendesse anche un voto in più,

tutti sanno che non riuscirebbe a gover-nare e in Italia non si può consentire oraun governo che tiri a campare”.Certo, il dispositivo della mozione di sfi-ducia è tutto centrato sull’e vocazionedello spettro della crisi prefigurandoneuna via d’uscita. Nel documento si auspi-ca infine “l’avvio di una nuova fase politicadella legislatura ispirata al senso di responsa-bilità nazionale e istituzionale, che punti a mo-difiche della legge elettorale per restituire aicittadini la scelta degli eletti, con un governocapace di prendere le misure adeguate per evi-tare il declino del Paese e garantire il suo futurocivile ed economico”. Insomma, tre puntiprogrammatici chiari: una garanzia anti-speculazione per i mercati, la nascita diun nuovo governo di profilo istituziona-le, e la stesura di una nuova legge elet-torale. E se ieri Casini giocava a fare “ilpoliziotto buono”, Fini si metteva nei

panni dello “sbirro cattivo” che strapaz-za Berlusconi senza riguardo: “Io credoche il Parlamento - vaticinava il presiden-te della Camera - fra qualche giorno te-stimonierà ciò che tutti sanno e che soloil premier nega: che il governo non c'èpiù o che non ha i numeri per governa-re ”. Ma il leader di Futuro e libertà dicevaun’altra frase che faceva arrabbiare i di-rigenti pidiellini: “Il mio auspicio è che lalegislatura duri. E io quindi continuerò afare il presidente della Camera”. Apriticielo! Attaccava Mario Valducci, presi-dente della commissione Trasporti:“Non credevo che Fini, da presidentedella Camera, oltre che fare il capo di unpartito nato nel palazzo fosse diventatoanche ventriloquo del presidente dellaR e p u bbl i c a ”.

LO STESSO Napolitano faceva diffon-dere una nota in serata: “Nessuna presadi posizione politica di qualsiasi partepuò oscurare il fatto che ci sono prero-gative di esclusiva competenza del Pre-sidente della Repubblica”. Rispondeva ilcoordinatore del Pdl Denis Verdini: “Noisappiamo che in caso di caduta del Go-verno il Capo dello Stato ha le sue pre-rogative. Ciò che non sappiamo e nonvogliamo capire, e che non ci piace perniente, è che il Capo dello Stato, nelle sueprerogative, possa pensare che per risol-vere i problemi di questo Paese si mandia casa chi ha vinto le elezioni, Berlusconie Bossi, e si mandi al governo chi le haperse, Casini e Bersani. Noi andiamo atoccare le prerogative del capo dello Sta-to. Noi sappiamo che le ha ma ce ne fre-ghiamo, cioè politicamente riteniamoche non possa accadere questo. Anche ipartiti hanno le loro prerogative”. Unareplica che nel Pdl non tutti approvano.Ma sono schermaglie, fendenti, minac-ce. Ora, dietro il campo di battaglia diMontecitorio, si intravede lo scenario sucui lavorano da mesi gli architetti del Ter-zo polo.

UN UOMO ALL’ANGOLOLa sfiducia presentata da Fini, Rutelli e Casinicontiene un programma di governo tecnico

CRISI DI NERVI

DALLA RUSSIA CON AMORE

IL CAV. NEGA L’EVIDENZA: SALUTE OK, LETTA UN AMICOdi Sara Nicoli

N ega tutto. Di stare male, diavere affari privati con la

Russia e, soprattutto, di averintenzione di farsi da parte. Larealtà ci racconta il contrario,almeno per due punti su tre esenza scomodare Wikileaks,ma la strategia di comunica-zione del Cavaliere, da qui al14, sarà sempre la stessa: ba-nalizzare le rivelazioni, nega-re l’evidenza, ostentare tran-quillità e sicurezza. Anche acosto di spararla grossa, gros-sissima. E così anche ieri daSochi, ospite di Medvedev,Berlusconi ha lanciato i suoimessaggi mirati. Sulla salute,prima di tutto. È la cosa che lopreoccupa di più perché èquella su cui è più difficilementire. “Secondo un gossip– ecco la classificazione berlu-sconiana dei documenti Wiki-leaks – avrei problemi di salu-te e sarei in depressione; tra-lascio la voglia che avrei di ri-spondere, mentre sono asso-

lutamente determinato ad an-dare avanti per il bene del Pae-se”. Ecco, lo sanno ormai tuttiche le analisi del Cavaliere so-no davvero un cahier de do-léance, che il cuore (e non so-lo) fa sempre più le bizze tantoche persino i suoi medici glihanno detto di risparmiarsiun po’. Lui, però, insiste perandare avanti. Specie adesso.“Do a tutti appuntamento al14”, ha risposto ieri spavalda-mente a chi gli faceva notareche forse in Parlamento unamaggioranza diversa dalla suasi sarebbe trovata. E a quota317. “È una bufala - ha tagliatocorto - e non c’è nessuno allamia altezza”. Altezza, forse,non è la parola giusta, ma me-glio non parlargli di Terzo po-lo perché la risposta è morda-ce: “È esile nei numeri, masmisurato nelle ambizioni - ec-co il graffio - e ha un program-ma chiaro; cambiare la leggeelettorale per introdurre untetto al premio di maggioran-za, con l’obiettivo di non farlo

scattare per diventare arbitrodella situazione, ma questo cifa tornare indietro e non cre-do che gli italiani possano ri-tenere che questo sia nell’in -teresse del Paese, gli italianinon vogliono cambiare caval-lo”.

LO DICE LUI, certo, ma in-tanto prosegue anche nella de-legittimazione dell’avver sariopolitico. Se Fini è il traditore, ileader del Terzo polo uniti so-no “degli irresponsabili”, co-me è “irresponsabile aprireuna crisi o cambiare squadra,stiamo uscendo da una crisi eabbiamo ricevuto la tripla A –ecco lo slogan da uomo mar-keting – da parte delle agenziedi rating internazionali, maquesto giudizio è sottopostoalla stabilità del governo”.Guarda caso. Di certo, lui lavo-ra sempre per il bene del Paesee “mai ho fatto affari privaticon la Russia, nessun interessepersonale, solo lavori per inte-resse dell’Italia”. Ma certo.

Delle tante bugie, però, ce n’èstata una che gli è costata fati-ca: difendere Gianni Letta. Lerivelazioni di Wikileaks sul sot-tosegretario, dicono i suoi, lohanno reso furibondo, ma gli ètoccato difenderlo. “Letta è lapersona più limpida e leale chesi possa immaginare, in decen-ni di amicizia, mai ha avuto unasola volta un comportamentoche non fosse sincero, leale,istituzionale; scrivere il falso ècalunnioso”. Poi, prima di fareuna gitarella fuori porta rag-giungendo - in cabinovia - unrifugio a 1900 metri sui montivicini a Sochi con l’amico Pu-tin e Medvedev e pasteggiare abase di anatra, salmone e so-gliola, ha bollato come “men -zogna” l’ipotesi che Letta-Bru-to stia giocando una partita asuo vantaggio, facendo trape-lare che invece sarà propriolui, nell’eventualità, a chieder-gli di fare un passo avanti. Mapensa esattamente il contra-rio. E farà di tutto per evitare difare la fine di Cesare.

Ve rd i n icontro ilQuirinalesullep re ro g a t i v edel Capodello Stato:“Ce nef re g h i a m o ”

Amici e nemici In senso orario,Gianni Letta con Massimo D’Alema;Berlusconi che esce dal San Raffaele

dopo il ricovero per l’assalto di Tartagliaa Milano; il “Terzo Polo” ( R u t e l l i - Fi n i -

Casini); Pier Luigi Bersani e DarioFranceschini. A destra Mario Draghi

Questo è il testo della mozione di sfiducia pre-sentata dal cosiddetto Terzo polo a Montecitorio.Oltre alla sfiducia al governo, si auspica una sortadi governo di transizione con un suo piccolo pro-gramma già abbozzato. “La Camera dei deputati,preso atto che la delicata situazione internazio-nale, la crisi economica e monetaria che aggre-disce l’Europa e lo stato di malessere sociale di

ampie fasce della popolazione italiana richiedonola piena operatività di un governo solido e sicuro;alla luce dell’attuale inadeguatezza dell’e s e c u t i voa garantire, oltre alle misure di contenimento deldeficit, il risanamento strutturale della finanzapubblica e il sostegno della ripresa economica edell’occupazione; auspicando l’avvio di una nuo-va fase politica della legislatura ispirata al senso di

responsabilità nazionale e istituzionale, che puntia modifiche della legge elettorale per restituire aicittadini la scelta degli eletti, con un governo ca-pace di prendere le misure adeguate per evitare ildeclino del Paese e garantire il suo futuro civile edeconomico; esprime, ai sensi dell’articolo 94 dellaCostituzione, la sfiducia nei confronti del gover-no”.

Il testo del documento

presentato

a Montecitorio

IL TIRRENO Pagina 15 - Toscana Il sogno? Incassare venti milioni Scaletti (Regione): i primi nove sono in arrivo Il Villaggio termale era un piano ambizioso, ma parlarne ora è pura dialettica e niente altro C.B. MONTECATINI. Due milioni di euro già incassati, altri sette in arrivo nei prossimi mesi, altri 11 da mettere in cassaforte. Le Terme di Montecatini mettono in vendita una bella porzione del proprio patrimonio immobiliare per rilanciare l’azienda e dare un futuro all’attività termale. Un rilancio che prevede il completamento della grande piscina di Massimiliano Fuksas, ma anche il probabile abbandono dell’ambizioso progetto del Villaggio termale. A dirlo a chiare lettere è l’assessore regionale al Turismo Cristina Scaletti, azionista al 50% delle Terme. «Con la fine dei lavori alle Terme Leopoldine - spiega - sarà completata la prima fase del piano industriale elaborato nel 2007. Con questa prima tranche di lavori, l’azienda realizzerà l’obiettivo prioritario di riconquistare una gamma di prodotti termali competitiva sia per il termalismo terapeutico, con le Nuove Terme Redi, operative da aprile, che per il termalismo ludico, alle Nuove Leopoldine. Con questi due interventi, la gestione termale potrà tornare in equilibrio, una volta messe a regime le nuove strutture». E il Villaggio termale, che avrebbe dovuto segnare il ritorno all’epoca d’oro di Montecatini? «Il Villlagio Termale era un progetto molto ambizioso nato in un periodo non di crisi economica come quella attuale, pensato come un contesto urbano unico al mondo, in cui le strutture termali si sarebbero collocate in una “città giardino” che avrebbe dovuto accogliere il turista proponendo una gamma di offerta ricettiva e di intrattenimento di livello. La realizzazione del Villaggio presuppone però un grande impegno da parte di Comune, albergatori e altre categorie economiche, anche attraverso il supporto finanziario agli investimenti tramite l’adesione ad un prestito obbligazionario e l’attuazione di politiche urbanistiche, di traffico e culturali coerenti con la vocazione turistica e termale. In mancanza di tutto ciò parlare di Villaggio Termale è pura dialettica architettonica e niente altro». Sono stati venduti due edifici all’Asl e per altri nove (tra cui la Cascina Igea) le trattative sono in corso: quanto vi attendete da queste operazioni? «Il ricavato previsto dalle vendite dei due edifici alla Asl e degli altri nove immobili, tra cui 7 negozi in viale Verdi, la Cascina Igea e gli ex Bagni Gratuiti è di 9 milioni che prevediamo di incassare tra il 2010 ed il 2011». Per far fronte a debiti, investimenti e deficit della gestione caratteristica, quanto dovrebbero incassare le Terme dalle alienazioni? «Secondo stime molto prudenziali, gli immobili messi in vendita dovrebbero portare 20 milioni di euro».

IL TIRRENO Pagina 6 - Pisa IN SAPIENZA Dibattito sulla corruzione PISA. Sul tema della corruzione in Italia, da tangentopoli in poi, commenteranno e daranno risposte (lunedì prossimo alle 17 nella biblioteca della Sapienza) esponenti nazionali del mondo della politica quali il segretario regionale toscano dell’Italia dei Valori on. Evangelisti, l’on. Benedetto della Vedova vicecapogruppo di Futuro e Libertà alla Camera, il sen. Franco Mugnai capogruppo Pdl e il sindaco Marco Filippeschi. Aprirà i lavori, moderati da Massimo Balzi, presidente del circolo Mazzei.

IL TIRRENO Pagina 6 - Montecatini CASO BETTI Giustificazioni sconcertanti ALESSANDRO PECCHIOLI Ho letto con stupore la risposta di Andrea Betti rappresentante politico, nonché consigliere comunale del partito dell’Idv. La vicenda è nota, la surroga dopo la morte del consigliere provinciale Moreno Bettini del partito Rifondazione Comunista. Ho trovato sconcertanti le giustificazioni del suddetto Betti nell’accettare di subentare a Bettini a nome e per conto dell’IDV di Pistoia. Non tanto perché appunto eletto nelle liste di altro partito,ma soprattutto per la vicenda dell’evento; la morte prematura del consigliere del PRC. Ma lo sconcerto è quello di chi già siede in Consiglio Comunale a Pistoia addirittura si occupano due cariche in contemporanea. Bello come esempio di disinteresse per le poltrone... soprattutto da parte di un consigliere comunale come Betti, che si erge spesso a paladino di battaglie per la legalità, sempre pronto a giudicare e mettere all’indice i comportamenti altrui! Come recita un famoso proverbio: “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”

LA NAZIONE Pagina 3 – Livorno

••3PRIMOPIANOLIVORNOSABATO 4 DICEMBRE 2010

CARLARONCAGLIA, ASSESSORE

testamento biologico»investita di questo ruolo dalla giunta

«FINALMENTE la giuntaha sciolto le riserve. Da un an-no si attendeva il registro deltestamento biologico». Sem-brano quasi all’unisono An-drea Romano capogruppodell’Italia dei Valori e Lam-berto Giannini capogruppodi Sinistra e Libertà quandocommentano l’apertura del re-gistro che accoglie le dichiara-zioni di chi non vuole esseresottoposto ad accanimento te-rapeutico. «Sono stato io a lan-ciare la proposta — dice Ro-mano — ma non sono soddi-sfatto perchè i cittadini nonpossono ancora recarsi in Co-mune per depositare le pro-

prie istanze». Romano sottoli-nea il ritardo con il quale lagiunta ha dato seguito alla ri-chiesta del consiglio. «Lagiunta si è mossa con un anno

e mezzo di ritardo — conti-nua Romano — per fortuna èarrivato l’assessore Cantù cheha dato un’accelerata al prov-vedimento». Anche Gianninidi Sel punta il dito contro i

tempi: «Il dibattito in consi-glio c’è stato nell’ottobre del2009 e solo ora ha avuto l’okdella giunta».

GIANNINI ricorda che: «Inalcuni Comuni invece l’aper-tura del registro è avvenutauna settimana dieci giorni do-po il dibattito in consiglio. ALivorno invece i tempi sonoveramente troppo lunghi.Quella del testamento biologi-co è una materia che ha biso-gno di essere trattata con gran-de rispetto. Il mio obiettivo èquello di spingere il Comunea confrontarsi sui temi dei di-ritti».

m. b.

«E’UNAULTERIOREGARANZIAPUBBLICANELLAGARANZIADI UNNOTAIO:INGIUNTA ILDIBATTITOÈSTATOSERENO»

I CATTOLICI DEL PD FENZI E SCAVAZZON

Un ok a denti stretti:«Ma non si vada oltre»

I LAICI ROMANO DI «IDV» E GIANNINI DI «SEL» ACCUSANO L’AMMINISTRAZIONE DI MUOVERSI CON GRAVE RITARDO

«Era l’ora, attendevamo questo provvedimento da oltre un anno»

I PROMOTORI Andrea Romano dell’«Idv»(a sinistra) e Lamberto Giannini di «Sel»

«Eora toccaalle unioni civili»

STANNO in equilibrio idue consiglieri comunalidel Pd, tra i più significati-vi esponenti del mondo cat-tolico. Paolo Fenzi e Giu-seppe Scavazzon sono cau-ti nell’affrontare questo ar-gomento che non riguardasolo gli schieramenti politi-ci, ma la coscienza delle per-sone. E l’area cattolica delconsiglio comunale si dimo-stra particolarmente sensi-bile al tema tanto che PaoloFenzi non si sbilancia: «Ildibattito in consiglio è sta-to lacerante — ricorda — eprima di fare qualche di-chiarazioni preferisco legge-re attentamento il provvedi-mento predisposto dallagiunta. Per quanto mi ri-guarda però questa restauna partita aperta». Nondanno niente per scontato iconsiglieri comunali «catto-lici» quando si parla dellavita di una persona. «L’attodella giunta — precisa Sca-vazzon — è frutto di un per-corso che laborioso affattofacile. Il risultato fa risalirealla legge nazionale che an-cora non prevede niente di

definitivo». Alla base peròresta il rispetto della perso-na. «Anche di chi, ovvia-mente, ha un’opinione di-versa dalla nostra — conti-nua Scavazzon — su argo-menti sensibili come que-sto. Certi orientamenti so-no tollerati anche dallaChiesa, il Papa si è espressopiù volte sull’accanimento

terapeutico».

«L’ISCRIZIONE in un re-gistro non è niente di inade-guato — chiude Scavazzon— come predisposto dallagiunta. Ovviamente sare-mo vigili su possibili riela-borazioni di un documentogià condiviso». Insommache nessuno ci metta le ma-ni perchè di registro di di-chiarazioni si tratta. Nientedi più.

m.b.

ILTRAGUARDO«Saremosoddisfattiquando i cittadinipotranno firmare»

E’ POLEMICO Massimo Ciacchi-ni, consigliere comunale del Pdl,quando affronta l’argomento del te-stamento biologico. «Non c’è statoun adeguato confronto su questo te-ma scottante — dice Ciacchini —sul quale si confrontano le nostrecoscienze. La decisione presa dalComune è burocratica e verticisti-ca e il metodo che ha portato all’ap-provazione di un registro che rac-colga le dichiarazioni dei cittadiniè stato del tutto inadeguato». E’l’anima cattolica del consiglio co-munale che, ovviamente, ha assun-to una posizione dialettica sull’ar-gomento sponsorizzato dalle forzepiù estremo, compreso Sinistra eLibertà e l’Italia dei Valori. «La si-tuazione deve essere esaminata al-la luce della normativa nazionale— continua — perchè le fughe in

avanti dell’amministrazione sonocriticabili».

C’ERA da aspettarselo che Ciacchi-ni, ed alcuni esponenti del Pdl se-gnati da profonde radici cattoliche,mettessero i bastoni fra le ruote aquesto provvedimento che comun-que, ormai, è diventato operativo.«Vorrei che l’amministrazioneaprisse un confronto con esperti difama internazionale su questo argo-mento — propone Ciacchini — per-ché la cultura della morte non ci ap-partiene». Poi, con riferimento aglischieramenti politici, l’esponentedel Pdl dice: «Non vorrei che il di-battito scadesse in contrapposizio-ni fideistiche tra cattolici e non, eproprio per evitare di finire in que-sto terreno, mi piacerebbe un con-fronto con esperti del settore».

IL DIBATTITO«Confronto lacerantee percorso laborioso:partita ancora aperta»

GIANNINI di «Sel»parla anche delregistro delle unionicivili. «Il 17 febbariola mia mozione peristitutire l’albo è statabocciata. La giuntadoveva impegnarsientro l’estate ma èarrivata la neve eancora non se neparla. Il capogruppodel Pd Gulì hatraguardato la finedell’anno».

Ciacchini delPdl: «E’mancato il dibattitoe la culturadellamortenonci appartiene»

CAUTO Paolo Fenziconsigliere comunale Pd

MODERATO GiuseppeScavazzon del Pd

IL TIRRENO Pagina 8 - Prato Nell’auto dell’albanese trovati tre orologi e attrezzi usati per forzare porte e finestre Comeana: topo d’appartamento finisce nella trappola dei carabinieri Italia dei valori si è complimentata coi militari «Non servono le ronde dei cittadini» W.F. CARMIGNANO. Uno dei ladri che nelle ultime settimane hanno visitato a più riprese le case di Comeana, un albanese, è stato arrestato. I carabinieri l’hanno fermato giovedì notte e stanno indagando sul complice che è riuscito a fuggire. Forse i due non agivano da soli. Forse c’erano più bande. In paese sperano comunque di dormire sonni più tranquilli adesso. Da alcuni giorni erano cresciute le pattuglie in servizio la notte sulle colline del Montalbano. A dare manforte ai carabinieri di Poggio a Caiano e di Prato sono arrivati rinforzi dal battaglione mobile di Firenze. E quella Ford Fiesta con due uomini a bordo, a giro nel mezzo della notte in una zona abbastanza isolata di Comeana, proprio non aveva convinto gli agenti in servizio. Hanno alzato la paletta, ma l’auto invece di fermarsi ha accellerato ed è iniziato così un breve inseguimento che si è concluso pochi minuti più tardi alle porte di Poggio a Caiano, nella zona di Candeli. Lì i due, col fiato sul collo, hanno tentato il tutto per tutto. In via Michelangelo hanno inchiodato, facendosi tamponare dalla gazzella dei carabinieri. Hanno aperto le porte e sono fuggiti: uno da una parte, l’altro in direzione opposta. Gli agenti ne hanno inseguito uno e sono riusciti a bloccarlo, dopo un’accesa collutazione e qualche livido anche per loro. Perquisita a quel punto l’auto, i carabinieri hanno trovato all’interno tre orologi forse rubati proprio quella notte, un coltello ma soprattutto grimaldelli, piedi di porco ed altre attrezzi utili per scassinare porte e finestre. L’albanese fermato, che ora si trova in carcere dopo l’arresto convalidato subito ieri mattina, ha 41 anni. Senza fissa dimora e clandestino, non è nuovo a furti. Ha infatti precedenti per ricettazione, possesso di arnesi da scasso e coltelli. Intanto in paese si continua a parlare delle ronde che alcuni cittadini, esasperati, aveva annunciato di voler organizzare: o forse, più che vere e proprie ronde, notti bianche chiusi in auto a vigilare. «State a casa - aveva detto nei giorni scorsi il sindaco Doriano Cirri, Pd - Non è così che si rivolve il problema». E un no alle ronde, non malviste dalla Lega Nord, è arrivato ieri anche dall’Italia dei Valori, che si è complimentata con i carabinieri di Poggio a Caiano per l’operazione. «Una maggiore presenza delle forze dell’ordine sul territorio è l’unica risposta possibile all’aumento dei furti nei comuni medicei - dice il segretario provinciale Salvo Ardita - Guai a far passare l’idea delle ronde dei cittadini e della giustizia fai da te: il ricordo di un imprenditore che a Poggio a Caiano, pochi anni fa, proprio per difendersi dai ladri ne uccise uno a colpi di pistola è ancora troppo nitido». E per i prossimi giorni l’Idv annuncia, assieme ai partiti del centro sinistra, un’iniziativa a Comeana proprio per parlare di sicurezza. Con i cittadini.

IL TIRRENO Pagina 12- Livorno POLITICA Ma la Regione ricorre al centralismo E’ di questi giorni il provvedimento del Governo sul cosiddetto “federalismo” che alla fine si traduce nel suo esatto contrario: le Regioni e gli Enti locali anzichè essere responsabilizzati di fronte al corpo elettorale dei cittadini/contribuenti (vera essenza di una riforma federale), vengo messi ancor più sotto controllo da parte dello Stato, che adesso può addirittura arrivare a rimuovere quei governatori e sindaci che non rispettano gli obiettivi imposti da Tremonti. Un centralismo arrogante e spietato, mai visto in Europa, contro cui si sono giustamente rivoltate le autonomie locali, soprattutto quelle virtuose, che non hanno bisogno di tutor ministeriali ma di rendere conto ai propri elettori, come democrazia comanda. Oltre al centralismo statale, in Toscana dobbiamo subire anche il centralismo fiorentino dell’assessore regionale Bramerini che non contenta di voler commissariare i 287 sindaci che si occupano (gratuitamente) di acqua e rifiuti attraverso le ATO, sostituendoli con quattro funzionari profumatamente pagati, adesso vuole anche costringere Comuni e Province a costruire i temibili inceneritori (ridenominati astutamente “termovalorizzatori”), ricorrendo ai famigerati poteri sostitutivi. Non si può imporre al territorio la privatizzazione dell’acqua e la gestione dei rifiuti basata sull’incenerimento, specialmente quando queste strategie hanno fallito in tutto il mondo, riempiendo però le tasche di chi ha fatto opera di lobbismo spregiudicato. Dobbiamo guardare a nuove soluzioni, già applicate altrove con successo, molto più efficaci e convenienti dal punto di vista economico e ambientale. Se ne ricordino, certi alfieri del centralismo regionale, prima di protestare ipocritamente contro le politiche altrettanto centraliste del Governo di Berlusconi. Andrea Romano Italia dei Valori