Quer pasticciaccio brutto

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Carlo Emilio GaddaCarlo Emilio Gadda Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana. Carlo Emilio Gadda è uno degli au-tori più grandi, ma anche più difficili, del pan

per me:carlo emilio gadda: “quer pasticciaccio

brutto de via merulana”dal libro pietro germi trasse il film

“un maledetto imbroglio” in cui germistesso interpreta il commissario

ingravallo (meno gliommerùto e matese che nel libro)

Re: cento rifermenti x cento libri x cento mondi possibili

RR <[email protected]>A:Sm Fs <[email protected]>

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Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda ...Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda - RIASSUNTO Farfadette Adope-rando da par suo l’inimitabile impasto linguistico che lo www.ebooksitalia.com/ita/detail_ebook.lasso?codice_prodotto=20071111161028366100 - 12k - Copia cache - Pagine simili

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Carlo Emilio GaddaFrom Wikipedia, the free encyclopedia

« Il dirmi che una scarica di mitra è realtà mi va bene, certo; ma io chiedo al romanzo che di-etro questi due ettogrammi di piombo ci sia una tensione tragica, una consecuzione operante, un mistero, forse le ragioni o le irragioni del fatto »(Carlo Emilio Gadda, I viaggi, la morte)

Carlo Emilio Gadda (Milano, 14 novembre 1893 Roma, 21 maggio 1973) è stato uno scrittore italiano.

BiografiaI primi anni e gli studiPrimo di tre fratelli, Carlo Emilio Gadda nacque da madre ungherese, Adele Leher, in una famiglia medio-borghese a Milano, città dove compì tutti gli studi fino alla laurea. Inizialmente orientato alle facoltà umanistiche (letteratura), a seguito della morte del padre, che avvenne nel 1909 lasciando la famiglia in precarie condizioni eco-nomiche, fu costretto a seguire i consigli della madre e a iscriversi alla facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano rinunciando così agli studi letterari verso i quali era portato. Nel 1920 ot-tenne la laurea in ingegneria elettrotecnica. Nel

1924 decise di iscriversi alla facoltà di Filosofia e dedicarsi alla passione a lungo rimandata: la let-teratura. Superò tutti gli esami, ma non discusse mai la tesi.

Volontario nella prima guerra mondialeDa convinto interventista qual era, allo scop-pio della prima guerra mondiale partecipò come volontario nella divisione degli alpini, prendendo parte ad alcune azioni sull’Adamello e sulle alture vicentine. Venne fatto prigioniero e deportato a Celle (Hannover, Germania), dove strinse amicizia con Bonaventura Tecchi e Ugo Betti. Al rientro in Italia, nel 1919, apprese della morte del fratello Enrico in guerra.

Dall’esperienza della guerra, della sconfitta e della prigionia ne uscirà il Giornale di guerra e di prigionia, pubblicato solamente nel 1955. Scritto come un diario e senza un preciso impianto letter-ario, l’opera riporta in differenti occasioni alcuni dei temi che diventeranno il fondamento delle opere maggiori di Gadda: il disordine oggettivo del reale, l’affetto dell’autore nei confronti del fratello, l’orrore della guerra, il disprezzo delle gerarchie.

Ingegnere e collaboratore a SolariaOttenuta la laurea in ingegneria elettrotecnica (1920), lavorò in Sardegna, in Lombardia, in Bel-gio ed in Argentina.

Tornato a Milano nel 1924, si iscrisse alla facoltà

di Filosofia, dedicandosi così alla passione a lungo rimandata: la letteratura. Nel 1926 iniziò la sua collaborazione alla rivista fiorentina Solaria, esor-dendo nel 1927 sulle pagine di critica con il saggio dal titolo Apologia manzoniana.

I primi scrittiNel 1928-1929 abbozzò un trattato filosofico, la Meditazione milanese (di cui stese una prima versione e iniziò, senza concluderla, una seconda versione), che trattava di una gnoseologia, e nel quale si manifestava il suo interesse per Leibniz, ma anche per Kant e per Spinoza. Nello stesso anno si dedicò al romanzo La meccanica, che tuttavia, rimasto incompiuto, vedrà la luce sola-mente nel 1970.

Nel 1931 iniziò la sua collaborazione al quotidiano milanese L’ambrosiano, e pubblicò presso le Edizioni di Solaria una raccolta di racconti e prose varie intitolata La Madonna dei filosofi. Con Il cas-tello di Udine, sua seconda raccolta di racconti, che verrà pubblicata tre anni dopo, lo scrittore otterrà il premio Bagutta.

Nel 1936 morì la madre, con la quale Gadda in-tratteneva un rapporto conflittuale. Fu anche per la morte di Adele Lehr, e in relazione alla scelta di vendere la casa paterna in Brianza, in cui la madre aveva vissuto, che lo scrittore cominciò a stendere i primi abbozzi del romanzo La cogniz-ione del dolore, pubblicato successivamente tra il 1938 e il 1941 sulla rivista Letteratura.

L’abbandono della professione e l’attività letterariaNel 1940 lo scrittore, abbandonata ormai defini-tivamente la professione di ingegnere, si trasferì a Firenze dove visse fino al 1950. Nel 1944 pubblicò l’Adalgisa, una raccolta di racconti di ambiente milanese e nel 1944 Disegni milanesi, un quadro storico-satirico della borghesia milanese nel primo trentennio del Novecento, affiancato da note che danno un rimando saggistico all’opera.

Il lavoro in RAI e la produzione letteraria maturaNel 1950 Gadda si trasferì a Roma dove lavorò presso la RAI per i servizi di cultura del Terzo programma radiofonico fino al 1955. Sarà di questi anni la produzione letteraria più matura dello scrittore che lo imporranno come una delle grandi personalità letterarie del Novecento. Nel 1952 pubblicò Il primo libro delle favole e nel 1953 Novelle del ducato in fiamme, un’ironica rappre-sentazione dell’ultimo periodo del fascismo, con il quale ottenne nel 1953 il premio Viareggio.

Nel 1957 venne pubblicato Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, uno sperimentale ro-manzo giallo ambientato nei primi anni del fascismo che era già apparso in una prima ver-sione nel 1946-1947 sulla rivista Letteratura. Da quest’opera nel 1959 fu tratto il film Un male-detto imbroglio del regista Pietro Germi.

Nel 1963 venne dato alle stampe La cognizione del dolore. L’opera, già apparso in parte tra il

1938 e 1941 sempre su Letteratura, ottenne il Prix International de la Littérature ed uscì successiva-mente ai saggi e alle note autobiografiche racco-lte nel 1958 con il titolo I viaggi la morte. Sempre nel 1963 uscirono Le meraviglie d’Italia nella loro stesura definitiva, con modifiche sostanziali rispetto alla pubblicazione del 1938.

Gli ultimi anniTra le ultime opere, il romanzo-saggio del 1967 Eros e Priapo: da furore a cenere, un violento e grottesco pamphlet sui miti del ventennio fas-cista che dimostra ancora una volta il rapporto di sostanziale ostilità di Gadda col fascismo; proprio Eros e Priapo è un divertente benché amarissimo scritto contro il regime e Benito Mussolini.

Vennero poi pubblicati il primo romanzo di Gadda, La meccanica, nel 1970, e altri scritti inediti che risalgono ai suoi primi anni di attività letteraria, come Novella seconda del 1971.

Gadda morì il 21 maggio 1973 a Roma. Dopo la sua morte vennero pubblicati Meditazione milanese 1974 e Romanzo italiano di ignoto del Novecento (1983).

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Quer pasticciaccio brutto de via MerulanaFrom Wikipedia, the free encyclopedia

Quer pasticciaccio brutto de via Merulana è un ro-manzo dello scrittore italiano Carlo Emilio Gadda.Appare per la prima volta sulla rivista Letteratura nel 1946, venne pubblicato in volume undici anni dopo, ad opera dell’editore Garzanti.

TramaRoma, marzo 1927. Durante i primi anni del fascismo, il commissario della Squadra Mobile Francesco “Don Ciccio” Ingravallo indaga prima su un furto di gioielli dell’anziana veneta Menegazzi, e poi sull’omicidio della ricca signora Liliana Balducci, da lui conosciuta poco prima del delitto e di cui è forse innamorato. Il luogo del furto e dell’omicidio è un tetro palazzo di via Merulana 219, conosciuto anche come “palazzo degli ori”, poco distante dal Colosseo.

L’indagine si avvia nell’ambiente familiare della signora Balducci (il marito ricco, viaggiatore, chiassoso e distratto, un cugino bello e fatuo) e si allarga ai Castelli Romani da dove provengono le domestiche della signora e le “nipoti”, raga-zze che accoglieva come figlie per compensare

solitudine e mancata maternità. Intorno una folla di comparse: la svenevole e avvizzita contessa Menegazzi, vittima del furto, il commendator An-geloni “prosciuttofilo”, i brigadieri della questura, i carabinieri di Marino a caccia di indizi nella cam-pagna, le figure sfocate delle domestiche e nipoti.

FinaleIl giallo non ha soluzione e non si chiude con la scoperta del colpevole: Gadda stesso sosteneva di non sapere chi fosse; secondo la sua concezione, la realtà è troppo complessa e caleidoscopica per essere spiegata e ricondotta ad una logica razi-onalità, la vita è un caos disordinato, un “pastic-ciaccio” di cose, persone e linguaggi.

Genesi e pubblicazioneIl romanzo, ideato a partire dal 1945, venne scrit-to in prima stesura durante il soggiorno fiorentino di Gadda, sotto l’impulso liberatorio e composi-tivo seguente la fine della guerra, e la caduta del regime fascista.

La prima pubblicazione, avvenuta a puntate sulla rivista Letteratura nel 1946, ebbe una diffusione molto limitata. Dopo il trasferimento a Roma di Gadda come giornalista RAI, l’editore Livio Garzanti gli propose la pubblicazione in volume, pubblicata nel 1957 con un immediato successo: l’autore, fino ad allora conosciuto e stimato da una ristretta cerchia di critici, divenne quindi noto al grande pubblico.

Analisi del testoTra la prima versione del romanzo e quella defini-tiva in volume vi sono alcune differenze, come varianti nel testo e una diversa articolazione dei capitoli (da sei a dieci), finalizzata all’aumentare la tensione narrativa del racconto.

La prima parte del romanzo è incentrata sulla scoperta dei delitti e sulle indagini tra gli espo-nenti della borghesia romana, mentre la seconda sulle indagini all’interno del proletariato della periferia della città.

Il romanzo è privo di un vero e proprio protago-nista, o di un punto di vista che rifletta quello dell’autore, se non a tratti il personaggio di Ingravallo, che cerca di imporre ordine in una situazione caotica.

la mescolanza tra le situazioni, i personaggi, e il loro linguaggio, da luogo ad plurilinguismo ed uno intreccio tra spaccato popolare e borghese.

CriticaRappresenta probabilmente con La cognizione del dolore la migliore opera dello scrittore; nel romanzo, infatti, il virtuosismo linguistico e sintattico, il “barocchismo” e l’uso di più livelli di scrittura (dal dialetto popolare alla descrizione con echi manzoniani) rappresentano la comples-sità della realtà ed insieme la sua essenza fatta di “percezioni”: l’affascinante “buccia delle cose”. Detto “pasticciaccio”, secondo l’occhio disilluso

di Gadda, riflette inoltre l’agglomerato di lin-guaggi e comportamenti, orrori e stupidità, della società italiana.

Altri mediaTra il 1946 e il 1947 lo stesso Gadda elaborò un abbozzo di adattamento cinematografico del romanzo destinato alla Lux Film, ma la sceneggia-tura venne pubblicata solo nel 1983 con il titolo Il palazzo degli ori.

Solo dopo il successo della pubblicazione in vol-ume si pensò ad un adattamento per il cinema e nacque il film Un maledetto imbroglio, diretto da Pietro Germi e uscito nel 1959.

La sceneggiatura fu approvata ma non curata da Gadda: anche per la consumata abilità del regista, ne venne fuori comunque un solido e sanguigno poliziesco, benché ovviamente nel film la componente linguistica non sia trasportabile e per necessità di racconto si sia comunque dovuto trovare un colpevole.

Dal lavoro di Gadda è stata inoltre ricavata nel 1983 la miniserie televisiva omonima Quer pastic-ciaccio brutto de via Merulana diretta da Piero Schivazappa su sceneggiatura di Franco Ferrini derivata dal romanzo originale.

http://www.carloemiliogadda.net/pasticciaccio-incipit.htm

QUER PASTICCIACCIO BRUTTO DE VIA MERULANA

INCIPITTutti ormai lo chiamavano don Ciccio. Era il dot-tor Francesco Ingravallo comandato alla mobile: uno dei più giovani e, non si sa perché, invidiati funzionari della sezione investigativa: ubiquo ai casi, onnipresente su gli affari tenebrosi.

UN EPISODIO DI CRONACA NERA«[È opinione condivisa] che il fattaccio che ispirò Gadda fosse il famoso delitto Stern, commesso in via Gioberti a Roma il 24 febbraio 1946. Ne furono vittime due anziane sorelle, trovate in casa con il cranio massacrato probabilmente da un’ex cameriera e da una sua amica che avevano loro sottratto gioielli e valori. Ci sono però evidenti incongruenze cronologiche.

[...] Ora un paio di studiosi tornano sulla ques-tione per vederci più chiaro. Sono Franco Contor-bia, professore di Letteratura italiana a Genova, e Giorgio Panizza, ricercatore di Filologia a Pavia, che per vie diverse sono arrivati, più o meno, alla stessa conclusione. Vediamola. Siamo sem-pre a Roma, ma in Piazza Vittorio 70, nei pressi di via Merulana. È la mattina del 19 ottobre 1945 quando le sorelle Lidia e Franca Cataldi con un coltello da macellaio sgozzano nel suo appar-tamento non solo la trentaquattrenne Angela

Barruca in Belli ma anche il suo bambino Gianni di due anni e mezzo. I giornali, che immediata-mente si scatenano sul caso, racconteranno che i corpi senza vita sono stati trovati dal cugino della donna. E che le due giovani assassine, sfollate da Velletri a Colleferro, avevano una certa familiar-ità con la vittima e le avevano chiesto sostegno a più riprese, ottenendo regali e favori.

[...] A differenza dell’omicidio Stern, le date dell’episodio Barruca sono perfettamente com-patibili con la genesi del capolavoro. Ma soprat-tutto gli studiosi riscontrano elementi molto forti di vicinanza quanto alla meccanica dell’eccidio, alla scena del delitto, ai tratti dei personaggi che vi prendono parte, alle descrizioni e ai racconti che ne fanno i giornali.

[...] Messo da parte il delitto Stern, Contorbia non esclude che Gadda abbia voluto contaminare il caso Barruca con un precedente episodio di cronaca nera, accaduto nel giugno ‘45 sempre a Roma: si tratta dell’affaire Tirone, un delitto per rapina con una vittima forse consensuale e con un omicida-corteggiatore aiutato da una banda di complici.»

(Paolo Di Stefano, Il vero delitto dietro il «Pastic-ciaccio» di Gadda, in “Corriere della Sera”, 26 luglio 2007)

http://www.carloemiliogadda.net/cinema.htm

IL FILM DI GERMIPer il film, Pietro Germi scrisse la canzone Sinnò me moro, su musiche di Carlo Rustichelli. Sinnò me moro è cantata dalla figlia di Rustichelli, Alida Chelli.

«Le devo dire la verità, che non si è mai detta. Un maledetto imbroglio non è nato né da Germi né da me, è nato da Peppino Amato, il produt-tore, che - siccome questo libro di Gadda, il Pasticciaccio, aveva avuto, insolitamente in Italia, un successo editoriale importante (poche migliaia di copie, ma in Italia era già tanto) - propose a Germi di trarne un film. [...] Germi ne lesse metà e poi gli disse: “Senti, ma chi è l’assassino? Io non sono riuscito a capire, sono arrivato a metà. Pieno di parole complicate…” Non l’ha mai letto. [...] E ricordo che Gadda (un uomo timidissimo e simpat-icissimo, straordinario) aveva una gran soggezione di Germi, e Germi aveva una gran soggezione di lui. Per cui, mi ricordo, Gadda veniva, vedeva delle scene, e a un certo punto diceva: “Senta Giannetti, che nome avete dato a quel personag-gio?” Adesso non mi ricordo che nome era. E lui: “Ah, non si potrebbe cambiare, non so, in Carpe-doni?”. Lui aveva questa cosa di fare sempre delle associazioni con gli animali. “Perché sembra una carpa. Carpedoni…” E io: “Sì, sì, dopo glielo dico a Germi. Sì, sì, in doppiaggio si può cambiare”. Dopo andavo da Germi, alla sera: “Lo sai che ha

detto Gadda?” “Cosa ha detto?” “Se potevamo cambiare il nome del personaggio in Carpedoni.” “Perché?” “Perché dice che assomiglia a una carpa.” “Andassero a fare in culo questi intellet-tuali cretini!” Germi quando lo vedeva scappava: “Ecco, eccolo là, mandalo via, mandalo via”. “Come, lo mando via! È una persona rispettabile, un’autorità, un filologo.” Era una persona così garbata, un uomo delizioso.»

(Da un’intervista ad Alfredo Giannetti, uno degli sceneggiatori del film. In: Pietro Germi. Ritratto di un regista all’antica, Pratiche, 1989)

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Un maledetto imbroglioFrom Wikipedia, the free encyclopedia

Un maledetto imbroglio è un film del 1959, diretto e interpretato dal regista italiano Pietro Germi. La trama è una rielaborazione del romanzo Quer pas-ticciaccio brutto de via Merulana di Carlo Emilio Gadda.« In generale, mi sembrerebbe un sintomo di decadenza, per il cinema, ridursi a cercare le sue storie nei romanzi. Per quanto mi riguarda, mi sentirei diminuito se risultasse che nel mio lavoro mi aggancio alla letteratura. Io credo nell’assoluta autonomia del cinema; non solo, ma credo che sia molto difficile che un film vera-mente importante nasca da un libro.»

Titolo originale: Un maledetto imbroglioPaese: ItaliaAnno: 1959Durata: 120’Colore: B/NAudio: sonoro Genere: noirRegia: Pietro GermiSoggetto: Carlo Emilio GaddaSceneggiatura: Alfredo Giannetti, Ennio De Concini, Pietro GermiProduttore: Giuseppe Amato

http://www.canzoni-mp3.net/testo_sinno__me_moro.htm

“Amore amore amore amore mioIn braccio a te me scordo ogni dolore

Vojo resta’ co’ teSinnò me mòroVojo resta’ co’ teSinnò me mòroVojo resta’ co’ teSinnò me mòro

Nun piagne’ amore nun piagne’ amore mioNun piagne’ statte zitto su ‘sto còreMa si te fa soffri’ dimmelo pureQuello che m’hai da di’ dimmelo pureQuello che m’hai da di’ dimmelo pure

Te penso amore te penso amore mioTu sei partito e m’hai lassata solaMa tu non sai che sento ner còre mioCe sento er bene tuo che me consolaCe sento er bene tuo che me consola”

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