Prog. Sala “Ulisse” - Teatro Alighieri...Fiorello Mattia Olivieri Berta Anna Maria Sarra...

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Il barbiere di Siviglia Teatro Dante Alighieri Stagione d’Opera 2009-2010 GIOACHINO ROSSINI

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Evento speciale

Il barbiere di Siviglia

Teatro Dante Alighieri

Stagione d’Opera2009-2010

GIOACHINO ROSSINI

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La stagione è realizzata con il contributo di

Fondazione Ravenna ManifestazioniComune di RavennaAssessorato alla CulturaMinistero per i Beni e le Attività CulturaliRegione Emilia Romagna

Teatro Alighierigennaio | sabato 9, domenica 10

Teatro di Tradizione Dante Alighieri

Stagione d’Opera e Danza2009-2010

Il barbiere di SivigliaMELODRAMMA BUFFO IN DUE ATTIMUSICA DI

Gioachino Rossini

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Coordinamento editoriale e graficaUfficio Edizioni Fondazione Ravenna ManifestazioniRedazione Cristina Ghirardini

La presente edizione del libretto è statarealizzata nell’ambito delle ricerche sullalibrettistica italiana svolte nel Dipartimentodi Musica e Spettacolo dell’Università diBologna, e coordinate dal prof. LorenzoBianconi. Si ringraziano il prof. Bianconi e il dott.Saverio Lamacchia per la gentile concessione.

Le fotografie di scena sono di Binci, Jesi.

Le immagini di scena sono relativeall’allestimento di Jesi.

Stampa Tipografia Moderna, Ravenna

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SommarioLa locandina ........................................................................................ pag. 13

Il librettoa cura di Saverio Lamacchia ............................................... pag. 15

Il soggetto ............................................................................................. pag. 47

Un successo assai carodi Fedele D’Amico ......................................................................... pag. 49

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Info 0544 249244 www.teatroalighieri.org

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Il barbiere di Siviglia di Rossini - La figlia del reggimento di Donizetti - Candide di Bernstein - Idome-neo di Mozart - Maggiodanza - Balletto del Teatro dell’Opera di Praga - Les Ballets Jazz de Montreal - LesBallets Trockadero de Monte Carlo - Stagione di Prosa (www.ravennateatro.com/prosa)

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melodramma buffo in due atti

libretto di Cesare Sterbini dalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais

musica di Gioachino Rossini

Il barbiere di Siviglia

personaggi e interpreti

Il Conte d’Almaviva Francesco MarsigliaBartolo Roberto AbbondanzaRosina Charlotte DobbsFigaro Nicola AlaimoBasilio Carlo LeporeFiorello Mattia OlivieriBerta Anna Maria Sarra

direttore Matteo Beltrami regia e scene Damiano Michieletto regia ripresa da Matteo Mazzoni costumi Carla Teti assistente ai costumi Giovanna Fiorentinilight designer Alessandro Carletti

Orchestra Filarmonica MarchigianaCoro Lirico Marchigiano “V. Bellini”maestro del coro David Crescenzimaestro al clavicembalo Carlo Morganti

scene, costumi, attrezzeria Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

allestimento del Teatro del Maggio Musicale Fiorentinocoproduzione Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, Teatro Alighieri di Ravenna, Teatro dell’Aquila di Fermo, Teatro Nuovo Giovanni da Udinein collaborazione con l’Accademia Rossiniana del Rossini Opera Festival 2009e con La Scuola dell’Opera Italiana (Bologna)

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Avvertimento al pubblico

Almaviva, o sia L’inutile precauzione‹Il barbiere di Siviglia›commedia del signor Beaumarchais di nuovo interamente versificatae ridotta ad uso dell’odierno teatro musicale italianoda Cesare Sterbini romanoda rappresentarsi nel nobil teatro di Torre Argentina nel carnevale dell’anno 1816con musica del maestro Gioacchino Rossini

La commedia del signor Beaumarchais intitolata Il barbiere di Siviglia , o sia L’inutile precauzione si presenta in Roma ridotta a dramma comico col titolo di Almaviva, o siaL’inutile precauzione all’oggetto di pienamente convincere il pubblico de’ sentimenti di rispetto evenerazione che animano l’autore della musica del presente dramma verso il tanto celebrePaesiello che ha già trattato questo soggetto sotto il primitivo suo titolo.

Chiamato ad assumere il medesimo difficile incarico il signor Maestro Gioacchino Rossini,onde non incorrere nella taccia d’una temeraria rivalità coll’immortale autore che lo ha preceduto,ha espressamente richiesto che Il barbiere di Siviglia fosse di nuovo interamente versificato, eche vi fossero aggiunte parecchie nuove situazioni di pezzi musicali, che eran d’altrondereclamate dal moderno gusto teatrale cotanto cangiato dall’epoca in cui scrisse la sua musica ilrinomato Paesiello.

Qualche altra differenza fra la tessitura del presente dramma e quella della commediafrancese sopraccitata fu prodotta dalla necessità d’introdurre nel soggetto medesimo i cori, sìperché voluti dal moderno uso, sì perché indispensabili all’effetto musicale in un teatro di unaragguardevole ampiezza. Di ciò si fa inteso il cortese pubblico anche a discarico dell’autore delnuovo dramma, il quale senza il concorso di sì imponenti circostanze non avrebbe osatointrodurre il più piccolo cangiamento nella produzione francese già consagrata dagli applausiteatrali di tutta l’Europa.

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Il barbiere di Sivigliamelodramma buffo in due atti

libretto di Cesare Sterbinidalla commedia omonima di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais

Musica di Gioachino Rossiniedizione critica della Fondazione Rossini di Pesaro

in collaborazione con Casa Ricordi Milano a cura di Alberto Zedda (Universal Music Publishing Ricordi)

PERSONAGGI

Il Conte d’Almaviva tenoreBartolo, dottore in medicina tutore di Rosina buffoRosina, ricca pupilla in casa di Bartolo contraltoFigaro, barbiere buffoBasilio, maestro di musica di Rosina, ipocrita bassoBerta, vecchia governante in casa di Bartolo sopranoFiorello, servitore di Almaviva bassoAmbrogio, servitore di Bartolo

Un ufficiale, un alcalde (o magistrato), un notaro,alguazils (ossiano agenti di polizia), soldati, suonatori di istromenti

La scena si rappresenta in Siviglia

Le parti di testo in grigio sono state omesse nel presente allestimento.

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ATTO PRIMO

Scena primaIl momento dell’azione è sul terminar della notte. Lascena rappresenta una piazza nella città di Siviglia. Asinistra è la casa di Bartolo con ringhiera pratticabilecircondata da gelosia che deve aprirsi e chiudersi asuo tempo con chiave.Fiorello con lanterna nelle mani introducendo nellascena vari suonatori di strumenti. Indi il Conte avvoltoin un mantello.

Fiorello(Avanzandosi con cautela.)

Piano pianissimo,senza parlar,tutti con mevenite qua.

CoroPiano pianissimo,

eccoci qua.

TuttiTutto è silenzio.

Nessun qui stache i nostri cantipossa turbar.

Conte(Sottovoce.)

Fiorello… olà…

FiorelloSignor, son qua.

ConteEbben… gli amici?…

FiorelloSon pronti già.

ConteBravi, bravissimi,

fate silenzio,piano pianissimo,senza parlar.

CoroPiano pianissimo,

senza parlar.(I suonatori accordano gl’istromenti, e il Conte cantaaccompagnato da essi.)

ConteEcco ridente in cielo

spunta la bella aurora,e tu non sorgi ancora,

e puoi dormir così?Sorgi, mia bella speme,

vieni, bell’idol mio,rendi men crudo, oh dio!lo stral che mi ferì.

Oh sorte! già veggoquel caro sembiante,quest’anima amanteottenne pietà.

Oh istante d’amore!‹felice momento!›oh dolce contentoche eguale non ha.

Ehi, Fiorello?…

FiorelloMio signore…

ConteDi’, la vedi?…

FiorelloSignor no.

ConteAh ch’è vana ogni speranza!

FiorelloSignor Conte, il giorno avanza.

ConteAh che penso, che farò?

Tutto è vano… Buona gente!

Coro(Sotto voce.)

Mio signore.

Conte(Dà la borsa a Fiorello, il quale distribuisce denari atutti.)

Avanti, avanti.Più di suoni, più di canti io bisogno ormai non ho.

FiorelloBuona notte a tutti quanti,

più di voi che far non ho.(I suonatori circondano il Conte ringraziandolo ebaciandogli la mano e il vestito. Egli, indispettito perlo strepito che fanno, li va cacciando. Lo stesso faanche Fiorello.)

CoroMille grazie… mio signore…

del favore… dell’onore…Ah di tanta cortesia

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obbligati in verità.(Oh che incontro fortunato!

È un signor di qualità.)

ConteBasta, basta, non parlate…

Ma non serve, non gridate…Maledetti, andate via…ah canaglia, via di qua.

Tutto quanto il vicinatoquesto chiasso sveglierà.

FiorelloZitti, zitti… che rumore!…

Ma che onore? che favore?…Maledetti, andate via,ah canaglia, via di qua.

Ve’ che chiasso indiavolato,ah che rabbia che mi fa!

ConteGente indiscreta!… Ah quasicon quel chiasso importunotutto quanto il quartiere han risvegliato.Alfin sono partiti!… e non si vede!(Guardando verso la ringhiera.)È inutile sperar.(Passeggia riflettendo.)

Eppur qui voglioaspettar di vederla. Ogni mattinaella su quel balconea prender fresco viene in sull’aurora.Proviamo. Olà, tu ancoraritirati, Fiorel.

FiorelloVado. Là in fondo

attenderò suoi ordini.(Si ritira.)

ConteCon lei

se parlar mi riesce,non voglio testimoni. Che a quest’oraio tutti i giorni qui vengo per leideve essersi avveduta. Oh vedi, amorea un uomo del mio rangocome l’ha fatta bella!… eppure!… eppure!…oh deve esser mia sposa!…(Si sente da lontano venire Figaro cantando.)Chi è mai quest’importuno?…Lasciamolo passar; sotto quegli archinon veduto vedrò quanto bisogna;già l’alba è appena, e amor non si vergogna.(Si nasconde sotto il portico.)

Scena secondaFigaro con chitarra appesa al collo, e detto.

FigaroLa ran la lera,

la ran la là.Largo al factotum

della città.Presto a bottega,

che l’alba è già.La ran la lera,

la ran la là.Ah che bel vivere,

che bel piacere,per un barbieredi qualità!

Ah bravo Figaro,bravo bravissimo,fortunatissimoper verità!

La ran la lera,la ran la là.

Pronto a far tuttola notte e il giorno,sempre d’intornoin giro sta.

Miglior cuccagnaper un barbiere,vita più nobileno, non si dà.

La ran la lera,la ran la là.

Rasori e pettini,lancette e forbici,al mio comandotutto qui sta.

Se poi mi capitail buon momento…nel mio mestierevaglio per cento…

La ran la lera,la ran la là.

Tutti mi chiedono,tutti mi vogliono,donne, ragazzi,vecchi, fanciulle:qua la parrucca…presto la barba…qua la sanguigna…Figaro… Figaro…Son qua, son qua.

Ohimè che furia,ohimè che folla,uno alla volta,per carità!

Figaro… Figaro…

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eccomi qua.Pronto prontissimo

son come un fulmine:sono il factotumdella città.

Ah bravo Figaro,bravo bravissimo,fortunatissimoper verità!

La ran la le ra,la ran la là.

FigaroAh ah! che bella vita!faticar poco, divertirsi assai,e in tasca sempre aver qualche dobblone,gran frutto della mia riputazione.Ecco qua: senza Figaronon si accasa in Siviglia una ragazza;a me la vedovellaricorre per marito; io, colla scusadel pettine di giorno,della chitarra col favor la notte,a tutti onestamente,non fo per dir, m’adatto a far piacere;oh che vita, che vita! oh che mestiere!Orsù, presto a bottega…

Conte(È desso, o pur m’inganno?)

Figaro(Chi sarà mai costui?…)

ConteOh è lui senz’altro!

Figaro!…

FigaroMio padrone…

Oh chi veggo!… Eccellenza…

ConteZitto, zitto, prudenza:qui non son conosciuto,né vo’ farmi conoscere. Per questoho le mie gran ragioni.

FigaroIntendo, intendo.

La lascio in libertà.

ConteNo…

FigaroChe serve?…

ConteNo, dico: resta qua;

forse ai disegni mieinon giungi inopportuno… Ma cospetto,dimmi un po’, buona lana,come ti trovo qua?… Poter del mondo,ti veggo grasso e tondo…

FigaroLa miseria, signore.

ConteAh birbo!

FigaroGrazie.

ConteHai messo ancor giudizio?…

FigaroOh e come!… ed ella

come in Siviglia?…

ConteOr te lo spiego. Al Prado

vidi un fior di bellezza, una fanciullafiglia d’un certo medico barbogioche qua da pochi dì s’è stabilito.Io di questa invaghitolasciai patria e parenti, e qua men venni,e qui la notte e il giornopasso girando a que’ balconi intorno.

FigaroA que’ balconi?… un medico?… oh cospetto,siete ben fortunato;sui maccheroni il cascio v’è cascato.

ConteCome?…

FigaroCerto. Là dentro

io son barbiere, perucchier, chirurgo,botanico, spezial, veterinario,il faccendier di casa.

ConteOh che sorte!

FigaroNon basta. La ragazza

figlia non è del medico. È soltantola sua pupilla!…

ConteOh che consolazione!

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FigaroPerciò… Zitto!…

ConteCos’è?

FigaroS’apre il balcone.

(Si ritirano sotto il portico.)

Scena terzaRosina, indi Bartolo sulla ringhiera, e detti.

Rosina(Guardando per la piazza.)Non è venuto ancor. Forse…

Conte(Uscendo dal portico.)

Oh mia vita,mio nume, mio tesoro.Vi veggo alfine! alfine…

RosinaOh che vergogna!…

Vorrei dargli il biglietto…(Cava una carta.)

Bartolo(Di dentro.)

Ebben, ragazza,(Esce. Il Conte si ritira con fretta.)Il tempo è buono?… Cos’è quella carta?…

RosinaNiente niente, signor: son le paroledell’aria dell’Inutil precauzione.

Conte(A Figaro.)Ma brava! dell’Inutil precauzione!

Figaro(Al Conte.)Che furba!

BartoloCosa è questa

Inutil precauzione?…

RosinaOh bella! è il titolo

del nuovo dramma in musica.

BartoloUn dramma? bella cosa!Sarà al solito un dramma semiserio,

un lungo malinconico noiosopoetico strambotto;barbaro gusto! secolo corrotto!

Rosina(Si lascia cadere la carta in strada.)Ah me meschina! l’aria m’è caduta!… Raccoglietela, presto…

BartoloVado, vado.

(Rientra.)

RosinaPs, ps.

ConteHo inteso.

(Fuori. Raccoglie la carta.)

Rosina

Presto.

Conte(Sotto voce.)

Non temete.(Si ritira.)

Bartolo(Fuori. Cercando.)Son qua: dov’è?…

RosinaAh il vento

la porta via… guardate…(Additando in lontananza.)

BartoloIo non la veggo…

Eh signorina!… non vorrei!… (cospetto!costei m’avesse preso!…). In casa, in casa,animo sù, a chi dico?… in casa, presto.

RosinaVado, vado: che furia!…

BartoloQuel balcone

voglio farlo murare.Dentro, dico.

RosinaOh che vita da crepare!

(Rientra. Bartolo anch’esso rientra in casa.)

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Scena quartaConte e Figaro, indi Bartolo.

ContePovera disgraziata!Il suo stato infelicesempre più m’interessa!…

FigaroPresto, presto,

vediamo cosa scrive.

ConteAppunto, leggi.

Figaro(Legge.)“Le vostre assidue premure hanno eccitata la miacuriosità. Il mio tutore è per uscire di casa; appena sisarà allontanato procurate con qualche mezzo inge-gnoso d’indicarmi il vostro nome, il vostro stato e levostre intenzioni. Io non posso giammai comparire albalcone senza l’indivisibile compagnia del miotiranno. Siate però certo che tutto è disposta a fareper rompere le sue catene la sventurata Rosina.”

ConteSì sì, le romperà. Sù, dimmi un pocoche razza d’uomo è questo suo tutore?

FigaroUn vecchio indemoniato,avaro, sospettoso, brontolone…Avrà cent’anni indossoe vuol fare il galante: indovinate?Per mangiare a Rosinatutta l’eredità s’è fitto in capodi volerla sposare… Aiuto!

ConteChe?

FigaroS’apre la porta.(Sentendo aprir la porta della casa di Bartolo si riti-rano in fretta.)

Bartolo(Parlando verso le quinte.)

Fra momenti io torno; non aprite a nessun. Se Don Basiliovenisse a ricercarmi, che m’aspetti.(Chiude la porta di casa, tirandola dietro da sé.)Le mie nozze con lei meglio è affrettare.Sì, dentr’oggi finir vo’ quest’affare.(Parte.)

Conte(Fuori con Figaro.)Dentr’oggi le sue nozze con Rosina?Ah vecchio rimbambito!Ma dimmi or tu: chi è questo Don Basilio?…

FigaroÈ un solenne imbroglion di matrimoni,un collo torto, un vero disperato,sempre senza un quattrino…Già, è maestro di musica:insegna alla ragazza.

ConteBene bene,

tutto giova sapere. Ora pensiamodella bella Rosinaa soddisfar le brame; il nome mionon le vo’ dir, né il grado. Assicurarmivo’ pria ch’ella ami me, me solo al mondo,non le ricchezze e i titolidel conte d’Almaviva. Ah tu potresti…

FigaroIo?… no, signor: voi stessodovete…

ConteIo stesso? e come?

FigaroZi… zitti; eccoci a tiro;osservate… per bacco, non mi sbaglio;dietro la gelosia sta la ragazza.Presto presto, all’assalto: niun ci vede.(Presentandogli la chitarra.)In una canzonetta,così, alla buona, il tuttospiegatele, signor.

ConteUna canzone?

FigaroCerto; ecco la chitarra: presto, andiamo.

ConteMa io…

FigaroOh che pazienza!

ConteEbben, proviamo.

(Prende la chitarra e canta accompagnandosi.)Se il mio nome saper voi bramate,

dal mio labbro il mio nome ascoltate.

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Io sono Lindoroche fido v’adoro,che sposa vi bramoche a nome vi chiamo,

di voi sempre cantando cosìdall’aurora al tramonto del dì.

(Di dentro si sente la voce di Rosina ripetere il ritor-nello della canzone.)

FigaroSentite?… ah che vi pare?

ConteOh me felice!

FigaroEvviva: a voi, seguite.

Conte(Canta.)

L’amoroso, sincero Lindoronon può darvi, mia cara, un tesoro.

Io ricco non sono,ma un core vi dono,un’anima amanteche fida e costante

per voi sempre sospira cosìdall’aurora al tramonto del dì.

Rosina(Di dentro.)

L’amorosa, sincera Rosinail suo core a Lindo…

(Si sentono di dentro chiudere le fenestre.)

ConteOh cielo!…

FigaroNella stanza

convien dir che qualcuno entrato sia.Ella si è ritirata.

ConteAh cospettone,

io già deliro, avvampo!… oh ad ogni costovederla io voglio, vo’ parlarle. Ah tu,tu mi devi aiutar…

FigaroIh ih, che furia;

sì sì, v’aiuterò.

ConteDa bravo: entr’oggi

vo’ che tu m’introduca in quella casa.Dimmi, come farai?… via!… del tuo spirtovediam qualche prodezza.

FigaroDel mio spirito!…

Bene… vedrò… ma in oggi…

ConteEh via, t’intendo;

va’ là, non dubitar; di tue fatichelargo compenso avrai.

FigaroDavver?

ConteParola.

FigaroDunque oro a discrezione?

ConteOro a bizzeffe.

Animo, via.

FigaroSon pronto; ah non sapete

i simpatici effetti prodigiosiche, ad appagare il mio signor Lindoro,produce in me la dolce idea dell’oro.

All’idea di quel metalloportentoso onnipossenteun vulcano la mia mentegià comincia a diventar.

ConteSù, vediam di quel metallo

qualche effetto sorprendente,del vulcan della tua mentequalche mostro singolar.

FigaroVoi dovreste travestirvi,

per esempio… da soldato.

ConteDa soldato?

FigaroSì signore.

ConteDa soldato? e che si fa?

FigaroOggi arriva un reggimento.

ConteSì, m’è amico il colonnello.

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FigaroVa benon.

ConteMa e poi?

FigaroCospetto!

Dell’alloggio col bigliettoquella porta s’aprirà.

Che ne dite, mio signore?L’invenzione è naturale?

ConteOh che testa originale!Bravo bravo, in verità.

FigaroOh che testa universale!

Bella bella, in verità.Piano, piano… un’altra idea!…

Veda l’oro cosa fa.Ubbriaco… sì, ubbriaco,

mio signor, si fingerà.

ConteUbbriaco?

FigaroSì signore.

ConteUbbriaco?… ma perché?

Figaro(Imitando moderatamente i motti d’un ubbriaco.)

Perché d’un che poco è in sé,che dal vino casca già,

il tutor, credete a me,il tutor si fiderà.

Conte e FigaroQuesta è bella per mia fé,

bravo bravo, in verità.

ConteDunque.

FigaroAll’opra.

ConteAndiam.

FigaroDa bravo.

ConteVado… Oh il meglio mi scordavo!Dimmi un po’: la tua bottega,per trovarti, dove sta?

Figaro(Additando fra le quinte.)

La bottega? non si sbaglia; guardi bene: eccola là.

Numero quindici a mano manca,quattro gradini, facciata bianca,cinque parrucche nella vetrina,sopra un cartello “Pomata fina”,mostra in azzurro alla moderna,v’è per insegna una lanterna…là senza fallo mi troverà.

ConteHo ben capito…

FigaroOr vado presto.

ConteTu guarda bene…

FigaroIo penso al resto.

ConteDi te mi fido…

FigaroColà l’attendo.

ConteMio caro Figaro…

FigaroIntendo, intendo.

ContePorterò meco…

FigaroLa borsa piena.

ConteSì, quel che vuoi, ma il resto poi…

FigaroOh non si dubiti, che bene andrà…

ConteAh che d’amore

la fiamma io sento,nunzia di giubbiloe di contento!

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Ecco propiziache in sen mi scende,d’ardore insolitoquest’alma accendee di me stessomaggior mi fa.

FigaroDelle monete

il suon già sento!L’oro già viene,viene l’argento;

eccolo, eccoloche in tasca scende,d’ardore insolitoquest’alma accende,e di me stessomaggior mi fa.

(Figaro entra in casa di Bartolo, il Conte parte.)

Scena quintaCamera nella casa di Don Bartolo, con quattro porte.Di prospetto la fenestra con gelosia come nellascena prima.A destra uno scrittoio. Rosina con lettera in mano.

RosinaUna voce poco fa

qua nel cor mi risuonò,il mio cor ferito è già,e Lindor fu che il piagò.

Sì, Lindoro mio sarà,lo giurai, la vincerò.

Il tutor ricuserà,io l’ingegno aguzzerò.Alla fin s’accheteràe contenta io resterò.

Sì, Lindoro mio sarà,lo giurai, la vincerò.

Io sono docile,son rispettosa,sono ubbidiente,dolce amorosa;mi lascio reggere,mi fo guidar.

Ma se mi toccanoqua nel mio debole,sarò una vipera,e cento trappoleprima di cederefarò giocar.

Sì sì, la vincerò. Potessi almenomandargli questa lettera. Ma come?Di nessun qui mi fido:il tutore ha cent’occhi… basta, basta:

sigilliamola intanto.(Va allo scrittoio e sigilla la lettera.)Con Figaro il barbier dalla fenestradiscorrer l’ho veduto più d’un’ora.Figaro è un galantuomo,un giovin di buon cuore…chi sa ch’ei non protegga il nostro amore.

Scena sesta‹Figaro e detta.›

FigaroOh buon dì, signorina.

RosinaBuon giorno, signor Figaro.

FigaroEbbene, che si fa?

RosinaSi muor di noia.

FigaroOh diavolo, possibile!Un ragazza bella e spiritosa…

RosinaAh ah, mi fate ridere!Che mi serve lo spirito,che giova la bellezza,se chiusa io sempre sto fra quattro mura,che mi par d’esser proprio in sepoltura?

FigaroIn sepoltura?… oibò!(Chiamandola a parte.)

Sentite, io voglio…

RosinaEcco il tutor.

FigaroDavvero?

RosinaCerto certo; è il suo passo.

FigaroSalva salva; fra pococi rivedremo: ho a dirvi qualche cosa.

RosinaEh ancor io, signor Figaro.

FigaroBravissima.

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Vado.(Si nasconde nella prima porta a sinistra e poi trattotratto si fa vedere.)

RosinaQuanto è garbato!

Scena settimaBartolo e detta, indi Berta e Ambrogio.

BartoloAh disgraziato Figaro!Ah indegno, ah maledetto, ah scellerato!

Rosina(Ecco qua! sempre grida.)

BartoloMa si può dar di peggio?Un ospedale ha fattodi tutta la famigliaa forza d’opio, sangue e stranutiglia!Signorina, il barbierelo vedeste?…

RosinaPerché?

BartoloPerché! lo vo’ sapere.

RosinaForse anch’egli v’adombra?

BartoloE perché no?

RosinaEbben ve lo dirò. Sì, l’ho veduto,gli ho parlato, mi piace, m’è simpaticoil suo discorso, il suo gioviale aspetto.(Crepa di rabbia, vecchio maledetto.)(Entra nella seconda camera a destra.)

BartoloVedete che grazietta!Più l’amo e più mi sprezza, la briccona.Certo certo è il barbiereche la mette in malizia.Chi sa cosa le ha detto!Chi sa?… or lo saprò. Ehi Berta, Ambrogio.

Berta(Stranutando.)Eccì!

Ambrogio(Sbadigliando.)

Aah! Che comanda?

Bartolo(A Berta.)Dimmi…

BertaEccì!

BartoloIl barbiere

parlato ha con Rosina?

BertaEccì!

Bartolo(Ad Ambrogio.)

Rispondialmen tu, babbuino.

Ambrogio(Sbadigliando.)

Aah!

BartoloChe pazienza!

AmbrogioAah! che sonno!

BartoloEbben?…

BertaVenne… ma io…

BartoloRosina…

AmbrogioAah!

BertaEccì!

AmbrogioAah!

BertaEccì!

BartoloChe serve! Eccoli qua, son mezzi morti.Parlate.

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25

AmbrogioAah!

BertaEccì!

BartoloEh il diavol che vi porti!

(Li caccia dentro la scena.)

Scena ottavaBartolo, indi Don Basilio.

BartoloAh barbiere d’inferno!Tu me la pagherai… Qua, Don Basilio,giungete a tempo. Oh! io voglioper forza o per amor dentro domanisposar la mia Rosina. Avete inteso?

Basilio(Dopo molte riverenze.)Eh voi dite benissimo,e appunto io qui veniva ad avvisarvi…(Chiamandolo a parte.)ma segretezza!… è giuntoil conte d’Almaviva.

BartoloChi? l’incognito amantedella Rosina?

BasilioAppunto

quello.

BartoloOh diavolo! Ah qui ci vuol rimedio.

BasilioCerto: ma… alla sordina.

BartoloSarebbe a dir?…

BasilioCosì, con buona grazia

bisogna principiarea inventar qualche favolache al publico lo metta in mala vista,che comparir lo facciaun uomo infame, un’anima perduta…Io, io vi servirò: fra quattro giorni,credete a me, Basilio ve lo giura,noi lo farem sloggiar da queste mura.

BartoloE voi credete?…

BasilioOh certo! è il mio sistema,

e non sbaglia.

BartoloE vorreste?…

Ma una calunnia…

BasilioAh dunque

la calunnia cos’è voi non sapete?

BartoloNo davvero.

BasilioNo? Uditemi e tacete.

La calunnia è un venticello,un’auretta assai gentileche insensibile sottileleggermente dolcementeincomincia a susurrar.

Piano piano, terra terra,sotto voce sibilandova scorrendo, va ronzando;nelle orecchie della gentes’introduce destramentee le teste ed i cervellifa stordire e fa gonfiar.

Dalla bocca fuori uscendolo schiamazzo va crescendo;prende forza a poco a poco,scorre già di loco in loco,sembra il tuono, la tempestache nel sen della forestava fischiando, brontolando,e ti fa d’orror gelar.

Alla fin trabocca e scoppia,si propaga, si raddoppiae produce un’esplosionecome un colpo di cannone,un tremuoto, un temporale,un tumulto generaleche fa l’aria rimbombar.

E il meschino calunniato,avvilito, calpestato,sotto il publico flagelloper gran sorte va a crepar.

Ah che ne dite?

BartoloEh sarà ver, ma diavolo!

Una calunnia è cosa che fa orrore!

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26

Ma dite, signor Figaro,voi poco fa sotto le mie fenestreparlavate a un signore…

FigaroA un mio cugino…

Un bravo giovinotto; buona testa,ottimo cuor; qui vennei suoi studi a compire,e il poverin cerca di far fortuna.

RosinaFortuna? eh la farà.

FigaroOh ne dubito assai: in confidenza,ha un gran difetto addosso.

RosinaUn gran difetto?…

FigaroAh grande.

È innamorato morto.

RosinaSì, davvero?

Quel giovane, vedete,m’interessa moltissimo.

FigaroPerbacco!

RosinaNon ci credete?…

FigaroOh sì!

RosinaE la sua bella,

dite, abita lontano?…

FigaroOh no!… cioè…

qui!… due passi…

Rosina(Io scommetto…

scommetto ch’ei sa tutto. Or mi chiarisco.)

Figaro(Ora casca.)

RosinaAh un piacere

io chiederti vorrei…

No no, non voglio affatto, e poi e poi…si perde tempo, e qui stringe il bisogno.No, vo’ fare a mio modo;in mia camera andiam. Voglio che insiemeil contratto di nozze ora stendiamo.Quando sarà mia moglie,da questi zerbinotti innamoratimetterla in salvo sarà pensier mio.

BasilioVengan denari: al resto son qua io.(Entrano nella prima camera a destra.)

Scena nonaFigaro uscendo con precauzione, indi Rosina.

FigaroMa bravi! ma benone!Ho inteso tutto. Evviva il buon dottore!povero babbuino!Tua sposa?… eh via! pulisciti il bocchino.Or che stanno là chiusi,procuriam di parlare alla ragazza:eccola appunto.

RosinaEbbene, signor Figaro?

FigaroGran cose, signorina.

RosinaSì davvero?

FigaroMangerem dei confetti.

RosinaCome sarebbe a dir?

FigaroSarebbe a dire

che il vostro bel tutore ha stabilitoesser dentro doman vostro marito.

RosinaEh via!

FigaroOh ve lo giuro;

a stendere il contrattocol maestro di musicalà dentro or s’è serrato.

RosinaSì? oh l’ha sbagliata affé!Povero sciocco! l’avrà a far con me.

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FigaroDite, son qua…

RosinaDel tuo cugin l’amante fortunataè bella?…

FigaroOh bella assai,

eccovi il suo ritratto in due parole:grassotta, genialotta,capello nero, guancia porporina,occhio che parla, mano che innamora.

RosinaE il nome?…

FigaroAh il nome ancora?…

Il nome… ah che bel nome…Si chiama…

RosinaEbben?… si chiama?…

FigaroPoverina!…

Si chiama… R… o… Ro… Rosi… Rosina.

RosinaDunque io son… tu non m’inganni?

dunque io son la fortunata!…(Già me l’ero immaginata:lo sapevo pria di te.)

FigaroDi Lindoro il vago oggetto

sì, voi siete, o mia Rosina.(È una volpe sopraffina,la sa lunga per mia fé!)

RosinaSenti senti… ma a Lindoro

per parlar come si fa?

FigaroZitto zitto, qui Lindoro

per parlarvi or or sarà.

RosinaPer parlarmi?… bravo bravo!

Venga pur, ma con prudenza;io già moro d’impazienza!Ah che tarda?… cosa fa?

FigaroEgli attende qualche segno,

poverin, del vostro affetto;

sol due righe di bigliettogli mandate, e qui verrà.

Che ne dite?

RosinaNon saprei…

FigaroSù coraggio.

RosinaNon vorrei…

FigaroSol due righe…

RosinaMi vergogno…

FigaroMa di che?… di che?… si sa!

(Andando allo scrittoio.)Presto presto; qua un biglietto.

Rosina(Richiamandolo, cava dalla tasca il biglietto e glie lodà.)

Un biglietto?… eccolo qua.

Figaro(Attonito.)

Già era scritto!… oh ve’ che bestia! E il maestro io faccio a lei!Ah che in cattedra costeidi malizia può dettar.

Donne donne, eterni dèi,chi vi arriva a indovinar?

RosinaFortunati affetti miei,

io comincio a respirar.Ah tu solo, amor, tu sei

che mi devi consolar!(Figaro parte.)

Scena decimaRosina, indi Bartolo.

RosinaOra mi sento meglio.Questo Figaro è un bravo giovinotto.

BartoloIn somma, colle buone,potrei sapere dalla mia Rosinache venne a far colui questa mattina?

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RosinaFigaro? non so nulla.

BartoloTi parlò?

RosinaMi parlò.

BartoloChe ti diceva?

RosinaOh mi parlò di cento bagattelle;del figurin di Francia,del mal della sua figlia Marcellina…

BartoloDavvero? ed io scommetto…che portò la risposta al tuo biglietto.

RosinaQual biglietto?

BartoloChe serve?

L’arietta dell’Inutil Precauzioneche ti cadde staman giù dal balcone.Vi fate rossa?… (Avessi indovinato!)Che vuol dir questo ditocosì sporco d’inchiostro?

RosinaSporco? oh nulla!

Io me l’avea scottato,e coll’inchiostro or or l’ho medicato.

Bartolo(Diavolo!) E questi fogli?Or son cinque, eran sei.

RosinaQue’ fogli?… è vero;

d’uno mi son servitaa mandar de’ confetti a Marcellina.

BartoloBravissima!… E la pennaperché fu temperata?

Rosina(Maledetto!) La penna?…per disegnare un fiore sul tamburo.

BartoloUn fiore?…

RosinaUn fiore.

BartoloUn fiore?

Ah fraschetta!

RosinaDavver!

BartoloZitto.

RosinaCredete…

BartoloBasta così.

RosinaSignor…

Bartolo

Non più, tacete.

A un dottor della mia sortequeste scuse, signorina?…Vi consiglio, mia carina,un po’ meglio a imposturar.

I confetti alla ragazza?Il ricamo sul tamburo?Vi scottaste?… Eh via!… eh via!…Ci vuol altro, figlia mia,per potermi corbellar.

Perché manca là quel foglio?Vo’ saper cotesto imbroglio;sono inutili le smorfie…Ferma là; non mi toccate;figlia mia, non lo sperate,non mi lascio infinocchiar.

Via carina, confessate,son disposto a perdonar.

Non parlate? vi ostinate?…So ben io quel che ho da far.

Signorina, un’altra volta,quando Bartolo andrà fuori,la consegna ai servitoria suo modo dar saprà.

Eh non servono le smorfie;faccia pur la gatta morta;cospetton, per quella portanemmen l’aria entrar potrà.

E Rosina innocentinasconsolata disperatain sua camera serratafin ch’io voglio star dovrà.

(Parte.)

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Scena undicesimaRosina sola.

RosinaBrontola quanto vuoi,chiudi porte e fenestre. Io me ne rido,già di noi altre femmineanche alla più marmottaper aguzzar l’ingegnoe farla spiritosa tutto a un trattobasta chiuderla a chiave, e il colpo è fatto.(Entra nella seconda camera a destra.)

Scena dodicesimaBerta sola dalla seconda camera a sinistra ‹, indi ilConte›.

BertaFinora in questa camerami parve di sentire un mormorio;sarà stato il tutor. Colla pupillanon ha un’ora di ben. Queste ragazzenon la voglion capir…(Si ode picchiare.)

Battono.

Conte(Di dentro.)

Aprite.

BertaVengo. Eccì! Ancor dura.Quel tabacco mi ha posto in sepoltura.(Entra.)

Scena tredicesimaIl Conte travestito da soldato di cavalleria, indi Bar-tolo.

ConteEhi di casa… buona gente…

ehi di casa… niun mi sente!…

BartoloChi è costui?… che brutta faccia!È ubbriaco!… chi sarà?

ConteEhi di casa… maledetti!…

BartoloCosa vuol, signor soldato?…

Conte(Vedendolo. Cerca in tasca.)

Ah… sì, sì… bene obbligato.

Bartolo(Qui costui che mai vorrà?)

ConteSiete voi… Aspetta un poco…

Siete voi… dottor Balordo…

BartoloChe balordo?…

Conte(Leggendo.)

Ah ah, Bertoldo.

BartoloChe Bertoldo? Eh andate al diavolo.Dottor Bartolo.

ConteAh bravissimo,

dottor Barbaro; benissimo…già c’è poca differenza.(Non si vede! che impazienza!quanto tarda!… dove sta?)

Bartolo(Io già perdo la pazienza,

qui prudenza ci vorrà.)

ConteDunque voi… siete dottore?…

BartoloSon dottore… Sì signore.

ConteAh benissimo; un abbraccio.Qua collega.

BartoloIndietro!

Conte(Lo abbraccia per forza.)

Qua.Sono anch’io dottor per cento,

maniscalco al reggimento.(Presentando il biglietto.)

Dell’alloggio sul biglietto,osservate, eccolo qua.

Bartolo(Dalla rabbia, dal dispetto

io già crepo in verità.Ah ch’io fo, se mi ci metto,qualche gran bestialità!

(Legge il biglietto.)

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Conte(Ah venisse il caro oggetto

della mia felicità!Vieni vieni; il tuo diletto

pien d’amor t’attende qua.)

Scena quattordicesimaRosina e detti ‹, indi Basilio e Berta›.

RosinaD’ascoltar qua m’è sembrato

un insolito romore…(Si arresta vedendo Bartolo.)

Un soldato ed il tutore…Cosa mai faranno qua?

(Si avanza pian piano.)

Conte(È Rosina; or son contento.)

Rosina(Ei mi guarda e s’avvicina.)

Conte(Piano a Rosina.)

(Son Lindoro.)

Rosina(Oh ciel! che sento!

Ah giudizio, per pietà!)

Bartolo(Vedendo Rosina.)

Signorina, che cercate?Presto presto, andate via.

RosinaVado vado, non gridate.

BartoloPresto, presto, via di qua.

ConteEhi ragazza, vengo anch’io.

BartoloDove dove, signor mio?

ConteIn caserma, oh questa è bella!

BartoloIn caserma?… bagattella!

ConteCara!

RosinaAiuto!…

BartoloOlà, cospetto!

Conte(A Rosina.)

(Via, prendete…)(Guardando Bartolo.)

(Maledetto!)(A Rosina, mostrandole furtivamente un biglietto.)

(Fate presto, per pietà.)

Rosina(Al Conte.)

(Ah ci guarda!…)(Guardando Bartolo.)

(Maledetto! Ah giudizio, per pietà!)

Bartolo(Ubbriaco maledetto!

Ah costui crepar mi fa.)

Conte(A Bartolo, incamminandosi verso le camere.)

Dunque vado…

Bartolo(Trattenendolo.)

Oh no, signore, qui d’alloggio star non può.

ConteCome? come?

BartoloEh non v’è replica;

ho il brevetto d’esenzione.

Conte(Adirato.)

Che brevetto?…

Bartolo(Va allo scrittoio.)

Oh mio padrone,un momento e il mostrerò.

ConteAh se qui restar non posso,

deh prendete…

RosinaAhimè, ci guarda!

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Conte e Rosina(Cento smanie io sento addosso,ah più reggere non so.)

Bartolo(Cercando nello scrittoio.)

(Ah trovarlo ancor non posso, ma sì sì lo troverò.)

(Venendo avanti con una pergamena.)Ecco qui.

(Legge.)“Con la presente

il dottor Bartolo, etcetera,esentiamo…”

Conte(Con un rovescio di mano manda in aria la perga-mena.)

Eh andate al diavolo, non mi state più a seccar.

BartoloCosa fa, signor mio caro?…

ConteZitto là, dottor somaro.Il mio alloggio è qui fissato,e in alloggio qui vo’ star.

BartoloVoi restar?

ConteRestar, sicuro.

BartoloOh son stufo, mio padrone:presto fuori, o un buon bastonelo farà di qua sloggiar.

Conte(Serio.)

Dunque lei… lei vuol battaglia?… Ben!… battaglia li vo’ dar.

Bella cosa una battaglia!Ve la voglio or or mostrar.

(Avvicinandosi amichevolmente a Bartolo.)Osservate!… questo è il fosso…

l’inimico voi sarete…(Gli dà una spinta.)

Attenzion…(Piano a Rosina, alla quale si avvicina porgendole lalettera.)

(giù il fazzoletto)e gli amici stan di qua.

Attenzione!… (Coglie il momento in cui Bartolo l’osserva meno

attentamente, lascia cadere il biglietto, e Rosina vi facader sopra il fazzoletto.)

BartoloFerma, ferma!…

Conte(Rivolgendosi e fingendo accorgersi della lettera,quale raccoglie.)

Che cos’è?… ah!…

Bartolo(Avvedendosene.)

Vo’ vedere.

ConteSì, se fosse una ricetta!…ma un biglietto… è mio dovere…mi dovete perdonar.

(Fa una riverenza a Rosina e le dà il biglietto e il faz-zoletto.)

RosinaGrazie, grazie.

BartoloGrazie un corno!

Vo’ saper cotesto imbroglio…

Conte(Tirandolo a parte e tenendolo a bada; intantoRosina cambia la lettera.)

Qualche intrigo di fanciulla.

Rosina(Ah cambiar potessi il foglio!…)

BartoloVo’ veder…

RosinaMa non è nulla.

BartoloQua quel foglio, presto qua.

(Escono da una parte Basilio e dall’altra Berta.)

Basilio(Con carta in mano.)

Ecco qua… oh cosa vedo!

BertaIl barbiere… uh quanta gente…

Bartolo(A Rosina.)

Qua quel foglio, impertinente; a chi dico? presto, qua.

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RosinaMa quel foglio che chiedete

per azzardo m’è cascato.È la lista del bucato…

Bartolo(Lo strappa con violenza.)

Ah fraschetta! presto qua. Ah che vedo! ho preso abbaglio!…

È la lista! son di stucco!Ah son proprio un mammalucco,ah che gran bestialità!

Rosina e ConteBravo bravo il mammalucco,

che nel sacco entrato è già.

Basilio e BertaNon capisco, son di stucco;

qualche imbroglio qui ci sta.

Rosina(Piangendo.)

Ecco qua!… sempre un’istoria, sempre oppressa e maltrattata;ah che vita disperata!Non la so più sopportar.

Bartolo(Avvicinandosele.)

Ah Rosina… poverina…

Conte(Minacciandolo e afferrandolo per un braccio.)

Vien qua tu, cosa le hai fatto?

BartoloAh fermate… niente affatto…

Conte(Cavando la sciabla.)

Ah canaglia, traditore…

Tutti(Trattenendolo.)

Via fermatevi, signore.

ConteIo ti voglio subissar!

Tutti eccetto il Conte e Rosina

Genti, aiuto, soccorretemi!soccorretelo!

RosinaMa chetatevi…

ConteLasciatemi.

Tutti(come sopra)

Genti, aiuto, per pietà.

Scena quindicesimaFigaro entrando con bacile sotto il braccio, e detti.

FigaroAlto là!

Che cosa accadde,signori miei?Che chiasso è questo,eterni dèi!

Già sulla piazzaa questo strepitos’è radunatamezza città.

(Piano al Conte.) (Signor, prudenza,

per carità.)

Bartolo(Additando il Conte.)

Questi è un birbante…

Conte(Additando Bartolo.)

Questi è un briccone…

BartoloAh disgraziato!…

Conte(Minacciando con la sciabla.)

Ah maledetto!…

Figaro(Alzando il bacile e minacciando il Conte.)

Signor soldato, porti rispetto, o questo fusto,corpo del diavolo,or le creanzele insegnerà.

Conte(A Bartolo.)

Brutto scimiotto!…

Bartolo(Al Conte.)

Birbo malnato!…

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Tutti(A Bartolo.)

Zitto, dottore…

BartoloVoglio gridare…

Tutti(Al Conte.)

Fermo, signore…

ConteVoglio ammazzare…

TuttiFate silenzioper carità.

(Si ode bussare con violenza alla porta di strada.)Zitti, che battono…

Che mai sarà?

BartoloChi è?

Coro(Di dentro.)

La forza. Aprite qua.

TuttiLa forza!… oh diavolo!…

Figaro (al Conte) e Rosina (a Bartolo)L’avete fatta!

Conte e BartoloNiente paura,vengan pur qua.

TuttiQuest’avventura,

ah come diavolomai finirà?

Scena ultimaUn uffiziale con soldati, e detti.

CoroFermi tutti. Niun si muova.

Miei signori, che si fa?Questo chiasso donde è nato?

La cagione presto qua.

ConteLa cagione…

BartoloNon è vero.

ConteSì signore…

BartoloSignor no.

ConteÈ un birbante…

BartoloÈ un impostore…

UffizialeUn per volta.

BartoloIo parlerò.

Questo soldatom’ha maltrattato…

RosinaIl poverinocotto è dal vino…

BertaCava la sciabla…

BasilioParla d’uccidere…

FigaroIo son venutoqui per dividere…

UffizialeFate silenzio,che intesi già.

(Al Conte.)Siete in arresto.

Fuori di qua.(I soldati si muovono per circondare il Conte.)

ConteIo in arresto?

Io?… fermi, olà.(Con gesto autorevole trattiene i soldati, che si arre-stano. Egli chiama a sé l’Uffiziale, gli dà a leggere unfoglio; l’Uffiziale resta sorpreso, vuol fargli un inchino; ilConte lo trattiene. L’Uffiziale fa cenno ai soldati che si riti-rino indietro, e anch’egli fa lo stesso. Quadro di stupore.)

Bartolo, Rosina, Basilio e BertaFredda ed immobileFreddo

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come una statua,fiato non restamida respirar.

ConteFreddo ed immobile

come una statua,fiato non restaglida respirar.

Figaro(Ridendo.)

Guarda Don Bartolo! Sembra una statua!Ah ah, dal rideresto per crepar!

Bartolo(All’Uffiziale.)

Ma, signor…

CoroZitto tu!

BartoloMa un dottor…

CoroOh non più!

BartoloMa se lei…

CoroNon parlar.

BartoloMa vorrei…

CoroNon gridar.

Berta, Bartolo e BasilioMa se noi…

CoroZitti voi.

Berta, Bartolo e BasilioMa se poi…

CoroPensiam noi.

Vada ognun pe’ fatti suoi,si finisca d’altercar.

TuttiMi par d’esser con la testa

in un’orrida fucina,dove cresce e mai non restadelle incudini sonorel’importuno strepitar.

Alternando questo e quellopesantissimo martellofa con barbara armoniamuri e volte rimbombar.

E il cervello poverellogià stordito, sbalordito,non ragiona, si confonde,si riduce ad impazzar.

Figurini di Carla Teti per i personaggi di Figaro e il Conte d’Almaviva (I atto).

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ATTO SECONDO

Scena primaCamera in casa di Bartolo con sedia ed un piano-forte con varie carte di musica. Bartolo solo.

BartoloMa vedi il mio destino! quel soldato,per quanto abbia cercato,niun lo conosce in tutto il reggimento.Io dubito… eh cospetto!…che dubitar? scommettoche dal conte Almavivaè stato qua spedito quel signoread esplorar della Rosina il core.Nemmen in casa propriasicuri si può star…! Ma io…(Battono.)

Chi batte?(Verso le quinte.)Ehi, chi è di là?… battono, non sentite?In casa io son; non v’è timore, aprite.

Scena secondaIl Conte travestito da maestro di musica, e detto.

ContePace e gioia il ciel vi dia.

BartoloMille grazie, non s’incomodi.

ConteGioia e pace per mill’anni.

BartoloObbligato in verità.

(Questo volto non m’è ignoto,non ravviso… non ricordo…ma quel volto… ma quell’abito…non capisco… chi sarà?)

Conte(Ah se un colpo è andato a vuoto,

a gabbar questo balordola mia nuova metamorfosipiù propizia a me sarà.)

Gioia e pace, pace e gioia.

BartoloHo capito. (Oh ciel! che noia!)

ConteGioia e pace, ben di cuore.

BartoloBasta basta, per pietà.

(Ma che perfido destino!Ma che barbara giornata!Tutti quanti a me davanti!Che crudel fatalità.)

Conte(Il vecchion non mi conosce:

oh mia sorte fortunata!Ah mio ben, fra pochi istantiparlerem con libertà.)

BartoloInsomma, mio signore,chi è lei si può sapere?…

ConteDon Alonso,

professore di musica ed allievodi Don Basilio.

BartoloEbbene?

ConteDon Basilio

sta male, il poverino, ed in sua vece…

Bartolo(In atto di partire.) Sta mal?… corro a vederlo.

Conte(Trattenendolo.)

Piano piano, non è un mal così grave.

Bartolo(Risoluto.)(Di costui non mi fido.)

Andiamo, andiamo.

ConteMa signore…

Bartolo(Brusco.)

Che c’è?

Conte(Tirandolo a parte e sottovoce.)

Voleva dirvi…

BartoloParlate forte.

Conte(Sottovoce.)

Ma…

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Bartolo(Sdegnato.)

Forte, vi dico.

Conte(Sdegnato anch’esso e alzando la voce.) Ebben, come volete, ma chi sia Don Alonso apprenderete.Vo dal conte Almaviva…(In atto di partire.)

Bartolo(Trattenendolo, e con dolcezza.)

Piano piano. Dite, dite, v’ascolto.

Conte(A voce alta e sdegnato.) Il Conte…

BartoloPian, per carità.

Conte(Calmandosi.)

Stamane nella stessa locandaera meco d’alloggio, ed in mie maniper caso capitò questo biglietto (Mostrando un biglietto.) dalla vostra pupilla a lui diretto.

Bartolo(Prendendo il biglietto e guardandolo.)Che vedo!… è sua scrittura!…

ConteDon Basilio, occupato col curiale,nulla sa di quel foglio; ed io, per luivenendo a dar lezione alla ragazza,volea farmene un merito con voi…Perché… con quel biglietto…(Mendicando un ripiego con qualche imbarazzo.)si potrebbe…

BartoloChe cosa?…

ConteVi dirò…

S’io potessi parlare alla ragazza,io creder… verbigrazia… le fareiche me lo diè del Conte un’altra amante,prova significanteche il Conte di Rosina si fa gioco,e perciò…

BartoloPiano un poco… Una calunnia!

Siete un vero scuolar di Don Basilio!(Lo abbraccia, e mette in tasca il biglietto.)Io saprò come meritaricompensar sì bel suggerimento.Vo a chiamar la ragazza.Poiché tanto per me v’interessate,mi raccomando a voi. (Entra nelle camere di Rosina.)

ConteNon dubitate.

L’affare del bigliettodalla bocca m’è uscito non volendo.Ma come far? senza d’un tal ripiego,mi toccava andar via come un baggiano.Il mio disegno a leiora paleserò; s’ella acconsente,io son felice appieno.Eccola. Ah il cor sento balzarmi in seno.

Scena terzaBartolo conducendo Rosina, e detto ‹; poi Figaro›.

BartoloVenite, signorina. Don Alonso,che qui vedete, or vi darà lezione.

Rosina(Vedendo il Conte.) Ah!…

BartoloCos’è stato?…

RosinaÈ un granchio al piede.

ConteOh nulla!

Sedete a me vicin, bella fanciulla.Se non vi spiace, un poco di lezionedi Don Basilio in vece vi darò.

RosinaOh con mio gran piacer la prenderò.

ConteChe vuol cantare?…

RosinaIo canto, se le aggrada,

il rondò dell’Inutil precauzione.

BartoloE sempre, sempre in bocca

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l’Inutil precauzione.

RosinaIo ve l’ho detto:

è il titolo dell’opera novella.(Cercando varie carte sul pianoforte.)

BartoloOr bene, intesi: andiamo.

RosinaEccolo qua.

ConteDa brava; incominciamo.

(Siede al pianoforte, e Rosina canta accompagnatadal Conte; Bartolo siede e ascolta.)

RosinaContro un cor che accende amore

di verace invitto ardore,s’arma invan poter tirannodi rigor, di crudeltà.

D’ogni assalto vincitoresempre amor trionferà.

(Bartolo s’addormenta.)(Ah Lindoro… mio tesoro…

se sapessi… se vedessi…questo cane di tutoreah che rabbia che mi fa.

Caro, a te mi raccomando,tu mi salva, per pietà.)

Conte(Non temer, ti rassicura,

sorte amica a noi sarà.)

RosinaDunque spero?…

ConteA me t’affida.

RosinaIl mio cor?…

ConteGiubbilerà.

Rosina(Bartolo si va risvegliando.)

Cara imagine ridente, dolce idea d’un lieto amore,tu m’accendi in petto il core,tu mi porti a delirar.

ConteBella voce! bravissima!

RosinaOh mille grazie…

BartoloCerto: bella voce;

ma quest’aria, cospetto, è assai noiosa.La musica a’ miei tempi era altra cosa.Ah! quando per esempiocantava Cafarielloquell’aria portentosa… la, ra, la.(Provandosi di rintracciare il motivo.)Sentite, Don Alonso, eccola qua.

Quando mi sei vicina,amabile Rosina…

(Interrompendo.)L’aria dicea Giannina,(Con vezzo verso Rosina.)ma io dico Rosina.

Quando mi sei vicina,amabile Rosina,il cor mi balla in petto,mi balla il minuetto…

(Accompagnandosi col ballo, e durante questa can-zonetta entra Figaro col bacile sotto il braccio e sipone dietro Bartolo imitandone il ballo con carica-tura. Rosina ride.)

Bartolo(Avvedendosi di Figaro.)Bravo, signor barbiere, ma bravo.

FigaroEh niente affatto,

scusi, son debolezze.

BartoloEbben, guidone,

che vieni a fare?

FigaroOh bella,

vengo a farvi la barba: oggi vi tocca.

BartoloOggi non voglio.

FigaroOggi non vuol?… dimani

non potrò io.

BartoloPerché?

FigaroPerché ho da fare.

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(Lascia sul tavolino il bacile e cava un libro di memo-ria.)A tutti gli ufficialidel nuovo reggimento barba e testa…Alla marchesa Andronicail biondo perucchin coi maronè…Al contino Bombèil ciuffo a campanile…Purgante all’avvocato Bernardone,che ieri s’ammalò d’indigestione…E poi… e poi… che serve?(Riponendo in tasca il libro.)Doman non posso.

BartoloOrsù, meno parole.

Oggi non vo’ far barba.

FigaroNo?… cospetto!

Guardate che avventori!Vengo stamane: in casa v’è l’inferno.Ritorno dopo pranzo: “oggi non voglio”.(Contrafacendolo.)Ma che mi avete preso,per un qualche barbier da contadini?Chiamate pure un altro, io me ne vado.(Riprende il bacile in atto di partire.)

BartoloChe serve?… a modo suo…Vedi che fantasia!Va’ in camera a pigliar la biancheria.(Si cava dalla cintola un mazzo di chiavi per darle aFigaro, indi le ritira.)No, vado io stesso.(Entra.)

Figaro(Ah se mi dava in mano

il mazzo delle chiavi, ero a cavallo.)(A Rosina, marcato.)Dite: non è fra quellela chiave che apre quella gelosia?

RosinaSì certo; è la più nuova.

Bartolo(Rientra Bartolo.)

(Oh son pur buonoa lasciar qua quel diavolo di barbiere!)(Dando le chiavi a Figaro.)Animo, va’ tu stesso.Passato il corridor, sopra l’armadio,il tutto troverai.Bada, non toccar nulla.

FigaroEh non son matto,

(Allegri.) Vado e torno. (Il colpo è fatto.)(Entra.)

Bartolo(Al Conte.)È quel briccon che al Conte ha portato il biglietto di Rosina.

ConteMi sembra un imbroglion di prima sfera.

BartoloEh a me non me la ficca…(Si sente di dentro gran romore come di vasellameche si spezza.)Ah disgraziato me!

RosinaAh che romore!

BartoloOh che briccon! me lo diceva il core.(Entra.)

Conte(A Rosina.)Quel Figaro è un grand’uomo; or che siam soli ditemi, o cara: il vostro al mio destinod’unir siete contenta?Franchezza!…

Rosina(Con entusiasmo.)

Ah mio Lindoro, altro io non bramo…(Si ricompone vedendo rientrar Bartolo e Figaro.)

ConteEbben?…

BartoloTutto mi ha rotto:

sei piatti, otto bicchieri, una terrina…

Figaro(Mostrando di soppiatto al Conte la chiave dellagelosia che avrà rubata dal mazzo.)Vedete che gran cosa: ad una chiave se io non mi attaccava per fortuna, per quel maledettissimo corridor così oscuro,spezzato mi sarei la testa al muro.Tiene ogni stanza al buio, e poi… e poi…

BartoloOh non più.

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Figaro(Al Conte e a Rosina.)

Dunque andiam. (Giudizio.)

BartoloA noi.

(Si dispone per sedere e farsi radere. In questo entraBasilio.)

Scena quartaDon Basilio e detti.

RosinaDon Basilio!…

Conte(Cosa veggo!)

Figaro(Quale intoppo!…)

BartoloCome qua?

BasilioServitor di tutti quanti.

Bartolo(Che vuol dir tal novità?)

Conte e Figaro(Qui franchezza ci vorrà.)

Rosina(Ah di noi che mai sarà?)

BartoloDon Basilio, come state?

Basilio(Stupito.)

Come sto?…

Figaro(Interrompendo)

Or che s’aspetta? Questa barba benedettala facciamo? sì o no?

Bartolo(A Figaro.)

Ora vengo! (A Basilio.)

Ehi, il curiale?

Basilio(Stupito.)

Il curiale?…

Conte(Interrompendolo, a Basilio.)

Io gli ho narratoche già tutto è combinato.

(A Bartolo.)Non è ver?…

BartoloSì, tutto io so.

BasilioMa, Don Bartolo, spiegatemi…

Conte(Interrompendo, a Bartolo.)

Ehi, dottore, una parola. (A Basilio.)

Don Basilio, son da voi. (A Bartolo.)

Ascoltate un poco qua. (Piano, a Bartolo.)

(Fate un po’ ch’ei vada via, ch’ei ci scopra ho gran timore:della lettera, signore,ei l’affare ancor non sa.)

(A Basilio.)Colla febbre, Don Basilio,

chi v’insegna a passeggiare?…(Figaro ascoltando con attenzione si prepara asecondare il Conte.)

Basilio(Stupito.)

Colla febbre?…

ConteE che vi pare?…

Siete giallo come un morto.

BasilioCome un morto?…

Figaro(Tastandogli il polso.)

Bagattella!cospetton!… che tremarella!…questa è febbre scarlattina!

Conte e Figaro(Il Conte dà a Basilio una borsa di soppiatto.)

Via prendete medicina,non vi state a rovinar.

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FigaroPresto presto, andate a letto…

ConteVoi paura inver mi fate…

Bartolo e RosinaDice bene, andate, andate…

TuttiPresto andate a riposar.

Basilio(Come sopra.)

(Una borsa!… andate a letto!… Ma che tutti sian d’accordo?…)

TuttiPresto a letto…

BasilioEh non son sordo,

non mi faccio più pregar.

FigaroChe color!…

ConteChe brutta cera!…

BasilioBrutta cera?…

Conte e FigaroOh brutta assai!…

BasilioDunque vado…

TuttiAndate, andate.

Buona sera, mio signore,pace, sonno e sanità.

(Maledetto seccatore!)Presto andate via di qua.

BasilioBuona sera… ben di core…

obbligato… in verità.(Ah che in sacco va il tutore.)

Non gridate, intesi già. (Parte.)

FigaroOrsù, signor Don Bartolo…

BartoloSon qua.

(Bartolo siede, Figaro gli cinge al collo uno sciugatoio

disponendosi a fargli la barba; durante l’operazioneFigaro va coprendo i due amanti.)

Stringi, bravissimo.

ConteRosina, deh ascoltatemi.

Rosina(Siedono fingendo studiar musica.)

Vi ascolto, eccomi qua.

Conte(A Rosina, con cautela.)

A mezza notte in punto a prendervi qui siamo:or che la chiave abbiamonon v’è da dubitar.

Figaro(Distraendo Bartolo.)

Ahi!… ahi!…

BartoloChe cos’è stato?…

FigaroUn non so che nell’occhio!…guardate… non toccate…soffiate, per pietà.

RosinaA mezza notte in punto,

anima mia, t’aspetto.Io già l’istante affrettoche teco mi unirà.

BartoloMa lasciami vedere!

FigaroVedete; chi vi tiene?…

Conte e Rosina(Fingendo solfeggiare.)

Do re mi fa sol la.(Bartolo si alza e si avvicina agli amanti.)

ConteOra avvertir vi voglio,

cara, che il vostro foglio,perché non fosse inutileil mio travestimento…

BartoloIl suo travestimento?…Ma bravi, ma bravissimi!Ma bravi in verità!

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Bricconi, birbanti,ah voi tutti quantiavete giuratodi farmi crepar.

Uscite, furfanti,vi voglio accoppar.

Di rabbia, di sdegnomi sento crepar.

Rosina, Conte e FigaroL’amico delira,

la testa gli gira.Dottore, tacete,vi fate burlar.

Tacete, partiamo,non serve gridar.

(Intesi ci siamo,non v’è a replicar.)

(‹Partono a dispetto di Bartolo.›)

Scena quintaBartolo solo, indi Berta e Ambrogio.

BartoloAh disgraziato!… ed ionon mi accorsi di nulla! (Ah Don Basiliosa certo qualche cosa.) Ehi, chi è di là?(Dopo aver riflettuto.)Chi è di là?… Senti, Ambrogio?…(Escono Ambrogio e Berta da parti opposte.)Corri da Don Basilio qui rimpetto.Digli ch’io qua l’aspetto,che venga immantinente,che ho gran cose da dirgli e ch’io non vadoperché… perché… perché ho di gran ragioni.Va’ subito.(Ambrogio parte.)(A Berta.)

Di guardia tu piantati alla porta, e poi… no no:(non me ne fido) io stesso ci starò.(Parte.)

Scena sestaBerta, sola.

BertaChe vecchio sospettoso! Vada puree ci stia finché crepa.Sempre gridi e tumulti in questa casa.Si litiga, si piange, si minaccia,non v’è un’ora di pacecon questo vecchio avaro e brontolone.Oh che casa!… oh che casa in confusione.

Il vecchiotto cerca moglie,vuol marito la ragazza:quello freme, questa è pazza,tutti e due son da legar.

Ma che cosa è questo amoreche fa tutti delirar?…

Egli è un male universale,una smania, un certo ardore,che nel core dà un tormento…Poverina, anch’io lo sento,né so come finirà.

Ah vecchiaia maledetta!che disdetta singolar!

Niun mi bada, niun mi vuole,son da tutti disprezzata,e vecchietta disperatami convien così crepar.

(Parte.)

Scena settimaDon Bartolo introducendo Don Basilio.

BartoloDunque voi Don Alonsonon conoscete affatto?

BasilioAffatto.

BartoloAh certo

il Conte lo mandò. Qualche gran tramaqua si prepara.

BasilioIo poi

dico che quell’amicoera il Conte in persona.

BartoloIl Conte?…

BasilioIl Conte.

(La borsa parla chiaro.)

BartoloSia che si vuole, amico, dal notarovo’ in questo punto andare; in questa serastipolar di mie nozze io vo’ il contratto.

BasilioIl notar?… siete matto?…Piove a torrenti, e poiquesta sera il notaroè impegnato con Figaro; il barbieremarita una nipote.

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BartoloUna nipote?…

che nipote?… Il barbierenon ha nipoti. Ah qui v’è qualche imbroglio.Questa notte i bricconime la vogliono far; presto, il notaroqua venga sull’istante.(Gli dà una chiave.)Ecco la chiave del portone: andate, presto per carità.

BasilioNon temete: in due salti io torno qua. (Parte.)

Scena ottavaBartolo, indi Rosina.

BartoloPer forza o per amoreRosina avrà da cedere, cospetto!…(Cava dalla tasca il biglietto datogli dal Conte.)Mi viene un’altra idea. Questo bigliettoche scrisse la ragazza ad Almaviva potria servir… Che colpo da maestro!Don Alonso, il briccone,senza volerlo mi diè l’armi in mano.Ehi Rosina, Rosina, (Rosina dalle sue camere entra senza parlare.)

avanti avanti,del vostro amante io vi vo’ dar novella.Povera sciagurata! in veritàcollocaste assai bene il vostro affetto!Del vostro amor sappiatech’ei si fa gioco in sen d’un’altra amante.Ecco la prova.(Le dà il biglietto.)

RosinaOh cielo! il mio biglietto!

BartoloDon Alonso e il barbierecongiuran contro voi: non vi fidate.In potere del Conte d’Almavivavi vogliono condurre…

Rosina(In braccio a un altro!…

Che mai sento!… ah Lindoro!… ah traditore!Ah sì!… vendetta! e vegga,vegga quell’empio chi è Rosina.) Dite,signore, di sposarmivoi bramavate…

BartoloE il voglio.

RosinaEbben, si faccia!

Io… son contenta!… ma all’istante. Udite:a mezza notte qui sarà l’indegnocon Figaro il barbier; con lui fuggireper sposarlo io voleva…

BartoloAh scellerati!

Corro a sbarrar la porta.

RosinaAh mio signore!

Entran per la fenestra. Hanno la chiave.

BartoloNon mi muovo di qui!Ma… e se fossero armati?… Figlia mia,poiché ti sei sì bene illuminata,facciam così. Chiuditi a chiave in camera,io vo a chiamar la forza:dirò che son due ladri, e come tali…Corpo di bacco!… l’avrem da vedere!Figlia, chiuditi presto: io vado via. (‹Parte.›)

RosinaQuanto, quanto è crudel la sorte mia!(Parte. Segue istromentale esprimente un temporale.Dalla fenestra di prospetto si vedono frequenti lampie si ascolta il romore del tuono. Sulla fine dell’istro-mentale si vede dal di fuori aprire la gelosia edentrare uno dopo l’altro Figaro ed il Conte avvolti inmantello e bagnati dalla pioggia. Figaro avrà inmano una lanterna.)

Scena nonaIl Conte e Figaro, indi Rosina.

FigaroAlfine eccoci qua.

ConteFigaro, dammi man. Poter del mondo!che tempo indiavolato.

FigaroTempo da innamorati.

ConteEhi, fammi lume.

(Figaro accende i lumi.)Dove sarà Rosina?

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FigaroOra vedremo…

(Spiando.)Eccola appunto.

Conte(Con trasporto.)

Ah mio tesoro!…

Rosina(Respingendolo.)

Indietro, anima scellerata; io qui di miastolta credulità venni soltantoa riparar lo scorno; a dimostrartiqual sono e quale amanteperdesti, anima indegna e sconoscente.

ConteIo son di sasso.

FigaroIo non capisco niente.

ConteMa per pietà…

RosinaTaci. Fingesti amore

sol per sagrificarmia quel tuo vil Conte Almaviva…

ConteAl Conte?…

Ah sei delusa!… oh me felice!… adunquetu di verace amoreami Lindor… rispondi.

RosinaAh sì! t’amai purtroppo!…

ConteAh non è tempo

di più celarsi, anima mia; ravvisa(S’inginocchia gettando il mantello, che viene rac-colto da Figaro.)colui che sì gran tempo seguì tue tracce, che per te sospira,che sua ti vuol, che fin da questo istante,a farti di tua sorte appien sicura,amore eterno, eterna fé ti giura.Mirami, o mio tesoro,Almaviva son io: non son Lindoro.

RosinaAh qual colpo inaspettato!…

Egli stesso?… oh ciel! che sento!Di sorpresa, di contento

son vicina a delirar.

ConteQual trionfo inaspettato!

Me felice!… oh bel momento!Ah d’amore, di contentoson vicino a delirar.

FigaroSon rimasti senza fiato!

Ora muoion dal contento!Guarda guarda il mio talentoche bel colpo seppe far.

RosinaMa signor… ma voi… ma io…

ConteAh non più, non più, ben mio!…Il bel nome di mia sposa,idol mio, t’attende già.

RosinaIl bel nome di tua sposa

ah qual gioia al cor mi dà.

FigaroBella coppia: Marte e Venere!

Gran potere del caduceo!E il bagiano di Vulcanoè già in rete e non lo sa.

Conte e RosinaOh bel nodo avventurato

che fai paghi i miei desiri!Alla fin de’ miei martiritu sentisti, Amor, pietà.

FigaroPresto andiamo: vi sbrigate,

via lasciate quei sospiri;se si tarda, i miei raggirifanno fiasco in verità.

Conte e RosinaOh bel nodo avventurato

che fai paghi i miei desiri!Alla fin de’ miei martiritu sentisti, Amor, pietà.

Figaro(Figaro va al balcone.)

Ah cospetto! che ho veduto! alla porta… una lanternadue persone… che si fa?

Rosina, Conte e FigaroZitti zitti, piano piano,

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non facciamo confusione;per la scala del balconepresto andiamo via di qua.

(Vanno per partire.)

FigaroAh disgraziati noi! come si fa?…

ConteChe avvenne mai?…

FigaroLa scala…

ConteEbben?…

FigaroLa scala non v’è più.

ConteChe dici?

FigaroChi mai l’avrà levata?

ConteQuale inciampo crudel!…

RosinaMe sventurata!

FigaroZi… zitti… sento gente. Ora ci siamo.Signor mio, che si fa?

Conte(Si ravvolge nel mantello.) Mia Rosina, coraggio.

FigaroEccoli qua.

(Si ritirano verso una delle quinte.)

Scena decimaDon Basilio con lanterna in mano introducendo unNotaio con carte in mano ‹, e detti›.

Basilio(Chiamando alla quinta opposta.) Don Bartolo, Don Bartolo…

Figaro(Accennando al Conte.) Don Basilio!

ConteE quell’altro?

FigaroVe’ ve’; il nostro notaro. Allegramente.Lasciate fare a me. Signor notaro: (Basilio e il notaro si rivolgono e restano sorpresi. Ilnotaro si avvicina a Figaro.)dovevate in mia casa stipolar questa seraun contratto di nozzefra il conte d’Almaviva e mia nipote.Gli sposi eccoli qua. Avete indossola scrittura? Benissimo. (Il notaro cava una scrittura.)

BasilioMa piano.

Don Bartolo… dov’è?…

Conte(Chiamando a parte Basilio, cavandosi un anello daldito, additandogli di tacere.)

Ehi Don Basilio, questo anello è per voi.

BasilioMa io…

Conte(Cava una pistola.)

Per voivi sono ancor due palle nel cervello,se v’opponete.

BasilioOibò, prendo l’anello.

(Prende l’anello.)Chi firma?…

Conte e RosinaEccoci qua.

(Sottoscrivono.) ‹Conte›

Son testimoniFigaro e Don Basilio.Essa è mia sposa.

Figaro e BasilioEvviva!

ConteOh mio contento!

RosinaOh sospirata mia felicità!

TuttiEvviva!(Nell’atto che il Conte bacia la mano a Rosina e

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Figaro abbraccia goffamente Don Basilio, entra DonBartolo come appresso.)

Scena ultimaBartolo, un Alcade, Alguazils, Soldati, e detti.

Bartolo(Additando Figaro e il Conte all’Alcalde e ai soldati, eslanciandosi contro Figaro.)

Fermi tutti. Eccoli qua.

FigaroColle buone, signor.

BartoloSignor, son ladri.

Arrestate, arrestate.

AlcadeMio signore,

il suo nome?

ConteIl mio nome

è quel d’un uom d’onor. Lo sposo io sonodi questa…

BartoloEh andate al diavolo. Rosina

esser deve mia sposa: non è vero?

RosinaIo sua sposa?… oh nemmeno per pensiero.

BartoloCome? come, fraschetta?… ah son tradito!Arrestate, vi dico. (Additando il Conte.)È un ladro.

FigaroOr or l’accoppo.

BartoloÈ un birbante, è un briccon.

Alcade(Al Conte.)

Signore…

ConteIndietro!

Alcade(Con impazienza.)Il nome.

ConteIndietro, dico,

indietro!

AlcadeEhi, mio signor, basso quel tuono.

Chi è lei?

Conte(Scoprendosi.)

Il conte d’Almaviva io sono.

Bartolo(Verso l’Alcalde e i soldati.)Il Conte?… che mai sento! Ma cospetto!…

ConteT’accheta; invan t’adopri,

resisti invan. De’ tuoi rigori insanigiunse l’ultimo istante. In faccia al mondo(Toglie la scrittura di nozze dalle mani del notaro e ladà all’Alcalde.)io dichiaro altamente costei mia sposa; il nostro nodo, o cara,opra è d’amore: amore,che ti fé mia consorte,a me ti stringerà fino alla morte.Respira omai: del fido sposo in braccio,vieni, vieni a goder sorte più lieta.

BartoloMa io…

ConteTaci.

BartoloMa voi…

ConteNon più, t’accheta.

Cessa di più resistere,non cimentar mio sdegno:spezzato è il giogo indegnodi tanta crudeltà.

Della beltà dolented’un innocente amorel’avaro tuo furorepiù non trionferà.

(A Rosina.)E tu, infelice vittima

d’un reo poter tiranno,sottratta al giogo barbaro,cangia in piacer l’affanno,e al fianco a un fido sposogioisci in libertà.

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Cari amici… (All’Alcalde ed a’ suoi seguaci.)

CoroNon temete.

ConteQuesto nodo…

CoroNon si scioglie,

sempre a lei vi stringerà.(Il notaro presenta a Bartolo la scrittura. Egli la leggedando segno di dispetto.)

ConteAh il più lieto, il più felice

è il mio cor de’ cori amanti!…Non fuggite, o lieti istantidella mia felicità.

CoroAnnodar due cori amanti

è piacer che egual non ha.

BartoloInsomma io ho tutti i torti!…

FigaroEh purtroppo è così!

Bartolo(A Basilio.)

Ma tu, briccone, tu pur tradirmi e far da testimonio!

BasilioAh Don Bartolo mio, quel signor Contecerte ragioni ha in tasca,certi argomenti a cui non si risponde.

BartoloEd io, bestia solenne,per meglio assicurare il matrimonio,io portai via la scala dal balcone!

FigaroEcco che fa un’inutil precauzione.

BartoloAh disgraziato!… io crepo!Ma… e la dote?… io non posso…

ConteEh via; di dote

io bisogno non ho: va’, te la dono.

FigaroAh ah ridete adesso?…

Bravissimo, Don Bartolo!Ho veduto alla fin rasserenarsiquel vostro ceffo amaro e furibondo.Ma già ci vuol fortuna in questo mondo.

RosinaDunque, signor Don Bartolo?…

BartoloSì sì, ho capito tutto.

ConteEbben dottore?…

BartoloSì sì, che serve? quel ch’è fatto è fatto.Andate pur, che il ciel vi benedica.

FigaroBravo bravo! un abbraccio!…Venite qua, dottore.

RosinaOh noi felici!

ConteOh fortunato amore!

(Si danno la mano.)

FigaroDi sì felice innesto – serbiam memoria eterna;

io smorzo la lanterna, – qui più non ho che far.(Smorza la lanterna.)

CoroAmore e fede eterna – si vegga in voi regnar.

RosinaCostò sospiri e pene – questo felice istante:

alfin quest’alma amante – comincia a respirar.

CoroAmore e fede eterna – si vegga in voi regnar.

ConteDell’umile Lindoro – la fiamma a te fu accetta;

più bel destin t’aspetta, – sù vieni a giubbilar.

CoroAmore e fede eterna – si vegga in voi regnar.

Fonte principale: Roma. Nella stamperia di Crispino Pucci-nelli presso S. Andrea della Valle. Con licenza de’ Supe-riori. 1816.Fonti secondarie: Roma. Pel Mordacchini. Con permesso1816; Roma. Presso Giunchi e Mordacchini. Con per-messo. 1816.

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Il soggetto

Atto primo

Davanti alla casa del dottor Bartolo il conte d’Almaviva canta una serenata a Rosina; ma poi-ché nessuno si affaccia alla finestra, licenzia la compagnia che ha assoldato e si nascondesotto un portico ad aspettare un’occasione più propizia. Sopraggiunge Figaro, barbiere, fac-

cendiere, factotum della città e vecchia conoscenza del conte, del quale si dichiara subito a disposi-zione cominciando con l’informarlo che Rosina, la bella da lui occhieggiata a Madrid nelle sale delPrado, non è la figlia ma soltanto la pupilla del dottor Bartolo. Figaro è di casa dal dottor Bartolo epotrà dunque aiutare il conte ad avvicinare la ragazza. Questa intanto, uscito il tutore, ascolta ladichiarazione d’amore che il conte le rivolge, fingendo di essere uno studente di nome Lindoro.Figaro dà i suoi consigli: Almaviva si travestirà da soldato, e approfittando dell’arrivo a Siviglia di unreggimento, con un falso biglietto d’alloggio potrà essere ospitato in casa del dottore. Rosina fremedal desiderio di far recapitare un biglietto a Lindoro e Figaro le sembra subito l’uomo adatto per talemissione. Ma la sua trama è interrotta dall’arrivo di don Bartolo accompagnato dal maestro dimusica della ragazza, don Basilio, il quale informa l’amico che il conte Almaviva è l’incognito amantedi Rosina. Bartolo, che vorrebbe sposare la pupilla, ne è preoccupato, ma Basilio lo rassicura: sipotranno spargere sul rivale tali calunnie da farlo in breve cacciare dalla città. Figaro, rimasto final-mente solo con Rosina, saggiati i sentimenti della giovane per Lindoro, la invita a indirizzargli unbiglietto. Rosina finge di esitare. Gli consegna quindi il biglietto preparato in precedenza. Torna alloradon Basilio e si accorge che dallo scrittorio manca un foglio e che un dito della ragazza è sporco d’in-chiostro. In quel momento, arriva il conte travestito da soldato di cavalleria. Alla sua richiesta d’allog-gio Bartolo oppone un biglietto d’esenzione, ma senza effetto: il finto soldato è deciso a restare enella confusione passa avventurosamente un biglietto a Rosina. A lungo Bartolo s’affanna per leg-gerlo, e quando riesce ad impossessarsene scopre (ma la giovane l’ha abilmente sostituito) che è lalista del bucato. Il soldato alza la voce, sguaina la spada: ne nasce un pandemonio e Figaro,entrando in scena, raccomanda la calma, annunciando che il baccano ha fatto radunare mezza cittàsulla piazza. Irrompono nella casa i gendarmi decisi ad arrestare il disturbatore; ma basta che il fintosoldato esibisca al loro ufficiale un certo foglio, perché questi si irrigidisca e lo lasci libero.

Atto secondoBartolo ripensa all’accaduto ed è assillato da molti dubbi sull’identità del soldato. Bussano allaporta: entra il conte travestito che dichiara di chiamarsi don Alonso e di essere allievo di don Basi-

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lio il quale, ammalato, lo ha mandato a dar lezione a Rosina e, per vincere i sospetti del dottore,gli consegna il biglietto che Rosina ha scritto a Lindoro. Convinto, Bartolo chiama Rosina che puòprendere la sua lezione di canto mentre Figaro, sopraggiunto al momento giusto, persuade Bar-tolo a farsi radere e così, con la scusa di andare a prendere la biancheria, si fa consegnare ilmazzo di chiavi da cui toglierà quella della gelosia che dà sulla piazza. Il piano sembra andare peril meglio quando arriva, ignaro di tutto, don Basilio; don Bartolo è sul punto di scoprire la verità,ma una borsa di denaro, unitamente alle astuzie di Figaro, persuade don Basilio a battersela percurare una pretesa febbre scarlattina. Finalmente Figaro può radere Bartolo, coprendo quantopuò il colloquio dei due innamorati. Bartolo coglie però una frase del falso maestro di musica,monta su tutte le furie e lo caccia. Ormai deciso a bruciare le tappe, Bartolo manda Basilio a chia-mare il notaio per le nozze, ed esibisce a Rosina il biglietto datole dal preteso don Alonso, facen-dole credere che Figaro e don Alonso siano semplici mezzani decisi a tutto pur di piegarla allevoglie del conte d’Almaviva. La ragazza cade nel tranello e, delusa, accetta di sposare il tutore. Bar-tolo è appena uscito a chiamare i gendarmi incaricati di arrestare Figaro e l’amante della ragazza,mentre questi entrano dalla finestra. Rosina rifiuta l’abbraccio di Lindoro ma egli le rivela la suaidentità. Nel frattempo è arrivato don Basilio con il notaio: le nozze si faranno subito, anche seben diverse da quelle per le quali il notaio era stato chiamato.

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Dall’autunno 1815 al 1822, ossia dai ventitré ai trent’anni d’età, Rossini fu stabilmente alservizio dei Teatri Reali di Napoli, come compositore e direttore musicale; ma con dirittoa periodiche “licenze” che gli davano la possibilità di comporre per teatri d’altre città e

naturalmente in loco, perché a quei tempi il compositore d’opere italiane scriveva per cantantideterminati, e aveva l’obbligo di concertarli. Appunto durante la prima di queste licenze, poche settimane dopo l’esordio al San Carlo con l’E-lisabetta regina d’Inghilterra sua quindicesima opera (4 ottobre 1815), Rossini si trovò in manol’occasione del Barbiere di Siviglia. Era a Roma e stava componendo il Torvaldo e Dorliska in cartellone al Teatro Valle per il 26dicembre quando il 15 firmò con il Teatro Argentina una scrittura che l’obbligava a mettere inmusica un libretto buffo di Jacopo Ferretti. Ma questo libretto, una volta scritto, al duca SforzaCesarini impresario dell’Argentina non piacque, sì che il librettista fu sostituito da un altro, CesareSterbini, che stava appunto debuttando in quella professione col Torvaldo; e Rossini, caso per luinuovo, poté proporre un soggetto lui stesso: quello di Le barbier de Séville ou La précaution inu-tile di Beaumarchais, la celeberrima commedia andata in scena a Parigi nel 1775, già utilizzato daotto compositori di vari paesi. S’era ormai in grave ritardo, ma i due autori ressero bravamenteall’impegno. Sterbini firmò la scrittura il 17 gennaio (1816) e consegnò il prim’atto il 25, ilsecondo il 29; Rossini, per parte sua, il prim’atto il 6 febbraio, il secondo non si sa esattamentequando, ma certo non molto dopo perché s’andò in scena il 20, e i cantanti avranno ben dovutoimparare le loro parti. Velocità da copista, dunque, se si pensa che la partitura riempie seicento pagine; le quali nelmanoscritto (ora al Civico Museo Bibliografico Musicale di Bologna 1) è tutta autografa, salvo ibrevi recitativi che precedono e seguono l’aria di Berta, le ripetizioni nei pezzi d’insieme e la partedella chitarra nelle strofette di Almaviva-Lindoro Se il mio nome, che evidentemente Rossiniaveva lasciato all’improvvisazione del cantante, limitandosi ad indicare stenograficamente duevolte, con un paio d’accordi, una modulazione. L’autografo manca inoltre della sinfonia, reca sem-plicemente, allegata, una copia della parte del basso della sinfonia dell’Aureliano in Palmira(composta nel 1813): tale era l’uso di Rossini, quando trapiantava una sinfonia dall’una all’altradelle sue opere. Senonché, quando avvenne questo trapianto? La tradizione vuole che avvenisse dopo la stagionedell’Argentina, o comunque dopo la prima rappresentazione giacché Giuseppe Radiciotti nella

Un successo assai caro

di Fedele D’Amico

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sua monumentale biografia di Rossini (1927-29) riferisce d’aver saputo da Édouard Michotte,intimo degli ultimi anni di Rossini, avergli il maestro raccontato d’aver composto originariamente,per il Barbiere, una sinfonia su temi spagnoli fornitigli da Manuel García primo interprete di Alma-viva: sinfonia che poi sarebbe stata sostituita da quella dell’Aureliano e divenuta irreperibile (forsedistrutta). Ma il leader della nuova musicologia rossiniana, Philip Gossett, nel racconto di Michottefiuta un quiproquo della memoria, e pensa che questa sinfonia “spagnola” non sia mai esistita,motivo per cui il trapianto sarebbe avvenuto fin dalle origini.2 Conviene comunque aggiungereche la sinfonia dell’Aureliano era stata già premessa da Rossini, con alcune varianti soprattuttonell’orchestrazione, alla citata Elisabetta, e che appunto in tale versione fu poi quasi dappertuttoeseguita, anche in concerto, come “sinfonia del Barbiere di Siviglia” sino a pochi anni fa, allorchéla versione dell’Aureliano è tornata a riapparire nella prassi, almeno teatrale. Sinfonia a parte, è falso che Rossini trapiantasse nella nuova opera pezzi compiuti di lavori prece-denti, vero soltanto che ne utilizzò brevi disegni, spunti. Precisamente: l’idea principale del corod’introduzione, Piano, pianissimo, e il disegno orchestrale del crescendo nell’aria della calunniaprovengono dal Sigismondo; le prime battute della cavatina di Lindoro Ecco ridente in cielo e l’Iosono docile di quella di Rosina dall’Aureliano in Palmira; lo scatto di Rosina Ah, tu solo, amor, tusei nel duetto con Figaro da La cambiale di matrimonio; il disegno orchestrale alle parole “I con-fetti alla ragazza” nell’aria di Bartolo da Il signor Bruschino; il Dolce nodo avventurato dell’ultimoduetto degli amanti dalla cantata Egle ed Irene; il conclusivo Di sì felice innesto dalla cantata L’au-rora; frammenti del Temporale da varie fonti.La compagnia si giovò di tre protagonisti di cartello ossia, oltre al citato Manuel García (caposti-pite, sia detto per inciso, della più fenomenale famiglia canora che si ricordi: suoi figli furonoMaria Malibran, Pauline Viardot e Manuel García figlio, il maggiore teorico e didatta di canto delsecolo); Geltrude Righetti-Giorgi bolognese, coetanea e amica di Rossini, la quale, ritiratasi giova-nissima dalle scene con il suo matrimonio, vi tornò per l’occasione; Luigi Zamboni (Figaro), chesebbene prossimo alla cinquantina era fra i più reputati buffi in circolazione. Di classe inferiore glialtri due buffi, cioè Bartolomeo Botticelli (don Bartolo) e Zenobio Vitarelli (don Basilio), che oltre-tutto aveva fama di jettatore. Degli altri il libretto riporta solo i nomi di Elisabetta Loyselet (Berta)e Paolo Biagelli (Fiorello). Primo violino di spalla (perciò direttore dell’orchestra) Giovanni Lan-doni, maestro al cembalo Camillo Angelini, “pittore delle scene” Angelo Toselli, “direttore delvestiario” Federico Marchesi. L’opera andò in scena il 20 febbraio col titolo Almaviva o sia L’inutile precauzione (per rispetto aPaisiello, spiegava sul libretto un “avvertimento” degli autori pieno di riverenza all’“immortale”autore di quel Barbiere che, nato a Pietroburgo nel 1782, ancora circolava per le scene d’Europa,anche se su quelle di Roma non era mai salito; ma fors’anche, si può supporre, per accontentareil divo García, che da tale titolo era elevato al rango di protagonista); e toccò alla prima sera uninsuccesso clamorosissimo. Questo si è attribuito all’azione combinata dei fedelissimi di Paisielloe degli impresari del Teatro Valle. Ora quanto a questi ultimi, l’affermazione è insostenibile se sipensi all’amicizia fervidissima che legava Rossini ad uno di loro, Pietro Cartoni, una figlia del qualeRossini aveva tenuto a battesimo appunto in quei giorni (e per il Valle Rossini aveva appena com-posto Torvaldo e Dorliska, e appena nove giorni dopo la prima del Barbiere firmò la scrittura perun’opera nuova che sarebbe stata La Cenerentola). Ma quanto ai primi, l’affermazione tradizionale non riposa su alcun dato di fatto preciso, e non èneppure verosimile, essendo la prassi di musicare più volte lo stesso soggetto normalissima all’e-poca; già parecchi compositori avevano affrontato la commedia di Beaumarchais dopo Paisiellosenza destare alcuno scandalo, e in quello stesso 1816 Francesco Morlacchi l’avrebbe riaffrontata,e addirittura nello stesso libretto musicato da Paisiello. Più saggio è immaginare oltre che l’insuc-

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cesso, oltre a deficienze dell’esecuzione, si dovesse ai non pochi elementi nuovi che l’operaoffriva, anche dal semplice punto di vista delle convenzioni melodrammatiche. Esempio: il tenorecanta la sua cavatina di sortita nell’introduzione, il primo buffo canta la sua, dopo di che mentre ilpubblico si attende quella della primadonna il prossimo assolo è ancora del tenore, e quando laprimadonna sembra rispondergli è solo per due battute. Comunque, data anche per possibile la “cabala”, come allora si diceva, dei paisielliani e C., nons’intende bene come costoro fossero così bene organizzati da scatenare tutto un pubblico allaloro causa ma, soltanto per una sera; visto che la sera successiva, e le poche altre che la segui-rono (la stagione terminava d’obbligo il martedì grasso, che quell’anno cadde una settimanadopo la prima), furono trionfali. L’anno stesso, già col titolo che le è poi rimasto per sempre, l’o-pera apparve a Bologna e a Firenze, l’anno dopo in altre otto città italiane più Barcellona, quindi,per tacer dell’Italia, nel ’18 arrivò a Londra, nel ’19 a Parigi, Vienna e Lisbona, nel ’21 a Monaco,Lipsia, Bruxelles, Madrid, Breslavia, Amsterdam, nel ’22 a Stoccarda, Kassel, Strasburgo, Rotter-dam, Riga, Hannover, Berlino. A soli dieci anni dalla prima, cioè nel ’26, arrivò addirittura a NewYork, nel teatro diretto dal settantasettenne Lorenzo Da Ponte, il librettista di Mozart in persona(con Manuel García e sua moglie, e i figli Maria Malibran e Manuel). E rimase poi sempre, via viatradotta in decine di lingue, una delle opere più rappresentate del mondo, apprezzata anche daantirossiniani giurati come Berlioz e Schumann, sopravvivendo all’eclissi che a partire dal 1860circa colpì progressivamente tutte le altre opere di Rossini tranne apparizioni isolatissime, e per-ciò finendo con l’identificarsi nelle menti, almeno fino agli anni Venti del nostro secolo, con l’im-magine stessa di lui. Di questo successo l’opera pagò tuttavia un prezzo assai caro: si adeguò, nella prassi, al mutaredel gusto delle platee, che sempre più pretendevano forti tinte, e corrispondentemente a quellodegli interpreti, sempre più lontani dal belcanto; e questo deforma la sua fisionomia ad un gradoche probabilmente non conobbe alcun’altra opera della storia.Indichiamo i punti principali di questa deformazione. La rarefazione di mezzosoprani capaci d’agi-lità portò ben presto Rosina a trasformarsi in un soprano e poco dopo in un soprano leggero, eperciò a mutare vari passi della sua parte (oltre che a trasportare la sua cavatina da mi a fa mag-giore): con la conseguenza di farle perdere quel carattere che Stendhal descrive come di una“sveglia vedovella, e non già giovinetta diciottenne”. S’aggiunga l’uso, rimasto vivo sino ai primidel nostro secolo, di sostituire la sua aria della lezione con un altro pezzo qualsiasi, non importadi quale autore, ad arbitrio dell’interprete. Altro personaggio colpito, don Bartolo. Già nel novem-bre 1816, a Firenze, l’interprete giudicò la sua aria (A un dottor della mia sorte) troppo difficile, alche il maestro di cappella della Pergola, Pietro Romani, provvide sostituendola con un’altra(Manca un foglio) di sua composizione, la quale fu stampata in innumerevoli spartiti e rimase inuso, tranne eccezioni rarissime, per oltre un secolo, a poco a poco scomparendo solo nei recentianni Quaranta. La sostituzione s’impose stabilmente perché permise di scritturare, nella parte,interpreti di second’ordine, ma questo appunto, unito alla scomparsa d’un pezzo di prodigiosaraffinatezza psicologica e musicale, dequalificò il personaggio alla mera convenienza d’un “ruolo”.Altro personaggio che mutò fisionomia, don Basilio, il sordido maestro di musica “sempre inginocchio di fronte a uno scudo”, come il Figaro di Beaumarchais lo definisce al Conte: la goyescaicasticità con cui Rossini ne fa la caricatura scomparve nella prassi a poco a poco, e ne sortì unafigura pseudodemoniaca, dalla voce cavernosa (l’aria della calunnia sprofondando dal re al domaggiore) e dal lazzo perenne. Al tempo stesso, numerose e non innocue modifiche s’erano insi-nuate nell’orchestrazione, tra l’altro introducendo tromboni e timpani, ed eliminando gli ottavini. Ma il peggio fu lo sgretolamento della continuità ritmica, determinato dalla centrifuga tendenza ditroppi cantanti ad enfiare il particolare virtuosistico e, soprattutto, comico, sino a sboccare in effetti

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trivialmente farseschi; tendenza che neppure i più specializzati direttori, ancora nei primi decennidel nuovo secolo, riuscirono a frenare (sintomatico l’atteggiamento di Toscanini, che dopo unesperimento a Palermo nel 1892 e uno a Buenos Ayres nel 1906 si rifiutò sempre di dirigere ilBarbiere). Eppure tutto questo valse anche da collaudo: nonostante tali deformazioni i punti diforza di quest’opera si dimostrarono così invulnerabili da mantenerne il successo anche presso leélites. Forse il primo avvio a riconquistarne tutti i valori si dové alla riapparizione, negli anni Venti,della Cenerentola e dell’Italiana in Algeri, opere sulle quali, data la lunga assenza dalle scene,non esisteva routine, e che perciò direttori come Vittorio Gui o Tullio Serafin poterono impostaresenza difficoltà nella giusta luce: la sovrana eleganza del comico rossiniano ne sortì immacolata,fornendo alla futura resurrezione del vero Barbiere un modello. Altro evento importante fu l’ap-parizione nel 1932 di un’edizione diplomatica presso Ricordi (anonima, ma curata da MaffeoZanon), che sia pur lentamente fu presa in considerazione da alcuni direttori; e infine nel ’69apparve, sempre presso Ricordi, quella critica, a cura di Alberto Zedda. Come primo caso, nellaprassi, di ritorno incondizionato allo spirito e alla lettera del ritmo rossiniano – questo ritmocapace di delirare proprio in virtù d’una quasi meccanica esattezza – e insieme ad un giocomimico del tutto ignaro di volgarità, si può ricordare l’esecuzione diretta da Carlo Maria Giulini nel1965 al Teatro dell’Opera di Roma, regista Eduardo De Filippo. E un livello forse anche superioreraggiunse nel ’68, dal punto di vista musicale, quella presentata ai Salzburger Festspiele da Clau-dio Abbado (poi ripresa più volte altrove, anche su disco), che poté giovarsi dell’edizione criticaprima ancora della sua pubblicazione.

Dal punto di vista stilistico e da quello formale il Barbiere non si distingue dalle altre opere buffedi Rossini, né in ciò ch’esse accettano della tradizione né in ciò che offrono di nuovo. Ma da unaltro punto di vista, nell’atto stesso in cui tocca il vertice del Rossini buffo e (i due capolavori diMozart sono casi a parte) di tutta la storia del genere, il Barbiere costituisce un unicum; e questograzie allo stimolo fornito da una commedia d’alto livello, che il libretto – caso senza precedentisalvo Le nozze di Figaro – serba sostanzialmente intatta. All’epoca infatti, come nel secolo prece-dente, trarre un libretto da una commedia significava ridurne il soggetto ad uno schema assimila-bile a cento altri sopprimendone i tratti specifici; e tale è per esempio quello di Giulio Petroselliniper Il barbiere di Siviglia di Paisiello, opera infatti piena di grazia e di spirito ma non diversa datante altre dei suoi tempi se non per la qualità non comune. Invece il libretto di Sterbini non soloaccetta la commedia di Beaumarchais nella sua integrità, ma ne sottolinea appunto i lati più spe-cifici, e addirittura li sviluppa attraverso invenzioni e situazioni nuove. Questo si vede soprattuttonel personaggio di Figaro, che nell’opera di Paisiello non ha rilievo particolare, mentre in quella diRossini ne ha tanto da uscirne una delle massime figure della storia dell’opera; e questo, in pienaconsonanza col personaggio che Beaumarchais aveva creato trasformando l’antichissimo ruolodel servo in un esponente di quello spirito d’intraprendenza, saldo attraverso qualsiasi rovesciodella fortuna e nonostante l’inferiorità sociale, perciò in un simbolo dello spirito borghese in lottacontro il privilegio della nascita. Figaro era d’altronde una sorta d’autoritratto; ché anche il suoinventore fu uomo dai cento mestieri e dai continui alti e bassi (conobbe anche il carcere, piùd’una volta). Beaumarchais gli dedicò, dopo Le barbier de Séville, la commedia Le mariage deFigaro (fonte di Le nozze di Figaro) e il dramma La mère coupable: due commedie che ci ripre-sentano i principali personaggi del primo in fasi ulteriori della loro esistenza, e perciò in una lucenon identica. Così Figaro (tralasciando La mère coupable, che non aggiunge nulla alla sua figura,né d’altronde alla fama del suo autore) acquista i suoi connotati più prossimi a spiriti rivoluzionarinel Mariage dove, divenuto servitore di Almaviva ormai marito di Rosina, si vede la promessasposa insidiata dal conte e ne esce vittorioso. Invece il Figaro del Barbier esalta piuttosto il suo

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piacere dell’avventura, dell’intrigo, in una ottimistica gioia di vivere che nulla può definir meglio diquanto Beaumarchais scrisse in carcere nei suoi Mémoires:

Credo che la varietà delle sofferenze e dei piaceri, dei timori e delle speranze, sia il vento fresco che mette in motoil naviglio e lo spinge allegramente avanti per la sua strada.

Non per questo cela il momento socialmente rivoluzionario che è in lui, giacché di fronte ad Alma-viva non si pone come devoto servitore ma tratta con lui da pari a pari. Nel momento, infatti, in cuiaccetta di aiutarlo alla conquista di Rosina dietro un compenso in denaro, gli dichiara seccamente:

Per rassicurarvi non userò affatto le grandi frasi di onore e devozione di cui tutti abusano; io non ho che una parola:il mio interesse vi risponde di me, pesate ogni cosa a questa bilancia.

Ora entrambi i motivi (il piacere vitalistico dell’intrigo – la molla “borghese” del denaro) si fon-dono nel nesso testo-musica per tutta l’opera. Esempio tipico, il duetto corrispondente alla scenadel patto fra il conte e Figaro. Materialmente la battuta che abbiamo citato è scomparsa; ma incompenso c’è un dialogo sulla capacità dell’oro a produrre idee geniali che le equivale, lirica-mente esaltandola. Questo duetto s’apre infatti con quattro versi di Figaro:

All’idea di quel metallo / portentoso, onnipossente, / un vulcano la mia mente / già comincia a diventar;

e la musica dà estremo rilievo ai primi due con un disegno vocale (“Allegro maestoso”) enfatica-mente basato su grandi intervalli; e subito muta il tempo in “Vivace” per descrivere in vorticosivocalizzi il “vulcano della mente”. Segue in orchestra un tema nuovo sullo sfondo del quale, dopoche il conte ha ripreso l’immagine del vulcano, Figaro formula a poco a poco le sue trovate: ilconte dovrà travestirsi da soldato, presentarsi in casa di don Bartolo, fingersi ubriaco… Ad ogniidea i due reagiscono con crescente entusiasmo (“Che invenzione prelibata!”, esclamano, su unavariante della Lirica del “vulcano”) e par proprio di assistere, per virtù della musica, alla germina-zione delle “invenzioni” di Figaro dall’idea primaria dell’“oro”. Il duetto si conclude infine con unacabaletta travolgente, che s’inizia con un pretesto futilissimo (in Beaumarchais son tre righe):Figaro spiega al conte l’indirizzo della sua bottega, sillabandolo per ben ventotto battute sullastessa nota, mentre il tema musicale del brano resta all’orchestra; ma poi sulla stessa base orche-strale, i due personaggi divergono, l’uno versando in voluttuosi vocalizzi la sua felice attesa, l’altroaffidando alle eccitate sillabazioni d’un “parlante” la certezza di raggiungere presto le sue bendiverse aspirazioni (“Già viene l’oro, / già vien l’argento, / e di me stesso l maggior mi fa”). Rossini d’altronde aveva già presentato Figaro in una luce radiosa scagliandolo in scena con la cava-tina Largo al factotum, pezzo senza precedenti nella storia dell’opera, sia per la violenza ritmica e tim-brica (l’orchestra vi sostiene una parte di grande rilievo), sia per la complessità della forma, che si valedi ben sette temi le cui entrate ed uscite non seguono alcuno schema tradizionale ma solo i capriccidel testo. Vocalmente, Figaro mostra già qui i caratteri del “buffo nobile”, ossia propriamente “can-tante”, con forte tendenza verso gli acuti (il che lo assimila al moderno baritono, denominazione chenel 1816 non aveva ancora corso ufficiale); ma non gli mancano tratti di sillabazioni su note ribattute,ancorché d’esecuzione virtuosistica, dato il tempo assai rapido. Il risultato è l’esibizione di un perso-naggio poliedrico, pronto a mutar direzione, e sempre sotto il segno d’una vitalità irrefrenabile. Nonc’è dubbio, già a questa sua presentazione (oltretutto sapientemente ritardata da una suspense: peroltre quaranta battute l’orchestra ci annuncia il suo arrivo, mentre della sua voce ci raggiunge ognitanto qualche “la ran la ran” fuori scena) Figaro si dà trionfalmente a conoscere come il protagonista. E tale egli si manterrà sino alla fine: barbiere, farmacista, sensale, “factotum della città”, è lui il primomotore di quella vertiginosa allegrezza che domina tutta l’opera: a tal punto ch’egli può guardarladall’alto in basso. Nel terzetto dello scioglimento, quando Lindoro si darà a conoscere per il Conte

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e Rosina gli cadrà fra le braccia, il paraninfo esprimerà la sua soddisfazione per il colpo riuscito rifa-cendo burlescamente il verso ai gorgoglii amorosi dei due: il suo gioco trascende il loro amore. Gli altri personaggi nascono tutti, in Beaumarchais, dalla tradizione del teatro comico italo-fran-cese, ma la scintillante pertinenza psicologica del dialogo, sostenuta da una drammaturgia serratae agilissima, ne fa altrettanti caratteri realisticamente individuati, che per di più l’onnipresenzadiretta o indiretta di Figaro mette alla frusta. Come tali li accoglie Rossini, che adotta analoga-mente i tipi psicologici che l’opera buffa aveva collegato ai rispettivi ruoli vocali, ma mettendola afuoco col dotare ogni personaggio d’un suo linguaggio inconfondibilmente specifico. Unica lievevariante a questa tipologia, la parte della protagonista – giovane, innamorata – affidata ad un con-tralto (secondo la terminologia dell’epoca: secondo Celletti si tratta di mezzocontralto, come l’Isa-bella dell’Italiana, ma in verità la sua tessitura è leggermente più acuta) anziché ad un soprano;ma in ben altre quattro opere buffe Rossini fece altrettanto, e in questa se ne giovò per insinuarenelle grazie e civetterie di Rosina tratti di energia volitiva (la “sveglia vedovella” di Stendhal). Di norma, nessuno dei personaggi canta più d’un’aria. Eccezione apparente è che Bartolo accenni, inpiù, un’“arietta” pseudosettecentesca prima della lezione di musica nella quale Rossini mette in burlala musica del tempo andato (non esclusa quella di Paisiello); perché ne intona appena le prime bat-tute. Eccezione altrettanto apparente è l’“aria della lezione”, nella quale s’intromette un dialogo traRosina e il Conte. Eccezione reale è invece quella fornita dal Conte, che non solo, all’inizio dell’opera,canta due serenate ma alla fine dell’opera, dopo lo scioglimento, ha una grande aria in tre tempi, irtadi virtuosismi. Senonché quest’aria, drammaturgicamente più che superflua, e scritta evidentementeper compiacere il divo della serata, è da tempo immemorabile scomparsa dalle scene.D’altronde le arie del Barbiere, giusta la tradizione buffa ma in misura particolarmente rilevante, sonopezzi “d’azione” in quanto elementi di un dialogo il cui interlocutore interviene non solo nel recitativo:il personaggio che canta un’aria si rivolge sempre ad un altro personaggio, o almeno (nelle due grandicavatine di Figaro e di Rosina) al pubblico. Soltanto uno dei pezzi assolo è propriamente un mono-logo, la breve aria di Berta, che ha la funzione drammaturgica di far da cesura fra i due quadri delsecondo atto, e al tempo stesso col suo ritmo metronomico che suggerisce movimenti non più gio-vani, giunture non più elastiche, ci dà una gentile caricatura della vecchia governante. Importanza non minore hanno i pezzi d’assieme, che comunque occupano la più gran parte dellapartitura. Più che mai in essi si definiscono, dal reciproco confronto, i diversi caratteri; ma alcunihanno anche il compito di travolgerli in fine tutti in una comune sfrenatezza. In un caso anzi que-sta sfrenatezza è celebrata come valore a sé; ed è precisamente nella stretta dell’Introduzione(atto primo) allorché, dopo la cavatina-serenata di Almaviva accompagnata da un corpo di chitar-risti, i ringraziamenti di costoro per la lauta mancia ricevuta sboccano in un tumulto convulso,invano contrastato dal loro caporione e dal Conte: episodio assolutamente superfluo all’azione (edifatti ignoto a Beaumarchais) ma essenziale a presentarci, per così dire, il biglietto da visita del-l’autore facendoci toccar con mano la sua astronomica distanza dallo spirito di Paisiello, come diogni altro compositore del passato. Non a caso, comunque, cuore dell’opera è il grandioso finaledell’atto primo, che consta sostanzialmente di cinque pezzi (il primo soltanto dei quali fondato suBeaumarchais), tra loro diversissimi eppure irresistibilmente gravitanti l’uno sull’altro. Il primo(“Marziale”) è la scena, musicalmente alquanto complessa, in cui Almaviva s’introduce in casa diBartolo come soldato ubriaco: si basa su due temi l’uno dei quali sintetizza il “soldato” el’“ubriaco” in un gesto solo, e l’altro è il rapito e anelante “a parte” dell’innamorato (Ah venisse ilcaro oggetto!). Il secondo (“Allegro”, ritmo brillante con un che d’imperioso) è l’entrata di Figaro,che tronca la mezza rissa scatenata dal finto ubriaco. Ma il fracasso ha richiamato la forza pub-blica, che bussa alla porta, e benché il tempo non muti, il ritmo smussa i suoi accenti in unamodulazione assai ardita che dice la sospensione degli animi. Sicché la forza pubblica entra

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(“Vivace”), e subito l’ufficiale è circondato dagli astanti, ognuno dei quali gli fornisce la sua ver-sione dei fatti in uno pseudofugato sillabato a velocità frenetica. Ma Almaviva, sul punto d’essere arrestato, esibisce la sua identità all’ufficiale, che di colpo simette sull’attenti; donde il quadro di stupore (“Andante”):

Fredda ed immobile / come una statua, l fiato non restami l da respirar.

Ciascuno riprende dall’altro la stessa frase, salvo Figaro che interviene, come dall’alto, con unasorta di canora risata:

(Guarda don Bartolo, / sembra una statua).

Poche battute rompono infine l’incanto, e avviano il quinto pezzo, la stretta (“Vivace”):

Mi par d’esser con la testa l in un’orrida fucina, / dove cresce e mai non resta / dell’incudini sonore l l’importunostrepitar.

La musica prende i versi di questa strofa, e di quella che segue, alla lettera e monta una scenamirabolante di sibili, vampate, fiammate lingueggianti, in un ridevole delirio. La situazione in sé èquasi un punto obbligato dell’opera buffa in genere; ma Rossini la porta ad un parossismo qualei suoi predecessori non avevano mai sospettato, superando anche quanto di nuovo aveva dato inproposito nell’Italiana in Algeri. E questo non solo per la copia di trovate musicali esplosive (lafrase iniziale del canto intonata “sottovoce assai” dai sei personaggi all’unisono, e rispettivamentein ottava, nel registro basso, mentre l’orchestra trasvola in ascesa, per ogni quarto della battuta, suquattro timbri diversi – dal basso della tromba al fischio acuto degli ottavini –; la sbalordita modu-lazione alla sua ripresa, da mi bemolle a do maggiore; le folli terzine degli archi), ma per il fatto disortire non già da figure farsesche ma da personaggi in carne ed ossa. Nell’orgiastica felicità del ritmo, il comico vale qui come esilarazione lirica suprema: è quello appuntoche Baudelaire chiamava “le comique absolu”, per distinguerlo da quello fondato sull’ironia o la satira(“le comique significatif”). Ed è vero che questa è normalmente, in Rossini, la ragion d’essere dell’o-pera buffa; ma in nessuna essa raggiunge il livello del Barbiere perché in nessuna il delirio comicofiammeggia da personaggi di tale concretezza. Di qui la distanza che, nonostante la continuità di tantielementi, lo separa dal Settecento: si comprende benissimo come il fondatore della cultura ottocen-tesca, Hegel in persona, arrivasse all’eresia di preferire questo Figaro a quello di Mozart.

(Il presente saggio ripropone, sebbene con tagli e piccole modifiche, il testo pubblicato in F. D’Amico, Il teatro di Rossini,Bologna, Il Mulino, 1992, pp. 80-95.)

1 Attualmente Museo Internazionale e Biblioteca della Musica ndr.2 Cfr. G. Radiciotti, Gioacchino (sic) Rossini, vita documentata, opere e influenza su l’arte, vol. I, p. 187, Tivoli, 1927; Ph.

Gossett. Le sinfonie di Rossini, in «Bollettino del Centro rossiniano di Studi», 1979, n. 1-3, pp. 111-116. Gossett pensa cheMichotte potrebbe aver confuso con il resoconto della prima Rosina, Gertrude Righetti-Giorgi, secondo la quale García, inluogo delle strofette Se il mio nome, la prima sera ne avrebbe cantate altre su temi appunto “spagnoli”, di sua composi-zione. La testimonianza della Righetti-Giorgi fa parte d’un opuscolo da lei pubblicato a Bologna nel 1823 col titolo Cennid’una donna già cantante sopra il maestro Rossini, in risposta a ciò che ne scrisse nella state [sic] 1822 il giornalistainglese in Parigi e fu riportato in una gazzetta di Milano dello stesso anno. Il “giornalista inglese” era Henry Beyle, ossiaStendhal, che sotto lo pseudonimo di Alceste aveva pubblicato un articolo su Rossini nella «Paris Monthly Review». L’opu-scolo è riportato integralmente in L. Rognoni, Gioacchino (sic) Rossini, 3a ed. Torino, 1977.

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prossimo spettacolo

La figlia del reggimentomelodramma comico in due atti rinnovatolibretto di Calisto Bassimusica di Gaetano Donizetti

direttore Alessandro D’Agostiniregia, scene e costumi Andrea CigniOrchestra I Pomeriggi Musicali di Milano

nuovo allestimento coproduzione Circuito Lirico Lombardo, Teatro Alighieri di Ravenna

gennaiosabato 23, ore 20.30 (turno A)domenica 24, ore 15.30 (turno B)

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Consiglio di Amministrazione

PresidenteFabrizio Matteucci

Vicepresidente Vicario

Mario Salvagiani

VicepresidenteLanfranco Gualtieri

ConsiglieriGianfranco Bessi, Antonio Carile, Alberto Cassani,Valter Fabbri, Francesco Giangrandi, Natalino Gigante,Roberto Manzoni, Maurizio Marangolo, Pietro Minghetti, Antonio Panaino, Gian Paolo Pasini, Roberto Petri, Lorenzo Tarroni

Segretario generaleMarcello Natali

Responsabile amministrativoRoberto Cimatti

Assemblea dei SociComune di RavennaRegione Emilia RomagnaProvincia di RavennaCamera di Commercio di RavennaFondazione Cassa di Risparmio di RavennaFondazione del Monte di Bologna e RavennaAssociazione Industriali di RavennaAscom ConfcommercioConfesercenti RavennaCNA RavennaConfartigianato RavennaArchidiocesi di Ravenna e CerviaFondazione Arturo Toscanini

Revisori dei contiGiovanni NonniMario BacigalupoAngelo Lo Rizzo

SovrintendenteAntonio De Rosa

Direttore artisticoAngelo NicastroCoordinamento programmazione e progetti per le scuole Federica Bozzo

Spazi teatraliResponsabile Romano BrandoliniServizi di sala Alfonso Cacciari

Marketing e ufficio stampaResponsabile Fabio RicciEditing e ufficio stampa Giovanni TrabalzaSistemi informativi, archivio fotografico Stefano BondiImpaginazione e grafica Antonella La RosaSegreteria Antonella Gambi, Ivan MerloCoordinamento biglietteria Daniela CalderoniBiglietteria e promozione Bruna Berardi, Fiorella Morelli, Paola Notturni, Mariarosaria Valente

Ufficio produzioneResponsabile Emilio VitaStefania Catalano, Giuseppe Rosa

Segreteria e contrattualisticaResponsabile Lilia LorenziAmministrazione e contabilità Cinzia BenedettiSegreteria amministrazione Valentina BattelliSegreteria Maria Giulia Saporetti, Michela Vitali

Servizi tecniciResponsabile Roberto MazzavillaniCapo macchinisti Enrico RicchiMacchinisti Matteo Gambi, Massimo Lai, Francesco Orefice, Marco StabelliniCapo elettricisti Luca RuibaElettricisti Christian Cantagalli, Uria Comandini, Marco RabitiPortineria Giuseppe Benedetti, Marco De Matteis

FondazioneRavennaManifestazioni

Teatro di Tradizione Dante Alighieri

Stagione d’Opera e Danza2009-2010

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L’associazione della piccola e media impresaCommercio, turismo, servizi,

lavoro autonomoAssociati e Tutelati

Ravenna, piazza Bernini 7Tel. 0544 292711 - Fax 0544 408188

www.confesercentiravenna.it

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Il g Ia r d In o d I do r aPiante e fiori

Composizioni artistiche florealiper ogni ricorrenza

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