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riflettore s u La scelta nucleare Ugo Spezia Segretario Generale dell’Associazione Italiana Nucleare ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 2/2010 66 riflettore su appunti di primo piano La riapertura in Italia dell’opzione nucleare richiede un rinnovato impegno dell’industria, anche attraverso la partecipazione a programmi internazionali, un tempestivo rilancio delle attività di formazione, un impegno di alto profilo nella ricerca sul nucleare da fissione, con particolare riferimento allo sviluppo del nucleare di IV generazione, nonché un miglioramento dei margini di consenso della popolazione The Nuclear Option Italy's relaunch of the nuclear option requires a renewed commitment of industry also through its participation in international programmes, a prompt start-up of specific training activities, a high-profile commitment to nuclear fission research, particularly as regards the development of IV Generation nuclear reactors and the achievement of broader public consent

Transcript of primo piano riflettore su appunti di - ENEA — it · Ugo Spezia riflettore su. ENERGIA, AMBIENTE E...

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su La scelta nucleare

Ugo Spezia

Segretario Generale dell’Associazione Italiana Nucleare

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riflettore su appunti diprimo piano

La riapertura in Italiadell’opzione nucleare richiedeun rinnovato impegnodell’industria, anche attraversola partecipazione a programmiinternazionali, un tempestivorilancio delle attività di formazione, un impegno di alto profilo nella ricerca sul nucleare da fissione, con particolare riferimento allo sviluppo del nucleare di IV generazione, nonché un miglioramento dei marginidi consenso della popolazione

The Nuclear OptionItaly's relaunch of the nuclear option requires a renewedcommitment of industry also through its participation ininternational programmes, a prompt start-up of specifictraining activities, a high-profile commitment to nuclearfission research, particularly as regards the development ofIV Generation nuclear reactors and the achievement ofbroader public consent

Il contesto internazionale

La scelta nucleare si inquadra in un contesto in-ternazionale univoco che dimostra come il ral-lentamento nella costruzione di nuovi reattori,che nei paesi occidentali seguì il completamen-to dei programmi nucleari degli anni 70 e 80,sia ormai finito. Le cose sono cambiate improv-visamente quando nel 2003 il prezzo del petro-lio ha ripreso a crescere, fino a toccare nel 2008la punta di 150 dollari al barile, per poi stabiliz-zarsi intorno agli attuali 80 dollari. A fronte del-la nuova impennata della fattura energetica an-che i paesi europei che avevano deciso di noninvestire più sul nucleare hanno fatto una rapidamarcia indietro. Nel 1988 il governo svedese aveva deciso di noncostruire più nuove centrali e di spegnere gra-dualmente nell’arco di 20 anni i 12 reattori infunzione nel paese. Nel febbraio dello scorso an-no il governo ha revocato la decisione, incassan-do il consenso del 62% degli elettori, e sta at-tualmente pianificando la costruzione di diecinuovi reattori destinati a sostituire quelli in eser-cizio aumentando la potenza.Nel 1994 il governo olandese decise di spegne-re nel 2003 l’unico reattore in funzione nel pae-se. Ma nel 2003 il reattore non fu spento e nel2006 il governo annullò la decisione, autoriz-zando l’impianto a prolungare l’esercizio fino al2034. Nel settembre 2008 l’esercente della cen-trale ha chiesto l’autorizzazione a costruire unsecondo reattore nel medesimo sito.Nel 2002 il governo tedesco decise di limitare inmedia a 32 anni l’esercizio degli impianti nuclea-ri tedeschi, spegnendoli gradualmente al rag-giungimento di questo limite. Lo scorso 25 gen-naio il nuovo governo ha deciso di sospenderela decisione, e anzi di prolungare di 25 anni l’e-sercizio delle centrali in funzione.La Francia, che non ha mai messo in dubbio lascelta nucleare, ha messo in cantiere cinque nuo-ve centrali, la prima delle quali entrerà in fun-zione nel 2012. La Gran Bretagna sta pianifican-do la costruzione di otto nuove centrali per sosti-tuire i reattori che saranno posti fuori servizio

nei prossimi anni. A conclusione di queste vicen-de, oggi in Europa – dagli Urali all’Atlantico – ilnucleare fornisce il 33% dell’elettricità prodot-ta e sono in costruzione 17 nuovi reattori nu-cleari, cui si aggiungono quattro reattori pro-grammati in Francia, otto nel Regno Unito e ot-to in Italia.Le cose non sono andate diversamente negli Sta-ti Uniti, dove i 104 reattori in funzione produ-cono oggi circa il 20% dell’elettricità. È vero chenegli ultimi vent’anni non sono entrati in fun-zione nuovi impianti, ma 54 reattori che eranoteoricamente giunti a fine vita sono stati auto-rizzati ad operare per altri 20 anni. A fronte del-l’impennata dei prezzi del petrolio e del gas, l’E-nergy Policy Act varato nel 2005 da Bush ha da-to nuovo impulso al nucleare (insieme al carbo-ne pulito e alle fonti rinnovabili) concedendo aiprimi impianti un prestito agevolato (ma nontroppo, dato che il tasso è superiore di 5 puntial tasso di sconto) per l’80% dei costi di investi-mento e un credito di imposta di 1,8 cent perogni chilowattora prodotto nei primi otto annidi attività. L’amministrazione Obama, che secon-do alcuni avrebbe dovuto annullare la decisionedi Bush, l’ha invece confermata. Lo scorso 16febbraio il presidente americano ha annunciatola concessione di una garanzia di credito di 8,33miliardi di dollari per la costruzione di due nuo-ve centrali nucleari AP1000 da 1.100 MW cia-scuna nel sito di Vogtle, in Georgia, i cui lavoripreparatori sono già in corso e che entrerannoin servizio a partire dal 2016. Le motivazioni sot-tolineate da Obama sono essenzialmente am-bientali: “Questi impianti ridurranno le emissio-ni di CO2 di 16 milioni di tonnellate ogni anno, ilche equivale a togliere dalle strade 3,5 milionidi automobili. Sono consapevole delle preoccu-pazioni degli ambientalisti. Ma su temi che toc-cano la nostra economia, la nostra sicurezzaenergetica e il futuro del pianeta non possiamoaccettare le vecchie contrapposizioni”. Due gior-ni dopo l’annuncio di Obama, la Nuclear Inno-vation North America (NINA, joint venture traNRG Energy e Toshiba) ha pagato 1 miliardo didollari alla CPS Energy (di proprietà della munici- ri

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La legge 99/2009 all’art. 25 delega il governoad adottare, entro sei mesi, uno o più decreti le-gislativi di riassetto normativo recanti la discipli-na della localizzazione, progettazione, autoriz-zazione, costruzione, gestione e controllo degliimpianti nucleari, inclusi gli impianti di smalti-mento dei materiali radioattivi, fissando una se-rie di principi e criteri direttivi relativi alla sicu-rezza e alle specifiche tecniche degli impianti, airequisiti dei costruttori e degli esercenti, ai cri-teri di localizzazione, alle procedure autorizzati-ve, alla gestione dei materiali radioattivi, aglistrumenti finanziari e assicurativi.L’art. 29 della legge istituisce la nuova Agenziaper la Sicurezza Nucleare (ASN) quale nuova au-torità di controllo nucleare nazionale, che sosti-tuirà in questa funzione il Dipartimento nuclea-re, rischio tecnologico e industriale dell’ISPRA. L'Agenzia è un organo collegiale che dura in ca-rica sette anni, composto dal presidente, desi-gnato dalla Presidenza del Consiglio, e da quat-tro membri, designati due dal Ministro dello svi-luppo economico e due dal Ministro dell’Am-biente. La nomina compete al Consiglio dei Mi-nistri, previo parere favorevole delle Commissio-ni parlamentari competenti. Gli incarichi di ver-tice dell’ASN sono di tipo esclusivo. Statuto eRegolamento sono emanati con decreti della Pre-sidenza del Consiglio.La dotazione di personale iniziale dell’ASN è co-stituita da 50 dipendenti ISPRA e da 50 dipen-denti ENEA che saranno trasferiti con decreti, ri-spettivamente, dei Ministri dell’ambiente e del-lo sviluppo economico. L’Agenzia sarà finanzia-ta attraverso il trasferimento di risorse attual-mente attribuite ai due enti cedenti, attraversouno stanziamento di 1,5 milioni di euro all’an-no per due anni e infine attraverso i corrispetti-vi versati, a compensazione delle attività istrutto-rie e ispettive, dagli esercenti degli impianti nu-cleari esistenti e da chi proporrà la realizzazionedi nuovi impianti.Il decreto legislativo 15.02.2010 rappresenta ilprimo decreto di attuazione della delega confe-rita al governo attraverso la legge 99/2009. Essoprevede l’emanazione di un documento strategi-co di politica energetica riguardante l’impiego

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palità di San Antonio) per elevare dal 32,3% al92,4% la propria partecipazione nelle due nuo-ve unità nucleari ABWR da 1.350 MW che en-treranno in servizio nel sito di South Texas a par-tire dal 2016. Complessivamente, le utility ame-ricane hanno finora presentato richieste di au-torizzazione per 26 nuove centrali nucleari, cin-que delle quali sono state già ordinate.In Asia, area nella quale la costruzione di nuoviimpianti non ha mai conosciuto flessioni, la scel-ta nucleare della Cina sta dando vita ad un pro-gramma di dimensioni colossali (21 reattori incostruzione, 37 in fase di progetto e altri 120 infase di pianificazione) cui si aggiungono quellidella Corea (6 reattori in costruzione) e dell’In-dia (5 reattori in costruzione). Le agenzie nucleari internazionali prevedono conorizzonte 2030 una forte crescita della potenzanucleare installata nel mondo. L’ONU-IAEA, inparticolare, aggiorna ogni anno due proiezioni,una “bassa” e una “alta”, della potenza elet-tronucleare installata. Nel 2008 entrambe leproiezioni sono state riviste verso l’alto e stima-no per il 2030 una potenza installata pari rispet-tivamente a 473 GW e a 748 GW. L’OCSE-NEAstima la potenza nucleare installata nel 2030 nelrange 404-625 GW. Le proiezioni pubblicate dal-l’US Energy Information Administration stima-no la potenza elettronucleare installata nel 2030in 498 GWe. A fronte, quindi, di proiezioni chesi attestano in media sui 550 GW rispetto agliattuali 370, quello che si profila nel compartonucleare mondiale è uno sforzo industriale sen-za precedenti, stimabile in circa 2.000 miliardidi euro ai valori di mercato attuali.

La nuova normativa

La nuova normativa italiana, volta a creare i pre-supposti per la riapertura dell’opzione nucleare,verte finora sulla legge n. 99 del 23 luglio 2009e sul decreto legislativo 15.02.2010. I principiispiratori puntano a stabilire le condizioni nor-mative e regolamentari necessarie per consen-tire alle utility di programmare nuovi investimen-ti nel settore nucleare in un quadro di certezzeeconomiche e regolamentari.

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patto ambientale (VIA) e di autorizzazione in-tegrata ambientale (AIA), svolte dai competen-ti organi del Ministero dell’ambiente. In esitoalle risultanze dei tre procedimenti il Ministrodello sviluppo economico convoca una confe-renza dei servizi nel cui ambito sono acquisiti ipareri di tutte le amministrazioni competenti.In caso di mancanza di intesa con uno degli en-ti locali coinvolti è prevista prima una prorogadei termini e successivamente la decisione condecreto della Presidenza del consiglio. Il decre-to di autorizzazione unica, firmato dal Ministrodello sviluppo economico di concerto con i Mi-nistri dell’ambiente e delle infrastrutture, valequale dichiarazione di pubblica utilità e urgen-za delle opere, sostituisce ogni altra autorizza-zione e costituisce variante agli strumenti ur-banistici locali.Un iter autorizzativo specifico riguarda la loca-lizzazione, la realizzazione e la gestione del depo-sito nazionale, affidati alla SOGIN, anche que-sto uniformato a criteri di condivisione delle de-cisioni con le Regioni.

Il programma nucleare

Il programma nucleare che sarà descritto nel do-cumento strategico punta ad affidare un contri-buto paritetico (25%) al nucleare e alle fonti rin-novabili per la copertura del fabbisogno elettri-co nazionale. Al programma si sono già unifor-mati ENEL e EDF con la costituzione della societàparitetica Sviluppo Nucleare Italia, che ha il com-pito di impostare le istanze di autorizzazione perquattro reattori nucleari di tipo EPR da 1.600MWe ciascuno. Al consorzio tra ENEL e EDF par-teciperà probabilmente anche la Edison con unaquota del 10-15%. EON e GDF Suez hanno an-nunciato l’intenzione di costituire un secondoconsorzio per la realizzazione di altri quattro reat-tori, ma si tratta di un’iniziativa ancora latente,probabilmente in attesa della manifestazione diinteresse da parte di una terza utility italiana. Nell’ipotesi che gli otto reattori previsti entrinoeffettivamente in funzione entro il 2030, perquell’epoca l’Italia potrebbe disporre di una po-tenza nucleare installata pari a 13.000 MWe, in

dell’energia nucleare in Italia e definisce le proce-dure di localizzazione e autorizzazione degli im-pianti nucleari, attraverso la certificazione dei si-ti e dei proponenti, fino al rilascio di un’autoriz-zazione unica alla costruzione e all’esercizio de-gli impianti. Il decreto fissa inoltre le regole per larealizzazione del deposito nazionale per i mate-riali radioattivi e per lo smantellamento degli im-pianti nucleari a fine vita.Il documento programmatico Strategia del Go-verno in materia nucleare – adottato entro tremesi dal Consiglio dei ministri – e lo schema deiparametri di riferimento per la localizzazione de-gli impianti nucleari – adottato entro tre mesidai Ministeri dello sviluppo economico, dell’am-biente e delle infrastrutture, previa consultazio-ne con le Regioni – sono soggetti a valutazioneambientale strategica (VAS). Una volta approva-ti in via definitiva, chi è interessato a realizzareun impianto nucleare può sottoporre istanza perla certificazione di un sito. Sull’istanza l’ASN svol-ge un’istruttoria tecnica in esito alla quale cer-tifica il sito, che è successivamente sottopostoall’intesa con la Regione interessata e con la Con-ferenza Unificata. Acquisite le intese è emana-to il decreto di approvazione definitiva del sito. Incaso di mancanza di intesa con la Regione è pre-vista la costituzione di un comitato interistitu-zionale cui partecipano i ministeri competenti,la Regione e il Comune interessati. Se l’intesamanca ancora, si provvede attraverso l’emana-zione di un decreto del Presidente della Repub-blica, previa deliberazione del Consiglio dei mini-stri. Se manca l’intesa con la Conferenza Unifica-ta si provvede con decreto del Ministro dello svi-luppo economico, d’intesa con i Ministri dell’am-biente e delle infrastrutture, previa deliberazionedel Consiglio dei ministri.La certificazione del sito vale per due anni (pro-rogabili di sei mesi) durante i quali il proponen-te può presentare istanza per l’autorizzazionealla costruzione e all’esercizio di un impiantonucleare in quel sito. Sull’istanza, corredata delprogetto dell’impianto, delle procedure di eser-cizio e degli studi di impatto ambientale, l’A-SN svolge un’istruttoria tecnica e acquisisce irisultati delle procedure di valutazione di im-

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mente contestata dagli oppositori del nucleare,che tendono a connotarla come una scelta ar-retrata rispetto alla tecnologia dei reattori dellaquarta generazione. Si tratta tuttavia di una po-sizione insostenibile, dal momento che i reatto-ri in questione sono effettivamente i più avan-zati al mondo mentre quelli della quarta gene-razione non sono ancora neppure sulla carta eche, secondo le valutazioni condotte dallo stes-so GIF (Generation IV International Forum), po-trebbero entrare in esercizio industriale solo intor-no al 2040. A favore della decisione del governogiocano, come si è visto, le analoghe decisioniassunte dai principali paesi industriali, inclusi gliStati Uniti. Occorre infatti considerare che neppu-re i paesi che già dispongono di una grossa com-ponente nucleare hanno manifestato l’intenzio-ne di attendere lo sviluppo dei reattori della quar-ta generazione. Tanto meno può farlo l’Italia, ilcui sistema elettrico deve recuperare efficienzaeconomica in tempi brevi.Il recupero di margini di consenso nella pubblicaopinione sarà affidato alla campagna di infor-mazione prevista dall’art. 30 del decreto legisla-tivo citato, che dovrà essere progettata entro tremesi e avviata entro i sei mesi successivi. I son-daggi di opinione condotti in Italia nel corso del-l’ultimo biennio mostrano che la situazione dipartenza non è sfavorevole. In media, il 53%degli italiani è in linea di principio a favore delnucleare e il 38% contrario; ma il consenso sideteriora quando le domande vertono sulla pos-sibilità che un impianto nucleare sia realizzatonell’area di residenza dell’intervistato.Al miglioramento dei margini di consenso, so-prattutto in ambito locale, si spera possano con-correre i benefici economici previsti dall’art. 22del decreto legislativo 15.02.2010, che si estrin-secano nella corresponsione alle amministrazio-ni locali, alle famiglie e alle imprese delle aree diinsediamento di 3.000 euro per kW di potenzainstallata in fase di costruzione e di 0,4 euro perMWh prodotto in fase di esercizio. Per un im-pianto da 1.650 MW ciò corrisponde all’eroga-zione di 5 milioni di euro all’anno in fase di co-struzione e di 5 milioni di euro all’anno in fasedi esercizio, somme poste a carico del costrut-

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grado di garantire il 25% della produzione nazio-nale di elettricità.ENEL e EDF hanno sottoscritto finora accordi dicollaborazione che prevedono la partecipazionedi ENEL (con il 12,5%) alla costruzione e all’e-sercizio di quattro centrali EPR in Francia e lacompartecipazione paritetica di ENEL e EDF al-la costruzione di quattro centrali EPR in Italia(6.400 MWe).La scelta operata da ENEL in favore della tec-nologia francese, ancorché piuttosto ovvia, da-ti gli accordi con EDF, ha destato qualche per-plessità in Finmeccanica che, con Ansaldo Nu-cleare, è coinvolta nella progettazione e nellarealizzazione dei reattori AP1000 di tecnologiaUSA. Non sembra tuttavia che la scelta dell’E-NEL possa essere rivista, anche a giudicare da-gli esiti del forum svoltosi lo scorso 20 gennaiopresso Confindustria, nel corso del quale sonostate illustrate le linee generali del piano di com-mittenza (la cui dimensione è stimabile in cir-ca 3,5 miliardi di euro per ogni reattore) chedovrebbe consentire alle industrie nazionali direalizzare fino al 70% dei nuovi impianti in pro-gramma. La partecipazione di Finmeccanica al-la realizzazione degli impianti della filiera EPRnon appare tuttavia esclusa. Sono infatti in cor-so trattative con la francese Areva, che ha offer-to alla holding italiana di qualificare le societàoperative sulla filiera francese partecipando al-le attività di realizzazione dei reattori EPR in co-struzione o pianificati in nove diversi paesi. Nelfrattempo ben 26 aziende italiane partecipanoalla realizzazione della centrale EPR di Olkiluo-to-3 (Finlandia) e 32 aziende nazionali collabo-rano alla costruzione della centrale di Flaman-ville-3 (Francia).Dalla realizzazione del nuovo programma nu-cleare italiano non appare esclusa neppure l’in-dustria statunitense. In questo senso vanno in-fatti le dichiarazioni rilasciate dal ministro Scajo-la in occasione dell’accordo di collaborazione incampo energetico sottoscritto lo scorso 1 ottobrecon il segretario di stato all’energia Steven Chu.Il programma nucleare italiano verterà in ognicaso sulla realizzazione di reattori della terza ge-nerazione avanzata. Questa scelta è stata varia-

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l’effettivo decollo del programma potrebbe ri-chiedere alcune centinaia di tecnici specializzatiall’anno nei prossimi dieci anni. Per fare frontea queste esigenze è necessario procedere fin d’o-ra ad un aggiornamento dei percorsi formativi,potenziando il corpo docente e programmandocurricula più adeguati. È necessario, in particola-re, recuperare la specificità nucleare nei percor-si formativi e rivedere i piani di studio con rife-rimento alle necessità effettive del mercato nazio-nale e internazionale, stabilendo rapporti solidicon l’industria e con il sistema della ricerca.Non si tratta di una necessità che riguardi so-lo l’Italia. Una riflessione sull’adeguatezza delsistema formativo nucleare è infatti in atto datempo in ambito internazionale e nei principa-li paesi industriali. Nel 2000 l’OCSE-NEA, nel-la pubblicazione Nuclear Education and Trai-ning: Cause for Concern?, parlò apertamentedi “deterioramento della formazione in camponucleare” e di “motivi di preoccupazione”,esortando i governi a creare i presupposti perincoraggiare i giovani ad impegnarsi in questosettore. Negli Stati Uniti uno studio condottonel 2008 dall’Oak Ridge Institute for Scienceand Education (ORISE) su incarico del DOE haevidenziato la progressiva riduzione del nume-ro dei laureati nelle discipline nucleari. Nellamaggior parte dei paesi nucleari è stato inol-tre evidenziato il progressivo invecchiamentodelle attrezzature, del corpo docente e dei ri-cercatori: l’Italia spicca come il paese nel qualedocenti e ricercatori hanno l’età media più ele-vata (54 anni).Una approfondita riflessione comune università-industria sulle esigenze formative è stata avviatanel 2007 anche in Francia, paese dotato di ben14 università che sfornano ingegneri nucleari,ma nel quale la domanda annua di personalequalificato in campo nucleare è triplicata negliultimi anni rispetto al periodo 1995-2005: nelsolo 2008 Areva ha effettuato un totale di 10mila nuove assunzioni, mentre EDF ha stimatoper il 2010 un fabbisogno di 700 dipendenti ag-giuntivi solo per lavorare sui progetti all’estero.La riflessione ha evidenziato la necessità di unosforzo particolare e coordinato a livello naziona-

tore e dell’esercente. I benefici sono destinatiper il 55% al Comune o ai Comuni nel cui terri-torio è ubicato l’impianto, per il 35% ai Comu-ni limitrofi e per il 10% alla Provincia o alle Pro-vince interessate.

La formazione

La realizzazione di un programma nucleare nonpuò prescindere da un tempestivo rilancio delleattività formative in campo nucleare, che negliultimi vent’anni hanno subito una progressivaed evidente contrazione.Cinque università italiane (Politecnico di Tori-no, Politecnico di Milano, Pisa, Roma “La Sa-pienza” e Palermo) offrono tuttora corsi di lau-rea in ingegneria nucleare. Altre due università(Bologna e Genova) hanno recentemente atti-vato corsi di master di secondo livello in discipli-ne nucleari per laureati in discipline tecniche.Il livello formativo risente tuttavia delle dilui-zioni intervenute nel corso del tempo, con latendenza alla trasformazione dei corsi di lau-rea in ingegneria nucleare in indirizzi di inge-gneria energetica. Questo processo si è intensi-ficato in seguito all’introduzione del cosiddetto“schema di Bologna”, adottato nel 1999 daiministri dell’istruzione di 29 paesi europei al fi-ne di armonizzare i sistemi universitari. Lo sche-ma di Bologna prevede una laurea di primo li-vello (bachelor degree o “laurea”, di duratatriennale) e una laurea di secondo livello (masterdegree o “laurea magistrale”, di durata bien-nale a valle della laurea di primo livello). La ri-duzione del numero di insegnamenti per il con-seguimento della laurea triennale e l’intento direnderla comunque “professionalizzante” hacomportato una netta riduzione delle materienucleari (nei tre anni di corso gli insegnamentispecifici non vanno oltre 2 o 3). Analogamente,anche la riconduzione della laurea magistralein ingegneria nucleare a indirizzo di ingegne-ria energetica ha comportato una riduzione de-gli insegnamenti specifici.Se dunque è vero che l’Italia dispone tuttora del-le risorse umane necessarie per avviare un pro-gramma elettronucleare, è altrettanto vero che

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La ricerca

La necessità che l’Italia, dopo molti anni di stasi,riprenda un impegno di alto profilo nella ricer-ca sul nucleare da fissione è esplicitamente ri-chiamata all’art. 38 del decreto 15 febbraio2010, con particolare riferimento allo sviluppodel nucleare di nuova generazione. In questocampo è richiamata la necessità di ricostruire lecapacità di ricerca e sviluppo per la realizzazionedi apparati dimostrativi e dei futuri reattori dipotenza. In tale contesto è previsto che il sistemanazionale della ricerca partecipi ai programmiinternazionali Generation IV International Forum(GIF), Global Nuclear Energy Partnership (GNEP),International Project on Innovative Nuclear Reac-tors and Fuel Cycles (INPRO) e ai programmi chesi svilupperanno nell’ambito degli accordi bila-terali di cooperazione sottoscritti dall’Italia conStati Uniti e Francia. È inoltre prevista la parte-cipazione ai programmi di ricerca internazionalinel settore del trattamento e dello stoccaggiodel combustibile esaurito, con specifica atten-zione alla separazione e alla trasmutazione del-le scorie. Il razionale inserimento nei programmi di ricer-ca internazionali rappresenta la via attraversola quale il sistema nucleare nazionale potrebberecuperare il terreno perduto negli ultimivent’anni.L’iniziativa GIF punta allo sviluppo dei reattoridella quarta generazione, che potrebbero entra-re in funzione intorno al 2040. L’iniziativa, av-viata nel 2000 su iniziativa del Dipartimento perl’energia americano, vede attualmente la parte-cipazione di 12 paesi più l’Euratom, con l’ONU-IAEA e l’OCSE-NEA in veste di osservatori. Leconfigurazioni impiantistiche allo studio sonocomplessivamente sei. Su quattro di esse sonostati conclusi i System arrangements, ovvero gliaccordi riguardanti l’attribuzione della proprietàintellettuale dei risultati delle ricerche ai sogget-ti partecipanti. Nell’ambito di queste quattroconfigurazioni l’interesse maggiore si concentrasul reattore veloce a sodio (SFR) e sul reattore agas ad altissima temperatura (VHTR), i soli per iquali siano stati finora definiti i cosiddetti Project

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le per incrementare la formazione a livello dilaurea specialistica e dottorato di ricerca. Si è de-ciso di definire tre siti di formazione principale -Ile de France, Rhone-Alpes-Languedoc Roussil-lon, Grand Ouest (Nantes-Caen) – in base alladistribuzione delle infrastrutture esistenti e allaconcertazione tra governo, regioni e industrie.Si è inoltre deciso di ridurre l’eccessiva eteroge-neità dei percorsi formativi specialistici (attual-mente variabili fra 100 ore in tre anni e 450 orein un anno), di potenziare il corpo docente (mol-ti insegnamenti sono tuttora impropriamente af-fidati a personale del CEA o del partenariatoCEA-INSTN) e di rafforzare la collaborazione trauniversità e industrie di settore.Il sistema universitario francese punta a molti-plicare per quattro l’attuale capacità formativa,passando dalla formazione di 300 specialisti al-l’anno ai 1.200 all’anno che si stimano necessa-ri per il prossimo decennio. Sono state così av-viate due iniziative di strutturazione e coordina-mento dell’offerta formativa. In primo luogo l’i-stituzione di un “Comitato nazionale di coordi-namento della formazione in scienze e tecnolo-gie nucleari” (C2FSTN), comprendente rappre-sentanti di Edf, Areva e Suez, delle imprese mino-ri e delle università, con il compito di operarecon riferimento sia alla realtà nazionale che aquella internazionale (accordi di collaborazione).In secondo luogo l’istituzione di una struttura dicoordinamento denominata “Istituto internazio-nale dell’energia di Parigi”, con l’obiettivo di co-struire un’offerta di formazione visibile e com-petitiva sul piano internazionale.Se anche i paesi che negli ultimi vent’anni han-no mantenuto l’impegno nucleare ritengono ne-cessario rafforzare il sistema formativo, il ritar-do accumulato dall’Italia è tale da richiedere in-terventi urgenti. Un’azione propulsiva in tal sen-so potrebbe essere esercitata, anche in attuazio-ne della riforma dettata dall’art. 37 della legge99/2009, dall’ENEA, che fino a tutti gli anni 80,operando in stretto rapporto con l’università el’industria nazionale, seppe svolgere un ruolodeterminante nella formazione dei tecnici (in-cluso chi scrive) che operarono nell’ambito deiprogrammi nucleari nazionali.

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ENERGIA, AMBIENTE E INNOVAZIONE 2/2010 73

Ciò che in Italia continua purtroppo a mancareè una chiara impostazione programmatica del-le attività di ricerca sul nucleare da fissione cheindividui chiaramente i soggetti, i ruoli, i pro-getti di interesse e le risorse economiche. Senzaquesto fondamentale strumento di coordina-mento non sarà possibile emergere dal livellodelle dichiarazioni di intenti. L’art. 38 del decre-to 15 febbraio 2010 assegna al CIPE il compi-to di approvare un piano operativo su propostadel Ministro dello sviluppo economico. Si spe-ra che si tratti finalmente di un piano integra-to pluriennale sviluppato con il concorso pro-positivo di tutti i soggetti potenzialmente interes-sati (ENEA, CNR, CIRTEN, università, utility, so-cietà di ingegneria, industria manifatturiera) conuna chiara indicazione degli obiettivi e delle ri-sorse economiche disponibili, saldamente inte-grato nel contesto dei programmi di ricerca in-ternazionali e orientato in primo luogo a temidi effettivo interesse economico e industriale,oltre che scientifico: non è più possibile concen-trarsi su linee di sviluppo scientificamente ap-paganti ma scarsamente promettenti sul pianoapplicativo. Quanto alle risorse economiche, un contributosostanziale potrebbe venire dal fondo per la ricer-ca di sistema nel settore elettrico, alimentato at-traverso la componente A5 della tariffa elettri-ca, che genera attualmente un gettito annuo dicirca 70 milioni di euro. La predisposizione delpiano di utilizzo del fondo è attualmente affida-ta all’Autorità per l’energia elettrica e il gas chetuttavia nel piano triennale 2009-2011 non hapreso in considerazione la ricerca sul nucleareda fissione. Questo fondo potrebbe essere inparte utilizzato con riferimento, ad esempio, al-l’ottimizzazione dei reattori della terza genera-zione avanzata (neutronica e strategie di irrag-giamento), alla sostenibilità del ciclo del combu-stibile (partizione e trasmutazione degli attini-di), allo sviluppo di reattori di piccola taglia nonproliferanti (settore nel quale ENEA, industria euniversità hanno già operato) e allo sviluppo deireattori della quarta generazione (limitatamen-te alle configurazioni con maggiori prospettivedi successo).

arragements, ovvero l’articolazione dei proget-ti di ricerca e delle relative responsabilità con-trattuali. L’Italia non ha finora aderito autono-mamente all’iniziativa GIF, ma vi partecipa – conil coordinamento dell’ENEA – attraverso il JRCdell’Euratom. Ma il suo contributo ha riguarda-to finora il reattore veloce raffreddato a piom-bo liquido (LFR) attraverso le esperienze condot-te nell’ambito del progetto ELSY (European Lead-cooled SYstem).L’iniziativa GNEP, nata nel 2006 su iniziativa de-gli Stati Uniti, punta alla realizzazione di reat-tori di piccola taglia (da 50 a 350 MWe) espor-tabili nei paesi emergenti con ciclo del combu-stibile gestito chiavi in mano dal paese espor-tatore. Le suddette scelte sono dettate dallanecessità di consentire l’uso dell’energia nu-cleare anche ai paesi che dispongono di retielettriche di piccole dimensioni (fino a 3 GW)e di evitare al contempo possibili rischi di proli-ferazione. All’iniziativa hanno finora aderito 25paesi, tra cui l’Italia, con l’ONU-IAEA, il GIF el’Euratom in posizione di osservatori. Le atti-vità del GNEP si sono finora concentrate essen-zialmente sul ciclo del combustibile. Aldilà del-la sottoscrizione formale dell’accordo nel 2007,la partecipazione italiana è finora nulla, ma c’èda dire che anche l’iniziativa nel suo complessofatica a decollare.Il progetto INPRO è stato varato dall’ONU-IAEAnel 2000 e ha per oggetto la promozione dellosviluppo sostenibile dell’energia nucleare attraver-so l’adozione di una specifica metodologia divalutazione. Ad esso aderiscono attualmente 30paesi, tra i quali l’Italia.Quanto alla collaborazione bilaterale con StatiUniti e Francia, occorre dare un contenuto con-creto agli accordi quadro recentemente sotto-scritti dai governi. Un primo accordo attuativo,intervenuto il 22 luglio 2009 tra il CEA e l’ENEA,prevede la formazione di esperti di alto livello elo scambio di ricercatori, il supporto comune al-l’industria in materia di sicurezza e gestione deirifiuti radioattivi, lo sviluppo dei reattori di quar-ta generazione e lo sviluppo di posizioni comu-ni sull’orientamento dei programmi di ricercaeuropei.

La scelta nucleare

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