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 A frica  Mediterraneo e  m  i g ra z  i o  n  i  e  nuo v e   i d e  n  t  i  t à me  tropo l  i  t a  ne

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 Mediterraneoe

m igraz io n i e 

nuove  ide n t i tà me tropol i ta ne

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migrazioni e nuove identitàmetropolitane

 Africa Mediterraneoe

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Illustrazioni di Marina Girardi

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Scrivo questa introduzione ai fumetti realiz-zati da studenti dell’IsArt di Bologna la mat-tina dopo il naufragio dell’ennesimo barco-

ne al largo di Lampedusa. 53 sono i salvati. Ma250 sono i dispersi, cioè uomini, donne e bambini

 – sì, è sicuro che c’erano dei bambini – niti infondo al mare.Se si seguissero le logiche del discorso politicodi queste ultime settimane, si potrebbe direche, quanto meno, questi che son niti giùnon saranno più un problema. Con le loro

assurde speranze, la fastidiosa petulanza,la puzza di chi non può lavarsi per gior-ni, e soprattutto il loro numero cosìalto e ingestibile.Finiti per sempre, e senza un nome,nella fossa comune che è il Mediter-raneo. Gabriele del Grande, il gio-vane giornalista che nel suo blogFortress Europe tiene il conto dei

morti nelle rotte della migrazio-ne, ricorda spesso che tra qualchedecennio questa ecatombe sarà ri-cordata nei libri di storia come unavergogna, che si è fatto nta di nonvedere. E come è avvenuto per altrimassacri ci si chiederà: come è pos-sibile che gli uomini dell’Occidentedemocratico abbiano permesso tuttoquesto?

Riprendo in mano la prima tavola del fumetto diMichele Gordini, che giustappone senza nessunaintermediazione il racconto dei tragici viaggi inmare fatto da un telegiornale e l’imma-gine di un treno cheentra nel

 Sandra Federici

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campo di Auschwitz. Mi ricordo quando ha pre-sentato questa idea di storia con poche, timide

parole durante il laboratorio di graphic journalism ,nel momento in cui ognuno doveva delineare lastoria da realizzare. E lui ha proposto questo ac-costamento basato sulle inumane condizioni diviaggio che accomunano questi vinti dalla storiaappartenenti a due diverse epoche.Ma il valore del fumetto sta anche nel fatto di farpassare tutto attraverso lo sguardo di un ragazzoche ascolta la notizia e pensa, e intanto si beveuna CocaCola. E quando la giornalista fa la do-

manda di base: «che rispostedaremo a queste speranze?»,l’unica onesta e amara rispo-sta che Michele si è sentitodi disegnare sono tre puntiniin una nuvoletta, cioè il silen-

zio, e poi un sorso di Coca eil rumore anestetizzante del-la pubblicità. Un espedientenarrativo che neutralizzaogni rischio di sottolineaturadrammatica o buonista deibellissimi disegni dei barconidi migranti e delle deporta-zioni degli Ebrei.

C’è un editoriale di Claudio

Magris sul Corriere di oggi.L’ho sentito leggere alla ra-dio e allora ho comprato ilgiornale, e lo conserverò,perché dice delle cose chedobbiamo tenere come pro-memoria di ogni giorno nelnostro lavoro, per ricordarcidi quali sono le motivazioniche ci devono muovere, al dilà delle analisi demograche

ed economiche sull’emigra-zione, al di là del tenere con-to dei diversi punti di vista,del cercare di evitare la solitaaccusa di buonismo. Magrisparte dalla parabola evange-lica degli operai della vigna.«Quelli che hanno lavorato

soltanto un’ora, l’ultima della giornata, ricevonolo stesso salario di quelli ingaggiati all’alba, che

hanno lavorato tutto il giorno. Ma, se avevanoatteso oziosi tutto il giorno, è perché nessunoprima li aveva chiamati; perché no a quel mo-

mento non avevano avuto, a differenza degli altri,alcuna opportunità. L’inaccettabile disuguaglianzadi partenza tra gli uomini, che destina alcuni aduna vita miserabile e impedisce ogni selezione dimerito, va dunque corretta, anche con misure ap-parentemente parziali e disegualitarie, come fa ilpadrone della vigna.»

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Stamattina di fronte a questo naufragio che arrivadopo settimane di scaricabarile, di parole come“clandestini”, “extracomunitari”, “emergenza”,“chiudere i rubinetti”, “non possiamo accoglieretutti”, sparate come pallottole di propaganda ofatte uscire solo perché c’è un microfono a dispo-

sizione, sento che l’unica risposta che ha senso èquesta di Magris che ci ricorda che «Il mondo in-tero è un turpe, equivoco teatro di disuguaglian-ze; non di inevitabili e positive diversità di qualità,tendenze, capacità, doti, risorse, ruoli sociali, bensìdi punti di partenza, di opportunità. È un’offesaall’individuo, a tanti singoli individui, che divieneun dramma anche per l’efcienza di una società. Iprofughi che arrivano alle nostre coste e alle no-stre isole appartengono a questi esclusi a priori, aquesti corridori nella corsa della vita condannati

a partire quando gli altri sono quasi già arrivati equindi perdenti già prima della gara.»

Ma l’immigrazione, il fenomeno sociale più im-portante della nostra epoca, non è solo tragedia.È anche novità, arricchimento reciproco, curiosi-tà e crescita culturale.Ce lo ricorda Nicola Bizzarri nel suo fumetto,tratto dalla sua esperienza, in cui racconta l’ami-

cizia con una bambina di origine serba, conosciu-ta alla scuola materna e ritrovata sui banchi dellesuperiori durante l’appello del primo giorno. Unmomento tipico della vita di ogni studente, resodal nostro autore con una originale successionedi simpatiche facce.Leggere questa storia signica immergersi nella

quotidianità delle nostre scuole in cui le vite ditanti ragazzi di seconda generazione sono total-mente mescolate a quelle dei ragazzi italiani, e laconoscenza delle reciproche culture avviene tra

un compito in classe e una merenda, grazie allosport e alla naturale complicità fra compagni.

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Fino ad arrivare a dire, con il protagonista-narra-tore: in fondo, che differenza c’è?

L’analisi realizzata da questa giovane redazione faemergere che la solidarietà può essere interge-nerazionale oltre che interculturale. È il contribu-

to di Francesco Valenzano, che descrive con unosguardo intelligente, attento e compassionevolela difcoltà di una signora non più giovane prove-niente da una zona rurale dell’Ucraina ad ambien-tarsi nella confusione consumistica delle nostrecittà. La fragilità di questa signora è compresa dauna giovane conoscente che cerca innanzituttodi capire, con apertura e interesse, e poi offreuna parola di speranza e una promessa di aiutoper il futuro. Lo smarrimento causato dallo shock culturale e la nostalgia per il mondo lasciato sono

rappresentati e contrapposti anche stilisticamen-te in una tavola complessa, costruita come unaallegoria e straordinariamente ricca nei dettaglinarrativi così come negli elementi graci.Anche questa storia attinge personaggi e situa-zioni da vicende osservate o vissute dall’autore.Nella riessione sul  graphic journalism program-mata nei primi incontri del workshop, abbia-mo osservato spesso la presenza dell’autoreall’interno delle vicende raccontate. Nel  gra-

phic journalism i giornalisti-disegnatori entranocome personaggi nelle storie che raccontano,rappresentando se stessi mentre vanno a cer-care le notizie sul posto, contattano informa-tori, raccolgono testimonianze, foto, articoli.Abbiamo riettuto sulle caratteristiche di basedel linguaggio del fumetto: raccontare storie at-traverso una particolare commistione tra testoe immagini, scorrendo gli esempi dei grandi: JoeSacco, Jirō  Taniguchi, Art Spiegelman. Abbiamoosservato le pagine più intense, provando a rac-

contare con le parole la quantità di particolari,sensazioni, informazioni sugli avvenimenti prece-denti che la singola tavola può trasmettere.Abbiamo letto insieme le “10 rapide mosse” perfare un fumetto di Giuseppe Palumbo: un testo(disponibile in rete) simpatico e con consigli uti-lissimi, il primo dei quali suggerisce che «Per co-minciare l’attività di autore di fumetti, prima ditutto bisogna accertarsi di essere vivi». Vivi pertemperare la matita e squadrare un foglio, ci dice

Palumbo, ma soprattutto per dormire, sognare,svegliarsi, mangiare, cadere, rialzarsi, leggere, stu-diare, litigare, fare pace… e avere così «una gi-gantesca mole di cose da raccontare».Poi abbiamo lavorato sul tema che doveva essereoggetto delle nostre storie e cioè la migrazione,

ragionando sulla terminologia (migrante, rifugia-to, sfollato, richiedente asilo, extracomunitario) eandando a cercare piccole storie di vita quoti-diana.Nella seconda parte del laboratorio è intervenu-ta Marina Girardi, fumettista e illustratrice nataa Belluno e ora attiva a Bologna, vincitrice delconcorso di Komikazen - Festival del fumetto direaltà nel 2008 e autrice del libro Kurden People per l’editore Comma 22. Anche nel suo libro simescola l’esperienza personale con la Storia. La

protagonista viaggiatrice è di ritorno da una va-canza a Creta mentre al porto di Patrasso incon-tra dei ragazzi curdi in fuga dai loro Paesi.Con la guida coinvolgente e attenta di MarinaGirardi i ragazzi hanno lavorato alla concretizza-zione delle storie da loro ideate. Da poche fra-si a una struttura in quattro tavole, a uno story 

board pasticciato, corretto e ricorretto con pa-zienza secondo i consigli e le correzioni puntualidell’animatrice, ai dialoghi (che Nicola Bizzarri siè fatto addirittura tradurre in serbo da un’amica),alle tavole, nalmente. Il tutto inframmezzato da

consultazioni di fumetti del mondo: italiani, euro-pei e africani, per osservare altri stili, per incame-rare idee, per confrontarsi.Il risultato di questo lavoro impegnativo, volonta-rio e “senza crediti didattici” è qui: un reportage su una società in continuo cambiamento, raccon-tata da giovani studenti di questa scuola bologne-se che ancora una volta si conferma come unarisorsa per la città.

Un processo complesso, in cui gli spunti creativihanno trovato concretezza solo grazie a un im-pegno intenso e a uno sguardo profondamenteumano e attento a ciò che è umile, quotidiano eapparentemente irrilevante, che aiuta noi letto-ri a interpretare la realtà delle esperienze in cuisiamo immersi e a conservare nel nostro ricordociò che è destinato a perdersi.

Sasso Marconi, 7 aprile 2011

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 M  i    c  h   e  l    e  G   o 

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 t   i    t   o  l    o 

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 F   r   a  n  c  e  s  c  o 

 V   a  l    e  n  z   a  n  o -  2   A   L   ,

 E   y  e  s  i    n  t   h   e  c  i    t   y 

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Illustrazioni di Marina Girardi

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Pubblicazione a cura di:

Sandra Federici

Laboratorio di fumetto a cura di:

Marina Girardi, Sandra Federici

Back-office:

Annalisa ViceconteGrafica e redazione:

Filippo Mantione, Alice Bercheux

Illustrazioni e fotografie:Marina Girardi

Illustrazione di copertina di Marina GirardiIllustrazione di retrocopertina di Michele Gordini

Tipografia:Tipograa Zampighi - Via Cartiera 13

Borgonuovo, 40037 Sasso Marconi (BO)

Progetto realizzato da:

Via Gamberi 4, 40037 Sasso Marconi (BO)Tel. +39 051 840166; www.africaemediterraneo.it

Pubblicazione gratuita a uso didattico.

Il progetto “Laboratorio pomeridiano di graphic journalism per lacreazione di un reportage a fumetti sulla migrazione” è stato realizzatopresso l’Istituto Superiore Artistico - IsArt di Bologna.

Un ringraziamento alle professoresse Cristina Benassi e Sonia Selleri

Con il contributo di:

 

Iniziativa realizzata nell’ambito del Progetto SeiPiù – Fondazione delMonte di Bologna e Ravenna

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un reportagea

fume

 t ti realizzato

da studen ti dell’IsArtdi Bologna nell’ambito

del Progetto 6+

Laboratorio condotto

da Sandra Federici eMarina Girardi