"Ragazzi in Gamba" by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

20
Ragazzi in gamba Anche se a volte penso di essere stato un coglione, che avrei potuto studiare, che testa ne avevo almeno quanto quell’alcolizzata della mia coordinatrice, non rimpiango il tempo del liceo perché non mi sono mai divertito tanto come allora. Sebbene abbia fatto il liceo più di merda che ci possa essere, appena un gradino più in su del riformatorio, ho fatto parte di una compagnia mitica. Quando mi ritornano in mente Fagiolo, Paganini, il Cugino, Sventola, lo Stupido, Capabianca e altri, mi viene da ridere come un idiota, come la stupida di fronte a sapete voi che cosa. 1 In quegli anni ci siamo divertiti davvero alla grande e ci penso spesso con grande piacere davanti a un bicchiere di vino, di tescovină, 2 di rachiu 3 di albicocche, di vişinată, 4 di secărică 5 o di quello che sia. Come diceva Fagiolo, che ho incontrato proprio nei giorni scorsi: dalla pipì di vergine in poi, si può bere tutto. Testa ne avevo, ma onestamente me ne è sempre fregato poco della scuola e adesso me ne frega ancora meno. Avrei potuto diventare anch’io un ingegnere disoccupato che vuole aprire una friggitoria, non vi pare? O almeno un capomastro che non ha più niente da rubare in fabbrica e si mette a scioperare. Avrei potuto diventare un professore di ginnastica, cioè di conteggio delle formiche, che va a zappare nell’orto del direttore, che gli tiri fuori un posto anche per l’anno successivo... Per cui non mi dispiace proprio così tanto come sarebbe giusto. Grazie, posso contare formiche anche senza una laurea, basta il liceo per quello. Se sono stato un coglione però, è solo perché quando ho avuto l’occasione non mi sono trombato Dorina Amicşulesei, che è una stupida patentata e adesso racconta balle in politica. E non una o due, come qualunque uomo onesto, ma in quantità industriale, che è meglio abbondare. Se me la fossi trombata ai tempi, avrebbe avuto un ai chiu più dignitoso, un marito, un figlio e una cucina perfettamente pulita. Non che io sia maledettamente dotato, ma quando sentivo che stronzate riusciva a tirar fuori, che merdate aveva per la testa, mi si ammosciava l’appetito, anche se, come si dice, l’organo non sa né leggere né scrivere. Così, Dorina Amicşulesei è rimasta zitella e io non posso dire a queste spugne, ehi sfigati, non date retta a Dorina Amicşulesei, anche se ha lo chignon e sembra chissà chi, che è stupida marcia e se l’è trombata perfino il Sottoscritto. Ma girava la voce che era persa per me, almeno così dicevano 1 Riferimento all’espressione volgare a rîde ca proasta la pulă (ridere come la stupida di fronte al cazzo). 2 Bevanda alcoolica ottenuta dalla fermentazione e distillazione della vinaccia. 3 Nome generico di varie bevande alcooliche forti ottenute attraverso la distillazione di vino, frutta, succhi di frutta fermentati, cereali o con la diluizione di alcool con acqua (ed essenze) senza l’aggiunta di sciroppo di zucchero. 4 Bevanda preparata con visciole fermentate con zucchero e alcool. 5 Rachiu (v. nota 10) preparato con la segale. 1

Transcript of "Ragazzi in Gamba" by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

Page 1: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

Ragazzi in gamba

Anche se a volte penso di essere stato un coglione, che avrei potuto studiare, chetesta ne avevo almeno quanto quell’alcolizzata della mia coordinatrice, non rimpiangoil tempo del liceo perché non mi sono mai divertito tanto come allora. Sebbeneabbia fatto il liceo più di merda che ci possa essere, appena un gradino più in su delriformatorio, ho fatto parte di una compagnia mitica. Quando mi ritornano in menteFagiolo, Paganini, il Cugino, Sventola, lo Stupido, Capabianca e altri, mi viene daridere come un idiota, come la stupida di fronte a sapete voi che cosa.1 In quegli annici siamo divertiti davvero alla grande e ci penso spesso con grande piacere davanti aun bicchiere di vino, di tescovină,2 di rachiu3 di albicocche, di vişinată,4 di secărică5

o di quello che sia. Come diceva Fagiolo, che ho incontrato proprio nei giorni scorsi:dalla pipì di vergine in poi, si può bere tutto. Testa ne avevo, ma onestamente mene è sempre fregato poco della scuola e adesso me ne frega ancora meno. Avreipotuto diventare anch’io un ingegnere disoccupato che vuole aprire una friggitoria,non vi pare? O almeno un capomastro che non ha più niente da rubare in fabbricae si mette a scioperare. Avrei potuto diventare un professore di ginnastica, cioè diconteggio delle formiche, che va a zappare nell’orto del direttore, che gli tiri fuori unposto anche per l’anno successivo... Per cui non mi dispiace proprio così tanto comesarebbe giusto. Grazie, posso contare formiche anche senza una laurea, basta il liceoper quello.

Se sono stato un coglione però, è solo perché quando ho avuto l’occasione non misono trombato Dorina Amicşulesei, che è una stupida patentata e adesso raccontaballe in politica. E non una o due, come qualunque uomo onesto, ma in quantitàindustriale, che è meglio abbondare. Se me la fossi trombata ai tempi, avrebbe avutoun ai chiu più dignitoso, un marito, un figlio e una cucina perfettamente pulita. Nonche io sia maledettamente dotato, ma quando sentivo che stronzate riusciva a tirarfuori, che merdate aveva per la testa, mi si ammosciava l’appetito, anche se, come sidice, l’organo non sa né leggere né scrivere. Così, Dorina Amicşulesei è rimasta zitellae io non posso dire a queste spugne, ehi sfigati, non date retta a Dorina Amicşulesei,anche se ha lo chignon e sembra chissà chi, che è stupida marcia e se l’è trombataperfino il Sottoscritto. Ma girava la voce che era persa per me, almeno così dicevano

1Riferimento all’espressione volgare a rîde ca proasta la pulă (ridere come la stupida di fronteal cazzo).

2Bevanda alcoolica ottenuta dalla fermentazione e distillazione della vinaccia.3Nome generico di varie bevande alcooliche forti ottenute attraverso la distillazione di vino,

frutta, succhi di frutta fermentati, cereali o con la diluizione di alcool con acqua (ed essenze) senzal’aggiunta di sciroppo di zucchero.

4Bevanda preparata con visciole fermentate con zucchero e alcool.5Rachiu (v. nota 10) preparato con la segale.

1

Page 2: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

il Cugino e Paganini: “ehi, Pagnotta” (questo ero io), “guarda che Holştain6 ti hapuntato addosso il binocolo”. Ma con questi non sapevi mai quando facevano sulserio e quando facevano circo... È vero che, quando mi vedeva, sgranava certi occhiumidi da vitellina d’importazione, che ti veniva da piangere se la guardavi troppo;ma io ero segretamente innamorato della Prof-di-romeno: per quanto fossi un duro,quando la vedevo mi smontavo come la maionese impazzita. Era bella, ragazzi, cheti mettevi a balbettare, e basta! Avessi visto come passava per i corridoi, impettitae sorridente allo stesso momento, con i capelli neri come la pece e lunghi fino allechiappe, lasciando una scia di profumo, ricevuto dai parenti che vivono in Italia,che ci andavi dietro come nei cartoni di Tom e Jerry. Ma io, zitto, non dicevo anessuno che mi mancava il respiro quando la vedevo. Non che io sappia tenere labocca chiusa, sono piuttosto chiacchierone, a modo mio, ma se l’avessero saputoquelli della compagnia – Fagiolo, il Cugino, Paganini, Sventola e altri – avrebberoriso di me una settimana di continuo, facendo solo una pausa per un sorso d’acqua.Insomma, avrebbero fatto un circo da prima pagina, edizione straordinaria! Nonche avessi paura del loro sfottimento, di non reggere lo strapazzo... non ho problemidi questo genere, che non sono mica nato sotto un cavolo, ma non mi andava diraccontare a quei minchioni ciò che avevo dentro. E che capperi, non potevo avereanch’io un segreto? Non me ne importava una mazza che mi prendessero in giro,questo è certo, che tanto cos’altro facevamo tutto il giorno? Ci sfottevamo, no? Chinon aveva la battuta pronta oppure si arrabbiava, era finito.

Fagiolo era il più in gamba fra di noi, e di molto. Era una specie di capo,insomma. Ci dava il la. Credo che si sia preso gioco di sua madre da quando era inpancia: “arriva quella deficiente di mia madre e mi dice...” parlava solo così. Caspita,aveva una madre da dieci e lode, faceva certe code da urlo per comprare il salame eimbottire di panini l’animale a scuola e lui da “quella deficiente di mia madre” non sischiodava. Era così, malato dove si pettina, che ci puoi fare! Era arrabbiato perchénon lo lasciava fumare in casa, come suo pa’. Per un sacco di tempo non ho nemmenosaputo come mai lo chiamavano Fagiolo, perché era arrivato dalle medie che avevagià quel nomignolo. Fino al giorno in cui si era ubriacato alla “Pufoaica ruptă”7 e celo aveva raccontato. Diceva che sua madre, per tutto il tempo in cui aveva avuto inpancia quell’animale di suo figlio, non era stata normale. Non aveva né nausea névomito, come succede di solito, ma tirava venti a raffica. “Ragazzi, dalla quantità diventi che tirava sembrava che mangiasse una pentola di fagioli al giorno, sul serio!Mio papà le voleva comprare il silenziatore, ma temeva di rischiare il porto illegaled’arma.” E così hanno cominciato a chiamarlo Fagiolino, e poi Fagiolo. “Ohi, e io chepensavo che ti chiamassero così perché ridi come un idiota e metti sempre i denti8

in mostra” diceva Sventola col suo tono un po’ da zingaro, sorseggiando secărică.

6È la traslitterazione nel linguaggio orale di Holstein, una razza bovina importata daCeauşescu e diventata popolare nella Romania comunista.

7Letteralmente “Giacca stracciata”. Pufoaica è una giacca da lavoro lunga oltre la vita,imbottita e trapuntata longitudinalmente, che era fornita dalle aziende ai lavoratori, soprattuttoquelli che erano impiegati nei cantieri.

8Fasole (fagioli) in originale, che in linguaggio popolare significa anche denti (con probabileriferimento ai fagioli bianchi).

2

Page 3: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

“Senti chi parla di metter i denti in mostra, tu, labbra cabriolet !” si risentiva Fagiolo.È vero, Sventola aveva certe labbra grosse due dita, che ti veniva sempre voglia dimetterlo a gonfiar palloncini per la festa del 23 agosto.9

La “Pufoaica ruptă” era una bettola lercia dove nessuno ci rompeva le palle, nes-suno ci chiedeva il libretto e il numero di matricola, con musica di merda e un tanfoda svenire. In più, era abbastanza lontana dal liceo, non correvi il rischio di incon-trare il prof di matematica o quello di storia, che anche quelli non alzavano mai ilgomito. Però andavamo là soprattutto quando fuori il tempo era di merda e nonpotevamo stare nel parco, al “posto di comando” o nella “stanza dei bottoni”, comechiamavamo la torretta in questione, o in altri luoghi da scuffia, come la cambusa delCugino o lo scantinato del palazzo di Paganini. Questo era il nostro divertimento.Fare cagnara e ubriacarci e ogni tanto un po’ di festa. Se Fagiolo era il più bravoa sfottere, Paganini era il responsabile del beveraggio – reggeva l’alcol che non cipotevi credere, avresti detto che sua madre l’aveva allattato a quartini. Per lui unabottiglia di Stolichnaya era soltanto l’aperitivo, la birra nemmeno entrava nella cate-goria delle bevande alcoliche e col vino si sporcava solo quando non aveva altro sottomano. Anche Paganini era una specie di capo; c’era, infatti, una sorta di concorrenzafra lui e Fagiolo. Fagiolo lo prendeva per il culo che ti scompisciavi dalle risate, maPaganini gli dava dieci a zero con l’alcol. Noi, gli altri, contavamo di meno, eravamopiù o meno di contorno. Il Cugino, un marcantonio di Pocreaca con modi da bovaro,era accettato non solo perché rideva come un maiale perfino alle battute più trite eritrite, ma anche perché aveva grana da far schifo. Suo padre, che era contabile allaC.A.P.10 di Cucuieţii din Deal11 o come cavolo si chiama, e sua madre, centralinistalì nel paese, gli avevano preso in affitto, all’animale, un monolocale in città, perché,poverino, non stia con il gregge in collegio, dove l’avrebbe disturbato “ogni sorta diripetenti”. Ma il Cugino non era un essere proprio così sensibile, ma piuttosto ilgenere di coinquilino che si soffia il naso nel lavandino e poi si pulisce le dita suipantaloni, che lascia peli pubici sul sapone dopo essersi fatto la doccia, quando se lafa. Ma per non essere proprio un cane con lui, devo dire anche che era di una bontàda restare di sasso, e a fare a botte non aveva rivali. Diceva: “Di sinistro uccido, didestro ancora di più”. I suoi volevano vederlo professore di non importa cosa, poitrovare il modo per portarlo da loro, in paese, scovargli una moglie e tenerlo per lacavezza fino alla vecchiaia, ma non gli era andata bene. Il Cugino aveva scoperto unapalestra di pugilato per principianti e si era iscritto per una prova: con due velocicazzotti, con forza bruta da bifolco, aveva scaraventato l’avversario con le gambeall’aria. Anche se i colpi non erano stati proprio da regolamento, sono rimasti tuttia bocca aperta quando hanno visto che forza aveva l’animale. Passata una settima-

9Festa nazionale della Romania fino al 1989. Ricordava gli eventi del 23 agosto 1944 quandovenne deposto il maresciallo Ion Antonescu e la Romania uscì dall’alleanza con l’Asse.

10La Cooperativa Agricolă de Producţie (Cooperativa Agricola di Produzione) era un’unitàeconomica socialista autonoma, realizzata attraverso l’associazione dei contadini, basata sullaproprietà cooperativa dei mezzi di produzione e della produzione.

11Finto toponimo, ironico, che rappresenta un luogo fuori dal mondo. Letteralmente:Appollaiati in Collina.

3

Page 4: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

na, dopo averli stesi tutti, che dovevi metterci l’orecchio per vedere se respiravanoancora, nessuno voleva più fare allenamento con lui. Di sicuro, non sapeva stare alloscherzo, il ragazzo, picchiava e rideva come uno stupido; e di nuovo picchiava e dinuovo rideva come uno stupido. Dopo la Rivoluzione, ho letto, da qualche parte,un’intervista al Cugino, che aveva vinto non so che campionato in Italia. Quelladel giornale gli ha chiesto quale fosse il segreto della sua forza, se beveva qualchetisana, se prendeva pillole o cagate del genere. Sai cosa ha detto, il ragazzo? A me èpiaciuto tanto: “Non c’è nessun segreto, signorina, se zappi l’orto, porti fuori letamee batti fagioli per almeno una decina d’anni, è impossibile non vincere il campionatoitaliano.” E immagino che si sia messo a ridere come uno stupido, anche se nonc’era niente da ridere. Lo chiamavamo il Cugino perché, incivile com’era, fra noi lecombinava sempre grosse, di merda, e noi gli trovavamo sempre la stessa scusa: perfavore, perdonatelo, è nostro cugino, viene dalla campagna, non si ripeterà mai più,promesso. All’inizio lo chiamavamo il-Cugino-di-campagna, poi, più semplicemente,il Cugino. La sua cambusa era il massimo per bevute e feste, ma non era semprelibera. Siccome era un ragazzo alla mano, tutti i tangheri si approfittavano di lui perpassare di là con le loro troie, per scoparsele a turno o in solitaria, dagli amichettipugili, con le facce come bidoni schiacciati, fino a pirlotti macilenti e lunghi comesciarpe, con la faccia piena di brufoli. “Che cavolo ci fanno sti babbei da te?” glichiedeva Paganini, imprecando per un cicchetto, con l’acquolina in bocca, mentreandava avanti e indietro sul pianerottolo. Il Cugino era fatto così, non gli davanofastidio nemmeno i buzzurri che restavano oltre l’ora stabilita. Una volta abbiamoaspettato quasi un’ora che uscisse un aborto di maschio, eh, l’amico del Cugino, conuna baldracca così scalcinata che ci siamo piegati dal ridere; immaginati uno stangascheletrica così alta che ti stufavi di guardarla in su, senza nessuna forma, col profiloa biscotto, con un naso di dodici metri, a cui i vestiti stavano come su un attac-capanni. Brutta come la fame, stop. “Eeh, per sbattertela questa la devi metterecon la testa nel lavandino in cucina e con le gambe sul lampadario della camera”commenta Fagiolo. “Io non me la sbatterei neanche morto” dice tranquillo Sventola,incollato alla sigaretta, prendendo la cosa sul serio. “Eeh, ma come siete esigenti –dico io, furbo del cavolo bollito – che mi pare già di sentirvi che le dedicate una segastasera in bagno.” “Ehi, Pagnotta, parla a modo, non fare il bovaro, si dice lasciarleun autografo sulle piastrelle, vedi di ricordarti almeno questo, che diavolo! Domanio dopodomani ti sposi e non sai dire nemmeno sta cosa a tua suocera” dice Fagiolo.“Lascialo stare, dai,” interviene Paganini, “che non ha studiato a Oxford come te.”“Eh bravo, difendilo, Paganini, io voglio fare di lui un ragazzo di classe, e tu ti cimetti come la mosca nel culo del cavallo.” “Ehi, ma così vi hanno insegnato a parlarea Oxford, il culo del cavallo?” dico ripagandolo con la stessa moneta. “Nella parteposteriore dell’equino” interviene calmo Sventola, serio come se fosse il rappresen-tante locale dell’università di Oxford.

Non so più come abbiamo continuato a spernacchiarci, ma mi ricordo che abbia-mo bevuto una bottiglia di rum di prima qualità, al bacio, come si dice, e abbiamopreparato la festa più mostruosa di tutta la storia di merda del liceo. Fagiolo mormo-rava che il Cugino si sarebbe preso un po’ di grana da quelli che trombavano da luinel porcile, correva voce che il tizio di Pocreaca se lo fosse lasciato scappare davanti

4

Page 5: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

a un bicchiere di matrafox,12 ma io credo che fosse una balla. Da come tiene l’alcolFagiolo..., credo piuttosto che sia stato lui a sparare a nastro di tutto e di più, e nonil Cugino. Oppure che il Cugino gliel’abbia detto tanto per dir qualcosa, così, perprenderlo in giro, e che quello scemo di Fagiolo abbia abboccato... Non ne ho idea!Secondo la mia mente da quattordici carati, dico che se gli stalloni erano ragazzi per-bene, gli lasciavano una bottiglia di qualcosa e delle sfogliatelle, sennò il Cugino siritrovava solo con fluidi rinsecchiti che disegnavano la cartina dell’URSS sul lenzuolo.Che mi venga un colpo se ho mai capito perché il Cugino lasciava passare tutti queisifilitici tra le sue lenzuola!

Una volta sola ha messo il divieto sul suo alloggio, come si fa per la pesca. Peril periodo in cui è stato insieme con una che noi chiamavamo Palmolive... Unaragazza sgaia, conciata con ogni genere di belletti, creme e ombretti d’importazione,provenienti soprattutto dalla Germania e dalla Polonia, carina da farti uscire gliocchi dalle orbite, con una carcassa di prima classe, che pareva fatta per far dispettoal cazzo. Una sorpresa per noi che ci aspettavamo che il Cugino uscisse con unaracchia da vomitarsi le budella, una zozza qualunque coi capelli da presa di corrente,che impazziva per la musica popolare, stupida sotto il livello del mare. Ma il Cuginono, arriva con Palmolive, che forse di vero nome faceva Olivia, se la memoria nonmi gioca brutti scherzi, e ci lascia con la bocca aperta, come dal dentista, con gliocchi spalancati e con le mani in tasca a cercar di calmare la furia nei pantaloni.“Ehi Cugino, hai avuto un gran culo, animale, mi tiro quattro sberle da solo senon è vero. Credo che tu abbia mangiato merda col mestolo quando eri piccolo,sul serio!” gli diceva sempre Fagiolo, per aprire la discussione, che forse sputavaqualcosa e la piantava col suo mutismo del cavolo. Ma il Cugino niente, neancheil numero di scarpa ci voleva dire, figuriamoci quelle cose lì, le porcherie, che a noiinteressavano moltissimo. E anche con abbondanza di particolari, se era possibile.Il Cugino aveva cominciato a farsi vedere di meno, trombava come un assassino,almeno questo era il nostro parere. Visto che non c’era, era normale sparlare dilui. Dovevamo pur ridere anche i ragazzi, no? Un po’ di sano divertimento, e checapperi! “Ehi, Pagnotta, ci ha smerdati, il bombardiere! Anche se ce lo dipingiamoa strisce dorate, a noi un bocconcino così non ci viene sotto i denti neanche se cireincarniamo enne volte, stanne certo!” diceva Fagiolo davanti a un bicchiere divino, di tescovină, di rachiu di albicocche, di vişinată, di secărică o di quello chefosse. “Ehi compare, ma chi gli diceva: senti Cugino, prendi e attaccati a una condue gambe, non sprecare le cartucce, goditi la vita, che fotti o non fotti il tempodella minchia se ne va, eeh? Ti ricordi?” rincaravo la dose io. “Certo che dicevo così,che la bocca ce l’ho per quello. Ma il campagnolo non capisce lo scherzo! Va avanticome un panzer, e basta!” “Non ti sta più bene adesso, eh? Ti viene la bava allabocca solamente a vederla, figurati se te la lascia toccare con un dito!” lo aizzavo iocome si fa coi cani, per tener viva la discussione. “Ma come sculetta pericolosamentela dragonessa, hai notato? Da prenderti a schiaffi con le ciabatte, come minimo!”

12Bevanda superalcolica fabbricata in fretta con ciò che si ha a disposizione. Ad esempio: alcoletilico, zucchero bruciato, cumino. Nelle carceri si usano anche profumo, dentifricio ecc.

5

Page 6: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

“Stai zitto, compagno di sventura! Almeno non ricordarmelo!” stavo al suo giocoper fargli sputare ogni sorta di scemenze. Cosa che regolarmente succedeva. “Anchese sei un irradiato di Cernobil, stai tranquillo che per fare un po’ di ginnastica conPalmolive ti viene duro, giuro!” “E delle gambe cosa pensi, Fagiolo? Che ti farebbeschifo metterci una zampa sopra...” si svegliava improvvisamente Paganini. “Cosavuoi che pensi, compare!” sospirava teatrale Fagiolo, “la farei pedalare in aria anchedomani...” “Ma tu, Sventola, non dici niente? Soffri in silenzio? Ma ce l’avremomai noi, in questa vita di merda, la soddisfazione di deliziarci con simili gambe?”“Probabilmente no!” rispondeva di scatto Sventola, succhiando la sigaretta come undisperato, senza traccia di sorriso. “Ragazzi, anch’io ho paura che ci daremo dentrocome imbecilli con ogni sorta di donnacce schifose, e i pezzi di pregio se li prenderannosempre quelli con la grana. Che vita di merda” diceva demoralizzato Fagiolo e se neapprofittava per tirar giù a garganella dalla bottiglia. “Basta, ragazzo”, saltava suPaganini, “vacci piano, che ci sono anche altri disgraziati in questo mondo. Buttaqua la fiasca.”

“Ehi, falla finita con ste aberrazioni, che non gli porta bene al Cugino” dice unavolta Sventola, enigmatico, espirando il fumo fino a Leorda. “Ma perché dici così,capo, hai notizie fresche? Dai, tirale fuori!” lo incalza Fagiolo, come fa la polizia,friggendo di curiosità. “Non ho proprio un corno”, taglia corto Sventola. “Alloracome fai a saperlo?” “Lo sento nell’urina, fratellino!” gli risponde lo zingaro senzafargli capire un accidente.

Non so come Sventola sentiva nell’urina, ma il ragazzo aveva ragione. E da lì sivede che il piscio di zingaro non è buono solo per salare i semi di zucca,13 ma ancheper prevedere il futuro. Non era passato molto tempo e il nostro pugile sembravasempre più malridotto, con l’appetito per i liquidi sotto il limite di funzionamento.Portava il bicchiere alla bocca senza nessuna voglia, sembrava alla moviola. Al nostromarcantonio era successo qualcosa. Qualcosa di brutto. Non era il tipo che si perdevad’animo per una sciocchezza. Cosa poteva avergli fatto quella mezzasega della suaragazza – a lui, che faceva strage sul ring, che quelli là li pestava fino a fargli vederele stelle – per ridurlo in quello stato? La faccia gli si era increspata, le orecchiegli cascavano come pasta frolla, gli occhi gli erano rientrati nelle orbite, che non listanavi neanche con la forchetta. Quando Fagiolo gli tirava fuori storie che in altrimomenti l’avrebbero fatto morire dal ridere, non aveva neanche la soddisfazione divederlo muovere gli angoli della bocca. “Ehi, Pene Imperatore,14 con roba così frescavicino a me io non parlerei più con nessuno. Sarei vanitoso come un asino al mercato”diceva Fagiolo tentando di svuotare il mare con un cucchiaino. “Metterei il lucchettosulla porta e scriverei: chiuso per inventario dettagliato!” si sforzava di strappargliun sorriso. Ma l’Imperatore Pene non sembrava nemmeno sentire, un pensiero trucelo tormentava. Le cose parevano veramente molto ingarbugliate, e loro, i ragazzi,non sapevano come districarle.

13Credenza popolare molto diffusa: che i semi di zucca venduti per strada, solitamente daglizingari, fossero salati con la loro urina. Per questo si raccomandava ai bambini di non comprarlida loro.

14Formula ironico-ammirativa che rimanda ai vocativi Verde Împărat, Roşu Împărat (VerdeImperatore, Rosso Imperatore) ecc. delle fiabe per bambini.

6

Page 7: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

Quando dal Cugino c’erano problemi, andavamo da Paganini nello scantinato.Con una certa precauzione, che non ci beccassero i vicini, dei vecchi scorreggioni,spioni come i bambini dell’asilo, ex scribacchini di pura merda, toh! palazzo signo-rile, in miga a tua fadre, tanto per parlare a modo. Lì era fico da morire, perchéPaganini il vecchio era un bravo uomo di casa. Ce ne stavamo tranquilli tra barattolidi zacuscă15 e trecce di cipolla, barilotti di verdure in salamoia e cassette di bottigliedi succo di pomodoro, tuberi interrati nella sabbia e ogni genere di confettura. Stava-mo là e bevevamo vera vodka russa, alla ciliegia o all’albicocca, secărică e distillati divinacce e di vino... “Ehi, basta che non vi venga in mente di piastrare qui” ci avverti-va inutilmente Paganini, fissando specialmente Fagiolo, che era lui quello che gettavala spugna. “Oppure piastrate nel sacchetto, eh, come sull’aereo, che è compreso nelprezzo.” E poi stappavamo qualche bottiglia di succo di pomodoro da bere con lavodka, e aprivamo ancora un barattolo da quattrocento di zacuscă, che mandavamogiù senza pane, perché per il pane c’era bisogno della tessera... Che vita, ragazzi!L’unica cosa brutta era che dovevamo parlare sottovoce perché i vecchi rimbambitinon si accorgessero di niente... ma ora mi rendo conto che questa era anche una cosabella, creava una sorta di intimità, perché ha un fascino particolare sfottersi sotto-voce, bere vodka direttamente dalla bottiglia, sotto l’occhio clinico degli altri, prontia strapparti la giacca a vento se provi a fregarli di un goccio. “Ehi, Sventola, tu nondovresti avere nemmeno il diritto di toccare la bottiglia con le labbra, eh! Con il tuosturalavandini la prosciughi con un sorso” lo sfotteva Fagiolo, sfoderando le labbrain modo illustrativo. Sventola se ne infischiava, si accendeva le sigarette una con l’al-tra, col grugno sempre rivolto verso la bocchetta di aspirazione. In quanto ad aprirbocca, era scazzato da non crederci. Ma quando lo sfottevano da metterlo all’angolo,col suo faccione da zanzara lobotomizzata, senza nessun riferimento a quello che erastato appena detto, starnazzava: “Ma va’ a fare in culo, Fagiolo! Meno male che tusei intelligente da far morire d’invidia un asino!” Questa era la sua risposta standardquando si trovava alle strette. “He! He! He! Salute! Ma perché ti sei incavolatocosì?” continuava Fagiolo, ma ancora una volta Sventola perdeva di colpo la vogliadi chiacchierare, gli era indifferente tutto ciò che succedeva.

Ma il più pericoloso nel campo dei liquidi non era Sventola, ma Paganini – questoqui, che mi prenda a sberle Babbo Natale se dico bugie, aveva un imbuto al postodella gola. Davvero! Era progettato dalla fabbrica con un collettore di liquidi conprestazioni da record, in modo che il liquido arrivasse, senza nemmeno toccare lepapille gustative, direttamente nello stomaco, se non addirittura dritto nel sangue.In più aveva delle antennine olfattive, come dei bastoncini incolori, una specie diradar nasale, con il quale rilevava anche la più piccola quantità di alcol in un raggiodi cinquecento metri; e si era proposto di battere il proprio record di anno in anno,estendendo la rilevazione a un raggio di seicento metri nel 1985, settecento nel 1986,ottocento nel 1987 e così via. “Ma per riuscirci bisogna fare allenamento, compagni,non giocare!” Mi meraviglio che non siamo finiti in galera... Ma probabilmente nes-suno prendeva in considerazione gente come noi, degli sfigati di merda che bevono

15Antipasto preparato con melanzane, peperoni, cipolla, ecc.

7

Page 8: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

come pantegane in giro per gli scantinati.Quando i Paganini senior tagliavano la corda, per andare in campagna o non so

dove cavolo, salivamo anche noi in alto come i signori, al secondo piano, nell’appar-tamento. Si stava benino anche lì, ci si stravaccava come ricconi in poltrone costoseda far schifo, invece di sbevazzare con il sedano nel sedere o con le trecce di cipollaattorno al collo, come se le metteva Fagiolo quando faceva circo e diceva di essere ilDalai Lama. Paganini, junior, aveva sempre lo stesso stress in gola: “Ooh, vedete dinon decorarmi i divani, che vi mangio vivi!” ci minacciava. E, naturalmente, guar-dava con insistenza verso di me. E Fagiolo, campione di sfottò, si alzava di colpo,portava la mano alla bocca e correva come un pazzo per la stanza, come se non sipotesse più trattenere, lasciando Paganini senza parole, con una faccia buona soloper la bacheca d’onore. Noi ci defecacavamo addosso dal ridere. Qualche volta suc-cedeva davvero, ma tante altre gliela davamo da intendere, ridevamo e ci tenevamoapposta la pancia con una mano come per dire: “Guarda che te l’ha messa nel culo,ragazzo, hai abboccato come un idiota”. Ma Paganini non si teneva i debiti, quandobeccava Fagiolo con la guardia abbassata gliela ritornava con gli interessi. Ma perquesto bisognava fargli alzare un po’ il gomito, e così lo punzecchiava continuamente:“Fagiolino caro, è una mia impressione o hai dichiarato guerra ai liquidi?” “Mettitigli occhiali, Paganini! E stai attento che l’alcol causa gravemente16 la salute uma-na.” “Fagiolino mio, guarda che si consuma anche il contenuto, non si lecca solo laconfezione...” “Va bene, Paganuccio caro, ma non fare più sforzi di concentrazione,che ha detto il dottore che ti si paralizza anche l’altro neurone...” “Ma cosa staidicendo? Non si sente bene da qui!” “Ecco, vedi, Paganuccio mio, che aveva ragioneil signor dottore? Ha cominciato già a causarti17 l’udito!” E andavamo avanti cosìa cazzeggiare, ora uno, ora l’altro, e ci sentivamo dannatamente bene, non ce nefregava niente della scuola, della miseria, delle code, del freddo, della fame e di tuttii bla-bla di quelli che raccontavano balle a destra e a sinistra.

Un altro divertimento grandioso a casa di Paganini era il telefono. Quando ivecchi erano fuori, lui era il primo a farsi prendere dalla telefonite. Dopo un po’ dibicchierini di vodka di quella super, l’appartamento diventava troppo piccolo per inostri scherzi geniali, da premio Nobel, e così ci spostavamo su nuovi mercati. Pren-devamo l’elenco telefonico e cercavamo nomi ridicoli, che sembravano creati appostaper farci le battute. Un giorno ci son state due scene da sballo. La prima, di Paga-nini, che ha pescato la famiglia Chiappa. L’animale prende il ricevitore, fa il numeroe con una voce da leccaculo chiede: “Prontoooo, compagna Chiappa?” perché gliaveva risposto una voce figminile. “Il compagno Chiappa è in casa?” Quella gli dicedi sì. “Ooooh, come sono felice, vuol dire che tutto il culo è a domicilio.” La seconda,di Sventola. Lo zingaro, con una fortuna da far schifo, trova un nome da sbattere latesta sul muro, sul serio: Moccolicotti. Chiama, e con la sua voce da vacca con lapolmonite chiede: “Pronto, parlo con Moccolicotti?” Noi eravamo già in stato coma-

16Gioco di parole derivato dalle avvertenze che si trovano sui pacchetti di sigarette. Per laprecisione dall’incrocio fra Fumatul dăunează grav sănătăţii (Il fumo danneggia gravemente lasalute) e Fumatul cauzează cancer (Il fumo causa il cancro).

17Vedi nota precedente.

8

Page 9: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

toso solo a vedere Sventola con i suoi labbroni a frittella che diceva simili oscenità.Non so cosa abbiano detto dall’altra parte, ma lui fa, come al mercato: “E quant’èal chilo?”

Avevamo anche degli scherzi standard, a cui cambiavamo solo il destinatario, macon quelli ci si stufava presto. Come quello dell’impiegato del telefono. Per questecose il migliore era Fagiolo riusciva a usare un tono secco, quasi stizzito, da ufficialeche si era alzato con la luna di traverso. Lo scenario era il seguente: “Pronto, famigliaIonescu?” “Sì?” “Sono l’ingegner Hanganu, capo servizio della compagnia telefonica,abbiamo un’emergenza...” “Mi dica!” “La prego di misurare la lunghezza del cavodalla spina fino all’apparecchio, ma in fretta, che non c’è tempo da perdere...” Ilmalcapitato di turno andava, misurava e riferiva a quell’imbecille di Fagiolo una lun-ghezza, ecco, diciamo cinque metri. “Ehm, sì... aspetti un attimo che facciamo icalcoli... Ehm, sì... va bene, è perfetto... Le basta per impiccarsi! Grazie, arriveder-ci!” A dire il vero ci si sbellicava dalle risate molto di più dopo, quando Fagiolo ciraccontava come aveva reagito lo zoticone, come lo chiamava lui. Lo scimmiottava,ci faceva vedere, a casa di Paganini, come il poveretto andava sotto i tavoli col metroin mano, rapido e veloce, che l’ingegnere stava aspettando, e che faccia faceva allafine, quando lo prendeva per il culo alla grande. Teatro, cosa vuoi! Una variante diquesto scherzo era quella dell’idraulico che ti chiedeva di misurare la lunghezza deltubo di scarico della lavatrice. E potete rendervi conto di che supplizio, di quanto sidannava il poveraccio per tirar fuori quel ferro vecchio da chissà quale buco perchéun essere insulso gli dicesse di farsene un cappio!

Ma una volta quel criminale di Fagiolo ha esagerato di brutto. Eravamo stufidegli stessi scherzi triti e ritriti con l’ingegnere della compagnia telefonica e l’idrau-lico, e cosa gli vomita il cervello al cretinoide? Inventare qualcosa per salvarci dallosvacco. Prende il telefono e chiama un numero a cazzo. Gli risponde una donna.Senza dirle né come si chiama né di dov’è, la aggredisce subito così: “CompagnaTale”, e le dice il cognome, “abbiamo saputo che la sera recita le preghiere, è così?”Probabilmente quella aveva cominciato a balbettare qualcosa dalla paura. “Non sinasconda, compagna, noi sappiamo tutto...” Senza volerlo, il deficiente doveva esse-re sembrato uno della Secu’ 18 oppure uno shogun di partito, o qualcosa del genere.“Compagna, lei non deve pregare più, che è tutto inutile. Glielo garantiamo noi. Eper farle vedere quanto ci teniamo a lei, le daremo quello che Dio fino adesso non leha dato. Le daremo la gobba, una gamba di legno e acqua nei polmoni.” Ma non hariso nessuno. Nemmeno Fagiolo. Credo che sia stata l’unica volta in cui, per qualchegiorno, ho avuto la strizza al culo.

Molte volte avremmo potuto trovarci più o meno nei guai, ma a quei cani dellaSecu’ probabilmente andava bene che fossimo storditi dall’alcol, che ci dedicassimoalla grande al cazzeggio e che non ce ne importasse un accidente di altre brutte storie,come volantinaggio, proteste di piazza e cose simili. Ma noi non avevamo grilli delgenere, non ce ne fregava niente della politica e di Ceaşcă,19 non pensavamo che adivertirci, cioè bere come spugne, andare a donne e ascoltare musica. Non avevamo

18Diminutivo di Securitate.19Soprannome per Ceauşescu. Letteralmente: tazza.

9

Page 10: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

nemmeno bisogno di cibo. Ad ogni festa la parola d’ordine era: mangiare è superfluo,bere è fondamentale.

Il mistero del Cugino si è sciolto inaspettatamente durante una libagione che ècominciata in modo tranquillo, ma che alla fine si è trasformata in una maialata dagrandi occasioni. Non entrerò in troppi dettagli perché non ho a portata di manouna coperta sotto cui nascondermi per la vergogna. Dirò soltanto che certe feste,spontanee, senza pretese, senza inviti particolari e vestiti d’occasione, sono quelleche riescono più toste. Certe volte non hai nemmeno bisogno di troppi soldi per tirarsu una cosa del genere. Mi chiama Paganini per uscire a farci una haraşpincă,20 eio avevo in tasca solo le cocuzze sufficienti per comprare la visiera alla pelata, cioènisba. “Offro io un giro e dopo vediamo”, dice lui. Siccome il Dio dei beoni da lassùveglia sui suoi servi affinché non gli si prosciughi la gola dalla sete, passa da quelleparti lo Stupido, e Paganini, lumandolo da lontano con i suoi sensori speciali, fiutache non è al verde. Dopo un po’ passa di lì anche il Cugino, che gli rodeva il culo finoall’anima, non di meno! Si siede anche lui, come su cocci di vetro, perché lo stavaaspettando Palmolive a casa. Diceva ogni due secondi che doveva tagliare la corda,ma se ne stava incollato alla sedia come una ventosa. Aveva voglia di andare a casacome io di andare alle lezioni di chimica. Come per incanto comincia ad arrivaresempre più gente. O da una parte o dall’altra saltavano sempre fuori i soldi per ungiro. A un certo punto, il Cugino si alza e con un tono che non ammette repliche cidice: andiamo da me! Siamo rimasti tutti quanti interdetti. Lo guardavamo comeuna bestia rara. Nella sua cambusa non aveva più messo piede l’ombra di uno di noida almeno un mese. “Eeh, speriamo che Palmolive non ci tiri qualcosa in testa” dicePaganini, con tono giocondo, per dare al povero cristo il tempo di ripensarci. “An-diamo da me!” ripete deciso il Cugino, sul punto di scattare. Aveva qualcosa che glistava sull’anima da quando l’avevo visto. Siccome per il Cugino uno più uno fa due,cioè non è di quelli che per grattarsi il deretano passano il braccio da sopra la spalla,si prende e parte prima di tutti. Avvertiamo immediatamente anche Fagiolo che dalCugino si stava profilando una rimpatriata come non si era mai vista a Botoshima,21

che doveva venire al volo da noi. All’inizio credeva che lo prendessimo in giro, mal’abbiamo tranquillizzato, il pazzoide. È arrivato come una scheggia, che per nullaal mondo si sarebbe perso una simile occasione.

Quando ci siamo trovati tutti lì, la banda al completo, Palmolive aveva addossoun tubino rosa da farti venire il diabete, se lo guardavi troppo, ed emanava milleprofumi, ma sembrava fulminata dall’ira. Stava per farlo fuori con un tiro dagli un-dici metri, di fronte a noi. Il cugino l’ha presa su con un dito e l’ha portata in bagnodove hanno avuto luogo discussioni libere e democratiche, di categoria pesi mosca.Probabilmente il Cugino le ha dato il foglio di via irrevocabile perché Palmolive hapreso su le sue cianfrusaglie, come un automa, e se n’è andata senza dirci nemmeno:baciatemi il culo. Ci mancava anche quello. Noi siamo rimasti tutti quanti calmini,mentre lei, furiosa, raccoglieva le sue cose, spostandoci da una parte all’altra, in

20Bevanda alcolica di cattiva qualità.21Contaminazione del nome della città di Botoşani con Hiroshima.

10

Page 11: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

equilibrio precario, a seconda dei suoi interessi in materia di oggetti personali, comese non fossimo presenti, come se non avessimo sentito neanche uno strillo dal bagno,come se non ci rendessimo nemmeno conto di quello che stava succedendo... SoloFagiolo ghignava come un oligofrenico, visibilmente incantato dalla messinscena delladragonessa. Le avrebbe messo molto volentieri una mano tra i cosciotti, da come glibrillavano le pupille.

La cambusa del Cugino era irriconoscibile. Da quel porcile che conoscevamo, incui non ti saresti meravigliato di trovare una fetta di pane spalmata di burro nellacarcassa del telefono o un preservativo ammuffito dietro il termosifone, adesso eratutto pulito come un uovo. Che quasi ti vergognavi di metterti a bere. Però le len-zuola rosa, le tende rosa, il paralume rosa, il lampadario rosa e un paio di calzini rosaappallottolati e finiti sotto il letto ti spingevano a buttar giù un bicchierino per fartipassare la nausea. Proprio quello che abbiamo fatto tutti quanti, fino al mattino.

Quando stava per farsi giorno, il Cugino era ubriaco marcio. Fagiolo era anche luiin scimmia, faceva battute sempre più di cacca. Anch’io non mi sentivo troppo bene,mi si erano rammolliti i tutori e la posizione bipede era diventata il mio desideriocostante. Soltanto Paganini, povero, teneva alta la bandiera e continuava a chiedercicon chi mai poteva bere, perché gli sembrava che noi ci facessimo pregare un po’troppo. Ad ogni modo, sulle barricate c’eravamo rimasti solamente noi quattro.

Lo Stupido aveva piastrato un tre volte e adesso stava dormendo con i piedi nellalavatrice e il naso in un posacenere.

Sventola, dopo aver reso omaggio alle pantofole, anche lui, aveva tagliato la cordaverso casa, cantando a squarciagola la Ballata della Giacca a vento, come al solito.Una canzoncina da quattro soldi che non so nemmeno perché si chiamava ballata.Fa più o meno così: “Sia che nevichi, sia che piova/ Col cul per terra non mi trova/Che ho la giacca a vento nuova.” Questo era tutto. E ricominciava da capo finchénon ti faceva girare le scatole e gli dicevi di star zitto che sennò lo prendevi e glifrullavi la zucca contro il muro. Ti ascoltava docile come un agnellino. Finché non sidimenticava di quello che gli avevi detto e riprendeva un’altra volta dall’inizio. Glipiaceva da morire quel rutto di canzone. Probabilmente qualcuno dei suoi antenatinomadi deve aver avuto in passato una giacca a vento nuova che era stata l’orgogliodi tutta la sua stirpe, fino al settimo grado. Una giacca a vento così non l’hanno maipiù vista!

Capabianca aveva perso anche lui le forze, l’abbiamo trovato la mattina in ter-razza che dormiva seduto su un seggiolino da pescatore con la capoccia appoggiatasul bordo del parapetto. Dicevi che fino a quel momento era stato a guardarsi leragazze per strada e che si era soltanto appisolato un attimo, sai com’è.

Gli altri erano andati via da un pezzo.Io avevo appena fatto un regalo alle anatre perciò ero relativamente vivace, nel

senso che non avevo bisogno di stuzzicadenti per tenere gli occhi aperti.La situazione sul campo di battaglia si presentava più o meno così quando il

Cugino ha cominciato a raccontare, quando il mistero si è sciolto.Sembra che Palmolive venisse da una famiglia facoltosa, ragazza beneducata, pu-

lita, di compagnia e con un gran senso dell’umorismo. Non era una sgualdrinella,una di quelle che la danno via a dritta e a manca, neanche per sogno. Aveva un

11

Page 12: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

unico difetto: se per cinque minuti rimaneva senza batacchio – il tempo di andartia bere un bicchiere d’acqua o fare la pipì, insomma – quelli erano cinque minuti divita perduti. Aveva una tale voglia di fare ginnastica in due da far paura. All’inizioaveva creduto di essere stato baciato da una fortuna sfacciata. Per qualche giornonon hanno visto, non hanno sentito, non sono usciti di casa; al cesso ci andavanosolo quando la pressione era al massimo, quando le budella stavano per scoppiare.Era stato super! Sesso alla grande. Come nei film. Lei diceva di essere finalmentecontenta di come girava la ruota, che aveva trovato qualcuno con cui si intendevaa meraviglia. Che sognava di andare avanti così fino alla tarda vecchiaia. Che lasua disgrazia, fino ad allora, era stata quella di non aver avuto in sorte un arnesegiocherellone che la calmasse. Che per questo era sempre stata costretta a correrein giro in almeno due-tre posti. Però anche lei voleva avere una famiglia. Volevauna vita rispettabile. Non che la gente la mostrasse a dito come una puttanella. Ecanticchiava di gioia in giro per la casa.

Solo che dopo un paio di settimane la fortuna gli ha voltato le spalle. Lui, ilCugino, grande e grosso come era, si sentiva strizzato come uno straccio, gli giravala testa perfino quando stava seduto. Non aveva più nemmeno il coraggio di anda-re agli allenamenti. Con un buffetto l’avrebbe steso a gambe all’aria anche il piùmingherlino di quelli là. Gli si annebbiava la vista, le gambe gli tremavano come aun cane dal veterinario. Quando vedeva con che occhi vogliosi Palmolive guardavai suoi muscoli stremati, gli venivano le bolle lungo il filo della schiena. Quando siaccorgeva che si stava preparando per un nuovo attacco, quei due o tre spermatozoi,che fino a quel momento erano rimasti incolumi, si davano alla fuga con quanta forzaavevano in coda, con il pelo dritto sulla schiena, tremando di paura, cercando dinascondersi nei posti più bui. Ma non avevano via di scampo! Quando Palmolivesi lanciava coraggiosamente con la bocca su quel pezzo di carne moscia, sembravache mettesse in funzione il Panasonic. Per quanto con i loro artiglietti si aggrap-passero a qualsiasi cosa trovassero sul percorso, venivano strappati via come duranteun uragano e portati sul luogo del delitto. Dopo aver ottenuto un’accettabile ere-zione dello strumento di lavoro, sorrideva trionfante e gettava nella mischia l’altrobucorifizio, appiccicaticcio e fremente, così ardente d’impazienza che sembrava nonaver assaggiato un uccello da migliaia di anni. Man mano che passava il tempo isuoi sorrisi trionfanti si diradavano. Per quanto facesse andare il Panasonic a pienigiri, il raccolto era sempre più scarso. La popolazione di spermatozoi era calatadrasticamente, come se ci fosse stata un’epidemia. Di tanto in tanto ne beccava an-cora qualcuno monco o guercio, o qualcun altro vecchio o paralitico, oppure qualcheneonato immaturo... Ma una quantità così misera non le bagnava neanche il becco,non le bastava nemmeno per un pallido orgasmo, così, di controllo. Come le stregheche, nelle favole, proclamavano a gran voce che avrebbero mangiato carne umana, leireclamava uno spermatozoo giovane e con la codina vispa. Il Cugino aveva le guancevisibilmente scavate, straziato dal continuo succhiare e leccare, devastato da crampie giramenti di testa. D’altra parte anche Palmolive era disperata. Con tutto il suoarsenale di mezzi, uno dei più stupefacenti sulla piazza, aggiornato grazie a fotografieprese da riviste tedesche, non era più in grado di tirar fuori dal Cugino nient’altroche un leggero spasmo, come un sospiro, seguito da due-tre gocce di acqua pura,

12

Page 13: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

che non sarebbero bastate neanche come collirio. Era livida di rabbia perché i suoisogni evaporavano insieme al vigore del fantasma che le stava vicino. Addio famiglia!Aufvidărzein,22 vita rispettabile!

Quando la femmina aveva cominciato a scaricargli addosso rimproveri dicendoche i suoi ormoni ballavano la danza della pioggia e chiedevano di essere calmati, chenon aveva un briciolo di pietà di lei, che si prendeva gioco di una ragazza ingenua chein gioventù era stata vergine, che di trombarsela così fino in tarda vecchiaia gliel’ave-va solo promesso e altre stronzate del genere, il Cugino non aveva trovato niente dimeglio da fare che trascinarsi da uno che conosceva in città, un suo compaesano, percercar di rimettersi in sesto. Si era trascinato come una lumaca. Quando lei si eraallontanata per comprare l’acqua minerale, la lumaca era schizzata via,23 come nellabarzelletta. Ciao bambina, tanti baci e vado in Cina! Grande, grosso e vaccinatoquale era non aveva trovato la forza di prenderla a ceffoni, di darle due pedate nelculo e spedirla così lontano da non vederla più. Aveva tagliato la corda come unaverginella.

E mentre se ne stava là con il suo compaesano a filare moccoli, che di sicuro nonavevano grandi cose di cui parlare, chi suona alla porta? Palmolive, porco giuda.Va ad aprire il suo convillico e, quando torna indietro, gli dice, con gli occhi comedue lampeggianti: eehi, io credevo che erano quelli della corrente, ma ti cerca unadi quelle che vedi solo in vetrina. Quando gli ha predicato così, basta! ha capito chiera. Gli son venuti i brividi, che le palline gli risuonavano come i campanellini delleslitte. Gli spermatozoi sono entrati in allarme rosso: hanno incendiato le case e datofuoco ai raccolti, hanno avvelenato i pozzi e si sono ritirati nelle foreste.24 Il pisellosi è fatto prendere dal panico. Lui è uscito fuori sul pianerottolo per parlare. Lei,che questo, che quello... Che le dispiace... Tralalì tralalà... Bla bla bla... Tagliandocorto, chiacchiere da femmina. L’ha infinocchiato, il poveraccio. L’accordo è statoche la teneva a digiuno ancora per un paio di settimane, che anche lui aveva bisognodi un po’ di respiro e il suo organismo di rifarsi la scorta di vitamine – e dopo si vedrà,sarà quel che sarà. Palmolive ha cominciato a riempirlo di ogni sorta di ghiottoneriefregate da casa sua, cose che la sua stirpe non aveva mai mangiato, dalla scimmia inpoi. L’ha ingozzato con fichi e datteri, arance e banane, cioccolata e miele. Quandogli dava tregua con i dolci, tirava fuori burro e salame di Sibiu, olive e caciocavallo,insalate e arrosti. Solo carne di coccodrago non gli ha portato. “Dai, mangia che devitornare in forze!” gli cinguettava dolcemente solo cose del genere, ogni cinque minuti,pesticciando i piedi impaziente. Come se uno potesse tornare in forze schiacciandoun bottone. Ma l’accordo è durato solo due o tre giorni. Fino al momento in cui,avendolo beccato senza camicia, si è lanciata su di lui con gli artigli, l’ha atterrato

22Auf wiedersehen in tedesco.23Ossimoro che deriva da una famosa barzelletta: Un ardelean se întoarce cu mâna goală de la

cules de melci: “Păi cum, nici măcar unul n-ai găsit?” îl întreabă nevastă-sa. “Ba da, mai mulţi!”zice el. “Dar cînd mă aplecam să-l culeg, melcul ţuşti, în tufiş !!!” (Un transilvano torna a casa amani vuote dopo essere stato a cercare lumache: “Ma come, non ne hai trovata neanche una?” glichiede la moglie. “Come no, ne ho trovate tante!” dice lui. “Ma ogni volta che mi piegavo perraccoglierne una, la lumaca schizzava nel cespuglio!!!”).

24Storicamente, in campagna, la reazione alle invasioni dei turchi.

13

Page 14: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

sul materasso e ha fatto di lui quello che voleva. Tutte le povere vitamine, che avevaracimolato con tanto sforzo nei giorni precedenti, sono andate a farsi fottere unadopo l’altra. E, guarda caso, la colpa era comunque sempre sua, che era lui ad averlaeccitata in quella maniera. Era ridotto a non potersi nemmeno cambiare la camicia,povero cristo. Noi siamo piombati con tutta la combriccola tipo il giorno dopo chela pollastrella gliele aveva suonate.

Dopo che l’ha buttata fuori di fronte a noi come una gatta scagazzona, dice chenon l’ha cercato più. Ha tirato un respiro di sollievo. Ma gliel’ho detto al Cugino:ehi, sei proprio un bietolone se non scrivi un libro su questa storia, questo è un ar-gomento potente; lo scrivi e lo intitoli Ricordi di giovincazzo. Così, per ridere!

Poco tempo dopo quella festa salvavita, la cambusa del Cugino aveva ripreso ilsuo vecchio destino. Da casa sua si poteva vedere uscire ogni genere di energumenicon le loro orrende bagasce, intrallazzatori bisunti con zoccole truccate fino al bucodel culo, tangheri tosti con baldracche ridacchianti, scioperati paghi uno prendi duecon mignotte di quartiere... Eh! gli amici del Cugino, che il diavolo se li prenda!

Abbiamo avuto proprio una bella compagnia al liceo! Divertimenti e giro di figa,solo questo ci ronzava in zucca. Perfino le code le facevamo per divertimento, cisfottevamo a vicenda con i ragazzi del quartiere, rimorchiavamo puttanelle di ognitipo con sceneggiate ad hoc, ridevamo di tutto e di tutti. Giuro, da un bel po’ lanostra ghiandola del riso si eccitava così facilmente che bastava che qualcuno apris-se la bocca e scoppiavamo a ridere come cretinoidi, che le vecchiette ci davano deiposseduti. Quando le scene erano anche divertenti, era la fine del mondo. Ancoraadesso mi ricordo di una matrona impettita che si accalcava in coda per lo zucchero,da sotto il suo cappotto di agnello dava gomitate a destra e a manca, come l’ultimadisperata. In coda, lo sapete bene, non ce ne fregava niente che uno fosse intellet-tuale o si rompesse la schiena in fabbrica, che avesse il berretto di nutria o il bascobisunto, non esistevano cortesie. Tutti erano uguali. E così, anche la nostra matronaspingeva con decisione. Siccome era più in carne degli altri, alla vendita del primopacchetto con i magici cristalli, quando la coda si è trasformata in ressa, la nostramatrona è sbucata in prima fila, come i pidocchi in fronte. Ma la poveretta non èriuscita ad assaporare il trionfo perché dalla sommità del cranio le si è sciolto lo chi-gnon ed è rotolato giù nientepopodimeno che un vasetto vuoto di yogurt, l’armaturadell’imponente costruzione. Ha cercato maldestramente di fermare il disastro, maha fatto peggio perché ha attirato l’attenzione, il vasetto sembrava essere argentovivo, le sfuggiva dalle mani, il sacchetto si è rotto e lo zucchero si è sparso in giro,e il vasetto, dopo aver colpito un paio di vicini ha fatto poc! per terra. La genteguardava come se fosse al circo scoppiando dal ridere e la commessa si è bloccatacon un chilo di zucchero in mano. Un tizio piuttosto attaccabrighe le ha gridato:“Aho, dovevi andare a prendere il latte e sei qui a cercar zucchero, vedi ’n po’ tu!” Egiù di nuovo belati, e giù cagnara. Mi sono piegato in due dalle risate, quella volta,davvero! Mi sono venuti i crampi alla mascella. Ecco perché mi piacevano le code.Poi vedevi uno, incontravi quell’altro, venivi a sapere che intrallazzi c’erano a scuola,nelle altre sezioni, chi ha trombato chi, chi ha fatto a cazzotti con chi, chi ha avutocasini con la matematica o con la fisica, che altri tiri hanno fatto ai prof, quali feste

14

Page 15: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

si stavano preparando, che saponi e che spray si vendevano in giro per la scuola etutta una serie di cose che se non le sapevi ci facevi una figura di merda.

Qualche volta, al negozio di alimentari in cui andavo a fare la coda io, venivaanche Dorina Amicşulesei, della quale vi ho già parlato. Accidenti, veniva vestita ditutto punto e con un profumo che cavolo ne so, non ho idea di cosa fosse, ma credouno di quelli cari da morire, e se ne stava là, pia come la Madonna-col-litro-d’olio-in-braccio, ti guardava con gli occhi come due sfere di cuscinetto in cui si rifletteval’Universo, elegante e smorfiosa, filosofa del tubo, che ti veniva voglia di darle duecalci in culo per riportarla alla realtà, che quello non era il ballo della regina, bensìun gregge di animali affamati e sfiniti, pronti ad azzannarsi per un osso affumicato.Ogni volta che mi capita di pensarci, mi viene su la rabbia all’istante. Anche senon credo che sia colpa sua, ma di quella madre malata nel cervelletto che si ritrova,che voleva maritarla, so io, oppure far vedere che è ricca, non una qualunque, pensaun po’ ! Che anche nel cesso la mandava in abito da sera. Adesso, quando vedo lasignorina Amicşulesei raccontare balle su disoccupazione o protezione sociale, mi sigonfiano le vene del collo, ecco. Tira fuori dal gozzo le stesse frottole di un tempo.Ma guarda un po’ tu che boiate poteva avere in testa! Cosa riusciva a tirar fuoridalla bocca! Eravamo in coda per..., che cavolo ne so! non mi ricordo di preciso,ah, ecco che mi viene in mente, per le bombole del gas, e c’era un sole da diventarcretini. Quando respiravi, sembrava che qualcuno ti infilasse un ferro rovente nelgargarozzo. Arriva la signorina Amicşulesei, tutta atteggiata, tirandosi dietro congrazia un vecchio carrellino cigolante, e si mette in coda. Fino qui niente di strano.Ma quando la guardo meglio, cosa vedo, la dama si era infilata un paio di jeansd’importazione, nuovi di pallino, così spessi che a tenerli addosso ti facevi la sauna,e una maglietta con le maniche lunghe, da lasciarci gli occhi, niente da dire, ma io,vestito con quella roba lì, ci avrei lasciato le penne in un quarto d’ora. Ma insomma,su questo possiamo anche sorvolare, anche se, secondo me, una persona che sopportaun tale tormento solo perché i jeans le fanno un bel culo o perché vuol far vedere atutti quei buzzurri che razza di maglietta strafica si era comprata allo shop,25 deveessere internata alla neuro con decreto presidenziale. “Come stai?” le domando io,perché in fondo eravamo colleghi, che cavolo. “Eeh”, frulla gli occhi rovesciandoliall’indietro, “sono uscita anch’io a prendere un po’ d’aria.” Non ti viene da sbatterlacon i denti sul lavandino?! Quale aria, cavolo? Quella della Luna, forse, perché sullaTerra c’era l’inferno di fuoco. E cosa cavolo vuol dire “un po’ ”, visto che per lebombole bisognava stare in coda un giorno e una notte?! Ma guarda, mi arrabbiodi nuovo! Meno male che insieme alla plebaglia non ci si metteva spesso, che misarebbe venuto un colpo da un pezzo.

Ma i momenti peggiori erano quando in qualche coda arrivava anche la prof difrancese, più o meno mia vicina di quartiere, una dal nome ingarbugliato, di medi-cinale, un nome che sembra uno scioglilingua con tante z e tante v, non sono mairiuscito a ricordarmelo, soprattutto perché tra di noi la chiamavamo in un modomolto più semplice: madame Fichette. Con lei nel plotone non osavamo far cagnaraperché era malvagia e vendicativa, anche se sul momento non ti faceva la morale o

25Negozi nei quali le merci erano vendute in valuta straniera.

15

Page 16: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

fingeva di infischiarsene delle tue scemenze. Si diceva che fosse maritata con un in-gegnere edile, gran cazzone sul gippone, alcolista professionista, non un tontolone diserie B, capitano della squadra dell’ Avîntul Prăbuşirea.26 Madame Fichette, sebbeneintransigente, non è riuscita ad insegnarmi più francese di quella barzelletta in cuiun francese si incontra con uno zingaro. “Parlevu fransé?” chiede il francese; “No,non spariamo ai francescani” dice lo scuro; “Ui?” ci riprova il parigino; “Neanchequi!”; “Oh-la-la!” si meraviglia quello; “No, no, no, né qui né là” dice lo zingaro.Riconosco che sia una barzelletta del piffero, ma dice tutto sulle mie conoscenze difrancese. La madame la chiamavamo così perché, da quel che ho saputo, aveva unpiccolo vizietto: ogni anno metteva gli occhi su un giovincello della quinta, che a leisembrava più non-so-come, bastava che non fosse finocchio, e non lo mollava finchénon gli aveva spremuto fino all’ultimo spermatozoo. Non si buttava mai su due gio-vanotti, era una ragazza di rango, uno solo le bastava. Adesso non potrei metterela mano sul fuoco che le cose succedessero proprio così, non ho avuto la fortuna diessere nel suo mirino, soprattutto perché non era una racchia, aveva tutte le curve alposto giusto, in più le proporzioni quadravano. Anche se eri in convalescenza, unabotta te la ispirava sempre!

Madame Fichette non veniva a fare la coda a mani vuote, a volte portava anchela Gatta Vettoriale, la prof di fisica, per avere qualcuno con cui chiacchierare. Que-st’ultima era una spilungona come Olivia di Braccio di Ferro e si trascinava come laPantera Rosa, che ci faceva scompisciare dal ridere. Aveva anche una voce da gattina,buona per doppiare film porno. Per il resto era una tipa in gamba, non ci rompevail cazzo inutilmente, si occupava del suo lavoro a maglia. Quando ti interrogava, conun occhio seguiva il problema che tentavi di risolvere con sforzi sovrumani, con l’al-tro lavorava ai ferri sotto la cattedra. Questo quando non applicava il metodo cieco:la vedevi che ti fissava costantemente per impedirti di copiare durante il compito ilclasse e intanto là sotto il pullover era finito. Sferruzzava come una disperata, comese avesse avuto quaranta bambini che le crepavano di freddo e un centinaio di nipoti.Per quanto me ne fregassi altamente della scuola e di quelle cacate lì, non mi sentivoa mio agio quando le prof mi stavano troppo addosso. Be’, venivano molto raramen-te, quando c’erano banane, cioccolata cinese, caffè, arance, solo per le ghiottonerie,non si accalcavano certo quando c’erano zampe di pollo violacee e adidas27 di maia-le, e solo se la coda era breve. Se era già lunghetta, la scrutavano, tirando il collo,arricciavano il naso, mettevano la coda tra le gambe e innestavano la retromarcia,battendo in ritirata. Io non mi facevo certo avanti per lasciargli il posto o cretinatesimili, anche se si usava. Se era possibile, facevo finta di non vederle, flirtavo conqualche bruttura oppure tendevo l’orecchio verso barzellette o pettegolezzi. Però mimancavano i compagni! Il Cugino e Paganini non sapevano che roba era una codae dove la si doveva fare, perché i loro vecchi gli facevano trovare tutto sotto il naso,e Fagiolo stava dall’altra parte della città. Sventola qualche volta veniva a fare lacoda, ma soprattutto per farmi compagnia, soldi i suoi non ne avevano, prendeva un

26Denominazione ironica, letteralmente: Slancio in Crollo.27Zampa di maiale compresa di zoccolo venduta in macelleria nel periodo della dittatura di

Ceauşescu.

16

Page 17: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

altro sacchetto di zucchero o di farina per me, dato che comunque se ne dava uno atesta. Non ho mai visto i suoi vecchi e non sono nemmeno mai stato a casa sua, macredo che non avessero neanche gli spiccioli per pisciare nei cessi pubblici. Lui nonne parlava e io non glielo chiedevo. Avremmo potuto incollarci a qualsiasi generedi sciroccati, per fare casino, ma non sarebbe stato come nel nostro gruppo, doveci conoscevamo bene e ridevamo di cose che per quelli di fuori erano zero assoluto.Avremmo anche potuto attaccarci a una bottiglia qualsiasi, con uno o con quell’al-tro, ma gli sfigati si facevano solo di cose tremende, rachiu di pufoaică,28 fatto nellaporcilaia, ţuică di dero29 o vino di segatura “Dealurile chimiei”.30 Non dico di no,anche noi eravamo capaci di arrivare a porcherie di questo genere, quando restavamoa secco, ma almeno non cominciavamo con quelle, per non spappolarci il fegato pro-prio subito. Perciò, appena avevo finito con la coda, da solo o con Sventola, filavoin centro a cercare i ragazzi. Non potevano essere che al parco, nella “stanza deibottoni”, nella cambusa del Cugino, alla “Pufoaica Ruptă” oppure da Paganini, nelloscantinato. Se non erano in nessuno di questi posti, li trovavamo a scuola. Magarinel cesso a fumare o sul campo da gioco, come aiuto battifiacca, a grattarsi le palle.Appena ci vedevamo, cominciava il carosello. “Ehi, Pagnotta, dove sei stato, guardache ti stava cercando la Micşuleasca per mostrarti una tetta.” “Dai, smamma, vai arompere da un’altra parte.” E così via. Il soprannome di Pagnotta me l’hanno datoproprio loro. Abitavo dalle parti della zona industriale, vicino a un grande panificio,piuttosto lontano dalla scuola. Siccome di mattina mi svegliavo tardi, spesso nonavevo il tempo per buttar giù qualcosa. Mi vestivo al volo, mi mettevo la borsa atracolla e via! Sempre al volo compravo anche una pagnotta calda nel chiosco davantial panificio e ne mangiavo metà prima di arrivare a scuola. L’altra metà me la face-vano fuori quelli della classe, ci si fiondavano come mosche sulla merda. “Hoo, mortidi fame...” Oppure altre volte nascondevo la pagnotta sotto il giaccone e dicevo chequel giorno non avevo niente. “Dai, Pagnotta, non raccontare balle!” Cominciavanoa rovistarmi nella borsa, a tastarmi come fa la polizia. Questo succedeva nei primidue anni del liceo, fino a quando il pane è stato razionato. Dopo mi è rimasto soloil soprannome, che di pagnotte – un tubo!

A scuola succedevano storie di tutti i colori, una più divertente dell’altra. Que-sto, quando ce la facevamo a mettere piede anche da quelle parti. Adesso me neviene in mente una demenziale, un incontro di grado x tra Fagiolo e Clorofilla, comechiamavamo il secchione della classe. Fagiolo, ogni volta che incrociava Clorofilla, glipiazzava un “bacio la mano”, come alle signorine, per mandarlo fuori dai gangheri.Tempo prima avevano avuto un diverbio e Fagiolo non gliel’aveva perdonata. Per

28Termine generico usato per i rachiu (v. nota 10) di cattiva qualità prodotti artigianalmentecon ogni genere di strane combinazioni, nel senso che non è escluso che nella fermentazione possaessere messo anche il materiale sintetico di imbottitura della pufoaică (v. nota 14).

29Ţuica è propriamente una bevanda alcoolica ottenuta dalla fermentazione e distillazione diprugne o altra frutta; ţuica di dero è un distillato prodotto con un detersivo molto comune inRomania, commercializzato con il nome di DERO< detergent românesc.

30Denominazione generica data a vini di bassa qualità contraffatti chimicamente, letteralmente:Colline della Chimica.

17

Page 18: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

questo gli rompeva l’anima sistematicamente. Chissà, forse il muto avrebbe fattoun passo falso. Di solito, il secchione teneva il becco cucito, come era raccomanda-bile fare con uno sbiellato come Fagiolo, perché a malapena noi riuscivano a starglidietro nello sfottimento. Ma si vedeva che il ragazzo non ce la faceva più, che ilrospo che doveva continuamente ingoiare gli rodeva il fegato. Soprattutto perché eraun tipo pieno di sé che andava in giro a testa alta e petto in fuori, come se avesseavuto un bastone nel culo. Si credeva il genio del piffero sonoro e, durante la pausa,passeggiava da solo, con le mani dietro la schiena, vicino al muro di cinta del liceo,il più possibile lontano dalla marmaglia ignorante. Almeno fosse stato un tipo benpreparato, con un’intelligenza fuori dal normale, da dire che si mangiava matematicaa colazione e cose di questo genere. Ma neanche per sogno! Era piuttosto di quelliche si alzano in piedi, chiudono gli occhi e fanno partire il nastro. Se gli staccavila spina e lo costringevi a pensare, cascava l’asino. Nisba! Niente! Un cazzo! Losfacelo più totale! Cominciava a balbettare penosamente. Non dico che noi eravamoi nipotini di Ainştain, che davamo il fumo a tutti, che quando aprivamo il becco iprof andavano al tappeto, ma almeno non avevamo pretese, andavamo a caccia deldieci minore31 e finita lì. Quando prendevamo cinque pagavamo da bere. Quandoprendevamo sei eravamo delle celebrità. Ma se ti capitava di prendere sette gli altridel gruppo non ti parlavano più, ti sospettavano di aver dato un’occhiata alla lezione.

Ma torniamo al nostro secchione. Era di pomeriggio, uscivamo da scuola. Quan-do fuori faceva caldo, i ragazzi non filavano subito a casa, si fermavano a fare unachiacchierata in fondo al cortile, sulle panchine. Noi ci eravamo piazzati per primi eavevamo cominciato a fare commenti su quelli che passavano, a fare il nostro solitocirco. Molti neanche ci prendevano più in considerazione, ci avevano bollato comehandicappati e non sprecavano più neuroni con noi. C’era anche un detto: non pro-vocare gli stupidi perché hanno la mente a riposo. Altri si erano spalmati sul restodelle panchine. Un po’ chiacchieravano fra di loro, un po’ ridacchiavano di quelloche dicevamo noi... Arriva Clorofilla, con la sua camminata da genio impagliato.“Bacio la mano” spara Fagiolo, per attaccare bottone. E davvero non so proprio chicazzo gliel’abbia fatto fare, al pivellino, di tirar su la cresta, di mettersi al livello delnostro schizoide. “Non parlo con i ripetenti” dice, e fa per andarsene. Ma quello eragià stato piu che sufficiente: cominciare a parlare. Con Fagiolo non la passavi lisciacosì facilmente. “Quale ripetente, signorina, lei mi offende, ho solo due materie asettembre...” Cala il silenzio. Un silenzio di quelli in cui potevi sentire come trom-bano le mosche. Tutti quanti seguivano la scena con il cuore nelle mutande. Cosaavrebbe detto la “signorina”? Il secchione si era messo nei casini da solo. “O coni rimandati a settembre, insomma... E almeno questa cosa la dovresti sapere, chenon sono una signorina” dice scocciato. “Mi scusi, ma dal grilletto, se sa cos’è quellacosa, ritenevo che lei fosse una signorina”. Risatine sommesse qua e là. Il secchionediventa di tutti i colori. “Io non parlo con...” – e fa per andarsene. Ma Fagiolosi alza con fare minaccioso e cambia tono. Se solo si lasciava scappare un sinistro,lo escludeva dal censimento. “Dai, su, Clorofilla, non essere cazzuto, stai anche tu

31Ovvero il cinque, che nel sistema di valutazione decimale in Romania rappresenta lasufficienza.

18

Page 19: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

con il popolo! Ecco, tu, che sei il migliore della classe, spiega anche a noi, a deipoveracci come noi, dov’è il grilletto, in fondo alla passera o all’entrata?” Clorofilladiventa del colore della bandiera bolscevica. Era stata colpita la sua immagine dionnisciente. “Illumina questi ragazzi, guarda come stanno lì, con la bocca aperta, inattesa del sapere.” Credo che il malcapitato abbia stramaledetto il momento in cuisi era messo a parlare con Fagiolo. Aveva tutti gli occhi puntati addosso e si sentivacome un’oliva inseguita da uno stuzzicadenti. Tutti aspettavano da lui una reazioneintelligente. Una risposta che mettesse l’altro al tappeto. Ma Fagiolo non molla:“Se si tratta di niznai,32 dillo, eh! Non devi vergognarti. Troveremo un ripetente oun rimandato a settembre, insomma qualcuno che te lo insegni.” Dalle panchine lagente comincia a suggerire. “In fondo! In fondo!” gli sussurrano alcuni. “All’entrata!All’entrata!” gli gridano altri. La testa di Clorofilla girava come un lampeggiante,ora verso questi, ora verso quelli. “Ma tu, da signorina, dovresti più o meno sapereda che parte è...” lo tiene sulla corda Fagiolo. “In fondo! In fondo!” lo investonoalcuni. “All’entrata! All’entrata!” gli lanciano altri. La sua fortuna è stata che quelliseduti sulle panchine avevano incominciato a litigare. Si erano divisi in due gruppipronti a darsele di santa ragione.

“Ehi, quadrupede, cosa dici, all’entrata, non hai alba!” “Quadrupede sarà il figliodi tua madre, quello che si chiama Tudor!” “Ma dove cazzo è, se non in fondo?”“Come in fondo, sei scemo?” “Non sarà mica in fronte, no, cretino!” “In fronte cel’avrà tua madre!” “Ma quando lo schiaffi dentro, non sbatti contro il grilletto?” “Mava’, sei proprio stupido!” “Ma contro che cazzo sbatti se no, eh?” “Contro il fondo,no!” “Ma vaffanculo, va’ !” “Fatti un po’ di flessioni vaginali e vedrai!” “Ma statteneun po’ zitto, ma non ti fa il solletico là in fondo?” “Solo se quello di prima si èdimenticato il guanto, allora sì che ti fa il solletico!”

Mentre le due fazioni litigavano Clorofilla si era ripreso un po’. E cosa gli frullain quel suo cervello così liscio da farci pattinaggio artistico? Di metterli d’accordo!Neanche a Fagiolo sarebbe saltata in zucca un’idea così stravagante. “Ehi, ragazzi!”li richiama all’attenzione, “da quel che ne so io, qualche donna il grilletto ce l’ha infondo mentre altre ce l’hanno all’entrata!”

Da quella volta molti non l’hanno più chiamato Clorofilla, ma Grilletto.

Eppure, in tutto questo vortice di divertimenti e di baldoria in cui non ce nefregava un cazzo di niente e di nessuno, a un certo punto ho sentito che qualcosapuzzava in questo paese. Vi ho detto della Prof-di-romeno, una tipa esuberante e ingamba, figa da restare a bocca aperta, di cui mi sono innamorato dal primo istante...Ero praticamente perso, se devo dire la verità. Avevo iniziato a frequentare tutte lesue ore e quelli del gruppo avevano cominciato a farsi delle idee strane: eh, il nostroPagnotta è malato di fegato (e si battevano l’indice sulla tempia), si sarà preso lasifilide con tutto il tempo che passa a guardare la foto di Eminescu,33 è una cosa che

32Dal russo ne znaju (non so).33Secondo le credenze popolari, il maggior poeta romeno, Mihai Eminescu, sarebbe morto di

sifilide e non di tubercolosi, come riferiscono le biografie.

19

Page 20: "Ragazzi in Gamba"  by Dan Lungu (Italian version, Adriana Iob)

causa34 il cervello, sul serio! Loro qualcosa l’avevano intuito. Non mi andava neanchetanto di partecipare allo sfottimento durante le lezioni. Facevo finta di star male pergli stravizi della sera precedente o di essere stato colpito da una pigrizia elefantiacaoppure di avere mal di denti. Ma non gliela davo a bere! Ero così diligente da esseresospetto. Guardavo la prof come la gatta il calendario, non sentivo niente di quelloche diceva, ma vedevo come si muovevano le sue labbra, le sue mani delicate, conle unghie ben curate, come si appoggiava al banco mettendo in evidenza il fianco.Sentivo il suo delizioso profumo, che le avevano portato i parenti dall’Italia, lumavocome un demente, con gli occhi fuori dalle orbite, il movimento bestiale delle suegambe, l’ondeggiare dei capelli, la balconata. Un bel giorno, mentre me ne stavocosì, con la bocca aperta, rapito dal paesaggio – mi rendo conto di che faccia daebete devo aver avuto – entra la direttrice del liceo, spaventata, e le dice qualcosaall’orecchio. La prof ci dice che sta via dieci minuti e poi torna, di fare quello chevogliamo, basta che non si senta cagnara. Fagiolo e il Cugino saltano la finestradalla parte del cortile e spariscono. Io ci rimango un po’ male, mi avevano appenaportato via il giocattolo, non avevo voglia di fare casino. Sventola e Paganini eranoin marina. Passano quei dieci minuti e la prof non si vede. Non succederà nientese faccio una puntatina in cesso, mi dico io. Esco. Prima di entrare in gabinetto, siapre la porta della sala insegnanti e sento la prof che sputava le ultime parole: “Elasciatemi in pace con il vostro partito, al diavolo, non mi iscrivo e basta.” Sbattela porta e se ne va, non ritorna nemmeno in classe. Incazzata nera, ma con le stessegambe da sballo. Da quella volta non l’ho mai più vista. E ho cominciato a sentireche in questo paese di cacca qualcosa puzza.

Dopo il liceo la compagnia si è sciolta. Ognuno è andato per i cavoli suoi. Ditanto in tanto vengo a sapere qualcosa di uno o di quell’altro. Il Cugino si è messo afare pugilato agonistico e credo che sia pieno di grana. Caspita, penso che alla fine sial’unico che ha fatto qualcosa. Fagiolo si è messo anche lui un po’ in proprio, ma nonse la passa tanto bene. Riesce a tirar fuori i soldi per una birra. Paganini è andatoall’università, Meca ha battuto la fiacca per un paio d’anni come ingegnere e dopol’assembramento di dicembre35 se l’è filata in Spagna a mettere giù piastrelle e nonso più niente di lui. Sventola si è messo a suonare la tromba ai matrimoni. Pare chel’abbia reclutato un altro zingaro come lui, un serbo, per suonare in un film a Parigi.O è ricco sfondato o è in metropolitana che fa l’accattone in francese. Capabiancaandava a prendere macchine in Germania e ha tirato le cuoia in un incidente. LoStupido è diventato funzionario doganale e non mi conosce più. Dorina Amicşule-sei... ma non so perché voglio incazzarmi, mi si gonfiano le vene del collo soltantoquando dico il suo nome! Io... Di me cosa posso dire? Anche se a volte penso diessere stato un coglione, che avrei potuto studiare, che testa ne avevo almeno quantoquell’alcolizzata della mia coordinatrice, non rimpiango... Ptiu, ma questo credo chelo sappiate già.

34V. nota 23.35Moti rivoluzionari del dicembre 1989.

20