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Prefazione Dedicato a tutti quelli che: - Preferiscono le ciambelle senza buco - Non hanno mai capito cosa se ne fanno due piccioni di una fava - Nonostante abbiano mangiato mele per anni non sono riusciti a levare di torno il medico - Odiano le uova e si mangerebbero volentieri una bella gallina - Hanno avuto un gatto con una sola vita - Desidererebbero essere i primi adesso

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Prefazione

Dedicato a tutti quelli che:

- Preferiscono le ciambelle senza buco

- Non hanno mai capito cosa se ne fanno due piccioni di una fava

- Nonostante abbiano mangiato mele per anni non sono riusciti a levare di torno il medico

- Odiano le uova e si mangerebbero volentieri una bella gallina

- Hanno avuto un gatto con una sola vita

- Desidererebbero essere i primi adesso

- Vorrebbero arrivare più vicino ma velocemente - Nella vita hanno dovuto ricorrere al piano B

- Si riconoscono in un mondo strampalato

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ROLEX: UN OROLOGIO PER LA VITA

Nel giardino di villa Florio, un cardellino di nome Antonino, dai colori molto vivaci, saltellava su un prato alla ricerca di semi. Saltellando saltellando, incontrò un passero che, odiando la solitudine, cercava compagnia. Cominciarono a cinguettare, ed il loro canto arrivò a Dio Sole, il quale era tutto sudato e cercava refrigerio tuffandosi nell'oceano per farsi una bella nuotata. Dio Sole, sbadato come sempre, aveva dimenticato al polso un orologio d'oro, un Rolex, che gli aveva regalato Venere per il loro fidanzamento. Una gazza ladra, che lo teneva d'occhio da tanto tempo, si tuffò in picchiata e glielo rubò. Dio Sole, disperato, non volle più brillare di luce propria. Allora l'aquila reale chiamò in aiuto i tecnici della Beghelli che subito installarono un impianto fotovoltaico. Tale impianto sprigionò un calore tale che i canarini si arrostirono, i gabbiani diventarono neri e i corvi si lavarono con la candeggina e diventarono bianchi, come avrebbe voluto fare Michael Jackson. Solo la tortora rimase color tortora. Per evitare la catastrofe ecologica, bisognava trovare l'orologio. Il vecchio merlo impiccione, che sapeva sempre i fatti degli altri e non i suoi, spifferò a tutti i presenti il nascondiglio della gazza ladra: era la grotta della medusa. Il cardellino Antonino e il passero non più solitario escogitarono un piano. Il pavone, entrando nella grotta, avrebbe fatto la ruota e, mostrando tutta la sua bellezza, avrebbe distratto la medusa. E fu così che si riappropriarono del Rolex. Il piano riuscì perfettamente. Dio Sole ritornò a brillare e i tecnici della Beghelli vennero messi in cassa integrazione.

FAVOLA MOSCIA

Nel saloon VECCHIO RUM, un cowboy si sparava una birra ghiacciata per combattere il mal di denti che lo tormentava. Dolly, ballerina del saloon, impazzita per il lezzo che emanavano i suoi lerci capelli, prese un secchio d'acqua e glielo buttò addosso. Il barista lanciò un bicchiere di gin al volo al pianista, per invitarlo a suonare, ma sbagliò mira e lo colpì in testa, facendolo stramazzare svenuto. Dolly, preoccupata, chiamò il dottore che arrivò con la sua inseparabile bottiglia di whisky del `68, mescolato con la coca cola, sotto il braccio. Entrò nel frattempo lo sceriffo dalla stella argentata che allarmato gridò "gli indiani, gli indiani". I presenti si accorsero che era ubriaco fradicio di vino e non gli diedero credito. Nel frattempo al pianista rinvenuto la folla gridava "provaci ancora Sam!". All'improvviso, su un cavallo bianco, arrivò la piccola indiana Squaw Pelle di Luna che mentre parlava e beveva schiuma di birra, annunciò l'imminente arrivo di Toro Seduto. Il barista, preoccupato, pensò di organizzare un bel festino e si fece mandare dal suo amico garibaldino una cassa di marsala, biscotti quaresimali e biscotti di San Martino. La bella Dolly improvvisò un can can con squaw Pelle di Luna. Fuori il cielo si colorò di arancio e all'arrivo del grande capo indiano, piovve aranciata a catinelle e tutti ne bevvero ad ettolitri, tranne il cowboy che si dovette accontentare di quattro litri di succhi di frutta che la sua mamma gli aveva messo dentro la bisaccia.

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CROCCHE E PATATINE

C'era un ciclamino che girava per il giardino, aveva un cappellino ed era un poco birichino. Passeggiava in un prato di violette. Il ciclamino camminando camminando, incontrò un girasole ricco di semi, allora disse: "Che buoni semi, li mangio tutti!" Ma il girasole era alto ed il ciclamino si arrampicò su una stella di natale che passava di là per caso. Sazio fece un beli' eruttone e si addormentò di colpo. Sognò un gelsomino che gli profumò il cuore e l'anima. Bianco come la neve ed elegante come un bucaneve. Ebbro di felicità, si svegliò in cerca del raffinato profumo, ma si trovò circondato da un esercito di papaveri che consolavano il girasole depresso per la perdita dei semi. Il papavero più grande, nella sua ornatura rossa, si mise alla guida dell' esercito di fiori contro il ciclamino. Da un colle scese un battaglione di margherite, capeggiate da una rosa gialla a cavallo di una calendula. La battaglia fu molto cruenta, tric e trac e bombe a mano. In molti persero i petali. Le rose rimasero senza spine. Arrivarono i soccorsi. Il 118 croce verde guidato da un anemone, portò sul luogo della disfatta un carico di tulipani pieni di acqua ed amuchina e un pochino di glicerina per curare i superstiti. La regina dei fiori, l'orchidea, appena seppe del gran trambusto e del giardino devastato, ordinò al contadino, che si era addormentato, di prendere un aratro, qualche sacco di semi di girasole e seminare. Ma l'uomo, che era un vero imprenditore, andò al frantoio, macinò i semi e ne ricavò 150 bottiglie di olio che servirono per friggere patatine e crocchè.

PAZZI D'AMORE

Questa è la storia d'amore del signor G. e della signora B., conosciutisi per caso al pronto soccorso dell'ospedale Cervello un lunedì di Pasqua di tanti anni fa. Il loro incontro aveva suscitato la curiosità della stampa internazionale, perché la signora B., nevrastenica da sempre, non riusciva a prendere l'Akineton insieme al Tavor, che le avrebbe garantito un effetto di quasi normalità, e il signor G., tentando il suicidio, aveva ingerito due confezioni di supposte di Tachipirina 1000. L'infermiere Roberto, vedendo scoppiare la scintilla fra i due, accese due candele e versò in due calici un cocktail di Rivotril, Entumin e Risperdal, succo di lime, menta, ghiaccio tritato e zucchero di canna. L'infermiere Roberto aveva partecipato ad un corso di aggiornamento "Come servire le bibite di Cupido ai pazienti", questo era il titolo del corso, organizzato dall'ASP di Palermo e tenutosi a Capo d'Orlando. Il signor G. e la signora B. bevvero alla salute e stramazzarono per terra, non si sa se per la felicità o per gli effetti collaterali. Ripresero conoscenza dopo circa 150 ore e si ritrovarono abbracciati in un letto dell'astanteria con due flebo ciascuno: una era un bottiglione di 5 litri di olio di Castelvetrano, l'altra un bottiglione da 5 litri di Bentelan. La violenza del loro abbraccio aveva provocato loro una forte sciatalgia, che venne subito curata dall'infermiere Roberto con Mesulide e Cipralex shakerato con Ziprexa e soda. Risvegliati i sensi e i non sensi, dopo nove mesi, nacquero due gemelli biovulari, uno terrestre, l'altro alieno. Il terrestre fu chiamato Saverio, l'alieno Sereupin. E vissero felici e contenti consigliando la terapia ad amici e parenti.

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NOTIZIA FRESCA APPENA SFORNATA

Al palazzo di giustizia di Caltanissetta il magistrato Penzoloni discuteva nel suo ufficio con il muratore Mario, il quale si lamentava per il salario così basso che non poteva più neanche andare dal tabaccaio a comprare le sigarette. Il dottor Penzoloni lo accusava di non avere fatto bene il suo lavoro nella riparazione del bagno, infatti era stato costretto a chiamare lo spurgatore. Tutti questi puzzolenti impedimenti lo avevano costretto in ufficio più del dovuto e non era riuscito ad andare dal fornaio e dal pescivendolo per comprare la spesa che la moglie gli aveva ordinato. La moglie, nel frattempo, si intratteneva a casa con l'idraulico chiamato a causa di un flessibile scoppiato che aveva provocato un'inondazione tale che l'acqua, arrivata per strada, veniva utilizzata dal pescivendolo con l'Ape, che abbanniava "Scurmi, orate, cicirello, roba buona e fresca appena uscita dal congelatore". Dei 20.000 litri di acqua usciti dal flessibile una parte era stata pure utilizzata dal carpentiere della porta accanto che ne aveva approfittato per costruire la mansarda iniziata 20 anni prima da suo cugino il falegname, morto nel bel mezzo di una vampa di San Giuseppe, perché si credeva Giovanna D'Arco. Il magistrato, scortato dalla scorta tornato a casa trovò l'idraulico e la moglie sotto il lavello che cercavano di tamponare il buco. Furibondo di gelosia prese una chiave inglese e la tirò in testa all'idraulico, ma, fortunatamente, sbagliò mira e prese la moglie, così almeno l'idraulico poté riparare il danno. Fu chiamato il 118 e l'infermiere riuscì in tempo a medicare la signora prima di annegare nei 20.000 litri d'acqua. Del fatto se ne sarebbe dovuta occupare la stampa, ma al giornalista incaricato non suonò la sveglia e rimase a casa a dormire.

UNITÀ D'ITALIA

Era una piovosa giornata del 1861. Il sole era più luminoso del solito. I fanti si riposavano sotto una quercia a Teano, in attesa del grande incontro. L'artiglieria sparava cavolate contro gli oppositori e gli oppositori ridevano. "Ma che sparate a fare? tutto è compiuto, non ci rimane che una salutare tregua della nostra tenzone". Ad un tratto si vide in lontananza un cavaliere bello, serio, distinto: era d'Artagnan, che cercava smarrito gli altri moschettieri. Ma s'imbatté in una donzella che indossava una giubba "Love and Boat" con una guancia bella rosa, che, euforica, gli buttò le braccia al collo. Lui la baciò appassionatamente e lei, improvvisamente, divenne triste, perché l'alito del cavaliere esalava uno strapuzzolente odore di aglio. L'odore pungente dell'aglio invase la magica atmosfera dell'Aspromonte e dintorni. Le foglie cominciarono a seccare una ad una. L'olezzo arrivò fino a Marsala e Garibaldi incantato intonò la canzone che avrebbe presentato a Sanremo. "Non vengo più, me ne vado, me ne vado davvero?" Anita per salvare il salvabile, prese dalla sua borsetta uno Chanel n. 5 e lo utilizzo per purificare l'aria. Sotto l'effetto dello Chanel, l'esercito raggiunse Teano in 20 minuti netti, non curante degli autovelox sparsi dappertutto. La truppa vittoriosa, nonostante il moschettiere fuori tempo e luogo, riuscì a portare a termine la missione e a presentarsi a Sanremo per la finalissima.

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LE VICENDE DI BANDOLERO

Nel vecchio West, un bandolero stanco con la sua chitarra, strimpellava tristi melodie. Un cane gli si avvicinò: "ma che cavolo suoni? Non vedi che siamo affamati come due buoi?" Mentre dal saloon affollato giungevano le note di un pianoforte, un uomo passava e, suonando un tamburino, gridava: "Haiu pollo friscu e cavuru, manciativillu!" Il bandolero non avendo il becco di un quattrino, aguzzò l'ingegno, andò su facebook e trovò, tra i vecchi amici, uno che suonava la tromba, un altro che suonava il violino e un terzo che sapeva tenere ben steso il cappello per raccogliere le offerte. Formarono una band che suonava in videoconferenza. L'ultimo concerto al Meazza di Milano del 1931 fu un gran successo con fischi e pernacchie come è finita la festa di Altarello. Ma il bandolero non riusciva ad avere il suo pollo. Triste e sconsolato si costruì un flauto magico, cominciò a suonarlo e dal buco della chitarra, uscì un genio che suonava il sassofono, il quale si vestì da cameriere, preparò un tavolo, lo invitò a sedersi insieme al suo cane (per non essere criticato dagli animalisti) e gli servì un pollo fresco e caldo (scatenando l'ira dei vegetariani).

PUNTA DI TRAPANO 1,8 CM

Nella savana africana c'era un luogo molto particolare in cui abitavano una fata ed uno gnomo.

Nello stesso luogo svolazzava una farfalla dai colori delicati. Un uomo incauto si avventurò in questo territorio con una jeep blindata duemila: voleva cacciare un leone e due leonesse per farne trofei di caccia. Lungo il cammino la jeep fu costretta a frenare perché un immenso albero, al centro della strada, ne ostruiva il passaggio. Fortunatamente l'uomo teneva nel portabagagli una cassetta degli attrezzi. Tirò fuori una sega talmente piccola da impedirgli il taglio del fusto dell'albero. Furibondo l'uomo afferrò un martello e cominciò a colpire l'albero.

Improvvisamente dal tronco si levò un grido sovraumano che la farfalla portò in volo all'orecchio della fata. Questa si precipitò nella radura, tranquillizzò l'uomo e con una piccola punta di trapano di 1,8 cm., spostò l'albero liberando la strada e consentendo alla jeep di proseguire il viaggio. Ma non era finita. La macchina si imbatté in una leonessa che aveva la glicemia a mille e divorò il cacciatore in un sol boccone.

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LA STORIA DELLE STORIE

In un grande castello Cenerentola, una ragazza dai capelli castani ricciuti, gironzolava per le stanze con una palla in mano cercando qualcuno con cui giocare. Non era allegra si sentiva sola. Allora sua madre la mandò a comprare una dozzina di uova. Al ritorno se ne ruppero 13, quante uova rimasero intere? A questa domanda rispose Cappuccetto rosso che, avendo finito di mangiare il lupo, con lo stomaco in subbuglio, riposava nella cantina del castello. Ahimè il mal di pancia non diminuiva così la mamma di Cenerentola mandò il dolce Remì a chiamare l'infermiera Candy Candy. La premurosa fanciulla arrivò a sirene spiegate con il 118 insieme alla dottoressa Alice e visitata la malata le fecero una flebo con una pozione magica: la piccola Cappuccetto si trasformò in una splendida Sirenetta. Questa, sprofondando negli abissi marini, incontrò Nemo e gli consegnò una pergamena da portare a Peter Pan. Il povero pesciolino attraversò mari e fiumi. Sulle rive del Tamigi stremato incontrò una fanciulla meravigliosa, Biancaneve, che vedendolo sfinito, lo mise nella padella e se lo cucinò alla livornese. Invitò anche la sua amica Heidi che le portò una caciotta di formaggio di capra, fatto con il latte della zia Bianchina. Mangiarono a sazietà e si addormentarono beate sognando tanti principi azzurri.

LA VERA STORIA DI XIAN

Nel villaggio cinese di Cin Cin Civan, abitava una lavandaia di nome Xian. Era molto brutta, piena di brufoli e peli che arrivavano a 50 cm. Per questo era emarginata da tutti e nessuno le parlava, anche perché, fra l'altro le puzzavano le ascelle. In un villaggio vicino viveva una fata, Fior di loto, dotata di poteri speciali che utilizzava con la frutta. La povera Xian, stanca di prendere xanax per tirarsi su, decise di andare a trovare la fata per risolvere il suo handicap. Strada facendo incontrò un giovane tenente dell'aeronautica, che turandosi il naso, le disse: "Tu non sei brutta come sembri, ma peggio, comunque non preoccuparti perché potrai cambiare. Vai dall'estetista, in un centro benessere ma, se non hai molti soldi, vai dalla fata Fior di Loto." Così dicendo, girò i tacchi non prima di averle tirato affettuosamente una mela, che la colpì in testa. Xian barcollò e svenne. Passò di lì un contadino, che la mise nel suo carro e la portò nel villaggio vicino lasciandola davanti la porta di Fior di Loto. La fata la accolse e le offrì uno sciroppo di amarene, appena fatto. La ragazza lo bevve e sentì che dentro di sé stava per cambiare qualcosa. D'improvviso i brufoli si ritirarono ed i peli si accorciarono. La fata le preparò un bel bagno caldo con essenze di nespole e fragole. Dopo questo bagno durato 6 ore e 15 minuti uscì dalla vasca raggrinzita ma felice e profumata: era diventata bellissima. Andò dalla fata e le disse: "sono felice! mi manca solo un uomo!" Detto fatto. Fior di Loto prese un avocado e lo trasformò in un avvocato con smoking e papillon.

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E NON VISSERO FELICI E CONTENTI

Erano in viaggio di nozze a Venezia. Al secondo giorno lui si trovò solo a Piazza S. Marco, avvolto nella nebbia, con l'acqua alta 50 cm., poiché la diritta via era smarrita. Dov'era la donna che aveva appena sposato? In preda al panico telefonò a "Chi l'ha visto?" In attesa della risposta, si catapultò in un ristorante ed ordinò un chilo e mezzo di tirami su e tre etti di spaghetti alle vongole. Il cameriere, vedendolo affamato, gli consigliò un antipasto di caponata e caprese. Nel frattempo la moglie, che volontariamente aveva seminato il marito, perché esasperata dalle sue continue richieste di cibo ed altro (niente sesso e rock `n' roll), aveva preso una canoa e partecipato ad una regata storica nel Canal Grande: 1° premio un pollo allo spiedo, 2° premio un'arista al forno. Ma lei continuava a sentire freddo ed aveva ordinato un risotto al forno caldo. La donna, profondamente pentita di avere abbandonato il suo uomo, aveva cercato consolazione tuffandosi in ottocento grammi di spaghetti alla carbonara con contorno di polenta. Ovviamente colta da malore fu quindi trasportata in ospedale. Lì incontrò la signora Federica Sciarelli, anche lei ricoverata in preda ad un'intossicazione alimentare. Le avevano servito un piatto di pasta con le sarde amare e un piccione di Piazza S. Marco, al posto dell'anatra all'arancia. La giornalista diede comunicazione del ritrovamento della donna ed il marito venne avvertito. L'uomo pieno di felicità e soprattutto fuori di testa si presentò alla sua sposa con una collana di spiedini caldi caldi. L'abbracciò appassionatamente e così due stecche le trafissero il cuore.

MSC

Un pomeriggio di novembre un gatto striato di bianco e di grigio, come le strisce pedonali sulle quali bisogna dare la precedenza ai pedoni, camminava con eleganza sulle tegole di un tetto con incedere lento a causa dell'età, gli anni passano per tutti. Ad un tratto gli sembrò di vedere sotto una tegola una lumaca che invece era una rana. Tentò di afferrarla ma lei saltò via. Il gatto con amore le disse: "Non scappare volevo solo baciarti". La rana insospettita rispose: "Non bacio i gatti ma solo i topi!" Il gatto si arrabbiò e le diede una zampata. La rana scivolò e finì svenuta in una pozzanghera. Con passo distinto ed orgoglioso, ricoperto d'oro, si avvicinò a lei un rospo, che veduta la rana svenuta, la baciò appassionatamente. D'improvviso una luce illuminò la pozzanghera: la rana diventò una splendida ragazza, con abito giallo e il rospo si trasformò in una mezza calzetta con l'abito nero. La ragazza spaventata stringendosi a lui disse: "dovevi essere un principe non una mezza calzetta come sei, ma fuggiamo lo stesso prima che torni la strega e ci ritrasformi." "non abbiamo i soldi", disse la mezza calzetta "però possiamo vendere l'oro che indosso". Andarono dal rigattiere, misero l'oro su una bilancia e quello in cambio gli diede "la lanna". Comprarono due biglietti da 750 euro cadauno e partirono con MSC crociere.

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OCCHIO DI BUE OVVERO COLORIAMO UNA STORIA

Nella verde pampa sconfinata, dove da 100 anni viveva Carmensita, bevendo caffè nero bollente, preparato da Paulista, un cavaliere vestito di amaranto batteva la fiacca con il suo ronzino zoppicante. Carmensita quel giorno aspettava le sue nipoti, Giada ed Occhio di Bue. La seconda era così chiamata perché non era venuta un granché, però aveva il fascino degli occhi blu. Quando le due fanciulle arrivarono e videro apparire nella tenuta il cavaliere, Giada, la più intraprendente, lo salutò in maniera forbita: "Ciao cavaliere sei arrivato! Non sei per caso il principe azzurro?" Lui divenuto rosso disse "Il mio nome è Amaranto!" A quel punto Carmensita, per rompere il ghiaccio e allietare l'atmosfera, preparò una Bialetti da 24 tazze. Tutto quel caffè, accumulato in tanti anni di carosello, li fece diventare euforici, come trasportati da una nuvola rosa. Il cavaliere fu assalito da un dubbio: chi sposare Giada o Occhio di Bue? Un vento forte cominciò a spingere la nuvola rosa verso il sole giallo. Troppo vicini al sole, i malcapitati si ustionarono diventando tutti viola. Il buon Eolo, impietositosi, continuò a soffiare portandoli direttamente al centro grandi ustionati di Palermo, dove vennero curati con flebo di orzo bimbo e thè, con risultati eccellenti. Carmensita non si tagliò mai più le trecce ed entrò nel guinness dei primati, liberandosi definitivamente di Paulista. Occhio di Bue divenne talmente bella, da preparare una frittata per tutti. Giada si fece suora. Il cavaliere, diventato finalmente azzurro, non seppe resistere al fascino della frittata e sposò Occhio di Bue.

QUANDO L'AMORE E CIECO

Sull'atollo più sperduto delle Seychelles dove il mare è perennemente verde smeraldo, viveva una splendida ragazza di nome Ambra. Lei e la sua famiglia trascorrevano le giornate a cercare diamanti, ma spesso trovavano solo cicoria da mangiare a cena. Nel salotto di casa c'era un orologio a pendolo con le ore in rubini che segnava il passare del tempo con un dolce rintocco. Ad ogni rintocco Ambra guardava dalla finestra il suo principe azzurro che faceva la legna e piantava carote, broccoli e cavolicelli nell'orto. Mentre zappava il principe, di nome Toni, trovò tra i broccoli due conchiglie con due meravigliose perle dentro. Le pulì e le portò in dono alla sua Ambra. Nel vedere quelle meraviglie, alla ragazza si illuminarono gli occhi, di colore ametista e, buttandogli le braccia al collo, lo baciò appassionatamente. Ma fu a quel punto che accadde qualcosa: improvvisamente Toni si trasformò in un cinghiale, peloso e puzzolente con gli occhi gialli come due topazi.

Tutti i presenti e gli assenti ammutolirono.

Ambra, fiutando l'affare, catturò in una rete Toni il cinghiale e lo vendette al macellaio della Costa crociere che ogni martedì passava da lì, il quale ne fece delle ottime salsicce. Ambra fu ripagata con una collana di giada e un biglietto omaggio per Istanbul.

QUESTA NON E UNA FIABA MA UN GOSSIP

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Nella fumosa città di Londra, un pomeriggio di fine ottobre, sotto l'orologio del Big Ben, un ornino, con una bombetta in mano, chiedeva l'elemosina, possibilmente in dollari americani. Dopo circa tre ore e quaranta, si fermò davanti a lui una Limousine nera del '54 targata Detroit, dalla quale uscirono Carla Bruni, che era appena arrivata da Parigi e Fabrizio Miccoli, scappato dal ritiro del Palermo, i quali si erano dati appuntamento per un incontro strategico a luci spente. Carla apre la borsetta e consegna al mendicante un biglietto a/r per New York, dove gli affari sarebbero andati meglio, Fabrizio esce dalla tasca per lui due biglietti AMAT Palermo-Mondello, dove gli affari potevano solo andare peggio. Miccoli avvicinandosi al mendicante e gli sussurra all'orecchio: "Mutu a cu sapi u iocu! aumm aumm!". I due continuarono il viaggio insieme mano nella mano, questa volta diretti ad Orlando, dove sarebbero stati ospiti di un cugino di Miccoli di terza generazione. Ad Orlando, mentre consumavano un caffè ad un distributore di benzina, vennero notati da un funzionario dell'ONU, il quale allertò immediatamente Bruxelles, suggerendo a Ban Ki-Moon di convocare una seduta straordinaria per scongiurare l'incidente diplomatico. Il presidente francese ed il presidente del Palermo, che si trovavano insieme a Madrid per concludere l'affare Mutandas, centravanti del Villareale, apprendendo la notizia su facebook, indignati decisero di vendicarsi del tradimento e convocarono un appuntamento a Venezia per martedì alle ore 15. Al caffè Florian si riunirono i su menzionati e non. Il presidente francese non seppe resistere a Carla Bruni che gli cantava "Je t'aime" ed il presidente del Palermo commosso cominciò a distribuire sciarpette e cappellini "Forza Palermo" a tutti i presenti. Fabrizio Corona che si trovava lì per caso immortalò l’evento e lo distribuì a tutte le riviste del Regno Unito.

Ideazione, realizzazione grafica e stampa

by Bylly