Prosposi messi

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I Promessi Sposi Il paesaggio, “interni” ed “esterni” nel romanzo italiano più letto e studiato

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I Promessi Sposi

Il paesaggio, “interni” ed “esterni” nel romanzo italiano più letto e

studiato

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● Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien quasi a un tratto, tra un promontorio a destra e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive par che renda ancor più sensibile all'occhio questa trasformazione e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda ricomincia...

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"Manzoni ha deciso che la sua descrizione dell'ambiente deve procedere anzitutto per un movimento che un tecnico cinematografico chiamerebbe di zoom, è come se la ripresa fosse fatta da un aereo: cioè la descrizione parte come fatta dagli occhi di Dio, non dagli occhi degli abitanti. [....] La visione geografica, a mano a mano che procede dall'alto verso il basso, diventa visione topografica e include potenzialmente gli osservatori umani. Non appena questo avviene, la pagina compie un altro movimento, questa volta non di discesa dall'alto geografico al basso topografico, ma dalla profondità alla lateralità: sino ad arrivare a dimensioni umane, dove la carta si annulla nel paesaggio concreto. A questo punto l'ottica si ribalta, i monti vengono visti di profilo, come se finalmente li guardasse un essere umano a piedi”

Umberto Eco

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● Chi non ricorda il mattino di padre Cristoforo, la breve ma intensa descrizione colla quale si inizia il capitolo IV?

● Intimamente manzoniana: cielo sereno, e terra coltivata di fresco. "La scena era lieta, ma ogni figura d’uomo che vi apparisse rattristava lo sguardo e il pensiero".

● Il senso doloroso di quel paesaggio offerto dalle sue note esterne di colore.

● Il paesaggio manzoniano trascrive un aspetto dell’umanità. Preme su questa pagina la mestizia severa della gente alle prede con la carestia

● Caratterizzazione: è la mestizia che padre Cristoforo porta con se dal giorno in cui s’è umiliato dinnanzi a Dio, condizione abituale della sua austera vita di penitente: - consapevolezza della grave presenza di Dio,

● un momento lirico di sensibilità dolorosa, di caritativa comprensione, di affaticata ma invitta fiducia.

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Il capitolo VII-VIII e il capitolo XXI: due notti, una sola luna

La scena si allarga e si popola, rapidissima; il ritmo cambia. Anche qui un senso vivissimo della vita del villaggio: i giovani nel fienile, i mariti a letto, i più animosi con le forche e gli schioppi. E, insieme, una psicologia veloce ma accorta, intonata alla concitazione della scena: le donne timorose, i poltroni che sembrano compiacenti. "e la luna, entrando per lo spiraglio, illuminò la faccia pallida, e la barba d'argento di padre Cristoforo, che stava quivi ritto in aspettativa...".

Capitolo VIII: la luna nella notte degli imbrogli e dei sotterfugi

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Capitolo VIII: la luna dell'”Addio monti”

La luna fornisce al Manzoni in questo capitolo gli ispira quadri d'incanto (anche la faccia di fra Cristoforo imbevuta di pallore lunare) e pensose tristezze, e finisce per restare l'unica, solitaria, sovrana nota del paesaggio, per distendere il suo silenzio su tutto ed accompagnare con la sua malinconia quella della giovane fuggiasca che, posato il braccio sulla sponda della barca, posata sul braccio la fronte, come per dormire, piange segretamente: "il lago giaceva liscio e piano, e sarebbe parso immobile, se non fosse stato il tremolare e l'ondeggiar leggiero della luna, che vi si specchiava dal cielo.Si distinguevano i villaggi, le case, le capanne..."

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● Capitolo XXI: la notte dell'Innominato e quella di Lucia

Sono due notti senza luna, ma illuminate dalla luce miracolosa della Provvidenza

● La mancanza di luce èdisperazione, crisi esistenziale, ma la provvidenza scende tanto sull'anima pia di Lucia quanto su quella compromessa dal peccato, ma potenzialmente redenta, dell'Innominato

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L'innominato come il Faust

● Il Faust di GoetheNel suo poema, Goethe racconta il patto tra Faust e Mefistofele, il loro viaggio alla scoperta dei piaceri e delle bellezze del mondo, e si conclude con la redenzione di Faust

Johannes Faust, filosofo, medico e giurista, non riesce a trovare nel sapere la felicità e disperato si affida alla magia. Fallito anche questo tentativo, Faust, non trovando alcun senso nel vivere, sente le forze man

cargli e … (da 7.55)

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La terza notte del romanzo

● Renzo in fuga da Milano: il “locus horridus”

Una notte “sui generis”: cupa, oscura, è un viaggio fiabesco (“Cammina cammina...”; nella sua mente cominciavano a suscitarsi certe immagini, certe apparizioni, lasciatevi in servo dalle novelle ascoltate da bambino) che termina così: "E stando così fermo, sospeso il fruscìo de' piedi nel fogliame, tutto tacendo d'intorno a lui, cominciò a sentire un rumore, un mormorìo, un mormorìo d'acqua corrente. Sta in orecchi; n'è certo; esclama: è l'Adda! Fu il ritrovamento d'un amico, d'un fratello, d'un salvatore..."

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E oltre alle notti ???

● Il convento ● La città: “nelle città tumultuose; le case aggiunte a case, le strade che sboccano nelle strade, pare che gli levino il respiro