Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

download Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

of 70

Transcript of Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    1/70

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    2/70

    Il mestieredellarcheologo

    Quaderni di

    Quaderno n1

    Preistoria come professione

    Corso di formazioneper la tutela e la valorizzzione

    dei siti preistoricilombardi e nazionali

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    3/70

    Enti finanziatori: Regione Lombardia Ministero dellIstruzione

    dellUniversit e della Ricerca Ministero del Lavoro e della

    Previdenza Sociale

    Enti attuatori: Universit degli Studi di Milano

    Dipartimento di Scienze della Terra

    Centro Camuno di Studi Preistorici Istituto Statale Virgilio Touring Club Italiano

    Unit Formative (I-II-III-IV semestre):Paletnologia, Paleoantropologia culturale,Mitologie comparate e credenze, Tipologielitiche del Paleolitico, Cultura materialepost-paleolitica, Tecniche di rilevamento edisegno archeologico, Geoarcheologia,Introduzione generale alle Scienze dellaTerra, Litologia e stratigrafia, Elementi diCartografia, Geologia della Lombardia,Gestione parchi preistorici, Museologia,Paleobotanica/Archeozoologia, Semioti-ca/Estetica/Psicologia dellarte, Marketinge strumenti telematici per lattivazione delturismo (Informatica), Didattica/Bibliografiadella Preistoria, Legislazione dei beni cultu-rali e ambientali, Inglese.Moduli: Geofilosofia, Genetica delle popo-lazioni, Biologia evolutiva, Fotografia ar-cheologica, Archeotoponomastica, Archeo-astronomia, Normative europee turistico-assicurative, Problemi generali di tutela del-lambiente, Archeologia del paesaggio.

    Tirocini presso: Centro Camuno di Studi Preistorici Dipartimento Valcamonica e

    Lombardia del CCSP Touring Club Italiano Civico Museo di Scienze Naturali di

    Brescia.

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    2002 IFTS

    ISBN 88-7695-241-1

    Prima edizione: ottobre 2002

    Arcipelago EdizioniVia Filippo da Liscate 1.220143 Milano

    Tutti i diritti riservati

    Ristampe:7 6 5 4 3 2 1 02008 2007 2006 2005 2004 2003 2002

    FONTI ICONOGRAFICHE

    delle illustrazioni usate come sfondo

    (pp. 36, 59, 61, 63)

    Museo Civico Archeologico P. Giovio diComo, Dalla Preistoria allet del ferro, 1999 p. 36 Il coperchio di Grandate. Coperchio in lami-

    na (di situla cineraria in bronzo), decorato asbalzo con una serie di quattro animali alter-nati a motivi vegetali. (Ivi p. 27)

    E. Anati, Valcamonica. Una storia per lEuropa. Illinguaggio delle pietre. 1995, Edizioni del Centro: p. 59 Scena di caccia al cervo. Le figure del gene-

    re nei periodi IV/A-B sono rarissime. IL cavallomontato diverr comune solo successiva-mente. Seradina III, roccia 18. (Ivi p. 67)

    p. 63 Particolare del frammento di statua-menhirCemmo 4. due fasi distoriazione si sovrap-pongono. Base del rilievo cm 35. (Ivi p. 134)

    E. Anati, 40.000 anni di storia contemporanea.Larte preistorica dEuropa, 2000, Edizioni delCentro: p. 61 Porto Badisco, Lecce, Italia. Pittura parietale

    Figura vagamente antropomorfa con unacredta fatta da sette segni. Foto-elaborazio-ne CCSP; archivio WARA W05470. (Ivi p. 115)

    IMMAGINE IN COPERTINA:

    2Quaderno n 1

    ISTRUZIONE E FORMAZIONE TECNICA SUPERIORE

    Corso di Formazione per la tutelae la valorizzazione dei siti preistorici

    lombardi e nazionali

    Attestato di qualifica Certificato di Specializzazione

    Direttore scientifico del Corso:Prof. Gabriella Brusa-Zappellini

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    4/70

    3Quaderno n 1

    3 Editoriale

    di Diego Abenante

    6 Il mestiere dellarcheologoIntervista a Emmanuel Anati

    14 Dipartimento Valcamonica e

    Lombardia del Centro Camuno di

    Studi Preistorici

    15 Conservare la memoria peraprirsi al futuro

    Il Museo di Scienze Naturalisceglie linnovazione

    Intervista a Marco Tonondi Valentina Biraghi-Silvana Damiani

    30 Il corso di Geofilosofia

    di Luisa Bonesio

    32 Archeologia tra museo e

    laboratorioUna sperimentazione produttiva

    Intervista a Lanfredo Castellettidi Valentina Biraghi-Silvana Damiani

    42 Archeologia e tecnologie

    La sfida informatica

    Intervista a Maurizio Fortedi Riccardo Frigoli

    48 Biologia evolutivaUn approccio innovativo alle

    culture preistoriche

    Intervista a Marco Di Lerniadi Anna Dal Passo e Silvana Damiani

    57 Preistoria e mondo della scuolaQuale didattica?

    di Anna Dal Passo e Silvana Damiani

    60 Il nostro Corso di Formazione.Uno sguardo dallinterno

    di Jacopo Marini

    62 Utopia e ricerca: autointervista

    di Umberto Sansoni

    Caporedattori

    Silvana Damiani e Jacopo Marini

    Hanno collaborato a questo numero

    gli allievi del Corso di Formazione per la tutela e la

    valorizzazione dei siti preistorici lombardi e nazionali:

    Diego Abenante

    Valentina Biraghi

    Anna Dal PassoSilvana Damiani

    Loris Fato

    Jacopo Marini

    Riccardo Frigoli

    Stampa

    Codit

    Via Fontanili, 13 -20141 Milano

    Progetto grafico della copertinaCarlo Franzini

    Editing

    Marisa Chiani

    Indice

    http://www.iftsarterupestre.too.it

    http://web.tiscali.it/arterupestre/

    ANNO I numero 1

    ottobre 2002

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    5/70

    4

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Presentare questa iniziativa editoriale chevede la luce nellambito del Corso IFTS perla formazione di esperti nella conservazio-

    ne e gestione del patrimonio preistorico edellarte rupestre, significa innanzitutto sof-fermarsi su alcune questioni di fondo che nehanno motivato la nascita.Pensiamo che la scelta di dare, in questoprimo numero di Archeoterix, largo spazioa interviste con figure rilevanti del mondodella cultura e non solo , sia in linea conla filosofia che anima questo Corso: lavora-re nellottica di una stretta interconnessionetra laspetto della formazione culturale e

    quello dello sviluppo di competenze profes-sionali che sappiano dare concreti strumen-ti di inserimento nella realt lavorativa.Per fare questo, necessario cominciare amuovere i primi passi, tentando di districareil bandolo di una professione fortementesfaccettata e, per certi versi, ancora daindividuare nelle sue differenti peculiarit epotenzialit. Di qui la volont di rivolgerci achi di questa professione ha fatto una scel-ta di vita indirizzata verso la ricerca, la

    novit, la spinta innovativa; a chi insommaha cercato di essere un apripista.Inaugurare questo numero con unintervistaa Emmanuel Anati, che il professore ci harilasciato a conclusione di una settimana distudi svoltasi lo scorso maggio presso ilCentro Camuno, ci sembra il miglior modoper iniziare un confronto franco e apertosulle concrete possibilit professionali di chisi occupa di valorizzazione dei beni preisto-rici. Se oggi infatti lo studio sistematico del-

    larte rupestre annoverato fra i settori del-larcheologia e, pi in generale, delle scien-ze umane, anche grazie al fondamentale

    apporto dei suoi studi iniziati cinquanta annior sono.Vi sono inoltre contributi nellambito dellamuseologia, con le interviste a MarcoTonon, direttore del Museo Civico di ScienzeNaturali di Brescia e a Lanfredo Castelletti,direttore dei Civici Musei di Como; nellam-bito della ricerca tecnologica applicata ai

    beni culturali, con lintervista a MaurizioForte; nellambito della didattica, con unnostro articolo ed unintervista al Prof. DiLernia.Accanto a queste interviste, che costitui-scono la parte preponderante dei materialidel numero, ospitiamo un contributo dellaprof.ssa Luisa Bonesio, docente di Esteticapresso lUniversit di Pavia e che ha tenu-to nel primo semestre del nostro Corso ilmodulo di Geofilosofia , e un articolo del

    prof. Umberto Sansoni.Essere formati come esperti nella valorizza-zione dei beni preistorici innanzitutto unasfida al superamento degli steccati cheancora dividono le scienze umane fra loroe, soprattutto, queste ultime dalle scienzenaturali. Il bene archeologico esige in s lanecessit di un approccio multidisciplinareche tenti di restituire la complessit delladimensione materiale, antropologica e sim-bolica.

    fuor di dubbio che questo tipo di riflessio-ne, qui soltanto brevemente sfiorata, siaoggi largamente condivisa dal mondo dellaricerca; una visione sistemica anzi indi-cata come la carta vincente per il mondodelle professioni.Questistanza viene sottolineata, tra gli altri,sia da Maurizio Forte che da LanfredoCastelletti, in particolare riguardo alla diva-ricazione curricolare tra la formazione del-larcheologo e quella dellantropologo cul-

    turale. Il risultato che si pu diventareesperti nella classificazione tipologica senzamaturare capacit interpretative oppure,viceversa, accentuare la dimensione

    Editoriale

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    6/70

    del simbolico trascurando la materialit delreperto.Non c dubbio che luniversit italiana, purattraversando una fase di trasformazione,sia resistente a unimpostazione di attivamessa in comunicazione tra le scienzeumane (soprattutto quelle di recente for-mazione) e la tradizionale formazione stori-co-letteraria.Questa inadeguatezza formativa natural-mente si riflette sul versante dellinserimentolavorativo: oggi i percorsi universitari hannoancora una scarsa capacit professio-nalizzante. A questo riguardoEmmanuel Anati sottolinealimportanza del farepratica, di concepirelinsegnamento elapprendimentocome un labo-ratorio interatti-vo e, soprat-tutto, di tra-smettere unametodologia

    di ricerca chesappia fornirequegli strumentiindispensabili persviluppare un pen-siero creativo.Anche lambito dellamuseologia, che potreb-be aprirsi in prospettiva comeunaffascinante campo professiona-le, risente della mancanza di una formazio-

    ne specifica, come viene ribadito da MarcoTonon. La questione dellinterpretazione silega, nel processo di musealizzazione, aquello della decodifica e della contestualiz-zazione del bene culturale: diventa quindicentrale avere gli strumenti per tentare lastrada rischiosa e accidentata della rico-struzione disignificato del reperto. Al di quadi questo tentativo, il bene archeologicorimane a noi sconosciuto, inerte, puro signi-ficante indecifrabile. E dunque oggetto di

    una superficiale attenzione da parte del visi-tatore. Allestire, mettere in scena pu allo-ra diventare uno stimolo allinterpretazione,

    pur con la coscienza del fatto che il signifi-cato, in particolare in ambito artistico, siaper sua natura fuggevole, opaco.Ci piace dunque pensare alla formazione diun curatore di museo come ad un percorsoche dia gli strumenti per musealizzare leavventure dello spirito e fare di unesposi-zione, unoccasione di stupore, di fantasti-cazione. infatti attraverso un forte coinvol-gimento emotivo che lo spettatore fissa ciche vede nel ricordo e rende duraturo e fer-tile lapprendimento, come ha avuto modo

    di sostenere Bruno Bettelheim* in unsuo intervento sul museo.

    Ci sembra infineimportante rileva-

    re come tutti icontributi che

    qui presen-tiamo pon-gano alc e n t r odella rifles-sione la

    r i c a d u t as o c i a l e

    della ricercae del fare

    cultura. Purnelle grandi diffi-

    colt che si apronoa chi decida di intra-

    prendere la strada dellavalorizzazione dei beni preistorici,

    vorremmo trasmettere questa vocazione

    con il nostro lavoro: comunicare a quantepi persone possibile la gioia della scopertadi un patrimonio che accomuna tutta lu-manit per migliaia di anni di storia condivi-sa.Pensiamo questo possa essere un piccoloantidoto alla voglia di costruire nuovi muri,alla fobia dellAltro perch diverso, allaguerra come baluardo della propria picco-la identit.

    DIEGO ABENANTE

    5

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    * Bruno Bettelheim, I bambini e i musei, in La ricerca fol-clorica, n. 39, aprile 1999, Grafo Edizioni, Brescia.

    Quaderno n 1

    Capo di Ponte, Valcamonica, Italia.Masso di Cemmo n. 1. (rilievo da E.Anati, 1982a, archivio WARA W00589).

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    7/70

    Perch larte preistorica in Italia sottovalutatarispetto a quella di altre aree geografiche come, adesempio, quella spagnola, francese, greca o austra-liana? Come si pu fare per invertire questa ten-

    denza?Quando uno vuole invertire una ten-denza la inverte,molto semplice-mente. Ma perfarlo bisogna cre-derci. Questo miricorda un mio pro-fessore: quandovolevo organizzareun Centro che poi diventato il Cen-tro Camuno, ave-vo molte perples-sit, volevo creareun comitato, unac o m m i s s i o n e dopo tutto nonavevo esperienzanella costruzionedi nuovi centri diricerca lui haascoltato le miedomande e mi hadetto: Quandouno vuole fare unacosa la fa, quandoha delle perples-sit si consulta conun amico, quando vuole arenare tuttocrea una commissione. Voleva dirmiche importante sapere cosa si vuolee, in tal caso, agire.

    Il poco interesse che c in Italia perlarcheologia e larte preistorica hasecondo me una ragione storica, ma lecose stanno cambiando. In Italia cstato un ventennio in cui larcheologiaera dedicata allesaltazione dellaromanit, per cui ci che non risponde-

    va alle esigenze di regime era messo inseconda categoria. C stato un inter-vallo di tempo in cui si cercavano le ori-

    gini del proletaria-to. Poi nel venten-nio successivolItalia dovevadiventare il Paesecattolico per ec-cellenza e come

    sempre sono ve-nuti in auge gliarcheologi chemettevano in lucegli interessi politicidella classe diri-gente. Cos siamoarrivati alla situa-zione attuale.Allepoca del re-

    gime fascista, iprofessori, per po-ter insegnare, do-vevano avere latessera del Fascio:non erano neces-sariamente i mi-gliori. Quelli che lihanno succedutierano e sono i loro

    allievi. Quando le ragioni di Stato sisovrappongono alla ricerca, chi perde la ricerca. In Italia, come in Germania

    6

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

    Il mestiere dellarcheologoIntervista a Emmanuel Anati a cura della redazione di Archeoteris

    CENTRO CAMUNO DISTUDI PREISTORICI

    EMMANUELANATIDocente di Paletno-logia e Direttore delCentro Camuno di

    Studi Preistorici.

    Il Centro Camuno diStudi Preistorici, fon-dato nel 1964, hacome obiettivo priori-

    tario la ricerca e lo studio dell'arte preistorica etribale e delle discipline connesse. Da annicompie ricerche sistematiche in Valcamonicae in ambito internazionale. In particolare operanel deserto del Negev (Har Karkom), in

    Azerbaijan, in Tanzania, Australia ed EstremoOriente. Studiosi di diverse nazionalit hannotrascorso periodi di specializzazione pressol'Istituto, mantenendo con esso rapporticostanti. Il Centro organizza convegni, simposiinternazionali, seminari e mostre. Ha realizzato eaggiorna costantemente l'archivio mondialeinformatizzato dell'Arte rupestre (Wara), mettea disposizione degli studiosi una Biblioteca spe-cializzata, un Archivio fotografico e pubblica-

    zioni scientif iche a cura delle "Edizioni delCentro".

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    8/70

    o in Russia, lo stato di decadenza dellescienze umane, non solo dellarcheolo-

    gia, dato soprattutto dal fatto chec stato un periodo di asservimentodella ricerca e dellistruzione a un regi-me. E oggi continuiamo a subire pesan-temente le conseguenze.Linsegnamento universitario inquina-to. Vi sono ricercatori seri e importantiprogetti scientifici, ma purtroppo visono anche ragioni politiche, populi-smo, faziosismo ed anche macchero-

    nismo. Il sottoscritto ha fatto il professo-re universitario per oltre trentanni, percui posso dire che fra gli insegnanti uni-versitari ci sono molti luminari, maanche un inquinamento di base dovu-to a un sistema che non sempre ha fun-zionato nellinteresse della ricerca edellistruzione.Come si fa a cambiare? Si cambia. Ilmodo migliore per cambiare cam-

    biare: dare il buon esempio ed il proprioimpegno con passione. E, se possibile,evitare comitati, delegazioni ed espres-sioni di pecorismo, ma stimolare il dibat-tito, lanalisi e il senso critico.

    Lei ritiene che luniversit italiana offra una forma-zione adeguata alle nuove generazioni o ci sonocarenze, soprattutto per quanto riguarda la pratica

    archeologica in senso stretto?Nella tradizione italiana linsegnamentodellarcheologia per lo pi di buonlivello. Specie per larcheologia classi-ca. Limportante che ognuno facciabene la sua parte. Luniversit fatta diindividui di due tipi: insegnanti e allievi.Anzi, di tre tipi: insegnanti, allievi e buro-crati. la composizione di questi ele-menti a fare luniversit: ununiversitcon dei buoni professori e dei buoniallievi d buoni risultati, mentre ununi-

    versit con cattivi elementi da unaparte o dallaltra d cattivi risultati. Le

    regole universitarie sono fisse fino a uncerto punto: chi vuole le cambia. Iburocrati sono aumentati in modo taleda appesantire non solo i bilanci, maanche gli iter e i protocolli. Troppe cartepassano per troppe mani e molte sonoinutili. Oggi la tendenza quella diincrementare le macchine e diminuire ifunzionari. I professori devono averemessaggi da trasmettere. Gli studenti

    devono programmare il loro futuro edevono impegnarsi per crescere, eognuno deve credere in ci che fa. Ioper fare dei cambiamenti nelluniver-sit mi sono imposto e li ho fatti, hoavuto dei risultati che ritengo positivi,anche dal punto di vista didattico. Hostimolato i lavori pratici, lapprendista-to, il dialogo costante. Per le scienzeumane occorre una formazione di vasta

    cultura, non basta somministrare cono-scenze tecniche. La metodologia, la filo-sofia della ricerca, il ragionamentoscientifico, la visione culturale ampiasono elementi irrinunciabili. Ai miei colla-boratori raccomando di evitare dogmie assiomi, dimostrare lattendibilit diquello che dicono, e di eliminare la reto-rica delle citazioni perch sterile. Ognistudente in potenza uno scienziato e

    come tale va considerato. La fiducia diun insegnante per lui vitale.

    Ci ha mostrato immagini di scavi effettuati in ogniparte del mondo: lei che si occupa di archeologiasul piano mondiale, cosa pensa dei siti italiani, alivello di gestione e anche di fruizione pubblica deidati di scavo o di rilevamento rupestre?

    un problema che riguarda tutto ilmondo occidentale, non solo lItaIia. Igrandi centri monumentali sono stati

    7

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    9/70

    trattati bene, in linea di massima,anche se le eccezioni ci sono dovun-

    que. Il restauro dei palazzi classici,medievali o romani, o dei grandi centricome il Santa Giulia a Brescia o i ForiRomani, sono di un buon livello interna-zionale, anche se si pu sempre faremeglio. Limpegno stato dedicato aquei monumenti che riflettono un tipoidealizzato di societ, ossia la societimperiale, la civilt che ha potutoaccumulare ricchezze e gloriarsi delle

    proprie opere darte. Mentre aspetti pimodesti, ma forse altrettanto significati-vi, del nostro passato sono stati messi insecondo piano. Gli imperatori costrui-scono i monumenti per immortalare sestessi e il proprio regime, a partire daifaraoni che costruirono le piramidi. Lacivilt occidentale condizionata dalgusto del kolossal. Larte rupestre,che un patrimonio diffuso in oltre 160

    Paesi, conserva 50.000 anni di avventu-re intellettuali dellumanit ed lamemoria delle vicende e delle emozio-ni delluomo, non merita quindi la stes-sa attenzione delle costruzioni monu-mentali? Una delle cose assurde chela Valcamonica stata il primo sito ita-liano ad essere riconosciuto dal-lUNESCO come patrimonio culturalemondiale: il governo italiano non contri-

    buisce come dovrebbe per la ricercadi questo patrimonio, mentre impiegamiliardi per ricostruire anfiteatri o perrimettere in piedi le colonne dei monu-menti romani. Non che la Valca-monica sia un sito non riconosciuto, un sito riconosciuto da tutto il mondoad eccezione che dai governi italiani, iquali penalizzano il fatto che qui nonc n romanit, n altro di cui il pote-

    re ritiene di avere bisogno. C unadiscrepanza di carattere politico neiriguardi dei monumenti: quelli da tratta-

    re bene e quelli da mettere in soffitta.Le cose cambieranno quando ci si ren-

    der conto del lustro e del prestigio chelItalia, quindi anche la sua classe politi-ca, pu ricavare dallarte rupestredella Valcamonica: un immenso archi-vio iconografico che restituisceallEuropa 10.000 anni della sua storia,un emporio che fa riscrivere la storiadellarte, una sorgente inesauribile perla storia delle religioni, una nuovadimensione per la conoscenza dei

    popoli delle Alpi e della pianuraPadana.

    Rispetto allestero qual il rapporto tra i ricercato-ri e le istituzioni o gli enti statali, in merito allaricerca e alla conservazione del patrimonio culturale?

    Lestero non unentit unica. Se para-goniamo la situazione italiana a quelladi Papua o del Madagascar, in Italia la

    situazione rosea. Se la paragoniamoinvece con quella della Francia, dellaSpagna, del Canada, dellAustralia odellInghilterra, vediamo che noi nonsiamo proprio tra i primi, malgrado ognitanto si sentano vanti del genere. Cisono Paesi che sono allavanguardia,che hanno una grande sensibilit, ungrande impegno per la valorizzazionedel proprio patrimonio, che credono

    nella propria storia; ci sono Paesi chesono allinizio della scoperta del propriopassato, e altri che sono tanto fieri deimonumenti pi appariscenti che met-tono in disparte altri aspetti del patri-monio archeologico, aspetti che po-trebbero invece arricchire e dare unadimensione nuova alla cultura delPaese. Vi sono casi di conflittualit traenti e ricercatori, ma per lo pi sono

    dovuti allamore per la propria discipli-

    8

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    10/70

    na e al desiderio di operare di pi emeglio.

    Si sono fatti riferimenti e confronti soprattutto conPaesi europei come Francia, Inghilterra, Spagna.Quale pu essere un possibile iter o almeno unprimo passo per la valorizzazione dei siti italiani?

    Ci sono due aspetti da considerare:uno legislativo e laltro pratico. Dalpunto di vista legislativo, il fatto cheogni Paese europeo abbia una proprialegislazione, a volte in contrasto con lealtre, un anacronismo che va supera-to. LEuropa ha bisogno di una leggeunitaria per il proprio patrimonio cultu-rale, di un libero mercato del lavoro,della ricerca e dellinsegnamento. La

    ricerca necessaria allinsegnamento,in particolare lo scavo e le altre ricer-

    che sul terreno. C bisogno anche diun iter nel quale ci siano dei ricercatoriche ricercano e dei sovrintendenti chesovrintendono. In Italia spesso il sovrin-tendente (burocrate, pur con formazio-ne archeologica) che scava e finiscecon lo svolgere due funzioni. In questomodo non pu dare una valutazionecritica di quello che viene fatto. Questogrosso difetto pu essere modificato

    non tanto cambiando la legislazioneitaliana, quanto creando una legisla-zione europea con cui tutti i Paesi siconfrontino e si trovino daccordo.Secondo una tendenza diffusa inEuropa, lamministrazione e la tuteladel patrimonio archeologico andreb-

    9

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

    Campanine, Cimbergo. Roccia nr. 5. Figura detta del San Pietro con tre chiavi in mano. Risacralizzazione cristia-na di rocce incise in epooche pagane (Archivio WARA W06089)

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    11/70

    bero separate dalla ricerca, perch lecompetenze sono diverse. Per quanto

    riguarda la valorizzazione del patrimo-nio, ogni Paese fa delle scelte e lItaliaha fatto la scelta del monumentale. Ilmonumentale per quello che i buro-crati decidono che monumentale: seci sono delle colonne monumentale,se ci sono delle incisioni rupestri non monumentale. Anche in questo casooccorre una revisione e una rivalutazio-ne pi obiettiva del valore del patrimo-

    nio. Questo pu essere fatto soprattuttocoinvolgendo la cultura, con un nuovotipo di educazione, con un insegna-mento che permetta di vedere lar-cheologia come strumento per la crea-zione di storia, come strumento diappoggio per la storia dellarte, per lastoria delle religioni, per la psicologia, lasociologia e per la valorizzazione delterritorio. Tutto questo va visto nel suo

    insieme perch serva a migliorare illivello di vita, la conoscenza e lacoscienza del cittadino nei riguardi delpatrimonio comune della societ.

    Una via da seguire potrebbe essere il museo etno-grafico locale?

    Questo da solo, soprattutto se fattomale, non serve molto. Se si fa, va fatto

    bene. Certamente la creazione dimusei locali pu aiutare. Bisogna rive-dere il concetto di museo che va vistonon come una serie di statue o di vetri-ne, con didascalie ovvie e banali, macome uno spazio attivo, volto a mostra-re la scoperta e la ricerca in azione e acoinvolgere i partecipanti. Bisogna cheil museo faccia vivere la realt del pas-sato. Far vedere delle opere darte

    come se fossero dei pezzi di antiquaria-to, ignorando il contesto sociale e cul-turale, controproducente, perch

    anche i pi giovani non sono pi inte-ressati a questo. Il 90% dei musei italiani

    va rifatto, compresi purtroppo anchequelli aperti di recente. Ma il museo dasolo uno strumento insufficiente. Laconoscenza del passato deve entrarea fondo nella cultura e nellistruzioneper arricchire gli interessi e quindi il livel-lo di vita. Il museo pu e deve essereparte di questo processo.

    Privatizzazione dei siti archeologici. Ha sensosecondo lei introdurre il privato allinterno dellagestione e valorizzazione di un sito?

    Se ci sono delle leggi che regolanobene la cosa, allora il fatto di ottenereinvestimenti privati e che aiutino a valo-rizzare un patrimonio pubblico positi-vo. Se invece si scatenano lanarchia ela commercializzazione selvaggia, nonva bene. Ci vogliono delle regole preci-

    se ed una deontologia da rispettare.

    Per quanto riguarda il futuro, quali sono gli sbocchiconcreti a livello di ricerca e soprattutto a livelloprofessionale per i giovani che si interessano e stu-diano larcheologia?

    Ci sono impieghi tradizionali, che sonoquelli di servizi nei siti archeologici, quin-

    di guide, operatori culturali, direttori,organizzatori di parchi, curatori dimusei, allestitori di mostre, convegni,corsi, c leditoria scientifica e linse-gnamento universitario. Poi ci sono lecarriere dei funzionari pubblici. Il CentroCamuno per esempio ha scelto linizia-tiva privata. C sempre spazio per chiha spirito di iniziativa e per chi crede inci che fa.

    Per quanto riguarda la didattica della Preistoria,quali sono gli aspetti secondo lei da valorizzare per

    10

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    12/70

    11

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    interessare nuove generazioni di studenti? Abbiamovisto filmati, video, si parlato anche diInternet

    Io vedo la didattica pi che altro comeun apprendistato. La didattica sola-mente teorica va bene per chi vuolefare teoria o erudizione per il resto dellapropria vita. Mentre per chi vuol faredei lavori pratici e inserirsi con le proprie

    iniziative nel mondo del lavoro, linse-gnamento deve essere un apprendista-to: bisogna imparare a lavorare, nonsoltanto imparare la teoria, e questa una regola che ho sempre seguito nel-linsegnamento universitario. Sommi-nistrare solo teoria a mio avviso nega-tivo, perch su 100 ci sono 8-10 personeestasiate dalla teoria e che ne vengo-no condizionate. Le altre 90, per, sono

    disorientate perch finiscono liter uni-versitario e non sono capaci di trovare

    un lavoro. Quindi usarelapprendistato, far lavora-

    re gli studenti sul campo,inserirli nel sistema, il tipovincente di insegnamento.La cosa pi importante che, chi ci riesce, si inventiun lavoro che lo appassio-ni, che lo stimoli, che loaiuti a scoprire il propriopotenziale, che risvegli ilproprio cervello.

    Parliamo della sua storia personale:qual stata la spinta maggiore chelha fatta proseguire in questocampo fino a creare il CentroCamuno?

    Se volessi rispondere cometanti direi la fame. La fame spesso il fattore che ha

    spinto luomo a darsi da fare. Pu esse-re anche fame di gloria o di sicurezza,per come vedete non il mio caso.Per me, la spinta sempre la curiosit.Quando ho preso la maturit miopadre mi ha iscritto a Ingegneria, sonoandato ad ascoltare due lezioni e hocapito che non era la mia vocazione.Poi ci sono voluti due o tre anni per tro-vare la mia strada, ho iniziato a studia-

    re geografia e storia, pensavo di anda-re in giro per il mondo a scoprire isolesconosciute, poi ho scoperto che diisole sconosciute non ce nerano pi.Fisicamente di isole sconosciute non cene sono pi, ma quante isole scono-sciute ci sono nella storia delluomo?Sono quelle che stiamo cercando direcuperare! La passione per un lavoronasce praticandolo, impegnandosi

    con la volont di apprendere, capire,

    Quaderno n 1

    Capo di Ponte, Valcamonica,Italia. Composizione di antropo-

    morfi schematici. Roccia n. 50 diNaquane. (da E. Anati, 1982a,Archivio WARA W00293)

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    13/70

    allargare le conoscenze, vivere le emo-zioni dellimpegno intellettuale.

    Ci ha colpito una frase del suo libro Le Radici dellaCultura, quando nellIntroduzione parla del suo pro-fessore, che le diceva che la ricerca archeologicadeve essere fine a se stessa. Ci sembra che lei pertutto il libro risponda sostanzialmente il contrario. ancora della stessa idea?

    Poche cose nella nostra esistenza sonofini a se stesse. Ogni cosa ha una proie-zione verso il futuro, verso i risultati che siottengono grazie a quello che si fa. Ilprocesso scientifico consiste essenzial-mente nel fatto che ogni nuova acquisi-zione porta ad acquisizioni successive.La dichiarazione che la ricerca archeo-logica fine a se stessa un incitamen-to alla sterilit. Questa era la tendenzadei benpensanti di cinquantanni fa.

    Larcheologia quindi veicola valori?

    E me lo domanda? Questa unadomanda che ha una risposta sconta-ta, ovvio che veicola valori. Rispon-derei che i valori che veicola dipendo-no da chi li veicola. Il creativo trasformamateria in energia, ma se uno tontoveicola valori tonti.

    Quali prospettive concrete vede per noi?

    Se avete intenzione di creare un grup-po di lavoro, limportante decidere sesiete cacciatori di caccia grossa o dicaccia piccola. I cacciatori del Pa-leolitico cacciavano il mammuth, loinseguivano per giorni e, una voltaabbattuto, lo squartavano e lo porta-

    vano a casa sulle spalle. Ovviamenteuna o due persone non potevano riu-scirci e quindi la caccia al mammut

    imponeva di essere un gruppo impor-tante. Poi i mammut sono scomparsi e

    luomo ha iniziato a cacciare lepri ofagiani. Naturalmente andare in trentanello stesso territorio a cacciare fagiani,non era economicamente vantaggio-so, quindi il grande gruppo di cacciato-ri si ridimensionato in nuclei pi picco-li, per cui ognuno cacciava il suo fagia-no. Per lavorare in gruppo, come perqualsiasi altra cosa, dovete avere unprogramma. Quando siete sicuri che

    attuabile, allora dovete passare dallateoria alla pratica. Se volete restareinsieme, dovete avere una strategiache vi permetta di farlo.Ad esempio, se volete fare una coope-rativa di scavi archeologici doveteavere un sovrintendente come referen-te. Una soluzione potrebbe essere pren-dere lappalto di un parco archeologi-co o di un museo. Altra possibilit lo

    sviluppo di un progetto editoriale alivello mondiale, multilingue, con mes-saggi forti. Larte preistorica ha unrichiamo viscerale. Sarebbe possibileprodurre libri seri, documentazione ico-nografica su vari argomenti: arte rupe-stre, maschere rituali, pali totemici edaltro, o sviluppare ricerche e studi suAustraliani, Boscimani, Eschimesi, Pig-mei, Beduini, Mongoli, e su altre popo-

    lazioni delle quali abbiamo una quan-tit enorme di documentazione icono-grafica poco nota.Luomo non ha ancora superato sestesso. Riuscire a diffondere questo pro-dotto a livello mondiale, pu diventareuna bella iniziativa. Per se si pensa dicreare un mercato puramente italiano meglio non illudersi, perch di italia-ni che comprano libri del genere non

    ve ne sono abbastanza per far soprav-vivere uniniziativa del genere.

    12 -

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    14/70

    Un altro tipo di impresa che si pu svi-luppare una quipe specializzata nel

    settore dellarte rupestre per la creazio-ne di parchi e riserve, sviluppi culturali,didattici e turistici. La cosa pu funzio-nare solo se si disposti a lavorareanche allestero, in Australia, in Azer-baijan, in Tanzania, nel Sud Africa, invarie parti del mondo. Anche questo un progetto che si pu sviluppare solose la gestione, la promozione e lorga-nizzazione sono di buon livello.

    Anche il restauro unattivit che ha

    delle grandi promesse, perch oggi cbisogno di restauro, sia nei musei, sia nei

    siti archeologici, per salvaguardare unpatrimonio in via di distruzione.

    Se volete fare una cooperativa che sioccupa di archeologia dovete trovarequalcosa di diverso da quello che venticooperative stanno gi facendo, fati-cando a sopravvivere. Evitate iniziativeche si basino esclusivamente sullutilizzodi denaro pubblico. Lautofinanzia-mento lo si raggiunge con la logica e laprospettiva, proponendosi come orga-nismo utile che viene richiesto e paga-

    to per quello che fa.

    In un progetto editoriale, sarebbe possibile una col-laborazione con il Centro Camuno e con altre realtinternazionali?

    Tutto possibile, ma considerate che lecollaborazioni sono valide quandosono proficue per tutti i partecipanti.Nuove forze, nuovi impegni, nuova

    immaginazione, sono indispensabili e ilCentro Camuno, come altre realtnazionali e internazionali, sarebbemolto lieto di accogliervi e di coinvol-gervi per crescere insieme. Sarebbe unmagnifico sbocco. Occorre determina-zione, ma soprattutto, occorre amore edevozione.Io vi faccio tanti auguri, non prendetele cose con approssimazione e superfi-

    cialit e quando avrete deciso non fer-matevi a met strada. Ricordate che illavoro occuper almeno il 50% dellavostra vita. Fare un lavoro noioso segnaun triste destino. Il lavoro deve avereprofonde motivazioni, deve tenere vivoil vostro entusiasmo, deve dare unsenso alla vostra vita, deve ogni giornostimolare il vostro intelletto, deve farvivivere in quattro dimensioni.

    13

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

    Statua-menhir 10 di Ossimo. (da E. Anati, Valcamonica.Una storia per lEuropa. Il linguaggio delle pietre, 1995,Edizioni del Centro)

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    15/70

    Il Dipartimento Valcamonica eLombardia una sezione specificainterna al Centro Camuno di StudiPreistorici (CCSP). Gode di autonomiaamministrativa e progettuale rispetto alCCSP, ferma restando larmonia con gliobiettivi statutari dello stesso. Direttocon passione dal prof. Umberto Sansonicon la collaborazione di SilvanaGavaldo, si avvale di uno staff di esper-

    ti collaboratori (Simonetta Boldini,Chiara Carletti, Liliana Fratti, AlbertoMarretta, Salvatore Lentini, SerenaSolano) e di entusiasti volontari. Natonel 1986, da allora compie ricerchesistematiche sullarte rupestre nellarcoalpino, con particolare riguardo allaValcamonica, alla Valtellina e alle AlpiCentrali, approfondendone le temati-che sul piano archeologico, storico,

    antropologico, del simbolismo e dellafenomenologia delle religioni anchemediante confronti e paralleli con learee darte rupestre in Europa e extra-europee. I risultati di tali ricerche ven-gono pubblicati in volumi e articoli superiodici del settore e sono oggetto direlazioni e conferenze, contribuendocos alla comprensione e alla salva-guardia del patrimonio artistico preisto-

    rico presente in Italia. La Valcamonica,dal 1979 inserita dallUNESCO nelPatrimonio Universale dellUmanit,

    con le sue quasi 300.000 figure incise ilpi grande bacino darte rupestre inEuropa. La scoperta di nuove superfici

    incise continua ogni anno e sempreriserva sorprese. Per tale motivo ilDipartimento Valcamonica e Lom-bardia organizza campi archeologiciannuali finalizzati allo scavo e allo stu-dio di questo grande racconto chenarra la pi lunga storia dEuropa maitracciata prima. La valorizzazione ditale patrimonio continua tutto lannoattraverso mostre, convegni, seminari,

    stages per le scuole e si consolida attra-verso partnerships con enti stranieri(Svezia, Francia, Spagna) che si trova-no ad operare nellaffascinante settoredellarte rupestre.

    SILVANA GAVALDO

    14

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

    Dipartimento Valcamonica eLombardia del Centro Camuno diStudi Preistorici

    Pi dOrt. Roccia nr. 20. Elegante capanna con equide.(Da U. Sansoni e S. Gavaldo, Larte rupestre del PidOrt. la vicenda di un santuairo preistorico alpino)

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    16/70

    Pu parlarci brevemente di come nato il Museo diScienze Naturali di Brescia?

    Il Museo di Scienze Naturali di Brescia si sviluppato a partire dallAteneo discienze, lettere edarti, cio dallAc-cademia localesorta nel 1802 aseguito della rivo-luzione francese.Sono gli anni na-poleonici. Questoluogo di cultura sirichiama subito, finnella denomina-zione, alle scienze,alle lettere e allearti. Un richiamoche mette in evi-denza, sulla sciadellilluminismo, ilprioritario interesseper le scienze del-la cultura del tem-po, ma anche unobiettivo non an-cora raggiunto atuttoggi: linterazione tra la tre discipli-ne, il riequilibrio tra le arti, le scienze e lelettere. Nellambito dellAteneo non

    solo si coltivano le scienze ma si inizia laraccolta dei materiali scientifici. Ci sioccupa della Provincia di Brescia,anche se gli studi non si limitano a que-starea geografica. Persone insigni sene interessano: le raccolte crescono dinumero e dimportanza e vengono visi-tate da molti studiosi.

    Nel 1902 si pensaalla fondazione diun vero e propriomuseo, aperto alpubblico. Sembraquasi un modoper celebrare i pri-mi centanni del-lAteneo. Nellostesso anno si aprelo zoo di Brescia.Questa novit im-plica la trasforma-zione delle funzioni

    del Castello, nonpi utilizzato a sco-po militare, po-nendo cos le pre-messe per il trasfe-rimento del museoin quella sede.Que stanno, quin-di, festeggeremo il

    centenario della fondazione del Mu-

    seo.Nel museo si fonder una specola,della quale siamo fieri perch, aperta

    15

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

    Conservare la memoria peraprirsi al futuroIl Museo di Scienze Naturali sceglie linnovazione

    Intervista a Marco Tonon, D irettore del M useo

    CIVICO MUSEO DI SCIENZE

    NATURALI DI BRESCIA

    MARCO TONON

    Docente di Museologia scientifi-ca e Direttore del Civico Museodi Scienze Naturali di Brescia.

    Il Civico Museo di Scienze Naturali di Brescia, natonel 1902 dall'attivit dell'Ateneo cittadino diScienze, Lettere ed Arti, dotato di una esposizio-ne permanente in cui si sviluppano temi relativialle diverse discipline che fanno capo alle scienzenaturali: mineralogia, sale della montagna,ambienti naturali ed archeologia preistorica. A

    questa si aggiungono significative collezioni palet-nologiche. Organizza attivit divulgative metten-do a disposizione materiale diversificato in relazio-ne alle diverse esigenze didattiche. La Biblioteca dotata di circa 12.000 volumi, 40.000 opuscoli e1.200 periodici. specializzata in Scienze biologi-che, botaniche, astronomiche, della terra, zoolo-giche e preistoriche. Il Museo ospita e coordinaattivit promosse dalle associazioni naturalistichee dai gruppi scientifici locali.

    COMUNE DI BRESCIA

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    17/70

    ufficialmente nel 1953, la prima spe-cola pubblica italiana, nata per fare

    scienza, ma soprattutto per la gente.Negli stessi anni lAteneo dona alComune di Brescia le proprie collezioni.Negli anni Settanta viene destinato unospazio verde per ledificazione delmuseo di scienze e viene progettato ilgiardino contiguo. una iniziativa checrea entusiasmo e viene vista in modopositivo.Si trattava infatti di uno dei primi musei

    costruiti ad hoc. Cosa rara in questopaese, in cui quasi sempre assistiamo alriuso di un edificio storico. stata uni-dea interessante: un edificio ad hoc,nuovo, di calcestruzzo e vetro, con ilsuo giardino, con un auditorium.Questo fatto dava al sottoscritto, venu-to a Brescia dopo aver vinto un con-corso, grandi speranze.Sarebbe stato lideale avere una strut-

    tura moderna, libera dai molti problemie vincoli che pone il riuso di edifici stori-ci. Ma la struttura architettonica si rivelata debole. Non mi restava cheuna riflessione: chi mi restituir la magiadi un edificio storico quando ledificiomoderno privo di qualit, sia tecnicache estetica, di armonia?Credo tuttavia che adesso sia arrivatoun momento di svolta. Anni fa era stato

    messo in cantiere lampliamento di unanuova ala, destinata alla Biblioteca.Bene, questo progetto tra pochi mesiverr finalmente realizzato. Il progettova incontro allesigenza di non creareunaggiunta che complichi ulterior-mente la percorribilit e la gestibilit diquesta struttura, ma ne risolva, almenoin parte, proprio i problemi di percorso.Abbiamo puntato, con progettisti e col-

    leghi, a livelli molto alti di innovazione,adeguati ai tempi. Risolvere i complessiproblemi di una struttura non funzionale

    stato estremamente stimolante e pos-siamo finalmente dire che i nostri sforzi

    sono stati coronati da successo. La veri-fica? Quando apriremo al pubblico. Sisono trovate nuove chiavi di lettura equindi il modo per migliorarlo.

    Museo come sintesi di una delega collettiva neiconfronti del tempo, del passato, del presente e delfuturo. Trova valida questa definizione? E ancora.Negli anni immediatamente successivi alla guerra si

    abbandona limmagine chiusa di museo. Si rifiutalidea di un museo come camera del tesoro, tempioe laboratorio unicamente riservato a una ricercaspecialistica. Cosa ne pensa?

    Ci sono molte cose che dovremmo direa questo proposito. Abbiamo avutospesso bisogno di tagliare il cordoneombelicale che ci legava al passato, difare cose nuove e migliori Nasce e si

    sviluppa, ad esempio, lidea dellab-bandono del museo tempio chiuso, dilite E tante altre innovazioni. Ma, avolte, questi cambiamenti nascondonoil bisogno di emanciparci dalle nostrepaure, dalla nostra solitudine. unanecessit umana diffusa.Un luogo della memoria come il museonon ha bisogno di sentirsi superiore odiverso, ma ha bisogno di recuperare

    fiducia, sicurezza.Molto spesso ritroviamo nel passatocontenuti e significati traditi o dimenti-cati per cui spesso si tratta di far benepiuttosto che di reinventare.Ritengo importante riflettere sul fattoche Aldobrandi abbia fondato nel 1500un museo a Bologna. Non lo fa per pas-sione o collezionismo lo fa perch imedici non conoscono i semplici,

    cio le piante che si usano nella farma-copea e quindi non possono curare.Ecco allora che il museo nasce rispon-

    16

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    18/70

    dendo a una precisadomanda, che scien-

    tifica e didattica insie-me. Qualcuno fa co-minciare la storia delmuseo al 700. Questa una cosa assurda,priva di qualsiasi fon-damento. La funzionedei musei nel passatonon quella in cui liabbiamo relegati noi

    oggi, giudicandoli prividi dimensione formati-va. Sostenere che nonerano didattici signifi-ca avere una informa-zione su di essi moltosuperficiale. In realt,essi avevano finalitcolte. E anche se par-liamo dello studiolo

    del principe possia-mo sostenere che in esso non si facevabanale collezionismo. Al contrario, lerano presenti vari saperi intersecati,umanisticamente significanti. Il cabinetdes merveilles sempre stato molto dipi che un luogo dove meravigliarsi eoggi noi sappiamo bene come si impa-ri anche con lemotivit. Il museo-tem-pio, in fondo, non ha mai cessato di esi-

    stere, se vero che perfino la Rivo-luzione francese, che pure ha distruttomolto, ha comunque salvato qualcosadelle collezioni del re in ambienti chedivennero indubbiamente aulici. Maquesto risponde semplicemente alfatto che, in ogni modo, il Museoaggiunge valore agli oggetti. Per parla-re di come debba essere oggi il Museo utile ricordare G.H. Rivire. Eco/Mu-

    seo un termine che implica un meto-do di lavoro, strumenti cognitivi, lospecchio di una societ, del rapporto

    con il proprio io, delle proprie radici,della propria comunit. Questo spec-chio magico, doppio. Mi ci rifletto, mici riconosco, oppure mi ritrovo per laprima volta. Per mi presento al pubbli-co. Questa la chiave dei musei.Come mai la gente va a vedere i museiquando lontana, in viaggio e non acasa propria? L non conosci e incon-

    sciamente vai a conoscere. Hai tempolibero, ti diverti, ma perch vai a vede-re il Prado o il Louvre quando non co-nosci i Musei della tua citt? Basta ilmuseo di un paesino per trovare delleinformazioni importanti.Museo come luogo della memoria inquanto tenta di far durare quel pocoche rimane del passato. Quello che sisalva sempre un campione molto

    ridotto, ma quanta storia nasconde opu raccontare! Allora, cominciamo aconsiderare con lumilt dello scoprito-

    17

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

    Les Trois Frres, Montesquieu-Avants, Arige, Francia. Rilievo di una parte dellasuperficie istoriata della grotta. Animali che si sovrappongono. (da H. Breuil 1952;Archivio WARA W05364)

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    19/70

    re questo campione e abbiamo gidato una chiave di lettura per il museo,

    abbiamo dato una chiave di rapportocon loggetto, con limmagine.Curiosit e sorpresa, scoperta, spiritodellindagine scientifica possono essercondivise. Non dobbiamo togliere alpubblico la possibilit di fare domande.Non dobbiamo obliterare la curiosit.Luogo della memoria, quindi. Ma tuttoquesto sforzo di conservare non deveperdere di vista lobiettivo, che non mi

    stanco mai di ribadirlo - sempre e sol-tanto luomo.Spesso siamo presi dalla contemplazio-ne dei nostri tesori e dimentichiamoche lavoriamo per luomo e allora ilmuseo non serve a nulla. Questo fa ladifferenza tra collezionista e museo. Iodirei che se la struttura si dimentica diconiugare ricerca, conservazione ecomunicazione a fini sociali non ha pi

    dignit di Museo.Rivire ha cominciato a percepire cheper fare un museo locale ci si dovevaspostare a livello storico, diacronico;doveva spostarsi attraverso il tempo, api fasi. Anche lavorando ad un villag-gio minerario ha avuto bisogno di pen-sare a cosa ci fosse prima della miniera.Ma non gli bastava, perch si accor-to che aveva bisogno anche dello sce-

    nario, dellambiente dove era avvenu-ta la storia. Si passa cos dalluomo allastoria, alla natura.

    Allinterno di unarea dedicata alla Preistoria, comevede la gestione degli spazi in cui emerga lHomoSapiens come produttore di arte, con la riproduzio-ne di pannelli ricostruttivi delle produzioni mate-riali dellepoca? E ancora, cosa pensa della possi-

    bilit di far rivivere la storia, le credenze,il vissu-to dei primordi? Non solo esposizione di repertidunque, ma ricostruzione di un pensiero

    semplicemente doveroso e necessa-rio. Allestendo anni fa una mostra sulla

    Preistoria, poi diventata permanente,avevo evidenziato nel percorso deipunti chiave, lo stesso ho fatto nellulti-mo allestimento. Rifuggo dallidea diprendere un libro, farlo a fette e sbat-terlo in vetrina. altro quello che dob-biamo fare. Non sufficiente lo specia-lista di una disciplina per fare i musei.Serve che questo partecipi a un grup-po di lavoro. Le competenze professio-

    nali che servono per fare un museosono diverse da quelle delle disciplineche vengono rappresentate. Nellamostra mammut 89 le tappe evoluti-ve delluomo furono semplificate edevidenziate indicando il choppercomeprimo strumento, il fuoco come control-lo di energia, la sepoltura dei morticome sviluppo di affetti e di credenze.Ma anche la tecnica Levallois come

    pensiero astratto, previsione del risulta-to, arte.Credo che ci sia molto di non compre-so e quindi che anche le pi fertili pro-poste di lettura vadano sempre consi-derate con grande cautela anche lad-dove le interpretazioni risultino simpati-che e suggestive. Pi crediamo diconoscere la realt, pi questa si allon-tana.

    Non ci siamo messi sufficientemente neipanni dei nostri predecessori. Ci portia-mo qualche arroganza, unanima posi-tivista caratterizzata dalla sicurezza.Unitamente al bagaglio di scientificitdobbiamo avere coscienza dei limiti esolo un atteggiamento di umilt ci puportare alla scoperta, a intravedere unorizzonte innovativo.Un ruolo importante lo gioca larcheo-

    logia sperimentale.Ho unesperienza lontana di cui sonomolto orgoglioso e lo posso dire perch

    18

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    20/70

    non mia. Nel primo museo che hofatto ho avuto la fortuna di avere al mio

    fianco un ragazzo, che adesso fa ilnostro mestiere, il quale aveva partico-lari doti artistiche (disegna, dipinge,fotografa, suona, mima). Sto parlandodella mia esperienza nel Museo diCrocetta del Montello, un Museo diStoria Naturale. Nello specifico era sullaPreistoria della provincia di Treviso.Era un museo con unimpronta diversarispetto a quelli che eravamo abituati a

    vedere perch per la prima voltaabbiamo messo in vetrina degli stru-menti. Abbiamo pensato a un museoper la gente. Abbiamo esposto la tipo-logia e la tecnologia dei materiali: delleselci, delle ceramiche, dei bronzi.Abbiamo messo a disposizione degliutenti delle chiavi di lettura, effettuan-do una sintesi, una collazione, una sem-plificazione di studi e materiali che si

    sarebbero potuti trovare soltanto indecine di libri.

    Su questa impostazione metodologica leattivit di Antonio Paolillo diventavanoimportanti: portava il museo nella scuo-la. Ha effettuato drammatizzazioni. Invecedi giocare agli indiani, i bambini di Cro-cetta del Montello hanno giocato allacaccia al mammuth, rivivendo la vita e leattivit delluomo del Paleolitico Superiore.Lui ha portato i bambini in un riparo sottoroccia, lui li ha fatti vestire con i tappeti di

    casa per simulare il mammuth. Questaesperienza porta decisamente nella dire-zione di una archeologia sperimentale: inquesto caso il metodo scientifico felice-mente utilizzabile anche con i bambini.Non a caso oggi non uso il termine alle-stire, ma mettere in scena. Dietro que-sta affermazione si nasconde il modo diconcepire lorganizzazione dello spazio,la progettazione dei volumi. Ci si muove

    sulleco di due slogan: usate i cinquesensi e vietato non toccare.

    Come vede la possibile presenza, allinterno delmuseo,di una serie di significati che accompagni-no loggetto? Il museo qualcosa di pi di un luogodove si conservano opere e oggetti?

    Gli oggetti si usano per comunicareidee. Il Museo non luogo di conserva-zione bens luogo dove si esercitano,nella ricerca di un equilibrio dinamico,le tre funzioni di ricerca, conservazionee comunicazione. Ma ripeto, poichlobiettivo luomo, gli oggetti devonoessere decodificati e contestualizzati.

    Come pensa si possa valorizzare il museo a livellodidattico per il visitatore?

    La soluzione viene se la si vuole trovare,ponendosi semplicemente il problema

    19

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

    Lespugue, Haute -Garonne, Francia. Statuetta femmi-nile(da A. Leroi-Gaurham 1965, Archivio WARAW05528)

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    21/70

    della didattica: un museo non pu cheessere didattico. Un museo che non lo

    sia non un museo, perch non rispon-de alla definizione di museo, alla suafilosofia, al suo spirito, ecc. Lavoraredidatticamente vuole dire lavorare peril proprio prossimo. Poi si impara ilmestiere spigolando anche da altrimondi: utilissimo quello del teatro.

    Secondo lei possibile fare unesposizione dimateriali a livelli differenti, a seconda del tipo diutenza?

    Il museo, in quanto tale, deve servire atutti i tipi di pubblico, sempre dietrolangolo il pericolo dellomogeneizza-zione, dellusare modelli, copiare (poi cisono committenti che invece di farseli, imusei, li fanno fare alle ditte, ma leditte come far fare un giardino a unidraulico).

    Il percorso base dovrebbe per quan-to sia difficile - andar bene per tutti; ma anche possibile fare delle attivitmirate, specializzare parti del percorso,ad esempio, per bambini o per anziani.A proposito degli anziani, ricordo cheallinizio degli anni Novanta volevamocercare delle chiavi nuove, delle solu-zioni nuove. Ho utilizzato il computercon gli anziani, che lo hanno usato per-

    ch sono state create le condizioni per-ch lo facessero.I nostri musei sono delle lezioni excathedra. Il malcapitato visitatore sideve sorbire la lezione che qualcuno gliha messo in vetrina. In vetrina c unsaputo, spesso saccente che ha messoil suo sapere senza preoccuparsi dicomunicare veramente. A chi e a checosa serve sapere che il tal quadro di

    Tiziano o Raffaello stato dipinto nel talgiorno e nel tal anno, che linflusso di che il numero di inventario ?

    lavventura umana che conta, lavven-tura nei confronti del sapere. In un

    museo bisogna avviare un processoludico, bisogna stare bene, divertirsi,appassionarsi anche. Si viene in unmuseo quando si ha del tempo libero,ma ci si pu venire anche per studiaree lavorare.Il processo da innescare un processo diautoapprendimento: lutente che impa-ra, non sono io che insegno. Su questabase di umilt cambiamo il punto di vista. Il

    direttore di un museo deve quindi essere ilconsulente di un processo di apprendi-mento e, se bravo, un organizzatore disituazioni di auto apprendimento. fonda-mentale che domini il principio di rispettodellaltro.Se ci rivolgiamo agli anziani abbiamo ildovere di dare loro degli agganci conqualcosa che hanno visto e conosco-no, perch quellaggancio permette

    loro di fare strada, di maturare sulla viadella conoscenza.Se un gruppo di visitatori gira per unmuseo e non apprezza, non parteci-pa, non guardiamolo con sufficienza.Studiamolo. Cerchiamo di capire cosasta succedendo.Parlando ad esempio di archeologia,non possiamo pi fare i lapidari, nonpossiamo pi mettere i sarcofaghi nel

    chiostro, esporre centinaia di tombemute. Parliamo invece della serenitdei Romani di fronte alla morte. indi-spensabile, perch labbiamo persa. Iocredo che la serenit dei Romani difronte alla morte serva alluomo doggi.

    Parlando di formazione, secondo lei cosa possiamofare per il nostro futuro? Considera utili degli sta-ges allinterno di musei?

    Io combatto contro la mancanza di for-mazione specifica museologica nel

    20

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    22/70

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    23/70

    legata a una persona che con me hacollaborato a vari livelli. Anche alla

    redazione di volumi. Ha lavorato molto,imparando. Adesso lavora come con-sulente editoriale in una casa editrice,sta bene, un buon lavoro, guadagna,ma il problema che questa personaera partita con una tesi sulla ceramicaed era andata a fare una Scuola dispecializzazione al museo di Faenza.Ce ne sono di posti, ce ne sarannosempre di pi, ce ne devono essere,

    perch il petrolio del nostro Paese sonoi Beni culturali. Il posto di lavoro unposto di lavoro sempre pi da costruirsi,direi sempre pi da libero professionista,sempre pi il socio di cooperativa do-vrebbe essere imprenditore di se stesso,come era lartigiano.Per sviluppare e potenziare lattivit delMuseo di Pordenone fu fatta nascereuna cooperativa e anche Udine percor-

    se questa via, anche se non penso chela cooperativa sia lunica soluzione.Il Louvre (che il Louvre) ha un gettitodi entrate tra il 18 e il 22% dei suoi costi.Il museo unazienda a priori in passivo.Allora bisogna che chi vuole fare unmuseo ci metta del suo: una comunitdi cittadini, unamministrazione, qual-cuno li deve tirare fuori i soldi. Ci sonomolti musei delle aziende, anche que-

    sto un segnale forte. una straordina-ria macchina per comunicare, quindiusiamola, usiamola bene.

    Visto che si parla di azienda museo, il problema quello dei finanziamenti, dei soldi, che servono.Come vede il rapporto tra pubblico e privato. pos-sibile un accordo?.

    Il lavoro lo si inventa. Bisogna essere

    imprenditori di se stessi, anche comegruppo o come singoli, ma usando lapropria professionalit e dando garan-

    zie. Io cerco disperatamente lautono-mia di questo Istituto e di tutti quelli che

    ho diretto e costruito. Tuttavia leAmministrazioni temono di perderepotere dando autonomia, ma cosfacendo rinunciano a far gestire conefficienza, economia, efficacia.Sergi, luminare della paleoantropologiaitaliana ha inventato una classificazio-ne delluomo fossile che ha fatto il girodel mondo, ma il cranio del Circeo erasotto il suo letto. Molti musei universitari

    sono cos, non ha importanza la didatti-ca, la cultura, il museo chiuso ed dipropriet del direttore.Io cerco sempre di pi la condivisionedi un progetto, perch mi interessaquello che laltro sa, quello che laltrofa. Purtroppo il gioco con il potere.Spesso losponsorsi diverte ad ascolta-re le problematiche del Museo, perprima di impegnarsi chiede: chi ti

    manda? e il gioco passa a un tavoloche non pi quello della diffusionedella cultura.

    Perch alcuni settori sono privilegiati rispetto adaltri?

    Chi pu partecipare a unimpresa di unmuseo di scienze? Ci sono aziende, isti-tuti, scuole, persone. Molti Istituti univer-

    sitari vogliono lavorare con noi. Madobbiamo dare sicurezza e per fare cibisogna evitare i laccioli di unammini-strazione che nata e sviluppa le suetecniche su problematiche molto diver-se da quelle di un museo, per cui non funzionale, non in sintonia. Il modellodi efficienza di unamministrazionefatalmente non ha portato a buoni risul-tati. Il controllo deve essere assoluto,

    totale. La trasparenza, la regolaritdelle pratiche di amministrazione, que-sto senza dubbio fondamentale, ma il

    22

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    24/70

    problema non questo. Quindi, eccosorgere la struttura autonoma, la fon-

    dazione, che non ha i problemi dellamacchina burocratica amministrativadellEnte Locale. Brescia ha delle fran-ge di rigidit, ma anche di apertura,modernit, ecc. Il motivo per cui ilCivico Museo di Scienze di Brescia incitt la cenerentola lo dobbiamo chie-dere al Comune. Unanalisi dei bisognidelluomo doggi porterebbe immedia-tamente a un maggiore impegno per

    riequilibrare la cosa.

    Cosa ne pensa della comparatistica etnografica e deimusei etnografici locali? Fino a che punto ci aiuta-no a comprendere le culture preistoriche?

    Il metodo della comparazione fonda-mentale e viene usato molto spesso perdefinire specie biologiche, fossili, rocceo pietre. il metodo princi-

    pe e si basa su confronti edapprossimazioni successiveper arrivare alla determina-zione di un oggetto. Lacomparazione etnograficaha avuto un grande suc-cesso in una certa fase deilavori delle scienze preistori-che. Poi sono iniziati alti ebassi, abbandoni, ritorni e

    mode. In uno scavo preisto-rico viene trovato un ogget-to che rappresenta un ani-male con alcuni fori, altritrovano un oggetto similecon gli stessi fori presso gliesquimesi attuali e si arrivapresto alla conclusione cheloggetto serviva alla stessa,identica cosa.

    In realt, abbiamo moltifenomeni di convergenza.Spesso si tratta di conver-

    genze formali e non funzionali, fenome-ni simili per casualit che non sempre

    legittimano lattribuzione dello stessosignificato allo stesso oggetto. Bisognausare la comparazione etnograficacome uno stimolo alla ricerca. Questistudi sono e rimangono solo ipotesi dilavoro e non risultati. un errore cheviene fatto molto spesso. Sappiamobenissimo che cosa unipotesi, ma,parlandone con altri, finiamo per usarele ipotesi come delle realt e delle

    veritBisogna sempre mantenere un atteg-giamento vigile e critico, e usare lintel-ligenza. Individuare possibili filoni inter-pretativi piuttosto che dare risposte.Nella ricostruzione di un passato fattacon le scarse tessere di un mosaico chenon c pi, follia pretendere unaricostruzione che metta tutto al posto

    23

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

    Reperti calcolitici di Colomabaro Cortefranca (BS). Lame di pugnale inselce, frammento di ascia, martello in arenaria, (da E. Anati,Valcamonica. Una storia per lEuropa. Studi camuni. v. XIII, Edizioni delCentro)

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    25/70

    giusto e sia in grado di restituirci unim-magine risolta, completa e perfetta-

    mente a fuoco.Noi abbiamo usato fino a ieri, per fortu-na fino a ieri, la scienza semplificante. Ilmodello della fisica classica, intendo,che pensava di aver risolto quasi tutti iproblemi cognitivi del mondo conpoche e semplici leggi: tutto ci chenon vi rientrava era considerato ecce-zione, anomalia. Oggi abbiamo la con-vinzione che lanomalia fa scienza

    quanto la normalit, e forse talvolta dipi. Non possiamo perdere di vista lec-cezione.Il discorso sulla complessit del realenon pu pi essere ignorato, purtroppofatica a entrare nella quotidianit dimolti saperi. Per capire la diversitoccorre saper cambiare il punto divista.Ci siamo resi conto ormai che la scien-

    za ufficiale non riesce a descrivere, acalcolare, a riprodurre il mistero dellanatura. Noi siamo andati sulla luna, manon conosciamo ancora tutto. Nonsappiamo descrivere, prevedere ilmoto di una foglia che cade; il battitodi ali di una farfalla nel Mato Grossopu generare un uragano nelle isolegiapponesi.Unoperazione umana sempre alta-

    mente complessa, quindi le interpreta-zioni sono molte. Va bene la compara-zione, va bene il parallelo etnografico,ma occorre tenere presente che spes-so ci sono fenomeni simili che non sipossono e non si devono sovrapporre.Talvolta proprio una di queste com-parazioni ad accendere una lampadi-na e a far intuire un qualcosa che poiva studiato e non accettato come una

    semplice illuminazione. Proprio qui stala sfida e la difficolt estrema.

    Un esempio Schliemann, che trovaTroia: non era Troia, Troia non mai esi-

    stita. Ne parla Omero, s, ma ancheOmero non mai esistito. Per ci parladellet del bronzo, di cui dice alcunecose che sono chiavi di interpretazione,e allora non pi poesia ma forse sto-ria. Non possiamo ancora sapere fino ache punto lo , il cammino appenacominciato. Non possiamo ancora trar-re conclusioni, ma sappiamo che sefino a ieri la leggenda e la favola non

    facevano parte dei nostri sistemi cogni-tivi, oggi ne fanno parte a pieno diritto,pur con molta cautela.Ho studiato il tema dellamazzonoma-chia perch ho avuto la fortuna diesporre un affresco romano del I secolo,un capolavoro assoluto. Ho cominciatoa studiare questo soggetto e mi si sonorivelate una serie di chiavi di lettura, hofatto un passo avanti forse troppo ardito

    nella interpretazione. Ad un certomomento ho intuito qualcosa e quasiper caso mi sono trovato nel filone di altristudi, di altre ricerche che stanno arri-vando alla stessa conclusione. Il mito siricollega ad una cultura pre-patriarcale, qualcosa che svela interpretazioni cheoggi vengono confermate: la deaMadre non pi una entit lontana,passata, invisibile, ma dentro a tutti i

    miti ed ancora coglibile oggi e lo sarforse di pi in futuro. Queste sono leavventure dello spirito, e secondo mevanno musealizzate, ovvero condivise.Per fortuna molto cambiato negli ultimidieci anni: quando la Gimbutas hacominciato a scrivere, le sue idee sonostate rifiutate da molta parte del mondoaccademico, ma ha aperto una stradache poi stata condivisa.

    Penso a Louis Godart, che ha scavatoa Creta, che legge lIliade non solocome la storia di eroi e di battaglie, ma

    24

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    26/70

    dandone una lettura al femminile: leprotagoniste diventano allora le figure

    femminili, che determinano il fato.Lidea del fato ci ricollega subito adaltro e la cosa diventa interessante,non tanto per la novit dellinterpreta-zione o per il coraggio di una determi-nata affermazione, ma perch questistudi sviluppano temi che appartengo-no al passato delluomo e che fatal-mente ritroviamo nel presente.

    Come vede lutilizzo di calchi o di tecnologie avan-zate allinterno di un museo, nel suo o in un altroMuseo di scienze naturali?

    consigliato labuso. un tema cheabbiamo a lungo trattato, anche attra-verso un corso-laboratorio 3R: recupe-ro, restauro, riproduzione. Il calco si usamolto per la paleontologia dei verte-brati, ma un sistema che va bene per

    tutto. Fino a un paio di secoli fa il calcoera un dono da principi, se lo scambia-vano i regnanti, magari per la riprodu-zione di una statua greca. Calchi eriproduzioni sono stati molto usati per glioggetti naturalistici, nei Musei e nei par-chi tematici. Va bene riprodurre glioggetti, va bene riprodurre le macchi-ne e gli strumenti, ma non riprodurli peresporli, riprodurli per usarli.

    Facciamo costruire ai ragazzi gli stru-menti (in fondo anche Galileo si fattoil suo telescopio). Per larsenale diVenezia, pensavo di far fare ai ragazziuna corda. Un ragazzo viene dagli StatiUniti a visitare Venezia, fa uno stage efa un pezzo di corda, proprio come lofacevano alle corderie dellarsenalenel 1500. Torner a casa ricco, portera casa il pezzetto di corda fatto da lui,

    ma avr anche qualcosa daltro den-tro, di molto pi importante. Ho parlatodi un pezzo di corda, figuriamoci se gli

    facciamo fare una barca! Quindi benvengano laboratori e sperimentazione:

    qualcuno comincia ad esserci ancheda noi, con molti difetti e molti errori,ma bene che ci sia. Un esempio le-sperienza di Ausilio Priuli a Boario Termecon lArcheo-park. Pur con possibilidifetti sulla linea di esperimenti inte-ressanti: si pu migliorare, si pu correg-gere il tiro, ma una linea buona, coscome lo sono il calco e la riproduzione.Ritengo per un errore far vedere un

    calco in vetrina, perch vero che tal-volta il calco costa qualche milione eche comunque prezioso, per anche vero che la vetrina non si giustifi-ca se non per estreme necessit di pro-tezione. Spesso se ne abusato e spes-so non cos salvifica rispetto allogget-to come si crede comunemente. Ilcalco va lasciato toccare Quandovedo un ragazzino accarezzare una sta-

    tua greca, capisco di aver centrato unobiettivo di fondamentale importanza.

    Ritorniamo al Museo dei cinque sensi di cui parla-va prima

    Il calco e la riproduzione sono strumen-ti museologicamente corretti, moltoimportanti. Noi abbiamo spesso utilizza-to gli scheletri di un vertebrato fossile,

    montati. Oggi non ci sto pi! Ci sonodelle condizioni necessarie da tenerepresenti: lesposizione non deve dan-neggiare il reperto e gli interventi direstauro devono essere reversibili.Nessuno mi pu convincere che il mon-taggio di uno scheletro non danneggi ilreperto. Potrei fare degli esempi estre-mi: in un museo stato montato unoscheletro di balena, che un grande

    oggetto, sia per le sue dimensioni cheper il suo aspetto fantastico. Certo, loscheletro di una balena di grande

    25

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    27/70

    interesse, ma non mi si venga a direche un intervento reversibile. Perch

    se ho bisogno di studiare la dodicesimavertebra dorsale, chi me la tira gi? smontabile ma occorre molto tempo,una squadra di operai, bisogna stabilirei tempi, magari si rompe, cade qualco-sa quindi velleitario affermare che un intervento reversibile.Nel laboratorio di Possagno (Tv) furonoriprodotti un elefante e un ippopotamoche erano esposti montati al Museo di

    Paleontologia dellUniversit di Padova.Li abbiamo in parte smontati, restaurati epoi riprodotti. Unopera-zione del genere facile solo a parole. Gli scheletri di ma-teriale fossile sono dei reperti importantiscientificamente, vanno tenuti a dispo-sizione dello specialista, conservati nelmiglior modo possibile da ogni punto divista. Lesposizione di uno scheletro vabenissimo: facciamo un calco, lo mon-

    tiamo senza ferri e senza rompere niente,con viti passanti, col velcro, con incastri,in modo che si possa facilmente stacca-re e riattaccare. Possiamo anche farnedue: uno montato e uno ai suoi piedi,sciolto in modo da poter prendere inmano i pezzi.La reversibilit, lintegrit, la conserva-zione ne risultano garantite e la didatti-ca altrettanto. Non sacrifico o luna o

    laltra. Ho soluzioni che funzionano.Oggi la tecnologia ha fatto progressiulteriori: nemmeno fare un calco unoperazione reversibile e danneggia ilreperto. Per questo oggi si pu utilizzarepreferibilmente la scansione in 3D.Nascono metodi nuovi e c grande im-pegno tecnologico, non solo perch ab-biamo la tecnologia, ma perch sappia-mo a cosa serve e dove vogliamo arri-

    vare. Ben vengano quindi la produzione,le copie, i calchi. Il professor Giacobini,antropologo a Torino, ha applicato

    magistralmente alcune tecniche gisperimentate in Francia e ha fatto calchi

    di sepolture che sono decisamentestraordinari, veri capolavori. Noi abbia-mo la fortuna di averne uno qui. Allora iodico: facciamone cento, duecento. chiaro che costano, ma in gioco la dif-fusione della cultura. Il calco un ogget-to magico, straordinario. Si imparaanche con lemotivit di fronte ad unasepoltura, ed molto diverso dal guar-dare la foto su un libro. Oggi, per fortuna,

    si fanno foto a grandezza naturale piut-tosto convenienti grazie allutilizzo deldigitale: ricordiamoci di usarle.Attraverso la tecnologia, le immagini, lacomunicazione, si pu reinventarequalsiasi museo, mettendo a postoprima di tutto le cose che funzionano.Ogni museo si pu usare, anche il peg-giore: basta fare lo sforzo di rinnovarlo emigliorarlo.

    26

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

    Zurla 5 R. Campagna estiva Dipartimento C.C.S.P. Valcamonica.

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    28/70

    A questo proposito, se Lei dovesse disporre di fondiconsistenti da utilizzare per il museo, quali sono le

    modifiche che vorrebbe fare subito e quali sonoinvece le cose che non cambierebbe?

    Cambierei assolutamente tutto. Ilmuseo dopo cinque anni vecchio eva cambiato. I ritmi della sensibilit edella cultura, dellimmagine, i sistemicognitivi cos come i contenuti dellediscipline, dopo cinque anni sono vec-chi. Personalmente credo di non avere

    limite di spesa. Per quanto fantasticapossa essere la cifra, credo che i mieisogni e le mie utopie siano sufficienti adinvestirla. La direzione gi dichiarata:darei molto pi spazio allambiente, alvolume, alla scenografia.Abbiamo passato anni e interi congres-si a discutere sullinterattivo e il multime-diale. Ho fatto il primo tentativo di infor-matizzazione di un museo italiano a

    Pordenone, lontano da Milano. statauna bella esperienza realizzata in unambiente povero, lontano dai grandicentri di innovazione tecnologica, hasignificato acquisire una competenzaed stata anche loccasione perimparare qualcosa facendo. Questoha fatto s che io partecipassi a un con-gresso e ne uscissi presidente di uncomitato internazionale per le innova-

    zioni tecnologiche nei musei. Ero il diret-tore, ma mi ero sporcato le mani,avevo la visione e anche la prassi. Eallora, voi mi chiedete cosa farei?Ancora prima di sapere cosa fosseInternet ho fatto nascere la prima retedi musei in Italia. funzionata per qual-che mese. Ho riempito il museo di com-puters, ho testato le strategie perchpotessero essere utilizzate anche dal

    pubblico degli anziani. Ho capito che ilcomputer sarebbe stato sempre piinvasivo, nella nostra vita, nella nostra

    casa, in tutto quello che facciamo (nonparliamo dellautomobile). Ho per

    capito anche che dopo la prima ubria-catura, per fortuna comincia a sparire.Io ne sono un fruitore entusiasta e pro-positivo, ma per fortuna comincia asparire. C, ma oggi fa quello chedeve fare e risponde a segnali che nonsono solo la tastiera, il mouse e il moni-tor. Cosa significa interattivo? Linter-ruttore della luce interattivo: entro inuna stanza, buio e accendo la luce.

    Linterruttore fa succedere delle cose,genera la luce, fa una magia, cheormai per noi ovvia, ma sempre unamagia accendere la luce in unastanza buia come avere il coraggio diguardare unalba, un tramonto, unacostellazione, una goccia dacqua suun trifoglio.Ci migliora la qualit della vita, e non solo una osservazione da naturalista o

    un fenomeno fisico. Interattiva lamostra, interattiva laula del museo,ma anche interattivo il mio stato da-nimo nei confronti di una sala. Ritengoche ora che abbiamo capito cosasono i computers, la cosa da fare siafarli sparire, farli lavorare nellombra,dietro le quinte.Ritornando alla domanda: nel mio cas-setto ci sono sogni, desideri, e le utopie

    sono molte. Adesso sto lavorando dinuovo sulla tecnologia, sulla scansione a3D. La realt virtuale, appena se ne ini-ziato a parlare, ha preso subito piede: passata attraverso il computer, i giochi,gli occhiali etc. A me non mai sembra-to di essere in un altro mondo, non mi mai capitato di pensare: mi sto muo-vendo davvero nel tal ambiente. Hosempre pensato: sto spostando il

    mouse, sto spostando il punto di vista. la metafora giornalistica che ci condizio-

    27

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    29/70

    na, abbiamo di nuovo confuso lametafora con lidea vera.

    In questo museo si impara anche conlemotivit. Cerco sensazioni, non peredonismo, ma per una domanda disenso. importante nel nostro (mi augu-ro condiviso) mestiere, sapere perch eper chi si lavora. importante porsi que-ste domande. E chiedersi: chi oggi veramente disposto a investire per unuomo critico e responsabile? E alloraecco il museo non neutrale, eccolo

    obbligato a schierarsi. Cosa mettete inun museo? E perch e come? Io sognoil museo delluomo e ho gi pronto ilprogetto, il progetto di uno strumentocognitivo delluomo su di s. Non ho inmente un calderone che amalgamitutto, ma sono consapevole che lagoccia dacqua, cos come il graffito,sono occasioni per conoscere se stessi.E allora ne vale la pena.

    Per questo innovativo quello che stiamo facendonel nostro Corso di Formazione: andiamo in questadirezione, capire profondamente le cose, conoscere,ognuno con le sue aspirazioni, i suoi sogni e i desi-deri

    Torniamo a un punto fondamentale. pi importante oggi di fronte allaridondanza delle informazioni, allaquantit enorme di sapere che luma-nit produce avere un certo numerodi conoscenze o avere un metodo perconoscere? una domanda retorica. Ha senso oggila parola studiare per i ragazzi?Insegniamo loro a guardare le cose. Iosono contento quando un giovaneesce di qui avendo visto qualcosa chenon aveva visto prima, sono soddisfattose ho condiviso con lui almeno qualchepiccola strategia sul saper vedere, sulsaper udire. Il metodo per conoscere e

    per conoscersi prioritario ed dentrodi noi: ogni individuo critico e responsa-

    bile ha dentro questi strumenti. Tutto ilresto viene da s. Se questo il nostroprogetto di lavoro, allora sappiamo perchi e perch, e il come viene da solo.

    Come vede la possibilit di aprire nuovi spazi allin-terno del museo? Anche con giochi o attivit inte-rattive per bambini accompagnati dai genitori, alloscopo di farli manipolare, ricostruire, disegnare?

    Quali strumenti sarebbero necessari per attuarequesto progetto e come vede lintervento di perso-nale anziano, di pensionati che hanno concluso illoro ciclo lavorativo, ma che hanno ancora energieda dare per un impegno di questo tipo?

    A proposito dellentrata di privati o dialtri nei musei, in Italia c la leggeRonchey che stabilisce lappalto perfare dei bookshop in un certo numero

    di musei. Questa legge funesta, forseanche illegale e anticostituzionale, masoprattutto illegittima nei confronti delli-stituzione culturale. Perch per definizio-ne accettata il museo una strutturache non ha fini di lucro. Nel momento incui ho unattivit squisitamente musealeche ha degli incassi, non posso concepi-re che questa attivit venga svolta perlucro. demenziale espropriare lo stato,

    la cultura, il museo, di unentrata, dan-dola ad una ditta esterna, privata, cheha solo scopo di lucro. Il danno oltre labeffa, che la prima gara nazionale sucinque grandi musei romani per fare ilservizio di bookshop lha vinta la Reuniondes Muses Nationaux, non una ditta pri-vata, dunque, ma un organismo buro-cratico dello Stato, e per di pi di unaltro Stato. C ancora di peggio: la

    maggior parte di quanto viene vendutoal Louvre fatto in Italia. Capite cosasignifica? C una grande confusione.

    28

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    30/70

    Parlando delle attivit nel museo.Vanno benissimo il laboratorio, la didat-

    tica etc. Ma se si tratta di una ludotecaquesto termine non mi piace. In Italiafunziona in modo particolare anche ilvolontariato. Io sono stato accompa-gnato alla visita di una riserva indianadegli Hurons nello Stato del Quebec dauna volontaria del museo delle civilt.Non era un professore di antropologia,era una volontaria del museo. Io volevosolo essere introdotto e laiuto della

    guida mi ha fatto risparmiare moltotempo e mi ha permesso di incontrarele persone giuste. Era semplicementeuninfermiera dellospedale che dedi-ca il suo tempo libero a fare la guidanei musei. Non faceva parte di unacooperativa, non era n un laureato,n uno studente, era semplicementeuninfermiera. Da noi non avrebbe nes-sun tipo di riconoscimento ufficiale,

    mentre per il Quebec questo norma-le. Allorasponsoro nonsponsor, volon-tario o non volontario, anziani o nonanziani, dipende da come le cose ven-gono fatte e dal perch si fanno. Citoancora lesperienza del Friuli. InValcellina gliinsegnanti e ibambini inlaboratorio

    hanno rifattola calce, in-sieme agli an-ziani: hannocucinato isassi, li hannoscelti, hannorestaurato laf o r n a c eabbandona-

    ta. Questa per me unao peraz i o ne

    museologica, questa cultura e uma-nit.

    Quello a cui penso per il vostro Corso una sala dedicata alla Valcamonica,inserita qui, nel Museo di Scienze diBrescia. Gradirei una vostra collabora-zione. Scrivete cinque parole che indivi-duino un tema, un soggetto, invece diandare a raccontare la definizione dimuseo, cosa che io impongo sempre aimiei studenti e che annoia moltissimo. Ilsistema principe questo: avere il

    coraggio di rinunciare alle troppe paro-le, uscire dai binari, scegliere pocheparole che definiscono un museo elavorare un po su questo. Per il vostrocaso direi: facciamo un museo cos, ebasta. Ci lavorate due o tre settimane eabbiamo iniziato il cammino.Edgar Morin riguardo al metodo cita A.Machado: caminante no hay cami-no/se hace camino al andar.

    VALENTINA BIRAGHI E SILVANA DAMIANI

    29

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

    Zurla 5 R. Campagna estiva Dipartimento C.C.S.P. Valcamonica.

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    31/70

    Lattivit di studio e ricerca delle radiciculturali del nostro passato, oggi, nelmondo della progrediente globalizza-zione, in cui altissimo il rischio di ridur-

    re ad un unico informe e livellantedenominatore le molteplici differenzeche hanno costituito la ricchezza dellaTerra, assume una rilevanza del tuttoparticolare. Non pi soltanto comeunattivit antiquaria e musealizzante,un lavoro di accumulo e catalogazionedi enormi masse di dati, che nellimma-ginario comune appaiono come unmondo polveroso e ineffettuale desti-

    nato alle cure di esperti fuori daltempo, n come la sistemazione bizan-tina e fine a se stessa di un bagaglioculturale che finisce per diventarezavorra sempre meno trasportabile inun tempo di accelerazione e di trasfor-mazioni sempre pi rapide, il rivolgersialle testimonianze del passato con laconsapevolezza della propria specificacollocazione culturale e temporale, dei

    compiti di comprensione e di senso chela nostra epoca, forse pi di ogni altra,richiede, oggi esige uno sguardo permolti versi inedito. Si tratta certamentedella necessit di ricomporre unacapacit analitica e interpretativa chevada ben oltre la settorializzazionedello specialismo, sapendo coniugaresensibilit e strumenti di lettura di prove-nienza disciplinare diversa, ma uniti nel-

    lorizzonte in cui convergono: il sensodellabitare umano sulla Terra nella sua

    universalit e specifica localizzazioneinsieme.In primo luogo, dunque, la domandasul senso che pu rendere intelligibiliunitariamente gli sparsi e necessaria-mente frammentari dati provenienti

    dallantichit pi remota, in uno sforzodi ricontestualizzazione che passaanche attraverso, per esempio, la lettu-ra degli ambienti e dei paesaggi, laricostruzione delle simbolizzazioni spiri-tuali, la segnatura sui terreni, la costru-zione di mondi peculiari in cui lallean-za, la venerazione o linterpretazionedella natura, del cosmo, delle loromanifestazioni, prima e pi essenzial-

    mente che le ragioni materiali e tec-niche, che ne sono subordinate, detta-va lapertura imprescindibile del possi-bile essere al mondo. Da questo puntodi vista, lapproccio geofilosofico alletematiche dellabitare, del paesaggio,della simbolizzazione attraverso cui lanatura diviene uno specifico mondoper labitare umano, in relazione allaconcretezza e significativit estetica e

    simbolica del territorio, pu fornire spun-ti euristici e strumenti di elaborazioneconcettuale non solo di prevalenteascendenza filosofica, ma anche diderivazione geografica, iconografica,antropologica, religiologica, ecc. Inquestottica la collaborazione dellageofilosofia, del suo modo di guardaree problematizzare un territorio, allaricerca sul terreno dellarcheologia

    preistorica ha gi dato risultati estrema-mente significativi, mostrando come laricchezza degli strumenti culturali, la

    30

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

    Il corso di Geofilosofia

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    32/70

    duttilit con cui possono essere impie-gati a partire da uninterrogazione uni-

    taria di senso riescano spesso a farcivedere dimensioni e realt eloquenti,ma che potrebbero rimanere invisibili apartire dai presupposti tradizionali del-lapproccio specialistico.Daltra parte, occorre essere consape-voli che anche lattivit di ricerca econservazione del passato ha unadiretta e importantissima implicazionenel presente e nel futuro della cultu-

    ra in cui opera, a patto di non caderenegli opposti e complementari rischi diuna musealizzazione imbalsamatoria,nellarchiviazione che illudendosi diessersi appropriata del passato in realtlo dimentica definitivamente, o, dallal-tra parte, di una spettacolarizzazionefalsificante di un patrimonio culturalericostruito e sfruttato nel suo appealmisterioso e arcaico, o reso funzionale

    allinvenzione di ascendenze inverifica-te e puramente ideologiche. Chi operanel patrimonio culturale investito diunenorme responsabilit, non soloquanto alla mera conservazione deglioggetti, ma anche in ordine alla consa-pevolezza di radici simboliche, culturali,spirituali, estetiche e paesaggisticheche fanno parte dellidentit culturaledi ogni regione della

    Terra. Salvaguardare letracce di queste diffe-renze vuol dire saperlelasciare in unalterit chele preserva da ogni facilee distorcente appropria-zione, essere consapevo-li che ogni espressioneculturale, che semprespecificamente connes-

    sa a un dato territorio,incomprensibile spesso aldi fuori di un determinato

    paesaggio simbolico, non pu e nondeve essere ritradotta frettolosamente

    nei codici dellobiettivazione contem-poranea (occidentale moderna), penala sua omologazione, e dunque la can-cellazione del suo senso irripetibile e sin-golare. Dunque linterpretazione e lasalvaguardia di ci che siamo (diventa-ti), in tutta la meravigliosa ricchezzadelle differenziazioni, la difesa e la valo-rizzazione dei volti plurali della Terra(culturali e naturali), una rinnovata

    coscienza e responsabilit di un mondoche ci trasmesso come eredit dapreservare e incrementare nella ric-chezza delle sue forme, dei suoi colori,dei suoi linguaggi, e dunque il progettodi un mondo non livellato allinformedesolazione di una monocultura, trova-no un momento fondamentale nellatti-vit e nella passione di chi sa che anche da una comprensione dellanti-

    chit e del passato pi remoto, chemolte delle questioni che oggi ci assilla-no potrebbero essere fecondamenteripensate.

    LUISA BONESIODocente di Estetica presso lUniversit Statale di Pavia(la docente ha tenuto presso il nostro Corso, durante ilprimo semestre, il Modulo di Geofilosofia, n.r.)

    31

    ottobre 2002

    ANNO I numero 1

    Quaderno n 1

    Grosio. Rupe Magna. Sett. AE. Uno dei caratteristici Insiemi antropomorficidel sito, costituito da scene corali. (da U. Sansoni, S. Gavaldo, C. Gastaldi,Simboli sulla Roccia, Edizioni del Centro)

  • 7/28/2019 Quaderni Di Archeopterix- 1 - Il mestiere dell'Archeologo

    33/70

    Ci parli brevemente del suo Museo

    Premetto che vi sono pi musei checostituiscono nellinsieme il sistemamuseale urbano dipropriet comu-nale. Quando hoiniziato nel 1981cerano il museoa r c h e o l o g i c o

    Giovio, il museostorico Garibaldie il Tempio voltia-no ora in corso direstauro; poi si aggiunta una se-zione che diven-tata molto rilevan-te, il laboratorio diarcheobiologia, e

    sul finire degli anniottanta la pinaco-teca, attualmenteanchessa in fasedi ristrutturazione.Vi sono inoltrealtre realt ester-ne che fanno capo ai musei, come laporta praetoria, lingresso principaledella cinta muraria romana, che siamo

    in atto di valorizzare, perch di gran-de interesse dal punto di vista storico espettacolare e il museo Casartelli, una

    esposizione didattica molto significati-va realizzata negli anni Venti.

    C anche limpianto termale..

    S, anche se la tutela e il controllo del-limpianto termaleromano sono dipertinenza dellaSopr intendenzaArcheologica perla Lombardia.

    Riesce a creare unasorta di comunicazionetra queste varie realtche parlano diversi lin-guaggi?

    Non molto faci-le. Il museo ar-

    cheologico e il la-boratorio vanno dipari passo per lenumerose affinitesistenti, mentreabbiamo trasferitoil materiale di inte-resse artistico nella

    pinacoteca e siamo in una fase di pro-gettazione avanzata per definire il

    nuovo assetto del museo storico. Nello-perazione di riorganizzazione del mu-seo archeologico abbiamo tenuto

    32

    ottobre 2002

    ANNO I NUMERO 1

    Quaderno n 1

    MUSEI CIVICI DI COMO

    LANFREDO CASTELLETTI direttore dei MuseiCivici di Como (

    Museo Archeologico"Paolo Giovio", MuseoStorico, Pinacoteca,Tempio Voltiano eCentro Polifunzionaledi Villa Olmo).