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Periodico dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna - http://assemblealegislativa.regione.emilia-romagna.it - settembre/ottobre 2009 12 dell’Emilia-Romagna Dossier: In prima linea contro l’infiltrazione mafiosa Attualità: Il “passaggio” della Valmarecchia Cultura: I riconoscimenti del Premio Manzi Dossier: In prima linea contro l’infiltrazione mafiosa Attualità: Il “passaggio” della Valmarecchia Cultura: I riconoscimenti del Premio Manzi POST TERREMOTO RICOSTRUZIONE TRA EFFICIENZA E SOLIDARIETÀ VIAGGIO IN ABRUZZO CON LA PROTEZIONE CIVILE POST TERREMOTO RICOSTRUZIONE TRA EFFICIENZA E SOLIDARIETÀ VIAGGIO IN ABRUZZO CON LA PROTEZIONE CIVILE

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2009

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dell’Emilia-Romagna

Dossier: In prima linea contro l’infiltrazione mafiosa

Attualità:Il “passaggio” della Valmarecchia

Cultura: I riconoscimenti del Premio Manzi

Dossier: In prima linea contro l’infiltrazione mafiosa

Attualità:Il “passaggio” della Valmarecchia

Cultura: I riconoscimenti del Premio Manzi

POSTTERREMOTORICOSTRUZIONE TRA EFFICIENZA E SOLIDARIETÀ VIAGGIO IN ABRUZZO CON LA PROTEZIONE CIVILE

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Periodico dell’Assemblea legislativa

dell’Emilia-Romagna

Direttore responsabile: Gerardo Bombonato

Segretaria di redazione:Roberta Sangiorgi

Redazione: Buriburi Comunicazione

tel. e fax 051-266165 e-mail: [email protected]

Progetto grafico e impaginazione: Sabrina Protano

Foto: Archivio fotografico Regione Emilia-Romagna;

Archivio Museo del Balsamico Tradizionale di Spilamberto;Consorzio dell’Aceto Balsamico di Modena

Médiathèque de la Commission européenne; Marco Falangi;

Meridiana Immagini; Roberto Serra-Iguana Press

Hanno collaborato a questo numero: Rita Costi, Monica Donini, Marco Falangi, Rudi Ghedini,

Roberto Morrione, Marco Musmeci, Marcello Pierdicchi, Roberta Sangiorgi, Claudio Santini

Stampa: Rubbettino Soveria Mannelli (CZ)

Per ricevere la rivista mandare una mail [email protected]

oppure telefonare alla segreteria di redazione 051-5275276

n.12 - anno 3 - settembre/ottobre 2009

Registrazione Tribunale di Bologna N. 7812 del 05/12/07

EDITORIALEImpegno comune nella lotta alla mafiadi Monica Donini 3

PRIMO PIANOVirus A H1N1: vaccino per 1.600.00 4

DOSSIER Osservatorio mafiaProtocollo d’intesa Assemblea-Libera Informazionedi Rita Costi 8Seminiamo tra i giovani la pianta della legalitàdi Roberto Morrione 12Scuole e alloggi dai beni confiscati 15

ATTUALITÀIl passaggio della Valmarecchia 16Open Space, diritti crescono 20Nasce il Consiglio delle Autonomie Localidi Rudi Ghedini 23

REPORTAGE FOTOGRAFICOViaggio in Abruzzo con la Protezione Civiledi Marco Falangi 26“Il nostro cuore a Villa” 283.000 volontari, 2.000 pasti al giorno 33Il sindaco: rapporto di amicizia e fratellanza 39Una centrale del 118 a L’Aquila 41Dieci anni da Kukes 44“Protezione Civile, un grande esempio” 46

ECONOMIAAceto balsamico, oro nero 48“Regole certe e un severo piano di controlli”di Marcello Pierdicchi 50

CULTURACelebrando l’Unità d’Italia 53Premio Manzi: vincitori e riconoscimenti 56Oriani, giornalista intransigentedi Claudio Santini 58L’Anonima Castellidi Marco Musmeci 61

NOTIZIE FLASH 64

dell’Emilia-Romagna

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EDITORIALE

“La lotta alla mafia non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coin-volgere l’intero palazzo. All’opera del muratore deve affiancarsi quella dell’ingegne-re. Se pulisci una stanza non puoi ignorare che altre stanze possono essere sporche, chemagari l’ascensore non funziona, che non ci sono le scale... Io vado a Roma per con-tribuire a costruire il palazzo”.

Giovanni Falcone

Spesso quando si parla di mafia, di malavita organizzata, di criminalità estrema si pen-sa ad un profondo Sud, molto simile a film noti visti alla tv e talvolta, immaginan-doci sparatorie e regolamenti di conti, ci figuriamo scenari più simili alle atmosfere

di Sergio Leone che alla realtà dei fatti. Libri che, come Gomorra, ci raccontano di mon-di paralleli dove la legge non ha spazio né voce, dove solo i singoli possono rivoltarsi o soc-combere ad un’esistenza corrotta e devastante, libri che ci parlano di un realtà difficile edoccupano lo spazio migliore dei nostri scaffali, delle nostre librerie, delle nostre biblioteche.Poi un sospiro, un “peccato” e la nostra vita va avanti nell’ottusa convinzione di star par-lando di cose lontane, di cose altre da noi, più o meno alla stregua della fame nel mondoe della guerra in Medio Oriente. Ahimè, già da diversi anni non è così. Sempre più spes-so, le Procure della Repubblica dei nostri territori ci parlano di forti infiltrazioni della cri-minalità organizzata nelle nostre città. Sempre più di frequente i giornali locali riporta-no notizie gravi e choccanti, non da ultima l’informazione dell’arresto di 42 affiliati al clandei casalesi in provincia di Modena, notizia che a mio parere costituisce quella giusta do-se di reale che impone a tutti una riflessione.

Una riflessione che come Assemblea legislativa abbiamo deciso di condividere, oltre checon le forze dell’ordine, la magistratura, le associazioni locali e i singoli cittadini impegna-ti nella promozione della cultura della legalità e dell’impegno civile, con la Fondazione Li-bera Informazione-Osservatorio Nazionale sull’informazione per la legalità contro le ma-fie, firmando uno specifico Protocollo d’intesa. Siamo infatti convinti che, per contrasta-re il fenomeno malavitoso e le sue infiltrazioni nel sociale e nella nostra economia, sia op-portuna un’opera di sensibilizzazione sociale che si può realizzare grazie ad un impegnocomune tra le istituzioni, in particolare quelle più vicino al territorio, e la società civile piùresponsabile e attiva sul terreno dell’informazione per la legalità e contro le mafie.

Siamo convinti che oggi più che di attacchi, prese di distanza o semplice rimozione de-gli eroi antimafia dai nostri luoghi, dalle nostre conversazione quotidiane, dai nostri dia-loghi, abbiamo bisogno di una lotta comune e condivisa dall’intera comunità nel nomedella legalità, dei diritti per tutti, della giustizia sociale. Per dirla con le parole di Paolo Bor-sellino: “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tuttia sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso mo-rale, dell’indifferenza, delle contiguità e quindi della complicità...”.

* Presidente Assemblea legislativa Emilia-Romagna

Sensibilizzazione e impegnocomune nella lotta alla mafia

di Monica Donini*

�M 27 ottobre - 8 novembreNuova Scena – Arena del SoleTeatro Stabile di Bologna

La signora Margheritadi Roberto Athayderegia Emiliano Bulgariacon Marina Pitta

�G 4 - 8 novembreCompagnia del Teatro Carcano di Milano

L’attoreriduzione di Tullio Keziche Alessandra Levantesidal romanzo di Mario Soldatiuno spettacolo di Giulio Bosetticon Giulio Bosetti, Antonio Salinese la partecipazione di Marina Bonfigli

�I 5 e 6 novembreWard/Ward Ann Van den Broek

Co(te)lettecoreografia Ann Van den Broekdanzatrici Cecilia Moisio, Theodossia Stathi, Judit Ruiz Onandimusica Arne Van Dongenspettacolo presentato in collaborazione con Gender Bender Festival

�G 12 - 15 novembreTeatro Stabile di Firenze

Michelinacommedia musicale di Edoardo Erbamusica Federico Odlingregia Alessandro Benvenuticon Maria Amelia Monti, Giampiero Ingrassia

�G 18 novembreCompagnia Balletto Classico

Liliana Cosi – Marinel Stefanescu

I Grandi Pas de Deuxspettacolo di balletto in due particoreografie Marinel Stefanescu, Gabriel Popescu, classica russa

�M 18 - 29 novembreNuova Scena - Arena del Sole

Teatro Stabile di Bologna

Le regole del saper vivere nella società modernadi Jean-Luc Lagarcetraduzione Luigi Gozziregia Marinella Manicardicon Alessandra Frabetti

�G 22 novembreTeatro delle Briciole

Solares Fondazione delle Arti

Teatro Gioco Vita

Teatro Stabile di Innovazione

ScroogeBALLATA PER ATTORI E OMBRE

da Canto di Natale di Charles Dickensmusiche e canzoni Alessandro Niditesti Bruno Storiregia e scene Fabrizio Montecchi

�G 24 - 29 novembreTeatro Stabile di Catania

Il birraio di Prestondal romanzo di Andrea Camilleririduzione e adattamento teatrale Andrea Camilleri, Giuseppe Dipasqualeregia Giuseppe Dipasqualecon Pino Micol, Giulio Brogi, Mariella Lo Giudice, Gian Paolo Poddighe

�G 3 - 6 dicembreProduzioni Teatrali Paolo Poli

Sillabaridue tempi di Paolo Polida Goffredo Parisecon Paolo Polie con Luca Altavilla, Alfonso De Filippis, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalcoregia Paolo Poli

�I 3 e 4 dicembreProgetto U.R.T.Compagnia Jurij Ferrini

Lo zoo di vetrodi Tennessee Williamstraduzione Gerardo Guerrieriideazione scenica e regia Jurij Ferrinicon Jurij Ferrini, Alessandra Frabettirappresentato per gentile concessione della University of the South, Sewanee, Tennessee

�G 8 - 13 dicembreTeatro di Roma

Cyrano de Bergeracdi Edmond Rostandregia Daniele Abbadocon Massimo Popolizio

�M 9 - 20 dicembreNuova Scena - Arena del SoleTeatro Stabile di Bologna

PaesaggioL’amantedue atti unici di Harold Pinterregia Marinella Manicardicon Marinella Manicardi, Maurizio Cardillo, Cristiano Falaschi

�G 29 dicembre -17 gennaioNuova Scena - Arena del SoleTeatro Stabile di Bologna

Arena Horror Comic Showuno spettacolo di Francesco Freyrie e Daniele Salacon Vito, Malandrino & Veronica, Luciano Manzalini, Caterina Soldati e i Ridillo

giovedì 31 dicembre Grande Soirée di San Silvestro

Info 051.2910.910www.arenadelsole.it

MINISTERO PER I BENIE LE ATTIVITÀ CULTURALIDIPARTIMENTO DELLO SPETTACOLO

REGIONE EMILIA-ROMAGNAASSESSORATO ALLA CULTURA

COMUNE DI BOLOGNACULTURA E RAPPORTICON L’UNIVERSITÀ

CALENDARIO SPETTACOLI NOVEMBRE - DICEMBRE 2009�GG Sala Grande �II Sala InterAction �M Teatro delle Moline

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molto leggero, ancora più blando dell’influenza sta-gionale; nella maggior parte dei casi con una feb-bre modesta che si risolve nel giro di pochi giorni. In Emilia-Romagna, secondo i dati forniti dall’as-sessorato, saranno un milione e 600mila i cittadi-ni che si potranno sottoporre alla vaccinazione che,va ricordato, non è obbligatoria. È stato quindi ri-badito con forza come si tratti di una forma in-fluenzale dal decorso benigno, per il cui trattamen-to va privilegiata l’assistenza a domicilio. In casodi sintomi va infatti prioritariamente contattato ilmedico o il pediatra di famiglia e non occorre an-dare al Pronto Soccorso.Il piano di vaccinazioni è previsto in due fasi: la pri-ma è iniziata a metà ottobre (distribuite oltre32.000 dosi di vaccino sulle 610.000 previstecomplessivamente), la seconda a fine anno-primimesi 2010. Nella prima fase è stato coinvolto il per-sonale socio-sanitario (in Emilia-Romagna circa110mila operatori); quindi quello dei servizi essen-ziali (vigili del fuoco, operatori dei servizi pubbli-ci, personale delle scuole, donatori di sangue e co-sì via); a seguire le persone di età compresa tra i 2e i 65 anni “a rischio sanitario”, cioè con malattiecroniche e disturbi del sistema immunitario. Nella seconda fase della campagna, la proposta divaccinazione dovrebbe interessare tutte le personedi età compresa tra i 2 e i 27 anni. Alla fine del pro-gramma dovrebbe appunto risultare vaccinato il40% della popolazione italiana; in Emilia-Ro-magna circa 1.600.000 persone.Quest’anno, dunque, il Servizio sanitario regiona-le sarà impegnato in due campagne di vaccinazio-ne antinfluenzale: la consueta vaccinazione control’influenza stagionale e quella contro il virus AH1N1.Fin dalla prima metà di agosto, la Regione hapredisposto e diffuso in tutte le sedi dei servizi del-le Aziende sanitarie materiale informativo (de-pliant e locandine) sull’influenza A H1N1 con in-dicazioni sulle precauzioni da adottare per proteg-gersi e contrastare la diffusione del virus e suicomportamenti da adottare in caso di sintomi. So-

Categorie a rischio, tempi, modalità e costidel piano di vaccinazione, coinvolgimen-to dei medici di famiglia, chiarimenti sul

vaccino testato, indicazioni da fornire ai cittadini:tutte le principali questioni di attualità sono sta-te oggetto della discussione in Commissione. I di-rigenti della sanità regionale hanno sottolineato co-me la pandemia, escluse le complicazioni gravi, a-vrà un decorso come una qualsiasi influenza. An-zi, normalmente si presenta un quadro clinico

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PRIMO PIANO

1.600.0001.600.000

La campagna di vaccinazione contro il virus A H1N1 e le misure - entratenel vivo in questi giorni - adottate dal Servizio sanitario regionale peraffrontare il picco di diffusione sono state oggetto di un’ampia informati-va, a cura della Regione, nonché di discussione da parte della competenteCommissione assembleare “Politiche per la salute e politiche sociali”, pre-sieduta da Roberto Piva

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VACCINO PERVACCINO PERIL “PIANO” DELL’EMILIA-ROMAGNA CONTRO IL VIRUS A H1N1 IN DUE FASIUNA NORMALE INFLUENZA, MA CON GRANDI CAPACITÀ DI DIFFUSIONE

UN NUMERO VERDE PER LE INFORMAZIONI E INIZIATIVE NELLE SCUOLEIL CONSIGLIO È DI RIVOLGERSI AL MEDICO DI FAMIGLIA O AL PEDIATRA

IL “PIANO” DELL’EMILIA-ROMAGNA CONTRO IL VIRUS A H1N1 IN DUE FASIUNA NORMALE INFLUENZA, MA CON GRANDI CAPACITÀ DI DIFFUSIONE

UN NUMERO VERDE PER LE INFORMAZIONI E INIZIATIVE NELLE SCUOLEIL CONSIGLIO È DI RIVOLGERSI AL MEDICO DI FAMIGLIA O AL PEDIATRA

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PRIMO PIANO

no state quindi predisposte, insieme all’assessora-to regionale alla Scuola e alle autorità scolastiche,iniziative di sensibilizzazione attraverso video e ma-teriali informativi, ma anche un supporto allaprevenzione con fazzolettini, asciugamani usa e get-ta, contenitori di carta.A sostegno di questa campagna di informazione eper dare un contributo concreto a buone pratichedi prevenzione (oltre a uno stimolo per conti-nuare a praticarle), la Regione ha messo a dispo-sizione di nidi d’infanzia, scuole materne, scuoleprimarie, scuole secondarie di primo grado, fazzo-lettini di carta (1 milione di pacchetti da 5 fazzo-lettini ciascuno, un quantitativo che consente dioffrire 2-3 pacchetti ogni bambino), asciugamanidi carta (circa quattrocento per ogni classe), con-tenitori di carta per la distribuzione di fazzoletti-ni e asciugamani (20mila, 1 ogni classe) e cestini,sempre di carta, per gettare fazzolettini e asciuga-mani dopo l’uso (20mila, 1 ogni classe). L’inizia-tiva ha interessato complessivamente poco menodi 5000 istituti scolastici per circa 20.000 classi:oltre 900 nidi d’infanzia, circa 2000 scuole mater-ne, più di 1000 scuole primarie, oltre 400 scuolesecondarie di primo grado, oltre 350 scuole secon-darie di secondo grado. I bambini e ragazzi nellafascia di età 0-18 anni coinvolti sono stati oltre700.000.Il sistema di sorveglianza sull’influenza A H1N1in Emilia-Romagna è stato quindi allargato ancheal mondo scolastico prevedendo un monitoraggiodelle assenze. Le scuole rappresentano infatti un im-

portante punto di osservazione in quanto i bam-bini risultano più colpiti degli adulti e degli anzia-ni da questa influenza, ma anche perché nellescuole, come avviene in tutti gli ambienti colletti-vi, sono favoriti i contatti e dunque sono moltipli-cate le possibilità di contagio. Il monitoraggiodelle assenze interessa scuole campione, chiamate“scuole sentinella”, che sono circa 200, da nidi fi-no alle superiori, distribuite in tutte le province del-la regione. La rilevazione viene effettuata tutte lesettimane e riguarda le assenze di un giorno stabi-lito. Questi dati saranno inviati dalle Aziende U-sl alla Regione e, insieme al sistema di sorveglian-za delle sindromi simil-influenzali (rilevate e segna-late ogni settimana alla Regione e all’Istituto su-periore di sanità dai “medici sentinella”: pediatrie medici di famiglia che si sono dichiarati dispo-nibili a svolgere questo compito), alla sorveglian-za tempestiva dei casi gravi sospetti di influenza ri-coverati e al monitoraggio degli accessi al ProntoSoccorso e relativi ricoveri per influenza o sindro-mi correlate, permettono di avere un quadro co-stantemente aggiornato dell’andamento della epi-demia da A H1N1 in regione.Il numero verde gratuito del Servizio sanitario

regionale 800 033 033 (attivo tutti i giorni feria-li dalle ore 8,30 alle ore 17,30 e il sabato dalle o-re 8,30 alle ore 13,30), è a disposizione dei citta-dini per fornire informazioni e, se necessario, puòmettere in contatto chi chiama, senza alcun costo,con i Dipartimenti di sanità pubblica delle A-ziende Usl.Il virus A H1N1, dunque, rimarcano alla sanità re-gionale, va considerato alla stregua di una norma-le influenza stagionale, non più pesante di altre, dacui si guarisce senza gravi conseguenze, tranne ca-si eccezionali (l’uno per mille). Un’influenza cheha solo numeri più elevati a livello di possibile dif-fusione: lo “scenario peggiore” che si può verifica-re è di oltre un milione di ammalati in Emilia-Ro-magna, il 25% della popolazione. Infatti, purtrattandosi di una forma influenzale dal decorsorapido e benigno, ha però una grande capacità didiffusione: per questo l’Emilia-Romagna si è pre-disposta ad affrontare quello che, nei mesi inver-nali, potrebbe essere il picco pandemico. Come detto, in generale, è da privilegiare l’assisten-za a domicilio. In caso di sintomi è bene rivolger-si telefonicamente al proprio medico o pediatra difamiglia: sarà lui a valutare se è sufficiente una con-

sulenza telefonica, se occorre un accesso all’ambu-latorio, una visita domiciliare, se è opportuno unricovero o una consulenza specialistica. I dirigen-ti regionali della sanità evidenziano anche comenon sia necessario, anzi per certi versi controindi-cato, recarsi al Pronto Soccorso: non è necessariodal punto di vista assistenziale e provoca rischi didiffusione dell’infezione.La Regione, soprattutto nelle settimane di piccoepidemico, ha previsto l’attivazione di misurestraordinarie, come ad esempio l’ampliamento, fi-no a copertura giornaliera, della continuità assisten-ziale (guardia medica) con il coordinamento di me-dici e pediatri di famiglia e la predisposizione diambulatori pediatrici a libero accesso, per poten-ziare il sistema di assistenza territoriale. L’utilizzodi farmaci antivirali, secondo quanto previstonelle linee guida ministeriali, è riservato ai casi piùgravi a scopo terapeutico e, a scopo profilattico, al-le persone con gravi deficit immunitari. Il Servizio sanitario, così come prevede il Piano re-gionale pandemia, è comunque preparato a inter-venire e a far fronte alle necessità assistenziali e dicontrollo epidemiologico assicurando anche unaoperatività sulle 24 ore.

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Una serie di misure straordinarie previste dalla Regione.Va privilegiata l’assistenza al proprio domicilio

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Casalesi, Crotonesi, ndrangheta. Dai sog-giorni obbligati dei boss mafiosi fino alriciclaggio dei capitali nell’economia le-

gale del Centro e nord Italia: le cronache dei quo-tidiani locali documentano come anche l’Emilia-Romagna sia entrata nella “mappa geografica”delle attività delle associazioni criminali. Edilizia,lavoro nero, riciclaggio di rifiuti, gioco d’azzar-do i settori dove rischiano di annidarsi i germi del-la presenza malavitosa.Tutte notizie che nonsempre hanno sui giornali il giusto risalto. Di ma-

fia è invece bene parlarne, così come è bene inve-stire in educazione e informazione per combat-terla. Per questo è necessario innalzare la sogliadi sensibilizzazione sociale. Soprattutto in unmomento di crisi economica occorre tenere gli oc-chi ben aperti. Da questa consapevolezza è natoil protocollo d’intesa tra l’Assemblea legislativa el’Osservatorio nazionale sull’informazione perla legalità e contro le mafie Libera Informazionedi cui è presidente Roberto Morrione (presiden-te onorario Don Luigi Ciotti, della comunità

DOSSIE-R

OSSERVATORIOOSSERVATORIO

di Rita Costi

Abele), il cui obiettivo è di sollecitare la societàcivile nella lotta alle mafie e promuovere legalitàe giustizia. “Un impegno comune tra le istituzioni, in parti-colare quelle più vicine al territorio, e la società ci-vile più responsabile e attiva sul terreno dell’infor-mazione per la legalità e contro le mafie”, come silegge nel documento firmato dalla presidenteMonica Donini e da Roberto Morrione “per la rea-lizzazione di un piano di attività per l’educazionealla legalità, allo sviluppo della coscienza civile e

democratica e per il rigetto di tutte le mafie”.Nello specifico il Protocollo prevede tre azioni im-portanti: anzitutto, la formazione giornalistica ela costruzione sul territorio di una rete multime-diale d’informazione per la legalità, in collabora-zione con il sistema dell’informazione regionalee le sue rappresentanze, per la preparazione diprofessionisti consapevoli nei diversi settori;quindi la formazione nel circuito scolastico e u-niversitario, per educare cittadini in grado di e-sercitare un ruolo attivo e consapevole all’inter-

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LA PENETRAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI CRIMINALI IN REGIONEÈ ACCERTATA: DAI SOGGIORNI OBBLIGATI, AL RICICLAGGIO, AGLI AFFARI

UN IMPORTANTE PROTOCOLLO D’INTESA TRA L’ASSEMBLEA LEGISLATIVAE L’OSSERVATORIO PER LA LEGALITÀ DI “LIBERA INFORMAZIONE”

UNA SERIE DI AZIONI CONCRETE BASATE SULLA FORMAZIONE DIFFUSAINTERVENTI LEGISLATIVI, SOCIALI, MULTIMEDIALI E NELLE SCUOLE

MAFIAMAFIA

Reportage fotografico realizzato da Paolo Righi,

Meridiana Immagini, in collaborazione con alcune

Coop siciliane, maggio 2009

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no della società, partendo dal presupposto chepartecipazione, responsabilità e informazionesono concetti chiave per la vita democratica; in-fine l’informazione e sensibilizzazione, rivolta atutta la popolazione, da realizzare con convegnie seminari su informazione, mafie, legalità.Non è un mistero per nessuno che l’Emilia-Ro-magna, con i suoi alti livelli di sviluppo, di ini-ziative imprenditoriali-finanziarie e le nuoveconcentrazioni industriali in atto in molte cittàcostituisce, insieme ad altre regioni del Nord I-talia, una zona di penetrazione consolidata del-le mafie e di investimenti di provenienza illega-le in importanti settori produttivi e della distri-buzione.Già Roberto Saviano, autore di Gomorra, spie-gava bene i collegamenti con le nostre realtà in unrecente articolo: “L’Emilia-Romagna è sempre sta-ta territorio di investimento del clan dei Casale-si. Giuseppe Caterino, arrestato in Calabria dueanni fa, era un boss che a Modena aveva il suofeudo. In via Benedetto Marcello da sempre esi-ste una roccaforte casalese e poi a Reggio Emilia,Bologna, Sassuolo, Castelfranco Emilia, Monte-chiarugolo, Bastiglia, Carpi. Basta seguire il per-corso delle imprese edili e la sofferenza di moltiemigranti dell’agro aversano, vessati dai lorocompaesani dei clan. Persino le modalità milita-ri furono esportate nei territori di investimento.Si iniziò il 5 maggio del 1991, con un conflitto

tra paranze di fuoco dei casalesi a Modena. Il 14marzo del 2000 vi fu un agguato a CastelfrancoEmilia. E poi a Modena, il 10 maggio 2007, è sta-to gambizzato Giuseppe Pagano, titolare del-l’impresa edile Costruzioni Italia”.Per contrastare il fenomeno è necessaria, oltre al-l’impegno delle forze dell’ordine e della magistra-tura, un’opera di sensibilizzazione sociale, che sipuò realizzare grazie a un impegno comune tra leistituzioni - in particolare quelle più vicine al ter-ritorio - e la società civile più responsabile e at-tiva sul terreno dell’informazione per la legalitàe contro le mafie. In particolare l’Assemblea le-gislativa vuole puntare sull’informazione, perchériveste una funzione strategica per la salvaguar-dia delle libertà democratiche. Non è un caso che nonostante l’intensa cronacagiudiziaria che riguarda le attività delle organiz-zazioni criminali, la notizia più clamorosa sia sta-ta “bucata” dai principali quotidiani locali.Lo scorso 30 agosto la caserma dei Carabinieri diSant’Agata Bolognese è stata letteralmente pre-sa d’assalto per protestare contro l’arresto diGiorgio Simonetti, 22 anni, parente di un affilia-to al clan dei Casalesi. “Mentre Simonetti era incaserma - racconta la sola testimonianza di ungiornalista di Bologna - una trentina di persone,tra parenti e amici, hanno circondato la casermachiedendo che il giovane venisse liberato imme-diatamente”.

DOSSIE-ROSSERVATORIO MAFIA

Le attuali quinte colonne dei clan malavitosinon vogliono vivere nell’ombra come i loro pre-decessori. Basta citare la pesante minaccia, contanto di proiettile recapitato in una busta chiu-sa, al consigliere regionale Massimo Mezzetti(Sinistra Democratica) proprio nella sede as-sembleare.Ecco allora che grazie al protocollo d’intesa tra As-semblea e Libera Informazione verranno avvia-te una serie di azioni concrete: 1) la creazione di un portale web per dare spazio

alle voci locali (stampa, associazioni, realtàeditoriali minori); spingere i media naziona-li a dare priorità al tema mafie, segnalando lenotizie locali, proponendo inchieste e ap-profondimenti; diventare un riferimento perchi si occupa di mafie; creare una rete capilla-re tra media, realtà antimafia, istituzioni, so-cietà civile; costruire un archivio digitale del-

l’antimafia (con foto, video, prodotti TecheRai, audio, sentenze, documenti); fornire stru-menti giornalistici sulle mafie (rassegna stam-pa, newsletter, servizi, approfondimenti, repor-tage, inchieste, dossier, testimonianze, inter-viste, agenda degli appuntamenti, segnala-zioni di libri e video, segnalazioni di lavoroecc.);

2) il rilancio di iniziative legislative, sociali e as-sociative per contrastare le mafie anche sul pia-no culturale;

3) la nascita di un network radiofonico;4) la creazione di un archivio cartaceo e multime-

diale aperto e fruibile;5) l’avvio di iniziative di formazione per insegnan-

ti e studenti delle scuole e dei master di gior-nalismo, ma anche per i professionisti del set-tore, in collaborazione con le università e le or-ganizzazioni della stampa.

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Pochi fra i cittadini bolognesi o di Reggio E-milia, di Modena o di Parma, di Rimini o diPiacenza, sanno che dietro gli arresti e le o-

perazioni di polizia che periodicamente fanno ti-tolo nelle cronache cittadine, meritando a volte ve-loci servizi nei TG nazionali, c’è in realtà una po-tente rete di criminalità organizzata, che ha por-tato la camorra e la ‘ndrangheta nel cuore dell’e-conomia emiliana e romagnola. C’è spesso dimezzo un traffico di droga o di rifiuti tossici o diesseri umani, anelli della catena che vede le mafieal centro dei traffici illegali e della diffusione del-le tossicodipendenze in ogni regione d’Italia ed’Europa. Sempre più di frequente però emergo-no agganci con insospettabili imprenditori e societàlocali, chiave d’ingresso in realtà economiche cre-dibili e ritenute pulite, ma che nascondono inve-ce una sistematica copertura di reinvestimento deldenaro sporco. Nel rapporto di fine 2008 della Direzione Nazio-nale Antimafia si parla di cosche di Cutro pene-

trate a Reggio, Parma, Piacenza e Modena. I clancasalesi sono invece fortemente presenti nell’edi-lizia privata e pubblica e nei mercati immobilia-ri di quasi tutte le province, compresa Ferrara, in-sieme con attività nell’estorsione, nell’usura, nelcampo delle carni contraffatte, nelle cooperativedi servizio. Infine Cosa Nostra siciliana risulta ra-dicata in provincia di Modena, soprattutto negliappalti pubblici, quindi con una rete di compli-cità che coinvolge imprenditori, prestanome epubblici amministratori. La definizione com-plessiva parla di un “grave allarme” per la rami-ficazione della penetrazione e per la rete di con-nivenze che consente la mimetizzazione delle o-perazioni di riciclaggio.Una situazione ben conosciuta dai magistrati e da-gli investigatori, ma sostanzialmente ignorata dal-l’opinione pubblica, perché i riflettori accesi dal-l’informazione si spengono subito con la nuda cro-naca degli arresti, non scavano in profondità, noncollegano mai nomi e fatti che ricostruirebbero il

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DOSSIE-ROSSERVATORIO MAFIA

filo che porta ai clan e alle famiglie mafiose egemo-ni a Casal di Principe, a Reggio Calabria, nella pia-na di Gioia Tauro o a Palermo.In questo perdurante silenzio, in questa incapacitàdi collocare i fatti emergenti nel loro contesto, c’ècertamente un limite serio del sistema mediatico,che non è solo dei giornali e delle emittenti che o-perano nel territorio, ma che investe l’informazio-ne a livello nazionale e soprattutto le Reti e i Te-legiornali. Tranne le luci accese di tanto in tantoda trasmissioni come Blu Notte o Report, neipalinsesti televisivi, che formano l’ unica fonte diconoscenza della stragrande maggioranza dei cit-tadini, non ci sono spazi dedicati all’inchiesta sul-l’invasione mafiosa che nel Centro e nel Nord I-talia sta occupando ormai i territori più ricchi e svi-luppati, fra complicità imprenditoriali e a volte am-ministrative, inquinando l’economia e le stesse pro-spettive di sviluppo. Niente inviati dei TG nelleprovince emiliane o sulla costa romagnola, per ca-pire cosa sta accadendo realmente, come è avvenu-

to invece a larghe mani per i delitti eclatanti chedagli schermi televisivi hanno pervaso le case de-gli italiani, da Cogne a Garlasco, da Perugia aglistupri definiti “etnici”, peraltro trattati a corren-te alternata, con la sconcertante vicinanza di sca-denze elettorali…Ne deriva inevitabilmente nel-l’opinione pubblica un’indifferenza e quasi un fa-stidio per un problema non descritto e spiegato daimedia, quindi ignoto o percepito come seconda-rio rispetto alla microcriminalità, staccato da quel-la questione sicurezza della quale costituisce inve-ce la vera ossatura centrale. Quanti cittadinirispetto alle mafie pensano in buona fede e usanoespressioni quali “non ci riguarda, è cosa del Sud,tanto si ammazzano fra di loro…”.È soprattutto per scuotere e spezzare questa indif-ferenza, fatta di non conoscenza e disattenzione,oltreché della pervasività di tematiche, interessiconsumistici e modelli di costume imposti dallasempre incombente programmazione televisiva,che Libera Informazione ha raggiunto un accordo

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UN’INVASIONE CHE AVANZAUN’INVASIONE CHE AVANZASEMINIAMO FRA I GIOVANI LA PIANTA DELLA LEGALITÀ E DEI DIRITTI

di Roberto Morrione*

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Le cosche Cutresi a Reggio Emilia, Parma, Piacenza e Modena. Una diffusione che contempla pressoché tut-te le province della nostra regione dei clan Casalesi, Cosa Nostra radicata nel Modenese. Se i più recenti rap-porti della Direzione Antimafia rilanciano l’allarme anche in Emilia-Romagna, tuttavia l’impegno delle for-ze dell’ordine e investigative, l’allerta delle istituzioni, unito agli anticorpi del tessuto sociale, civile ed eco-nomico regionale, hanno consentito di infliggere duri colpi ai clan. Come testimoniano i dati, aggiornati al giugno 2009, sui beni confiscati. Catalogati in immobili in gestione,ovvero con procedure giudiziarie in corso e da assegnare; immobili destinati e consegnati, beni aziendali in ge-stione e aziende destinate, ovvero cui è già subentrata una nuova gestione.

Immobili in gestione. Uno nel Parmense (Langhirano); 1 nel Ferrarese (Comacchio); 13 nel Forlivese;5 a Cortemaggiore, nel Piacentino, 2 a Cattolica nel Riminese; 9 nel Bolognese, di cui 7 in città e duea Pianoro.Immobili destinati consegnati. Uno a Ravenna; 7 nel Bolognese, di cui 5 a Pianoro e 2 a Gaggio Mon-tano; 7 nel Ferrarese: 4 a Ferrara città, due ad Argenta e 1 a Comacchio; 12 nel Forlivese, di cui 2 a SanMauro Pascoli, 1 a Gatteo e 1 a Cesenatico; 6 nel Ravennate, di cui 1 a Cervia, 2 a Faenza, 3 a Raven-na città; 2 a Salsomaggiore, nel Parmense. Interessante è la destinazione d’uso in cui sono stati “tra-sformati”: sedi di associazioni, alloggi per indigenti, scuole, depositi, centri per attività sociali.Beni aziendali in gestione. 10, tutti a Bologna città.Aziende destinate. 7 nel Bolognese, di cui 3 in città e 4 a Pianoro; 1 a Modena; 2 a Ferrara; 2 a Catto-lica nel Riminese.

importante con la Presidenza dell’Assemblea legi-slativa dell’Emilia-Romagna. D’intesa con la Regione e con la stretta collabora-zione di Libera, presente attivamente in tutto il ter-ritorio, la realtà della penetrazione delle mafie e deirischi di un sotterraneo prevalere di interessi cri-minali camuffati, sarà denunciata con un pro-gramma di seminari, iniziative pubbliche, impe-gni nelle scuole e nelle università, dove Libera è giàmolto presente. Il progetto deve coinvolgere gior-nali ed emittenti locali, con particolare riferimen-to alla rete del web e dei siti attivi nelle diverse pro-vince per iniziative di associazioni, gruppi, giova-ni volontari. Importanti punti di riferimento nel-le iniziative saranno Radio Città del Capo, che hagià con Libera Radio un format dedicato alla lot-ta alle mafie e che è in grado di diventare su que-sto terreno un punto di aggregazione delle web ra-dio e di altre emittenti nella regione, e l’Ordine deiGiornalisti, attraverso il quale Libera Informazio-

ne intende raggiungere e collegarsi con le redazio-ni dei giornali e con i tanti cronisti impegnati suiterritori, a partire dai giornalisti della sede Rai, chenon può non avere un nuovo ruolo strategico perla natura stessa e la credibilità del Servizio Pubbli-co. La programmazione e le scadenze pubbliche diquesto percorso, che coinvolgerà attraverso l’As-semblea legislativa le amministrazioni provincia-li e comunali, sono in via di definizione, in mododa renderle operative già negli ultimi mesi dell’an-no per svilupparsi poi nel corso del 2010.Se è purtroppo vero che la palma, intesa simboli-camente, va a Nord, come scriveva Leonardo Scia-scia parlando per metafora della Sicilia, è urgen-te seminare nelle scuole, fra i giovani e nelle fami-glie le piante della legalità e dei diritti democrati-ci, perché il tempo stringe e l’invasione crimina-le è già molto avanzata.

*Presidente di Libera Informazione

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DAI BENI CONFISCATI SCUOLE, ALLOGGI SEDI E CENTRI PER LE ASSOCIAZIONI

DOSSIE-ROSSERVATORIO MAFIA

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ATTUALITÀ

OK DELL'ASSEMBLEA ALLA LEGGE PER REGOLARE LA “TRANSIZIONE”DEI SETTE COMUNI DALLE MARCHE ALLA PROVINCIA DI RIMINI

La transizione è avviata. Sette Comuni dell'Alta Valmarecchia stanno pas-sando dalle Marche all'Emilia-Romagna, nell'ambito della Provincia diRimini, dopo il referendum popolare del 2006 (84% di sì) e il “via libera”definitivo del Senato in estate. La Regione ha approvato una legge, dopoaver in precedenza anche incontrato in Commissione le amministrazionicoinvolte - Casteldelci, Maiolo, Novafeltria, Pennabilli, San Leo, Sant'AgataFeltria e Talamello - il Prefetto di Rimini e il Commissario di governo chesovraintende all'iter istituzionale

Nel “passaggio di regione” sono coinvolticirca 19mila cittadini - residenti in circa330 kmq - protagonisti, nella storia del-

la Repubblica, della prima modifica dei confini re-gionali attraverso l’iniziativa parlamentare. “Sitratta di mettere in campo un lavoro condiviso perassicurare la continuità dei procedimenti ammini-strativi e dei servizi ai cittadini”: è la filosofia del-la legge promossa dall’Emilia-Romagna, cui si af-

fiancheranno protocolli d’intesa da sottoporre e di-scutere con le Marche (pur contraria alla separa-zione) e le Province interessate, Pesaro-Urbino e Ri-mini, nonché con il Commissario di governo (ilprefetto Rosaria Cicala), per regolare la fase di tran-sizione e per garantire la massima collaborazioneistituzionale in una fase certamente delicata (c’è ilvincolo di un anno di tempo per adempiere atutti i passaggi formali). Garanzie e tutele, dunque, per i “nuovi residenti”in Emilia-Romagna che, secondo l’intendimentodella Regione, non dovranno soffrire di “vuoti” i-stituzionali, ma “avranno garantita continuità am-ministrativa a favore di tutti i cittadini, del tessutoeconomico-produttivo e degli enti locali”. La leg-ge prevede, anzitutto, l’adozione da parte dellaGiunta dell’Emilia-Romagna di atti ricognitivi de-gli interventi che la Regione deve realizzare per at-tuare compiutamente il processo di aggregazione. Le priorità sono chiare, almeno nei principali ri-ferimenti. Particolare attenzione sarà posta all’esi-genza di tutelare l’incolumità pubblica, la salute deicittadini e gli altri interessi primari, con l’obbiet-

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IL PASSAGGIO DELLA VALMARECCHIAIL PASSAGGIO DELLA VALMARECCHIA

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done le priorità. L’impegno forte e quotidiano del-la Regione, ha evidenziato l’assessore alla Pro-grammazione e sviluppo territoriale Gian CarloMuzzarelli, dev’essere quello di attuare un passag-gio ‘dolce’, per il quale, oggi, occorre davvero la col-laborazione di tutti. Importante sarà quindi tro-vare le condizioni per un accordo, per il quale si stagià lavorando, fra le Province di Rimini e Pesaroe tra la Regione Emilia-Romagna e la RegioneMarche, in particolare per quanto riguarda legrandi questioni come la gestione del territorio, lescelte urbanistiche, la sanità. L’intesa, ha detto l’as-sessore, dovrà definire con certezza cosa fare perquanto riguarda tutto ciò che precede il 15 agosto,e nel periodo successivo, fino al momento in cuisi entrerà a regime.Marcello Fattori, portavoce dei sindaci dei setteComuni, dal canto suo, in Commissione aveva sot-tolineato come “la Regione ha lavorato splendida-mente con questa legge”. Fattori aveva poi elenca-to le indicazioni avanzate dai sette Comuni, alcu-ne delle quali, ha detto, sono già state prese in con-siderazione. Queste alcune delle richieste: i Pianiregolatori già adottati dai Comuni prima del 15 a-gosto dovrebbero concludere il loro iter sulla ba-se della normativa di riferimento della RegioneMarche; tutti gli atti autorizzativi e abilitativi as-sunti dalla Regione Marche dovrebbero avere va-lidità fino alla loro naturale scadenza; valutare sesia possibile applicare le regole del Piano Casa al-le norme della Regione Emilia-Romagna o utiliz-zare il Piano Casa della Regione Marche anche seapprovato dopo il 15 agosto 2009. Fattori ha inol-tre posto la questione del parco eolico di Castel-delci: “un parco di grandi dimensioni, importan-te per l’economia della nostra vallata, per il quale

sono stati fatti tutti gli studi necessari secondo lanormativa marchigiana e che ha ricevuto già il pa-rere positivo”.Ricordiamo che l’ok definitivo al passaggio dellaValmarecchia all’Emilia-Romagna da parte delSenato è avvenuto il 29 luglio scorso, sancendo co-sì come legge dello Stato la modifica dei confini peri 7 Comuni interessati. Ora si prevede che il pas-saggio di consegne formale, d’intesa con le Provin-ce, dovrebbe completarsi entro un anno di tempo.Tutto cominciò quasi cinque anni fa, nell’estate2005, quando i sindaci dell’Alta Valmarecchiaproposero il referendum popolare per il ricongiun-gimento con il territorio della Bassa Valmarecchia,in Emilia-Romagna. Il 18 dicembre 2006, l’84%degli abitanti decise, con il referendum, di lascia-re le Marche per la Romagna. Da lì è iniziato uniter che ha visto prima il parere non vincolante del-le due Regioni (favorevole l’Emilia-Romagna,contraria le Marche) e poi la discussione del decre-to alla Camera, il 6 maggio scorso (i parlamenta-ri hanno dato l’ok con voto unanime). La commis-sione Affari costituzionali a fine luglio ha avuto ilvia libera del Governo per l’approvazione che è poivenuta all’unanimità anche al Senato.

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tivo di garantire parità di accesso alle prestazioniper la “nuova popolazione” della Valmarecchia. So-no indicati anche i principi a cui la successiva le-gislazione regionale dovrà attenersi per regolare ladisciplina degli atti autorizzativi ed abilitativi, de-gli strumenti di programmazione e pianificazione,dei regolamenti e altri atti normativi comunali. I-noltre sono previste misure per garantire la conti-nuità nella erogazione dei servizi pubblici o di in-teresse pubblico e procedure per l’adeguamentodell’assetto istituzionale della Comunità montana. E’ quindi contemplata anche la realizzazione di u-na struttura organizzativa interistituzionale con ilcompito di coordinare l’attività necessaria a garan-tire la piena realizzazione della procedura di aggre-gazione, nel rispetto delle competenze di ciascunlivello istituzionale e con il compito di informareed assistere cittadini, enti ed imprese nella fase tran-sitoria.La seconda parte del testo di legge contiene, nel-lo specifico, le disposizioni di carattere settorialeconcernenti il governo del territorio, le modalità

di esercizio di attività autorizzate, le misure rico-gnitive di beni mobili, immobili e di personale, lefunzioni comunali in materia sismica, l’eserciziodell’attività venatoria per la stagione 2009-2010,nonché l’intesa per l’integrazione delle politicheterritoriali della Provincia di Rimini. Tali disposi-zioni puntano a disciplinare le questioni che a og-gi risultano più urgenti e improcrastinabili, fermorestando che a esse seguiranno, una volta effettua-ta l’attività di ricognizione, tutte le ulteriori misu-re necessarie a dare piena e completa attuazione alprocesso di aggregazione.La legge è stata approvata nella seduta del 27 ot-tobre scorso dopo essere stata licenziata all’unani-mità dalla Commissione Bilancio Affari generalied istituzionali. Da parte di tutti i consiglieri è sta-ta indicata, a più riprese, la necessità di attuare u-na rigorosa e ampia ricognizione degli effetti pro-dotti dal passaggio dei Comuni dell’Alta Valma-recchia alla Regione Emilia-Romagna, e di indivi-duare gli interventi da realizzare per attuare com-piutamente il processo di aggregazione, graduan-

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ATTUALITÀ

SUPERFICIE E DENSITÀ DI POPOLAZIONECOMUNI SUPERFICIE DENSITÀ DI POPOLAZIONE

(KMQ) (ABITANTI PER KMQ)CASTELDELCI 49,21 9,86MAIOLO 24,40 33,81NOVAFELTRIA 41,78 173,72PENNABILLI 69,66 44,85SAN LEO 53,32 56,26SANT’AGATA FELTRIA 79,30 29,61TALAMELLO 10,53 108,17TOTALE ALTA VALMARECCHIA 328,20 55,39EMILIA-ROMAGNA 22.117,34 193,33Dati fonte Istat

COMUNITÀ MONTANA ALTA VALMARECCHIA. POPOLAZIONE PER COMUNECOMUNI POPOLAZIONE POPOLAZIONE

RESIDENTE LEGALE 2001 RESIDENTE 1/1/2009CASTELDELCI 511 476MAIOLO 809 841NOVAFELTRIA 6.724 7.312PENNABILLI 3.139 3.098SAN LEO 2.720 3.041SANT’AGATA FELTRIA 2.361 2.316TALAMELLO 1.093 1.117TOTALE 17.357 18.201Dati fonte Istat

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La sala polivalente dell’Assemblea, normal-mente utilizzata per attività istituzionali,seminari e convegni, piena di cartelloni, le

sedie disposte a cerchio. Un gong scandisce i diver-si momenti della giornata. E ad accogliere i parte-cipanti uno striscione, rigorosamente scritto amano che in realtà rivolge loro una prima, provo-catoria domanda: “Diritti crescono? Cercasi pro-poste per una nuova educazione alla cittadinanza”.Fin dall’inizio è chiaro che il 5 ottobre si è tratta-to di una giornata particolare. 130 cittadini tra do-centi, amministratori locali, tecnici, operatori delterzo settore, arrivano da tutta la regione e ancheda fuori, per prendere parte a questa prima espe-rienza di Open Space, che l’Assemblea legislativaha organizzato, in collaborazione con il Difenso-

re Civico e l’Ufficio Scolastico regionale, parlaredi educazione alla cittadinanza ma anche sperimen-tare un metodo che è anche un fare cittadinanza,un modo per “dare gambe alle idee”, nelle paroledi Gerardo de Luzemberger, conduttore e facilita-tore della giornata.Ad accogliere i partecipanti un coffee break perma-nente, che è stato un punto di ristoro, ma anchedi incontro e scambio, per l’intera giornata. Per-ché l’Open Space è innanzi tutto uno spazio di li-bertà, dove ciò che conta è la voglia dei partecipan-ti di confrontarsi in un dialogo alla pari, che que-sto avvenga in una sala riunioni o davanti a una taz-za di caffè.Il compito di salutare a nome della presidente e del-l’Assemblea è affidato al vicepresidente Paolo

ATTUALITÀ

DIRITTI CRESCONO? UN NUOVO MODO DI INCONTRARSIE DISCUTERE PER RINNOVARE L’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZADIRITTI CRESCONO? UN NUOVO MODO DI INCONTRARSIE DISCUTERE PER RINNOVARE L’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA

Zanca, il quale richiama alla necessità di realizza-re nella pratica quotidiana i diritti di cittadinan-za, elementi costitutivi della persona in quanto ta-le. A seguire, Marianella Sclavi, docente di Arte diAscoltare, Gestione creativa dei Conflitti e Etno-grafia urbana, introduce alcuni elementi essenzia-li dell’OST, un approccio partecipativo alla proget-tazione che “è già in sé un modo di educare alla cit-tadinanza”. Sclavi chiarisce l’obiettivo dell’OpenSpace: “Trasformare il dissenso in occasioni per in-ventare soluzioni migliori e congiunte” risalendodalle posizioni agli interessi, ovvero ricostruendole visioni del mondo dei partecipanti.Ma niente di più viene svelato. Spetta a Gerardode Luzenberger aprire ufficialmente.Il facilitatore spiega il programma della giornata,che si articolerà in 3 sessioni di lavoro, ma tiene aprecisare che in un OST non bisogna dare nullaper scontato. Non si sa mai quello che può succe-dere. E soprattutto bisogna essere pronti a la-

sciarsi sorprendere.Le regole sono semplici: quando è finita è finita.Quando incomincia è il momento giusto. Chiun-que venga è la persona giusta. Siate pronti ad es-sere stupiti. L’unica legge che vale è quella dei duepiedi, ciascuno è libero di spostarsi da un gruppoall’altro, senza sentirsi in dovere di restare se la di-scussione non lo interessa.L’OST serve anche a questo, a liberarsi da condi-zionamenti e aspettative, e vivere un’esperienza chevuole essere il più possibile spontanea.I veri protagonisti non sono i relatori, perché i re-latori non esistono. Le persone sedute in cerchiovengono invitate ad alzarsi, porsi al centro e pro-porre temi di discussione, che vengono affissi su u-na grande bacheca. Ciascun proponente dà appun-tamento a chiunque sia interessato a confrontar-si, ad un orario e in un luogo precisi. Il ghiaccio èpresto rotto e la bacheca si riempie in fretta di sol-lecitazioni, spunti di riflessione, progetti sui qua-

OPEN SPACEOPEN SPACE

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Con l’approvazione della legge, si potràprocedere alla nomina del Consiglio, co-stituito da 50 componenti: 28 “membri di

diritto” (presidenti delle Province, sindaci dei Co-muni capoluogo e dei Comuni con più di 50.000abitanti), e 22 “membri elettivi” (sindaci di Comu-ni con meno di 50.000 abitanti, di cui 11 appar-tenenti a Comuni montani, individuati ai sensi del-l’art. 1, comma 5, della L.R. 2/2004); questa ele-zione avverrà a scrutinio segreto all’interno diun’assemblea dei sindaci, che sarà presto convoca-ta dal presidente della Regione.Nella seduta del 6 ottobre scorso, il relatore delprovvedimento, Paolo Zanca (Ps) ha posto l’esigen-za di dare attuazione a un importante istitutoprevisto dallo Statuto della Regione, a sua volta

conseguente alla riforma costituzionale. Il CAL siconfigura come un organo incardinato nella pro-cedura legislativa, dunque in diretta relazione conl’Assemblea. La principale sede di confronto istituzionale tra Re-gione ed Autonomie locali è stata finora la Con-ferenza Regione-Autonomie Locali (CRAL), isti-tuita con L.R. 3/1999 e successive modifiche(L.R. 11/2001 e L.R. 6/2004). Nell’ambito dellafunzione di consultazione che la Costituzione as-segna al CAL, lo Statuto regionale ha previsto unorgano con ampio raggio di azione: oltre ad esse-re il tramite attraverso il quale si assicura agli En-ti Locali la partecipazione e il concorso alle sceltelegislative e alla loro attuazione, il CAL - con pa-reri e proposte - partecipa ai processi decisionali

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li confrontarsi e anche qualche provocazione. Sono gli stessi partecipanti a rior-ganizzare lo spazio, spostando sedie in un brulichio di emozioni: volti incurio-siti, altri un po’ spiazzati. C’è chi indugia indeciso davanti alla bacheca, chi èansioso di cominciare. E chi preferisce, per il momento, sedersi in disparte e leg-gere un libro. Anche questo è l’OST.La prima sessione vede al lavoro 10 gruppi, impegnati in discussioni che spa-ziano dalla storia alla cittadinanza europea, dalle proposte didattiche a quellecreative. Al centro di tutto i giovani cittadini.Verso le 12.30 la sala stampa allestita in Polivalente si anima dei primi report,i resoconti dei gruppi, che si fermano ai computer per iniziare a dar vita al do-cumento finale, il “testamento istantaneo” di questo OST e che solo alla finedella giornata sarà completo.Il pomeriggio riparte alle 14, si parla di progettazione del territorio, ma anchedi cittadinanza e Costituzione, educazione nell’epoca della complessità e di con-fronto generazionale.Terminata anche l’ultima sessione è De Luzemberger a riprendere in mano le re-dini dell’OST per la plenaria conclusiva: “Signore e signori ‘superstiti’ benvenu-ti a questo Open Space Technology”. In mezz’ora il microfono fa il giro comple-to del cerchio e si raccolgono le impressioni a caldo della giornata.Interessante, stimolante, divertente, curiosa, costruttiva, bellissima, valida: que-sti alcuni degli aggettivi usati dai partecipanti, che hanno vissuto l’OST come un’oc-casione di crescita personale, un’opportunità innovativa per conoscere nuove per-sone e trovarsi ad interagire e discutere con loro su temi di interesse comune, sen-za mai essersi incontrati prima.C’è chi si dispiace per non aver avuto il tempo di partecipare a più gruppi, altriaccusano la stanchezza di una giornata molto concentrata e a tratti rumorosa.Ma la metodologia dell’Open Space sembra aver conquistato tutti: “Nonpensavo di essere qui a quest’ora, se ci sono allora vuol dire che ha funziona-to”. E ancora: “È stata un’esperienza arricchente. La nostra proposta è di un O-pen Space cittadino”. “Proporrò anche alla mia Istituzione, il Consiglio regio-nale dell’Umbria, di fare un OST sul tema”.“Ero piena di aspettative e stranamente quando è così poi si viene delusi. In-vece non sono per niente delusa. Non abbiamo solo interagito, ma costruito.Le nostre proposte le faremo diventare concretezza. Piccolo rimpianto ancheper me non aver partecipato ad altri gruppi. Propongo per il prossimo anno unOST di due giorni”.In conclusione il Difensore Civico, Daniele Lugli, ribadisce l’importanza di tra-durre in concreto le idee raccolte nel corso di questa intensa giornata. Cominciaa circolare in tempo reale tra i 70 “superstiti” il report finale, frutto della raccol-ta di tutti i report appesi sul news wall al termine delle sessioni.“Vi abbiamo consegnato un libro istantaneo, spiega la professoressa MarianellaSclavi. Le idee lì sono solo in fase embrionale. Le riprenderemo in mano. Mi sem-bra che il clima sia buono e anche il giro di microfono dà l’idea che questo tipodi lavoro funziona meglio di una tradizionale conferenza”.L’OST si conclude quindi con un nuovo appuntamento, che si spera marcheràun nuovo inizio di co-progettazione e reciproco ascolto, come auspica Patrizia Co-mi, Responsabile del Servizio Comunicazione e Documentazione, nel ringrazia-re tutti coloro che hanno reso possibile questa giornata di pratica partecipativa:“Ho osservato una notevole ricchezza di idee e di questo faremo tesoro”.

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ATTUALITÀ ATTUALITÀ

VIA LIBERA IN AULA AL CONSIGLIODELLE AUTONOMIE LOCALI“UNA SCELTA CHE COMPLETA E RENDEPIÙ EFFICACE LA GOVERNANCE”

Con il voto favorevole di Pd, Ps, Pdci, Verdi, gruppo Misto, Fi-Pdl, An-Pdl, el’astensione di Sd, Idv e Ln, l’Assemblea legislativa ha approvato il progettodi legge d’iniziativa dei consiglieri Marco Lombardi (Fi-Pdl) e GianlucaBorghi (Pd), che istituisce il Consiglio delle Autonomie Locali (CAL)

NASCE IL CALNASCE IL CAL

di Rudi Ghedini

Dall’alto: Paolo Zanca, vice presidente Assemblea legislativa; Gerardo De Luzemberger; coordina-

tore Open Space; Marianella Sclavi ideatrice Open Space e Patrizia Comi, dirigente Servizio co-

municazione

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quali si è drasticamente ridotta la possibilità di in-tervento dei Consigli comunali, provinciali e re-gionale, rimane ben poco da salvare: una vera“Camera degli enti locali” avrebbe consentito unmomento reale di confronto, conferendo maggiorpeso alle decisioni da assumere. Oggi l’Assemblealegislativa è un soggetto debole nei rapporti con gliEnti Locali, chi invece intrattiene un rapporto for-te è la Giunta, e i consiglieri sono una presenza mu-ta, che si trova di fatto nell’impossibilità di appor-tare modifiche ai provvedimenti in discussione. Una situazione che la consigliera ha definito gra-vissima, ma che - ha aggiunto - non è immediata-mente modificabile. Perciò si è limitata a presen-tare un ordine del giorno, poi approvato dall’Au-la, che chiede un impegno politico, affinché la re-lazione tra Regione ed Enti locali sia di effettiva re-ciprocità.Parere assai diverso è stato espresso da GianlucaBorghi (Pd), secondo cui questa legge porta acompimento i compiti assegnati dallo Statuto econsente di rendere compiuta la governance del si-stema istituzionale della nostra regione; ciò avverrà,ponendo i presupposti per una nuova e più posi-tiva ed efficace relazione fra Enti Locali e Assem-

blea legislativa. Il consigliere ha sostenuto la cor-rettezza della scelta in merito alle modalità dicomposizione dell’Assemblea del CAL: una scel-ta coerente con le previsioni statutarie e costituzio-nali, che evita, rispetto ad altre ipotesi, che il nuo-vo organismo diventi una sorta di “camera dicompensazione” di dinamiche ed equilibri politi-ci e partitici, che ne pregiudicherebbe l’efficacia ela rappresentatività. Rilevando che sono altri iluoghi e gli strumenti per affrontare alcune delleproblematiche sollevate, Borghi ha infine afferma-to che con l’approvazione del nuovo Regolamen-to si sono fatti passi avanti nel rafforzamento delruolo dell’Assemblea.

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della Regione. La composizione, le modalità di for-mazione e di funzionamento del CAL venivano de-mandati ad una specifica legge regionale, e lo Sta-tuto ne ha indicato i criteri. Con l’approvazionedella legge, si potrà dunque procedere alla nomi-na del Consiglio; per un periodo transitorio, il nuo-vo organo potrà operare validamente con i solimembri di diritto, in attesa dell’assemblea deisindaci - da convocarsi non oltre il 30 gennaio2010 - nella quale si provvederà all’elezione deglialtri 22 componenti. Zanca ha infine ricordato chela nomina del CAL porterà a completare la com-posizione della Consulta di garanzia statutaria (ilConsiglio delle Autonomie Locali indicherà duenomi).Nel dibattito, Marco Lombardi (Fi-Pdl) ha sotto-lineato la necessità di dare finalmente attuazionea ciò che prevede la Costituzione (art. 123). Nonsi tratta di istituire un organo inutile, fattore di di-spersioni e sprechi - ha detto - ma di cambiare qual-cosa che c’è (il CRAL). Qualcuno ha ravvisato ilrischio di svilire il ruolo dell’Assemblea legislati-va, eleggendo una “seconda Camera” regionale: asuo parere, invece, c’è una prassi consolidata chescongiura questo rischio e, soprattutto, la nuova

legge potrà meglio disciplinare le relazioni, fino-ra assai scarse ed episodiche, fra l’Assemblea e il si-stema delle autonomie locali, che attraverso ilCRAL ha tenuto rapporti esclusivi con la Giuntaregionale. Lombardi ha infine difeso la normasulla composizione del CAL e lo sforzo per rappre-sentare i piccoli Comuni montani.Non ragioni tecniche, ma politiche, secondo unalogica bipartisan, anzi bipartitica, motivano que-sta legge, ha detto Ugo Mazza (Sd). Ribadendo cri-tiche già espresse in Commissione, il consigliere hasostenuto fosse preferibile un’altra ipotesi di com-posizione del CAL, come hanno scelto di fare al-tre Regioni: in questo caso, Mazza ravvisa la vo-lontà di costruire un rapporto solo con gli esecu-tivi (sindaci e presidenti), anziché con le assembleeelettive, come se le rappresentanze consiliari fos-sero solo un ostacolo alla rapidità delle decisioni.Quello che ne deriva - ha detto - è un Consiglio deisindaci, non delle Autonomie locali. Netto il di-saccordo di Mazza sulla doppia legittimazionedell’organismo, con un CAL già operativo con i so-li membri di diritto, mentre i piccoli Comuni nefaranno parte solo in un secondo tempo.Secondo Daniela Guerra (Verdi), dopo anni nei

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ATTUALITÀ

L’ordine del giorno approvatoL’Assemblea ha approvato all’unanimità un documento presentato da Danie-la Guerra (Verdi), che invita la Giunta e l’Assemblea ad instaurare col CAL unrapporto di reciprocità, prevedendo il pieno coinvolgimento dell’organismonei momenti decisionali e viceversa, richiedendo la piena collaborazioneper l’attuazione delle norme approvate, così che trovino piena applicazioneda parte degli Enti Locali.

STATUTO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA

Art. 23 - Consiglio delle Autonomie1. Il Consiglio delle Autonomie locali è organo di rappresentanza, consultazione

e coordinamento tra la Regione e gli Enti locali.2. Il Consiglio delle Autonomie esercita le proprie funzioni e partecipa ai proces-

si decisionali della Regione riguardanti il sistema delle autonomie locali, me-diante proposte e pareri nei modi e nelle forme previsti dallo Statuto e dalle leg-gi.

3. Le proposte e i pareri di cui al comma 2 riguardano in particolare:a) lo Statuto e le relative modificazioni;b) le norme relative al Consiglio delle Autonomie locali;c) piani e programmi che coinvolgono l’attività degli enti locali; d) la disciplina del coordinamento del sistema tributario e finanziario e le lineedella legge di bilancio;e) il conferimento di funzioni alle autonomie locali e la relativa disciplina.(…)

9. La legge regionale determina la composizione, le modalità di formazione e difunzionamento del Consiglio delle Autonomie locali, tenendo conto in partico-lare dei seguenti criteri:a) garantire l’equilibrata rappresentanza delle Autonomie locali e del territorio;b) prevedere un numero di componenti comunque non superiore a quello dell’Assemblea;c) assicurare le risorse necessarie per l’organizzazione e il funzionamento del Consiglio delle Autonomie locali.

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Un impegno straordinario per un’e-mergenza senza precedenti nelnostro Paese. Il sistema dellaProtezione Civile dell’Emilia-Romagna è stato presente per più disei mesi nell’Abruzzo colpito dal vio-lento terremoto del 6 aprile, chiama-to a responsabilità importanti maadeguate all’elevato livello di espe-rienza che i volontari e i funzionaridell’Agenzia Regionale hanno rag-giunto nel corso degli anni. Circa3.000 sono stati i volontari emiliano-romagnoli, appartenenti alle varieassociazioni che fanno capo allaProtezione Civile, a prestare la pro-pria opera in uno dei tre campi diaccoglienza gestiti dalla Regione. Inpratica tutti coloro che fanno parte

della Protezione Civile dell’Emilia-Romagna sono stati almeno una volta(molti anche più di una) al campo di Piazza d’Armi a L’Aquila, a quello di VillaSant’Angelo o a Sant’Eusanio Forconese. L’apprezzamento per il compito svol-to dalla nostra Protezione Civile con capacità e professionalità è stato unani-me, a partire soprattutto dalle popolazioni che hanno ricevuto aiuto. Lo scorso6 ottobre l’Assemblea legislativa ha voluto rendere omaggio, sottolineandolocon l’ufficialità di una sua seduta, al grande sforzo compiuto nella gestionedell’emergenza conseguente al terremoto abruzzese. A settembre ancheAssemblea-ER è stata in Abruzzo. Nelle pagine seguenti raccontiamo quelloche abbiamo visto, vivendo due giorni insieme ai volontari del campo di acco-glienza di Villa Sant’Angelo, e quello che abbiamo sentito dagli abitanti delpiccolo Comune abruzzese che sta ora iniziando a rialzarsi anche grazie allasolidarietà di tanti emiliano-romagnoli che, indossate le loro divise colorate ecaricati su un pulmino zaini e sacchi e pelo, sono partiti per l’Abruzzo pronti adedicare il proprio tempo, le proprie competenze e la propria sensibilità perstare vicino e porgere la mano a un piccolo pezzo d’Italia in un momento digrave difficoltà. REPO

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RICOSTRUZIONERICOSTRUZIONEVIAGGIO IN ABRUZZO CON LA PROTEZIONE CIVILE A cura di Marco Falangi

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Dalla notte del 6 aprile e per oltre sei me-si Villa Sant’Angelo si è trasferita in uncampo ai margini dell’abitato, un pezzo

di terra che in nemmeno 24 ore, sotto una piog-gia battente già dalla notte successiva al sisma, glialpini e i volontari della Protezione Civile della Re-gione Emilia-Romagna hanno trasformato in uncampo di accoglienza che è diventato un paeseprovvisorio sino alla fine di ottobre. “Benvenuti aVilla Sant’Angelo e Tussillo”, sta scritto infattinelle grande insegna all’ingresso del campo. Ilpaese di Villa, come hanno imparato a chiamarloaffettuosamente anche i volontari, sta qualchedecina di metri più sopra. Il centro storico è sven-trato e per lo più inagibile: ferito quasi a morte sitrova tutto nella “zona rossa”, che significa divie-to di accesso a chiunque. In rovina le due chiese(quella seicentesca di San Michele era in fase di re-stauro quando la scossa ha infierito ed ora è da ri-

costruire daccapo), spezzati i campanili. La cam-pana della chiesa della Madonna della Libera,che era appena uscita da un restauro durato tre an-ni, l’hanno recuperata con amore i fedeli per por-tarla al campo e ogni domenica, da lì, ha chiama-to alla messa. I palazzi storici e le case antiche, cheda qualche anno avevano trovato anche alcunicompratori inglesi pronti a trasferirsi in Abruzzo,non hanno retto al terremoto portandosi via, sot-to le macerie, 17 vite. Una tragica enormità in unpaese di 350 anime dove tutti, oltre alla casa,hanno perso qualcuno, fosse un familiare o un co-noscente. Come Giorgio Sperandio, che grazie al-la sua lunga esperienza nel volontariato è diventa-to una sorta di referente del campo, il collegamen-to tra la popolazione residente sotto le tende, laProtezione Civile e l’Amministrazione comunaledi Villa Sant’Angelo. La notte del 6 aprile la sua ca-sa non ha subìto gravi danni, ma nel centro sua

Villa Sant’Angelo è un paese di poco meno di 400 abitanti, sparsi tra ilcapoluogo e la vicinissima frazione di Tussillo, che sta appoggiata sotto iboschi alle pendici della montagna a 600 metridi altitudine. L’Aquila si trova qualche chilome-tro più a nord-ovest, a nemmeno un quartod’ora d’auto

REPORTAGE FOTOGRAFICOVIAGGIO IN ABRUZZO

“IL NOSTRO CUORE A VILLA”“IL NOSTRO CUORE A VILLA”

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REPORTAGE FOTOGRAFICOVIAGGIO IN ABRUZZO

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suocera ha perso la vita e la cognata, che viveva conla madre, si è salvata per miracolo. “La primanotte l’abbiamo passata in auto, faceva un granfreddo - racconta -, poi è arrivata la Protezione Ci-vile e la seconda notte eravamo già tutti in tenda,con pure il riscaldamento acceso”. Il signor Speran-dio è stato ospite del campo fino al 6 settembre,poi, come previsto dall’ordinanza di reingresso perchi aveva la fortuna di avere l’abitazione ancora a-gibile, è tornato a casa cercando di mettere da par-te la paura ad ogni nuova scossa di assestamento.“In centro e a Tussillo sarà quasi tutto da demoli-re - scuote la testa il referente della popolazione delcampo -, ma ci penseremo solo dopo che tutti sa-ranno tornati in una casa”. Proprio in questi giorni, all’inizio di novembre, unnuovo tetto, un punto fermo da cui ripartire, a Vil-la Sant’Angelo lo stanno trovando tutti: la Provin-cia di Trento ha infatti regalato 96 case prefabbri-cate in legno che sono state costruite a tempo direcord su un’area a solo qualche centinaio di me-tri dal vecchio paese, secondo il progetto indica-

to dal Comune. Una casetta nuova, decorosa e contutti i comfort, più o meno spaziosa a seconda delnumero dei componenti, per ogni nucleo familia-re rimasto senza abitazione: “Abbiamo fatto uncensimento a monte per sapere di quante case a-vevamo bisogno, non a valle come hanno fatto al-tri Comuni”, commenta il sindaco Pierluigi Bion-di. “Il nostro è davvero un campo modello - dicecon soddisfazione Giorgio Sperandio -. Ottimo inparticolare il rapporto con i volontari, che abbia-mo cercato di aiutare il più possibile. Ci siamo tro-vati benissimo con i volontari venuti da tutte leprovince dell’Emilia-Romagna”. Ogni settimana un turno di gestione diverso, unpassaggio del testimone tra tutti i nove coordina-menti provinciali con cambio nella giornata di sa-bato. I funzionari dell’Agenzia regionale, invece,hanno fatto di norma turni di 15 giorni, per assi-curare la continuità operativa. È in questo modo,con questa staffetta della solidarietà, che si sonocreate le amicizie e i legami che dureranno moltoprobabilmente ben al di là di questa drammatica

emergenza, rapporti duraturi testimoniati dai tan-ti messaggi scritti sulla bacheca del campo, nel ten-done dove si consumano i pasti: una corrisponden-za fatta di fogli colorati, zeppi di saluti e ringrazia-menti tra coloro che vanno e vengono e coloro cherestano a ricevere un aiuto che non dimenticheran-no. Ogni provincia ha portato le proprie partico-larità: quelle dei volontari, dei vari gruppi di alpi-ni, del personale sanitario, dei vigili urbani e deicarabinieri, dei tecnici che dalle varie parti della re-gione sono scesi in Abruzzo per svolgere ognunoil suo compito. “Con la città di Finale Emilia ab-biamo fatto un gemellaggio molto stretto, ma bi-sogna dire che tutte le province sono state inecce-pibili, tutti hanno dato il massimo, facendo anchedel loro meglio nell’offrire un pizzico della propriatradizione gastronomica nel menù della cucina.Tutti i piatti dell’Emilia-Romagna sono ottimi -sorride Giorgio Sperandio -, ma certe specialità deivolontari di Parma, di Ferrara e di Rimini le abbia-mo proprio gradite”. La gestione della cucina,che significa dispensare ogni giorno oltre mille pa-

Le mille storie di ordinaria solidarietàdi efficienza e professionalità dei volontari

a Villa Sant’Angelo, là dove il terremotoha sventrato e reso inagibile il centro storico

e dove tutti hanno perso una persona caraUn campo modello sorto a tempo di record

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30.000 GIORNATE DI PRESENZECON 3.000 VOLONTARI2.000 I PASTI OGNI GIORNONell’emergenza in Abruzzo sono stati impegnati quasi 3000 volontari di Prote-zione Civile della Regione Emilia-Romagna, provenienti dai 9 coordinamentiprovinciali del volontariato di protezione civile, dalle associazioni regionali ANA,ANPAS, AGESCI, FederVAB, FederGEV, ANC, Croce Rossa Italiana, Geometri Volon-tari dell’Emilia-Romagna, Pro-Ing, Geo-Prociv, (per un totale di circa 30.000 gior-nate di presenze). Inoltre 40 funzionari dell’Agenzia regionale di Protezione Ci-vile hanno prestato attività ai campi e 15 in sede, per un totale di 1.100 giorna-te; 62 funzionari di Province e Comuni per un totale di 700 giornate; 186 opera-tori del comparto sanitario (Aziende ospedaliere, AUSL, 118); 66 tecnici appar-tenenti al nucleo di valutazione regionale “ampliato” composto da ServizioGeologico Sismico e dei Suoli, Agenzia di Protezione Civile, Servizi Tecnici di Ba-cino e altri Servizi regionali, Università di Bologna Ferrara e Parma, Province e Co-muni, Ausl, Acer. Sono state 2.853 le prestazioni sanitarie prestate dal sistemasanitario regionale, soprattutto da parte del 118.

La Protezione Civile dell’Emilia-Romagna è stata impegnata nei seguenti campi.Campo Accoglienza di Piazza d’Armi a L’Aquila (aperto dal 7 aprile a metà settem-bre)• 1.050 cittadini residenti in normali condizioni (con un picco massimo di 1.900).• 90 persone disabili o non autosufficienti.• 350 cittadini stranieri.• 150 volontari di Protezione Civile impegnati in turni settimanali.• 1 modulo produzione, preparazione e distribuzione pasti (1.200 pasti al gior-

no) con tensostruttura dedicata alla mensa da 350 posti a sedere.• 1 modulo cucina “leggera” ad integrazione del principale.• 1 modulo segreteria.• 3 moduli lavanderia.• 80 bagni, 40 docce.• Superficie totale 45.000 mq.

Campo Accoglienza Villa Sant’Angelo (aperto dal 7 aprile al 30 ottobre)• 315 cittadini residenti (350 picco massimo registrato).• 60 volontari di Protezione Civile impegnati in turni settimanali (con un picco di 120).• 2 moduli accoglienza alla popolazione (250 persone l’uno).• 1 modulo produzione, preparazione e distribuzione pasti (600 pasti al giorno)

con tensostruttura dedicata alla mensa da 300 posti a sedere.• 1 modulo PMA (Posto Medico Avanzato).• 1 modulo segreteria e comando.• 1 modulo telecomunicazioni d’emergenza.• Varie strutture per attività educative e sociali (scuola, teatro, lavanderia…).• 26 bagni, 15 docce.• 1 modulo lavanderia con 8 lavatrici e asciugatrici.• 80 i mezzi complessivi della Colonna Mobile (26 mezzi pesanti e 54 leggeri).• Superficie complessiva 18.000 mq., superficie parcheggio 4.500 mq.

Campo Accoglienza Sant’Eusanio Forconese• 142 cittadini residenti (280 picco massimo registrato).• 1 modulo produzione, preparazione e distribuzione pasti (300 pasti al giorno)

con tensostruttura dedicata alla mensa da 200 posti a sedere.• 11 volontari di Protezione Civile (con un picco di 20).• Superficie complessiva 8.000 mq.

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sti, dalla colazione alla cena, è uno dei compitiprincipali dei volontari. I primi giorni dell’emer-genza si dovevano mettere a tavola gli ospiti delcampo (circa 500 persone) oltre ai 150 volontari.Progressivamente il numero degli abitanti è sceso,fino ad arrivare ai 140 di settembre e ottobre, co-sì come quello dei volontari che si è stabilizzato sui30 per turno settimanale. Ancora più gravoso il la-voro di gestione del campo di Piazza d’Armi a L’A-

quila (la Protezione Civile nazionale ha affidatoquesto compito a quella dell’Emilia-Romagna apartire dal 16 aprile), dove si sono toccate puntedi 1.800 residenti al campo e i volontari emiliano-romagnoli impegnati per ogni turno sono stati140. Grandissima cura viene data alla qualità e al-l’igiene del cibo e si dedica attenzione anche alleintolleranze alimentari: ad esempio una piccola cu-cina viene utilizzata esclusivamente per la prepa-razione di alimenti senza glutine, per venire incon-tro alle esigenze di alcuni celiaci ospiti del campo.Barbara Fallini è la responsabile della cucina per ilturno dei volontari di Parma e provincia (di nor-ma ci vogliono 10 persone per il lavoro in cucina)ed è stata diverse volte di turno a Villa Sant’Ange-lo. A casa lavora come incisore artistico, ma quan-do è in missione con la Protezione Civile si dedi-ca a coordinare le complesse operazioni tra dispen-se, pentole e fornelli. “È una passione che è cresciuta col tempo - spie-ga Barbara -, da quando ho imparato a gestire i pa-sti in grandi quantitativi grazie ad alcuni amici,cuochi professionisti”. Ma sono i momenti in cui si stacca per un po’ dallavoro quelli che restano nella memoria e nel cuo-re: “mi piace condividere questa esperienza insie-me agli altri volontari - aggiunge Barbara -, le a-micizie che nascono in tali occasioni di solito so-no durature. Ho conosciuto tante persone a Vil-

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Nove coordinamenti provincialia darsi il cambio ogni settimana

La bonifica del terreno, la curadell’igiene, la cucina per celiaci…

Lavanderia e pannelli fotovoltaici

REPORTAGE FOTOGRAFICOVIAGGIO IN ABRUZZO

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ti del servizio sanitario regionale (anche in questocaso provenienti a rotazione dalle province) effet-tuano turni settimanali e sono reperibili durantela notte. Addirittura la primavera scorsa hanno o-perato anche alcuni veterinari volontari per farefronte al problema dei tanti cani randagi della zo-na. “Questa emergenza è la più lunga che ci siamomai trovati ad affrontare - sottolinea Andrea Bion-daro -. Mai prima i nostri volontari avevano avu-to un impegno così grande e continuativo. Si puòdire che si siano davvero spremute fino in fondotutte le forze del sistema di Protezione Civile del-l’Emilia-Romagna. L’importante è comunque cheil risultato sia stato positivo. Lo dimostra soprat-tutto lo splendido rapporto che si è creato con lapopolazione, fin da subito. A differenza del cam-po di accoglienza de L’Aquila qui ci siamo trova-ti di fronte a un nucleo coeso di abitanti: la comu-nità di Villa Sant’Angelo esisteva già prima del ter-remoto e all’interno del campo è rimasta intatta edha collaborato con noi nel migliore dei modi”. Parte del merito di aver contribuito a tenere vivala comunità di Villa Sant’Angelo, e ora pronta adaffrontare la sfida impegnativa della ricostruzione,va sicuramente anche alla Protezione Civile dell’E-milia-Romagna. Lo ha fatto con professionalità ecapacità, con sensibilità ed esperienza maturate inoccasione di precedenti emergenze. E forse anche

con qualcosa in più, riassunto molto bene nelle pa-role di uno degli alpini volontari, Franco Pavese,dette con un po’ di commozione dopo aver parte-cipato all’ultimo alzabandiera e all’ultimo canto delmattino insieme ai suoi compagni prima di ripar-tire alla volta di Piacenza: “In questo campo è sta-to messo tanto cuore emiliano-romagnolo. E lagente di qui lo ha sentito”.

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la che, appena potrò, voglio tornare a trovare du-rante le vacanze”. Deve invece prendere ancora unpo’ confidenza con il suo compito Fabio Cavazzi-ni, alla sua prima missione da quando è volonta-rio del Coordinamento provinciale di Parma. La-vora al Comune di Berceto, ma al campo di Vil-la è addetto al magazzino. In poche ora prende co-munque il controllo del contenuto dei containere degli ordini da inoltrare quotidianamente aifornitori locali. Graziella Serventi è invece una ve-terana del lavoro in segreteria, che è in sostanza ilcentro organizzativo di tutto quello che avviene nelcampo. Dall’ufficio vicino all’ingresso si occupa,insieme al suo gruppo di volontari, di tutte lequestioni amministrative. Per Gianluca Morri, riminese, si tratta di una pri-ma volta come addetto alla manutenzione, ma daquando è cominciata l’emergenza è quasi semprerimasto a Villa. “Ci si deve mettere a disposizionequando c’è qualcuno che ha bisogno - dice conconvinzione -. Ho fatto a lungo volontariato perla parrocchia e ora che col lavoro ci sono un po’ diproblemi mi fa piacere darmi da fare qui”. Alcambio di turno sono tutti quanti a rapporto nel-la tenda comando, dove trovano il capo campo An-drea Biondaro e il suo vice Francesco Bucci, fun-zionari dell’Agenzia Regionale di Protezione Civi-le, entrambi bolognesi. Insieme si fa chiarezza sui

compiti, si passano le consegne con il gruppo di vo-lontari ferraresi uscenti e si fa il punto della situa-zione. Sono Biondaro e Bucci a raccontare la sto-ria del campo, nato su un campo di grano conci-mato in cui non si riusciva a drenare l’acqua pio-vana accumulata. Così gli alpini, i tuttofare dellaProtezione Civile, hanno dovuto smontare e ri-montare tutto il campo dopo aver bonificato il ter-reno con uno strato di ghiaia. Spiegano che ilmodello utilizzato in questo campo all’avanguar-dia, anche dal punto di vista tecnologico, era sta-to sperimentato due anni fa nel corso di un’eser-citazione della Protezione Civile dell’Emilia-Ro-magna. Due moduli pensati per accogliere ciascu-no nelle tende 250 persone, servizi igienici che rie-scono a smaltire i liquami in sicurezza e in manie-ra efficiente e servizio di lavanderia alimentati dapannelli fotovoltaici oltre che da una centrale elet-trica di nuova concezione. “Ogni Regione decide il modello di campo diaccoglienza in totale autonomia - dicono il capocampo e il suo vice -. Durante l’estate abbiamo poidovuto predisporre i climatizzatori e un sistema diombreggiatura per tutte le tende”. Nei primi gior-ni dell’emergenza era anche operativo un centroavanzato di primo intervento medico in cui ope-ravano medici volontari. Ora è stato sostituito daun posto medico infermieristico in cui tre addet-

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Al campo di accoglienza di VillaSant’Angelo sono state approntate 80tende per circa 400 sfollati, oltre alle 9tende per i soccorritori. Sono stati installa-ti diversi moduli della colonna mobile: 2moduli assistenza alla popolazione per250 sfollati ciascuno, completi di serviziigienici e docce di ultima generazione, 1modulo produzione e somministrazionepasti, 1 modulo segreteria, 1 tensostrut-tura e 7 tende dedicate ad attività scola-stiche, ricreative e di servizio. Le precariecaratteristiche del terreno hanno richiestol’utilizzo di circa 1.000 tonnellate di mate-riale inerte e stabilizzato. È stato inoltreallestito un maxi parcheggio adiacente alcampo, dedicato a tutti i mezzi operativi,privati e dei visitatori. Per i trasporti sonostati impegnati complessivamente 14mezzi pesanti.

Insieme al campo di Villa Sant’Angelo, nei giorni successiviall’evento, è stato installato dalla Protezione Civiledell’Emilia-Romagna un modulo produzione, preparazionee somministrazione pasti, completo di tensostruttura dedi-cata alla mensa, nell’area di accoglienza di Sant’EusanioForconese - altro paese dell’Aquilano distante 5 km da VillaSant’Angelo - gestita dalla Regione Lazio. L’attività delmodulo è stata gestita con criteri di autosufficienza daivolontari della Regione Emilia-Romagna.

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Presso il campo di Piazza d’Armi a L’Aquila laProtezione Civile dell’Emilia-Romagna ha realizza-to il sistema fognario del campo, sono stati sosti-tuiti i bagni Sebach con moduli bagni e docce ade-guati alle esigenze della popolazione, con le relati-ve reti di collegamento per l’adduzione e lo smalti-mento delle acque reflue. Sono stati sostituiti 12generatori di corrente elettrica obsoleti ed è statorealizzato, in collaborazione con i tecnici Enel, unnuovo impianto da 1.400 KW in grado di garantirel’approvvigionamento elettrico a tutto il campo.Sono state igienizzate le 280 tende, realizzandoanche le piazzole di appoggio.

Nel “censimento danni” in Abruzzo sono statiimpegnati 66 tecnici valutatori, di cui 27 apparte-nenti al Nucleo di Valutazione Regionale. Gli altriprovenienti dal Servizio Geologico Sismico e deiSuoli, dall’Agenzia regionale di Protezione Civile,da Servizi Tecnici di Bacino e altri servizi regionali,da Province e Comuni, dalle Università dellaRegione, dalle AUSL, da ACER. I sopralluoghi chehanno coinvolto le squadre del Nucleo diValutazione hanno interessato quasi esclusiva-mente abitazioni private e si sono concentrati inparticolare sui Comuni di L’Aquila e VillaSant’Angelo.

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Sindaco, come è stato in questi mesi il rapporto degli abitan-ti di Villa Sant’Angelo con la Protezione Civile dell’Emilia-Ro-magna?È stato senza dubbio fantastico, un vero rapporto di amiciziae fratellanza. Col trascorrere delle settimane ci siamo davveroresi conto della grande professionalità dei volontari. Credo sia-mo stati dei privilegiati rispetto ad altri Comuni della zona: èvenuto qui il miglior sistema di protezione civile regionale d’I-talia. Lo dico senza con questo voler togliere nulla alle altre Re-gioni che tanto hanno fatto nei nostri territori. Ma quando ci sono esempi, come quello dell’Emilia-Romagna,che sono più avanti, rappresentano una spinta per tutti a mi-gliorare. Inoltre tanti Comuni ed enti locali dell’Emilia-Roma-gna ci sono stati vicini. Io stesso sono stato chiamato in tantecittà emiliano-romagnole, ospite di tanti consigli comunalistraordinari sull’Abruzzo. Le testimonianze di vicinanza e di collaborazione di tanterealtà della vostra regione sono state immediate, subito dopoil terremoto, e non si sono mai interrotte.

Da dove e come ripartirà Villa Sant’Angelo?Il cuore del nostro paese non c’è più, tutte le abitazioni del cen-tro storico sono inagibili. Già in questa fase di emergenzastiamo puntellando tutti i beni architettonici vincolati e stia-mo mettendo in sicurezza i fabbricati pubblici e privati. Dopo-diché, seguendo una scala di priorità, riapriremo la viabilità prin-cipale nel centro storico e si comincerà a ricostruire. Nel frat-tempo però tutti coloro che a Villa Sant’Angelo hanno perso lacasa per il sisma troveranno una sistemazione provvisoria nel-le case prefabbricate donate dalla Provincia di Trento. Il Comu-ne ha fatto un censimento tra le famiglie per capire quante a-bitazioni erano necessarie. Sono state costruite a fianco del pae-se sulla base di un master plan elaborato dal Comune. Abbia-mo quindi verificato che in quell’area si potesse costruire e ab-biamo fatto partire i lavori. Anche una nuova scuola materna,con tutti i più moderni requisiti, è stata donata a Villa Sant’An-gelo ed è già stata inaugurata. Per la ricostruzione sappiamo dipoter contare in particolare sul contributo dell’Emilia-Roma-gna che ci aiuterà a dare vita a qualcosa di molto importante peril paese: il nuovo poliambulatorio medico di base che servirà lanostra popolazione e quella di Sant’Eusanio Forconese.

IL SINDACO: “UN RAPPORTO DI AMICIZIA E DI FRATELLANZA CON L’EMILIA-ROMAGNA”

REPORTAGE FOTOGRAFICOVIAGGIO IN ABRUZZO

Pierluigi Biondi è il giovane sindaco di Villa Sant’Angelo. Al ter-mine del suo primo mandato ha ricevuto, dopo il sisma del 6aprile, una proroga nell’incarico di primo cittadino per affron-tare l’emergenza che ha colpito il suo Comune. In particolare alui spetta il compito di tenere viva e proiettata verso il futurouna comunità gravemente colpita dal terremoto

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REPORTAGE FOTOGRAFICOVIAGGIO IN ABRUZZO

UNA CENTRALE OPERATIVADEL 118 A L’AQUILA

Il 28 aprile 2009 è stata istituita, con un decreto del presidente della Regione, Va-sco Errani, la cabina di regia regionale per coordinare gli aiuti dell’Emilia-Roma-gna alle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo. Ad essa, oltre alla Regione, par-tecipano i rappresentanti di Province, Comuni e Comunità montane. A finemaggio la cabina di regia ha dato il via libera alla realizzazione di una centrale o-perativa del 118 a L’Aquila, nell’area adiacente l’ospedale San Salvatore. Questoprogetto, redatto dalla Direzione regionale sanità in collaborazione con l’Agen-zia regionale di Protezione Civile, prevede la costruzione di una struttura di700-800 metri quadrati in grado di ospitare gli enti di soccorso (112, 113, 115) ela Protezione Civile, con quattro diverse aree: area operativa, area direzione, lo-cali tecnologie 118 e area dedicata al personale delle ambulanze. Il modello è quel-lo della struttura “118 Romagna”, la più innovativa a livello nazionale. Oltre al-la centrale operativa 118 all’Aquila, è prevista la realizzazione di un poliambula-torio medico di base per i Comuni abruzzesi di Villa Sant’Angelo e Sant’EusanioForconese, dotata di quattro vani adibiti ad ambulatori e suddivisi in attività dibase, specialistiche e pedriatiche, sala attesa e front office. Tutti i progetti sonostati condivisi con le istituzioni abruzzesi. Una prima stima del costo complessi-vo per gli interventi è di 3 milioni e 400 mila euro, che saranno finanziati dalla Re-gione Emilia-Romagna, anche tramite il conto corrente appositamente istituito,sulla base di un Protocollo d’intesa condiviso tra le istituzioni a livello regiona-le e locale. Ai finanziamenti per questi due progetti possono contribuire anchei privati cittadini, enti locali e imprese facendo riferimento ai seguenti dati:

Conto Corrente del Sistema Emilia-Romagna per l’Abruzzo per il finanziamento della nuova centrale 118 del l’Aquilae del poliambulatorio medico di base di Villa Sant’Angelo

Per versamenti tramite posta Numero conto 98060114 Causale Pro-Abruzzo

Intestato a Agenzia di Protezione Civile Regione Emilia-Romagna Pro-Abruzzo

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L’Emilia-Romagna ha redatto per i pro-pri campi base le linee guida sullagestione sanitaria nei campi, che sonopoi state estese a tutti i campi di acco-glienza presenti in Abruzzo. Esse hannoconsentito, grazie alle periodiche ispe-zioni dei medici della sanità regionale,di accertare l’applicazione delle prescri-zioni igienico-sanitarie, garantendo cheper tutta la durata della gestione deicampi non si sia mai verificato un episo-dio di rilevanza sanitaria. È stato inoltrerealizzato un protocollo d’intesa conl’ASL dell’Aquila per la gestione degliaspetti sanitari della popolazione resi-dente ai campi.

La cucina del campo di Villa Sant’Angelo,completa di minicontainer e celle frigori-fere per lo stoccaggio delle derrate ali-mentari, è riuscita a somministrare 600pasti per turno. Tra le particolarità propo-ste dalla nostra Regione anche una picco-la cucina per la preparazione esclusiva dipasti senza glutine.

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REPORTAGE FOTOGRAFICOVIAGGIO IN ABRUZZO

L’Ordinanza del Presidente del Consigliodei Ministri del 15 agosto 2009 prevederisorse finanziarie per il reintegro di mezzie attrezzature messe a disposizione dalleRegioni ed utilizzate nell’ambito delleproprie colonne mobili per il soccorso el’assistenza delle popolazioni abruzzesicolpite dal sisma. Tale Ordinanza ha stan-ziato una somma pari a 25 milioni di euro,da distribuire fra tutte le Regioni. Il contocomplessivo della Protezione Civiledell’Emilia-Romagna per l’intervento inAbruzzo è di circa 4.5 milioni di euro.

La popolazione abruzzese alloggiatacomplessivamente presso le aree diaccoglienza nel mese di luglio 2009 eradi 21.300 persone. Quella ospitata inaree di accoglienza gestite dalle Regioniera di 12.500 unità (pari al 60%), men-tre la popolazione ospitata nelle aree diaccoglienza gestite dalla RegioneEmilia-Romagna era di circa 1.900unità, pari al 9% del totale e al 15% diquella di competenza delle Regioni.

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DIECI ANNI DA KUKESUN INCONTRO PER RICORDARE

Un convegno per ricordare uno degli interventi più complessi svolti dalla Prote-zione Civile italiana. L’incontro “Dieci anni da Kukes (emergenza Kosovo-Albania)- Le basi per gli interventi Stato-Regioni nelle grandi emergenze umanitarie”, siè tenuto il 12 settembre presso il Campo di Accoglienza di Villa Sant’Angelo. Han-no partecipato il presidente della Regione, Vasco Errani; l’assessore regionale al-la Protezione Civile, Marioluigi Bruschini; il prof. Franco Barberi, ex sottosegre-tario della Protezione Civile; Raffaele De Col, responsabile del DipartimentoProtezione Civile della Provincia Autonoma di Trento; Demetrio Egidi, Direttoredella Protezione Civile della Regione Emilia-Romagna; Agostino Miozzo, Dirigen-te del Dipartimento Nazionale della Protezione Civile e Staffan De Mistura, vice-direttore esecutivo del World Food Programme. Al convegno sono intervenuti an-che volontari dell’Emilia-Romagna che nel 1999 si trovarono nella remota zonadi Kukes, in Albania, per partecipare alla realizzazione e alla gestione del campoprofughi denominato "Kukes 2" o "Città delle Regioni", nell’ambito della Missio-ne Arcobaleno,con lo scopo di ospitare i rifugiati provenienti dal Kosovo. Era pre-sente anche il consigliere regionale Gianluca Borghi (Pd), che nel 1999 era asses-sore regionale alla cooperazione internazionale, a cui è stata consegnata dal pre-sidente Errani, come agli altri protagonisti di quell’emergenza, una targa comme-morativa del decennale. Al centro dell’incontro, oltre al ricordo di quei giorni incui si formò sul campo tanta esperienza della Protezione Civile nazionale e regio-nale, anche una riflessione su come dai tempi dell’emergenza in Albania è cam-biata la Protezione Civile. “Senza l’esperienza di Kukes - ha sintetizzato l’ing. E-gidi - non sarebbe stato possibile, ad esempio, lo sforzo nella gestione del cam-po di accoglienza di Piazza d’Armi a L’Aquila”. “L’Italia, in quell’occasione - ha sot-tolineato Staffan De Mistura - diede un esempio straordinario di efficacia e ra-pidità di intervento. Quando il sistema-Paese funziona si dimostra la forza del vo-lontariato”.

REPORTAGE FOTOGRAFICOVIAGGIO IN ABRUZZO

Il campo di Piazza d’Armi è statochiuso definitivamente l’11 set-tembre 2009 mentre quello diVilla Sant’Angelo il 30 ottobre.In questo Comune la popolazio-ne la cui casa non è più agibile èstata trasferita in 96 moduli abi-tativi provvisori che sono staticostruiti nelle vicinanze del pre-cedente abitato.

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REPORTAGE FOTOGRAFICOVIAGGIO IN ABRUZZO

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“PROTEZIONE CIVILE, UN GRANDE ESEMPIO”

no finanziati dalla Regione e in parte dai cittadiniche vogliono contribuire direttamente (ad oggi lesottoscrizioni private hanno raggiunto circa 900mi-la euro, ndr)”. La presidente ha ringraziato infineil volontariato e ha invitato a lavorare di più per laprevenzione: “in Italia si passa da un’emergenza al-l’altra - ha concluso -. Per questo è necessario lavo-rare tutti insieme ad opere per mettere in sicurez-za il territorio”. Anche il presidente della Regione, Vasco Errani, in-tervenuto in Assemblea per ringraziare e salutare laProtezione Civile, ha confermato che l’Emilia-Romagna non abbandonerà l’Abruzzo, ma resteràanche nel periodo della ricostruzione. “Nei territo-ri colpiti dal terremoto - ha precisato - è priorita-rio ricostruire i centri storici, luoghi simbolo del-l’identità e delle radici di quelle popolazioni equindi della loro speranza di futuro. Continuere-mo a rimanere lì per realizzare ciò che è giusto e perrafforzare il gemellaggio con le popolazioni”.Errani ha quindi espresso l’orgoglio della Regioneper un sistema di Protezione Civile che è stato “unesempio di efficienza operativa e di sensibilità e so-lidarietà umana”.

Un’occasione ufficiale per ringraziare laProtezione Civile regionale per il grandeimpegno profuso durante l’emergenza le-

gata al terremoto in Abruzzo. Nella seduta del 6 ot-tobre (a sei mesi esatti dal sisma che ha colpito l’A-quila e una ventina di Comuni abruzzesi), l’Assem-blea legislativa ha reso omaggio al lavoro svolto daivolontari e dal sistema regionale. In Aula erano presenti, oltre ai vertici dell’AgenziaRegionale, anche tanti volontari dei coordina-menti provinciali e delle associazioni che fanno par-te della Protezione Civile dell’Emilia-Romagna,giunti alla sede dell’Assemblea con alcuni mezzi del-la colonna mobile regionale. “È doveroso ringrazia-re la Protezione Civile per quanto ha fatto nella lun-ga e difficile emergenza in Abruzzo - ha sottolinea-to la presidente dell’Assemblea, Monica Donini, nelsuo intervento -. Tutto il sistema regionale è statoimpegnato sin dal primo giorno dell’evento cala-mitoso, con la partenza della prima colonna mo-bile, e l’allestimento, in sole 24 ore, del primocampo di accoglienza nel Comune di Villa Sant’An-gelo che ha dato assistenza a 400 persone. Insiemea questo campo, nei giorni successivi all’evento, è

stato installato un modulo per stoccaggio, produ-zione, preparazione e somministrazione dei pasti,completo di tensostrutture dedicate alla mensaper 200 persone, nell’area di accoglienza di Sant’Eu-sanio Forconese, altro paese dell’aquilano distan-te 5 km da Villa Sant’Angelo, gestito dalla Regio-ne Lazio. Dal 15 aprile - ha continuato Monica Do-nini - è stato chiesto alla Regione Emilia-Romagnadi subentrare alla gestione del campo più grande ecomplesso di tutta l’area colpita dal terremoto,Piazza d’Armi a L’Aquila, punto di riferimentodella popolazione del centro storico della città,cresciuto a dismisura e in modo caotico, che in quelmomento ospitava oltre 1.900 persone e presenta-va gravi problemi, sia di tipo sociale sia di tipo or-ganizzativo”. La presidente Donini ha poi ricordato che la cabi-na di regia regionale ha già attivato progetti di so-lidarietà coi territori colpiti dal terremoto che do-vranno proseguire: la realizzazione della nuovacentrale operativa del 118 a L’Aquila e di un poliam-bulatorio medico di base a Villa Sant’Angelo. “Oc-corre rilanciare l’impegno alle sottoscrizioni perquesti progetti - ha detto Donini -, che in parte so-

1.500 VOLONTARI FESTEGGIATI AL PALADOZZASabato 17 ottobre le istituzioni dell’Emilia-Romagna hanno ringraziato i volon-tari e agli operatori della Protezione civile che hanno prestato soccorso e assisti-to le popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto con una grande cerimoniapromossa dalla Regione Emilia-Romagna, insieme a ANCI, UPI e UNCEM dell’E-milia-Romagna. L’evento si è svolto al PalaDozza di Bologna, dove oltre 1.500 vo-lontari hanno ricevuto le congratulazioni del sottosegretario Guido Bertolaso, Ca-po dipartimento nazionale della Protezione civile, per l’opera svolta nell’emergen-za. Alla cerimonia era presente anche la presidente dell’Assemblea legislativa, Mo-nica Donini. Oltre alle massime autorità regionali e ai referenti della ProtezioneCivile, dei Vigili del Fuoco, del Corpo Forestale dello Stato, delle Polizie Municipa-li, sono intervenuti anche la Presidente della Provincia dell’Aquila, Stefania Pez-zopane, ed il Sindaco di Villa Sant’Angelo, Pierluigi Biondi. Inoltre, grazie a tecno-logie all’avanguardia (rete digitale tetra e satellitare), è stato effettuato un col-legamento in videoconferenza con il campo di accoglienza di Villa Sant’Angelo,dove il capocampo aveva radunato volontari e cittadini sfollati perchè potesse-ro vedere e sentire direttamente i ringraziamenti delle autorità regionali. Era i-noltre presente al campo di Villa il referente di Protezione Civile della Regione A-bruzzo, che ha portato i saluti del Presidente della Regione, Giovanni Chiodi.

All’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna ègiunto anche il saluto del Consiglio Regionaledell’Abruzzo, che proprio il 6 ottobre si è riuni-to per la prima volta dopo il sisma di aprile.

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Non più salse balsamiche, balsamic vine-gar, balsamessig o Greek balsamic vine-gar, ma solo Aceto Balsamico di Mode-

na. Grazie al riconoscimento del marchio di Indi-cazione geografica protetta (Igp) sugli scaffali di ne-gozi e supermercati europei non potranno piùtrovare spazio imitazioni o falsi del più famoso a-ceto del mondo, quello prodotto unicamente nel-l’area delle province di Modena e Reggio Emilia.L’attesa certificazione giunge dopo una lunga bat-taglia cominciata nel 1994 con la presentazione delprimo disciplinare per la registrazione della deno-minazione Aceto Balsamico di Modena. La deci-sione di riconoscere il marchio Igp all’Aceto Bal-samico di Modena è stata approvata lo scorsogiugno, con 26 voti favorevoli, dal Comitato per-manente per le Indicazioni geografiche e le Deno-minazioni di origine protetta della CommissioneEuropea. Il riconoscimento dell’Igp all’Aceto Bal-samico di Modena conferma il primato europeodell’Italia per i prodotti di qualità ad indicazioneprotetta riconosciuti, che salgono a quota 178. Latutela europea all’Aceto Balsamico di Modena ri-conosce le peculiarità di un prodotto unico e irri-petibile, e premia il gioco di squadra messo in at-to da Provincia, Regione, Ministero e dai Consor-zi dei produttori.

ACETO BALSAMICO DI MODENA IN CIFRE

Zona di produzione: Province di Modena e Reg-gio Emilia.Numero aziende: 62, delle quali la maggior par-te di dimensioni artigianali o semi-artigianali. U-na ventina di aziende ha sviluppato strutture pro-duttive di un certo rilievo, capaci di affrontare ilmercato estero.Volumi produttivi: il prodotto ha mostrato unacrescita dei volumi a due cifre per circa un venten-nio. Oggi si stima una produzione (2008) di cir-ca 100 milioni di litri, con un incremento del 7%rispetto al 2007. Per un confronto, si noti che nel2000 la produzione europea di aceto di vino era at-testata su 146 milioni di litri, diffusa in un nume-ro totale di 126 acetifici, e che la produzione di a-ceto di vino non ha mostrato fluttuazioni rilevan-ti (fonte CPIV).Valore di mercato: si stima che il valore di mer-cato dell’Aceto Balsamico di Modena si aggiri(2008) intorno ai 290 milioni di euro. Nel 2004Nomisma aveva calcolato che con un turnover (re-lativo al 2002) di 200mila euro, l’Aceto Balsami-co di Modena si sarebbe collocato al 10° posto pervalore di mercato tra tutti i prodotti del paniere

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ECONOMIA

DOPO QUINDICI ANNI DI BATTAGLIE L’ACETO BALSAMICO DI MODENAHA OTTENUTO L’AGOGNATO MARCHIO IGP, CERTIFICATO ASSOLUTO DI QUALITÀ

ASSIEME AL “TRADIZIONALE”, PRODOTTO ANCHE NEL TERRITORIO DI REGGIO EMILIA È UNO DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI DI PUNTA, ORA SIMBOLO DEL MADE IN ITALY

IL PRONUNCIAMENTO DEL COMITATO EUROPEO TUTELA DA FALSI E IMITAZIONI E RICONOSCE PECULIARITÀ E CARATTERISTICHE DI UN PRODOTTO IRRIPETIBILE

DOPO QUINDICI ANNI DI BATTAGLIE L’ACETO BALSAMICO DI MODENAHA OTTENUTO L’AGOGNATO MARCHIO IGP, CERTIFICATO ASSOLUTO DI QUALITÀ

ASSIEME AL “TRADIZIONALE”, PRODOTTO ANCHE NEL TERRITORIO DI REGGIO EMILIA È UNO DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI DI PUNTA, ORA SIMBOLO DEL MADE IN ITALY

IL PRONUNCIAMENTO DEL COMITATO EUROPEO TUTELA DA FALSI E IMITAZIONI E RICONOSCE PECULIARITÀ E CARATTERISTICHE DI UN PRODOTTO IRRIPETIBILE

ORO NEROORO NERODopo 15 anni di attesa, l’Aceto Balsamico di Modena ottiene l’agognata Indicazione geo-grafica protetta (Igp). Il verdetto è giunto dal Comitato permanente per le Indicazioni geo-grafiche e le Denominazioni di origine protetta della Commissione Europea, per bocca diMicheal Mann, il portavoce della Commissaria europea all’agricoltura Mariann FischerBoel. Tutti gli Stati membri dell’Unione europea, a eccezione della Francia che si è astenu-ta, si sono espressi a favore del provvedimento. In questo numero di Assemblea E-R,Cesare Mazzetti, presidente del Consorzio Aceto Balsamico di Modena, uno dei dueConsorzi (l’altro è il Consorzio produzione certificata Aceto Balsamico Modenese) che peranni si sono battuti per ottenere il marchio Igp, spiega come si è arrivati all’agognato rico-noscimento. Con l’Igp e la Dop (Denominazione di origine protetta) ottenuta nel 2000 perl’Aceto Balsamico Tradizionale, il prezioso oro nero di Modena è ora completamente tute-lato dalle imitazioni che l’hanno assediato sia sul fronte nazionale che internazionale dadiversi anni. Oggi l’Aceto Balsamico di Modena è uno dei prodotti di punta dell’agroali-mentare di qualità italiano. Un simbolo del made in Italy del mangiare bene italiano, consempre più estimatori in tutto il mondo, come dimostra il numero di visitatori, in costanteaumento del Museo dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Spilamberto

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Cesare Mazzetti, presidente del ConsorzioAceto Balsamico di Modena, uno dei due,(l’altro è il Consorzio produzione certifi-

cata Aceto Balsamico Modenese) che per anni si so-no battuti per ottenere il marchio Igp, esprime tut-ta la sua soddisfazione per il riconoscimento otte-nuto. “L’Aceto Balsamico di Modena è riconosciu-to come uno dei prodotti agroalimentari tipici i-taliani di maggior successo sui mercati internazio-nali - dice Mazzetti - Il suo grande successo, e la dif-fusione dei suoi consumi, ha convinto gli opera-tori a richiedere il riconoscimento Igp, che hapurtroppo avuto un iter tra i più travagliati nellastoria delle Indicazioni geografiche europee. La pri-ma richiesta di registrazione risale infatti al 1994,e solo oggi - dopo 15 anni - la procedura si è con-clusa, fortunatamente in modo positivo. Per que-sto si può parlare di risultato storico, un risultatoche premia i nostri sforzi e l’impegno comune deiConsorzi di tutela e delle istituzioni che sono riu-scite a superare sensibilità diverse”.

Mazzetti, il marchio Igp cosa comporta? Quali tu-tele propone e quali regole detta ai produttori? Nel caso dell’aceto balsamico significa innanzitut-to uniformità di produzione. Il nostro è un prodot-to molto antico che è stato prodotto nei tempi conregole diverse e ultimamente con una sovrapposi-zione di disciplinari. L’Igp mette fine a questo cal-derone perchè detta una regola certa per tutti chedovrà essere rispettata con un severo piano dicontrolli. Ciò è una garanzia per i produttori e creale premesse per un concorrenza reale tra di loro, masoprattutto per i consumatori che sapranno cosaacquistano quando comprano una bottiglia di a-ceto balsamico. L’Igp garantisce quindi una tute-la interna tra i produttori e una esterna che ci pro-teggerà dalle imitazioni che oggi abbondano so-prattutto nei paesi terzi.

Quante sono le aziende che producono l’AcetoBalsamico di Modena Igp?Le aziende produttrici sono 62, distribuite nelleprovince di Modena e Reggio Emilia. I volumi diproduzioni sono aumentati sensibilmente in que-

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ECONOMIA

“REGOLE CERTE E UN SEVERO PIANO DI CONTROLLI”“REGOLE CERTE E UN SEVERO PIANO DI CONTROLLI”

DOP/IGP Italiano, a ridosso della Bresaola dellaValtellina.Canali e prezzo al pubblico: il prodotto è tipica-mente veicolato sugli scaffali della grande distribu-zione. Esiste anche un consumo nel canale della ri-storazione, in quanto il prodotto viene utilizzatoda chef in tutto il mondo per condire e finire nu-merose pietanze. Per quanto riguarda i prezzi, si vada 3 a 60 euro al litro al pubblico, a seconda del-le qualità, dell’invecchiamento e dei confeziona-menti. Esiste quindi molta differenza con l’AcetoBalsamico Tradizionale, un prodotto di Modenae Reggio Emilia che gode già della DOP, e che perle proprie caratteristiche superiori viene esitato da500 a 1500 euro al litro.Export: il prodotto è tra i più vocati all’export del-l’agroalimentare italiano. La sua percentuale di ex-port sul totale (a volume) supera l’ 80%. L’espor-tazione riguarda oltre 80 paesi. I principali merca-ti di destinazione sono USA, Germania, Francia,UK, Australia, per volumi di consumo, ma vi so-no alcuni paesi che raggiungono elevatissimi con-sumi pro-capite, nonostante le loro dimensioni dimercato siano più ridotte (Danimarca, Austria,Svizzera).Strutture consortili: esistono tre differenti asso-ciazioni di produttori che si occupano della pro-mozione e tutela del prodotto, e che sono sorte inepoche differenti: Consorzio Aceto Balsamico diModena (CABM), Consorzio Produzione Certi-ficata Aceto Balsamico Modenese (CPCABM),Comitato Produttori Indipendenti AcetoBalsamico di Modena (CPI ABM). I tre Consor-zi raggruppano la quasi totalità dei produttori, einsieme hanno sottoscritto la domanda di registra-zione Igp per il prodotto.

di Marcello Pierdicchi sti ultimi anni e oggi raggiungono i 100 milioni dilitri annui, che sono un dato di tutto rispetto sepensiamo che in tutta Europa l’aceto di vino è pro-dotto in 164 milioni in tutto. Rappresentiamoquindi una fascia molto importante della produ-zione europea di aceto.Qual è la quota di esportazione e quali sono i pae-si che maggiormente richiedono il vostro prodotto?L’export copre quasi l’80 per cento dell’ intera pro-duzione, una percentuale molto alta che fa dell’a-ceto balsamico il prodotto Igp con la più altaquota export del paniere di prodotti Igp italiani.I mercati principali sono Usa, Germania, Franciae Gran Bretagna, ma ci sono paesi come Danimar-ca e Svizzera che hanno il primato di consumo procapite.

Balsamico di Modena Igp e Balsamico Tradizio-nale Dop, che differenza c’è tra i due aceti?Derivano dalla stessa radice. L’aceto tradizionale hauna tradizione quasi millenaria, si dice che l’impe-ratore tedesco Enrico VI nel 1047 lo chiese alla cor-te di Canossa perché era già conosciuto per la sua

“Il marchio diriconoscimentoIgp è davveroun risultato storico”

Cesare Mazzetti, presidente

del Consorzio Aceto

Balsamico di Modena

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propone di promuovere, organizzare e finanziaremanifestazioni culturali che celebrino il 150° an-niversario dell’Unità d’Italia, previsto nell’anno2011; istituire un Comitato regionale per le cele-brazioni, che garantisca un’ampia rappresentanzaregionale; disciplinare la programmazione delle i-niziative e la loro gestione; assegnare al Comitatouna segreteria operativa, composta da personaledella Giunta e dall’Assemblea legislativa e preve-dere un’apposita voce di spesa, equamente ripar-tita tra Giunta e Assemblea. E ancora, nel docu-mento si prevede che con decreto del Presidentedella Regione si costituisca il “Comitato regiona-le per le celebrazioni del centocinquantesimo an-niversario dell’Unità d’Italia”, composto da sei

Il progetto di legge -relatore Marco Lombardi(Fi-Pdl), votato a maggioranza dall’Assem-blea legislativa - vede protagonisti consiglieri

di maggioranza e di minoranza e si propone l’obiet-tivo di mettere in cantiere iniziative e manifesta-zioni culturali per celebrare il 150° anniversariodell’Unità d’Italia. Primo firmatario è il Vicepre-sidente dell’Assemblea Paolo Zanca (Ps), seguonole firme della Presidente Monica Donini (Prc), diSergio Alberti (Ps) , Stefano Casadei (Ps), MarcoLombardi (Fi-Pdl), Carlo Monaco (per l’E-R), An-tonio Nervegna (Fi-Pdl), Silvia Noè (Udc), Mat-teo Richetti (Pd), Gian Luca Rivi (Pd), LorenoRossi (Ps), Luigi Giuseppe Villani (Fi-Pdl) e Mar-co Monari (Pd) e Giorgio Dragotto (Fi-Pdl). Ci si

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CULTURA

UN PROGETTO DI LEGGE “BIPARTISAN” PER PROMUOVEREINIZIATIVE CULTURALI IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIOUN PROGETTO DI LEGGE “BIPARTISAN” PER PROMUOVEREINIZIATIVE CULTURALI IN OCCASIONE DEL 150° ANNIVERSARIO

“La legge regionale, per la ‘Celebrazione del 150° anniversario dell’Unitàd’Italia’, è un atto dovuto, sia per l’importanza dell’avvenimento, sia per ilcontributo portato dal territorio emiliano all’unificazione dell’Italia e all’a-dozione del tricolore…”. In campo un’iniziativa bipartisan, che caratteriz-zerà l’attività dell’Assemblea legislativa nei prossimi mesi

CELEBRANDO L’UNITÀ D’ITALIACELEBRANDO L’UNITÀ D’ITALIA

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ECONOMIA

ai 25 anni. Da questo lungo processo si ottiene unprodotto veramente eccezionale e naturalmentemolto costoso, basti pensare che il valore di mer-cato va dai 500 ai 1.500 euro al litro (se ne produ-cono solo 10mila litri all’anno). Viene imbottiglia-to solo in bottiglie di 100 millilitri e ha un prez-zo che va dai 50 ai 150 euro a bottiglia.

L’Aceto Balsamico di Modena, invece?Deriva dall’usanza di allungare quello tradiziona-le (che un tempo non si chiamava ancora così) conaceto di vino, perché la quantità di questo non e-ra sufficiente a soddisfare il fabbisogno annuale del-le singole famiglie. Da qui nasce l’Aceto Balsami-co di Modena, fatto con mosto e aceto di vino chesubisce una fermentazione e un invecchiamento dibreve durata: un minimo di 60 giorni per il pro-dotto affinato e un minimo di 3 anni per il prodot-to invecchiato. Rispetto a quello tradizionale, l’A-ceto Balsamico di Modena è un prodotto piùcommerciale, infatti, il suo prezzo va dai 3 ai 60 eu-ro al litro. Diciamo che i due prodotti hanno usoe destinazione diverse. Il tradizionale si utilizza inpiccole quantità ed è indicato come condimentoper ricette elaborate. Il balsamico di Modena, in-vece, è un prodotto più commerciale ma ugual-mente di qualità, destinato ad una fetta molto piùampia di consumatori.

qualità. L’Aceto Balsamico Tradizionale, sia quel-lo di Modena che quello di Reggio Emilia, hannoricevuto la Dop nel 2000. Rappresenta il prodot-to più puro. Deriva infatti dalla fermentazione al-colica e acetica di un solo prodotto: il mosto d’u-va, che viene lasciato in una serie di botti, di capa-cità decrescenti, di essenze lignee oggi diverse (ci-liegio, rovere, castagno e gelso). Ogni anno vienetrasferita una quota di questo liquido in una bot-te più piccola, con una evaporazione naturale e conun invecchiamento lunghissimo che dura dai 12

Balsamico e Tradizionale:

le caratteristichee le differenze

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rappresentanti: tre indicati dalla Giunta regiona-le e tre dall’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea le-gislativa. Questo Comitato, che si configura comeorganismo consultivo e propositivo della Regione,resterebbe in carica - a titolo gratuito - fino alla fi-ne delle celebrazioni o, comunque, fino alla com-pleta attuazione delle iniziative programmate. Il progetto di legge cita il preambolo dello Statu-to regionale, dove si afferma che “la Regione Emi-lia-Romagna si fonda sui valori della resistenza al

nazismo e al fascismo e sugli ideali di libertà e u-nità nazionale del Risorgimento e si basa sui prin-cipi e i diritti sanciti dalla Costituzione italiana”.In pratica, al Comitato sarebbe attribuito il com-pito di predisporre un programma generale deiprogetti e delle iniziative che si svolgeranno nellaregione, da sottoporre alla Giunta per l’approva-zione; la Giunta provvederà a deliberare, con il pa-rere favorevole dell’Ufficio di Presidenza, sulleproposte del Comitato, approvando il programmadelle iniziative e assumendo i relativi impegni fi-nanziari. Nella “norma finanziaria” si stabilisce cheagli oneri derivanti dall’attuazione della legge si fac-cia fronte con l’istituzione di due apposite unitàprevisionali di base, con relativi capitoli del bilan-cio, di competenza della Giunta e dell’Assemblealegislativa, “equamente ripartiti”. La Regione po-trà disporre finanziamenti aggiuntivi in caso di e-ventuali assegnazioni da parte dello Stato o dicontributi da parte degli Enti locali.

Nel documento che caratterizza il progetto di legge regionale vengono sot-tolineate anche le principali tappe storiche dell’Unità d’Italia e il “ruolo”dell’Emilia-Romagna

Il territorio Emiliano contribuì all’Unità d’Italia attraversolibere riunioni e votazioni di annessione, prima al Regno diSardegna e poi, con il plebiscito dell’11 e 12 marzo 1860, alRegno d’Italia, secondo il seguente ordine cronologico.

• 9 maggio 1848 - A Modena una riunione di cittadini nellasala municipale delibera l’unione della città al Regno diSardegna.

• 10 maggio 1848 - Piacenza vota l’unione al Regno diSardegna.

• 24 maggio 1848 - Il Ducato di Parma vota l’annessione alRegno di Sardegna. Su 39.000 votanti si esprimono a favo-re dell’annessione al Piemonte 37.250, per Carlo II diBorbone 1.100, per l’annessione allo Stato Pontificio 500,per la Repubblica 1.

• 14 agosto 1859 - Il governo provvisorio di Parma indice unplebiscito per l’annessione al Regno di Sardegna che daràuna maggioranza di 63.167 voti contro 504. Tale plebiscito, che si svolgerà in due tornate, il 14e 21 agosto, non avrà tuttavia valore ufficiale e il governatore straordinario piemontese LuigiCarlo Farini decreterà l’istituzione di un’assemblea eletta da tutti i cittadini al di sopra dei 21 anni,capaci di leggere e scrivere, con il compito di votare una mozione di decadenza della dinastia bor-bonica e di annessione al Regno di Sardegna.

• 21 agosto 1859 - L’assemblea Modenese, eletta sulla base di una legge elettorale che concede ildiritto di voto a tutti i cittadini maggiori di 21 anni che sappiano leggere e scrivere, delibera all’u-nanimità l’unione delle province modenesi al Regno di Sardegna.

• 11-12 settembre 1859 - L’Assemblea Parmense, eletta secondo la modalità dettate dal governa-tore piemontese, approva all’unanimità la decadenza della dinastia dei Borboni di Parma e l’an-nessione delle province parmensi al Regno di Sardegna.

• 11-12 marzo 1860 - Sono indetti in Emilia i plebisciti per scegliere fra l’annessione alla monar-chia costituzionale del re Vittorio Emanuele II e un regno separato. Hanno diritto di voto tutti icittadini maschi che abbiano compiuto 21 anni e godano dei diritti civili. In Emilia su 526.218iscritti votano 427.512 (81,1%), dei quali 426.006 a favore dell’annessione, 756 per il regno sepa-rato e 750 nulli. I risultati dei plebisciti saranno solennemente presentati a Vittorio Emanuele IIrispettivamente il 18 e il 22 marzo e le due regioni saranno dichiarate parti integranti del Regnodi Sardegna.

• Nel gennaio 1861 si tennero le elezioni per il primo parlamento unitario. Con la prima convo-cazione del Parlamento italiano del 18 febbraio 1861 e la successiva proclamazione del 17 marzo,Vittorio Emanuele II è il primo re d’Italia nel periodo 1861-1878.

• Nel 1866, a seguito della terza guerra di indipendenza, vengono annessi al Regno il Veneto eMantova sottratti all’Impero Austro-Ungarico.

• Nel 1870, con la presa di Roma, al Regno viene annesso il Lazio, sottraendolo definitivamenteallo Stato della Chiesa. Roma diventa ufficialmente capitale d’Italia (prima lo erano state in ordi-ne Torino e Firenze).

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LE TAPPE STORICHE

CULTURA

Il votodell’AssembleaÈ composto di sei articoli il progetto di legge intitolato “Celebrazione del 150°anniversario dell’Unità d'Italia”e approvato dall'Assemblea legislativa alla fi-ne del mese di ottobre. 28 i voti a favore: Pd, Prc, Sd, Pdci, Idv, Ps, Misto, Udc,Per l’E-R, Fi-Pdl. Due i voti contrari, Lega Nord, e 3 gli astenuti: Luigi France-sconi, Fi-Pdl, Alberto Vecchi e Gioenzo Renzi, An-Pdl.

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editoria scolastica e divulgativa. Un libro/qua-derno, illustrato e con i buchi per essere infilato neiquadernoni dei ragazzi delle scuole elementari, cheracconta come funziona il microcosmo del Comu-ne di Novellara (dove abita il Comune e chi ci la-vora, come si fa se si vuole costruire una casa, co-me si fa a contare tutti gli abitanti del Comune?,cosa fa il Comune quando nasce un bambino?),rappresentando “un eccellente strumento di divul-gazione civica per bambini e di educazione allacittadinanza che potrebbe essere utile anche agli a-dulti”.La giuria ha assegnato due menzioni speciali nel-la sezione editoria scolastica e divulgativa alla On-lus Amref per “Millennium News” e alla docenteLidia Beduschi per “11 www.odorisuonicolori.it”. Sostenuto dal progetto “Children in need” diAmref per il recupero dei ragazzi di strada in Ke-nia, “Millennium News” assembla materiali videodiversi nei quali si dà voce ai ragazzi stessi che vi-vono e spiegano il senso quotidiano e concreto del-la povertà. Otto mini telegiornali, condotti inperfetto stile CNN dai ragazzi provenienti dalle ba-raccopoli di Nairobi, trattano degli obiettivi del-la Dichiarazione del Millennio. “I ragazzi sono sog-getti e non oggetti dell’informazione... il format

ottiene l’effetto di una comunicazione diretta cheevita le tradizionali retoriche sulla povertà”.“11 www.odorisuonicolori.it” è un’opera multisen-soriale, composta di un kit cartonato con 11 fogli,uno per ogni colore, che al tatto restituiscono unodore codificato per ciascuno. Ogni colore è per-cettibile al tatto attraverso il linguaggio Braille. Unefficace strumento di lettura per i non vedenti. Alkit è collegato il sito www.odorisuonicolori.it.“Un’opera multisensoriale da toccare, annusare, a-scoltare… Uno strumento di lettura per i non ve-denti, ma anche un percorso poetico pieno si sor-prese per tutti”.Inoltre è stato assegnato il premio speciale - desti-nato a “una personalità che abbia dato un signifi-cativo contributo nel campo della comunicazioneeducativa” - a Don Luigi Ciotti, come riconosci-mento per l’impegno profuso nel sociale e per lacapacità di scomodare le coscienze. Come ha sot-tolineato la presidente dell’Assemblea legislativaMonica Donini nel premiare Don Ciotti, “è un ri-conoscimento al suo impegno nel restituire, nel-la condivisione, dignità a tanti esclusi e rassegna-ti… per riscattarsi e costruire un futuro migliore.Alberto Manzi lo ha fatto vivendo nelle classi, macercando sempre anche nuovi orizzonti”.

Da sinistra: Sonia Manzi,

Don Luigi Ciotti, Patrizio

Roversi e Monica Donini

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Il regista Francesco Faralli nella sezione “produ-zione cinematografica e audiovisiva”, l’Istitu-to istruzione professionale lavoratori edili in

quella dedicata ai “siti web”, la casa di produzio-ne Zenit Arti Audiovisive per i “programmi radio-televisivi” e Franco Malaguti nella sezione Edito-ria scolastica e divulgativa. Sono questi i quattrovincitori della terza edizione del Premio Manzi,premiati nel corso di una serata - condotta da Pa-trizio Roversi - svoltasi a Bellaria Igea Marina, al-la presenza anche di Sonia Manzi. Assegnate an-che due menzioni speciali - una alla onlus Manrefe l’altra alla docente Lidia Beduschi - oltre al pre-mio speciale a Don Luigi Ciotti.Si intitola “La storia di Arezzo” e racconta la città,la sua evoluzione e lo sviluppo nel tempo. Il regi-sta Francesco Faralli, nel realizzare il video premia-to, si è avvalso della collaborazione degli alunni didue classi quinte della scuola elementare AldoMoro. “Utilizzando in maniera spigliata e vivace itemi storico-culturali, mette in evidenza il lavoro dimedia education condotto nella scuola”.L’Istituto istruzione professionale lavoratori edili(Iiple) ha conquistato il prestigioso riconosci-mento nella sezione siti web grazie a www.cpto.it,che promuove informazione e cultura legate allasicurezza sul lavoro nel campo dell´edilizia, conun’attenzione particolare alle fasce sociali più de-boli e ai lavoratori stranieri. Per “Io, la mia fami-glia e Woody Allen”, è stata premiata la casa di pro-duzione Zenit Arti Audiovisive (sezione program-mi radio-televisivi). È la storia autobiografica di u-na ragazza Rom, Laura, che racconta, attraverso isuoi occhi, la complessità e le difficoltà della suarealtà fatta di complessi cambiamenti nel rappor-to fra tradizione e modernità, di difficoltà nelle re-lazioni familiari e sociali, tra gagè e rom. “La sto-ria di un’adolescente che si confronta con le proprieradici, combatte contro i luoghi comuni e insegue ipropri sogni immaginandosi un futuro”.Franco Malaguti con “Chi c’è e cosa c’è in Comu-ne” ha infine conquistato il premio nella sezione

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CULTURA

LA STORIA DI AREZZO, LA SICUREZZA SUL LAVORO,

IL RACCONTO DI LAURA, RAGAZZA ROM, COME FUNZIONA UN COMUNE:

ECCO I QUATTRO VINCITORI

UN RICONOSCIMENTO SPECIALE ASSEGNATO A DON CIOTTI

“PER LA SUA CAPACITÀ DI RESTITUIRE DIGNITÀ A TANTI ESCLUSI”

PREMIO ALBERTO MANZIPREMIO ALBERTO MANZI

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CULTURA

INTRANSIGENTEGIORNALISTA INTRANSIGENTEGIORNALISTA

Scrisse molto, ma fu letto poco: il Matrimo-nio, ad esempio, fu un naufragio editoriale,Fino a Dogali rimase negli scaffali e nei de-

positi, la Lotta politica vendette venti copie in seimesi, la Rivolta ideale giunse a 175 esemplari ac-quistati. Quando però fu fondista per il Carlino edil Giornale d’Italia, allargò in maniera rilevante la

sua platea e diede anche corpo alla speranza di “es-sere men solo”, come ha già sostenuto FerruccioCardelli nell’introduzione a Punte secche. In de-finitiva, dunque, il pubblicismo fu per Oriani ilprincipale mezzo di trasmissione del suo pensieroai contemporanei anche per l’ efficace comunica-bilità che con esso seppe creare. Pesante, prolisso,penetrabile a fatica nei libri, fu stringato, imme-diato e chiaro negli articoli per innata conoscen-za della tecnica di scrittura giornalistica: attacchispesso perentori per temi quasi sempre “contro” eperiodare fluido per argomentazioni a blocchi, sor-retti da “eloquenza da caffè” in senso buono. Al-fredo frequentava - fra gli altri locali pubblici - laMarianaza a Faenza e le Scienze a Bologna, dovea una cert’ora di notte “prendeva pallino” e tene-va concioni “che avevano il coraggio - testimoniaAugusto Majani nelle memorie - di demolire la fa-ma di un Raffaello e di un Michelangelo… con lo-gica tanto stringente e persuasiva da arrivare qua-si a convincere anche me…”. Questa, allora, era la“capacità d’attrazione mediatica” che Oriani spriz-zava gettando giù “fondi” che comunque, anche senon condivisi, lasciavano l’impressione di non a-verti fatto perdere tempo nella lettura. E dire che con i giornalisti ce l’aveva sempre avu-ta: sono “venduti” (dopo la conferenza stampa perpromuovere la Lotta), “un’eco dell’arte, una silla-ba della scienza, una parola della politica” (inFuochi di bivacco), rappresentanti di “un’areanella quale tutti possono entrare, torrente che de-vasta, canale che irriga, cloaca che raccoglie tuttele immondizie e con la stessa facilità le trasformain veleni o concimi” (sempre in Fuochi). Nell’introduzione della stessa raccolta, ricorda u-na conversazione in casa Minghetti con QuintinoSella: - Avete mai scritto nei giornali? - No e nonvi scriverò mai - Vi scriverete…E a questa temuta sponda arrivò a 47 anni, a fineOttocento, l’anno della rottura con Mina, so-spettata di tradimento benché accolta al Cardelloper dare casa e nome al figlio che aveva avuto daAlfredo quand’era badante del padre Luigi. Il cli-

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di Claudio Santini

ORIANI: IL CENTENARIO DELLA MORTE DEL SOLITARIO DEL CARDELLO

ma è anche di necessità economica per la mala ge-stione dell’azienda agricola che - lui incapace dicondurre attività concrete - è nelle mani inaffida-bili della sorella Enrichetta. Comincia con unaquasi-recensione (I falsari della volontà) per ilGiorno, supplemento domenicale dell’Opinio-ne, poi interviene su l’Alba, “barriera alla socialde-mocrazia e ai massoni” infine sulla Stampa: tuttiapprodi occasionali. Infine la collaborazione fissaa il Resto del Carlino, quotidiano di Bologna alquale giunge anche per le conoscenze con Luigi Fe-derzoni, carducciano e futuro nazionalista e conAntonio Cervi, critico teatrale. È un giornale in e-dicola dal 1885 ed è diventato proprietà del diret-tore Amilcare Zamorani, ferrarese, ebreo, masso-ne, che l’ha inserito nella linea politica della cosid-detta sinistra bloccarda perché nel blocco dei par-titi popolari con radicali, repubblicani, socialistiriformisti. Oriani riceve un compenso di 40 lire adarticolo con media di 200 al mese quando lo sti-pendio del redattore semplice è di 100; è dunqueun collaboratore di peso, il più autorevole dopoCarducci. Lui ed il vate della Terza Italia - raccon-ta Federzoni- sembrano “fatti per non intendersi”fino al 1905 quando il Carlino dedica la prima pa-gina al Poeta che sta per lasciare l’insegnamento u-niversitario. Il Maestro ringrazia Federzoni che di-ce di averla organizzata su suggerimento di Oria-ni, al che: “Ringraziatelo per me; mi fa moltopiacere che egli abbia avuto codesto pensiero”. Eugenio Giovanetti, collaboratore del quotidiano,narra che il “solitario del Cardello” giunge in re-dazione dopo aver sbrigato in città gli affari che ri-guardano le vendite dei prodotti della sua azien-da agricola; ed ecco come si comporta secondo ladescrizione fatta, nelle sue memorie, da AugustoMajani, Nasica, pittore e allora caricaturista delgiornale. Esibisce un’eloquenza “spesso addirittu-ra eccessiva” e si sente a suo agio “quando gli si of-fre argomento per dissentire o criticare aspramen-te”; è “un eterno malcontento in conflitto colmondo” che dietro la maschera burbera può peròanche esprimere “un sentimento sincero di bene-

volenza ed affetto”. Un giorno, dopo aver litigatocol direttore e giurato di andarsene per sempre, vadal vignettista e gli chiede di intercedere perché habisogno, come lui, “del nutrimento della greppiadel Carlino”. L’amico gli fa presente di essere“l’ultima ruota del carro”, ma lui insiste e, a ricon-ciliazione avvenuta, commenta: “Ti sono grato,non mi ero sbagliato nel considerarti uno di que-gli animali che sono utili e assai migliori degli uo-mini…”.Le divergenze con Zamorani sono frequenti epassano dal distico del 17 gennaio 1905 per un ar-ticolo su Combes, radicale francese. “ È sempre unonore per noi pubblicare un articolo di Alfredo O-riani - fa scrivere l’ editore -. Ma è necessario av-vertire che dissentiamo interamente dai giudizi del-l’illustre autore”. È la premessa alla rottura defini-tiva che avverrà l’anno dopo, per una questione benpiù banale, protagonista Pio Schietti, nuovo diret-tore che così la racconterà. “Avevo ricevuto un ar-ticolo e per non ritardarne la pubblicazione l’ave-vo tagliato di un aneddoto non nuovo, non neces-sario, alquanto inopportuno… Lui piombò nelmio ufficio e protestò contro la soverchieria e lasconvenienza… Uscì, poi tornò, ma solo per ri-prendere la pipa che aveva dimenticato”. Addio persempre e passaggio al Giornale d’Italia, foglio dicentro, alimentato coi fondi di aristocratici edimmobiliaristi romani. Altre lamentele (per lapresentazione con sola circolare interna e omessepubblicazioni), ma buon compenso (cinque arti-

Il 18 ottobre è stato giorno di com-mosso ricordo per il centenariodella morte di Alfredo Oriani che furomanziere, storico, filosofo, autoredi teatro; soprattutto, per noi, gior-nalista e c’è un perché a questaattribuzione di preminenza

Sopra: Oriani con il figlio

Ugo e il Cardello, residenza

di Oriani

Nella pagina a fianco:

Oriani con la fida bicicletta

QUELQUEL

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coli al mese, ognuno 50 lire) e soprattutto visibilità nella Capitale e nel Me-ridione, territorio inaccessibile alla sua produzione letteraria e storica. Poi pas-saggi anche a La grande Italia e alla Tribuna, testate con orientamenti poli-tici anche contrastati al punto da far nascere l’ ipotesi di un Oriani “bande-ruola”. Niente di più sbagliato, perché Oriani è reso perennemente fisso dalsuo smisurato egocentrismo: pensa “come solo lui sa pensare”, scrive quel-lo che vuole, non tollera suggerimenti e (colmo) nemmeno correzioni di er-rori senza il suo consenso. Insomma il suo più grave difetto caratteriale è mar-chio di garanzia di non-malleabilità: è “ lui-solo-lui” indipendentemente dalfoglio su cui scrive, come pretendono, ancor oggi, alcuni suoi inadeguati e-pigoni.La sua produzione si inserisce nel decennio 1899-1909 con ritmo medio diventi interventi all’ anno, ma senza regolarità metodica: più all’inizio, calonel 1901, attività piena dal 1902 al ‘5, buco dal ‘6 all’8, ripresa nel ‘9. Quat-tro volumi dell’ opera omnia: Fuochi di bivacco, Punte secche, Sotto il fuo-co, Ultima carica; uno solo, il primo, visto dall’autore in collaborazione conMario Missiroli, oltre 1.320 pagine con date, ma non riferimenti alle testa-te alle quali comunque si può giungere per deduzione temporale.L’analisi dettagliata è praticamente impossibile nello spazio di in un artico-lo da giornale il che non esclude un assaggio di impressioni per temi rilevan-ti. Politica interna. È pro Francesco Crispi (come Carducci) anche per l’e-sperienza africana che lo fa “l’ultimo dei grandi rivoluzionari” (settembre1901) e celebra Zanardelli in morte: “Non si stringe nel proprio pugno tut-to un popolo senza farlo gridare e spesso, nella politica, come fra amanti, ilgrido dell’ odio non è che uno spasimo d’amore” (10 gennaio 1904). Noncapisce Giolitti - nonostante le indicazioni favorevoli di Zamorani - ma nel1905, dopo che ha lasciato posto a Fortis, scrive: “Lascerà una traccia sto-rica” e la sua opera continuerà “senza di lui, contro di lui, forse” (28 settem-bre).È antisocialista soprattutto per la gestione delle proteste dei lavoratori e so-stiene: “Libero lo sciopero, liberi gli scioperanti finché non assaltino i com-pagni di lavoro” (21 marzo 1901). È contro le cooperative che giudica “laforma più falsa e quindi meno vitale del lavoro e del commercio umano (27agosto 1909). Tutela però i minori al lavoro nelle vetrerie e le mondine nel-le risaie; ha continuo occhio di riguardo per l’agricoltura che “bisogna or-ganizzare” (14 febbraio 1905).È fortemente turbato per l’uccisione di re Umberto a Monza e bolla l’assas-

sino: “Invece di uccidere il suo simbolo ha reso im-mortale il re nel cuore d’Italia” (3 agosto 1900).Comprende, meglio di altri, l’importanza dell’in-gresso dei cattolici in politica: “D’ora innanzinessuna battaglia politica sarà possibile ai partiti diieri senza il nuovo calcolo del nuovo grande par-tito disceso nell’ agone” (22 novembre 1904).Politica estera. S’interessa alle mutazioni nel “Sollevante” e in Russia (“L’ultimo Czar”, 21 febbraio1905) e pure alle trasformazioni in America, pae-se che comunque critica aspramente. È particolar-mente attento alla Francia soprattutto per i rappor-ti con la Chiesa nel delicato settore dell’ insegna-mento della dottrina nelle scuole: “È impossibileesiliare Dio nell’infanzia” - perché veicolo per u-na “morale precisa e comunicabile” - , se mai bi-sogna legare l’insegnamento religioso a quello lai-co” (27 settembre 1904).Cronaca. È attento “ai fatti” e questo fa di lui invero giornalista e non un letterato imprestato algiornalismo. S’interessa al crollo del campanile diSan Marco, alla contesa Peary-Cook per la conqui-sta del Polo Nord, al terremoto a Monte Poro inCalabria sul quale scrive un pezzo a propositodella raccolta di fondi che partono, arrivano fra al-cune mani “e vi si fermano un attimo per poi ri-partire: come? dove? nessuno lo seppe mai” (23 set-tembre 1905). È un mistero che si chiama anche“maffia”: termine che compare negli articoli di O-riani sull’assassino di Emanuele Notarbartolo, di-rettore del Banco di Sicilia (20 gennaio 1900). Iprocessi come occasione per riflettere sulle vicen-de della vita, ma anche sui temi della giustizia:l’amnistia (15 settembre 1904) e il pericolo dei ma-gistrati in associazione (27 agosto 1909).Concludendo, gli interventi giornalistici di Oria-ni sono la summa divulgativa del suo pensiero chespazia dal rimpianto per l’ idealizzazione di un pas-sato glorioso alla generica simpatia per i poveri, conincursioni attraenti, ma anche inquietanti, sui ri-svolti dei concetti di nazione, di impero, di titani-smo, di messa in guardia dai giudei. Un vastissimo“tutto” dal quale però non si riesce ricavare “un’u-nità” perché, anche nel giornalismo, Alfredo Oria-ni - come ci ha insegnato Giovanni Spadolini - è“un conservatore che aspirò alla rivoluzione, unborghese che avversò la borghesia, un liberale cheguardò all’autorità, un democratico che disprezzòla demagogia, un radicale che esaltò la tradizione”.Un fascista senza fascismo, aggiungiamo, con ri-ferimento ad un’etichetta che gli fu appiccicata damorto e che gli è costata una damnatio memoriaeche sol da poco sta scomparendo.

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CULTURA

L’ANONIMA

Apochi anni dall’unificazione dell’Italia,nel 1877, Ettore Castelli crea a Bologna,in via Ramorsella, la sua piccola azienda

di produzione mobiliera: l’Ebanisteria Castelli.Probabilmente il termine “azienda” poco si addi-ce alla realtà dell’epoca, era infatti qualcosa dipiù vicino all’artigianalità di una falegnameriache ad una fabbrica nel significato contemporaneo.Questo si riverberava altresì nello stile degli arre-

di, continuatore della tradizione bolognese, fattadi forme solide ma poco avvezze alla decorazioneridondante.L’intenzione di Castelli era quella di indirizzarsi ver-so una clientela non domestica, ma legata al mon-do del lavoro terziario e impiegatizio, agli ambien-ti d’ufficio pubblico e privato. Il connubiostile/funzione dell’Ebanisteria era quanto di più ap-propriato per la definizione dell’immagine istitu-

di Marco Musmeci

UNA STORIA TUTTA BOLOGNESE CHE SEGNA, ATTRAVERSO L’ARREDAMENTOL’EVOLUZIONE DEL DESIGN ITALIANO E DEL LINGUAGGIO STILISTICO

CASTELLI

Oriani, secondo da sinistra, al Caffè delle Scienze di Bologna,

in un disegno di Nasica. Accanto a lui, Ricci, Rubbiani, Bac-

chi della Lega, Stecchetti

Sedia Plia, Nordiska Museet di Stoccolma

CULTURA

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zionale di cui il nuovo Stato unitario doveva do-tarsi per la sua struttura amministrativa centrale eperiferica; i mobili felsinei di legno scuro dalle li-nee austere e solenni ne divennero la giusta rappre-sentazione. Di lì a poco avvenne, favorito dallagrande richiesta, il passaggio all’industrializzazio-ne del processo esecutivo. Da notare che, almenofino agli anni ‘30 del Novecento, il mobile era an-cora legato alla tradizione locale, sia per la formache per le tecniche costruttive, è perciò fu ancor piùinnovativo il passaggio alla produzione seriale.Bologna si pone con questo esempio tra le avan-guardie internazionali, anche per la sua collocazio-ne geografica ed i collegamenti viari e fluviali,che facilitavano la diffusione delle sue creazioni sul-l’intero regio territorio. Ettore Castelli non si limi-tava a fornire un prodotto, ma con il suo ingegno,talvolta pionieristico, collaborava indirettamenteallo sviluppo dell’apparato burocratico nazionale;le tecnologie applicate ai suoi mobili innovavanoil modo di lavorare. Quando alla guida dell’a-zienda successe il figlio Cesare, si compì un ulte-riore passo in avanti: nel 1926 si decise l’edifica-zione di una vera e propria sede che riunisse in ununico sito l’amministrazione, la commercializza-zione e la produzione Castelli. Il trasferimento fuo-ri dalle mura cittadine era un fatto fisico, che tra-valicava la scelta pratica per divenirne filosofiaindustriale. Fino al 1992 in via di Corticella, all’an-golo con via Alfonso Torreggiani, sorgeva questafabbrica, alla quale si affiancarono già dal 1930 le

due filiali di vendita a Roma e Milano. Anche lascelta di queste due città era legata alle politiche dimercato: Roma per essere vicini al nucleo dello Sta-to, ai ministeri ed al Vaticano; Milano per l’impren-ditorialità di tipo privato.Un’altra data da aggiungere a questa storia è quel-la dell’8 novembre 1939, giorno in cui venne uf-ficialmente costituita a Milano la Società Anoni-ma Castelli. Con questo atto si raggiungeva iltraguardo di un percorso che in poco più di sessan-ta anni segna, attraverso l’arredamento, la storiadella Nazione e della sua industrializzazione. In se-guito, allo stabilimento della Bolognina se ne ag-giunse un altro vicino (in via Ferrarese) ed anco-ra uno ad Imola, quest’ultimo derivato dalla ricon-versione di una fabbrica di conserve e strategica-mente dotato di un binario ferroviario. Non sonopoi da sottacere le partecipazioni, negli anni ‘30,ad alcune edizioni della Biennale Internazionaledelle Arti Decorative di Monza (poi Triennale diMilano), dove i mobili Anonima Castelli con-quistarono autorevolezza internazionale, donan-do un importante contributo allo sviluppo di unnuovo linguaggio stilistico nei mobili d’ufficioed, in generale, all’evoluzione del design italiano.L’avvento del secondo conflitto mondiale nonpermise il protrarsi di questo sviluppo, anzi pro-prio la Castelli dovette ingegnarsi per la sopravvi-venza della sua attività; lo fece con la progettazio-ne di baracche prefabbricate in legno per i milita-ri. Con la guerra ed i bombardamenti del 1943-

Nella foto sopra la sedia

modello DSC;

a fianco il mobile PS

dell’Assemblea

CULTURA

IL DESIGNERGIANCARLO PIRETTI (BOLOGNA, 1940) In Anonima Castelli hanno sempre lavorato dei designer di notevo-le qualità, noti a livello internazionale, come Richard Sapper, Ferdi-nand Alexander Porsche, Dino Gavina, e tra essi, si è particolarmen-te distinto il bolognese Giancarlo Piretti, il quale attraverso i suoi pro-getti ha permesso alla fabbrica emiliana di vincere numerosi premi.

Dopo aver conseguito il titolo di insegnante di Disegno all’Istituto Statale d’Arte di Bologna, Piretti ha frequen-tato l’Accademia di Belle Arti della stessa città. Divenuto poi docente di Interior design, inizia a collaborare conl’Anonima Castelli, fino a esserne nominato direttore di ricerca e del design. Nei 12 anni di lavoro disegna eproduce alcuni capolavori indiscussi del design italiano; tra questi, nel 1969, la celebre sedia pieghevole Plia.Simbolo della ricerca sull’applicazione della plastica, legata alla geniale invenzione del “perno a 3 dischi”, diessa ne sono stati venduti circa 7 milioni di pezzi. Alcuni aspetti di questa sedia ne hanno decretato il succes-so: la modernità della linea; la maneggevolezza d’uso, la leggerezza, la dimensione contenuta; e si dice chequando venne presentata alla Fiera del mobile di Milano, fu così apprezzata tanto che molti visitatori si ap-propriarono dei pezzi campione in esposizione.Piretti ha poi realizzato altri oggetti per la Castelli, come la sedia Plona (1970) ed il tavolo Platone (1971) edinsieme ad Emilio Ambasz i sistemi ergonomici Vertebra (1971) e Dorsal (1981). Questo sodalizio si ripeté an-che nel disegno di lampade per Erco (Logotec, 1980 e Osiris, 1984).Negli spazi dell’Assemblea legislativa è facile vedere delle sedie progettate dal designer bolognese, molto diffu-se sono quelle della linea Torsion. È poi completamente arredata dalla seduta DSC la sala polivalente.Nel 1991 è stato assegnato a Giancarlo Piretti il prestigioso riconoscimento “Compasso d’oro”dell’Associazio-ne Disegno Industriale. Le sue opere sono esposte nei più famosi musei di design del mondo, tra i quali il Mu-seum of Modern Art di New York.

1944, furono parzialmente distrutti gli impianti diBologna e totalmente quello di Imola, che però sindal ‘46 venne ricostruito. La rinascita di questa im-presa passava anche da una modernizzazione del-lo stile e della struttura di diffusione. Ci si concen-trò totalmente sul mobile d’ufficio, ed anzi vennecreata ad hoc una nuova società da affiancare allaoriginaria, la Metalcastelli (1953), dedicata soltan-to alla produzione di forniture, armadi e scaffali inmetallo. Seguirono altre aperture di stabilimentia Bologna e, oculatamente, a Torino (capitale del-l’industria automobilistica e del suo indotto). Il se-gnale che qualcosa era cambiato anche nella pro-duzione era già evidente dal 1948, quando appar-ve su disegno del Centro Studi Castelli la serie dimobili CM. Questa linea ereditava tutta la storiae l’esperienza della Castelli, ma si differenziava conun affrancamento completo e definitivo dal mo-bile ad imitazione dell’antico, tutto ciò in paralle-lo con la costituzione della Repubblica Italiana ela riorganizzazione della sua struttura pubblica.Questo sviluppo proseguì con la linea PS “pezzispeciali”, che rafforzano il concetto e ne divengo-no cornice funzionale ed estetica soprattutto per

l’ambito direzionale delle aziende.Quasi dimenticato in un ufficio dell’Assemblea le-gislativa, testimonia questo percorso storico e in-dustriale, un mobile schedario della serie PS. Dinon grandi dimensioni, ma di forte significato: ve-niva usato per la posta ai singoli partiti politici. C’èda immaginarsi che negli appositi alloggiamentic’erano le etichette delle sigle partitiche, ormai dalvago sapore arcaico, che costituivano il nostrovecchio Consiglio Regionale.

Riferimenti bibliografici- Maria Cristina Tonelli Michail, Il design

in Italia. 1925-1943, Roma-Bari 1987;- Decio Giulio Riccardo Carugati, Castelli.

Progetto e cultura del progetto, Milano 2000;- Decio Giulio Riccardo Carugati, Giancarlo

Piretti, Cinisello Balsamo (MI) 2003;- Decio Giulio Riccardo Carugati, Design,

Milano 2003.

Siti internet- www.moma.org/collection

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Wine Food Festival

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NOTIZIE FLASH

La situazione nelle carceriLa Commissione “Politiche per la salute e politiche sociali”, presie-duta da Roberto Piva, ha preso visione del rapporto sulla situazio-ne penitenziaria in Emilia-Romagna nell’anno 2008, presentatodall’assessore Anna Maria Dapporto. Secondo i dati contenuti nel-la relazione, al 31 dicembre 2008 in Emilia-Romagna erano presen-ti 4.074 detenuti (dei quali 2.116 stranieri), con un tasso di so-vraffollamento rispetto alla capienza regolamentare (2.274) del179,16% (nel 2007 era del 152%). L’aumento rispetto al 2007 è di 461detenuti (risultava già superato il tetto della cosiddetta “capienzatollerabile”). In particolare, a Piacenza, all’OPG di Reggio Emilia, a Mo-dena, a Bologna e a Ravenna i detenuti sono molto più del doppio.Sempre secondo i dati, il 26 febbraio 2009, giorno in cui la capien-za nazionale ha superato i 60.000 detenuti, l’Emilia-Romagna risul-tava essere la regione più sovraffollata d’Italia: 4.302 detenuti, con189 detenuti ogni 100 posti. Altri dati riguardano il personale asse-gnato. Nella nostra regione, gli agenti operanti sono 1.758, con unmeno 26,8% rispetto agli organici previsti (2.401). Inoltre gli educa-tori presenti sono 26, con una diminuzione di quattro unità. Questecarenze, si legge nella relazione, vanificano le opportunità in termi-ni di reinserimento offerto da un territorio attento e disponibile, men-tre le condizioni di vita in carcere, si legge: “sono allarmanti, con l’au-mento degli episodi di aggressioni, violenze, autolesionismi e per-sino suicidi, sia fra i detenuti che fra gli agenti, come le loro organiz-zazione sindacali denunciano”. Il documento, oltre alla situazionepenitenziaria, mette in evidenza le politiche sociali intraprese dal-la Regione in ambito penitenziario. In particolare, con la legge3/2008, gli interventi (finanziati con 400.000 euro, raddoppiati da-gli Enti locali) finalizzati a consolidare progetti mirati (mediazioneculturale, miglioramento della qualità della vita in carcere; sportel-li informativi per i detenuti e reinserimento sociale). Tra gli interven-ti in essere: “la salute nelle carceri” con il recepimento del DPCM1.4.2008. Infine, secondo i dati al 31 dicembre 2008, sono 123 i mi-nori presenti nel carcere minorile di Bologna; di questi il 78,1% so-no stranieri.

Smog, le misure per la qualità dell’aria

Ecco le misure previste dal nuovo accordo per la qualità dell’a-ria. Dall’1 novembre 2009 e fino al 31 marzo 2010, nei comu-ni capoluogo e superiori ai 50 mila abitanti, è previsto lo stopdella circolazione - dal lunedì al venerdì - dei veicoli più inqui-nanti, mentre dal 7 gennaio 2010 si aggiungerà il blocco tota-le della circolazione ogni giovedì dalle ore 8,30 alle 18,30. Pos-sono circolare i veicoli elettrici, ibridi, benzina e diesel purchéconformi alle direttive euro 4 ed euro 5, a gas metano e gpl, incar pooling o car sharing e i diesel se con filtro antiparticolato.Durante la presentazione delle misure è stato sottolineato co-me dalla prima firma di un accordo per la qualità dell’aria in E-milia-Romagna, era il 2002, le polveri sottili pm 10 sono cala-te del 15%, con una riduzione del 20% degli sforamenti dei li-miti previsti dalla normativa europea, nonostante il clima ab-bia registrato negli anni una diminuzione delle piogge e del ven-to. Tra il 2002 e il 2008 sono diminuiti anche gli altri inquinan-ti: biossido di azoto - 11%, benzene - 51% e monossido di car-bonio - 73%.Gli accordi sono stati fin dall’inizio accompagnati da provve-dimenti strutturali destinati a incidere nel medio periodo. Trail 2001 e il 2010 la Regione ha investito e investirà per la mo-bilità sostenibile e la riduzione dell’inquinamento urbano oltre610 milioni di euro, movimentando complessivamente risor-se per 1 miliardo 76 milioni di euro. In particolare i finanzia-menti regionali nel triennio 2007-2010 ammontano a quasi 381milioni di euro (a fronte di una spesa complessiva di quasi 439milioni di euro) per diverse misure: dal rinnovo del parco au-tobus all’acquisto di materiale rotabile, dal potenziamento del-la mobilità ciclistica e dell’intermodalità alla riduzione deiconsumi energetici in campo civile e produttivo.

Case per le “giovani coppie”Oltre tredici milioni di euro

La Commissione territorio, ambiente, mobilità ha approvato(contrari Fi-Pdl e Lega Nord) il programma di edilizia residenzia-le pubblica “Una casa per le giovani coppie”. Il provvedimento,che stanzia 13 milioni e 300 mila euro, intende aiutare le nuovegenerazioni ad acquistare una casa e contribuire al rilancio dell’e-conomia in un momento di crisi. I giovani, di età non superiorea 35 anni, riceveranno da 10.000 a 13.000 euro come contribu-to per comprare la prima casa di proprietà dopo un periodo di lo-cazione di massimo 4 anni, a canone inferiore a quello di merca-to e comunque non superiore ai 400 euro al mese. Il programmaprende le mosse dalla legge regionale 24 del 2001, e si caratteriz-za anche per le scelte di semplificazione amministrativa e respon-sabilizzazione delle giovani coppie.

Page 35: POST TERREMOTO RICOSTRUZIONE 12 - e la protezione civile · dell’Emilia-Romagna Dossier: In prima linea contro l’infiltrazione mafiosa Attualità: Il “passaggio” della Valmarecchia

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