Presentazione standard di PowerPoint - Messina · «Non a caso, nel presentare il mistero della...
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RINNOVAMENTO, PERCHE’?
November 19, 2017 5
Bisogna aiutare i
presbiteri a inserirsi
come evangelizzatori in questo tempo,
attrezzati ad
affrontare le sfide e
attenti a promuovere
una pastorale di prossimità.
PER UNA PASTORALE
DI PROSSIMITA’
APPENDICE
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DISCORSO DI APERTURA di papa Francesco alla 69a Assemblea generale della CEI dove si sofferma a delineare
gli aspetti positivi
e le criticità
sulla figura del presbitero e costituisce una sorta di sintesi all’intero documento «Lievito di fraternità».
INTRODUZIONE
Il testo è stato curato
dalla Segreteria
generale della Cei, ed è
frutto di un lavoro
portato avanti a partire
dal 2014.
INTRODUZIONE
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Il tema del rinnovamento
del clero, in precedenza,
era stato riproposto con
forza dall’esortazione
apostolica post-sinodale
«Pastores dabo vobis» di
Giovanni Paolo II, dalla
«Ministrorum institutio»
di Benedetto XVI e…
INTRODUZIONE
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Il rinnovamento del clero è
stato Oggetto di studio
67a Assemblea generale
della CEI (Assisi, 10-13 novembre 2014)
69a Assemblea generale
della CEI (Roma, 16-19 maggio 2016)
Congregazione per il clero
(8 dicembre 2016 pubblica il
documento «Il dono della
vocazione presbiterale»
INTRODUZIONE Questo è stato il percorso di riflessione e di studio che ha portato alla pubblicazione del documento
«LIEVITO DI FRATERNITA’»
SCOPO: di offrire un’attenta analisi sul ruolo e la figura del presbitero nella vita della Chiesa considerandone le criticità e le positività, marcando la necessità di una formazione permanente.
• «Offrire alcune proposte qualificate lasciando INTRAVEDERE
• PERCORSI di COMUNIONE da realizzare»
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INTRODUZIONE
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LA FORMAZIONE PERMANENTE DEL CLERO
non corrisponde alla formazione e all’aggiornamento presente nei vari ambiti lavorativi e professionali in quanto essa rimanda a
UN MISTERO DI VOCAZIONE
CHE TRASCENDE L’UOMO
pertanto
non c’è una formazione pienamente conseguita in ambito clericale
poiché
«non basterà una vita intera per raggiungere l’integrale intellegibilità del nostro dono»
Per riflettere
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La vocazione esiste
solo a partire dal
sacramento
dell’Ordine sacro?
C’è vocazione a
partire dal
sacramento del
Battesimo?
C’è una
formazione mai
pienamente
conseguita anche
per i professionisti?
COSTRUTTORE DI COMUNITÀ
STRUMENTO DELLA TENEREZZA DI DIO
LA PROFEZIA DELLA FRATERNITÀ
L’AMICIZIA CON IL SIGNORE
NELLA LIBERTÀ DELLA SEQUELA
NON UN BUROCRATE O UN FUNZIONARIO
CON LA GIOIA DEL VANGELO
RITORNO ALLE RADICI
1. COSTRUTTORE DI COMUNITA’
«Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: E’ il Signore!»
Gv 21,7
COSTRUTTORE DI COMUNITA’
«È il Signore!» è una professione
di fede;
È la professione di fede che
conduce alla sequela;
La sequela il presbitero,
costruttore di comunità, la
incarna servendo i fratelli nella
comunità parrocchiale
attraverso
l’annuncio della Parola
la celebrazione dei sacramenti
COSTRUTTORE DI COMUNITA’
Nella Parrocchia e nella società di oggi vi
sono
Persone che credono
Persone che credono di credere
Persone che non credono
Persone di altre confessione religiose
Persone con altre fedi
COSTRUTTORE DI COMUNITA’
Il presbitero, costruttore di comunità,
Dona attenzione e ascolto
Si lascia interrogare dalle situazioni in cui vive la gente
ed è disponibile a portare insieme il peso delle loro
sofferenze
Accosta le persone con umiltà e gratuità
In una tale carica di umanità il presbitero, prima
ancora che come guida è coinvolto quale
membro del popolo di Dio.
COSTRUTTORE DI COMUNITA’
«Non a caso, nel presentare il mistero della Chiesa, il Concilio
Vaticano II muove da ciò che accomuna tutti i battezzati, per
passare solo in un secondo momento ad affrontare i diversi ruoli e
ministeri».
Questo tipo di approccio porta a percepire la chiesa come
comunità in cui tutti i credenti sono chiamati a dare il proprio
contributo, si parla di una
ECCLESIOLOGIA DI COMUNIONE
che a sua volta rimanda alla dimensione
MISSIONARIA della Chiesa
Pertanto tale
COSTRUTTORE DI COMUNITA’
CORRESPONSABILITA’
Pone il presbitero in dialogo con i vari organismi di
partecipazione primo fra tutti
Il consiglio pastorale parrocchiale
Le famiglie, soggetti attivi della vita ecclesiale
le aggregazioni laicali
Le comunità religiose presenti sul territorio
Ma anche con i responsabili e le comunità di altre
confessioni cristiane e di altre fedi, testimoniando uno spirito
ecumenico e interreligioso.
COSTRUTTORE DI COMUNITA’
Nella ricerca del
coinvolgimento di tutti,
il ministro ordinato si
rivela capace di
operare un
discernimento dei
diversi carismi e porta
ogni battezzato a
interrogarsi sul
contributo che può
assicurare.
COSTRUTTORE DI COMUNITA’
NON COSTRUTTORE SOLITARIO
MA…
…COSTRUTTORE CORRESPONSABILE
IN DIALOGO CON
DIO E GLI UOMINI
2. STRUMENTO DELLA TENEREZZA DI DIO
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2. STRUMENTO DELLA TENEREZZA DI DIO
«Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione»
Lc 10,33
STRUMENTO DELLA TENEREZZA DI DIO
Nella parabola del buon Samaritano il
sacerdote non fa bella figura, omettendo di
soccorrere il malcapitato.
Mentre è il samaritano, icona di Cristo,
segno e strumento della tenerezza di Dio.
Il sacerdote è chiamato ad essere
strumento della tenerezza di Dio,
dimostrando in ogni azione il suo legame
sponsale con la chiesa.
STRUMENTO DELLA TENEREZZA DI DIO
Il legame sponsale non richiama semplicemente un amore generico alla Chiesa, ma a quella Chiesa nella quale il sacerdote è stato mandato ad operare e per il cui servizio è stato ordinato.
Un servizio sciatto,
senza disponibilità,
né passione,
un impegno all’insegna del minimo dovuto
dimostrano atteggiamenti più da funzionario che da sposo premuroso
INVECE
STRUMENTO DELLA TENEREZZA DI DIO Il sacerdote, strumento della
tenerezza di Dio, fa proprio lo stile e le virtù del buon pastore che ha a cuore le vicende di ogni sua pecora, comprende se hanno bisogno di essere consolate o riprese, sostenute oppure spronate.
Così facendo i suoi abiti più che profumare d’incenso, odorano del gregge…
Il pastore porta addosso l’odore delle pecore
STRUMENTO DELLA TENEREZZA DI DIO
«La tenerezza del presbitero, ad immagine di
quella divina, unisce l’attitudine alla tenerezza
tipicamente più femminile, che porta la madre ad
accogliere il figlio e curarlo con dolcezza, a una
più maschile, con la quale il padre indirizza,
sostiene e rialza».
Giovanni Paolo I ebbe a dire (Angelus 10
settembre 1978)
«Dio è papà; più ancora è madre».
Ritorno del figliol prodigo di Rembrandt,
databile al 1668 e
conservato nel Museo
dell‘Ermitage di San
Pietroburgo
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Per riflettere
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Se ogni uomo è
stato creato ad
immagine e
somiglianza di
Dio…
Anche a un laico,
come un papà o
una mamma si
possono
riconoscere tali
qualità?
C’è del femminile
e del maschile in
tutti?
STRUMENTO DELLA TENEREZZA DI DIO
Forma particolare
del sacerdote,
strumento della
tenerezza di Dio, è il
ministero della riconciliazione,
dove egli
amministra la
tenerezza di Dio e
ne offre il perdono.
STRUMENTO DELLA TENEREZZA DI DIO
«Non dobbiamo avere
paura della bontà,
neanche della tenerezza.
La tenerezza «non è la virtù
del debole, anzi, al
contrario, denota fortezza
d'animo e capacità di
attenzione, di compassione,
di vera apertura all'altro,
capacità di amore».
(Messa di inizio pontificato)
3. LA PROFEZIA DELLA FRATERNITA’
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3. LA PROFEZIA DELLA FRATERNITA’
«Li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi»
Lc 10,1
LA PROFEZIA DELLA FRATERNITA’
La profezia della fraternità
è insita nell’ambito del
presbiterio.
L’ordinazione e la missione
rendono i sacerdoti «legati
da un’intima fraternità» LG
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È la grazia sacramentale
dell’Ordine che rende
confratelli e genera
fraternità nel presbiterio.
LA PROFEZIA DELLA FRATERNITA’
Una fraternità che è propedeutica a qualsiasi altra azione tipica del sacerdote.
Non si è presbiteri senza o a prescindere dal Vescovo e dai confratelli
poiché
Il ministero presbiterale è una realtà intimamente collegiale, per cui la fraternità è il fondamento che dà valore e significato; in quanto tale non può essere considerata semplicemente una dimensione accessoria ed occasionale.
Da ciò scaturisce che la solitudine più insidiosa del sacerdote equivale alla mancanza di comunione con i confratelli.
LA PROFEZIA DELLA FRATERNITA’
Il primo dono che i presbiteri
sono chiamati a offrire alla
comunità cristiana non è
una serie di iniziative o una
somma di funzioni, ma la
testimonianza di una
fraternità concretamente
vissuta, un servizio pastorale
che sia segno credibile di
una comunione non
soltanto operativa, ma
cordialmente fraterna.
LA PROFEZIA DELLA FRATERNITA’
La fraternità esige vigilanza specie per non
incorrere o rincorrere il carrierismo.
Il carrierismo porta non al servizio ma a servirsi
della Chiesa per la propria visibilità e la ricerca
dell’interesse personale.
Questo atteggiamento calpesta la fraternità,
perché vive i rapporti in maniera strumentale,
nella speranza più o meno segreta di essere
notati, apprezzati e «promossi».
LA PROFEZIA DELLA FRATERNITA’
Il segno profetico della
fraternità fiorisce
laddove si serve
l’uomo,
essenzialmente, per la
gioia di servire il
Signore.
LA PROFEZIA DELLA FRATERNITA’
Nel presbiterio determinante è la qualità
della relazione dei presbiteri con il Vescovo.
I preti e i diaconi sono il primo prossimo del
Vescovo in quanto il suo servizio passa
necessariamente attraverso la grazia della
comunione con loro.
Papa Francesco sottolinea come il Vescovo
debba assicurare loro vicinanza e
comprensione, in maniera tale che possano
sempre sentirsi a casa nel suo cuore di padre.
LA PROFEZIA DELLA FRATERNITA’
Per alimentare una tale comunione e il senso della fraternità nasce l’esigenza di momenti di incontro e di confronto tra i confratelli e con il Vescovo:
Riunioni a livello zonale o vicariale
Ma anche esercizi spirituali comunitari
nella pratica della lectio divina per fondare il proprio operare alla luce della Parola
Incontro e confronto con i laici per individuare forme di collaborazione pastorale assicurando alla Chiesa un volto sinodale e missionario.
LA PROFEZIA DELLA FRATERNITA’
Charles de Foucauld
Fratello universale
Francesco di Assisi
Fraternità globale
L’AMICIZIA CON IL SIGNORE
La storia di ogni sacerdote ha inizio con una storia d’amore e di amicizia con il Signore.
Solo il rapporto d’amicizia e intimità con Lui, volto autentico dell’uomo, abilita a servire i fratelli con la disponibilità della propria vita.
Non esiste un pascere il gregge che non sia sostanziato dall’incontro con Gesù e dal rimanere in LUI fino a vedere persone, cose ed eventi con i SUOI occhi e il SUO cuore.
Così facendo il presbitero diviene strumento che dischiude la possibilità di sperimentare la presenza salvifica del Risorto, divenendo specchio dell’amore di Cristo.
L’AMICIZIA CON IL SIGNORE
Fondamentale nella vita di un presbitero sono:
la dimensione contemplativa;
la frequentazione puntuale della Parola di Dio;
il dialogo con il Signore;
la celebrazione eucaristica che costituisce
il momento di massima comunione con il Signore
e nello stesso tempo il momento cardine della
formazione spirituale della comunità a lui affidata,
divenendo un confortante incontro con la Parola e una
fonte costante di rinnovamento e di crescita.
L’AMICIZIA CON IL SIGNORE
Ponendo la Messa al centro del suo
ministero, il presbitero educa ad una
partecipazione attiva;
Ricorda che dall’Eucarestia scaturisce
la missione, che impegna ogni
battezzato a rendere testimonianza in
ogni ambiente sociale;
Inoltre l’Eucarestia, dilatata
nell’adorazione e nella liturgia delle ore,
diventa la sorgente primaria della gioia
del prete e della sua comunità.
L’AMICIZIA CON IL SIGNORE
In questa tensione alla santità si
giocano la sua identità e la stessa
efficacia della sua pastorale.
La cura della vita interiore rimane la
prima attività pastorale.
Senza un sano equilibro di preghiera
e ministero si rimane esposti al
rischio di rovinose cadute.
5. NELLA LIBERTA’ DELLA SEQUELA
«Quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi»
Gv 21,18
5. NELLA LIBERTA’ DELLA SEQUELA Il tendere le mani indica:
• Il legame che unisce
all’altro;
• L’immagine
dell’orante, di colui
che rimane alla
presenza di Dio,
coinvolto nella
comunione della sua
stessa vita divina.
La sequela scaturisce
da questa intima
relazione con il
Signore…
5. NELLA LIBERTA’ DELLA SEQUELA
L’identità del presbitero diocesano si esprime nelle categorie religiose di obbedienza, castità e povertà.
Anche se a differenza dei religiosi queste assumono, per il presbitero, un diverso spessore:
Obbedienza al Vescovo
Scelta celibataria
Stile di vita all’insegna della sobrietà
5. NELLA LIBERTA’ DELLA SEQUELA
OBBEDIENZA al Vescovo
non è subordinazione né atteggiamento formale, non si esaurisce nemmeno nella sottomissione alla volontà del Vescovo,
ma è un’esigenza comunitaria e si concretizza nei gesti quotidiani di concorde collaborazione.
Essa è insidiata dall’ambizione del potere o da tornaconti personali al punto che in tali circostanze il presbitero
PARADOSSALMENTE
trova la propria rivalsa sulle persone affidate alle sue cure pastorali.
5. NELLA LIBERTA’ DELLA SEQUELA Scelta celibataria
È segno eloquente di come Dio sia l’unico fine dell’uomo, trova la sua ragione nell’assoluto del Regno.
Fa del presbitero una persona che, conquistata da Cristo, interpreta la propria come una vita per Cristo.
Per vocazione il presbitero è un uomo di molte relazioni.
Il presbitero «nella misura in cui, come pastore, si rende disponibile all’ascolto e all’accompagnamento, è coinvolto in incontri che impegnano sentimenti e affetti».
5. NELLA LIBERTA’ DELLA SEQUELA
Stile di vita all’insegna della
sobrietà
«Se trascurata è motivo di
perdita di autorevolezza e
di scandalo»
Se praticata «rende guide
affidabili agli occhi del
popolo di Dio e
interlocutori credibili
anche per i lontani».
6. NON UN BUROCRATE O UN FUNZIONARIO
«Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire?»
Lc 10,40
NON UN BUROCRATE O UN
FUNZIONARIO
L’immagine evangelica di Marta, dedita ai servizi e agli affari domestici, e Maria appassionata all’ascolto e alla contemplazione del Signore, è adatta ad indicare l’importanza di far confluire armonicamente, entrambe le dimensioni, materiale e spirituale, nella variegata attività posta in essere dal sacerdote per non correre il rischio di rimanere intrappolati in percorsi esclusivi ed esaustivi.
NON UN BUROCRATE O UN
FUNZIONARIO
«Ci siamo ingolfati in
affari terreni, e altro è
ciò che abbiamo
assunto con l’ufficio
sacerdotale, altro ciò
che mostriamo con i
fatti»
(Gregorio Magno
intorno al VI secolo)
NON UN BUROCRATE O UN
FUNZIONARIO
È consigliabile al sacerdote
di porsi sempre meno
come gestore diretto delle
diverse attività legate
all’amministrazione dei
beni, nell’ottica di una
corresponsabilità con gli
organismi di
partecipazione.
NON UN BUROCRATE O UN
FUNZIONARIO
Consiglio per gli affari economici
Strumento previsto dal codice di
diritto canonico, quale luogo di
condivisione che assicuri una
corretta e proficua gestione.
Ai sacerdoti spetta la presidenza
mentre ai laici il saper consigliare
con competenza.
NON UN BUROCRATE O UN
FUNZIONARIO
Consiglio per gli affari economici
Anche se spesso tale organismo o
non esiste o non viene valorizzato
a dovere.
È il caso in cui i sacerdoti si
sentono i padroni della
parrocchia e stentano a servirla
secondo logiche di comunione e
di partecipazione che
coinvolgono pure le attività
amministrative.
NON UN BUROCRATE O UN
FUNZIONARIO
Consiglio per gli affari economici
Non è un bel segno quello di far conoscere solo le uscite e le spese di una parrocchia e mai le entrate e le donazioni ricevute.
La propensione a non rendere conto ad alcuno ha come conseguenza una progressiva perdita di fiducia.
NON UN BUROCRATE O UN
FUNZIONARIO
Invece…
Una gestione corretta e
onesta insieme ad una
comunicazione trasparente e
da tutti verificabile è indice di
una Chiesa credibile e
fondata sulla partecipazione
e sulla corresponsabilità.
NON UN BUROCRATE O UN
FUNZIONARIO
Buròcrate: funzionario, pubblico o privato, che esercita
le sue mansioni con formalismo eccessivo e gretto.
Farisei: famosi per il loro eccessivo formalismo
7. CON LA GIOIA DEL VANGELO
«Noi non intendiamo fare da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia»
2Cor 1,24
CON LA GIOIA DEL VANGELO
Lettera di Paolo 2 Corinti e
non versetto del Vangelo
Vangelo (etimologia)
«Buona/Bella notizia»
La nostra società
secolarizzata è bisognosa
dell’annuncio gioioso del
Vangelo
CON LA GIOIA DEL VANGELO
Il presbitero è colui che vive in tensione estatica.
Il presbitero della gioia non si preoccupa di conservare l’esistente o si illude che la formazione catechistica rivolta ai bambini assicuri un’educazione cristiana per la vita.
Egli non esita a spostare il baricentro ecclesiale al di fuori dei luoghi consueti di ritrovo.
Assume un nuovo stile di evangelizzazione che porta a bussare alla vita delle persone, a intercettare i bisogni profondi e le domande inespresse con la consapevolezza di operare insieme al Signore.
CON LA GIOIA DEL VANGELO
È meglio «una Chiesa
accidentata, ferita e
sporca per essere uscita
per le strade, piuttosto che
una Chiesa malata per la
chiusura e la comodità di
aggrapparsi alle proprie
sicurezze».
(Evangelii gaudium, 49)
CON LA GIOIA DEL VANGELO
L’affievolirsi della gioia va di pari passo all’affievolirsi della tensione missionaria facendo decadere
• nella mediocrità pastorale;
• nel calcolo del minimo sforzo;
• nel ruolo (o sottoruolo) di burocrate;
• nello stile impiegatizio, che trasforma il pastore in funzionario.
Privi di quella gioia e libertà interiore che profumano e qualificano il servizio presbiterale cresce un bisogno di gratificazione personale che soffoca la gratitudine per il dono ricevuto.
CON LA GIOIA DEL VANGELO Se la gioia non c’è, cosa c’è?
• Il rodersi della gelosia;
• L’accecamento indotto dall’invidia;
• L’ambizione che genera correnti,
settarismo;
• Il ripiegamento che va a cercare nelle
forme del passato le sicurezze perdute;
• La pretesa di quanti vorrebbero difendere
l’unità negando le diversità;
• L’attesa sterile di chi non esce dal proprio
recinto, ma rimane ai piedi del campanile;
• Atteggiamento padronale non paterno nei
confronti della parrocchia;
CON LA GIOIA DEL VANGELO
Quale pastorale senza la
gioia?
Una pastorale settoriale
e selettiva, che
privilegia le proprie
genialità e penalizza
altre necessità.
CON LA GIOIA DEL VANGELO
La comunità di cui il pastore è guida lo aiuta a
diventare sempre più quello a cui è chiamato: un
testimone del Risorto.
8. RITORNO ALLE RADICI
«I sacerdoti santi sono peccatori perdonati e strumenti di perdono. La loro esistenza parla la lingua della pazienza e della perseveranza; non sono rimasti turisti dello spirito, eternamente indecisi e insoddisfatti, perché sanno di essere nelle mani di Uno che non viene meno alle promesse e la cui Provvidenza fa sì che nulla possa mai separarli da tale appartenenza».
(Papa Francesco, Lettera all’Assemblea Generale Straordinaria della CEI, 8 novembre 2014)
RITORNO ALLE RADICI Tratta del cammino che accompagna
l’ammissione agli ordini sacri;
La formazione permanente non è un semplice
aggiornamento, ma un atteggiamento che
accompagna tutta la vita in quel discepolato che
configura a Cristo.
RITORNO ALLE RADICI Si parla di SEMINARIO
Si chiede che il seminario sia itinerario di vera iniziazione alla vita cristiana e non una semplice istruzione e abilitazione alla vita sacerdotale.
I criteri di discernimento devono poter verificare le attitudini alla fraternità presbiterale, all’obbedienza ecclesiale e alla vita apostolica.
Bisogna investire nella selezione e nella formazione di educatori preposti alla formazione dei seminaristi:
capaci di discernimento oculato ed esigente e
impegnati a tempo pieno a realizzare l’opera di accompagnamento;
senza paternalismi né permissivismi;
superando la tentazione di prendere senza alcun discernimento i giovani che si presentano. Poiché ciò è un male per la Chiesa!
RITORNO ALLE RADICI
PROPOSTE
Inserire nel percorso di
formazione un’esperienza
comunitaria di tipo caritativo
o missionario da svolgersi
fuori dal seminario;
Affidamento a presbiteri
maturi con cui il seminarista
possa condividere
un’esperienza di vita
fraterna e un graduale
inserimento nella pastorale.
RITORNO ALLE RADICI
Perché «Ritorno alle radici»?
Il titolo «Ritorno alle radici»
sembra richiamare la
raccomandazione che Paolo fa
a Timoteo:
«Non aver fretta di imporre le
mani ad alcuno, per non farti
complice dei peccati altrui».
(1Tim 5,22)
CONCLUSIONE Emerge la necessità
condivisa di assumere e avviare processi formativi, il cui fine rimane lo sviluppo di personalità mature, segnate dalla passione per il Signore e per il popolo di Dio.
Per una Chiesa innamorata del suo Signore, povera e dei poveri, misericordiosa e missionaria.
November 19, 2017 103
CONCLUSIONE
Per fare ciò è necessario che la formazione
permanente compia un salto di qualità, per
passare da esperienze occasionali a progetti
organici, strutturati per un cammino di
rinnovamento complessivo della vita sacerdotale;
Si tratta di dare qualità spirituale agli incontri
ordinari del clero;
E nello stesso tempo si richiede che il ministro
ordinato accetti consapevolmente di essere
soggetto attivo e responsabile della propria
formazione.
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APPENDICE
1. Che cosa, dunque, dà sapore alla vita del
presbitero?
2. Per chi impegna il servizio?
3. Qual è la ragione ultima del suo donarsi?
November 19, 2017 105
APPENDICE
1. Che cosa, dunque, dà sapore alla vita del
presbitero?
In un mondo in cui ciascuno si pensa come la misura
di tutto e non c’è più posto per il fratello la vita del
presbitero diventa eloquente perché diversa,
alternativa.
In una società individualista ed egoista egli costituisce
l’alternativa.
Si fa prossimo di ciascuno.
November 19, 2017 106
APPENDICE
2. Per chi impegna
il servizio?
Comunità
parrocchiale
Comunità
presbiterale
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RIFLESSIONE CONCLUSIVA
La categoria del «Regno» può essere la chiave di
lettura per una corretta idea di chiesa e di
un’immagine di presbitero effettiva e realistica.
In tale concezione la Chiesa non esiste per sé
stessa ma per realizzare il regno di Dio pertanto
nessun ministro ordinato (e non) può trovare posto
se non sia «ordinato» cioè indirizzato (mentalmente
e coscientemente) ai grandi valori del Regno:
regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia,
regno di giustizia, di amore e di pace.
November 19, 2017 109
RIFLESSIONE CONCLUSIVA
Il presbitero è nel mondo per il mondo, al servizio
del Regno di Dio,
come LIEVITO DI FRATERNITÀ
in una PASTORALE DI PROSSIMITÀ.
November 19, 2017 110